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OP
-LI I risultati del 100° Congresso devono scaturire dal sincero Presidente generale CAI
NE SH
maggio 2015 / Montagne360 / 1
Sommario
maggio 2015
Montagne360
La rivista del Club alpino italiano maggio 2015 € 3,90
La grande guerra
Cent’anni fa iniziava anche per l’Italia il
conflitto che insanguinò l’intera Europa
Montagne360. Maggio 2015, € 3,90. Rivista mensile del Club alpino italiano n. 32/2014. Poste Italiane Spa, sped. in abb. Post. - 45% art. 2 comma 20/b - legge 662/96 Filiale di Milano
01 Editoriale Giornata in
Ogni giorno le notizie CAI su
05 News 360 grigioverde www.loscarpone.cai.it
al passo del
Falzarego.
Ci trovi anche su facebook
08 La Grande Guerra Foto M. Vianelli twitter e flickr
10 Le montagne dallo spazio
Mario Vianelli
12 La Guerra in montagna
Enrico Camanni
18 Il Cammino del Centenario
Roberto Mezzacasa
26 Morte di una guida
Mario Vianelli
34 Punta Linke: il “museo” più alto
d’Europa
36
Luca Calzolari
Sotto i reticolati del Pal Piccolo
08
R. Lenardon, M. Potleca
42 Portfolio
Morire per Trento/Sterben für
Trient
a cura di Museo Storico Italiano della
Guerra di Rovereto
48
48 Montagne a pedali: 35 itinerari
per tutti i gusti 48
54
L. Calzolari, P. Rivara, S. Alinovi
54 Federica Mingolla
58 Un sogno chiamato Alpamayo
Massimo De Paoli
66 In cammino nei parchi
Filippo Di Donato
70 Cronaca extraeuropea
48 48
72 Nuove ascensioni
74 Libri di montagna 58
01. Editorial; 05. News 360; 08. The Great War; 01. Editorial; 05. News 360; 08. Der Große Krieg; 01. Editorial; 05. 360 News; 08. La Grande
10. Mountains from space; 12. The mountains 10. Berge vom All aus; 12. Krieg in den Bergen; Guerre; 10. Les montagnes vues de l’espace;
and the war; 18. World War Fist centennial 18. Das Leben des Hundertjährigen; 26. Tod 12. Les montagnes et la guerre; 18. Le chemin
march; 26. Death of a guide; 34. Punta Linke: eines Bergführers; 34. Punta Linke: das höchste du centenaire; 26. Mort d’une guide; 34.
Europe’s highest “museum”; 36. Under the “Museum“ Europas; 36. Unter den Netzen des Punta Linke: le musée plus haute d’Europe;
fence of the Pal Piccolo; 42. Portfolio: Dying for Pal Piccolo; 42. Portfolio: Sterben für Trento; 36. Sous les barricades du Pal Piccolo; 42.
Trento / Sterben für Trient; 48. Mountain Bike: 48. Radelnd durch die Berge: 35 Wege für Portfolio: Mourir pour Trento / Sterben für
35th itineraries for all purposes; 54. Federica jeden Geschmack; 54. Federica Mingolla; 58. Trient; 48. Mountain bike: 35 itinéraires pour
Mingolla; 58. A dream called Alpamayo; 66. Ein Traum namens Alpamayo; 66. Unterwegs tous; 54. Federica Mingolla; 58. Un rêve nommé
Walking trough the parks; 70. International in den Parks; 70. Internationales; 72. Neue Alpamayo; 66. Promener dans les parcs; 70.
news; 72. New ascents; 74. Books about Besteigungen; 74. Bücher über Berge News international; 72. Nouvelles ascensions;
mountain. 74. Livres de montagne.
Guerra e memoria
in Europa negli anni della Belle Epoque. un capo all’altro dell’Italia e si avventa alla
Scrisse a proposito Stefan Zweig: «Riflet- frontiera orientale, dove i cannoni la ripe-
tendo sul passato, qualora ci si chieda per- teranno agli echi delle terre che aspettano
ché l’Europa scese in guerra nel 1914, non la liberazione: guerra! È l’ultima guerra
si possono addurre né argomenti razionali dell’indipendenza. (…) L’ultimo capito-
né fattori di provocazione: non ebbe nul- lo del risorgimento! » E il poeta Corrado
la a che fare con le idee e nemmeno con Govoni tuonava: «Bella è la guerra! (…)
banali questioni di frontiera. La prima gli uomini si sentirono uomini finalmente
guerra mondiale non si può spiegare al- / plasmati d’odio e di ferocia / assetati di
trimenti che con un surplus di forza, una sangue e di vendetta / solo vestiti dei loro
tragica conseguenza di dinamiche interne istinti belluini (...) È bello seminare coi
del Continente in cui le energie accumula- fucili / questa vecchia carcassa della terra
te per quarant’anni cercavano uno sbocco / arare coi cannoni / gli smisurati campi
violento». delle nazioni.»
Una sorta di suicidio collettivo dei popoli Sembra che sia trascorso ben più di un se-
Foto Mario Vianelli
Sul fronte del basso Isonzo le avan- di sanguinosi assalti contro postazioni erano avanzati nel Trentino meridiona-
guardie italiane si mossero a rilento, pressoché impredibili, difese da retico- le, nell’alta Valsugana e nel Primiero,
consentendo agli austro-ungarici di far lati, trincee ed armamenti moderni che nella conca d’Ampezzo e nel Livinallon-
saltare i ponti principali. La 2ª Armata moltiplicavano il numero delle vittime go, in tutto l’alto Isonzo e nella pianura
avanzò invece con facilità nell’alta valle fino a cifre sconosciute in precedenza. friulana fino a giungere ai piedi della
dell’Isonzo, prendendo Caporetto il 25 Il 23 giugno iniziò la Prima battaglia prime alture carsiche. Fino all’autunno
maggio e stabilendo una testa di ponte dell’Isonzo secondo il piano del generale del 1917 – con l’eccezione della Stra-
sulla sponda orientale del fiume. Il 27 Cadorna che prevedeva lo sfondamento fexpedition della primavera 1916, che
maggio furono occupate Aquileia e Gra- del fronte tramite poderose “spallate”: interessò soprattutto la zona degli alto-
ISS Crew/ Image Science & Analysis Laboratory, NASA Johnson Space Center (2)
do, e nei giorni successivi proseguirono ma fu soltanto la prima di una lunga se- piani – il fronte rimase sostanzialmente
gli attacchi lungo gran parte del fronte, rie di inutili carneficine. immutato, con soltanto modesti avanza-
con modeste avanzate italiane. Nel set- Nell’immagine satellitare in apertura la menti pagati un carissimo prezzo di vite
tore alpino la 4ª Armata italiana il 28 linea rossa segue la frontiera del 1915, umane.
maggio occupò Cortina, abbandona- che correva dal confine con la Svizzera L’immagine di questa pagina mostra in-
ta dagli austro-ungarici all’inizio delle fino alle coste adriatiche della laguna di vece, con una forte angolazione, il Friuli
ostilità; la 1ª Armata occupò il passo del Grado. Come si vede, il saliente trentino con il golfo di Trieste e l’Istria, in pratica
Tonale e alcune posizioni nel Trentino giungeva a poche decine di chilometri il teatro di guerra orientale del fronte
meridionale prima di essere bloccata dalla pianura lombardo-veneta e l’inte- italiano. La linea azzurra segue il tor-
dalle difese nemiche. Il 16 giugno gli ita- ra vallata dell’Isonzo rientrava nell’Im- tuoso corso dell’Isonzo, fiume attorno al
liani raggiunsero dopo durissimi scontri pero austro-ungarico; l’unico tratto di quale si sono sviluppati i più feroci com-
la cima del Monte Nero, sulla sinistra confine attestato lungo lo spartiacque battimenti: ben undici battaglie princi-
idrografica dell’Isonzo e dominante la idrografico era nel settore delle Alpi pali – le famose “spallate” di Cadorna – e
conca di Caporetto. Ma ben presto il Carniche. La linea gialla mostra invece un’infinità di scontri minori che termi-
fronte si stabilizzò e il conflitto assunse la situazione un mese dopo l’inizio del narono soltanto nell’ottobre 1917 con il
i caratteri che avrebbe mantenuto nei conflitto, all’inizio della Prima battaglia crollo del fronte italiano fra Tolmino e
tre anni successivi: una guerra di po- dell’Isonzo. Grazie anche agli arretra- Caporetto e l’allestimento di una nuova
sizione, fatta di interminabili attese e menti strategici del nemico gli italiani linea di resistenza sul Piave.
