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1
Per maggiori ragguagli si rinvia alla Bibliografia generale presente in questo
volume.
1
Nella scuola italiana, ma anche negli altri paesi latini e in quelli slavi, la lingua
dominante è il francese fino ad oltre la metà del Novecento.
2
“Le rayonnement du français dans le royaume de Naples de 1799 à 1860”, in
Kok Escalle, M.-C./ Melka, F. ed. (2001), Changements politiques et statut des lan-
gues. Histoire et epistémologie. 1780-1945, Amsterdam, Éditions Rodopi B.V.,
Atlanta, G.A.
4
Gli editori partecipano infatti ai Congressi pedagogici ed a quelli degli scien-
ziati che sono anche occasioni propositive. Semerano (1960) segnala anche il Con-
gresso tipografico italiano tenutosi a Bologna nel 1869.
5
Sulle vicende associative degli editori, dei tipografi e dei librai v. Associazione
Italiana Editori 1950, e Toffanin/Randi 1990. Ricordiamo che nel 1929 l’Associa-
zione editoriale libraria italiana fu sciolta in base alle direttive sindacali e corporati-
ve del regime fascista e fu sostituita da due federazioni, quella degli editori e quella
dei commercianti del libro, afferenti rispettivamente alla Confederazione degli indu-
striali e a quella dei commercianti (nel 1934 entrambe confluirono nella Corporazio-
ne della carta e della stampa) (v. Galfré 2005: 91)
Turi, La fabbrica del libro, che informa sugli studi in corso per la storia
dell’editoria e del libro e sullo stato degli archivi editoriali. Inoltre, poi-
ché il processo evolutivo delle case editrici le conduce, dall’Ottocento in
poi, ad assumere la configurazione di aziende e di vere e proprie indu-
strie, possiamo attingere notizie e un orientamento anche sugli archivi
sussistenti dalla pubblicazione Archivi di imprese industriali in Toscana
(Firenze, All’insegna del Giglio), che il CNR e la Sovrintendenza archi-
vistica per la Toscana hanno promosso nel 1982. Implicito e ovvio
l’invito a consultare l’Archivio centrale dello Stato (Fondo del Ministero
della Pubblica Istruzione) (v. Bidolli, P., La storia dell’editoria nella
documentazione dell’Archivio centrale dello Stato, in Tortorelli, 1995a)
e gli archivi locali, compresi quelli delle Camere di Commercio. L’Ar-
chivio del Consiglio Superiore (ACS) di Roma dà accesso agli Elenchi
di libri di testo adottati nelle scuole primarie e secondarie distinti per
province, elenchi che per esplicita disposizione ministeriale venivano
compilati annualmente e che permettono talora di identificare piccoli
editori dei quali si è perduta ogni traccia, così come nel Bollettino del
Ministero della Pubblica Istruzione (BMPI) figurano elenchi di libri di
testo autorizzati (se era il caso) ed adottati.
Possiamo inoltre consultare i carteggi degli editori con i loro autori6
fra i quali, importante, ancora una volta, quello di Zanichelli (1867-
1916, ora esteso agli anni 1859-1939) (v. Tortorelli 1986 e Scardovi
1980); memorie (Gaspero Barbèra, Memorie di un editore pubblicate
dai figli 1818-1880, Firenze, Barbèra, 1883, 1954 3a ediz.)7; autobiogra-
fie, come quella che Mariano Cellini – titolare della Galileiana di Firen-
ze, stampatore anche per conto di G. Vieusseux ed editore delle riviste
(fino alla Gioventù) e dei Principi (1861) di Raffaele Lambruschini –
scrive negli ultimi anni della sua vita (v. Il Pietro Thouar, Firenze, 1,
1877, II, 3 sgg. e Cappuccio 1972, Memorialisti dell’Ottocento, III, Mi-
lano, Napoli, Ricciardi, 677-732); o quella di A. Vallecchi (Ricordi e
idee di un editore vivente, Firenze, Vallecchi, 1934); biografie di editori
e storie di case editrici: relativamente a queste ultime, il Dizionario bio-
grafico degli Italiani (Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1961)
ci fornisce profili di editori, nel corso degli anni – da quando soprattutto
6
Talora pubblicati dagli editori stessi, v. ad es. Lettere di G. Barbèra tipografo-
editore (1841-79) pubblicate dai figli, prefaz. di A. D’Ancona, Firenze, Barbèra,
1914.
7
Su Barbèra v. anche Vasoli, C. (1983), “Un editore fiorentino: Gaspero Barbè-
ra”, in Porciani 1983: 21-41; Tortorelli 1989: 37-62.
l’attenzione degli storici si è rivolta alle case editrici – è apparsa una se-
rie ormai molto ricca di monografie su editori importanti anche per
l’ambito che ci interessa, come Paravia (Casana Testore, P., La casa edi-
trice Paravia. Due secoli di attività: 1802-1984, Torino, Paravia, 1984),
Zanichelli (De Franceschi, L., Nicola Zanichelli, libraio, tipografo, edi-
tore, 1843-1884, Milano, Franco Angeli, 2004), Le Monnier (Ceccuti,
C., Un editore del Risorgimento. Felice Le Monnier, Firenze, le Mon-
nier, 1974; Ceccuti, C., Le Monnier dal Risorgimento alla Repubblica
1837-1987, Firenze, Le Monnier, 1987; Le Monnier due secoli di storia,
Firenze, Le Monnier 1996), Sansoni (Parenti, M., G. C. Sansoni, Firen-
ze, Landi Editore, 1955; Pedullà, G., Il mercato delle idee. Giovanni
Gentile e la casa editrice Sansoni, Bologna, Il Mulino, 1986; Testimo-
nianze per un centenario. Annali della Casa Editrice G. C. Sansoni
1873-1973, Firenze, Sansoni, 1974), La Nuova Italia (Giusti, S., Una
casa editrice negli anni del fascismo. La Nuova Italia, 1926-1943, Fi-
renze, Olschki, 1983), Paggi-Bemporad-Marzocco (Paggi Bemporad
Marzocco. Storia di una casa editrice, estratto dall’Almanacco Italiano,
rivisto a cura di G. Semerano, Firenze, Tip. Bemporad-Marzocco,
1960), Mondadori (Decleva, E., Mondadori, Torino, UTET, 1993), Ho-
epli (Decleva, E. ed., Ulrico Hoepli 1847-1935. Editore e libraio, Mila-
no, Hoepli, 2001), Remondini (v. Bibliografia generale), Treves (Gril-
landi, M., Emilio Treves, Torino, UTET, 1977), i Morano (Mascilli Mi-
gliorini, L., Una famiglia di editori. I Morano e la cultura napoletana
tra Otto e Novecento, Milano, Franco Angeli, 1999), Laterza (Patuzzi,
C., Laterza, Napoli, Liguori, 1982; Coli, D., Croce, Laterza e la cultura
europea, Bologna, Il Mulino, 1983, poi Roma-Bari, Laterza, 1984; Cen-
to anni Laterza 1885-1985, Bari, Laterza, 1985; Laterza. Un secolo di
libri 1885-1985, Roma-Bari, Laterza, 1989), per ricordarne solo alcune,
segnalando che comunque nei due TESEO possiamo trovare le indica-
zioni bibliografiche in calce alle schede dedicate ai singoli editori.
nata nel 1854 dalla fusione della casa Pomba con altre piccole aziende
tipografiche torinesi) che già si erano delineati durante il governo napo-
leonico e la Restaurazione.
Infatti, mentre per tre secoli, fino a tutto il Settecento, Venezia, gra-
zie alla presenza di imprese complesse come quelle dei Baglioni e dei
Remondini, con ramificazioni in vari paesi d’Europa, aveva detenuto il
primato dell’editoria della penisola e rivestito il ruolo di uno dei mag-
giori centri dell’informazione culturale europea, producendo soprattutto
edizioni prestigiose di grandi opere latine, con committenza ecclesiasti-
ca, una volta annessa all’Austria la Serenissima cedette il suo primato
editoriale a Milano, che a partire dagli anni napoleonici, favorita dalle
sovvenzioni e finanziamenti francesi, diviene la nuova capitale culturale
e il nuovo centro dell’editoria italiana – grazie anche agli effetti del-
l’istruzione elementare obbligatoria, diffusa in tutti i dipartimenti dal
governo napoleonico e, data la stretta unione con la Francia, all’afflusso
di opere francesi che circolano nel testo originario e di cui viene stimo-
lata la traduzione – e lo rimarrà, addirittura rafforzando la sua posizione
dopo la Restaurazione e sotto il governo austro-ungarico (dopo il 1814).
Milano, già capitale del Regno Italico con Napoleone, poi capitale del
Regno Lombardo-Veneto dopo il 1815, diviene l’unico grande centro di
attrazione culturale: gli intellettuali, i letterati e gli stampatori-editori,
che vogliono avere un peso, vi convergono da tutti i vecchi stati e dagli
angoli più lontani della penisola. Giuseppe Acerbi scrive nel Proemio
alla Biblioteca Italiana (XVI, gennaio 1820: 163-164, su cui v. Berengo
1980: 5) ponendo in piena luce l’intelligente mitezza della censura au-
striaca: “Si contano più stamperie nel Regno Lombardo-Veneto che in
tutto il rimanente d’Italia”, precisando che “nel 1816 si sono pubblicati
in Lombardia 653 titoli, contro i 114 dell’intero Regno di Napoli”, e
concludendo con un monito: “vedano i librai di Roma, di Napoli, di Pa-
lermo se fanno, se possono fare altrettanto”. E Leopardi, diciottenne, in
una lettera del 1816, aveva espresso la sua “invidia” nei confronti della
vita culturale che ferveva nella metropoli lombarda, dove tutti stampa-
vano e potevano diffondere i propri scritti e le proprie idee (ivi: 5-6).
Durante il governo francese, si erano già delineate quelle importanti
trasformazioni che le imprese editoriali conosceranno nel corso dell’Ot-
tocento. Un certo liberismo, anche se cauto, aveva consentito l’abbatti-
mento delle barriere, l’incremento degli scambi, la concorrenza, l’aboli-
zione dei privilegi, come quelli accordati alle stamperie reali e governa-
tive. L’applicazione di una normativa comune aveva privilegiato le a-
ziende forti, la concentrazione. Infatti, le aziende che non avevano di-
Bietti, Molinari) (totale:176); Roma: 131, 49, 14, 3, 1 (arabo: Scuola Sa-
lesiana del libro) (totale: 198); Firenze: 53, 32, 16, 8, 4 (italiano per
stranieri, Sansoni, Barbèra) (totale: 113); Napoli: 44, 10, 5, 1 (totale:
60); Bologna: 33, 7, 10 (totale: 50); Palermo: 32, 14, 2, 1 (totale: 49);
Livorno: 22, 8, 8, 1 (totale: 39); Treviso: 18, 2, 3 (totale: 23); Messina:
10, 3, 3 (totale: 16); Catania: 10, 1 (totale: 11).
Il dato che colpisce di più è l’inversione del rapporto Milano-Roma,
la cui spiegazione è assai semplice: basta leggere le schede del reperto-
rio per constatare la massiccia presenza nella capitale di importanti a-
ziende come Albrighi, Segati e C. e, in minor misura, Signorelli, en-
trambe di Milano, entrambe seguaci di una strategia che, dal periodo po-
stunitario, puntava alla creazione di succursali nel centro del potere ita-
liano, magari attraverso fusioni e concentrazioni. Albrighi, Segati e C.
nel 1902 aveva rilevato la Dante Alighieri di Roma col suo catalogo, as-
sumendo la denominazione Società Dante Alighieri di Albrighi, Segati e
C. e dal 1928 si fuse con la Società Anonima Francesco Perrella di Na-
poli, attiva dal 1900 e presente a Roma e Firenze, divenendo Società
Anonima Editrice Dante Alighieri, con sede operativa a Roma, tornando
poi nel 1932 alla vecchia denominazione Società Dante Alighieri di Al-
brighi e Segati. Nel 1939, la sede di Milano fu definitivamente chiusa.
Nel periodo in esame, sulle 131 schede per il francese riguardanti Roma,
95 sono edizioni Albrighi e Segati.
dalla Galfré, non risultarono nel 1930-1931 idonei al vaglio del consi-
glio d’istituto, investito della grave responsabilità di analizzare minuzio-
samente i libri di scuola fin nelle loro pieghe più segrete. Nel caso di
Première gerbe. Pagine di lettura dei migliori scrittori francesi di Luigi
De Anna e Aldo Sorani, pubblicata per la prima volta a Firenze da Bem-
porad nel 1916 e giunta, di edizione in edizione, fino agli anni ’30, “fu
consigliata l’introduzione di ‘pagine vive e fresche sulla nostra vita na-
zionale’, oltre alla soppressione dei brani di Rimbaud e dei passi in cui
secondo i revisori si parlava della partecipazione dell’Italia alla grande
guerra in termini ‘unilaterali’ e ‘non rispondenti alla verità storica’”
(Galfré 2005: 110). Se consultiamo il repertorio di A.M. Mandich, tro-
viamo di quest’opera una 9° edizione “riveduta e corretta con aggiunte
sull’Italia fascista” del 1930 ed una 10° del 1931. Più duro fu invece nel
1931 l’atteggiamento del ministero con i rilievi mossi nei confronti del
Corso di lingua francese, con metodo pratico e intendimento educativo
ad uso delle scuole secondarie di Gaetano Darchini per Albrighi e Sega-
ti. “Negando “quelle idee e quei valori morali che devono essere, nella
scuola, circondati dal più alto rispetto”, alcuni passi erano accusati di
“porsi in pieno disaccordo col nuovo clima spirituale della Nazione”. Il
ministero si astenne dall’applicare l’art. 57 per i danni economici che ne
sarebbero derivati alle famiglie, ma non dal “deplorare” gli insegnanti e
il collegio responsabili della scelta, dimostratisi incapaci di svolgere il
compito loro affidato” (ivi: 117). Questo Corso di Darchini era articola-
to in tre volumi, di cui il primo (pronunzia, prose e poesie, elementi
grammaticali), già alla 22° ediz. riveduta nel 1924, era pervenuto alla
28° ediz. nel 1931, ed avrà una 29° ediz. nel 1933 ed una 30° nel 1935;
il secondo (grammatica complementare, alla 18° ediz. riveduta nel 1924)
sarà alla 23° ediz. nel 1930 e alla 24° nel 1932; il terzo (sintassi) è alla
18° ediz. riveduta nel 1931. Come altre opere del periodo, passate attra-
verso continue edizioni rivedute, testimonia lo stato di precarietà e di
allerta cui erano soggette le produzioni editoriali scolastiche. Edizioni
successive di Albrighi-Segati e C. presenteranno titoli esplicitamente
allineati, come Au pays des fascistes. Premières lectures courantes pour
les écoles d’Italie, 1934, di L. Cappiello. Altri titoli dello stesso autore,
relativi ad antologie di scrittori francesi o italiani da tradurre, pubblicati da
La Nuova Italia di Firenze (1940) e da De Simone di Napoli (1942) sono
chiaramente allusivi: Le lait de la louve, La voix de Rome.
