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Capacità produttiva
La dimensione dell’aziende si misura attraverso la sua capacità produttiva.
Capacità produttiva = numero massimo di output che possono essere prodotti in un certo
intervallo di tempo, cioè il numero di output massimo che può produrre uno stabilimento in
teoria.
Il concetto di CP si applica a tutte le attività che si svolgono nelle aziende, indipendentemente dal
settore di appartenenza.
Ci mostra quindi la potenzialità del sistema e non la sua reale efficienza perché non è detto che i
programmi di utilizzo aziendale prevedano (o richiedano) l’uso di tutta la capacità disponibile.
Bisogna distinguere fra capacità produttiva teorica e la produzione effettiva.
produzione effettiva
x 100=GRADO DI UTILIZZO o DI SATURAZIONE
CP(teorica)
CONCLUSIONI
Sono davanti a EdS? Sì perché il CMU si abbassa per un’impresa più grande, con più capacità
produttiva. Si mantiene fisso il grado di utilizzo con CP raddoppiata. I costi sono aumentati ma non
sono raddoppiati.
1) Costi variabili unitari diminuiti (da 0.2 a 0.19), acquistando più unità si ha maggior potere
contrattuale
2) Costi fissi
Vi sono alcuni componenti indivisibili (costi che non variano; es. silos, impastatrice, forno)
Altri aumentano, ma non raddoppiano (aumentano meno che proporzionalmente)
Fonti delle EdS
(i) Indivisibilità di alcuni componenti
Alcuni componenti non possono andare sotto una scala minima. Sono elementi che si
presentano con le stesse dimensioni e stessi costi all’interno di un ampio intervallo di
dimensionamento della CP e pertanto i costi ad essi relativi non aumentano in presenza
di aumento di CP
(ii) Maggiore produttività input per effetto della specializzazione
↑dimensione → ↑specializzazione risorse → ↑efficienza (↓CMU)
(iii) Proprietà geometrica dei contenitori
La capacità è proporzionale al volume e non alla superficie.
Es. cubo. Se il lato aumenta, il volume aumenta più della superficie
(iv) Maggiore efficienza degli impianti più grandi
Molti impianti produttivi presentano miglioramento di efficienza all’aumentare della
potenza installata
Aumento potenza = prestazioni migliori e costi che aumentano ma meno che
proporzionalmente
(v) Minori costi unitari di acquisto
All’aumentare della CP, l’impresa aumenta i volumi di input acquistati e ottiene migliori
condizioni nei prezzi d’acquisto (sconti quantità)
Ragione economica, non di efficienza
Le imprese di grandi dimensioni hanno un potere contrattuale più grande
CMU
Q
Il CMU diminuisce in presenza di EdS ma ad un certo punto il CMU inizia ad aumentare
(diseconomie di scala), perché?
1) Limite assorbimento del mercato
2) Richiesta di prodotti differenziati
3) Grandi aziende => minore flessibilità
4) Grandi aziende = maggiore complessità della gestione -> maggiori costi (coordinamento,
gestione, comunicazione…)
5) Costi di trasporto
6) ECONOMIE DI SATURAZIONE (o di assorbimento di costi fissi)
EdS = CMU↓ → ↑CP
= Grado di saturazione
Ec. Di saturazione = CMU↓ → = CP
↑%saturazione
CMU scende per un aumento dello sfruttamento, mantenendo costante la CP
Le economie di assorbimento della CP determinano minori costi unitari all’aumentare del grado di
utilizzo di una data CP e sono maggiori quanto maggiore è il peso dei costi fissi sul totale. Per le
imprese caratterizzate da maggiori costi fissi, le potenzialità di sfruttamento delle economie di
assorbimento sono maggiori rispetto alle imprese caratterizzate da una maggiore incidenza dei
costi variabili.
Due aerei, stessa dimensione. Aereo A al 100%, aereo B solo la metà dei passeggeri 50%.