T
utti i conflitti nascono per un confine. È neanche quando parlano, sono commilitoni e
A fronte, dall’alto:
batterie italiane in così anche tra vicini di casa. Nella pro- stranieri allo stesso tempo. Soprattutto non ca-
azione clamazione di guerra del 24 maggio 1915 piscono il campo di battaglia letteralmente ar-
re Vittorio Emanuele III scrive agli uomini in rampicato sul fronte alpino, quel crinale assurdo
Difese in val di Ledro partenza per il fronte: e terribile – forse anche bello agli occhi degli al-
«Soldati di terra e di mare! Il nemico che Vi ac- pinisti romantici, non dei soldati-contadini delle
In questa pagina:
costruzione di cingete a combattere è agguerrito e degno di Voi. pianure e del meridione d’Italia – che va deli-
camminamenti in Carnia Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti neandosi, o meglio chiudendosi, dal Passo dello
dell’arte, egli Vi opporrà tenace resistenza, ma il Stelvio ai calcari del Carso triestino. Si snoda
vostro indomabile slancio saprà di certo superar- senza alcuna pietà umana dai ghiacciai del Ceve-
la. Soldati! A Voi la gloria di piantare il tricolo- dale e dell’Adamello allo specchio d’acqua dolce
re d’Italia sui termini sacri che la natura pose ai del Garda, per attraversare la Vallagarina e risa-
confini della Patria nostra…» lire gli altipiani del Pasubio e di Asiago, la Cima
La parola “nemico” è scritta in minuscolo per d’Asta, le Dolomiti di Fassa, Ampezzo e Sesto, le
sminuire la consistenza dell’avversario, al contra- Alpi Carniche e Giulie, e poi giù fino all’Adriatico.
rio il Vi e il Voi edulcorati dalla maiuscola segna- Un’interminabile esse coricata che scende, sale
no il Valore dei combattenti italiani che vengono e ridiscende le latitudini geografiche e le quote
da ogni regione della penisola, mischiano i dia- altimetriche, cavalcando creste e dirupi ghiac-
letti più improbabili e talvolta non si capiscono ciati senza particolare riguardo per l’uomo, e
Questo progetto muove i suoi primi pas- i passi e i segni in questi nostri giorni, so- per interrogarli e capire. Solo i luoghi sono
si da una significativa apertura che suona stituendo lo zaino alla bisaccia, gli scar- rimasti, testimoni unici e al tempo stesso
di buon auspicio. Il titolo “Cammino del poni ai calzari. Il cammino è elevazione, protagonisti.
Centenario” racchiude, a ben guarda- è arricchimento, è rapporto empatico, è Non tappe di un itinerario escursionistico,
re, una fortunata combinazione crono esperienza di luoghi e di persone. ma somma di rivisitazioni, come sostie-
spaziale. Il “Centenario” ispira ed anima il cammi- ne il suo ideatore Roberto Mezzacasa, di
Già il termine “cammino” è fortemente no, racchiude, nella rotondità della cifra, rintocchi profondi come quelli di Maria
evocativo di tanti significati che spesso una ricorrenza di ampia portata, mondia- Dolens, di memorie rigenerate per fornire
richiamano mistica e spiritualità combi- le nella sua tragicità che coinvolge altri una nuova bussola alle generazioni future.
nate in una ricerca, forse più interiore che numeri, ad esempio i milioni di caduti dei Un plauso a tutti coloro, persone, Enti, As-
estetica, lunga, tenace, paziente. Il cercare vari fronti. sociazioni, che hanno sostenuto e lavorato
e il vedere, il percepire e il meditare, lungo Tornare su questi luoghi è dovere morale, per dar vita a questo moderno pellegri-
un filo interminabile, da macinare passo scevri, almeno auspichiamo, da intenti naggio, ideato per ridare dignità ai tanti
dopo passo. celebrativi e glorificatori, nella convin- caduti, spesso raccolti in misere spoglie
Abbiamo ereditato tanti cammini seco- zione che non può esserci conoscenza dilaniate, destinate a restare ignote per
lari, perfino millenari, da remote genera- reale degli eventi storici senza il contatto sempre.
zioni in movimento dalla notte dei tempi fisico coi luoghi. Un cammino che non è Francesco Carrer
verso una meta, e ancora ne ripercorriamo un’escursione ma un ritorno nei luoghi, CAI, GR Veneto
I
l significato del Cammino del Centenario sta escursionisti desiderosi di scoprire alcune delle in- Pressi di Passo San Sabato 11: Monte Cauriòl (Lagorài Orientale, pos-
tutto dentro il fotomontaggio d’apertura, che numerevoli vestigia della Grande Guerra presenti Pellegrino, in primo sibili varianti).
piano i tabià (fienili) di
negli intenti dell’autore dovrebbe esprimere nell’arco di montagne che va dall’Altopiano dei Set- Lunedì 13: rifugio Boz, Passo Finestra, Passo Alvìs
Valfredda, a sinistra in
questo concetto: si moriva ovunque, perciò tutte le te Comuni alla Marmolada. alto Cima Uomo e Passo e Pass de Mura (Alpi Feltrine, possibili varianti).
strade, mulattiere o sentieri della Grande Guerra Lo scopo del Cammino del Centenario è tornare delle Cirelle Mercoledì 15: Róit, Sella del Col dei Ciót, Forcella
portano ad una colonna mozza. Si moriva dove si in quei luoghi per ricordare i fatti e per onorare i Fólega (Monte Celo, o Zélo, nel basso Agordino,
combatteva, si moriva in trincea sotto le bombe e si caduti e poi per cercare di capire – interrogando A fronte: Canale del sottogruppo della Schiara – Talvéna, possibili va-
Brenta, particolare della
moriva anche dove non si è mai combattuto, sotto la montagna, le pietre e le opere – come sia stato rianti).
Strada del Genio
le valanghe, sotto le frane, o per le durissime con- possibile versare tanto sangue. Dunque visite, non Giovedì 16: spiz Zuèl (riservato all’alpinismo gio-
dizioni in cui si era costretti a vivere e a lavorare, semplici escursioni, ad alcuni luoghi della Grande vanile, Zoldo Alto, tra i monti Pelmo e Civetta).
si moriva ovunque e per tanti motivi, ecco perché Guerra che furono teatro di cruente e famose bat- Venerdì 17: Forcella Staulanza, Crep del Fen, For-
al termine di ogni strada, di ogni sentiero troviamo taglie, come l’Ortigara e il Monte Cauriól, e ad al- cella Àlleghe, Crepe sotto Pioda (Zoldo Alto, tra i
un’ideale colonna mozza. tri meno noti che facevano parte della cosiddetta monti Pelmo e Civetta, possibili varianti).
Il progetto è nato da un’idea dell’autore che pre- Linea Gialla, una linea di resistenza arretrata dove Sabato 18: trasferimento al Passo San Pellegrino
vedeva di effettuare una serie di sopralluoghi e di non si è mai combattuto, ma dove si moriva ugual- per la sosta notturna; possibile visita al Museo
verifiche in alcuni siti ove sono presenti significa- mente. Il percorso non è continuo ma è suddiviso in di Someda (rivolgersi a Livio Defrancesco 334
tive opere militari; al termine dei venti sopralluo- dieci tappe, ma meglio sarebbe dire visite disgiunte, 8222082).
ghi eseguiti, sono stati individuati i dieci siti di cui che possono essere percorse come escursioni di una Domenica 19: Passo San Pellegrino, Forca Rossa,
è composto il Cammino del Centenario. Ciò è stato giornata. Malga Ciapèla (possibili varianti).
possibile grazie al patrocinio e al contributo della Quindi il Cammino del Centenario è articolato in Nei giorni liberi potranno avere luogo iniziative di
Regione Veneto, del CAI GR Veneto e dell’ANA e visite, spesso ad anello, assimilabili ad altrettante vario genere. L’adesione all’iniziativa non com-
grazie alla partecipazione ai sopralluoghi di ele- escursioni disposte lungo due linee: quella del fron- porta la partecipazione all’intero “Cammino del
menti delle sezioni del CAI di Belluno e di Asiago e te vero e proprio – la prima linea dove per anni si Centenario”.
di alcuni Gruppi Alpini aderenti all’ANA che gravi- alternarono guerra di posizione e violenti scontri – Per informazioni e prenotazioni rivolgersi al
tano nell’area del Bellunese e delle valli di Primiero. e la Linea Gialla, composta di una serie di fortifica- Consigliere regionale Cai Alessandro Farinazzo:
Gli stessi volontari che hanno eseguito i sopralluo- zioni che avrebbero dovuto arrestare il nemico nel cell 348 3922136 e.mail:
ghi nel prossimo mese di luglio ripeteranno i dieci malaugurato caso di cedimento del fronte. alessandro.farinazzo47@gmail.com
percorsi per accompagnare gruppi organizzati di Nel Trentino orientale le due linee corrono quasi
Una scelta di tre degli itinerari del Cammino del Cente- quanti sbocchi avesse; circa a metà del colle ci sono
Itinerario nario, i primi due lungo la Linea Gialla, l’ultimo lungo la altre gallerie, una di esse ha una lunghezza davvero
linea del fronte notevole, unica pecca la roccia rossastra non sempre
affidabile. Ci sono anche altri elementi d’interesse: il
1. Pressi di Passo Col della Boia panorama circolare - che comprende le Prealpi Venete,
Brocón, Col della Boia Difficoltà: E lungo la linea di cresta del Col della Boia e la Cima d’Asta, una parte del Lagorài e delle Pale di San
tratto attrezzato del
dalla cima di questo alle gallerie situate a metà altezza Martino - ci sono le fioriture che hanno reso famoso
Trodo [sentiero] dei Fiori
del colle; T la restante parte del percorso questo modesto colle e poi c’è una curiosità che forse
Dislivello in salita e in discesa: 510 m non tutti sanno: la stele posta sul Passo Brocón – dove
Lunghezza del percorso: 8 km in seguito è stata apposta la lapide che ricorda gli 11
Tempo di percorrenza, visite comprese: 5 ore alpini travolti da valanga il 9 marzo 1916 – fu eretta dal
Stato dei sentieri e della segnaletica: buono governo austriaco nel 1908 al termine dei lavori di co-
Rifornimento idrico: a Passo Brocón struzione della strada.
