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Presentazione

Già da un ventennio l’interesse degli studiosi si è soffermato sulla


storia degli insegnamenti linguistici, dapprima prevalentemente sull’in-
segnamento del francese con la nascita della SIHFLES (Société Inter-
nationale pour l’Histoire du Français Langue Étrangère ou Seconde) che
ha tenuto il suo primo convegno internazionale nel 1990 in Italia, a
Parma. Successivamente gli studiosi italiani hanno creato un centro
interuniversitario destinato ad allargare l’indagine a tutti gli insegna-
menti linguistici con la nascita del CIRSIL (Centro Interuniversitario di
Ricerca sulla Storia degli Insegnamenti Linguistici) che ha tenuto nel
2002 la sua prima giornata di studi a Bologna.
All’epoca pareva una sfida tentare di ricostruire la storia di un inse-
gnamento linguistico in tutta la sua complessità e le sue sfaccettature.
Ricostruire come avveniva ed era avvenuta da secoli la formazione in
questo ambito nei vari paesi metteva in gioco competenze di ampio re-
spiro: dalla storia delle istituzioni alla storia sociale, dalla storia delle
metodologie didattiche a quella della disciplina vera e propria.
Primo obiettivo è stato quello di ricostruire, per ogni paese, i luoghi e
le modalità di questo insegnamento: ne è emerso un ritratto alquanto
preciso dell’insegnante che si è venuto delineando attraverso i secoli fi-
no ad acquistare quelle caratteristiche che oggi gli conosciamo nella
scuola moderna; si sono precisate le “scuole” dove questo insegnamento
avveniva e le sue modalità (orari, calendario scolastico, prove d’esame,
ecc.); si è precisato un quadro estremamente complesso degli strumenti
di cui l’insegnante si serviva, del libro scolastico e del dizionario.
Il libro scolastico è una realtà ricca e sfaccettata che sfugge ad ogni
categorizzazione proprio per la varietà di tipologie in cui si incarna, dal
manuale vero e proprio, al libro di letture, al testo di divulgazione scien-
tifica. Si rivela strumento importante per la conoscenza di un’epoca e di
una mentalità capace di fornire elementi di conoscenza che molto spesso
sfuggono ad ogni pretesa di centralizzazione e ad ogni intervento regola-

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2 Anna Maria Mandich – Bruna Ranzani

tore e uniformatore da parte dello Stato. Studiare questo materiale, e pri-


ma ancora ritrovarlo e catalogarlo, sembra quasi una sfida per il ricerca-
tore che si scontra troppo spesso con lo scarso interesse dei conservatori
e dei bibliotecari.
I primi risultati degli spogli di biblioteche e archivi hanno dato modo
di catalogare questi strumenti. In Italia nel corso di più di un decennio
sono usciti una serie di repertori di manuali scolastici destinati all’inse-
gnamento della lingua francese che vanno dal 1625 (data della pub-
blicazione della prima Grammatica italiana per imparare la lingua
francese di Pietro Durante pubblicata a Roma) al 1943 (per i testi più
recenti il repertorio è ancora da completare) (v. Minerva-Pellandra 1977;
Mandich 2002; Minerva 2003). Soltanto per questi tre secoli in Italia so-
no stati rinvenuti più di tremila titoli di manuali (il termine manuale sta
ad indicare qui tutte le varie tipologie di pubblicazioni scolastiche) dedi-
cati soltanto all’insegnamento del francese – la lingua di gran lunga più
studiata fino al secondo dopoguerra.
Si tratta, come si vede, di un enorme massa di testi destinati a prepa-
rare i giovani di ogni epoca. A questi manuali si affiancano circa 800
dizionari bilingui pubblicati tra il 1583 e il 2000 e consacrati prevalente-
mente all’ambito scolastico (Lillo 2008)1.
I primi studi si sono incentrati sui contenuti di questo insegnamento,
sulle modalità in cui questo insegnamento veniva dispensato e sulla fi-
gura dei docenti di lingua; essi hanno permesso di ricostruire ambienti e
situazioni scolastiche, metodologie, programmi, problemi sindacali, dif-
ficoltà e sogni di professori e allievi che, nel corso dei secoli, hanno de-
dicato le loro energie all’insegnamento/apprendimento di una lingua
straniera.
Nel corso di queste ricerche è risultata evidente però la necessità di
completare il quadro dell’insegnamento di questa disciplina con l’analisi
di quel fenomeno – solo in apparenza marginale – costituito dall’editoria
scolastica. Le ricerche che sono state condotte a partire dagli ultimi de-
cenni del secolo scorso in questo ambito e che hanno portato alla pubbli-
cazione di studi e repertori di grande pregio ed utilità, hanno aperto nuo-
ve frontiere anche per quanto riguarda gli insegnamenti scolastici delle
lingue classiche o moderne. Intrecciare i dati pazientemente raccolti ne-
gli spogli di biblioteche ed archivi con quelli che emergono da una storia
dell’editoria italiana apre nuove prospettive per capire la portata di ele-

1
Per maggiori ragguagli si rinvia alla Bibliografia generale presente in questo
volume.

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Presentazione 3

menti – economici, politici, sociali, ideologici – che entrano in gioco e


condizionano con maggiore o minore forza a seconda dei periodi e dei
luoghi, la ‘libera scelta’ di insegnanti e presidi dei libri di testo destinati
al loro pubblico.
Se non si conosce in modo approfondito quest’intreccio di interessi,
non si può infatti spiegare il perché di certi fenomeni editoriali, di certi
successi locali, di mode e condanne senza appello. Non sempre – e forse
dovremmo dire molto raramente – infatti la scelta di un testo risponde a
bisogni realmente motivati (pedagogicamente o metodologicamente), il
più delle volte invece, e questo emerge con molta chiarezza dai testi pro-
posti in questo volume, le motivazioni che spingono un autore o un edi-
tore a proporre o a sostenere un testo scolastico rispondono a necessità
che nulla hanno a che vedere con l’apprendimento disciplinare.
Gli interventi qui raccolti si propongono di fornire elementi di rifles-
sione per meglio contestualizzare l’indagine sugli insegnamenti lingui-
stici in Italia all’interno della storia dell’editoria scolastica italiana: si
possono così capire le scelte di autori e di editori nel corso dei decenni e
nelle diverse zone d’Italia, il perché di cambiamenti – sostanziali o sol-
tanto di ‘assemblaggio’ avvenuti in testi che attraversano indenni i secoli
o le ragioni che, al contrario, fanno sì che manuali anche originali e di
buon livello spariscano nel giro di poche edizioni senza lasciare traccia,
le motivazioni – non sempre culturali - che portano case editrici a legarsi
ad alcuni autori di successo o a concentrarsi in particolare in alcune zone
d’Italia, le cause infine del successo o della scomparsa di alcune case
editrici – anche importanti – in un determinato momento e in determina-
to contesto geografico.
Una nuova prospettiva dunque che permette di allargare il campo di
indagine e di situare con maggior precisione gli studi che ci stanno a
cuore.

ANNA MARIA MANDICH


BRUNA RANZANI

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue
straniere: storia e geografia
BRUNA RANZANI
Università di Pisa

I repertori di manuali per l’insegnamento-apprendimento della lingua


francese, che i ricercatori riuniti nella SIHFLES e nel CIRSIL hanno re-
alizzato conducendo ricerche “certosine” (v. bibliografia), evidenziano,
tramite utilissimi indici e valutazioni statistiche tradotte in grafici, non
solo la frequenza di certi autori o la distribuzione cronologica dei ma-
nuali stessi, ma anche i luoghi, i contesti, le condizioni – anche econo-
mico-politiche – di produzione e gli stampatori/editori/librai. A colpo
d’occhio, tali indici e grafici possono indurre in modo quasi inconscio,
complice l’assunto, ormai luogo comune, dell’universalità della lingua
francese in un periodo storico assai lungo1, a considerare un po’ sbriga-
tivamente la “fortuna”, anzi la diffusione straordinaria, di certe gramma-
tiche, di certi manuali, come un fenomeno legato alla moda, o come il
risultato di eccezionali meriti di taluni autori (meriti talora davvero mi-
steriosi visto il carattere ripetitivo di molte proposte metodologiche), o
della importanza, perspicacia e imprenditorialità di certi editori. Il caso
di Napoli è emblematico in questo senso. Infatti, mentre il repertorio In-
segnare il francese in Italia (1625-1860), a cura di N. Minerva e C. Pel-
landra (1997) ne evidenzia il primato nella pubblicazione di questi ma-
nuali (tavola B, p. 372), come conferma F. Vitale rilevando che su circa
180 grammatiche di francese pubblicate in Italia fra il 1840 e il 1860,
circa 80 furono pubblicate a Napoli2, le analisi degli storici dell’editoria
mostrano tutt’altra realtà, stigmatizzando l’arretratezza dell’editoria na-

1
Nella scuola italiana, ma anche negli altri paesi latini e in quelli slavi, la lingua
dominante è il francese fino ad oltre la metà del Novecento.
2
“Le rayonnement du français dans le royaume de Naples de 1799 à 1860”, in
Kok Escalle, M.-C./ Melka, F. ed. (2001), Changements politiques et statut des lan-
gues. Histoire et epistémologie. 1780-1945, Amsterdam, Éditions Rodopi B.V.,
Atlanta, G.A.

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poletana (tranne qualche caso isolato e malgrado voci di dissenso di au-


tori illuminati) e la mera volontà di sopravvivenza al prezzo di abusi e
pirateria, per cui quel dato – cioè lo straordinario primato – è posto nella
giusta prospettiva. Per dare un’idea della chiusura dell’ambiente cultura-
le e editoriale napoletano, basta ricordare che nel 1809 un decreto del
governo borbonico inasprì i dazi sull’introduzione di libri “stranieri” e
che il Regno di Napoli non aderì alla Convenzione austro-sarda del 1840
per la tutela dei diritti d’autore, firmata invece dagli stati del centro e del
nord dell’Italia, assumendo un atteggiamento protezionistico nei con-
fronti delle proprie attività tipografiche che favorì certamente tutta una
fioritura di libri e manuali, ma perpetuò le ristampe e le contraffazioni,
spesso di bassissimo livello, perché incorrette e con pessima veste tipo-
grafica. A conferma di questa situazione potremmo citare quanto scrive
nelle sue belle Memorie l’editore Gaspero Barbèra, formatosi a Torino
con il grande Giuseppe Pomba e divenuto poi a Firenze uno dei prota-
gonisti dell’editoria italiana della seconda metà dell’Ottocento, rievo-
cando le sue amare riflessioni, riferibili al 1837, a proposito della “no-
stra inerzia”:
Roma e Napoli non si nominavano neanche: vi erano case librarie di nessuna
importanza a motivo di quelle censure inesorabili, stupide e smaniose di sof-
focare anziché favorire gli studi di qualsiasi sorta […]. Non amavano che si
parlasse di alcuna cosa; avevano caro e favorivano il silenzio” (Barbèra
1883: 30).

Così pure la storia del famoso manuale di Goudar (Nuova Grommati-


ca italiana e franceze, di Lodovico Goudar), apparso in prima edizione
nel 1744, infinite volte riedito e ristampato con revisioni, correzioni e
aggiunte, talora più apparenti che sostanziali, e passato imperituro attra-
verso i secoli – ne sono stare reperite 276 edizioni, l’ ultima a Parigi nel
1925 (v. Lillo 1990) –, può essere svelata se la si inserisce, doverosa-
mente, in una trama complessa di rapporti dove l’elemento culturale o il
valore pedagogico-didattico non conduce da solo il gioco, ma interagi-
sce con fattori economico-aziendali e giuridici da non trascurare.
Dunque, l’approccio quantitativo, assolutamente imprescindibile nel-
la inevitabile ricerca di base, può, se non sia sviluppato in un approccio
qualitativo e se non si operi una seria contestualizzazione, fuorviare pe-
ricolosamente. È pur vero che da questa prima fase di ricerca quantitati-
va è nata una straordinaria messe di studi che hanno avuto il merito di
approfondire tematiche importantissime, come ad esempio i rapporti che
intercorrono fra cambiamenti politici e statuto delle lingue; di restituire

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 3

alla conoscenza ed alla memoria grammatisti e grammatici, il più delle


volte sepolti nell’oblio di archivi poco visitati; di indagare metodi d’in-
segnamento-apprendimento, tecniche e sussidi, inserendosi a pieno tito-
lo in quella appassionante storia della scuola e della formazione degli
italiani che incontra necessariamente sul suo percorso le influenze lin-
guistiche e culturali di provenienza straniera, l’interculturalità.
Ma la figura che a lungo è rimasta in ombra è quella dello stampato-
re/tipografo/editore/libraio (definizione e qualifica professionale che si
evolvono e si precisano nel corso dell’Ottocento), l’“eroe non celebrato
della prima età moderna”, come lo chiama Elizabeth L. Eisenstein nel
suo libro La rivoluzione inavvertita del 1985 (v. Garin 1991: VIII), il cui
ruolo deve essere necessariamente indagato, affinché gli indici, le stati-
stiche, i grafici, siano problematizzati e restituiscano un quadro storico
affidabile, tale cioè da consentire conclusioni connotate da un maggiore
grado di certezza. Per una storia “totale”, “globale” dei manuali di lin-
gua straniera, che da anni hanno suscitato l’attenzione di tanti ricercato-
ri, ed ovviamente di chi scrive, è necessario indagare anche la storia,
come pure la geografia, dell’editoria per le lingue straniere. Questa ri-
cerca, certamente faticosa quando si tratta di “editoruzzi” (come li definì
molto severamente il giornalista milanese Carlo Tenca nel 18443), so-
prattutto quelli di antica data, come spesso è accaduto per i manuali di lin-
gua, permetterà di contestualizzare questi testi, oggetto della nostra inda-
gine, in modo completo, se è vero, come dice H.-J. Martin, che “l’editore
si colloca al centro di una rete che collega le forze di produzione, la cer-
chia degli autori ed il pubblico” (v. Garin 1991: VIII). Ci permetterà so-
prattutto di contribuire adeguatamente alla storia della cultura, indissolu-
bilmente intrecciata alla storia dell’editoria, che ne è una componente im-
portante ed ineliminabile, come sottolineava alcuni anni fa E. Garin (ivi:
IX) ed alla storia della scuola italiana, di cui la storia dell’editoria è un
presupposto imprescindibile, una condicio sine qua non.
Lo sviluppo della nostra ricerca dimostrerà quanto ciò sia valido an-
che per il settore linguistico, non ancora abbastanza scandagliato, come
del resto altri aspetti dell’editoria segnalati dagli storici. Per un tempo
abbastanza lungo, infatti, questo è stato il destino di oblio di edizioni e
di stampatori-editori-librai che non rientrassero nell’ambito di quella e-
ditoria denominata “eroica” (Semerano 1960), impegnata cioè ideologi-
3
Scrive Tenca: “una caterva di editoruzzi, di rigattieri-librai, i quali spilluccano
sul centesimo e stanno tutto il dì in agguato a rubarsi a vicenda le speculazioni” (v.
Palazzolo 1986: 55-115 e Infelise 1997: 71-72).

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4 Bruna Ranzani

camente nel processo di costruzione della nazione Italia e degli Italiani


prima dell’Unità, e di liberazione dal fascismo poi, che ha spesso con-
centrato se non monopolizzato l’attenzione degli storici.

Fonti per la storia dell’editoria e stato degli studi


Fonti documentarie
Il lavoro compiuto da vari storici sulle fonti documentarie manoscrit-
te e a stampa (v. Tortorelli 1995a) fornisce indicazioni preziose, pur re-
gistrando difficoltà oggettive che rendono la mappa necessariamente la-
cunosa. Tali difficoltà sono dovute non alla carenza di documentazione,
di fondi librari ed archivistici, di cui anzi il nostro paese è ricco, ma
piuttosto all’assenza di una sistematica recensione delle fonti, che spesso
sono purtroppo disperse e di arduo accesso (Pasta 1995: 359). Così è per
i cataloghi delle case editrici ed anche per gli avvisi librari dell’Ot-
tocento, di cui manca in Italia una raccolta organica, mentre cataloga-
zioni importanti sono state effettuate in altri paesi come Inghilterra,
Francia (dove esistono cataloghi completi dell’editoria scolastica a parti-
re dalla Rivoluzione) e Germania. Fra l’altro, l’alluvione fiorentina del
1966, che ha colpito anche la Biblioteca Nazionale centrale, ha prodotto
gravi perdite. Spesso la ricerca deve essere effettuata in fondi vari ed in
modo sparso: ad esempio, nella Miscellanea Tommaseo della Biblioteca
Nazionale Centrale di Firenze sono raccolti molti cataloghi e avvisi li-
brari ed editoriali non facilmente reperibili, tra i quali quelli di Vieus-
seux, Detken e altri. Il Catalogo dei Libri italiani dell’Ottocento (1801-
1900) (CLIO 1991), utilissimo anche per la storia degli “editoruzzi” e
tipografi più o meno sconosciuti, presenta purtroppo inesattezze e lacune
anche importanti (Raicich 1993: 145-151), pur restando uno strumento
di lavoro insostituibile. Possediamo fortunatamente importanti biblio-
grafie, cataloghi, collettivi, nazionali (ante-litteram, ovviamente, per
quanto riguarda il periodo pre-unitario) e particolari. Relativamente ai
primi, già dal 1835 l’editore milanese Stella pubblicava una annuale Bi-
bliografia italiana ossia Elenco generale delle opere d’ogni specie e
d’ogni lingua pubblicate in Italia e delle italiane pubblicate all’estero
(Milano, presso la ditta A. F. Stella e figli, 1835-1846) ideata da Anton
Fortunato e pubblicata a cura del figlio Giacomo (v. Berengo 1980: 302
ss.), e come appendice annuale a questa un Indice statistico librario per
Stati, città, editori. Dal 1869 la Bibliografia italiana (nei primi due anni
denominata Bibliografia d’Italia) (Firenze, Pellas, Milano, Associazione
Tipografico-Libraria Italiana, 1869-1885) fu il giornale, compilato sui

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 5

documenti comunicati dal Ministero della Istruzione pubblica, dell’As-


sociazione Libraria Italiana (dal 1872 Associazione Tipografico-Libraria
Italiana, A.T.L.I.), creata nello stesso 1869 a Torino, nel corso del VI
Congresso pedagogico italiano4, auspici Loescher, Treves e Pomba, con
lo scopo di difendere la produzione e il commercio librario dai costi ec-
cessivi della manodopera, dai disservizi postali e dai pesanti dazi doga-
nali5. La creazione di questa associazione fu anche stimolata dagli inte-
ressi del mercato scolastico, da poco unificato. Nel 1876, per iniziativa
della medesima Associazione, venne pubblicato per la prima volta il Ca-
talogo dei libri scolastici d’educazione e d’istruzione che uscirà an-
nualmente per circa un secolo, salvo qualche breve interruzione (per
l’anno scolastico 1876-1877), documento importante, anche se non e-
saustivo, per una mappa delle imprese editoriali italiane. Dal 1878, i ca-
taloghi degli editori aderenti all’Associazione furono rilegati insieme e
raccolti nel Catalogo collettivo della libreria italiana (Milano, a cura
dell’Associazione italiana degli editori), che ebbe varie edizioni, via via
aggiornate e allargate ed assunse una certa regolarità dal 1883. Nel 1887
il Ministero avocò a sé la pubblicazione della precedente Bibliografia
italiana. Dal 1888, organo dell’Associazione fu il Giornale della libre-
ria, della tipografia e delle arti e industrie affini, che dedicò un Supple-
mento ai cataloghi degli editori dei libri per la scuola, l’istruzione e
l’educazione. In occasione del venticinquesimo anniversario della fon-
dazione dell’Associazione, essa pubblicò anche un Annuario delle libre-
rie e delle tipografie italiane (Milano, 1894). Parallelamente a queste
iniziative dell’A.T.L.I, Giuseppe Molini, “terminale di una ditta familia-
re con diramazioni a Londra e Parigi”, Livorno e Roma, grande fornitore
delle biblioteche fiorentine, pubblicò a Firenze, dagli inizi del 1780 alla
fine del 1782, un bollettino biblicografico settimanale (Catalogo dei li-
bri nuovi) che raccoglieva le inserzioni dei librai della penisola, in parti-

4
Gli editori partecipano infatti ai Congressi pedagogici ed a quelli degli scien-
ziati che sono anche occasioni propositive. Semerano (1960) segnala anche il Con-
gresso tipografico italiano tenutosi a Bologna nel 1869.
5
Sulle vicende associative degli editori, dei tipografi e dei librai v. Associazione
Italiana Editori 1950, e Toffanin/Randi 1990. Ricordiamo che nel 1929 l’Associa-
zione editoriale libraria italiana fu sciolta in base alle direttive sindacali e corporati-
ve del regime fascista e fu sostituita da due federazioni, quella degli editori e quella
dei commercianti del libro, afferenti rispettivamente alla Confederazione degli indu-
striali e a quella dei commercianti (nel 1934 entrambe confluirono nella Corporazio-
ne della carta e della stampa) (v. Galfré 2005: 91)

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6 Bruna Ranzani

colare veneziani e napoletani, fonte poco nota, ma di notevole interesse


per la storia editoriale del tardo Settecento, come sottolinea R. Pasta
(1998: 251-252); Loescher, Muenster e Bocca avevano avviato, in col-
laborazione con il Ministero P.I., varie bibliografie annuali, attraverso le
quali è ricostruibile la produzione nazionale. Inoltre, l’Associazione ita-
liana per l’educazione del popolo aveva compilato una Bibliografia sco-
lastica, pubblicata da Paravia (Roma-Torino) nel 1871 per uso delle au-
torità scolastiche comunali e provinciali e dei maestri delle scuole ele-
mentari, classiche e tecniche, considerata una fonte “particolarmente
preziosa” (v. Firpo 1983: 3). Non mancarono neppure iniziative di respi-
ro internazionale, come quella di Giambattista Sonzogno, il quale pub-
blicava un periodico intitolato Fogli bibliografici. Elenchi delle opere
recentemente pubblicate in Germania, Inghilterra, Francia e Italia, già
attestato nel 1819 (v. Berengo 1980: 203, nota). In quest’ambito delle
riviste bibliografiche non possiamo non menzionarne due del Novecen-
to: L’Italia che scrive (1918-1938), moderna nella sua formula e che ar-
rivò a tirare 30.000 copie (v. Tortorelli 1996) e I libri del giorno, che
l’editore Treves pubblicò prevalentemente per pubblicizzare i libri della
sua casa. Dal 1908 alla prima guerra mondiale, anche la Le Monnier in-
formò mensilmente sui testi scolastici disponibili e sulle novità della “Bi-
blioteca nazionale” (che, pur non destinata espressamente alla scuola, fin
dalla sua creazione ospitò opere utilizzabili anche a livello didattico), tra-
mite un Bollettino bibliografico della ditta Successori Le Monnier.
La Biblioteca Nazionale di Firenze fa uscire un Bollettino bibliogra-
fico delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa (con una
sezione dedicata ai “libri d’istruzione e di educazione”, secondo la ter-
minologia corrente del XIX secolo) le cui eventuali imprecisioni e lacu-
ne possono essere corrette con i dati riportati nel Catalogo cumulativo
del Bollettino (CUBI 1886-1957), con l’imprescindibile consultazione
dei fondi di biblioteche particolarmente ricche, come appunto la Nazio-
nale di Firenze, e con i cataloghi di singole case editrici. Fra i cataloghi
particolari figurano quello del torinese Pomba che nel 1854 dette vita
all’Unione tipografico-editoriale italiana UTET (Catalogo storico delle
Edizioni Pomba e Utet 1791-1990, Torino, Utet, 1991); del fiorentino G.
Barbèra (Annali bibliografici e catalogo ragionato delle edizioni di
Barbèra, Bianchi e comp., di Gaspero Barbèra, con elenco di libri, opu-
scoli e periodici stampati per commissione, 1854-1880, Firenze, Barbè-
ra, 1904); di Paravia, uno degli editori egemoni per il settore scolastico,
nell’egemone editoria torinese (Bibliografia Paraviana dei libri scola-
stici); dei fiorentini Olschki (Le edizioni Olschki, 1886-1986, catalogo a

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 7

cura di Silvia Alessandri, Rosanna Reale, G. Tortorelli, Firenze, Giunta


regionale Toscana, La Nuova Italia) e Nerbini, (v. Tortorelli 1983); di
Zanichelli (Le edizioni Zanichelli 1859-1939, Bologna, 1984), catalogo
storico ragionato allestito utilizzando anche la corrispondenza epistolare
indirizzata al fondatore Nicola (morto nel 1884) e ai figli Giacomo
(morto nel 1897) e Cesare (morto nel 1917); un catalogo che “costitui-
sce, pur con vistosi limiti, gravi lacune e notevoli imprecisioni, un pre-
zioso, insostituibile strumento di lavoro e forse, a tutt’oggi, il più ricco
manuale a nostra disposizione per la storia della cultura bolognese
dell’età carducciana e post-carducciana” (Tortorelli 1986: 144-145). Nel
1986 sono apparsi il Catalogo storico Arnoldo Mondadori editore
(1912-1983) (Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori a cura
di Patrizia Moggi Rebulla e Mauro Zerbini) e quello della Nuova Italia
(Una casa editrice tra società, cultura e scuola. La Nuova Italia 1926-
1986, a cura di Alessandro Piccioni, Firenze, La Nuova Italia). Recen-
temente è apparso anche il Catalogo storico dei libri per la scuola
(1910-1945) di Mondadori (a cura di Elisa Rebellato, Milano, Franco
Angeli 2008). Possediamo ancora i cataloghi di Paggi, Sansoni, Le
Monnier (Firenze), Giusti (Livorno), Morano (Napoli).
Un’altra fonte che Ilaria Porciani segnala come “preziosa testimo-
nianza delle scelte compiute dai singoli istituti, dagli insegnanti e dai
presidi” e quindi anche della “loro formazione culturale, i loro gusti e gli
orientamenti ai quali presumibilmente si ispiravano nello svolgere il loro
quotidiano insegnamento”, della “politica degli acquisti”, è quella dei
registri degli acquisti, di cui attesta di aver trovato serie ininterrotte, a
partire dal 1860, in biblioteche scolastiche antiche (Porciani 1986: 60 ).
Oltre a queste fonti, informazioni importantissime possono fornire
gli archivi degli editori (v. Tortorelli 1998). Alcuni sono stati aperti da-
gli stessi in anni recenti (dopo il 1980), ma molti sono dispersi o sono
stati distrutti, come è accaduto a Hoepli e Loescher, durante i bombar-
damenti della seconda guerra mondiale, mentre quello che è rimasto
dell’archivio di Leo S. Olschki è stato studiato e catalogato. Possediamo
il fondo Mondadori e il Fondo Bemporad. Ricchissimo l’archivio della
Pàtron (v. Tortorelli 1992: 94) e quello di Zanichelli che, così come il
catalogo, documenta anche vivamente la storia della cultura bolognese
(Semerano 1960: 10). M. G. Alloatti segnala l’Archivio dell’Unione Ti-
pografica Italiana (Movimento operaio, a.VI, 1954) e A. Pompilio quello
della Casa editrice Laterza (L’archivio della casa editrice Laterza. Un
contributo alla storia della cultura italiana, in Tortorelli 1995a: 81-88).
Nel 1995 un gruppo di ricerca ha dato vita ad un bollettino diretto da G.

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8 Bruna Ranzani

Turi, La fabbrica del libro, che informa sugli studi in corso per la storia
dell’editoria e del libro e sullo stato degli archivi editoriali. Inoltre, poi-
ché il processo evolutivo delle case editrici le conduce, dall’Ottocento in
poi, ad assumere la configurazione di aziende e di vere e proprie indu-
strie, possiamo attingere notizie e un orientamento anche sugli archivi
sussistenti dalla pubblicazione Archivi di imprese industriali in Toscana
(Firenze, All’insegna del Giglio), che il CNR e la Sovrintendenza archi-
vistica per la Toscana hanno promosso nel 1982. Implicito e ovvio
l’invito a consultare l’Archivio centrale dello Stato (Fondo del Ministero
della Pubblica Istruzione) (v. Bidolli, P., La storia dell’editoria nella
documentazione dell’Archivio centrale dello Stato, in Tortorelli, 1995a)
e gli archivi locali, compresi quelli delle Camere di Commercio. L’Ar-
chivio del Consiglio Superiore (ACS) di Roma dà accesso agli Elenchi
di libri di testo adottati nelle scuole primarie e secondarie distinti per
province, elenchi che per esplicita disposizione ministeriale venivano
compilati annualmente e che permettono talora di identificare piccoli
editori dei quali si è perduta ogni traccia, così come nel Bollettino del
Ministero della Pubblica Istruzione (BMPI) figurano elenchi di libri di
testo autorizzati (se era il caso) ed adottati.
Possiamo inoltre consultare i carteggi degli editori con i loro autori6
fra i quali, importante, ancora una volta, quello di Zanichelli (1867-
1916, ora esteso agli anni 1859-1939) (v. Tortorelli 1986 e Scardovi
1980); memorie (Gaspero Barbèra, Memorie di un editore pubblicate
dai figli 1818-1880, Firenze, Barbèra, 1883, 1954 3a ediz.)7; autobiogra-
fie, come quella che Mariano Cellini – titolare della Galileiana di Firen-
ze, stampatore anche per conto di G. Vieusseux ed editore delle riviste
(fino alla Gioventù) e dei Principi (1861) di Raffaele Lambruschini –
scrive negli ultimi anni della sua vita (v. Il Pietro Thouar, Firenze, 1,
1877, II, 3 sgg. e Cappuccio 1972, Memorialisti dell’Ottocento, III, Mi-
lano, Napoli, Ricciardi, 677-732); o quella di A. Vallecchi (Ricordi e
idee di un editore vivente, Firenze, Vallecchi, 1934); biografie di editori
e storie di case editrici: relativamente a queste ultime, il Dizionario bio-
grafico degli Italiani (Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1961)
ci fornisce profili di editori, nel corso degli anni – da quando soprattutto

6
Talora pubblicati dagli editori stessi, v. ad es. Lettere di G. Barbèra tipografo-
editore (1841-79) pubblicate dai figli, prefaz. di A. D’Ancona, Firenze, Barbèra,
1914.
7
Su Barbèra v. anche Vasoli, C. (1983), “Un editore fiorentino: Gaspero Barbè-
ra”, in Porciani 1983: 21-41; Tortorelli 1989: 37-62.

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 9

l’attenzione degli storici si è rivolta alle case editrici – è apparsa una se-
rie ormai molto ricca di monografie su editori importanti anche per
l’ambito che ci interessa, come Paravia (Casana Testore, P., La casa edi-
trice Paravia. Due secoli di attività: 1802-1984, Torino, Paravia, 1984),
Zanichelli (De Franceschi, L., Nicola Zanichelli, libraio, tipografo, edi-
tore, 1843-1884, Milano, Franco Angeli, 2004), Le Monnier (Ceccuti,
C., Un editore del Risorgimento. Felice Le Monnier, Firenze, le Mon-
nier, 1974; Ceccuti, C., Le Monnier dal Risorgimento alla Repubblica
1837-1987, Firenze, Le Monnier, 1987; Le Monnier due secoli di storia,
Firenze, Le Monnier 1996), Sansoni (Parenti, M., G. C. Sansoni, Firen-
ze, Landi Editore, 1955; Pedullà, G., Il mercato delle idee. Giovanni
Gentile e la casa editrice Sansoni, Bologna, Il Mulino, 1986; Testimo-
nianze per un centenario. Annali della Casa Editrice G. C. Sansoni
1873-1973, Firenze, Sansoni, 1974), La Nuova Italia (Giusti, S., Una
casa editrice negli anni del fascismo. La Nuova Italia, 1926-1943, Fi-
renze, Olschki, 1983), Paggi-Bemporad-Marzocco (Paggi Bemporad
Marzocco. Storia di una casa editrice, estratto dall’Almanacco Italiano,
rivisto a cura di G. Semerano, Firenze, Tip. Bemporad-Marzocco,
1960), Mondadori (Decleva, E., Mondadori, Torino, UTET, 1993), Ho-
epli (Decleva, E. ed., Ulrico Hoepli 1847-1935. Editore e libraio, Mila-
no, Hoepli, 2001), Remondini (v. Bibliografia generale), Treves (Gril-
landi, M., Emilio Treves, Torino, UTET, 1977), i Morano (Mascilli Mi-
gliorini, L., Una famiglia di editori. I Morano e la cultura napoletana
tra Otto e Novecento, Milano, Franco Angeli, 1999), Laterza (Patuzzi,
C., Laterza, Napoli, Liguori, 1982; Coli, D., Croce, Laterza e la cultura
europea, Bologna, Il Mulino, 1983, poi Roma-Bari, Laterza, 1984; Cen-
to anni Laterza 1885-1985, Bari, Laterza, 1985; Laterza. Un secolo di
libri 1885-1985, Roma-Bari, Laterza, 1989), per ricordarne solo alcune,
segnalando che comunque nei due TESEO possiamo trovare le indica-
zioni bibliografiche in calce alle schede dedicate ai singoli editori.

Stato degli studi


Gli studi di storia dell’editoria in Italia hanno avuto un avvio tardivo
e purtroppo frammentario e non sistematico, al contrario di quanto è ac-
caduto in altri paesi, come Francia, Inghilterra, Germania, Stati Uniti.
Gli stessi storici che per primi si sono avventurati su questo terreno la-
mentano tali carenze, imputabili in parte a difficoltà derivanti dal lungo
policentrismo politico-istituzionale e culturale che differenzia l’Italia
dalle più coese e moderne nazioni europee, ma anche, soprattutto nella
fase iniziale di questo nuovo filone di ricerca, alla ‘predilezione’ della

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10 Bruna Ranzani

storiografia italiana per le vicende della cultura e della politica, e la sua


iniziale ‘resistenza’ ad affrontare per l’epoca contemporanea la storia
sociale del libro (Turi 1997: 7-8). Un’ipoteca ancor più forte grava sul-
l’editoria scolastica, non essendo il libro di testo considerato dagli intel-
lettuali come un oggetto culturale. Si tratta per lo più di studi-sondaggio,
che interessano aspetti, personaggi, periodi e luoghi particolari (i centri
editoriali più importanti, come Firenze, Milano, Torino) e che spesso
trovano spazio in volumi miscellanei, col rischio di ripetizioni o di vi-
stose lacune, data l’assenza, non certo di fonti documentarie, come già
rilevato, ma piuttosto di uno strutturato coordinamento fra i ricercatori,
di una solida organizzazione della ricerca, di seri studi preparatori. I
primi studi scientifici sono apparsi negli anni ’80, suscitati “dall’interes-
se per il nuovo universo della comunicazione” e dall’acuirsi fra gli stori-
ci, “in presenza di crisi e di processi di concentrazione editoriale”, della
percezione del “nesso profondo e complesso tra produzione culturale e
strumenti della sua circolazione” (ivi: 6). Il merito di aver attivato questo
filone di ricerca è senz’altro da attribuire a Marino Berengo per il suo ma-
gistrale lavoro Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione
(1980), che, oltre ad assegnare un ruolo centrale all’editoria nelle dinami-
che culturali e storiche dell’epoca, fornisce un primo indice analitico di
editori, con alcune notizie di base. Accanto a Berengo, anzi cronologica-
mente prima di lui, uno storico del calibro di Luigi Firpo ha dato l’avvio a
ricerche su di un altro ambiente editoriale di primaria importanza, quello
torinese, attraverso il suo studio su G. Pomba (Vita di Giuseppe Pomba da
Torino, libraio tipografo editore, Torino, UTET, 1975). La statura dei due
studiosi ha in qualche modo “legittimato” l’apertura di un ambito di ricer-
che storiche, basate su metodi quantitativi di lungo periodo, certamente
rese difficili dalle condizioni del nostro sistema bibliotecario, “ma in ogni
caso poco accette ad una storiografia che ha sempre alimentato forti riser-
ve verso il dénombrement e la ricostruzione seriale del patrimonio cultura-
le” (Pasta 1995: 364).
Ben diversa la situazione in Francia, dove già dal 1847 il Cercle de la
Librairie et de l’Imprimerie raccoglieva a Parigi tutte le professioni del
libro e pubblicava il Journal de la librairie e il Bulletin de la Librairie.
Dagli anni ’60 le Annales E.S.C. danno l’avvio alla storia sociale del li-
bro con il famoso contributo diretto da François Furet: Livre et société
dans la France du XVIIIe siècle. A questo lavoro, che più tardi servirà da
stimolo anche in Italia, segue tutta una serie di repertori bibliografici dei
libri stampati in Francia nei secoli XVI, XVII, XVIII, pubblicati fra il
1970 e il 1988 e a seguire, nonché, nel 1979, un repertorio internaziona-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 11

le di editori e diffusori di lingua francese. Nello stesso anno appare il


libro di F. Barbier, archivista e paleografo, Trois cents ans de librairie et
d’imprimerie, 1676-1830, Paris, Berger-Levrault, Genève, Droz. Tanto
impegno e lavoro preparatorio hanno permesso lo straordinario lavoro
diretto da H.-J. Martin e R. Chartier, Histoire de l’édition française (il
IV volume, L’édition française depuis 1945, è diretto invece da P. Fou-
ché), Paris, Promodis, 1982-1986 e quello pubblicato a cura di F. Bar-
bier, S. Juratic, D. Varry, L’Europe et le livre. Réseaux et pratiques du
négoce de librairie, XVIe-XIXe siècles (Langres, Klincksieck, 1996). A
questi lavori si aggiunge l’attività della Revue française d’histoire du
livre, pubblicata a Bordeaux dalla Société des bibliophiles de Guyenne.
Nel 1989 viene fondato a Parigi l’Institut Mémoires de l’Édition Con-
temporaine, che raccoglie e riordina archivi di editori, cataloghi, carteg-
gi editori-autori, mettendoli a disposizione dei ricercatori (v. Mollier
1995: 717-740 e Tortorelli 1995b: 709-715).
In Italia, tuttavia, dopo gli inizi incerti e dispersivi, l’interesse per
questo ambito della storia si è accresciuto continuamente ed ha dato
luogo a ricerche a 360 gradi che hanno indagato i molteplici aspetti ed
implicazioni dell’impresa editoriale – economici, finanziari, politici, cul-
turali, organizzativi –; le figure dei singoli operatori, con la loro perso-
nalità ed i loro orientamenti intellettuali, culturali e civili, riflessi nella
pratica editoriale; l’articolazione del mercato, sia nei suoi termini eco-
nomici che in quelli della penetrazione del prodotto librario; gli autori
nei loro rapporti con gli editori.
Le stesse case editrici hanno contribuito dagli anni ’70 a dare impul-
so agli studi di storia dell’editoria, sia costituendo delle fonti d’infor-
mazione, sia pubblicando sistematicamente contributi determinanti, sia
dando vita a collane e collezioni specifiche. Cito ad esempio l’Editrice
Bibliografica di Milano, fondata nel 1974, che oltre a promuovere pub-
blicazioni di alto livello, raccolte nella collana “I mestieri del libro”,
pubblica dal 1982 il Catalogo degli editori italiani, che comporta anche
rapporti annuali sullo stato dell’editoria, con contributi riguardanti a-
spetti generali o specifici della produzione e del mercato del libro. Fran-
co Angeli ha attivato una collana Studi e ricerche di storia dell’editoria,
diretta da Franco Della Peruta e Ada Gigli Marchetti, con particolare at-
tenzione per il periodo che va dagli inizi del Settecento ai nostri giorni.
La collana è pubblicata per iniziativa dell’Istituto Lombardo per la storia
della Resistenza e dell’età contemporanea (ora Istituto Lombardo di sto-
ria contemporanea), con la collaborazione del Centro di Studi per la sto-
ria dell’editoria e del giornalismo e conta ormai molti titoli. L. Olschki

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12 Bruna Ranzani

ha pubblicato soprattutto ricerche storiche sull’editoria fiorentina del Set-


tecento e Ottocento, come quelle di Ilaria Porciani (1983) e di Augusta
Morelli Timpanaro (1999). La Nuova Italia ha anch’essa una collezione:
La vita sociale della Nuova Italia (a partire dall’Unità), fondata da N. Va-
leri, che presenta biografie di personaggi, fra cui Treves e Einaudi.
Si stanno così colmando importanti lacune, come ad esempio i vuoti
storici in cui si sono perse tante iniziative ed imprese editoriali del Sud
d’Italia dove, dalle acque morte del protezionismo e della contraffazio-
ne, emergono alla luce, grazie a studi recenti, realtà originali ed espres-
sioni editoriali interessanti. Penso ad esempio al volume di studi, edito
nel 2002 a cura di G. Palmieri e T. Scimone sul Molise, ad alcuni con-
tributi recenti su Napoli, sulla Sicilia (v. bibliografia generale nel pre-
sente volume), che mostrano, nonostante tutto, pur in un ambiente para-
lizzato e reso asfittico da una strutturale chiusura, una volontà di spro-
vincializzazione, di apertura a contesti internazionali.
La ricca e minuziosa bibliografia, strutturata secondo una distribu-
zione diacronico-diatopica, che appare in questo Quaderno del Cirsil,
pone bene in evidenza come la ricerca si sia sviluppata adottando diret-
trici capaci di correggere certi squilibri e di eliminare alcuni buchi neri.
Essa mette in luce il processo evolutivo dell’editoria, anche per quanto
riguarda il settore scolastico, dai primordi dell’editoria artigianale fino
alla progressiva rivoluzione industriale, con la creazione di gruppi, con-
centrazioni e sistemi che essa ha prodotto, arrivando oggi a realtà com-
plesse nelle loro articolazioni, come l’e-book , il print on demand, la
disseminazione dei ruoli editoriali ecc.8 Dalla stessa bibliografia appari-
rà evidente che una folta messe di studi investe l’Ottocento, epoca di
grande svolta per l’editoria e la sua storia, sia dal punto di vista tecnolo-
gico, grazie alla meccanizzazione della produzione fin dall’inizio degli
anni ’30, battistrada l’editore Pomba di Torino, sia sotto il profilo orga-
nizzativo e vocazionale, in concomitanza con i fermenti che agitano la
vita politica e sociale italiana, con la grande cesura rappresentata dall’u-
nificazione ed il suo corteo di grandi cambiamenti istituzionali, anche in
campo scolastico e pedagogico-didattico. Lo stesso può dirsi del periodo
fascista.
In anni recenti sono apparse opere-pilastri, come lo sono dizionari e
repertori. Alla pubblicazione di CLIO (Catalogo dei libri italiani dell’
8
V. Schiffrin, A. (2000), Editoria senza editori, Torino, Bollati Boringhieri; Ce-
sana, R. (2002), Editori e librai nell’era digitale, Milano, Franco Angeli, 2a ediz.;
Reitano, Luca e Leonida Scenari digitali, in Ragone 2005: 155-208.

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 13

Ottocento) nel 1991, ha fatto seguito EIO (Editori italiani dell’Ot-


tocento) nel 2004, indispensabile strumento di base, composto da oltre
9000 voci che, come risulta evidente dal titolo, ha spostato la focalizza-
zione dai libri pubblicati alle case editrici, ed ha anche colmato alcune
lacune di CLIO. Per l’ambito scolastico è finalmente arrivato TESEO
(Tipografi ed editori scolastico-educativi dell’Ottocento) del 2003 (2°
ediz. 2004), prodotto di un nutrito gruppo di lavoro diretto da Giorgio
Chiosso, che recentemente (2008) ha fatto uscire anche il dizionario ri-
guardante la prima metà del Novecento (TESEO ’900). Il TESEO si è
basato su materiale attinto non solo da testi a stampa, ma anche da fonti
documentarie ed archivistiche di prima mano e quindi ha fornito rico-
struzioni affidabili, attente e fondamentali della personalità – in senso
lato – e del percorso professionale-produttivo di un numero ingente di
editori italiani – o comunque operanti in Italia – dedicatisi anche o so-
prattutto al settore scolastico-educativo-istruttivo. Tali ricostruzioni aiu-
tano anche noi, indagatori della circolazione e dell’insegnamento in Ita-
lia delle lingue e culture straniere, ad avere una visione più completa e
precisa di questa realtà e della sua storia, che non è soltanto quella dei
contenuti e delle metodologie, ma anche quella sociale degli autori, de-
gli operatori editoriali – quindi dei sistemi e delle filosofie di produzione
– e dei fruitori. Il TESEO ha repertoriato 601 imprese tipografico-
editoriali e librarie, attive in Italia nel XIX secolo, “nei cui cataloghi si
riscontra una presenza non occasionale di libri d’istruzione e d’educa-
zione”, secondo una terminologia corrente nell’epoca (v. Avvertenza).
Delle 601 schede del repertorio 184 danno informazioni su autori e testi
nell’ambito dell’insegnamento delle lingue e letterature straniere e sono
così ripartite: francese, che è assolutamente predominante, 149 schede di
cui 109 solo francese; inglese 87, di cui 22 solo inglese, 59 france-
se/inglese, 5 con tedesco e francese, 1 con spagnolo; tedesco 48 schede, di
cui 5 con spagnolo, inglese e francese, 1 con spagnolo; spagnolo 7 schede,
di cui una solo spagnolo, 5 con inglese, tedesco e francese, 1 con inglese.
Per quanto riguarda il TESEO ’900 delle 453 schede presenti 194 riguar-
dano l’ambito linguistico e, in particolare, 126 il francese, ancora predo-
minante anche se certamente in calo rispetto al secolo precedente, di cui
87 solo francese, 6 francese/tedesco, 8 francese/inglese, 3 con l’inglese e
lo spagnolo, 9 con l’inglese e lo spagnolo, 11 con il tedesco, l’inglese e lo
spagnolo, 1 con lo sloveno e il tedesco e 1 con lo spagnolo e il tedesco; 78
per l’inglese di cui 45 solo inglese, e le altre in abbinamento con il france-
se e il tedesco e lo spagnolo; 67 per il tedesco di cui 37 unicamente per il
tedesco e 31 per lo spagnolo, di cui 16 solo spagnolo.

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14 Bruna Ranzani

Una buona messe può essere raccolta servendosi di questi preziosi


repertori, soprattutto dei due TESEO che già forniscono informazioni
scelte e filtrate nell’ottica esclusiva dell’insegnamento, e mettendoli a
confronto con i repertori specifici per gli insegnamenti linguistici, come
il già citato Insegnare il francese in Italia. Repertorio analitico di ma-
nuali pubblicati dal 1625 al 1860, uscito nel 1991 e, in seconda edizione
ampliata, nel 1997, a cura di Nadia Minerva e Carla Pellandra (Bologna,
Clueb), seguito da Insegnare il francese in Italia. Repertorio di manuali
pubblicati dal 1861 al 1922, a cura di Nadia Minerva (2003), e dal Re-
pertorio di manuali pubblicati in epoca fascista (1923-1943), con lo
stesso titolo generale degli altri due, realizzato da A.M. Mandich, sem-
pre per Bologna, Clueb. Il merito peculiare di quest’ultimo è di aver re-
pertoriato anche manuali di italiano per stranieri e manuali per altre lin-
gue straniere, oltre al francese, e precisamente inglese, tedesco, spagno-
lo, sloveno, arabo, russo e ungherese. La presenza di insegnamenti di
altre lingue straniere, soprattutto arabo e russo, nell’Italia dell’Otto-
Novecento, emerge anche da TESEO e la realizzazione di repertori e
studi in tale direzione renderebbe certamente la ricostruzione storica del
panorama editoriale e scolastico molto più completa ed attendibile.

L’antico e il nuovo regime tipografico


È innegabile che il percorso lungo e tortuoso, che ha condotto all’af-
fermazione della libertà di stampa ed al riconoscimento e alla tutela del
diritto d’autore, ha influito notevolmente sulle iniziative, sulle scelte e
sui prodotti editoriali, presentando anche una variabile geografica, dato
il frazionamento politico del territorio italiano prima dell’Unità e i di-
versi atteggiamenti, di fronte a questi problemi, dei governi locali, più o
meno illuminati, oppure decisamente retrivi e riluttanti a qualsiasi inno-
vazione e democratizzazione. La questione è naturalmente pertinente al
tema che qui ci occupa, come appare anche a prima vista dai repertori
dedicati all’insegnamento della lingua francese che mostrano lunghe se-
rie, incalzanti anche in brevi spazi di tempo, di ristampe di uno stesso
testo, specialmente nel periodo che René Chartier ha definito come
“l’Ancien Régime typographique” (Chartier 1981), epoca precedente
alla Convenzione austro-sarda del 1840 (stipulata poi anche da altri pae-
si europei) ma, di fatto, di durata variabile da paese a paese e nello stes-
so territorio italiano, data la divisione politico-istituzionale, la diversa
storia e i diversi orientamenti dei vari stati, come si è già accennato. In
Francia la definizione di Chartier investe il periodo precedente alla Ri-
voluzione francese e al dominio napoleonico, che però terminerebbe so-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 15

lo intorno al 1830, dopo un cinquantennio di passaggio tra il 1780 e il


1830, caratterizzato certamente da intensi contrasti e significativi cam-
biamenti, ma anche da un mantenimento sostanziale dei sistemi di pro-
duzione e distribuzione del libro dei secoli precedenti. Censura e assen-
za di tutela della proprietà letteraria, come del resto privilegi di ogni sor-
ta, si rivelano duri a morire, così il percorso sarà caratterizzato da di-
scontinuità, segnato da momenti di spinta in avanti o di retrocessione.
Nella stessa Francia, dove dal 1791 era stato stabilito il principio della
libertà di stampa, questo veniva tuttavia ridimensionato nel 1810 dal de-
creto napoleonico che, pur ribadendolo, istituiva la Direzione della
stampa e della libreria, con diramazioni in tutti i dipartimenti dell’impe-
ro, la quale sovrintendeva a tutte le attività di produzione e diffusione
dei libri e dei periodici e poteva in qualunque momento sospendere la
pubblicazione di un’opera.
In Italia, qualche sprazzo di legislazione più liberale era apparso, per
esempio nel Granducato di Toscana, dove nel 1743 Francesco Stefano di
Lorena aveva promulgato un editto per disciplinare l’esercizio dell’atti-
vità tipografica, editto certamente innovativo (delimitava infatti la sfera
ecclesiastica ed il suo potere decisionale, ritenendo la concessione del
permesso di stampa una questione laica e una prerogativa del sovrano,
con conseguente ed immediata condanna da parte dell’Inquisizione e
lunga controversia tra la corte di Roma e quella della Toscana, v. Morel-
li Timpanaro 1999: 1-2) e che costituì l’inizio di una evoluzione verso la
libertà di stampa. In seguito, la relativa libertà del periodo leopoldino si
era riflessa anche sul piano editoriale, “imprimendo alla libreria un’ac-
celerazione che farà del Granducato uno dei poli dell’intercambio com-
merciale nel Mediterraneo, in contatto con le piazze di Venezia e Napoli
e, tramite Livorno, con Genova e Marsiglia. Anche sul piano produttivo,
del resto, la diecina di stamperie presenti a Firenze sul finire degli anni
Sessanta, ed i circa 160 addetti all’arte, tra cartai, tipografi e librai, non
sfigurano di fronte a realtà urbane di analoghe, o maggiori, dimensioni”
(Pasta 1995: 363). Pietro Leopoldo favorì il potenziamento dell’editoria
provinciale, come testimoniano le edizioni dell’Encyclopédie, di cui fu-
rono ardenti fautori i fratelli Verri e per le quali il sovrano fu prodigo di
facilitazioni anche finanziarie e di protezione contro gli attacchi eccle-
siastici ed i rischi di condanna pontificia.
La Restaurazione segna un netto regresso, inasprendo ovunque la
censura e determinando spinte protezionistiche. Il dilagare delle ristam-
pe, delle stampe pirata e delle contraffazioni, soprattutto nei piccoli cen-
tri di provincia, nel mezzogiorno e nello stato pontificio, crea una situa-

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16 Bruna Ranzani

zione drammatica: autori ed editori sono scoraggiati dal pubblicare ope-


re d’impegno culturale e finanziario per il timore di vedersele subito ri-
stampate e il commercio librario si rivolge di preferenza alla letteratura
leggera ed ai pamphlet, letteratura che prospera perché sfugge al perico-
lo delle ristampe, è di basso costo e di facile smercio. Tale situazione
suscita reazioni e intensi dibattiti tra editori, scrittori, intellettuali, librai.
Agli inizi degli anni ’20 dell’Ottocento, l’editore A. F. Stella interviene,
con uno scritto (“Pensieri d’un vecchio stampatore-libraio”) apparso nel
periodico milanese di cui era editore, la Biblioteca italiana (1823, t.
XXXI, luglio, agosto, settembre, pp. 25-47, ripubblicato nel 1987 da
M. I. Palazzolo, Roma, Archivio Guido Izzi), sul problema della pirate-
ria editoriale, lamentando la frammentarietà della legislazione degli stati
della penisola e proponendo la ricostituzione o la creazione in ogni stato
di corporazioni degli stampatori che avrebbero dovuto accordarsi fra lo-
ro per esercitare un controllo e un’opera di dissuasione nei confronti del-
la concorrenza scorretta. Giuseppe Pomba e Vieusseux dibattono sull’ar-
gomento nei loro scambi epistolari9. Melchiorre Gioia manifesta il suo
sdegno contro la pirateria (Cenni sulla pirateria libraria, in Opere mi-
nori, vol. XVII, Lugano, Ruggia, 1835, pp. 421-441). Anche l’intel-
lettuale e giornalista milanese C. Tenca dà il suo contributo (v. Palazzo-
lo 1986). Nel 1839, N. Tommaseo rivolge un accorato appello contro le
ristampe agli stampatori-librai (Delle ristampe. Ai librai d’Italia. Di-
scorso di N. Tommaseo), pubblicato a Firenze dal Gabinetto scientifico-
letterario di G. P. Vieusseux. Tanto fermento conduce finalmente nel
1840 alla Convenzione austro-sarda, con la quale i due governi s’im-
pegnano a garantire la proprietà letteraria (diritto d’autore) contro la
contraffazione delle opere. Nel corso dell’anno, tutti i governi italiani
aderiscono alla Convenzione, tranne il Regno delle due Sicilie dove ope-
ra il maggior numero di ristampatori abusivi. Successivi accordi bilate-
rali impegnano ben presto altri paesi europei: nel 1843 lo Stato Sabaudo
e la Francia, nel 1852 la Francia e l’Inghilterra. La Germania aveva ri-
solto il tormentoso problema già dagli anni Trenta. Attraverso tutto
l’Ottocento, secolo di grande svolta per la modernizzazione del sistema
editoriale, si afferma la coscienza del carattere internazionale del pro-
blema delle contraffazioni e si persegue dunque l’obiettivo dichiarato di
9
Illuminanti le lettere di Pomba a Vieusseux nel 1834. Pomba scrive che spera di
aver messo in moto i negoziati tra Vienna e Torino per la legge sulla proprietà. La cor-
rispondenza si fa più serrata fra il ’30 e il ’40 quando viene organizzata la battaglia per
la Convenzione e prosegue poi negli anni seguenti sui Congressi e sull’emporio.

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 17

“fissare le norme di una legislazione universale a tutela della proprietà


intellettuale, che costituisca la base per la creazione di un grande merca-
to europeo della cultura, in grado di sostituire la pratica della concorren-
za a quella delle frodi e dell’assistenzialismo” (Palazzolo 1990: 11).
Nel 1858 intellettuali e amministratori belgi promuovono un Con-
gresso sulla proprietà letteraria a Bruxelles, a cui vengono invitati gli
uomini di cultura di tutti gli stati europei. Ma l’impulso dato dai più il-
luminati addetti ai lavori non trova rispondenza immediata negli inter-
venti governativi. Sarà finalmente la Convenzione di Berna, ratificata
nel 1886 tra gli stati europei, a cui si aggiungeranno più tardi Giappone,
Lussemburgo e Montenegro, a dare una prima coerente applicazione ai
principi sanciti dal Congresso di Bruxelles (Palazzolo, ivi). Questi ac-
cordi e l’introduzione delle nuove regole producono un interscambio
commerciale e culturale creando un nuovo mercato europeo del libro
contro il sistema di dazi, talora davvero esosi, che colpivano l’importa-
zione di libri stranieri e che erano frutto di una politica e di una legisla-
zione censorie e protezionistiche le quali producevano chiusura e clan-
destinità. Serviranno anche ad evitare la proliferazione delle piccole
stamperie e a favorire la razionalizzazione del panorama tipografico.
Oltre alle varie convenzioni, la modernizzazione del sistema editoria-
le, e quindi della produzione e del commercio librario italiano, contro
l’anarchia regnante e l’arretratezza, veniva affidata ad un’importante i-
stituzione, proposta e voluta appassionatamente da un editore illuminato
come Giuseppe Pomba: l’Emporio librario di Livorno, di cui Pomba riu-
scì ad ottenere l’approvazione nel Congresso degli scienziati di Milano
(1844). L’Emporio, funzionando come deposito centrale delle produzio-
ni tipografiche della penisola e casa di commissione libraria, doveva
servire da vero e proprio organo di controllo, di collegamento fra i di-
versi operatori del libro per facilitare e incrementare gli scambi e di or-
ganizzazione editoriale. Infatti, verso l’Emporio avrebbero dovuto con-
vergere tutte le nuove pubblicazioni, i cui titoli sarebbero stati riportati
in un Bollettino bibliografico destinato a facilitare il compito dei librai
dando informazioni rapide e precise su tutto ciò che si pubblicava in Ita-
lia. Viene inoltre proposta l’istituzione di una Fiera del libro sul modello
di quella di Lipsia. L’Emporio librario avrà purtroppo breve vita, nono-
stante l’impegno ostinato e davvero eroico – al punto di sostenere da so-
lo l’onere finanziario – di Pomba, a causa sia della scarsa coesione di
stampatori-editori-librai di un paese dilaniato da una frammentazione
politica che vanificava sul nascere ogni impulso innovatore ed ogni co-
raggiosa realizzazione, sia della “povertà”, in senso culturale ma certa-

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18 Bruna Ranzani

mente anche economico, di molti stampatori ancora artigiani e ancora


chiusi in un isolamento davvero da antico regime. Nel 1844 viene costi-
tuita una Società per Azioni alla quale però aderiscono solo sei imprese,
fra cui (oltre ovviamente a Pomba) Stella, Silvestri e Sonzogno. Nessu-
no stampatore meridionale aderisce all’iniziativa, ad eccezione del napo-
letano Gaetano Nobile, il primo ad introdurre macchine inglesi nel sud.
Nel 1845 il Bollettino bibliografico, che avrebbe dovuto sostituire e mi-
gliorare la vecchia Bibliografia italiana di Giacomo Stella a Milano,
naufraga insieme con l’Emporio (v. Palazzolo 1990: 75-90). Resta tutta-
via il fatto, inconfutabile, che tutta questa messe di riflessioni critiche, di
vere e proprie battaglie portate avanti con fervore e convinzione, coro-
nate da una precisa legislazione, non resteranno lettera morta. Avranno
un effetto quasi immediato per il centro e il nord d’Italia, ma un effetto
ritardato per il sud, che si adeguerà, lentamente, solo dopo l’unifica-
zione. Già da tempo il Regno di Napoli aveva emanato disposizioni che
istituivano (norma murattiana del 1809) e successivamente inasprivano
(decreto del 1822) il dazio d’importazione sui libri stranieri, disposizioni
certamente protezionistiche, in difesa delle aziende (fonderie, cartiere,
tipografie) e degli stampatori locali, che ebbero come effetto la più tota-
le chiusura nei confronti della produzione culturale straniera, soggetta a
norme censorie più restrittive. Gli scambi commerciali e culturali col
Mezzogiorno d’Italia divennero sempre più difficili per editori e librai e
ne sono testimonianza le lamentele di Vieusseux con i colleghi del Sud
(ivi: 157-177). L’arte della stampa napoletana, che pure ha conosciuto
una grande stagione nel Sei-Settecento (v. Rao 1998), subisce, in que-
st’epoca di inasprimento daziario, un progressivo deterioramento, tanto
da non poter competere con le aziende del centro e del nord. La produ-
zione locale è di bassa qualità; le ristampe, in gran copia, sono spesso
scorrette e con veste tipografica scadente, ma costano molto poco allo
stampatore e garantiscono uno smercio sicuro. Quando viene stipulata la
Convenzione austro-sarda del 1840, il Regno di Napoli, cedendo alle
pressioni dei tipografi, spesso abusivi (maggiormente presenti nel Regno
borbonico), minacciati dalla prospettiva di doversi confrontare con una
condorrenza più solida finanziariamente e tecnologicamente più avanza-
ta, col pericolo di una gravissima crisi (Palazzolo, “Geografia e dinami-
ca degli insediamenti editoriali”, in Turi 1997: 42) non vi aderisce, ag-
gravando l’isolamento del meridione e rendendo al contempo poco effi-
ciente il sistema normativo in vigore nel resto d’Italia. Luigi Firpo, riba-
dendo quanto detto dalla Palazzolo a proposito di Vieusseux e i suoi cor-
rispondenti siciliani, sottolinea “quale incomunicabilità ci fosse fra la

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 19

cultura dell’Italia centro-settentrionale e il Regno di Napoli” (v. “Il rin-


novamento dell’editoria nei primi decenni dell’Ottocento”, in Porciani
1983: 3). Se la defezione del Regno borbonico fu clamorosa, ve ne furo-
no tuttavia altre più sporadiche e sotterranee, prolungatesi talora anche
dopo l’Unità, come rilevano gli storici dell’editoria. Le “ben visibili
forme di mercificazione” del letterario che Ragone individua a Milano
prima dell’Unità, usando parole molto forti, come “dittatura letteraria”
(1983: 692), forme infestanti – a scapito della buona letteratura di quali-
tà – come almanacchi, strenne più o meno di lusso, racconti e romanzi
“romantici” d’importazione, destinati a fruitori di diverso censo e diver-
so genere, più donne che uomini (Ragone cita ad esempio il Florilegio
romantico illustrato di Borrori e Scotti), o storielle e letture educative,
sono assai durature e tentanti per gli editori, e rifluiscono anche, con una
certa longevità, nelle produzioni editoriali che ci interessano, come ma-
nuali, grammatiche, antologie ecc. per l’apprendimento delle lingue
straniere. La riflessione su questi testi, certamente non “neutri”, dato il
non trascurabile intento orientativo in senso pedagogico, morale e politi-
co e la funzione “stereotipante” della lingua (Ragone ivi: 690), è stata in
parte già affrontata in quanto aspetto non certo irrilevante dei nostri stu-
di, come non può essere irrilevante la trasmissione di princìpi, valori e
credenze, ed è a tutt’oggi al centro di ricerche e convegni.

Geografia e dinamica degli insediamenti editoriali


Sarebbe impossibile trovare un titolo più appropriato di questo adot-
tato dalla Palazzolo (in Turi 1997: 11-54), per accennare alla distribu-
zione sul territorio italiano delle tipografie o imprese editoriali, la quale
cambia con gli eventi politici (dominazioni e cambiamenti istituzionali)
e il mutare degli assetti. A questi è legata anche l’evoluzione delle di-
mensioni dell’azienda e del mestiere di editore (su cui v. Gigli Marchetti
1997: 115-163 e Infelise 1997: 55-76).
Anche se il processo di regolamentazione e quindi di modernizzazio-
ne dell’editoria ha dovuto superare le tappe di cui si è parlato nel corso
dell’Ottocento, e sebbene le forme organizzative, come l’Emporio di Li-
vorno, abbiano avuto vita breve e al contrario le ristampe una persisten-
za assai lunga in molti stati, è ben vero che il movimento che si era for-
mato negli anni ’40 dell’Ottocento indica che l’editoria italiana stava
entrando in una fase di importanti sviluppi (lo dimostra la nascita in
quegli anni di numerose aziende come Sandròn, fondata a Palermo nel
1839, Vallardi, presente a Milano dal 1750 con una rinomata libreria,
Barbèra a Firenze (1854), UTET, l’Unione tipografica editrice torinese,

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20 Bruna Ranzani

nata nel 1854 dalla fusione della casa Pomba con altre piccole aziende
tipografiche torinesi) che già si erano delineati durante il governo napo-
leonico e la Restaurazione.
Infatti, mentre per tre secoli, fino a tutto il Settecento, Venezia, gra-
zie alla presenza di imprese complesse come quelle dei Baglioni e dei
Remondini, con ramificazioni in vari paesi d’Europa, aveva detenuto il
primato dell’editoria della penisola e rivestito il ruolo di uno dei mag-
giori centri dell’informazione culturale europea, producendo soprattutto
edizioni prestigiose di grandi opere latine, con committenza ecclesiasti-
ca, una volta annessa all’Austria la Serenissima cedette il suo primato
editoriale a Milano, che a partire dagli anni napoleonici, favorita dalle
sovvenzioni e finanziamenti francesi, diviene la nuova capitale culturale
e il nuovo centro dell’editoria italiana – grazie anche agli effetti del-
l’istruzione elementare obbligatoria, diffusa in tutti i dipartimenti dal
governo napoleonico e, data la stretta unione con la Francia, all’afflusso
di opere francesi che circolano nel testo originario e di cui viene stimo-
lata la traduzione – e lo rimarrà, addirittura rafforzando la sua posizione
dopo la Restaurazione e sotto il governo austro-ungarico (dopo il 1814).
Milano, già capitale del Regno Italico con Napoleone, poi capitale del
Regno Lombardo-Veneto dopo il 1815, diviene l’unico grande centro di
attrazione culturale: gli intellettuali, i letterati e gli stampatori-editori,
che vogliono avere un peso, vi convergono da tutti i vecchi stati e dagli
angoli più lontani della penisola. Giuseppe Acerbi scrive nel Proemio
alla Biblioteca Italiana (XVI, gennaio 1820: 163-164, su cui v. Berengo
1980: 5) ponendo in piena luce l’intelligente mitezza della censura au-
striaca: “Si contano più stamperie nel Regno Lombardo-Veneto che in
tutto il rimanente d’Italia”, precisando che “nel 1816 si sono pubblicati
in Lombardia 653 titoli, contro i 114 dell’intero Regno di Napoli”, e
concludendo con un monito: “vedano i librai di Roma, di Napoli, di Pa-
lermo se fanno, se possono fare altrettanto”. E Leopardi, diciottenne, in
una lettera del 1816, aveva espresso la sua “invidia” nei confronti della
vita culturale che ferveva nella metropoli lombarda, dove tutti stampa-
vano e potevano diffondere i propri scritti e le proprie idee (ivi: 5-6).
Durante il governo francese, si erano già delineate quelle importanti
trasformazioni che le imprese editoriali conosceranno nel corso dell’Ot-
tocento. Un certo liberismo, anche se cauto, aveva consentito l’abbatti-
mento delle barriere, l’incremento degli scambi, la concorrenza, l’aboli-
zione dei privilegi, come quelli accordati alle stamperie reali e governa-
tive. L’applicazione di una normativa comune aveva privilegiato le a-
ziende forti, la concentrazione. Infatti, le aziende che non avevano di-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 21

mensioni e attrezzature (numero di torchi) adeguate a standard stabiliti,


venivano soppresse. Si affermava così una tendenza, favorita intenzio-
nalmente dalla politica francese, alla concentrazione delle aziende tipo-
grafiche nelle ex capitali degli stati regionali: Torino, Milano, Firenze,
Roma, Napoli. Così, alla decadenza di Venezia era seguita anche quella
di Genova, non essendo più le due città capitali indipendenti. Resisteva
solo Bologna, dove la lunga presenza francese e la tradizione universita-
ria consentivano la sopravvivenza di una vivace attività editoriale. Per
tutto l’Ottocento, il processo di concentrazione non si arresterà ed il di-
vario tra capitali e piccoli centri sarà sempre più accentuato, determi-
nando la scomparsa delle botteghe artigianali e dei piccoli stampatori.
Come sottolinea a più riprese Berengo, già tra l’età napoleonica e la vi-
gilia del ’48 svaniscono “le consuetudini artigiane, lo stretto rapporto fra
torchio e bottega” e “la figura del libraio-editore che impersona in sé
un’azienda, vivendo a continuo contatto con i “letterati”, è destinata a
scomparire” (ivi: VII e 72). Nasce nell’Ottocento la moderna editoria,
“l’industria culturale”, come la definisce G.Ragone (2005: 37).
Ma, per quanto riguarda le sedi di questa vera “rivoluzione”, si con-
statano alcuni cambiamenti ed alternanze. Nell’Italia postquarantottesca,
e poi in quella unitaria, “volge ormai al declino […] la grande stagione
della Milano organizzatrice di cultura e centro propulsore dell’iniziativa
editoriale. […] La Firenze di Le Monnier e di Barbèra, la Torino di
Pomba, presto la Bologna di Zanichelli, prendono il posto della città
lombarda, che la sua travolgente espansione industriale sembra distrarre,
per alcuni decenni, dal mercato librario” (Berengo 1980: 72). Già negli
anni ’50, Torino, che politicamente godeva di una situazione privilegia-
ta, essendo qui in vigore lo statuto costituzionale, era tornata ad essere
un centro di attrazione per intellettuali e rifugiati di tutta Italia e quindi
anche il baricentro editoriale della penisola, possedendo imprese di buon
livello professionale e tecnologico (47 torchi a macchina nel 1859, con-
tro 6 a Milano e 7 a Firenze) con un numero cospicuo di operai e addetti
qualificati (Ragone 2005: 44).
Nel 1865 Firenze diviene capitale e questo evento politico coincide
con una fase di grande espansione dell’arte tipografica e ne è forse la
causa. Ma a metà degli anni ’70 l’editoria fiorentina è in crisi a causa del
declassamento di Firenze da capitale a capoluogo di regione.
Negli anni 1880-1895 si verifica il grande sviluppo dell’industria
editoriale, dovuto alla generale crescita economica e culturale della na-
zione, alla diffusione delle scuole e ai diversi provvedimenti presi in
ambito di istruzione pubblica. Secondo i dati forniti da Ragone, la pro-

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22 Bruna Ranzani

duzione libraria risulta raddoppiata tra il 1863 e il 1886 e si evidenziano


nuovi settori di pubblico, man mano che l’istruzione diviene obbligato-
ria (ivi: 47). Nonostante una breve crisi tra il 1896 e il 1898, determinata
dalla situazione politico-economico-sociale dell’epoca (tumulti di Mila-
no contro il carovita nel 1898, culminati con un eccidio), nonché dal
permanere – seppure in minor misura – delle scarse dimensioni del mer-
cato interno e del grave problema, non ancora del tutto risolto, della
proprietà letteraria, del dazio e delle tariffe postali, l’industria editoriale
continuerà la sua crescita con un nuovo decollo all’inizio del nuovo se-
colo, come prova la continuazione del flusso immigratorio di editori
stranieri (Gigli Marchetti 1997: 161-163). Milano e Torino si contende-
ranno il primato della produzione, anche nel campo dei testi per gli in-
segnamenti linguistici.
L’editoria fiorentina, che dopo la gloriosa stagione dell’editoria ri-
sorgimentale, illustratasi con Le Monnier e Barbèra, appariva un po’ ap-
pannata, negli anni postunitari, dall’egemonia torinese e milanese, si ri-
solleva in realtà quando l’interesse per la politica e le energie per questa
profuse dai due editori cedono il posto, sotto la spinta dei nuovi bisogni
scolastici e dei nuovi programmi, al rinnovato impegno degli stessi, e di
altri nuovi editori di alto profilo (come Giulio Cesare Sansoni, attivo dal
1874 e Bemporad dal 1889) nel settore dell’editoria scolastica – rivolta
soprattutto alle scuole superiori, ma con un primato indiscusso anche nel
settore primario per quanto riguarda Bemporad –, sino a quel momento
occasionale ed episodica.
Per quanto riguarda il meridione d’Italia, Ada Gigli Marchetti (ivi:
156-157) coglie qualche segno di sviluppo, che definisce come “il risve-
glio del sud”, a partire dagli anni ’80 dell’Ottocento, in particolare in
Campania e in Sicilia. Ma in realtà, attraverso le sue stesse analisi e non
solo le sue, si ha la percezione che tale risveglio – negato in modo molto
esplicito da altri studiosi come Luigi Mascilli Migliorini, che addirittura
non vede alcuna evoluzione fra il 1865, o ancora prima, e il 1985, tranne
“forse Laterza” – (“Struttura e dinamica storica dell’editoria meridiona-
le”, in Tortorelli 1986: 107-117) sia spesso dovuto più ad iniziative e
persone estranee all’ambiente – o comunque formatesi altrove – che a
spinte di rinnovamento autoctone. La stessa studiosa nota che “il pano-
rama editoriale napoletano non sembrava volersi troppo smuovere dalle
posizioni di rendita raggiunte”, che l’editore Morano, di cui peraltro ri-
corda la produzione rivolta alle scuole e all’Università, “per qualche
tempo si limitò ad amministrare un fortunato dizionario di greco”; infi-
ne, tra le imprese che si distinsero a Napoli, segnala Riccardo Marghieri,

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 23

editore toscano emigrato in questa città, con una buona produzione di


libri di testo di materie umanistiche e scientifiche, per ogni ordine di
scuola. Mascilli Migliorini afferma decisamente che Napoli “non assur-
ge mai, negli anni successivi all’unificazione, a grande centro di editoria
scolastica nazionale; nulla di quello che accade a Firenze e a Torino […]
accade a Napoli; […] l’editoria scolastica […] ha precisi confini locali”
(ivi: 110).
In Sicilia la ripresa ebbe luogo soprattutto grazie a due editori attivi a
Palermo già dal periodo preunitario, Sandròn e Pedone Lauriel, ai quali
si aggiunse nel 1874 a Catania Niccolò Giannotta, dapprima legatore,
poi libraio, infine editore. Luigi Pedone Lauriel, membro del Comitato
direttivo dell’Associazione tipografico-libraria italiana (1881-84) e col-
laboratore all’organo dell’Associazione, il “Giornale della libreria”, sin
dal I anno (1888), era per cultura, frequentazioni ed esperienza profes-
sionale un personaggio di spicco nella Palermo intellettuale dell’epoca
ed un editore attento ad offrire il meglio della produzione nel campo del-
la storiografia e della letteratura, con grosse opere ed anche con impor-
tanti periodici e grandi collane. Ma la sua produzione, legata ad un con-
sumo elitario, non è molto redditizia, per cui nel 1888 la casa editrice
viene ceduta a Carlo Clausen, proprietario della Loescher di Torino, che
la orienta nettamente verso il mercato dello scolastico (Palazzolo 1990:
215-259). Se quindi nel caso di Pedone Lauriel c’è un nuovo impulso
che viene dal nord, colui che svolse l’attività più vivace a Palermo, pro-
venendo proprio dal nord, fu il veneto Remo Sandròn, erede nel 1873 di
quel Decio (di Este) che il destino (un viaggio di nozze nel corso del
quale stabilì dei contatti commerciali per la tipo-litografia Antonelli di
Venezia, di cui era agente librario) condusse, con un percorso contrario
a quello consueto della diaspora dal sud verso il nord determinata dal
governo borbonico, ad impiantarsi a Palermo nel 1839, dapprima con
una libreria, poi con un laboratorio tipografico e un Gabinetto di lettura,
sul modello di quello fiorentino di Vieusseux, di cui fu il principale cor-
rispondente in Sicilia. L’editore Sandròn fu senza rivali nell’isola per la
sua produzione scolastica che investì tutte le scuole di ogni ordine e gra-
do, per le quali – oltre a fornire persino sussidi e arredi didattici – pub-
blicò testi che furono talora veri fiori all’occhiello e lo posero in concor-
renza con grandi editori dell’epoca, come Paravia, Bemporad, Albrighi e
Segati, Sansoni, Giusti. Si cimentò con ottimi risultati anche nella saggi-
stica, nella pubblicistica d’impronta pedagogico-didattica e nella pubbli-
cazione di collane, al pari di ogni editore moderno dell’epoca, avvalen-

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24 Bruna Ranzani

dosi di grandi autori, come Capuana, Deledda, Di Giacomo, Pascoli,


Croce, Gentile e Lombardo Radice, questi ultimi “esponenti di una linea
editoriale vincente, capace di formulare proposte, di aggregare nuove
forze e di stabilire un rapporto organico con le istituzioni” (TESEO
2003: 244, scheda 498). Costruì inoltre un’efficiente e capillare rete di
distribuzione che nell’ultimo ventennio del secolo seguì un percorso di
risalita della penisola con l’apertura di filiali a Napoli, Roma, Bologna,
Genova, Torino, Milano. Solo nel 1960 la Sandròn, che nel 1958 aveva
cambiato proprietario, abbandonerà definitivamente la Sicilia, trasferen-
do la sede legale ed operativa a Firenze, città nella quale già dal 1941
era stata trasferita la direzione e l’amministrazione, in seguito agli eventi
bellici.
Ettore Principato, figlio di Giuseppe, titolare di una libreria editrice
di Messina che dal 1887 fa arrivare nella città le ultime novità bibliogra-
fiche italiane e straniere ed è commissionaria di Treves ed altri, oltreché
dedita alla pubblicazione di testi scolastici – per lo più opera di inse-
gnanti locali –, nella quale si distingue fra la fine dell’Ottocento e il
1908 (anno del terremoto), porta dapprima in Sicilia l’esperienza matu-
rata a Milano, dove era andato appunto per formarsi presso Treves e si
era legato d’amicizia ad U. Hoepli. Nonostante i risultati ottenuti dal
1910 in poi, grazie ad un programma editoriale di più ampio respiro, che
pone la casa editrice in una posizione di rilievo ( particolarmente nel pe-
riodo fra le due guerre, in cui pubblica libri per le scuole di alta qualità,
collane, giornali e riviste, ad opera di autori eminenti nella cultura ita-
liana, godendo anche del sodalizio con Gentile), nel 1935, dopo aver a-
perto una libreria a Roma per assicurare nuovi spazi alle sue iniziative
editoriali, Principato trasferisce la sede a Milano con tutte le attività,
mantenendo come settore editoriale principale quello del genere forma-
tivo e scolastico, nel quale ancora oggi costituisce una stabile ed impor-
tante presenza, abbracciando tutte le discipline ed ovviamente anche
quelle linguistiche.
La Sicilia divenne terreno di aspri scontri quando negli anni ’20 del
Novecento Bemporad e Mondadori iniziarono la loro conquista del Me-
ridione, potendo anche avvalersi dell’appoggio di personaggi locali, di-
rettori, insegnanti e in Sicilia di Salvatore Biondo, amministratore dele-
gato di I.R.E.S., che preferiva trattare anziché soccombere. Una dura
opposizione si scatenò contro di loro e la loro schiacciante preminenza,
sia da parte di editori settentrionali che meridionali. Vallardi, Paravia e
Sandròn, penalizzati da questa espansione, tentarono con ogni mezzo di
bloccarla, ricorrendo anche a forme scorrette di propaganda o di condor-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 25

renza. Un editore siciliano costituì una ‘cooperativa’ “con l’intenzione


di combattere gli editori settentrionali vendendo libri di testo a prezzi
stracciatissimi. Si consumavano così le ultime resistenze all’unificazione
del mercato scolastico, le cui direzioni apparivano in verità univoche:
dal Nord al Sud, ma non viceversa” (Galfré 2005: 65).
Un riscontro delle alterne vicende che qui abbiamo appena delineato,
possiamo averlo, oltre che ovviamente attraverso i lavori degli storici
dell’editoria, anche attraverso i repertori per l’insegnamento del france-
se, dagli indici e dai grafici che presentano. Nel repertorio 1625-1860
l’indice dei luoghi di edizione fotografa una realtà molto composita per
ovvie ragioni storiche: in una parte di questo lungo periodo è ancora vi-
vo il ruolo leader di Venezia (138 schede); Firenze è oggetto dello stes-
so numero di schede di Livorno (34), poiché non ha ancora avuto luogo
il suo sviluppo post-unitario; Napoli stampa più di tutti (167 schede),
ma, come abbiamo visto, fa molte ristampe pirata che non sono vietate
dal governo e trovano nella manualistica per l’insegnamento un campo
privilegiato; Torino è presente in 57 schede, a Milano sono dedicate 158
schede.
Nel repertorio 1861-1922, invece, si conferma la posizione per rile-
vanza editoriale enucleata dagli storici dell’editoria, cioè la prevalenza
di Milano (331 schede ), incalzata però da Torino, con 323 registrazioni
e, a distanza, Napoli, (90 schede), Firenze (78), Bologna (48), Roma
(47), Livorno (40), Venezia (30), Città di Castello (28), Palermo (24),
Messina (22), Genova (16).
Il repertorio Mandich (1923-1943) mostra una situazione ed un’arti-
colazione più complessa, poiché da un lato vi sono presenti più lingue,
dall’altro riflette quel processo di concentrazione editoriale e di distribu-
zione geografica delle aziende di cui si è parlato che, pur non intaccando
sostanzialmente certi primati del nord e del centro, è resa per taluni a-
spetti ed in taluni casi meno ovvia e scontata e quindi meno certa, meno
identificabile, a causa di alcune variabili che, per ragioni di politica edi-
toriale legate certamente anche alla politica nazionale, si introducono
nella mappatura. Attenendoci dapprima all’oggettività dei numeri (pur
nella consapevolezza che la repertoriazione potrebbe – per difficoltà og-
gettive d’indagine – non essere del tutto completa), rileviamo che le re-
gistrazioni, per polo editoriale e per lingua (nell’ordine: francese, ingle-
se, tedesco spagnolo, altre lingue) sono così distribuite: Torino: 208, 40,
35, 8, 3 (italiano per stranieri, Paravia), 2 (russo, Lattes), 1 (ungherese,
Montes) (totale: 295); Milano: 109, 39, 22, 4, 2 (italiano per stranieri,

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26 Bruna Ranzani

Bietti, Molinari) (totale:176); Roma: 131, 49, 14, 3, 1 (arabo: Scuola Sa-
lesiana del libro) (totale: 198); Firenze: 53, 32, 16, 8, 4 (italiano per
stranieri, Sansoni, Barbèra) (totale: 113); Napoli: 44, 10, 5, 1 (totale:
60); Bologna: 33, 7, 10 (totale: 50); Palermo: 32, 14, 2, 1 (totale: 49);
Livorno: 22, 8, 8, 1 (totale: 39); Treviso: 18, 2, 3 (totale: 23); Messina:
10, 3, 3 (totale: 16); Catania: 10, 1 (totale: 11).
Il dato che colpisce di più è l’inversione del rapporto Milano-Roma,
la cui spiegazione è assai semplice: basta leggere le schede del reperto-
rio per constatare la massiccia presenza nella capitale di importanti a-
ziende come Albrighi, Segati e C. e, in minor misura, Signorelli, en-
trambe di Milano, entrambe seguaci di una strategia che, dal periodo po-
stunitario, puntava alla creazione di succursali nel centro del potere ita-
liano, magari attraverso fusioni e concentrazioni. Albrighi, Segati e C.
nel 1902 aveva rilevato la Dante Alighieri di Roma col suo catalogo, as-
sumendo la denominazione Società Dante Alighieri di Albrighi, Segati e
C. e dal 1928 si fuse con la Società Anonima Francesco Perrella di Na-
poli, attiva dal 1900 e presente a Roma e Firenze, divenendo Società
Anonima Editrice Dante Alighieri, con sede operativa a Roma, tornando
poi nel 1932 alla vecchia denominazione Società Dante Alighieri di Al-
brighi e Segati. Nel 1939, la sede di Milano fu definitivamente chiusa.
Nel periodo in esame, sulle 131 schede per il francese riguardanti Roma,
95 sono edizioni Albrighi e Segati.