Raramente gli insegnanti ebbero il coraggio di riproporre per l’ado-
zione i libri soggetti a revisione. Bemporad lamentò la mancata confer-
ma dell’adozione del testo di Luigi de Anna e Aldo Sorani (Première
gerbe), che pure era stato debitamente corretto, da parte del liceo “Mi-
chelangiolo” di Firenze e “la stessa sorte toccò a molte delle opere di
quegli autori di cui un solo testo fosse stato giudicato inidoneo” (ivi:
111). Uno dei consulenti scolastici di Bemporad gli raccomandò di inse-
rire nelle antologie da lui pubblicate – o da pubblicare – brani sulle co-
lonie o discorsi con alto valore educativo. D’altra parte, i ritocchi appor-
tati nel 1933 ai programmi del 1930 cancellarono vari testi significativi
di autori stranieri, o almeno ne ridussero molto la presenza, per far posto
ai discorsi di Mussolini o ai testi di Oriani. Si arrivò in alcuni casi anche
ai divieti di adozione, la cui frequenza s’intensificò dopo il 1929. Una
“raffica” di divieti che non colpì soltanto i libri di storia, ma anche quelli
di scienze naturali, geografia, lingue straniere “che tutelavano l’imma-
gine dell’Italia nel mondo e i rapporti internazionali del Regime” (ivi:
114). Per incoraggiare le adozioni, dal 1929 la maggior parte delle case
editrici rilasciò ai singoli istituti veri e propri “attestati” di provata fede
fascista. Del resto, già da prima, gli editori erano stati molto precisi nel
dichiarare nei testi (nei titoli o in appendice) la conformità a programmi
e circolari e la scelta degli autori consigliati. Il dinamismo “coatto”
dell’industria editoriale non poté avere tregua. Vi furono infatti le revi-
sioni conseguenti ai nuovi programmi del 1936 del neoeletto ministro
De Vecchi, la “bonifica imperiale”, come la definisce la Galfré, che por-
tarono alle estreme conseguenze l’accentramento amministrativo e l’i-
deologizzazione dei contenuti dell’insegnamento (ivi: 135); poi nel
1936-37 l’introduzione dei libri di stato di cultura militare, una nuova
materia finalizzata alla formazione del cittadino-soldato, operazione di
cui troviamo traccia anche in un manuale di tedesco edito da Paravia nel
1941 (Il tedesco militare, esercizi di traduzione e letture di argomento
militare, di P. Zavattaro); quindi la revisione antisemita e il divieto di
adozione dei testi di autori di razza ebraica, intimati con lettera circolare
del nuovo ministro Bottai il 12 agosto 1938; l’accordo culturale italo-
tedesco con cui Italia e Germania si erano impegnate a diffondere nelle
scuole l’insegnamento l’una della lingua dell’altra, e a fare in modo che
il contenuto dei libri scolastici fosse in armonia con la “verità storica” e
con lo “spirito d’intesa italo-tedesca” (ivi: 160); infine l’applicazione,
nel 1940, della Carta della Scuola o Carta Bottai, approvata dal Gran
Consiglio del fascismo nel febbraio 1939 e presentata come il punto
d’arrivo del regime in campo scolastico. Questa comportò importanti
novità sia sul piano scolastico-istituzionale che su quello della normati-
va sui testi, in quanto stabiliva la censura preventiva o approvazione
preventiva, esercitata dal Ministero dell’Educazione Nazionale, sul ma-
noscritto o sulle bozze, anche per i libri della scuola media inferiore e
superiore, con conseguenti nuove revisioni. L’ulteriore bonifica libraria
si tradusse in un nuovo terremoto per l’editoria scolastica italiana che
mise in crisi alcune aziende, ne indusse altre anche rilevanti a ridimen-
sionare il settore scolastico, come fece la Sansoni, costrinse in ogni caso
a rifare decine di volumi, perfino a ricorrere a mutui per non soccombe-
re, come capitò a Vallecchi nel 1935, ma anche al grosso Bemporad sul-
la via del declino; scatenò lotte di potere e concorrenze sleali. Rimasero
vitali ed anzi incrementarono il loro volume d’affari (grazie anche alla
nuova e più complessa articolazione dei corsi, all’impulso dato alla sco-
larizzazione, alla produzione di testi per la nuova scuola media e per la
creazione di biblioteche di classe) quelle aziende che avevano adottato
strategie editoriali più moderne, sia nella produzione (manuali innovati-
vi affidati ad autori di grande e collaudato richiamo) che per la diffusio-
ne a livello nazionale. Fu il caso de La Nuova Italia e anche di Le Mon-
nier, per non parlare del consolidamento in questo periodo dell’ “ege-
monia mondadoriana”, frutto certamente della modernità degli stabili-
menti che permisero alla casa di far fronte alle difficoltà in modo indolo-
re ed anzi vincente, ma anche di strategie che potremmo definire com-
plesse, stendendo un velo su comportamenti politici della casa, che la
resero spesso invisa agli altri editori. Mondadori coltivò con costanza e
sistematicità i rapporti col potere e nel 1937 riuscì a farsi includere nella
Commissione permanente per il libro di Stato, quindi ad accaparrarsi
quasi per intero la stampa del testo unico per la scuola elementare, che
gli procurò un fatturato vertiginoso, ed ottenne anche la vicepresidenza
del Consorzio editoriale a cui fu affidata la stampa e la pubblicazione
dei testi di cultura militare, cercando perfino di assumere in esclusiva
tutta l’operazione (insieme a Vallecchi), senza però riuscirvi. Prose-
guendo in questa prassi che si era consolidata durante il fascismo, Mon-
dadori diede il suo sostegno al Piano di sviluppo della scuola avviato nel
1958 da Aldo Moro, ministro della Pubblica Istruzione del governo Fan-
fani e guardò con favore ai centri di lettura promossi dal governo nei
primi anni cinquanta, che avrebbero permesso alla casa di smaltire gros-
si quantitativi di giacenze. Se Mondadori costituisce un caso emblemati-
co, vi furono però altri esempi di connubio fra interessi commerciali de-
gli editori e complicità – strategicamente ricercata – del potere, soprat-
tutto da quando l’editoria comincia a diventare “industria culturale”. Per
fare solo qualche esempio, Vallecchi, che era rappresentante della Fede-
razione degli editori fascisti, e come tale faceva parte della Commissio-
ne permanente per il libro di stato nel 1937, grazie al legame sempre più
Editori stranieri
Ci pare significativo, anzi spesso tanto straordinario da suscitare la
meraviglia e quasi “lo scandalo” – nella constatazione dell’inerzia ita-
liana – di editori italiani anche dinamici ed intelligenti come il fiorentino
Gaspero Barbèra nel 1837 (v. Infelise 1997: 74-75), il ruolo di media-
zione (e quindi interscambio e influenza linguistico-culturale) svolto con
competenza e spesso audacia imprenditoriale dai vari librai-editori di
origine straniera trapiantatisi in Italia, territorio editoriale arretrato e la-
cunoso, e dunque esposto a colonizzazioni, già dal Sei-Settecento. Que-
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Il saggio della Braida sui librai briançonesi del 1994 è stato ripreso e sviluppa-
to nel libro Il commercio delle idee. Editoria e circolazione del libro nella Torino
del Settecento (Firenze, Olschki, 1995), cap. V, 255-313. Due paragrafi sono dedica-
ti ai Reycends, alle loro relazioni, ai loro cataloghi a stampa e all’attività editoriale.
po, 1786-1897), con una produzione editoriale modesta, anche per il set-
tore scolastico e, all’interno di questo, per quello linguistico che ci inte-
ressa, affidato per lo più ad insegnanti locali, per i bisogni delle scuole
del territorio (Dato pubblica nel 1818 Lezioni di grammatica comparati-
va italiana e francese, di G. Casano, docente di materie letterarie e reto-
rica e nel 1822 i Principi generali della lingua inglese di G. Tesauro; il
Solli, negli stessi anni, le grammatiche per la lingua inglese e francese,
rispettivamente di V. Lena e L. Baudeuf). La Stamperia Reale, istituita
nel 1779 da Ferdinando IV di Borbone, era stata fiorente fra la fine del
XVIII secolo e l’inizio del XIX con edizioni molto pregevoli ed una si-
gnificativa produzione di libri per la scuola – considerati i migliori an-
che per la didattica delle lingue inglese, francese e perfino arabo – gra-
zie alla grande cultura e alla competenza del suo direttore, Gregorio
Speciale, ex rettore del Collegio dei Nobili, che sceglieva personalmente
i testi, ne curava perfino chiose e apparati critici e ne elaborava com-
pendi; poi aveva conosciuto un rapido declino. Vieusseux si rivolge al-
lora a due colleghi francesi, insediati a Palermo: Carlo Beuf, famoso li-
braio che costituirà un suo valido riferimento fino al 1842 e soprattutto
Giovanni Pedone Lauriel (Palermo, 1819-1888), a cui lo legò un rappor-
to di amicizia negli anni 1843-45 e con il quale condivise il progetto cul-
turale e commerciale per la Sicilia. Pedone Lauriel si connota, nella sce-
na culturale ed editoriale dell’Ottocento, come un protagonista: ha infatti
una concezione moderna dell’editoria, basata sugli scambi, l’informa-
zione (era al corrente della produzione editoriale europea, grazie ai con-
tatti con la Librairie italienne di Parigi), la circolazione del libro, la cura
del libro. S’impose come il maggiore editore scolastico in Sicilia, nono-
stante l’affermarsi progressivo di editori concorrenti, come gli Amenta
(1851-1898) – che ebbero una notevole produzione scolastica e fecero
conoscere, attraverso le loro edizioni, autori come Chateaubriand, Gui-
zot, Sismondi – e soprattutto Sandròn.
Felice Le Monnier, giovane emigrato alla fine degli anni ’20 a Firen-
ze dalla Francia, dove era nato a Verdun nel 1806 e dove già aveva ini-
ziato un’attività lavorativa nel settore dell’editoria, precisamente come
proto in una tipografia parigina (aveva manifestato a Parigi contro le or-
dinanze del ministro Polignac che limitavano la libertà di stampa, TE-
SEO: scheda 304), inizia nel 1837 un’attività editoriale vera e propria,
che si affianca a quella tipografica. Si fa apprezzare, grazie anche alla
professionalità di Gaspero Barbèra – che, prima di mettersi in proprio
nel 1854, lavora con lui come dipendente – ed ha frequentazioni impor-
Editori italiani
Fra gli editori italiani che si possono citare come esempio di iniziati-
ve editoriali di ampia influenza culturale (sulla formazione degli italiani)
c’è senz’altro Paravia, una delle più antiche case tipografico-librarie ita-
liane, proprietà di Giovan Battista nel corso del Settecento, poi di Gior-
gio fino al 1853, quindi di Lorenzo Roux e infine di Innocenzo Vigliar-
di, che ne divenne unico proprietario negli anni Settanta, conservando la
denominazione. L’attività promozionale in ambito glottodidattico è par-
ticolarmente intensa fin dal suo esordio. Emblematico è il caso della dif-
fusione in Italia della grammatica devozionale del Padre Grégoire Gi-
rard11, francescano svizzero che insegna a Friburgo la lingua materna –
il francese – nel periodo della Restaurazione fino al 1823. Molto tempe-
stivamente quest’editore, ancora ai suoi inizi, ma già interessato al setto-
re scolastico, decide di pubblicarla a Torino, nella traduzione di Agosti-
no Lace (Dell’insegnamento regolare della lingua materna nelle scuole
e nelle famiglie del P. Gregorio Girard) nel 1845 anticipando il Lam-
bruschini12, il quale aveva avuto e manifestato pubblicamente per primo
questo proposito volendo essere lui in Italia il divulgatore e il commen-
tatore dell’opera, subito dopo la sua pubblicazione in Francia (1844),
dove essa era stata premiata dall’Académie française e aveva soppianta-
to le due principali grammatiche scolastiche francesi dell’Ottocento:
quella celeberrima di Lhomond, destinata ai francesi, ma molto diffusa
in tutta Europa, di cui esistono 760 edizioni diverse tra il 1780 e il 1893,
11
Nel metodo del Girard, “la polemica antisettecentesca ed antiideologica si e-
sercita su due fronti, nel recupero della devozione verso Dio e dei valori religiosi
cristiani, attraverso un insegnamento grammaticale a ciò finalizzato (la grammatica,
con le sue regole, la sua normatività ed i conseguenti esercizi imposti agli scolari era
un paradigma del principio di autorità) e nello smantellamento delle astrazioni logi-
che su cui, specie nei paesi di cultura francese, si era basata la cultura grammaticale
e la stessa didattica linguistica” (Raicich 1996: 13).
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Grande ammiratore e corrispondente del Padre Girard, in un’epoca in cui i
pensatori elvetici, da Rousseau ad Albertine Necker de Saussure, da Pestalozzi al
Padre Girard, appunto, esercitano una grande influenza sui pedagogisti italiani (v.
Pellandra 2004: 96).
blicate da Pic nel 1837 e definite nella scheda 421 di TESEO come “uno
dei primi libri di esercizi compilati in Piemonte”, e nel 1827 una curiosa
opera di V. Alfieri, Voci e modi toscani raccolti da Vittorio Alfieri con
le corrispondenze de’ medesimi in lingua francese ed in dialetto torine-
se. Ma sulla scena torinese ci sono anche altre presenze interessanti. Per
esempio, l’anima dell’intraprendente stamperia di Ignazio Soffietti
(1772-1828), stampatore per i librai torinesi e in proprio, a cui si devono
numerosi testi per le scuole e l’educazione, è l’ex gesuita, rifugiato poli-
tico, J.J. Rossignol, allievo del famoso scienziato dalmata Boscovich,
paragonato da Voltaire a Pico della Mirandola (v. Minerva/Pellandra
1997: 113, scheda 272) e autore di oltre 30 manuali scientifici dalle
scuole elementari all’Università, corredati di plans d’études dettagliati,
per facilitare il compito degli insegnanti, nonché ideatore e compositore
di una Feuille hebdomadaire de Turin, considerata come la prima rivista
pedagogico-didattica edita in Italia e organo di diffusione dei suoi lavo-
ri. Nell’opera monumentale di questo spirito aperto ed eclettico, i cui
libri conobbero grande successo e furono ristampati più volte anche da
Marietti, trovò posto pure la riflessione linguistica, in particolare quella
sull’insegnamento del francese, ortografia (Quadrille des enfants, Sof-
fietti, 1802, metodo illustrato per insegnare l’ortografia, per mezzo di
tavole che riportano immagini di persone, animali e oggetti il cui nome
termina col suono della lettera che si vuole insegnare, opera ripubblicata
da Marietti nel 1823), e grammatica (v. ad es. le Pensées détachées sur
la grammaire française, Soffietti, 1804) .
Nel 1841, “il mondo editoriale torinese conobbe un’intensa fase di
riorganizzazione ed espansione, testimoniate, tra l’altro, dalla nascita
della Stamperia sociale degli Artisti tipografi” voluta principalmente da
G. Pomba (TESEO: 138, scheda 119 e 577, scheda 543). Proprio in
quell’anno, apre la F.lli Castellazzo (Secondo, ex direttore della stampe-
ria Favale, e Luigi), 1841-1861, che stampa, tra le prime in Piemonte,
grammatiche e antologie per l’insegnamento dell’inglese, come quelle di
J. Bayntun Gebelin (1842) e J.M. Millhouse (1842 e 1847, giunta alla 7°
ediz.), autore, quest’ultimo, anche di opere bilingui, come i Dialogues
anglais et français pubblicati a Milano a spese dell’autore (1847, 1851
2° e 3° ediz., v. Minerva/Pellandra 1997) e di un English and Italian
Pronunciation and Explanatory Dictionary. Nel 1849, dall’acquisto del-
la stamperia Favale, nasce anche la Dalmazzo Enrico che sarà attiva fino
al 1865, perseguendo una strategia di editoria di qualità. Dalmazzo, a-
zionista della UTET dal 1857 e direttore della Stamperia Reale di Tori-
no, pubblica dal 1864 al 1870 (oltre il termine di chiusura dell’attività)
ivi: 41, 124). L’interesse della SEI si rivolge prima di tutto al settore
primario (in cui è molto attivo anche Paravia prima del 1929), secondo
un modello di sviluppo condiviso nell’ambito dell’editoria cattolica che
punta alla realizzazione di un progetto educativo. La sua espansione nel-
lo scolastico è favorita dalla riforma Gentile e dal nuovo clima politico,
nonché dal mercato della scuola privata legata alla chiesa, anch’esso in
espansione. Nel 1929 ottiene buone assegnazioni del libro di stato e do-
po questa data sviluppa anche la sua produzione per l’istruzione media,
che registra, accanto a numerosi testi di filosofia e storia (fra cui la Sto-
ria d’Italia di Don Bosco, ristampata negli anni ’30 in occasione della
beatificazione), di geografia, scienze e ai classici italiani, latini e greci,
una serie molto ricca di testi per l’insegnamento del francese, inglese,
tedesco e spagnolo. La produzione per il francese che appare nei reper-
tori Minerva (1861-1922) e Mandich (1923-1943) è inaugurata da C.