Aereo A = CMU↓ per individuo
Aereo B = CMU↑ per individuo
Se l’aereo è pieno, mi costa di meno far volare ogni singola persona
Esempio
CP = 1000 unità
CF = 1000
CV unitari = 5
100% 50%
CMU = (1000+(5x1000))/1000 = 6 CMU = (1000+(5x500))/500 = 7
Esempio 2
IPOTESI A IPOTESI B
CP TEORICA 200.000 200.000
PROD. EFFETTIVA 150.000 200.000
GRADO DI UTILIZZO 75% 100%
MATERIA PRIMA (0.2) 30.000 40.000
COSTI VARIABILI 30.000 40.000
Silos 7.500
Impastatrice 8.500
Forno 10.000
Farcitrice 6.500
Confezionatrice 8.000
Personale 30.000
Altri costi (energia…) 5.000
TOTALE COSTI FISSI 75.500 75.000
COSTI TOTALI 105.500 115.500
CMU 0.70 0.57
I costi fissi totali sono uguali perché le due imprese hanno la stessa CP
ECONOMIE DI APPRENDIMENTO (esperienza)
Riduzione CMU (↑qualità) -> effetto esperienza
È dovuto all’esperienza per il fatto di ripetere una stessa attività tante volte. L’esperienza fa
riferimento al volume di produzione cumulata (il numero di volte che l’attività è stata ripetuta)
Definizione = le economie di apprendimento sono riduzioni di tempo regolari e prevedibili nel
CMU di un output che si realizzano al crescere del volume di produzione cumulata
Accumulando esperienza si abbassano i costi a parità di qualità oppure si alza la qualità a parità dei
costi
Non sono solo nell’ambito della produzione ma in tutti gli ambiti presenti all’interno dell’azienda.
Si calcolano valutando la riduzione dei costi ad ogni raddoppio della produzione cumulata
Esempio
1926: Wright Patterson Air
Ore impiegate per produrre un aereo diminuiva all’aumentare degli aerei prodotti. Questa
riduzione era regolare
AIRBUS PRODOTTI GIORNATE MANODOPERA X AEREO
1 200
2 160
3 140.4
4 128
5 119.1
6 112.3
7 106.9
8 102.4
Primo raddoppio (da 1 a 2 aerei) = -20%
Secondo raddoppio (da 2 a 4) = -20%
Terzo raddoppio (da 4 a 8) = -20%
RIDUZIONI REGOLARI
CMU
CX
C2X
STRATEGIE DI REPLICAZIONE
- Replicazione → crescita veloce
Una combinazione particolarmente interessante di economie di scala, di saturazione e di
apprendimento si realizza attraverso le strategie di replicazione.
Replica il business model che ha ideato. Con questa duplicazione cerca di sfruttare competenze e
routine presenti nel patrimonio aziendale e che vengono applicate nello sviluppo di nuove attività
simili.
Es. apertura nuovo punto di vendita
Caso Scaltrini
1. Considerando la situazione attuale
Impianto per 435 comp/ora
80%
Com’è stato calcolato il CMU=22,815
A parità di impianto, cambiando solo il grado di utilizzo, il CMU diminuisce, significa che siamo in
presenza di economie di saturazione.
CMU più basso perché i costi fissi vengono “spalmati” in un numero maggiore di compressori
Impianto grande
700 comp 100% 292 op 700 comp 69%
Produzione effettiva 1.232.000 comp 850.000 comp/anno
Ricavi (p. vendita = 28,5) 35.112.000 24.225.000
Materie prime + energia 1,2 1.478.400 1.020.000
(0,75 + 0,45)
MOD 292 6.032.720 4.173.320
TOTALE COSTI VARIABILI 7.511.120 5.193.320
MOI 20 671.400
Servizi 2.890.000
Manutenzione 1.550.000
Spese generali 3.615.000
Ammortamenti 2.800.000
TOTALE COSTI FISSI 11.526.400 11.526.400
COSTI TOTALI 19.037.520 16.719.720
REDDITO OPERATIVO 16.074.480 7.505.280
(Ricavi - costi)
CMU 15,45 19,67
CMU più basso con il 100% di saturazione = economie di saturazione
PREZZI-COSTO E
PREZZI-RICAVO
DETERMINANTI VOLUMI
STRUTTURALI
Premium price o markup = un’azienda ha bisogno di creare un reddito che serve come
retribuzione per dipendenti e azionisti. Per creare questo reddito è necessario che ricavi < costi;
quindi prezzi ricavo > prezzi costo. La parte eccedente il prezzo di costo che poi determinerà il
prezzo-ricavo, è chiamata premium price.
La scelta di applicare una parte in più rispetto al prezzo di costo è una scelta aziendale e
determinerà il prezzo-ricavo. Determinerà anche la percezione dell’azienda all’interno del mercato
di riferimento. Dipende anche dalla disponibilità a pagare dei consumatori per il bene (fattore
esterno).