Strategie e scelte editoriali


Se analizziamo criticamente i repertori, se penetriamo con attenzione
all’interno delle centinaia e centinaia di schede e del loro snodarsi dia-
cronicamente, notiamo come le decisioni e le produzioni editoriali siano
mutate lentamente nel corso del tempo, almeno per quanto riguarda i
manuali destinati agli insegnamenti linguistici. Un tempo piuttosto lun-
go, se ricordiamo che il primo prodotto editoriale per la lingua francese,
la grammatica di Pietro Durante, porta la data del 1625. Ciò che colpisce
a prima vista è la ripetitività delle proposte editoriali – diversamente
motivabile nell’evoluzione della storia della scuola e quindi di quell’e-
ditoria che intende rispondere alle sue esigenze – e il vincolo che unisce
spesso in modo quasi indissolubile un autore e il suo testo, costantemen-
te ristampato, ad un luogo e ad un editore o almeno ad una rosa ristretta
di editori. Feri de La Salle, accademico apatista, autore de La lingua
franzese spiegata co’ più celebri autori moderni, uscita e venduta a Fi-
renze nel 1697, è particolarmente presente nell’ambiente veneziano del
Settecento, dove si susseguono a ritmo serrato le riedizioni, in realtà

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 27

molto spesso ristampe, della sua Nouvelle méthode abrégée et curieuse


pour apprendre à perfection la langue française, presso vari stampatori-
editori: Luigi Pavino (o Pavini) (1701, 2° ediz.; 1707, 3°; 1712, 4°;
1716, 5°; 1720, 6°, ma ristampa della 3°; 1725-1726, 7°, ma ristampa
della 3°; 1728, 8°, ma ristampa della 3°; 1740, 13°, ma ristampa della
2°); Domenico Lovisa (1722, 6° edizione, ristampa della 3° ediz. Pavino
del 1707); Leonardo Pittoni (1730, 8°, ma ristampa dell’edizione 1701
di Pavino; 1734, 11°; 1738, 12°, ristampa dell’8° dello stesso Pittoni del
1730 – quindi della 2° 1701 di Pavino –, ricondotta nel repertorio Mi-
nerva/Pellandra alla 10° di Cristol Zane del 1732; da notare che nello
stesso anno 1738 esce un’edizione ad opera di Cristofle, identica a quel-
la di Pittoni); Cristol Zane (1732, 10° ediz., basata sulla 3° ediz. Pavino
del 1707); Simone Occhi (1739,12°; 1740, 13°; 1742, 14°; 1745, 1748,
1751, 1755, 5° ediz. presso Occhi, praticamente tutte riconducibili
all’ediz. 1701 di Pavino); Tommaso Bettinelli (1745, 15° ed.; 1747, 16°,
presentata come aumentata e molto migliorata, in realtà ristampa della
15°; 1753, 17° ; 1756, 1761, ristampe della 17°; 1767 con lo stesso titolo
italiano adottato da Remondini ma segnalata nel repertorio come ricon-
ducibile all’ediz. 1701 di Pavino; 1768 ristampa della 17° ediz. del
1753); e non certo ultimo per importanza Remondini. L’editore venezia-
no, non nuovo a cimentarsi anche con questo genere di testi (nel 1751
aveva infatti pubblicato una Novissima gramatica francese, ridotta a
metodo assai più facile, ed arricchita de’ precedenti più utili del Feri,
Buffier, Goudar, Restaut, Gauzen, Munier e altri eccellenti maestri di
questa nobilissima lingua), fa uscire nel 1755, in 18° edizione ( in parte
riconducibile alla 2° edizione, quella di Pavino del 1701), con una suc-
cessiva ristampa nel 1760 e forse altre riedizioni (un esemplare remon-
diniano non datato, presente nel repertorio Minerva/Pellandra, risulta
essere la 20° edizione), la stessa grammatica del Feri “novellamente e-
spurgata da infiniti errori occorsi nelle passate edizioni”, con titolo va-
riato (La gramatica francese del Signor Michele Feri), che ingloba an-
che in parte quello della Novissima gramatica del 1751, la quale aveva
comunque come primo autore di riferimento proprio il Feri. Ma la fedel-
tà di Remondini è soprattutto riservata ad un altro famoso autore france-
se del Settecento, già presente come autore di riferimento (con i suoi
“aurei avvertimenti, in altre grammatiche non mai stampati”) ne La
gramatica francese del Signor Michele Feri suddetta: Denis de Ville-
comte, maestro di lingua francese nella corte del duca di Modena e nel
Collegio de’ Nobili de’ RR. PP. Gesuiti di Milano (dove erano dapprima
uscite le Lettres modernes presso Donati Ghisolfi, 1742-1747), di cui

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28 Bruna Ranzani

pubblica dal 1751 al 1819, in numerose ristampe con correzioni e accre-


scimenti, facendole tradurre da un “très habile homme” di sua scelta, le
Lettere moderne colle loro risposte, con alcuni Avvertimenti per la pro-
nunzia, ed ortografia della lingua francese, opera utilissima agli studio-
si della medesima lingua ed anche, nel 1755, un testo per l’auto-
apprendimento: Nuovo metodo per imparare da sé a leggere ed a pro-
nunziare in pochissimo tempo il vago idioma francese, approvato
dall’Accademia Reale di Parigi. E che dire del lungo rapporto di Salva-
tore Torretti con Sonzogno di Milano, dagli anni trenta fino agli anni
settanta dell’Ottocento? Il suo Corso completo di lingua francese ad uso
degli italiani, ovvero grammatica francese, uscito dapprima presso Sil-
vestri, sempre a Milano (1812, 1823, 1829) giungerà con Sonzogno, che
lo pubblica per la prima volta nel 1833, all’ottava edizione nel 1858 (la
quarta riedizione uscita nel 1850 a Napoli presso D. Capasso è in realtà
una ristampa della sesta milanese di Sonzogno del 1843). I Modèles de
lettres familiaires sono ripubblicati quattro volte dal 1834 al 1873 e il
Manuel de lecture 7 volte, dal 1843 al 1865, sempre per i tipi di Sonzo-
gno (36° edizione).
Continuando la verifica sui repertori, possiamo notare altre massicce
presenze, che però circolano da nord a sud, secondo il gioco perverso
delle ristampe (vendute nel regno borbonico a prezzi stracciati, dando
luogo ad una concorrenza sleale e perniciosa per le aziende del nord, che
se ne lamentano molto): citiamo ad esempio Lhomond, la cui famosis-
sima grammatica per il francese è continuamente ristampata dal 1805 al
1866, da molti e in molti luoghi (a Torino da Orgeas, Marietti e Stampe-
ria Reale; a Milano da Fontana, Colombo e Cioffi; a Genova da Gravier;
a Pinerolo da Cantatore; a Napoli da Raffaele Di Napoli, Javier Palma,
Azzolino, Simoniana, Puzziello); o ancora Morand, i cui Dialoghi, repe-
riti dal 1832 al 1887 sono stampati a Milano da Silvestri, Sonzogno, Pa-
gnoni, Ferrando, Gnocchi, Carrara; a Livorno dalla Stamperia della Fe-
nice, Glauco Masi, Tesi e Wambergher, Mansi e Volpi, Mazzajoli; a
Venezia da Bazzarini; a Torino dagli Eredi Bazzarini; a Napoli da Stari-
ta, Puzziello, Rondinella, Stamperia del Fibreno, Migliaccio, Regio Al-
bergo de’ Poveri. E non meno sorprendente è la longevità editoriale del-
le opere di Vincenzo Leitenitz, che, continuamente ristampate a Napoli
dagli anni ’40 dell’Ottocento, arrivano fino al 1932 in un’edizione di
Morano (v. Mandich 2002: Tabella cronologica).
Come si può vedere, la fedeltà degli editori ad autori anche vecchi e
sorpassati da nuove istanze pedagogiche, la sopravvivenza, anzi la vita-
lità sul mercato di certi manuali, testimoniano come questi fossero in

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 29

qualche modo un prodotto-rifugio, finalizzato alla stabilizzazione finan-


ziaria e all’equilibrio dei conti, o comunque alla stabilizzazione della
propria presenza sul mercato editoriale con prodotti non rischiosi, non
soggetti per un lungo periodo storico a particolari controlli di qualità e
legittimità, di comprovata carriera perché universalmente adottati, in una
parola convenienti in ogni senso. Il caso più clamoroso, per la lingua
francese, è senz’altro quello di Lodovico Goudar, la cui grammatica,
apparsa nella prima metà del Settecento (la prima repertoriata è pubbli-
cata a Milano da Agnelli nel 1744), invade prepotentemente il mercato
italiano per tutto l’Ottocento, riedita, ristampata e anche contraffatta da
innumerevoli stampatori-editori, talora con edizioni plurime per uno
stesso anno, in varie città italiane, soprattutto Milano, Torino, Venezia,
Genova, Parma, Cremona, Prato, Livorno, Napoli. Ne sono state reperite
276 edizioni. L’ultima, segnalata da Jacqueline Lillo (v. Lillo 1990), è
stata pubblicata a Parigi nel 1925. Ma spesso gli editori non sono di
grande rilievo; talora si ha l’impressione che si tratti del tributo pagato
da un principiante ad una consolidata routine editoriale, una specie di
iniziazione, o comunque, se l’editore ha un nome, una sorta di cheville
che passa quasi inosservata, se non suscita stupore, in mezzo ad una
produzione di tutto rispetto, in senso quantitativo e qualitativo. Se con-
sideriamo quel “derivato” del Goudar che è il Goudar moderno del prof.
Carlo Grassini, notiamo che anche questo è un testo dalla lunghissima
vita (con o senza revisore, lo troviamo ripubblicato e ristampato dalla
fine degli anni ’20 dell’Ottocento fino al primo decennio del Novecen-
to), di cui sono dichiarati i pregi – chiarezza, brevità, facilità – che lo
fanno considerare come un “codice grammaticale” – (Minerva/Pellandra
1997: 245, scheda 598). E’ ben radicato nell’ambiente milanese dove,
oltre a Meiners, nel cui catalogo è presente dal 1829 fino al 1866, è edito
da Pagnoni (repertoriato dal 1860 al 1911, 36° edizione); Fajini (1863-
1882, 21° ed., 1887) e Carrara (1893, 1907, 26° edizione), ma è presente
anche a Torino, grazie ai tipografi-editori Società tipografica libraria
(1832, 1834, 1837), Cassone e Marzorati (1839, 1841, 8° ediz.), Libreria
della Minerva Subalpina (1839 con Cassone e Marzorati, 1843, 1854),
Fontana (1846, 1847, 1852), Canfari (1851). Lo ripubblica perfino Para-
via nel 1853, (20° ediz.), ristampandolo nel 1859: Paravia è certamente
un editore destinato ad avere un gran nome, ma all’epoca è ancora agli
esordi nello scolastico. Il testo è oggetto di varie edizioni anche a Napoli
(Puzziello, 1845; Stabilimento della Biblioteca Economica Universale,
1851, 1853; Francesco Rossi, 1851; Carrozza, 1853; Rondinella, 1853;
Cimmaruta, 1857; Vitale, 1860 ), Firenze (Ricordi e C., 1840), Livorno

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30 Bruna Ranzani

(Bertani-Antonelli e C., 1847), Bologna (Marsigli e Rocchi, 1854). A


Palermo i fratelli editori Pedone Lauriel non pubblicano il Goudar mo-
derno, ma accolgono comunque la Grammatica francese di Grassini,
rivista e corretta nuovamente da P. Jourdan, professore di lingua fran-
cese in Palermo, e gli Esercizi della grammatica francese nel 1852.
Alcuni esemplari reperiti sono senza editore.
Eppure, accanto a queste considerazioni, possiamo pure osservare
che insieme a testi tante volte ristampati e riempiti di vari contenuti co-
me serbatoi, in mezzo a manuali talora di basso profilo, emergono, nella
prima metà dell’Ottocento, anche proposte nuove, come testi per l’au-
toapprendimento o l’apprendimento plurilingue e si affermano nuove
metodologie, come quella di Franz Ahn (1796-1865), forse il più famoso
autore di grammatiche destinate all’insegnamento di diverse lingue. La
prima grammatica per la lingua francese, Praktische Lehrgang zur
schnellen und leichten Erlernung der franzoesische Sprache esce nel
1834 e giungerà alla 237° edizione nel 1921. Di Ahn si dichiarano se-
guaci molti autori presenti nei cataloghi milanesi, prevalentemente quel-
lo di Gnocchi (che pubblica Joseph Arnaud, autore della prima gramma-
tica italiana basata sul metodo Ahn edita dal 1857 fino al 1902, 51° e-
diz.), poi di Dumolard (1886), Carrara (Pizzigoni e revisore Galpinozzi,
1885, 1909), Albertari (1862, 8° ediz. 1882), Faverio; in quelli venezia-
ni-triestini di Coen (1866 con successive ediz. fino al 1881), napoletani
di Chiurazzi (1906). Se si controllano gli indici del Repertorio 1861-
1922, si nota che in effetti l’indice degli autori e delle istituzioni di rife-
rimento pone in evidenza il primato assoluto di Ahn nel periodo.
Nella prima metà del secolo si era diffuso anche il metodo di Tho-
mas Robertson (autore di un corso di lingua inglese ad uso dei francesi,
compare già nel Nuovo corso pratico, analitico, teorico e sintetico di
lingua francese secondo il metodo Robertson di Paolo Boggiani, pubbli-
cato a Torino dalla Tipografia scolastica di Sebastiano Franco e Figli nel
1846 e successivamente nel 1855), così come quello di Heinrich Ollen-
dorff (1803-1865), autore nel 1835 di una Nouvelle méthode pour ap-
prendre à lire, à écrire et à parler une langue en six mois appliquée à
l’allemand, per insegnare il tedesco ai francesi, metodo che poi adatterà
per l’insegnamento del francese (il primo testo repertoriato è la Gram-
matica della lingua francese scritta da Ollendorff e ridotta ad uso degli
italiani da Giovanni Ruggio, Napoli, presso l’editore Alberto De-
tken,1854) e dell’italiano. Un’opera apparsa a Milano, presso Gnocchi,
nel 1877, sintetizza in sé i nuovi approcci (Nouveau cours gradué de

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 31

conversations et lectures françaises à l’usage des Italiens avec des notes


explicatives compilé sur les récentes méthodes de F. Ahn, Ollendorff,
Fruston, Arnaud, etc. dove Arnaud s’identifica dichiaratamente con Ahn
e allusivamente con Robertson). Ma anche in epoca successiva le com-
binazioni di metodi non mancano. Si pensi ad esempio alle opere del
Prof. E.V. Foulques che combinano Ahn e Robertson promettendo di
imparare in breve tempo a parlare, leggere e scrivere senza maestro (v. Il
tesoro della lingua francese, ad uso degli studiosi italiani, Metodo Ahn-
Robertson, 4° ed. aumentata, Napoli, Tipografia dell’Iride, 1883 e La
lingua francese senza maestro: Grammatica popolare colla pronunzia
figurata all’italiana. Nuovissimo metodo pratico per imparare in breve
tempo a parlare, leggere e scrivere. 7° ediz., Napoli, Anacreonte Chiu-
razzi, 1915). Non è per puro caso che si affermano questi metodi “prati-
ci”, che godranno di grande popolarità in Europa, perché sono conside-
rati più facili, divertenti, naturali; si adattano sia a persone colte che a
comuni lavoratori ed a tutte le età, dai bambini agli adulti. Essi “segnano
evidentemente un progresso rispetto a quelli con lunghe serie indigeste
di definizioni, di regole e di eccezioni. […] Offrono un insegnamento
progressivo, graduato e, fin dall’ inizio, utilizzano frasi in rapporto con
la realtà concreta di tutti i giorni” (Pellandra 2007: 85).
In epoca postunitaria, le esigenze espresse da un’istruzione divenuta
pubblica ed articolata in diverse tipologie scolastiche, suscitano, con un
ritmo sempre più veloce e pressante, una produzione massiccia di stru-
menti pedagogici, di libri di testo, di manuali. Il mercato del genere sco-
lastico si rivela molto promettente, per cui le case editrici fanno a gara
ad investirvi capitali, risorse umane, energie e capacità strategiche. Gli
editori saranno chiamati più volte ad essere duttili, a prendere iniziative,
a cambiare i loro piani editoriali (rifacimento, aggiornamento, “depura-
zione” e quindi nuove edizioni di molti libri scolastici) al mutare degli
assetti politici e delle disposizioni scolastiche, conseguenti alle varie ri-
forme che si susseguono (legge Casati, 1859; nuovi programmi del
1867; legge Coppino, 1877; riforma Gentile, 1923, con i conseguenti
nuovi programmi, variati o almeno ritoccati quasi ogni anno durante il
regime fascista, e testo unico di stato per le scuole elementari nel 1929;
promulgazione dei nuovi programmi e abolizione del “libro di stato”,
1945). La ricerca della novità, del nuovo metodo, del nuovo approccio,
così come quella dell’autore noto e valente, dell’intellettuale che fa
scuola, del maestro provetto – meglio se introdotto in ambienti ministe-
riali o addirittura con nomine e ruoli importanti nell’Istruzione Pubblica,
e quindi in grado di garantire un buon successo ad opere e collane di

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32 Bruna Ranzani

nuova uscita – in luogo dei “raffazzonatori di libri scolastici”, attratti da


guadagni facili, come li definì Barbèra (v. Porciani 1986: 63), diventano
di vitale importanza, in un mercato editoriale che si affolla sempre più,
dove c’è molta concorrenza, ma sul quale vale la pena di gareggiare,
perché ricco di opportunità. Le politiche editoriali incentrate sullo scola-
stico si rivelano avvedute, remunerative, perché questo, e non più o al-
meno non più solo la “varia”, è il settore trainante. Lavorare in questo e
per questo e porre in atto strategie oculate salva spesso le case editrici
dal fallimento, compensa gli squilibri dei conti, fa vivere l’azienda. In
questa lizza, quella quota di mercato che è detenuta dal sottosettore del-
l’insegnamento delle lingue straniere non è da considerarsi un parente
povero. Tutt’altro. Pare una consuetudine corrente a fine ’800, tra gli
editori impegnati nel mercato del libro per la scuola, cercare di conqui-
stare una quota-posizione in questo mercato; l’edizione di opere lingui-
stiche, infatti, servirà in molti casi a consolidare il successo o la situa-
zione economica di alcune case editrici, come una sorta di baluardo. In-
somma, avere un “catalogo vincente di lingue” – espressione ricorrente
nel TESEO – conviene. In quest’ottica, per la produzione di testi desti-
nati all’insegnamento delle lingue straniere, non meno che per quelli di
altre discipline istituzionali, si scelgono sempre più autori di richiamo e
su questi autori convergerà l’attenzione, diventeranno dei protagonisti,
non più vittime di editori tiranni che nell’antico regime della stampa
neppure riconoscevano loro dei diritti, come lamentava l’illuminato edi-
tore Pomba. Il famoso professore di francese Candido Ghiotti, dapprima
oscuro insegnante in un Istituto femminile e commerciale municipale di
Torino, si sposterà dalla piccola casa Ragazzone Paolo di Alessandria
(1861-1883/88), che aveva pubblicato le sue prime grammatiche e le sue
prime antologie, a Petrini e a Paravia, forse in cerca di una posizione, di
una notorietà, di spazi di diffusione delle proprie opere, che solo una ca-
sa editrice di un certo calibro poteva offrire. Peraltro, Ghiotti aveva ot-
tenuto un riconoscimento ambìto, poiché la sua Grammatica ragionata
della lingua francese (1875), edita due volte da Ragazzone, era stata
premiata dal Sesto Congresso pedagogico (v. frontespizio dell’edizione
del 1875).
Basta sfogliare i repertori per rendersi conto dell’esistenza e della
centralità di questi autori protagonisti e della lunga fedeltà riservata loro
dagli editori. Se Ghiotti è veramente una colonna portante per l’editore
torinese Petrini con le sue numerose grammatiche (una di queste, il
Compendio della grammatica ragionata della lingua francese, riveduta
dal Prof. Silvio Pons, è ancora pubblicata da Petrini una trentina di anni

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 33

dopo la morte dell’autore, nel 1945, 424° migliaio), antologie e eserci-


ziari (anche in collaborazione con Dogliani) e soprattutto col suo celebre
dizionario (1° ediz. 1889), più volte ripubblicato e rimasto in catalogo
per circa un secolo, Amilda A. Pons ha una continuità assoluta nel cata-
logo di Lattes (altro editore torinese, attivo dal 1893), ricco di opere si-
gnificative e fortunate per l’insegnamento delle lingue straniere nel se-
condario (soprattutto francese, ma anche inglese e russo), settore mai
trascurato, anzi potenziato nel corso del tempo. La Pons è presente, dal
1907, in tutte le svolte della vicenda editoriale di Lattes: nel 1930, dopo
la nuova disposizione del libro di stato, anche come autrice per la lingua
inglese, e ancora nel catalogo degli anni ’50 come elemento di continui-
tà, in quanto autrice di comprovato successo. Allo stesso modo, Giulio
Lagorio dette una nuova connotazione ed impresse una svolta al catalo-
go (fino ad allora sguarnito di testi per la scuola) degli Eredi Botta di
Torino (poi anche Firenze-Roma) (1802-1929), assicurando loro una
quota di mercato nel settore dell’insegnamento secondario grazie ai suoi
testi, numerosissimi e di ampio spettro didattico, per l’insegnamento del
francese, testi che passarono all’editrice SEI, alla chiusura della Eredi
Botta. Se si pensa che il Repertorio Minerva dal 1861 al 1922 lo mostra
già attivo a Torino nel 1881 con un libro pubblicato presso la Tipografia
Salesiana (Corso teorico pratico di lingua francese ad uso degli italia-
ni), che peraltro riecheggia il metodo Ahn, mentre quello di A.M. Man-
dich, dedicato al periodo fascista, lo registra fino al 1932 con la SEI, si
ha la percezione della notevole durata della carriera del Professor Lago-
rio come manualista e della sua prolificità, visto che contemporanea-
mente agli eredi Botta i suoi libri erano pubblicati anche, seppure in mi-
nor misura, da Paravia e da Wilmant di Lodi. Lagorio pensava proprio a
tutti i possibili destinatari, come dimostra un Sunto di grammatica fran-
cese utilissimo per le ripetizioni annuali e pei corsi accelerati delle va-
canze estive del 1923 e mostrava di essere attento, non solo alle riforme
italiane, ma anche a quelle messe in atto dal Ministero della Pubblica
Istruzione francese, come dichiara nella sua Grammatica razionale del
1890, 5° ediz., riguardo alla riforma ortografica e grammaticale intro-
dotta nelle scuole di Francia con decreto del 26 febbraio 1901. Il Profes-
sor P. Restaino dà un notevole contributo all’insegnamento del francese
e all’attività dell’azienda editrice Edoardo Pergola di Avellino (1888-
1999) – certamente periferica, ma con una produzione molto intensa an-
che nel campo dell’editoria per la scuola, soprattutto nel periodo fra le
due guerre – con la sua ricca produzione di testi, che spazia dalla gram-
matica alla retorica ed alla guida alla composizione in lingua, dai classi-

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34 Bruna Ranzani

ci francesi commentati ai manuali di francese commerciale, a raccolte e


dizionarietti vari, ai libri di lettura. Quasi senza alternative la fedeltà di
Signorelli in primis al prolifico Augusto Caricati (già autore di vari edi-
tori del nord, piccoli e grandi come Pozzati di Verona, Tamburini e Ce-
sana di Milano, Battei di Parma, la Libreria Salesiana di Sampierdarena,
Albrighi, Segati e C. di Milano dalla fine dell’Ottocento al primo decen-
nio del Novecento, in seguito anche di Vallardi di Milano e della SEI di
Torino), dal 1910 alla fine degli anni trenta (secondo i repertori esisten-
ti), in secundis a A. Landini, di cui conosciamo i manuali per la lingua
francese repertoriati negli anni ’30-’40. Altrettanto può dirsi della pre-
senza di Luigi De Anna nella produzione di manualistica francese di
Bemporad. Altre presenze importantissime che si alternano nel corso
degli anni sono facilmente individuabili scorrendo i repertori.
Accanto agli autori, assumono importanza altri personaggi, consulen-
ti e collaboratori, accuratamente selezionati, come i traduttori, i “fini”
traduttori. Il tipografo editore (poi casa editrice) Scipione Lapi di Città
di Castello (1874-1975), professionista dai variegati interessi culturali
che si riflettono nella sua produzione, esperto del settore scolastico e dei
suoi bisogni editoriali, in quanto anche insegnante, oltre ad essere attivo
nel mercato dei manuali di lingue e in particolare del francese, grazie ad
autori come R. Zolla (Corso completo di lingua francese, 3 voll., 1890-
1892), D. Ricci (varie sillogi di esercizi 1895-1899), F. Padovani
(Grammatica francese comparata all’italiana, 1898), Daccini, Berge,
arricchì anche il suo catalogo con una grande presenza di autori stranie-
ri, per cui si avvalse soprattutto della traduttrice S. Fortini Saltarelli per i
testi inglesi e per quelli francesi del francesista Serafini, autore di vari
manuali per l’insegnamento del francese (di grammatica, sintassi, no-
menclatura per i primi esercizi di lettura e conversazione), fra i quali eb-
be particolare successo La France littéraire che registrò otto edizioni dal
1907 al 1921.
Infine, gli editori cominciano a dar credito alle donne insegnanti, che
si affacciano sulla scena degli insegnamenti linguistici. Abbiamo già
menzionato la Pons, ma grazie a TESEO e ai repertori per l’insegna-
mento del francese ne conosciamo numerose altre, presenti nei cataloghi
di editori prestigiosi con opere talora fortunate, di lunga adozione. Cite-
remo soltanto A. Aubin, istitutrice delle fanciulle in Campobasso, pre-
sentata in TESEO come un’antesignana, il cui testo Elementi di lingua
francese fu pubblicato, fra il 1840 e il 1857, dal tipografo Onofrio Nuz-
zi, di origini palermitane, attivo a Campobasso dal 1822 al 1875 (398-
399, scheda 383).

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 35

Oltre a manuali accreditati, la moderna industria editoriale mette in


campo anche produzioni strategiche, come: riviste pedagogiche e didat-
tiche, nelle quali trova sviluppo la riflessione su metodologie e proble-
matiche inerenti alla disciplina e che costituiscono spesso un canale di
reclutamento di scrittori per la scuola e collaboratori delle collane scola-
stiche; collane, dizionari che costituiscono spesso i pilastri e le strutture
portanti sui quali si costruisce la solidità dell’azienda nelle fluttuazioni
delle vicende storiche e politico-economiche. Le strutture produttive di-
vengono sempre più complesse, ricorrendo a delocalizzazioni e subfor-
niture che configurano un processo sempre più articolato. Non si tratta
più soltanto, come accadeva nella prima metà dell’Ottocento, di aumen-
tare il numero dei torchi, di procurarsi all’estero i torchi meccanici e i
mezzi tecnici d’avanguardia per costruire una valida e fortunata azienda
editrice. Il giuoco dei fattori e degli intrecci che consentono una simile
realizzazione è complesso e variegato. Anche la commercializzazione
dei prodotti editoriali si fa man mano più capillare e penetrante, grazie a
diramazioni strategiche nella penisola, ad una rete via via più complessa
di depositi e filiali. Se ciò è scontato nel management delle grandi case
editrici, si verifica anche in realtà e in contesti editoriali meno rilevanti,
come ad esempio nella Genova degli anni ’70 dell’Ottocento dove si
contavano 17-18 tipografie, ma un solo editore, il Ferrara, che produce-
va per la maggior parte libri scolastici, per la cui commercializzazione
teneva depositi a Milano, Torino, Firenze, Novara, Venezia, Napoli, Pa-
lermo (Gigli Marchetti 1997: 142).
Strategie particolari sono quelle che vengono messe in atto – et pour
cause – nel periodo fascista, l’epoca dello “stato educatore” (Turi 2002).
Sono state giustamente definite strategie di sopravvivenza e di compen-
sazione e non si deve pensare in modo semplicistico alla collaborazione
tout court con il regime. Si tratta in realtà di comportamenti adattativi
necessitati da un lato dai continui cambiamenti o almeno ritocchi dei
programmi ministeriali – quasi annuali durante il ventennio – nonché dal
controllo annuale, con conseguente revisione, in molti casi, dei testi sco-
lastici da proporre per l’adozione, vera e subdola forma di autocensura
cui il governo costringeva insegnanti e presidi del secondario, non as-
soggettandoli ad una norma precisa ed esplicita, ma vincolandoli in mo-
do ineludibile, con semplici circolari, alla loro responsabilità istituziona-
le e determinando purtroppo spesso gare di eccesso di zelo; d’altro canto
dall’introduzione del testo unico di stato per la scuola primaria (1929)
che fu un vero terremoto per l’editoria. Cancellò infatti dalla scena ita-

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36 Bruna Ranzani

liana un numero consistente di piccole case editrici e indusse quelle di


maggiori dimensioni, che facevano affari con la produzione per la scuo-
la elementare, fra le quali primeggiavano Bemporad e Paravia, a rivolge-
re più intensamente e sistematicamente la loro attenzione al settore se-
condario. In questo, ovviamente, la concorrenza divenne talvolta srego-
lata e cinica, messa in atto a colpi di generosi assegni per aggiudicarsi i
migliori autori e consulenti o la collaborazione di personaggi influenti:
gli editori ce la misero tutta per non essere travolti e magari spazzati via
in quel mercato turbinoso, in cui usciva ogni anno una quantità impres-
sionante di libri (cosicché l’editoria sembrava essere diventata straordi-
nariamente dinamica), riveduti, corretti e proni al regime, ma aumenta-
vano paurosamente gli invenduti e si prosciugavano le risorse e si fiac-
cavano le energie degli editori. È del tutto evidente che solo le aziende
dotate di una struttura produttiva, manageriale e distributiva molto soli-
da potevano reggere l’urto dei continui cambiamenti di rotta, adegua-
menti, riedizioni – con relativi oneri dei costi – imposti da una situazio-
ne che, per usare un eufemismo, potremmo definire estremamente flui-
da. È chiaro, di conseguenza, che il processo di concentrazione e “razio-
nalizzazione” che aveva cominciato a delinearsi nella realtà editoriale
italiana – e relativo mercato – già in anni remoti nel corso dell’Ot-
tocento, si accentua in maniera sensibile e salta agli occhi di chiunque
consulti i repertori. In questo mercato del libro scolastico, così ansiman-
te nel ventennio, ci sono stati anche editori avveduti, e sempre attenti a
porre in atto strategie vincenti che, come ricorda l’interessante libro di
Monica Galfré (2005), hanno giocato d’anticipo, pubblicando manuali in
grado di soddisfare le aspettative e le esigenze autocelebrative del regi-
me già prima dello scatenamento di quella censura preventiva che uffi-
cialmente avrebbe dovuto investire solo il settore primario, ma di fatto,
dapprima in modo più occulto, poi in modo ufficiale nel 1939-40, si era
estesa anche al secondario. A questa partita che si giocava sul piano po-
litico-editoriale, non senza grave pregiudizio per operatori, censori ed
utenti, non poterono sottrarsi neppure i manuali per l’insegnamento delle
lingue, considerati un tempo ormai molto lontano neutri, difficilmente
censurabili, un prodotto sicuro per gli stampatori-librai. Questo dimo-
stra, se ce ne era bisogno, la presenza pervasiva del fascismo. Per fare
solo qualche esempio, diremo che mentre Albrighi, Segati e C. avevano
pubblicato nel 1920 un testo “conforme” come quello di Silvio Serafini,
intitolato Valore italiano: Episodi della guerra libica narrati da corri-
spondenti di guerra e tradotti per gli alunni delle scuole e coloro che
vogliono perfezionarsi nell’uso della lingua francese, due testi, segnalati

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 37

dalla Galfré, non risultarono nel 1930-1931 idonei al vaglio del consi-
glio d’istituto, investito della grave responsabilità di analizzare minuzio-
samente i libri di scuola fin nelle loro pieghe più segrete. Nel caso di
Première gerbe. Pagine di lettura dei migliori scrittori francesi di Luigi
De Anna e Aldo Sorani, pubblicata per la prima volta a Firenze da Bem-
porad nel 1916 e giunta, di edizione in edizione, fino agli anni ’30, “fu
consigliata l’introduzione di ‘pagine vive e fresche sulla nostra vita na-
zionale’, oltre alla soppressione dei brani di Rimbaud e dei passi in cui
secondo i revisori si parlava della partecipazione dell’Italia alla grande
guerra in termini ‘unilaterali’ e ‘non rispondenti alla verità storica’”
(Galfré 2005: 110). Se consultiamo il repertorio di A.M. Mandich, tro-
viamo di quest’opera una 9° edizione “riveduta e corretta con aggiunte
sull’Italia fascista” del 1930 ed una 10° del 1931. Più duro fu invece nel
1931 l’atteggiamento del ministero con i rilievi mossi nei confronti del
Corso di lingua francese, con metodo pratico e intendimento educativo
ad uso delle scuole secondarie di Gaetano Darchini per Albrighi e Sega-
ti. “Negando “quelle idee e quei valori morali che devono essere, nella
scuola, circondati dal più alto rispetto”, alcuni passi erano accusati di
“porsi in pieno disaccordo col nuovo clima spirituale della Nazione”. Il
ministero si astenne dall’applicare l’art. 57 per i danni economici che ne
sarebbero derivati alle famiglie, ma non dal “deplorare” gli insegnanti e
il collegio responsabili della scelta, dimostratisi incapaci di svolgere il
compito loro affidato” (ivi: 117). Questo Corso di Darchini era articola-
to in tre volumi, di cui il primo (pronunzia, prose e poesie, elementi
grammaticali), già alla 22° ediz. riveduta nel 1924, era pervenuto alla
28° ediz. nel 1931, ed avrà una 29° ediz. nel 1933 ed una 30° nel 1935;
il secondo (grammatica complementare, alla 18° ediz. riveduta nel 1924)
sarà alla 23° ediz. nel 1930 e alla 24° nel 1932; il terzo (sintassi) è alla
18° ediz. riveduta nel 1931. Come altre opere del periodo, passate attra-
verso continue edizioni rivedute, testimonia lo stato di precarietà e di
allerta cui erano soggette le produzioni editoriali scolastiche. Edizioni
successive di Albrighi-Segati e C. presenteranno titoli esplicitamente
allineati, come Au pays des fascistes. Premières lectures courantes pour
les écoles d’Italie, 1934, di L. Cappiello. Altri titoli dello stesso autore,
relativi ad antologie di scrittori francesi o italiani da tradurre, pubblicati da
La Nuova Italia di Firenze (1940) e da De Simone di Napoli (1942) sono
chiaramente allusivi: Le lait de la louve, La voix de Rome.
Raramente gli insegnanti ebbero il coraggio di riproporre per l’ado-
zione i libri soggetti a revisione. Bemporad lamentò la mancata confer-
ma dell’adozione del testo di Luigi de Anna e Aldo Sorani (Première

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38 Bruna Ranzani

gerbe), che pure era stato debitamente corretto, da parte del liceo “Mi-
chelangiolo” di Firenze e “la stessa sorte toccò a molte delle opere di
quegli autori di cui un solo testo fosse stato giudicato inidoneo” (ivi:
111). Uno dei consulenti scolastici di Bemporad gli raccomandò di inse-
rire nelle antologie da lui pubblicate – o da pubblicare – brani sulle co-
lonie o discorsi con alto valore educativo. D’altra parte, i ritocchi appor-
tati nel 1933 ai programmi del 1930 cancellarono vari testi significativi
di autori stranieri, o almeno ne ridussero molto la presenza, per far posto
ai discorsi di Mussolini o ai testi di Oriani. Si arrivò in alcuni casi anche
ai divieti di adozione, la cui frequenza s’intensificò dopo il 1929. Una
“raffica” di divieti che non colpì soltanto i libri di storia, ma anche quelli
di scienze naturali, geografia, lingue straniere “che tutelavano l’imma-
gine dell’Italia nel mondo e i rapporti internazionali del Regime” (ivi:
114). Per incoraggiare le adozioni, dal 1929 la maggior parte delle case
editrici rilasciò ai singoli istituti veri e propri “attestati” di provata fede
fascista. Del resto, già da prima, gli editori erano stati molto precisi nel
dichiarare nei testi (nei titoli o in appendice) la conformità a programmi
e circolari e la scelta degli autori consigliati. Il dinamismo “coatto”
dell’industria editoriale non poté avere tregua. Vi furono infatti le revi-
sioni conseguenti ai nuovi programmi del 1936 del neoeletto ministro
De Vecchi, la “bonifica imperiale”, come la definisce la Galfré, che por-
tarono alle estreme conseguenze l’accentramento amministrativo e l’i-
deologizzazione dei contenuti dell’insegnamento (ivi: 135); poi nel
1936-37 l’introduzione dei libri di stato di cultura militare, una nuova
materia finalizzata alla formazione del cittadino-soldato, operazione di
cui troviamo traccia anche in un manuale di tedesco edito da Paravia nel
1941 (Il tedesco militare, esercizi di traduzione e letture di argomento
militare, di P. Zavattaro); quindi la revisione antisemita e il divieto di
adozione dei testi di autori di razza ebraica, intimati con lettera circolare
del nuovo ministro Bottai il 12 agosto 1938; l’accordo culturale italo-
tedesco con cui Italia e Germania si erano impegnate a diffondere nelle
scuole l’insegnamento l’una della lingua dell’altra, e a fare in modo che
il contenuto dei libri scolastici fosse in armonia con la “verità storica” e
con lo “spirito d’intesa italo-tedesca” (ivi: 160); infine l’applicazione,
nel 1940, della Carta della Scuola o Carta Bottai, approvata dal Gran
Consiglio del fascismo nel febbraio 1939 e presentata come il punto
d’arrivo del regime in campo scolastico. Questa comportò importanti
novità sia sul piano scolastico-istituzionale che su quello della normati-
va sui testi, in quanto stabiliva la censura preventiva o approvazione
preventiva, esercitata dal Ministero dell’Educazione Nazionale, sul ma-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 39

noscritto o sulle bozze, anche per i libri della scuola media inferiore e
superiore, con conseguenti nuove revisioni. L’ulteriore bonifica libraria
si tradusse in un nuovo terremoto per l’editoria scolastica italiana che
mise in crisi alcune aziende, ne indusse altre anche rilevanti a ridimen-
sionare il settore scolastico, come fece la Sansoni, costrinse in ogni caso
a rifare decine di volumi, perfino a ricorrere a mutui per non soccombe-
re, come capitò a Vallecchi nel 1935, ma anche al grosso Bemporad sul-
la via del declino; scatenò lotte di potere e concorrenze sleali. Rimasero
vitali ed anzi incrementarono il loro volume d’affari (grazie anche alla
nuova e più complessa articolazione dei corsi, all’impulso dato alla sco-
larizzazione, alla produzione di testi per la nuova scuola media e per la
creazione di biblioteche di classe) quelle aziende che avevano adottato
strategie editoriali più moderne, sia nella produzione (manuali innovati-
vi affidati ad autori di grande e collaudato richiamo) che per la diffusio-
ne a livello nazionale. Fu il caso de La Nuova Italia e anche di Le Mon-
nier, per non parlare del consolidamento in questo periodo dell’ “ege-
monia mondadoriana”, frutto certamente della modernità degli stabili-
menti che permisero alla casa di far fronte alle difficoltà in modo indolo-
re ed anzi vincente, ma anche di strategie che potremmo definire com-
plesse, stendendo un velo su comportamenti politici della casa, che la
resero spesso invisa agli altri editori. Mondadori coltivò con costanza e
sistematicità i rapporti col potere e nel 1937 riuscì a farsi includere nella
Commissione permanente per il libro di Stato, quindi ad accaparrarsi
quasi per intero la stampa del testo unico per la scuola elementare, che
gli procurò un fatturato vertiginoso, ed ottenne anche la vicepresidenza
del Consorzio editoriale a cui fu affidata la stampa e la pubblicazione
dei testi di cultura militare, cercando perfino di assumere in esclusiva
tutta l’operazione (insieme a Vallecchi), senza però riuscirvi. Prose-
guendo in questa prassi che si era consolidata durante il fascismo, Mon-
dadori diede il suo sostegno al Piano di sviluppo della scuola avviato nel
1958 da Aldo Moro, ministro della Pubblica Istruzione del governo Fan-
fani e guardò con favore ai centri di lettura promossi dal governo nei
primi anni cinquanta, che avrebbero permesso alla casa di smaltire gros-
si quantitativi di giacenze. Se Mondadori costituisce un caso emblemati-
co, vi furono però altri esempi di connubio fra interessi commerciali de-
gli editori e complicità – strategicamente ricercata – del potere, soprat-
tutto da quando l’editoria comincia a diventare “industria culturale”. Per
fare solo qualche esempio, Vallecchi, che era rappresentante della Fede-
razione degli editori fascisti, e come tale faceva parte della Commissio-
ne permanente per il libro di stato nel 1937, grazie al legame sempre più

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40 Bruna Ranzani

stretto con il regime fu beneficiato dalla Commissione consultiva per


l’acquisto delle pubblicazioni (1937-1943), voluta da Bottai. Sansoni
pubblicò a Firenze nel 1943 Deutschenspiegel. Ein Lesebuch mit gelei-
twort von Giuseppe Bottai.
La “defascistizzazione” dei libri di scuola non fu, per ragioni varie e
complesse ben analizzate dalla Galfré (ivi: 178-196), né così rapida, né
altrettanto sistematica, determinata, radicale e pervasiva quanto lo era
stata la “fascistizzazione”. Secondo Marino Raicich “l’epurazione in
pratica non si fece” (1996: 387). Ma Arnoldo Mondadori, grande strate-
ga dell’editoria scolastica, che già dalla primavera del 1943 aveva co-
minciato a condurre uno studio per il settore della scuola elementare in
vista del crollo del regime, preoccupato anche per il secondario di soddi-
sfare velocemente le richieste del ministro della P.I. (mentre gli altri edi-
tori esprimevano grande incertezza e cercavano di ottenere dilazioni), di
salvare il salvabile e di garantirsi un minimo di entrate sicure, iniziò de-
cisamente la sua personale opera di epurazione sulle proprie produzioni
editoriali, raccomandando a Luigi Rusca, direttore della filiale di Roma,
di eliminare i testi “più fascisti”, cioè le antologie, i libri di storia e geo-
grafia e la Grammatica francese del XX secolo ad uso degli italiani di
Luciano Bosisio, edita nel 1938 (a cui avevano fatto seguito altre pub-
blicazioni per l’insegnamento del francese nel 1939-1940), giudicata
“inservibile” per le “spifferate” sul fascismo (Galfré 2005: 181).

Editori e lingue à vol d’oiseau


Trattandosi qui di indicare soltanto delle piste di ricerca, in questa
fase iniziale del lavoro, daremo dei semplici flash, più per stimolare l’in-
teresse di altri ricercatori che per alludere a risultati conseguiti, ovvia-
mente impossibili in assenza di un impianto organico, che riteniamo
possa essere costruito soltanto con un lavoro di équipe.

Editori stranieri
Ci pare significativo, anzi spesso tanto straordinario da suscitare la
meraviglia e quasi “lo scandalo” – nella constatazione dell’inerzia ita-
liana – di editori italiani anche dinamici ed intelligenti come il fiorentino
Gaspero Barbèra nel 1837 (v. Infelise 1997: 74-75), il ruolo di media-
zione (e quindi interscambio e influenza linguistico-culturale) svolto con
competenza e spesso audacia imprenditoriale dai vari librai-editori di
origine straniera trapiantatisi in Italia, territorio editoriale arretrato e la-
cunoso, e dunque esposto a colonizzazioni, già dal Sei-Settecento. Que-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 41

sti editori stranieri, che detengono e investono ingenti capitali nell’im-


presa italiana, intrattengono rapporti costanti con gli editori e librai
all’estero e nei loro paesi d’origine (spesso convinti che solo gli stranieri
siano affidabili in Italia, paese con il quale fanno peraltro affari d’oro),
utilizzando vie e canali di approvvigionamento – anche clandestini – che
permettono loro di sfuggire ad una censura occhiuta e molto zelante nel
dare la caccia ai testi stranieri, cui era anche imposto un dazio d’im-
portazione. A Parigi i Barrois (padre e figlio), che si qualificano come
imprimeur(s) libraire(s) pour les langues étrangères vivantes, come ap-
pare in loro edizioni del 1816, sono in rapporto con l’ambiente culturale
italiano. Il padre è in contatto con Gino Capponi (v. Lettere di G. Cap-
poni… 1882: I, 102). Barrois garantisce la corrispondenza di Vieusseux
con Parigi negli anni 1823-26. Successivamente furono Renouard e Ga-
lignani (Palazzolo 1990: 25). Questi rapporti commerciali degli editori
stranieri in Italia con le grandi case editrici europee contribuiscono spes-
so a sprovincializzare, ad aprire e modernizzare un sistema ancora arre-
trato e chiuso in se stesso, come suggerisce, mettendo in evidenza la li-
mitatezza delle proposte interne e il controllo ossessivo dei censori stata-
li, Lodovica Braida (1994: “Strategie familiari e commercio del libro.
L’immigrazione dei librai briançonesi a Torino, XVII-XVIII secolo”), la
quale, nell’ottica della sua ricerca, ammonisce che lo studio della circo-
lazione del libro è indispensabile per evitare ricostruzioni storiche unila-
terali (342). Sarà utile portare alcuni esempi per dare il giusto valore a
queste presenze che hanno costituito uno stimolo alla modernizzazione,
prima di tutto – ma non solo – tecnologica e industriale, hanno contri-
buito alla storia del pensiero, anche politico, e aperto le porte all’euro-
peizzazione della cultura, come ha sottolineato con convinzione Marino
Raicich (1996: 201-241), seguito da altri storici, come Gianfranco Tor-
torelli (1989: 27 e ss.) e A. De Falco (“Giovanni e Francesco Gravier”,
in Rao 1998: 567-577). Quest’ultima, occupandosi degli stampatori-
librai Gravier, attivi dapprima a Genova (dove saranno peraltro impri-
meurs-libraires du lycée impérial, come risulta dall’edizione del 1812
degli Elémens de la grammaire française del Lhomond), poi, dalla se-
conda metà degli anni ’50 del Settecento anche a Napoli, evidenzia co-
me sia “ben noto il ruolo che Jean Gravier svolse a Napoli nel rinnova-
mento culturale degli anni Sessanta” del Settecento, con “un’attività for-
temente orientata sul piano culturale” (ivi: 567, 569). Tale alacre attività
dette luogo sia a produzioni editoriali importanti (di opere italiane, come
quelle postume di P. Giannone e quelle di C. Beccaria, o di opere stra-
niere in versione italiana, suscitate dalla convinzione che le traduzioni

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42 Bruna Ranzani

fossero fondamentali per istruire ed alimentare il dibattito culturale e po-


litico), sia ad una rilevantissima importazione di libri stranieri, soprattut-
to da Losanna, Neuchâtel e Ginevra. Questi erano destinati ai principali
esponenti della cultura del tempo, primo fra tutti Antonio Genovesi (cu-
ratore dell’edizione di alcune opere pedagogiche e politiche, tradotte dal
francese), con il quale intratteneva rapporti di consuetudine, così come
con altri personaggi importanti, fra cui il Delegato della Real Giurisdi-
zione. Nell’ambito della lingua e letteratura francese, Jean Gravier ri-
stampa alla fine del 1758 il Dizionario italiano-francese di Annibale An-
tonini (2 tomi), già edito a Venezia; nel 1768 ripubblica Le Avventure di
Telemaco di Fénelon, opera edita in versione italiana a Venezia dal 1710
e più volte ristampata fino all’ultima edizione del 1765, carente ed erro-
nea, secondo il Gravier, che correda la sua traduzione di note esplicati-
ve, del Discorso del Ramsay sulla poesia epica e, come nell’edizione
parigina del 1765, del poemetto Le avventure di Aristone (ivi: 569, 572);
infine nel 1770 fa uscire due edizioni pressoché identiche del Goudar
travestito, revisione di Giacomo Agar della famosa grammatica di Lo-
dovico Goudar.
I Reycends, attivi a Torino e Milano già dal 1675, quando Jean Re-
ycends, proveniente da Monestier de Briançon nel Delfinato, gestisce
nella città sabauda due librerie superiori a qualunque altra, ebbero da
subito e per tutto il Settecento questa connotazione di mediatori culturali
sia in senso generale, poiché puntarono sulla vendita di libri stranieri,
soprattutto provenienti dalla Francia e stampati per lo più in Svizzera ad
opera della Société typographique di Neuchâtel, sia in ambito scolastico
ed educativo, non solo importando, spesso clandestinamente, libri stam-
pati al di là delle Alpi, ma pubblicando anche ristampe e traduzioni di
alcuni testi innovativi. La dimensione europea dell’impresa Reycends,
ben evidenziata da Lodovica Braida (1994) è favorita anche dall’esisten-
za di una rete di parenti, titolari di analoghe attività commerciali, sparsi
in varie città, come Milano, Parigi e Lisbona, i quali intrattengono inten-
si e proficui scambi con la sede di Torino (TESEO: scheda 460). È elo-
quente la formulazione del loro catalogo del 1786: Catalogo poligrafico
dei libri italiani, spagnuoli, portoghesi, inglesi e tedeschi, segnalato dal-
la Braida, oltre all’edizione poliglotta dei Modelli di lettere in francese,
inglese ed italiano del 1788, preceduti da altri “secrétaires” (Secrétaire
des négotians, 1752, 1763; Le secrétaire parfait ou modèles de lettres)
(ivi: 336, note 75 e 76). La studiosa segnala infine la pubblicazione che
ha rappresentato uno dei più redditizi investimenti dei Reycends, il Nuo-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 43

vo Dizionario italiano-francese (1778-1780) dell’abate Francesco Al-


berti, frutto della collaborazione con i librai Floteront di Nizza. “Nella
prefazione si spiega che l’edizione torinese rappresenta un rifacimento e
un aggiornamento dell’edizione di Marsiglia. I Reycends fanno intende-
re che in questa impresa si sono scontrati con i loro colleghi veneziani, i
Remondini, i quali, però […] si sono limitati a ristampare l’edizione di
Marsiglia senza preoccuparsi di aggiornarla sulla base dei supplementi
del Dizionario della Crusca” (ivi: 339)10. Misurarsi con i Remondini era
certamente una bella sfida, data la statura di questo editore nel periodo.
La scheda 460 di TESEO evidenzia che il catalogo Reycends del 1786
dimostra l’importanza data alla scuola, che sarà una direttrice anche nel-
la produzione successiva. Il repertorio Insegnare il francese in Italia,
1625-1860 (1997) segnala l’edizione di opere ben note per l’insegna-
mento della lingua francese, come la famosa grammatica di Goudar
(Nuova grammatica italiana e francese, 7° impressione, Milano, 1772,
scheda 158), quella di Francesco Duc (L’Italiano in Parigi ovvero
grammatica francese ad uso degli Italiani, Torino, 1786, scheda 193) e
di G. Favre (Il nuovo maestro francese, ovvero principi della lingua
francese susseguiti da dialoghi, Torino, 1791 e Torino, 1792, schede
212 e 215); le Lettere moderne colle loro risposte, di Denis de Ville-
comte (Torino, 1776, scheda 172), opera fortunatissima, pubblicata dap-
prima, negli anni ’40 del Settecento, a Milano da Donati Ghisolfi, in
francese, divenuta poi di dominio quasi esclusivo di Remondini che la
porterà in catalogo, con innumerevoli edizioni e accrescimenti, dall’i-
nizio degli anni ’50 del Settecento fino al 1819, come abbiamo già se-
gnalato; i Dialoghi familiari dello stesso Favre (Torino, 1792, scheda
216). La produzione per l’insegnamento non diminuisce nell’Ottocento.
All’inizio di questo nuovo secolo i Reycends danno vita ad una Colle-
zione di scrittori francesi e nel 1865 pubblicano con la tipografia editri-
ce Paggi di Firenze la Simple méthode questionnaire pour apprendre le
français, seconde éd. revue, corrigée et considérablement augmentée, di
Antoine Monastier, corso III, Milano, Torino, Firenze. La loro attività
editoriale, già ridimensionata nella seconda metà dell’Ottocento, ha fine
nel 1876.

10
Il saggio della Braida sui librai briançonesi del 1994 è stato ripreso e sviluppa-
to nel libro Il commercio delle idee. Editoria e circolazione del libro nella Torino
del Settecento (Firenze, Olschki, 1995), cap. V, 255-313. Due paragrafi sono dedica-
ti ai Reycends, alle loro relazioni, ai loro cataloghi a stampa e all’attività editoriale.

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44 Bruna Ranzani

Pompeo Dumolard, erede di un’antica famiglia di origine francese,


proprietaria dal 1794 di una libreria nel centro di Milano, anch’essa mol-
to attiva nell’importazione di opere francesi in Italia, dette vita nel
1872/1873 ad una casa editrice, collegata ad ambienti culturali positivi-
sti e inserita in circuiti internazionali, col proposito di promuovere l’edi-
zione e la circolazione delle opere scientifiche del tempo. Nel catalogo
della casa, animata da questo intento di divulgazione scientifica (come
quella dei contemporanei Loescher e Hoepli), che aveva fatto nascere
importantissime riviste, come la Biblioteca scientifica internazionale,
l’Archivio storico lombardo e la Rivista di filosofia scientifica, figuraro-
no molti grandi testi stranieri, in particolare francesi, offerti in traduzio-
ne italiana; ma anche, soprattutto dagli inizi degli anni ’80, libri scola-
stici fra i quali alcuni per l’insegnamento linguistico. Si trattò, anche in
questo campo, dopo un esordio curioso, con il testo di Luigi Brianzi
Breve raccolta di parole, frasi, proverbi...in milanese, italiano, france-
se, 1873, di metodi e testi per lo più stranieri, come il Franz Ahn (Nuovo
metodo pratico e facile per imparare la lingua francese secondo il si-
stema di F. Ahn. Nuovissima edizione diligentemente corretta ed accre-
sciuta, 1886) che, come abbiamo avuto occasione di segnalare, era già
stato pubblicato negli anni ’60 ad opera di vari editori milanesi, aveva
avuto molto seguito ed era destinato ancora a lunga vita, e come le opere
francesi di Théodore Dupuy sulla storia della letteratura e della lingua
francese (Considérations sur la littérature française moderne, 1885;
Mélanges littéraires et historiques, 1886; La langue française. Ses ori-
gines, ses éléments, sa formation, ses développements, 1891). L’attività
si chiuse nel 1895 e il catalogo fu acquistato dalla casa torinese Bocca.
Giampietro Vieusseux, ginevrino protestante, “imprenditore di cultu-
ra” (TESEO: 629, scheda 587), libraio ed editore, mai tipografo, fonda-
tore nel 1819 a Firenze – che nell’Italia risorgimentale è uno dei poli
culturali ed editoriali più importanti – dell’illustre Gabinetto scientifico-
letterario, un gabinetto di lettura dove arrivavano i maggiori giornali
stranieri (v. Desideri 2001), nel 1855 stampa e fa circolare a Firenze ed
anche a Pisa, tramite il coeditore-libraio Giannelli, il Metodo Ollendorff
per imparare a leggere, a scrivere e a parlare una lingua in pochi mesi
applicato alla lingua francese per uso degli italiani di Heinrich Gode-
froy Ollendorff (revisori G. Bettini e I. Aury), “destinato agli stabili-
menti d’istruzione pubblici e privati”, innovativo, pratico, quasi un me-
todo ‘diretto’ ante litteram, anziché il solito Goudar, (anche se come li-
braio vende in quello stesso anno, come molti altri librai italiani, il Gou-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 45

dar moderno di C. Grassini, 11° edizione, per G. Meiners e figlio di Mi-


lano). I revisori, nell’Avviso al lettore, citando a mo’ di epigrafe un bra-
no di Ugo Foscolo, convinto che “la grammatica s’abbia a insegnare a
chi sa praticamente la lingua”, (v. Minerva/Pellandra 1997: 288, scheda
713) sottolineavano l’utilità quasi esclusiva del metodo Ollendorff, qua-
lificato come un “ingegnosissimo meccanismo, che rende lo studio rapi-
do e piacevole e fa parlare subito, mentre lo studio della grammatica non
permette di parlare”. Certamente l’editore Vieusseux, la cui produzione
per lo scolastico è rilevante in senso qualitativo più che quantitativo e
che raramente usava il proprio nome come editore, servendosi general-
mente del Cellini, mentre in questo caso lo aveva fatto (così come per
l’edizione dei Racconti in dialogo per la gioventù di P. Thouar del 1844,
in coedizione con Ubicini di Milano), aveva captato nell’ambiente cultu-
rale alcune istanze nuove. In quegli anni stavano infatti suscitando inte-
resse nuovi metodi, qualificati come “pratici” e innovativi, per l’inse-
gnamento linguistico, come appunto Ollendorff, Ahn, Robertson. Inol-
tre, nell’entourage di Vieusseux fervono dibattiti anche di tipo linguisti-
co, che coinvolgono personaggi come il Rosi e il Lambruschini, dibattiti
nei quali, fra l’altro, si evocano, talora contraddicendole, alcune tesi del
padre Girard (la cui grammatica era già stata pubblicata con straordina-
ria prontezza a Torino nel 1845 dall’esordiente Paravia, come vedremo a
proposito di questo grande editore) riguardo all’apprendimento della
lingua materna rispetto al latino, e dai quali emerge la proposta di un
metodo simultaneo, di cui si sostenevano i vantaggi didattici.
Il metodo Ollendorff era forse già conosciuto a Firenze. L’editore
Jouhaud, che “ha un’attività innovativa grazie soprattutto a traduzioni
dal francese” (ad esempio un Corso di mitologia di Noël e Chapsal da
tempo adottato in Francia), fa uscire, oltre ad una Guida pratica per in-
segnare il francese del 1845, testi per insegnare la stessa lingua secondo
il metodo Ollendorff, come ci informa TESEO (scheda 466, Ricordi e
Jouhaud), che però non fornisce le date di pubblicazione di questi testi.
Era già diffuso a Napoli, ad opera del revisore G. Ruggio, che lo aveva
pubblicato presso l’editore Alberto Detken, nel 1854, con i titoli Gram-
matica della lingua francese scritta da Ollendorff e ridotta ad uso degli
italiani e Esercizi graduati, ossia i temi della grammatica di Ollendorff
per la lingua francese ridotta ad uso degli italiani. Il revisore, che af-
ferma di aver usato la grammatica per insegnare il francese agli inglesi e
agli americani, assicura che questi strumenti didattici produrranno in chi
li userà una tale scioltezza e tanta facilità nell’imparare la lingua france-
se che “uom fa l’abito di parlare senza che pure egli s’accorga” (Miner-

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46 Bruna Ranzani

va/Pellandra 1997: 281-282, scheda 693).