Truchi (autore ricorrente di opere più volte ristampate) nel 1904 ed è
dapprima piuttosto rarefatta fino al 1920, poi in decollo, con uscite an-
nuali (salvo rara eccezione) di vari testi, in progressivo addensamento,
dai generici corsi onnicomprensivi a manuali specielistici per i vari a-
spetti e le varie difficoltà della lingua, per la letteratura e la civilisation,
per il commercio. Questi sono manuali destinati ai vari tipi di scuole di
ogni ordine e grado, con autori ricorrenti (oltre a Truchi) e spesso spe-
cializzati per tipologie scolastiche come Macchi e Paganini, presenti dal
1920 (testi per le scuole tecniche, complementari, magistrali e ginnasio
inferiore: fonologia, grammatica, sintassi, lettura, dettato, fraseologia), o
per settori linguistico-culturali, come Spinelli e Fournier, dediti all’in-
segnamento del francese commerciale, con il corredo dei dizionari ap-
prontati da Spinelli (1936, 1939), o Lagorio, autore di testi di letteratura,
conversazione, letture e antologie dai titoli assai “allineati”, come La
nouvelle Italie (1931) e Foi et patriotisme (1932), come lo è del resto
l’antologia di Maccone, Foyers fascistes (1940). Notevole la produzione
di dizionari e vocabolari (oltre a quelli commerciali di Spinelli), compi-
lati da Caricati (Vocabolario illustrato italiano-francese, francese-ita-
liano, 1932, Nuovissimo vocabolario illustrato italiano-francese e fran-
cese-italiano, 6° ediz. 1934 e ediz. riveduta 1938, Vocabolario scolasti-
co italiano-francese, francese-italiano, ediz. rived. 1940).
In questo panorama editoriale piemontese, certamente ricco e dina-
mico, Paravia si attesta senza dubbio come l’azienda leader, continua-
mente attenta ai cambiamenti in ambito politico, istituzionale, culturale,
scolastico, pedagogico e metodologico-didattico, pronta essa stessa al
lingua e letteratura francese (che figurano nei relativi repertori dal 1809
al 1941), ma anche, seppure in misura molto ridotta, per l’inglese (autori
Da Nova, Gilly, Minutilli) e per il tedesco, censiti nel repertorio relativo
al periodo fascista da A. M. Mandich. La produzione per il francese è,
nella fase preunitaria, molto centrata su testi riproposti più volte come
quelli di Salvatore Torretti, di Charles Morand, di Noël e Chapsal (44°
ediz.), con qualche alternanza di autori diversi (Momo, Mazzucchelli,
G., Boiste, Boniface) e di Abécédaires (des petites demoiselles e des pe-
tits enfants). Nella fase postunitaria (1861-1922) prevalgono i piccoli
manuali, le grammatichette, i prontuari e i résumés di ogni sorta, opu-
scoli specializzati su particolari aspetti e problematiche grammaticali,
sintattiche, fonetiche, non esclusa la corrispondenza commerciale, ope-
rette di una miriade di autori, con qualche eccezione che riguarda una
più ponderosa storia della letteratura di Saint Ange de Virgile/Maz-
zucchelli tratta dalle lezioni degli autorevoli Noël e de La Place (6° ediz.
1869) o la ristampa del ben noto manuale di lettura o degli altrettanto
noti modelli di lettere familiari del Torretti (1865, 1873). Lo stesso tipo
di piccola manualistica continua nel periodo fascista, repertoriato da
Mandich, con autori diversi o con qualche riproposta; accanto ad essi
una Antologia della vita moderna (1941) di Dompé, autore anche di Pa-
ravia. Interessante un’iniziativa a nome di E. De Nova, intitolata Il Poli-
glotta moderno. Giornale settimanale per imparare senza maestro la
lingua francese secondo il metodo De Nova (1905-1922 secondo il re-
pertorio Minerva), di cui uscirono 86 fascicoli, e che fu ripubblicato nel
1931 (1088 pp.). Lo ritroviamo proposto dallo stesso autore per la lingua
inglese nel 1924, ma solo i fascicoli I e II sono riportati nel repertorio
Mandich.
Giovanni Silvestri (1800-1861 circa), tipografo già operante presso
varie aziende milanesi, aveva fondato con Pomba, Ubicini, Grolli, Son-
zogno, l’Emporio librario di Livorno. Nel suo Catalogo di tutte le opere
pubblicate dal tipografo, litografo, calcografo, cav. Giovanni Silvestri
(1799-1855) figurano grammatiche francesi e tedesche ed una “Bibliote-
ca scelta di opere francesi tradotte in lingua italiana” (1834-1844). La
Società tipografica dei Classici italiani (1802-1860) ebbe un ruolo di
primo piano nel quadro editoriale e culturale lombardo del tempo e fu
attiva nella produzione di manuali per la lingua tedesca come quelli di
F.A. Rosenthal, autore di una grammatica (Regole fondamentali della
grammatica tedesca del 1843), di antologie e di un fortunato dizionario
italiano-tedesco. La Giovanni Pirotta e la Stamperia Reale nacquero en-
trambe nel 1805, la prima attiva fino agli anni ’80 e particolarmente de-
zione di manuali e testi per le lingue straniere, notiamo che esse, diver-
samente da quelle piemontesi, nascono e si sviluppano soprattutto dopo
l’unificazione, con produzioni per la didattica delle lingue piuttosto tar-
dive, come la Mondovì Giuseppe (1866-1928) di Mantova, che pubblica
testi per tedesco (M. Grünhut, Raccolta di esercizi tedeschi per gli istitu-
ti tecnici, 1891) e francese (Grammatica della lingua francese di G.M.
Gatti, 1892), la Moro A. e C. di Sondrio (1873-1889) con una modesta
produzione per il francese ad opera di insegnanti locali, la S. Alessandro
di Bergamo, attiva dal 1880 con testi per francese e tedesco legati so-
prattutto ai corsi del Seminario e dell’Università popolare creata nel
1908, testi in qualche caso fortunati e longevi e con una circolazione più
ampia, come la grammatica del Brunnen, continuamente ristampata fino
al secondo dopoguerra ed anche tradotta dal tedesco in italiano. A Ber-
gamo opera anche un’azienda di più antica data, la F.lli Bolis, sorta nel
1833 (ma con un’attività editoriale vera e propria dal 1861 e scolastica
dagli anni ’70), la quale presenta nel 1885 un catalogo di opere stampate
per conto di Hachette, in cui appaiono dizionari per la lingua francese e,
fra le collane, “La Bibliothèque des écoles et des familles”, che propone
classici francesi e spagnoli. (TESEO: scheda 76). Per la lingua francese,
il repertorio Minerva registra, negli anni ’90, alcune antologie, manuali
per la conversazione e la Nuova grammatica teorico-pratica della lin-
gua francese del Brunnen (1897: p.II, 2° ediz.). Ma l’azienda più antica
è la Ostinelli di Como, che dagli anni ’70-’80 del Settecento termina nel
1933 e fino alla prima guerra mondiale mostra grande impegno nello
scolastico, con un’offerta didattica anche per la lingua francese che pre-
senta testi assai longevi, come quello di S. Pinelli (Il primo passo al
francese, pubblicato sempre a Como, per la prima volta da Giorgetti nel
1871, da Franchi nel 1877, 3° ed., da Ostinelli nel 1888, 4° ed., 5° ed.) e
quello di R. Zolla (Corso completo di lingua francese, 1895, 1898, a
lungo in catalogo e apparso per la prima volta a Città di Castello presso
Lapi, in tre libri, 1890, 1891, 1892) ed altri.
Dopo i due grandi poli di Torino e Milano, due modelli di centraliz-
zazione, già in atto dagli inizi dell’Ottocento soprattutto per quanto ri-
guarda Milano, non si può passare sotto silenzio il polo fiorentino, il
quale diventa nel Novecento il luogo emblematico della concentrazione
editoriale, che si può sinteticamente definire come il passaggio dalla
“cordata” Bemporad al “trust” Gentile, momento in cui l’ambiente edi-
toriale fiorentino diventa la “roccaforte degli interessi gentiliani” (Galfré
2005: 134). Andando per ordine, poiché l’intreccio è estremamente
se, 1900; Corso teorico di lingua francese con note filologiche e stori-
che, 1913. Al tedesco sono dedicate le grammatiche di F. Siebert (ele-
mentare) (1940) e di F. Zumin (per istituti dell’ordine superiore) (1943);
all’inglese quella di I. May (1938) e il compendio di storia inglese di A.
Sleigh (1937); allo spagnolo il corso grammaticale (1926) e il Diziona-
rio italiano-spagnolo di L. Bacci (1936), autore anche di Albrighi, Sega-
ti & C.
Lo stesso riferimento agli ideali risorgimentali, lo stesso progetto e-
ducativo perseguito attraverso l’attività editoriale coniugata con un im-
pegno sociale, lo stesso interesse profondo per lo scolastico, affidato a
grandi autori dell’epoca, fra cui gli scrittori Luigi Capuana, Carlo Lo-
renzini, Ida Baccini, Pietro Thouar e molti altri, caratterizzava la Felice
Paggi, creata prima della Barbèra, nel 1841, da un giovane ebreo intelli-
gente e dinamico, già formato nell’arte tipografica, di nome Alessandro
e figlio di Benvenuta Bemporad, al quale si associerà il fratello Felice.
La loro libreria fu un luogo d’incontro per i liberali; importarono opere
soggette a censura e ne stamparono alcune clandestine. Dal 1851 inizia-
rono la pubblicazione di collezioni importanti, la “Biblioteca italiana”
prima, poi la “Biblioteca scolastica”, accompagnate da altre educative e
ricreative. I libri di testo erano destinati sia alla scuola primaria che alla
secondaria, con un grande impegno nelle discipline linguistico-letterarie.
Fra queste figurava anche la lingua francese, all’apprendimento della
quale furono dedicati, fra i primi, due testi di Emilia Siri, Metodo per
insegnare a leggere la lingua francese ai fanciulli, di cui è repertoriata
una 4° ediz. con aggiunte del 1867 e Metodo per insegnare a leggere
ossia il sillabario, che raggiunse la 15° ediz. nel 1886 e la 16° nel 1888.
Nel repertorio Minerva (1861-1922) sono riportati altri manuali per il
francese, tutti di M. Oberlé, già autore dell’eclissato Bettini, come si è
visto (libri di lettura, grammatiche, sintassi, corrispondenza commercia-
le, raccolte di gallicismi, dialoghi per la conversazione ed anche primi
elementi della lingua ad uso delle scuole primarie), manuali che vanno
dal 1897 al 1911: ma chi ne è l’editore? Su alcuni è indicato Paggi, su
altri Bemporad, con date che si incrociano: 1903, Bemporad; 1903,
1904, 1905, Paggi; 1907, Bemporad ecc. Che cosa era accaduto? Era i-
niziata la grande concentrazione editoriale nelle mani di Roberto Bem-
porad, la “cordata Bemporad”: nel 1889 infatti questi (che aveva sposato
la figlia di Alessandro Paggi) rilevò la Felice Paggi, costituendo la so-
cietà R. Bemporad e F. cessionari della Libreria Editrice Felice Paggi,
acquisendone anche il catalogo, uscito per l’ultima volta appunto in
quell’anno. Poiché Bemporad intese stabilire una linea di continuità pur
sidenza della Le Monnier, dove già dal 1922 Armando Paoletti (genero e
successore di quell’Enrico Ariani che nel 1888/89 aveva fondato la tipo-
grafia omonima), trovandosi ai vertici della Le Monnier come azionista
di maggioranza, in sostituzione della Zanichelli che aveva detenuto que-
sta posizione dal 1919, ne aveva iniziato un piano di risanamento, occu-
pandosi di amministrazione e di programmazione editoriale in qualità di
consigliere delegato, divenendo di lì a poco proprietàrio della casa13.
Mario Calò, rappresentante molto attivo dell’Arte della Stampa, acquisi-
ta da Bemporad alla morte del suo fondatore, già socio di maggioranza
della Sansoni insieme a Bemporad e rimastovi, dopo il ritiro di quest’u-
ltimo, come amministratore delegato, aveva portato anche l’Arte della
Stampa all’interno della nuova cordata, rafforzandola. La tipografia di-
venne proprietà esclusiva dei Paoletti allorché, nel 1935, i Gentile, i
Paoletti e Orzalesi si ridistribuirono singolarmente le quote acquistate
con il sostegno reciproco (v. TESEO: scheda 20). Le due tipografie Arte
della Stampa e Enrico Ariani da un lato e la casa editrice Le Monnier
dall’altro, riunite nell’unica proprietà di Paoletti, fecero parte di un proget-
to editoriale unitario: le prime lavorarono infatti prevalentemente per la
casa editrice, che negli anni ’30 aveva accresciuto la propria attività grazie
proprio allo scolastico. D’altro canto, la fusione della Le Monnier con la
Sansoni creò un blocco di 6-700 testi formidabile contro i 150 della inci-
piente Mondadori, tanto da incutere un certo timore reverenziale – e con-
correnziale! – nell’ambiente della rampante casa editrice milanese, chia-
mata a confrontarsi con “un potente organismo posto sotto l’alto e grosso
patronato di un uomo come S.E. Gentile” (Galfré 2005: 120).
Nel periodo gentiliano della Sansoni, TESEO rileva un cambiamento
sensibile della linea editoriale nel senso delle direttrici culturali del
filosofo, storico-filosofiche-umanistiche, con nuove proposte per le
scuole, fra cui numerose grammatiche italiane e straniere (scheda 501).
Il repertorio Mandich mostra una produzione rivolta soprattutto al
tedesco, grammatiche, antologie, letture, civiltà, di G. Ottone, M. Hugo,
A. Oberdorfer, H. Schuler, F. Siebert: sono d’altra parte gli anni del-
l’accordo italo-tedesco per l’impegno reciproco all’insegnamento e alla
diffusione delle due lingue (cfr. infra). Per lo spagnolo vengono
riproposti manuali di Giannini, autore di testi per la scuola già negli anni
13
La famiglia Paoletti restò alla guida del gruppo editoriale fiorentino fino al
1999, quando le subentrò Mondadori. Nel 2002 la casa Editrice Felice Le Monnier
entra a far parte per incorporazione della Edmundo Le Monnier s.p.a., cambiando la
propria denominazione sociale.
