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UTILE=R−CF −CV
CMu=CVu+(CF /Q)
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LA CAPACITA’ PRODUTTIVA (CP): è il numero massimo di unità di output
producibili in un certo intervallo di tempo e date certe condizioni operative, è la
grandezza di riferimento nel processo di dimensionamento delle attività aziendali.
• Una delle principali competenze richieste a chi deve gestire l’azienda è proprio la
capacità di saper coordinare e bilanciare le diverse capacità produttive delle attività
in modo da ridurre al minimo gli sprechi. Se un’unità presenta una capacità
produttiva inferiore rispetto alle altre si va incontro al fenomeno del collo di
bottiglia: la produzione a valle è troppo lenta per assorbire la disponibilità di
output (o viceversa). Tale fenomeno rappresenta un vincolo allo sviluppo delle
potenzialità degli altri reparti o attività, in quanto finisce inevitabilmente per
rallentare tutta la filiera.
EDS=CUx−CUy
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• Il rischio di non saturare grandi CP esiste e, quando avviene, si traduce in
DISECONOMIE DI SCALA.
+ -
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Learning by doing: man mano che si replica l’attività di produzione il tempo
impiegato si riduce in quanto l’impresa acquisisce competenze che portano a
riduzioni di costo e ad aumenti della qualità dei servizi o beni prodotti. Il risparmio è
prevedibile e calcolabile:
CURVA D’ESPERIENZA:
VELOCITA’ DI APPRENDIMENTO:
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Un’azienda posizionata su una curva di apprendimento dell’85% indica che ad ogni
raddoppio dell’esperienza i costi dello svolgimento di tale attività mostrano un
risparmio di costi pari al 15%.
Il risparmio sui lotti (per lotto si intende un raddoppio) è decrescente nel tempo, è
maggiore sul primo e andrà a calare nei successivi. Pertanto, se l’azienda vuole
ottenere nuove sostanziali riduzioni dei costi dovrà realizzare innovazioni di prodotto
e di processo che puntino sulla qualità del prodotto, andandolo a semplificare e ad
eliminare gli sprechi, andandosi a posizionare su una diversa curva di esperienza.
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CASO SCALTRINI
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COSTO TOTALE MATERIE PRIME + ENERGIA (COSTI VARIABILI) =
(COSTO ENERGIA PER COMPRESSORE + COSTO MATERIE PRIME PER
COMPRESSORE) * PRODUZIONE EFFETTIVA ANNUA
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MODELLO COSTI-VOLUMI-RISULTATI: modello utilizzato per studiare le
relazioni tra le tre componenti, utile anche per misurare l’impatto delle varie scelte
gestionali sul risultato economico. Il Risultato economico viene determinato da tre
fattori:
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• Elementi strutturali: CP, esperienza, modularizzazione, estensione orizzontale e
verticale. Fattori chiave nella configurazione delle economie di scala e di
esperienza.
COSTI FISSI: l’analisi CVR assume che i costi fissi rimangano invariati, qualunque
sia il volume realizzato.
periodo.
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Retta costi totali: minimo pari all’ammontare dei costi fissi ed inclinazione pari a
quella dei costi variabili
CF
QP=
Ru−CVu
MDCu=Ru−CVu
CF
Q=
MDC
MARGINE DI CONTRIBUZIONE TOTALE:
MDC =R−CV
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Il margine di contribuzione in genere si esprime in
percentuale, si può calcolare i due modi:
• ELASTICITA’ OPERATIVA: incidenza dei costi variabili sui ricavi, più è alta
più risulta stretta la forbice nel grafico (all’aumentare dei volumi aumentano
rapidamente anche i costi variabili e vi sarà un margine ridotto per la copertura dei
costi fissi):
È anche possibile determinare il volume delle vendite tale da ottenere un utile netto
ritenuto soddisfacente.