Negli anni successivi, questo metodo conoscerà una certa fortuna, fi-
delizzando autori ed editori: dal 1865 al 1881 le edizioni si inseguiraino.
TESEO (282, scheda 277) segnala che l’Editrice libraria Guigoni Mauri-
zio, poi Società Editrice Italiana, attiva a Milano e Torino dal 1842 al
1904, presente per edizioni scolastiche con un costante e buon livello dal
1876 sulla Bibliografia italiana e poi sul Giornale della libreria, pub-
blica, oltre a vari dizionari, come quello di francese di Cormon e Manni
e d’inglese del Bracciforti, grammatiche delle lingue straniere moderne
con presentazione del metodo Ollendorff per l’apprendimento del fran-
cese e dell’inglese. Il Repertorio di manuali pubblicati dal 1861 al 1922
(Minerva 2003), registra: Rodolphe, G.L., Insegnamento pratico, celere
e facile della lingua francese secondo il metodo Ollendorff, Milano, F.lli
Borroni, 1865; Ollendorff, H.-G./Reali, G., Chiave dei temi contenuti
nel corso di lingua francese dell’Ollendorff per uso degli italiani rivisto
dal Prof. G. Reali. Testo francese, Firenze, Jouhaud, 1873; Genzardi N., Il
nuovo Ollendorff per imparare la lingua francese, Milano, Gnocchi,
1874; Nouveau cours gradué de conversations et lectures françaises à
l’usage des Italiens avec des notes explicatives compilé sur les récentes
méthodes de F. Ahn, Ollendorff, Fruston, Arnaud, etc., Milano, Gnocchi,
1877 (dove si evidenzia la combinazione di metodi allora in auge); Reali,
G., Corso di lingua francese tracciato sul metodo Ollendorff, 4° edizione,
Firenze, Telemaco Giano, 1881 (altra edizione Firenze, Ricordi, s.d.).
Queste considerazioni sulla intelligente e innovativa attività editoria-
le di Giampietro Vieusseux e sulle sue straordinarie intuizioni, ci aprono
un’altra finestra sul panorama degli editori stranieri in Italia e sulla loro
attività di promotori culturali. Si tratta questa volta del profondo sud
d’Italia, la Sicilia, e dei rapporti culturali e commerciali che Vieusseux
si proponeva di attivare e intrattenere con l’ambiente editoriale e cultu-
rale siciliano. Questo, negli anni della Restaurazione, si presenta assai
problematico, come testimonia il tipografo Franco Carini, molto impe-
gnato, col fratello Luigi, nella vita culturale e tipografica siciliana del
XIX secolo e nella promozione della buona stampa a Palermo. In questo
intento, il Carini – che lamentava l’inadeguatezza dell’organizzazione
editoriale, la polverizzazione delle piccole stamperie, causata spesso dal-
la cattiva gestione di persone incolte – pubblica nel 1840 L’istruzione
sopra l’arte tipografica, saggio storico e didattico, destinato ad addetti
ai lavori e apprendisti (v. Palazzolo 1980: 118-119). In quegli anni si
trovano a Palermo solo piccole aziende, come la Lorenzo Dato
(1816/18-1859c.), spesso a conduzione famigliare (come la Solli Filip-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 47

po, 1786-1897), con una produzione editoriale modesta, anche per il set-
tore scolastico e, all’interno di questo, per quello linguistico che ci inte-
ressa, affidato per lo più ad insegnanti locali, per i bisogni delle scuole
del territorio (Dato pubblica nel 1818 Lezioni di grammatica comparati-
va italiana e francese, di G. Casano, docente di materie letterarie e reto-
rica e nel 1822 i Principi generali della lingua inglese di G. Tesauro; il
Solli, negli stessi anni, le grammatiche per la lingua inglese e francese,
rispettivamente di V. Lena e L. Baudeuf). La Stamperia Reale, istituita
nel 1779 da Ferdinando IV di Borbone, era stata fiorente fra la fine del
XVIII secolo e l’inizio del XIX con edizioni molto pregevoli ed una si-
gnificativa produzione di libri per la scuola – considerati i migliori an-
che per la didattica delle lingue inglese, francese e perfino arabo – gra-
zie alla grande cultura e alla competenza del suo direttore, Gregorio
Speciale, ex rettore del Collegio dei Nobili, che sceglieva personalmente
i testi, ne curava perfino chiose e apparati critici e ne elaborava com-
pendi; poi aveva conosciuto un rapido declino. Vieusseux si rivolge al-
lora a due colleghi francesi, insediati a Palermo: Carlo Beuf, famoso li-
braio che costituirà un suo valido riferimento fino al 1842 e soprattutto
Giovanni Pedone Lauriel (Palermo, 1819-1888), a cui lo legò un rappor-
to di amicizia negli anni 1843-45 e con il quale condivise il progetto cul-
turale e commerciale per la Sicilia. Pedone Lauriel si connota, nella sce-
na culturale ed editoriale dell’Ottocento, come un protagonista: ha infatti
una concezione moderna dell’editoria, basata sugli scambi, l’informa-
zione (era al corrente della produzione editoriale europea, grazie ai con-
tatti con la Librairie italienne di Parigi), la circolazione del libro, la cura
del libro. S’impose come il maggiore editore scolastico in Sicilia, nono-
stante l’affermarsi progressivo di editori concorrenti, come gli Amenta
(1851-1898) – che ebbero una notevole produzione scolastica e fecero
conoscere, attraverso le loro edizioni, autori come Chateaubriand, Gui-
zot, Sismondi – e soprattutto Sandròn.
Felice Le Monnier, giovane emigrato alla fine degli anni ’20 a Firen-
ze dalla Francia, dove era nato a Verdun nel 1806 e dove già aveva ini-
ziato un’attività lavorativa nel settore dell’editoria, precisamente come
proto in una tipografia parigina (aveva manifestato a Parigi contro le or-
dinanze del ministro Polignac che limitavano la libertà di stampa, TE-
SEO: scheda 304), inizia nel 1837 un’attività editoriale vera e propria,
che si affianca a quella tipografica. Si fa apprezzare, grazie anche alla
professionalità di Gaspero Barbèra – che, prima di mettersi in proprio
nel 1854, lavora con lui come dipendente – ed ha frequentazioni impor-

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48 Bruna Ranzani

tanti: Vieusseux, Tommaseo, Lambruschini, Gino Capponi. Ha certa-


mente una mentalità imprenditoriale assai moderna e dà prova di una
professionalità nuova per l’epoca: stipula contratti di edizione, paga i
collaboratori e soprattutto gli autori, quando la legittimità del diritto
d’autore non era ancora stata sancita ufficialmente; pratica una politica
avveduta dei prezzi di diffusione, relativamente bassi; ma è anche un
operatore politico-culturale che partecipa alla stagione risorgimentale.
Insieme a Vieusseux, Le Monnier incarna il modello fiorentino del-
l’editore ottocentesco. Sono entrambi personalità complesse, veri pre-
cursori che incidono sulla realtà fiorentina e sono motore d’innovazione.
(Cadioli/Vigini 2004: 19-20). L’interesse per lo scolastico si afferma so-
prattutto dopo l’Unità, quando per tutti gli editori il settore diviene allet-
tante, e pone la casa in concorrenza dapprima con editori fiorentini come
Barbèra e Paggi, poi con i maggiori a livello nazionale, come Albrighi e
Segati, Paravia, Giusti, Sandròn, Sansoni, con i quali potrà competere,
grazie ad un’accorta politica editoriale, incentrata appunto sul genere
scolastico e sulla sua valorizzazione. Dal 1865, quando il fondatore, Fe-
lice, si ritira, la casa editrice conoscerà una storia molto complessa, se-
gnata da frequenti cambiamenti a livello amministrativo e dirigenziale,
oltre che di proprietà, ma sempre con grandi personalità ai suoi vertici,
come G. Gentile nel 1932, con notevoli agganci ministeriali, con la ca-
pacità di concepire nuovi piani editoriali al verificarsi dei frequenti cam-
biamenti istituzionali e delle riforme scolastiche. In questi piani, che si
tradurranno in cataloghi, ben pubblicizzati grazie ad un vivace impegno
promozionale (anche su giornali come La Nazione e riviste come La
Nuova Antologia, peraltro stampate dalla stessa Le Monnier), troveranno
spazio anche le lingue straniere (francese, inglese, tedesco) e una colle-
zione di classici stranieri. A questo proposito, è da notare che già tra il
1866 e il 1880 la collana più prestigiosa della Le Monnier, la “Bibliote-
ca nazionale”, nata nel 1843, aveva inserito anche autori stranieri, come
Byron, Shakespeare, Goethe (v. Gigli Marchetti 1997). Dopo lo straor-
dinario sviluppo della produzione scolastica negli anni ’60 e ’70 del No-
vecento, la manualistica per l’insegnamento delle lingue straniere si rin-
nova, grazie ad accordi commerciali con l’editore Larousse di Parigi e
Collins di Londra-Glasgow.
Hermann Loescher, dapprima installatosi a Torino come libraio, con
succursali a Firenze (la prima nel 1865 e la seconda nel 1880), poi Roma
(1870) – frequentata da personaggi di spicco, come Labriola e Croce –
fonda nel 1867 una casa editrice straordinariamente attiva che progres-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 49

sivamente diverrà una delle maggiori per il settore scolastico e godrà di


notevole prestigio presso grandi intellettuali dell’epoca, di cui stamperà
le opere. Ha da subito un ruolo molto attivo nell’organizzazione dell’at-
tività e della politica editoriale a livello nazionale. Fonda infatti, nel
1869, insieme con Casimiro Bocca, Giuseppe Pomba ed altri librai e ti-
pografi editori, l’Associazione tipografico-libraria italiana. Nel ricchis-
simo catalogo che si struttura dagli anni ’70 in poi sono presenti testi per
la didattica del francese, numerosi, di ampio spettro e per vari tipi di
scuole, composti da Monastier, seguace del metodo Ahn (alcuni suoi te-
sti sono molto diffusi e piuttosto longevi), G. Pozzi, Prochet (di cui an-
che Paravia pubblica negli stessi anni ’80-’90 e nel 1900 diverse opere),
Romand (del quale, accanto a grammatiche e antologie pubblicate pres-
so Petrini, appaiono, nel 1879, delle Leçons de morale et de philosophie
extraites de l’Ancien Testament, de Jésus Christ, de Confucius, du Kho-
ran et des plus célèbres philosophes et moralistes anciens et modernes);
poi, nel primo ventennio del nuovo secolo, vi figurano manuali di un au-
tore rimasto nella storia dell’insegnamento del francese anche per essere
stato il primo titolare di cattedra universitaria per questa disciplina: Pie-
tro Toldo (talora coadiuvato da L. Guichard), in quegli stessi anni pre-
sente anche nel catalogo di Paravia (coautore R.Romei) e dell’editore
Frattini di Pavia (coautore A.M. Todeschini, attivo a Milano in quegli
anni con gli editori Trevisini e Agnelli). Negli elenchi dei testi adottati
nelle scuole secondarie nell’anno scolastico 1914-1915, si segnala anche
l’antologia tedesca del Verdaro.
La Loescher è un’editrice moderna e dinamica, che dà vita a nume-
rosi periodici specializzati, apre i confini, facendo eseguire molte tradu-
zioni (fra l’altro la prima traduzione italiana di Alice nel paese delle me-
raviglie, v. TESEO: scheda 307), si avvale dell’assistenza preziosa di
intellettuali e consulenti, diffonde bene i suoi prodotti, grazie alla rete di
librerie. Come tale proseguirà, dopo la morte di Hermann, nel 1892,
grazie anche al matrimonio della moglie con Arturo Graf. Rimane co-
stante la prevalenza del genere scolastico. Attraverso varie vicende, dal
1988 diviene proprietà del gruppo Zanichelli, che l’aveva rilevata dal
figlio di Giuseppe Pavia, intellettuale e imprenditore, il quale, divenuto-
ne a sua volta proprietario nel 1942, aveva riorganizzato la casa editrice
nel dopoguerra.
Ulrico Hoepli, appena impiantatosi in Italia, a Milano, dalla natia
Svizzera, pubblica, nel 1871, come prima opera del suo catalogo, una
nuova edizione della nota grammatica francese di C.-S. Martin Primi

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50 Bruna Ranzani

elementi della lingua francese composti per la gioventù italiana. Hoepli,


la cui libreria è un vero cenacolo dove si possono trovare opere in tutte
le principali lingue europee – importava infatti libri e periodici stranieri,
soprattutto da Germania, Inghilterra e Stati Uniti, assicurando così alle
proprie librerie ed anche alla sua attività editoriale un costante livello di
aggiornamento culturale e scientifico – afferma così la sua identità di
mediatore culturale, ma mette anche in evidenza il suo importante ruolo
di editore nel campo della manualistica scolastica, la sua perspicacia e le
sue capacità imprenditoriali. Seppe peraltro costruire un’efficace rete
distributiva: aveva una succursale a Pisa, gestita dal libraio-editore Spo-
erri e situata sul Lungarno Regio, proprio vicino all’Università e nel
1873 anche a Napoli, infine una terza a Trieste.
La riedizione del manuale di Martin rappresentava una scelta strate-
gica. Si trattava infatti di un’opera “intramontabile”, già circolante in
Italia nella fase preunitaria e largamente diffusa nelle scuole secondarie
milanesi e lombarde del Regno d’Italia. Ripubblicata dalla stessa Hoepli
nel 1874, approdò nel 1900 alla 18° edizione, rivista dal Prof. C. Ottoli-
ni, nel 1920 alla 22° edizione ed era ancora in catalogo negli anni ’30.
Hoepli aveva trovato quest’opera nel catalogo del libraio-editore Teodo-
ro Laengner, di cui aveva rilevato l’azienda nel 1871, con i diritti sulle
opere stampate. Anche il Laengner, che si stabilisce a Milano nei primi
anni ’40 dell’Ottocento, è un notevole mediatore culturale, la cui libre-
ria, aperta nel 1845, diviene presto un punto di riferimento per letterati e
studiosi, che vi possono trovare una vasta scelta di pubblicazioni stranie-
re, soprattutto francesi e tedesche. Lo studio della vicenda editoriale di
Laengner ci consente anche di seguire le tracce della produzione di Mar-
tin e di ricostruire il contesto editoriale in cui questa si realizza e si af-
ferma. Martin era già noto al pubblico milanese come revisore nel 1841
della 3° ediz. della Nuova Grammatica francese ad uso degli italiani di
E.S. Martin (già pubblicata da Antonio Fontana a Milano nel 1832 con
lo stesso titolo senza revisore e giunta alla 5° ed. nel 1854 con la revi-
sione di C. S. Martin). Era anche autore del Saggio di temi graduati sul-
lo studio pratico della lingua francese… (1843) – secondo il nuovo me-
todo seguito nella Grammatica di E.S. Martin. Entrambe le opere erano
uscite, sempre a Milano, dai torchi della tipografia Ronchetti e Ferreri,
poi Ronchetti e C. (Milano 1838-1860), editrice fra l’altro della famosa
Nouvelle grammaire française di Noël e Chapsal nel 1851. Del Martin,
Laengner pubblica nel 1850, poi di nuovo nel 1853 (TESEO: 299, sche-
da 293) le Premières lectures françaises à l’usage des écoles et de la
jeunesse che ebbero un’ampia diffusione nelle scuole e nei collegi d’i-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 51

struzione dell’area milanese e lombarda, tanto da spingere l’editore a


stampare anche i Primi elementi della lingua francese giusta un nuovo e
facile metodo composti per uso delle scuole e della gioventù (2° ediz.
1857, 3° 1859), testo che già era uscito nel 1851, sempre a Milano, pres-
so Tendler e C., e che arrivò nel 1862 alla 4° edizione.
Per tornare ad Hoepli dopo questa divagazione, è noto che il contri-
buto dato da questa grande casa editrice all’insegnamento ed alla diffu-
sione in Italia delle lingue straniere, è rilevante. Per fare solo qualche
citazione, potremmo ricordare, per la lingua francese, oltre al Martin (di
cui peraltro ristampa, oltre ai Primi elementi della lingua francese nel
1874, giunti alla 22° ediz. nel 1920, le Premières lectures françaises à
l’usage de l’école et de la jeunesse nel 1887), la Grammatica francese
di G. Prat del 1895 (1919, 5° ediz.) e, dello stesso, gli Esercizi a com-
plemento della Grammatica francese del medesimo anno 1895 (1918, 4°
ediz.), Lectures françaises et thèmes italiens (1916), Grammatica ed e-
sercizi francesi (1925, 6° ediz.); le opere di Elvira Baroschi Soresini,
finalizzate all’apprendimento della fraseologia (1892, 1899) e della con-
versazione francese-italiana (1912, 2° ediz.); i manuali di letteratura
francese di Marcillac/Paganini del 1897, 3° ediz. e di G. Padovani,
quest’ultimo corredato di un’appendice sulla storia della lingua (1913),
il Manuel de correspondance commerciale française di G. Frisoni
(1925, 6° ediz. 1931), il Vocabolario italiano-francese, francese-ita-
liano commerciale, terminologico e fraseologico di Dompé (1926). Ab-
bastanza numerosi e di varia applicazione didattica anche i manuali per
il tedesco, fra cui le grammatiche di G.G. Amante/Uebelhart (1878), di
L. Pavia (1893) (1917, 4° edizione), a cui fecero da complemento gli e-
sercizi di traduzione di J. Adler (1894) (1899, 2° ediz., 1905 3° ediz.) e
successivamente quelle di M.A. Turolla (1925), A. Arthaber (elementa-
re: 1934; elementare commerciale: 1939; scuole medie superiori e uso
autodidattico: 1925, 1933) e dello stesso un Grundriss der deutschen Li-
teratur, non solo per le scuole, ma anche per le persone colte (1931).
Luigi Pavia, autore di manuali per più lingue, compila per Hoepli anche
una Grammatica inglese (1894, 1923: 5° ediz.) ed una Grammatica
spagnuola (1895, 1919: 4° ediz.), a cui si aggiungerà la Grammatica
spagnuola teorico-pratica di G. Frisoni (1925, 1935) (v. TESEO: scheda
279 per Hoepli e 293 per Laengner). Interessanti i testi ad impostazione
plurilinguistica di G. Sessa, Dottrina popolare in quattro lingue (italia-
no, francese, inglese, tedesco), 1891 (2° ediz.) e Modi di dire, italiani,
francesi, inglesi, tedeschi, Milano,1923 (3° ediz.); di G. Frisoni, Corri-
spondenza commerciale poliglotta in italiano, francese, tedesco, inglese,

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52 Bruna Ranzani

spagnolo, 1902; di E. Webber, Dizionario tecnico in quattro lingue (te-


desco, italiano, francese, inglese), 1926, 3° ediz. aumentata e il Diction-
naire commercial en six langues (italien-allemand-français-anglais-
espagnol-portugais), 1928, 2° ediz. .

Editori italiani
Fra gli editori italiani che si possono citare come esempio di iniziati-
ve editoriali di ampia influenza culturale (sulla formazione degli italiani)
c’è senz’altro Paravia, una delle più antiche case tipografico-librarie ita-
liane, proprietà di Giovan Battista nel corso del Settecento, poi di Gior-
gio fino al 1853, quindi di Lorenzo Roux e infine di Innocenzo Vigliar-
di, che ne divenne unico proprietario negli anni Settanta, conservando la
denominazione. L’attività promozionale in ambito glottodidattico è par-
ticolarmente intensa fin dal suo esordio. Emblematico è il caso della dif-
fusione in Italia della grammatica devozionale del Padre Grégoire Gi-
rard11, francescano svizzero che insegna a Friburgo la lingua materna –
il francese – nel periodo della Restaurazione fino al 1823. Molto tempe-
stivamente quest’editore, ancora ai suoi inizi, ma già interessato al setto-
re scolastico, decide di pubblicarla a Torino, nella traduzione di Agosti-
no Lace (Dell’insegnamento regolare della lingua materna nelle scuole
e nelle famiglie del P. Gregorio Girard) nel 1845 anticipando il Lam-
bruschini12, il quale aveva avuto e manifestato pubblicamente per primo
questo proposito volendo essere lui in Italia il divulgatore e il commen-
tatore dell’opera, subito dopo la sua pubblicazione in Francia (1844),
dove essa era stata premiata dall’Académie française e aveva soppianta-
to le due principali grammatiche scolastiche francesi dell’Ottocento:
quella celeberrima di Lhomond, destinata ai francesi, ma molto diffusa
in tutta Europa, di cui esistono 760 edizioni diverse tra il 1780 e il 1893,

11
Nel metodo del Girard, “la polemica antisettecentesca ed antiideologica si e-
sercita su due fronti, nel recupero della devozione verso Dio e dei valori religiosi
cristiani, attraverso un insegnamento grammaticale a ciò finalizzato (la grammatica,
con le sue regole, la sua normatività ed i conseguenti esercizi imposti agli scolari era
un paradigma del principio di autorità) e nello smantellamento delle astrazioni logi-
che su cui, specie nei paesi di cultura francese, si era basata la cultura grammaticale
e la stessa didattica linguistica” (Raicich 1996: 13).
12
Grande ammiratore e corrispondente del Padre Girard, in un’epoca in cui i
pensatori elvetici, da Rousseau ad Albertine Necker de Saussure, da Pestalozzi al
Padre Girard, appunto, esercitano una grande influenza sui pedagogisti italiani (v.
Pellandra 2004: 96).

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 53

e quella di Noël et Chapsal (Raicich 1996: 8 e nota 8, 12-13 e nota 17).


La grammatica del religioso è citata come riferimento in vari manuali da
noi repertoriati, pubblicati anche da altri editori, come la Introduction à
l’étude de la langue française di A. Eymar (Istituto Paterno, Turin, Mi-
lan, J. Radaelli, 1857), in cui l’autore afferma (v. Préface) che i principi
del Girard sono validi anche per l’insegnamento della lingua straniera
(v. Minerva/Pellandra 1997: 299, scheda 738) e sarà utilizzata anche per
l’insegnamento dell’italiano, scalzando i vari Blair-Soave e Corticelli.
Come ricorda G. Chiosso (1992: 39) “in Piemonte era stata forte e pro-
lungata l’influenza del girardismo […] con un netto primato assegnato
[…] all’insegnamento linguistico”. Del resto, nella stessa Francia, dove
il testo era uscito ed aveva ricevuto premi, Girard fu citato frequente-
mente, negli scritti di pedagogia e di didattica, negli atti ufficiali e nel
dizionario pedagogico del Buisson, cioè circa fino al 1880, e anche ri-
stampato. “Costituì […] un certo argine contro il dilagare delle vecchie
grammatiche, del Lhomond e del Noël-Chapsal, che pur tuttavia conti-
nuarono ad avere ancora numerose adozioni e largo uso” (Raicich 1996:
28-29).
Ma nell’attività promozionale di Paravia si segnala anche lo spiccato
interesse verso i periodici scolastici, in quella Torino che detiene nel se-
condo Ottocento, soprattutto dopo il 1880, il primato di tali periodici
specializzati per l’insegnamento, alcuni dei quali svolsero un ruolo im-
portante nelle successive vicende scolastico-didattiche relative a singole
discipline. Le riviste di lingue furono senz’altro importanti per lo svi-
luppo delle lingue straniere. Per quanto riguarda il francese, un ruolo di
primo piano fu svolto da La lingua francese nelle scuole secondarie
d’Italia, poi nelle scuole e nelle famiglie (1883-1904), pubblicata da Pa-
ravia a Torino e diretta con entusiasmo e competenza da C. Ghiotti
(l’autore del fortunato dizionario destinato ad essere utilizzato da gene-
razioni di studenti ) e G. Dogliani. Il periodico non solo forniva agli in-
segnanti un utile sussidio didattico, offrendo anche una vasta gamma di
esercizi, ma “ambì a rappresentare una finestra aperta sulla cultura e sul-
la civiltà francese”, avvalendosi di una stretta e continua collaborazione
con la Société des gens de lettres di Parigi (Chiosso 1992: 262, scheda
253). Questa impresa giornalistica fu in seguito rilevata da Roux, poi da
Petrini. Una rivista altrettanto significativa fu La lingua tedesca, diretta
da V. Gruenwald, pubblicata dapprima da Olschki, poi da altri editori,
dal gennaio 1887, sospesa alla fine del 1893, poi continuata dal gennaio
1901 fino alla definitiva chiusura il 31 dicembre 1905 (ivi: 263-264,
scheda 254). Ricordiamo infine che Paravia ha dato vita ad una collana

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54 Bruna Ranzani

dedicata appunto all’“Insegnamento delle lingue straniere” (v. Ghiot-


ti/Dogliani 1918, Grammatica ragionata e storica della lingua francese,
9° ristampa della 5° ediz., Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli, Pa-
lermo, Paravia, occhietto) che è degna di analisi oltre che di nota e ad
una importante “Biblioteca straniera in servizio delle scuole d’Italia”, a
cui si accompagna una “Nuova collana di scrittori stranieri tradotti”. Ci
pare dunque motivato lasciare per il momento almeno una traccia, per
quanto empirica e provvisoria, dell’interesse che l’attività di questa casa
editrice ha suscitato in noi e che intendiamo approfondire.
Paravia ha una storia così ricca, complessa e affascinante – Prezzoli-
ni giudicò “colossale” il lavoro compiuto nello scolastico (v. Galfré
2005: 40) – che uno studioso della storia della scuola e, nel nostro caso,
delle discipline linguistiche, non può esimersi dal presentare la casa edi-
trice come un caso paradigmatico. In quanto tale, questo caso deve esse-
re studiato e analizzato, inserendolo prima di tutto nell’humus culturale,
istituzionale e ovviamente editoriale, nel quale si radica e del quale si
nutre: quello della città di Torino, senza esclusione del suo contesto re-
gionale.
A Torino, già dalla prima metà dell’Ottocento, si evidenzia un impe-
gno rivolto alla modernizzazione dei metodi didattico-educativi e sono
in atto strategie di editoria di qualità nella produzione scolastica. Queste
derivano, in una sorta di continuum, dalla tradizione settecentesca. Ri-
cordiamo che esiste in città una prestigiosa stamperia reale, fondata nel
1740 da Carlo Emanuele III, la cui produzione non sarà soltanto destina-
ta alle scuole piemontesi – di solito, nell’antico regime dell’editoria, la
produzione è circoscritta alle esigenze locali ed è opera di autori-in-
segnanti locali – ma sarà anche richiesta in altre parti d’Italia. Non a ca-
so Paravia la rileverà nel 1873, ristrutturandola con nuovi macchinari e
trasformandola in una delle tipografie meglio attrezzate del tempo. A
Torino c’è anche una prestigiosa Accademia delle Scienze, intorno alla
quale ruotano editori-librai come Pietro Giuseppe Pic (attivo dal 1811
circa al 1848-1850), di origine francese, il quale, grazie alla sua qualità
di libraio dell’Accademia, poté e seppe procurarsi appoggi e collabora-
zioni che gli assicurarono un ruolo rilevante nella Torino della Restaura-
zione. Pic non manca di dare il suo contributo all’editoria linguistica,
pubblicando nel corso della sua attività varie grammatiche per la lingua
francese, come quella di F. Duc (L’Italiano in Parigi, repertoriata nel
1802 come 2° ediz.) o l’altra di G. Simondi del 1836, ripubblicata nel
1852 da Giuseppe Bocca, che fa riferimento ad autori e opere importan-
ti, inserisce “cacografie”, si correda di Esercitazioni di traduzione, pub-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 55

blicate da Pic nel 1837 e definite nella scheda 421 di TESEO come “uno
dei primi libri di esercizi compilati in Piemonte”, e nel 1827 una curiosa
opera di V. Alfieri, Voci e modi toscani raccolti da Vittorio Alfieri con
le corrispondenze de’ medesimi in lingua francese ed in dialetto torine-
se. Ma sulla scena torinese ci sono anche altre presenze interessanti. Per
esempio, l’anima dell’intraprendente stamperia di Ignazio Soffietti
(1772-1828), stampatore per i librai torinesi e in proprio, a cui si devono
numerosi testi per le scuole e l’educazione, è l’ex gesuita, rifugiato poli-
tico, J.J. Rossignol, allievo del famoso scienziato dalmata Boscovich,
paragonato da Voltaire a Pico della Mirandola (v. Minerva/Pellandra
1997: 113, scheda 272) e autore di oltre 30 manuali scientifici dalle
scuole elementari all’Università, corredati di plans d’études dettagliati,
per facilitare il compito degli insegnanti, nonché ideatore e compositore
di una Feuille hebdomadaire de Turin, considerata come la prima rivista
pedagogico-didattica edita in Italia e organo di diffusione dei suoi lavo-
ri. Nell’opera monumentale di questo spirito aperto ed eclettico, i cui
libri conobbero grande successo e furono ristampati più volte anche da
Marietti, trovò posto pure la riflessione linguistica, in particolare quella
sull’insegnamento del francese, ortografia (Quadrille des enfants, Sof-
fietti, 1802, metodo illustrato per insegnare l’ortografia, per mezzo di
tavole che riportano immagini di persone, animali e oggetti il cui nome
termina col suono della lettera che si vuole insegnare, opera ripubblicata
da Marietti nel 1823), e grammatica (v. ad es. le Pensées détachées sur
la grammaire française, Soffietti, 1804) .
Nel 1841, “il mondo editoriale torinese conobbe un’intensa fase di
riorganizzazione ed espansione, testimoniate, tra l’altro, dalla nascita
della Stamperia sociale degli Artisti tipografi” voluta principalmente da
G. Pomba (TESEO: 138, scheda 119 e 577, scheda 543). Proprio in
quell’anno, apre la F.lli Castellazzo (Secondo, ex direttore della stampe-
ria Favale, e Luigi), 1841-1861, che stampa, tra le prime in Piemonte,
grammatiche e antologie per l’insegnamento dell’inglese, come quelle di
J. Bayntun Gebelin (1842) e J.M. Millhouse (1842 e 1847, giunta alla 7°
ediz.), autore, quest’ultimo, anche di opere bilingui, come i Dialogues
anglais et français pubblicati a Milano a spese dell’autore (1847, 1851
2° e 3° ediz., v. Minerva/Pellandra 1997) e di un English and Italian
Pronunciation and Explanatory Dictionary. Nel 1849, dall’acquisto del-
la stamperia Favale, nasce anche la Dalmazzo Enrico che sarà attiva fino
al 1865, perseguendo una strategia di editoria di qualità. Dalmazzo, a-
zionista della UTET dal 1857 e direttore della Stamperia Reale di Tori-
no, pubblica dal 1864 al 1870 (oltre il termine di chiusura dell’attività)

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56 Bruna Ranzani

un interessante vocabolario curato da L. Calligaris Le Compagnon de


tous ou Dictionnaire polyglotte. Nel 1854 nasce la UTET (Unione Tipo-
grafico-Editrice Torinese), per iniziativa di Giuseppe Pomba (v. Firpo
1975), tipografo di madre francese, ingegnoso ed intraprendente, peral-
tro figlio d’arte, poiché erede di una tipografia famigliare, che esisteva
già alla fine del Settecento. Questi dagli anni ’29-’30 aveva introdotto
nuove macchine inglesi che rivoluzionavano completamente, acceleran-
dolo, il lavoro tipografico, divenendo così “il più industriale degli editori
italiani”, “un imprenditore capitalista, impegnato nell’innovazione del
prodotto e nella ricerca di nuovi sbocchi” e “il punto di riferimento del
mondo editoriale italiano” (Infelise 1997: 71, 73). Pomba è capace di
integrare il ciclo di produzione con quello di diffusione e di vendita, pra-
ticando alte tirature, prezzi insolitamente bassi per l’epoca e vendita ra-
teale, distribuzione autonoma, puntuale e capillare, tramite il servizio
postale, con tariffe scontate, configurandosi così come un antesignano
della moderna figura dell’editore. Mentre Pomba era stato abbastanza
attivo anche nel genere scolastico, la UTET non è significativa in questo
settore, che peraltro fu abbandonato dalla casa dopo la riforma gentilia-
na del 1923. Per l’ambito che ci interessa, Chiosso si limita ad indicare
la riedizione di alcuni testi per il francese editi in precedenza e riproposti
fino agli inizi del Novecento e, per la cultura e la letteratura dei paesi
stranieri, una meritoria serie iniziata nel 1930 e durata fino agli anni ’80,
“I grandi scrittori stranieri”, opere classiche tradotte da ottimi letterati
“che contribuirono alla sprovincializzazione della cultura italiana nono-
stante l’autarchia culturale propagandata dal fascismo” (TESEO: 611,
scheda 573). Neppure nei repertori dedicati all’insegnamento del france-
se troviamo granché: una grammatica di Tyran del 1855, 3° ediz. (Rivo-
luzione alfabetica, Grammatica comparativa italiana-francese da Tyran,
patentato da R. Università, nato a Larcia, Basses Alpes, allevato a Lione
e venuto in Italia nel 1840) e un Corso pratico di lingua francese, parte
seconda (1894: teorica, 1894: traduzioni. Contenente esercizi francesi di
grammatica applicata), riproposto in versione francese con variazioni
nel 1894 e 1898, di A. e C., autore che già aveva pubblicato la prima
parte del suo Corso pratico con Paravia (1879 e 1884) e con la stessa
continuerà a pubblicare grammatiche, raccolte di traduzioni (temi) ed
esercizi applicativi per le scuole secondarie d’Italia fino al 1914.
In provincia esistono, già prima dell’Unità, stampatori-editori che
prestano attenzione alle lingue straniere, soprattutto, come di consueto,
alla lingua e letteratura francese, come il novarese Pasquale Rusconi
(Tipografia Nazionale Rusconi, 1807-1897, dal 1879 F.lli Miglio, la più

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 57

importante del Novarese dell’Ottocento, con almeno 600 titoli), che


pubblica i manuali di F.I. Dufour (Lingua francese, 1855) e G. Calcater-
ra; il cuneese Alessandro Riba (1849 circa-1897), editore di testi scola-
stici non numerosissimi, che “colpiscono per la loro originalità” (TESE-
O: scheda 461), come ad esempio, subito dopo l’Unità, il testo per l’au-
toapprendimento del francese di E. G. Levi (Nuovo metodo accelerato
per imparare anche da sé a leggere correttamente ed intendere il fran-
cese in brevissimo tempo, 1863, già edito a Biella nel 1858 dalla Tipo-
grafia Sociale di G. B. Ardizzone e C.), autore che pubblicherà anche
con Paravia nel 1868 (La grammatologia francese); infine l’ impresa
astigiana F.lli Paglieri (1850-1979), ugualmente in campo per la lingua
francese con un autore importante come Poerio (Lezioni di grammatica
francese, 1861), che in seguito sarà uno dei capisaldi di Paravia (talora
in coedizione con Pellerano e Preisig di Napoli) con cui pubblicherà
manuali per vari aspetti della didattica (grammatica, fonetica-lettura, let-
teratura), manuali che, dagli anni ’70-’80 dell’Ottocento giungeranno, di
edizione in edizione (33 repertoriate per La France Littéraire dal 1872
al 1932; 47 per il Nuovo corso di lingua francese a uso delle scuole ita-
liane dal 1872 a dopo il 1921, data della 44° edizione) fino agli anni ’20
e ’30 del Novecento.
Colleghi a pieno titolo di Paravia, nel panorama editoriale torinese
della seconda metà dell’Ottocento, sono importanti editori, nati negli
anni ’70, come Hoepli, Casanova e Petrini, negli anni ’90 come Lattes.
All’inizio del nuovo secolo (1904) compare nei repertori la Società Edi-
trice Internazionale (SEI), di matrice salesiana. Per tutti questi, la pre-
senza in catalogo dei manuali di lingua è stata sempre importante, spes-
so il fulcro della produzione.
Abbiamo già incontrato Hoepli fra gli editori stranieri di grande ri-
lievo affermatisi in Italia. Francesco Casanova (1874-1983), proveniente
da Genova nel 1867, dapprima libraio dipendente di Luigi Beuf, poi edi-
tore proprietario dal 1874, già alla metà degli anni ’80 presenta un’in-
tensa e prestigiosa attività nel genere scolastico, con particolare riguardo
all’insegnamento delle lingue straniere, che costituirà sempre più il set-
tore qualificante e trainante della produzione editoriale, consistente in
dizionari e testi per francese, inglese, spagnolo e tedesco (autori: G. Fer-
rari, J. Javal, A. de Birmingam, D.I. Caccia, O. Sarno, G. Fornelli, C.
Lolli). All’inizio del ’900, anche la serie dei manuali di A. De Roever
Lysle, dapprima fatti conoscere in Italia da Streglio, saranno acquisiti da
Casanova e ristampati fino agli anni ’60 in versioni rinnovate (v. TESE-
O: scheda 115).

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58 Bruna Ranzani

L’attività di Petrini (dal 1872) è soprattutto orientata verso la produ-


zione di testi per la didattica delle lingue straniere – quella per l’in-
segnamento primario, prima importante, viene abbandonata dopo la ri-
forma Gentile del 1923 – ed in particolare della lingua francese, per la
quale, oltre ad autori che via via si aggiunsero nel corso del tempo, il
vero e solido pilastro fu, come si sa, Candido Ghiotti (talora in collabo-
razione con G. Dogliani), a cui si deve una innumerevole serie di gram-
matiche, eserciziari, temi di composizione, antologie e testi per la lettura
ecc…, oltre alla già ricordata rivista La lingua francese nelle scuole se-
condarie d’Italia, rilevata da Petrini dopo un periodo di pubblicazione
presso Paravia, ed al famoso e già segnalato Dizionario (prima edizione
1889), presente nel catalogo Petrini anche dopo la riforma Gentile del
1923 con una nuova edizione del 1928 a cura di A. Chanoux e A. Seve-
rino e fino agli anni ’60-’70 in cui appare una riedizione col titolo Nuo-
vissimo Ghiotti. Dal 1891, accanto al francese compare in catalogo an-
che la lingua inglese e dopo il 1923, quando, per rispondere all’esigenza
di adeguare il catalogo ai nuovi bisogni della scuola, l’editore rafforzò in
particolare l’offerta nel campo degli insegnamenti linguistici, anche il
tedesco (Grünhut, 1927, autore anche di Paravia). L’elenco dei libri di
testo per il 1914-1915 evidenzia la posizione di rilievo di Petrini nel set-
tore scolastico, che ormai lo pone nel gruppo degli editori più affermati,
come Paravia, Albrighi e Segati, Bemporad, Giusti, Sandròn, Sansoni,
Zanichelli. Ciò grazie soprattutto all’ampia produzione di testi per il
francese, sempre fortunati anche nell’avvicendamento degli autori (Gia-
comini sostituisce Ghiotti e Dogliani con testi molto adottati dagli anni
’40-’50 agli anni ’60-’70), senza dimenticare alcuni testi per la lingua
inglese presenti nel corso degli anni , anche dal secondo dopoguerra in
poi. Negli anni ’80 Petrini si accorda con Hachette e la Regents Publi-
shing Company per la distribuzione in Italia di opere in lingua straniera,
confermando il consueto interesse per l’insegnamento linguistico. A fine
’900 le lingue straniere sono ancora fra i punti di forza della casa che,
acquisita da UTET nel 1990, negli anni successivi aveva assorbito altri
marchi scolastici come Garzanti, Marietti scuola, Liviana, Le Stelle.
Vivace e continuamente orientata verso lo scolastico ed in questo
verso l’insegnamento delle lingue straniere – non solo francese, dove,
come già accennato, si rileva la lunga presenza di Amilda A. Pons, ma
anche inglese (in cui, insieme ad altri, è ancora presente la Pons con sto-
rie letterarie ed antologie), tedesco, russo – è la Lattes, il cui fondatore,
Simone, aveva lavorato presso Casanova, prima di dar vita nel 1893 alla
propria casa editrice. Questa nel 1920 s’ingrandisce, rilevando la Beuf di

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 59

Genova e prospera, riuscendo anche a risollevarsi dopo i danni econo-


mici prodotti dalla guerra e dalle leggi razziali del 1938, ricuperando la
propria posizione tra le maggiori case editrici scolastiche. Accanto ai
manuali di lingua, la Lattes dà vita anche ad una Collana di scrittori
stranieri moderni e diffonde in Italia romanzi stranieri. Dal catalogo de-
gli anni ’50 e attraverso quello degli anni ’70 fino alla fine del secolo, si
registra non solo la continuità, ma anche il potenziamento del settore re-
lativo alle lingue straniere.
Questo breve excursus sulla Lattes ci riconduce all’attività tipografi-
ca di Vincenzo Bona, attivo a Torino dal 1837, e non soltanto perché i
due hanno condiviso la collaborazione con Amilda Pons, la quale, prima
di iniziare a pubblicare i suoi vari manuali con Lattes, aveva fatto uscire
per i tipi di Bona Le cahier de Gabrielle. Lectures graduées d’après les
programmes d’état à l’usage des écoles secondaires d’Italie nel 1906,
opera varie volte riedita da Lattes – col titolo Les cahiers de Gabrielle –
dall’anno successivo 1907 fino ad una nona edizione del 1928, secondo i
repertori. C’è di più. Infatti Vincenzo Bona, svolgendo un’importante
attività tipografica per conto terzi, era legato da questa a Lattes, ma an-
che ad altri grandi editori torinesi, come Loescher, la UTET, Petrini, per
il quale stampò, oltre a molti testi per la scuola, numerose edizioni del
dizionario di francese del Ghiotti. Al di fuori dell’ambiente editoriale
torinese, Bona stampava anche per Principato e per editori stranieri, a
partire dagli inizi del Novecento, accentuando via via questa caratteristi-
ca. Il tipografo offriva agli editori che ricorrevano ai suoi servizi una
grande competenza e la pregevole fattura delle sue stampe, per la quale
era noto. Anche se la sua produzione non è stata significativa per
l’ambito che ci interessa, questa personalità di tipografo-editore contri-
buisce a restituirci una visione dell’ambiente editoriale torinese come un
luogo ricco di competenze, dinamico e coeso, dove la bravura artigiana-
le forniva un valido e solido supporto alle iniziative editoriali.
Una presenza massiccia, ponderosa, nel mercato torinese dello scola-
stico, tanto da meritare l’epiteto di “colosso” insieme a Paravia (v. Gal-
fré 2005: XII), è quella della SEI, la Società Editrice Internazionale di
matrice cattolica e salesiana che compare per ultima in questa nostra
rassegna di case editrici, perché fa la sua prima comparsa nei repertori
per il francese, indispensabile strumento per mappare la produzione edi-
toriale, all’inizio del ’900. La sua vocazione scolastica è ben evidenziata
dai 1000 libri di testo pubblicati tra il 1908 e il 1924, su un totale di
2400, e dal continuo incremento registrato negli anni successivi (circa
3/5 dei 1900 titoli editi nel decennio 1924-1934 erano libri scolastici,

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60 Bruna Ranzani

ivi: 41, 124). L’interesse della SEI si rivolge prima di tutto al settore
primario (in cui è molto attivo anche Paravia prima del 1929), secondo
un modello di sviluppo condiviso nell’ambito dell’editoria cattolica che
punta alla realizzazione di un progetto educativo. La sua espansione nel-
lo scolastico è favorita dalla riforma Gentile e dal nuovo clima politico,
nonché dal mercato della scuola privata legata alla chiesa, anch’esso in
espansione. Nel 1929 ottiene buone assegnazioni del libro di stato e do-
po questa data sviluppa anche la sua produzione per l’istruzione media,
che registra, accanto a numerosi testi di filosofia e storia (fra cui la Sto-
ria d’Italia di Don Bosco, ristampata negli anni ’30 in occasione della
beatificazione), di geografia, scienze e ai classici italiani, latini e greci,
una serie molto ricca di testi per l’insegnamento del francese, inglese,
tedesco e spagnolo. La produzione per il francese che appare nei reper-
tori Minerva (1861-1922) e Mandich (1923-1943) è inaugurata da C.
Truchi (autore ricorrente di opere più volte ristampate) nel 1904 ed è
dapprima piuttosto rarefatta fino al 1920, poi in decollo, con uscite an-
nuali (salvo rara eccezione) di vari testi, in progressivo addensamento,
dai generici corsi onnicomprensivi a manuali specielistici per i vari a-
spetti e le varie difficoltà della lingua, per la letteratura e la civilisation,
per il commercio. Questi sono manuali destinati ai vari tipi di scuole di
ogni ordine e grado, con autori ricorrenti (oltre a Truchi) e spesso spe-
cializzati per tipologie scolastiche come Macchi e Paganini, presenti dal
1920 (testi per le scuole tecniche, complementari, magistrali e ginnasio
inferiore: fonologia, grammatica, sintassi, lettura, dettato, fraseologia), o
per settori linguistico-culturali, come Spinelli e Fournier, dediti all’in-
segnamento del francese commerciale, con il corredo dei dizionari ap-
prontati da Spinelli (1936, 1939), o Lagorio, autore di testi di letteratura,
conversazione, letture e antologie dai titoli assai “allineati”, come La
nouvelle Italie (1931) e Foi et patriotisme (1932), come lo è del resto
l’antologia di Maccone, Foyers fascistes (1940). Notevole la produzione
di dizionari e vocabolari (oltre a quelli commerciali di Spinelli), compi-
lati da Caricati (Vocabolario illustrato italiano-francese, francese-ita-
liano, 1932, Nuovissimo vocabolario illustrato italiano-francese e fran-
cese-italiano, 6° ediz. 1934 e ediz. riveduta 1938, Vocabolario scolasti-
co italiano-francese, francese-italiano, ediz. rived. 1940).
In questo panorama editoriale piemontese, certamente ricco e dina-
mico, Paravia si attesta senza dubbio come l’azienda leader, continua-
mente attenta ai cambiamenti in ambito politico, istituzionale, culturale,
scolastico, pedagogico e metodologico-didattico, pronta essa stessa al

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 61

cambiamento, a dare nuovo impulso alle proprie attività, a rinnovarsi, ad


ampliare il proprio catalogo. Senza ripercorrere dettagliatamente la sto-
ria della casa, ben tracciata nella monografia di P. Casana Testore (La
casa editrice Paravia. Due secoli di attività: 1802-1984, Torino, Para-
via, 1984) ed in molti altri contributi, elencati nell’utilissima scheda di
G. Chiosso in TESEO (406), la quale peraltro la sintetizza benissimo,
porremo soltanto in evidenza le strategie che la Paravia ha messo in atto
in quel percorso, articolato nel tempo e nello spazio territoriale italiano,
che l’ha condotta a diventare un grande editore moderno, in grado, già
nel secondo Ottocento, di controllare nello scolastico una quota di mer-
cato superiore ad ogni altro editore – i testi scolastici della Paravia rag-
giungono nel 1898 i 365 volumi e nel 1914-15 essa s’impone nell’e-
lenco dei libri adottati nelle scuole secondarie con una quota rispetto alla
quale restano ben lontani tutti i maggiori concorrenti del momento, co-
me Albrighi e Segati, Barbèra, Giusti, Sandròn, Sansoni, Vallardi, Zani-
chelli. D’altra parte, anche i repertori specialistici per l’insegnamento
del francese (con l’aggiunta di altre lingue per il periodo fascista), elen-
cano una serie impressionante di testi per la scuola pubblicati da questo
editore.
La Paravia compie un iter espansionistico che segue attentamente le
vicende politiche, assicurando così la sua presenza e la diffusione dei
suoi prodotti in luoghi strategici del paese: nel 1860 acquista a Milano
una libreria che diverrà anche una filiale; nel 1864-70 apre successiva-
mente due succursali, la prima a Firenze, la seconda a Roma, seguendo
lo spostamento della capitale dall’una all’altra città, assicurandosi in tal
modo contatti più frequenti con il Ministero della Pubblica Istruzione,
come è opportuno per un editore ormai specializzato nella produzione
scolastica già dagli anni ’50, da quando cioè, morto Giovan Battista Pa-
ravia, la vedova aveva affidato l’azienda a Lorenzo Roux, tipografo e-
sperto e ad Innocenzo Vigliardi, un giovane parente, già commesso di
bottega; nel 1873 rileva, come si è già detto, la Stamperia reale, trasfor-
mandola completamente, e infine aprirà due librerie nel sud, una a Na-
poli, l’altra a Palermo. La gestione Vigliardi, dopo il ritiro di Roux nel
1876, applica una strategia di respiro nazionale che comporta da un lato
l’incremento dei periodici scolastici, confermando l’attenzione tradizio-
nalmente rivolta ai bisogni e alle istanze di cambiamento istituzionale e
metodologico-didattico provenienti dal mondo della scuola, dall’altro
una scelta oculata di autori e collaboratori, non più solo locali, ma fra i
più importanti in ambito nazionale e da sempre in gran numero: la sche-
da 406 di TESEO ne elenca 67 per il periodo 1845-1899, 50 per il 1900-

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62 Bruna Ranzani

1943, 64 dal 1944 ad oggi. Da non dimenticare anche il costante avvio


di collane scolastiche, sempre più prestigiose. Nel 1914 la Paravia pre-
senta all’esposizione internazionale di Lipsia un catalogo di eccezionale
ampiezza, articolato in ben 10 sezioni. Curiosa l’opera di carattere lin-
guistico che appare nello stesso anno, il Vocabulario commune ad lati-
no-italiano-français-english…pro usu de interlinguistas del matematico
Peano, ideatore e sostenitore di una lingua universale (ivi: 427). Una po-
litica di marketing estremamente vigile suggella ovviamente il successo
della casa, che è molto attenta alla qualità, s’impegna in una propaganda
assolutamente intraprendente, cercando spazi in molti giornali e crean-
done ad hoc (come la rivista Paraviana, un bollettino d’informazione
diffuso gratuitamente nelle scuole dal 1921 al 1938), struttura un effica-
ce e capillare sistema di distribuzione nell’intero territorio nazionale a-
prendo filiali e assicurandosi la collaborazione di vari librai, da Venezia
a Palermo.
Una prospezione a tutto campo, come questa che abbiamo somma-
riamente tracciato per la realtà piemontese, merita anche l’altro impor-
tantissimo polo editoriale della penisola dall’Ottocento in poi: quello di
Milano.
Si è già visto come la Milano napoleonica e poi austro-ungarica co-
nosca una fioritura straordinaria di imprese editoriali che proprio nella
città si concentreranno nel corso del tempo, per un disegno di raziona-
lizzazione-centralizzazione del sistema editoriale, che farà di Milano un
grande polo di attrazione. Daremo dapprima uno sguardo alle aziende
nate nel periodo preunitario, a breve distanza temporale l’una dall’altra.
Una delle più rilevanti è la Sonzogno, fondata da Giovanni Battista
sul finire del Settecento (passata poi ai figli Lorenzo e Francesco nel
1807-1808, quindi, nel 1861, ad Edoardo Sonzogno, appassionato me-
lomane, fondatore nel 1874 della ditta musicale e nel 1893 del Teatro
lirico internazionale), dotata di uno stabilimento ufficialmente operante
dal 1804 e talmente progredito nel tempo che nel 1875 “risultava tra i
più grandiosi e tecnologicamente avanzati”, con macchine (come quella
“a carta perpetua”) e tecniche di stampa che per primi Giovan Battista,
poi Edoardo, introdussero in Italia (Gigli Marchetti/Infelise/Mascilli
Migliorini/Palazzolo/Turi 2004, II, 1035-1036). La Sonzogno non è in-
serita nel TESEO, ma è comunque importante per la sua produzione di
libri, giornali, collane, Biblioteche e per la sua straordinaria attività di
intermediazione libraria anche a livello internazionale. In ogni caso è
presente sul mercato delle lingue straniere con numerosi manuali per la

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 63

lingua e letteratura francese (che figurano nei relativi repertori dal 1809
al 1941), ma anche, seppure in misura molto ridotta, per l’inglese (autori
Da Nova, Gilly, Minutilli) e per il tedesco, censiti nel repertorio relativo
al periodo fascista da A. M. Mandich. La produzione per il francese è,
nella fase preunitaria, molto centrata su testi riproposti più volte come
quelli di Salvatore Torretti, di Charles Morand, di Noël e Chapsal (44°
ediz.), con qualche alternanza di autori diversi (Momo, Mazzucchelli,
G., Boiste, Boniface) e di Abécédaires (des petites demoiselles e des pe-
tits enfants). Nella fase postunitaria (1861-1922) prevalgono i piccoli
manuali, le grammatichette, i prontuari e i résumés di ogni sorta, opu-
scoli specializzati su particolari aspetti e problematiche grammaticali,
sintattiche, fonetiche, non esclusa la corrispondenza commerciale, ope-
rette di una miriade di autori, con qualche eccezione che riguarda una
più ponderosa storia della letteratura di Saint Ange de Virgile/Maz-
zucchelli tratta dalle lezioni degli autorevoli Noël e de La Place (6° ediz.
1869) o la ristampa del ben noto manuale di lettura o degli altrettanto
noti modelli di lettere familiari del Torretti (1865, 1873). Lo stesso tipo
di piccola manualistica continua nel periodo fascista, repertoriato da
Mandich, con autori diversi o con qualche riproposta; accanto ad essi
una Antologia della vita moderna (1941) di Dompé, autore anche di Pa-
ravia. Interessante un’iniziativa a nome di E. De Nova, intitolata Il Poli-
glotta moderno. Giornale settimanale per imparare senza maestro la
lingua francese secondo il metodo De Nova (1905-1922 secondo il re-
pertorio Minerva), di cui uscirono 86 fascicoli, e che fu ripubblicato nel
1931 (1088 pp.). Lo ritroviamo proposto dallo stesso autore per la lingua
inglese nel 1924, ma solo i fascicoli I e II sono riportati nel repertorio
Mandich.
Giovanni Silvestri (1800-1861 circa), tipografo già operante presso
varie aziende milanesi, aveva fondato con Pomba, Ubicini, Grolli, Son-
zogno, l’Emporio librario di Livorno. Nel suo Catalogo di tutte le opere
pubblicate dal tipografo, litografo, calcografo, cav. Giovanni Silvestri
(1799-1855) figurano grammatiche francesi e tedesche ed una “Bibliote-
ca scelta di opere francesi tradotte in lingua italiana” (1834-1844). La
Società tipografica dei Classici italiani (1802-1860) ebbe un ruolo di
primo piano nel quadro editoriale e culturale lombardo del tempo e fu
attiva nella produzione di manuali per la lingua tedesca come quelli di
F.A. Rosenthal, autore di una grammatica (Regole fondamentali della
grammatica tedesca del 1843), di antologie e di un fortunato dizionario
italiano-tedesco. La Giovanni Pirotta e la Stamperia Reale nacquero en-
trambe nel 1805, la prima attiva fino agli anni ’80 e particolarmente de-

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64 Bruna Ranzani

dita alla produzione di manualistica di ampio spettro e dizionari per lo


studio delle lingue, sia classiche che moderne (francese e tedesco), con
una posizione di punta nel 1835-1846, la seconda, di breve vita (1815),
ma con una produzione significativa per i licei con manuali per il fran-
cese, accanto alla famosa grammatica italiana del Soave. La Giovanni
(poi Giuseppe) Bernardoni, attiva dal 1808 al 1903 circa, produsse una
manualistica per le lingue inglese e tedesca, sviluppata soprattutto nella
seconda metà del secolo (Temi dialogati italiani ed inglesi ridotti ad uso
scolastico, 1873, 1881 3° ediz. e una famosa Nuova Grammatica teori-
co-pratica della lingua tedesca di N. Claus). La piccola azienda di An-
tonio Fontana (1825-1839) fu poco rilevante nello scenario dell’editoria
milanese e attestata su scelte di sicuro mercato per il francese, come in-
dica l’edizione delle grammatiche dei celebri Lhomond (1826, 1829)
(già edita a Torino dal libraio Orgeas nel 1805, 13° ediz.) e Goudar
(1832), e di E.S.Martin (1832). Un’altra piccola casa fu la Andrea Moli-
na, apparsa sulla scena milanese nel 1830 e presente fino agli anni ’70,
rafforzatasi dagli anni ’40 grazie ad un accordo con Sonzogno e legata,
per quanto riguarda le lingue, ad una fortunata Grammatica francese ad
uso degli italiani di G. Moneta del 1843, giunta alla 4° edizione nel
1856, corredata dalla Traduzione francese dei temi italiani della gram-
matica (1843, 2° ediz. 1848). Importante e dinamica fu invece l’editrice
Redaelli Giuseppe, attiva fino al 1905 circa, sorta nel 1838 e sviluppata-
si in breve tempo fino a diventare una delle maggiori e più moderne nel
panorama milanese, con autori e consulenti di alto livello ed una produ-
zione ricca – pur se limitata al periodo preunitario – rivolta ad utenti di
ogni classe e grado d’istruzione ed in particolare alla scuola, e in questo
settore, in modo privilegiato, alle lingue straniere (francese e tedesco),
con ampia offerta didattica e testi ispirati a metodologie elaborate da
specialisti, come Ahn, M. Debellak, A. Eymar, C. Kaessner, H. Wild, G.
Muehlberg (TESEO: scheda 455). La Ronchetti e C. (1839-1860) fu im-
pegnata negli anni ’40-’50 in una produzione intensa di testi scolastici,
fra cui grammatiche italiane e straniere (per il francese quelle ben note
di C.S. Martin, giunta alla 5° ediz. nel 1854 e di Noël e Chapsal, giunta
alla 44° edizione nel 1851, oltre ai Modèles de lettres familiaires
dell’altrettanto noto Torretti) e traduzioni di testi stranieri, soprattutto
francesi e tedeschi. La Civelli Giuseppe (1840-1927), in continua espan-
sione dal 1840 (da Milano a Verona, Ancona, Torino, Roma e, dopo il
trasferimento della capitale nel 1865, Firenze, dove a fine ’800 poté
competere con i successori Le Monnier e con Barbèra), fu attiva in cam-
po pedagogico con una produzione di testi non numerosa e limitata agli

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 65

anni 1843-1895, ma qualificata e dedicata anche all’insegnamento del


francese (autori G. Asti e G. Zuliani) e del tedesco (F. Griffini). Nel
1843 sorsero le due aziende Vallardi: la Vallardi Francesco (1843-
1978), “affermatasi sul piano nazionale e internazionale, come testimo-
niano le numerose filiali e librerie corrispondenti attive in Italia e in di-
verse città estere”, con “una produzione ricca e diversificata che, in linea
con la tradizione familiare, era rivolta all’istruzione superiore e universi-
taria, spaziando dalla storia alla letteratura, dalla geografia alle scienze,
dalla tecnologia alle lingue straniere” (TESEO: 621 e 623, scheda 577) e
la Vallardi Antonio, ancora attiva dal 1843 (rilevata nel 1971 da Garzan-
ti), ma casa editrice scolastica ed educativa dal 1876, anzi di fatto real-
mente impegnata in questo settore con un vero e proprio investimento
soltanto dalla fine dell’Ottocento-inizio del Novecento e comunque mol-
to più sul versante dell’istruzione infantile e primaria che su quello della
scuola secondaria. Ebbe una presenza modesta anche sul mercato delle
lingue, con il dizionario di francese di Darchini (1938: 1120 p.) “rivisto
dall’abate Landeau” (Decleva 1997: 242), con grammatiche, corsi, testi
per la lettura, compendi di letteratura e civiltà francese e una serie di te-
sti per la lingua inglese, grammatiche e dizionari (R. Musu Boy 1946),
compendi di letteratura (M.S. Tescari 1946) e antologie (A. Rossi Ciso-
rio, Selection from British and American Authors, 1951), a cui si ac-
compagnarono traduzioni di romanzi stranieri di carattere educativo e
ricreativo per la gioventù, di autori famosi francesi, inglesi e spagnoli.
La Ditta Editrice-libraria Giovanni Gnocchi (1844-1904) fu attiva nella
produzione per l’infanzia e per il settore scolastico, sia in fase preunita-
ria, sia in fase postunitaria, quando la crescente condorrenza imponeva
un’accelerazione, con una rosa di testi per il tedesco, letteratura (autore
Kaessner) e lingua (con una presenza massiccia del Nuovo metodo di
Ahn, più volte riedito fino alla 16° ediz. ampliata e aggiornata del 1882)
e per il francese (manuali di lingua e letteratura, autori Arnaud, che si
basa su Ahn, e Stucki). La Lombardi Alessandro (1850-1901) presenta
una notevole produzione scolastica prima dell’unificazione, soprattutto
in ambito linguistico, per le scuole classiche e tecniche, a cui sono dedi-
cati manuali ben noti, come quello di Lhomond per la lingua francese
(1854) e quelli di Kaessner (1850), De Angeli (1857) e Eisner (1859)
per la lingua e letteratura tedesca, e una grammatica plurilingue di V. De
Castro (Insegnamento logico-grammaticale della lingua italiana, latina,
francese, tedesca ed inglese, 1850), produzione ridotta, dopo il 1861, a
poche riedizioni e cessata del tutto negli anni ’70. La Pagnoni Francesco
(1852-1914 circa) non si segnala particolarmente nella manualistica sco-

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66 Bruna Ranzani

lastica, ma è comunque presente sul mercato delle lingue e letterature


straniere con testi per il francese e il tedesco e traduzioni di varie opere,
soprattutto da queste due lingue. Infine Pellas pubblica, nella sua breve
carriera (1855-1866), testi per il francese, l’inglese e l’arabo.
Questa tediosa nomenclatura, che rende ben evidente l’affollamento
prodottosi nel mondo tipografico-editoriale milanese prima dell’Unità,
non sarà duplicata da un’analoga e altrettanto numerosa nel periodo po-
stunitario, poiché in questo nascono e dominano la scena aziende che
sono veri colossi di modernità, come la Albrighi, Segati & C. (1895),
massicciamente presente anche nei nostri repertori per l’insegnamento
della lingua francese e non solo (v. il repertorio Mandich, che ne segnala
le edizioni anche per inglese, tedesco e spagnolo). Ma se Albrighi e Se-
gati domina il mercato, non possiamo tuttavia dimenticare grandi azien-
de editoriali che l’hanno preceduta e alcune altre che, anche se minori,
sono tuttavia rilevanti per il settore che ci interessa e strutturate secondo
criteri e modelli di management moderni.
Alla vigilia dell’Unificazione, nel 1859, sorge la Trevisini, già libre-
ria nel 1849, poi libreria editrice, dalla struttura progressivamente più
complessa (alla fine degli anni ’80 crea un sistema produttivo a ciclo
completo e potenzia la rete di distribuzione aprendo due filiali, a Roma e
a Napoli). La Trevisini è da subito attenta al mondo della scuola e
dell’educazione, verso il quale orienta la sua attività, specializzandosi
nella manualistica scolastica e nei libri di testo, nonché nell’edizione di
collane educative ed istruttive, di saggi a carattere pedagogico-didattico
di grandi autori, poi di periodici scolastici, specializzazione costante-
mente confermata nel corso del secolo e che produce manuali di notevo-
le successo, più volte ristampati. Raggiunge così una posizione d’imme-
diata contiguità rispetto alle imprese maggiori, come attestano gli elen-
chi dei testi adottati nelle scuole secondarie nell’anno scolastico 1914-
1915. La strategia vincente della casa, costantemente perseguita e svi-
luppata nel corso della sua storia editoriale, consiste nel reclutamento
attento e nel costante ampliamento dei collaboratori, scelti tra i migliori
docenti e giornalisti scolastici del paese, nella maggior cura editoriale
dei prodotti scolastici, il potenziamento delle collane educative e istruì-
tive, la capacità di adattarsi velocemente ai cambiamenti di legislazione
scolastica, riuscendo a predisporre in tempi rapidi varie tipologie di testi
di buon livello anche per i nuovi tipi di scuola secondaria ed i nuovi in-
dirizzi istituiti alla fine degli anni ’20. Fra i manuali di successo, ve ne
furono anche per le lingue. Per il francese troviamo vari autori, fra cui
Dupin (che pubblica anche con Paravia), Grammatica elementare della

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 67

lingua francese, 1881, con relativi “temi”, 1884, e Il Morand moderno,


un manuale di conversazione per le scuole ed ogni classe di persone del
1886, giunto all’8° edizione; Todeschini, Grammatica teorico-pratica
della lingua francese, 1895, giunta nel 1918 all’8° ediz. reperita ed una
Simple méthode française illustrée à l’usage des commerçants avec dic-
tionnaire spécial français-italien del 1906; A.R. Levi, autore (che pub-
blica anche con altri milanesi, come Vallardi e Briola) di vari testi di let-
ture, per le giovanette, 1903, per le scuole tecniche e commerciali, 1908,
per i ginnasi e licei, 1908, ed anche compendi di storia letteraria, 1905,
3° ediz 1911; P. Ottolini, che pubblica due manuali per la scuola media:
una scelta di letture del 1915 ed una grammatica (s.d.). Per il tedesco
troviamo l’Avviamento allo studio del tedesco di S. Friedmann, 1909 e
vari manuali di A. Bortolini (grammatica, letture e antologie pubblicate
dal 1936 al 1940). Per l’inglese, che non risulta nella scheda di TESEO
(568), ci soccorre il repertorio di A.M. Mandich, il quale segnala ma-
nuali (di lettura, conversazione, lingua per vari ordini di scuole) di varie
autrici (Corneliani De Agostini/Jacometti, Grünhut, Paparella/Bonajuti),
pubblicate tra il 1929 e il 1940 ed un Dizionarietto fraseologico com-
merciale italiano-inglese ad uso delle scuole e dei commercianti di Cla-
ra Cenni, edito nel 1943.
Due anni dopo Trevisini, nel 1861, appare sulla scena milanese la ca-
sa editrice Emilio Treves, di cui è stato ampiamente messo in luce “il
ruolo di protagonista del rinnovamento dell’editoria italiana nel secondo
’800” (TESEO: 597, scheda 567), insieme naturalmente ad altri grandi
editori milanesi. Nella ricca produzione per le scuole secondarie, spicca
l’interesse per le lingue classiche e moderne: negli anni ’80 inglese e
francese, con, fra gli altri, i manuali di Ziletti e il Nuovo Dizionario
francese-italiano e italiano-francese di G.B. Melzi, ristampato per de-
cenni dal 1886-87. Agli inizi del ’900 Treves non rinnova molte sezioni
del catalogo scolastico, ma si pone forse con maggiore determinazione
“sul mercato delle lingue con la produzione di vocabolari e grammatiche
che coprivano il fabbisogno delle principali lingue europee (inglese,
francese, tedesco e spagnolo), rivolgendosi non solo alle scuole, ma al
pubblico colto in genere. Negli anni della guerra lanciò anche una colla-
na di autori britannici e americani in lingua inglese” (ivi: 599) dopo aver
già inaugurato, agli inizi del secolo, il settore editoriale della narrativa
contemporanea italiana e straniera.
Dalla fine degli anni ’60 all’inizio del ’900 si succedono case minori
e di breve durata, come Valentiner & Mues (1867-1887), Briola e Boc-
coni (1874-1902), Galli e Raimondi (1880-1900). La prima pubblica una

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68 Bruna Ranzani

serie di grammatiche e di antologie finalizzate all’insegnamento delle


lingue francese (autore G.G. Amante Uebelhart), inglese (G. Perrin), te-
desca, per la quale, oltre ad un libro di lettura di Tscherter del 1873, ri-
propone, nello stesso anno, il Nuovo metodo per imparare la lingua te-
desca di Ahn, già noto a Milano dagli anni ’50 grazie all’edizione di
Gnocchi. La seconda è segnalata da TESEO (scheda 88) per “un’ampia e
articolata […] produzione nel campo delle lingue straniere moderne”
(francese e tedesco) che costituisce il centro della produzione scolastica,
con antologie, eserciziari, grammatiche, edizioni di classici commentati,
molto diffusi nelle scuole classiche, come la Nuova grammatica della
lingua tedesca di N. Claus del 1881, arrivata alla 16° edizione nel 1892
e la Grammatica francese di G.G.Amante Uebelhart del 1889 (3a edi-
zione). Galli e Raimondi pubblicano ugualmente manuali per francese e
tedesco, fra i quali un fortunato Corso pratico di lingua tedesca per le
scuole tecniche e commerciali, più volte riedito.
Infine, nel 1895, compare quella che sarà ben presto l’azienda leader
di questo territorio, come abbiamo detto massicciamente presente nei
repertori per la lingua francese: la Giovanni Albrighi, Dante Segati e C.
(1895) che, dopo aver rilevato nel 1896 il catalogo delle edizioni scola-
stiche del veronese Tedeschi, nel 1902 rileva la casa editrice Dante Ali-
ghieri di Roma “che vantava un catalogo affermato”, assumendo “in tal
modo la struttura di un’editrice in grado di confrontarsi con le maggiori
imprese editoriali, anche sul piano diffusionale” (TESEO: 15, scheda 8).
Oltre alle librerie di Milano e Roma, dal 1910 la casa ne aprirà un’altra a
Napoli e nel 1915 rileverà la tipografia Lapi di Città di Castello, luogo
in cui trasferirà anche la sede sociale; nel 1928 disporrà inoltre di un uf-
ficio propaganda a Genova. Già negli anni 1915-1917 mostra, nell’e-
lenco ministeriale dei testi per la scuola secondaria, un numero così rile-
vante di adozioni, da attestarsi in una posizione di punta, subito dopo
Paravia e prima di più antiche case editrici come Giusti, Sandròn, Bar-
bèra, Zanichelli. Anche per la Albrighi-Segati vale quanto dicevamo per
Paravia sulla continuità dell’interesse per lo scolastico e dell’impegno
editoriale in questo settore, con un’attenzione significativa e sempre cre-
scente per l’insegnamento delle lingue, nelle varie fasi della storia scola-
stica italiana dalla fine dell’Ottocento ad oggi. La produzione dedicata al
francese è molto ricca: i repertori Minerva e Mandich presentano 146
opere di autori per lo più di rilievo, come Caricati, Darchini, Grimod,
Lovera, Petrini, Serafini (già autore della tipografia Lapi, prima che
questa fosse incorporata nella Albrighi-Segati, per la quale stampava),
Vitale (autore anche di Signorelli), Bisi, Ravà Corinaldi, De Anna (ed

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 69

altri) che costituiscono presenze molto solide e significative per varietà


di proposte didattiche e lunga permanenza in catalogo ed anche per una
certa versatilità. Infatti alcuni di loro non operano soltanto nell’ambito
della lingua e letteratura francese, ma pure in altre lingue: ad esempio
Lovera estende i suoi corsi a base intuitiva anche al tedesco, F. Ventura,
oltre a letture francesi, dal titolo L’école fasciste. Lectures françaises
éducatives et récréatives (1941), pubblica anche un manuale di civiltà
tedesca ed un’antologia letteraria negli anni ’30; Beatrice Ravà Corinal-
di compila manuali di civiltà anglo-americana e corsi di letture inglesi.
Oltre alla manualistica per l’inglese (particolarmente ricca) e il tedesco,
la produzione è rivolta anche allo spagnolo, con il corredo di un’appo-
sita “Collezione di classici stranieri annotati per le scuole italiane”. An-
che a prima vista, i repertori restituiscono bene l’immagine di una strut-
tura produttiva solida e dinamica, capace di sostenere i progetti anche in
un percorso a lungo termine, che comporti numerose riedizioni, comple-
tamenti, sviluppi, adattamenti (nonché allineamenti, palesi già nel titolo
dei testi, al regime, dopo quella sorta di “censura preventiva” ante litte-
ram, piuttosto dura, subita nel 1931 dal Corso di lingua francese di Dar-
chini); una struttura che aumenta anche il proprio ritmo editoriale dopo
la riforma Gentile (93 segnalazioni sulle 104 complessive dall’inizio
dell’attività al 1943) e che, sempre in questo periodo, mostra un elevato
tasso di iniziative editoriali testimoniate dall’incremento delle prime e-
dizioni e anche dalla produzione di 2 vocabolari bilingui, italiano-
francese, francese-italiano di Grimod (1929, 1930) e di un Vocabulaire
français à l’usage des écoles secondaires d’Italie di Gualdi, M. (1928;
3° ediz. riveduta 1936).
Nel 1910 si metteva in proprio Carlo Signorelli, dando vita ad un’a-
zienda che avrà, come le consorelle già citate, un ruolo di un certo rilie-
vo nella manualistica per le lingue. Naturalmente la produzione più im-
portante è destinata alla lingua francese, con alcuni autori di spicco ed
altri occasionali e non più riediti né ristampati, qualcuno impegnato an-
che nella compilazione di testi in altre lingue (come Sisto, autore di
“corsi sintetici di corrispondenza commerciale”, sia italiana-francese,
1915; 1925, sia italiana-tedesca, 1928). Abbiamo già avuto occasione di
notare come il protagonista del catalogo di Signorelli sia Caricati, autore
veramente prolifico e versatile, presente in un’area di produzione e dif-
fusione editoriale assai vasta nel nord Italia, dal Piemonte alla Liguria,
dalla Lombardia al Veneto e all’Emilia, con grammatiche, manuali di
sintassi, trattati sui verbi, saggi di traduzione, dizionari, storie della lin-

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70 Bruna Ranzani

gua e della letteratura, corrispondenze commerciali, libri di lettura. Al-


cuni di questi testi sono dei veri contenitori complessi che denotano cer-
tamente una variegata competenza, ma non bisogna dimenticare che una
caratteristica peculiare del manuale scolastico è quella di essere un og-
getto editoriale risultante spesso da varie stratificazioni, soggette a fre-
quenti scomposizioni e ricomposizioni, finalizzate alla realizzazione di
un nuovo prodotto, talora solo apparentemente nuovo. Come ci è dato
constatare dai repertori, l’attenzione della Signorelli alle varie problema-
tiche linguistiche è sempre vigile e si rivela anche in tutta una serie di
strumenti pratici per l’acquisizione, come pro-memoria (Draetta, F., Ai-
de-mémoire pour l’étude par les exemples de la grammaire française,
1934), prontuari di verbi di vari autori, raccolte graduate di dettati (Su-
dario/Frigero, I,II,III, 1915), esercizi di traduzione (Grimod 1935), le-
zioni pratiche di ortoepia e ortografia della lingua francese (Vitale
1915), con esercizi (Duch 1932) ed anche grammatiche “en tableaux
synoptiques” (Varni 1911; Caricati 1928). Non mancano ovviamente le
antologie di classici francesi, come i grossi manuali di A. de Vaudey
(1914) e quello di Th. Fériaud (1919) e, negli anni ’30-’40, di Landini,
che aggiunge anche pagine storiche e artistiche (1936) e dedica vari testi
alla lettura e conversazione.
La casa dà un contributo di produzione anche per altre lingue, mode-
sto per spagnolo (dialoghi pratici di Barbotti, 1927 e antologie e libri di
lettura di Biancolini, 1930, 1936) e tedesco (manuale di lettura di Bach,
1924, grammatica in tavole sinottiche e esercizi di traduzione di Du
Blaisel,1932, 1936 e corrispondenza commerciale di Sisto, già menzio-
nata, 1928), più importante per l’inglese, con un autore dominante, Or-
landi, al quale si devono testi di letture, antologie di grandi scrittori in-
glesi e americani, manuali di storia e civiltà, grammatiche, di cui una in
tavole sinottiche, una Raccolta di passi per esercizi di versione inglese,
tutti repertoriati (v. Mandich) dagli anni ’20 agli anni ’40, alcuni dei
quali molto fortunati, a giudicare dalle varie edizioni. Gli altri autori so-
no per lo più impegnati nel settore delle antologie, letture, storie lettera-
rie, civiltà (M. Bargelli; F. Lansizera che aggiunge un manuale di pro-
nuncia “razionalmente spiegata con esercizi graduati”, 1926, 1934; E.
Barera; P. Pioppa, autore anche di un corso di lingua in due volumi,
1924; M. V. Livraghi, autrice anche di un corso per principianti, 1936).
Se consideriamo la situazione editoriale della provincia in rapporto a
Milano, appare evidente che le varie città lombarde scontano la centra-
lizzazione dell’attività nel capoluogo che è stato anche capitale prima
dell’Unità: considerando soltanto le aziende che evidenziano una produ-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 71

zione di manuali e testi per le lingue straniere, notiamo che esse, diver-
samente da quelle piemontesi, nascono e si sviluppano soprattutto dopo
l’unificazione, con produzioni per la didattica delle lingue piuttosto tar-
dive, come la Mondovì Giuseppe (1866-1928) di Mantova, che pubblica
testi per tedesco (M. Grünhut, Raccolta di esercizi tedeschi per gli istitu-
ti tecnici, 1891) e francese (Grammatica della lingua francese di G.M.
Gatti, 1892), la Moro A. e C. di Sondrio (1873-1889) con una modesta
produzione per il francese ad opera di insegnanti locali, la S. Alessandro
di Bergamo, attiva dal 1880 con testi per francese e tedesco legati so-
prattutto ai corsi del Seminario e dell’Università popolare creata nel
1908, testi in qualche caso fortunati e longevi e con una circolazione più
ampia, come la grammatica del Brunnen, continuamente ristampata fino
al secondo dopoguerra ed anche tradotta dal tedesco in italiano. A Ber-
gamo opera anche un’azienda di più antica data, la F.lli Bolis, sorta nel
1833 (ma con un’attività editoriale vera e propria dal 1861 e scolastica
dagli anni ’70), la quale presenta nel 1885 un catalogo di opere stampate
per conto di Hachette, in cui appaiono dizionari per la lingua francese e,
fra le collane, “La Bibliothèque des écoles et des familles”, che propone
classici francesi e spagnoli. (TESEO: scheda 76). Per la lingua francese,
il repertorio Minerva registra, negli anni ’90, alcune antologie, manuali
per la conversazione e la Nuova grammatica teorico-pratica della lin-
gua francese del Brunnen (1897: p.II, 2° ediz.). Ma l’azienda più antica
è la Ostinelli di Como, che dagli anni ’70-’80 del Settecento termina nel
1933 e fino alla prima guerra mondiale mostra grande impegno nello
scolastico, con un’offerta didattica anche per la lingua francese che pre-
senta testi assai longevi, come quello di S. Pinelli (Il primo passo al
francese, pubblicato sempre a Como, per la prima volta da Giorgetti nel
1871, da Franchi nel 1877, 3° ed., da Ostinelli nel 1888, 4° ed., 5° ed.) e
quello di R. Zolla (Corso completo di lingua francese, 1895, 1898, a
lungo in catalogo e apparso per la prima volta a Città di Castello presso
Lapi, in tre libri, 1890, 1891, 1892) ed altri.
Dopo i due grandi poli di Torino e Milano, due modelli di centraliz-
zazione, già in atto dagli inizi dell’Ottocento soprattutto per quanto ri-
guarda Milano, non si può passare sotto silenzio il polo fiorentino, il
quale diventa nel Novecento il luogo emblematico della concentrazione
editoriale, che si può sinteticamente definire come il passaggio dalla
“cordata” Bemporad al “trust” Gentile, momento in cui l’ambiente edi-
toriale fiorentino diventa la “roccaforte degli interessi gentiliani” (Galfré
2005: 134). Andando per ordine, poiché l’intreccio è estremamente

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72 Bruna Ranzani

complesso, diremo sinteticamente che se nel periodo preunitario, ma an-


che nei primissimi anni ’60, la produzione ed il commercio dei manuali
per la scuola vide primeggiare i piemontesi (Raicich 1996: 13, nota 17,
parla di “prontezza editoriale di Torino rispetto a Firenze, una capacità
questa che a lungo durerà nella questione dei libri di testo e conterà per
tutta l’organizzazione scolastica italiana del secondo Ottocento”), la situa-
zione cambiò notevolmente con il trasferimento della capitale d’Italia a
Firenze nel 1865, che coincise col momento culminante del dibattito sulla
questione della lingua: si verificò infatti una grande espansione dell’arte
tipografica fiorentina e il notevole successo degli editori. Il passaggio del-
la capitale a Roma segnò purtroppo un’inversione di tendenza, con una
crisi molto forte della città di Firenze e della sua amministrazione. Ma
l’editoria non ne fu travolta: i nuovi programmi ministeriali dopo l’Unità,
soggetti a continui cambiamenti (fra il 1860 e il 1899 furono emanati dieci
programmi diversi per i ginnasi ed i licei), furono un elemento di stimolo
e di rinnovato dinamismo per l’editoria scolastica fiorentina, fortemente
impegnata nella produzione di testi per il secondario, in particolare per gli
insegnamenti letterari, le edizioni dei classici italiani (v. la prestigiosa
“Biblioteca scolastica dei classici italiani” di Sansoni del 1885, ideata da
Carducci) ma anche latini e greci, secondo una tradizione culturale im-
prontata al recupero della tradizione umanistica. Felice Paggi, Le Mon-
nier, Barbèra e dal 1873 Sansoni “fondarono le loro fortune proprio sulle
collane scolastiche a partire dalla congiuntura estremamente favorevole
verificatasi con i nuovi programmi del 1867” (Porciani 1986: 63). Questa
rinnovata vitalità fiorentina, che consentì all’editoria scolastica di comin-
ciare a contendere il mercato a quella piemontese, fu anche favorita, se-
condo la Porciani, dai “contatti tra autori, ambienti ministeriali e case edi-
trici”. Questi “nessi e intrecci complessi”, per cui editori fiorentini e pie-
montesi si scambiarono accuse di “camorra libraria”, vengono messi a
nudo dalla studiosa nei comportamenti di Le Monnier e Barbèra. Il primo
offrì molto ai curatori di un manuale di geometria per le secondarie che,
essendo anche alti funzionari della Pubblica Istruzione, fecero sì che il te-
sto fosse indicato nei programmi stessi in modo da assicurare all’editore
l’adozione in tutto il paese. Il secondo aveva come curatore dello scolasti-
co Domenico Carbone (a cui affidò, in occasione dei nuovi programmi per
i ginnasi ed i licei nel 1867 e fino al 1880, la “Nuova collezione scolasti-
ca”), “funzionario del Ministero, delegato straordinario per le scuole
d’Abruzzo, provveditore a Bologna e nel 1866 provveditore presso il Mi-
nistero, ovviamente a Firenze” (ivi: 64) e preside di un liceo di Firenze,
dove morì nel 1883.