I prezzi-costo dipendono dai volumi (maggiore volume, minore prezzo). I volumi sono
fondamentali per capire la struttura di costo (come nel caso Scaltrini) e per capire la domanda e
quindi la produzione ottimale. Se si dovesse produrre una quantità maggiore, questa, nei vari
esercizi, continuerà ad essere portata. La scelta dei volumi è, insieme alla capacità produttiva,
fondamentale per decidere prezzi e costi.
Volumi
A parità di struttura aziendale e di livello dei prezzi, la principale determinante dei costi di breve
periodo è rappresentata dai volumi.
Analizziamo le relazioni fra volumi e risultati aziendali, tramite il modell0 “costi-volumi-risultati”.
Condizioni di produzione
Si possono definire in due rami:
- Della gestione caratteristica, a loro volta in:
1) Impiego ripetuto = immobilizzazioni (quote di ammortamento)
2) Impiego unico:
a) Non strettamente proporzionali ai volumi (costi fissi di struttura, cioè costi non
modificabili nel breve-medio termine, e di politica, costi che servono a migliorare
efficienza o redditività)
b) Strettamente proporzionali ai volumi (costi variabili)
- Della gestione finanziaria e fiscale (costi finanziari e fiscali)
COSTI VARIABILI
Aumentano proporzionalmente all’aumentare dei volumi. Si ipotizza un aumento lineare.
costi costi
volumi volumi
Relazione ipotizzata Relazione effettiva
COSTI FISSI
Anche i costi fissi teoricamente non sono esattamente stabili all’aumentare dei volumi perché
all’aumentare dei volumi, non è detto che CP sia sufficiente (acquisizione nuovi impianti, maggiore
manutenzione)
costi costi
volumi volumi
Relazione ipotizzata Relazione effettiva
Quindi:
COSTI TOTALI = costi fissi + costi variabili
COSTI TOTALI UNITARI = costi totali / volume di beni prodotti e venduti
All’aumentare dei volumi:
- Costi variabili totali ↑
- Costi fissi =
- Costi variabili unitari =
- Quota unitaria costi fissi ↓
- COSTO MEDIO UNITARIO ↓
È un’economia di o assorbimento di costi fissi = aumento dei volumi comporta un aumento del
grado di utilizzo.
BEP
Punto di pareggio o Break Even Point
È il punto in cui i ricavi equivalgono ai costi totali della gestione caratteristica dell’impresa
pertanto, per avere un utile che produrrà remunerazione per gli azionisti, è fondamentale che i
ricavi siano superiori a costi fissi + costi variabili + costi finanziari e fiscali
BEP: R = TC
Se i ricavi sono inferiori ai costi totali, si ha una perdita di esercizio
Il BEP è l’ammontare delle vendite che consente di coprire tutti i costi aziendali
Può essere inteso anche come:
- Numero di pezzi da produrre e vendere per andare in pareggio (BEP in volume)
- Fatturato da conseguire per andare a pareggio (BEP in fatturato)
BEP → R = CT
p*Q = CF + CV
p*Q = CF + CVu*Q CVu = costo variabile unitario
(p*Q) – (CVu*Q) = CF
Q*(p - CVu) = CF
Q = CF / (p - CVu)
p – CVu = MDCu, margine di contribuzione unitario alla copertura dei costi fissi
Il prezzo quindi avrà una componente determinata dal costo variabile più MDCu che serve a
coprire i costi fissi.
Q = CF / MDCu
Il punto di pareggio è il punto nel quale la retta dei ricavi incrocia la retta dei costi totali. La
distanza fra la retta dei ricavi e quella dei costi di gestione caratteristica totali rappresenta il
reddito operativo. Prima del BEP è negativo, oltre è positivo.
MDCu è il contributo che la vendita di ogni unità di bene prodotta e venduta porta alla copertura
di:
- Costi fissi di gestione caratteristica
- Costi fissi finanziari e fiscale
- Formazione dell’utile netto (maggiore MDCu, maggiore utile)
Esempio 1
CF = 135.000
p=6
CVu = 1,50
1) Quante consumazioni devo vendere per coprire tutti i costi fissi?
Volume di pareggio = CF / MDCu = 135.000 / (6 – 1,5) = 30.000
2) Quale fatturato devo realizzare per andare in pareggio?
