Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
AGOSTINO commenta così il Sal 141/140,2 Dirigatur oratio mea tanquam incensum in
conspectu tuo; elevatio manum mearum sacrificium vespertinum:
“Hoc de ipso capite solere intelligi, omnis christianus agnoscit. Declinante enim iam die in
vesperum, Dominus in cruce animam deposuit recepturus, non amisit invitus. Sed tamen et
ibi nos figurati sumus. Quid enim illius pependit in ligno, nisi quod de nobis accepit? Et
unde fieri potest ut aliquando Deus Pater dimittat et deserat unicum Filium, qui
utique cum illo unus Deus est? Et tamen nostram infirmitatem figens in cruce, ubi vetus
homo noster, sicut dicit Apostolus, confixus est in cruce cum illo, ex voce ipsius hominis
nostri clamavit: Deus meus, Deus meus, utquid me dereliquisti? Illud ergo est sacrificium
vespertinum, passio Domini, crux Domini, oblatio victimae salutaris, holocaustum
acceptum Deo” 1.
1. Commentari di riferimento
1.1. RAVASI GIANFRANCO, Il libro dei Salmi. Commento e attualizzazione, EDB, Bologna,
vol. I, 1981, pp. 395-424
1.2. SCHOEKEL LUIS ALONSO – CARNITI CECILIA, I Salmi, Borla, Roma, vol. I, 1992,
pp. 427-452
2. Approccio letterario
2.1. Testo
Diversi hapax: v. 10a yxiGO, v. 10b yxiªyjib.m;, v. 16 yx'_Aql.m;;, v. 20
ytiªWly"a/÷, v. 25 tWn[/.
E' abbastanza ben conservato, salvo che nei seguenti passi:
o v. 17c `yl'(g>r:w> yd:îy" yrIªa]K'÷ LXX w;ruxan cei/ra,j mou kai.
po,daj VG foderunt manus meas et pedes meos. Lett. yrIªa]K'÷ significa “come
il leone”2.
Alcuni (da 3 a 10 secondo BHS)3 mss ebraici recano כארּוverbo inesistente,
ma la alef si può spiegare “come scriptio plena, non infrequente”4;
due5 recano כרּו, cioè intendono un perfetto di III pers. pl. dal verbo כרהI
che significa “scavare”6 (cfr. LXX, VG).
AQUILA legge evpe,dhsan (“legarono”)7, SIMMACO w`j zhtou/ntej dh/sai
1
Enarrationes in psalmos, In Psalmum 140, 2, n. 5.
2
“Leone” = yrIa] hyEr>a;
o .
3
1 ms secondo KOEHLER-BAUMGARTNER-STAMM, s.v.
4
SCHOEKEL, p. 431; cfr. nota 44.
5
Cfr. però nota 49.
6
KOEHLER-BAUMGARTNER-STAMM, s.v.
7
EUSEBIO, Eclogae propheticae, PG 22,1109D oltre a w;ruxan riporta anche la lezione hv,scunan (=
deturparono), che potrebbe tradurre il verbo rak o r[k, cfr. NORTON. J. GERARD, Notes on the Transmission
of Some Psalter Texts: Pss 22 (21): 17; 90 (89):9; 91 (90): 13, in CANDIDO DIONISIO-PESSOA DA SILVA
PINTO LEONARDO, A Necessary Task. Essays on Textual Criticism of the Old Testament in Memory of
Salmo 22 - p. 1/32
(“come coloro che cercano di legare”), HE legge “uinxerunt”; K-B-S suppone
un כרהIV nel senso di “legare” e cita Gv 11,44 evxh/lqen o` teqnhkw.j
dedeme,noj tou.j po,daj kai. ta.j cei/raj keiri,aij.
Stephen Pisano, ROMA, p. 174; ma entrambi i verbi non sono attestati nell’ebraico biblico.
8
MARTINEZ GARCIA FLORENTINO, Lista de mss procedentes de Qumran, in HENOCH, XI (1989), p. 183.
9
MARTINEZ FLORENTINO GARCIA (a cura di), Testi di Qumran (Introduzione allo studio della Bibbia.
Supplementi, n. 10), Brescia, 2003 2, p. 735.
10
Sito archeologico che si trova a 30 km a sud di Qumran.
11
Cfr. RAVASI, p. 417, nota 40; NORTON. J. GERARD, Notes ..., pp. 167-184.
12
Cfr. LORENZIN, p. 115.
Salmo 22 - p. 2/32
Sal 21,7 (^yn<)P'-ta,).10 (^yn<ïP'ñ ),
Sal 22,25 (wyn"åP').28 (^yn<©p'l.÷).30 (wyn"åp'l.);
o vita duratura:
Sal 21,5 (la;äv' ~yYIÜx;).7 (d[;_l' tAkår"b. Whteäyvit.-
yKi(),
Sal 22,27 (d[;(l' ~k,äb.b;l. YxiÞy>);
o fiducia nel Signore:
Sal 21,8 (hw"+hyB; x;jeäBo),
Sal 22,5 (Amje(L.p;T.w:) Wxªj.B'÷ Wnyte_boa]
Wxåj.B' ^B.â).6 (WvAb)-al{w> Wxåj.b' ^ßB.)
o conclusione: “l'orante, che in Sal 22,7 si sente un verme, con l'aiuto del Signore è
rivestito di maestà e splendore regale (Sal 21,6; cfr. 8,6)”13.
Temi comuni fra Sal 22 e Sal 23:
o entrambi gli oranti stanno davanti alla morte:
Sal 22,16 (ynItE)P.v.Titw<m"ï-rp;[]l;w>)),
Sal 23,4 (w<m'‡l.c; aygEáB. %le’ae-yKi( ~G:Ü);
o entrambi sperano di salvare la vita:
Sal 22,21 (yvi_p.n:
br<x,äme hl'yCiäh;),
Sal 23,3 (bbe_Avy> yviîp.n:);
o lode del nome del Signore:
Sal 22,23 (^åm.vihr"äP.s;a]),
Sal 23,3 (Am*v. ![;m;äl.);
o mensa per i poveri:
Sal 22,27 (W[B'ªf.yIw> ~ywI“n"[] Wlìk.ayO ),
Sal 23,5 (!x'ªl.vu yn:“p'l. %roì[]T; ).
o conclusione: “il Salmo 23 appare come un commento al cammino del povero del Sal
22”14.
2.3. Immagini
Stare lontano e stare vicino.
o Dio è lontano: cfr. vv. 2.12.20; cfr. anche vv. 2 (ynIT"+b.z:[]).3 (hn<+[]t;
al{åw>).12 (rzE)A[ !yaeî-yKi);
o il nemico è vicino:
cfr. v. 12 (hb'_Arq.hr"äc'-yKi);
cfr. v. 13 (ynIWr)T.Ki !v"åb' yrEÞyBia; ~yBi_r:
13
Cfr. LORENZIN, p. 115.