Il sentiero CAI-Sat 396 - conosciuto come “Trodo dei
Fiori”, dove Trodo sta per sentiero - inizia al Passo Bro- Forcella Staulanza, Crep del Fen, Forcella
cón (l625 m), accanto all’Albergo Pizzo degli Uccelli, e Àlleghe, Crepe sotto Pioda
sale per ripidi pascoli puntando alla forcella che separa Difficoltà: E nel breve tratto tra Forcella Àlleghe e l’im-
il Pizzo degli Uccelli (a destra) dal Col della Boia, local- bocco della galleria delle Crepe sotto Pioda, T nella ri-
mente detto Col del Boia. Da questa forcella si può ar- manente parte
rivare sulla cima del Col della Boia (2066 m) sia andan- Dislivello in salita: 425 m
do a sinistra (facile), sia andando a destra per sentiero Dislivello in discesa: 625 m
molto panoramico che segue la rocciosa linea di cresta Lunghezza del percorso: l0 km (con arrivo a Palafa-
Estate 1916, schizzo del settore affidato alla IV Armata del colle (percorso attrezzato con corda metallica). Il vèra)
sentiero di sinistra arriva direttamente all’ingresso del- Tempo di percorrenza, visite comprese: 6 ore e 30
La linea di colore nero corrisponde alla prima linea, quella di colore zando i preesistenti forti del Cadore e dell'Agordino e costruendo, la galleria principale, quello di destra porta invece sulla minuti
giallo corrisponde alla linea di "resistenza ad oltranza”, convenzio- col contributo determinante della popolazione locale, centinaia cima del colle, dove c’era un osservatorio. I sentieri che Stato dei sentieri e della segnaletica: buono quasi
nalmente detta “Linea Gialla”, una serie di fortificazioni concepite di gallerie e centinaia di chilometri di trincee. Tutte queste opere solcano questo colle sono tutti di origine militare. ovunque
dallo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano per contenere e respin- erano collegate tra loro da un’efficiente rete di strade, mulattiere e L’elemento di maggiore interesse di questa visita è co- Rifornimento idrico: a Forcella Staulanza, Casera Ve-
gere l'eventuale attacco di ingenti forze nemiche se ci fossero stati sentieri, che ancor’oggi sono parte importante della rete escursio- stituito dalla grande fortezza in caverna scavata pochi scovà e Casera Pioda
cedimenti nella linea del fronte. La Linea Gialla fu realizzata utiliz- nistica dei luoghi di guerra. metri sotto la cima del Col della Boia: difficile stabilire A poche centinaia di metri di distanza dalla Forcella
Q
uesta è la storia di una tragedia avvenuta località dolomitiche di grande importanza stra- Il settore bellico di
un secolo fa, nelle prime settimane della tegica e teatro di vere carneficine – come Mon- Lavaredo visto dal
Grande Guerra. Il protagonista della vi- te Piana, Som Pouses e il Col di Lana –, mentre Frankfurter Wurstel.
A sinistra, in ombra, il
cenda fu Sepp Innerkofler, alpinista, guida alpina l’irreale profilo delle Tre Cime era già celebre da monte Paterno; a destra
e imprenditore di Sesto in Pusteria. Lo scenario decenni fra gli appassionati di montagna. Il rifu- il rifugio Locatelli, ex
fu invece una scabra distesa di pietre, rocce e pa- gio costruito nel 1882 ai piedi del Sasso di Sesto, Dreizinnenhutte
reti, un mondo ostile ma di incomparabile bellez- oggi intitolato ad Antonio Locatelli, era affollato
za, al cospetto delle pareti nord delle Tre Cime di in estate da gitanti e alpinisti che da Misurina, da A destra: la “pattuglia
volante” di Sepp
Lavaredo e di un orizzonte irto di crode e di mon- Landro o da Sesto salivano fin lì per ammirare il Innerkofler, al centro
tagne fin dove lo sguardo è capace di spingersi. trittico delle pareti nord, veduta fiabesca che rac- con la corda a tracolla
Il settore di Lavaredo fu un teatro di guerra se- chiude la più autentica essenza delle crode dolo-
condario rispetto ad altri, ma gli eventi bellici che mitiche: verticalità, eleganza, vertigine. Gestore
vi si svolsero ebbero grandissima notorietà. Prima del rifugio era Sepp Innerkofler, famosa guida
dell’inizio delle ostilità erano in pochi a conoscere che i benestanti potevano ingaggiare per scalare
In basso: la bara di
Sepp ai piedi del Monte
Paterno durante le
operazioni di trasporto
della salma al cimitero
di Sesto
qualche facile cima e guadagnare così vedute an- chiodati. Poco dopo sposò Maria Stadler dalla conflitto, raccontando la pericolosa guerra di pat- nell’Alta Val Fiscalina e a sinistra della Lista ver-
cor più ampie: ne tornavano pieni di entusiasmo, quale ebbe sette figli, due dei quali morti ancora tuglie con l’efficacia del protagonista. so il Monte Giralba, dove Purcher ed io vediamo
e in tal modo la fama di Sepp si era diffusa ben al bambini. Sorprende innanzitutto l’incredibile resistenza e circa 20 uomini. Magnifica discesa con gli sci fino
di fuori della sua vallata. La sua tragica fine sulla Dal 1898 e fino alla sua distruzione nel 1915 fu la capacità di muoversi velocemente. alla chiusa di valle e poi al Dolomitenhof. Parte-
cima del Paterno, proprio sopra il rifugio, ebbe il gestore del rifugio Dreizinnen (dove si trova “21 maggio: partito alle 6 del mattino per il Mon- cipiamo al ballo.”
perciò vastissima eco in tutt’Europa. Fino ad al- l’attuale Locatelli), già allora una delle principa- te Paterno. Neve pessima; si possono osservare
lora la guerra in montagna era stata considerata li mete dolomitiche. Ebbe anche partecipazioni senza difficoltà gli italiani dietro la Forcella Lava- “Sveglia alle 3 del mattino. Alle 8
più “umana” e in un certo senso più cavalleresca nella gestione del rifugio di Monte Elmo e del redo che schierano le loro batterie e sgomberano parte da Prato Piazza il 1° colpo,
delle orrende mattanze che insanguinavano altri Zsigmondy e nel 1908 costruì l’albergo Dolo- le strade dalla neve. (…)” seguito a brevi intervalli da molti altri”
fronti. Ma la morte di una famosa guida nel cor- miten in val Fiscalina. Alla soglia dei suoi cin- “22 maggio: partenza alle 3 del mattino per il
so di un’azione prettamente alpinistica frantumò quant’anni Sepp Innerkofler era quindi non sol- Rifugio Zsigmondy; molto faticoso, 3 ore. Da lì, “23 maggio: domenica di Pentecoste. Raggiun-
ogni illusione residua: anche qui la guerra era in- tanto la guida più famosa dell’alta val Pusteria, go il Rifugio Tre Cime e proseguo con Purcher,
nanzitutto assurdità, morte e patimenti. ma anche un benestante che poteva guardare con il caporale Hofbauer e Gottfried sino alle pendici
fiducia al futuro della sua famiglia. della Cima Ovest di Lavaredo. Abbiamo incon-
l settore di Lavaredo fu secondario, Ma nel maggio del 1915 la guerra che aveva già trato una pattuglia di italiani e uno di loro mi ha
ma gli eventi bellici che vi si portato tanti suoi compaesani a morire nelle preso subito di mira con il suo fucile. (…) La sera
svolsero ebbero grande notorietà lontane pianure orientali raggiunse anche le sue arriva la notizia della dichiarazione di guerra. Il
montagne. Benché esente dall’obbligo di leva per Alla soglia dei suoi rifugio viene subito sgomberato. Ricevo insieme
Josef Innerkofler, detto Sepp, nacque nel maso ragioni di età, il 19 maggio Sepp Innerkofler si cinquant’anni Sepp con Forcher l’ordine di andare sul Monte Paterno
Unteredam presso Sesto il 28 ottobre 1865, ulti- arruolò volontario negli Standschützen, assieme Innerkofler era quindi per osservare il nemico. Trascorriamo la prima
mo di quattro fratelli di una famiglia di appas- a due fratelli e al figlio maggiore Gottfried. La sua non soltanto la guida notte di guerra. Sdraiato sul nudo tavolaccio, non
sionati di montagna e di veri e propri alpinisti. Il preziosa esperienza fu messa a frutto dal coman- più famosa dell’alta val riesco a prendere sonno anche perché sono molto
padre avrebbe voluto per lui il mestiere di scal- do, che lo pose a capo di una pattuglia di rico- Pusteria, ma anche un stanco.”
pellino, ma Sepp preferì trovare lavoro in una gnitori. Iniziò subito un’instancabile attività che benestante che poteva “24 maggio: sveglia alle 3 del mattino e pron-
segheria, dedicando ogni momento libero alla consisteva nel sorvegliare le mosse del nemico e guardare con fiducia ti a salire sul Paterno. (…) Alle 8 parte da Prato
caccia dei camosci ed all’esplorazione delle mon- nell’indirizzare il tiro delle artiglierie, ma anche al futuro della sua Piazza il primo colpo, seguito a brevi intervalli
tagne della sua vallata, esperienze che gli valsero nel confondere gli osservatori italiani mantenen- famiglia. Ma nel maggio da molti altri. Alcuni cadono anche a Sesto, ma
il brevetto di guida alpina nel 1889. Negli anni se- dosi in continuo movimento: gli uomini della del 1915 la guerra che io credevo che l’intera faccenda fosse molto più
guenti la sua fama come guida crebbe in parallelo “pattuglia volante” comparivano all’improvvi- aveva già portato tanti animata e non limitata a singoli tiri di artiglieria!