Conclusione
La panoramica che qui abbiamo tentato di fotografare, per forza di
cose superficiale e lacunosa (non abbiamo ad esempio incluso in essa
l’ambiente editoriale bolognese, in cui spiccano e meritano un esame
Cappelli, Zanichelli e Pàtron), data l’estensione spazio-temporale e la
carenza di studi o almeno di informazioni di riferimento per quanto ri-
guarda l’editoria per l’insegnamento-apprendimento delle lingue stranie-
re, è il risultato di un approccio “funzionalista” (Galfré 2005: X), per
usare un termine efficace che induce un’immediata percezione di con-
cretezza, un approccio attento alle dinamiche di mercato, alle condizioni
micro e macrostrutturali, ai contesti, in cui avviene la produzione – poi-
ché di ciò si tratta –, contrapposto ad un’esclusiva ottica contenutistico-
culturale (peraltro ineludibile nel contesto dei manuali per l’insegna-
mento-apprendimento). L’attenzione esclusiva ai contenuti rischia infatti
di “lasciare in ombra il complesso processo di cui essi sono il risultato,
quei meccanismi di produzione e diffusione […] che hanno nelle case
editrici il loro punto focale” (ivi: 195). Questo può comprotare che i libri
di testo per la scuola siano investiti e illuminati da una luce non sempre
radiosa, ma anzi talora un po’ sinistra, che anziché far emergere il nu-
Bibliografia
1
Minerva (ed.) 2003 e Mandich 2002.
2
Chiosso (ed.) 2003.
3
Piace che della propria letteratura vengano lette anche le recensioni. La
critica di Gianfranco Tortorelli muove da una di esse ed esclude che dal novero
delle case editrici le quali, a mio dire, “si caratterizzarono per forti spinte inno-
vative” si possano considerare le bolognesi Romagnoli, Zanichelli, Cappelli.
Oltre a non avere colto l’assunto e la cronologia di quanto esplicitato nella re-
censione a cui egli fa riferimento, il confuso ragionamento di Tortorelli si scon-
tra sia con la sua stessa tesi nel medesimo articolo sia ancora, e ciò mi sembra
ben più grave, con quanto messo in rilievo da autori maggiormente accreditati
rispetto a chi scrive. Circa il mio saggio “Lettura, libri e librai nella Bologna
della Restaurazione”, la cui scaletta concordai con Marino Berengo e che Torto-
relli data al 1989, desidero precisare che esso uscì su Il Carrobbio nel lontano
1984, come indicato nella Nota bibliografica del volume Libri e letture da un
secolo all’altro (Modena, Mucchi, 1989) che raccoglie miei interventi sparsi,
compreso il saggio che tanta attenzione ha suscitato nel ricercatore bolognese.
Si veda Tortorelli, 2006: 19-28.
4
Alcuni stati – si noterà – non compaiono nel grafico, perché non ebbero un pro-
prio centro editoriale negli anni di cui mi sono occupata.
5
Brizzi, 1976. Per alcune osservazioni sul libro scolastico mi sia permesso rin-
viare al mio lavoro: Tavoni, 2001.
6
Chiosso (ed.), 2003, soprattutto XI-XIII; per un inquadramento dei primi de-
cenni del XIX secolo, si veda Roggero 1999.
7
Per i Remondini resta fondamentale la monografia di Mario Infelise (1990). Si
veda anche la miscellanea a cura di Infelise e Marini 1992.
stici, puntò sull’Emporio librario e giocò tutte le sue carte nel settore,
escogitando per il proprio catalogo non pochi stratagemmi: ebbe, per e-
sempio, l’idea di dedicare una collana non agli amanti della letteratura in
genere, ma “alle famiglie ed ai collegi d’ambo i sessi”, come recita la
titolazione di una delle tante serie di teatro che pubblicò tra il 1840 e il
1845. Ma neppure l’Emporio librario, imbrigliato da un programma
pressoché irrealizzabile, costituì la panacea degli antichi mali che afflig-
gevano il mercato del libro.
Spostando lo sguardo alla capitale sabauda vi si coglie una situazione
analoga a quella di Milano: la Stamperia Reale, attiva già nel 1740 si
assicurò numerosi privilegi per la pubblicazione di testi scolastici e uni-
versitari, non solo su volontaria emanazione del governo, ma anche su
propria forte sollecitazione8. Le critiche che investirono la Stamperia,
nei primi decenni dell’Ottocento, furono rivolte proprio al sistema dei
privilegi ereditati dal secolo precedente, che resero sostanzialmente im-
mutato il suo catalogo. Esso fu parzialmente rinnovato negli anni trenta,
con la pubblicazione della prima storia sabauda ad uso delle scuole (Sto-
ria della monarchia di Casa Savoia, 1835), di un vocabolario piemonte-
se-italiano (1830-1833) e della rivista L’annotatore degli errori di lin-
gua. Privata dei privilegi nel 1840, la Stamperia Reale di Torino dovette
affrontare la concorrenza di nuovi e vecchi editori che, assieme ai debiti
accumulati, decretarono la fine della sua autonomia. I monopoli, conse-
guiti con privative o con ordinanze governative, non garantirono alcun
balzo in avanti alle tipografie “protette”, le quali non si caratterizzarono
né per la qualità dei testi prodotti, né tanto meno per le tirature che furo-
no di modesta entità.
Più libera è sicuramente la provincia anche se vi si colgono altri, non
meno gravi, problemi.
Secondo le ricerche di Guido Ratti sulle edizioni scolastiche (1992:
301-318), l’Alessandrino mostra una maggiore fragilità rispetto a grandi
centri urbani. Non più progetti di ampio respiro, collane, alta specializ-
zazione di editori, ma produzione di opuscoli e di libretti usciti da picco-
le officine tipografiche, spesso per conto terzi, edizioni che si limitavano
a soddisfare la domanda di un singolo istituto sfruttando la saltuaria col-
laborazione di alcuni insegnanti. La mancanza di “collane, biblioteche,
collezioni o cataloghi” e di corsi completi per i vari gradi dell’insegna-
mento è il segno di una industria tipografica povera e disorganizzata.
Tale situazione è indotta dalle strutture scolastiche dell’epoca che erano
8
Per la nascita e lo sviluppo della Stamperia Reale si veda Braida 1995 e 1992:
61-78.
Camouflages e adattamenti
Gli adattamenti di un certo numero di classici per incontrare le esi-
genze dei giovani, in antologie, compendi, traduzioni piene di note e-
splicative - si pensi alla pletora di edizioni di Virgilio, considerato da
Dante in poi il modello educativo per antonomasia – e anche grazie ad
autori che finalmente si specializzarono nel campo della istruzione,
furono motori di un nuovo corso dell’editoria tuttavia non propositiva.
Il fenomeno di non veder in qualche modo risarcito l’impegno giocato
sullo scolastico va imputato a numerosi fattori, non da ultimo al fatto
che la produzione in rari casi puntò alto. Molti furono gli appiattimen-
ti, dovuti soprattutto a repêchages di testi di scadente qualità e scelti
da editori e da curatori nel tentativo di corroborare cataloghi, atti ad
incontrare palati non troppo esigenti. Questa scelta spesso recherà un
invenduto di notevole portata. Nella maggior parte dei casi l’unica
modifica sostanziale stava nei titoli, anche quando venivano annunciati
rimaneggiamenti e una maggiore correttezza filologica al fine di ren-
derli adatti a determinati programmi educativi. CLIO fornisce un’am-
pia messe di dati per inoltrarsi nelle numerose mimesi editoriali.
Quando non erano veri e propri camouflages, si trattò di operazioni
di “belletto” per giustificare edizioni di medesime opere in numerosi
centri della penisola, soprattutto a causa di una editoria che doveva ne-
cessariamente contenere i costi: approvvigionarsi da altro editore e/o
stampatore implicava dover sottostare a numerosi dazi e balzelli delle
varie dogane, così come ripubblicare nel medesimo luogo significava
gareggiare concorrendo a diminuire il prezzo di vendita di prodotti non
tutelati giuridicamente. Gli accorgimenti anche lievi erano indirizzati
ad ammanire prodotti desueti, che avessero tuttavia maggior presa
sui vari pubblici italiani per i cambiamenti apportati. Interessanti quelli
usati per le diverse edizioni del sensista somasco Francesco Soave
(Lugano, 10 giugno 1743 – Pavia, 17 gennaio 1806) che, con le sue
Novelle morali10, saturò il mercato delle letture per l’infanzia della
prima metà dell’Ottocento, nonostante la princeps sia settecentesca.
Un saggio di Carla Ida Salviati (2006: 7-25), la quale fra l’altro ricorda
e prova l’enorme successo delle Novelle, mi ha colpito al punto di in-
durmi a scandagliare alcuni dei pochi esemplari in differenti edizioni
di quel testo di Soave, conservati a Bologna. Se in altre opere del me-
desimo autore, tutte di notevole fortuna, ad esempio il Trattato elemen-
tare dei doveri dell’uomo con un’appendice delle regole di civiltà, la cui
prima edizione apparve nel 1788 (Milano, Mirelli-Motta) mutamenti
sembrano riguardare più che altro il titolo – ben 10 varianti per una sel-
va di riproposte editoriali nelle registrazioni di CLIO – nel caso delle
Novelle, vere e proprie “anime” delle “normali”, l’operazione invece si
concentra sia sui contenuti sia soprattutto nella veste editoriale. Il forma-
to, il titolo, di immediata comprensione per il pubblico a cui il volumetto
era rivolto, restano immutati. Ma essendo la diversificazione dell’offerta
l’anima del commercio, compreso quello librario dello scolastico, le
modifiche apportate alle Novelle appaiono di non lieve entità e dirette ad
informare, ma anche a sollecitare un più diretto coinvolgimento del par-
ticolare pubblico che non era solo quello dei ragazzi.
Nei tre esemplari compulsati11, la prova di quanto detto. Il primo in
ordine cronologico, datato 1816, è edito dai Remondini di Bassano. Al-
cune note editoriali avvertono che all’opera originale sono state aggiunte
altre dieci novelle, vincitrici di un concorso indetto dal conte Carlo Bet-
toni di Brescia, dedicatario delle Novelle (la dedica è collocata infatti in
premessa). Gli editori lodano la cura filologica del testo, ovvero la: “for-
ma emendata” e ne chiariscono i contenuti che non comprendono più
solo le Novelle morali, ma anche, sempre del Soave, le Memorie intorno
alla vita del Conte Carlo Bettoni, definite “una specie di Novella storica
atta del pari e più di ogni altra ad ispirare nel cuore dei giovanetti che la
leggeranno, l’amore dello studio, delle utili occupazioni, e della benefi-
cenza verso dei loro simili”. Per le sue caratteristiche la remondiniana
mostra come l’opera prodotta non sia un semplice assemblaggio di ele-
menti eterogenei, ma risponda a un chiaro progetto editoriale e educati-
vo. L’esemplare dell’edizione del ’23, della Tipografia veneta di Alvi-
sopoli, a differenza della edizione dei Remondini, presenta sin dalla co-
pertina un titolo con nota di edizione. Dopo Novelle morali, si avverte
che si tratta di una “nuova edizione divisa in quattro parti”, in cui ritro-
11
Gli esemplari da me visionati sono tutti conservati nella Biblioteca Comunale
dell’Archiginnasio di Bologna. Francesco Soave: 1816 (coll.: 8. BB. III. 6); 1823
(coll.: A. V. B. IX. 2); 1843 (coll: 8. AA. V. 63).
In ordine di tempo l’ultimo interessante saggio su Soave si deve a Inge Botteri
(2006: 391-414).
viamo le dieci novelle premiate con i nomi dei loro autori e l’aggiunta di
un ritratto del Soave. Identica è la prefazione, alla quale segue un ele-
mento nuovo: il Programma, ossia il bando del concorso dal quale sono
uscite vincitrici le ulteriori dieci novelle presenti nel testo. Dopo il ban-
do, la dedica di Soave a Bettoni. Il sommario riproduce la partizione del
testo e, nella quarta parte relativa alle dieci novelle incluse con le origi-
nali, fornisce i nomi degli autori.
Ancora più interessante è il terzo esemplare, uscito nel ’43 per la Ti-
pografia Torreggiani di Reggio Emilia, specializzata in testi scolastici e
educativi. In questo caso si hanno oltre a quelle originali di Soave le
Quattro novelle narrate da un maestro di scuola, già edite da Pomba
con duplice edizione nel 1829. Il loro “editore”, nel senso di curatore, è
il conte Cesare Balbo il quale in un ironico “Avvertimento dell’autore”,
che funge da spartiacque fra le due serie di novelle, definisce il proprio
ruolo e quello del vero autore, un “anonimo” maestro di scuola. In una
sorta di “premessa alla premessa”, si palesano poi la vera identità e le
qualità del Balbo, che risulta non solo curatore bensì autore. Quasi alla
fine del volume si elogia l’edizione “più pregevole di tutte le stampe an-
teriori” come si legge, e viene altresì rivelata l’espunzione dal libro di
alcune novelle soaviane, considerate apocrife. Nella torreggiana si tro-
vano infatti solo 34 delle 41 novelle riscontrate negli altri due esemplari.
Altro punto di forza di questa edizione è, secondo l’editore, la presenza
di una rara vita del Soave scritta da Prospero Viani. L’indice è diviso in
due parti, relative alle serie di novelle, e dà conto persino dei due “av-
vertimenti”, quello degli editori e quello dell’autore. Maggiori differen-
ze, segnalate in tutte e tre le edizioni ma quasi in tralice, riguardano le
scelte linguistiche. La torreggiana presenta ancora un’arcaica manicula
volta a sottolineare il processo di revisione linguistica del testo. Dice
l’avviso: “In questo libro si è osservata la lessigrafia proposta dal cele-
bre Giovanni Gherardini, e pubblicata in Milano a’ 15 di luglio di questo
anno 1843”. L’ultimo messaggio che Torreggiani consegna al lettore è
un ulteriore invito a tener conto dell’edizione. Così infatti esso recita:
[…] noi preghiamo li onesti e studiosi giovani e tutti coloro che delle buone
cose ancor si dilettano a pigliarlo in grazia [il libro], e a renderci un qualche
contraccambio con la loro approvazione e cortesia.
Gli storici della pedagogia e gli storici tout-court, che con grande a-
cume si sono prodigati nell’interpretare i testi del Soave, non troveranno
niente di nuovo in quanto rilevato, ma per gli storici del libro la sintetica
analisi paratestuale offerta credo possa avere un senso: provare come gli
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35
30
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Como
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15 1831-1840
1841-1850
10 1851-1860
Bari
Napoli
Lecce
Isernia
Trapani
Salerno
Catania
Avellino
Messina
Ragusa
Palermo
Cosenza
GRAFICO 1 – Distribuzione dell’editoria scolastica nel Regno delle Due Sicilie (1815-1860)
L’Italia alfabeta. Libri di testo e editoria scolastica
tra Otto e primo Novecento
GIORGIO CHIOSSO
Università di Torino
simo testo, è non meno vero che siamo in presenza di un dato di tutto
rilievo, che si ritrova anche nei cataloghi di altre case editrici.
Il caso di Bemporad (oggi Giunti editore) offre una autorevole con-
ferma: il nome dell’editore fiorentino è infatti legato per almeno il 30%
dei libri editi in 50 anni di attività editoriale – circa 2 mila – a testi che,
dovuti a scrittori più o meno noti, giornalisti e uomini di scuola, testi-
moniano (come del resto in moltissimi altri casi) una significativa parte-
cipazione del mondo della cultura e anche della politica all’impresa
dell’editoria scolastica.