14
Cfr. LORENZIN, p. 115.
Salmo 22 - p. 3/32
~yrIåP' ynIWbb's.),
v. 17 (nIWp+yQihi ~y[irEm.â td:ä[] ~ybiîl'ñK.
ynIWbªb's. Ykiî).
Però c'è anche la vicinanza di Dio:
o v. 2 ִלי ֵא ִ֣לי ֵ֭א,
o v. 4 (bveªAy÷ vAd+q' hT'îa;w> ),
o vv. 10-11 (yMi(ai ydEîv.-l[; yxiªyjib.m;÷ !
j,B'_mi yxiägO hT'äa;-yKi(
~ ִמ ֶּ֥בֶטן ִאִּ֗מ י ֵ֣א ִלי ָֽאָּת ה׃x,r"_me yTik.l;äv.h' ^yl,
[')
o v. 25 ([;me(v' wyl'äae A[ßW>v;b.W*
;)ְוֹלא־ִהְסִּ֣ת יר ָּפָ֣ניו ִמֶּ֑מ ּנּו
e la vicinanza dell'assemblea:
o v. 23 (&'l<)l.h;a] lh'äq' %AtßB. yx'_a,l.
^åm.vi hr"äP.s;a])
o v. 26 (br"_ lh'îq'B. ytiîL'ñhit.( ^ªT.aimeî).
Belve:
o v. 13 (!v"åb' yrEÞyBia; ~yBi_r: ~yrIåP')
o v. 14 (gae(vow> @rEïjo hyE©r>a;÷)
o v. 17 (~ybiîl'ñK. ynIWbªb's. YKiî ) = una banda di malfattori
o v. 21 (yti(d"yxiy> bl,K,©÷-dY:mi yvi_p.n: br<x,äme
hl'yCiäh;) = violenti (cfr. spada)
o v. 22 (~ymiärE ynEßr>Q;miW hyE+r>a; yPiämi
ynI[eyviAhâ).
o Conclusione: l'immagine denuncia “la ferocia bestiale che si nasconde nell'uomo
(…) ferocia di cui sono vittime altri uomini innocenti. Nessun Salmo sviluppa
l'immagine delle belve con tanta insistenza”15.
Liquido/arido (simbolismo somatico, fisiologico):
o v. 15 y['(me %AtåB. smeªn"÷ gn"+ADK; yBiliâ hy"åh'
yt'îAmñc.[;-lK'( Wdªr>P")t.hiw> éyTik.P;v.nI ~yIM:ïK;
o v. 16 ynItE)P.v.Ti tw<m"ï-rp;[]l;w>) yx'_Aql.m;
qB'äd>mu ynIAvl.Wà yxiªKo fr<x,’K; vbeÛy"¬
o Conclusione: l'orante descrive qui il suo stato fisico e spirituale: perde consistenza, si
dissolve come acqua, come cera; viene meno in lui la vita, dissecca, diventa polvere.
15
SCHOEKEL, p. 436.
Salmo 22 - p. 4/32
Spartizione delle vesti (simbolismo giuridico):
o v. 19 lr"(Ag
WlyPiîy: yviªWbl.÷-l[;w> ~h,_l' yd:äg"b.
WqåL.x;y>.
o Conclusione: motivo comune nei lamenti orientali; l'orante è ormai spacciato,
considerato come morto e sepolto16.
2.4. Struttura
Indizi:
o Lamento iniziale (vv. 2-3);
o Ripetizioni e inclusioni:
vv. 2 (qAxïr").12 (qx;är>Ti-la;).20 (qx'_r>Ti-la;);
vv. 4 (tALïhiT.).23 (&'l<)l.h;a]).24 (WhWlªl.h;().26
(ytiîL'ñhit.().27 (Wlål.h;(y>);
vv. 4 (lae(r"f.y).24 (id.)
vv. 7 (yWzðb.W).25 (hz"“b'-al{))
vv. 7 (~['(yWzðb.W).32 (dl'ªAn÷ ~[;îl.)
vv. 12 (rzE)A[).20 (ytir"îz>[,l.)
vv. 23 (hr"äP.s;a]).31 (rP:ßsuy>)
vv. 24 (bqoå[]y: [r;z<å).31 ([r;z<ï);
o Lessico della lode (vv. 23-32):
individuale (v. 23)
assembleare [Israele; vivi e defunti; tutti i confini della terra] (vv. 24-32);
o Lessico della supplica: cfr. imperativi affermativi e negativi dei vv. 20-22.
o Sulla base di questi indizi e del sistema figurativo/simbolico sopra individuato, si
può delineare la seguente struttura:
anzitutto due parti principali:
vv. 2-22: supplica, cfr. tre qxr, lamento iniziale (vv. 2-3), supplica
propriamente detta (vv. 20-22)
vv. 23-32: lode, cfr. lessico della lode.
16
Cfr. RAVASI, p. 407.
Salmo 22 - p. 5/32
vv. 7-9 lamento dell'orante (v. 7 ykiänOa'w>; cfr. v. 10
hT'äa;-yKi( eppure tu, in passato Dio si prese paternamente
cura dell'orante)
vv. 10-11espressione di fiducia (cfr. HT'äa; vv. 10.11)
v. 12 supplica centrale17
vv. 13-19 lamento dell'orante
o vv. 13-14 circondato da tori, tori di Basan, leone
17
LORENZIN, p. 116 “preghiera centrale”.
18
CHILDS BREWARD S., Teologia biblica. Antico e Nuovo Testamento, Casale Monferrato (AL), 1998, p. 217
osserva: “Il Salmo 22,2-22, che è un Salmo di lamentazione, è stato associato a un Salmo di ringraziamento e
l’effetto è la subordinazione del dolore alla consapevolezza di una liberazione che arriverà senz’altro e
all’espressione del ringraziamento anticipato”.
Salmo 22 - p. 6/32
2.5. Genere letterario
Un Salmo con una tale struttura risulta facilmente classificabile nel genere letterario della
supplica individuale19.
Tuttavia esso “è una supplica impressionante per varie caratteristiche”20:
o E' una supplica in extremis. Sembra essere l'ultimo tentativo di trovare ascolto
presso Dio.
o L'espressione è particolarmente intensa, mescola realtà e fantasia, descrizioni
vigorosamente realistiche a esagerazioni iperboliche.
o L'orante non confessa colpe commesse, non invoca perdono per sé né castigo per i
nemici.
o Il canto di lode ha una estensione insolita, sia per la sua lunghezza, sia perché
coinvolge tutto il cosmo, compresi gli inferi, e si prolunga nel futuro.
o “Questo Salmo, più di qualsiasi altro testo dell'AT, ha esercitato il suo influsso sui
racconti evangelici della Passione”21.