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STRATEGIE D’IMPRESA E STRATEGIE
COMPETITIVE
IPOTESI DI PORTER
• CATENA DEL VALORE DI PORTER: l’insieme delle attività svolte all’interno
dell’impresa al fine di generare valore aggiunto. Ciascuna di queste attività può
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fornire un vantaggio competitivo di costo o differenziazione. Secondo Porter le
attività dell’impresa sono di due tipi:
RISORSE:
Tali risorse vengono poi combinate per mettere in atto le varie attività aziendali:
Affinché le rendite possano essere mantenute nel tempo, devono esistere dei
meccanismi di isolamento tali da prevenire i competitori dall’ottenere i medesimi
vantaggi; tali meccanismi possono essere di due forme:
• FORMALI: brevetti
• INFORMALI: asimmetrie informative
I fattori appena illustrati sono necessari per la difesa del vantaggio competitivo
acquisito e dipendono da:
11. Contesti di mercato che isolino le risorse dai concorrenti
12. Contesti organizzativi che combinino le risorse internamente
Quando un’impresa possiede una risorsa che abbia valore, sia scarsa e non imitabile
pone le basi per l’attuazione di un VANTAGGIO COMPETITIVO SOSTENIBILE.
CARATTERISTICHE CHE OSTACOLANO L’IMITAZIONE DELLE
RISORSE DI VALORE:
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• INTERDIPENDENZA DELLE RISORSE: se la possibilità di accrescere una
risorsa non dipende solo dalla risorsa ma anche dal livello delle risorse ad essa
collegate
• NON
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COMPETENZE DINAMICHE: i processi di riorganizzazione e riqualificazione
delle competenze distintive, che rinnovano continuamente l’assetto strategico
d’impresa. Sono il risultato del percorso di apprendimento ed evoluzione d’impresa e
sono raramente acquisibili dall’esterno (sviluppo di nuovi prodotti, alleanze
strategiche ecc.)
• INTRODUZIONE:
• Concorrenza quasi nulla
• Occorre identificare un segmento di consumatori potenzialmente interessati al
prodotto
• Creare un’organizzazione (finanziaria, del personale, di distribuzione ecc.)
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• SVILUPPO:
• Piani di espansione dovuti al successo del prodotto
• Si adottano politiche di vantaggio competitivo per ottenere e mantenere la
leadership
• Impresa inizia ad internazionalizzarsi entrando nel mercato globale
• MATURITA’:
• Lo sviluppo si arresta
• Impossibilità di aumento delle vendite: bisogna sottrarre i clienti ai
competitors
• Aumento della tensione competitiva
• Espulsione dal mercato dei concorrenti poco efficienti o marginali
• Mercato dominato da grandi concorrenti con ambizioni di grande integrazione
verticale
• Politiche di diversificazione verso settori in espansione
• DECLINO:
• La domanda diminuisce a seguito dell’entrata sul mercato di prodotti
sostitutivi
• Declino delle vendite del settore
• Accentuazione della tensione competitiva
• Escono i competitors più deboli
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Dal grafico si nota che le fasi di introduzione e sviluppo sono particolarmente
dispendiose dal punto di vista finanziario, a causa degli investimenti iniziali.
Tenderanno a verificarsi flussi positivi a seguito della stabilizzazione delle attività e
della riduzione dei tassi d’innovazione. Simile sarà l’andamento dei profitti, ma con
fluttuazioni meno accentuate. Tale fenomeno è dovuto alla riduzione dei costi,
conseguentemente agli investimenti iniziali.
Si noti che non è sempre semplice determinare in quale fase del ciclo di vita ci si
trova esattamente, in quanto il modello non presenta un grado di certezza sufficiente
ai fini strategici e gestionali. Nonostante ciò, il modello costituisce ad oggi un utile
punto di riferimento teorico, descrivendo in maniera molto semplice ed efficace
l’evoluzione del settore in cui operano le imprese. Inoltre, data la dinamicità dei
mercati, le strategie d’impresa dovranno essere decisamente mutevoli ed adattive al
fine di generare valore aggiunto.