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 73

Ma a parte questi “scandali di speculazione editoriale” (ivi), sono le


concentrazioni a produrre aziende leader potenti e dotate di grande ca-
pacità produttiva, aziende che sono il risultato di una sommatoria di ca-
pitali, energie, risorse umane, saperi, produzioni e cataloghi stratificati
nel tempo. Tali concentrazioni inducono in ultima analisi una raziona-
lizzazione del mercato editoriale. Piccoli editori fiorentini che hanno i-
niziato la loro attività nella prima metà del secolo non sopravvivono a
lungo: Giuseppe Molini, bibliofilo con parenti stampatori e librai, italia-
ni, londinesi e parigini, che ha aperto la sua tipografia All’Insegna di
Dante nel 1820 ed ha stampato opere pregevoli (classici italiani, latini e
greci, “Biblioteca italiana portatile in verso e in prosa”, 26 volumi in
24°, opere di Lorenzo il Magnifico su commessa del Granduca Leopol-
do, ristampa del Decamerone, compendio di storia greca), la vende nel
1836 a Federigo Bencini editore (anche Tipografia del Giglio e, dopo
l’acquisto, All’Insegna di Dante), il quale, nonostante il suo ruolo di ri-
lievo come direttore di vari periodici, editore di classici, di testi elaborati
da autori molto noti all’epoca, come Tommaseo e Bonghi, di manuali
scolastici – fra i quali TESEO (scheda 53) menziona una Tavola gram-
maticale della lingua inglese del 1867 – fortunati e duraturi, anche per il
primario, e malgrado i rapporti con gli ambienti ministeriali, facilitati
dall’apertura di una filiale romana, nel 1908 chiuderà l’attività editoriale
che sarà sostituita da una libreria antiquaria. Andrea Bettini, che apre nel
1829 una libreria specializzata nella vendita di libri francesi e di racconti
inglesi tradotti, come quelli della Edgeworth, famosa scrittrice inglese
per l’infanzia, che fa tradurre nel 1864, termina l’attività di editore nel
1883, eclissato dai grandi editori fiorentini, Paggi, Bemporad, Le Mon-
nier, Sansoni (TESEO: scheda 62). Un suo autore per l’insegnamento del
francese, Oberlé, evidenzia, nel percorso delle sue pubblicazioni, questa
vicenda editoriale: stampa una prima opera con Paravia che ha, come
sappiamo, una succursale a Firenze (Corso teorico-pratico di lingua
francese ad uso delle scuole italiane redatto secondo i programmi mini-
steriali, 1870, 2° ediz., testo fortunato che arriva alla 3° ediz. nel 1896),
poi con Bettini Campagne d’Italie 1796. Castiglione, Arcole et Rivoli.
Extrait de l’histoire de la Révolution Française par M.A.Thiers adopté
comme livre de texte, avec notes et explications en italien, 1875. Dopo
la cessata attività di Bettini come editore, passa a Paggi, poi a Bemporad
che rileva la Paggi nel 1889 col catalogo, conservando per un certo pe-
riodo la denominazione Paggi, nonché ad Ariani Enrico che, da una par-
te è socio di Landi nella Tipografia L’Arte della stampa da loro fondata
nel 1876 e passata nelle mani di Bemporad nel 1919, dall’altra è titolare

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74 Bruna Ranzani

della Enrico Ariani fondata successivamente, nel 1888-89, che entrerà,


nella persona del genero Armando Paoletti, nella gestione di quella San-
soni che passerà a sua volta nelle mani di Gentile, dapprima socio di
maggioranza nel 1932, poi presidente nel 1935, quindi proprietario e-
sclusivo nel 1937. L’intreccio, anzi l’intrico dei cataloghi è facile da
immaginare e sarebbe un soggetto d’indagine faticoso ma forse utile.
Avremo modo di vedere più dettagliatamente che ne sarà dei grandi edi-
tori che abbiamo menzionato e ne seguiremo le complicate vicende. In-
tanto diremo che invece Gaspero Barbèra avrà un lungo, solido e glorio-
so percorso editoriale che ne farà un editore di grande statura. Torinese
trasferitosi a Firenze nel 1840, formatosi dapprima nell’ambiente libra-
rio-editoriale torinese e milanese, poi dal 1841 al 1854 presso Le Mon-
nier, ha attraversato la stagione risorgimentale riportandone la consape-
volezza del ruolo sociale, politico ed educativo dell’editore. Avvia la sua
attività nel 1854, dapprima costituendo una società, poi divenendone u-
nico proprietario nel 1860. La Gaspero Barbèra editore, che avrà succur-
sali a Perugia (1862-1863) e a Roma (1870-1881), compirà nelle sue va-
rie fasi lo “sforzo di raccordare sapientemente ricerca, pratica didattica e
contiguità con la politica ministeriale”, ciò che garantirà “alla casa edi-
trice la pubblicazione di testi scolastici di successo per tutto l’Ottocento
e oltre” (TESEO: 45, scheda 34), e durerà fino al 1960, quando Renato
Giunti l’acquisterà insieme con l’uso del nome e l’Archivio. La produ-
zione della casa Barbèra (ereditata nel 1880 dai figli di Gaspero) fu di
altissimo livello nelle aree, già inaugurate con vigore dal capostipite, let-
teraria, storica, filosofica, linguistica (in quest’ambito fu famosa L’arte
dello scrivere del Puoti del 1857, come furono famosi i vocabolari di G.
Rigutini e P. Fanfani per la lingua italiana e quelli di latino e greco),
nonché nella manualistica scolastica, curata con convinzione, tenendo
conto delle esperienze straniere (inglesi e francesi), dei programmi mini-
steriali e ricorrendo sempre ad autori valenti e “dabbene”, ad insegnanti
provetti. I libri della casa raggiunsero spesso tirature eccezionali ed un
numero di riedizioni e ristampe talora “infinito”. Furono molto adottati
ed estremamente duraturi perché corretti, ricchi di apparati critici e ven-
duti a prezzo contenuto. Le strategie editoriali furono dunque avvedute
ed efficaci. Il contributo dato all’insegnamento delle lingue straniere non
fu però consistente. Per il francese i testi ricalcano quelle che furono le
linee fondative, gli orientamenti culturali e le aree di predilezione della
casa. Troviamo infatti nei repertori (tranne TESEO che non registra que-
sta produzione): Il Risorgimento italiano. Letture francesi per le scuole
secondarie, di Rondini/Vanzolini, 1898; Livre d’or de la poésie françai-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 75

se, 1900; Corso teorico di lingua francese con note filologiche e stori-
che, 1913. Al tedesco sono dedicate le grammatiche di F. Siebert (ele-
mentare) (1940) e di F. Zumin (per istituti dell’ordine superiore) (1943);
all’inglese quella di I. May (1938) e il compendio di storia inglese di A.
Sleigh (1937); allo spagnolo il corso grammaticale (1926) e il Diziona-
rio italiano-spagnolo di L. Bacci (1936), autore anche di Albrighi, Sega-
ti & C.
Lo stesso riferimento agli ideali risorgimentali, lo stesso progetto e-
ducativo perseguito attraverso l’attività editoriale coniugata con un im-
pegno sociale, lo stesso interesse profondo per lo scolastico, affidato a
grandi autori dell’epoca, fra cui gli scrittori Luigi Capuana, Carlo Lo-
renzini, Ida Baccini, Pietro Thouar e molti altri, caratterizzava la Felice
Paggi, creata prima della Barbèra, nel 1841, da un giovane ebreo intelli-
gente e dinamico, già formato nell’arte tipografica, di nome Alessandro
e figlio di Benvenuta Bemporad, al quale si associerà il fratello Felice.
La loro libreria fu un luogo d’incontro per i liberali; importarono opere
soggette a censura e ne stamparono alcune clandestine. Dal 1851 inizia-
rono la pubblicazione di collezioni importanti, la “Biblioteca italiana”
prima, poi la “Biblioteca scolastica”, accompagnate da altre educative e
ricreative. I libri di testo erano destinati sia alla scuola primaria che alla
secondaria, con un grande impegno nelle discipline linguistico-letterarie.
Fra queste figurava anche la lingua francese, all’apprendimento della
quale furono dedicati, fra i primi, due testi di Emilia Siri, Metodo per
insegnare a leggere la lingua francese ai fanciulli, di cui è repertoriata
una 4° ediz. con aggiunte del 1867 e Metodo per insegnare a leggere
ossia il sillabario, che raggiunse la 15° ediz. nel 1886 e la 16° nel 1888.
Nel repertorio Minerva (1861-1922) sono riportati altri manuali per il
francese, tutti di M. Oberlé, già autore dell’eclissato Bettini, come si è
visto (libri di lettura, grammatiche, sintassi, corrispondenza commercia-
le, raccolte di gallicismi, dialoghi per la conversazione ed anche primi
elementi della lingua ad uso delle scuole primarie), manuali che vanno
dal 1897 al 1911: ma chi ne è l’editore? Su alcuni è indicato Paggi, su
altri Bemporad, con date che si incrociano: 1903, Bemporad; 1903,
1904, 1905, Paggi; 1907, Bemporad ecc. Che cosa era accaduto? Era i-
niziata la grande concentrazione editoriale nelle mani di Roberto Bem-
porad, la “cordata Bemporad”: nel 1889 infatti questi (che aveva sposato
la figlia di Alessandro Paggi) rilevò la Felice Paggi, costituendo la so-
cietà R. Bemporad e F. cessionari della Libreria Editrice Felice Paggi,
acquisendone anche il catalogo, uscito per l’ultima volta appunto in
quell’anno. Poiché Bemporad intese stabilire una linea di continuità pur

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76 Bruna Ranzani

nel cambiamento, conservando per alcuni anni la denominazione Paggi,


oltre al patrimonio di opere ed autori, e poiché alcuni dei testi di Oberlé
dell’inizio del Novecento – repertoriati – non sono in prima edizione, la
risposta non è scontata. Ma, a parte il caso di Oberlé, dovremmo forse
aggiungere che già il catalogo Paggi conteneva un elemento di comples-
sità, dato che nel 1868, alla morte di Mario Cellini, altro tipografo-
editore fiorentino, la casa aveva acquistato la proprietà letteraria di tutte
le opere da lui stampate, con l’aggiunta di quelle di Ubicini a Milano.
Acquistata la Paggi, Bemporad iniziò la scalata all’ambiente editoria-
le di Firenze e dintorni, nel quale esistevano altre aziende interessanti, di
vecchia data, come la tipografia Giachetti Figlio e C. di Prato, attiva dal
1819; più recenti, come la Sansoni, nata nel 1873-1874 (ben presto in
grado di rivaleggiare con la potente Società Successori Le Monnier),
L’Arte della Stampa, sorta nel 1876, di Salvatore Landi e Enrico Ariani
(già direttore della tipografia cenniniana); la Enrico Ariani, fondata dallo
stesso nel 1888-89, una volta cessata la collaborazione con Landi al-
l’Arte della Stampa, durata 12 anni.
La tipografia Giachetti, tuttora esistente con altra proprietà, era un’a-
zienda importante, con elevato numero di addetti (una settantina), con-
sulenti di rilievo, ottime pubblicazioni (fra cui le opere di Goldoni e so-
prattutto la prima edizione delle opere di Winckelmann, volgarizzazioni
di classici latini utilizzabili nelle scuole e il famoso Totius latinitatis le-
xicon di E. Forcellini, 1839-1845). Fu anche tipografia stampatrice di
opere dei Gesuiti e de La Civiltà cattolica dal 1870 al 1887. Nella pro-
duzione scolastica, oltre a libri di testo per le materie scientifiche e anto-
logie e storie letterarie per il greco e il latino, dette un notevole contribu-
to allo studio della lingua inglese con la stampa dei manuali di T. Cann,
autore di successo con traduzioni a Firenze ed anche a Napoli, negli anni
1878-1892 (TESEO: scheda 247). Un contributo più modesto per la lin-
gua francese è rintracciabile nel repertorio Minerva/Pellandra (due
grammatiche classiche di Boudet de Montesquieu, 1832 e 1834 e un
Sunto di sintassi della lingua francese di Foschini del 1853). La proprie-
tà di Giachetti, cessata nel 1890, era passata nel 1907, dopo varie vicen-
de, agli eredi Puggelli.
Giulio Cesare Sansoni, che si occupava di finanze ed era stato consu-
lente della Società Successori le Monnier, aveva iniziato non ufficial-
mente la sua attività di editore scolastico con due volumi stampati a sue
spese dalla tipografia Carnesecchi (di cui forse era proprietario) nel
1873. La partenza e tutto il percorso di attività del fondatore fino alla
sua morte, avvenuta prematuramente nel 1885, furono eccezionali, se-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 77

gnati da una capacità progettuale e da un dinamismo che si traducevano


nel lancio continuo di collane e opere per la scuola molto prestigiose,
curate da studiosi di grosso calibro – alcuni appartenenti al rinomato I-
stituto Superiore di Firenze, adottate per decenni, addirittura approvate
preventivamente dal Consiglio scolastico provinciale prima della loro
uscita, indice della fiducia di cui godeva, ma anche dell’importante le-
game che intratteneva con ambienti cittadini influenti (TESEO: scheda
501). Il successo dei testi scolastici rimase inalterato anche nella gestio-
ne della moglie Albertina, figlia dell’autorevole giurista Piroli, senatore
del Regno e consigliere di stato a Firenze dal 1865, coadiuvata dal co-
gnato Guido Biagi, ex bibliotecario della Marucelliana. Anzi, si aggiun-
sero novità importanti (privilegiando l’istruzione ginnasiale e liceale)
che rafforzarono la presenza della Sansoni sul mercato editoriale. Fecero
così la loro comparsa anche le lingue straniere. Troviamo infatti nei re-
pertori alcuni testi per il francese apparsi fra il 1900 ed il 1915, di Eveli-
na Fiorentino (un piccolo vocabolario, 1900, grammatiche per immagini
basate sul metodo diretto, 1903, 1906, in volumi differenziati per anni di
studio, di cui quella edita nel 1903 giunse alla 10° ediz. nel 1920;
un’antologia letteraria, 1909); di Monica Roques e Guido Biagi (antolo-
gia letteraria in diversi volumi, distinti per secoli: XVII, XVIII, XIX,
1903 e 1908 ), di Lide Bertoli (un Disegno storico della letteratura
francese, uscito nel 1912).
All’inizio del nuovo secolo, il figlio Antonio, appena terminati gli
studi liceali, cominciò ad occuparsi della casa editrice, guadagnandosi
una certa stima, ma purtroppo nel 1918 morì a soli trentaquattro anni
senza eredi, per cui la proprietà passò ai due cugini Guido e Ugo Zac-
cherelli. Le difficoltà sorte per l’improvviso cambio di gestione e i pro-
blemi finanziari che il paese stava conoscendo nell’immediato dopo-
guerra, minarono la stabilità della casa. Si aprirà così la via a Bemporad,
come vedremo.
L’Arte della Stampa era un’azienda prospera e famosa, per l’alto li-
vello delle sue prestazioni ed anche per la sua originalità, che le valsero
molti premi in varie esposizioni internazionali (Parigi, 1878, Milano,
1881, Louvain, 1907). Era nata dall’unione di due competenze, quella
tecnica, quasi geniale per capacità creative e innovative, di Salvatore
Landi, acceso liberale che aveva alle spalle varie esperienze formative e
professionali (apprendista da Bencini, Rebagli e Niccolai, compositore
presso la Le Monnier, proto nella tipografia del Cennini, dopo esperien-
ze lavorative anche a Bastia dove, con l’aiuto di Le Monnier, si era do-
vuto rifugiare per le sue idee politiche e, al suo ritorno a Firenze, nel

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78 Bruna Ranzani

1859, nella Tipografia granducale, poi Reale) e quella amministrativa di


Enrico Ariani, già direttore della tipografia cenniniana, su invito del
quale Landi era stato proto nella stessa. Landi era un self made man, che
aveva iniziato la sua formazione di tipografo da analfabeta, animato non
tanto da prospettive di guadagno quanto da un progetto di ricerca di
nuove tecniche e nuovi caratteri (premiato quello detto “egizio” o “egi-
ziano”) per il progresso dell’arte tipografica, divenendo perfino fondato-
re e direttore di periodici, prima La tipografia italiana (1868), poi,
l’anno successivo, L’Arte della stampa, da cui prese il nome l’azienda
tipografico-editoriale. Nel 1870 fu inoltre chiamato a dirigere la tipogra-
fia editrice della Gazzetta d’Italia, il quotidiano più importante e diffuso
del Regno. Stampò anche testi per le scuole, fra cui manuali per l’ap-
prendimento dell’inglese e del francese. Per quest’ultima lingua si se-
gnalano le opere fortunate di Brian-Rey/ Spedini degli anni ’80-’90, pre-
senti, negli stessi anni, anche nella produzione della sede fiorentina di
Civelli, e il corso completo redatto da Brian-Rey con Altobelli del 1895,
poi riproposto da Paravia nel 1911, col solo Brian Rey.
Nel 1911, alla morte di Landi, Bemporad, che nel 1906 era divenuto
azionista della Zanichelli con Treves, acquisisce l’Arte della Stampa,
formando con due soci, Mario e Oscar Calò, una società in accomandita
semplice dei successori Landi. Con questa nuova proprietà l’Arte della
Stampa, azienda solida e florida dalle origini, come abbiamo visto, di-
verrà ancora più salda e attraverserà la prima guerra mondiale e
l’inflazione del dopoguerra senza indebolirsi.
Nel 1918, per decreto del Ministro dell’Industria e del Commercio,
Bemporad è nominato commissario per la Toscana e le Marche per l’ap-
provvigionamento della carta per edizioni. Nel 1919 la scalata di Bem-
porad raggiunge il suo apice: partecipa come azionista nella Lattes di
Torino; è designato presidente di un pool finanziario che fonda la Socie-
tà anonima librerie italiane riunite, con lo scopo di controllare e regolare
il commercio librario attraverso librerie affiliate; acquista dagli eredi
Puggelli la tipografia Giachetti di Prato; entra come socio, con Mario
Calò, uno dei due fratelli con i quali aveva rilevato L’Arte della Stampa,
nella Sansoni di cui diverranno i maggiori azionisti, depositari rispetti-
vamente di 255 e 100 azioni, contro le 50 possedute dagli eredi Sansoni,
i fratelli Zaccherelli. Anche la Lattes di Torino, partner di Bemporad in
altre operazioni analoghe, entra nell’azionariato della nuova società a-
nonima editrice G.C. Sansoni. Dal 1919 al 1925 Bemporad sarà presi-
dente della Sansoni, facendone stampare le opere dall’Arte della Stam-
pa, dopo l’estromissione della tipografia storica della casa, la Carnesec-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 79

chi, la quale ne aveva curato per cinquant’anni le edizioni. Questa ope-


razione rese ancora più competitiva l’Arte della Stampa. TESEO (534,
scheda 501) rileva che “durante la presidenza Bemporad ebbe particola-
re impulso il settore delle lingue e letterature straniere, in cui Sansoni
risultò presto efficacemente competitivo. Dal 1921 furono create al ri-
guardo tre diverse collane: la “Biblioteca sansoniana straniera”, non ri-
volta in primis alle scuole ma egualmente utilizzata in esse; sempre nel
1921 la “Collezione sansoniana scolastica di lingue e letterature stranie-
re” e, dal 1924, la collana “Capolavori stranieri, tradotti e annotati ad
uso delle scuole”, diretta da G. Manacorda e A. Ricci. In tutte e tre ap-
parvero numerosi volumi, i quali in certi anni (come ad esempio nel
1923 e nel 1924) prevalsero nettamente sul resto della produzione, assi-
curando un cospicuo gettito finanziario”.
Nel 1924 Bemporad partecipa alla fondazione della Società editrice
Luigi Battistelli, ma nella seconda metà degli anni ’20 comincia ad ave-
re difficoltà finanziarie, nonostante la sua posizione eminente nello sco-
lastico, soprattutto quello primario, nel quale l’editore fiorentino aveva
superato Paravia, con circa 400 titoli. La crisi della casa, imputabile in
parte alle difficoltà economico-finanziarie generali dell’epoca, alla forte
contrazione del mercato, all’aumento del costo dei materiali (anche la
carta era divenuta rara e costosa) e attrezzature, dei costi di produzione
in genere, era tuttavia provocata anche dalla politica gestionale dell’e-
ditore fiorentino, talora azzardata e spregiudicata (ad esempio il paga-
mento a forfait molto alti degli autori soprattutto scolastici, per garantir-
si la collaborazione di quelli di punta,), poco attenta all’ammoderna-
mento del sistema editoriale, che era di tipo artigianale, quindi arretrato,
dalle macchine alle tirature, al sistema di vendita. Nel 1925, con al suo
attivo un numero esorbitante di pubblicazioni, Bemporad si ritira dalla
Sansoni, che torna agli eredi Zaccherelli, mentre Mario Calò vi rimane
in qualità di amministratore delegato e riacquista i suoi capitali con i
quali può avviare una riconversione della produzione, nonostante le dif-
ficoltà create, nel 1929-1930, dalla nuova disposizione del libro di stato
per le scuole elementari che ebbe come conseguenza una forte contra-
zione delle vendite. Per un momento, la situazione era migliorata grazie
alla concessione della stampa dei libri di stato (che era divisa in zone,
stabilite dal Ministero), per la Toscana, insieme con Vallecchi, ma nel
1935, non avendo pagato un mutuo contratto con l’IRI, Bemporad viene
estromesso dal Consiglio di Amministrazione della sua casa editrice. La
presidenza di questa viene assunta da Ugo Ojetti, accademico e noto e-
sponente del fascismo, già entrato nel 1931 nel Consiglio di amministra-

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80 Bruna Ranzani

zione della Sansoni, la quale stava conoscendo in quel momento un ral-


lentamento della produzione ed una diminuzione di nuove iniziative, che
si può riscontrare anche nell’ambito delle lingue, con la riproposta di
pochissimi testi usciti nella prima decade del secolo. La situazione di
Bemporad si aggrava quando perde, nel 1936, la concessione del libro di
stato, che passa a Mondadori, nonostante l’allineamento dell’editore fio-
rentino al regime. Nel 1938, in piena campagna antisemitica, la Bempo-
rad assume la denominazione di Casa editrice Marzocco. Dietro l’e-
stromissione dell’editore c’era la mano di Giovanni Gentile, di Armando
Paoletti, e Vito Benedetto Orzalesi, la nuova cordata che si era sostituita
a quella formata da Bemporad e che fu ai vertici delle più importanti ca-
se editrici fiorentine.
Alla sua scomparsa dalla scena editoriale fiorentina, la vecchia casa
Bemporad, nata nel 1889, lasciava una traccia non irrilevante nella storia
degli insegnamenti linguistici: dai repertori emerge una produzione per
il francese molto varia, in grado di soddisfare le esigenze delle diverse
tipologie scolastiche – anche scuole serali e popolari – e dei vari gradi e
classi, come pure dell’autoapprendimento, incentrata su un numero rela-
tivamente basso di autori – “che spesso firmavano versioni diverse dello
stesso libro per le scuole rurali e urbane o per il corso integrativo, e testi
di varie materie” (Galfré 2005: 68), ricorrenti e riproposti attraverso il
tempo, a conferma della politica editoriale del fiorentino, che, come si è
detto, mira ad accaparrarsi con forfait piuttosto alti autori di punta. Fra
questi figurano Luigi De Anna (che pubblica testi anche con Perrella di
Firenze e Napoli, con Trevisini di Milano, con Albrighi, Segati e C., con
Zanichelli, con Sansoni, Roux e Viarengo di Torino), prevalentemente
impegnato nel settore delle antologie, storie letterarie, libri di lettura; De
Meo, autore di grammatiche e corsi ispirati al metodo diretto; Pina Mi-
raglia (corsi elementari), Sudario (corsi intuitivi), Oberlé (corsi di lettu-
ra, conversazione e corsi per immagini secondo il metodo diretto), ed
altri autori più occasionali. Per la lingua inglese troviamo pochi testi nel
repertorio Mandich, soprattutto grammatiche, fra le quali colpisce la vi-
talità di quella di T. Cann, già autore della Giachetti di Prato, rilevata da
Bemporad, che arriva nel 1935 alla 102° edizione.
Dunque, già prima dell’eclisse di Bemporad, negli anni ’30, l’am-
biente editoriale fiorentino era diventato la “roccaforte degli interessi
gentiliani” (ivi: 134). Alla fine del 1932 Gentile, dopo essere diventato
presidente dell’Arte della Stampa, aveva acquistato, come si è detto, la
quota di maggioranza di Sansoni, di cui assumerà la presidenza nel 1935
e la proprietà esclusiva nel 1937. Dal 1932 al 1937 assunse anche la pre-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 81

sidenza della Le Monnier, dove già dal 1922 Armando Paoletti (genero e
successore di quell’Enrico Ariani che nel 1888/89 aveva fondato la tipo-
grafia omonima), trovandosi ai vertici della Le Monnier come azionista
di maggioranza, in sostituzione della Zanichelli che aveva detenuto que-
sta posizione dal 1919, ne aveva iniziato un piano di risanamento, occu-
pandosi di amministrazione e di programmazione editoriale in qualità di
consigliere delegato, divenendo di lì a poco proprietàrio della casa13.
Mario Calò, rappresentante molto attivo dell’Arte della Stampa, acquisi-
ta da Bemporad alla morte del suo fondatore, già socio di maggioranza
della Sansoni insieme a Bemporad e rimastovi, dopo il ritiro di quest’u-
ltimo, come amministratore delegato, aveva portato anche l’Arte della
Stampa all’interno della nuova cordata, rafforzandola. La tipografia di-
venne proprietà esclusiva dei Paoletti allorché, nel 1935, i Gentile, i
Paoletti e Orzalesi si ridistribuirono singolarmente le quote acquistate
con il sostegno reciproco (v. TESEO: scheda 20). Le due tipografie Arte
della Stampa e Enrico Ariani da un lato e la casa editrice Le Monnier
dall’altro, riunite nell’unica proprietà di Paoletti, fecero parte di un proget-
to editoriale unitario: le prime lavorarono infatti prevalentemente per la
casa editrice, che negli anni ’30 aveva accresciuto la propria attività grazie
proprio allo scolastico. D’altro canto, la fusione della Le Monnier con la
Sansoni creò un blocco di 6-700 testi formidabile contro i 150 della inci-
piente Mondadori, tanto da incutere un certo timore reverenziale – e con-
correnziale! – nell’ambiente della rampante casa editrice milanese, chia-
mata a confrontarsi con “un potente organismo posto sotto l’alto e grosso
patronato di un uomo come S.E. Gentile” (Galfré 2005: 120).
Nel periodo gentiliano della Sansoni, TESEO rileva un cambiamento
sensibile della linea editoriale nel senso delle direttrici culturali del
filosofo, storico-filosofiche-umanistiche, con nuove proposte per le
scuole, fra cui numerose grammatiche italiane e straniere (scheda 501).
Il repertorio Mandich mostra una produzione rivolta soprattutto al
tedesco, grammatiche, antologie, letture, civiltà, di G. Ottone, M. Hugo,
A. Oberdorfer, H. Schuler, F. Siebert: sono d’altra parte gli anni del-
l’accordo italo-tedesco per l’impegno reciproco all’insegnamento e alla
diffusione delle due lingue (cfr. infra). Per lo spagnolo vengono
riproposti manuali di Giannini, autore di testi per la scuola già negli anni
13
La famiglia Paoletti restò alla guida del gruppo editoriale fiorentino fino al
1999, quando le subentrò Mondadori. Nel 2002 la casa Editrice Felice Le Monnier
entra a far parte per incorporazione della Edmundo Le Monnier s.p.a., cambiando la
propria denominazione sociale.

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82 Bruna Ranzani

’20 e per l’inglese un’antologia di Fornelli, già autore di Morano


(Napoli), di Albrighi, Segati e C. e di Casanova, e un testo di letture di
Paparella e Spitzer per la scuola media inferiore. Dopo la morte di
Gentile nel 1944, nonostante l’impegno dei figli a continuare il pro-
gramma paterno, iniziò il declino della casa, che s’intensificò alla fine
degli anni ’50. Dopo varie vicende, nel 1983 l’editore Rizzoli divenne
intestatario dell’intero capitale sociale e nel 1987 la G.C. Sansoni
Editore Nuova s.p.a. fu incorporata nella RCS editore s.p.a. con sede in
Milano, ma la produzione dei libri per la scuola è rimasta nella sede di
Firenze.
Quanto alla Le Monnier, delle cui origini e sviluppo abbiamo già
parlato in modo generale, potremo dire che i vari cambiamenti di vertice
avvenuti nel periodo del quale ci stiamo occupando non hanno mai ri-
messo in questione l’impegno nel genere scolastico, ma se mai lo hanno
valorizzato con sempre nuovi piani editoriali, costituendo cataloghi ric-
chissimi articolati in molte sezioni in cui figurano anche le lingue stra-
niere e la collezione dei classici stranieri (v. ad esempio quello del
1922). Tuttavia gli insegnamenti linguistici sembrano aver pagato un po’
lo scotto dapprima della virata storico-filosofico-umanistica impressa da
Gentile nel periodo della sua presidenza (1932-1937), peraltro ricco di
iniziative (estesa riorganizzazione dell’azienda, potenziamento del si-
stema di vendita ecc.), poi della sensibile virata della linea editoriale in
senso scientifico del suo successore, B. Biagi, che aggiunse anche un
catalogo per la scuola di avviamento professionale, infine del blocco
delle adozioni deciso dalle autorità fasciste che fece decrescere le novità
in catalogo, fino ad annullarle completamente nel 1939-40. Nel reperto-
rio Mandich si rilevano alcuni manuali per il francese nel periodo 1924-
33, tra i quali una grossa opera in tre volumi di De Meo, autore anche di
Giusti e Bemporad (Le français usuel enseigné par une méthode prépa-
rant à la conversation et à la composition, 1924), vari testi di P.G. Goi-
danich (metodi e storia della civiltà), il manuale di pratica commerciale,
industriale e agricola di Gerace di Vasto (1933). Invece, per gli anni
successivi, è repertoriata una sola corposa opera del 1940 di De Meo e
Severino, La lingua vivente. Più ricca la sezione dedicata, nello stesso
repertorio, all’inglese dal 1923 al 1943. Vi figurano in larga parte libri di
lettura di Cox e Novi (particolarmente fortunato Pleasant hours. An en-
glish reading book, 1931; 1933; 3° ediz. 1934;1935, seguito nel 1936 da
Fact and fancy. A first english reading book) e antologie, delle due stes-
se autrici (1940) e di Ricci e Bajocchi, per le scuole medie e superiori
(1929); accanto a questi, vari manuali per gli istituti tecnici commerciali,

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 83

di Anna Lazzari (Corso completo di lingua, I 1934, II e III 1935, e Cor-


rispondenza commerciale e tecnica mercantile e bancaria inglese con
letture di geografia economica, 1937) e Albertina Michelotti (Termino-
logia commerciale inglese, 1943), oltre a due testi rivolti all’acquisizio-
ne della grammatica, il primo una Chiave della grammatica moderna
della lingua inglese dei Prof. Ferrando e Ricci (1923), l’altro della stessa
Lazzari in due volumi (1937).
Alla vivacità e alle dinamiche, assai complesse ed intricate, dell’edi-
toria fiorentina, non corrispose la situazione di isolamento, rispetto al
contesto nazionale, del resto della Toscana, dove però un caso interes-
sante dal punto di vista della geografia oltre che della storia editoriale fu
rappresentato da Livorno, “la città più irrequieta dell’intero granducato
di Toscana” (G. Nicoletti, Firenze e il Granducato di Toscana, 19, Let-
tere dal carcere: Carlo Bini, in Letteratura italiana, Storia e geografia,
II **, L’età moderna, Torino, Einaudi, 1988, 818), città cosmopolita,
ricca di scambi culturali e linguistici, oltre che commerciali (a Livorno
approdavano anche tante edizioni clandestine provenienti dai paesi
d’oltralpe, per evitare l’assalto dei censori, più facile sulla terraferma), e
città che già nella seconda metà del Settecento aveva conosciuto una le-
gislazione di liberalizzazione dell’arte della stampa (v. Editoria e rifor-
me a Pisa, Livorno e Lucca nel ’700, Catalogo, Lucca, M. Pacini Fazzi
1979: 65). Nelle sue biblioteche è conservata una folta messe di manuali
per gli insegnamenti linguistici e il suo Archivio di Stato custodisce la
memoria degli editori di alcuni di quei manuali: testi “poveri”, di editori
non notissimi a livello nazionale, tranne Giusti, ma quanto significativi
questi testi se inseriti nel contesto dei loro cataloghi, di grande rilevanza
culturale, se inseriti nel quadro storico e nel vissuto di questi personaggi,
come Masi e Vignozzi, oggetto di una vera persecuzione, in quanto col-
pevoli di simpatie filofrancesi, filogiacobine prima, poi filonapoleoni-
che, come dimostravano il loro interesse per la cultura francese e le loro
edizioni di opere francesi contro ogni divieto. Colpisce e appassiona
l’attività, riluttante a piegarsi ad ogni coercizione, di questi “editori eroi-
ci”, trascurati dagli storici dell’editoria, che pure spesso si sono occupati
soltanto dell’editoria “eroica”, orientando i loro studi su figure impegna-
te e pugnaci, che tanto hanno contribuito all’unità e alla libertà del pae-
se. Questi personaggi livornesi, già perseguitati duramente come filo-
francesi, hanno terminato del tutto la loro carriera di editori come filori-
sorgimentali, con la rovina delle loro aziende. Glauco Masi, tipografo e
libraio a Livorno (col proprio nome dal 1818 al 1834), come già il padre

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84 Bruna Ranzani

Tommaso, perseguitato politico, nipote e continuatore dell’azienda tipo-


grafica di Marco Coltellini (celebre editore di Algarotti e dell’editio
princeps dell’opera di Beccaria, Dei delitti e delle pene), fu più volte
imprigionato ed esiliato, infine costretto dalla polizia granducale a chiu-
dere l’azienda e a trasferirsi a Firenze, con l’accusa di aver stampato
clandestinamente opere che celebravano la rivoluzione francese e di ap-
partenere alla “setta dei carbonari” (v. Mostra dell’Editoria livornese,
1643-1900, Catalogo, 1964, Livorno, Comune di Livorno, 65; TESEO:
351, schede 330, 331; F. Ghidetti 1989: 25-49; T. Iermano 1984: 29-31;
N. Rossi, “Tommaso e Glauco Masi stampatori ed il loro giacobinismo”,
in Rassegna di studi livornesi, 1967: 29-71). I Masi avevano perfino do-
vuto subire il rogo dei libri da loro pubblicati, offerto come spettacolo al
popolo, il 1° febbraio 1800 (v. Mostra dell’ Editoria livornese, cit., 64).
Degno della nostra attenzione è il ruolo centrale, non solo in senso
geografico, che la città di Livorno ha rivestito in un periodo storico di
grande fermento politico e culturale per il nostro paese. Infatti, come già
accennato, dal 1841 al 1844 Livorno fu la sede di quell’importante isti-
tuzione che fu l’Emporio librario, voluta fortemente da Giuseppe Pomba
e purtroppo fallita per incuria, misoneismo ed interessi economici, e più
in generale per la debolezza strutturale dell’editoria italiana nella fase
preunitaria.
C’è però da notare che Livorno, in quanto sede di iniziative editoria-
li, registra anche dei successi, al pari dei grandi poli, come Milano, To-
rino, Firenze.
Nel settore dello scolastico primeggiò l’editore-libraio-tipografo li-
vornese Giusti (attivo, con la denominazione del fondatore Raffaello,
dal 1863 al 1951, quando l’azienda fu rilevata col catalogo da La Nuova
Italia), il quale ebbe una posizione di tutto rispetto nell’editoria per l’i-
struzione secondaria anche a livello nazionale, come dimostra l’elenco
dei libri adottati per l’anno scolastico 1915-17 (che lo colloca “a ridosso
di Paravia e di Albrighi e Segati, alla pari con Sansoni e davanti a im-
portanti editori come Sandròn, Barbèra, Vallardi e Bemporad”) (TESEO:
269, scheda 264) ed il gran numero di autori di punta, condivisi con le
maggiori case editrici in ambito nazionale. Fu attivissimo anche nella
produzione di importanti collane e collezioni, fra cui i Manuali Giusti,
che ricalcavano quelli di Hoepli. Fra i testi linguistici si segnalarono i
numerosi manuali di lingua francese di autori come F. Grimod e Gatti
Garibaldi Menotti, che condivise con grandi editori come Albrighi e Se-
gati il primo e Zanichelli, Cappelli, Treves e Sansoni il secondo (autore
anche di una grammatica tedesca edita da Giusti nel 1926) e come De

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 85

Anna, non meno famoso e presente nella produzione di Trevisini, Roux


e Viarengo, Perrella di Napoli, Società Editrice Dante Alighieri di Al-
brighi Segati e C., Bemporad e Zanichelli; F. Pic, autore di vari manuali
di francese per Paravia dagli anni ’60 dell’Ottocento; Petrini, autore dei
milanesi Galli e Raimondi e Albrighi, Segati e C. ed anche di Lapi. Il
successo dell’editore livornese era legato a testi di lunga vitalità, rimasti
a lungo in catalogo, come il Corso graduato di letture francesi con note
italiane di Ambrosi, destinato nella prima edizione (1890) alle sole
scuole tecniche, poi nella seconda (1890) anche alle ginnasiali, articola-
to in parte prima (primo corso), che giunse alla 21° ediz. nel 1927, parte
seconda (secondo corso) del 1891 (8° edizione nel 1918), parte terza
(corso terzo), 1891 (4° ediz. 1925); o, dello stesso Ambrosi, le Nozioni
elementari di lingua francese ad uso delle scuole tecniche, complemen-
tari e ginnasiali del 1891, repertoriate fino ad un’edizione del 1922; o
come la Nomenclatura delle lingue francese e italiana di Grimod, che
dalla prima edizione del 1908 giunse alla 17° nel 1934; la Grammaire et
questionnaire français, suivis d’un mémento de littérature française, di
Gatti Garibaldi Menotti, alla 25° ediz. nel 1940, la Grammatica raziona-
le della lingua francese di E. Levi (prima ediz. 1914), ancora ripubblica-
ta nel 1930.
Il catalogo Giusti soddisfa anche precise specificità nell’offerta glot-
todidattica, rispondenti sia ad esigenze di acquisizione di abilità lingui-
stiche particolari e difficoltose, come l’apprendimento e l’uso dei verbi
(ai quali sono dedicati vari “metodi”, come quello “nuovo” di Pic, 1901,
5° ediz. 1925, o quello “razionale” di Luisa Spezioli del 1905, 3° ediz.
1925, nonché il Dizionario dei verbi men facili della lingua francese di
E. Levi, 1907, repertoriato fino al 1919), dei sinonimi, omonimi e paro-
nimi (v. P. Pavani, 1905, 4° ediz. 1925), della sintassi (sintetizzata in
prontuari, fra cui quello “alfabetico” dello stesso Levi del 1917), del les-
sico (come il tentativo di lessicografia su base etimologica di Grimod,
1917, 1918), dell’ortografia (F. Castellazzo, 1914), sia ad esigenze terri-
toriali, legate nel caso di Livorno all’esistenza dell’Accademia navale,
dell’istituto nautico e di un porto mercantile molto attivo (v. i testi ed i
piccoli dizionari di A. Bertùccioli, professore di francese della suddetta
Accademia).
Giusti presenta nel catalogo Mandich anche una produzione per le al-
tre lingue, molto ridotta per lo spagnolo (un manuale fortunato di G.G.
Coccolo, 5° ediz. 1930), più ricca per inglese (testi di lettura di L. Prate-
si, 1923, 1924; Bonifazi, 1924, 4° ediz. 1932; Lenta, per le scuole nauti-
che, 1924; profilo storico della letteratura di Pratesi, 1923); civiltà ingle-

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86 Bruna Ranzani

se e americana di Rubini,1925; proverbi e frasi idiomatiche di De Noto,


1925; nomenclatura inglese e italiana di Pratesi, 1923) e per tedesco
(grammatica in lingua tedesca di Gatti Garibaldi Menotti, 1926; vari
manuali di E. Krusekopf, autore anche di Le Monnier: nomenclatura,
1923, 5° ediz. 1928; storia della letteratura, 4° ediz. 1923, 8° 1932; cor-
rispondenza commerciale, 1930; tabelle riassuntive della grammatica
tedesca di M. Gruenhut, autore anche di Paravia e Petrini, 5° ediz. 1924,
6°, 1929 ; verbi irregolari di Cardinali, 1923, 1939; teoria della costru-
zione di G. Lochmann, 2° ediz. 1924).
Interessanti anche la vicenda (iniziata nel 1834 e tuttora in corso),
l’attività e l’impegno culturale in vari settori dei Belforte, piccola ma
qualificata casa editrice ebraica, stampatrice all’inizio del ’900 per gran-
di editori come Loescher, Paravia, Bemporad, Sandròn ed altri, orientata
verso le lingue straniere: francese, (con i testi di Bertùccioli, Gatti Gari-
baldi Menotti, il cui testo Grammaire et questionnare français fu pub-
blicato da Belforte fino alla 20° ediz. del 1922, prima di passare a Giusti
nel 1923), inglese ( un Corso di lingua inglese di G.S. Astraldi, profes-
sore nell’istituto tecnico di Livorno; Morfologia inglese di G. Bonifazi,
1904, come riferisce TESEO, scheda 48; un testo per principianti dedica-
to all’infanzia, First Steps for little Italians, 2° ediz. 1926, repertoriato
da Mandich), tedesco (interessante la pubblicazione della rivista La lin-
gua tedesca, diretta da V. Gruenwald, autore anche di un Dizionario ita-
liano-tedesco, tedesco-italiano con G. M. Gatti, edito in collaborazione
con la Langenscheidt di Berlino nel 1893 e di un fortunato Dizionario
della lingua tedesca), ebraico (Principi elementari della lingua ebraica
di A. Cabib). Prima della grande guerra, l’iniziativa editoriale più orga-
nica per il settore scolastico fu la collana “Biblioteca degli studenti”, di-
retta da M. Gruenhut, professore di lingua tedesca nell’istituto tecnico di
Livorno e autore di manuali per il tedesco presso grandi editori, come
Giusti, Paravia e Petrini, repertoriati da Mandich per gli anni ’20-’30.
Nel 1920, dopo aver aperto due anni prima una filiale a Lucca, la Bel-
forte dette vita anche ad una filiale estiva a Viareggio, la quale divenne
un cenacolo per gli intellettuali che vi potevano trovare testi stranieri e
la collezione completa di Hoepli. Alla vigilia della riforma Gentile del
1923, Belforte mostrava di puntare ancora sulle lingue straniere per il
secondario, prima di subire la bufera delle leggi razziali, con vari cam-
biamenti di ragione sociale – e di linee editoriali – descritti in TESEO.
Da non trascurare per la varia e dominante produzione scolastica an-
che la dinastia dei Meucci, che dalla fine del ’700 col capostipite tipo-
grafo, Pietro, un ex cartaio di Pescia trasferitosi a Livorno, arrivò alla

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 87

terza generazione nel 1920 con un importante profilo imprenditoriale dal


1870 (80 operai organizzati in una Associazione di mutuo soccorso) e
con un alto livello di produzione, tanto da essere premiati all’esposi-
zione di Milano del 1881 e di Torino nel 1884. Ma per l’insegnamento
linguistico troviamo segnalato nei repertori soltanto il testo per la lingua
francese di E. Moutet, Avviamento allo studio della lingua francese os-
sia la pronunzia francese insegnata agli italiani […] ad uso delle fami-
glie e delle scuole d’ Italia (1878), dove appare il progetto del coinvol-
gimento familiare nel progetto educativo e istruttivo, inaugurato dalla
rivista educativa, diretta da Candido Ghiotti, La lingua francese nelle
scuole e nelle famiglie, già in corso di pubblicazione presso Paravia dal
1883.
Glauco Masi, di cui abbiamo già inquadrato la vita avventurosa, dà nel
suo periodo livornese un contributo allo studio delle lingue pubblicando
dapprima un’opera molto promettente in senso docimologico di G.G.
Cheloni, Spiegazioni di un sistema analitico ossia modo di servirsi di un
nuovo strumento per facilitare lo studio della lingua inventato da Gio.
Giacomo Cheloni professore di lingue, 1825, poi un testo multilingue as-
sai fortunato di John Perrin, The elements of conversation in french, ita-
lian and english, 1832 (10° ediz) ed un Compendio di grammatica della
lingua greca moderna di G. Kutuffà, ateniese, 1834 (2° ediz.).
La tipografia Vignozzi, attiva dal 1806 circa al 1873/77, considerata
non molto significativa per la manualistica scolastica fu, per quanto ri-
guarda gli insegnamenti linguistici, professionalmente ancorata alle rie-
dizioni della famosa grammatica di Goudar (corredata dai Dialoghi fa-
miliari di Morand), che qualificava sempre come nuove, anzi nuovissi-
me, arricchite di “nuove aggiunte ed emendazioni importantissime”
(Minerva/Pellandra 1997: 324, scheda 804) e che giustificava con la
considerazione che “il grande smercio delle precedenti mostra quanto
sia risultata utile l’operazione di progressivo arricchimento a cui è stata
sottoposta la grammatica di Goudar” (ivi: 190, scheda 462, Note, a pro-
posito dell’edizione del 1834). Ai numerosi Goudar affianca tuttavia,
nell’ambito del plurilinguismo, del tutto consono all’ambiente culturale
e commerciale di Livorno, l’opera di Perrin Elementi di conversazione
in francese, Italiano ed Inglese con nuovi dialoghi facili e familiari, ad
uso delle scuole, ediz. XVIII, 1850, “accuratamente rivista ed accresciu-
ta di Dialoghi di Madama di Genlis, d’un Elenco dei verbi irregolari e di
un Vocabolario domestico”, un testo fortunato, già edito in inglese dal
Masi, come si è detto. Da segnalare anche il Saggio di grammatologia
comparata sulla lingua albanese di Demetrio Camarda, che riscosse

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88 Bruna Ranzani

“l’applauso, la lode e l’ammirazione di tutti i glottologi dell’epoca” e fu


giudicato da G. Ascoli come “il più ampio lavoro di grammatica compa-
rata” fra quelli apparsi fino allora (1877) nella penisola (v. Mostra
dell’editoria livornese, cit., 124). Importante, d’altra parte, anche il ruo-
lo di diffusione della cultura illuministica francese e di quella romantica
francese e inglese attraverso traduzioni di grandi autori, come Monte-
squieu, Condillac, Buffon, George Sand, Byron, Shelley, ad opera di C.
Bini e F. D. Guerrazzi.
Queste produzioni editoriali sono evidentemente legate ai bisogni del
territorio, come lo è anche il contributo di Carlo Giorgi, che nel 1798 pub-
blica una “nuovissima edizione livornese” del Goudar “arricchita per la
prima volta di lettere mercantili” (Minerva/Pellandra 1997: scheda 232).
Infine, merita forse una menzione l’edizione livornese (la prima) del
Dizionario italiano-inglese di Giuseppe Baretti (“ordinata e corretta ed
accresciuta d’una gran quantità di vocaboli […] e d’una grammatica che
faciliterà molto l’intelligenza e la pronunzia, il parlare e lo scrivere cor-
rettamente”), stampato dal tipografo G. P. Pozzolini nel 1828-29, dopo
l’edizione fiorentina del 1816, ad opera di un altro tipografo livornese,
Giovanni Marenigh, titolare di una tipografia a Firenze dal 1814 al
1820, dopo un periodo di attività a Livorno (1807-1812).

Conclusione
La panoramica che qui abbiamo tentato di fotografare, per forza di
cose superficiale e lacunosa (non abbiamo ad esempio incluso in essa
l’ambiente editoriale bolognese, in cui spiccano e meritano un esame
Cappelli, Zanichelli e Pàtron), data l’estensione spazio-temporale e la
carenza di studi o almeno di informazioni di riferimento per quanto ri-
guarda l’editoria per l’insegnamento-apprendimento delle lingue stranie-
re, è il risultato di un approccio “funzionalista” (Galfré 2005: X), per
usare un termine efficace che induce un’immediata percezione di con-
cretezza, un approccio attento alle dinamiche di mercato, alle condizioni
micro e macrostrutturali, ai contesti, in cui avviene la produzione – poi-
ché di ciò si tratta –, contrapposto ad un’esclusiva ottica contenutistico-
culturale (peraltro ineludibile nel contesto dei manuali per l’insegna-
mento-apprendimento). L’attenzione esclusiva ai contenuti rischia infatti
di “lasciare in ombra il complesso processo di cui essi sono il risultato,
quei meccanismi di produzione e diffusione […] che hanno nelle case
editrici il loro punto focale” (ivi: 195). Questo può comprotare che i libri
di testo per la scuola siano investiti e illuminati da una luce non sempre
radiosa, ma anzi talora un po’ sinistra, che anziché far emergere il nu-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 89

cleo significativo, la sostanza feconda, l’apporto innovatore, l’efficacia


pedagogica e ciò che ne costituisce il sostrato, la “dottrina” pedagogico-
metodologica dell’autore, risultato e sintesi del “sapere” di un’intera
comunità, si soffermi impietosamente sui vari pezzi, talora eterogenei se
non addirittura eterocliti, di quel congegno che è il manuale, su involucri
effimeri e sedimentazioni obsolete. Il manuale didattico si presenta sotto
questa luce proprio così: un congegno duttile, versatile, effimero, fatto
di pezzi e meccanismi che si possono smontare e rimontare, aggiungere,
togliere, modificare e rimettere a posto. Abbiamo letto tutto questo nei
titoli e nelle prefazioni o negli avvisi degli stampatori-editori dei nostri
manuali, certamente molto promettenti, soprattutto quando si trattava di
accreditare un vecchio o addirittura vecchissimo testo che non ci si con-
tentava di tenere a lungo in catalogo, ma si voleva in qualche modo “ri-
vitalizzare”. Sono tecniche di marketing. Certi testi sono concepiti – e
fortemente voluti dall’editore – già in origine, cioè in prima edizione,
come un prodotto agile e potenzialmente dinamico, con una struttura
progettata ed articolata ad hoc al fine di agevolarne il rifacimento ed il
riutilizzo, se si dà il caso o la necessità, talora mediante una semplice
operazione di maquillage, per supportare, stabilizzare o fortificare il bu-
dget, adattarsi ai tempi, accogliere istanze mutate e diverse, evitare i ri-
schi, anche in senso politico (o religioso), rimediare agli errori compiuti,
insomma tamponare le falle di ogni tipo. Il prevalere, nelle case editrici,
di una “logica redazionale” favoriva inevitabilmente il riutilizzo del ma-
teriale e delle composizioni già pronti, o lo sfruttamento di rapporti di
continuità sia con gli autori che con personaggi interni o esterni alle case
editrici – situati ai vertici ministeriali – e di circuiti di diffusione conso-
lidati nel tempo”. Tali logiche redazionali emergono in tutta la loro dis-
sacrante evidenza in momenti cruciali della storia economico-politica
del nostro paese. Questo, per un lungo periodo frantumato e sconnesso,
perciò con una situazione, per la stampa e l’editoria, di debolezza strut-
turale e di isolamento, si è poi unificato ma certamente con molti gap da
colmare in fretta – si pensi all’esplosione della domanda/offerta di istru-
zione – e crisi economiche da fronteggiare. In seguito il regime fascista
ha esercitato pressioni mai allentate sui programmi scolastici che cam-
biavano in continuazione e sui testi – si ricordino le censure preventive e
le epurazioni antisemitiche – continuamente soggetti gli uni e gli altri ad
adeguamenti, talora rifacimenti totali, con il risultato della destabilizza-
zione aziendale e del fallimento di molte case editrici che non riuscivano
a reggere il ritmo delle riedizioni e ristampe in tempi serrati, nonché il
peso degli invenduti, e al contrario il rafforzamento della componente

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90 Bruna Ranzani

più avanzata dell’industria editoriale, che di fatto ne era favorita. Duran-


te il fascismo, come ricorda la Galfré (2005), erano molto diffuse, per-
ché necessarie alla sopravvivenza, valutazioni aprioristiche e direttive
messe in atto affinché il manuale fosse facilmente, e senza troppo impe-
gno economico, riconvertibile. In epoca gentiliana, un’epoca inondata
da un vero e proprio diluvio di libri per la scuola, la pratica del collage
permise di far fronte ai continui cambiamenti imposti ad autori ed edito-
ri, in un primo tempo superficiali, calcati sul vecchio modello patriotti-
co-risorgimentale e moralistico-sentimentale, incentrato sulla famiglia,
poi decisamente radicali, ogni anno di più, poiché praticamente la ca-
denza dei nuovi programmi era tale. Inoltre, a differenza della scuola
elementare, caratterizzata da un’uniformità che sarà definitivamente
sancita dalla disposizione del libro di stato del 1929, l’istruzione secon-
daria era frantumata in una serie di percorsi del tutto evidente nell’arti-
colazione dei manuali, esplicitata negli stessi titoli, non più solo sulla
base dei contenuti, bensì anche della tipologia scolastica e dell’anno di
corso/classe, per cui il mercato editoriale del settore che, già a partire
dall’Unità, aveva registrato una differenziazione notevole, fece registra-
re un aumento smisurato e continuo di produzione libraria, come evi-
denzia il Bollettino BNF per quegli anni. Certe produzioni erano privi-
legiate rispetto ad altre, dato che la riforma Gentile aveva posto al centro
le discipline umanistiche (storico-filosofico-letterarie), le quali offrivano
la possibilità di soddisfare con poche modifiche le esigenze dei vari rami
della scuola secondaria. Nella produzione per queste discipline, le anto-
logie rappresentavano, per i motivi suddetti, una tipologia testuale privi-
legiata, per cui dilagavano nei cataloghi dei vari editori; ma anche la
manualistica per gli insegnamenti linguistici presenta, accanto a strutture
più semplici con scarni titoli, come “grammatica della lingua”, testi che
sono contenitori più complessi, e numerosi sono i libri di lettura ed an-
che in questo campo le antologie. Sono testi che presentano un unico
nucleo, magari lo stesso titolo, ma con variazioni interne che li rendono
adattabili a diverse situazioni scolastiche, diversi gradi di formazione,
diverso genere, maschile o femminile. Scorrendo i repertori si possono
riconoscere questi manuali scomposti e ricomposti per usi multipli e fat-
tispecie diverse, talora riediti o ristampati un numero incredibile di vol-
te. Ciò accadeva anche in tempi ormai remoti, e spesso rivelatori della
stratificazione del manuale-contenitore, o addirittura “involucro”, sono
alcune affermazioni degli stampatori-tipografi-editori. È sempre emble-
matica la grammatica di Goudar per le secolari manipolazioni di cui è
stata oggetto. Il livornese Vignozzi che nel 1834, in una lunga nota edi-

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 91

toriale, giustifica così la sua nuova impressione:


Il grande smercio della precedente mostra quanto sia risultata utile l’ope-
razione di progressivo arricchimento a cui è stata sottoposta la grammatica
di Goudar” (v. Minerva/Pellandra 1997: scheda 462),

dice praticamente che sono le stratificazioni a fare il valore del manuale,


ammesso che dell’antico nucleo primigenio sia rimasta una traccia con-
sistente e significativa. A conti fatti, da un secolo all’altro, dall’antico
regime della stampa e dell’editoria (in cui riedizioni e ristampe rispon-
dono a strategie di sopravvivenza perché il mondo della stampa italiana
è povero, arretrato e disorganizzato, squilibrato da privilegi e abusi, da
comportamenti illegali, tranne alcune eccezioni) al periodo postunitario
e all’epoca gentiliana e fascista, i manuali per le lingue, e per la scuola
in genere, sono prodotti che possono consentire agli editori di sopravvi-
vere, di essere economicamente appagati o addirittura molto forti – ri-
cordiamo che Mondadori al suo debutto costruisce proprio sullo scola-
stico la sua fortuna e la sua forza, anzi la sua potenza, così come Para-
via, Albrighi e Segati, come i grandi editori fiorentini che hanno fatto
del loro impegno nello scolastico la loro forza e la loro capacità di rivi-
talizzare l’editoria fiorentina – ma sono prodotti strutturalmente deboli,
allorché devono sottostare e piegarsi a logiche economico-politiche e,
dall’Unità in poi, ad iniziative legislative che ne determinano la genesi e
persino il codice genetico.
L’ottica culturale-contenutistica ci ha abituato a considerare i testi
per la scuola come frutto della formazione culturale e docimologica, del-
le conoscenze grammatologiche e metodologiche dei loro autori, e della
loro esperienza didattica, frutto affidato a stampatori che operavano sul-
la base di una logica contrattuale tipografo-autore, talora inesistente nel
caso delle ristampe abusive e contraffazioni. Spesso l’autore, maestro di
lingua, sosteneva anche le spese della sua pubblicazione. Nel corso di
quell’evoluzione culturale ed imprenditoriale che porta il tipografo-
stampatore ad assumere il nuovo status di editore, assumendo anche i
rischi, gli oneri ed i costi delle sue iniziative, l’orizzonte della manuali-
stica si allarga, grazie alla promozione e all’organizzazione di momenti
e organi di dibattito da parte di editori ormai attenti all’approfondimento
delle tematiche e problematiche pedagogico-didattiche, e disponibili ad
una sinergia con intellettuali ed insegnanti: nascono così ‘collane’, ‘bi-
blioteche’ e soprattutto giornali didattici che incidono sullo sviluppo di
alcune discipline e sullo spessore dei testi per l’insegnamento-appren-
dimento. Spesso i nuovi editori impiegano come autori dei manuali gli

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92 Bruna Ranzani

stessi intellettuali che attivano e coordinano il dibattito. Il libro di testo è


dunque già nel corso dell’Ottocento, in quella sorta di rivoluzione cultu-
rale che vede al centro una nuova figura di editore, la risultante di un
processo sempre più complesso, in cui, dopo l’Unità, l’input è dato dal-
l’iniziativa legislativa, che raggiunge il suo apice nel regime fascista,
con la fissazione di obbiettivi esterni alla logica dei contenuti stretta-
mente didattici inerenti alla disciplina e con le conseguenze di selezione,
destrutturazione e ristrutturazione dei testi che ben conosciamo. A com-
plicare ulteriormente il quadro intervengono due fattori da non trascura-
re: l’affermarsi delle concentrazioni editoriali e l’evoluzione del concet-
to di proprietà letteraria (diritto d’autore) e delle normative che ne rego-
lano l’applicazione. Le prime producono, tra l’altro, circolazioni di ma-
nuali da un catalogo all’altro e intrecci che possono costituire una varia-
bile importante, persino determinante, per la fortuna o l’eclissi di un
manuale e per l’integrità della sua struttura, della sua concezione didat-
tico-metodologica, dei suoi riferimenti culturali. La seconda ha un’in-
cidenza di primaria importanza se se ne analizzano le fasi e le conse-
guenze nelle varie epoche. Durante il fascismo la normativa sulla pro-
prietà letteraria, già modificata con una disposizione del 1927, fu corret-
ta in modo da accordare anche all’editore originario, oltre all’autore o ai
suoi eredi, la possibilità di continuare a godere dell’opera acquistata ol-
tre i 40 anni dalla prima pubblicazione, purché fosse stabilito un com-
penso per gli eredi (con il controllo di una commissione paritetica di edi-
tori e autori) e sappiamo ad esempio l’uso-capestro che Mondadori fece
di questa nuova possibilità, imponendo tariffe esose a colleghi che chie-
dessero di riprodurre brani di suoi autori. Oggi, nell’era delle grandi
concentrazioni, della globalizzazione e di internet, caratterizzata – per
sintetizzare – da una disseminazione di ruoli che riguarda sia la funzione
dell’autore che quella dell’editore, è lecito e doveroso porsi alcune do-
mande: qual è il ruolo dell’autore, l’apporto della sua metodologia e del-
le sue concezioni e decisioni in senso culturale e pedagogico, se siamo
in presenza di comportamenti e scelte che sono andati sempre più nella
direzione di travalicare l’intento e la volontà dello stesso? Esiste un’e-
pistemologia autonomamente decisa e codificata per la didattica e per i
manuali che la veicolano? E come è definibile correttamente, cioè in
termini di merito pedagogico-didattico-culturale, la fortuna di un ma-
nuale se la variabile geografica, più che una variabile è un vero e proprio
condizionamento, un vero e proprio destino in senso positivo o negati-
vo? Abbiamo visto quanto abbiano giocato nella storia dell’editoria ita-
liana (e quindi in quella della scuola, dei libri di testo e dei loro autori)

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L’editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 93

le disparità in senso tecnologico, la limitatezza del mercato, i problemi


della distribuzione a largo raggio, la formazione di costellazioni che
blindano la circolazione dei testi. Quanto alla domanda: qual è il ruolo
dell’editore? chi è l’editore di un testo?, André Schiffrin ha risposto sec-
camente intitolando il suo libro su questo argomento Editoria senza edi-
tori (Bollati Boringhieri 2000). E Roberta Cesana, preoccupata del de-
stino del libro, del suo autore e del suo editore, in quell’universo sfug-
gente, senza limiti né regole, che è la rete, scrive: “La protezione del di-
ritto d’autore, in passato, è stata resa possibile da due presupposti: la
materializzazione del prodotto su supporti fisici (per lo più cartacei) e la
tutela dell’opera all’interno di una specifica organizzazione territoriale.
Ebbene, entrambi questi presupposti, con il progresso tecnologico e con
l’affermarsi della società dell’informazione, divengono oggi sempre più
evanescenti: la tecnologia attuale permette a chiunque sia di demateria-
lizzare l’opera con costi ridottissimi, rendendola quindi priva del suo
supporto materiale, sia di trasmetterla e diffonderla senza vincoli posti
da limiti territoriali e da confini di sovranità. Paradossalmente, proprio
nel momento in cui l’autore avrebbe potuto sfruttare nel modo più com-
pleto il prodotto del proprio ingegno, quest’obiettivo sfugge perché pro-
prio la globalizzazione dell’informazione e l’eliminazione della compo-
nente territoriale rendono impossibile garantire e proteggere il suo dirit-
to. Non è ancora del tutto chiaro come questa situazione potrà essere su-
perata. Certamente, la protezione del diritto d’autore non potrà più esse-
re quella organizzata e fissata in passato. […] La protezione del diritto
d’autore in Internet costituisce oggi uno dei temi più dibattuti ed è fonte
di ormai numerosissime controversie giudiziarie” (119).
Potremmo concludere dicendo che dall’antico regime tipografico
delle ristampe e contraffazioni, passando poi attraverso i percorsi peri-
gliosi imposti dalle concentrazioni editoriali, con i passaggi da un cata-
logo all’altro, e dalla pratica dei collages, messa in atto da precise logi-
che editoriali, con pezzi di testi dislocati e ricollocati, fino alle esterna-
lizzazioni della compilazione di manuali e dizionari e agli smembramen-
ti e assemblaggi operati in internet, con relative tecniche di commercia-
lizzazione e vendita, il destino del manuale didattico sembra alla fine
una faticosa corsa ad ostacoli.

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94 Bruna Ranzani

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Dai repertori: uno sguardo all’editoria scolastica
della prima metà dell’Ottocento

MARIA GIOIA TAVONI


Università di Bologna

L’avvertita necessità di conoscere che cosa si stampasse in un secolo,


l’Ottocento, per il nostro paese ricco di fermenti e di prospettive che
hanno permesso la sua unificazione con a corollario cambiamenti epoca-
li, ha avuto ripercussioni assai positive in questi ultimi decenni quanto
alla bibliografia retrospettiva.
CLIO (Catalogo libri italiani dell’Ottocento, 1991) è sorto con lo
scopo di sopperire alla mancanza di uno strumento che facilitasse la ri-
cerca e fungesse da guida per rintracciare autori e opere edite in Italia
dal 1801 al 1900. Repertorio di origine secondaria, ossia frutto della
cumulazione di antiche registrazioni bibliografiche non sottoposte suffi-
cientemente al vaglio critico, CLIO è risultato assai utile, sebbene infi-
ciato da molte inesattezze, sia per quanto riguarda l’omonimia di vari
autori, sia per mancanza di linee precise di demarcazione relative a
stamperie e a vere case editrici che hanno generato grossolani errori di
attribuzione circa i loro conduttori. Un progetto universitario guidato da
docenti di storia, e di storia dell’editoria e della stampa, si è poi concre-
tizzato nel 2004 in Editori italiani dell’Ottocento (EIO, 2004), che ha il
grande merito di avere supplito ad alcune deficienze di CLIO, sposando
la causa di spostare l’ottica dai testi pubblicati alle case editrici, che so-
no divenute pertanto il filo conduttore di uno spaccato che non ha ancora
beneficiato di una trattazione che abbracci tutto il secolo.
Entrambe le realizzazioni sono a spettro generale; fra quelle specia-
listiche, molto poche in realtà, relative a opere di istruzione, considero
importante il censimento con relativa descrizione delle edizioni, Inse-
gnare il francese in Italia (1625-1860), uscito nel 1997, curato con pas-
sione e competenza da Nadia Minerva e Carla Pellandra (1997), al quale

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2 Maria Gioia Tavoni

hanno fatto seguito altri validi e analoghi strumenti, consentendo di pro-


lungare il termine ad quem fino al fascismo compreso1. Il più speciali-
stico in base alle ricerche che ho intrapreso è senz’altro Tipografi e edi-
tori scolastico-educativi dell’Ottocento (TESEO), nato anch’esso da un
progetto universitario promosso da Giorgio Chiosso e uscito a sua cura
nel 20032. Rivolto all’esame di tipografi e di editori, limitatamente a
quelli il cui programma editoriale è in prevalenza orientato all’aspetto
scolastico e educativo, esso costituisce un punto di riferimento impre-
scindibile. L’incrocio fra le fonti bibliografiche e, in particolare, la com-
pulsazione di TESEO con verifiche su EIO e sui rispettivi indici, consen-
tono una premessa e alcune osservazioni, nella consapevolezza di non
rispettare rigidamente il periodo che mi è stato assegnato.
Geografia della produzione editoriale
Prima di soffermarmi sul tema prescelto è utile tentare di cogliere,
in una visione d’insieme, la situazione di alcune imprese editoriali ita-
liane nei primi decenni dell’Ottocento, considerando, in primis, che i
mutamenti degli assetti istituzionali, precedenti e successivi alla Re-
staurazione, si rifletterono sui centri di produzione della carta stampa-
ta. Un aumento esponenziale delle stamperie si rileva già nel triennio
1796-1799 che alimentò la fitta messe dei giornali e la cosiddetta pro-
duzione “bassa” volte a formare una opinione, e a guadagnare, attra-
verso materiali diretti al “popolo”, “il consenso alla repubblica”. Nei
luoghi dove si ebbe l’avventura francese, smorzatisi i venti giacobini,
vi fu un sostanziale cambiamento nel panorama delle tipografie: poche
furono quelle del Triennio che continuarono ad esercitare e fra le nuo-
ve, o fra quelle guidate da differenti conduttori che mantennero le de-
nominazioni delle antiche ragioni sociali, solo alcune travalicarono il
secolo. Picchi di rilievo più stabili e più convincenti si registrano poi
grazie all’introduzione dei torchi meccanici, che fecero il loro ingresso
in Piemonte ad opera di Giuseppe Pomba nel 1829, nonostante che
l’utilizzo delle macchine da stampa si sia generalizzato su scala nazio-
nale assai tardi senza scalfire, se non in rarissimi casi, la sofferta situa-
zione italiana dovuta in parte alla disorganizzazione del circuito di ven-
dita. La debolezza del settore perdurò per tutto il primo cinquantennio
del secolo affievolendosi negli anni in cui si realizzò l’unità. Essa è im-
putabile non solo alla mancanza di una distribuzione razionale e unifor-

1
Minerva (ed.) 2003 e Mandich 2002.
2
Chiosso (ed.) 2003.

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Dai repertori: uno sguardo all’editoria scolastica della prima metà dell’Ottocento 3

me, ma anche ad una programmazione che tardò a configurarsi e all’as-


senza di una legislazione unitaria, un vuoto che favorì l’anarchia inter-
pretativa dei differenti provvedimenti normativi protraendo il confuso
ricorso alla consuetudine e alla pirateria. Sebbene già rilevati da alcuni
autori che sparsamente hanno dedicato attenzione, con metodologie e
criteri diversi, al rapporto dei governi di età napoleonica, della parentesi
asburgica e di quelli restaurati con l’imprenditoria libraria, è necessario
ricordare che si verificarono nell’Ottocento fenomeni sui quali varrebbe
la pena indagare ancora: la proliferazione di officine tipografiche anche
in centri provinciali, le nuove dotazioni per la stampa meccanica con il
conseguente aumento della produzione e una sempre maggiore autono-
mia dei ruoli dell’editore, del tipografo e del librario.
All’interno di questo schematico quadro, va sottolineato che nel XIX
secolo molte tipografie stamparono libri per la scuola, intesa nella più
larga accezione, seppur veri e propri imprenditori con cataloghi incen-
trati sull’editoria scolastica si cominceranno a delineare fra gli anni tren-
ta e cinquanta del secolo.
Anche solo provare l’incidenza che il libro per la scuola ebbe all’in-
terno dei cataloghi di numerosi tipografi e/o editori non è problema di
poco conto: molto si apprende dai repertori, soprattutto da quelli che
hanno a base l’indagine delle tipografie e che hanno tentato inoltre di
estendere la ricerca alla documentazione primaria. Ma la scarsa soprav-
vivenza della stragrande maggioranza degli archivi editoriali o il loro
mancato utilizzo da parte di alcuni ricercatori, impediscono riflessioni
più circostanziate per quel che riguarda il rapporto fra lo “scolastico” e
la “varia” nelle realizzazioni dei differenti operatori del settore.
Si pensi a Napoli già con Gaetano Nobile, che iniziò a stampare nel
1801, e che nei primi tre decenni offrì una varietà notevole di proposte
editoriali abbracciando con convinzione la pubblicazione di numerose
opere per la scuola. Se Napoli è senz’altro la città del Mezzogiorno più
attiva, è Torino che spicca per la sua vocazione imprenditoriale legata
alla scuola. Dapprima è il centro di produzione in cui Giacinto Marietti,
ligio interprete del dettato della restaurazione, dopo essersi avvalso di
stampe affidate a terzi, si dotò di una moderna tipografia, acquisendo
ben tre torchi da stampa per incentivare in particolare la pubblicazione
di libri scolastici, e dove Pomba, da tipografo, passò con piena autorevo-
lezza all’editoria, realizzando progetti divulgativi e scolastici che ne
sancirono il grande successo proprio negli anni trenta così come avven-
ne anche per Guglielmo Piatti a Firenze. Appartengono alla rosa dei pro-

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4 Maria Gioia Tavoni

tagonisti più conclamati, oltre a Pomba: Le Monnier, Firenze (1837);


Sandron a Palermo, poi a Firenze (1839); Paggi sempre a Firenze
(1841); Francesco Vallardi (1840) e Antonio Vallardi (1843) a Milano,
Licinio Cappelli a Bologna (1851)3, seppure la tipografia con cui stampò
Cappelli restò sempre ubicata a Rocca San Casciano, nel forlivese. Va
da sé che la maggior parte dei nuovi imprenditori si colloca nell’Italia
centro settentrionale, come peraltro colto da numerosi autori.
Dal grafico che esamina la distribuzione dell’editoria scolastica ita-
liana dal 1815 al 1860 (grafico 1), ottenuto elaborando dati desunti da
TESEO, si ricava l’immagine della dislocazione geografica delle tipo-
grafie negli stati preunitari che, all’indomani della restaurazione, ebbero
nel proprio catalogo lo scolastico. Vi si legge il lento ma progressivo in-
cremento subito dalla produzione, quasi duplicata in tutti gli stati nel
corso del passaggio dai primi vent’anni del secolo al decennio che pre-
cede l’unificazione nazionale4.
Quanto alla concentrazione di editori, svettano il Regno di Sardegna,
il Lombardo-Veneto (che si aggiudica una sorta di primato, se si esclude
il quinquennio 1815-1820), e quello delle due Sicilie. Meno rilievo sem-
brano avere il Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa, pur atte-
stati su buoni livelli. Non è infatti tanto rilevante il numero delle tipo-
grafie quanto il salto qualitativo compiuto da pochi editori ormai avviati
verso la grande imprenditoria. Lucca, Parma e Modena risentono della
loro scarsa estensione, ma non bisogna dimenticare che per tradizione e
storia, città come Parma hanno occupato un posto non trascurabile nella

3
Piace che della propria letteratura vengano lette anche le recensioni. La
critica di Gianfranco Tortorelli muove da una di esse ed esclude che dal novero
delle case editrici le quali, a mio dire, “si caratterizzarono per forti spinte inno-
vative” si possano considerare le bolognesi Romagnoli, Zanichelli, Cappelli.
Oltre a non avere colto l’assunto e la cronologia di quanto esplicitato nella re-
censione a cui egli fa riferimento, il confuso ragionamento di Tortorelli si scon-
tra sia con la sua stessa tesi nel medesimo articolo sia ancora, e ciò mi sembra
ben più grave, con quanto messo in rilievo da autori maggiormente accreditati
rispetto a chi scrive. Circa il mio saggio “Lettura, libri e librai nella Bologna
della Restaurazione”, la cui scaletta concordai con Marino Berengo e che Torto-
relli data al 1989, desidero precisare che esso uscì su Il Carrobbio nel lontano
1984, come indicato nella Nota bibliografica del volume Libri e letture da un
secolo all’altro (Modena, Mucchi, 1989) che raccoglie miei interventi sparsi,
compreso il saggio che tanta attenzione ha suscitato nel ricercatore bolognese.
Si veda Tortorelli, 2006: 19-28.
4
Alcuni stati – si noterà – non compaiono nel grafico, perché non ebbero un pro-
prio centro editoriale negli anni di cui mi sono occupata.

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Dai repertori: uno sguardo all’editoria scolastica della prima metà dell’Ottocento 5

produzione editoriale ottocentesca – basti pensare all’operosità di un


Bodoni e poi di un Fiaccadori, attivo anche nella vicina Reggio. Var-
cando i confini di singoli stati, la mappa dei centri coinvolti è assai si-
gnificativa. Se da un lato essa dà evidente conferma dei luoghi di produ-
zione più conosciuti (spesso coincidenti con le capitali), dall’altro rivela
l’attività di centri cosiddetti “minori”, che invero provano come la di-
stribuzione delle stamperie aggrappate al libro scolastico nella penisola
risulti assai capillare ed estesa. Il confronto della situazione del Lom-
bardo-Veneto con il Regno delle due Sicilie (grafici 2 e 3) stimola a
considerare il ruolo svolto da città come Padova e Bergamo, in cui ope-
rarono contemporaneamente dalle quattro alle sette case editrici. Non
possono certo competere con il volume d’affari di Milano o Venezia, ma
fanno il paio con Catania e Messina rispetto a Palermo e Napoli, che
conferma ancora nell’Ottocento la sua forte imprenditorialità in un setto-
re strategico dell’editoria libraria.
Editoria scolastica e sua incidenza nei cataloghi
Non sempre il libro scolastico è facilmente distinguibile da quello
educativo in senso lato e spesso è frutto di idee non originali. Esso costi-
tuì comunque un argine prezioso al dilagare di un’offerta non più al pas-
so con i tempi, prima che scoppiasse il boom dell’editoria popolare,
strettamente congiunta alla meccanizzazione produttiva e a nuovi pro-
cessi di alfabetizzazione e scolarizzazione che animarono il variegato
mondo del sistema di istruzione e delle istituzioni culturali, veri colletto-
ri per le proposte di molti editori. Il libro scolastico era stato vessillo di
scaltri operatori già durante l’Ancien Régime. E’ sufficiente accennare a
come venisse inseguito il bacino rappresentato dai collegia nobilium al
cui studio si è dedicato, fra i primi, Gian Paolo Brizzi5. Ma è soprattutto
a seguito dell’istruzione elementare obbligatoria, estesa a tutti i diparti-
menti del governo napoleonico, e della nascita delle scuole secondarie
superiori, tra il 1802 e il 1811, che il panorama meglio si precisa evi-
denziando la corsa al libro scolastico, prodotto che viene a costituire un
trampolino di lancio per alcuni tipografi e/o editori che vi si dedicano
sperando in forti ricadute economiche.
È chiaro che, per l’età successiva, si potrà meglio indugiare sulla sua
incidenza nei cataloghi di molti editori quando verranno a compimento
studi sugli ordinamenti della scuola nei vari stati restaurati e, incrociati,

5
Brizzi, 1976. Per alcune osservazioni sul libro scolastico mi sia permesso rin-
viare al mio lavoro: Tavoni, 2001.

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6 Maria Gioia Tavoni

quelli esistenti, con la storia dell’editoria. Difficile se non perfino arbi-


trario è parlare di testi scolastici in una Italia ancora debitrice, in buona
parte, di una istruzione impartita o privatamente o ancora affidata alle
solerti mani delle istituzioni religiose. Non in tutti gli stati, infatti, si
tenne a modello il riordino della pubblica istruzione avvenuto con le
leggi napoleoniche, che favorì l’istruzione in generale, compresa quella
superiore. Difficile è altresì definire che cosa e quale fosse in realtà il
libro scolastico e per quale ordinamento fosse stato concepito, come an-
che Chiosso ha invitato a considerare6.
La Milano della Restaurazione offre un esempio del panorama for-
temente mutato rispetto agli anni “francesi”: si sostituì, infatti, ai prece-
denti editori una fungaia di piccole e medie aziende che lavorarono mol-
to anche per la scuola. Fu nella Milano austriaca che il libro scolastico si
radicò ancora di più sottraendo il primato a Venezia che nel Settecento
era stata la città leader del settore, come prova l’ancora valido contribu-
to di Marino Berengo (1980).
Si prendano i Remondini, storica famiglia di stampatori dell’entroter-
ra veneziano a partire dal XVII secolo, che nel Settecento tennero il
campo soprattutto con la pubblicazione di classici latini e italiani, testi
religiosi, grammatiche e manuali di ortografia in latino, poi tradotti in
italiano, ed anche abbecedari e libri di favole. La loro preminenza nella
pubblicazione del libro scolastico traeva origine dalla loro soggezione
alle direttive delle autorità religiose, tradizionalmente inserite nell’istru-
zione. Ma nella prima metà dell’Ottocento la tipografia subì un arresto
della produzione che portò nel 1861 alla sua chiusura, dopo due secoli di
gloriosa attività7.
La situazione nella capitale del Lombardo-Veneto giustifica, almeno
in parte, la fine di quella storica impresa. Gli Austriaci pretesero dap-
prima che tutto l’ordinamento delle scuole fosse sottoposto a rigido con-
trollo, stampa inclusa, precludendo la strada anche agli stampatori au-
toctoni. Così informa Berengo:
Nel 1816 si stabilisce che nelle scuole pubbliche possano essere adottati solo
testi in precedenza approvati dalla Commissione aulica per gli studi; e che le
edizioni italiane dei libri prescelti siano esclusivamente pubblicate dall’Im-
perial Regia Stamperia di Milano (1980: 193),

6
Chiosso (ed.), 2003, soprattutto XI-XIII; per un inquadramento dei primi de-
cenni del XIX secolo, si veda Roggero 1999.
7
Per i Remondini resta fondamentale la monografia di Mario Infelise (1990). Si
veda anche la miscellanea a cura di Infelise e Marini 1992.