3. Approccio esegetico
v. 1 Titolo o soprascritta. Contiene tre elementi:
o x:Cen:m.l;â = al maestro del coro (da xcn non usato al qal; part. piel =
“presiedere, dirigere”); il sintagma ricorre 55x25nei titoli dei Salmi (Sal 4-6, 8s, 11-
14, 18-22, 31, 36, 39-42, 44-47, 49, 51-62, 64-70, 75-77, 80s, 84s, 88, 109, 139s) e
una volta in Ab 3,19 (fine del libro); il significato è incerto: LXX eivj to. te,loj VG
in finem; Targum ax'B'v;l “a gloria”; K-B-S tradizionalmente nel senso di “per il
direttore della musica (da xcn pi = presiedere, dirigere, ispezionare)”; ZORELL
“chorégus”, “musices (o cantorum) praefectus” da xcn pi. = ispezionare, dirigere.
o dwI)d"l. rAmðz>mi = Salmo. Di Davide. Il sintagma completo ricorre 28x
sempre nel titolo. Come il precedente, si tratta di elemento comune nel Salterio.
19
Cfr. LORENZIN, p. 114; SCHOEKEL, p. 433.
20
SCHOEKEL, pp. 433-434.
21
SCHOEKEL, p. 433.
22
RAVASI, p. 404; p. 399, nota 5 “Per l’esegesi giudaica il Sal 22 è l’incarnazione orante dell’Israele
schiacciato e sofferente ma alla fine liberato da Dio”.
23
ID.
24
SCHOEKEL, p. 434.
25
Così K-B-S, s.v. xcn.
Salmo 22 - p. 7/32
o rx;V;ªh; tl,Y<ïa;-l[;. hl'Y"a; o tl,Y<a; è femminile di lY"a; (=
cervo [ZORELL], daino [K-B-S]). L'espressione, unica nel Salterio, - CEI3 Su
“Cerva dell'aurora” ; LXX u`pe.r th/j avntilh,myewj26 th/j e`wqinh/j VG pro
adsumptione matutina - “potrebbe alludere a un sacrificio prima dell'aurora, a un tipo
di intonazione musicale o al tempo proprio del rito”27.
vv. 2-3 invocazione e lamento iniziale dell'orante.yliäae è anzitutto professione di fede,
convinta (cfr la ripetizione ed yh;ªl{a/ nel v. 3). Drammatico allora emerge il contrasto
con i verbi “abbandonare”, “essere lontano”, “non rispondere”. Forse però non è il caso di
insistere troppo sull'abbandono da parte di Dio: si tratta di espressione di intensa,
pressante supplica, ma che certo non implica un reale abbandono/distacco da parte di
Dio, sarebbe inconcepibile per l'orante, che infatti a Dio si rivolge e che più avanti loderà,
avendone avuto risposta; si può avere una conferma di questa interpretazione dal v. 20, ove
non stare lontano è parallelo a vieni presto in mio aiuto;
o si veda anche Sal 38,22-23
`yNIM<)mi qx;îr>Ti-la; yh;ªl{a/÷ hw"+hy> ynIbEïz>[;T;(-la; 22
o il Sal 71,11-12
`lyCi(m; !yaeî-yKi WhWfªp.tiw>÷ Wpïd>rI) Ab=z"[] ~yhiäl{a/
rmoaleâ 11
intende l'orante come soggetto di #pe(x'î (cfr. RAVASI, p. 413 “l'orante ha posto
la sua gioia in Dio abbandonandosi a lui serenamente”). Pare più coerente con il
contesto (cfr. la sequenza dei due verbi lo liberi, lo porti in salvo, che hanno per
soggetto il Signore, e per contrasto i vv. 10-11 che descrivono l'amore del Signore
per l'orante) e più efficace (è addirittura messo in dubbio l'amore del Signore per
l'orante) la prima lettura.
vv. 10-11 espressione di fiducia. hT'äa;-yKi( introduce un'altra motivazione, la
seconda, parallela ai vv. 4-6 (cfr. v. 4 hT'îa;w>), più individuale rispetto alla precedente
(v. 5 i nostri padri) di yliäae (vv. 2.11), cioè della fiducia riposta in Dio dall'orante.
35
Egli [= Il Signore, tuo Dio] è la tua lode ( ^ßt.L'hit. aWhï), egli è il tuo Dio, che ha fatto per te
quelle cose grandi e tremende che i tuoi occhi hanno visto.
36
Guariscimi, Signore, e guarirò, salvami e sarò salvato, poiché tu sei il mio vanto ( hT'a'( ytiÞL'hit..
yKiî).
37
Cfr. LaCOQUE ANDRE' – RICOEUR PAUL, Penser la Bible, Paris, 1998, p. 259.
Salmo 22 - p. 10/32
Vediamo qualche dettaglio.
o v. 10 !j,B'_mi yxiägO hT'äa; . yxiägO part. qal con pron. pers. suff.
di I pers. di un ipotetico verbo hxg, è un hapax (forse anche in Mic 4,10 della
madre “che si contorce ed 'espelle'”38 e in Gb 38,8 del mare che “erompeva
impetuoso dal seno materno”39), ma il senso è chiaro: Dio è assimilato alla levatrice,
che estrasse l'orante dal grembo materno, e lo ha deposto sul seno della madre.
o v. 10b yxiªyjib.m;÷ è un hapax, part. hi. con pronome personale suffisso di I
persona singolare dal verbo xj;B', il senso quindi sarebbe: Dio mi ha posto in
luogo sicuro, il seno di mia madre. Forse si tratta non solo di un gesto d'amore, quasi
un padre che afferra il proprio figlio neonato, ma di un vero e proprio rito di
riconoscimento. Ecco dunque il senso dei vv. 10-11: l'orante considera YHWH
come suo Dio – a Lui appartiene40 - dal grembo di sua madre, perché Egli lo ha
riconosciuto e amato come un figlio fin dal momento della sua nascita.
v. 12 supplica centrale. Se è così, si comprende allora il grido angosciato, ma non disperato
dell'orante: non stare lontano da me proprio ora che la prova, fisica e spirituale, è vicina, mi
assedia - hr"äc' “è qualcosa che stringe, opprime e comprime (…) in senso fisico e
spirituale”41 - e non ho altro aiuto all'infuori di te, perciò vieni presto in mio aiuto (v. 20).
vv. 13-19 lamento dell'orante. Nel v. precedente l'orante denunciava la vicinanza del
pericolo, ora questo tema è sviluppato mediante due serie di immagini tratte dal mondo
animale e dall'ambito somatico/anatomico.
o L'orante si sente accerchiato (si noti al riguardo la struttura chiastica del v. 13) da
tori, dai “possenti” di Bashan (“regione transgiordanica [a nord del fiume Yarmuk]
particolarmente ricca di pascoli e quindi di greggi e bestiame”42) - sinonimo del
sostantivo precedente -, dal leone scquartatore e ruggente (sempre al singolare, cfr.
qui e v. 22; “spicca come figura emblematica”43), e anche cani (v. 17, “i cani erano
animali disprezzati in oriente, visti come aggressivi e pericolosi (…) ma in Israele la
connotazione era più negativa implicando l'idea di impurità e oscenità”44), animali
tutti pericolosi, metafora per la banda dei malfattori, che sono smascherati al v. 17a.
o Il secondo tipo di immaginario è legato all'acqua (v. 15a), alla cera (v. 15b) o alla
mancanza d'acqua (secchezza, arsura, polvere v. 16).