LA NASCITA
NASCITA DI UN’IMPRESA: frutto della spinta creativa di un imprenditore
individuale, che genera dal nulla un’organizzazione attorno un’idea, detta new
venture. Un’impresa può essere vista come la realizzazione di un’opportunità di
miglioramento, capace di soddisfare in modo migliore i bisogni dei consumatori.
Tuttavia, occorre che tale opportunità sia sfruttabile commercialmente, ovvero che
consenta all’imprenditore di ottenere redditi adeguati.
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• Il nuovo prodotto o servizio deve essere efficacemente difendibile dalla possibilità
di imitazioni rapide, altrimenti soccomberà sotto l’emulazione di imprese
maggiormente consolidate e con più risorse.
• La nuova impresa deve disporre delle risorse e delle competenze necessarie per
produrre la novità e fornire il nuovo bene o servizio in modo efficiente.
I 7 STEP DI VESPER
2. Rifinire l’idea: l’idea deve essere adattata alle esigenze della produzione e del
mercato. Sul piano commerciale, occorrerà definire una strategia di ingresso sul
mercato.
LA CRESCITA
CRESCITA: fase in cui si consolida il nuovo mercato e le regole competitive
diventano più chiare, con una seguente diminuzione del livello di incertezza.
In questa fase:
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LA MATURITA’
MATURITA’:
• rallentamento della crescita della domanda del mercato, fino a tassi di sviluppo
prossimi allo zero.
• Le tecnologie di base, comuni a tutti i processi produttivi, sono ora ben note a tutti
i concorrenti, e quindi risulta difficile offrire un prodotto realmente differente dal
punto di vista tecnico.
• Posizioni consolidate dei leader di mercato
• Consumatori sono sempre meno sensibili alle campagne pubblicitarie e più attenti
ai prezzi. Si scatenano le guerre di prezzo.
• Concentrazione a livello di apparato distributivo: maggior potere contrattuale da
parte del sistema dell’intermediazione commerciale.
• Rallentamento della domanda genera delle eccedenze di produzione, scatenando
crisi che lasciano in vita solo pochi produttori: la riduzione dei costi unitari diventa
il vero obiettivo. Si può perseguire in quattro modi:
• CURVA D’ESPERIENZA: economie di apprendimento
• ECONOMIE DI SCALA: grazie all’espansione della CP
• OTTENIMENTO RISORSE PRODUTTIVE A BASSO COSTO:
tramite l’accesso agli input a condizioni privilegiate (premium price)
• ELEVATI LIVELLI DI EFFICIENZA OPERATIVA IN TUTTI
GLI ASPETTI GESTIONALI: risulta fondamentale attuare attività di
eliminazione degli sprechi e di contenimento delle spese amministrative,
portando ad un abbattimento dei costi generali, e quindi, ad un aumento
del livello di efficienza.
Ci sono alcuni fattori che, se ben gestiti, possono diventare fonte di successo, anche
in questa fase in cui l’espansione economica non è dominante.
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• VUOTI DI OFFERTA: frutto dell’abbandono del settore da parte di molte
imprese interessate allo sviluppo in altri settori.
DECLINO E CRISI
DECLINO: la diminuzione della capacità reddituale e indebolimento della situazione
finanziaria. È il risultato di:
• Progressi e scoperte tecnologiche
• Cambiamenti demografici
• Mutamenti dei gusti e degli stili di vita
• Nuove regole pubbliche o disposizioni legislative
CRISI: condizione di perdite economiche forti e strutturali, tale processo può colpire
sia settori interi che imprese singole, a causa di avversità ambientali ed errori
manageriali.
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3) STRATEGIA DI MIETITURA: l’impresa mira ad ottenere il massimo ritorno
finanziario dal business in declino evitando guerre di prezzo e puntando
esclusivamente sui margini unitari di contribuzione. Ciò significa:
ridurre il numero di varianti
alzare i prezzi
tagliare tutte le attività non essenziali.
Tale comportamento può eventualmente accelerare il declino del settore.