alla sua sua notorietà alpinistica, definitivamen- so su una cima o dietro a una forcella, facendo suoi compaesani a Forcher ha una scatoletta, che riscaldiamo con
te affermata con la prima salita alla cima Piccola credere che le forze austriache fossero molto più morire nelle lontane una candela: è tutto il nostro pasto di mezzogior-
di Lavaredo per la parete nord, assieme a Hans numerose che nella realtà. Nonostante questa pianure orientali no dopo avere saltato anche la prima colazione,
Helversen e Veit Innerkofler, una via tutt’altro infaticabile attività, Innerkofler trovò il tempo di raggiunse anche le sue
che facile se si pensa che fu salita con gli scarponi annotare gli avvenimenti di quei primi giorni del montagne.
suoi uomini di ritirarsi tardi molto sangue, e al Sepp la vita.” Carte 1:35 000
Compreso quanto fosse pericoloso lasciare al ne-
qui gli italiani tardarono a prendere l’iniziativa, mico le posizioni di cresta, nei giorni seguenti gli
perdendo il vantaggio iniziale. italiani occuparono Forcella Passaporto e la cima
Dopo avere rinforzato l’artiglieria con l’arrivo di del Paterno. Un cannone da montagna fu porta-
due obici da campagna nell’alta valle di Campo to con enorme sforzo fin quasi in cima al monte, Dopo avere rinforzato ▲ Sei itinerari scelti: escursionismo
e trekking di più giorni
di Dentro, furono quindi gli austriaci a sferrare all’aerea Forcella del Camoscio da dove si poteva- l’artiglieria con ▲ Tutti i rifugi e i numeri utili
il primo attacco contro la batteria italiana nasco- no colpire i ricoveri austriaci addossati alle pen- l’arrivo di due obici da
sta dietro Forcella Lavaredo; l’occupazione del dici orientali di Torre Toblin. campagna nell’alta Allegato a Meridiani Montagne N° 74 - Direttore Responsabile Marco Albino Ferrari - Errestampa (Orio al Serio - BG)
valico avrebbe anche spostato il fronte su posi- Il tentativo di scacciare gli italiani dal Paterno con valle di Campo di
zioni più difendibili. Dopo un breve cannoneg- un assalto di sorpresa, il 4 luglio, fu un insucces- Dentro, furono quindi IN ALLEGATO
giamento piccoli reparti austriaci mossero verso so che ebbe come epilogo la morte di Innerkofler. gli austriaci a sferrare LA CARTINA INEDITA
la forcella da ovest, costeggiando la base delle Sepp era contrario all’azione perché ben sapeva il primo attacco contro
pareti delle Tre Cime, e da nord, con un distac- che la sua pattuglia di assalitori sarebbe stata la batteria italiana
camento salito a occupare Forcella Passaporto, sicuramente scorta e bersagliata. Ma alla fine nascosta dietro
posizione pericolosa sul fianco dello schieramen- l’insistenza del capitano Wellean, da poco giunto Forcella Lavaredo;
to italiano; sulla cima del Paterno gli uomini di al comando e ignaro dei rischi di questo fronte, o l’occupazione del valico
Sepp Innerkofler tenevano i difensori inchiodati semplicemente il senso del dovere, lo convinsero ad avrebbe anche spostato
al riparo con un preciso fuoco di fucileria. Rag- accettare l’incarico. Pare che il suo commento con- il fronte su posizioni più
giunta la forcella, gli attaccanti si apprestavano clusivo sia stato: “Non può assolutamente riuscire; difendibili.
ci lasceremo la pelle tutti”, e che proibì al figlio Got- nel tersissimo cielo, alte le mani armate di un
tfried di seguirlo con queste parole: “Basta che la masso, rigata la fronte di rosso da una scheggia
mamma pianga per uno solo di noi”. della prima bomba. «Ah! No te vol andar via?».
L’assalto doveva avvenire contemporaneamente Prende giusto la mira, scaglia con le due mani il
contro Forcella del Camoscio e contro il presidio masso. Il Sepp alza le braccia al cielo, cade river-
della Cima del Paterno. La neve ghiacciata e il so, piomba, s’incastra nel camino Oppel, morto.”
buio rallentarono la salita, mentre i difensori fu- Un’altra versione vuole che fu centrato da un
rono allertati dal rumore dei sassi smossi e dal colpo sparato dalle postazioni italiane delle Tre
fuoco di copertura dell’artiglieria austriaca. Così Cime o di Pian di Cengia; il figlio minore di In-
i sei uomini della pattuglia delle guide, dopo aver nerkofler, Josef, appostato presso Forcella di San
scalato il difficile spigolo nord nord ovest del Pa- Candido, ha sostenuto in seguito che il padre fu
terno (la prima salita, nel 1896, era dello stesso vittima di una scarica di fucileria austriaca che
aveva lo scopo di proteggere la sua ascensione;
Innerkofler fu vittima del senso del altri ancora dissero che, una volta giunto in cima,
dovere che lo spinse ad assumersi nell’incerto chiarore dell’alba la guida fu scam-
rischi dall’esito inevitabile biata per un alpino e bersagliata dagli austriaci.
Nei giorni seguenti la tragedia il suo corpo fu
Innerkofler) furono accolti dal lancio di pietre e recuperato con difficoltà dagli alpini che gli die-
da fucilate. dero un’onorata sepoltura sulla cima del monte. All’alba del 4 luglio 1915
All’alba del 4 luglio 1915 Innerkofler morì pochi Nell’agosto del 1918 le sue spoglie furono traslate Innerkofler morì pochi
metri sotto la cima, dopo aver lanciato alcune nel cimitero di Sesto, dove tuttora riposano nella metri sotto la cima del
bombe a mano. Le circostanze della sua fine sono tomba di famiglia. Paterno, dopo aver
ancora misteriose ed hanno alimentato il prolife- Non si saprà mai con certezza come andaro- lanciato alcune bombe
rare di ipotesi. La versione italiana dell’epoca è no le cose. La fine di Sepp Innerkofler assume a mano. Non si saprà
che Sepp fu abbattuto da un masso scagliato da la dimensione epica di una tragedia sacrificale: mai con certezza come
un alpino del presidio sommitale, versione tra- la guida fu vittima di un senso del dovere asso- andarono le cose. La
mandata nel colorito racconto di Antonio Berti, luto e indiscutibile che lo spinse ad assumersi fine di Sepp Innerkofler
che in quel tempo prestava servizio come uffi- quotidianamente rischi dall’epilogo pressoché assume la dimensione
ciale degli alpini proprio nel settore Lavaredo: inevitabile. di una tragedia
“Eccolo, è giunto a dieci passi dalla cima. Si fa il A un secolo di distanza, il coraggio della valorosa sacrificale: la guida fu
segno della croce e con ampio arco di mano lan- guida suscita ancora ammirazione e anche com- vittima di un senso del
cia la prima bomba oltre il muretto della vedetta mozione perché, tragedia nella tragedia, la sua dovere assoluto che lo
della cima. Lancia la seconda e poi la terza. D’im- morte avvenne sotto gli occhi dei figli Goffried spinse ad assumersi
Tra le più leggere del segmento con soli 870 gr di peso, Salyan è il nuovo modello da avvicinamento tecnico
provviso appare, dritta, sul muretto della vedetta e Josef, allora diciassettenne, che seguirono con quotidianamente rischi
di Asolo studiato per affrontare con il massimo grip vie ferrate, attività di guida e soccorso, trekking.
della cima, la figura di un soldato alpino, – Piero binocolo la sua salita dalle postazioni austria- dall’epilogo pressoché
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1
De Luca del battaglion Val Piave – campeggiante che. E pare un crudele scherzo del destino che inevitabile.
all’assorbimento dell’impatto e al confort generale della calzatura. Con Salyan ai piedi, ti senti leggero,
sicuro, comodo e hai più energie per affrontare al meglio la tua prestazione.
32 / Montagne360 / maggio 2015
Punta Linke: il “museo”
Qual è la storia dell’avamposto di
Punta Linke?
«A Punta Linke, come nella maggior
U
n museo della memoria allog- ed è il risultato di un importante progetto In questa pagina:veduta panoramica da to quel materiale che fino a pochi gior- ro. Nel 2008 iniziò, in collaborazione con 3665 metri e da lì si attraversa un tratto
giato fra cunicoli nella roccia di recupero partito nel 2009 grazie al la- Punta Linke verso il Cevedale. ni prima doveva sostenere migliaia di la provincia di Trento, il Progetto Linke pianeggiante del ghiacciaio prima di ar-
Pagina a fronte: allestimento museale
e nel ghiaccio e baraccamen- voro di un’equipe interdisciplinare che ha soldati. Nei fondovalle il recupero da allo scopo di allestire un un sito visitabile rivare alla Cima Linke. Tutto il percorso
all’interno di un baraccamento dei tempi
ti militari risalenti a un secolo fa. Tutto voluto preservare e restituire al pubblico della guerra
parte della popolazione locale fu imme- per mantenere la memoria degli even- è privo di pericoli e le difficoltà non sono
questo a 3629 metri di altitudine presso le testimonianze della guerra, rimaste co- diato, ma nelle postazioni d’alta quota ti di un secolo fa, ma che voleva anche rilevanti; visti i dislivelli da affrontare e
Punta Linke, non lontano dal rifugio Vioz perte dei ghiacciai per quasi un secolo e la storia di quel determinato posto a chi la neve del primo inverno di pace coprì essere un progetto pilota nel campo del l’altitudine bisogna aver una buona pre-
nel gruppo dell’Ortles-Cevedale. Ma in- riemerse con il loro arretramento. Chie- lo visita, ma di farlo entrare nella storia tutto quello che vi era stato lasciato. Per recupero dell’archeologia bellica». parazione fisica».