Come l'acqua, versata (cfr. 2 Sm 14,14), si disperde, così le ossa dell'orante si
disgregano, il cuore – il centro propulsore di tutto l'essere – si liquefa,
cessare di funzionare;
la sua forza fisica ha perso ogni vitalità, come terracotta, ed è ormai inutile,
come un frammento di vaso rotto; per la mancanza d'acqua (o per la paura45,
meno coerentemente però) ormai la sua lingua s'è incollata al palato
[yx'_Aql.m; hapax, duale: fauci] (v. 16a)
38
SCHOEKEL, p. 439.
39
SCHOEKEL, p. 439.
40
SCHOEKEL, p. 439.
41
SCHOEKEL, p. 440.
42
RAVASI, p. 414.
43
SCHOEKEL, p. 440.
44
SCHOEKEL, p. 416 cfr. prostituti/e sacri/e chiamati/e con questo titolo.
45
Cfr. SCHOEKEL, p. 440.
Salmo 22 - p. 11/32
e infine è ridotto a polvere, ovvia allusione “al punto estremo del
pericolo”46, o meglio alla morte prossima (cfr. Qo 3,20; 12,7).
o v. 16b ynItE)P.v.Ti. E' imperfetto qal II persona singolare dalla radice tpv
(=porre) con pronome personale suffisso di I persona singolare. Il soggetto è Dio,
che si schiererebbe dalla parte dei nemici, sprofondando l'orante nella polvere della
morte. Quindi:
se accettiamo il testo così com'è, allora vi scorgiamo l'apice della tragedia
dell'orante: “lo ha strappato dal seno materno e adesso lo depone nella
tomba”47 (così d'altra parte intendono i LXX eivj cou/n qana,tou kath,gage,j
me VG in limum mortis deduxisti me ed HE in pulverem mortis detraxisti
me)
oppure, se questa concezione di un Dio divenuto nemico dell'orante, non
sembra coerente con il contesto del Salmo, perché in tal caso si andrebbe ben
oltre la lontananza o il silenzio denunciato nei vv. 2-3: Dio diventa per
l'orante causa di morte, correggiamo con il plurale ynItup'v.: il tau
iniziale potrebbe essere considerato una dittografia (ynItE)P.v.Ti
tw<m"ï); così anche legge il cod. Parisinus Latinus della Biblioteca
Nazionale n. 11847 citato da BHS e altri Salteri latini: “deduxerunt”. In
questo caso il soggetto sarebbero le forze nemiche che si celano dietro le
immagini bestiali dei vv. 13-14.
o v. 17b yl'(g>r:w> yd:îy" yrIªa]K'÷. Crux interpretum . Lett.: come un48
leone le mie mani e i miei piedi. Risulta oscura la parola yrIªa]K'÷. Molte le
congetture.
LXX w;ruxan cei/ra,j mou kai. po,daj (WrK' da hr'K'I = “scavare”);
VG foderunt manus meas et pedes meos (idem)
HE uinxerunt manus meas et pedes meos (da hr'K'IV [congettura] =
“legare”), cfr. Gv 11,44 [vedi sopra].
Visto che WrK' nel senso di “scavare” è ben attestato, conviene forse
optare per questo significato49. Ma allora l'emistichio che senso assume?
46
SCHOEKEL, p. 441.
47
SCHOEKEL, p. 441.
48
Cfr. NORTON GERARD J., Notes …, p. 169 “Through the centuries, this has been one of the most
controversial texts of the Hebrew Bible in Jewish and Christian tradition”.
49
KENNICOTT BENJAMIN (1718-83), Vetus Testamentum Hebraicum, Tomus Secundus, 1780, p. 323 riporta
WrK
in apparato i seguenti codici recanti la lezione : 283 A (la lezione è riportata in appendice nel codice,
non nel testo del v. 17), 291 marg. (in margine, non nel testo), 539 marg., 542 marg., 649. Quanto precede si
trova in G. BASTIA, Salmo 22 (21), 17, p. 4, nota 9 (https://digilander.libero.it/Hard_Rain/salmo
%2021_22_.pdf 31/05/2021). Nello stesso articolo si legge anche che in 5/6HevPs (rotolo rinvenuto nel 1961 a
Nachal Chever e risalente a epoca anteriore al 135 d. C., quando il sito fu abbandonato dopo la seconda rivolta
giudaica contro Roma) si trova la lezione k’rw con la ‘alef come seconda lettera e con il w come ultima,
BASTIA, Salmo 22 (21)…, pp. 5-6. DE ROSSI GIOVANNI BERNARDO (1742-1831), Variae lectiones
Veteris Testamenti ex immensa mss. editorumque codicum congerie haustae, et ad
samaritanum textum, ad vetustissimas versiones, ad accuratiores sacrae criticae fontes ac
leges examinatae, Vol. IV , 1788, p. 15 cita diverse edizioni a stampa del Salterio pubblicate tra il 1500 e
il 1600 che leggono o nel testo o in calce KARW. In particolare riferisce che SEBASTIAN MUENSTER nel II
volume della Hebraica Biblia, da lui pubblicata a Basilea nel 1536, premette alla lezione KARW il termine
Salmo 22 - p. 12/32
Probabilmente questo: le mani e i piedi dell'orante recano traccia delle
angherie subite: lividi, escoriazioni, ferite.
o v. 18 Si può pensare in collegamento con l'emistichio precedente che le ferite inflitte
all'orante sono talmente profonde che si possono vedere e contare persino le sue
ossa, spettacolo che provoca la gioia sadica di osservatori maligni.
o v. 19 La fine dell'orante è talmente certa, che già vengono spartite le sue vesti
(dg<B, secondo ZORELL “generalmente indica vestis longa exterior [non
tunica...]”, potremmo quindi intendere “mantello”; sempre secondo ZORELL il
successivo vWbl. ha il senso generale e collettivo di “vesti”)50, tirandole a sorte.