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Accade spesso che imprese solide incorrano in periodi di difficoltà: questo non vuol
dire che si sia affetti da un male profondo, ma solo che è giunto il momento di
ridefinire le proprie strutture aziendali. Diverso invece è il discorso quando si parla
del recupero di una crisi, la cui riuscita è incerta e condizionata dai pesanti costi che
gli stakeholder dell'azienda devono sostenere.
LE STRATEGIE DI CRESCITA
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TRAIETTORIA DELLA CRESCITA:
LA CRESCITA INTERNA
Avviene attraverso un processo di sviluppo delle unità aziendali esistenti volto
all’innovazione e alla valorizzazione delle competenze interne. Esso è attuato:
Sfruttando in modo migliore le risorse che l’azienda ha già, ma che utilizza
solo in modo parziale
Acquisendo nuove risorse utili a migliorarne ulteriormente l’utilizzo.
l’autori
tà sulle
risorse
da
investire
LA CRESCITA ESTERNA
Si differenzia dalla crescita interna in quanto è attuabile in maniera rapida e porta alla
“costruzione di un impero”. Questa crescita avviene mediante l’ACQUISIZIONE di
aziende terze o la FUSIONE.
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FUSIONE: è un processo più rigido in quanto la nuova società subentra in tutte le
attività delle società partecipanti. Può avvenire per:
ESPANSIONE DELL’IMPRESA:
13. Irrobustimento dell’organizzazione (garanzia di sopravvivenza)
14. Assunzione di maggior forza verso i concorrenti
15. Incremento delle retribuzioni
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SVILUPPO ORIZZONTALE:
Avviene quando un’impresa mette in atto un programma che può essere sia di
espansione interna, se si amplia la capacità produttiva o si creano nuove unità, sia
esterna, con l’acquisizione dei concorrenti, ovvero con i processi di integrazione
orizzontale. Ciò può rafforzare la quota di mercato detenuta dall’impresa attraverso
l’ampliamento della gamma di prodotti offerta e l’aumento del numero dei segmenti
di mercato in cui si è presenti.
STRATEGIE DI DIVERSIFICAZIONE:
É una scelta strategica secondo la quale l’impresa allarga l’ambito delle sue attività
(prodotti venduti o mercati serviti). Come già visto può essere:
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16. SINERGIE: lo svolgimento di due o più attività contemporaneamente porta ad
un risultato superiore rispetto a quello dato dalla somma dei singoli risultati nelle
attività (2+2=5)
17. ECONOMIE DI CAMPO: sono costituite dai risparmi di costo che derivano
dalla presenza in più settori. In genere scaturiscono dall’utilizzo condiviso di
risorse immateriali, come la marca e le competenze tecnologiche. Esse hanno
particolare rilevanza nelle aziende che, invece di dare importanza ai singoli
prodotti, preferiscono valorizzare le proprie core competences, applicandole in
ogni modo possibile e diversificando i loro prodotti (ricerca e sviluppo diventano
quindi fondamentali);
INTEGRAZIONE VERTICALE:
A MONTE: se l’impresa inizia a svolgere anche fasi antecedenti rispetto a
quella di cui si occupava precedentemente, al posto dei fornitori
A VALLE: se l’impresa inizia a svolgere fasi successive a quelle svolte
regolarmente, al posto dei clienti.
Vantaggi:
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RISPARMIO SUI COSTI DI TRANSAZIONE e sui rischi di
comportamenti opportunistici di terzi
Tutti questi valori vengono confrontati con le medie di settore o con quelli dei
concorrenti più forti (BENCHMARK)
STRATEGIE DI OUTSOURCING
Si intende la ricerca sistematica di occasioni per affidare a terzi dei processi che
prima erano realizzati all’interno dell’azienda. Questa strategia ha recentemente
portato alla formazione di molte imprese network, con un bassissimo grado di
integrazione. Essa richiede un grande sforzo da parte del top management e deve
essere considerata selettiva, poiché bisogna scegliere con cautela quali operazioni
esternalizzare. Di solito, vengono delegate tutte le operazioni no-core.