nanzitutto un vero e proprio sito dell’ar- diamo al direttore Maurizio Vicenzi qual- rivisitando dopo quasi cent’anni gli stes- anni questo materiale divenne fonte di Cosa trova un visitatore a Punta Quanti visitatori avete avuto sino a
cheologia bellica che permette di cono- che informazione in più sull’interessante si luoghi che durante la Prima Guerra sostentamento per le popolazioni, che Linke? ora?
scere le condizioni di alloggiamento e di iniziativa. Mondiale furono teatro di guerra. Perciò salivano nelle postazioni per recuperare «La visita del sito è un’immersione nel- «Il sito è stato aperto al pubblico lo scor-
vita dei soldati che dovevano presidiare i responsabili del museo di Peio hanno utensili, attrezzature varie, materiali da la storia perché tutto è stato mantenuto so 14 luglio dopo 6 anni di lavori,ed è
ininterrottamente anche le postazioni Come è nata l’idea del museo più alto cercato per anni sul territorio qualcosa costruzione, abbigliamento viveri, e mol- come è stato trovato: esso rappresenta rimasto aperto sino al 14 settembre per
più remote e disagiate. Punta Linke rien- d’Europa? che andasse oltre il racconto e che fosse to altro ancora. Alcune delle postazioni a uno squarcio della vita che per anni si è tutti i fine settimana con un affluenza
tra nel grande museo del Comune di Peio «Premetto che non è un museo ma un in grado di mantenere viva la memoria di quota più alta vennero invece inglobate svolta lassù. Solo visitando direttamente di 830 visitatori, e questo nonostante
che raccoglie oltre 2000 reperti bellici vero e proprio sito archeologico. La gran- un evento quasi unico nella storia: il por- dai ghiacciai che le custodirono al loro il territori e ripercorrendo i sentieri usati le condizioni meteorologiche stagionali
provenienti dal fronte Ortles-Cevedale, de differenza sta nel non voler raccontare tare la guerra a quote cosi elevate». interno sino agli anni Novanta del secolo cent’anni fa dai soldati per raggiungere particolarmente avverse».
Sul monte Pal Piccolo, a ridosso del passo di Mon- margine settentrionale sono più alte di quelle La grotta di Timau
te Croce Carnico (UD), si trova un’interessante e meridionali, contornanti a oriente la piccola con- 165/89FR si apre
travagliata area delle Alpi Carniche al confine tra ca della casera Pal Piccolo di sopra. A est il Pal alla base del Monte
Gamspitz, a circa 2 km
Italia e Austria. Un luogo in cui si è aspramente Piccolo digrada con una serie di conche e dossi,
a sud del Monte Pal
combattuto nella Grande Guerra, ma dove ora detti il Dosso del Cammello (Kamelrücken), fino Piccolo, 50 metri sopra
regna la pace: unico muto testimone delle pas- ai piedi del Freikofel, dente di roccia simile a un la Strada Statale per il
sate tragedie un museo all’aperto. Un luogo dove torrione medioevale; la sua parete settentrionale, passo di Monte Croce
si può camminare seguendo il percorso dell’Alta allora in mano austriaca, cade a picco sulla valle Carnico. È articolata da
un sistema di 200 metri
Via Carnica e rimanendo affascinati dalla varietà del torrente Anger, mentre il versante italiano,
di gallerie parzialmente
dei paesaggi che denotano una struttura geolo- dopo un risalto di roccia quasi verticale, risulta sovrapposte, 60 delle
gica complessa, caratterizzata da rocce antiche meno dirupato. quali utilizzate un
e tormentate. In questo microcosmo, dove gli tempo per scopi bellici,
ingressi di grotte naturali si aprono accanto a La sommità del Pal Piccolo è con opere in muratura,
scale e feritoie in
trincee scavate dai soldati nel duro calcare, sono un altopiano tormentato da ottimo stato di
state scoperte recentemente un chilometro di valloncelli, cocuzzoli e doline conservazione. Le sette
nuove gallerie all’interno di un’antica voragine feritoie costituiscono
“scomparsa”, nel mezzo della terra di nessuno tra Su questo altopiano austriaci e italiani costruiro- delle entrate naturali,
i reticolati delle prime linee contrapposte. no sistemi difensivi sempre più massicci e artico- o semimurate, che si
aprono sulla parete
lati sfruttando anche anfratti e cavità naturali: in
del monte per una
Le grotte sul Pal Piccolo certi punti le postazioni contrapposte erano così lunghezza di 50 metri.
Percorrendo la strada statale 52bis da Udine ver- vicine da poter essere raggiunte dal lancio delle La grotta si presenta a
so l’Austria, le Alpi Carniche si parano innanzi bombe a mano. Il Pal Piccolo è così diventato uno più piani, ai quali si può
maestose come un’imponente muraglia interrot- dei maggiori esempi di sistemi trincerati costruiti accedere mediante una
scala di barre di ferro
ta da un unico valico agevole: il passo di Monte in alta montagna. L’associazione “Amici delle Do-
piegate ad U e infisse
Croce Carnico (Plöckenpass, 1360 m). Nei tempi lomiti – Dolomitenfreunde” , fondata da Walther saldamente nella roccia.
di guerra questo punto di debolezza nella conti- Schaumann, ha qui realizzato un museo storico Foto M. Potleca
nuità dei monti era fondamentale per le opera- all’aperto, recuperando e restaurando oltre 50
zioni del XII Corpo d’armata italiano che presi- opere di fortificazione dei due eserciti, compresa
diava tutta la linea di combattimento dal Monte la teleferica di servizio per la vetta del Pal Piccolo,
Peralba al Monte Rombon. A ovest del passo si ricostruita su modello d’epoca.
ergono i bastioni calcarei della Creta delle Chia- Nella parte italiana attualmente risultano censi-
nevate (Kellerspitzen, 2718 m) e quelli del Monte te nel catasto grotte della regione Friuli Venezia
Coglians (Hohe Warte), che con i suoi 2780 me- Giulia ben 55 grotte che si aprono nei calcari pa-
tri è la vetta più alta del Friuli Venezia Giulia; a leozoici mediamente carsificabili. La prima se-
oriente, invece, le più mansuete cime del Pal Pic- gnalazione di grotte sul Monte Pal Piccolo si deve
colo (Kleiner Pal, 1866 m), Cuelat (Freikofel, 1757 a Michele Gortani (1912) che nel suo famoso li-
m) e Pal Grande (Grosser Pal, 1809 m), divenne- bro intitolato Mondo Sotterraneo cita: “Voragini
ro tristemente famose per i furiosi combattimen- sul Monte Pal Piccolo – Calcari neodevonici, in
ti avvenuti tra il 1915 e il 1917. strati quasi orizzontali, presentano la stessa scul-
Il Pal Piccolo non ha una vetta unica, ma la sua tura dei calcari mesotriassici sul Monte Cuc. Una
sommità forma un piccolo altopiano tormenta- buca più profonda delle altre è riserva d’acqua
to da valloncelli, cocuzzoli e doline che gli con- per la casera Pal Piccolo di sopra (1774 m)”; tale
feriscono il tipico aspetto carsico; le cime del buca risulta catastata con il numero 315 Fr. La
Da domenica 22 marzo 2015 è aperta al provveditore del Museo della Guerra – In queste pagine immagini
Castello di Rovereto la mostra “Morire erano sorretti da ragioni differenti ma vi- dell’allestimesto della mostra al Museo
per Trento/Sterben für Trient. Soldati vevano gli stessi pericoli, le stesse difficol- Storico Italiano della Guerra.
Foto Marco Leonardi Scomazzoni
italiani ed austro-ungarici sul fronte tren- tà nel rapporto con le gerarchie militari,
tino della Prima guerra mondiale/Ita- la stessa traumatica esperienza dell’ucci-
lienische und österreichisch-ungarische dere e dell’essere esposti alla possibilità di
Soldaten an der Tiroler Front im Ersten morire. Lo spazio dell’esposizione – pro-
Weltkrieg” allestita dal Museo Storico segue Zadra – non permette di illuminare
Italiano della Guerra. La mostra, divisa ogni aspetto della Prima guerra mondiale
in tre parti, illustra i principali avveni- ma mette il visitatore nelle condizioni di
menti che hanno caratterizzato il fronte farsene un’idea personale ed equilibrata
trentino del conflitto tra il 1915 e il 1918, e di considerare, accanto alle motivazio-
dal passo dello Stelvio alla Marmolada, e ni politiche ed economiche del conflitto,
racconta, attraverso brani di lettere, diari l’esperienza dei combattenti, i loro pen-
e memorie, come i soldati austro-ungarici sieri e i loro sentimenti mentre venivano
e quelli italiani vissero quella drammati- mandati, da una parte e dall’altra, a “mo-
ca esperienza. I frammenti della vita sul rire per Trento”.
fronte riportati nei racconti dei combat- Nella mostra non c’è un punto di vista na-
tenti sono accompagnati da immagini e zionale privilegiato e i visitatori, siano ita-
oggetti che fanno parte delle collezioni liani, austriaci o tedeschi, troveranno un
del Museo della Guerra ma arrivano an- allestimento rispettoso delle loro diverse
che da alcuni musei della Rete Trentino provenienze e origini. I cento anni trascor-
Grande Guerra. si dalla guerra ci permettono di ripensare,
Nella prima parte la mostra mette in ri- senza animosità e senza nazionalismi quel
salto le diverse memorie della Grande conflitto che segnò la vita di milioni di
Guerra che sono state elaborate in Italia uomini e di donne e di guardare a quella
e in Austria nel corso del Novecento e il vicenda come ad una pagina tragica della
lavoro svolto da molti soggetti (istituzio- nostra storia che abbiamo saputo superare
ni, musei, associazioni) per conservare le dando vita ad un’Europa unita”.
testimonianze materiali del conflitto. Il Tutti i testi in mostra (schede storiche e
percorso prosegue presentando il modo citazioni) sono proposti in italiano e in
in cui il Regno d’Italia e l’Impero austro- tedesco. “Morire per Trento/Sterben für
ungarico entrarono in guerra attraverso le Trient” è aperta al Castello di Rovereto
parole d’ordine della politica e della pro- fino a gennaio 2016 dal martedì alla do-
paganda, l’organizzazione degli eserciti e menica dalle 10 alle 18 ed è stata realiz-
le principali vicende sul fronte trentino. zata con il contributo della Provincia di
La terza parte, mettendo in primo piano Trento (assessorato alla cultura); rientra
diverse citazioni tratte da lettere, diari e inoltre nel programma ufficiale per le
memorie di dieci italiani e di altrettanti commemorazioni del Centenario della
austro-ungarici, racconta come i com- Prima guerra mondiale a cura della Presi-
battenti dei due eserciti si scontrarono su denza del Consiglio dei ministri (Struttu-
questo fronte. ra di missione per gli anniversari di inte-
“Questi soldati – sottolinea Camillo Zadra, resse nazionale).