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Dai repertori: uno sguardo all’editoria scolastica della prima metà dell’Ottocento 7

dando luogo a un vero monopolio di stato con l’intento di sottrarre per-


tanto una delle poche fonti di reddito alla libera industria culturale. Il
monopolio governativo non impedì tuttavia il fiorire di testi, prodotti da
vari editori, libri di educazione e istruzione per la gioventù, che trovaro-
no nella scuola privata lo sbocco necessario. Sintomatico è il caso della
Società tipografica de’ classici italiani, sorta a Milano nel 1802 con lo
scopo precipuo di dare alle stampe una scelta di rinomate opere italiane
filologicamente curate. Il progetto ebbe una notevole influenza sugli o-
rientamenti dell’intero sistema librario, in quanto divulgò perfino testi di
alto profilo, appannaggio fino a quel momento di una ristretta cerchia di
lettori. Ovviamente, la diffusione interessò anche gli istituti scolastici
secondari e in generale sensibilizzò un vasto settore di pubblico, ancora
estraneo a quelle letture. La Società varò operazioni mirate nel campo
dell’editoria scolastica, con la produzione di antologie e compendi di
classici latini e greci, e la sua sensibilità nei confronti dell’istruzione
crebbe notevolmente, a partire dal 1828 dopo l’ingresso nella società di
Antonio Fortunato Stella, fra i primi veri imprenditori dell’editoria ita-
liana. Il catalogo si arricchì di manuali scolastici compilati da autori
consacrati (Soave, Massari, Maffei, tra gli altri) e di libri di lettura non
contemplati nel privilegio della Imperial Regia Stamperia, come la Bi-
blioteca per la gioventù (1825-1832) e le Istruzioni ad un fanciullo
(1834). Dinanzi alle forti intuizioni di questa casa editrice, si può asseri-
re con certezza che la produzione scolastica non portò però vantaggi e-
conomici, tali da contenere le perdite della varia. Perfino la “Collezione
de’Classici Italiani” sostenuta dal sistema delle sottoscrizioni pubbliche
e private, risultò giacente con un’alta percentuale di invenduto. Il vec-
chio nodo, come ancora Berengo invita a considerare, che ripropone il
problema della precarietà dei mestieri del libro a quelle date, è sempre il
medesimo: senza un efficiente sistema di distribuzione, anche il migliore
programma culturale intrapreso è destinato a vanificare sforzi intellet-
tuali e ingenti esborsi di capitale.
Non sorprende che l’Emporio librario di Livorno, pensato in chiave
societaria per ovviare alle disfunzioni del commercio, divenga pertanto
una realtà. La società tanto auspicata da Pomba si costituì nel 1844, fina-
lizzata al deposito e alla vendita delle opere degli editori ad essa associa-
ti. Fra i suoi azionisti contava molti milanesi, sebbene la gestione vera e
propria fosse nelle mani di Pomba (Palazzolo ed., 1986). Vi aderì pure
l’editore-tipografo milanese Andrea Ubicini, anch’esso legato da vincoli
societari a Stella, di cui era parente. Ubicini, che nella “Bibliografia ita-
liana” del 1845 compare ai primi posti per la produzione di testi scola-

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8 Maria Gioia Tavoni

stici, puntò sull’Emporio librario e giocò tutte le sue carte nel settore,
escogitando per il proprio catalogo non pochi stratagemmi: ebbe, per e-
sempio, l’idea di dedicare una collana non agli amanti della letteratura in
genere, ma “alle famiglie ed ai collegi d’ambo i sessi”, come recita la
titolazione di una delle tante serie di teatro che pubblicò tra il 1840 e il
1845. Ma neppure l’Emporio librario, imbrigliato da un programma
pressoché irrealizzabile, costituì la panacea degli antichi mali che afflig-
gevano il mercato del libro.
Spostando lo sguardo alla capitale sabauda vi si coglie una situazione
analoga a quella di Milano: la Stamperia Reale, attiva già nel 1740 si
assicurò numerosi privilegi per la pubblicazione di testi scolastici e uni-
versitari, non solo su volontaria emanazione del governo, ma anche su
propria forte sollecitazione8. Le critiche che investirono la Stamperia,
nei primi decenni dell’Ottocento, furono rivolte proprio al sistema dei
privilegi ereditati dal secolo precedente, che resero sostanzialmente im-
mutato il suo catalogo. Esso fu parzialmente rinnovato negli anni trenta,
con la pubblicazione della prima storia sabauda ad uso delle scuole (Sto-
ria della monarchia di Casa Savoia, 1835), di un vocabolario piemonte-
se-italiano (1830-1833) e della rivista L’annotatore degli errori di lin-
gua. Privata dei privilegi nel 1840, la Stamperia Reale di Torino dovette
affrontare la concorrenza di nuovi e vecchi editori che, assieme ai debiti
accumulati, decretarono la fine della sua autonomia. I monopoli, conse-
guiti con privative o con ordinanze governative, non garantirono alcun
balzo in avanti alle tipografie “protette”, le quali non si caratterizzarono
né per la qualità dei testi prodotti, né tanto meno per le tirature che furo-
no di modesta entità.
Più libera è sicuramente la provincia anche se vi si colgono altri, non
meno gravi, problemi.
Secondo le ricerche di Guido Ratti sulle edizioni scolastiche (1992:
301-318), l’Alessandrino mostra una maggiore fragilità rispetto a grandi
centri urbani. Non più progetti di ampio respiro, collane, alta specializ-
zazione di editori, ma produzione di opuscoli e di libretti usciti da picco-
le officine tipografiche, spesso per conto terzi, edizioni che si limitavano
a soddisfare la domanda di un singolo istituto sfruttando la saltuaria col-
laborazione di alcuni insegnanti. La mancanza di “collane, biblioteche,
collezioni o cataloghi” e di corsi completi per i vari gradi dell’insegna-
mento è il segno di una industria tipografica povera e disorganizzata.
Tale situazione è indotta dalle strutture scolastiche dell’epoca che erano
8
Per la nascita e lo sviluppo della Stamperia Reale si veda Braida 1995 e 1992:
61-78.

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Dai repertori: uno sguardo all’editoria scolastica della prima metà dell’Ottocento 9

“modeste e inadeguate alle necessità territoriali tanto per l’istruzione


primaria quanto per quella secondaria”. Solo ad unificazione avvenuta,
due operatori, l’acquese Borghi e il tortonese Rossi, conquisteranno una
larga fetta dello scolastico delle rispettive città, attestandosi a livelli di
buona e redditizia produzione.
Da queste brevi note emerge che per imporsi nello scolastico era ne-
cessario non affidarsi ad una produzione di strumenti didattici obsoleti,
ma essere propositivi nell’offerta; giocare su più fronti il ruolo del vero
imprenditore, e scegliere i centri che avevano maggiore e migliore circo-
lazione, puntando su una organizzazione scolastica di buon livello.
L’indirizzo impresso da Vieusseux e per altri versi da Lambruschini,
significativamente fusi nella “Guida dell’educatore”, ispirò alcuni “illu-
minati” operatori della metà dell’Ottocento a Firenze. Sarà Gasparo
Barbèra, di origini piemontesi, a scegliere la capitale del Granducato e a
sfruttare al meglio i vantaggi che essa offriva a coloro che volevano
dedicarsi al mestiere di editore anche di libri ad uso delle scuole. Quel
che spinse Barbèra a farsi imprenditore fu non solo la sua visione etica
che lo portò a stampare opere “sane”; vi si aggiunse la convinzione
che, secondo il suo dire, non c’erano editori in Italia con il “coraggio a
far imprese di esito così sicuro come è la ristampa dei nostri classici”.
Dopo il sodalizio con Le Monnier, durato dal 1841 al 1854, il Barbèra
si unì in società con altri tipografi e da quel momento la produzione fu
caratterizzata da una decisa propensione per opere scolastiche, soprat-
tutto per le superiori, che ebbero felice esito commerciale. Non a caso
Barbèra divenne editore solo a partire dal 1860, dopo aver vissuto gli
anni di svolta che portarono all’annessione di Firenze al regno di Vit-
torio Emanuele. A differenza di altri operatori coevi, il Barbèra rimase
fedele alla linea editoriale inaugurata all’epoca in cui era azionista del-
la tipografia. La sua inclinazione per le questioni pedagogiche si può
cogliere appieno quando Firenze divenne capitale del regno d’Italia:
nel ’65, in occasione di una sua lettera aperta al direttore del giornale
politico L’opinione, egli espresse l’auspicio che la lingua nazionale,
quella da insegnare nelle scuole di ogni ordine e grado, fosse il tosca-
no, auspicio che divenne realtà nel 1867, grazie alla legge Coppino,
nonostante che la scelta del ministro piemontese fosse tacciata di na-
scondere “qualche sotteso intreccio fra editori potere politico e masso-
neria”. Barbèra è forse il più eloquente esempio di editore la cui attivi-
tà va interpretata alla luce del processo unitario italiano9.
9
Su Gasparo Barbèra, sul quale varrà la pena ritornare con documenti inedi-
ti, è doveroso rifarsi a Porciani (e.) 1983 e alle preziose indicazioni di archivio

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10 Maria Gioia Tavoni

Camouflages e adattamenti
Gli adattamenti di un certo numero di classici per incontrare le esi-
genze dei giovani, in antologie, compendi, traduzioni piene di note e-
splicative - si pensi alla pletora di edizioni di Virgilio, considerato da
Dante in poi il modello educativo per antonomasia – e anche grazie ad
autori che finalmente si specializzarono nel campo della istruzione,
furono motori di un nuovo corso dell’editoria tuttavia non propositiva.
Il fenomeno di non veder in qualche modo risarcito l’impegno giocato
sullo scolastico va imputato a numerosi fattori, non da ultimo al fatto
che la produzione in rari casi puntò alto. Molti furono gli appiattimen-
ti, dovuti soprattutto a repêchages di testi di scadente qualità e scelti
da editori e da curatori nel tentativo di corroborare cataloghi, atti ad
incontrare palati non troppo esigenti. Questa scelta spesso recherà un
invenduto di notevole portata. Nella maggior parte dei casi l’unica
modifica sostanziale stava nei titoli, anche quando venivano annunciati
rimaneggiamenti e una maggiore correttezza filologica al fine di ren-
derli adatti a determinati programmi educativi. CLIO fornisce un’am-
pia messe di dati per inoltrarsi nelle numerose mimesi editoriali.
Quando non erano veri e propri camouflages, si trattò di operazioni
di “belletto” per giustificare edizioni di medesime opere in numerosi
centri della penisola, soprattutto a causa di una editoria che doveva ne-
cessariamente contenere i costi: approvvigionarsi da altro editore e/o
stampatore implicava dover sottostare a numerosi dazi e balzelli delle
varie dogane, così come ripubblicare nel medesimo luogo significava
gareggiare concorrendo a diminuire il prezzo di vendita di prodotti non
tutelati giuridicamente. Gli accorgimenti anche lievi erano indirizzati
ad ammanire prodotti desueti, che avessero tuttavia maggior presa
sui vari pubblici italiani per i cambiamenti apportati. Interessanti quelli
usati per le diverse edizioni del sensista somasco Francesco Soave
(Lugano, 10 giugno 1743 – Pavia, 17 gennaio 1806) che, con le sue
Novelle morali10, saturò il mercato delle letture per l’infanzia della
prima metà dell’Ottocento, nonostante la princeps sia settecentesca.

di Aldo Cecconi (1998). Prevalentemente interno alle Memorie, quanto al profi-


lo del suo autore, è il saggio di G. Tortorelli (1988); mosso e perspicace appare
invece il contributo di Carmen Betti che analizza il Barbèra comparando il suo
profilo di imprenditori ad altri operatori librari della Firenze ottocentesca (1992:
183-224).
10
È del 1782 la princeps delle Novelle morali, al cui primo nucleo Soave ne ag-
giunse altre tra il 1784 e il 1786.

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Dai repertori: uno sguardo all’editoria scolastica della prima metà dell’Ottocento 11

Un saggio di Carla Ida Salviati (2006: 7-25), la quale fra l’altro ricorda
e prova l’enorme successo delle Novelle, mi ha colpito al punto di in-
durmi a scandagliare alcuni dei pochi esemplari in differenti edizioni
di quel testo di Soave, conservati a Bologna. Se in altre opere del me-
desimo autore, tutte di notevole fortuna, ad esempio il Trattato elemen-
tare dei doveri dell’uomo con un’appendice delle regole di civiltà, la cui
prima edizione apparve nel 1788 (Milano, Mirelli-Motta) mutamenti
sembrano riguardare più che altro il titolo – ben 10 varianti per una sel-
va di riproposte editoriali nelle registrazioni di CLIO – nel caso delle
Novelle, vere e proprie “anime” delle “normali”, l’operazione invece si
concentra sia sui contenuti sia soprattutto nella veste editoriale. Il forma-
to, il titolo, di immediata comprensione per il pubblico a cui il volumetto
era rivolto, restano immutati. Ma essendo la diversificazione dell’offerta
l’anima del commercio, compreso quello librario dello scolastico, le
modifiche apportate alle Novelle appaiono di non lieve entità e dirette ad
informare, ma anche a sollecitare un più diretto coinvolgimento del par-
ticolare pubblico che non era solo quello dei ragazzi.
Nei tre esemplari compulsati11, la prova di quanto detto. Il primo in
ordine cronologico, datato 1816, è edito dai Remondini di Bassano. Al-
cune note editoriali avvertono che all’opera originale sono state aggiunte
altre dieci novelle, vincitrici di un concorso indetto dal conte Carlo Bet-
toni di Brescia, dedicatario delle Novelle (la dedica è collocata infatti in
premessa). Gli editori lodano la cura filologica del testo, ovvero la: “for-
ma emendata” e ne chiariscono i contenuti che non comprendono più
solo le Novelle morali, ma anche, sempre del Soave, le Memorie intorno
alla vita del Conte Carlo Bettoni, definite “una specie di Novella storica
atta del pari e più di ogni altra ad ispirare nel cuore dei giovanetti che la
leggeranno, l’amore dello studio, delle utili occupazioni, e della benefi-
cenza verso dei loro simili”. Per le sue caratteristiche la remondiniana
mostra come l’opera prodotta non sia un semplice assemblaggio di ele-
menti eterogenei, ma risponda a un chiaro progetto editoriale e educati-
vo. L’esemplare dell’edizione del ’23, della Tipografia veneta di Alvi-
sopoli, a differenza della edizione dei Remondini, presenta sin dalla co-
pertina un titolo con nota di edizione. Dopo Novelle morali, si avverte
che si tratta di una “nuova edizione divisa in quattro parti”, in cui ritro-

11
Gli esemplari da me visionati sono tutti conservati nella Biblioteca Comunale
dell’Archiginnasio di Bologna. Francesco Soave: 1816 (coll.: 8. BB. III. 6); 1823
(coll.: A. V. B. IX. 2); 1843 (coll: 8. AA. V. 63).
In ordine di tempo l’ultimo interessante saggio su Soave si deve a Inge Botteri
(2006: 391-414).

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12 Maria Gioia Tavoni

viamo le dieci novelle premiate con i nomi dei loro autori e l’aggiunta di
un ritratto del Soave. Identica è la prefazione, alla quale segue un ele-
mento nuovo: il Programma, ossia il bando del concorso dal quale sono
uscite vincitrici le ulteriori dieci novelle presenti nel testo. Dopo il ban-
do, la dedica di Soave a Bettoni. Il sommario riproduce la partizione del
testo e, nella quarta parte relativa alle dieci novelle incluse con le origi-
nali, fornisce i nomi degli autori.
Ancora più interessante è il terzo esemplare, uscito nel ’43 per la Ti-
pografia Torreggiani di Reggio Emilia, specializzata in testi scolastici e
educativi. In questo caso si hanno oltre a quelle originali di Soave le
Quattro novelle narrate da un maestro di scuola, già edite da Pomba
con duplice edizione nel 1829. Il loro “editore”, nel senso di curatore, è
il conte Cesare Balbo il quale in un ironico “Avvertimento dell’autore”,
che funge da spartiacque fra le due serie di novelle, definisce il proprio
ruolo e quello del vero autore, un “anonimo” maestro di scuola. In una
sorta di “premessa alla premessa”, si palesano poi la vera identità e le
qualità del Balbo, che risulta non solo curatore bensì autore. Quasi alla
fine del volume si elogia l’edizione “più pregevole di tutte le stampe an-
teriori” come si legge, e viene altresì rivelata l’espunzione dal libro di
alcune novelle soaviane, considerate apocrife. Nella torreggiana si tro-
vano infatti solo 34 delle 41 novelle riscontrate negli altri due esemplari.
Altro punto di forza di questa edizione è, secondo l’editore, la presenza
di una rara vita del Soave scritta da Prospero Viani. L’indice è diviso in
due parti, relative alle serie di novelle, e dà conto persino dei due “av-
vertimenti”, quello degli editori e quello dell’autore. Maggiori differen-
ze, segnalate in tutte e tre le edizioni ma quasi in tralice, riguardano le
scelte linguistiche. La torreggiana presenta ancora un’arcaica manicula
volta a sottolineare il processo di revisione linguistica del testo. Dice
l’avviso: “In questo libro si è osservata la lessigrafia proposta dal cele-
bre Giovanni Gherardini, e pubblicata in Milano a’ 15 di luglio di questo
anno 1843”. L’ultimo messaggio che Torreggiani consegna al lettore è
un ulteriore invito a tener conto dell’edizione. Così infatti esso recita:
[…] noi preghiamo li onesti e studiosi giovani e tutti coloro che delle buone
cose ancor si dilettano a pigliarlo in grazia [il libro], e a renderci un qualche
contraccambio con la loro approvazione e cortesia.

Gli storici della pedagogia e gli storici tout-court, che con grande a-
cume si sono prodigati nell’interpretare i testi del Soave, non troveranno
niente di nuovo in quanto rilevato, ma per gli storici del libro la sintetica
analisi paratestuale offerta credo possa avere un senso: provare come gli

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Dai repertori: uno sguardo all’editoria scolastica della prima metà dell’Ottocento 13

editori stessero attrezzandosi nel trovare sempre più significative “e-


sche”, soprattutto con i parziali rifacimenti di opere di notevole gradi-
mento per i giovani, affinché esse potessero confluire nel ventaglio della
produzione della scuola.

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75
83 REGNO DI SARDEGNA
76
1851-1860 40
34
7
10
69
71 REGNO LOMBARDO-
70
1841-1850 37 VENETO
26
6
9
53
65
53 REGNO DELLE DUE
1831-1840 33 SICILIE
25
6
9
41
49
41 GRANDUCATO DI
1821-1830 26
20 TOSCANA
6
5
35
34
31 STATO DELLA CHIESA
1815-1820 19
13
5
4

Grafico 1 – Distribuzione dell'editoria scolastica in Italia tra il 1815 e il 1860


40

35

30

25
1815-1820
20
1821-1830
15 1831-1840
10 1841-1850
1851-1860
5

Lodi
Pavia

Udine
Como
Milano

Rovigo
Verona
Treviso
Padova

Belluno
Brescia
Vicenza
Venezia

Bergamo

Cremona

Grafico 2 – Distribuzione dell’editoria scolastica nel Regno Lombardo-Veneto (1815-1860)


40

35

30

25
1815-1820
20 1821-1830
15 1831-1840
1841-1850
10 1851-1860

Bari
Napoli

Lecce
Isernia

Trapani

Salerno
Catania

Avellino
Messina

Ragusa
Palermo

Cosenza
GRAFICO 1 – Distribuzione dell’editoria scolastica nel Regno delle Due Sicilie (1815-1860)
L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica
tra Otto e primo Novecento
GIORGIO CHIOSSO
Università di Torino

1. Il libro per la scuola come oggetto di ricerca


I libri di scuola sono da tempo oggetto di ricerca in varie parti d’Eu-
ropa (e non solo) e anche in Italia negli ultimi decenni si sono moltipli-
cati gli studi in questo specifico ambito di indagine.
Le ragioni dell’interesse verso un genere editoriale tradizionalmente
giudicato purtroppo “minore” (basta richiamare, a questo proposito,
l’imperfetta conservazione di questo materiale nelle biblioteche, anche
in quelle più importanti) sono numerose e giustificate da motivi diversi.
Ragioni legate, in primo luogo, alla storia della scuola e dell’educazione
e ai diversi modelli d’insegnamento che si susseguirono nei decenni pas-
sati, ma anche ragioni connesse a una più puntuale comprensione dei
processi di alfabetizzazione dei ceti popolari e alla diffusione del libro e
delle pratiche di lettura, senza trascurare l’incidenza del libro scolastico
nelle vicende delle più importanti case editrici nei cui cataloghi solita-
mente questo genere di produzione ricopriva uno spazio non secondario.
La recente pubblicazione del catalogo delle edizioni scolastiche di
Mondadori (Rebellato ed. 2008) dimostra, ad esempio, l’importanza del-
la quota dei testi di scuola rispetto alla produzione generale: tra il 1910 e
il 1945 la casa editrice milanese pubblicò infatti 1598 titoli scolastici a
fronte dei 3284 della varia, una quota pari a oltre il 30% dell’intero cata-
logo mondadoriano (ibid.: 10). Dati citati nel saggio introduttivo di M.
Galfré). Se è vero che si tratta di un numero in parte “gonfiato” dalla na-
tura stessa del mercato per la scuola dove la ricorrente revisione dei pro-
grammi e la necessità di articolare alcuni testi in rapporto ai differenti
tipi di scuola determinano la moltiplicazione delle edizioni di un mede-

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2 Giorgio Chiosso

simo testo, è non meno vero che siamo in presenza di un dato di tutto
rilievo, che si ritrova anche nei cataloghi di altre case editrici.
Il caso di Bemporad (oggi Giunti editore) offre una autorevole con-
ferma: il nome dell’editore fiorentino è infatti legato per almeno il 30%
dei libri editi in 50 anni di attività editoriale – circa 2 mila – a testi che,
dovuti a scrittori più o meno noti, giornalisti e uomini di scuola, testi-
moniano (come del resto in moltissimi altri casi) una significativa parte-
cipazione del mondo della cultura e anche della politica all’impresa
dell’editoria scolastica.
Questa ultima dimensione è stata fin qui quella meno esplorata, an-
che se gli esempi illustri non mancano: dai libri di lettura di Luigi Ca-
puana e Grazia Deledda alle antologie letterarie di Giosué Carducci e di
Giovanni Pascoli, dai testi di matematica di Enriques e Amaldi alle sto-
rie della letteratura di Francesco De Sanctis, Francesco Torraca e Attilio
Momigliano, dai corsi di storia di Adolfo Omodeo e Giorgio Spini,
all’amplissima produzione dei maggiori geografi italiani come Roberto
Almagià, Giotto Dainelli, Achille Dardano, Giovanni D’Agostini. E se
si approfondisse il perché di questa militanza nell’editoria scolastica non
sarebbe difficile scoprire che accanto a umanissime ragioni economiche,
ci furono anche forti motivazioni civili, in primo luogo la convinzione
che la scuola rappresentasse una delle vie privilegiate per migliorare la
coscienza civile degli Italiani.
Quando si parla di libri di scuola occorre sciogliere in via prelimina-
re due questioni molto importanti sul piano metodologico.
La prima attiene alla fisionomia del libro scolastico: cos’è un libro
scolastico e quando esso si configura con le caratteristiche che ci sono
oggi familiari?1 La risposta a questo interrogativo è strettamente asso-
ciata ai cambiamenti che percorrono la scuola europea e italiana tra fine
Settecento e i primi decenni del XIX secolo sia sul piano dell’aumento
della frequenza e sia in seguito al graduale e sempre più forte intervento
degli Stati in materia di istruzione e di organizzazione scolastica.
Dai libri genericamente e potenzialmente “d’istruzione” (codificati
più dall’esperienza che da una superiore autorità statuale) si passa al li-
bro di testo concepito soprattutto come manuale e cioè con un testo pre-
disposto allo scopo di assicurare la conoscenza di un certo ambito del
sapere ordinato secondo un canone prestabilito e precisi criteri pedago-
gici e didattici.

1
La questione è stata recentemente indagata da A. Choppin (2008: 7-56).

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 3

Nell’istruzione irrompe l’autorità dello Stato che nel definire regole e


sancire obblighi regola il passaggio da una società pre-moderna, nella
quale l’analfabetismo è comunemente tollerato, alla società della mo-
dernità che considera l’ignoranza del leggere e dello scrivere quale osta-
colo insormontabile per il suo progresso. Lo Stato si pone come media-
tore tra la domanda e l’offerta di scuola: il progetto politico-pedagogico
della borghesia liberale di integrare i ceti popolari nella vita sociale,
l’esigenza di unificare all’insegna di una “identità nazionale” popolazio-
ni dalla storia e dalla lingua molto diverse tra loro e l’uso della scienza
pedagogica con forti intenti normativi e regolativi sono alcune delle ra-
gioni del progressivo ordinarsi della scuola entro prassi molto più rigide
del passato.
Il libro di scuola assume caratteristiche coerenti a questi cambiamen-
ti ed è perciò sempre più condizionato dal possesso di determinati requi-
siti che scaturiscono direttamente da norme legislative e disposizioni
amministrative (leggi, regolamenti, programmi scolastici) e nei quali si
manifesta la concezione politica, sociale e culturale entro cui viene im-
maginata la funzione della scuola. La relativa varietà di situazioni entro
le quali si svolge l’insegnamento del secolo precedente (scuole pubbli-
che, istituti privati, insegnamento precettorile, apprendimento in forme
autodidatte, collegi per i nobili e scuole militari) va sfumando e viene
incanalata entro i binari di un modello pedagogico che tende con sempre
maggior forza alla uniformità. In funzione di questo obiettivo lo Stato
avoca a sé il controllo dei libri di testo per scongiurare, come si legge in
un documento del 1880, “un’ampia e sconfinata libertà nell’uso dei libri
di testo”, fenomeno che impediva il raggiungimento di “un indirizzo pe-
dagogico uniforme”2.
Un significativo indicatore a questo proposito riguarda il possesso e
l’uso del libro di testo nella scuola elementare. La sua obbligatorietà,
che a noi oggi appare scontata, fu l’esito di una tormentata conquista che
si prolungò per molto tempo. Ancora per diversi decenni, specie nelle
zone più povere, si protrasse nell’Ottocento l’antica consuetudine che gli
allievi portassero a scuola il libro di famiglia, già usato dai fratelli mag-
giori o ceduto da qualche altra famiglia.
La seconda questione riguarda i libri che possono/devono rientrare
nella categoria del genere scolastico. Si tratta di una domanda apparte-
2
Così si esprimeva Pasquale Villari allora a capo di una delle tante Commissioni
ministeriali costituite allo scopo di regolare la produzione e la circolazione dei libri
scolastici. Riprendo la citazione da un saggio di A. Barausse in Gallina ed. 2009: 49.

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4 Giorgio Chiosso

nente oziosa perché sembrerebbe del tutto evidente quali sono i libri che
impiegati nelle scuole. Ma non è così, come è facile dimostrare con po-
chi esempi.
Per esempio i “classici” hanno bisogno oppure no di edizioni ad uso
scolastico (più o meno purgate) oppure è preferibile il contatto con gli
autori in presa diretta? Un intenso dibattito in tal senso si svolge in oc-
casione dell’apparire, dopo il 1860-1870, delle nuove edizioni, filologi-
camente più corrette di quelle precedenti, dei classici greci e latini. Inol-
tre: libri nati fuori della scuola possono essere impiegati come testi sco-
lastici (alcuni esempi: certamente Cuore e Pinocchio, ma anche La sto-
ria di un boccone di pane, Le memorie di un pulcino e le Noterelle di
uno dei Mille stese dall’Abba, per citare soltanto i casi più clamorosi)?
La questione non riguarda soltanto la scuola elementare: il campo dell’i-
struzione tecnica si presenta, ad esempio, particolarmente ricco di ma-
nuali e testi professionali adattati o adattabili all’uso scolastico (come
nel caso, per esempio, di molti manuali Hoepli). E ancora: è necessario
– come in più circostanze si esprimono numerose circolari ministeriali3
– l’uso del libro di testo o non è più efficace il ricorso agli appunti del
docente? E quanti libri sono indispensabili nella scuola elementare?
Allo stato attuale della ricerca lo sterminato territorio del libro scola-
stico presenta, dunque, accanto ad alcuni punti fermi, molti aspetti anco-
ra da precisare e addirittura spazi inesplorati che soltanto ulteriori e più
approfondire ricerche potranno consentire di conoscere.
Le annotazioni che seguono si concentrano in prevalenza sull’edi-
toria per la scuola vista dal punto di vista della produzione e dell’or-
ganizzazione editoriale, un ambito nel quale le ricerche condotte all’in-
terno del progetto TESEO tra il 1998 e il 2008 da un gruppo di studiosi
appartenenti a svariate università italiane (Bologna, Campobasso, Firen-
ze, Genova, Macerata, Milano Cattolica, Padova, Torino, Udine) hanno
consentito di disegnare una mappa abbastanza dettagliata di questo im-
3
Si veda, a titolo d’esempio, la circolare 24 febbraio 1875, n. 422 dovuta al mi-
nistro Bonghi che alla questione si dedicò con particolare tenacia. L’insistenza sul-
l’uso dei libri di testo nelle scuole pubbliche nella specifica versione del manuale (in
quelle private il Ministero poteva intervenire solo nel caso fossero impiegati “libri
nocivi”) si legava alla esigenza di disporre per le adozioni di testi affidabili. Si te-
meva che gli insegnanti, preparati in modo diverso nelle varie realtà locali e talvolta
molto raffazzonato, non di rado ostili o per lo meno diffidenti verso il nuovo assetto
politico e spesso incolti, non sarebbero stati da soli in grado di rendere un minimo
omogenea e leale nei confronti della nuova situazione la formazione dei giovani ita-
liani se non si fossero appoggiati a manuali autorizzati dal Ministero.

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 5

portante segmento di storia educativa, scolastica e culturale del nostro


Paese4.
2. Qualche dato statistico sull’editoria per la scuola
Il progetto TESEO ha mirato, in primo luogo, a censire i tipografi, li-
brai ed editori che, attivi in Italia tra l’inizio del XIX secolo e il 1943,
hanno pubblicato con una certa regolarità libri destinati alla scuola e al
mondo dell’educazione ovvero i libri catalogati come libri d’istruzione e
d’educazione nell’apposita sezione del Bollettino bibliografico delle
pubblicazioni italiane. La ricerca ha consentito di schedare 1054 editori:
di questi 719 intrapresero l’attività prima del 1900 e i restanti 335 tra il
1900 e il 1943. Molti di questi editori sono tuttora presenti con i loro
marchi nel mercato editoriale.
La progressione delle date di apertura di nuove tipografie, librerie e
case editrici impegnate nella produzione di libri scolastici e educativi
dimostra che tale genere cominciò ad attrarre un certo interesse (per
quanto non esclusivo) a partire dagli anni della Rivoluzione e napoleo-
nici con un successivo e costante sviluppo nei decenni seguenti fino a
toccare il punto quantitativamente più alto nei decenni di passaggio tra
l’Otto e il Novecento, per la precisione nel ventennio compreso tra il
1885 e il 1905. Tale andamento è ovviamente da porre in stretta relazio-
ne ai processi di graduale estensione dell’alfabetizzazione e della scola-
rizzazione che si manifestano nel XIX secolo.
A partire dagli anni ’50-’60 si comincia a trovare un primo, esiguo,
nucleo di editori (Paravia, la Tipografia Scolastica di Sebastiano Franco,
Loescher a Torino, Paggi, Le Monnier, Barbèra a Firenze) impegnati in
modo organico nell’editoria scolastica e, in qualche caso, anche nel ge-
nere cosiddetto parascolastico: letture con finalità ricreative, libri pre-
mio, piccoli compendi di nozioni utili, manualistica fiancheggiatrice
come traduttori e raccolte di temi svolti, carte geografiche e cartelloni
murali, guide didattiche per insegnanti.
Gli editori specializzati si moltiplicheranno dopo il 1870 e, nel me-
desimo tempo, un gran numero di tipografi e librai di provincia si avvi-
cinerà al genere scolastico, avvalendosi in qualità di autori per lo più di
insegnanti locali e coltivando piccole nicchie di mercato che spesso non
oltrepassano i confini provinciali. Tra gli anni dell’Unità e il 1880 entra-

4
Gli esiti delle ricerche sono ora raccolti nei due volumi a cura dello scrivente
(Chiosso ed. 2003 e 2008).

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6 Giorgio Chiosso

no a vele spiegate nel mercato scolastico, accanto agli editori già sopra
citati, Petrini, la Tipografia dell’Oratorio di don Bosco, Grato Scioldo a
Torino, Agnelli, Trevisini, Hoepli e Vallardi a Milano, Zanichelli a Bo-
logna, Sansoni a Firenze, Morano a Napoli, Giannotta a Catania, San-
dron a Palermo, limitando la citazione ai nomi di maggior rilievo.
Nel 1876 apparve, per la prima volta, il Catalogo dei libri scolastici
d’educazione e d’istruzione per l’anno scolastico 1876-1877. L’inizia-
tiva era promossa dall’Associazione Tipografico-Libraria Italiana sorta
pochi anni prima a Torino in occasione, circostanza non casuale, dello
svolgimento di uno dei Congressi pedagogici del tempo. Il catalogo del
1876 costituisce un utile documento per cogliere la geografia delle prin-
cipali iniziative editoriali per la scuola e l’educazione, ma tace del tutto
intorno alla miriade di piccole imprese artigianali che agivano in varie
parti d’Italia. Soltanto le ricerche di questi anni hanno consentito un
censimento più compiuto. È proprio sulla base di questi dati è possibile
individuare tre principali realtà territoriali.
In un primo gruppo si trovano le quattro regioni con maggior densità
di imprese (Lombardia, Toscana, Piemonte e Sicilia) con una percentua-
le che raggiunge il 59% del totale delle iniziative censite. La fisionomia
della loro presenza sul territorio è connotata in modo tuttavia diverso:
mentre Lombardia (207 imprese) e Sicilia (162) presentano, specie nel-
l’Ottocento, una molteplicità di imprese sparse in forme capillari sul-
l’intero territorio regionale (pur con una significativa concentrazione di
iniziative in Milano e Palermo), Piemonte (158) e Toscana (151) sono
egemonizzate dalle attività tipografiche e editoriali di Torino e Firenze.
In un secondo gruppo si trovano altre cinque regioni (Campania, La-
zio, Veneto, Puglia e Emilia-Romagna, per un totale complessivo di 345
imprese) con una incidenza di presenze editoriali attestata intorno al
30%. Anche in questo caso occorre qualche precisazione: nonostante il
numero quantitativamente più ridotto di imprese, in alcune di queste re-
gioni (Campania, Puglia e Emilia-Romagna) sono attivi editori impor-
tanti (basta citare, a titolo d’esempio, Morano, Loffredo, Laterza, Zani-
chelli) che però non hanno subito la forza di competere con le case edi-
trici più forti di Torino, Milano e Firenze e soltanto gradualmente saran-
no in grado di sviluppare una politica editoriale ad ampio respiro.
Il terzo gruppo, costituito dall’11% residuo delle imprese (pari a 123),
risulta frammentato in piccole esperienze sparse tra le restanti regioni.
Una geografia editoriale dunque a macchie di leopardo fatalmente
segnata da interessi contrastanti: da una parte gli editori più forti – desi-

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 7

derosi di ampliare il loro raggio d’influenza – e, dall’altra, le piccole at-


tività tipografiche e librarie locali che difendono a denti stretti i loro spa-
zi di mercato. I conflitti, le incomprensioni e le furbizie non mancano e
sul Giornale della libreria, l’organo dell’Associazione Tipografico-Li-
braria Italiana, ricorrono frequentemente lagnanze e proteste contro l’in-
vadenza degli editori maggiori che con metodi più o meno ortodossi (e
spesso attraverso la pratica degli sconti) si fanno strada anche nelle zone
più remote del Paese.
Quali sono i punti forti delle strategie editoriali? Certamente la scuo-
la elementare e quella secondaria classica (seguono i manuali per le
scuole d’istruzione tecnica e quelli per l’istruzione degli adulti e le scuo-
le professionali), se si guarda alle tipologie di scuole.
Se lo sguardo si posa invece sulla tipologia dei testi pubblicati, gli in-
teressi principali degli editori si rivolgono soprattutto verso l’area uma-
nistica (italiano, lingue classiche, storia, geografia, filosofia, lingue stra-
niere) in misura pari al 58% per quanto riguarda il XIX secolo e al
50,7% per il periodo compreso tra il 1900 e il 1943. L’ambito dell’istru-
zione scientifica, tecnica e tecnologica (matematica, scienze naturali,
chimiche e fisiche, materie tecnologiche, stenografia e dattilografia) ri-
sulta minoritario, oscillando tra un quinto e poco meno di un quarto del
totale (21,4% per l’Ottocento e 23,1% per il primo Novecento). È inoltre
presente una marcata attenzione riservata alla produzione dei testi di pe-
dagogia da ricondurre, oltre che ai manuali per le scuole normali (e dal
1923 per gli istituti magistrali) ai numerosi libri di didattica destinati a-
gli insegnanti elementari. Non si registra, infine, un’apprezzabile varia-
zione di interesse verso la sezione dei libri per l’istruzione catechistica e
religiosa – per lo meno sul piano quantitativo (diverso è il discorso se si
esamina la produzione nel dettaglio specifico) – nonostante la reintrodu-
zione di questo insegnamento nel 1923 nella scuola elementare e nel
1930 ad ogni livello scolastico5.
3. “Mettere in ordine l’arruffata matassa”
Nel 1871 i testi scolastici a disposizione degli insegnanti erano oltre
duemila, dieci anni più tardi erano già quasi il doppio tanto da far par-
lare di “tropicale ricchezza della flora libraria”6. Quando nel 1883 l’ini-
5
Tutti i dati riportati in questo paragrafo sono tratti dall’analisi riassuntiva e sta-
tistica che si trova alle pp. CXXIX-CXXXIV di TESEO ’900 (Chiosso ed. 2008).
6
L’espressione si trova in una relazione compilata nel 1883 da Anton Giulio
Barrili a nome di una delle tante commissioni sopra i libri di testo ed è citata da M.

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8 Giorgio Chiosso

ziativa del catalogo scolastico collettivo promosso dall’Associazione


Tipografico-Libraria Italiana assunse caratteri di una certa regolarità,
essa occupava 153 pagine, che salirono a 197 nel 1888, primo anno in
cui l’iniziativa apparve come supplemento del Giornale della libreria,
per raggiungere le quasi 300 pagine nel 1889 e ampiamente superarle
nel 1890. Sul finire del secolo un’ennesima commissione nominata dal
ministro Baccelli ed incaricata di portare un po’ d’ordine nel mondo
dell’editoria per la scuola si trovò di fronte ad oltre cinquemila volumi
in attesa di ottenere il prescritto parere.
Tanta abbondanza era motivo di ricorrenti preoccupazioni ministeria-
li che denunciavano speculazioni editoriali, rapporti non sempre traspa-
renti tra gli ispettori e il mercato scolastico, la moltiplicazione di libri
non strettamente necessari. Nel 1890 il ministro della Pubblica Istruzio-
ne Paolo Boselli di fronte a una situazione definita di “vera anarchia”,
auspicava che si potesse “mettere in ordine l’arruffata matassa” (Camera
dei Deputati 1890: 56-58).
Se confrontato con la crescente espansione dell’editoria in genere
l’aumento del numero dei testi classificati “scolastici” non fu tuttavia
così esagerato come sembrava ai protagonisti della vita scolastica del
tempo, occupando una quota media che, per tutto il secondo Ottocento e
fino alla riforma del 1923, oscillò tra l’8,5% e il 10% della produzione
totale. Se oltre ai testi scolastici si considerano anche i libri di buone let-
ture, narrativa e di divulgazione scientifica rivolti al pubblico infantile e
giovanile che spesso integravano nei cataloghi il genere scolastico la
quota sale intorno al 13-15%7.
Oltre all’incremento quantitativo si verificò anche il miglioramento
sul piano didattico. I programmi per la scuola elementare del 1888, in
particolare, introducendo nuove pratiche scolastiche promossero una
nuova generazione testi, con autori destinati a restare a lungo sulla sce-
na, almeno fino ai primi anni del nuovo secolo. Nelle scuole secondarie
la circolazione della cultura filologica e scientifica d’importazione tede-
sca e francese immise sul mercato una notevole quantità di testi anche

Raicich (1996: 49). I dati relativi al 1871 si ricavano dalla Bibliografia scolastica
(1871) e quelli riguardanti il 1881 si trovano nella relazione del prof. Luigi Gabriele
Pessina predisposta per la stima delle spese necessarie per i lavori dell’ennesima
commissione ministeriale in materia: presso il Ministero giacevano in attesa di esse-
re visionati ben 3922 opere di cui 342 riguardavano i licei, 814 i ginnasi, 1048 le
scuole tecniche, 415 le scuole normali e 1303 le scuole elementari e popolari.
7
Mi avvalgo per questi dati delle tabelle pubblicate in Ragone 1999: passim.

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 9

stranieri (per tutti valga l’esempio della grammatica del Curtius) e favorì
il rinnovamento di quelli italiani.
Fu in stretto rapporto con questi cambiamenti che si affermarono a
Milano alcune importanti iniziative che portarono presto il capoluogo
lombardo a quel ruolo di primo piano che la sua tradizione e la qualità di
altre esperienze editoriali reclamavano.
Proprio a Milano, del resto, nel primo decennio post unitario si era
registrato l’aumento più consistente della produzione tipografico-
editoriale del paese. Nel 1873 erano in funzione 70 tipografie con circa
1600 addetti. Ma soltanto a partire dagli anni ’80 la presenza nel campo
pedagogico e scolastico delle case editrici milanesi si manifestò in tutta
la sua potenzialità. Alle imprese già attive nel settore (Agnelli, Carrara,
Guigoni, Maisner, Messaggi, Pagnoni, Valentiner e Mues, Pirola) si ag-
giunsero altre iniziative più specializzate come la casa editrice del “Ri-
sveglio educativo”, Trevisini e Vallardi e più tardi anche Albrighi e Se-
gati. Attenzione per lo scolastico ebbero anche Cogliati, Hoepli, Treves,
Sonzogno anche se gli interessi scolastici di questi ultimi furono secon-
dari rispetto alle strategie editoriali complessive.
Se le imprese editoriali torinesi e quelle fiorentine potevano contare
su cataloghi collaudati ed elaborati – in specie quelli torinesi – a stretto
contatto con gli ambienti del Ministero dell’Istruzione, fino ad indurre
qualche sospetto, fu tuttavia a Milano che prese fisionomia quella che
possiamo ora definire, con il senno di poi, l’antefatto della moderna edi-
toria scolastica.
Milano non era certo digiuna di tipografie e librai che già prima del-
l’Unità si erano occupati di testi per la scuola, nonostante le prerogative
riservate in questa materia all’Imperiale Regia Stamperia. Il monopolio
governativo non riusciva infatti a coprire tutto il mercato scolastico e
dell’editoria educativa e al di fuori dei testi ufficiali si moltiplicò la pro-
duzione di libri sussidiari e di testi a vario titolo collegati all’educazione
e all’istruzione dei fanciulli. L’esempio più illustre è quello della Cre-
stomazia commissionata al Leopardi da Anton Fortunato Stella che sa-
peva di poter contare su un sicuro mercato a fianco di quello previsto dai
regolamenti scolastici. E analogo discorso si può fare per i libri compila-
ti da Cesare Cantù, da Luigi Alessandro Parravicini e da Giuseppe Ta-
verna destinati a così larga fortuna (Berengo 1980: 196-197).
Il salto di qualità, per così dire, non si verificò tuttavia a partire da
uno o più editori in particolare, nonostante che alcuni di essi, come ab-
biamo sopra accennato, avessero una certa consuetudine in tal senso, ma

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10 Giorgio Chiosso

fu promosso e sostenuto dall’attivismo e dall’intraprendenza degli am-


bienti magistrali di quegli anni. Bisogna infatti far riferimento alla rivi-
sta per maestri Il risveglio educativo avviata nel 1884 da un gruppo di
giovani insegnanti raccolti intorno a Guido Antonio Marcati per cogliere
una linea di sviluppo molto interessante. Il periodico milanese non solo
rappresentò una delle voci scolastiche più autorevoli del tempo, ma co-
stituì il perno di un’intensa attività editoriale che prese nome dal giorna-
le stesso.
La rivista fu infatti affiancata da svariate altre pubblicazioni tutte de-
stinate al mondo della scuola e da un catalogo interamente pedagogico e
scolastico con libri di testo, manuali per i maestri ed i direttori didattici,
volumetti di narrativa, divulgazione, guide per la ginnastica8. Non si
trattava certo del primo e unico esempio di sinergie tra riviste magistrali
e libri di testo (iniziative in tal senso erano state già avviate, ad esempio,
a Torino da Paravia con il giornale L’istitutore)9, ma la vicenda del Ri-
sveglio oltrepassò le caratteristiche tutto sommato ancora abbastanza ar-
tigianali delle precedenti iniziative e si manifestò con un respiro davvero
imprenditoriale.
In quegli stessi anni Antonio Vallardi e Trevisini entrarono, a loro
volta, a pieno titolo tra i maggiori editori scolastici italiani, giocando
proprio la carta del moderno giornale didattico, concepito in stretto rap-
porto con i libri di testo, le collane di letture ricreative, i manuali di pe-
dagogia e didattica e i sussidi didattici che cominciavano a entrare anche
nelle aule italiane.
Il Vallardi, editore già affermato nel settore dei libri e del materiale
didattico come dimostrano i sontuosi cataloghi apparsi negli anni prece-

8
Altri periodici collegati con Il risveglio educativo furono il celebre giornaletto
di letture per bambini Frugolino, fogli legati agli interessi femminili delle maestre
(Vita intima, L’emporio della ricamatrice), Il lavoro manuale, rivolto ai maestri per
l’esercizio delle attività didattiche pratiche. Nel 1897 le edizioni del Risveglio si a-
prirono anche ai problemi della scuola secondaria con una rivista diretta da Ottone
Brentari. Sull’intera vicenda del giornale milanese v. S. Chillé, “Editoria e scuola a
Milano. Il caso del Risveglio educativo”, in Chiosso ed. 1993: 51-66.
9
Promosso da Domenico Berti, L’istitutore vide la luce nel 1852 presso Paravia,
poi rilevato dalla Tipografia Scolastica di Sebastiano Franco e infine nuovamente
edito (metà anni ’60) da Paravia che ne curò le pubblicazioni fino alla chiusura
(1894) quando fu assorbito da un altro periodico per maestri, L’osservatore scolasti-
co (v. nota 15). Alcune tra le più ricorrenti firme del periodico (come, ad esempio,
Giovanni Lanza – omonimo, ma non parente – del ministro dell’Istruzione ed Euge-
nio Comba) furono anche apprezzati autori di testi paraviani.

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 11

denti sul Giornale della libreria, per rafforzare la sua presenza nel mer-
cato dello scolastico, diede vita nel 1897 al Corriere delle maestre, affi-
dato a Guido Fabiani, che era stato uno dei più stretti collaboratori del
Marcati. Anziché rivolgersi ad un pubblico generalizzato, il Vallardi
preferì dedicarsi al mondo femminile, intuendone le potenzialità di
mercato: il numero delle maestre in servizio sovrastava ormai ampia-
mente quello dei colleghi uomini. Il sodalizio tra l’editore milanese e il
Fabiani durò per circa un quarantennio, con un’intensa e fruttuosa colla-
borazione che si estese dai libri di testo alle collane di letture e di divul-
gazione e consentì all’editore milanese di assumere, nei decenni succes-
sivi, un ruolo di primaria importanza nel settore della scuola elementare
e della letteratura infantile, settore nel quale lo stesso Fabiani diede pro-
ve non mediocri.
Poco dopo, nel 1898, anche il Trevisini aprì una rivista per i maestri,
Il pensiero dei maestri (nel 1902 mutò in titolo in La scuola), con pro-
getti analoghi a quelli del Vallardi. Da tempo attivo nel commercio li-
brario, negli anni ’80 il Trevisini era entrato in forze nel mercato dello
scolastico e delle collane per l’infanzia, dimostrando notevoli capacità e
una certa spregiudicatezza, sottraendo, per esempio, Ida Baccini, già af-
fermata scrittrice, ad altri editori. Il fiore all’occhiello del Trevisini era
la collana “Nuova biblioteca educativa e istruttiva per le scuole” che
ambiva a pubblicare un volume al mese e che ebbe il merito, tra l’altro,
di tradurre per la prima volta in italiano alcuni importanti “classici” del-
la pedagogia.
Queste esperienze milanesi rappresentavano un salto di qualità che
non riguardava soltanto una diversa prospettiva culturale rispetto ai più
schematici confini del moderatismo spiritualistico piemontese e toscano,
ma documentavano un approccio al libro per la scuola più moderno, se-
gnato da cospicui investimenti di capitale, dal reclutamento degli autori
più noti e dalla sinergia giornale didattico, libro scolastico e letture per
l’infanzia. Nel rivolgersi al pubblico dei maestri e delle maestre Vallardi
e Trevisini riproducevano la strategia dei sistemi integrati di giornali e
collane letterarie sperimentato e collaudato da importanti editori milane-
si come Sonzogno e Treves (Ragone 1999: 32)10.
Se Milano sul finire dell’Ottocento divenne, dunque, un fondamenta-
le punto di riferimento anche nel campo dell’editoria per la scuola, non
bisogna pensare che Torino e Firenze stessero a guardare.

10
Su questo argomento v. anche il saggio di A. Gigli Marchetti in Turi ed. 1997.

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12 Giorgio Chiosso

A Torino mentre tramontavano le pionieristiche iniziative individuali


avviate nell’immediato post Unità (le più celebri e durature furono quel-
le dei fratelli Parato e dei maestri Giovanni Borgogno e Carlo Pozzi11) si
rafforzarono alcune imprese che, per quanto ancora gestite in forma fa-
miliare (come nel caso di Paravia, Petrini, Loescher, Grato Scioldo e al-
tri di minor peso), dimostravano una capacità produttiva e innovativa
invidiabile (Chiosso 1997: 85-116).
L’eclettismo culturale senza preconcetti di Paravia – che faceva con-
vivere nel suo catalogo spiritualisti e positivisti, aportiani e fröbeliani,
cattolici e laicisti conclamati – e la ricerca di soluzioni tipografiche d’a-
vanguardia lo testimoniano in modo convincente. Nel 1869 l’autorevole
giornale magistrale torinese La guida del maestro elementare italiano
definiva il catalogo paraviano come “il più compiuto di quanti ci venne-
ro sott’occhio”. L’elogio non era dovuto soltanto a ragioni campanilisti-
che, ma si basava sulla constatazione che i testi di Paravia godevano, in
specie nella scuola elementare, di ampio credito. Dopo una lunga e for-
tunata stagione segnata da autori soprattutto piemontesi, con gli anni ’80
l’editore subalpino ampliò la scuderia dei suoi collaboratori attingendo a
varie tradizioni scolastiche e pedagogiche. Paravia pubblicò nuovi gior-
nali scolastici (ma non più a Torino, bensì a Roma con Il nuovo educa-
tore e L’educazione dei bambini e a Napoli con La gazzetta scolastica) e
si affidò per le sue collane educative ad alcune delle più note personalità
del mondo scolastico di quegli anni: il milanese Pasquale Fornari, i ro-
mani Giacomo Veniali, Siro Corti e Alessandro Avòli, i napoletani Pie-
tro Faudella e Alfredo Firrao, il siciliano Emanuele Latino-De Natali (i-
bid.: 111-116 e Targhetta 2007: 3-10).

11
A partire dagli anni ’60 i fratelli, Antonino, Giovanni e Giuseppe Parato die-
dero vita in proprio a una grande quantità di testi da soli e con altri collaboratori (ce-
lebre fu, in particolare, la serie delle grammatiche di Parato e Mottura) e animarono
la rivista magistrale La guida del maestro elementare italiano che con tremila copie
settimanali rappresentava il periodico magistrale più diffuso in quegli anni (v.
Chiosso ed. 1992: 15 e, più ampiamente, la scheda contenuta in Chiosso ed. 1997:
347-349). Strategie analoghe praticò anche un altro maestro torinese, Giovanni Bor-
gogno, anch’egli direttore di un giornale didattico settimanale, L’osservatore scola-
stico, attraverso il quale presentava esercizi e lezioni coerenti con i suoi manuali di
lingua e di aritmetica (ibid.: 472-474). Caratteri di maggiore imprenditorialità, pur
sempre inquadrati entro un orizzonte familiare, manifestò Carlo Pozzi che nel 1870
avviò le pubblicazioni dell’Unione dei maestri elementari d’Italia e, qualche anno
più tardi, fondò intorno al periodico la casa editrice Edizioni dell’Unione dei maestri
con un catalogo interamente scolastico e didattico (ibid.: 705-707).

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 13

Quanto al peso di Firenze basterebbe solo richiamare, ancora una


volta, i nomi dei Le Monnier, Barbèra, Sansoni e Paggi-Bemporad per
facilmente individuare nel capoluogo toscano un altro polo editoriale in
grado di tenere testa sia a Torino sia a Milano. Ma proprio mentre a Mi-
lano l’editoria faceva registrare la crescita di una mentalità imprendito-
riale, le iniziative fiorentine stavano segnando un po’ il passo. Nono-
stante un catalogo prestigioso, la Le Monnier sul finire del secolo non
attraversava la sua stagione migliore al punto da dover cedere la tipogra-
fia e restringere la produzione al solo genere scolastico. Quanto alla casa
editrice Barbèra, scomparso Gaspero nel 1880, si stava lentamente ri-
prendendo dopo anni di notevoli difficoltà per la spregiudicata concor-
renza di Le Monnier e Sansoni che le avevano sottratto importanti quote
di mercato. Neppure la Sansoni, di più recente costituzione, se la passa-
va molto meglio per via di certi guai finanziari del fondatore Giulio Ce-
sare e, subito dopo, per la sua improvvisa morte (Betti 2007: 101-102).
L’esperienza fiorentina più viva, per restare agli anni fin de siècle,
era quella guidata dal giovane Enrico Bemporad che, poco più che ven-
tenne, si era trovato a capo dell’impresa di famiglia per una serie di sfor-
tunate vicende. Fedele alle tradizioni di Paggi e per sottrarsi alla inevita-
bile concorrenza degli altri editori fiorentini, Bemporad continuò a con-
centrare la propria attività sulla scuola elementare e sulla narrativa per
ragazzi, risultando secondo soltanto a Paravia negli elenchi dei testi ap-
provati per le adozioni dalle apposite commissioni tra il 1898 e il 1905.
Nel 1895 anche l’editore fiorentino cercò di incunearsi nel mercato dei
periodici magistrali con la rivista La rassegna scolastica che però non
incontrò il successo atteso e venne poi chiusa dopo pochi anni.
Fu tuttavia in un’altra direzione che Enrico Bemporad si dimostrò un
coraggioso innovatore. Nel 1906 egli trasformò la libreria editrice di
famiglia in società anonima, seguendo di due anni la scelta compiuta da
Treves a Milano, probabilmente compartecipe dell’iniziativa dal mo-
mento che figurava nell’elenco degli azionisti insieme alla Banca Zacca-
ria Pisa di Milano, già presente nella pregressa combinazione, ed altri
soci (ibid.: 106-108).
Anche nel centro e nel sud dell’Italia cominciarono a manifestarsi
negli ultimi due decenni del secolo iniziative che ambirono a contrastare
o per lo meno contenere lo strapotere delle grandi imprese del centro-
nord: Antonio Morano e i suoi eredi a Napoli (che, tuttavia, sul breve-
medio periodo pagarono a caro prezzo lo sforzo di alzare il livello della

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14 Giorgio Chiosso

concorrenza12); Rocco Carabba nella piccola cittadina di Lanciano, in


provincia di Chieti; Nicola Giannotta e Concetto Battiato a Catania;
Giuseppe Principato a Messina e Remo Sandron a Palermo, la cui espe-
rienza è l’unica che si possa comparare per ampiezza di catalogo e pene-
trazione nel mercato ai maggiori editori del nord.
Rilevata nel 1873 la libreria-editrice paterna, Remo Sandron s’in-
dustriò a trasformarla in una moderna impresa, destinata ad assumere
ben presto fisionomia e caratteristiche nazionali fino a intraprendere a
ritroso la strada percorsa dagli editori settentrionali, con la creazione di
una rete di filiali in tutte le maggiori città italiane (non solo Napoli e
Roma, anche Milano, Torino, Genova e Bologna) così da garantire una
distribuzione capillare.
Alla base del successo che portò il Sandron ad entrare nel novero
delle più importanti case editrici italiane c’erano vari fattori: moderni
impianti tipografici che, in analogia con i nuovi impianti tipografici di
Paravia e Vallardi, gli consentivano di curare in proprio le varie fasi del-
la pubblicazione dei suoi volumi; un ricco catalogo in grado di risponde-
re alle esigenze del mondo della scuola soprattutto elementare e della
scuola normale e, in secondo tempo, anche secondaria (Palazzolo 1990:
215-259); una pubblicità insistente sui giornali magistrali. Si trattava,
nella sostanza, di un modello ancora familiare nella proprietà, ma gestito
in un’ottica di sviluppo imprenditoriale, attento al mercato e ai ritorni
economici. L’interesse prioritario per i libri di scuola rientra precisa-
mente in questo orizzonte: Sandron non esita a rinviare pubblicazioni
prestigiose e importanti “per aver le mani libere per attendere alle ri-
stampe e alle nuove edizioni scolastiche” (ibid.: 256).
All’inizio del Novecento, quando Sandron incontrò Croce e, attra-
verso questi, Gentile e Lombardo-Radice e ne divenne per un certo pe-
riodo di tempo l’editore, passando con pragmatica disinvoltura da alfiere
12
Mascilli Migliorini 1999. I cataloghi di Morano degli inizi anni ’90 documen-
tano una netta prevalenza d’interessi verso il mondo della scuola con abbondanza di
edizioni e di riedizioni o di specifiche segnalazioni di adozioni che testimoniano
un’ampia presenza i cui nomi di maggiore spicco, nel campo della scuola elementa-
re, erano quelli di Giuseppe Vago (fecondo autore di sillabari e libri di lettura, sa-
cerdote, docente presso il prestigioso Liceo Vittorio Emanuele, che richiama altre
figure di ecclesiastici impegnati in varie parti d’Italia nel campo della pubblicistica
scolastica), Giuseppe De Luca (per la geografia), Luigi Pinto (scienze) e Francesco
Bertolini (storia). Nel 1897, tuttavia, l’azienda dovette far fronte a una forte crisi di
liquidità e dovette essere riordinata con il ridimensionamento della presenza nel
campo della scuola elementare e della cultura locale (pp. 123-125).

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 15

della cultura positivista e tardo-positivista – a giudizio di E. Garin uno


dei canali attraverso cui si compie la sprovincializzazione della cultura
italiana (1962: 160) nell’ultimo scorcio del secolo – a voce autorevole di
quella idealista, costituiva ormai una realtà editoriale importante, ben
oltre i confini dell’Italia meridionale.
4. La nuova generazione degli editori del primo Novecento
Nel passaggio tra i due secoli si manifestò sempre più evidente il
graduale, anche se molto lento, il declino dell’editoria scolastica locale.
Il mercato della scuola si avviò ad essere prerogativa soprattutto di alcu-
ni grandi stabilimenti tipografici in grado di espandersi (e di competere
tra loro) sull’intero territorio nazionale. Si fece così più netta e incolma-
bile la distanza tra i grandi editori ed i piccoli tipografi e librai locali.
Alle difficoltà di reggere la concorrenza di chi operava con criteri
imprenditoriali si unì un’altra, più specifica, ragione connessa al rapido
mutare dei programmi d’insegnamento che si susseguì dopo il 1880.
Mentre per gli editori maggiori i nuovi programmi rappresentavano l’oc-
casione per ampliare e rinnovare i cataloghi e rafforzarsi sul mercato, i
piccoli editori, che si affidavano per lo più a docenti locali interessati a
pubblicare i loro libri, avevano invece bisogno di grande stabilità, non
trovandosi in condizione di reggere il ritmo dei cambiamenti. Fu comu-
ne a molte imprese di provincia il tramonto della loro presenza nello
“scolastico” proprio in coincidenza con l’obsolescenza dei testi e la con-
testuale incapacità di rinnovare il catalogo.
All’indebolirsi della rete dei piccoli editori corrispose tra la fine
dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo l’affacciarsi sulla scena scola-
stica di nuovi protagonisti. Nel 1893 prese avvio intorno ad una libreria
aperta da poco in Torino l’attività di Simone Lattes con spiccati interessi
per il settore dell’istruzione commerciale, tecnica, industriale. Torino
non era certo nuova all’editoria scientifica e tecnologica: bastano i nomi
di Loescher, Bocca, Utet per cogliere il ruolo crescente di questo genere
di produzione. Ma nessun editore, salvo Hoepli con i suoi “manuali”,
fino a quel momento si era immesso con analoga ampiezza di orizzonti
in un mercato in rapida crescita, legato non soltanto agli istituti tecnici,
ma anche alle scuole professionali, ai corsi di apprendistato, alla crescita
dei mestieri di fabbrica che tenevano dietro alla prima industrializzazio-
ne italiana.
In quegli stessi anni anche i fratelli Laterza posero le basi della for-
tuna successiva. Soltanto nel 1913 Laterza si avventurò nel campo

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16 Giorgio Chiosso

dell’editoria per la scuola con la “Collezione scolastica Laterza” destina-


ta alle scuole secondarie, accompagnata dalle riserve di Croce (la cui
diffidenza verso i libri scolastici è quasi proverbiale), esperienza tuttavia
di gran lunga inferiore alle case editrici più attrezzate nel campo della
scuola e al valore culturale della restante sua produzione.
Dalle battaglie condotte dal mondo cattolico a sostegno della “buona
stampa” all’inizio del nuovo secolo sorsero due iniziative di notevole
rilievo, l’editrice bresciana La Scuola13 e la torinese Sei sostenuta da co-
spicui capitali salesiani (Targhetta 2007: 91-176 e ID. 2008). Mentre la
prima si consacrò soprattutto all’editoria per la scuola elementare e per
la formazione dei maestri e strinse, in seguito, stretti rapporti con
l’Università Cattolica di padre Gemelli, la seconda nutrì ambizioni più
vaste, operando a vasto raggio tra editoria scolastica ed editoria di buona
cultura.
Nel 1912, ad Ostiglia, piccolo centro in provincia di Mantova, il gio-
vane tipografo Arnoldo Mondadori avviava la propria attività, dedican-
dosi subito all’editoria infantile e al libro scolastico e soltanto in un se-
condo tempo ampliando in varie direzioni la propria attività editoriale.
Quando nel 1919 si costituì la casa editrice A. Mondadori comparve sul
Giornale della libreria un annuncio che ne illustrava le finalità, ponendo
al primo posto “il perfezionamento e il rinnovamento del libro di studio
e di diletto, destinato alla scuola e alla famiglia, per dotare l’Italia di un
nuovo corpo di pubblicazioni didattiche” e solo in secondo luogo
l’impegno “a partecipare alle correnti più vive del pensiero e della vita
nazionale con un contributo editoriale informato a novità e arditezza”
(Giornale della libreria, 7-15 marzo 1919, n. 9-10: 85).
Bastano questi pochi cenni sulle principali iniziative intraprese nel
passaggio tra i due secoli (altre se ne potrebbero ricordare da Vallecchi a
Signorelli, da De Agostini ad Albrighi e Segati, a Cedam) per cogliere il
dinamismo che segnò anche il campo dell’editoria scolastica in una fase
connotata dalla forte espansione del mercato della stampa quotidiana e
periodica, dall’ulteriore modernizzazione dei processi produttivi, dal-
l’ampliamento del numero dei lettori, dalla maggiore accessibilità del
libro, ormai alla portata di un largo pubblico.
Nell’incremento produttivo di quegli anni – “un diluvio di carta
stampata” secondo l’impressionistica espressione di Renato Serra (1920:
17) – si rifletteva il processo di generalizzazione della cultura dovuta sia
13
Pazzaglia ed. 2004. Altre notizie sulle origini e i primi sviluppi della casa edi-
trice bresciana in Cattaneo e Pazzaglia ed. 1997.

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 17

all’incremento della scolarità e alla riduzione dell’analfabetismo sia


all’aumento della classe media in età giolittiana.
5. L’editoria per la scuola di fronte alla riforma scolastica del 1923
Fu comunque la riforma scolastica del 1923 a rappresentare un tor-
nante decisivo (e tutt’altro che indolore) per l’editoria scolastica (Chios-
so 2004: 411-434 e ID. 2006: 127-139). I programmi di Gentile si abbat-
terono sulla scuola italiana come una potente sferzata, proponendosi per
metodo e contenuti in netta antitesi al filologismo di stampo positivista e
al metodismo herbartiano. La nuova scuola italiana doveva essere il la-
boratorio di una nuova cultura – spirituale, nazionale, a forte tenzione
etica – e il semenzaio per la formazione di un italiano più colto e in
quanto più colto più consapevole dei suoi doveri. Di qui l’impegno di
Gentile e di Lombardo Radice (e dei loro sodali) per rinnovare i libri
scolastici che dovevano essere all’altezza dei nuovi compiti assegnati
alla scuola.
E se per la scuola elementare i lavori di apposite Commissioni mini-
steriali orientarono la produzione editoriali verso nuovi modelli didatti-
ci, coltivando un’idea del tutto nuova di infanzia rispetto alla mentalità e
alle prassi ottocentesche, nel campo dell’istruzione secondaria lo scopo
fu quello di creare un circolo virtuoso tra la cultura scolastica e la cultu-
ra con la C maiuscola. Particolare cura venne assegnata non solo a valo-
rizzare i classici di ogni tempo (di qui la rinnovata produzione di questo
genere), ma promuovere testi scolastici affidati ai maggiori specialisti
dei vari ambiti del sapere.
Dopo la riforma si affermarono, e il fatto non è casuale, nei circuiti
scolastici scrittori di grande richiamo come, ad esempio, Corrado Alva-
ro, Virgilio Brocchi, Grazia Deledda, Alfredo Panzini, Ermenegildo Pi-
stelli, Giuseppe Prezzolini, Dino Provenzal, Clemente Rébora come se
gli editori volessero dar segno di una nuova qualità del libro per la scuo-
la. Un gran numero di docenti universitari accettarono, a loro volta, la
non facile sfida della manualistica scolastica: letterati (Flora, Momiglia-
no, Russo), storici (Omodeo, Rodolico), filosofi (Carlini, Fazio All-
mayer, Guzzo, Aliotta), antichisti (Calderini, Terzaghi, Valgimigli), ge-
ografi (Almagià, De Magistris, Gribaudi), matematici e scienziati (Paolo
Enriques, Palatini, Vaccari) e l’elenco è certamente molto lacunoso.
I magazzini editoriali che negli ultimi decenni dell’800 si erano
riempiti di manuali che sminuzzavano il sapere con approcci di seconda
e di terza mano, apparvero improvvisamente inutilizzabili.

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18 Giorgio Chiosso

Le conseguenze furono rilevanti sotto tutti gli aspetti. Un certo nu-


mero di editori non riuscì o non volle rinnovare i cataloghi e abbandonò
il campo; altri si sforzarono di resistere, tentando il semplice rimaneg-
giamento dei testi; altri ancora si affidarono a quelle parti dei cataloghi
compatibili con i nuovi programmi, ridimensionando le loro ambizioni.
Ma alle difficoltà incontrate dai più corrispose anche l’intraprendenza di
chi comprese che una nuova stagione si stava aprendo, s’ingegnò a in-
terpretare in modo originale le indicazioni dei programmi e a dar vita a
nuove collane. L’esito di questa tumultuosa fase fu, come diremo tra
breve, una profonda ridefinizione della geografia dell’editoria scolastica.
La ferrea determinazione di Gentile e Lombardo Radice produsse
due principali conseguenze, una immediata ed una più dilazionata nel
tempo. La prima fu un certo sconvolgimento del mercato. Alcune case
editrici risultarono particolarmente colpite dai giudizi negativi espressi
dalle Commissioni ministeriali deputate a esprimere l’idoneità dei testi
per l’adozione. Editori di gran nome come Paravia, Bemporad e Vallardi
si videro bocciati o approvati con riserva molti libri e dovettero rapida-
mente rivedere i testi. Ma ci fu anche chi trasse vantaggio dalla nuova
situazione: Mondadori e Vallecchi si presentarono con una buona scelta
di nuovi volumi (tutti approvati), sottraendo quote non indifferenti di
mercato ad altri più antichi editori.
La seconda conseguenza fu meno immediata e prese compiuta fisio-
nomia negli anni immediatamente successivi. Il mondo editoriale fu per-
corso da sospetti, invidie, complicità. Il lavoro di revisione delle Com-
missioni ministeriali (Ascenzi e Sani ed. 2005) che si susseguirono fino
al 1929 (quando fu introdotto il libro unico di Stato) si svolse tra conti-
nue polemiche alimentate dagli interessi in gioco e dalle pressioni eser-
citate fino ai massimi livelli. Ad esempio Mondadori cercò affannosa-
mente il contatto giusto con il nuovo ministro dell’Istruzione Casati per
“fargli inserire nella Commissione per la revisione dei libri di testo an-
che ‘qualche letterato’, scelto possibilmente tra i suoi autori”14 e Mon-
dadori non fu certamente il solo editore ad agire in tal senso.
In seguito all’entrata i vigore della riforma si delinea una nuova geo-
grafia dell’editoria scolastica e nuovi rapporti di forza cui non furono
estranei i rapporti stabiliti da alcuni editori con il fascismo. Alcuni edito-
ri erano strettamente legati ai maggiori esponenti del partito (per restare
14
Decleva 1993: 85. A giustificazione dell’operazione Mondadori adduceva la
necessità di “difendersi come ciascuno può e sa in questo terribile nostro ambiente
(parlo di editori scolastici)”.

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 19

nel nostro campo ad esempio Cappelli, Vallecchi, Principato e più tardi


Sansoni), altri lo fiancheggiavano con livelli di coinvolgimento più o
meno rilevanti (Mondadori, Paravia, Sei, Vallardi, Hoepli per citare sol-
tanto i maggiori). Quasi inesistenti i silenzi che equivalevano ad una
fronda che nell’ambito scolastico era addirittura inimmaginabile.
Nel campo della scuola secondaria la continua revisione dei pro-
grammi (1923, ritocchi nel 1925 e nuovi programmi nel 1936 allo scopo
di assicurare una scuola sempre più allineata con il fascismo) e la crea-
zione di nuovi tipi di scuole (quelle di avviamento al lavoro nel 1930)
determinarono un lungo periodo di instabilità. Una grande casa editrice
come la Paravia impiegò circa un decennio per assestare il catalogo sco-
lastico rispetto ai cambiamenti in corso (Targhetta 2007: 70-90).
Le imprese maggiori si preoccuparono, in un primo tempo, di ricicla-
re i testi meno antichi, adattandoli alle nuove esigenze, pubblicizzando i
cataloghi con ripetuti richiami alla piena coerenza tra i testi e la riforma.
Il rinnovamento dei cataloghi fu lento e graduale, ma fu questo un
passaggio ineludibile per gli editori che accettarono di restare nel campo
del libro per l’istruzione secondaria. Una nuova temperie percorse la
scuola italiana e tracciò gli orientamenti della nuova manualistica per la
scuola. Dall’esame di alcune vicende editoriali si possono raccogliere
indicazioni interessanti: si constata, per esempio, il ridimensionamento
di imprese notevoli e da tempo sul mercato come il livornese Giusti e i
torinesi Petrini (che poté salvarsi grazie soprattutto ai profitti del fortu-
nato dizionario italo-francese firmato a fine Ottocento da Candido
Ghiotti) e Loescher (con l’amplissima scelta di classici). Altri importanti
editori da tempo attivi nello scolastico, anche se non ai primissimi posti
della graduatoria come Utet e Drucker, decisero addirittura di lasciare il
settore. Ma soprattutto s’indebolì ulteriormente quel vasto reticolato di
piccoli editori di provincia che ancora nelle adozioni del 1914 contava
decine di sigle che la riforma spiazzò in maniera irreversibile.
Alla semplificazione della geografia editoriale d’anteguerra corri-
spose l’ingresso o il rafforzamento sul mercato di nuove e spesso potenti
forze editoriali come Mondadori, Principato, Cappelli, Lattes, Signorelli,
Sei che si affiancarono e, in qualche caso, giunsero ad insidiare le posi-
zioni delle case editrici tradizionalmente più forti nell’istruzione secon-
daria come Paravia, Albrighi e Segati, Sansoni, Sandron, Zanichelli. La
cattolica Sei, per esempio, poté contare sul cospicuo mercato delle scuo-
le cattoliche rinvigorite dalla riforma di Gentile e sulla reintroduzione
dell’insegnamento religioso nelle scuole. Vallecchi e Principato, a loro

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20 Giorgio Chiosso

volta, si avvalsero dei rapporti di collaborazione stretti a suo tempo con


Gentile15 e con una serie di suoi allievi o studiosi a lui vicini che s’im-
pegnarono (Omodeo, Saitta, Momigliano) nella compilazione di testi
scolastici in linea con lo spirito della riforma, dando in tal modo all’e-
ditore messinese il non secondario vantaggio di rappresentare una delle
avanguardie editoriali nell’adeguamento del catalogo allo spirito e alla
sostanza della riforma.
Per non parlare delle iniziative editoriali direttamente ispirate o addi-
rittura coordinate da Gentile (Vallecchi, Principato e poi Sansoni) e da
altri suoi stretti collaboratori come Ernesto Codignola (Vallecchi e poi
La Nuova Italia) e Giuseppe Lombardo Radice (con vari editori). Esse ci
introducono ad un capitolo che meriterebbero ben più di un fugace cen-
no e su cui esistono già ricerche e studi che hanno ricostruito l’intreccio
di strategie politico-culturali e interessi economici. Vicende che s’in-
trecciano con i complessi rapporti che l’editoria italiana (e non solo
quella scolastica) andò via via stringendo con il fascismo, infeudandosi
al regime in cambio di benefici e di prebende come sgravi fiscali, facili-
tazioni nelle spedizioni postali, potenziamento delle biblioteche pubbli-
che, finanziamenti speciali.
Il libro è visto come un indispensabile strumento per rafforzare la
spesso fragile cultura dell’italiano medio e, nel medesimo tempo, come
una formidabile occasione per la costruzione del consenso politico. Di
qui il sostegno del regime alla promozione del libro per i ragazzi (l’edi-
toria per l’infanzia, sia detto incidentalmente, scrive tra le due guerre
alcune delle sue pagine più significative), la moltiplicazione delle biblio-
teche di classe e, a livello generale, la creazione dell’Ente nazionale per

15
Gentile ebbe duraturi rapporti con Principato a partire dalla pubblicazione de
La riforma della dialettica hegeliana (1913). Con quest’opera l’editore messinese
avviò la collana “Studi filosofici” diretta dal filosofo siciliano nella quale apparvero
sia altri suoi notevoli lavori (come gli Studi Vichiani, 1915 e i tre volumi di Le ori-
gini della filosofia contemporanea in Italia, 1917-1923) sia studi di suoi più giovani
collaboratori ed allievi o comunque di intellettuali a lui vicini come A. Omodeo,
Gesù e le origini del cristianesimo (1913), Prolegomeni alla storia dell’età aposto-
lica (1921) e Storia delle origini cristiane (1922); G. Saitta, Il pensiero di Vincenzo
Gioberti (1917) e La filosofia di Marsilio Ficino (1923); V. Fazio Allmayer, La
teoria della libertà nella filosofia di Hegel (1920). Presso Principato iniziarono
inoltre nel 1920 le pubblicazioni del Giornale critico della filosofia italiana, fondato
e diretto dal Gentile per fornire un ulteriore strumento all’ampliamento della
filosofia attualistica.