Questa ultima dimensione è stata fin qui quella meno esplorata, an-
che se gli esempi illustri non mancano: dai libri di lettura di Luigi Ca-
puana e Grazia Deledda alle antologie letterarie di Giosué Carducci e di
Giovanni Pascoli, dai testi di matematica di Enriques e Amaldi alle sto-
rie della letteratura di Francesco De Sanctis, Francesco Torraca e Attilio
Momigliano, dai corsi di storia di Adolfo Omodeo e Giorgio Spini,
all’amplissima produzione dei maggiori geografi italiani come Roberto
Almagià, Giotto Dainelli, Achille Dardano, Giovanni D’Agostini. E se
si approfondisse il perché di questa militanza nell’editoria scolastica non
sarebbe difficile scoprire che accanto a umanissime ragioni economiche,
ci furono anche forti motivazioni civili, in primo luogo la convinzione
che la scuola rappresentasse una delle vie privilegiate per migliorare la
coscienza civile degli Italiani.
Quando si parla di libri di scuola occorre sciogliere in via prelimina-
re due questioni molto importanti sul piano metodologico.
La prima attiene alla fisionomia del libro scolastico: cos’è un libro
scolastico e quando esso si configura con le caratteristiche che ci sono
oggi familiari?1 La risposta a questo interrogativo è strettamente asso-
ciata ai cambiamenti che percorrono la scuola europea e italiana tra fine
Settecento e i primi decenni del XIX secolo sia sul piano dell’aumento
della frequenza e sia in seguito al graduale e sempre più forte intervento
degli Stati in materia di istruzione e di organizzazione scolastica.
Dai libri genericamente e potenzialmente “d’istruzione” (codificati
più dall’esperienza che da una superiore autorità statuale) si passa al li-
bro di testo concepito soprattutto come manuale e cioè con un testo pre-
disposto allo scopo di assicurare la conoscenza di un certo ambito del
sapere ordinato secondo un canone prestabilito e precisi criteri pedago-
gici e didattici.
1
La questione è stata recentemente indagata da A. Choppin (2008: 7-56).
nente oziosa perché sembrerebbe del tutto evidente quali sono i libri che
impiegati nelle scuole. Ma non è così, come è facile dimostrare con po-
chi esempi.
Per esempio i “classici” hanno bisogno oppure no di edizioni ad uso
scolastico (più o meno purgate) oppure è preferibile il contatto con gli
autori in presa diretta? Un intenso dibattito in tal senso si svolge in oc-
casione dell’apparire, dopo il 1860-1870, delle nuove edizioni, filologi-
camente più corrette di quelle precedenti, dei classici greci e latini. Inol-
tre: libri nati fuori della scuola possono essere impiegati come testi sco-
lastici (alcuni esempi: certamente Cuore e Pinocchio, ma anche La sto-
ria di un boccone di pane, Le memorie di un pulcino e le Noterelle di
uno dei Mille stese dall’Abba, per citare soltanto i casi più clamorosi)?
La questione non riguarda soltanto la scuola elementare: il campo dell’i-
struzione tecnica si presenta, ad esempio, particolarmente ricco di ma-
nuali e testi professionali adattati o adattabili all’uso scolastico (come
nel caso, per esempio, di molti manuali Hoepli). E ancora: è necessario
– come in più circostanze si esprimono numerose circolari ministeriali3
– l’uso del libro di testo o non è più efficace il ricorso agli appunti del
docente? E quanti libri sono indispensabili nella scuola elementare?
Allo stato attuale della ricerca lo sterminato territorio del libro scola-
stico presenta, dunque, accanto ad alcuni punti fermi, molti aspetti anco-
ra da precisare e addirittura spazi inesplorati che soltanto ulteriori e più
approfondire ricerche potranno consentire di conoscere.
Le annotazioni che seguono si concentrano in prevalenza sull’edi-
toria per la scuola vista dal punto di vista della produzione e dell’or-
ganizzazione editoriale, un ambito nel quale le ricerche condotte all’in-
terno del progetto TESEO tra il 1998 e il 2008 da un gruppo di studiosi
appartenenti a svariate università italiane (Bologna, Campobasso, Firen-
ze, Genova, Macerata, Milano Cattolica, Padova, Torino, Udine) hanno
consentito di disegnare una mappa abbastanza dettagliata di questo im-
3
Si veda, a titolo d’esempio, la circolare 24 febbraio 1875, n. 422 dovuta al mi-
nistro Bonghi che alla questione si dedicò con particolare tenacia. L’insistenza sul-
l’uso dei libri di testo nelle scuole pubbliche nella specifica versione del manuale (in
quelle private il Ministero poteva intervenire solo nel caso fossero impiegati “libri
nocivi”) si legava alla esigenza di disporre per le adozioni di testi affidabili. Si te-
meva che gli insegnanti, preparati in modo diverso nelle varie realtà locali e talvolta
molto raffazzonato, non di rado ostili o per lo meno diffidenti verso il nuovo assetto
politico e spesso incolti, non sarebbero stati da soli in grado di rendere un minimo
omogenea e leale nei confronti della nuova situazione la formazione dei giovani ita-
liani se non si fossero appoggiati a manuali autorizzati dal Ministero.
4
Gli esiti delle ricerche sono ora raccolti nei due volumi a cura dello scrivente
(Chiosso ed. 2003 e 2008).
no a vele spiegate nel mercato scolastico, accanto agli editori già sopra
citati, Petrini, la Tipografia dell’Oratorio di don Bosco, Grato Scioldo a
Torino, Agnelli, Trevisini, Hoepli e Vallardi a Milano, Zanichelli a Bo-
logna, Sansoni a Firenze, Morano a Napoli, Giannotta a Catania, San-
dron a Palermo, limitando la citazione ai nomi di maggior rilievo.
Nel 1876 apparve, per la prima volta, il Catalogo dei libri scolastici
d’educazione e d’istruzione per l’anno scolastico 1876-1877. L’inizia-
tiva era promossa dall’Associazione Tipografico-Libraria Italiana sorta
pochi anni prima a Torino in occasione, circostanza non casuale, dello
svolgimento di uno dei Congressi pedagogici del tempo. Il catalogo del
1876 costituisce un utile documento per cogliere la geografia delle prin-
cipali iniziative editoriali per la scuola e l’educazione, ma tace del tutto
intorno alla miriade di piccole imprese artigianali che agivano in varie
parti d’Italia. Soltanto le ricerche di questi anni hanno consentito un
censimento più compiuto. È proprio sulla base di questi dati è possibile
individuare tre principali realtà territoriali.
In un primo gruppo si trovano le quattro regioni con maggior densità
di imprese (Lombardia, Toscana, Piemonte e Sicilia) con una percentua-
le che raggiunge il 59% del totale delle iniziative censite. La fisionomia
della loro presenza sul territorio è connotata in modo tuttavia diverso:
mentre Lombardia (207 imprese) e Sicilia (162) presentano, specie nel-
l’Ottocento, una molteplicità di imprese sparse in forme capillari sul-
l’intero territorio regionale (pur con una significativa concentrazione di
iniziative in Milano e Palermo), Piemonte (158) e Toscana (151) sono
egemonizzate dalle attività tipografiche e editoriali di Torino e Firenze.
In un secondo gruppo si trovano altre cinque regioni (Campania, La-
zio, Veneto, Puglia e Emilia-Romagna, per un totale complessivo di 345
imprese) con una incidenza di presenze editoriali attestata intorno al
30%. Anche in questo caso occorre qualche precisazione: nonostante il
numero quantitativamente più ridotto di imprese, in alcune di queste re-
gioni (Campania, Puglia e Emilia-Romagna) sono attivi editori impor-
tanti (basta citare, a titolo d’esempio, Morano, Loffredo, Laterza, Zani-
chelli) che però non hanno subito la forza di competere con le case edi-
trici più forti di Torino, Milano e Firenze e soltanto gradualmente saran-
no in grado di sviluppare una politica editoriale ad ampio respiro.
Il terzo gruppo, costituito dall’11% residuo delle imprese (pari a 123),
risulta frammentato in piccole esperienze sparse tra le restanti regioni.
Una geografia editoriale dunque a macchie di leopardo fatalmente
segnata da interessi contrastanti: da una parte gli editori più forti – desi-
Raicich (1996: 49). I dati relativi al 1871 si ricavano dalla Bibliografia scolastica
(1871) e quelli riguardanti il 1881 si trovano nella relazione del prof. Luigi Gabriele
Pessina predisposta per la stima delle spese necessarie per i lavori dell’ennesima
commissione ministeriale in materia: presso il Ministero giacevano in attesa di esse-
re visionati ben 3922 opere di cui 342 riguardavano i licei, 814 i ginnasi, 1048 le
scuole tecniche, 415 le scuole normali e 1303 le scuole elementari e popolari.
7
Mi avvalgo per questi dati delle tabelle pubblicate in Ragone 1999: passim.
stranieri (per tutti valga l’esempio della grammatica del Curtius) e favorì
il rinnovamento di quelli italiani.
Fu in stretto rapporto con questi cambiamenti che si affermarono a
Milano alcune importanti iniziative che portarono presto il capoluogo
lombardo a quel ruolo di primo piano che la sua tradizione e la qualità di
altre esperienze editoriali reclamavano.
Proprio a Milano, del resto, nel primo decennio post unitario si era
registrato l’aumento più consistente della produzione tipografico-
editoriale del paese. Nel 1873 erano in funzione 70 tipografie con circa
1600 addetti. Ma soltanto a partire dagli anni ’80 la presenza nel campo
pedagogico e scolastico delle case editrici milanesi si manifestò in tutta
la sua potenzialità. Alle imprese già attive nel settore (Agnelli, Carrara,
Guigoni, Maisner, Messaggi, Pagnoni, Valentiner e Mues, Pirola) si ag-
giunsero altre iniziative più specializzate come la casa editrice del “Ri-
sveglio educativo”, Trevisini e Vallardi e più tardi anche Albrighi e Se-
gati. Attenzione per lo scolastico ebbero anche Cogliati, Hoepli, Treves,
Sonzogno anche se gli interessi scolastici di questi ultimi furono secon-
dari rispetto alle strategie editoriali complessive.
Se le imprese editoriali torinesi e quelle fiorentine potevano contare
su cataloghi collaudati ed elaborati – in specie quelli torinesi – a stretto
contatto con gli ambienti del Ministero dell’Istruzione, fino ad indurre
qualche sospetto, fu tuttavia a Milano che prese fisionomia quella che
possiamo ora definire, con il senno di poi, l’antefatto della moderna edi-
toria scolastica.
Milano non era certo digiuna di tipografie e librai che già prima del-
l’Unità si erano occupati di testi per la scuola, nonostante le prerogative
riservate in questa materia all’Imperiale Regia Stamperia. Il monopolio
governativo non riusciva infatti a coprire tutto il mercato scolastico e
dell’editoria educativa e al di fuori dei testi ufficiali si moltiplicò la pro-
duzione di libri sussidiari e di testi a vario titolo collegati all’educazione
e all’istruzione dei fanciulli. L’esempio più illustre è quello della Cre-
stomazia commissionata al Leopardi da Anton Fortunato Stella che sa-
peva di poter contare su un sicuro mercato a fianco di quello previsto dai
regolamenti scolastici. E analogo discorso si può fare per i libri compila-
ti da Cesare Cantù, da Luigi Alessandro Parravicini e da Giuseppe Ta-
verna destinati a così larga fortuna (Berengo 1980: 196-197).
Il salto di qualità, per così dire, non si verificò tuttavia a partire da
uno o più editori in particolare, nonostante che alcuni di essi, come ab-
biamo sopra accennato, avessero una certa consuetudine in tal senso, ma
8
Altri periodici collegati con Il risveglio educativo furono il celebre giornaletto
di letture per bambini Frugolino, fogli legati agli interessi femminili delle maestre
(Vita intima, L’emporio della ricamatrice), Il lavoro manuale, rivolto ai maestri per
l’esercizio delle attività didattiche pratiche. Nel 1897 le edizioni del Risveglio si a-
prirono anche ai problemi della scuola secondaria con una rivista diretta da Ottone
Brentari. Sull’intera vicenda del giornale milanese v. S. Chillé, “Editoria e scuola a
Milano. Il caso del Risveglio educativo”, in Chiosso ed. 1993: 51-66.
9
Promosso da Domenico Berti, L’istitutore vide la luce nel 1852 presso Paravia,
poi rilevato dalla Tipografia Scolastica di Sebastiano Franco e infine nuovamente
edito (metà anni ’60) da Paravia che ne curò le pubblicazioni fino alla chiusura
(1894) quando fu assorbito da un altro periodico per maestri, L’osservatore scolasti-
co (v. nota 15). Alcune tra le più ricorrenti firme del periodico (come, ad esempio,
Giovanni Lanza – omonimo, ma non parente – del ministro dell’Istruzione ed Euge-
nio Comba) furono anche apprezzati autori di testi paraviani.
denti sul Giornale della libreria, per rafforzare la sua presenza nel mer-
cato dello scolastico, diede vita nel 1897 al Corriere delle maestre, affi-
dato a Guido Fabiani, che era stato uno dei più stretti collaboratori del
Marcati. Anziché rivolgersi ad un pubblico generalizzato, il Vallardi
preferì dedicarsi al mondo femminile, intuendone le potenzialità di
mercato: il numero delle maestre in servizio sovrastava ormai ampia-
mente quello dei colleghi uomini. Il sodalizio tra l’editore milanese e il
Fabiani durò per circa un quarantennio, con un’intensa e fruttuosa colla-
borazione che si estese dai libri di testo alle collane di letture e di divul-
gazione e consentì all’editore milanese di assumere, nei decenni succes-
sivi, un ruolo di primaria importanza nel settore della scuola elementare
e della letteratura infantile, settore nel quale lo stesso Fabiani diede pro-
ve non mediocri.
Poco dopo, nel 1898, anche il Trevisini aprì una rivista per i maestri,
Il pensiero dei maestri (nel 1902 mutò in titolo in La scuola), con pro-
getti analoghi a quelli del Vallardi. Da tempo attivo nel commercio li-
brario, negli anni ’80 il Trevisini era entrato in forze nel mercato dello
scolastico e delle collane per l’infanzia, dimostrando notevoli capacità e
una certa spregiudicatezza, sottraendo, per esempio, Ida Baccini, già af-
fermata scrittrice, ad altri editori. Il fiore all’occhiello del Trevisini era
la collana “Nuova biblioteca educativa e istruttiva per le scuole” che
ambiva a pubblicare un volume al mese e che ebbe il merito, tra l’altro,
di tradurre per la prima volta in italiano alcuni importanti “classici” del-
la pedagogia.
Queste esperienze milanesi rappresentavano un salto di qualità che
non riguardava soltanto una diversa prospettiva culturale rispetto ai più
schematici confini del moderatismo spiritualistico piemontese e toscano,
ma documentavano un approccio al libro per la scuola più moderno, se-
gnato da cospicui investimenti di capitale, dal reclutamento degli autori
più noti e dalla sinergia giornale didattico, libro scolastico e letture per
l’infanzia. Nel rivolgersi al pubblico dei maestri e delle maestre Vallardi
e Trevisini riproducevano la strategia dei sistemi integrati di giornali e
collane letterarie sperimentato e collaudato da importanti editori milane-
si come Sonzogno e Treves (Ragone 1999: 32)10.
Se Milano sul finire dell’Ottocento divenne, dunque, un fondamenta-
le punto di riferimento anche nel campo dell’editoria per la scuola, non
bisogna pensare che Torino e Firenze stessero a guardare.
10
Su questo argomento v. anche il saggio di A. Gigli Marchetti in Turi ed. 1997.
11
A partire dagli anni ’60 i fratelli, Antonino, Giovanni e Giuseppe Parato die-
dero vita in proprio a una grande quantità di testi da soli e con altri collaboratori (ce-
lebre fu, in particolare, la serie delle grammatiche di Parato e Mottura) e animarono
la rivista magistrale La guida del maestro elementare italiano che con tremila copie
settimanali rappresentava il periodico magistrale più diffuso in quegli anni (v.
