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Ringrazio l'editore, Crispino Di Girolamo, e in particolare le collaboratrici del-

la redazione, per la pazienza con cui hanno accolto le molteplici correzioni al


testo. Un particolare ringraziamento al Prof. Angelo Passaro che ha inserito la
presente pubblicazione nella collana Scripturae da lui diretta.

© 2013, Il Pozzo di Giacobbe


Cortile San Teodoro, 3 - 91100 Trapani
www.ilpozzodigiacobbe.it
info@ilpozzodigiacobbe.it

ISBN 978-88-6124-417-7

Copertina: Cristina Martinico


Impaginazione: Debora Marchingiglio - Modo
Stampa: Stampa Editoriale srl- Manocalzati

CARATIERISTICHE
Questo libro è composto in New Aster, corpo 10,5; è stampato su carta Arcoprint Edizioni da 100 gr/m2 delle
Cartiere Fedrigoni; le segnature sono piegate a sedicesimo- formato rifilato 1S,Sx21.5 cm- con legatura in brossu-
ra e cucitura a filo refe; la copertina è stampata su cartoncino Gardamat Art delle cartiere Garda da 300 gr/m 2 pla-
stificata opaca.
Secondo giorno (vv. 6-8)

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Dio disse «Ci sia un firmamento in mezzo alle acque, sia di separazione tra
le acque»
7
Allora Dio fece il fìrmamento e separò le acque di sotto il firmamento
dalle acque di sopra il fìrmamento. E avvenne così.
8
Dio chiamò il firmamento "cielo".
Venne sera e poi venne mattina; giorno secondo.

Dopo il tempo, l'azione creatrice riguarda lo spazio, prima quel-


lo verticale poi quello orizzontale. La radice verbale rql del sostanti-
vo riiqfa1, firmamento, ha a che fare con l'operazione del «battere»,
(cf. Ez 6, 11, 25,6) da cui «laminare»; il sostantivo indica dunque
una lamina di metallo la cui funzione è quella di contenere le ac-
que in alto, escludere le acque dannose. Così viene inteso dalla LXX
che traduce riiqfal con a'tEQÉWf.la e dalle versioni latine che conser-
vano lo stesso senso di corpo solido: firmamentum. Come testimo-
niano diversi riferimenti ad altri testi biblici, il firmamento è im-
maginato come una sorta di solido coperchio con sportelli e chiuse
da cui l'acqua potrà uscire 102 , rappresentato spesso come poggian-
te su colonne ( Gb 26, l Os.). La funzione che gli viene attribuita in
questi versetti è quella di separare le acque di sopra (l'oceano cele-
ste) dalle acque di sotto (mari, fiumi, sorgenti). L'idea di una sepa-
razione originaria, una distinzione fra alto e basso, cielo e terra, e il
contenimento degli elementi nei rispettivi ambienti è del resto atte-
stata in molti racconti dell'antichità (fenici, egiziani), in particola-
re per l'ambiente babilonese, la separazione della dea Tiamat (l'oce-

102 Cf. Gen 7,11; 8,2; 28,17; 2Re 7,2.19; Sal78,23; Gb 38,8-11.

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ano originario) in due parti, rispettivamente cielo e terra 103 • La LXX
mostra attenzione agli elementi che si ripetono nel testo, operan-
do due aggiunte rispetto al TM e a Sam: alla fine del v. 6: KaÌ. tyf.vE-
'tO ou'twç, «e così avvenne» e dopo l'assegnazione del nome, al v. 8,
dove aggiunge KaÌ. ElbEv 6 8Eòç O'tl KaAov, «e vide Dio che era cosa
buona» riprendendo l'espressione ricorrente che qui risulta man-
cante. La versione greca mostra attenzione alla logica seguita nella
struttura del testo armonizzando i versetti. Mentre la prima armo-
nizzazione viene recepita dalla BHS, non è così per l'assenza del-
la constatazione della bontà dell'opera, che può dipendere dal fatto
che essa si conclude in realtà al terzo giorno (v. lO) come testimo-
niato già da Ber. Rabbii 4,6 104 •

103 Cf. Gunkel, Genesis, p. 109.


104 «Perché non appare scritto "che era buono" (ky tob) rispetto al secondo gior-
no?( ... ) Disse r. Semuel bar Nachaman: perché non era conclusa l'opera del-
le acque; per questo rispetto al terzo giorno si scrive due volte "che era buo-
no", una per l'opera delle acque e un'altra per l'opera fatta in questo giorno»;
cf. L.V. Montaner, Génesis Rabbah I (Genesis 1-11), Estella 1994, p. 84.

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