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 21

le biblioteche popolari e scolastiche negli anni ’3016.


Questi cambiamenti intercettano le grandi trasformazioni che interes-
sano il mondo dell’editoria. A partire dall’inizio del Novecento si avviò
un processo di graduale transizione da un’editoria ancora condizionata
in larga misura da proprietà individuali e di famiglia e gestita con criteri
alquanto artigianali a un’editoria di capitali segnata da maggiore im-
prenditorialità con un più stretto rapporto con gli interessi bancari e poli-
tici. Oltre a editori e uomini di cultura nei consigli di amministrazione
delle principali case editrici cominciarono a sedere anche personaggi del
mondo finanziario, dell’industria e della politica. Questo fenomeno si
associò, a sua volta, ai processi di modernizzazione dell’industria edito-
riale con il miglioramento dei macchinari di stampa, una distribuzione
più efficace e capillare, una concorrenza a tutto campo che, specie in
ambito scolastico, ridusse gli spazi delle piccole imprese e favorì la spe-
cializzazione di settore.
Il prodotto editoriale scolastico si configura sempre più un prodotto a
gestione complessa alla cui realizzazione concorrono interessi e compe-
tenze diverse: non solo l’editore e l’autore, ma anche gli esperti di didat-
tica, i redattori specializzati, gli illustratori, i pubblicitari. Infine i propa-
gandisti, ai quali è affidato il compito di visitare capillarmente le scuole
per illustrare periodicamente ai docenti le novità editoriali. Una organiz-
zazione che ci è ormai del tutto familiare o, almeno è familiare a chi ha
vissuto nella scuola degli ultimi decenni e che, invece, può apparire ob-
soleta o quasi a chi è ormai immerso nel mondo dell’e-book.

Bibliografia

ASCENZI A., SANI R. ed. (2005), Il libro per la scuola tra idealismo e
fascismo. L’opera della Commissione centrale per l’esame dei libri di
testo da Giuseppe Lombardo Radice ad Alessandro Melchiori (1923-
1928), Milano, Vita e Pensiero.
BERENGO M. (1980), Intellettuali e librai nella Milano della Restaura-
zione, Torino, Einaudi.
BETTI C. (2007), L’editoria scolastica della Bemporad. Fortuna e decli-
no, in C. I. Salviati, Paggi e Bemporad editori per la scuola. Libri per
leggere, scrivere e far di conto, Firenze, Giunti.
16
Sui rapporti tra editoria scolastica e per ragazzi e il fascismo v. Scotto di Lu-
zio 1996 e Galfré 2005. Molte segnalazioni anche in Fabre 1998.

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22 Giorgio Chiosso

Bibliografia scolastica compilata a cura dell’Associazione italiana per


l’educazione del popolo (1871), Roma-Torino, Paravia.
CAMERA DEI DEPUTATI (1890), Discorsi pronunziati dal ministro Paolo
Boselli, Roma, Tipografia della Camera dei Deputati.
CATTANEO M., PAZZAGLIA L. ed. (1997), Maestri, educazione popolare
e società in “Scuola Italiana Moderna”. 1893-1993, Brescia, La
Scuola.
CHILLÉ S. (1993), “Editoria e scuola a Milano. Il caso del Risveglio edu-
cativo”, in G. Chiosso ed., Scuola e stampa nell’Italia liberale. Gior-
nali e riviste per l’educazione dall’Unità a fine secolo, Brescia, La
Scuola, 51-66.
CHIOSSO G. (1997), “Libri, editori e scuola a Torino nel secondo Otto-
cento”, Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche
4, 85-116.
CHIOSSO G. (2004), “L’editoria scolastica prima e dopo Gentile”, Con-
temporanea 3, 411-434.
CHIOSSO G. (2006), “Il rinnovamento scolastico del libro scolastico nel-
le esperienze di Giuseppe Lombardo Radice e dei lombardiani”, Hi-
story of education & childen’s literature 1, 127-139.
CHIOSSO G. ed. (1992), I periodici scolastici nell’Italia del secondo Ot-
tocento, Brescia, La Scuola.
CHIOSSO G. ed. (1997), La stampa pedagogica e scolastica in Italia
(1820-1943), Brescia, La Scuola.
CHIOSSO G. ed. (2003), TESEO. Tipografi e editori scolastico-educativi
dell’Ottocento, Milano, Editrice Bibliografica.
CHIOSSO G. ed. (2008), TESEO ’900. Editori scolastico-educativi del pri-
mo Novecento, Milano, Editrice Bibliografica.
CHOPPIN A. (2008), “Le manuel scolaire, une fausse évidence histori-
que”, Histoire de l’éducation 117, 7-56.
DECLEVA E. (1993), Arnoldo Mondadori, Torino, Utet.
FABRE G. (1998), L’elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, To-
rino, Zamorani.
GALFRÉ M. (2005), Il regime degli editori. Libri, scuola e fascismo, Ro-
ma-Bari, Laterza.
GALLINA M. A. ed. (2009), Scegliere e usare il libro di testo. Riflessioni
ed esperienze, Milano, Franco Angeli.
GARIN E. (1962), La cultura italiana tra ’800 e ’900, Bari, Laterza.
MASCILLI MIGLIORINI L. (1999), Una famiglia di editori. I Morano e la
cultura napoletana tra Otto e Novecento, Milano, Angeli.

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L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica tra Otto e primo Novecento 23

PALAZZOLO M. I. (1990), I tre occhi dell’editore. Saggi di storia del-


l’editoria, Roma, Archivio Guido Izzi.
PAZZAGLIA L. ed. (2004), Editrice La Scuola 1904-2004. Catalogo sto-
rico, Brescia, La Scuola.
TURI G. ed. (1997), Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, Fi-
renze, Giunti.
RAGONE G. (1999), Un secolo di libri. Storia dell’editoria in Italia
dall’Unità al post-moderno, Torino, Einaudi.
RAICICH M. (1996), Di grammatica in retorica. Lingua, scuola, editoria
nella Terza Italia, Roma, Archivio Guido Izzi.
REBELLATO E. ed. (2008), Mondadori. Catalogo storico dei libri per la
scuola (1910-1945), Milano, Franco Angeli.
SCOTTO DI LUZIO A. (1996), L’appropriazione imperfetta. Editori, bi-
blioteche e libri per ragazzi durante il fascismo, Bologna, Il Mulino.
SERRA R. (1920), Le lettere (ristampa). Con l’aggiunta dei Frammenti
inediti del secondo volume e di un indice onomastico, Roma, La Voce.
TARGHETTA F., 2007, La capitale dell’impero di carta. Editori per la
scuola a Torino nella prima metà del Novecento, Torino, Sei.
TARGHETTA F. (2008), Serenant et illuminant. I cento anni della Sei,
Torino, Sei.

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista

ANNA M. MANDICH
Università di Bologna

Questa ricerca prende l’avvio a partire dalle stimolanti proposte fatte


proprio nell’ambito delle nostre giornate di lavoro da Bruna Ranzani che
nel suo intervento del lontano novembre 2002 che molti ricorderanno,
aveva aperto nuove prospettive di ricerca per tutti noi già da tempo im-
pegnati a ricostruire la storia dell’insegnamento delle lingue straniere.
Nello studio dei rapporti che intercorrono tra cambiamenti politici e sta-
tuto delle lingue (e loro insegnamento nella scuola pubblica) un’im-
portanza certamente rilevante ha lo studio dell’editoria il cui sviluppo e i
cui cambiamenti risentono in ogni epoca delle diverse politiche culturali
e sociali. Questo studio, oltre ad evidenziare il più o meno costante inte-
resse di alcune maggiori case editrici per l’editoria scolastica, permette
anche di scoprire il ruolo svolto, marginale o meno, da alcune realtà lo-
cali, di interrogarsi sul perché di certe fortune editoriali o di certi insuc-
cessi, di mettere in luce maggiori o minori coinvolgimenti del potere po-
litico in certe scelte editoriali e scolastiche.
Rinvio per tutto quanto riguarda le osservazioni di carattere generale
su questo argomento e per la bibliografia – assai vasta e che andrà natu-
ralmente ad arricchirsi via via dei nuovi apporti che tutti i membri del
CIRSIL vorranno segnalare – a quanto Bruna Ranzani vorrà aggiungere
nel suo intervento pubblicato in questo stesso numero dei Quaderni.
Per quel che mi concerne, ho cercato di far tesoro di tutte le rifles-
sioni, culturali e metodologiche, presenti nell’intervento di Bruna Ran-
zani e di applicarle al campo di mia più stretta pertinenza e competenza,
che è quello del periodo fascista. Mi sembrava opportuno restringere al
massimo il campo di indagine per poter giungere a qualche risultato in-

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2 Anna M. Mandich

teressante che avrebbe poi potuto essere applicato ad un terreno di inda-


gine più vasto.
Sono dunque partita dai dati raccolti nel Repertorio di manuali pub-
blicati in epoca fascista (dal 1923 al 1943) (Mandich 2002), limitando-
mi inizialmente a quelli riguardanti la manualistica per l’insegnamento
della lingua francese; ho deciso per il momento di non tener conto dei
dati, ancora piuttosto scarni, da me ritrovati concernenti lo studio delle
altre lingue straniere, perché sono dati che dovrebbero essere maggior-
mente arricchiti e controllati con attenzione, cosa che mi propongo di
fare in un secondo tempo.
Ho analizzato dunque i dati contenuti nel corpus qui raccolto parten-
do proprio da quelli relativi alla pubblicazione dei manuali (anno di
pubblicazione, ristampe, case editrici, luoghi di edizione, periodizza-
zioni interne incrociate coi momenti salienti della storia italiana del pe-
riodo, ecc.). I risultati che qui posso presentare sono ancora relativi e par-
ziali, in quanto più cercavo di analizzare per ottenere risposte, più i pro-
blemi si moltiplicavano ponendo altri interrogativi altrettanto interessanti
e ineludibili per dare risposte significative e non troppo superficiali.
Dunque non potrò presentare qui nessun bilancio definitivo ma sol-
tanto alcune considerazioni che andranno ancora confrontate e incrociate
con altri dati tenendo conto anche di importanti lavori che sono stati
pubblicati nel frattempo (alludo ad es. all’imprescindibile contributo di
TESEO ‘900).
Parto dunque dai dati già forniti nel repertorio citato, cioè dai titoli
pubblicati nel corso del ventennio, che comprendono sia i manuali pub-
blicati per la prima volta in questo periodo sia le ristampe di titoli già
pubblicati in periodi precedenti. Si tratta di circa 800 titoli nei quali sono
comprese le riedizioni con titolo o editore diverso ma non le ristampe di
questi manuali.
A questo elenco mi è sembrato opportuno aggiungere, per una mag-
giore completezza del quadro, anche i dati relativi alle pubblicazioni de-
stinate alla scuola ma non strettamente legate all’apprendimento della
lingua: parlo delle opere di autori francesi che venivano utilizzate da
studenti e professori in classe e a casa, in versioni integrali o ridotte,
commentate o meno; in realtà questi volumi sono numerosi e hanno con-
tinuato ad essere stampati per tutto il ventennio. I titoli di questo gruppo
sono 337 (v. appendice 1) e se si comprendono anche le ristampe suc-
cessive si arriva ad una cifra di 435.
Insieme, come si vede, parliamo di circa 1137 titoli (ogni titolo, lo

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 3

ricordo, compare una sola volta nell’elenco), a cui andranno aggiunte le


numerose, e a volte numerosissime, ristampe sia di alcuni manuali di ri-
ferimento rimasti in uso per tutto il ventennio e spesso già presenti nelle
scuole di fine Ottocento o dell’inizio Novecento (alludo ad autori come
Gatti, Caricati, Gambier o Lagorio) sia di autori e opere che solo con il
ventennio acquistano una loro importanza e centralità nell’insegnamento
linguistico (parlo ad es. di Amato, Bisi, Cavallucci, Fagnani, Jaccot e
Malfatti) di cui è difficile, per non dire impossibile, ricostruire con esat-
tezza l’intera produzione1.

Questi dati in assoluto non ci forniscono nessun elemento di giudi-


zio, ma se li confrontiamo con i dati nazionali e con l’andamento gene-
rale del periodo, diventano significativi. Gianfranco Pedullà, che ha stu-
diato attentamente i dati relativi all’editoria italiana nel ventennio fasci-
sta, parla di una media annuale di 5487 titoli stampati tra il 1918 e il
1927 con un successivo rapido aumento che permette di passare dai
6000 titoli del 1927 ai 12.000 titoli del 1930 - superata anche la crisi del
1929 - e ai 12.500 circa del 1933, momento più alto dell’editoria fra le
due guerre (Pedullà 1997: 345), per poi ridiscendere nuovamente con
l’avvicinarsi della seconda guerra mondiale.
Se confrontiamo questi dati con i grafici dei titoli pubblicati in ambi-
to scolastico nel corso del ventennio (grafici 1 2 e 3), possiamo osserva-
re un andamento ben diverso rispetto a quello dell’editoria in generale.

1
La difficoltà di reperimento di tutte le edizioni dichiarate porta ad una difficol-
tà di mappatura tale da mantenere sempre molto alti i margini di incertezza. Alla
difficoltà di reperimento di questi dati si affianca anche infatti la complessità di tale
ricerca dove un testo in più volumi può avere un numero di ristampe diverso per o-
gni volume. Per dare solo un’indicazione molto approssimativa della quantità di
queste ristampe e nuove edizioni, posso riportare i dati finora reperiti nella rileva-
zione da me fatta: a fronte dei circa 800 titoli catalogati, se ne sono ritrovati circa
1250 relativi a edizioni e ristampe successive (con spesso l’indicazione di
un’edizione ma non delle precedenti).

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an
no
0
10
20
30
40
50
60
70

a 19
nno 23
a 19
n no 24
a 19
nno 25
an 192
no 6
an 192
no 7
a 19
nno 28
a 19
nno 29
a 19
nno 30
an 193
no 1
an 193
no 2
a 19
nno 33

grafico 1
a 19
nno 34
a 19
nno 35
a 19
nno 36
num ero edizioni m anuali per anno

an 193
no 7
a 19
nno 38
a 19
nno 39
a 19
nno 40
a 19
nno 41
an 194
n o1 2
943
edizioni testi d'autore

45
40
35
30
25
20
15
10
5
0

19 23 924 925 926 927 928 929 930 931 932 933 934 935 936 937 938 939 940 941 942 943
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 o1
n o no no no no no no no no no n o n o n o n o n o no no no no no n
an an an an an an an an an an an an an an an an an an an an an

grafico 2
anno
1
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no 3
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no 4
1
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n 5
o
1
an 92
no 6
1
an 92
n o 7
19
anno 28
1
an 92
no 9
an 193
no 0
an 193
manuali

no 1
a 19
nno 32
1
an 93
n o 3
1

grafico 3
an 93
no 4
1
an 93
n 5
o
testi d'autore

19
anno 36
1
an 93
no 7
an 193
no 8
an 193
no 9
an 194
no 0
1
an 94
n 1
o
1
an 942
no 19
43

0
10
20
30
40
50
60
70
L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 7

I dati raccolti nel repertorio e rappresentati in questi grafici permettono


alcune interessanti ipotesi di lettura:
a. relativamente agli anni di pubblicazione;
b. relativamente agli editori;
c. relativamente ai luoghi di edizione.
a. Anni di pubblicazione
Per quanto riguarda gli anni di pubblicazione, possiamo comparare que-
sti dati con quelli forniti da Pedullà per l’editoria italiana dello stesso
periodo. Se a livello nazionale, come si è detto, l’editoria nel decennio
che va dal 1918 fino al 1927 risente ancora della crisi del primo dopo-
guerra con una media annuale che è la più bassa del periodo, appunto
quei 5500 nuovi titoli circa all’anno, possiamo vedere invece dai dati
che abbiamo sott’occhio come questo periodo sia molto fecondo per
l’editoria scolastica. Questo fenomeno si può spiegare con il fatto che
questi anni (dal 1923 al 1926) coincidono con la nascita del fascismo
che punterà proprio sulla scuola per la formazione delle future nuove
leve dello stato fascista: ci sarà infatti nel 1923 la prima riforma della
scuola, la riforma Gentile, e questo spiega l’importante numero di nuovi
testi pubblicati, sia che si tratti di vere novità sia che si tratti di rifaci-
menti, spesso solo esteriori, di vecchi manuali già in uso, ma rivisti “se-
condo i nuovi programmi ministeriali”. Dopo il 1927 si assiste ad una
ripresa nella produzione di manualistica dedicata all’apprendimento lin-
guistico che rimarrà pur con alti e bassi piuttosto costante negli anni e
comincerà a decrescere solo dopo il 1936, anno particolarmente signifi-
cativo per il regime che, volendo introdurre nella società e dunque anche
nella scuola una netta differenziazione di ruoli, favorirà la nascita di
manuali scolastici per i giovani che devono iniziarsi alla “cultura milita-
re e per le fanciulle, per addestrale alle arti femminili e ad un ruolo di
supporto all’interno della famiglia (Mandich 2002: 45:71).
Dopo questa data si assisterà ad un declino piuttosto evidente man
mano che ci si avvicina alla fine del decennio con una piccola ripresa
nel 1940 in coincidenza con la seconda riforma della scuola, quella di
Bottai, mai messa in atto, per la quale però si erano già approntati, e lo
vediamo dal numero di titoli pubblicati in quell’anno, i nuovi manuali
destinati ad introdurre questa riforma nella scuola.
Stesse valutazioni si possono fare per i testi d’autore che parallelamente
vedono un’importante fioritura attorno al 1924 per poi ridiscendere a va-

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8 Anna M. Mandich

lori che si mantengono più o meno costanti fino al 19362.


Negli anni che seguono il 1936, con la promozione da parte del go-
verno di politiche autarchiche che portano ad una chiusura nei confronti
di tutto quanto non fosse “italiano” e “fascista”, si assiste ad una ridu-
zione dell’interesse verso gli insegnamenti linguistici e verso ogni pro-
duzione di autori stranieri: questo spiega i dati relativi all’ultimo periodo
del regime e la rapida decrescita in questo settore dell’editoria scolastica.
b. Gli editori
Per quanto riguarda gli editori, quelli che sono rappresentati qui sono
162, compresi 6 editori che nel corso del ventennio hanno pubblicato
solo testi d’autore destinati alla scuola.
Di questi, 75 (pari al 46,3% circa) pubblicano più di un titolo durante
il ventennio, mentre 87 (corrispondenti al 53,70%) non pubblicano che
un solo titolo in tutto il periodo. Se consideriamo che questi 75 editori
pubblicano insieme 677 titoli su circa 800 per quanto riguarda la manua-
listica (pari all’84,6% dell’insieme) mentre per le letture parliamo di 326
titoli su 337, pari al 97,7%, risulta molto evidente la concentrazione di
queste pubblicazioni in poche case editrici più affermate (e più sovven-
zionate) che pubblicano con una certa continuità in tutto il periodo, men-
tre i tentativi di piccole case editrici o tipografie locali di dare alle stam-
pe nuovi testi scolastici, pur numerosi, rimangono isolati e sono proba-
bilmente legati a situazioni specifiche (amicizia con un autore, richiesta
di una scuola o di un ambito territoriale o locale…).
In realtà abbiamo detto che 162 sono le case editrici qui rappresenta-
te; se consideriamo che dal censimento dell’ISTAT del 1927 risultano
attive in Italia 620 imprese editoriali e che di queste – come ben eviden-
zia Chiosso (Chiosso 2008: VII) – solo 430 si occupano del settore sco-
lastico, possiamo valutare che la produzione che riguarda il campo che
ci interessa rappresenta circa un quarto del mercato editoriale nazionale
e più di un terzo di quello scolastico.
Incrociando questi dati con quelli relativi agli anni di pubblicazione si
evidenzia con maggiore chiarezza la concentrazione sempre maggiore su
poche e importanti case editrici a discapito delle minori che vanno via
via scomparendo nel secondo decennio. (v. appendice 2).
Altri elementi interessanti ancora da analizzare sono la produzione dei
singoli editori in questo campo, i rapporti tra gli autori dei manuali e le

2
Nel grafico 3 appaiono soltanto i dati relativi alle prime edizioni di questi testi
che continueranno anch’essi ad essere ristampati con regolarità fino al 1936.

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 9

diverse case editrici e la periodizzazione del prodotto editoriale immesso


sul mercato che potrà fornire utili informazioni per valutare più preci-
samente l’impatto della politica linguistica del regime rispetto allo stu-
dio e alla diffusione della lingua e cultura francese nella società italiana.

c. I luoghi di edizione
Anche per quanto riguarda le presenze sul territorio italiano di questi
editori, si possono fare alcune osservazioni interessanti: come si può ve-
dere ( v. grafico 4) le aziende sono distribuite su quasi tutta l’area del
paese, anche se con differenze molto rilevanti. Le aree geografiche rap-
presentate sono 15, mancano completamente la valle d’Aosta, il Trenti-
no (o la Venezia tridentina, come si chiamava all’epoca), la Sardegna e
la Basilicata. Il Molise all’epoca era ancora parte di un più ampio terri-
torio noto come Abruzzi e Molise (il Molise si costituirà area autonoma
solo nel 1963).
La presenza sul territorio, come si può osservare, è fortemente diffe-
renziata (grafico 5): si va dalle 34 imprese che operano sul territorio
lombardo – il più densamente rappresentato – ai numeri esigui di regioni
come le Marche e la Calabria (che contano soltanto 2 e 1 casa editrice
rispettivamente).
Questi numeri, ordinati per regione, danno i grafici seguenti:

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10 Anna M. Mandich

numero case editrici per regione

35
30
25
20

15
10
5

0
Ve il i a
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Fr

grafico 4 - Presenze degli editori scolastici per l’insegnamento della lingua france-
se sul territorio italiano suddivisi per regione

EDITORI SUL TERRITORIO ITALIANO

Editori scolastici per il Editoria italiana


francese
NORD 79 (49% circa) 369 (59,5%)

CENTRO 46 (28% c.) 175 (28,2%)

SUD 23 (14% c.) 63 (10%)

ISOLE 14 (9% c.) 13 (2% c.)

162 620

grafico 5

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 11

La presenza del Nord, come si vede, è importante e rappresenta circa il


49% dell’intera produzione nazionale nel settore, mentre il centro rap-
presenta circa il 28% del totale e il sud non ha che il 14%; la Sicilia, u-
nica isola rappresentata, ha da sola il 9%.
Questi dati, confrontati con i relativi dati nazionali sono assai inte-
ressanti. Le proporzioni esistenti sul piano nazionale, come si può vede-
re, non sono del tutto rispettate. Dai numeri forniti dall’ISTAT per il
censimento del 1927 (Pedullà 1997: 346) emerge infatti una forte dispa-
rità fra il Nord e il resto del territorio, disparità che in qualche modo è
meno evidente nel settore qui preso in esame anche se le cifre devono
essere ovviamente confrontate con quelle relative a tutta la produzione
scolastica nazionale del periodo. Si può ipotizzare che l’editoria scola-
stica nel campo linguistico sia più uniformemente diffusa sul territorio
di quanto non lo sia l’editoria destinata ad un pubblico già alfabetizzato
e la cui presenza è meno forte nel centro e nel sud dell’Italia.
I dati forniti da Chiosso e riprodotti nella Tabella III (Teseo ‘900:
CXXX) relativi alla distribuzione delle case editrici del settore scolasti-
co per area geografica negli anni 1800-1943 forniscono un ulteriore e-
lemento di confronto. Le cifre riportate appaiono non del tutto allineate
con quelle relative al settore linguistico qui analizzate anche se nelle ta-
belle riportate in Teseo ‘900 mancano dati relativi al settore scolastico
specifici per il periodo fascista (v. grafici 6 e 7).

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12 Anna M. Mandich

distribuzione case editrici per regione

250

200

150

100

50

0
a
te dia ge ria uli to na na io he zo ria ia lia ria ata lia na
on bar adi ligu gi ene ag sca laz arc ruz mb pan pug lab ilic sici deg
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editori scolastici per le lingue editori scolastici

grafico 6

editori per le editori


regione lingue str. percentuali scolastici percentuali
Lombardia 34 20,98% 207 19,63%
Piemonte 25 15,43% 158 14,99%
Lazio 18 11,11% 80 7,59%
Toscana 18 11,11% 162 15,37%
Campania 15 9,25% 84 7,96%
Sicilia 14 8,64% 151 14,32%
Emilia-
romagna 7 4,32% 54 5,12%
Puglia 7 4,32% 59 5,59%
Veneto 6 3,70% 68 6,45%
Umbria 6 3,70% 15 1,42%
Friuli-Venezia
Giulia 4 2,46% 27 2,56%
Liguria 3 1,85% 13 1,23%
Abruzzi e Mo-
lise 2 1,23% 17 1,61%

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 13

Marche 2 1,23% 16 1,51%


Calabria 1 0,61% 9 0,85%
Trentino Alto
Adige 13 1,23%
Basilicata 10 0,94%
Sardegna 3 0,28%
grafico 7
Evidente risulta la concentrazione soprattutto attorno a poche aree della
penisola: per il Nord la Lombardia e il Piemonte seguite da lontano dal
Veneto (dove molto meno importante risulta la produzione editoriale per
le lingue straniere rispetto ai dati nazionali per il settore scolastico); per il
Centro la Toscana – molto forte soprattutto a livello nazionale - seguita ad
una certa distanza dal Lazio (meglio rappresentato nell’editoria per le lin-
gue); il Sud è rappresentato dalla Campania e in misura minore dalla Pu-
glia (molto meno impegnata invece nel settore dell’insegnamento delle
lingue straniere); le isole sono rappresentate nel settore scolastico a livello
nazionale soprattutto dalla forte presenza della Sicilia seguita da una Sar-
degna completamente inesistente per quanto riguarda il settore linguistico.
Analizzando più da vicino i dati incrociati così ottenuti3 emerge che
il Piemonte “tiene”, come si suol dire, con le sue aziende “storiche” co-
me Paravia4 e Petrini – costantemente presenti nel corso del ventennio –
Chiantore (che subisce però una flessione negli anni trenta), Casanova e
Lattes (che confluirà nel 1938 nella Editrice Libraria Italiana), accanto a
queste un ottimo risultato ha la cattolica SEI (Società Editrice Interna-
zionale) nata nel 1910 con i suoi oltre cento titoli complessivi che vede
un rafforzarsi della sua posizione negli anni trenta probabilmente grazie

3
Cfr. appendice 2.
4
Non è da dimenticare l’importante apporto di alcune case editrici, quali appunto la
Paravia, nella pubblicazione e divulgazione di riviste scolastiche destinate soprattutto ai
docenti di lingue straniere moderne. Scriveva infatti Ghiotti nel 1883 nel I numero della
rivista La lingua francese nelle scuole secondarie d’Italia (I, 1): “La nostra impresa non è
scevra di difficoltà, non lo ignoriamo, ma non appena l’abbiamo noi iniziata che già ne è
data la soddisfazione di vederla da molti approvata. La Ditta Editrice Paravia, che ha le
sue incontestate benemerenze nella diffusione dell’istruzione in Italia, saputo del nostro
divisamento, offerse spontanea tale contributo alla pubblicazione del periodico da metter-
ci in grado di mandarlo, senza eccezione, a tutti i Professori di lingua francese delle Scuo-
le e degli Istituti governativi, pareggiati e comunali d’Italia.” (p. 4).

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14 Anna M. Mandich

anche agli accordi tra Stato e Chiesa firmati nel 1929.


La Lombardia è la regione emergente che, come si vede, riesce nel
corso del ventennio a soppiantare l’egemonia delle due regioni storica-
mente più importanti in questo campo, il Piemonte e la Toscana. Il caso
più significativo è senz’altro quello della casa editrice Mondadori che a
partire dal 1924 legò strettamente la sua politica editoriale al fascismo
(Tranfaglia-Vittoria 2007: 37-40); grazie agli amichevoli rapporti con il
ministro della Pubblica Istruzione Alessandro Casati, infatti, Arnaldo
Mondadori riuscirà rapidamente a sfondare nell’editoria scolastica cre-
ando una propria tipografia (“tanto che nel 1926 è sicuramente il primo
editore italiano di libri di testo”, Pedullà 1997, 349) prima di lanciarsi in
altre avventure altrettanto coronate da successo; alludo per esempio alla
pubblicazione delle serie di “gialli” iniziata nel 1929 e a quella di “To-
polino” del 1935, entrambe ancora oggi vitali e di grande diffusione.
Accanto a questo editore nascente - la cui attività si trasferisce nel 1924
da Verona a Milano – estremamente significativi sono i risultati ottenuti
dalla milanese Signorelli (con oltre 200 titoli nel ventennio), ai quali si
affiancano con una produzione che si fa negli anni Trenta sempre più
importante la Trevisini e la Sonzogno ma anche numerosi altri editori
diffusi su tutta la regione anche se con un numero contenuto di titoli; si
assiste invece attorno agli anni Trenta ad una flessione della Hoepli che
passa ad occuparsi di altri settori (dal 1935 pubblica la rivista Sapere di
divulgazione scientifica e dal 1936 si dedicherà a riviste come La moda
pratica e Cinema).
Per quanto riguarda il Nord , si può osservare ancora che nel settore
che ci interessa il Veneto è rappresentato principalmente dall’azienda
Longo e Zoppelli di Treviso che riesce a conquistarsi una buona fetta di
mercato nel corso del ventennio aumentando notevolmente i titoli del
suo catalogo nel corso degli anni Trenta (che passano dai 4 del periodo
1923-30 ai 15 del 1931-43).
L’Emilia Romagna mantiene una posizione intermedia con le sue 7
aziende con sede nelle 5 città più importanti della regione: a parte Bolo-
gna con le due case editrici più significative, la Zanichelli e la Cappelli,
che otterranno ottimi risultati raddoppiando i loro titoli nel corso degli
anni Trenta, sicuramente un peso significativo e risultati apprezzabili
hanno anche la casa editrice Boiardi di Reggio Emilia e la Società Tipo-
grafica Modenese di Modena.
Il centro è rappresentato soprattutto dalla presenza delle aziende to-
scane che subiscono però nel corso del periodo un ridimensionamento.

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 15

Così Giusti di Livorno che passa dai 18 titoli del primo decennio agli 8
del secondo, le fiorentine Bemporad5 e Le Monnier (la prima passa da
13 titoli a 9 e la seconda da 19 a 4) che risentono pesantemente del pro-
cesso di industrializzazione in corso che porterà la Bemporad nel 1938
ad unirsi alla Marzocco.
Nuova vitalità acquista invece negli anni Trenta la casa editrice La
Nuova Italia che, grazie al suo direttore Ernesto Codignola, riesce a per-
seguire “una politica distinta da quella promossa e suggerita dal ministe-
ro” pur sotto l’influenza di Giovanni Gentile (Tranfaglia-Vittoria 2007:
29; 33) dando alle stampe negli anni trenta ben 7 titoli.
A sostenere la posizione del centro, a fianco della Toscana, troviamo il
Lazio con le sue numerose piccole aziende presenti soprattutto nel primo
decennio. Particolarmente importante – fra le più importanti sul piano na-
zionale – è la produzione della romana Albrighi Segati (nata a Milano nel
1845 e in seguito spostatasi a Roma) con i suoi oltre 160 titoli e una vitali-
tà che si mantiene intatta sul ventennio (83 titoli nel primo decennio con-
tro i 79 del secondo). Ancora da ricordare l’attività dell’editore Carabba di
Lanciano, che con 9 titoli nel primo decennio e 12 sul secondo si dimostra
ben attestato lungo tutto il periodo.
Il Sud è rappresentato soprattutto dalle aziende della Campania, in
particolare le napoletane Pironti Perrella e Rondinella, la prima vivace
soprattutto negli anni Trenta (con 2 titoli nel primo decennio contro i 24
del secondo, e l’avellinese tipografia Pergola (con ben 6 titoli sul ven-
tennio). Accanto a loro si trova la buona produzione degli editori umbri
di Città di Castello, Giacomini, Il Solco e Lapi (il primo e il terzo attivi
però solo sul primo decennio).
Infine non si può dimenticare l’attività assolutamente di rilievo delle
numerose (14) aziende siciliane che da sole riescono a fornire il 9% del-
la produzione nel settore che ci interessa.
Qualche altra interessante osservazione può essere fatta sulla diffu-
sione o concentrazione sul territorio regionale delle varie piccole, medie
e grandi aziende attive nella produzione editoriale in campo scolastico
per l’insegnamento linguistico del francese.
Intanto è significativo notare la presenza di numerosi editori disse-
minati sul territorio e non solo in pochi centri più importanti. Questo fe-

5
Questa casa editrice, che durante la guerra aveva dato vita alla collana “Per la
gioventù, per i soldati, per il popolo”, pubblicherà in periodo fascista i Quaderni fa-
scisti. Collezione di propaganda nazionale per i giovani e per il popolo.

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16 Anna M. Mandich

nomeno è particolarmente evidente nelle regioni del Nord dove peraltro


si trovano anche il maggior numero di case editrici; ad es. in Piemonte,
le aziende oltre che a Torino, si trovano ad Alessandria, Novara, Biella,
o in altri centri minori come Casal Monferrato, Chieri, Ivrea, Novi Ligu-
re, Pinerolo, Saluzzo e Torre Pellice; in Lombardia troviamo ben rappre-
sentati, oltre a Milano, quasi tutti i capoluoghi di provincia (Como, Bre-
scia, Mantova, Varese, Pavia); stessa situazione anche in Emilia-
Romagna dove le aziende sono ben distribuite sull’intero territorio della
regione (sulle 7 aziende presenti 3 hanno sede a Bologna, 1 a Reggio
Emilia, 1 a Rimini, 1 a Piacenza e 1 a Modena).
Già in Toscana si nota una maggiore concentrazione di case editrici at-
torno a Firenze (14 su 18), Livorno (3); Pisa invece è presente soltanto
con l’editore Nistri-Lischi. Il Lazio è presente soprattutto con aziende si-
tuate a Roma (15 su 18) alle quali si aggiungono i due centri del Frosi-
nonese Arpino (1) e Isola del Liri (2). Anche in Campania la maggiore
concentrazione è sicuramente a Napoli alla quale si può però affiancare
l’interessante attività delle aziende avellinesi. La Sicilia è presente con tre
provincie, quelle culturalmente più vivaci, Catania, Messina e Palermo.
Vari problemi non sono stati qui affrontati e andranno studiati con at-
tenzione partendo da queste prime considerazioni. Vorrei semplicemente
ricordarli perché costituiscano in qualche modo una sorta di traccia di
quanto ancora rimane da verificare per poter ricostruire con una certa
attendibilità la politica culturale, scolastica e linguistica del periodo pre-
so in esame:
– periodizzazione interne al ventennio e loro giustificazione
– rapporto tra gli autori pubblicati e i loro editori
– in caso di ristampe, verifica della casa editrice (nuova o vecchia) e
motivi della ristampa stessa (e perciò legami con il territorio e con
il periodo storico)
– attività dell’editore in altri campi oltre allo scolastico
– relazioni degli editori con le strutture scolastiche di un determinato
luogo o zona (questo è particolarmente importante per gli stam-
patori o piccoli editori che hanno un solo titolo o lavorano in realtà
molto piccole);
– distribuzione dei volumi stampati sul territorio
– relazioni tra editori scolastici ottocenteschi, del primo Novecento e
del periodo fascista.
Vorrei concludere questo intervento ricordando un altro settore

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 17

dell’editoria scolastica molto meno studiato, ma di grande interesse, il cui


materiale si trova raccolto presso l’Archivio Nazionale di Docu-
mentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa (INDIRE) di Firen-
ze6. Mi riferisco ai quaderni scolastici, produzione che nel periodo qui
studiato è particolarmente fiorente. I messaggi del regime erano affidati,
non dimentichiamolo, non solo ai testi scolastici e alle buone letture, ma
anche ad immagini che dovevano colpire l’immaginazione del bambino e
dell’adulto e formarne così il consenso. È chiaro che in questo contesto si
esula dal contenuto disciplinare perché i quaderni erano destinati a qua-
lunque uso scolastico e non specialmente previsti per una materia, ma
credo che l’analisi di questo materiale sia per quanto riguarda i contenuti
che l’apparato iconografico potrebbe permettere di completare il quadro
relativo all’insegnamento in epoca fascista (v. appendice 3).

BIBLIOGRAFIA
Editoria e cultura a Milano tra le due guerre (1920-1940) (1983), Mila-
no, Mondadori.
MANDICH, A. (2002), Insegnare il francese in Italia. Repertorio di ma-
nuali pubblicati in epoca fascista (1923-1943), Bologna, CLUEB.
PEDULLÀ, G. (1997), “Gli anni del fascismo: imprenditoria privata e in-
tervento statale”, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a
cura di G. Turi, Firenze, Giunti, 341-382.
RAGONE G. (1983), La letteratura e il consumo: un profilo dei generi e
dei modelli nell’editoria italiana (1845-1925), in Letteratura italiana.
Produzione e consumo, Torino, Einaudi, 687-772.
TORTORELLI G. a cura di (1986), L'editoria italiana tra Otto e Novecen-
to, Bologna, Analisi.
TRANFAGLIA N. (2005), La stampa del regime 1932-1943, Milano,
Bompiani.
TRANFAGLIA N. / VITTORIA A. (2007), Storia degli editori italiani, Ro-
ma-Bari, Laterza.
VALLECCHI A. (1934), Ricordi e idee di un editore vivente, Firenze,
Vallecchi.

6
Ringrazio il dott. Juri Meda, responsabile di questo settore, che mi ha gentil-
mente guidato in questa visita permettendomi di esaminare alcuni quaderni destinati
all’insegnamento/apprendimento della lingua francese e segnalandomi immagini ri-
portate sulle copertine particolarmente significative.

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18 Anna M. Mandich

APPENDICI

Appendice 1.
Letture scolastiche7

ABOUT Edmond, L’homme à l’oreille cassée, Roma, Albrighi, Segati,


1932
ARÈNE Paul, Contes de Provence (scelta), Roma, Albrighi, Segati,
1936
BALZAC Honoré de
-Eugénie Grandet, MI, Signorelli, 1928; 1940; PA, Trimarchi, 1928;
1932
-Eugénie Grandet (scelta), Roma, Albrighi, Segati, 1936
-Grandeur et décadence de César Birotteau, MI, Signorelli, 1933
-Nouvelles: Un épisode sous la Terreur, Le réquisitionnaire, Le pas-
sage de la Bérésina, El Verdugo, Le colonel Chabert, MI, Signorelli,
1931; 1940
-Modesta Mignon (trad.), FI, Vallecchi, 1940
BANNEUX Louis, Le miroir aux alouettes, MI, Signorelli, 1934
BEAUMARCHAIS Pierre, Le barbier de Séville, MI, Signorelli, 1927;
1935; LI, Giusti, 1932; TO, Paravia, 1933
BOILEAU, Le Lutrin, MI, Signorelli, 1927
BORDEAUX Henri, La claire Italie. Première partie: La nouvelle Italie.
Édition abrégée à l’usage des écoles moyennes d’Italie, MI, Signorel-
li, 1938
BORNIER (de) Henri, La fille de Roland, MI, Signorelli, 1928
BOSSUET Jean-Bénigne, Trois oraisons funèbres, MI, Signorelli, 1926
BUFFON Georges-Louis, Extraits, MI, Signorelli, 1937
LA CANZONE DI ROLANDO (trad.), TO, Paravia, 1932

7
Questo elenco è stato costituito partendo dai dati forniti dal Bollettino delle pubbli-
cazioni italiane ricevuto per diritto di stampa pubblicato a Firenze a cura della Bi-
blioteca Nazionale.

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 19

CHATEAUBRIAND François-René
-Atala, FI, Le Monnier, 1925; MI, Signorelli, 1925; 1934; PA, Tri-
marchi, 1926; TO, Paravia, 1932; 1936
-Le dernier Abencérage, MI, Signorelli, 1932; 1935; 1937; Les aven-
tures du dernier Abencérage, FI, Le Monnier, 1924; PA, Trimarchi,
1935; TO, Paravia, 1942
-Le génie du christianisme (scelta), MI, Signorelli, 1925; 1940
-Les Martyrs, MI, Signorelli, 1925; 1929
-Les Martyrs (riduz.), TO, SEI, 1933; 1934
-Mémoires d’outre-tombe (scelta), TO, SEI, 1930; 1933; 1934; Torre
Pellice, Tip. Bottega della carta, 1930; MI, Signorelli, 1931; 1935
-Voyage en Italie. Voyage au Mont Blanc, TO, SEI, 1940
CHENIER André, Poésies (scelta), MI, Signorelli 1931; 1932; Roma,
Albrighi, Segati, 1934
CONSCIENCE Henri, Le gentilhomme pauvre, MI, Signoreli, 1936
COPPÉE, Toute une jeunesse, NA, Pironti, 1937
CORNEILLE
-Le Cid, MI, Signorelli, 1924; 1927; 1929; 1933; FI, Le Monnier,
1924; VA, Cisalpino, 1925;1936; 1939; TO, SEI, 1930; 1933; 1934;
1935
-Le Cid (extraits), PA, Brangi, 1924
-Cinna, MI, Signorelli, 1925; Roma, Albrighi, Segati, 1932; TO, SEI,
1938;
-Horace, MI, Signorelli, 1924; 1939; VA, Cisalpino, 1924; PA, Tri-
marchi, 1926; TO, SEI, 1933
-Médée, MI, Signorelli, 1927
-Le Menteur, MI, Signorelli, 1926
-Polyeucte, MI, Signorelli, 1925; 1934; TO, SEI, 1927; 1931; 1933;
Roma, Albrighi, Segati, 1931
DAUDET
-La belle Nivernaise. Histoire d’un bateau et de son équipage, PA
Trimarchi, 1931; 1935; Roma, Albrighi, Segati, 1931; MI, Signorelli,
1936
-Contes du lundi (scelta), MI, Signorelli, 1934; 1935

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20 Anna M. Mandich

-Jack, Roma, Albrighi, Segati, 1935


-Lettres de mon moulin, (scelta), Roma, Albrighi, Segati e C., 1928;
1930; 1936; MI, Signorelli, 1928; 1937;1939; 1940; TO, SEI, 1930;
1933; 1934; 1935; NA, Rondinella, 1940
-Le mauvais zouave (jeux d’esprit, concorso permanente di traduzio-
ne, résumés de chefs-d’oeuvre), Città di Castello, Giacomini, 1929
-Le petit Chose, MI, Signorelli, 1927; 1929; 1934; 1937; 1938; 1939;
PA, Trimarchi, 1931
-Histoire d’un enfant. Le petit Chose (riduz.), Roma, Albrighi, Segati
e C., 1928; 1932; 1936
-Port-Tarascon. Dernières aventures de l’illustre Tartarin, Roma, Al-
brighi, Segati, 1933; MI, Signorelli, 1940
-Tartarin de Tarascon, MI,Signorelli, 1928; 1932; 1934; To, SEI, 1940
-Tartarin de Tarascon (scelta), Roma, Albrighi, Segati e C., 1926; 2°
ed., 1928; 3° ed. 1931; 1934
-Tartarin sur les Alpes, Roma, Albrighi, Segati e C., 1928
-Contes choisis, Roma, Albrighi, Segati e C., 1926; BS, Vannini, 1930
DE COSTER Carlo, La légende d’Ulenspiegel, Roma, Albrighi, Segati,
1932
DEMADE Pol, Contes inquiets (scelta), TO, Paravia, 1933
DE MAISTRE Xavier
-La jeune Sibérienne, Avellino, Pergola, 1936
-Le lépreux de la cité d’Aoste et La jeune sibérienne, MI, Signorelli,
1924; 1927; 1930; 1935; 1936; 1939; TO, SEI, 1933; 1934; 1935
-Les prisonniers du Caucase, TO, SEI, 1931; 1935; 1939
-Les soirées de Saint-Pétersbourg (scelta), MI, Signorelli, 1928
-Voyage autour de ma chambre, FI, Le Monnier, 1924; 1925; MI, Si-
gnorelli, 1925; 1927
DE SAINT-PIERRE
-La capanna indiana, Lanciano, Carabba, 1923
-La pietra d’Abramo, Lanciano, Carabba, 1923
-Paul et Virginie, MI, Signorelli, 1924; 1929

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 21

DESCARTES René
-Discorso del metodo, NA, Morano, 1938
-Discorso del metodo (trad.), FI, Barbera, 1936
-Meditazioni metafisiche (trad. e scelta), MI, Signorelli, 1936
DUMAS Alexandre
-Contes pour les grands et les petits enfants (scelta), MI, Signorelli,
1934; 1935
-Impressions de voyage en Suisse (scelta), MI, Signorelli, 1928
-Les trois mousquetaires (scelta), MI, Signorelli, 1932; 1940
-Le vicomte de Bragelonne (scelta), mi, Signorelli, 1934
-Vingt ans après (scelta), MI, Signorelli, 1933
ERCKMANN E., CHATRIAN A., Contes choisis, Roma, Albrighi, Se-
gati e C., 1928
LA FARCE DE MAITRE PATHELIN, TO, Petrini, 1929
FENELON
-Les aventures de Télémaque, et celles d’Aristonoüs, TO, Paravia,
1924; Les aventures de Télémaque, TO, SEI, 1929; 1934
-Dialogues des morts (scelta), MI, Signorelli, 1934
-Favole e racconti di Fénelon, MI, Signorelli, 1925; 1929; 1937
-Fables (scelta), TO, SEI, 1931
-L’éducation des filles, MI, Signorelli, 1932
FEUILLET Octave, Le roman d’un jeune homme pauvre, Roma, Al-
brighi, Segati, 1932
FLAUBERT Gustave
-Contes. Un cœur simple; La Légende de Saint Julien l’hospitalier,
Rome, Albrighi, Segati, 1930
-Un cœur simple, TO, Paravia, 1931
-La légende de Saint Julien l’hospitalier, TO, Paravia, 1931
-Trois contes. Un cœur simple; La Légende de Saint Julien l’hospi-
talier; Hérodias, MI, Signorelli, 1930
FRANCE Anatole, Le livre de mon ami, NA, Pironti, 1937
GAUTIER, Théophile
-Le capitaine Fracasse, TO, SEI, 1937

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22 Anna M. Mandich

-Le capitaine Fracasse (extraits), Roma, Albrighi, Segati e C., 1925;


MI, Signorelli, 1931
-Le nid de rossignols: contes choisis, TO, SEI, 1934;1935
GIRARDIN (DE) Émile, La joie fait peur, MI, Signorelli, 1936
GOLDONI
-Mémoires de Goldoni pour servir à l’histoire de sa vie et à celle de
son théâtre, MI, Signorelli, 1930
-Pages choisies, MI, Signorelli, 1929
HUGO Victor
-L’art d’être grand-père (scelta), PA, Brangi, 1925; PA, Trimarchi,
1928; Roma, Albrighi, Segati, 1931
-L’art d’être grand-père (trad.)MI, Ancora, 1936
-Le capitaine du “Normandy” (segue: concorso permanente di tradu-
zione), Città di Castello, Giacomini, 1929
-Les châtiments, TO, SEI, 1937
-Les Contemplations, MI, Signorelli, 1934
-Contes et récits en prose, LI, Gusti, 1933
-Le dernier jour d’un condamné, FI, Le Monnier, 1926
-Hernani, Roma, Albrighi, Segati, 1931
-La légende des siècles (scelta), MI, Signorelli, 1926; 1935; Roma,
Albrighi, Segati e C., 1927; 1931; TO, SEI, 1930; 1933; Torre Pellice,
Bottega della carta, 1931
-Liriche scelte, BO, Zanichelli, 1926; FI, Vallecchi, 1936
-Les misérables (scelta), Roma, Albrighi, Segati, 1929; 1936; MI, Si-
gnorelli, 1929; 1934
-Notre-Dame de Paris, éd. Réduite, Roma, Albrighi, Segati e C., 1939
-Le Rhin, MI, Signorelli, 1930; 1935
-Ruy Blas, Roma, Albrighi, Segati, 1929
-Chefs-d’oeuvre poétiques Roma, Albrighi, Segati, 1933
LABICHE Eugène
-La grammaire, Roma, Albrighi, Segati, 1929; 1936
-La poudre aux yeux. Les vivacités du capitaine Tic, Roma, Albrighi,
Segati, 1930

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 23

-Le voyage de M. Perrichon, TO, SEI, 1931; 1933; 1934


LABICHE E., MARTIN E.
Le voyage de M. Perrichon, Roma, Albrighi, Segati e C., 1928, 1932
LA BRUYÈRE, Les caractères, MI, Signorelli, 1927
LA FAYETTE, La princesse de Clèves, MI, Signorelli, 1926
LA FONTAINE
-Fables, Roma, Albrighi, Segati e C., 1928; 1936; TO, Paravia, 1932
-Cent fables choisies, MI, Imperia, 1924; Fables choisies, TO, SEI,
1925; 1930; 1933; 1934; LI, Giusti, 1934; TO, Paravia, 1936; Fables
choisies à l’usage des cours supérieurs des écoles moyennes, MI, Si-
gnorelli, 1929; 1933; 1936; 50 fables choisies, MI, Trevisini, 1933;
Favole. Scelta delle più facili ad uso delle scuole medie inferiori, MI,
Signorelli, 1934; Les fables, Roma, Albrighi, Segati e C., 1938
-Favole, VA, Cisalpino, 1924;
-Scelta delle più facili ad uso delle scuole medie inferiori, MI, Signo-
relli, 1932; 1936
LAMARTINE, Alphonse
-La chute de la monarchie française tiré de “L’Histoire des Giron-
dins”, TO, Paravia, 1934
-Les confidences, MI, Signorelli, 1932
-Graziella, FI, Le Monnier, 1924; MI, Signorelli, 1925; 1936; Lancia-
no, Carabba, 1937
-Harmonies poétiques et religieuses, MI, Signorelli, 1927
-Jocelyn (scelta), Roma, Albrighi, Segati e C., 1927
-Lyriques choisies, TO, SEI, 1926; 1930; Chefs-d’oeuvre poétiques,
Roma, Albrighi, Segati e C., 1928
-Le manuscrit de ma mère (scelta), MI, Signorelli, 1932
-Méditations poétiques (scelta), Roma, Albrighi, Segati e C., 1928
-Nouvelles méditations (scelta), MI, Signorelli, 1927
-Premières méditations poétiques. Pièces choisies, MI, Signorelli,
1927; 1936
-Le tailleurs de pierres de Saint-Point, MI, Signorelli, 1930
-Le tailleurs de pierres de Saint-Point (scelta), TO, SEI, 1930

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24 Anna M. Mandich

LA ROCHEFOUCAULD (De) François, Réflexions morales ou maxi-


mes, MI, Signorelli, 1936
LESAGE, Histoire de Gil Blas de Santillane, Roma, Albrighi, Segati,
1930
LOTI Pierre
-Le roman d’un enfant, NA, Pironti, 1938
-Pêcheur d’Islande, TO, Edit. Lib. Italiana, 1942
-Pêcheur d’Islande (riduz.), Roma, Albrighi, Segati, 1935
MARBOT (baron de), Mémoires (scelta), Roma, Albrighi, Segati, 1929
MARIVAUX Pierre, Le jeu de l’amour et du hasard, MI, Signorelli,
1932
MAUPASSANT Guy
-Opere scelte, FI, Vallecchi, 1924
-Contes, FI, Vallecchi, 1926; Roma, Albrighi, Segati e C., 1928;
1931; 1936
-Contes choisis, MI, Signorelli, 1926; 1928; PA, Trimarchi, 1931; TO,
Paravia, 1936; PI, Nistri-Lischi, 1937; Choix de contes, MI, Signorel-
li, 1939
-Lumières d’Italie. Pages de voyage, MI, Signorelli, 1940
MERIMÉE Prosper
-Colomba, Roma, Albrighi, Segati e C., 1928; MI, Signorelli, 1938;
TO, SEI, 1934; 1935; 1938; TO, Paravia, 1933; FI, Le Monnier, 1935
-Colomba (scelta), MI, Signorelli, 1927
-Contes. Mateo Falcone; La Vénus d’Ille; L’enlèvement de la redoute,
PI, Nistri Lischi, 1935
-Contes choisis, MI, Signorelli, 1933
MICHELET, Ma jeunesse, NA, Pironti, 1937
MISTRAL Frédéric, Mémoires et récits choisis, Roma, Albrighi, Segati,
1932; 1934; 1936
MOLIÈRE
-L’amore medico (trad.), MI, Signorelli, 1925
-L’avare, MI, Signorelli, 1924; FI, Le Monnier, 1924; MI, Imperia,
1924; PA, Trimarchi, 1926; TO, SEI, 1933; 1935; TO, Paravia, 1937;
MI, Albrighi, Segati e C., 1938

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 25

-L’avaro (trad.), LI, Giusti, 1924; TO, Paravia, 1924; 1932; MI, Si-
gnorelli, 1924; ME-Roma, Principato, 1924; TO, SEI, 1924; FI, San-
soni, 1924; 1925; Lanciano, Carabba, 1925; Macerata, Bisson e Leo-
pardi, 1925; Roma, Albrighi, Segati e C., 1925; FI, Le Monnier, 1927
-Le bourgeois gentilhomme, MI, Signorelli, 1927; 1932; 1934; 1936;
1941; NA, Pironti, 1932; PA, Sandron, 1935
-Il borghese gentiluomo (trad.), TO, SEI, 1924; FI, La Voce, 1924;
Lanciano, Carabba, 1924; FI, Vallecchi, 1924; NA, Rondinella, 1927;
MI-VR, Mndadori, 1933
-Commedie scelte, MI-VR, Mondadori, 1930
-Don Juan, PA, Trimarchi, 1930
-La scuola delle mogli seguita da La critica della scuola delle mogli
(trad.), FI, Le Monnier, 1926
-Les femmes savantes, MI, Signorelli, 1925; 1929; 1935; TO, Petrini,
1929; TO, SEI, 1934; TO, Paravia, 1934
-Le saccenti (trad.), FI, Le Monnier, 1927
-Le furberie di Scappino (trad.), FI, Sansoni, 1924; 1925; Le mariole-
rie di Scappino, TO, Paravia, 1925;
-Le malade imaginaire, MI, Signorelli, 1925; 1929; 1932; TO, SEI,
1925; 1930; 1933; Roma, Albrighi, Segatil, 1932; LI, Giusti, 1936
-Le malade imaginaire (extraits), PA, Brangi, 1924
-Il malato immaginario (trad.), NA, Rondinella, 1925; MI-VR, Mon-
dadori, 1932
-Le mariage forcé, Roma, Albrighi, Segati, 1932
-Le misanthrope, FI, Sansoni, 1925; MI, Signorelli, 1925; TO, Para-
via, 1932
-Il misantropo (trad.), TO, Paravia, 1924; FI, La Voce, 1925; FI, San-
soni, 1925; NA, Casella, 1926
-Les précieuses ridicules, CT, STES, 1925; MI, Signorelli, 1925;
1927; 1935; PA, Trimarchi, 1925; TO, Paravia, 1931
-Le preziose ridicole (trad.), LI, Giusti, 1924; Lanciano, Carabba,
1926; Le preziose ridicole e il medico per forza, FI, Barbera, 1924;
-Le Tartufe, CT, soc. ed. Siciliana, 1926; MI, Signorelli, 1927;
-Tartuffo (trad.), FI, Le Monnier, 1924

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26 Anna M. Mandich

MONTESQUIEU
-Considérations sur les causes..., FI, Sansoni, 1925; MI-VA, tip. Nico-
la, 1925
-Grandeur et décadence des Romains, MI, Signorelli, 1926
MOREAU Hégésippe, Contes à ma sœur, TO, SEI, 1924; 3° ed., 1931;
1933; 1934; MI, Signorelli, 1938
MUSSET Alfred de
-Barberine, MI, Signorelli, 1934
-Carmosine, TO, Paravia, 1933; 1936
-Fantasio, BS, Vannini, 1936
-Poésies choisies, MI, Albrighi, Segati e C., 1939
-Il faut qu’une porte soit ouverte ou fermée, MI, Signorelli, 1936; TO,
Petrini, 1941
NERVAL (De) Gérard, La main enchantée, MI, Signorelli, 1936
NODIER Charles,
-Contes de la veillée, MI, Signorelli, 1928
-Le chien de Brisquet, Città di Castello, Giacomini, 1929
PASCAL Blaise
Pensées sur la religion, MI, Signorelli, 1926
PELLICO Silvio, Des devoirs des hommes (trad.), MI, Signorelli, 1935
PERRAULT Charles
-Contes de ma mère l’oie, MI, Signorelli, 1926; 1934; 1936; 1938
-Contes (scelta), TO, SEI, 1930; 1933
PERRAULT Charles et BEAUMONT
Favole francesi (trad.), Lanciano, Carabba, 1922
LE PETIT FRANÇAIS, Settimanale istruttivo e dilettevole, anno I,
num. 1, TS, Tafuri, 1922
PIQUIER J., La dette de Nuki (segue: concorso permanente di traduzio-
ne), Città di Castello, Giacomini, 1929
RABELAIS, Gargantua et Pantagruel (brani), Roma, Albrighi, Segati e
C., 1926

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 27

RACINE
-Andromaque, MI, Signorelli, 1929; 1932; Roma, Albrighi, Segati,
1932
-Athalie, Mi, Signorelli, 1924; 1929; FI, Le Monnier, 1924; VA, Ci-
salpino, 1924; TO, SEI, 1928; 1930; 1933; 1934
-Athalie, (extraits), PA, Brangi, 1924
-Britannicus, MI, Signorelli, 1924; 1928; VA, Cisalpino, 1924; TO,
SEI, 1932
-Esther, MI, Signorelli, 1924; 1934; 1937; FI, Le Monnier, 1935; TO,
SEI, 1938
-Iphigénie, MI, Signorelli, 1926; 1938
-Phèdre, TO, Paravia, 1935
-Les plaideurs, MI, Signorelli, 1925; PA, Trimarchi, 1929
ROSTAND Edmnd, Cyrano de Bergerac, TO, Paravia, 1936
ROUSSEAU
-Emilio, o dell’educazione, Scelta, MI, Signorelli, 1938
-Confessions (scelta), MI, Signorelli, 1927
Le confessioni (scelta trad.)FI, Sansoni, 1925
SAINT-SIMON, Mémoires choisis, MI, Signorelli, 1931
SAND George
-La Petite Fadette, PI, Nistri-Lischi, 1938; MI, Signorelli, 1935; TO,
Paravia, 1935; BS, Vannini, 1935
-La mare au diable, MI, Signorelli, 1927; 1934; TO, SEI, 1940
-Les maîtres sonneurs, TO, Paravia, 1936
SCRIBE Eugenio
-Le diplomate, Roma, Albrighi, Segati e C., 1928
-Mon étoile, MI, Signorelli, 1936
SEGUR Sophie
-Mémoires d’un âne, MI, Signorelli, 1934; 1938
-Mémoires d’un âne (riduz.), Roma, Albrighi, Segati, 1934; 1936

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28 Anna M. Mandich

SEVIGNÉ Marie, Lettres choisies, MI, Signorelli, 1926; TO, Paravia,


1936
SOUVESTRE Émile, Un philosophe sous les toits, TO, SEI, 1930; 1932
STAËL (Madame de), Corinne ou l’Italie, MI, Signorelli, 1929
STENDHAL, La Chartreuse de Parme, FI, Vallecchi, 1937
THIERS Adolphe, Histoire du consulat et de l’empire, FI, Sansoni, 1933
TÖPFER Rodolphe, Nouvelles genevoises (scelta), MI, Signorelli, 1935
VERHAEREN Émile, Les heures et d’autres poèmes, MI, Signorelli,
1928; 1939
VERNE, Jules, Le tour du monde en quatre-vingts jours, TO, SEI, 1937;
1939
VEUILLOT Louis
-Corbin et D’Abubecourt, TO, SEI, 1933; 1934
-Historiettes et fantaisies (scelta), TO, SEI, 1933; 1934
-Lettres, TO, SEI, 1936
-Le parfum de Rome (scelta), TO, SEI, 1934; 1935
VIGNY (de) Alfred
-Chatterton, MI, Signorelli, 1928
-Les destinées, Roma, Albrighi, Segati, 1932
-Poèmes, Roma, Abrighi, Segati, 1932
-Stello, TO, Paravia, 1934
-La vie et la mort du capitaine Renaud, LI, Giusti, 1934
VOLTAIRE
-Histoire de Charles XII, roi de Suède, MI, Signorelli, 1933
-Jeannot et Colin. Le blanc et le noir, TO, Paravia, 1932
-Zadig, ou la destinée, TO, Paravia, 1932
-Zaïre, FI, Le Monnier, 1924; MI, Signorelli, 1927; TO, SEI, 1937

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 29

Appendice 2

Case editrici manuali e letture di lingua francese


regione N. case n. titoli 1923- 1931
città Case editrici pubblicati 30 -43
editrici
Alessandria Ferrari Occella c. 1 titolo 1
Saluzzo Bovo 4 titoli 4
Torino Casanova e c. 6 titoli 5 1
Chiantore 7 titoli 6 1
Druetto 1 titoli 1
Ed. de l’erma 1 titolo 1
Ed. libraria ita- 3 titoli 3
8
liana
Eredi Botta 1 titolo 1
Foà 2 titoli 2
Gili 1 titolo 1
Lattes 10 titoli 10
P Paravia 97 titoli 44 53
I Petrini 39 titoli 25 14
E S.E.I. 147 titoli 43 104
M Tip. Arduino 1 titolo 1
O 25 Tip. S. Giuseppe 1 titolo 1
N Artigianelli
T Novi Ligu- Ed. Guide turi- 1 titolo 1
E re stiche
Novara Cattaneo 2 titoli 2
Pinerolo Chiantore- 3 titoli 3
Mascardelli
Biella Magliola 2 titoli 1 1
Casal Miglietta, Mila- 2 titoli 2
Monferrato no e c.
Torre Pel- Tip. Alpina 1 titolo 1
lice tip. Bottega della 6 titoli 3 3
carta
Chieri Tip. Girardi 1 tiolo 1
Ivrea Tip. viassone 3 titoli 3

8
Sono indicate in corsivo le case editrici che pubblicano non solo manuali per
l’insegnamento della lingua francese ma anche classici francesi in edizione scolasti-
ca integrale o ridotta, in lingua francese, contesto a fronte o in traduzione.

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30 Anna M. Mandich

Milano Carrara 1 1
Ceschina 1 1
CETIM 1 1
Daverio 1 1
De Dominici 1 1
Eridania 1 1
E.S.T. 9 2 7
Floritta 1 1
Garzanti 2 2
Hoepli 9 8 1
L Imperia 2 2
O La prora 1 1
M Mondadori 13 3 10
B Montuoro 2 2
A 34 Scuola cosmopo- 2 2
R lita 203 85 118
D Signorelli 8 8
I Sonzogno 1 1
A Stab. Tip. Moz- 1 1
zati 1 1
Tip. Nicola 9 9
Treves 1 1
Trevisini 1 1
Un. stenogr. 1 1
lombarda 1 1
Alba 1 1
Allegretti 3 1
Bietti 1
Ancora 1
Mantova Ed. pratiche 3 5
F.E.A. 5 2
Como Noseda 1 3 3
Cavalleri 1 ? ?
Varese Ed. pratiche FEA 5 1 2
Cisalpino 7
Brescia Vannini 6
La Scuola 1
Pavia Ist. Pavese di arti 1
grafiche

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 31

Livorno Belforte e c. 1 1
Benvenuti e Ca- 1 1
vaciocchi 26 18 8
Giusti 1 1
Firenze Barbera 2 13 9
Bemporad 22
Gambi 1 3
T Giannini 3 3 6
O La voce 3 19 4
S Le Monnier 23
C 18 Marzocco 1 1
A Mealli e stianti 1 1
N Monsalvato 1 7
A La nuova italia 7 1
Salani 1 10 3
Sansoni 13 2 3
Vallardi 5 4 4
Vallecchi 8 5
Pisa Nistri-Lischi 5
Roma Casa ed. poli- 1
glotta 1 1
C.S.G. 1 1
Coll. Linguistiche 1 3
Duranti 3 1
ENIT 1 1
L Ferri 1 1
A Gazzoni 1 2
Z 18 La speranza 2 1
I Libr. Del Littorio 1 1
O p. elle 1 2
Pioda 2 1
sc. Salesiana del 1 83 79
libro
Albrighi, Segati e c. 162 1
ass. naz. Interessi 1
del mezzogiorno 1 3
Ausonia 1
Isola del Macioce e Pisani 3 1
Liri (FR) Stab. tipografico
Arpino (FR) Soc. tip. arpinate 6 6

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32 Anna M. Mandich

Reggio Boiardi 4 3 1
Emilia 4
Bologna Stab. Polig. Riu- 4 7 16
EMI- niti 23 6 10
LIA- 7 Zanichelli 16 1
ROMA- Cappelli 1
GNA Rimini Capelli 1 6
Piacenza Del Maino 1
Modena Soc. tip. mode- 6
nese
Palermo Andò 4 4
Boccone del po- 2 2
vero 5 5
Brangi 1 1
S Ciuni 4 4
I I.R.E.S. 5 3 2
C Sandron 1 1
I Sc. salesiana del 28 14 14
L 14 libro 1 1
I Trimarchi 1
A Vena 5 5
Messina D’anna 1 1
Principato 10 5 4
Catania Galatola 1 1
S.T.E.S. 9
Bronte (CT) Tip. sociale 1
Padova Boscardin 1 1
V CEDAM 2 2
E Libr. Gregoriana 1 1
N 6 Tagliapietra 1 1
E Vicenza Seminario ve- 1 1
T scovile 4 15
O Treviso Longo e zoppelli 19
ABRUZ- 2 Lanciano Carabba 21 9 12
ZO L’Aquila Vecchioni 1 1

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 33

Napoli Casella 2 2
Ceccoli 1 1
De Simone 1 1
Federico e Ardia 5 3 2
Morano 3 3
Perrella 9 5 4
Pironti 26 2 24
Preisig 1 1
C Rondinella 8 3 5
A Rondinella e lof- 1 1
M fredo 1 1
P Soc. Ed. Dante 1
A Alighieri 1
N Pompei Sc. Tip. pontifi- 1 1 5
I cia 1
A Avellino Gemelli 1
Tip. Pergola 6
Castella- Tip. Lanzaro 1
mare di
15 Stabia
CALA- Palmi Tip. Genovesi e 1 1
BRIA figli
1
FRIULI- Trieste Tip. Il delfino 1 1
VENE- Ed. libraria 2 2
ZIA Stab.tip. nazionale 1 1
GIULIA 4 Udine Casa ed. idea 1 1
Genova Tip. Don Bosco 1 1
LIGU- Drocchi 1 1
RIA 3 Ed. salesiana 2 2
P Bari Fratelli Fusco 1 1
U Macrì 1 1
G 7 Soc. ed. tip. 1 1
L Casini 1 1
I Palo del Liantonio 1 1
A colle 1
Putignano De Robertis 1 1
De Robertis e figli 1

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34 Anna M. Mandich

Città di Giacomini 7 7
U Castello Il solco 3 1 2
M Lapi 2 2
B Tip. Leonardo da 1 1
R Vinci 2
I Perugia Grafica S.A. 2 1
A 6 Guerriero guerra 1
Ascoli Pi- Cardi 1 1
MAR- ceno Bisson e Leopar- 1 1
CHE 2 Macerata di

Appendice 3.

Regione Editori

Lombardia 34
Piemonte 25
Lazio 18
Toscana 18
Campania 15
Sicilia 14
Emilia-Romagna 7
Puglia 7
Veneto 6
Umbria 6
Friuli-Venezia Giulia 4
Liguria 3
Abruzzo 2
Marche 2
Calabri 1

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L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 35

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36
Il nuovo panorama dell’editoria per lo spagnolo
come lingua straniera in Italia
VALENTINA NANETTI
SITLeC, Università di Bologna, sede di Forlì

1. Introduzione
L’obiettivo del presente studio è tracciare un quadro dell’attuale pro-
duzione editoriale per l’insegnamento dello spagnolo come lingua stra-
niera in Italia. Tale produzione ha registrato negli ultimi anni, per la pre-
cisione a partire dagli anni 2004-2005, un incremento considerevole da
un punto di vista quantitativo, come conseguenza immediata dell’au-
mento del numero di studenti nella scuola secondaria di I grado seguito
alla riforma scolastica avviata in seguito alla Legge 28 marzo 2003, n.
53 (la cosiddetta “Riforma Moratti”). D’altra parte, il cospicuo numero
di nuovi titoli, tanto nel campo dei manuali come in quello dei dizionari,
non può essere ricondotto alla riforma come unica causa, benché essa
abbia certamente attirato l’attenzione degli editori su questo settore del
mercato.
Come premessa alla descrizione dell’attuale panorama editoriale per
lo spagnolo lingua straniera, si approfondiranno alcuni aspetti che hanno
rivestito un ruolo determinante nella configurazione dello scenario attua-
le. In particolare, partendo dalla panoramica dello studio dello spagnolo
in Italia tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta de-
scritto da Carla Marello (1989) e Maria Vittoria Calvi (1995), si cerche-
rà di identificare i principali fenomeni che nei successivi decenni hanno
portato al nuovo scenario descritto da Castillo Peña (2008), con un con-
siderevole incremento degli studenti di questa lingua e della relativa pro-
duzione editoriale. In seguito, facendo sempre riferimento alle tendenze
individuate dalle due studiose rispettivamente nella pubblicazione di di-
zionari bilingui di italiano e spagnolo (Marello) e di manuali di spagnolo
come lingua straniera (Calvi), si verificherà se e in quale misura il mer-

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2 Valentina Nanetti

cato attuale risponda alle esigenze e alle lacune rilevate dalle due studio-
se nei rispettivi campi di indagine. Infine, si formuleranno alcune valu-
tazioni sull’efficacia delle strategie attuate dalle principali case editrici
italiane ed estere per questo settore del mercato e sui possibili sviluppi
futuri.
In Appendice si forniscono i dati sui quali si basano le considerazioni
qui formulate. L’appendice 1 propone l’elenco dei manuali di spagnolo
come lingua straniera proposti dalle principali case editrici italiane e
spagnole per l’adozione nelle scuole secondarie di I e II grado nell’anno
scolastico 2008/2009. L’Appendice 2 presenta l’elenco dei dizionari di
grandi e medie dimensioni oggi disponibili nel mercato italiano. In en-
trambi i casi, i titoli compaiono in ordine cronologico e sono suddivisi in
base a categorie funzionali all’analisi che questo studio si propone di
condurre: pubblicati da editori italiani o stranieri; con oppure senza adat-
tamenti per gli utenti italiani; tipo di scuola alla quale si rivolgono.