Chiosso ed. 1992: 15 e, più ampiamente, la scheda contenuta in Chiosso ed. 1997:
347-349). Strategie analoghe praticò anche un altro maestro torinese, Giovanni Bor-
gogno, anch’egli direttore di un giornale didattico settimanale, L’osservatore scola-
stico, attraverso il quale presentava esercizi e lezioni coerenti con i suoi manuali di
lingua e di aritmetica (ibid.: 472-474). Caratteri di maggiore imprenditorialità, pur
sempre inquadrati entro un orizzonte familiare, manifestò Carlo Pozzi che nel 1870
avviò le pubblicazioni dell’Unione dei maestri elementari d’Italia e, qualche anno
più tardi, fondò intorno al periodico la casa editrice Edizioni dell’Unione dei maestri
con un catalogo interamente scolastico e didattico (ibid.: 705-707).
15
Gentile ebbe duraturi rapporti con Principato a partire dalla pubblicazione de
La riforma della dialettica hegeliana (1913). Con quest’opera l’editore messinese
avviò la collana “Studi filosofici” diretta dal filosofo siciliano nella quale apparvero
sia altri suoi notevoli lavori (come gli Studi Vichiani, 1915 e i tre volumi di Le ori-
gini della filosofia contemporanea in Italia, 1917-1923) sia studi di suoi più giovani
collaboratori ed allievi o comunque di intellettuali a lui vicini come A. Omodeo,
Gesù e le origini del cristianesimo (1913), Prolegomeni alla storia dell’età aposto-
lica (1921) e Storia delle origini cristiane (1922); G. Saitta, Il pensiero di Vincenzo
Gioberti (1917) e La filosofia di Marsilio Ficino (1923); V. Fazio Allmayer, La
teoria della libertà nella filosofia di Hegel (1920). Presso Principato iniziarono
inoltre nel 1920 le pubblicazioni del Giornale critico della filosofia italiana, fondato
e diretto dal Gentile per fornire un ulteriore strumento all’ampliamento della
filosofia attualistica.
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16
Sui rapporti tra editoria scolastica e per ragazzi e il fascismo v. Scotto di Lu-
zio 1996 e Galfré 2005. Molte segnalazioni anche in Fabre 1998.
ANNA M. MANDICH
Università di Bologna
1
La difficoltà di reperimento di tutte le edizioni dichiarate porta ad una difficol-
tà di mappatura tale da mantenere sempre molto alti i margini di incertezza. Alla
difficoltà di reperimento di questi dati si affianca anche infatti la complessità di tale
ricerca dove un testo in più volumi può avere un numero di ristampe diverso per o-
gni volume. Per dare solo un’indicazione molto approssimativa della quantità di
queste ristampe e nuove edizioni, posso riportare i dati finora reperiti nella rileva-
zione da me fatta: a fronte dei circa 800 titoli catalogati, se ne sono ritrovati circa
1250 relativi a edizioni e ristampe successive (con spesso l’indicazione di
un’edizione ma non delle precedenti).
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60
70
L’editoria per la lingua francese in epoca fascista 7
2
Nel grafico 3 appaiono soltanto i dati relativi alle prime edizioni di questi testi
che continueranno anch’essi ad essere ristampati con regolarità fino al 1936.
c. I luoghi di edizione
Anche per quanto riguarda le presenze sul territorio italiano di questi
editori, si possono fare alcune osservazioni interessanti: come si può ve-
dere ( v. grafico 4) le aziende sono distribuite su quasi tutta l’area del
paese, anche se con differenze molto rilevanti. Le aree geografiche rap-
presentate sono 15, mancano completamente la valle d’Aosta, il Trenti-
no (o la Venezia tridentina, come si chiamava all’epoca), la Sardegna e
la Basilicata. Il Molise all’epoca era ancora parte di un più ampio terri-
torio noto come Abruzzi e Molise (il Molise si costituirà area autonoma
solo nel 1963).
La presenza sul territorio, come si può osservare, è fortemente diffe-
renziata (grafico 5): si va dalle 34 imprese che operano sul territorio
lombardo – il più densamente rappresentato – ai numeri esigui di regioni
come le Marche e la Calabria (che contano soltanto 2 e 1 casa editrice
rispettivamente).
Questi numeri, ordinati per regione, danno i grafici seguenti:
35
30
25
20
15
10
5
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grafico 4 - Presenze degli editori scolastici per l’insegnamento della lingua france-
se sul territorio italiano suddivisi per regione
162 620
grafico 5
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150
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50
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grafico 6
3
Cfr. appendice 2.
4
Non è da dimenticare l’importante apporto di alcune case editrici, quali appunto la
Paravia, nella pubblicazione e divulgazione di riviste scolastiche destinate soprattutto ai
docenti di lingue straniere moderne. Scriveva infatti Ghiotti nel 1883 nel I numero della
rivista La lingua francese nelle scuole secondarie d’Italia (I, 1): “La nostra impresa non è
scevra di difficoltà, non lo ignoriamo, ma non appena l’abbiamo noi iniziata che già ne è
data la soddisfazione di vederla da molti approvata. La Ditta Editrice Paravia, che ha le
sue incontestate benemerenze nella diffusione dell’istruzione in Italia, saputo del nostro
divisamento, offerse spontanea tale contributo alla pubblicazione del periodico da metter-
ci in grado di mandarlo, senza eccezione, a tutti i Professori di lingua francese delle Scuo-
le e degli Istituti governativi, pareggiati e comunali d’Italia.” (p. 4).
Così Giusti di Livorno che passa dai 18 titoli del primo decennio agli 8
del secondo, le fiorentine Bemporad5 e Le Monnier (la prima passa da
13 titoli a 9 e la seconda da 19 a 4) che risentono pesantemente del pro-
cesso di industrializzazione in corso che porterà la Bemporad nel 1938
ad unirsi alla Marzocco.
Nuova vitalità acquista invece negli anni Trenta la casa editrice La
Nuova Italia che, grazie al suo direttore Ernesto Codignola, riesce a per-
seguire “una politica distinta da quella promossa e suggerita dal ministe-
ro” pur sotto l’influenza di Giovanni Gentile (Tranfaglia-Vittoria 2007:
29; 33) dando alle stampe negli anni trenta ben 7 titoli.
A sostenere la posizione del centro, a fianco della Toscana, troviamo il
Lazio con le sue numerose piccole aziende presenti soprattutto nel primo
decennio. Particolarmente importante – fra le più importanti sul piano na-
zionale – è la produzione della romana Albrighi Segati (nata a Milano nel
1845 e in seguito spostatasi a Roma) con i suoi oltre 160 titoli e una vitali-
tà che si mantiene intatta sul ventennio (83 titoli nel primo decennio con-
tro i 79 del secondo). Ancora da ricordare l’attività dell’editore Carabba di
Lanciano, che con 9 titoli nel primo decennio e 12 sul secondo si dimostra
ben attestato lungo tutto il periodo.
Il Sud è rappresentato soprattutto dalle aziende della Campania, in
particolare le napoletane Pironti Perrella e Rondinella, la prima vivace
soprattutto negli anni Trenta (con 2 titoli nel primo decennio contro i 24
del secondo, e l’avellinese tipografia Pergola (con ben 6 titoli sul ven-
tennio). Accanto a loro si trova la buona produzione degli editori umbri
di Città di Castello, Giacomini, Il Solco e Lapi (il primo e il terzo attivi
però solo sul primo decennio).
Infine non si può dimenticare l’attività assolutamente di rilievo delle
numerose (14) aziende siciliane che da sole riescono a fornire il 9% del-
la produzione nel settore che ci interessa.
Qualche altra interessante osservazione può essere fatta sulla diffu-
sione o concentrazione sul territorio regionale delle varie piccole, medie
e grandi aziende attive nella produzione editoriale in campo scolastico
per l’insegnamento linguistico del francese.
Intanto è significativo notare la presenza di numerosi editori disse-
minati sul territorio e non solo in pochi centri più importanti. Questo fe-
5
Questa casa editrice, che durante la guerra aveva dato vita alla collana “Per la
gioventù, per i soldati, per il popolo”, pubblicherà in periodo fascista i Quaderni fa-
scisti. Collezione di propaganda nazionale per i giovani e per il popolo.
BIBLIOGRAFIA
Editoria e cultura a Milano tra le due guerre (1920-1940) (1983), Mila-
no, Mondadori.
MANDICH, A. (2002), Insegnare il francese in Italia. Repertorio di ma-
nuali pubblicati in epoca fascista (1923-1943), Bologna, CLUEB.
PEDULLÀ, G. (1997), “Gli anni del fascismo: imprenditoria privata e in-
tervento statale”, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a
cura di G. Turi, Firenze, Giunti, 341-382.
RAGONE G. (1983), La letteratura e il consumo: un profilo dei generi e
dei modelli nell’editoria italiana (1845-1925), in Letteratura italiana.
Produzione e consumo, Torino, Einaudi, 687-772.
TORTORELLI G. a cura di (1986), L'editoria italiana tra Otto e Novecen-
to, Bologna, Analisi.
TRANFAGLIA N. (2005), La stampa del regime 1932-1943, Milano,
Bompiani.
TRANFAGLIA N. / VITTORIA A. (2007), Storia degli editori italiani, Ro-
ma-Bari, Laterza.
VALLECCHI A. (1934), Ricordi e idee di un editore vivente, Firenze,
Vallecchi.
6
Ringrazio il dott. Juri Meda, responsabile di questo settore, che mi ha gentil-
mente guidato in questa visita permettendomi di esaminare alcuni quaderni destinati
all’insegnamento/apprendimento della lingua francese e segnalandomi immagini ri-
portate sulle copertine particolarmente significative.
APPENDICI
Appendice 1.
Letture scolastiche7
7
Questo elenco è stato costituito partendo dai dati forniti dal Bollettino delle pubbli-
cazioni italiane ricevuto per diritto di stampa pubblicato a Firenze a cura della Bi-
blioteca Nazionale.
CHATEAUBRIAND François-René
-Atala, FI, Le Monnier, 1925; MI, Signorelli, 1925; 1934; PA, Tri-
marchi, 1926; TO, Paravia, 1932; 1936
-Le dernier Abencérage, MI, Signorelli, 1932; 1935; 1937; Les aven-
tures du dernier Abencérage, FI, Le Monnier, 1924; PA, Trimarchi,
1935; TO, Paravia, 1942
-Le génie du christianisme (scelta), MI, Signorelli, 1925; 1940
-Les Martyrs, MI, Signorelli, 1925; 1929
-Les Martyrs (riduz.), TO, SEI, 1933; 1934
-Mémoires d’outre-tombe (scelta), TO, SEI, 1930; 1933; 1934; Torre
Pellice, Tip. Bottega della carta, 1930; MI, Signorelli, 1931; 1935
-Voyage en Italie. Voyage au Mont Blanc, TO, SEI, 1940
CHENIER André, Poésies (scelta), MI, Signorelli 1931; 1932; Roma,
Albrighi, Segati, 1934
CONSCIENCE Henri, Le gentilhomme pauvre, MI, Signoreli, 1936
COPPÉE, Toute une jeunesse, NA, Pironti, 1937
CORNEILLE
-Le Cid, MI, Signorelli, 1924; 1927; 1929; 1933; FI, Le Monnier,
1924; VA, Cisalpino, 1925;1936; 1939; TO, SEI, 1930; 1933; 1934;
1935
-Le Cid (extraits), PA, Brangi, 1924
-Cinna, MI, Signorelli, 1925; Roma, Albrighi, Segati, 1932; TO, SEI,
1938;
-Horace, MI, Signorelli, 1924; 1939; VA, Cisalpino, 1924; PA, Tri-
marchi, 1926; TO, SEI, 1933
-Médée, MI, Signorelli, 1927
-Le Menteur, MI, Signorelli, 1926
-Polyeucte, MI, Signorelli, 1925; 1934; TO, SEI, 1927; 1931; 1933;
Roma, Albrighi, Segati, 1931
DAUDET
-La belle Nivernaise. Histoire d’un bateau et de son équipage, PA
Trimarchi, 1931; 1935; Roma, Albrighi, Segati, 1931; MI, Signorelli,
1936
-Contes du lundi (scelta), MI, Signorelli, 1934; 1935
DESCARTES René
-Discorso del metodo, NA, Morano, 1938
-Discorso del metodo (trad.), FI, Barbera, 1936
-Meditazioni metafisiche (trad. e scelta), MI, Signorelli, 1936
DUMAS Alexandre
-Contes pour les grands et les petits enfants (scelta), MI, Signorelli,
1934; 1935
-Impressions de voyage en Suisse (scelta), MI, Signorelli, 1928
-Les trois mousquetaires (scelta), MI, Signorelli, 1932; 1940
-Le vicomte de Bragelonne (scelta), mi, Signorelli, 1934
-Vingt ans après (scelta), MI, Signorelli, 1933
ERCKMANN E., CHATRIAN A., Contes choisis, Roma, Albrighi, Se-
gati e C., 1928
LA FARCE DE MAITRE PATHELIN, TO, Petrini, 1929
FENELON
-Les aventures de Télémaque, et celles d’Aristonoüs, TO, Paravia,
1924; Les aventures de Télémaque, TO, SEI, 1929; 1934
-Dialogues des morts (scelta), MI, Signorelli, 1934
-Favole e racconti di Fénelon, MI, Signorelli, 1925; 1929; 1937
-Fables (scelta), TO, SEI, 1931
-L’éducation des filles, MI, Signorelli, 1932
FEUILLET Octave, Le roman d’un jeune homme pauvre, Roma, Al-
brighi, Segati, 1932
FLAUBERT Gustave
-Contes. Un cœur simple; La Légende de Saint Julien l’hospitalier,
Rome, Albrighi, Segati, 1930
-Un cœur simple, TO, Paravia, 1931
-La légende de Saint Julien l’hospitalier, TO, Paravia, 1931
-Trois contes. Un cœur simple; La Légende de Saint Julien l’hospi-
talier; Hérodias, MI, Signorelli, 1930
FRANCE Anatole, Le livre de mon ami, NA, Pironti, 1937
GAUTIER, Théophile
-Le capitaine Fracasse, TO, SEI, 1937
-L’avaro (trad.), LI, Giusti, 1924; TO, Paravia, 1924; 1932; MI, Si-
gnorelli, 1924; ME-Roma, Principato, 1924; TO, SEI, 1924; FI, San-