RAVASI spiega che si tratta di una “prassi giudiziaria, tipica del diritto assiro...
prassi riservata anche ai condannati a morte ed entrata pure nella legislazione
imperiale romana con Adriano e Ulpiano51 (Digestum VI,48.20)”52.
vv. 20-22 supplica dell'orante.
o v. 20 qx'_r>Ti-la; hw"hy>â hT'äa;w> In evidente inclusione con il v.
2 (qAxïr"), il v. 12 (qx;är>Ti-la;) e con il v. 4 (vAd+q' hT'îa;w>) e
forse anche con riferimento ai vv. 10-11 (hT'äa;-yKi(….hT'a'( yliaeä)
l'orante ribadisce la sua accorata supplica Non stare lontano, rafforzata
dal primo ricorso al tetragramma (hw"hy>â; ancora presente nei vv. 27
[la lode finale] e 28-29 [l'inno universale]);
e dalla successione degli imperativi: non stare lontano, affrettati, libera,
salvami;
Colui che è il Santo d'Israele, Colui che è il mio Dio dal grembo di mia
madre non può rimanere lontano, insensibile alla drammatica richiesta
d'aiuto dell'orante.
o vv. 21-22 Ritorna l'immaginario “bestiale” (cane, leone, bufali) unito a quello
militare (spada), ma questa volta, a differenza dei vv. 13-17, cupi, quasi disperati,
l'orante intravede una possibilità di salvezza, egli può essere sottratto alla violenza di
cui è vittima, se Dio interverrà con la sua forza (cfr. yiiiiitiWly"a/ hapax,
forse = “mia forza”, i LXX recano mh. makru,nh|j th.n boh,qeia,n mou, seguiti da
VG ne elongaveris auxilium tuum; HE invece intende fortitudo mea) in suo soccorso.
Qualche dettaglio.
v. 21 yti(d"yxiy> lett.: la mia unica. Dato l'evidente parallelismo
sinonimico (vp,n< = vita), anche hd'yxiy>designa la vita, l'unica vita
secondo la visione ebraica, “se questa si perde, cosa rimane?”53.
v. 22 ~ymiärE probabile scriptio defectiva per ~ymiaer> =
probabilmente “bufali” (LXX avpo. kera,twn monokerw,twn VG a cornibus
unicornium HE de cornibus unicornium54).
hannotsrim (= cristiani). E’ l’opinione di DAVID KIMCHI, secondo cui KARW è una manipolazione cristiana in
luogo dell’originario K’ARI.
50
Cfr. in questa linea anche SCHOEKEL, p. 442.
51
Giurista romano, II-III sec. d. C.
52
RAVASI, pp. 417-418.
53
SCHOEKEL, p. 442.
54
L’unicorno è un animale mitico, cfr. RAVASI, I, p. 418.
Salmo 22 - p. 13/32
v. 22b ynIt")ynI[]. Lett.: mi hai risposto, perfetto qal II persona
singolare maschile con suffisso di I persona singolare dal verbo hn[ molto
frequente (309x al qal). HE exaudi me (perfetto precativo?).
Se accettiamo la lettura – mi hai risposto -, che ritroviamo anche in
CEI3, avremmo qui il giro di boa del Salmo: Dio esce dal suo
mutismo
(v. 3 hn<+[]t; al{åw>) e risponde (cfr. Gb 38-42). “Egli
[l'orante] arriva a questa coscienza o attraverso un intervento esterno
(un oracolo profetico o la parola dell'officiante) o forse, più
probabilmente, ritrovando nella preghiera la propria fiducia”55.
Però i LXX recano th.n tapei,nwsi,n mou VG humilitatem meam,
letture che interpretano ynIt")ynI[] come sostantivo femminile
con suffisso di I persona singolare, connesso con hn[ II (= essere
umile), ynI['(= umile).
ynIt")ynI[] come verbo sarebbe nel contesto del versetto in
perfetta relazione chiastica con ynI[eyviAhâ, è vero, ma che
senso avrebbe mi hai risposto (o rispondimi) dalle corna dei bufali?
Evidentemente nessuno. Allora, per arrivare al senso suggerito nella I
ipotesi di cui sopra, bisognerebbe sganciare il verbo in questione dalla
struttura chiastica, il che appare un po' forzato. Non rimane allora che
considerare il nostro verbo non come un verbo, ma come nome (= la
mia umiliazione, la mia miseria), secondo la traduzione dei LXX. Dal
punto di vista formale si tratterebbe allora dell'oggetto del verbo
iniziale ynI[eyviAhâ (((((che in tal caso però avrebbe due
oggetti) corrispondente al pronome personale suffisso del verbo
stesso. Letto così il v. 22b sarebbe in perfetto parallelismo con il v.
21b, così la vita dell'orante (yti(d"yxiy>) ancora una volta
sarebbe qualificata come disgraziata (cfr. anche v. 25a ynI©['
tWní[/ #Q;‡vi al{áw> e v. 27 ~ywI“n"[]
Wlìk.ayO).
vv. 23-27 canto di lode o todah
o v. 23 E' evidente la struttura chiastica, in cui ^åm.vi hr"äP.s;a] corrisponde a
&'l<)l.h;a]. Appare dunque chiaro che ^åm.vi equivale a “Te”.
Il verbo rps al pi'el ricorre 218x nell'AT, il significato primario della radice
è “contare, calcolare” e nel nostro contesto da contare (le opere di Dio) si
passa a raccontarle con tono di lode (ZORELL “cum laude narravit,
exposuit, enarravit”).
L'orante formula la sua intenzione (è come se rivolgesse a se stesso l'invito)
55
LORENZIN, p. 117.
Salmo 22 - p. 14/32
di celebrare/lodare il Signore nell'ambito dell'assemblea liturgica
(yx'_a,l.; lh'äq' LXX evn me,sw| evkklhsi,aj VG in media ecclesia HE
in medio ecclesiae) riunita nel Tempio (cfr. vv. 26.27).
Il verbo llh “appare [qui] per la prima volta nel salterio (…) La radicale di
questo verbo nota anche a Ugarit, significa innanzitutto 'splendore', 'luce'
(Ger 17,14; Ab 3,3) ed esprime, perciò, una qualità della kabod-gloria di
Dio, la sua luminosità irraggiungibile e accecante, eppur percepibile
all'uomo. La 'lode' è allora la proclamazione della trascendenza divina, ma
anche della sua rivelazione nell'ambito umano”56.
o v. 24 L'invito alla lode viene ora esteso all'intera assemblea, designata con tre
appellativi: hw"“hy> yaeÛr>yI (piuttosto “coloro che rendono culto”, i pii,
i fedeli),
bqoå[]y: [r;z<å e lae(r"f.yI [r;z<ï. LORENZIN nota che si tratta di
“un gruppo sociale particolare, che – senza distaccarsi dal popolo – tenta di ridefinire
che cosa significhi essere Israele nel proprio tempo. L'esperienza della liberazione ha
nutrito la fede del gruppo: l'afflizione è un segnale con il quale Dio manifesta la sua
predilezione per gli umili” (p. 117).