Montagne
Montagne
MERIDIANI
ALPI GIULIE
ALPI GIULIE
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tutti i gusti
montagna e alla sua frequentazione limiti d’ordine generale che condizionano il mo-
vimento: le caratteristiche morfologiche del terri-
Montagne a pedali è stato realizzato grazie al con- torio e della sua viabilità, e la necessità di tutelare
tributo di numerosi Soci CAI e del Gruppo Ciclo- un ambiente naturale fragile. Al di fuori di tali
escursionismo, che hanno proposto e descritto i limiti la libertà di scelta del modo di spostarsi è
Una nuova iniziativa di CAI, Corriere della Sera e 35 itinerari presenti nel volume. Ampia la gamma assoluta, senza limiti di tempo o di spazio, se non
offerta: escursioni per le famiglie e per i più esper- quelli suggeriti dalle necessarie precauzioni di si-
Gazzetta dello Sport dedicata al cicloescursionismo. ti. In tutte le proposte si sottolinea l’approccio curezza. Per questo motivo il Club Alpino Italiano
Una guida per escursioni in mountain bike in stile CAI: consapevole alla montagna e alla sua frequenta-
zione, il rispetto per l’ambiente e per gli escursio-
ha ritenuto utile proporre una guida che, coeren-
temente ai propri principi di tutela dell’ambiente
cultura, rispetto dell’ambiente e dei pedoni nisti a piedi. Nelle Alpi sono quindici gli itinerari naturale e di salvaguardia della salute personale
presentati che spaziano dalla Liguria al Friuli-Ve- non solo dia indicazioni sugli itinerari, ma an-
di Luca Calzolari nezia Giulia passando da Piemonte, Lombardia, che proponga comportamenti rispettosi tanto
Trentino-Alto Adige e Veneto. Le proposte sulla dell’ambiente quanto degli altri escursionisti
“I
n principio fu la strada. Perché la strada – scrivono nel volume Piergiorgio Rivara e Marco A fronte: Sulla cima dorsale appenninica e sulle isole sono 20: Emilia- utenti a piedi degli stessi sentieri e territori”.
era fatta di fuoristrada. Solo una fettuccia Lavezzo, del Gruppo Cicloescursionismo del CAI del monte Branzi con Romagna, Toscana, Molise, Umbria, Basilicata, Nelle pagine che seguono vi proponiamo un itine-
l’Appennino parmense
tracciata dagli uomini e arata dai carri, ma – la mountain bike è un attrezzo relativamente solo per citarne qualche regione. E poi Sicilia e rario di cicloescursionismo (Tellaro e Montemar-
sullo sfondo.
scabrosa e scandalosa”. Marco Pastonesi, giornali- recente nella pratica dell’escursionismo montano. Foto Piergiorgio Rivara
Sardegna. Non mancano i consigli per prepararsi cello), che non troverete tra quelli proposti nel
sta della Gazzetta dello Sport, nel suo contributo La tradizione associa le origini della mountain al meglio alle escursioni in modo da diminuire i volume in uscita. Una guida imperdibile.
per il volume Montagne a pedali, ci trasporta in un bike a un gruppo di giovani americani, tra di loro,
pezzo di storia del ciclismo e del suo rapporto con Gary Fisher, Joe Breeze, Charlie Cunningham,
il fuoristrada e la verticalità della montagna. “La Tom Ritchey. Essi utilizzarono le vecchie Schwinn
strada era terra e sassi, cioè fuoristrada, soprattutto Excelsior, un modello di bici “ballonet” in uso
quando il gruppo cominciò a considerare non solo ai fattorini e ai portalettere degli anni Trenta e
il ciclismo orizzontale, fatto appunto di orizzonti in Quaranta.” Continuando nella lettura scopriamo
chilometri o miglia, ma anche quello verticale, fatto che la mountain bike arrivò in Italia in occasione
appunto di vertici, altitudini e dislivelli. La prima del Salone del Ciclo e Motociclo di Milano, nel
montagna fu inserita nel Tour del 1905, alla sua ter- Novembre 1983, dove fu notata da alcuni redattori
za edizione. Era il Ballon d’Alsace, il pallone d’Alsa- della rivista «Airone». Questi si rivolsero alla
zia, nei Vosgi, al confine orientale della Francia: un Cinelli, nota fabbrica di biciclette, e insieme
panettone alto 1247 metri”. progettarono il primo modello italiano di mountain
La grande capacità di affascinare del ciclismo sta bike, cui diedero il nome di un piccolo uccello
forse anche nel fatto che prima della motorizzazio- arrampicatore: il “Rampichino”. Nicolò Lurani
ne di massa la bicicletta è stata uno dei principali e gli altri redattori di «Airone» sperimentarono
mezzi di trasporto, e la fatica delle gambe che spin- il rampichino come mezzo per l’escursionismo
gono sui pedali era esperienza comune. In quegli “ideando e realizzando una traversata a cavallo
anni la bicicletta era anche la compagna di tanti delle valli piemontesi del Grana, Maira e Varaita, ai
alpinisti: “Era l’estate del 1952. Pochi soldi, strade piedi del Monviso”. La storia prosegue nel racconto
sconnesse e quasi zero traffico, l’alpinista austriaco di Lavezzo e Rivara sino ad arrivare ai giorni nostri. * Il CamminaItalia è
non dispone di una vettura propria, i mezzi pub- Nel tempo molti Soci CAI si sono avvicinati a questa stata una manifestazione
blici sono limitati, prendono tempo. Ricorrerà alla forma di escursionismo, portando nella pratica del del CAI, organizzata
da Teresio Valsesia nel
bicicletta. Il veicolo d’eccellenza per gli spiriti liberi. cicloescursionismo l’etica del Sodalizio. Tra questi,
1995 e nel 1999, durante
Costa niente, parti e torni quando vuoi, il viaggio Claudio Coppola, che nel 2005 realizzò “la prima la quale una grande
diventa parte integrale dell’impresa.” L’alpinista di traversata in solitaria delle alpi in mountain bike staffetta tra le sezioni ha
cui parla Lorenzo Cremonesi nell’articolo che tro- seguendo lo spartiacque principale. 50 tappe, 2300 camminato per tutte le
vate nel volume, è Herman Buhl. chilometri e 60.000 metri di salite (sette volte montagne italiane, dalla
Sardegna a Trieste, allo
I tempi cambiano e la bicicletta diventa strumento e mezzo l’Everest). – scrive Coppola e prosegue
scopo di inaugurare il
di un nuovo modo di avvicinarsi alla montagna: – La linea guida del percorso è stata quella del Sentiero Italia, il trekking
nasce la “bici da montagna”. “Comparsa in CamminaItalia*. Seguirla però è costato molta più lungo del mondo,
California nei primi anni Settanta del secolo scorso, fatica: venti chili di bagaglio, sembra impossibile circa 7000 km
C
Federica Mingolla in hi non la conosceva deve aver fatto un bella cosa. E così ho partecipato alle competizio-
arrampiacata sulle balzo sulla sedia, dopo aver sentito della ni giovanili, prima ai macroregionali, poi agli ita-
pareti del Verdon.
sua ripetizione di Tom et je ris, il capola- liani, e due anni dopo ho preso parte alla Coppa
Foto Elio Cacchio
voro realizzato nel 2008 da Bruno Clément sulla Italia senior. Intanto, con la supervisione del mio
Rivière gauche delle Gorges du Verdon, una linea allenatore alla Sasp, ho migliorato il mio stile e la
di 60 metri valutata 8b+ e sospesa su un vuoto mia progressione in arrampicata. Un paio d’anni
da vertigine. Ma Federica Mingolla, torinese, dopo facevo già il 7b di corda, per dire. Poi ho avu-
vent’anni compiuti da poco, una delle giovani to un momento di stasi, e per un breve periodo mi
scalatrici italiane più forti e dotate, non se la tira sono fatta consigliare da Stefano Ghisolfi su come
affatto, anzi sembra persino stupita dal clamo- allenarmi. Poi Donato Lella mi ha preso sotto la
re suscitato dalla sua salita dello scorso ottobre. sua ala e, nel giro di qualche mese, ho ottenuto
Prima di lei, tra gli italiani, ci erano riusciti solo dei risultati importanti: sono riuscita ad arrivare
Jacopo Larcher e Andrea Polo, ma per la clim- in finale in Coppa Italia, a salire sul podio, e ad
ber piemontese la vicenda non passa attraverso arrivare seconda. Tutto nello stesso anno, il 2013».