soni, 1924; 1925; Lanciano, Carabba, 1925; Macerata, Bisson e Leo-
pardi, 1925; Roma, Albrighi, Segati e C., 1925; FI, Le Monnier, 1927
-Le bourgeois gentilhomme, MI, Signorelli, 1927; 1932; 1934; 1936;
1941; NA, Pironti, 1932; PA, Sandron, 1935
-Il borghese gentiluomo (trad.), TO, SEI, 1924; FI, La Voce, 1924;
Lanciano, Carabba, 1924; FI, Vallecchi, 1924; NA, Rondinella, 1927;
MI-VR, Mndadori, 1933
-Commedie scelte, MI-VR, Mondadori, 1930
-Don Juan, PA, Trimarchi, 1930
-La scuola delle mogli seguita da La critica della scuola delle mogli
(trad.), FI, Le Monnier, 1926
-Les femmes savantes, MI, Signorelli, 1925; 1929; 1935; TO, Petrini,
1929; TO, SEI, 1934; TO, Paravia, 1934
-Le saccenti (trad.), FI, Le Monnier, 1927
-Le furberie di Scappino (trad.), FI, Sansoni, 1924; 1925; Le mariole-
rie di Scappino, TO, Paravia, 1925;
-Le malade imaginaire, MI, Signorelli, 1925; 1929; 1932; TO, SEI,
1925; 1930; 1933; Roma, Albrighi, Segatil, 1932; LI, Giusti, 1936
-Le malade imaginaire (extraits), PA, Brangi, 1924
-Il malato immaginario (trad.), NA, Rondinella, 1925; MI-VR, Mon-
dadori, 1932
-Le mariage forcé, Roma, Albrighi, Segati, 1932
-Le misanthrope, FI, Sansoni, 1925; MI, Signorelli, 1925; TO, Para-
via, 1932
-Il misantropo (trad.), TO, Paravia, 1924; FI, La Voce, 1925; FI, San-
soni, 1925; NA, Casella, 1926
-Les précieuses ridicules, CT, STES, 1925; MI, Signorelli, 1925;
1927; 1935; PA, Trimarchi, 1925; TO, Paravia, 1931
-Le preziose ridicole (trad.), LI, Giusti, 1924; Lanciano, Carabba,
1926; Le preziose ridicole e il medico per forza, FI, Barbera, 1924;
-Le Tartufe, CT, soc. ed. Siciliana, 1926; MI, Signorelli, 1927;
-Tartuffo (trad.), FI, Le Monnier, 1924
MONTESQUIEU
-Considérations sur les causes..., FI, Sansoni, 1925; MI-VA, tip. Nico-
la, 1925
-Grandeur et décadence des Romains, MI, Signorelli, 1926
MOREAU Hégésippe, Contes à ma sœur, TO, SEI, 1924; 3° ed., 1931;
1933; 1934; MI, Signorelli, 1938
MUSSET Alfred de
-Barberine, MI, Signorelli, 1934
-Carmosine, TO, Paravia, 1933; 1936
-Fantasio, BS, Vannini, 1936
-Poésies choisies, MI, Albrighi, Segati e C., 1939
-Il faut qu’une porte soit ouverte ou fermée, MI, Signorelli, 1936; TO,
Petrini, 1941
NERVAL (De) Gérard, La main enchantée, MI, Signorelli, 1936
NODIER Charles,
-Contes de la veillée, MI, Signorelli, 1928
-Le chien de Brisquet, Città di Castello, Giacomini, 1929
PASCAL Blaise
Pensées sur la religion, MI, Signorelli, 1926
PELLICO Silvio, Des devoirs des hommes (trad.), MI, Signorelli, 1935
PERRAULT Charles
-Contes de ma mère l’oie, MI, Signorelli, 1926; 1934; 1936; 1938
-Contes (scelta), TO, SEI, 1930; 1933
PERRAULT Charles et BEAUMONT
Favole francesi (trad.), Lanciano, Carabba, 1922
LE PETIT FRANÇAIS, Settimanale istruttivo e dilettevole, anno I,
num. 1, TS, Tafuri, 1922
PIQUIER J., La dette de Nuki (segue: concorso permanente di traduzio-
ne), Città di Castello, Giacomini, 1929
RABELAIS, Gargantua et Pantagruel (brani), Roma, Albrighi, Segati e
C., 1926
RACINE
-Andromaque, MI, Signorelli, 1929; 1932; Roma, Albrighi, Segati,
1932
-Athalie, Mi, Signorelli, 1924; 1929; FI, Le Monnier, 1924; VA, Ci-
salpino, 1924; TO, SEI, 1928; 1930; 1933; 1934
-Athalie, (extraits), PA, Brangi, 1924
-Britannicus, MI, Signorelli, 1924; 1928; VA, Cisalpino, 1924; TO,
SEI, 1932
-Esther, MI, Signorelli, 1924; 1934; 1937; FI, Le Monnier, 1935; TO,
SEI, 1938
-Iphigénie, MI, Signorelli, 1926; 1938
-Phèdre, TO, Paravia, 1935
-Les plaideurs, MI, Signorelli, 1925; PA, Trimarchi, 1929
ROSTAND Edmnd, Cyrano de Bergerac, TO, Paravia, 1936
ROUSSEAU
-Emilio, o dell’educazione, Scelta, MI, Signorelli, 1938
-Confessions (scelta), MI, Signorelli, 1927
Le confessioni (scelta trad.)FI, Sansoni, 1925
SAINT-SIMON, Mémoires choisis, MI, Signorelli, 1931
SAND George
-La Petite Fadette, PI, Nistri-Lischi, 1938; MI, Signorelli, 1935; TO,
Paravia, 1935; BS, Vannini, 1935
-La mare au diable, MI, Signorelli, 1927; 1934; TO, SEI, 1940
-Les maîtres sonneurs, TO, Paravia, 1936
SCRIBE Eugenio
-Le diplomate, Roma, Albrighi, Segati e C., 1928
-Mon étoile, MI, Signorelli, 1936
SEGUR Sophie
-Mémoires d’un âne, MI, Signorelli, 1934; 1938
-Mémoires d’un âne (riduz.), Roma, Albrighi, Segati, 1934; 1936
Appendice 2
8
Sono indicate in corsivo le case editrici che pubblicano non solo manuali per
l’insegnamento della lingua francese ma anche classici francesi in edizione scolasti-
ca integrale o ridotta, in lingua francese, contesto a fronte o in traduzione.
Milano Carrara 1 1
Ceschina 1 1
CETIM 1 1
Daverio 1 1
De Dominici 1 1
Eridania 1 1
E.S.T. 9 2 7
Floritta 1 1
Garzanti 2 2
Hoepli 9 8 1
L Imperia 2 2
O La prora 1 1
M Mondadori 13 3 10
B Montuoro 2 2
A 34 Scuola cosmopo- 2 2
R lita 203 85 118
D Signorelli 8 8
I Sonzogno 1 1
A Stab. Tip. Moz- 1 1
zati 1 1
Tip. Nicola 9 9
Treves 1 1
Trevisini 1 1
Un. stenogr. 1 1
lombarda 1 1
Alba 1 1
Allegretti 3 1
Bietti 1
Ancora 1
Mantova Ed. pratiche 3 5
F.E.A. 5 2
Como Noseda 1 3 3
Cavalleri 1 ? ?
Varese Ed. pratiche FEA 5 1 2
Cisalpino 7
Brescia Vannini 6
La Scuola 1
Pavia Ist. Pavese di arti 1
grafiche
Livorno Belforte e c. 1 1
Benvenuti e Ca- 1 1
vaciocchi 26 18 8
Giusti 1 1
Firenze Barbera 2 13 9
Bemporad 22
Gambi 1 3
T Giannini 3 3 6
O La voce 3 19 4
S Le Monnier 23
C 18 Marzocco 1 1
A Mealli e stianti 1 1
N Monsalvato 1 7
A La nuova italia 7 1
Salani 1 10 3
Sansoni 13 2 3
Vallardi 5 4 4
Vallecchi 8 5
Pisa Nistri-Lischi 5
Roma Casa ed. poli- 1
glotta 1 1
C.S.G. 1 1
Coll. Linguistiche 1 3
Duranti 3 1
ENIT 1 1
L Ferri 1 1
A Gazzoni 1 2
Z 18 La speranza 2 1
I Libr. Del Littorio 1 1
O p. elle 1 2
Pioda 2 1
sc. Salesiana del 1 83 79
libro
Albrighi, Segati e c. 162 1
ass. naz. Interessi 1
del mezzogiorno 1 3
Ausonia 1
Isola del Macioce e Pisani 3 1
Liri (FR) Stab. tipografico
Arpino (FR) Soc. tip. arpinate 6 6
Reggio Boiardi 4 3 1
Emilia 4
Bologna Stab. Polig. Riu- 4 7 16
EMI- niti 23 6 10
LIA- 7 Zanichelli 16 1
ROMA- Cappelli 1
GNA Rimini Capelli 1 6
Piacenza Del Maino 1
Modena Soc. tip. mode- 6
nese
Palermo Andò 4 4
Boccone del po- 2 2
vero 5 5
Brangi 1 1
S Ciuni 4 4
I I.R.E.S. 5 3 2
C Sandron 1 1
I Sc. salesiana del 28 14 14
L 14 libro 1 1
I Trimarchi 1
A Vena 5 5
Messina D’anna 1 1
Principato 10 5 4
Catania Galatola 1 1
S.T.E.S. 9
Bronte (CT) Tip. sociale 1
Padova Boscardin 1 1
V CEDAM 2 2
E Libr. Gregoriana 1 1
N 6 Tagliapietra 1 1
E Vicenza Seminario ve- 1 1
T scovile 4 15
O Treviso Longo e zoppelli 19
ABRUZ- 2 Lanciano Carabba 21 9 12
ZO L’Aquila Vecchioni 1 1
Napoli Casella 2 2
Ceccoli 1 1
De Simone 1 1
Federico e Ardia 5 3 2
Morano 3 3
Perrella 9 5 4
Pironti 26 2 24
Preisig 1 1
C Rondinella 8 3 5
A Rondinella e lof- 1 1
M fredo 1 1
P Soc. Ed. Dante 1
A Alighieri 1
N Pompei Sc. Tip. pontifi- 1 1 5
I cia 1
A Avellino Gemelli 1
Tip. Pergola 6
Castella- Tip. Lanzaro 1
mare di
15 Stabia
CALA- Palmi Tip. Genovesi e 1 1
BRIA figli
1
FRIULI- Trieste Tip. Il delfino 1 1
VENE- Ed. libraria 2 2
ZIA Stab.tip. nazionale 1 1
GIULIA 4 Udine Casa ed. idea 1 1
Genova Tip. Don Bosco 1 1
LIGU- Drocchi 1 1
RIA 3 Ed. salesiana 2 2
P Bari Fratelli Fusco 1 1
U Macrì 1 1
G 7 Soc. ed. tip. 1 1
L Casini 1 1
I Palo del Liantonio 1 1
A colle 1
Putignano De Robertis 1 1
De Robertis e figli 1
Città di Giacomini 7 7
U Castello Il solco 3 1 2
M Lapi 2 2
B Tip. Leonardo da 1 1
R Vinci 2
I Perugia Grafica S.A. 2 1
A 6 Guerriero guerra 1
Ascoli Pi- Cardi 1 1
MAR- ceno Bisson e Leopar- 1 1
CHE 2 Macerata di
Appendice 3.
Regione Editori
Lombardia 34
Piemonte 25
Lazio 18
Toscana 18
Campania 15
Sicilia 14
Emilia-Romagna 7
Puglia 7
Veneto 6
Umbria 6
Friuli-Venezia Giulia 4
Liguria 3
Abruzzo 2
Marche 2
Calabri 1
1. Introduzione
L’obiettivo del presente studio è tracciare un quadro dell’attuale pro-
duzione editoriale per l’insegnamento dello spagnolo come lingua stra-
niera in Italia. Tale produzione ha registrato negli ultimi anni, per la pre-
cisione a partire dagli anni 2004-2005, un incremento considerevole da
un punto di vista quantitativo, come conseguenza immediata dell’au-
mento del numero di studenti nella scuola secondaria di I grado seguito
alla riforma scolastica avviata in seguito alla Legge 28 marzo 2003, n.
53 (la cosiddetta “Riforma Moratti”). D’altra parte, il cospicuo numero
di nuovi titoli, tanto nel campo dei manuali come in quello dei dizionari,
non può essere ricondotto alla riforma come unica causa, benché essa
abbia certamente attirato l’attenzione degli editori su questo settore del
mercato.
Come premessa alla descrizione dell’attuale panorama editoriale per
lo spagnolo lingua straniera, si approfondiranno alcuni aspetti che hanno
rivestito un ruolo determinante nella configurazione dello scenario attua-
le. In particolare, partendo dalla panoramica dello studio dello spagnolo
in Italia tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta de-
scritto da Carla Marello (1989) e Maria Vittoria Calvi (1995), si cerche-
rà di identificare i principali fenomeni che nei successivi decenni hanno
portato al nuovo scenario descritto da Castillo Peña (2008), con un con-
siderevole incremento degli studenti di questa lingua e della relativa pro-
duzione editoriale. In seguito, facendo sempre riferimento alle tendenze
individuate dalle due studiose rispettivamente nella pubblicazione di di-
zionari bilingui di italiano e spagnolo (Marello) e di manuali di spagnolo
come lingua straniera (Calvi), si verificherà se e in quale misura il mer-
cato attuale risponda alle esigenze e alle lacune rilevate dalle due studio-
se nei rispettivi campi di indagine. Infine, si formuleranno alcune valu-
tazioni sull’efficacia delle strategie attuate dalle principali case editrici
italiane ed estere per questo settore del mercato e sui possibili sviluppi
futuri.
In Appendice si forniscono i dati sui quali si basano le considerazioni
qui formulate. L’appendice 1 propone l’elenco dei manuali di spagnolo
come lingua straniera proposti dalle principali case editrici italiane e
spagnole per l’adozione nelle scuole secondarie di I e II grado nell’anno
scolastico 2008/2009. L’Appendice 2 presenta l’elenco dei dizionari di
grandi e medie dimensioni oggi disponibili nel mercato italiano. In en-
trambi i casi, i titoli compaiono in ordine cronologico e sono suddivisi in
base a categorie funzionali all’analisi che questo studio si propone di
condurre: pubblicati da editori italiani o stranieri; con oppure senza adat-
tamenti per gli utenti italiani; tipo di scuola alla quale si rivolgono.
1
Per i dati aggiornati sul numero degli studenti di lingua spagnola in Italia si ve-
dano i Cuadernos de Italia, che dal 2001 sono pubblicati con cadenza annuale dalla
Consejería de Educación en Italia, Grecia y Albania del Ministerio de Educación, Po-
lítica Social y Deporte. Questa pubblicazione è disponibile in versione sia cartacea sia
digitale, all’indirizzo http://www.mepsyd.es/exterior/it/es/publicaciones/revistas.shtml.
In particolare, nell’anno scolastico 2006/2007, gli alunni che hanno scelto spagnolo
come lingua straniera nella scuola secondaria di I grado sono stati 235.810 e nella
scuola secondaria di II grado sono stati 109.022, per un totale di 344.828 studenti di
spagnolo nella scuola superiore. Tali cifre rappresentano effettivamente un aumento
considerevole rispetto a quelle di circa venti anni prima riportate da Marello.
2
Il testo della Legge 28 marzo 2003, n. 53, è reperibile all’indirizzo http://www.
pubblica.istruzione.it/mpi/progettoscuola/
3
Per una rassegna dei dati relativi all’aumento degli studenti di spagnolo come
lingua straniera in Italia negli anni 2002-2005 nei diversi contesti di insegnamento,
nel campo dell’insegnamento di spagnolo come lingua straniera, sia per quanto ri-
guarda la formazione dei docenti sia nella ricerca e nella produzione editoriale, si
vada affermando la consapevolezza dei vantaggi di un approccio contrastivo. Il con-
fronto tra le lingue, si ipotizza, può infatti essere utile non solo per combattere le
interferenze tra lingue affini, ma anche per agevolare quegli studenti di spagnolo
come lingua straniera che parlano lingue tipologicamente e culturalmente distanti
come il cinese (osservazioni emerse nel corso del seminario organizzato dal Centro
de Estudios Internacionales Enforex di Barcellona nei giorni 7 e 8 novembre 2008).
5
Gli Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA) per le lingue straniere nella
scuola secondaria di I grado sono consultabili all’indirizzo http://www.orizzonte-
scuola.it/orizzonte/content-685.html (consultato il 10/11/2008).
6
Per la descrizione dei livelli comuni di riferimento per la competenza linguistica
si veda Consiglio d’Europa (2002).