Si noti la struttura parallela di v. 24a e 24b e la struttura chiastica di 24b e
24c.
WNM,ªmi÷ WrWgðw> e lo temano da un rwg III = temere
(cfr. Sal 33,8), da intendersi come “un sinonimo del precedente
[hw"“hy> yaeÛr>yI], però conserva la componente di timore
reverenziale, numinoso, dinanzi al tremendum della divinità”57.
o v. 25 La motivazione della lode. E' introdotta come di consueto da yKiÛ.
E' formulata con tre negazioni parallele (hz"“b'-al{),#Q;‡vi
al{áw>, ryTiäs.hi-al{w>) e un'affermazione finale ([;me(v'):
efficace crescendo; si colga la forza del waw avversativo di [;me(v'
wyl'äae A[ßW>v;b.W*.
hz"“b'-al{) Dio non ha condiviso il comune disprezzo (cfr. v. 7) nei
confronti dell'orante,
ynI©[' tWní[/ #Q;‡v58i al{áw> e non ha disdegnato
l'afflizione del povero.Twní[/ è ancora un hapax, forse da collegarsi con
hn[ II = essere misero, umile; oppure, come suggerisce BHS, da correggersi
in tq;[]c; = grido, lamento. Probabilmente la prima soluzione è da
preferirsi per il “gioco di parole” (RAVASI, p. 421) tra tWní[/ e
56
RAVASI, p. 420.
57
SCHOEKEL, p. 444.
58
Il patach si trova con accento congiuntivo o davanti a maqqef, raramente – come qui – con accento
disgiuntivo, cfr. JOUON, 52, c.
Salmo 22 - p. 15/32
ynI©['. #Qevi significa “provare nausea, ripugnanza... la miseria o
sventura del misero potrà risultare ripugnante per gli uomini, ma non al
Signore; la miseria non esclude dal culto né emargina dalla comunità”59.
WNM,_mi wyn"åP' ryTiäs.hi-al{w> Dio non ha nascosto il
suo volto al povero, cioè lo guarda con benevolenza.
v. 26 L'orante riprende la parola in I persona, per rinnovare il suo proposito di lode in mezzo
all'assemblea liturgica (ancora lh'îq'B. e wya'(rEy>) riunita nel Tempio.
o ytiîL'ñhit.( ^ªT.aimeî lett.: da te la mia lode, cioè la certezza esperienziale
che tu soccorri il povero suscita in me l'esigenza di lodarti, ispira il mio canto di lode
o e mi induce a sciogliere i voti (~Leªv;a]÷ yr:îd"n>) da me fatti nel tempo
della prova, cioè probabilmente di offrire il sacrificio di comunione60, ricordato nel
versetto seguente.
v. 27 sacrificio di comunione Questo banchetto comportava la suddivisione della vittima in
tre parti: il grasso - destinato a Dio - veniva bruciato, una parte era riservata al sacerdote e il
resto dell'animale era consumato dall'offerente e dai suoi commensali. Nel nostro caso i
commensali sono gli ~ywI“n"[], i cercatori di Dio (wyv'_r>Doæ). “L'orante li
considera suoi fratelli ed invita in modo speciale gente povera e umile. La personale
esperienza di afflizione lo rende sensibile alla sofferenza altrui. Il banchetto sacrificale
termina con canti di lode [Wlål.h;(y>])”61.
o d[;(l' ~k,äb.b;l. yxiÞy> con un improvviso cambio di persona (cfr. HE
cor vestrum, invece LXX ai` kardi,ai auvtw/n VG corda eorum) l'orante rivolge il
suo augurio direttamente ai partecipanti al sacrificio, che lo attorniano (lo stesso
augurio lo ritroviamo solo in Sal 69,33). Un parallelo possiamo trovarlo in un “salmo
penitenziale” mesopotamico: “Viva il tuo servo, celebrerà il tuo valore, la tua
grandezza magnificherà in tutte le città”62.
vv. 28-32 inno universale a YHWH re
o La prospettiva universalistica e il tema della regalità di YHWH – temi nuovi nel
Salmo - da un parte, e la diversa lunghezza dei vv. 28.30 rispetto ai precedenti
dall'altra, inducono a considerare i vv. 28-32 come un'aggiunta universalizzante ed
escatologizzante, che proclama di fronte a tutti i popoli di ogni tempo la regalità e la
giustizia di YHWH, sperimentate dall'orante.
o v. 28 Il linguaggio usato è paradossale.
Il verbo rk;z" significa “ricordare” le opere del Signore: come potrebbe
ricordarle chi non le conosce? Ugualmente il verbo bWv significa
“tornare” là di dove ci si è allontanati (sc. al/dal Signore), ma come si può
ritornare là dove non si è mai stati? E questa è proprio la situazione dei
“pagani” (#r<a'_-ysep.a;-lK' = tutti i popoli della terra). I due verbi,
59
SCHOEKEL, p. 445.
60
Cfr. SCHOEKEL, p. 445.
61
SCHOEKEL, p. 445.
62
Testo in CASTELLINO R. GIORGIO, Le lamentazioni individuali e gli inni in Babilonia e in Israele
raffrontati riguardo alla forma e la contenuto, Torino-, 1939, p. 69.
Salmo 22 - p. 16/32
quindi, qui debbono intendersi in senso più largo: “ricordare” come
riconoscere e “tornare” come “volgersi a”.
Infine – è il terzo verbo ^yn<©p'l.÷ Wwðx]T;v.yI)w> - la
svolta e il riconoscimento si concretizzano nell'atto di omaggio, che è la
prostrazione di fronte alla divinità (cfr. Sal 86,9).
^yn<©p'l.÷ . Più coerentemente con il contesto – tutto alla terza
persona singolare - VG legge et adorabunt in conspectu eius HE et
adorabunt coram eo; così anche 1 ms ebraico. Oppure – e forse
meglio ancora – come in v. 27b si può conservare il più efficace
cambio di persona.