2. Lo spagnolo come lingua straniera in Italia dagli anni ’90 ad oggi


Come punto di partenza per un rapido excursus sull’aumento e la di-
versificazione dei contesti di insegnamento dello spagnolo come lingua
straniera in Italia possono risultare di particolare interesse i dati presen-
tati da Carla Marello nel suo volume dell’ormai lontano 1989, Dizionari
bilingui con schede sui dizionari italiani per francese, inglese, spagno-
lo, tedesco. Da una parte, nel capitolo dedicato alla lessicografia bilin-
gue di italiano e spagnolo, Marello riporta i dati ministeriali sul numero
degli studenti di spagnolo nella scuola italiana. Benché si tratti solo di
una parte degli studenti di spagnolo in Italia, rappresenta tuttavia un dato
utile che potrà essere ripreso in seguito nel corso di questo studio per
effettuare un raffronto con i numeri attuali. Dall’altra parte, analoga-
mente a quanto farà Maria Vittoria Calvi in Didattica di lingue affini
spagnolo e italiano (1995), Marello suggerisce che all’epoca l’esiguo
numero di studenti di spagnolo, e quindi di potenziali acquirenti di di-
zionari o manuali di questa lingua, spiega in buona parte la scarsa atten-
zione che lo spagnolo riceveva sia nel campo dell’editoria che in quello
della glottodidattica e della ricerca.
Nel 1989, rileva infatti Marello nel capitolo sui dizionari bilingui di
italiano e spagnolo, significativamente intitolato “Un presente datato
e… tascabile”, che delle quattro lessicografie bilingui trattate nel suo
studio quella ispano-italiana è “davvero la meno fiorente oggi, nonostan-
te lo spagnolo sia una delle lingue internazionali” (1989: 194). Nell’an-

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 3

no scolastico 1984-85, aggiunge la studiosa a titolo esemplificativo ri-


portando le cifre del Ministero della Pubblica Istruzione, nelle scuole
statali italiane medie e superiori lo spagnolo contava complessivamente
24.332 studenti, di cui 21.637 nelle scuole superiori. Inoltre, tale lingua
non era quasi mai scelta come prima lingua straniera, ma come seconda
o terza.
Sei anni dopo, nell’introduzione al suo studio, Calvi riepiloga una se-
rie di circostanze che hanno determinato questa scarsa propensione degli
italiani allo studio dello spagnolo, per lo meno nei contesti formali di
insegnamento come scuole e università:
L’insegnamento dello spagnolo in Italia vanta una tradizione secolare, ben-
ché nel corso del tempo la sua diffusione sia stata ostacolata da varie cause
storiche e culturali, cui si aggiunge il radicato pregiudizio sulla presunta faci-
lità di questa lingua per gli italiani. Negli ultimi decenni, la presenza dello
spagnolo nella scuola italiana è stata penalizzata dall’egemonia di altre lin-
gue straniere come l’inglese, mentre il disinteresse degli specialisti per le
questioni linguistiche ha frenato la ricerca in questo settore (1995: 15).
Tuttavia, nel decennio successivo la lingua spagnola ha iniziato ad
attirare sempre più studenti, al punto che nove anni dopo la stessa Calvi,
tracciando un bilancio della ricerca nell’ambito della linguistica contra-
stiva di italiano e spagnolo e delle sue conseguenze sul piano didattico,
affermava che: “la situación del español en Italia ha cambiado; ha au-
mentado de manera espectacular el número de alumnos” (2003: 26)1.
Pochi anni dopo, si inizia a parlare di un vero e proprio “boom dello
spagnolo” dopo la legge 28 marzo 2003, n. 53 (“Delega al Governo per
la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali
delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”),
nota anche come “Riforma Moratti”2. Tale legge, definendo le compe-
tenze specifiche di ciascun ciclo scolastico (scuola dell’infanzia; primo

1
Per i dati aggiornati sul numero degli studenti di lingua spagnola in Italia si ve-
dano i Cuadernos de Italia, che dal 2001 sono pubblicati con cadenza annuale dalla
Consejería de Educación en Italia, Grecia y Albania del Ministerio de Educación, Po-
lítica Social y Deporte. Questa pubblicazione è disponibile in versione sia cartacea sia
digitale, all’indirizzo http://www.mepsyd.es/exterior/it/es/publicaciones/revistas.shtml.
In particolare, nell’anno scolastico 2006/2007, gli alunni che hanno scelto spagnolo
come lingua straniera nella scuola secondaria di I grado sono stati 235.810 e nella
scuola secondaria di II grado sono stati 109.022, per un totale di 344.828 studenti di
spagnolo nella scuola superiore. Tali cifre rappresentano effettivamente un aumento
considerevole rispetto a quelle di circa venti anni prima riportate da Marello.
2
Il testo della Legge 28 marzo 2003, n. 53, è reperibile all’indirizzo http://www.
pubblica.istruzione.it/mpi/progettoscuola/

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4 Valentina Nanetti

ciclo, ovvero scuola primaria e scuola secondaria di I grado; secondo


ciclo, ovvero licei e istruzione e formazione professionale), stabilisce
che la scuola secondaria di I grado, la ex “scuola media”, “introduce lo
studio di una seconda lingua dell’Unione europea” (citazione letterale
dal testo della legge 28 marzo 2003, n. 53). Sebbene non vada dimenti-
cato che si parla appunto di “introdurre” allo studio della lingua, con tut-
ti i vincoli derivanti dalle caratteristiche di questa particolare fascia sco-
lastica (età dei ragazzini, numero ridotto di ore settimanali a disposizio-
ne, caratteristiche e dinamiche delle classi, ecc.), resta il fatto che ogni
anno una percentuale sempre più ampia degli alunni della scuola secon-
daria di I grado sceglie lo spagnolo come seconda lingua straniera. Que-
sta tendenza lascia presagire un aumento nella richiesta di spagnolo an-
che nella scuola secondaria di II grado, sia da parte di chi vuole conti-
nuare lo studio di questa lingua intrapreso nella fascia scolastica prece-
dente, sia da parte di chi, anche senza averlo studiato prima, decide co-
munque di sceglierla come seconda o terza lingua nella scuola di II gra-
do, magari influenzato dalla recente diffusione dell’insegnamento di
questa lingua, spesso amplificata dai media che ne esaltano tanto gli a-
spetti ludici o culturali quanto l’utilità in ambito lavorativo.
Le conseguenze immediate dell’applicazione della riforma sono state
da una parte la richiesta di professori di spagnolo, e dall’altra una mag-
giore attenzione delle case editrici nei confronti di questo mercato, di cui
prevedevano un’espansione negli anni successivi, tanto nel campo dei
manuali come in quello dei dizionari. Nel breve periodo, il mercato delle
adozioni per la scuola secondaria di I grado si profilava certamente più
promettente rispetto agli anni precedenti, quando un manuale di spagno-
lo per questa scuola poteva essere adottato da un numero molto più esi-
guo di alunni, fondamentalmente quelli che avevano scelto l’indirizzo di
bilinguismo nella scuola media. Nel lungo periodo, si poteva immagina-
re che chi avesse scelto lo spagnolo come seconda lingua straniera in
questa fascia ne avrebbe proseguito lo studio nella scuola secondaria di
II grado ed eventualmente anche all’università.
Al di fuori dell’ambito scolastico, inoltre, si è registrato un costante
aumento anche nel numero di studenti di spagnolo nelle facoltà universi-
tarie, così come nei corsi offerti dall’Istituto Cervantes e in altri corsi
privati (scuole di lingue, corsi professionali organizzati da aziende e altri
ambiti simili di cui è più difficile quantificare il numero di allievi)3. Tra

3
Per una rassegna dei dati relativi all’aumento degli studenti di spagnolo come
lingua straniera in Italia negli anni 2002-2005 nei diversi contesti di insegnamento,

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 5

le cause di questo fenomeno, il cui approfondimento trascende i limiti


del presente studio, si possono citare a titolo esemplificativo l’aumento
delle relazioni turistiche tra Italia e Spagna e paesi latinoamericani, l’au-
mento del peso economico dell’America del Sud, la diffusione di forme
di produzione culturali in lingua spagnola (musica, cinema, letteratura,
ecc.), ma per formulare considerazioni di carattere generale sarebbe op-
portuno raccogliere dati sul campo interpellando direttamente gli studen-
ti di spagnolo circa le loro motivazioni. Tuttavia, un aspetto correlato
alle motivazioni e decisamente rilevante ai fini del presente studio sono
le esigenze e i bisogni dello studente, poiché in base a ciò che lo studen-
te deve “fare” o “imparare a fare” con la lingua varieranno le caratteri-
stiche dei materiali didattici di cui avrà bisogno.
3. I contesti di insegnamento e le esigenze degli studenti
Lo scenario attuale della produzione editoriale dei materiali per lo
studio dello spagnolo come lingua straniera non può essere preso in e-
same senza contemplare previamente il nuovo ruolo che l’apprendi-
mento delle lingue ha assunto nella nostra società, in cui gli scambi e i
contatti reali e virtuali sono aumentati in modo vertiginoso rispetto al
passato. Le lingue moderne si studiano oggi in diversi contesti, a partire
dalla scuola primaria (attualmente solo nel caso della lingua inglese) e
per tutto il corso della vita, nell’ottica del life-long learning. In partico-
lare, in Italia i contesti di insegnamento della lingua spagnola possono
essere:
1. scuola secondaria di I grado;
2. scuola secondaria di II grado:
a. liceo; b. istruzione tecnica; c. istruzione professionale;
3. istruzione superiore (università);
4. aziende;
5. tempo libero.
Al momento di valutare le esigenze di questi studenti in relazione
con la produzione editoriale per l’apprendimento della lingua spagnola
in Italia, entra tuttavia in gioco anche la specificità del forte rapporto di
affinità tra le due lingue4. Come si vedrà in seguito, il bisogno di fornire

compresi l’università e gli Istituti Cervantes, si vedano Di Gesù (2006) e Castillo


Peña (2008).
4
Per una panoramica dei principali studi di linguistica contrastiva tra italiano e
spagnolo, con le relative implicazioni glottodidattiche, si veda in particolare Calvi
(1995 e 2003). È tuttavia interessante osservare come al momento attuale in Spagna

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6 Valentina Nanetti

materiale in qualche misura specifico per studenti di madrelingua italia-


na è stato riconosciuto dagli editori, che hanno tentato di soddisfarlo ri-
correndo a soluzioni di vario tipo, con diversi gradi di approfondimento
della contrastività. Le proposte editoriali, d’altra parte, soprattutto nel
campo dei manuali, provengono da autori o da équipe che possono esse-
re molto diversi per formazione e per approccio. Benché le diverse tipo-
logie di autori vengano approfondite nel paragrafo relativo al lavoro edi-
toriale, è tuttavia opportuno segnalare fin da ora che non sempre la ri-
cerca in campo linguistico e contrastivo riesce a dialogare in modo effi-
cace con gli altri ambiti in cui potrebbe trovare un’applicazione pratica,
quali la glottodidattica e la preparazione di materiali didattici. D’altra
parte gli editori, in particolare quelli che si presentano su un mercato so-
stanzioso come quello dei testi scolastici o dei dizionari, tendono a inve-
stire sempre più risorse nella comunicazione, nella presentazione del
prodotto o, come la definisce Maria Liguori, “la costruzione del parate-
sto” (2005: 227), che deve veicolare quanta più informazione possibile.
L’idea di fondo è che, senza neppure avere aperto il testo, il solo parate-
sto insieme ai vari materiali informativi (cataloghi, schede per le libre-
rie, schede per i docenti, depliant, espositori nelle librerie, pagine web,
ecc.), possa fornire quante più notizie utili a convincere i potenziali let-
tori, acquirenti o utenti. Nel caso dei testi oggetto di questa analisi, si
tratta in particolare dei docenti scolastici e, forse in misura minore, dei
docenti universitari, così come degli studenti della scuola, dell’uni-
versità e degli altri tipi di corso elencati all’inizio di questo paragrafo.
È pertanto possibile identificare una serie di obiettivi che un testo
può dichiarare esplicitamente di volere perseguire. Ad esempio, nel caso
dei manuali, si possono distinguere obiettivi diversi a seconda della fa-
scia di età o del tipo di scuola cui il testo si rivolge. Nella scuola secon-
daria di I grado, il corso, di solito articolato in tre volumi, uno per ogni
anno, dovrebbe attenersi agli Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA)

nel campo dell’insegnamento di spagnolo come lingua straniera, sia per quanto ri-
guarda la formazione dei docenti sia nella ricerca e nella produzione editoriale, si
vada affermando la consapevolezza dei vantaggi di un approccio contrastivo. Il con-
fronto tra le lingue, si ipotizza, può infatti essere utile non solo per combattere le
interferenze tra lingue affini, ma anche per agevolare quegli studenti di spagnolo
come lingua straniera che parlano lingue tipologicamente e culturalmente distanti
come il cinese (osservazioni emerse nel corso del seminario organizzato dal Centro
de Estudios Internacionales Enforex di Barcellona nei giorni 7 e 8 novembre 2008).

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 7

definiti dal Ministero dell’Istruzione5, per consentire allo studente di supe-


rare l’esame di Stato, così come ai livelli definiti dal Quadro Comune Eu-
ropeo di Riferimento6 e dal Plan curricular del Instituto Cervantes7 per
preparare lo studente all’esame per il diploma di certificazione DELE ini-
cial. Nella scuola secondaria di II grado, i programmi di lingua straniera
possono invece essere molto diversi a seconda del tipo di scuola.8 Gli stu-
denti possono infatti proseguire nello studio dello spagnolo dopo averlo
già appreso nella scuola secondaria di I grado, ferma restando la necessità
di verificare, dopo la conclusione del primo triennio di applicazione della
Riforma Moratti (dall’anno scolastico 2004/2005 all’anno 2007/2008)
quale livello di competenza gli studenti di questa fascia effettivamente
riescano a raggiungere. Tuttavia, nella scuola secondaria di II grado,
possono esservi anche studenti principianti di lingua spagnola. Inoltre, a
seconda del tipo di scuola, gli obiettivi dell’insegnamento di questa lin-
gua straniera possono variare, includendo ad esempio un’introduzione a
un linguaggio settoriale di un’altra materia curricolare oppure la lettera-
tura. In generale, anche per questa fascia scolastica si può affermare che
le conoscenze che lo studente deve acquisire con il supporto del manua-
le devono consentirgli di superare l’esame di Stato qualora esso preveda
una prova per questa lingua straniera, di raggiungere il livello del QCER
previsto per quel tipo di scuola, ed eventualmente di sostenere l’esame
per il diploma di certificazione, di solito anche qui il DELE inicial.
Per quanto riguarda i dizionari, si può ipotizzare che uno studente
della scuola secondaria di I e II grado non abbia esigenze particolari, ma
si trovi per lo più a dovere comprendere o eventualmente tradurre testi
generici. Possono subentrare esigenze più specifiche laddove, nell’am-
bito di uno specifico indirizzo della scuola secondaria di II grado, debba
affrontare testi letterari o specialistici di una materia.
Nella successiva tappa dell’istruzione, l’università, le esigenze degli
studenti sono molto più varie, poiché in base al corso di laurea che fre-

5
Gli Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA) per le lingue straniere nella
scuola secondaria di I grado sono consultabili all’indirizzo http://www.orizzonte-
scuola.it/orizzonte/content-685.html (consultato il 10/11/2008).
6
Per la descrizione dei livelli comuni di riferimento per la competenza linguistica
si veda Consiglio d’Europa (2002).
7
Il Plan curricular del Instituto Cervantes (Instituto Cervantes 2007) fornisce i de-
scrittori per la lingua spagnola corrispondenti ai livelli definiti dal Quadro Comune
Europeo di Riferimento.
8
I programmi ministeriali attualmente in vigore, in attesa della riforma della scuo-
la secondaria di II grado, sono consultabili all’indirizzo: http://www.edscuola.
it/archivio/norme/programmi/index.html (consultato il 10/11/2008).

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8 Valentina Nanetti

quentano viene richiesta loro una competenza della lingua che può spa-
ziare dalla padronanza e fluidità richiesta ad esempio a uno studente di
interpretazione o traduzione, alla padronanza del linguaggio settoriale di
uno studente di economia o scienze politiche, al semplice esame di ido-
neità linguistica richiesto da certe facoltà. In questi casi, il docente di
lingua predispone un programma ad hoc e seleziona il materiale a suo
avviso più adeguato, che in alcuni casi può comprendere un manuale di
spagnolo come lingua straniera. Si può trattare di un manuale che viene
proposto anche per le adozioni nella scuola oppure che è stato redatto
apposta per studenti universitari o comunque adulti. Anche per quanto
riguarda i dizionari, nell’ambito dell’istruzione universitaria, gli studenti
possono presentare esigenze molto diverse tra loro. Certamente, è ipo-
tizzabile che a seconda del grado di specificità delle conoscenze richie-
ste, maggiore sarebbe il grado di specializzazione richiesto a un diziona-
rio. A questo proposito, è interessante che sia Marello sia Calvi rilevino
che negli anni ottanta, quando il mercato editoriale italiano inizia ad of-
frire le prime proposte specifiche per studenti italiani, proponga spesso
testi destinati a studenti di ambiti specifici, piuttosto che a un pubblico
indifferenziato.
Infine, un’ultima tipologia di studenti di spagnolo con esigenze spe-
cifiche ma difficile da quantificare è quella degli allievi di corsi azienda-
li, ai quali è richiesta la conoscenza di questa lingua per fini specifichi
legati al loro ambito di specializzazione, ma anche alla competenza cul-
turale e interculturale necessaria a muoversi in ambienti internazionali e
pluriculturali. Per questo gruppo di discenti valgono le considerazioni
formulate a proposito degli studenti universitari. Data la specificità delle
loro esigenze, anche in questo caso è auspicabile una formazione ad hoc
in cui il docente sappia scegliere e consigliare i materiali e gli strumenti
più adeguati9.
Alla luce di queste considerazioni, è opportuno specificare che, allo
scopo di tracciare un panorama uniforme per individuare alcune tenden-
ze generali, l’analisi proposta in questo studio si concentra su due tipo-
logie specifiche di materiali: i manuali proposti per l’adozione nelle

9
In questo ambito sono particolarmente significative le esperienze dei alcuni
Centri Linguistici di Ateneo, quali il CLIRO di Forlì, il Centro Linguistico dei Poli
Scientifico-Didattici della Romagna. A titolo esemplificativo si può citare il cd-rom
che il CLIRO ha prodotto per l’autoapprendimento della lingua spagnola, livello A2:
Aproches (2007) di J.C. Barbero Bernal, S. Monti Bonafede, A. Valdiviezo Valdi-
vieso, Bologna, Clueb.

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 9

scuole italiane10 e i principali dizionari bilingui di spagnolo e italiano11.


Data la crescente consapevolezza dell’importanza dell’approccio contra-
stivo, si faranno tuttavia alcuni brevi cenni anche ai materiali comple-
mentari specifici mirati agli studenti stranieri di una determinata lingua
madre (ad esempio, spagnolo per italiani, per inglesi, per portoghesi,
ecc.). Da una parte, infatti, si vedrà che questi rappresentano un tipo di
produzione funzionale alle politiche del mercato editoriale che si sta
configurando a livello transnazionale, e dall’altro essi si inseriscono a
pieno titolo nel più ampio quadro dell’editoria di spagnolo come lingua
straniera per italiani.

4. Le tendenze in atto nel mercato editoriale scolastico italiano


A mano a mano che aumentano e si diversificano gli studenti di spa-
gnolo in Italia, il mercato editoriale inizia gradualmente ad aumentare la
propria offerta di manuali e dizionari per questa coppia di lingua. Biso-
gna comunque aggiungere che l’aumento degli studenti di spagnolo co-
me lingua straniera non riguarda solo l’Italia, ma anche numerosi paesi
europei ed extraeuropei. Come conseguenza, in Spagna la didattica dello
spagnolo come lingua straniera attrae un interesse sempre maggiore tan-
to da parte delle case editrici come da parte del mondo universitario, in
termini sia di ricerca12 sia di formazione dei docenti. Vi è pertanto una
pluralità di fattori, sia specifici del contesto italiano sia del più vasto
contesto internazionale, alla base dell’incremento e della diversificazio-
ne dell’offerta editoriale di spagnolo come lingua straniera nel nostro
paese. Poiché lo scopo di questo studio è tracciare una panoramica dello
scenario italiano, tuttavia, è opportuno considerare tutti questi fattori a-
dottando come punto di osservazione la realtà italiana, per poi conside-
rare da questa prospettiva come agiscano ed interagiscano nel mercato
editoriale gli attori italiani e stranieri.
Seppure un trattamento approfondito della configurazione e dell’evo-

10
I titoli riportati nelle appendici sono estratti da un documento gentilmente
concesso dall’Associazione Italiana Editori (AIE) con la lista completa di tutte le
opere proposte per l’adozione nella scuola italiana per la materia “lingua e civiltà
spagnola” nell’anno scolastico 2007/2008. Tali dati sono stati integrati con i catalo-
ghi delle singole case editrici per l’anno scolastico 2008/2009.
11
Per un repertorio completo dei dizionari bilingui si veda la banca dati Hespe-
ria, all’indirizzo http://hesperia.cliro.unibo.it/ (consultato il 10/11/2008). Per un’a-
nalisi approfondita dei testi fondamentali della lessicografia bilingue di italiano e
spagnolo si veda San Vicente (ed.) 2008.
12
Si veda ad esempio lo studio di Barbero Bernal / San Vicente (2007).

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10 Valentina Nanetti

luzione del mercato editoriale in Italia esuli dallo scopo di questa ricer-
ca, è opportuno menzionare alcuni fenomeni rilevanti che hanno dato
luogo alle particolari modalità di produzione editoriale attuali. Indub-
biamente, gli editori si sono dimostrati consapevoli delle esigenze degli
studenti di spagnolo come lingua straniera in Italia, ma con le limitate
risorse a disposizione allocate per questa lingua all’interno delle loro po-
litiche editoriali, offrono spesso prodotti che sono il risultato di un com-
promesso tra esigenze molto eterogenee e a volte in conflitto tra loro:
vincoli di budget, investimenti necessari per il progetto editoriale a livel-
lo di contenuti (ricerca di autori, innovazioni metodologiche); investi-
mento necessari per il paratesto e la comunicazione (grafica, fotografia,
impatto visivo del prodotto); limitata disponibilità di tempo e di collabo-
ratori; incertezze e improvvisi cambiamenti di rotta nella legislazione
scolastica italiana (quali le contestate riforme delle ministre Moratti e
Gelmini, rispettivamente nel 2003 e 2008), nel caso dei manuali13.
Tanto il mercato dei manuali scolastici quanto quello dei dizionari
rappresentano sicuramente settori particolarmente appetibili per gli edi-
tori. Si tratta di due tipi di testo che riflettono quella che Dario Moretti,
nel suo saggio sulle professioni dell’editoria, definisce “la prima suddi-
visione ‘sommersa’, ovvero quella tra libri di varia e libri scolastici”
(2005: 68). Per “varia” si intende quella produzione editoriale che non è
rivolta a lettori specialistici o ad ambiti specifici, quindi la narrativa, la
saggistica e la manualistica divulgativa, ecc. Si tratta della produzione
editoriale prototipica, quella cui ci si riferisce solitamente quando si par-
la di “editoria” in generale. Oltre a differenziarsi per ovvi motivi
dall’editoria di varia, secondo Moretti il settore scolastico in Italia pre-
senta già di per sé “panorama peculiare”, in cui “la concorrenza tra libri
di testo di impostazione diversa è agguerrita per motivi di storia cultura-
le e il mercato sostanzialmente diverso da quello della varia” (2005: 68).
Un’altra caratteristica di questo mercato, prosegue Moretti, è inoltre il
ruolo degli insegnanti come mediatori nell’acquisto, che fa sì che gli edi-
tori concentrino tutti i loro sforzi su questi “clienti che clienti non sono”, e

13
Si pensi anche alla controversa introduzione del portfolio per tutte le materie,
richiesto dalla Riforma Moratti e poi ritirato, e alla confusione creatasi tra questo e il
Portfolio Europeo delle Lingue, auspicato dal Consiglio d’Europa nel Quadro Co-
mune Europeo di Riferimento per valutare i progressi nell’apprendimento linguisti-
co. Molti manuali, soprattutto quelli rivolti alla scuola secondaria di I grado,
all’epoca della Riforma iniziarono ad allegarlo come fascicolo, e alcune case editri-
ci, come La Nuova Italia, richiesero addirittura la validazione ufficiale del loro Por-
tfolio da parte delle istituzioni europee.

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 11

che “adottando” il testo ne prescrivono l’acquisto agli studenti. Diverso è


dunque il caso dei dizionari, che dall’insegnante possono essere consiglia-
ti ma non imposti come i libri di testo. Saranno pertanto diverse le modali-
tà mediante le quali gli editori tentano di penetrare in questi due diversi
mercati, fatti sempre salvi i vincoli di spesa e investimento esposti sopra.
In concreto, riprendendo le considerazioni circa l’opportunità di ela-
borare materiali specificamente per studenti di madrelingua italiana, è
opportuno considerare gli attori centrali nel processo di elaborazione in-
tellettuale ed editoriale di questi materiali, in modo da delineare le mo-
dalità in cui effettivamente vengono prodotte tali opere. In questo senso,
si può affermare che tanto nel campo dei manuali come in quello dei di-
zionari si presentano fenomeni analoghi. Innanzitutto, il prodotto, ma-
nuale o dizionario, attualmente sul mercato può essere il risultato di un
nuovo progetto oppure può essere una nuova versione di un prodotto già
pubblicato, intendendo con ciò la nuova edizione di un testo già pubbli-
cato oppure l’adattamento per il pubblico italiano di un testo inizialmen-
te pubblicato per il mercato internazionale. Evidentemente, questa prima
distinzione già suppone un investimento molto diverso da parte dell’edi-
tore in termini di risorse professionali ed economiche, con uno sforzo
molto maggiore per pubblicare un nuovo progetto rispetto a modificare
o integrare un prodotto preesistente.
In secondo luogo, sia nel caso di un progetto ex novo sia in quello di
una nuova edizione o di un adattamento per italiani, occorre vedere a
quali tipi di professionalità viene assegnata la creazione di contenuti.
Mentre nel caso di un nuovo progetto l’editore investe sugli autori e le
loro idee, nel caso di un rifacimento o adattamento investe, con rischi e
costi certamente inferiori, sul prodotto in sé. Può intravedere potenziali-
tà di vendita del testo perché questo ha già avuto successo in Italia con
la precedente edizione oppure lo ha avuto in altri paesi in cui è stato
pubblicato in precedenza. Soprattutto in questo secondo caso, la figura
dell’autore diventa molto più sfumata, poiché l’autore vero e proprio è
quello del testo originale. Al suo posto, nella nuova versione si avranno
figure il cui ruolo varia a seconda della portata dei loro interventi sul te-
sto da una parte, e a seconda del ruolo che l’editore è disposto a ricono-
scere loro dall’altra. Da qui che si parli di “adattamento italiano a cura
di” (soprattutto nei manuali), oppure di “collaboratori”, “collaboratori
redazionali”, “revisori”, “consulenti”, ecc.
Al di là di queste analogie, a livello di elaborazione del contenuto vi
sono tuttavia anche differenze significative tra manuali e dizionari, che
in parte determinano il tipo di professionalità richiesto per la produzione

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12 Valentina Nanetti

di questi materiali. Nel caso dei manuali pubblicati in Italia o per l’Italia,
sia che si tratti di progetti nuovi sia di interventi su testi preesistenti, uno
dei requisiti per gli autori è l’esperienza di insegnamento nella scuola
italiana, dati i diversi requisiti specifici che un testo deve soddisfare per
essere adottato. È infatti fondamentale che l’autore abbia sempre presen-
te che il testo deve soddisfare criteri quali la corrispondenza con i pro-
grammi ministeriali, l’adeguatezza della tipologia di attività e di verifi-
che proposte, il grado di difficoltà appropriato per essere utilizzato in
classe da studenti di una certa età e con determinate conoscenze previe.
Pur correndo il rischio di generalizzare, si può affermare che, al momen-
to di pubblicare un manuale di spagnolo per italiani, per l’editore diven-
ta spesso prioritario soddisfare queste esigenze piuttosto che proporre un
testo innovativo e al passo con le riflessioni sviluppate in ambito glotto-
didattico e linguistico sull’approccio contrastivo tra lingue affini. Come
rileva Calvi già nel 1995 e a maggior ragione nel 2003, i manuali per
italiani presentano alcuni elementi della lingua spagnola in chiave con-
trastiva rispetto all’italiano, ma a un’analisi più approfondita probabil-
mente emergerebbe che si tratta grosso modo di elementi ricorrenti in
tutti i manuali, sui quali ci si limita a richiamare l’attenzione affinché la
somiglianza tra italiano e spagnolo non tragga in inganno lo studente al
momento della produzione. Si potrebbe definire un approccio “operati-
vo”, in quanto il suo scopo prioritario è correggere quegli errori che con
maggiore frequenza si riscontrano negli studenti italiani, lungi dall’of-
frire opportunità di riflessione sulla lingua e cultura del proprio paese in
rapporto a quella del paese o paesi in cui è parlata la lingua straniera,
come prescrivono oggi l’educazione linguistica e il “plurilinguismo”
promosso dal Consiglio d’Europa.
Nel caso dei dizionari bilingui, la figura dell’autore appare in molti
casi ancora più sfumata, anche a causa delle notevoli innovazioni tecno-
logiche di cui ha potuto beneficiare questo settore editoriale. Grazie agli
strumenti digitali, l’editore può infatti disporre di banche dati, corpora,
lemmari, che può adattare, ridurre e integrare secondo le proprio esigen-
ze, ma anche vendere a editori stranieri, che potranno pubblicare per
proprio conto o in coedizione con la casa editrice dell’originale un di-
zionario bilingue rivolto al pubblico del proprio paese. Nel caso dell’I-
talia, come si vedrà nel paragrafo seguente, soprattutto negli ultimi anni
sono stati pubblicati numerosi dizionari bilingui di italiano e spagnolo,
molti dei quali come coedizioni. I marchi editoriali sulla copertina e i
diversi tipi di collaboratori citati nel colophon di queste opere possono
darci alcuni indizi circa il tipo di operazione che è stata condotta, ma

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 13

non è tuttavia possibile delineare un processo di lavorazione prototipico.


In ciascun caso, infatti, l’editore può essere partito da una base diversa:
una banca dati propria o di un altro editore; un lemmario di un diziona-
rio bilingue per una coppia di lingue diversa; un lemmario di un diziona-
rio bilingue per la stessa coppia ma con un numero inferiore di lemmi;
un lemmario di un dizionario monolingue, ecc. Su questa base, poi, può
decidere di compiere operazioni diverse, ad esempio cambiare o modifi-
care le accezioni, aumentare il numero dei lemmi, inserire riquadri per
approfondire particolari questioni culturali, grammaticali, lessicali o
contrastive14.
La varietà di interventi e la mole di lavoro che possono essere richie-
sti nell’elaborazione di un dizionario, tanto ex novo come sotto forma di
adattamento di un materiale preesistente, rende inoltre questo tipo di o-
pere particolarmente adatte per essere “esternalizzate” dalla casa editrice
e affidate a service esterni che forniscono “pacchetti” di servizi editoria-
li15. Si tratta di un fenomeno che ha preso piede negli anni Novanta,
quando le grandi casi editrici hanno iniziato a licenziare una parte dei
loro redattori per fare fronte all’aumento dei costi, e in generale l’edito-
ria ha iniziato a offrire meno posti di lavoro stabili all’interno delle a-
ziende. Questi service in un primo tempo offrivano servizi editoriali ti-
pici quali correzione di bozze, revisione, impaginazione, ma con il tem-
po hanno iniziato a proporre anche progetti editoriali veri e propri, come
nel caso di Edigeo, che qui compare appunto nel repertorio come autore
di una serie di dizionari bilingui tascabili e uno di dimensioni medie16.
Con questo passaggio, la figura dell’autore o collaboratore appare anco-
ra più sfumata, mentre diventa centrale il prodotto in sé, che si presenta
come il prodotto del lavoro di un’équipe.
Proprio perché possono fare parte di questa equipe collaboratori dalla
formazione e dall’esperienza più varia, il tipo di esternalizzazione cui pos-
sono giungere i dizionari, in linea di principio non è applicabile ai manua-
li, i cui collaboratori dovrebbero presentare un profilo professionale atti-
nente all’ambito scolastico. Per i manuali, infatti, il caso più frequente è
14
Nell’appendice 2, nella sezione 2.2, “Dizionari minori e specializzati: Pubbli-
cati in Italia o come coedizioni”, si trovano vari testi che contengono interventi di
questo tipo, ad esempio il dizionario di Collins-Boroli (2005), di Paravia-Bruno
Mondadori (2006), di Rizzoli-Larousse (2006), di Mondadori-Langenscheidt (2006).
15
Per un approfondimento delle modalità produttive caratteristiche degli studi
editoriali, con particolare riferimento a Edigeo e al suo rapporto con l’editore Zani-
chelli, si veda Nanetti (2008).
16
Per una descrizione dell’attività editoriale di Edigeo, si veda la pagina http://www.
edigeo.it, sezione “Chi siamo” (consultato il 10/11/2008).

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14 Valentina Nanetti

quello di autori o collaboratori che effettivamente insegnano nella scuola


italiana, indicati nei colophon o nelle ultima pagine dei manuali, come nel
caso di Gente, edito originariamente da Difusión e ora disponibile in una
versione per studenti italiani edita da Difusión e Garzanti Scuola. Non
mancano tuttavia esperienze di coedizione tra un editore vero e proprio
come Edelsa e un gruppo come l’italiano Logos, che offre una pluralità di
servizi tra cui traduzioni, realizzazioni editoriali, ecc. e può quindi essere
considerato più simile a un service. Il manuale Chicos chicas, attualmente
il più venduto nella scuola secondaria di I grado, è il prodotto di questa
collaborazione17. Secondo quanto riferito da un collaboratore di Logos,
per questa pubblicazione il gruppo italiano ha ricevuto da Edelsa il testo
originale, nello specifico un manuale di spagnolo lingua straniera per ra-
gazzi che dichiara di raggiungere il livello B1, e vi ha inserito le integra-
zioni opportune per adattarlo al suo pubblico specifico, ovvero gli alunni
italiani della scuola secondaria di I grado.
In definitiva, nelle dinamiche sopra descritte è possibile riconoscere
una particolare versione dei “nuovi paradigmi comunicativi dell’editoria
in rete” descritti da Luca e Leonida Reitano che nel capitolo dedicato ai
nuovi scenari editoriali aperti dall’era digitale parlano di “disseminazione
dei ruoli editoriali” (2005: 170). Il riferimento qui è al print on demand,
ovvero alla possibilità di stampare un libro solo nel momento in cui ve ne
sia richiesta da parte dell’utente, con il risparmio che ne consegue in ter-
mini di carta, affitto di magazzini e con la possibilità di moltiplicare il
numero di libri potenzialmente pubblicabili. Tuttavia, l’idea di “dissemi-
nazione dei ruoli editoriali” si rivela particolarmente calzante anche per
descrivere le modalità di produzione dei tipi di testo oggetto di questo stu-
dio. I manuali e soprattutto i dizionari, infatti, sempre più spesso sono il
prodotto di un processo di lavorazione le cui fasi e i cui autori mostrano
contorni sempre più sfumati e possono essere appunto “disseminati” sia
nello spazio sia nel tempo, grazie alla possibilità di riutilizzare e manipo-
lare, adattare e integrare contenuti preesistenti per pubblici diversi e su
formati diversi. Gli autori aggiungono però che non bisogna ritenere che
“il mutare degli strumenti del lavoro editoriale sia questione esclusiva-
mente tecnica”. Seppure riferite all’editoria di varia in generale, le loro
considerazioni possono applicarsi anche all’editoria per le lingue così co-
me si sta configurando nell’epoca attuale, segnando così una fase in cui
gli sviluppi metodologici e didattici auspicati dagli studiosi potrebbero

17
Si veda appendice 1, sezione 1.2, “Manuali pubblicati in Spagna, adattati per
studenti italiani”, “Scuola secondaria di I grado”.

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 15

essere seriamente compromessi dalle pressioni del mercato:


Il processo di produzione e distribuzione incide in misura determinante sulle
scelte “culturali” dei grandi gruppi editoriali sino ad erodere progressivamen-
te il ruolo e il peso della progettazione intellettuale all’interno delle case edi-
trici, spostando l’equilibrio verso logiche manageriali meno interessate al li-
bro in sé quanto piuttosto alla sua potenzialità di distribuzione e di vendita
(ibid., 2005: 170).
Emerge così la tensione tra due tendenze opposte: da una parte, nel
campo della ricerca, della glottodidattica e anche della lessicografia si
auspicano e propongono innovazioni e miglioramenti per rendere più
efficaci gli strumenti a disposizione degli studenti italiani; dall’altra, chi
dovrebbe produrre questi strumenti aspira a venderne la massima quan-
tità possibile con il minimo investimento necessario. In questo senso,
ogni testo che viene prodotto è il risultato, più o meno riuscito a seconda
dei parametri con cui si desidererà valutarlo, del compromesso tra que-
ste due esigenze, ovvero qualità e redditività. Si aggiunge così un ulte-
riore elemento che contribuisce a spiegare la particolare configurazione
del mercato editoriale dello spagnolo come lingua straniera in Italia. È
infatti vero, come affermato in precedenza, che si tratta di un mercato
relativamente giovane che, rispetto a quello di altre lingue straniere, pre-
senta una tradizione di insegnamento meno consolidata e sconta l’antico
pregiudizio sulla facilità di apprendimento da parte dei parlanti di italia-
no. È però anche vero che questo mercato ha iniziato a svilupparsi in
modo significativo proprio agli albori dell’epoca in cui le nuove possibi-
lità tecnologiche e la disseminazione dei ruoli editoriali hanno consenti-
to agli editori di produrre velocemente una grande quantità di nuovi testi
senza tuttavia garantirne la qualità. Il risultato sono infatti testi molto
diversi tra loro in quanto a qualità, approfondimento ed efficacia nel-
l’approccio contrastivo.

5. L’editoria per lo spagnolo come lingua straniera in Italia:


manuali, materiali complementari, dizionari
5.1 L’editoria per lo spagnolo come lingua straniera nei primi anni ’90
Il panorama dell’editoria per lo spagnolo come lingua straniera in I-
talia appare oggi estremamente diversificato, per quanto riguarda sia i
dizionari sia i manuali. Pur tenendo presenti le attuali tendenze del mon-
do editoriale, nonché le nuove modalità di lavoro in rete rese possibili
dai moderni strumenti informatici, è comunque possibile tracciare una
panoramica che rapporti allo scenario attuale le tendenze emerse nella

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16 Valentina Nanetti

fase iniziale dello sviluppo di materiali per l’insegnamento dello spa-


gnolo in Italia, per identificare quali si sono rivelate maggiormente pro-
duttive e quali invece non si sono rivelate redditizie o adeguate per il
mercato.
In questa fase, le considerazioni riguardo i manuali saranno obbliga-
toriamente scisse da quelle che riguardano i dizionari, ma è comunque
opportuno tenere presente le analogie emerse in precedenza tra le osser-
vazioni di Marello e Calvi sul mercato editoriale e le caratteristiche de-
gli studenti di spagnolo lingua straniera tra la fine degli anni ottanta e i
primi anni novanta. Secondo entrambe le autrici, infatti, gli studenti di
spagnolo in questa epoca sono soprattutto studenti universitari. Di que-
sti, una parte considerevole studia in facoltà non letterarie, poiché nelle
facoltà di lingue e letterature straniere la lingua resta ancora fortemente
subordinata alla letteratura. Pertanto, sul fronte dei manuali, mentre in
Spagna si pubblicano materiali didattici che, “per quanto aggiornati, so-
no sordi al problema della tipologia linguistica, dato che la maggioranza
degli utenti di questi corsi sono di lingua madre inglese” (Calvi 1995:
40), in Italia vedono la luce i primi manuali comunicativi e situazionali
che adottano l’approccio contrastivo, spesso concepiti tuttavia per stu-
denti di facoltà specifiche. Nell’analisi di Marello del panorama dei di-
zionari bilingui, oltre alla presenza maggioritaria di studenti di facoltà
non letterarie, compare un altro fattore ricorrente, la convinzione della
presunta facilità dello spagnolo per gli italiani. Rilevando che tra il 1943
e il 1986 la maggioranza dei dizionari bilingui pubblicati in Spagna e in
Italia si situa nella fascia dei testi con meno di 50-60.000 voci, l’autrice
ipotizza, analogamente a quanto faceva Calvi per i manuali, che il mer-
cato non sia stato stimolato da una domanda consistente per prodotti di
maggiore impegno, ovvero dizionari “maggiori” o “da tavolo” (da 1.600
a 2.200 pagine, secondo la classificazione proposta da Marello), poiché
le diverse tipologie di pubblico al momento non sembrano richiedere un
dizionario bilingue di dimensioni più consistenti. Le uniche eccezioni
all’epoca erano rappresentate dai dizionari di Ambruzzi e Carbonell, che
risalivano rispettivamente al 1949 e al 1950 (anni di pubblicazione delle
prime edizioni). Come conseguenza, per quelle tipologie di utenti che sen-
tono fondamentalmente il bisogno di “cavarsela” in spagnolo, come può
essere il caso del turista, sembra sufficiente “il pronto soccorso rappresen-
tato dal dizionario tascabile” (1989: 196), non a caso una delle tipologie
più frequenti tra i dizionari bilingui di spagnolo. Piuttosto, aggiunge Ma-
rello, “dato che nei tascabili e nei monolingui spesso non si trovano voci
scientifiche, tecniche ecc., gli studenti richiedono dizionari bilingui spe-

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 17

cializzati” (1989: 196). La valutazione complessiva, ripresa dal parere e-


spresso da Gallina (1991) è che “l’Ambruzzi resta il migliore”, mentre per
quanto riguarda i “numerosi tascabili moderni”, l’autrice ritiene che “solo
alcuni sono ben fatti, ma tutti sono poveri di neologismi” (1989: 194).
In merito a quest’ultima osservazione, occorre infine ricordare due
particolari tipi di dizionario che in qualche modo tentavano di supplire
alle lacune riscontrate nel mercato dell’insegnamento dello spagnolo a
italiani. Da un lato, per rimediare alla carenza di neologismi segnalata
da Gallina, nel 1991 esce un dizionario specifico dedicato a questo am-
bito (Calvi / Monti, 1991), mentre l’anno successivo ne esce uno dedica-
to specificamente a questioni contrastive di italiano e spagnolo, in parti-
colare ai “falsi amici” e alle potenziali interferenze cui possono dare
luogo (Sañé / Schepisi, 1992). Data l’assenza di opere di ampia portata
quali un dizionario bilingue maggiore o una grande grammatica contra-
stiva di consultazione, queste opere rappresentano un interessante tenta-
tivo di colmare almeno in parte le lacune riscontrate nell’offerta edito-
riale tanto di manuali come di dizionari. Approfondendo un ambito cir-
coscritto e specifico, forniscono infatti al docente e allo studente uno
strumento utile ad approfondire in modo mirato e sistematico due nodi
centrali nell’apprendimento dello spagnolo che spesso rischiano di esse-
re trattate in modo saltuario o aneddotico. In un momento successivo, a
partire dalla pubblicazione del dizionario di Laura Tam (1997), con la
relativa versione ridotta (1999) e il dizionario economico (2006), in Ita-
lia iniziano a proliferare i dizionari di dimensioni medie.
5.2 L’editoria per lo spagnolo come lingua straniera oggi:
una panoramica dei manuali
Nei quindici anni successivi, lo scenario descritto da Marello e Calvi
ha visto un ampliamento e una diversificazione dell’offerta di materiali
per lo spagnolo come lingua straniera in Italia che può essere ricondotto
a una pluralità di fattori.
Due fattori hanno una portata globale, o comunque internazionale,
che non riguarda quindi solo il nostro paese. In primo luogo, come già
anticipava Calvi, in Spagna le case editrici hanno intensificato la produ-
zione di manuali come conseguenza dell’aumento della domanda di in-
segnamento dello spagnolo in molti paesi del mondo. Contemporanea-
mente, è aumentata la visibilità della lingua spagnola e dei paesi di lin-
gua ispanica da diversi punti di vista, culturale, artistico, economico, tu-
ristico, ecc. Volendo individuare una prima fase, grosso modo dai primi
anni novanta fino al 2004-2005, si registra in Spagna un primo aumento

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18 Valentina Nanetti

nella produzione di manuali (nuovi oppure riedizioni di testi già pubbli-


cati) per un pubblico indifferenziato, che evidentemente non possono
approfondire questioni contrastive specifiche di italiano e spagnolo, co-
me lamentato da Calvi. All’interno di questo pubblico indifferenziato,
con particolare riferimento all’Italia, una fascia ha a mano a mano ac-
quisito un peso sempre maggiore, quella degli studenti della scuola.
Come rilevato nel paragrafo 4, si tratta di un mercato particolare e diffi-
cile, che da una parte richiede una lavorazione complessa e approfondita
su numerosi versanti, ma d’altra parte mediante il sistema delle adozioni
si rivolge a un vasto pubblico di potenziali acquirenti che, una volta
scelto il libro dall’insegnante, sono obbligati ad acquistarlo, senza alcu-
na possibilità di rivolgersi alla concorrenza. Come anticipato, la riforma
del I ciclo della scuola nel 2003 ha segnato un momento decisivo per
l’espansione della domanda di insegnamento di spagnolo nella fascia
scolastica corrispondente alla scuola media, in cui la sua presenza era
stata fino ad allora alquanto ridotta. Improvvisamente, il numero degli
studenti è aumentato in un modo tanto consistente da indurre molti più
editori che in passato a tentare di entrare subito nel mercato della scuola
secondaria di I, e in alcuni casi anche nella successiva scuola di II grado,
con prodotti creati appositamente per questo target oppure con prodotti
preesistenti pensati per un pubblico indifferenziato. Nel secondo caso, i
testi a volte sono stati adattati per gli studenti italiani mediante interventi
di diversi tipo sul testo originale, oppure sono rimasti invariati.
Un ultimo fenomeno che va tenuto in considerazione, in quanto stret-
tamente vincolato alle summenzionate costrizioni di budget cui devono
sottostare i diversi progetti editoriali valutati da un editore, è l’evo-
luzione del concetto stesso di “materiale didattico”. Per soddisfare le e-
sigenze di insegnanti e studenti, i manuali non solo devono mantenersi
al passo con le innovazioni tecnologiche e metodologiche, ma devono
anche offrire una varietà sempre maggiore di componenti. In questo sen-
so, Balboni (2002: 51-52) parla di “costellazione di materiali”, nel senso
che un metodo di lingua straniera idealmente deve comprendere:
a. un manuale base, che presenta un percorso programmato, graduato, e che
deve guidare lo studente a raggiungere uno dei vari livelli codificati dal
Quadro di Riferimento Comune Europeo o dai consorzi di certificazione
linguistica. Tale corso base può essere su carta, su CD-Rom o in Rete e
spesso si articola in un volume (o una sezione) per il lavoro guidato
dall’insegnante e uno per il lavoro autonomo, le esercitazioni ecc.;
b. una serie di materiali per il rinforzo e il recupero, specifici per i vari livel-
li; anche questi materiali possono essere su carta o su disco o in Rete;
c. materiali audio con monologhi e dialoghi “artefatti” (cioè eseguiti su un

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 19

copione scritto dagli autori) e “autentici”, il che non significa “raccolti in


situazioni autentiche” ma “con una lingua autentica”, basata su un cano-
vaccio predisposto dagli autori e lasciato poi alla realizzazione spontanea
degli attori;
d. un ampliamento in Rete, per cui a ogni unità didattica corrisponde una se-
rie di navigazioni guidate, in cui è possibile utilizzare in situazione di co-
municazione autentica la competenza che si è acquisita;
e. nel caso di materiale ecumenico, pensato in una nazione per studenti “stra-
nieri” senza considerazione della loro madrelingua, deve esserci una se-
zione di adattamento del materiale alle necessità linguistiche degli studenti
del paese in cui viene usato; queste attività di adattamento possono essere
condotte direttamente sul manuale oppure possono essere messe in Rete e
scaricate dal singolo docente o studente;
f. video (in cassetta, DVD o Rete) per offrire una contestualizzazione soprat-
tutto culturale; (…)
g. una guida didattica, che illustri all’insegnante il percorso glottodidattico e
il senso di ogni attività e di ogni testo;
h. una batteria di prove di verifica graduate, unità per unità, modulo per mo-
dulo;
i. un sito, in cui raccogliere i contributi degli insegnanti che usano quel ma-
teriale e le loro elaborazioni, gli adattamenti, le valutazioni, le integrazio-
ni, in modo da condividerle tra docenti che usano lo stesso materiale (Bal-
boni 2002: 51-52).
Molto difficilmente uno stesso manuale potrà offrire contemporane-
amente tanti materiali e contenuti integrativi, ma l’editore è consapevole
che quanti più ne proponga, maggiori possibilità vi saranno che l’inse-
gnante decida di adottare il testo in questione. D’altra parte, ogni com-
ponente aggiuntivo richiede un ulteriore investimento di risorse in ter-
mini di lavoro autoriale, redazionale, grafico e produttivo che non sem-
pre l’editore è disposto a sostenere. Da qui le diverse soluzioni alle quali
fanno ricorso gli editori italiani e stranieri per proporre manuali di spa-
gnolo per studenti italiani. Fondamentalmente, vi sono tre tipologie di
lavorazione: manuali creati in Italia per studenti italiani; creati in Spagna
per un pubblico indifferenziato; creati in Spagna, o altro paese, per un
pubblico indifferenziato e riproposto al pubblico italiano con diversi tipi
di adattamenti. Tali interventi possono essere di vario tipo, quali l’in-
clusione di riquadri contrastivi nel cuaderno de ejercicios lasciando in-
variato il manuale di base, la semplice traduzione di istruzioni e spiega-
zioni in italiano, oppure interventi più consistenti sul testo nel suo in-
sieme. Ovviamente, soluzioni quali l’integrazione del solo eserciziario,
la traduzione di alcune parti implicano un investimento inferiore in ter-
mini di tempo e di risorse, poiché consentono di intervenire solo su un
componente del corso o su una parte del testo.

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20 Valentina Nanetti

Per presentare lo scenario attuale, nella sezione 2 del repertorio che


raccoglie i testi proposti per l’adozione nella scuola secondaria italiana
di I e II grado per l’anno 2008/2009, sono state create molto più catego-
rie rispetto a quelle presentate da Calvi per i manuali pubblicati negli
anni Novanta. I fenomeni più rilevanti sono, come era prevedibile, la
proliferazione di titoli per la scuola secondaria di I grado, e inoltre l’in-
gresso di numerosi editori spagnoli nel mercato editoriale italiano sotto
diverse forme. Da una parte, appare piuttosto frequente l’abbinamento di
un marchio spagnolo con uno italiano, ad esempio Difusión e Garzanti
scuola18, Edelsa e Logos19, Espasa e Lang20, SM e Hoepli21. Dal punto
di vista economico, si tratta del procedimento che sulla carta promette il
migliore rapporto costi-benefici, poiché la gran parte del lavoro viene
prodotta dall’editore spagnolo che può investire maggiori risorse in un
testo di spagnolo come lingua straniera, in quanto originariamente desti-
nato a un pubblico internazionale. In un secondo momento, i collabora-
tori italiani, di solito docenti scolastici, intervengono inserendo riquadri
su questioni contrastive o culturali. È come se l’editore italiano potesse
farsi carico solo di ciò che riguarda strettamente la “vendibilità” del
prodotto sul suo mercato, ovvero l’integrazione con contenuti specifici e
quindi le successive fasi di propaganda e promozione presso le scuole.
Questo tipo di lavorazione implica però anche dei rischi, perché perma-
ne il vincolo del testo originale, che offre una progressione prestabilita
dei contenuti che potrebbe comunque non corrispondere a quella richie-
sta da un efficace approccio contrastivo.
Permangono tuttavia anche le altre categorie più tradizionali, ovvero
i manuali elaborati in Spagna per un pubblico internazionale e quelli e-
laborati in Italia specificatamente per il pubblico italiano. In entrambi i
casi si tratta di editori forti in questo settore di mercato, all’interno del
quale possono vantare una tradizione consolidata, come SGEL22 e Ana-
ya23 in Spagna, Zanichelli24 o Loescher25 in Italia.

18
Gente (ultima ed. 2006) per la scuola secondaria di II grado e Gente joven (ul-
tima ed. 2007) per la scuola secondaria di I grado.
19
Nuevo chicos chicas (2007) per la scuola secondaria di I grado e Nuevo Ven
(2003) per la scuola secondaria di II grado.
20
¡Es tu ritmo! (2004) per la scuola secondaria di I grado e Es español (2003) e
Nuevo es español (2006) per la scuola secondaria di II grado .
21
Aula Amigos (ultima ed. 2007) per la scuola secondaria di I grado e Nuevo
ELE (2003) per la scuola secondaria di II grado.
22
Avance (2002), Español en marcha (2005), Nuevo español sin fronteras
(2005), Español 2000 (ultima ed. 2007), tutti per la scuola secondaria di II grado.
23
Vuela (2006), Sueña (2006), Mañana (2005).

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 21

Per ultimo, una tipologia dai confini meno netti è quella di manuali
internazionali pubblicati come coedizioni26 senza particolari adattamen-
ti. È lecito supporre che, benché meno efficaci rispetto a quelli che pre-
sentano adattamenti specifici per italiani, questo tipo di prodotto venga
comunque proposto in quanto consente una spesa molto inferiore e può
comunque essere scelto dal docente pur in assenza di integrazioni. Come
è ormai assodato nella teoria e nella pratica glottodidattica, la scelta del
libro di testo è determinata dal contesto di insegnamento e l’attività do-
cente non può comunque prescindere da quell’eclettismo già auspicato
da Calvi in cui qualsiasi manuale andrà obbligatoriamente integrato in
base alle esigenze specifiche degli studenti.
Infine, un ultimo fenomeno degno di nota che si ricollega da una pa-
re alla necessità di integrare i manuali e dall’altra alla particolare di tipo-
logia di dizionari trattata alla fine del precedente paragrafo, è quella dei
materiali complementari che diversi editori spagnoli ora propongono
come supporto all’apprendimento per i parlanti di lingue specifiche.
Come mostra il repertorio, a partire dal 2003, già quattro27 tra gli editori
spagnoli di maggiore rilievo nel campo linguistico hanno proposto dei
volumetti specifici con spiegazioni teoriche ed esercitazioni sulle princi-
pali difficoltà che la lingua spagnola presenta per i parlanti di madrelin-
gua italiana. Pur sulla stessa linea di Falsos amigos al acecho di Sañé e
Schepisi, che però offrivano fondamentalmente una rassegna teorica del-
le principali questioni, questi volumetti si presentano invece come veri e
proprio manuali, seppure di dimensioni ridotte, per consentire agli stu-
denti italiani di lavorare in modo mirato sulle difficoltà che hanno origi-
ne dall’affinità delle due lingue. Occorre però aggiungere che si tratta
sempre di testi pubblicati in Spagna, probabilmente pensati per comple-
tare un manuale di spagnolo come lingua straniera rivolto a un pubblico
internazionale, rivolti per lo più a studenti adulti o che comunque hanno
già raggiunto un certo livello di competenza e desiderano lavorare sul
problema specifico delle interferenze. Nel caso di SGEL ed Edinumen,
infatti, i volumetti appartengono a collane che includono testi contrastivi
tra lo spagnolo e altre lingue, come l’inglese, il tedesco, il francese o il

24
Contacto (2003) y ¡Adelante! (2008) per la scuola secondaria di II grado e
Contacto azul (2004) e Conecta (2005) per la scuola secondaria di I grado.
25
NosOtros (2006) per la scuola secondaria di II grado.
26
Per esempio Habla con nosotros (2003) di SGEL-Bulgarini, per la scuola se-
condaria di II grado.
27
Gli editori in questione sono SM, Edinumen, SGEL e Arco Libros. Si veda la
sezione 1.5 dell’appendice, “Materiali contrastivi complementari”.

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22 Valentina Nanetti

portoghese. Ciò non toglie che possano comunque essere visti come una
soluzione, più economica e meno articolata rispetto a un manuale, con la
quale il mercato editoriale spagnolo ha risposto alla richiesta di materiali
contrastivi che affrontino in modo mirato i problemi dell’interferenza tra
lingue affini.

5.3 L’editoria per lo spagnolo come lingua straniera oggi:


i dizionari bilingui
Come si può evincere dall’appendice 2, il panorama lessicografico
odierno appare molto più ricco e diversificato rispetto allo quello della
fine degli anni Ottanta. La stessa impressione, per altro, si ricava da
un’occhiata alla sezione dei dizionari di una libreria italiana. Non ap-
paiono tuttavia completamente colmate le lacune segnalate da Marello,
dal momento che la fascia dei dizionari “maggiori” o “da tavolo” appare
ancora piuttosto esigua. Tranne il dizionario di Laura Tam (1997, 2ª ed.
2004), di 2.510 pagine, gli altri due titoli compresi in questo gruppo
(Sañé / Schepisi 2005, e Di Cataldo ed. 2007) contano poco più di 1.600
pagine, e presentano inoltre un numero di lemmi e accezioni piuttosto
ridotto rispetto ai dizionari bilingui di italiano con altre lingue28.
Un gruppo che appare invece decisamente più folto è quello dei dizio-
nari di dimensioni medie (“minori”, nelle diciture di alcuni editori) o spe-
cializzati pubblicati in Italia, prodotti secondo diverse modalità: dizionari
elaborati da un editore italiano, da uno studio di servizi editoriali per conto
di un editore (cfr. note 12 e 13), oppure come coedizione tra un editore
italiano e uno straniero. In particolare, come nel caso dell’editoria scola-
stica, anche qui si incontrano abbinamenti tra un marchio italiano e uno
straniero, come Boroli e Collins, Rizzoli e Larousse, Mondadori e Lan-
genscheidt. A differenza dei manuali, tuttavia, si può osservare che il par-
tner dell’editore italiano è un editore internazionale di spicco nel campo
lessicografico, non necessariamente spagnolo. I contenuti o materiali che
l’editore italiano cerca presso quello straniero, in questo caso, sono fon-
damentalmente banche dati, corpora e lemmari, eventualmente anche di
coppie di lingue diverse, da affidare a collaboratori e consulenti che pos-

28
Ad esempio, nel caso dei dizionari pubblicati dall’editore Zanichelli, il bilingue
italiano-inglese Ragazzini dichiara “oltre 400.000 voci e accezioni; oltre 3.000 verbi
frasali; oltre 120.000 termini specialistici”. Il bilingue italiano-francese Boch dichiara
“oltre 166.000 voci; oltre 214 000 accezioni”. Il bilingue di tedesco di Giacoma e Kolb
dichiara “oltre 122.000 voci; oltre 210.000 accezioni”. Il dizionario di spagnolo di Sa-
ñé e Schepisi, invece, dichiara solamente “83.000 lemmi; 188.000 significati”.

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 23

sano adattarli, integrarli o modificarli per la coppia di lingue che interessa,


in questo caso italiano e spagnolo. Tra i dizionari pubblicati da una casa
editrice italiana, infine, si trovano opere redatte dagli autori che figurano
nella copertina, come nel caso del dizionario di Sañé e Schepisi di Zani-
chelli, oppure da un équipe, come nel caso del dizionario Garzanti, di cui
in copertina si menziona la coordinatrice.
In quanto agli effettivi contenuti dei dizionari oggi disponibili sul
mercato, pur rimandando sempre ai diversi contributi in San Vicente
(2008) per un’analisi più dettagliata delle singole opere, a livello di con-
siderazioni generali si può indubbiamente apprezzare lo sviluppo e l’af-
finamento della tecnica lessicografica e il rinnovamento della lingua, sia
italiana sia spagnola. Sempre in generale, rimangono però spesso irrisol-
te questioni quali la mancata chiarezza o coerenza nei criteri di fondo
della selezione dei lemmi, nell’uso delle marche, nell’inclusione di box
con informazioni grammaticali, linguistiche o culturali. Altrettanto con-
fuse appaiono spesso anche le scelte in merito all’introduzione di varian-
ti, in particolare quelle americane, o di termini specialistici, che di fre-
quente sono pubblicizzati nei prologhi e nelle quarte di copertina.
A questo riguardo, si ripresenta in tutta la sua attualità la distinzione
tra dizionari generali e specialistici. Nelle intenzioni, i dizionari generali
vorrebbero superare questa differenza includendo il lessico specialistico,
ma nei fatti spesso si limitano ad aggiungere termini più o meno specia-
listici al lemmario generico senza adottare criteri ben definiti. Anche in
questo caso, la scelta può essere spiegata almeno in parte con ragioni
economiche, poiché la pubblicazione di un dizionario esclusivamente
tecnico29, eventualmente da affiancare a uno generale, richiederebbe in-
vestimenti molto maggiori rispetto alla pubblicazione di un semplice bi-
lingue generale.
Al contrario, una tendenza diametralmente opposta alla specializza-
zione, che si sta affermando nei dizionari bilingui non solo di italiano e
spagnolo, è l’inserimento di box o riquadri informativi all’interno del
lemmario per presentare informazioni culturali, grammaticali o contra-
stive. Tuttavia, benché da una parte queste informazioni sembrino acco-
gliere ancora una volta l’invito ad approfondire aspetti importanti per la
didattica dello spagnolo quali la componente culturale e la contrastività,
dall’altra rendono ancora più difficile definire lo scopo del dizionario e
29
È possibile verificare quale sia l’effettiva presenza di dizionari specialistici
all’interno della complessiva produzione lessicografica bilingue di italiano e spagno-
lo negli anni 2000-2007 consultando la banca dati Hesperia nella modalità “Linea
del tempo”, e scegliendo l’opzione corrispondente agli anni 2000-2009.

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24 Valentina Nanetti

le esigenze che mira a soddisfare. Dal momento che, come si è visto, si


tratta per lo più di dizionari di dimensioni medie, è difficile immaginare
che possano essere utilizzati proficuamente per attività tanto diverse
quali comprendere, produrre e tradurre. Piuttosto, benché tale ipotesi
vada verificata mediante un’analisi specifica, si può sospettare che diano
spunti utili per tutte queste attività, ma in modo asistematico e aneddoti-
co, sebbene vengano presentate come opere complete e varie. A questo
proposito, forse non è irrilevante la composizione del nuovo pubblico
che è entrato in modo massiccio a far parte dei potenziali acquirenti dei
dizionari bilingui di spagnolo, ovvero i ragazzini studenti della scuola
secondaria di I grado, ed eventualmente della successiva scuola secon-
daria di II grado. Si tratta infatti di utenti che si avvicinano a questa lin-
gua straniera principalmente per assolvere un obbligo scolastico e non
per soddisfare particolari esigenze di studio o lavoro.
Infine, a completamento di questo quadro del panorama lessicografico
attuale bilingue di italiano e spagnolo, si può osservare che in Spagna la
produzione di questo tipo di opere non è stata abbondante, e si posiziona
anche in questo caso nella fascia dei dizionari di medie dimensioni. Un
fenomeno interessante, tuttavia, che non figura nel repertorio in appendice
in quanto riguarda fondamentalmente il mercato spagnolo, è la presenza
dello stesso dizionario bilingue con due nomi diversi e due marchi diversi
sul mercato italiano e spagnolo. È il caso dello Spagnolo minore di Edigeo
(edito in Italia da Zanichelli nel 2002 e proposto in Spagna come Diccio-
nario avanzado Zanichelli-Vox italiano-spagnolo, español-italiano da
Spes editorial nel 2003, senza specificarne l’autore) e del Tam Minore
(pubblicato da Hoepli nel 2000 in Italia e proposto in Spagna come Tam,
Diccionario práctico español-italiano, italiano-español da Océano nel
2001). Si ritrova qui quella disseminazione dei ruoli editoriali ed autoriali
che consentono a un editore di muoversi agevolmente nel mercato tran-
snazionale alla ricerca di contenuti da riproporre nel proprio mercato,
sempre con un investimento meno impegnativo rispetto alla progettazione
e creazione di contenuti completamente nuovi.

6. Conclusioni
Come evidenziato nei precedenti paragrafi, la domanda di materiali
per la didattica dello spagnolo in Italia è relativamente giovane. Inoltre,
l’aumento di questa domanda da parte di un pubblico sempre più numero-
so di studenti, in particolare nella scuola, è venuto a coincidere con una
fase dell’evoluzione del mercato editoriale che presenta una serie di carat-

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 25

teristiche ben precise: possibilità di scambiare e gestire contenuti a livello


transnazionale; priorità del marketing rispetto alla qualità dei contenuti;
esternalizzazione e disseminazione del lavoro editoriale. In questo conte-
sto, in cui il mercato sembra richiedere investimenti ridotti in termini di
tempo e di risorse economiche e professionali, si rende particolarmente
difficile sviluppare una produzione lessicografica o di materiali didattici
specifica per la coppia di lingue italiano e spagnolo, in grado di dialoga-
re proficuamente con le riflessioni sviluppate in ambito accademico e in
glottodidattica, in particolare nella didattica di lingue affini.
Dal punto di vista qualitativo, il fatto che la domanda sia aumentata
in modo tanto significativo non è di per sé positivo. Affinché il mondo
editoriale dedichi maggiore attenzione alla qualità dei contenuti dei ma-
teriali rivolti alla didattica di questa particolare combinazione di lingue,
è infatti necessario che i potenziali utenti di manuali e dizionari si dimo-
strino esigenti e, al contempo, che gli editori siano disposti a sviluppare
una produzione in grado di soddisfare i loro bisogni specifici.
Rispetto allo scenario dei primi anni novanta, tanto nel mercato dei
manuali come in quello dei dizionari, si può osservare che nella succes-
siva produzione editoriale le lacune segnalate all’epoca sono state col-
mante solo in parte. Il mercato ora offre molti più manuali di spagnolo
come lingua straniera per studenti italiani e molti più dizionari bilingui
di italiano e spagnolo. Tuttavia, negli ultimi dieci anni, dopo il Tam non
è ancora stato pubblicato nessun dizionario maggiore bilingue di spa-
gnolo e italiano, mentre nella fascia dei medi si è registrato un sostan-
zioso aumento della produzione. Nel campo dei manuali, sembrano es-
sere sempre più numerosi i casi di adattamento per l’Italia di materiali
concepiti per un pubblico internazionale, mentre solo pochi editori ela-
borano l’intero metodo esplicitamente per italiani. Sembrano quindi
prevalere le scelte meno rischiose, a fronte, come si è ipotizzato in pre-
cedenza, di un pubblico ancora poco esigente. Tuttavia, se negli ultimi
cinque o sei anni, il pubblico di studenti di lingua spagnola in Italia ha
finalmente attirato l’attenzione del mercato editoriale in virtù della pro-
pria forza numerica, si può forse auspicare una fase successiva in cui
riesca anche ad affermare le proprie esigenze, stimolando una produzio-
ne editoriale più mirata ed efficace.

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26 Valentina Nanetti

Bibliografia
BALBONI, P. E. (2002), Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle so-
cietà complesse, Torino, UTET libreria [2008].
BARBERO BERNAL, J. C., F. SAN VICENTE (2007), “Aproximación al
estudio de la pronominalidad verbal en español e italiano”, in F. San
Vicente, Partículas/Particelle. Estudios de lingüística contrastiva
español e italiano, Bologna, Clueb, 149-178.
CALVI, M. V. (1995), Didattica di lingue affini. Spagnolo e italiano, Mi-
lano, Guerini Scientifica.
CALVI, M. V. (2003), “Lingüística contrastiva de español e italiano”,
Mots Palabras Words, 4/2003, http://www.ledonline.it/mpw
(10/11/2008).
Castillo Peña, C. (2008), “Datos sobre el nuevo horizonte para la lengua
española en Italia”, in F. San Vicente (ed.), 359-379.
CONSIGLIO D’EUROPA (2002), Quadro comune di riferimento europeo per
le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione, trad. it. Di F.
Quartapelle e D. Bertocchi, Milano, RCS Scuola-La Nuova Italia-
Oxford, (ed. or. Modern Languages: Learning, Teaching, Assessment. A
Common European Framework of Reference, Council for Cultural Co-
operation, Council of Europe, Strasbourg 2001, http://www. coe.int,
consultato il 10/11/2008).
DI GESÙ, F. (2006), “El español en Italia”, in Enciclopedia del español
en el mundo. 275-277.
Enciclopedia del español en el mundo (2006), Madrid, Plaza & Janés
Editores.
GALLINA, A (1991), “La lexicographie bilingue espagnol-italien, italien-
espagnol”, in F. J. Hausmann et al. (eds.), 3, 2991-2997.
HAUSMANN, F. J. et al. eds. (1989-1991), Wörterbücher. Dictionaries.
Dictionnaires. Ein internationales Handbuch zur Lexikographie. An
International Encyclopedia of Lexicography. Enciclopédie interna-
tionale de lexicographie, 3, Berlin / New York, De Gruyter.
INSTITUTO CERVANTES (2007), Plan Curricular del Instituto Cervantes.
Niveles de Referencia para el español, Madrid, Biblioteca Nueva-
Edelsa.
LIGUORI, M. (2005), “Comunicare il libro”, in G. Ragone (ed.) 2005,
209-251.
MARELLO, C. (1989), Dizionari bilingui con schede sui dizionari italia-
ni per francese, inglese, spagnolo, tedesco. Bologna, Zanichelli.
MATTE BON, F. (2004), “Análisis de la lengua y enseñanza del español

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 27

en Italia” en RedELE (red electrónica de didáctica del español como


lengua extranjera), http://www.mepsyd.es/redele/revista/matte.shtml,
consultato il 10/11/2008.
MORETTI, D. (2005), Il lavoro editoriale, Roma, Laterza.
NANETTI, V. (2008), “Los diccionarios bilingües italiano-español del
equipo Edigeo para Zanichelli (1989-2007)”, in San Vicente ed. 2008,
717-771.
RAGONE, G. ed. (2005), L’editoria in Italia. Storia e scenari per il XXI
secolo, Napoli, Liguori.
REITANO, Luca, REITANO Leonida (2005), “Scenari digitali”, in Ragone
(ed.), 155-208.
San Vicente, Félix ed. (2008), Textos Fundamentales de la lexicografía
italo-española (1917-2007), Monza, Polimetrica International
Scientific Publisher.
Ragone, G. ed. (2005), L’editoria in Italia. Storia e scenari per il XXI
secolo. Napoli: Liguori.
SAN VICENTE, F. ed. (2008), Textos Fundamentales de la lexicografía
italoespañola (1917-2007), Monza, Polimetrica International
Scientific Publisher.

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28 Valentina Nanetti

APPENDICE 1
Manuali di spagnolo lingua straniera in Italia (a.s. 2008/2009)

1.1. I manuali pubblicati in Spagna, per un pubblico indifferenziato


Scuola secondaria di I grado
2005 MUÑOZ LÓPEZ, B., M. L. AVENDAÑO, ¡Fiesta!, 2 voll., Madrid, Cla-
ve/Ele.
2006 Así me gusta, 2 voll., Madrid, Clave/Ele.
Scuola secondaria di II grado
1993 MIQUEL, L., SANS, N., ¿A que no sabes...? Curso de
perfeccionamiento de español para extranjeros, Madrid, Edelsa (1ª ed.
1983).
1995 MARTÍN., E., MIQUEL, L., SANS, N., SIMÓN, T., TOPOLEVSKY, M., Esto
funciona. Curso comunicativo de español para extranjeros, 2 voll.,
Madrid, Edelsa (1ª ed. 1985).
2002 CHAMORRO, M.D.et alii, Abanico, Barcelona, Difusión (1ª ed. 1996).
1995 Método de español para extranjeros. Nivel superior, Madrid,
Edinumen.
2000 Método de español para extranjeros. Nivel intermedio, Madrid,
Edinumen.
1997 MARCOS DE LA LOSA, M. C., OBRA RODRÍGUEZ, M. R. , Punto final,
Madrid, Edelsa.
1997 GONZÁLEZ, A., ROMERO, C., Puesta a punto. Escriba, hable, entienda,
argumente, Madrid, Edelsa.
1999 CERROLAZA, M., LLOVET., B., CERROLAZA, O., Planet@, 4 voll.,
Madrid, Edelsa.
2002 MORENO, C., MORENO, V., ZURITA, P., Avance, 3 voll., Madrid,
SGEL.
2002-2008 EQUIPO PRISMA, Prisma, 6 voll., Madrid, Edinumen.
2004 GONZÁLEZ. A., ROMERO, C., Eco. Curso intensivo, 4 voll., Madrid,
Edelsa.
2004 GONZÁLEZ. A., ROMERO, C., Eco. Curso extensivo, 3 voll., Madrid,
Edelsa.
2005 Aula Internacional, 3 voll., Barcelona, Difusión.
2008 Aula Internacional, 4, Barcelona, Difusión.
2005 CASTRO, F., MARÍN, F., MORALES, R., ROSA, S., Nuevo ven, 3 voll.,
Madrid, Edelsa.
2005 CASTRO VIÚDEZ, F. et alii, Español en marcha, 4 voll., Madrid,
SGEL.
2005 SÁNCHEZ LOBATO, J., MORENO GARCÍA, C., SANTOS GARGALLO, I.,
Nuevo español sin fronteras, 3 voll., Madrid, SGEL.

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 29

2006, Vuela, 4 voll., Madrid, Anaya.


2006 ÁLVAREZ MARTÍNEZ et alii, Sueña, 4 voll., Madrid, Anaya.
2006 GALVÍN, I., LLANOS, C., MONTEMAYOR, S., Llave maestra, Salamanca,
Santillana-Universidad de Salamanca.
2007 MIQUEL, L., SANS, N., Rápido, rápido, Barcelona, Difusión (1ª ed.
1994).
2007 CERROLAZA, M., CERROLAZA, O., LLOVET, B., Pasaporte ELE, 2 voll.,
Madrid, Edelsa.
2007 ¡Vamos!, 3 voll. Grecia, Mundo español edizione.

1.2. I manuali pubblicati in Spagna, adattati per studenti italiani


Scuola secondaria di I grado
2004 PALOMINO, Mª Á., Chicos chicas. Español lengua extranjera, con
Cuaderno de ejercicios per studenti italiani, 3 voll., Madrid-Modena,
Edelsa-Logos.
2007 PALOMINO, Mª Á., Nuevo chicos chicas. Corso di Spagnolo Seconda-
ria di Primo Grado, 3 voll., Madrid-Modena, Edelsa-Logos.
2007 ALONSO, E., MARTINEZ SALLES, M., SANS, L., Gente joven. Curso de
español para jóvenes, 3 voll., Barcelona-Milano, Difusión-Garzanti
scuola.
2007 AYLLÓN, J.A., MIKI KONDO, C., CHICHARRO, T., Aula Amigos. Curso
de Español para Italianos, voll. 1-2-3, Madrid-Milano, SM-Hoepli.
Scuola secondaria di II grado
2003 SÁNCHEZ, A., CANTOS, P., Habla con nosotros. Curso de Español
para Alumnos Italianos, 3 voll., SGEL-Bulgarini, Madrid-Firenze.
2005 LÓPEZ BARBERÁ, I. et alii, Mañana, 3 voll., adattamento italiano di
Paola Stocco, Sara Lion, Madrid, Anaya.
2007 SÁNCHEZ LOBATO, J., GARCÍA FERNÁNDEZ, N., Español 2000, con
Cuaderno de ejercicios per studenti italiani di M. Finassi Parolo e G.M.
Giovannetti Muñoz, SGEL, Madrid (1ª ed. per l’Italia 1991).

1.3. I manuali pubblicati in Italia o come coedizioni, senza adattamenti per


italiani
Scuola secondaria di I grado
2004 RAMOS, C., SANTOS, M., SANTOS, M. J., Hablando se entiende la
gente. Método comunicativo de español, 3 voll., Milano, DeAgostini

2004 ¡Es tu ritmo! Curso de español, 3 voll., Madrid-Milano, Espasa-Lang.


2006 CONSOLO, A.,KOLKOVSKA, A.,MITCHELL, L., ¡Listos!, 3 voll. Macera-
ta, ELI.

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30 Valentina Nanetti

1.3. Manuali pubblicati in Italia o come coedizioni, senza adattamenti


per italiani
Scuola secondaria di II grado
2001 Es español, 3 voll., Madrid-Milano, Espasa-Lang.
2003 BOROBIO, V., PALENCIA, R., Nuevo ELE. Curso de español para
extranjeros, 4 voll., Madrid-Milano, SM-Hoepli.
2007 Español lengua viva, 4 voll., Santillana-Firenze, Universidad de
Salamanca-Bulgarini.
Scuola secondaria di II grado
2001 Es español, 3 voll., Madrid-Milano, Espasa-Lang.
2003 BOROBIO, V., PALENCIA, R., Nuevo ELE. Curso de español para
extranjeros, 4 voll., Madrid-Milano, SM-Hoepli.
2007 Español lengua viva, 4 voll., Santillana-Firenze, Universidad de
Salamanca-Bulgarini.

1.4. Manuali pubblicati in Italia o come coedizioni, specifici


per studenti italiani
Scuola secondaria di I grado
2004 VERA ANNALYDIA, SALAMONE ROSA E., Paso a paso. Curso de
lengua y civilización española, 3 voll., Milano, La Spiga Languages.
2004 PÉREZ NAVARRO, J., POLETTINI, C., Contacto edición azul. Curso de
español para italianos, Bologna, Zanichelli.
2004 LUQUE TORO, L., MEDINA MONTERO, J.F., Contrastes. Método de
lengua y cultura españolas para italianos, Venezia, Supernova.
2005 ARIOLFO, R., CARPANI, D., DE HÉRIZ, A. L., ¡Uno, Dos y Tres! Curso
de español, 3 voll., Genova, Cideb.
2005 URIBE, M.R.,GÓMEZ, M., MARTÍN, A., RIGAMONTI, D., Encuentros.
Curso de español para adolescentes, 3 voll., Milano, Minerva italica.
2005 MIZAR MULTIMEDIA, PÉREZ NAVARRO, J., POLLETTINI, C., Conecta.
Curso de español para italianos, 3 voll., Bologna, Zanichelli.
2005 LUQUE TORO LUIS, L., MEDINA MONTERO, J.F., Frente a frente.
Lengua y cultura españolas, Modena, Logos.
2007 ARIOLFO, R., CARPANI, D., DE HÉRIZ, A. L, ¡Uno, dos y... tres! ¡Qué
fácil! Curso de español para adolescentes, 3 voll., Genova, Cideb.
2008 SÁEZ GONZÁLEZ, C., ¡Mucho gusto! Curso de Español para Alumnos
Italianos, 3 voll., Milano, Lang.
Scuola secondaria di II grado
1995 PÉREZ NAVARRO, J., POLETTINI, C., ¡Claro que sí! Curso de español
para italianos, 2 voll., Bologna, Zanichelli (riediz. di J. Pérez Navarro,
C. Pollettini, ¡Claro que sí!, Milano, Masson, 1991).