7
Il Plan curricular del Instituto Cervantes (Instituto Cervantes 2007) fornisce i de-
scrittori per la lingua spagnola corrispondenti ai livelli definiti dal Quadro Comune
Europeo di Riferimento.
8
I programmi ministeriali attualmente in vigore, in attesa della riforma della scuo-
la secondaria di II grado, sono consultabili all’indirizzo: http://www.edscuola.
it/archivio/norme/programmi/index.html (consultato il 10/11/2008).
quentano viene richiesta loro una competenza della lingua che può spa-
ziare dalla padronanza e fluidità richiesta ad esempio a uno studente di
interpretazione o traduzione, alla padronanza del linguaggio settoriale di
uno studente di economia o scienze politiche, al semplice esame di ido-
neità linguistica richiesto da certe facoltà. In questi casi, il docente di
lingua predispone un programma ad hoc e seleziona il materiale a suo
avviso più adeguato, che in alcuni casi può comprendere un manuale di
spagnolo come lingua straniera. Si può trattare di un manuale che viene
proposto anche per le adozioni nella scuola oppure che è stato redatto
apposta per studenti universitari o comunque adulti. Anche per quanto
riguarda i dizionari, nell’ambito dell’istruzione universitaria, gli studenti
possono presentare esigenze molto diverse tra loro. Certamente, è ipo-
tizzabile che a seconda del grado di specificità delle conoscenze richie-
ste, maggiore sarebbe il grado di specializzazione richiesto a un diziona-
rio. A questo proposito, è interessante che sia Marello sia Calvi rilevino
che negli anni ottanta, quando il mercato editoriale italiano inizia ad of-
frire le prime proposte specifiche per studenti italiani, proponga spesso
testi destinati a studenti di ambiti specifici, piuttosto che a un pubblico
indifferenziato.
Infine, un’ultima tipologia di studenti di spagnolo con esigenze spe-
cifiche ma difficile da quantificare è quella degli allievi di corsi azienda-
li, ai quali è richiesta la conoscenza di questa lingua per fini specifichi
legati al loro ambito di specializzazione, ma anche alla competenza cul-
turale e interculturale necessaria a muoversi in ambienti internazionali e
pluriculturali. Per questo gruppo di discenti valgono le considerazioni
formulate a proposito degli studenti universitari. Data la specificità delle
loro esigenze, anche in questo caso è auspicabile una formazione ad hoc
in cui il docente sappia scegliere e consigliare i materiali e gli strumenti
più adeguati9.
Alla luce di queste considerazioni, è opportuno specificare che, allo
scopo di tracciare un panorama uniforme per individuare alcune tenden-
ze generali, l’analisi proposta in questo studio si concentra su due tipo-
logie specifiche di materiali: i manuali proposti per l’adozione nelle
9
In questo ambito sono particolarmente significative le esperienze dei alcuni
Centri Linguistici di Ateneo, quali il CLIRO di Forlì, il Centro Linguistico dei Poli
Scientifico-Didattici della Romagna. A titolo esemplificativo si può citare il cd-rom
che il CLIRO ha prodotto per l’autoapprendimento della lingua spagnola, livello A2:
Aproches (2007) di J.C. Barbero Bernal, S. Monti Bonafede, A. Valdiviezo Valdi-
vieso, Bologna, Clueb.
10
I titoli riportati nelle appendici sono estratti da un documento gentilmente
concesso dall’Associazione Italiana Editori (AIE) con la lista completa di tutte le
opere proposte per l’adozione nella scuola italiana per la materia “lingua e civiltà
spagnola” nell’anno scolastico 2007/2008. Tali dati sono stati integrati con i catalo-
ghi delle singole case editrici per l’anno scolastico 2008/2009.
11
Per un repertorio completo dei dizionari bilingui si veda la banca dati Hespe-
ria, all’indirizzo http://hesperia.cliro.unibo.it/ (consultato il 10/11/2008). Per un’a-
nalisi approfondita dei testi fondamentali della lessicografia bilingue di italiano e
spagnolo si veda San Vicente (ed.) 2008.
12
Si veda ad esempio lo studio di Barbero Bernal / San Vicente (2007).
luzione del mercato editoriale in Italia esuli dallo scopo di questa ricer-
ca, è opportuno menzionare alcuni fenomeni rilevanti che hanno dato
luogo alle particolari modalità di produzione editoriale attuali. Indub-
biamente, gli editori si sono dimostrati consapevoli delle esigenze degli
studenti di spagnolo come lingua straniera in Italia, ma con le limitate
risorse a disposizione allocate per questa lingua all’interno delle loro po-
litiche editoriali, offrono spesso prodotti che sono il risultato di un com-
promesso tra esigenze molto eterogenee e a volte in conflitto tra loro:
vincoli di budget, investimenti necessari per il progetto editoriale a livel-
lo di contenuti (ricerca di autori, innovazioni metodologiche); investi-
mento necessari per il paratesto e la comunicazione (grafica, fotografia,
impatto visivo del prodotto); limitata disponibilità di tempo e di collabo-
ratori; incertezze e improvvisi cambiamenti di rotta nella legislazione
scolastica italiana (quali le contestate riforme delle ministre Moratti e
Gelmini, rispettivamente nel 2003 e 2008), nel caso dei manuali13.
Tanto il mercato dei manuali scolastici quanto quello dei dizionari
rappresentano sicuramente settori particolarmente appetibili per gli edi-
tori. Si tratta di due tipi di testo che riflettono quella che Dario Moretti,
nel suo saggio sulle professioni dell’editoria, definisce “la prima suddi-
visione ‘sommersa’, ovvero quella tra libri di varia e libri scolastici”
(2005: 68). Per “varia” si intende quella produzione editoriale che non è
rivolta a lettori specialistici o ad ambiti specifici, quindi la narrativa, la
saggistica e la manualistica divulgativa, ecc. Si tratta della produzione
editoriale prototipica, quella cui ci si riferisce solitamente quando si par-
la di “editoria” in generale. Oltre a differenziarsi per ovvi motivi
dall’editoria di varia, secondo Moretti il settore scolastico in Italia pre-
senta già di per sé “panorama peculiare”, in cui “la concorrenza tra libri
di testo di impostazione diversa è agguerrita per motivi di storia cultura-
le e il mercato sostanzialmente diverso da quello della varia” (2005: 68).
Un’altra caratteristica di questo mercato, prosegue Moretti, è inoltre il
ruolo degli insegnanti come mediatori nell’acquisto, che fa sì che gli edi-
tori concentrino tutti i loro sforzi su questi “clienti che clienti non sono”, e
13
Si pensi anche alla controversa introduzione del portfolio per tutte le materie,
richiesto dalla Riforma Moratti e poi ritirato, e alla confusione creatasi tra questo e il
Portfolio Europeo delle Lingue, auspicato dal Consiglio d’Europa nel Quadro Co-
mune Europeo di Riferimento per valutare i progressi nell’apprendimento linguisti-
co. Molti manuali, soprattutto quelli rivolti alla scuola secondaria di I grado,
all’epoca della Riforma iniziarono ad allegarlo come fascicolo, e alcune case editri-
ci, come La Nuova Italia, richiesero addirittura la validazione ufficiale del loro Por-
tfolio da parte delle istituzioni europee.
di questi materiali. Nel caso dei manuali pubblicati in Italia o per l’Italia,
sia che si tratti di progetti nuovi sia di interventi su testi preesistenti, uno
dei requisiti per gli autori è l’esperienza di insegnamento nella scuola
italiana, dati i diversi requisiti specifici che un testo deve soddisfare per
essere adottato. È infatti fondamentale che l’autore abbia sempre presen-
te che il testo deve soddisfare criteri quali la corrispondenza con i pro-
grammi ministeriali, l’adeguatezza della tipologia di attività e di verifi-
che proposte, il grado di difficoltà appropriato per essere utilizzato in
classe da studenti di una certa età e con determinate conoscenze previe.
Pur correndo il rischio di generalizzare, si può affermare che, al momen-
to di pubblicare un manuale di spagnolo per italiani, per l’editore diven-
ta spesso prioritario soddisfare queste esigenze piuttosto che proporre un
testo innovativo e al passo con le riflessioni sviluppate in ambito glotto-
didattico e linguistico sull’approccio contrastivo tra lingue affini. Come
rileva Calvi già nel 1995 e a maggior ragione nel 2003, i manuali per
italiani presentano alcuni elementi della lingua spagnola in chiave con-
trastiva rispetto all’italiano, ma a un’analisi più approfondita probabil-
mente emergerebbe che si tratta grosso modo di elementi ricorrenti in
tutti i manuali, sui quali ci si limita a richiamare l’attenzione affinché la
somiglianza tra italiano e spagnolo non tragga in inganno lo studente al
momento della produzione. Si potrebbe definire un approccio “operati-
vo”, in quanto il suo scopo prioritario è correggere quegli errori che con
maggiore frequenza si riscontrano negli studenti italiani, lungi dall’of-
frire opportunità di riflessione sulla lingua e cultura del proprio paese in
rapporto a quella del paese o paesi in cui è parlata la lingua straniera,
come prescrivono oggi l’educazione linguistica e il “plurilinguismo”
promosso dal Consiglio d’Europa.
Nel caso dei dizionari bilingui, la figura dell’autore appare in molti
casi ancora più sfumata, anche a causa delle notevoli innovazioni tecno-
logiche di cui ha potuto beneficiare questo settore editoriale. Grazie agli
strumenti digitali, l’editore può infatti disporre di banche dati, corpora,
lemmari, che può adattare, ridurre e integrare secondo le proprio esigen-
ze, ma anche vendere a editori stranieri, che potranno pubblicare per
proprio conto o in coedizione con la casa editrice dell’originale un di-
zionario bilingue rivolto al pubblico del proprio paese. Nel caso dell’I-
talia, come si vedrà nel paragrafo seguente, soprattutto negli ultimi anni
sono stati pubblicati numerosi dizionari bilingui di italiano e spagnolo,
molti dei quali come coedizioni. I marchi editoriali sulla copertina e i
diversi tipi di collaboratori citati nel colophon di queste opere possono
darci alcuni indizi circa il tipo di operazione che è stata condotta, ma
17
Si veda appendice 1, sezione 1.2, “Manuali pubblicati in Spagna, adattati per
studenti italiani”, “Scuola secondaria di I grado”.
18
Gente (ultima ed. 2006) per la scuola secondaria di II grado e Gente joven (ul-
tima ed. 2007) per la scuola secondaria di I grado.
19
Nuevo chicos chicas (2007) per la scuola secondaria di I grado e Nuevo Ven
(2003) per la scuola secondaria di II grado.
20
¡Es tu ritmo! (2004) per la scuola secondaria di I grado e Es español (2003) e
Nuevo es español (2006) per la scuola secondaria di II grado .
21
Aula Amigos (ultima ed. 2007) per la scuola secondaria di I grado e Nuevo
ELE (2003) per la scuola secondaria di II grado.
22
Avance (2002), Español en marcha (2005), Nuevo español sin fronteras
(2005), Español 2000 (ultima ed. 2007), tutti per la scuola secondaria di II grado.
23
Vuela (2006), Sueña (2006), Mañana (2005).
Per ultimo, una tipologia dai confini meno netti è quella di manuali
internazionali pubblicati come coedizioni26 senza particolari adattamen-
ti. È lecito supporre che, benché meno efficaci rispetto a quelli che pre-
sentano adattamenti specifici per italiani, questo tipo di prodotto venga
comunque proposto in quanto consente una spesa molto inferiore e può
comunque essere scelto dal docente pur in assenza di integrazioni. Come
è ormai assodato nella teoria e nella pratica glottodidattica, la scelta del
libro di testo è determinata dal contesto di insegnamento e l’attività do-
cente non può comunque prescindere da quell’eclettismo già auspicato
da Calvi in cui qualsiasi manuale andrà obbligatoriamente integrato in
base alle esigenze specifiche degli studenti.
Infine, un ultimo fenomeno degno di nota che si ricollega da una pa-
re alla necessità di integrare i manuali e dall’altra alla particolare di tipo-
logia di dizionari trattata alla fine del precedente paragrafo, è quella dei
materiali complementari che diversi editori spagnoli ora propongono
come supporto all’apprendimento per i parlanti di lingue specifiche.
Come mostra il repertorio, a partire dal 2003, già quattro27 tra gli editori
spagnoli di maggiore rilievo nel campo linguistico hanno proposto dei
volumetti specifici con spiegazioni teoriche ed esercitazioni sulle princi-
pali difficoltà che la lingua spagnola presenta per i parlanti di madrelin-
gua italiana. Pur sulla stessa linea di Falsos amigos al acecho di Sañé e
Schepisi, che però offrivano fondamentalmente una rassegna teorica del-
le principali questioni, questi volumetti si presentano invece come veri e
proprio manuali, seppure di dimensioni ridotte, per consentire agli stu-
denti italiani di lavorare in modo mirato sulle difficoltà che hanno origi-
ne dall’affinità delle due lingue. Occorre però aggiungere che si tratta
sempre di testi pubblicati in Spagna, probabilmente pensati per comple-
tare un manuale di spagnolo come lingua straniera rivolto a un pubblico
internazionale, rivolti per lo più a studenti adulti o che comunque hanno
già raggiunto un certo livello di competenza e desiderano lavorare sul
problema specifico delle interferenze. Nel caso di SGEL ed Edinumen,
infatti, i volumetti appartengono a collane che includono testi contrastivi
tra lo spagnolo e altre lingue, come l’inglese, il tedesco, il francese o il
24
Contacto (2003) y ¡Adelante! (2008) per la scuola secondaria di II grado e
Contacto azul (2004) e Conecta (2005) per la scuola secondaria di I grado.
25
NosOtros (2006) per la scuola secondaria di II grado.
26
Per esempio Habla con nosotros (2003) di SGEL-Bulgarini, per la scuola se-
condaria di II grado.
27
Gli editori in questione sono SM, Edinumen, SGEL e Arco Libros. Si veda la
sezione 1.5 dell’appendice, “Materiali contrastivi complementari”.
portoghese. Ciò non toglie che possano comunque essere visti come una
soluzione, più economica e meno articolata rispetto a un manuale, con la
quale il mercato editoriale spagnolo ha risposto alla richiesta di materiali
contrastivi che affrontino in modo mirato i problemi dell’interferenza tra
lingue affini.
28
Ad esempio, nel caso dei dizionari pubblicati dall’editore Zanichelli, il bilingue
italiano-inglese Ragazzini dichiara “oltre 400.000 voci e accezioni; oltre 3.000 verbi
frasali; oltre 120.000 termini specialistici”. Il bilingue italiano-francese Boch dichiara
“oltre 166.000 voci; oltre 214 000 accezioni”. Il bilingue di tedesco di Giacoma e Kolb
dichiara “oltre 122.000 voci; oltre 210.000 accezioni”. Il dizionario di spagnolo di Sa-
ñé e Schepisi, invece, dichiara solamente “83.000 lemmi; 188.000 significati”.
6. Conclusioni
Come evidenziato nei precedenti paragrafi, la domanda di materiali
per la didattica dello spagnolo in Italia è relativamente giovane. Inoltre,
l’aumento di questa domanda da parte di un pubblico sempre più numero-
so di studenti, in particolare nella scuola, è venuto a coincidere con una
fase dell’evoluzione del mercato editoriale che presenta una serie di carat-
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APPENDICE 1
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APPENDICE 2
I dizionari bilingui italiano-spagnolo, spagnolo-italiani
I “testi fondamentali” (2007)
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Sotto questa voce sono raggruppate anche tutte le pubblicazioni relative allo
Stato Pontificio.
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