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GESTIONE STRATEGICA DELL’
INTERNAZIONALIZZAZIONE
SPINTA ALL’INTERNAZIONALIZZAZIONE:
INTERNA: se il management individua nell’internazionalizzazione un mezzo
per perseguire la mission aziendale
ESTERNA: se stimolata dalle favorevoli condizioni di ingresso in un dato
mercato estero
ORIENTAMENTI DI IMPRESA:
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STRATEGIE DI
INTERNAZIONALIZZAZIONE
Si distinguono quattro forme differenti di strategie di internazionalizzazione, che
derivano dalla coesistenza di due fattori:
• La realizzazione o meno di produzioni all’estero (operazioni produttive)
• La
estimenti diretti all’estero.
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LE STRATEGIE COOPERATIVE:
CRESCITA CONTRATTUALE: si colloca in posizione intermedia rispetto ai
processi di crescita interna ed esterna, comprende un'ampia tipologia di forme di
collaborazione e cooperazione con terzi.
La base economica della collaborazione interaziendale o di un'alleanza strategica
risiede nella possibilità di svolgere in modo migliore una o più attività della catena
di valore.
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LE FORME DELLE RELAZIONI COOPERATIVE
VANTAGGIO COMPETITIVO RELAZIONALE: può essere perseguito
attraverso diverse forme di accordo e di cooperazione, le sue fonti sono:
l’investimento dei partner,
la presenza di meccanismi di apprendimento,
la complementarità delle risorse
la presenza di meccanismi di governance.
Le relazioni competitive si possono rappresentare sulla base dell’intensità del
rapporto che lega le parti:
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RELAZIONI FORTI: in cui i partecipanti sono legati fra loro da strutture formali:
JOINT VENTURES: poche imprese (spesso solo due) creano una terza
impresa per scopi comuni, apportandovi capitale e risorse. Rispetto al
consorzio l’investimento nell’iniziativa risulta rilevante, così come l’ampiezza
e la complessità della cooperazione.
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In una prospettiva RESOURCE-BASED le forme di cooperazione hanno due
motivazioni principali per esistere:
Due categorie di risorse che possono essere coinvolte in una cooperazione fra
aziende:
LA
GESTIONE STRATEGICA NEI PROCESSI DI
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
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L’innovazione è parte integrante delle strategie d’impresa volte a creare e mantenere
vantaggio competitivo nel lungo termine. Essa può riguardare diversi ambiti della
gestione aziendale:
o Forme organizzative
o Approccio al mercato
o Dimensione tecnico-industriale dell’impresa
Può riguardare dispositivi, strumenti e conoscenze legate a nuovi prodotti e servizi
(INNOVAZIONE DI PRODOTTO) oppure dispositivi, strumenti e conoscenze che
mediano tra input e output (INNOVAZIONE DI PROCESSO).
L’INNOVAZIONE
LA TECNOLOGIA
TECNOLOGIA: elemento fondamentale nel determinare i processi di sviluppo delle
imprese poiché supporta le attività svolte dalle imprese per conseguire un vantaggio
competitivo. La tecnologia dà, quindi, forma ai processi di innovazione.
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Il KNOW WHY: conoscenza scientifica del perché a fronte di una certa
azione si verificano determinati effetti.
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GESTIONE STRATEGICA DELL’INNOVAZIONE E
DELLA TECNOLOGIA
POSIZIONE TECNOLOGICA: dipende dal confronto tra le soluzioni tecniche
disponibili nell’azienda e quelle detenute dai principali concorrenti. La posizione
tecnologica può essere:
Le imprese di successo sono, quindi, quelle che indirizzano il loro sforzo tecnologico
verso la ricerca di una posizione di dominanza solida.
Le scelte di gestione dell’innovazione tecnologica sono:
SVILUPPO PRELIMINARE:
SUDDIVIDERE IL PROGETTO IN TANTE PARTI DISTINTE
SI PONGONO TRAGUARDI TECNICI PER OGNI PARTE
FORMAZIONE GRUPPI DI LAVORO
NOMINA DI PROJECT LEADER
BUDGET (alto livello di flessibilità necessario)
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INNOVAZIONE E GESTIONE DEL PORTAFOGLIO
PRODOTTI.