Si osservi che diversamente da altri testi pure “universalistici”, come Is 2,1-5;
56,1-8; 60; 66,18-21, qui tutti i popoli della terra si volgeranno direttamente
al Signore, non a Gerusalemme; si tratta quindi di una prospettiva ancora più
radicalmente aperta (cfr. Sof 2,1163). Forse può essere intesa in questo senso
anche la prostrazione di tutte le famiglie dei popoli, in quanto l'espressione
usata non necessariamente implica il riferimento al tempio di Gerusalemme
(cfr. Sal 88,3; 119,169.170).
o v. 29 yKiä introduce la motivazione del riconoscere, del volgersi e soprattutto del
prostrarsi davanti a YHWH, perché del Signore è il regno. hk'Wlm. Indica la
condizione, lo status di re, quindi regalità, signoria; i LXX recano h` basilei,a e VG
e HE regnum, ma entrambi i termini possono avere lo stesso significato dell'ebraico,
sopra segnalato.
o v. 30 Il versetto presenta diverse difficoltà testuali.
#r<a,ª-ynEv.DI-lK'(.
ynEv.DI potrebbe essere plur. maschile in stato costrutto di !
veD', che ricorre solo in Is 30,23 (pane) e in Sal 92,15 (pianta) oltre
che qui, e significa grasso, pingue (aggettivo), metaforicamente:
gente potente, che conta, importante; in tal senso i LXX leggono
pa,ntej oi` pi,onej th/j gh/j e ugualmente VG e HE omnes pingues
terrae.
Dato però il parallelismo con la seconda parte del versetto, quanti
discendono nella polvere, si è pensato di collegare ynEv.DI con !
v,D, (sostantivo), che può significare grassezza, opulenza, cibi
grassi e anche ceneri (per lo più) di animali offerti in olocausto (Lv
1,16; 4,12; 6,3-4; 1 Re 13,3 [cenere dell'altare spezzato].5 [id.]; Gr
31,40 [valle delle ceneri]) e quindi intendere “le ceneri della tomba”
(SCHOEKEL); “tutti i mortali della terra” (LORENZIN);
altri (BHS) correggono in ( ְיֵש ֵניda !vey" = dormiente) cioè i “tutti i
dormienti della terra”(RAVASI “quanti dormono negli inferi”; CEI3
quanti dormono sotto terra). In base alle due ultime ipotesi – che
63
Terribile sarà il Signore con loro [Moab e Ammon], poiché annienterà tutti gli dei della terra, mentre a lui si
prostreranno, ognuna sul proprio suolo, tutte le isole delle nazioni.
Salmo 22 - p. 17/32
sembrano più coerenti con il contesto – il riferimento è in ogni caso ai
morti.
Wlìk.a'. Lett.: mangiarono. Si può pensare a un banchetto sacrificale,
simile a quello ricordato nel v. 27, ove però i partecipanti erano i poveri, i
cercatori del Signore, qui invece riesce difficile immaginare i morti come
commensali a un banchetto cultuale, benché i LXX leggano e;fagon, VG
manducaverunt et adoraverunt e HE comederunt et adoraverunt. Perciò BHS
propone di leggere Al ì%a; oppure AL ì%yae (= a lui soltanto [si
prostreranno]; “come” di ammirazione). Forse però l'immagine, per quanto
ardita, non è poi così estranea al contesto.
hY")xi al{å Avªp.n:w>÷ lett.: e la sua vita non fa vivere (
hY")xi pi'el del verbo hy"x'), i LXX leggono kai. h` yuch, mou auvtw/|
zh/| (correggendo il pronome personale suffisso di III persona in pronome di I
persona, leggendo Alì in luogo di al{å e hy"x' [perfetto qal, = vive] in
luogo del piel hY")xi), VG 31 et anima mea illi vivet (idem e in più unisce
lo stico al v. 31), HE et anima eius ipsi vivet; si tratterebbe di una antica
glossa spiritualizzante che prospetterebbe la resurrezione?64. Traduzione
proposta (cfr. CEI3): a lui solo [cfr. parallelismo con 30b) si sono prostrati i
morti della terra [che giacciono sotto terra], davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere, ma io vivrò per lui. “L'orante, che si è visto
ad un passo dalla morte, conta di vivere grazie a Dio e per Dio”65. E' l'unico
caso nell'AT in cui i morti rendono culto a Dio; “L'omaggio a Dio da parte
di morti è una concezione inusuale, per certi aspetti eccezionale.
L'espressione e il senso di questo verso sono straordinari nel Salterio e nella
teologia dell'AT”66. “Tutti, in ogni luogo, di ogni condizione, di ogni tempo,
si uniranno nell'adorazione con coloro che riconoscono la sovranità
universale del Signore”67.
o v. 31 [r;z<ï . I LXX leggono kai. to. spe,rma mou VG et semen meum, HE invece
rimane fedele al TM semen. La yod potrebbe essere caduta per aplografia. Si può
dunque intendere: la mia discendenza lo servirà e si racconterà a riguardo del
Signore alla generazione che viene (unendo al v. 31 Waboy"â traendolo dal v.
32; cfr. LXX genea. h` evrcome,nh VG generatio ventura HE invece è fedele al TM
narrabitur Domino in generatione venient...). Abbiamo un richiamo al v. 23
yx'_a,l. ^åm.vi hr"äP.s;a]e al v. 24 lae(r"f.yI [r;z<ï-lK'
WNM,ªmi÷ WrWgðw> WhWd+B.K; bqoå[]y: [r;z<å-
lK' WhWlªl.h;( hw"“hy> yaeÛr>yI. La lode ora si estende
dall'Israele presente all'Israele eterno.
o v. 32 At+q'd>ci. L'oggetto della proclamazione sarà “la giustizia” del Signore,
64
LORENZIN, p. 117.
65
SCHOEKEL, p. 446.
66
SCHOEKEL, p. 446; cfr. anche RAVASI, p. 423.
67
LORENZIN, p. 117.
Salmo 22 - p. 18/32
l'unica qualità divina menzionata nel Salmo, da intendere probabilmente in
coerenza con il contesto in senso salvifico. E' conseguenza della sua giustizia
l'intervento salvifico di Dio a favore dell'orante. Il riferimento all'operato di Dio
sembra confermato dal laconico finale hf'([' yKiälett.: perché ha fatto [LXX
aggiungono o` ku,rioj; VG intende “adnuntiabunt iustitiam eius populo qui nascetur
quem fecit Dominus”, HE “adnuntiabunt iustitias68 eius populo qui nascetur quas
fecit”] oppure sì, egli ha fatto oppure [annunceranno] che egli ha fatto/agito. Dio
non è lontano, estraneo alla storia dell'uomo, al contrario vi è immerso, ne è
coinvolto: ecco la conferma della fiducia dell'orante e la smentita del lamento
iniziale.