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Il nuovo panorama dell’editoria per le lingue 31

1995 SÁNCHEZ, A., ESPINET, M. T., CANTOS, P., Cumbre. Curso de español.
Edizione italiana, 3 voll., Torino, Petrini.
1998 CALVI, M.V., PROVOSTE, N., Amigo sincero. Curso de español para
italianos, Bologna, Zanichelli.
2000 MENDO, S., ¡Vamos!, 2 voll., Roma, Clitt.
2002 MANGANARO, M.T., MENDO, S., ¿Español? ¡Sí, señor!, 2 voll., Roma,
Clitt.
2002 BOGLIO, M. E., GIOVANNETTI MUNOZ, G.M., ¡Vamos a ver! Curso de
español para italianos, 2 voll., Torino, Petrini.
2003 BOGLIO, M. E., GIOVANNETTI MUNOZ, G.M., ¡Hola!, ¿Qué tal? Curso
de español para italianos, Torino, Petrini.
2003 PÉREZ NAVARRO, J., POLETTINI, C., Contacto. Curso de español para
italianos, 2 voll., Bologna, Zanichelli.
2003 SÁNCHEZ, A., CANTOS, P., Habla con nosotros. Curso de Español
para Alumnos Italianos, 3 voll., Madrid-Firenze, SGEL-Bulgarini.
2003 CASTRO, F., MARÍN, F., MORALES, R., ROSA, S., Nuevo ven. Corso di
spagnolo per italiani, 2 voll., Madrid-Modena, Edelsa-Logos.
2006 CICCOTTI, R., GARZILLO, L., MENDO, S., ¡Bien dicho!, 2 voll., Roma,
Clitt.
Nuevo es español, 3 voll., Madrid-Milano, Espasa-Lang.
2006 MARTÍN, E., MARTÍNEZ, P., SANS, N., SÁNCHEZ, N., VAÑÓ, A., Gente -
nueva edición. Curso de español para Italianos, 3 voll., Milano-
Madrid, Garzanti Scuola-Difusión.
2006 BENAVENTE FERRERA, S., BOSCAINI, G., NosOtros. Método de español
para italianos, 3 voll., Torino, Loescher.
2006 FERNÁNDEZ, J. M., JIMÉNEZ, A., ¡A mí me gusta! Curso comunicativo
de español para italianos, 2 voll., Torino, Petrini.
2007 RAMOS, C., SANTOS, M. J., SANTOS, M., ¿Qué me cuentas?, 2 voll.,
Milano, De Agostini.
2008 POLETTINI, C., PÉREZ NAVARRO, J., Adelante. Curso de español para
italianos, 2 voll., Bologna, Zanichelli.

1.5. Materiali contrastivi complementari


2003 ARRIBAS, G., LANDONE, E., Dificultades del español para hablantes
de italiano, Madrid, Ediciones SM.
2005 GONZÁLEZ, C., GÓMEZ, R., Diferencias de usos gramaticales entre el
español y el italiano, Madrid, Edinumen.
2006 GUTIÉRREZ, E., Español para hablantes de italiano, Madrid, SGEL.
2007 ROTA. I., CALVI, M.V., Prácticas de español para italianos, Madrid,
Arco Libros.

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32 Valentina Nanetti

APPENDICE 2
I dizionari bilingui italiano-spagnolo, spagnolo-italiani
I “testi fondamentali” (2007)

2. Dizionari maggiori pubblicati in Italia


1997 TAM, L., Grande dizionario di spagnolo-italiano, italiano-spagnolo,
Milano, Hoepli (2ª ed. 2004).
2005 SAÑÉ, S., SCHEPISI, G., Dizionario spagnolo-italiano, italiano-
spagnolo, Bologna, Zanichelli.
2007 DI CATALDO, P. (coord.), Dizionario spagnolo-italiano, italiano-
spagnolo, Milano, Garzanti.

2.2. Dizionari minori e specializzati pubblicati in Italia o come coedizioni


1989 EDIGEO (a cura di), Dizionario essenziale spagnolo-italiano, italiano-
spagnolo, Bologna, Zanichelli (nuove edizioni 1997, 2004).
1990 GALLINA, A. M., Dizionario spagnolo-italiano, italiano-spagnolo, Mi-
lano, Mursia.
1992 GALLINA, A. M., Dizionario commerciale spagnolo-italiano, italiano-
spagnolo, Milano, Mursia.
1994 EDIGEO (a cura di), Dizionario compatto spagnolo-italiano, italiano-
spagnolo, Bologna, Zanichelli (nuove edizioni 1997, 2003).
2000 LAVACCHI, L., NICOLÁS MARTÍNEZ, M.C., Dizionario spagnolo-
italiano, italiano-spagnolo, Firenze, Le Lettere.
2002 SANTOS LÓPEZ, J. (a cura di), Dizionario spagnolo italiano, italiano
spagnolo, Milano, Petrini-Garzanti.
EDIGEO (a cura di), Dizionario spagnolo-italiano, italiano-spagnolo, Lo
spagnolo minore, Zanichelli/Vox, Bologna, Zanichelli (nuova ed. 2007).
2005 KNIGHT, L., CLARI, M., Dizionario spagnolo-italiano italiano-
spagnolo, Milano, Boroli (coediz. Collins-Boroli).
2005 Dizionario spagnolo-italiano, italiano-spagnolo, Torino, Paravia Bru-
no Mondadori Editori.
2006 Il Larousse Spagnolo. Dizionario della lingua in uso, Milano, Rizzoli
(co-ediz. Rizzoli-Larousse).
2007 Dizionario global. Spagnolo. Spagnolo-italiano, italiano-spagnolo,
Milano, Mondadori (coediz. Mondadori-Langenscheidt).
Pubblicati in Spagna
2003 EQUIPO LEXICOGRÁFICO INTERLEX, Diccionario español-italiano,
italiano-español, León, Editorial Everest.
2006 GIORDANO, A., CALVO, C., Diccionario italiano-spagnolo, español-
italiano, Barcelona, Herder.

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Editoria italiana per l’insegnamento delle lingue
straniere: storia e geografia
ANNAMARIA MANDICH
BRUNA RANZANI

BIBLIOGRAFIA GENERALE
(in ordine di pubblicazione)

1. STORIA

1. 1. STUDI GENERALI
001 – FUMAGALLI, G. (1905), Lexicon typographicum Italiae. Diction-
naire Géographique d’Italie pour servir à l’histoire de l’imprimerie
dans ce pays, Firenze, Olschki.
002 – BOBBIO, G. (1914), Fra tipi e copie. Autori-editori-tipografi-
clienti, Roma, Loescher.
003 – TREVISANI, P. (1935), Le fucine dei libri. Gli editori italiani, pri-
ma serie, Osimo, Barulli.
004 – TREVISANI, P. (1953), Storia della stampa, Roma, Raggio.
005 – BONETTI, M. ed. (1960), Storia dell’editoria italiana, Roma, Gaz-
zetta del libro.
006 – STEINBERG, S. H. (1962), Cinque secoli di stampa, Piccola Biblio-
teca Einaudi, 4° edizione (ed. orig.: Five Hundred Years of Printing,
1951, 1961, Penguin Books, Harmondsworth).
007 – CLAIR, C. (1976), A history of European printing, London-New
York-S. Francisco, Academic Press.
008 – CASTRONOVO, V. / TRANFAGLIA, N. ed. (1976-2002), Storia della
stampa italiana, Roma-Bari, Laterza, 10 vol.
009 – PETRUCCI, A. ed. (1977), Libri, editori e pubblico nell’Europa
moderna. Guida storica e critica, Roma-Bari, Laterza.
010 – BARBERI, F. (1981), Per una storia del libro. Profili, note, ricer-
che, Roma, Bulzoni.
011– FRATTAROLO, E. / SANTORO, M. (1982), Vocabolario biblio-
tipografico, Ravenna, Longo.
012 – Le leggi dell’editoria (1982), Milano, IPSOA informatica.

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2 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

013 – MERCURI, L. / VIGNUDELLI, A. / ZANELLI, P. (1982), La riforma


dell’editoria, pref. di P. Murialdi, Venezia, Marsilio.
014 – CASTRONOVO, V. ed. (1986), La cassetta degli strumenti. Ideo-
logie e modelli sociali nell’industrialismo italiano, Milano, Angeli.
015 – EISENSTEIN, E. (1986), La rivoluzione inavvertita. La stampa co-
me fattore di mutamento, Bologna, Il Mulino.
016 – TAVONI, M. G. (1987), Libri e lettura da un secolo all’altro, Mo-
dena, Mucchi.
017 – TORTORELLI, G. (1989), Studi di storia dell’editoria italiana, Bo-
logna, Pàtron.
018 – ZANOLI, G. (1989), Libri, librai, lettori. Storia sociale del libro e
funzione della libreria, Firenze, Ponte alle Grazie.
019 – TOFFANIN, G. / RANDI, P. (1990), L’Associazione Librai italiani e
i suoi protagonisti, Padova, P. Randi libraio.
020 – TORTORELLI, G. (1992), Parole di carta. Studi di storia
dell’editoria, Ravenna, Longo editore.
021 – AMMENDOLA, M. (1993), Il diritto d’autore, Milano, Utet.
022 – SOLDANI, S. / TURI, G. ed. (1993), Fare gli italiani. Scuola e cul-
tura nell’Italia contemporanea, Bologna, Il Mulino.
023 – MAINARDI, A. ed. (1995), Storia dell’editoria d’Europa, Firenze,
Shakespeare & Company-Futura, II: Italia.
024 – TORTORELLI, G. ed. (1995), Fonti e studi di storia dell’editoria,
Bologna, Edizioni Baiesi.
025 – BARBIER, F. / JURATIC, S. / VARRY, D. ed. (1996), L’Europe et le
livre. Réseaux et pratiques du négoce de librairie. XVIe-XIXe siècles,
Paris, Klincksieck.
026 – TORTORELLI, G. (1998), Gli archivi degli editori. Studi e prospet-
tive di ricerca, Bologna, Pàtron.
027 – TORTORELLI, G. ed. (1999), «Editoria e sviluppo scientifico in Ita-
lia», fasc. monografico di Ricerche storiche, XXIX, n. 2, 227-444.
028 – CADIOLI, A. / DECLEVA, E. / SPINAZZOLA, V. ed. (1999), La me-
diazione editoriale, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondado-
ri-Il Saggiatore.
029 – CREPAX, N. (2002), Storia dell’industria in Italia. Uomini, im-
prese e prodotti, Bologna, Il Mulino.
030 – DOLCI, F. (2003), L’industria editoriale e tipografica in Italia nel
“Bollettino Ufficiale delle Società per azioni”, Milano, Angeli.
031 – BRAIDA, L. (2004), Stampa e cultura in Europa, Roma-Bari, La-
terza.

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Editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 3

032 – VANNUCCHI, F. (2004), Introduzione allo studio dell’editoria, Mi-


lano, Editrice Bibliografica.
033 – VIGINI, G. (2004), L’editoria in tasca, Milano, Editrice Biblio-
grafica.
034 – MORETTI, D. (2005), Il lavoro editoriale, Roma-Bari, Laterza.

1.2. STUDI DIACRONICI


035 – CASTRONOVO, V. / RICUPERATI, G. / CAPRA, C. (1976), La stam-
pa italiana dal Cinquecento all’Ottocento, Roma-Bari, Laterza, v.
008: I.
036 – PERINI, L. (1981) «Editori e potere in Italia dalla fine del secolo
XV all’Unità» in Storia d’Italia, Torino, Einaudi, Annali, 4, 765-853.
037 – PETRUCCI, A. (1988), «Storia e geografia delle culture scritte (dal
secolo XI al secolo XVIII)» in Letteratura italiana. Storia e geogra-
fia, Torino, Einaudi, II**, L’età moderna, 1193-1292; in particolare 7:
«Il libro editoriale», 1264-1292.
038 – CLERICI, L. / FALCETTO, B. / RAGONE, G. / TORTORELLI, G. ed.
(1991), Editoria libraria in Italia dal Settecento a oggi. Bibliografia
degli studi 1980-1990, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, Edi-
trice Bibliografica.
039 – CADIOLI, A. (2001), Dall’editoria moderna all’editoria multime-
diale. Il testo, l’edizione, la lettura dal Settecento ad oggi, Milano,
Unicopli.
040 – RAGONE, G. (2005), «L’editoria in Italia. Passato e presente», in
163: 15-113.
041 – SANTORO, M. (2008), Storia del libro italiano. Libro e società in
Italia dal Quattrocento al nuovo millennio, Milano, Editrice Biblio-
grafica.
SECOLI XV-XVI
042 – PETRUCCI,A. ed. (1979), Libri, scrittura e pubblico nel Rinasci-
mento, Roma-Bari, Laterza.
SECOLO XVI
043 – ASCARELLI, F. (1989), La tipografia del Cinquecento in Italia, Fi-
renze, Olschki.

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4 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

SECOLO XVII
044 – BARBERI, F. (1984), «Introduzione alla tipografia italiana del Sei-
cento», Accademie e biblioteche d’Italia, LII, 3, maggio-giugno, 212-
237; 6, nov.-dic., 507-526.
045 – MIRTO, A. (1984-94), Stampatori, editori, librai nella seconda me-
tà del Seicento, Firenze, Centro editoriale toscano, 2 vol.
SECOLI XVII-XVIII
046 – PALAZZOLO, M. I. ed. (1994), «Editoria e commercio librario nelle
capitali italiane d’Ancien Régime», Roma moderna e contemporanea:
rivista interdisciplinare di storia, Roma, a. II, n. 2, maggio-agosto,
311-466.
SECOLO XVIII
047 – DI RIENZO, E. (1988), «Intellettuali, editoria e mercato delle lette-
re in Italia nel Settecento», Studi storici, a. XXIX, 1, 103-126.
048 – POSTIGLIOLA, A. ed. (1988), Libro editoria cultura nel Settecento
italiano. Materiali della Società italiana di Studi sul secolo XVIII,
Roma, s.n.
049 – PASTA, R. (1990), «Prima della rivoluzione: aspetti e vicende del
mercato librario italiano nelle carte della Société Typographique de
Neuchâtel», Mélanges de l’École Française de Rome, Italie et Médi-
terranée, t. 102, n. 2, 314-318.
050 – PASTA, R. ed. (1990), Cultura, intellettuali e circolazione delle i-
dee nel ‘700, Fondazione Feltrinelli, Quaderni 38, Milano, F. Angeli.
051 – DOOLEY, B. (1992), «Lettori e lettura nel Settecento italiano», in
248: 17-36.
052 – TORTORELLI, G. (1992), «Studi recenti di storia dell’editoria nel
Settecento» in 020: 201-207.
053 – PASTA, R. (1995), «Produzione, commercio e circolazione del li-
bro nel Settecento» in POSTIGLIOLA, A. ed., Un decennio di storiogra-
fia italiana sul secolo XVIII, Roma, Atti del Convegno organizzato
dalla Società italiana di studi sul secolo XVIII e dall’Istituto Italiano
per gli Studi Filosofici, Vico Equense, 24-27 ottobre 1990, Roma,
L’Officina Tipografica, 355-370.
054 – PASTA, R. (1997), Editoria e cultura nel Settecento, Firenze, Ol-
schki.
055 – PASTA, R. (1997), «Il libro francese e i suoi agenti», in 054: 87-146.

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Editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 5

SECOLI XVIII-XIX
056 – RAK, M. (1990), «Il popolo del libro. L’editoria popolare italiana
nella prima fase della società industriale (1790-1890)» in La società
letteraria. Scrittori e librai, stampatori e pubblico nell’Italia
dell’industrializzazione, Venezia, Marsilio.
057 – CHIOSSO, G. ed. (2000), Il libro per la scuola tra Sette e Ottocen-
to, Brescia, La Scuola.
058 – TAVONI, M. G. (2001), Precarietà e fortuna nei mestieri del libro
in Italia: dal secolo dei lumi ai primi decenni della Restaurazione,
Bologna, Pàtron.
SECOLO XIX
059 – OTTINO, G. (1875), La stampa periodica, il commercio dei libri e
la tipografia in Italia, Milano, Libreria Editrice Brigola.
060 – PARENTI, M. (1946), Rarità bibliografiche dell’Ottocento. Mate-
riali e pretesti per una storia della tipografia nel secolo decimonono,
Firenze, Sansoni.
061 – SEMERANO, G. (1960), Editoria eroica e Risorgimento, Firenze,
Edizioni Sansoni Antiquariato.
062 – VERUCCI, G. (1981), L’Italia laica prima e dopo l’Unità (1848-
1876), Roma - Bari, Laterza.
063 – PALAZZOLO, M. I. (1981-1982), «Bibliografia di storia dell’edi-
toria libraria italiana dell’Ottocento (1940-1980)», Annali della scuola
speciale per archivisti e bibliotecari dell’Università di Roma, a. XXI-
XXII, 16-53.
064 – PALAZZOLO, M. I. (1985), «Lettori e mercato. I canali dell’infor-
mazione libraria nel primo Ottocento», in 367: 63-81 e in 091: 101-116.
065 – PALAZZOLO M. I. ed. (1986), Scritti sul commercio librario in Ita-
lia. G. Pomba, G. Vieusseux, C. Tenca, Roma, Archivio Guido Izzi.
066 – RAICICH, M. (1986), «La questione della lingua nei manuali sco-
lastici dell’Ottocento», in 090: 49-58.
067 – CHIOSSO, G. ed. (1989), Scuola e stampa nel Risorgimento. Gior-
nali e riviste per l’educazione prima dell’Unità, Milano, Angeli.
068 – RAK, M. (1990), «Il popolo del libro. L’editoria popolare italiana
nella prima fase della società industriale (1790-1890)», v. 056.
069 – CLIO. Catalogo dei libri italiani dell’Ottocento (1801-1900)
(1991), Milano, Editrice Bibliografica (19 voll.), ora anche su compact
disc (CLIO CD).
070 – SANTORO, M. (1992), «Materiali per una bibliografia degli studi
sull’editoria italiana dell’Ottocento (1945-1991)», Accademie e biblio-

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6 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

teche d’Italia, a. LX, n. 2, 36-62.


071 – CHIOSSO, G. ed. (1993), Scuola e stampa nell’Italia liberale.
Giornali e riviste per l'educazione dall'Unità a fine secolo, Brescia,
La Scuola.
072 – SANTORO, M. (1993), «Studi sull’editoria italiana dell’Ottocento
dal 1945 alla pubblicazione di CLIO», Esperienze letterarie, a. XVIII,
n. 2, 17-39.
073 – INFELISE, M. (1997), «La nuova figura dell’editore» in 99: 55-76.
074 – MASCILLI MIGLIORINI, L. (1997), «Lettori e luoghi della lettura»,
in 099: 77-112.
075 – PALAZZOLO, M. I. (1997), «Geografia e dinamica degli insedia-
menti editoriali», in 99: 11-54.
076 – RATTI, G. (2000), «Tipografi di provincia ed edizioni scolastiche
nell’Ottocento» in 057: 301-318.
077 – BORGHI, M. (2003), La manifattura del pensiero. Diritti d’autore
e mercato delle lettere in Italia (1801-1861), Milano, Franco Angeli.
078 – CHIOSSO, G. ed. (2003), TESEO. Tipografi e editori scolastico-
educativi dell’Ottocento, Milano, Editrice Bibliografica.
079 – GIGLI MARCHETTI, A. / INFELISE, M. / MASCILLI MIGLIORINI, L. /
PALAZZOLO, M. I. / TURI, G. ed. (2004), Editori italiani dell’Ot-
tocento (EIO), in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto
Mondadori, Milano, Franco Angeli, 2 voll.
080 – RAGONE, G. (2005), «L’editoria in Italia. Passato e presente. 3)
Ottocento. L’industria culturale» , in 163: 15-113.
SECOLI XIX-XX
081 – ASSOCIAZIONE ITALIANA EDITORI (1950), Ottanta anni di vita as-
sociativa degli editori italiani (1869-1949), Milano, Società anonima
per pubblicazioni bibliografico-editoriali.
082 – GARIN, E. (1962), La cultura italiana fra ‘800 e ’900, Bari, Later-
za.
083 – RIVA, F. (1966), Il libro italiano. Saggio storico-tecnico. 1800-
1965, Milano, Scheiwiller.
084 – BARILE, L. (1981), «Editoria fine secolo. I manuali di Hoepli e la
divulgazione scientifica», Nuova Antologia, fasc. 2140, ott.-dic., 176-
207, ripubblicato in 014 col titolo «La divulgazione scientifica (1870-
1910)», 81-114.
085 – PORCIANI, I. (1982), «Il libro di testo come oggetto di ricerca: i
manuali scolastici nell’Italia postunitaria», in Storia della scuola e
storia d’Italia dall’Unità ad oggi, Bari, De Donato, 237-271.

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086 – LUTI, G. / SIMONETTI, C. (1983), «La crisi di fine secolo: verso


una nuova editoria» in 313: 419-447.
087 – RAGONE, G. (1983), «La letteratura e il consumo: un profilo dei
generi e dei modelli nell’editoria italiana (1845-1925)» in Letteratura
italiana, vol. II : Produzione e consumo, Torino, Einaudi, 687-772.
088 – TORTORELLI, G. (1985), «L’editoria tra Otto e Novecento in Italia e
in Emilia-Romagna», Informazione IBC (settembre-dicembre), 69-71.
089 – PORCIANI, I. (1986), «Manuali per la scuola e industria dello sco-
lastico dopo il 1860», in 090: 59-65.
090 – TORTORELLI, G. ed. (1986), L’editoria italiana fra Otto e Nove-
cento, Bologna, Ed. Analisi.
091 – PALAZZOLO, M. I. (1990), I tre occhi dell’editore. Saggi di storia
dell’editoria. Roma, Archivio Guido Izzi.
092 – BARILE, L. (1991), Élite e divulgazione nell’editoria italiana
dall’Unità al fascismo, Bologna, Clueb.
093 – GARIN, E. (1991), Editori italiani fra Ottocento e Novecento, Ro-
ma-Bari, Laterza .
094 – SOLDANI, S. / TURI, G. ed. (1993), Fare gli italiani. Scuola e cul-
tura nell’Italia contemporanea, Bologna, Il Mulino.
095 – TRANFAGLIA, N. (1995), «Editoria e poteri nell’Italia unita», in
023: 16-24.
096 – RAICICH, M. (1996), Di grammatica in retorica. Lingua, scuola,
editoria nella Terza Italia, Roma, Archivio Guido Izzi.
097 – RAICICH, M. (1996), «Editori d’oltralpe nell’Italia Unita», in 096:
201-241.
098 – CHIOSSO, G. ed. (1997), La stampa pedagogica e scolastica in Ita-
lia (1820-1943), Brescia, La Scuola.
099 – TURI, G. ed. (1997), Storia dell’editoria nell’Italia contempora-
nea, Firenze, Giunti editore.
100 – Editoria e lettura a Bologna tra Ottocento e Novecento. Studio e
catalogo del fondo di storia dell’editoria dell’Istituto Gramsci Emilia-
Romagna (1999), Bologna, Istituto Gramsci e Provincia di Bologna.
101 – RAGONE, G. (1999), Un secolo di libri. Storia dell’editoria in Ita-
lia dall’Unità al post-moderno, Torino, Einaudi.
102 – FORGACS, D. (2000), L’industrializzazione della cultura italiana
(1880-2000). Bologna, Il Mulino.
103 – TRANFAGLIA, N. / VITTORIA, A. (2000), Storia degli editori ita-
liani. Dall’Unità alla fine degli anni Sessanta, Roma-Bari, Laterza.
104 – TORTORELLI, G. (2002), Tra le pagine. Autori, editori, tipografi

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8 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

nell’Ottocento e nel Novecento, Bologna, Pendragon.


105 – CHIOSSO, G. (2003), «Il libro per la scuola fra Otto e Novecento»
in 078: XI-XXVIII.
106 – BETTI, C. ed. (2004), Percorsi del libro per la scuola fra Otto e
Novecento. La tradizione toscana e le nuove realtà del primo Nove-
cento in Italia, Firenze, Pagnini.
107 – CADIOLI, A. / VIGINI, G. (2004), Storia dell’editoria italiana dal-
l’Unità ad oggi: un profilo introduttivo, Milano, Editrice Biblio-
grafica.
SECOLO XX
108 – PREZZOLINI, G. (1923), La cultura italiana, Firenze, Società Ano-
nima Editrice «La Voce».
109 – CIARLANTINI, F. (1931), Vicende di libri e di autori, Milano, Ce-
schina.
110 – CODIGNOLA, T. (1988), «Editoria e politica», Il Ponte, a. XLIV,
58-72.
111 – ALLOATTI, M. G. (1954), «L’Archivio dell’Unione Tipografica
Italiana», Movimento operaio, a. VI, marzo-aprile, n.s., 2, 303-309.
112 – GOBETTI, P. (1969), «La cultura e gli editori», in SPRIANO, P. ed.,
Opere complete, Torino, Einaudi, 1960-1974, vol. II: Scritti storici,
letterari e filosofici, 458-466.
113 – L’industria della cultura (1969), Milano, Bompiani.
114 – «Editoria e Società» (1978), in Il Saggiatore. Catalogo generale
1958-78, Milano, Il Saggiatore, 8-54.
115 – FERRETTI, G. (1979), Il mercato delle lettere, Torino, Einaudi.
116 – ISNENGHI, M. (1979), Intellettuali militanti e intellettuali fun-
zionari. Appunti sulla cultura fascista, Torino, Einaudi.
117 – Archivi, biblioteche ed editoria libraria per la formazione cultu-
rale della società italiana (1980), Atti del Convegno nazionale di
Grottaferrata, 22-25 giugno 1978, Roma, Primaria associazione catto-
lica artistico-operaia.
118 TRANFAGLIA, N. / MURIALDI, P. / LEGNANI, M. (1980), La stampa
italiana nell’età fascista, v. 008: IV.
119 – «L’editoria italiana dal dopoguerra ad oggi tra artigianato e indu-
stria» (1980), Città e Regione, num. monografico, dicembre.
120 – TURI, G. (1980), Il fascismo e il consenso degli intellettuali, Bolo-
gna, Il Mulino.

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Editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 9

121 – PALAZZOLO M. I. (1981), «L’Italia che scrive. Un periodico per il


libro» in BALSAMO L. / CREMANTE R. ed., A. F. Formiggini. Un edi-
tore del Novecento, Bologna, Il Mulino, 391-424, poi in 091: 117-153.
122 – Editoria e comunicazione totale. L’editore e l’utente nella società
elettronica (1982), Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.
123 – GIUSTI, S. (1983), Una casa editrice negli anni del fascismo. La
Nuova Italia (1926-1943), Firenze, Olschki.
124 – BADALONI, N. (et al.) (1984), Il destino del libro: editoria e cultu-
ra in Italia, Roma, Editori Riuniti
125 – SANTORO, M. (1984), «Il libro a stampa italiano (1945-1983): per
una bibliografia», Accademie e biblioteche d’Italia, gennaio-febbraio,
40-62.
126 – PEDULLÀ, G. (1986), Il mercato delle idee. Giovanni Gentile e la
casa editrice Sansoni, Bologna., Il Mulino.
127 – BRIOSCHI, F. ed. (1987), Gli anni ’60. Intellettuali e editori, pref.
di C. Segre, Milano, Fondazione Arnoldo Mondadori.
128 – MAURI, S. (1987), Il libro in Italia: geografia, produzione, con-
sumo, Milano, U. Hoepli.
129 – MATTESINI, F. (1988), «Letteratura e periodici per la gioventù», in
Chiesa e progetto educativo nell’Italia del secondo dopoguerra. 1945-
1958, Brescia, La Scuola.
130 – RAGONE, G. (1989), «Editoria, letteratura e comunicazione» in
Letteratura italiana. Storia e geografia, vol. III: L’età contemporanea,
Torino, Einaudi, 1047-1167.
131 – VIGINI, G. (1990), L’Italia del libro: struttura, produzione e mer-
cato editoriale, Milano, Bibliografica.
132 – BETRI, M. L. (1991), Leggere, obbedire, combattere. Le bibliote-
che popolari durante il fascismo. Milano, Angeli.
133 – DE DONATO G. / GAZZOLA, V. ed. (1991), Il regime e il libro di
massa, Roma, Editori Riuniti.
134 – TORTORELLI, G. (1992), «Il mestiere di editore tra biografia e au-
tobiografia», in 020: 23-38.
135 – TORTORELLI, G. (1992), «Una rivista per l’editoria: I libri del
giorno (1918-1929)», in 020: III, 39-91.
136 – PALAZZOLO, M. I. (1993), «L’editoria verso un pubblico di mas-
sa», in 022: II, Una società di massa, 287-317.
137 – SCOTTO DI LUZIO, A. (1996), L’appropriazione imperfetta. Editori,
biblioteche e libri per ragazzi durante il fascismo, Bologna, Il Mulino.

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10 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

138 – DECLEVA, E. (1997), «Un panorama in evoluzione», in 099: III,


225-298.
139 – GIGLI MARCHETTI, A. / FINOCCHI, L. ed. (1997), Stampa e piccola
editoria tra le due guerre, Milano, F. Angeli.
140 – GIGLI MARCHETTI, A. (1997), «Le nuove dimensioni dell’impresa
editoriale», in 099: II, 113-163.
141 – INFELISE, M. (1997), «La nuova figura dell’editore», in 099: I, 55-76.
142 – PALAZZOLO, M. L. (1997), «Geografia e dinamica degli insediamenti
editoriali», in 099: I, 11-54.
143 – PEDULLÀ, G. (1997), «Gli anni del fascismo: imprenditoria privata e
intervento statale», in 099: IV, 341-382.
144 – RAGONE, G. (1997), «Tascabile e nuovi lettori», in 099: IV, 449-477.
145 – TRANIELLO, F. (1997), «L’editoria cattolica tra libri e riviste», in
099: III, 299-319.
146 – TURI, G. (1997), «Cultura e poteri nell’Italia repubblicana», in
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148 – FABRE, G. (1998), L’elenco: censura fascista, editoria e autori
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156 – SANI, R. (2003), «L’editoria educativo-popolare cattolica tra le
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157 – CHIOSSO, G. (2004), «L’editoria scolastica prima e dopo Gentile»,
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R. ed., Civiltà del Piemonte. Studi in onore di Renzo Gandolfo, Tori-
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167 – BRAIDA, L. (1989), Le guide del tempo. Produzione, contesti e
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ne Subalpina di storia patria.
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CUNEO
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Scienze della Formazione.
NOVARA
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TORINO
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VERCELLI
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LIGURIA
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GENOVA
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190 – MILAN, M. (1989), La stampa periodica a Genova dal 1871 al
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191 – PETRUCCIANI, A. (1990), «Il libro a Genova nel Settecento. І.
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193 – BOERO, P./ DONATH, A. (1999), Scuola. Educazione. Immagina-
rio. Progetto per una storia di Genova (1870-1914) attraverso scuola,
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SAVONA
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197 – LA SALVIA, S. (1977), Giornalismo lombardo: gli Annali Univer-
sali di statistica 1824-1844, Roma, Elia.
198 – ZERBINI, M. (1985), «Una ricerca sui cataloghi degli editori lom-
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199 – GIGLI MARCHETTI, A. (1986), «L’industria grafica e l’editoria nella
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200 – MONTANARI, A. P. (1988), «Gli almanacchi lombardi del XVIII
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BERGAMO
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BRESCIA
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204 – VAGLIA, U. (1986), «Editori e tipografi a Brescia nell’Ottocento»,
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MANTOVA
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206 – CASTELLI, M. A. (1969-1970), Le istituzioni scolastiche a Manto-
va nel decennio successivo all’Unità (1861-1871), tesi di laurea, Uni-
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pa periodica mantovana, 1797-1897, Milano, Angeli.
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209 – SANTORO, C. (1960), L’arte della stampa a Milano, Milano, Alle-

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214 – GIGLI MARCHETTI, A. (1983), I tre anelli: mutualità, resistenza,
cooperazione dei tipografi milanesi (1860-1925), Milano, Angeli.
215 – LIVOLSI, M. (1983), «Lettura ed altri consumi culturali negli anni
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216 – SPINAZZOLA, V. (1983), «Scrittori, lettori ed editori nella Milano
fra le due guerre», in 213: 21-35.
217 – CHILLÈ, S. (1993), «Editoria e scuola a Milano. Il caso del “Ri-
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220 – ROSA, G. (2004), Identità di una metropoli. La letteratura della
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PAVIA
221 – CAVAGNA, A. G. (1981), Libri e tipografi a Pavia nel Cinquecen-
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VARESE
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223 – Editori e tipografi a Varese. L’editoria nel circondario di Varese
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TRENTINO
224 – AMBROSI, F. (1890), «I tipografi trentini e le loro edizioni», Ar-
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225 – GASPARINI, L. (1935), «I libri di testo delle scuole austriache: con-
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232 – TOFFANIN, G. (1982), Per una storia della libreria padovana, Pa-
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233 – AMIDEI, C. / RANDI, P. (2001), Cinque secoli di libri, tipografi,
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breria Draghi editrice.
234 – SITRAN REA, L. (2002), Dal torchio del tipografo al banco del li-
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TREVISO
235 – ROSSETTO, S. (1989), La stampa a Treviso. Annali di Giulio Tren-
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238 – MATTOZZI, I. (1975), Produzione e commercio della carta nello
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239 – ULVIONI, P. (1975), «Stampa e censura a Venezia nel Seicento»,
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240 – INFELISE, M. (1989), L’ editoria veneziana nel Settecento, Milano,
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242 – BERENGO, M. (1990), «Editoria e tipografia nella Venezia della
Restaurazione. Gli esordi di Giuseppe Antonelli», in ROTA GHIBAUDI,
S. / BARCIA, F. ed., Studi politici in onore di Luigi Firpo, Milano, An-
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VERONA
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245 – BRUGNOLI, P. (1986-1989), «Editoria veronese del dopoguerra»,
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VICENZA
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FRIULI-VENEZIA GIULIA
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G. ed., L’Emilia-Romagna, Milano, Teti, 329-339.
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gna, University Press.
254 – MONTECCHI, G. (1977), «Tipografie e imprese editoriali», in 253:
II, 317-338.
255 – BALSAMO, L. (1983), Produzione e circolazione libraria in Emi-
lia. XV-XVIII sec., Parma, Casanova.
256 – PIVATO, S. (1983), Pane e grammatica. L’istruzione elementare
in Romagna alla fine dell’800, Milano, Angeli.
257 – TORTORELLI, G. (1985), «L’editoria tra Otto e Novecento in Italia
e in Emilia-Romagna», Informazione IBC, sett.-dic., 69-71.
258 – CREMANTE, R. (1986), «Editori e scrittori fra Otto e Novecento in
alcuni archivi emiliani e romagnoli», in 090: 141-148.
259 – PIVATO, S. (1986), «Lettura e istruzione popolare in Emilia-
Romagna tra Otto e Novecento», in 090: 33-48.
260 – TORTORELLI G. (1986), «Per una storia dell’editoria in Emilia-
Romagna», in 090: 7-31 e poi in 017: 45-55.
261 – BALDACCHINI, L. / MANFRON, A. ed. (1998), Il libro in Romagna,
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262 – MONTECCHI, G. (1998), «Cesena e la Romagna tra editoria e com-
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263 – SORBELLI, A. (1929), Storia della stampa in Bologna, Bologna,
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264 – ADVERSI, A. (1965), Libri, librai e biblioteche a Bologna attra-
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267 – TAVONI, M. G. (1987), «Lettura, libri e librai nella Bologna della
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268 – Alma Mater Librorum. Nove secoli di editoria bolognese per
l’Università (1988), Bologna, CLUEB - Il Mulino - Nuova Alfa edito-
riale - Zanichelli.
269 – CREMANTE, R. (1988), «L’editoria negli ultimi due secoli», in
268: 224-226.
270 – FERRARI, S. (1988), «Tipografia, imprenditorialità e utopia nel
contado bolognese alla metà del Settecento», in 048: 83-90.
271 – SOFRI G. (1988), «Università e editoria dall’Unità ai nostri gior-
ni», in BRIZZI, L. / MARINI, L. / POMBENI, P. ed., L’Università a Bo-
logna. Maestri, studenti e luoghi dal XVI al XX secolo, Bologna, Za-
nichelli, 35-48.
272 – TAVONI, M. G. (1988), «Sulla circolazione libraria a Bologna», in
048: 80-82.
273 – ALAIMO, A. (1991), «Le tipografie a Bologna nella seconda metà
dell’Ottocento e il caso della Compositori», in 274.
274 – BERSELLI, A. ed. (1991), Editoria e Università a Bologna tra Ot-
tocento e Novecento, Bologna, Istituto per la storia di Bologna.
275 – FAVERO, S. (1991), «Un’impresa editoriale. La storia della casa
editrice Cappelli in un recente passato», in 274.
276 – TORTORELLI, G. (1992), «Università e cultura a Bologna: il con-
tributo della Pàtron dal 1925 agli anni Settanta», in 020: 93-145.
277 – TAVONI, M. G. (1993), Il banco del libraio e lo scaffale del giuri-
sta. Carlo Trenti nella Bologna di fine Settecento, Bologna, Pàtron.
278 – DECLEVA, A. (1997), «Tradizioni e spinte nuove tra Bologna e
Firenze», in 099: III, 252-262.
279 – Editoria e lettura a Bologna tra Ottocento e Novecento: studi e
catalogo del Fondo di storia dell’editoria dell’Istituto Gramsci Emi-
lia-Romagna (1999), Bologna, Istituto Gramsci Emilia-Romagna.
MODENA
280 – «Della stampa e dei stampatori in Modena dal 1474 al presente»
(1879), La Trivella. Almanacco modenese per il 1880, IV.
281 – VICINI, E. P. (1932), «La stampa nella provincia di Modena», in
FAVA, D. ed., Tesori delle Biblioteche italiane. Emilia Romagna, Mi-
lano, Hoepli.

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20 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

282 – Cinque secoli di stampa a Modena e la S.T.E.M. Mucchi (1977),


Modena, Mucchi.
283 – MONTECCHI, G. (1988), Aziende tipografiche, stampatori e librai
a Modena dal Quattrocento al Settecento, Modena, Mucchi.
284 – Soliani-Mucchi: 350 anni di editoria (1999), Modena, Mucchi.
PARMA
285 – ALBERTINI, F. (1957), «Le imprese editoriali. L’attività letteraria
di fine '800 a Parma: i periodici e gli editori», Aurea Parma, 41.
286 – GODI, G. ed. (1987), Arti e mestieri a Parma dal Medioevo al XX
secolo, Piacenza, Step.
287 – PELIZZONI, L. (1987), «Il contributo dell’artigianato allo sviluppo
della cultura», in 286.
288 – UGOLOTTI, E. (1992), «La stampa a Parma», Bollettino del Museo
Bodoniano di Parma, 6, 136-156.
289 – LASAGNI, R. (1994), Storia della casa editrice Battei. Centoven-
t'anni di attività, Parma, Battei.
290 – FARINELLI, L. (1999), «La tipografia parmense», num. mon. di Al
Pont ed Mez, Parma, Famija pramzana.
REGGIO EMILIA
291 – MANZINI, E. (1877), «Degli stampatori reggiani dall’origine loro a
tutto il secolo XVIII», Atti e memorie delle R.R. Deputazioni di storia
patria per le province dell’Emilia, nuova serie, vol. II, 135-151.

TOSCANA
292 – DE RUBERTIS, A. (1936), Studi sulla censura in Toscana. Con do-
cumenti inediti, Pisa, Nistri-Lischi.
293 – Catalogo della Mostra bibliografica-documentaria sull'editoria e
le riforme a Pisa, Livorno e Lucca nel '700 (1979), Lucca, M. Pacini
Fazzi Editore.
294 – PERINI, L. (1980), «Editoria e società», in Firenze e la Toscana dei
Medici nell’Europa del Cinquecento, [Milano], Electa, [Firenze], Cen-
tro di Edizioni Alinari Scala, 245-308.
295 – Archivi di imprese industriali in Toscana (1982), Firenze, All’in-
segna del Giglio.
296 – CARPANETTO, D. / RICUPERATI, G. (1986), L’Italia del Settecento,
Bari, Laterza.
297 – GARIN, E. (1986), «La cultura dopo la liberazione» in La Toscana,
Torino, Einaudi, 711-731.

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Editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 21

298 – BAGGIANI, D. (1993), «Tecnologia e riforme nella Toscana di Pie-


tro Leopoldo», Rivista storica italiana, Napoli, CV, n. 2, 515-554.
299 – LANDI, S. (1995), Editoria e potere in Toscana in età lorenese
(1737-1790). Il regime assolutistico delle stampe. Tesi di dottorato
dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, Firenze.
300 – RAICICH, M. (1996), «L’editoria toscana tra artigianato e industria
1944-1966», in 097: 373-441.
301 – GAUDIO, A. (2001), Educazione e scuola nella Toscana dell’Otto-
cento, Brescia, La Scuola.
302 – BETTI, C. ed. (2004), Percorsi del libro per la scuola fra Otto e
Novecento. La tradizione toscana e le nuove realtà del primo Nove-
cento in Italia, v. 106.
FIRENZE
303 – TIMPANARO MORELLI, M. A. (1969), «Legge sulla stampa e attivi-
tà editoriale a Firenze nel secondo Settecento», Rassegna degli Archi-
vi di Stato, XXIX, 3, sett.-dic., 613-700.
304 – TIMPANARO MORELLI, M. A. (1971), «Persone e momenti del
giornalismo politico a Firenze dal 1766 al 1799 in alcuni documenti
dell’Archivio di Stato di Firenze», Rassegna degli Archivi di Stato,
XXX, 400-471.
305 – CANTAGALLI, R. (1981), Cronache fiorentine del ventennio fasci-
sta, Roma, Cadmo.
306 – MASCILLI MIGLIORINI, L. / PORCIANI, I. / TORTORELLI, G. ed.
(1981-1982), Editori a Firenze nel secondo Ottocento. Mostra docu-
mentaria , Firenze, Coppini.
307 – NOZZOLI, A. / SIMONETTI, C. M. ed. (1982), Il tempo de “La Vo-
ce”. Editori, tipografi e riviste a Firenze nel primo Novecento. Cata-
logo della mostra, Firenze, Nuovedizioni E. Vallecchi.
308 – SIMONETTI, C. M. (1982), «L’editoria fiorentina dal 1920 al 1940.
Proposte per una ricerca», Ricerche storiche, a. XII, 2-3, 541-568.
309 – CECCUTI, C. (1983), «La “politica” editoriale dei successori Le
Monnier (1865-1907)» in 313: 232-254.
310 – FIRPO, L. (1983), «Il rinnovamento dell’editoria nei primi decenni
dell’Ottocento» in 313: 3-19.
311 – GIUSTI, S. (1983), Una casa editrice negli anni del fascismo. La
Nuova Italia, 1926-1943, Firenze, Olschki.
312 – LUTI, G. (1983), Firenze corpo 8. Scrittori, riviste, editori del
’900, Firenze, Vallecchi.

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22 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

313 – PORCIANI, I. ed. (1983), Editori a Firenze nel secondo Ottocento,


Firenze, Olschki.
314 – TOSI, A. (1984), «Stampatori e cultura scientifica a Firenze duran-
te la reggenza lorenese (1737-1765): Francesco Moücke e Andrea
Banducci», La Bibliofilia 3, 245-270.
315 – PEDULLÀ, G. (1986), Il mercato delle idee. Giovanni Gentile e la
casa editrice Sansoni, Bologna, Il Mulino.
316 – CECCUTI, C. (1987), Le Monnier dal Risorgimento alla Repubbli-
ca (1837-1987). Centocinquant'anni per la cultura e per la scuola, Fi-
renze, Le Monnier.
317 – GARIN, E. (1987), «Editori e cultura a Firenze nel Novecento», La
Bibliofilia, anno LXXXIX, n. 1, 81-86.
318 – VITIELLO, P. (1989), «Il libro francese a Firenze e in Italia fra Otto
e Novecento», Paragone, anno XL – Nuova Serie - Letteratura n. 17,
55-72.
319 – SIMONETTI, C. M. (1992), «I percorsi dell’editoria fiorentina. Le
vicende di alcune famose case editrici tra Ottocento e Novecento», Bi-
blioteche oggi, n. 2, 195-227.
320 – SIMONETTI, C. M. (1993), «Le case editrici», in GORI SAVELLINI,
P. ed., Firenze nella cultura italiana del Novecento. Atti Vieusseux,
Impruneta, Festina lente, 69-99.
321 – RAICICH, M. (1996), «I libri per le scuole e gli editori fiorentini
del secondo Ottocento», in 096: 43-88.
322 – DECLEVA, A. (1997), «Tradizioni e spinte nuove tra Bologna e
Firenze», in 099: III, 252-262.
323 – MASCILLI MIGLIORINI, L. (1997), «Il Gabinetto scientifico-
letterario di Vieusseux», in 099: 86-97.
324 – PASTA, R. (1997), «Editoria e stampa nella Firenze del Settecen-
to», in 054: 1-37.
325 – NESTI, A. (1998), «L’attività editoriale di Vieusseux e l’industria
della carta nel primo Ottocento», Antologia Vieusseux, n.s., IV, n. 11-
12, maggio-dic., 15-31.
326 – MORELLI TIMPANARO, M. A. (1999), Autori, stampatori, librai:
per una storia dell’editoria in Firenze nel secolo XVIII, Firenze, Ol-
schki (Collana Accademia La Colombaria. Serie Studi).
327 – BETTI, C. (2000), «L’editoria scolastica emergente a Firenze nel
secondo Ottocento», in 057: 183-224.
LIVORNO
328 – PERA, F. (1867), Ricordi e biografie livornesi, Livorno, Vigo.

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329 – PERA, F. (1877), Appendice livornese, Livorno, Nannini.


330 – PERA, F. (1888), Curiosità livornesi inedite o rare, Livorno, Giusti.
331 – ROTONDI, C. (1894), «Saggio di bibliografia livornese» in Miscel-
lanea livornese di storia e erudizione, Livorno.
332 – CHIAPPINI, G. (1904), L’arte della stampa in Livorno, Livorno,
Belforte & C.
333 – BARBÈRA, P. (1906), «La stampa a Livorno» in TARGIONI-
TOZZETTI G. / BORSI, A. ed., Liburni civitas, A.D. MDCVI-MCMVI,
Livorno, Unione Poligrafica livornese, 134-136.
334 – PESCETTI, L. (1941), «Stampatori e librai livornesi di un secolo
fa», Il Telegrafo, 3 dicembre.
335 – SERVOLINI, A. (1941), «La tipografia a Livorno nei secoli XVII e
XVIII», Gutenberg Jahrbuch, 235-247.
336 – SERVOLINI, A. (1942-1943), «Tommaso Masi tipografo livornese»,
Gutenberg Jahrbuch, 320-325.
337 – SERVOLINI, L. (1954), «Un livornese grande bibliofilo, bibliografo
ed erudito: G. Poggiali, 1753-1814», Rivista di Livorno, IV, 1, genn.-
febbr., 53-66.
338 – Mostra dell’Editoria Livornese (1643-1900). Catalogo (1964),
Livorno, Casa della cultura, Comune di Livorno.
339 – Catalogo della Mostra bibliografica-documentaria sull'editoria e
le riforme a Pisa, Livorno e Lucca nel '700 (1979), v. 293.
340 – IERMANO, T. (1983), Intellettuali e stampatori a Livorno tra Set-
tecento e Ottocento, Livorno, Nuova Fortezza.
341 – POMBA, G. (1986), «Sul desiderio di una fiera libraria in Italia e
progetto di un emporio librario con alcuni cenni sulla convenzione di
vari stati italiani a favore della proprietà letteraria» in 065: 1-38, 119-
127.
342 – GHIDETTI, F. (1989), «Tipografi, stampatori e censura a Livorno,
dal 1815 al 1835», Il Risorgimento, XLI, 1, febb., 25-49.
343 – PALAZZOLO, M. I. (1990), «L’emporio librario di Livorno (1841-
1844)» in 091: 75-90.
344 – CORRIERI, S. (1993), «Marco Coltellini e la sua stamperia nella
Toscana del Settecento», Nuovi studi livornesi, I, 161-172.
345 – REPETTI, F. (1995), «Attività editoriale a Livorno fra Settecento e
Ottocento. La stamperia di Tommaso Masi», Nuovi studi livornesi, III,
92-125.

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24 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

346 – GREMIGNI, E. (1996), «Periodici e almanacchi livornesi. Secoli


XVII-XVIII», in Quaderni della Labronica, dicembre (v. in particola-
re Introduzione, V-LXXVI).
347 – MORELLI TIMPANARO, M. A. (1997), A Livorno nel Settecento:
medici, mercanti, abati, stampatori: Giovanni Gentili (1704-1784) ed
il suo ambiente, Livorno, Belforte editore libraio.
348 – PALAZZOLO, M. I. (1997), «Geografia e dinamica degli insedia-
menti editoriali» in 099: 11-54.
349 – CORRIERI, S. (2000), Il torchio fra “palco” e “tromba”: uomini e
libri a Livorno nel Settecento, Intr. Di M. G. Tavoni, Modena, Mucchi.
350 – Arte tipografica ed editoriale a Livorno fra il 1644 e il 1799,
(2005), Livorno, Comune.
LUCCA
351 – DEGLI ALBERTI, G. (1911), Cenni storici sull’arte della stampa in
Lucca, Lucca, Rocchi.
352 – Mostra storica della tipografia lucchese (1950), Biblioteca go-
vernativa di Lucca, Pescia, Benedetti.
353 – BIANCALANA, L. (1969-70), La stampa a Lucca nel '700, tesi di
laurea, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Magistero.
354 – Catalogo della Mostra bibliografica-documentaria sull'editoria e
le riforme a Pisa, Livorno e Lucca nel '700 (1979), v. 293.
355 – VALLERINI, F. ed. (1982), Convegno autori ed editori 1980, Pu-
gnano, Pisa, Vallerini.
356 – SIMONETTI, C. / CARPANETO, M. L. (1984), «L’editoria lucchese.
Produzione e modalità di controllo» in Il Principato napoleonico dei
Baciocchi (1805-1814). Riforma dello Stato e società, Lucca, Nuova
Grafica Lucchese, 119-133.
357 – PASTA, R. (1997), «Oltre le mura. La traduzione lucchese del
Journal Encyclopédique de Liège (1756-1760)», in 054: IV, 147-191.
PISA
358 – MORINI, U. (1907), «La tipografia in Pisa dal sec. XV alla metà
del sec. XIX», in Miscellanea storico-letteraria a Francesco Mariotti
nel cinquantesimo anno della sua carriera tipografica, Pisa, Emilio
Pacini, stamperia Mariotti, 34-43.
359 – VINCENTINI, F. (1939), «Notizie sulle stamperie pisane dalle ori-
gini al 1860», Bollettino storico pisano, XVIII, 33-63.
360 – LUZZATI, M. (1969), «Orientamenti democratici e tradizione leo-
poldina nella Toscana del 1799: la pubblicistica pisana», Critica stori-

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Editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 25

ca, VIII, n. 4.
361 – Catalogo della Mostra bibliografica-documentaria sull'editoria e
le riforme a Pisa, Livorno e Lucca nel '700 (1979), v. 293.
362 – ZAMPIERI, L. (1981), «Note sulla tipografia pisana nel secolo
XVIII», Bollettino storico pisano, L, 127-143.
363 – MANGIO, C. (1982), «Polemiche e ‘istruzione pubblica’ nella
stampa repubblicana (1799)», Ricerche storiche, XII, n. 2-3, 335-408.
364 – BERNARDINI, M. / BOSCO, G. ed. (1985), Le edizioni della Società
letteraria nella Biblioteca Universitaria di Pisa, Pisa, Tacchi.
365 – PERTICI, R. (1985), «Uomini e cose dell’editoria pisana del primo
Ottocento», in Una città tra provincia e mutamento. Società, cultura e
istituzioni a Pisa nell’età della Restaurazione, Pisa, Archivio di Stato,
49-103.
366 – CICCONE, M. (1995-96), I Nistri: una famiglia di librai-
stampatori a Pisa tra problemi dell’editoria e costruzione dell’Unità
d’Italia, tesi di laurea, Università degli Studi di Roma, Facoltà di Let-
tere e Filosofia.
PRATO
367 – CAVACIOCCHI, S. ed. (1985), Ex libris. Tipografia e cultura a
Prato nell’Ottocento, Firenze, Le Monnier.
368 – TURI, G. (1988), «La vita culturale», in MORI, G. ed., Prato, sto-
ria di una città, vol. III: Il tempo dell’industria, 1815-1943, t. II, Fi-
renze, Comune, Le Monnier, 1135-1234.
SIENA
369 – LANDI, S. (1990), «Editoria, potere, opinione pubblica in Toscana
nell’età delle riforme. Il caso senese», Ricerche storiche, XX, 295-
338.
370 – DE GREGORIO, M. (1996), «Editori e tipografi tra due secoli», in
Storia di Siena, II, Siena, Edizioni Alsaba.

UMBRIA
371 – Tipografi, editori, produzione libraria in Umbria nei secoli XV-
XX (1963), Atti del Convegno storico regionale, Città di Castello, in
Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, vol. LX.
372 – MOROTTI, F. ed. (1966), Tipografia ed editoria in Umbria, Assisi,
Città di Castello, Unione Arti Grafiche.
373 – CAPACCIONI, A. (1996), Lineamenti di storia dell’editoria umbra.
Il ‘400 e il ‘500, Perugia, Volumnia.

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26 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

PERUGIA
374 – FALCHI, A. / MARINELLI, A. (1909), La stampa a Città di Castello
dal Magister Mazzocchi (1538) a Scipione Lapi (1875), Città di Ca-
stello, Lapi.
375 – CORBUCCI, V. (1917), Le vicende della stampa in Città di Castello
e le sue odierne tipografie (1538-1916), Città di Castello, Stamperia
della Leonardo da Vinci.
376 – BIOLI, G. (1928), Stamperie e stampatori a Città di Castello, Città
di Castello, Tipografia Grifani-Donati.
377 – TACCHINI, A. (1987), La stampa a Città di Castello. Tipografie e
tipografi dal 1538 ad oggi, Città di Castello, Tibergraph.
378 – TACCHINI, A. (2000), Grifani-Donati 1799-1999: duecento anni di
una tipografia, Città di Castello, Tipografia Grifani-Donati.

MARCHE
379 – GIOCHI, F. M. / MORDENTI, A. (1980), Annali della tipografia in
Ancona, 1512-1799, Roma, Edizioni di storia e letteratura.
380 – Letteratura e editoria per l’età evolutiva nelle Marche (1985),
Ancona, La Lucerna editrice.
381 – MANGANI, G. ed. (1998), Editori e librai nell’Ancona del Nove-
cento, Ancona, Il Lavoro Editoriale.

LAZIO1
382 – VACCARO, E. (1979), «I libri di testo nelle scuole dello Stato Pon-
tificio durante il secolo XVIII», Accademie e Biblioteche d’Italia,
XLVII, n. 5, sett.-ott., 357-369.
383 – SANI, R. (1989), «I periodici scolastico-educativi e il dibattito
sull’istruzione nello Stato Pontificio», in 067: 147-170.
ROMA
384 – MADELIN, L. (1906), La Rome de Napoléon. La domination fran-
çaise à Rome de 1809 à 1814, Paris, Plon.
385 – SANDRI, L. (1938), «Stampa e censura nello Stato Pontificio dal
1815 al 1870», L’Urbe, a. III, fasc. I, genn., 11-22.

1
Sotto questa voce sono raggruppate anche tutte le pubblicazioni relative allo
Stato Pontificio.

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Editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 27

386 – FRATTAROLO, R. (1957), Delle confraternite romane d’arte tipo-


grafica, Firenze, Edizioni Sansoni Antiquariato.
387 – Il libro romano del Settecento: la stampa e la legatura (1959),
Roma, Accademia Nazionale dei Lincei.
388 – MORSILLO, G. (1970), «Note storico – critiche per uno studio sulla
censura pontificia (1849-1870)», in Studi in occasione del centenario.
Scritti sull’amministrazione del territorio romano prima dell’Unità,
Milano, Giuffrè, I, 357-430.
389 – GIUNTELLA, E. (1971), «Annali tipografici romani del Settecen-
to», in ID., Roma nel Settecento, Bologna, Cappelli, 215-315.
390 – Annali di Antonio De Rossi, stampatore in Roma (1695-1755)
(1972), Firenze, Olschki.
391 – MASOTTI ZARNINI, G. L. (1980), Stampatori e librai a Roma nella
seconda metà del Cinquecento. Documenti inediti, Roma, Fratelli Pa-
lombi.
392 – BARBERI, F. (1981), «Libri e stampatori nella Roma dei Papi», in
010: 197-227.
393 – BARBERI, F. (1981), «Industria e arte del libro nel Lazio del Sei e
Settecento», in 010: 255-269.
394 – ROMANI, V. (1982), «Tipografia e commercio librario nel Sette-
cento Romano: note intorno al Pontificato di Benedetto XIV», in Atti
del Convegno internazionale di Studi su Benedetto XIV, Cento, Centro
Studi G. Baruffaldi, vol. II, 1179-1196.
395 – Operai e tipografi a Roma 1870-1970 (1984), pref. di V. Emilia-
ni, intr. di E. Forcella, Milano, Angeli.
396 – PETRUCCI NARDELLI, F. (1984), «Torchi, famiglie, libri nella Ro-
ma del Seicento», La Bibliofilia, LXXXVI, 159-172.
397 – PETRUCCI NARDELLI, F. (1986), «Libri e legature fra Roma e Na-
poli alla metà del XVIII secolo», Accademie e Biblioteche d’Italia,
LIV, n. 1, genn.-marzo, 43-55.
398 – PALAZZOLO, M. I. (1994), Editoria e istituzioni a Roma tra Sette-
cento e Ottocento. Saggi e documenti, Roma, Archivio Guido Izzi.
399 – SANI, R. (1994), «Istruzione e istituzioni educative nella Roma
pontificia (1815-1870)», in PAZZAGLIA, L. ed., Chiesa e prospettive
educative in Italia fra Restaurazione e Unificazione, Brescia, La
Scuola, 707-771.
400 – PALAZZOLO, M. I. (1995), «L’editoria romana tra dominio ponti-
ficio e unificazione italiana», Ricerche storiche (Napoli), XXV, 3,
653-670.

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28 Anna M. Mandich Bruna Ranzani

401 – TARZIA, F. (2000), Libri e rivoluzioni. Figure e mentalità nella


Roma di fine ancien régime (1770-1800), Milano, Angeli.
VITERBO
402 – CAROSI, A. (1962), Girolamo, Pietro e Agostino Discepoli, 1603-
1631, Viterbo, tipografia Agnesetti.
403 – CAROSI, A. (1997), «Il Settecento», Annali della Tipografia viter-
bese, IV.

EDITORIA MERIDIONALE
404 – MORANO, A. (1872), Il commercio librario italiano e le provincie
meridionali, Firenze.
405 – FRATTAROLO, R. (1955), I tipografi meridionali dalle origini al
secolo XVIII, Roma, Gismondi.
406 – MASCILLI MIGLIORINI, L. (1986), «Struttura e dinamica storica
dell’editoria meridionale», in 090: 107-118.
407 – DE DONATO, G. (1988), «Intellettuali meridionali, libero scambio
di libri e proprietà letteraria (1822-1848)», in Paradigmi meridionali,
Fasano, Schena, 125-142.
408 – PALAZZOLO, M. I. (1990), «Dalla periferia al centro: le case edi-
trici meridionali», in 091: 179-214.
409 – RUTA, C. ed. (1991), Guida all’editoria meridionale, Pozzallo,
Cultura Nuova Libri.
410 – PALADINO, B. M. (1997), Carta al vento. Come cambia l’industria
editoriale, Napoli, Libreria Dante e Descartes
411 – SANI, R. (1997), «L’editoria scolastico-educativa nell’Italia meri-
dionale tra Otto e Novecento: il caso Sandròn (1839-1925)», Annali di
storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche, n. 4.
412 – BARRA, F. ed. (2000), Manifatture e sviluppo economico nel Mez-
zogiorno dal Rinascimento all’Unità, Annali 1993-96 del Centro di
Ricerca “Guido Dorso”, Pratola Serra, Elio Sellino Editore.
413 – SANI, R. (2000), «L’editoria scolastica nell’Italia meridionale
dell’Ottocento», in 057: 225-275.

ABRUZZO
414 – PANSA, G. (1900), La tipografia in Abruzzo dal secolo XV al seco-
lo XVIII. Saggio critico-bibliografico, Lanciano, Rocco Carabba edi-
tore.

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Editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 29

415 – PANSA, G. (1899), «Osservazioni ed aggiunte al saggio critico-


bibliografico sulla tipografia abruzzese dal sec. XV al sec. XVIII»,
Rassegna abruzzese di storia ed arte, a. IV, agosto-dic., 167-191.
416 – Cinque secoli di stampa in Abruzzo (1981), Pescara, Associazione
culturale Ennio Flaiano.
417 – CAPEZZALI, W. (1983), «Profilo storico dell’editoria abruzzese»,
in Settimana del libro. Pubblica lettura in Abruzzo, Pescara, Asso-
ciazione culturale Flaiano.
418 – GORGONI LANZETTA, L. (1989), «Una libera casa editrice», in FE-
LICE, C. / PONZIANI, L. ed., Intellettuali e società in Abruzzo fra le due
guerre, Roma, Bulzoni editore.
419 – PONZIANI, L. (1990), Due secoli di stampa periodica abruzzese e
molisana, Teramo, Interlinea.
420 – COLAPIETRA, R. (1997), «“Annali della tipografia molisana
dell’Ottocento” e “Annali della tipografia aquilana del XIX secolo”.
Un rapporto e qualche considerazione», Notizie dalla Delfico, 2, 4-10.
421 – PONZIANI, L. / RUSSO, U. (1998), Tipografi, editori, libri in A-
bruzzo tra Otto e Novecento, n. mon. di Abruzzo contemporaneo, 6.
422 – BUCCELLA, L. (1999), L’editoria abruzzese dell’Ottocento, Chieti,
Villamagna, Tinari.
CHIETI
423 – 400 anni di stampa a Chieti (1998), L’Aquila-Roma, Japadre.
L’AQUILA
424 – BONANNI, T. (1888), Le antiche industrie della provincia di Aqui-
la, L’Aquila, Stab. Tip. Grossi.
425 – REALE, R. (1987), Annali della tipografia aquilana del XIX seco-
lo, L’Aquila, Amministrazione provinciale.
426 – MILLEVOLTE, G. (2005), I De Arcangelis tipografi editori,
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TERAMO
427 – PONZIANI, L. (1997), Annali tipografici dell’Abruzzo teramano: il
XIX secolo, Teramo, Amministrazione provinciale, Biblioteca provin-
ciale Melchiorre Delfico.

MOLISE
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molisana, v. 419.

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tocento», Notizie dalla Delfico, 2.
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431 – CASMIRO, L. / DARDONE, C. / PALMIERI, G. (1996), «Integrazioni
agli annali della tipografia molisana dell’Ottocento», Bollettino dell’I-
resmo, a. II, n. 3-4, 3-19.
432 – COLAPIETRA, R. (1997), «“Annali della tipografia molisana
dell’Ottocento” e “Annali della tipografia aquilana del XIX secolo”.
Un rapporto e qualche considerazione», v. 420.
433 – PALMIERI, G. / SCIMONE, T. ed. (2002), Tipografia, piccola edi-
toria e cultura in Molise dall’Unità alla seconda guerra mondiale. At-
ti delle giornate di studio, Campobasso, 14-15 dicembre 2000, suppl.
al Bollettino Biblioteca – Università degli Studi del Molise, anno IX,
n. 1, giugno, Campobasso, Arti Grafiche La Regione.

CAMPANIA
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435 – GENOINO, A. (1943), Vicende del libro nel Reame di Napoli, Cava
dei Tirreni, Coda.
436 – CIANCIO, A. (1996), Editori, Napoli, Luciano Pennino Editore.
AVELLINO
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BARRA, F. ed., Storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia, VI, Pratola
Serra, Sellino e Barra editori.
438 – LA SALA, R. (2000), «Tipografie ed imprese editoriali nell’Irpinia
dell’Ottocento», in 412.
NAPOLI
439 – GIUSTINIANI, L. (1793), Saggio storico-critico sulla tipografia del
Regno di Napoli, v. 434.
440 – Stampatori e librai in Napoli nella prima metà del Settecento
(1892), in La Strenna della R. Tipografia Giannini, Napoli, R. Tipo-
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441 – FRATTAROLO, R. (1961), Tipografi e librai, ebrei e non, nel Napo-
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443 – Civiltà del Settecento a Napoli. Arte della stampa 1734-1799
(1979-80), Mostra e catalogo a cura di Garofalo A.M. ed altri, Napoli,
Ind. Tip. Artistica.
444 – BARBERI, F. (1981), «L’arte della stampa a Napoli dal 1734 al
1799», in 010: 394-418.
445 – PIRONTI, P. [1982?], Luigi Chiurazzi (1831-1926) e l’editoria na-
poletana, Napoli, Lucio Pironti.
446 – RAK, M. G. (1982), «Contributo per un catalogo della stampa pe-
riodica napoletana del 19° secolo, 1799-1861», in TORRE, L., I giorna-
li di Napoli 1799-1861, Napoli, Luca Torre Editore.
447 – PETRUCCI NARDELLI, F. (1986), «Libri e legature fra Roma e Na-
poli alla metà del XVIII secolo», v. 397.
448 – PETRUCCI NARDELLI, F. (1986), «Note sulla storia della Stamperia
Reale di Napoli», Il Bibliotecario, 1986, n. 9, 133-151.
449 – BATTAGLINI, M. (1988), «Il libro e la cultura nella Repubblica
napoletana del 1789», in 048 : 101-103.
450 – MACRY, P. (1988), «La Napoli dei dotti. Lettori, libri e biblioteche
di una ex-capitale (1870-1900)», Meridiana, n. 4, 131-161.
451 – PALAZZOLO, M. I. (1990), «Intellettuali e mercato librario a Napo-
li. Il dibattito sul dazio d’introduzione sui libri stranieri (1834-1839)»,
in 091: 157-177.
452 – MASCILLI MIGLIORINI, L. (1995), «La memoria meridionale. Le
origini della casa editrice Morano tra Restaurazione e Stato naziona-
le», Ricerche storiche, Napoli, 25, n. 3, 671-691.
453 – DE MATTEO, L. (1998), «Tra “arte” e industria. L’editoria napole-
tana nella seconda metà del Settecento», Storia economica, a. I, n. 1,
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454 – RAO, A. M. ed. (1998), Editoria e cultura a Napoli nel XVIII se-
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455 – MASCILLI MIGLIORINI, L. (1999), Una famiglia di editori. I Mo-
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456 – LOMBARDI, G. (2000), «Tipografia ed editoria a Napoli e nel me-
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457- LUISE, F. (2001), Librai editori a Napoli nel XVIII secolo, Napoli,
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Produzione, circolazione, consumo, Milano, F. Angeli.

PUGLIA
459 – VECCHI, V. (1898), Trent’anni di lavoro in Puglia. Cenni storici,
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460 – FOSCARINI, A. (1912), «L’arte tipografica in Terra d’Otranto»,
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461 – VACCA, N. (1939), «Giornali e giornalisti salentini», Rinascenza
salentina, VII, XVII-XVIII.
462 – CATERINO, A. (1961), La Puglia nella storia della stampa: sec.
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463 – SEMERARO, A. (1984), Cattedra, altare, foro: educare e istruire
nella società di Terra d’Otranto tra Otto e Novecento, Lecce, Milella.
464 – TAFURI DI MELIGNANO, M. T. (1984), Sessant’anni di tipografia
in terra di Bari 1801-1860, Bari, Grafica Bigiemme.
465 – TATEO, F. ed. (1989-90), Storia di Bari, Roma-Bari, Laterza, 3
vol.
466 – SISTO, P. (1994), Arte della stampa e produzione libraria a Bari.
Secoli XVI-XIX, Fasano, Schena editrice.
467 – DE LUCA, V. (1997), Stampa ed editoria leccese 1960-1994. Ca-
talogo, Lecce, AGM.

BASILICATA
468 – CATERINO, A. (1968), La Basilicata e la sua stampa periodica
1808-1960, Bari, s.e.
469 – PADULA, M. (1969) «La stampa periodica in Basilicata», Matera,
1969, n. 9, 3-17.
470 – RESTIVO, M. (1993), Origini e sviluppo della stampa in Basilicata,
Manduria, Lacaita.

CALABRIA
471 – BORRETTI, M. (1961), Annali della tipografia cosentina (1800-
1899), Cosenza, s.n.

SICILIA
472 – EVOLA, N. D. (1940), Ricerche storiche sulla tipografia siciliana,

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Firenze, Olschki.
473 – PALAZZOLO, M. I. (1980), Editori, librai e intellettuali. Vieusseux
e i corrispondenti siciliani, Napoli, Liguori.
474 – Fatti per sapere. Editoria e stampa in Sicilia fra Ottocento e No-
vecento (1989), Palermo, Grifo.
475 – PEDONE, S. (1989), «Tipografi ed editori attivi in Sicilia dal 1845
al 1945», in 474.
476 – PALAZZOLO, M. I. (1990), «Tra positivismo e attualismo: le edi-
zioni Sandròn di Palermo», in 091: 215-259.
477 – Presenze europee nell’editoria siciliana dell’Ottocento: mostra
bibliografica. Medilibro 1994 (1994), Palermo.
478 – CANCILA, O. (1995), Storia dell’industria in Sicilia, Roma, Later-
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479 – PASTENA, C. ed. (1995), Archivio dell’editoria siciliana. Editori.
Case editrici che hanno sospeso l’attività, Palermo, Assessorato ai
Beni Culturali e Archivistici e della Pubblica Istruzione, 2° ed.
480 – MICCICHÈ, G. (1996), Gutenberg in periferia. L’arte della stampa
nei comuni iblei, Centro Studi “Feliciano Rossitto”, Ragusa, Tip. Leg-
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481 – SANTORO, M. (2001), «Editoria e traduzioni francesi in Sicilia nel
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bliotecari, a. XV, 225-240..
CATANIA
482 – CASTORINA, P. (1890), «I tipografi e le tipografie esistenti in Cata-
nia dall’origine della stampa fino a’ nostri giorni», Il Bibliofilo, n. 8-9.
483 – «Editoria» (1987), in CONSOLI, V. ed., Enciclopedia di Catania, I,
Catania, Tringale.
484 – GRILLO, M. (1995), I periodici siciliani dell’Ottocento. Periodici
di Catania, Catania, Cuecm.
MESSINA
485 – OLIVA, G. (1901), L’arte della stampa in Messina, Messina, Tip.
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486 – Cinque secoli di stampa a Messina (1987), Messina, G.B.M.
487 – LIPARI, G. (1990), Gli annali dei tipografi messinesi del ‘600,
Messina, Sicania.
PALERMO
488 – CANCILA, O. (1988), Palermo, «Storia delle città italiane», Roma-
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489 – D’ANNA, G. (1989), «Per la storia dell’editoria e della stampa a


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490 – TRAVAGLIANTE, P. ed. (1995), I periodici siciliani dell’Ottocento.
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491 – VELEZ, A. (2002), «Traduzioni dal francese, editoria e stamperie
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RESTUCCIA, A. / SANTANGELO, G. S. ed., Palermo-Paris, Parigi-
Palerme. Due capitali culturali fra il Settecento e il Duemila, Paler-
mo, Palumbo; Parigi, Presses de l’Université de Paris-Sorbonne, 157-
183.
TRAPANI
492 – CENTRO PROVINCIALE STUDI “GIULIO PASTORE” ed. (1985), La
stampa trapanese dal 1900 al 1950, Trapani, Edizioni Sicilia Nuova
Frontiera.
493 – CENTRO PROVINCIALE STUDI “GIULIO PASTORE” ed. (1989), La
stampa trapanese nel dopoguerra 1944-1950, Trapani, Tipografia Co-
sentino.

3. EDITORI (Repertori, dizionari e profili)


(per gli studi sui singoli editori si rinvia a CHIOSSO 2003 e CHIOSSO
2008)
494 – OTTINO, G. (1875), La stampa periodica, il commercio dei libri e
la tipografia in Italia, v. 059.
495 – FUMAGALLI, G. (1905), Lexicon typographicum Italiae. Diction-
naire Géographique d’Italie pour servir à l’histoire de l’imprimerie
dans ce pays, v. 001.
496 – FORMIGGINI, A. F. (1928), Dizionarietto rompitascabile degli edi-
tori italiani, compilato da uno dei suddetti, Roma, Formiggini.
497 – BONETTI, M. ed. (1960), Storia dell’editoria italiana, Roma, Gaz-
zetta del libro, vol. II: Anagrafe degli editori italiani, 13-284.
498 – COSENZA, M. E. (1968), Biographical and bibliographical dic-
tionary of the Italian printers and of foreign printers in Italy, from the
introduction of the art of printing into Italy to 1800, Boston, Mass.
Hall.
499 – Dizionario biografico degli italiani (1968), Roma, Istituto della
Enciclopedia.
500 – MANDEL, G. ed. (1969), Repertorio biografico, in Enciclopedia

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Editoria italiana per l’insegnamento delle lingue straniere 35

della stampa, IV, Torino, SEI.


501 – BERENGO, M. (1980), Intellettuali e librai nella Milano della Re-
staurazione, v. 211: 379-426.
502 – BORSA G. (1980), Clavis typographorum librariorumque Italiae
1465-1600, Aureliae Aquensis (Baden Baden).
503 – PORCIANI, I. ed. (1983), Editori a Firenze nel secondo Ottocento,
v. 313.
504 – CREMANTE, R. (1986), «Editori e scrittori fra Otto e Novecento in
alcuni archivi emiliani e romagnoli», in 090: 141-148.
505 – CLIO. Catalogo dei libri italiani dell’Ottocento (1801-1900)
(1991), Milano, Editrice Bibliografica (19 voll.), ora anche su compact
disc (CLIO CD).
506 – GARIN, E. (1991), Editori italiani fra Ottocento e Novecento, v.
093.
507 – MAINARDI, A. ed. (1995), Storia dell’editoria d’Europa, v. 023:
Gli editori, 329-870.
508 – MINERVA, N. / PELLANDRA, C. ed. (1997), Insegnare il francese in
Italia (1625-1860), Bologna, CLUEB.
509 – TRANFAGLIA, N. / VITTORIA, A. (2000), Storia degli editori italia-
ni. Dall’Unità alla fine degli anni Sessanta, v. 103.
510 – MANDICH, A. M. (2002), Insegnare il francese in Italia: reperto-
rio di manuali pubblicati in epoca fascista (1923-1943), Bologna,
CLUEB.
511 – CHIOSSO, G. ed. (2003), TESEO: tipografi e editori scolastico-
educativi dell’ Ottocento, v. 078.
512 – MINERVA, N. ed. (2003), Insegnare il francese in Italia: reperto-
rio di manuali pubblicati dal 1861 al 1922, Bologna, CLUEB.
513 – EIO. Editori italiani dell'Ottocento (2004), v. 079.
514 – CHIOSSO, G. ed. (2008), TESEO ‘900: editori scolastico-educativi
del primo Novecento, v. 161.
515 – LILLO, J. ed. (2008), 1583-2000: quattro secoli di lessicografia
italo-francese. Repertorio analitico di dizionari bilingue, Bern, Berlin,
Bruxelles, Frankfurt am Main, New York, Oxford, Wien, Peter Lang.

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