il filtro delle classifiche. Con più di una ragione, Non abbiamo ancora parlato della roccia…
perché si tratta anche di un traguardo personale «Mi ci sono dedicata di più nel 2014, trascurando
importante, se si pensa che Federica arrampica un po’ le gare. Per la verità la falesia l’ho comincia-
solo da cinque, sei anni. ta seriamente due anni fa. Di tanto in tanto saltavo
gli allenamenti indoor per andare a scalare fuori,
«La roccia l’ho avvicinata da piccola, con le mie cosa che non faceva molto piacere al mio allena-
sorelle, a cinque, sei anni. Era un gioco, e mio pa- tore. Ma arrampicare all’aperto per me è un’espe-
dre ci faceva provare qualche passaggino, che noi rienza irresistibile, avevo voglia di uscire e metter-
salivamo con gli scarponcini. Poi, per undici anni, mi alla prova sulla roccia».
ho praticato il nuoto agonistico. Solo quello, e for- E il tuo spirito di competizione, dove è andato
se qualche passeggiata in montagna. Finché ho a finire?
scoperto che vicino a casa mia c’era una palestra «Non sono molto competitiva nei confronti degli
per l’arrampicata indoor. Mia sorella aveva comin- altri; lo sono invece verso me stessa: se decido di
ciato a frequentarla con la scuola e si era iscritta chiudere un tiro duro, lo provo in competizione
«La prima volta, mentre a un corso propedeutico. Diceva che era una cosa con me stessa. In gara,invece, a volte prendo le
ero impegnata su uno divertente, e così ho voluto provare anch’io. La pri- cose un tantino alla leggera. E comunque, due
dei muri della palestra, ma volta, mentre ero impegnata su uno dei muri anni fa, sono riuscita a fare un passaggio di grado:
un allenatore mi ha della palestra, un allenatore mi ha visto e mi ha sono passata dal 7c, 8a lavorato all’8b, 8b+. Sem-
visto e mi ha chiesto chiesto da quanto tempo arrampicavo. Quando ha bra poco, ma è stato un passaggio difficile, come
da quanto tempo scoperto che quello era il mio debutto, è rimasto dire dal 6b al 7a. Un salto importante».
arrampicavo. Quando stupito e mi ha invitato a frequentare un corso re- Ti sei accorta subito delle tue doti in arrampi-
ha scoperto che quello golare. Era il 2009. Sulle prime non sapevo cosa cata? All’inizio eri consapevole di essere più
era il mio debutto, è dire: ci ho pensato su e alla fine ho accettato. E brava di tanti altri?
rimasto stupito e mi ha così ho cominciato ad arrampicare con la società «È una percezione che non ho mai avuto: ho sem-
invitato a frequentare sportiva Sasp, che mi ha permesso di avere una bra arrampicato solo per passione. Mi sono trovata
un corso regolare. Sulle preparazione adeguata». a muovermi sulle difficoltà, ad escogitare un modo
prime non sapevo cosa E le gare? di passare sui tratti duri, solo perché mi piaceva.
dire, ma alla fine ho «Ho cominciato presto, quasi subito, mi hanno Quello che per me ha sempre avuto importanza
accettato». trascinato i compagni, dicevano che erano una è il risultato personale, più che il piazzamento in
Alpamayo
della Cordillera Blanca
di Massimo De Paoli*
Campo alto
sul ghiacciaio
A
lle sei del mattino la luce dell’alba che sammarinesi; alpinisti per passione, in realtà tutti
avvolge le vette bianchissime della Cor- e tre amici veri da oltre vent’anni perché condi-
dillera Blanca peruviana ha qualcosa di vidiamo una grande passione per il volo libero in
magico, soprattutto se la si guarda da 6000 metri. deltaplano.
Su qualunque montagna l’alba è magica, ma qui lo Riccardo – indubbiamente il più forte di noi alpi-
è in maniera speciale: sarà la rarefazione e la lim- nisticamente parlando, ex atleta della nazionale
pidezza dell’aria, sarà la suggestione dei luoghi, le sammarinese di sci – ha mollato il posto sicuro in
luci, non so. Ma così è. banca per fare il maestro di sci, e adesso vive sulle
25 agosto 2014, ore 6, con Riccardo e Miguel affon- Alpi buona parte dell’anno. Uno che pratica tutto
do i ramponi sul ghiaccio della tormentata cresta quel che si può praticare in montagna. Michele in-
sommitale dell’Alpamayo. Davanti a me il baratro vece è da sempre un animale acquatico, che abbia-
del versante est, dietro la canaleta di uscita della via mo strappato all’acqua liquida e portato sull’acqua
dei francesi, da cui siamo saliti. solida. Olimpionico di nuoto in gioventù e da sem-
Quasi mi commuovo. Girandomi vedo la pirami- pre (e tutt’ora) surfista instancabile, ha raccolto la
de del Santa Cruz (6260 m) con la cima illumi- nostra provocazione del Perù e per mesi si è lasciato
nata dalla prima luce del sole, giallo rosata. Dopo trascinare su vie di neve e ghiaccio, dall’Abruzzo
quattro ore di “spicozzate” finalmente realizzo dove al Monte Bianco, in un tour de force che si è con-
sono. Sulla punta della montagna dei miei sogni. A cluso con una notte all’addiaccio tra le pietre della Davanti a me il baratro
sud, praticamente accanto a noi, il Quitaraju. Ad cima del Corno Grande del Gran Sasso pochi giorni del versante est, dietro
est la schiena di drago del Pucajirca, da cui arriva la prima della partenza, a quasi 3000 metri, sotto la la canaleta di uscita
luce. Un po’ più distante verso sud un’altra stupen- pioggia. Passando anche per un sabato pomeriggio della via dei Francesi, da
da piramide: l’Artesonraju, quello della Paramount trascorso dentro la cella di surgelazione di un amico cui siamo saliti.Non è
Picture, dietro al quale è tutto uno schieramento di di Riccione che produce piadine, a meno 30°C, per un sogno, sono proprio
punte bianche, a perdita d’occhio, su cui svetta lo provare la tenuta dei sacchi a pelo. E poi vengo io, lì. Ci abbracciamo,
Huascaran, il più alto di tutti. innamorato delle montagne da sempre, ma inna- mentre sbucano dal
Non è un sogno, sono proprio lì. Ci abbracciamo, morato anche del Perù da quando, da bambino, ho canale anche Fredi e
mentre sbucano dal canale anche Fredi e Hugo, i letto un libro sulla storia degli Incas; ci ero già stato Hugo, i nuovi amici
nuovi amici peruviani, con noi da tre giorni. due volte con la famiglia per vedere i luoghi leggen- peruviani, con noi da
Per anni ho sfogliato libri e riviste, e guardato foto dari immaginati nei libri, e dove sognavo di torna- tre giorni. Per anni ho
su internet dell’Alpamayo. Sognando. Ed ora sono re da alpinista. L’obiettivo era quello di salire tre sfogliato libri e riviste,
proprio su quella cima. o quattro vette della Cordillera Blanca, ma il vero e guardato foto su
Siamo partiti dall’Italia il 10 agosto, con in tasca obiettivo, inutile nasconderlo, era l’Alpamayo. Me internet dell’Alpamayo.
il patrocinio CAI: io, Riccardo Stacchini e Miche- n’ero invaghito come può succedere con una donna. Sognando. Ed ora sono
le Piva, un veronese trapiantato a Rimini e due Un cuop de foudre che mi segnava da anni, e ormai proprio su quella cima.
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Nel 2013 avevamo contattato l’associazione peru- diverse quebradas (valli interne) della Cordillera
n
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viana di guide “Don Bosco en Los Andes” di Mar- Blanca, diventati punti di riferimento e di appoggio
è fatta di tanti piccoli 5x1000.
dir
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carà e lì è iniziata la pianificazione del nostro sogno. fondamentali per trekker e alpinisti.
n
an
La Don Bosco en Los Andes, di cui tratta l’articolo A Lima, prima di rientrare in Italia, abbiamo vo-
0
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di Laura Bellomi pubblicato su «Montagne360» luto conoscere Padre Ugo, tanta era la curiosità
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nel novembre scorso, è nata dall’iniziativa di Padre di incontrare un uomo che ha generato così tante ell
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Ugo de Censi, salesiano lombardo dell’Operazione opere. Lo abbiamo incontrato nella sua casa men- ,3 Andr
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Mato Grosso (OMG), in Perù dal 1976. Un perso- tre faceva colazione con caffelatte e un mix impres-
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naggio veramente carismatico e vulcanico, seguito sionante di medicine! Un novantaduenne appa- -b usicis
ari ta
sta
o, 46 an
dall’Italia da tantissimi volontari che operano o rentemente inossidabile, tanto carismatico quanto
hanno operato in Perù e in altri paesi del Sudame- lucido, che ci ha accolti come vecchi compagni di
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rica in favore dei più poveri. Il supporto e l’orga- strada, ascoltando i nostri racconti e chiedendoci
nizzazione degli uomini della Don Bosco sono stati di dare il nostro aiuto. Mi ha ricordato un vecchio
Pa
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Luca Sc
determinanti: efficientissimi, professionali, premu- sacerdote milanese morto dieci anni fa, che molto
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rosi e veri appassionati di montagna, ci hanno con- ha inciso nella mia vita, e che come Padre Ugo ema-
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sentito di concentrarci sull’essenziale, senza doverci nava qualcosa di simile alla santità solo a vederlo e ella Se
Angela Argirò, 27 anni - mod
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dedicare alle questioni logistiche come l’approvvi- sentirlo parlare. I frutti concreti di entrambi sono o ta
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gionamento di cibo e la ricerca dei portatori e degli talmente evidenti da non poter essere ignorati, a zz -f
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arrierios, i conducenti di muli e cavalli usati negli prescindere dal credo religioso. E su richiesta di Pa- 4 an
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avvicinamenti. La guida assegnataci, il bravissimo dre Ugo abbiamo in seguito anche partecipato ad
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Miguel Martinez, ci ha anche portato fortuna, dato alcune serate tra Romagna, Marche e Veneto per Pa
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che, in una stagione meteorologicamente molto illustrare la nostra spedizione e le opere dell’OMG
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instabile, durante le salite abbiamo sempre avuto in Perù, assieme ad alcuni dei loro volontari italiani,
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giornate splendide. con cui è nata in questi mesi una bella amicizia.