Non è raro che le imprese raggiungano dimensioni di rilevo e debbano trovarsi a
gestire un ampio portafoglio prodotti. Da ciò derivano decisioni legate alla selezione
dei prodotti su cui puntare, alle modalità con cui finanziarli e a come sostituirli una
volta in declino.
CASH COW: Prodotti Star che hanno esaurito la fase di espansione del
mercato, generano alti flussi di cassa e richiedono pochi investimenti.
DOG: Prodotti senza una buona posizione di mercato e con redditività ridotta a
causa di un'accesa concorrenza sui prezzi.
È in genere corretto utilizzare i prodotti cash cow per finanziare i question mark,
nella speranza che diventino star fino a evolversi in nuovi cash cow, ma soprattutto
cercare di sostituire quelli destinati a diventare dog con prodotti innovativi.
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LA GESTIONE FINANZIARIA
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IL FABBISOGNO FINANZIARIO DELL’IMPRESA
PIANIFICAZIONE FINANZIARIA: previsione dei flussi monetari in entrata e in
uscita che si presentano a seguito di un programma di crescita.
Solo in tempi lunghi il totale dei costi corrisponde con il totale delle uscite e il totale
dei ricavi con quello delle entrate, perché vi è uno sfasamento tra momento
economico e momento monetario a causa della diffusa presenza di costi e ricavi
anticipati o differiti.
Il modo, l’entità e i tempi secondo cui si combinano entrate e uscite possono quindi
generare un avanzo o un disavanzo finanziario.
' '
CCN = ATTIVIT A CORRENTI −PASSIVIT A CORRENTI
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CICLO DEL CIRCOLANTE: l’intervallo di tempo che intercorre tra il momento
dell’incasso e il momento del pagamento.
Esse hanno lo scopo di prevedere importi, tempi e durata dei fabbisogni consentendo
di preservare solvibilità e liquidità
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dove 1/(1+i) è chiamato FATTORE DI
SCONTO per l’attualizzazione dei
flussi.
Questo calcolo consiste nel ricondurre al tempo presente tutti i flussi positivi e
negativi derivanti dall’investimento.
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DECISIONI DI FINANZIAMENTO: riguardano le modalità e le forme tecniche di
copertura del fabbisogno finanziario generato sia dalla gestione corrente che dagli
investimenti.
LE FONTI DI FINANZIAMENTO
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LA STRUTTURA FINANZIARIA: PROFILI DI ANALISI, RISCHI
Gli aspetti da considerare nell’ambito della valutazione e della selezione delle fonti di
finanziamento sono numerosi e complessi, in particolare si delineano tre fattori
critici:
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La convenienza economica dell’operazione: la selezione del finanziamento
più conveniente si effettua confrontando il costo effettivo degli alternativi
strumenti di finanziamento (lo strumento di valutazione principale è il VAN).
LA GESTIONE COMMERCIALE
GESTIONE COMMERCIALE: identifica l’insieme delle attività e dei processi
mediante cui l’impresa acquisisce, soddisfa e fidelizza i propri clienti. Si tratta di
coniugare l’offerta delle singole imprese con le richieste della domanda del mercato,
coinvolgendo la gestione delle operations e quella finanziaria.
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SODDISFAZIONE DEI BISOGNI DEI CLIENTI: processo tipico della gestione
commerciale.
ORIENTAMENTI DELL’IMPRESA
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ORIENTAMENTO AL CLIENTE: il cliente diventa un soggetto proattivo che
influenza e determina le logiche di marketing e di sviluppo dei prodotti. Si differenzia
dall’orientamento al mercato per la ricerca costante di nuovi business da affiancare a
quelli già esistenti.