Conclusione. Ecco un'interessante osservazione del LORENZIN, p. 117
Il salmo 22 si trova precisamente nel mezzo del primo libro del Salterio (Sal 3-41). Questo fatto non sembra
essere un caso. Nel Salmo sono presenti tre generi letterari: la supplica individuale (vv. 1-22) e, dopo la
risposta del Signore (“Tu mi hai risposto”, v. 22b), un canto di rendimento di grazie (vv. 23-27) e un inno
(vv. 28-32). Così al centro del primo libro del Salterio sta un inno che dimostra come un lamento è stato
ascoltato. In questo modo devono essere interpretate anche le altre preghiere di lamentazione, che sono più
di metà del libro del Salterio. Dalla lamentazione e dalla preghiera l'orante israelita deve passare al
ringraziamento e alla lode, riconoscendo che dalla disgrazia Dio può trarre la salvezza, quando egli si
abbandona in preghiera al Signore”.
4. Approccio cristiano
“Non stupisce che questo Salmo del ‘giusto sofferente’ sia stato riletto, all’epoca del Nuovo
Testamento, pensando alla passione di Gesù. Questi è riconosciuto nella fede come l’unico
cui questo titolo possa convenire”69 pienamente.
Riconosce LORENZIN che
“Il Sal 22 occupa un posto centrale nel Nuovo Testamento, dove è letto come una
profezia seguita dal suo compimento (Mc 15,34; Mt 27,46). Avvenimenti della storia della
passione sono collegati a citazioni del Sal 22 (cfr. v. 8 in Mc 15,29; v. 9 in Mt 27,43; v. 19
in Mc 15,24)... Testi posteriori citano dalla seconda parte del Salmo (cfr. v. 23 in Eb 2,12;
v. 29 in Ap 11,15)”70.
Valutazione
Perché il NT (Vangeli) e la tradizione della Chiesa (a parte Teodoro di Mopsuestia)
interpretano il Sal 22 in relazione alla passione (e resurrezione) di Gesù?
Oggi possiamo rispondere così. Gli autori neotestamentari e gli scrittori cristiani leggevano
74
Non compariva in NESTLE-ALAND 27.
75
Non compariva in NESTLE-ALAND 27.
76
GRELOT, Il mistero..., p. 95. Cfr., per es., anche TOMMASO D’AQUINO, In psalmos Davidis expositio.
Super psalmo 21, n.1 “In hoc Psalmo principaliter agitur de passione Christi”.
77
Cfr. SALMON PIERRE, Les ‘Tituli Psalmorum’ des manuscrits latins, Paris, 1959, pp.
57.83.101.122.139.157. Questi titoli sono databili fra la fine del III o inizio del IV sec. e la fine del VI sec.,
cfr. SALMON, Les ‘Tituli Psalmorum’..., p. 28.
78
GIROLAMO così interpreta il v. 2b Longe a salute mea uerba delictorum meorum [= VG]: “Hoc, quod salutem
deprecor, quod me conqueror derelictum, non ex propria persona loquor, sed ex populi, cuius peccata in meo
corpore ipse suscepi. Unde dico: longe sunt a salute mea uerba ista, quae fundo. Non enim tam mihi salutem
postulo, qui Deus sum, quam populo, qui salute indiget”. Prima di fornire questa spiegazione Girolamo aveva
riferito la traduzione di Aquila (“Longe a salute mea uerba gemitus mei”), di Simmaco (“uerba mugituum
meorum”), della Quinta e della Sesta [= versioni greche dei Salmi contenute nelle Exaple di Origene] (“uerba
clamoris mei”) interpretate così: “Gemitus mei atque conatus, quibus semper populum Israhel saluare quaesiui,
longe facti sunt a salute mea, quam populo tribuere cupiebam: quia ipsi noluerunt recipere sanitatem”
Commentarioli..., pp. 198-199.
79
“a regardé favorablement” SALMON, Les ‘Tituli..., p. 157.
Salmo 22 - p. 20/32
il Salmo come “profezia” concernente Gesù, non tanto nel senso che ogni parola del Salmo
pre-dicesse quanto sarebbe avvenuto a Gesù (anche se qualche esagerazione dovuta
all’allegorizzazione non è certo mancata), quanto piuttosto perché, considerato il Salmo alla
luce dell’intera rivelazione, hanno compreso che la vicenda del “giusto perseguitato” (e
soccorso/glorificato) trova un suo pieno compimento nella passione e resurrezione di
Gesù80: Egli è il “giusto sofferente” per eccellenza (= senso pieno), un compimento però che
supera ogni aspettativa:
o l’orante del Salmo non muore, Dio lo preserva, sia pure in extremis; Cristo invece
muore, ma il Padre lo trae fuori dal dominio della morte con la resurrezione;
o la liberazione dell’orante, in quanto comunicata, suscita la fede e la lode nei fedeli
e presso le famiglie dei popoli; la liberazione/resurrezione di Gesù possiede in se
stessa un’efficacia di salvezza.
80
Bella è l'immagine utilizzata da A. LaCOQUE. Egli paragona il Salmo a uno scrigno, che contiene gioielli
preziosi. Quando lo scrigno viene aperto (il Salmo posto sulla bocca di Gesù), il contenuto appare in tutto la sua
bellezza e il suo splendore, cfr. LaCOQUE-RICOEUR, Penser..., p. 279.
Salmo 22 - p. 21/32
Salmo 22 - p. 22/32
APPENDICE II: DE ROSSI, Sal 22, 17
Salmo 22 - p. 23/32
Salmo 22 - p. 24/32
Salmo 22 - p. 25/32
Salmo 22 - p. 26/32
Salmo 22 - p. 27/32
Salmo 22 - p. 28/32
Salmo 22 - p. 29/32
Salmo 22 - p. 30/32
APPENDICE III. Nachal Chever, 5/6Hev- Col. XI, frag. 9
Salmo 22 - p. 31/32
Here is the fragment from Nahal Hever, Discoveries in the
Judaean Desert XXXVIII, Plate XXVII Fragment #9 which is
the official photograph:
SOMMARIO
1. COMMENTARI DI RIFERIMENTO.................................................................................................................1
2. APPROCCIO LETTERARIO..............................................................................................................................1
2.1. TESTO................................................................................................................................................................1
2.2. POSIZIONE NEL SALTERIO................................................................................................................................3
2.3. IMMAGINI..........................................................................................................................................................4
2.4. STRUTTURA.......................................................................................................................................................5
2.5. GENERE LETTERARIO.......................................................................................................................................6
2.6. CONTESTO STORICO?.......................................................................................................................................7
3. APPROCCIO ESEGETICO..................................................................................................................................7
4. APPROCCIO CRISTIANO................................................................................................................................19
4.1. SAL 22 NEL NT..............................................................................................................................................20
4.2. SAL 22 NELLA TRADIZIONE ANTICA DELLA C HIESA...................................................................................20
APPENDICE I.................................................................................................................................................................22
APPENDICE II: SAL 22, 17.........................................................................................................................................23
APPENDICE III. NACHAL CHEVER, 5/6HEV- COL. XI, FRAG. 9.................................................................31
Salmo 22 - p. 32/32