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Le attività e quindi le entrate della Don Bosco en Fra questi nuovi amici voglio ricordare Pierluigi
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los Andes, oltre ad aver creato lavoro per figli della Valente, per tutti “Bigi”, gestore del Centro Casarot-
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cordigliera che diversamente sarebbero emigrati a to di Marcarà, nostra base di appoggio nella valle
4
, 24 an
i, 4
Lima, servono anche a finanziare le opere dei vo- di Huaylas. Da lì, come prima uscita di ambienta- ario
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lontari dell’Operazione Mato Grosso, che in quella mento e acclimatamento, abbiamo percorso la que- anni
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splendida regione di Ancash costruiscono case per brada Llanganuco, dominata dall’impressionante Pucc
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i più poveri, fanno funzionare asili, scuole e due parete nord dell’Huascaran Norte, grandiosa mon-
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efficientissimi centri di formazione professionale tagna alta 6.664 metri; la parete a tutt’oggi è stata
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Salvato
che abbiamo visitato; inoltre hanno dotato di un salita soltanto da Renato Casarotto nel giugno 1977
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nni - c i - medico
Marina Nicodemi, 31 ann
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rciante
i - pensionato
Giuseppe Lo Monaco, 83 ann
- ristoratrice
ghi, 41 anni
Luana Gessa
- segretaria
lle, 34 anni
Cristina Ava
in 17 giorni di difficilissima e pericolosa scalata. Nevado Ishinca (5530 m) e poi sul grandioso e non
Una parete veramente “grandiosa e impenetrabile”, semplice Nevado Tocllaraju, (6050 m), che in lin-
come scrisse lui stesso. Da un tornante della strada gua quechua significa “trappola di ghiaccio”, lungo
polverosa che sale verso un passo, a quota 3900, la gelida e ventosa cresta nord. Una salita spezzata
siamo saliti al rifugio Perù, piazzato a 4760 metri in due giornate, con un campo in tenda sulla more-
su una terrazza panoramica naturale circondata na all’inizio del ghiacciaio, a 5000 metri di quota.
dalla straordinaria corona delle cime dei nevados Dalla vetta di questa bellissima montagna, salita al
Huandoy, del Pisco, del Chopicalqui, ma soprattut- buio delle prime ore del mattino, lo spettacolo del
to della doppia mole degli Huascaran. I rifugi della sole che sorge dal mare di nubi sopra alla foresta
Don Bosco sono, a tutti gli effetti, rifugi “alpini”, co- amazzonica è stato da brividi, e non solo per i 15
struiti secondo i nostri standard, quindi ben fatti, gradi sottozero! E infine è stata la volta del nostro
accoglienti, e in posizioni veramente ottimali. Per vero obiettivo: l’Alpamayo (5950 m) e la sua straor-
poterli costruire Padre Ugo dovette trattare negli dinaria parete sud ovest. Aiutati dal buon Dio che
anni Novanta direttamente col governo Fujimori. ci ha regalato ancora giornate splendide prima del
Le strutture sono state realizzate a costo zero, gra- maltempo, dopo tre giorni di avvicinamento lungo
zie al lavoro di centinaia di volontari. All’interno la bella e selvaggia quebrada Santa Cruz, e tre notti
del rifugio Perù ci sono fotografie che ritraggono in tenda a temperature sempre più rigide, abbiamo
file lunghissime di persone cariche di mattoni, pie- salito in piolet i 500 metri di dislivello della via dei
tre e travi. Tre chilometri per 900 metri di dislivel- francesi: la direttissima alla vetta, all’inizio facile
lo. Nessun elicottero e nessuna teleferica! ma poi sempre più ripida fino agli 80° circa del Poco distante dal
Attualmente il rifugio Perù è gestito da Massimi- tratto terminale. Le condizioni del ghiaccio erano rifugio Perù c’è uno
liano di Lecco, volontario della OMG, e così sem- buone ed eravamo i primi a salire, seguiti da una degli angoli più belli
bra veramente di essere a casa. Non è un caso in- cordata di statunitensi: una situazione veramente di tutta la regione:
fatti che assieme a statunitensi, francesi e spagnoli, ideale. la famosa Laguna
noi italiani siamo i maggiori frequentatori di quelle Undici tiri di corda per salire, senza grossi proble- 69, di un blu che
montagne. Così, in una regione lontana e sperdu- mi se non il freddo, otto calate in corda doppia per sembra finto, nella
ta, assieme allo spagnolo la nostra è la lingua più scendere; e poi i nostri portatori Cirillo e Antonio quale si specchia la
parlata. che alle 9.45 ci hanno accolto di ritorno al campo spettacolare parete sud
Poco distante dal rifugio Perù c’è uno degli angoli alto, sul ghiacciaio alla base della montagna, con del Nevado Chacraraju
più belli di tutta la regione: la famosa Laguna 69, una fantastica minestra calda. (6112 m), solcata
di un blu che sembra finto, nella quale si specchia Con gli occhi, i cuori e gli animi ricolmi di bellez- verticalmente da una
la spettacolare parete sud del Nevado Chacraraju za e di gratitudine per un’esperienza veramente serie interminabile
(6.112 m), solcata verticalmente da una serie inter- grandiosa (e parecchi amici in più) dopo 24 giorni di canalete parallele
minabile di canalete parallele di ghiaccio. Uno dei siamo tornati a casa. Non solo avevamo raggiunto di ghiaccio. Uno dei
tanti 6000 che conta pochissime vie di salita e po- i primi due obiettivi prefissati: divertirci e tornare tanti 6000 che conta
chissime ripetizioni, scalato per la prima volta da a casa dalle nostre famiglie, ma anche il terzo: sca- pochissime vie di
Lionel Terray nel 1959. lare l’Alpamayo. salita e pochissime
Nei giorni seguenti, con muli e portatori, abbiamo Anche i sogni apparentemente proibiti a volte si ripetizioni, scalato per
raggiunto il rifugio Ishinca, a 4300 metri di quo- possono realizzare. Bisogna provarci. la prima volta da Lionel
ta nell’omonima quebrada, per le salite sul facile * L’autore è socio del CAI di Rimini Terray nel 1959.
C
A fronte: Gran Sasso amminare libera la mente. Nella sua in- L’iniziativa è un potente strumento di coesione.
d’Italia, Ferrata Brizio. terpretazione può diventare arte, per la La montagna richiama l’attenzione di soci, citta-
Foto Filippo Di Donato leggerezza che racchiude e le possibilità dini, amministratori pubblici, mass media, sul
che offre. Dopo la prima fase di assestamento il valore dell’escursionismo e delle aree protette per
In questa pagina:
insieme nella faggeta. corpo si abbandona al ritmo del cuore che pul- frequentare, conoscere e tutelare: un messaggio
Foto Alessandro De Ruvo sa leggero e alle gambe che rispondono agili. Le fortemente sostenuto dalla Commissione Centra-
spalle e le braccia assecondano il movimento e le per la Tutela dell’Ambiente Montano del CAI.
lo sguardo segue il sentiero, osserva l’ambiente Camminare fa scoprire le bellezze dei piccoli bor-
circostante e i panorami lontani. Quando decido ghi montani, porte di accesso alla montagna, con
un’escursione la anticipo sempre mentalmente le storie, le tradizioni e l’artigianato. Ci sono poi le
e così la pregusto e mi preparo all’esperienza. ricadute indotte per il tessuto sociale e la qualità
Una percezione sempre confortata e amplifi- della vita. La tematizzazione dei sentieri tra natura
cata dalla realtà vissuta. La natura è generosa e e cultura, con paesi, montagne, centri visita, musei
pronta a dare, e il sentiero è il mezzo migliore per (anche all’aperto) è tra gli obiettivi della giornata,
avvicinarla. senza dimenticare gli itinerari enogastronomici
Per tutti noi l’occasione giusta per camminare è il che utilizzano i cibi locali.
prossimo 31 maggio, la giornata “In cammino nei Il CAI-Gruppo Lavoro Sentieri (GLS) della Com-
parchi”. Si tratta della 3ª edizione di un appunta- missione Centrale per l’Escursionismo e la TAM
mento nazionale voluto dal Club alpino italiano invitano a camminare ovunque, fuori dalle mura
e dalla Federparchi. Si celebra così anche la 15ª cittadine, lungo i fiumi, sulle colline, nelle valli e
giornata nazionale dei sentieri del CAI, con l’im- in montagna. Aderire alla giornata è semplice in
portante impegno nella manutenzione dei sentieri quanto ogni Sezione/Area protetta/Associazione/
e nella concretizzazione della Rete Escursionistica Ente, potrà organizzare e pubblicizzare iniziati-
nazionale (REI). ve che avranno per tema i sentieri: dall’auspicata
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Montagne360 Errata corrige
La rivista del Club Alpino Italiano
Direttore Responsabile: Luca Calzolari
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