SCAMBIO: processo che porta alla generazione di valore per le parti interessate, che
a conclusione di esso devono trovarsi in una condizione migliore o uguale a quella
iniziale
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MERCATO: il punto di incontro dei potenziali acquirenti che, condividendo un
certo bisogno, sono interessati ad impegnarsi in uno scambio.
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o Miglioramenti del prodotto
o Sforzo distributivo delle imprese
I PROCESSI DECISIONALI
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• MARKETING DIFFERENZIATO: scelta di operare in diversi segmenti con
prodotti differenti, necessita di grandi volumi di vendita per poter funzionare.
• MARKETING INDIFFERENZIATO: l’impresa supera le differenze tra i
segmenti presentando una sola offerta al mercato, puntando a sfruttare
economie di scala
• MARKETING CONCENTRATO: offerta studiata ad hoc per un solo
segmento di mercato, sfruttando una maggiore conoscenza delle preferenze del
consumatore.
• MARKETING DI NICCHIA: elevato grado di differenziazione dell’offerta,
focalizzandosi però su un unico segmento
IL MARKETING OPERATIVO
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POLITICA DI DISTRIBUZIONE: concerne le modalità con cui i beni vengono
resi disponibili per il consumatore. L’impresa deve decidere a quali intermediari
appoggiarsi per le vendite:
• VENDITA SELETTIVA (alcuni venditori selezionati
• VENDITA ESTENSIVA (tutti i rivenditori)
• VENDITA IN ESCLUSIVA (ad un solo intermediario)
Inoltre, deve scegliere il proprio CANALE DISTRIBUTIVO, che può essere:
• DIRETTO (il prodotto passa dall’impresa al consumatore finale)
• CORTO (un solo livello di intermediazione)
• LUNGO (più livelli)
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GESTIONE DELLE OPERATIONS
GESTIONE DELLE OPERATIONS: fa riferimento a tutto il processo di
trasformazione fisico-tecnica di input in output destinati ad attività di consumo o ad
ulteriori attività di produzione.
LA PRODUZIONE
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IL SISTEMA PRODUTTIVO
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irreversibili. Questo tipo di produzione avviene per il magazzino ed è capital
intensive.
L’IMPIANTO ED IL LAYOUT
2 tipi di servizi:
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ATTIVITA’ DI FRONT OFFICE: il valore è generato dal contatto diretto
con il cliente
ATTIVITA’ DI BACK OFFICE: La qualità del servizio dipende dalla sua
progettazione e non dal lavoratore che entra in contatto con il cliente
LA LOGISTICA
LOGISTICA: è il processo di pianificazione, gestione e controllo dei flussi fisici dei
materiali e dei correlati flussi informativi. Ha il compito di assicurare la disponibilità
dei prodotti nel tempo, nello spazio e nei volumi richiesti.
Esistono tre tipi di logistica:
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LA GESTIONE DEI MAGAZZINI E DELLE
SCORTE
MAGAZZINO: Un impianto logistico costituito da locali, attrezzature, personale e
prodotti finiti, custoditi, conservati e resi disponibili per la produzione e la consegna.
Le sue funzioni sono:
Riduzione dei costi di produzione
Capacità di stoccaggio
Corretto scorrimento dei flussi fisici
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GLI APPROVVIGIONAMENTI
APPROVVIGIONAMENTO: Insieme delle attività tecnico-commerciali attraverso
cui le imprese acquistano sul mercato beni e servizi necessari per lo svolgimento dei
processi produttivi e gestionali. I suoi obiettivi sono:
Assicurare la economicità degli acquisti
Preservare la continuità della produzione
Garantire il rispetto degli standard di qualità
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GESTIONE APPROVVIGIONAMENTI:
MARKETING D’ACQUISTO
GESTIONE DEGLI APPROVVIGIONAMENTI: permette di coordinare acquisti
e fabbisogni
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POLITICA DI PREZZO: è diretta negoziazione delle condizioni economiche
che regolano il rapporto con il fornitore, l'attenzione non viene dedicata solo a
fissare il prezzo ma anche gli altri costi da sostenere.
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