Fatturato di pareggio = CF / MDC% = CF*p / MDCu = 180.000
Esempio 2
CF = 75.000
CVu = 100
Markup = 2.5
1) Fatturato di pareggio =?
p = C*markup = 250
MDCu = p – Cvu = 150
MDC% = 150 / 250 = 0,6 = 60%
Fatturato di pareggio = CF / MDC% = 75.000 / 0,6 = 125.000
Esiste una correlazione negativa tra costi fissi e variabili: aumentando i costi fissi si riduce
l’incidenza dei costi variabili sui totali (aumenta il rendimento delle attività interne e si riducono le
attività esternalizzate e i relativi costi)
ATTENZIONE = a parità di BEP l’elasticità operativa può essere differente
Esempio 1
Un produttore di mobili sta valutando se acquistare o meno un impianto automatizzato per la
lavorazione del legno che gli consentirebbe di eliminare lavorazioni attualmente svolte da imprese
esterne.
Il costo del nuovo impianto automatizzato è di € 120.000, ammortizzabile in 5 anni
Il nuovo impianto automatizzato richiederebbe anche l’assunzione di un nuovo operaio
specializzato (€40.000) e di uno generico (€ 30.000)
Situazione attuale
Prezzo 300
Costo materie prime 50
Lavorazioni esterne 150
Totale costi variabili 200
Costi fissi
Costo del lavoro 60.000
Costo di manutenzione e gestione impianti 10.000
Ammortamenti 20.000
Altri costi fissi 10.000
Totale costi fissi 100.000
Cosa conviene fare? Dipende dalle prospettive di vendita: Se ci aspettiamo di poter facilmente
superare le 100 unità vendute conviene investire, altrimenti conviene non investire
Il punto di pareggio è il volume di vendita o fatturato utile a coprire non solo tutti i costi fissi di
gestione caratteristica ma anche quelli della gestione finanziaria e fiscale. Se non si coprono tutti i
costi, l’impresa non può produrre un utile. Più alto sarà il fatturato e più bassi saranno i costi, più
alto sarà l’utile.
Il punto di equilibrio reddituale (o di profitto) =
costi fissi+ oneri finanziari+imposte+utile desiderato
MDC
ESERCIZIO
Una palestra sta valutando se investire nelle terme, che porterebbe il prezzo di vendita degli
abbonamenti da 900 a 1.080 euro annui.
Attuale Dopo investimento
terme
CP, numero di abbonamenti vendibili in un anno 2.000 2.000
Prezzo di vendita di ciascun abbonamento 900 1.080
Costi variabili per abbonamento venduto 70 70
Costi variabili per abbonamento associati all’utilizzo delle 0 10
terme
Costo totale del lavoro 400.000 600.000
Affitto annuale locale palestra e terme 300.000 450.000
Altri costi fissi 296.000 450.000
Sulla base dei dati riportati:
Calcolare il punto di pareggio in ciascuna delle due opzioni
Calcolare il grado di elasticità operativa in ciascuna delle due opzioni
Nell’ipotesi che la palestra abbia come obiettivo quello di raggiungere dopo la costruzione
delle terme un ROGC di 300.000 euro, calcolare il numero di abbonamenti che dovrebbe
vendere
SVOLGIMENTO
Situazione attuale Dopo investimento terme
Costi fissi
Costo del lavoro 400.000 600.000
Affitto locale e terme 300.000 450.000
Altri costi fissi 296.000 450.000
TOTALE COSTI FISSI 996.000 1.500.000
Prezzo unitario 900 1.080
Costi variabili unitari 70 80
- CV per notte venduta 70 70
- CV per notte + spa 0 10
MDCu 830 1.000
BEP in volume 1.200 1.500
Costi variabili nel BEP 84.000 120.000
Elasticità operativa 0,084 0,080
ROGC desiderato 300.000
Punto di profitto 1.800
Obiettivi e valori
AMBIENTE
Risorse e competenze SOSTENIBILE
Fornitori
Strategia
Corporate
Strategie competitive
(Strategie d’area d’affari)
1. Strategia d’impresa/corporate
Dove competere in funzione dell’OSF, cioè le aree strategiche d’affari (ASA)
2. Strategie competitive
Come competere, su quali competenze puntare in base alle proprie risorse
3. Strategie funzionali
Sui singoli aspetti della gestione: commerciale, operations, finanziaria. Ricoprono un ruolo
di coordinamento fra obiettivi operativi e strategici
STRATEGIE COMPETITIVE
Catena del valore = insieme delle attività condotte dall’impresa e ciascuna di queste può
supportare un vantaggio competitivo di costo o differenziazione
Le attività dell’impresa, secondo Porter, si dividono in:
- Attività primarie = rappresentano l’attività operativa dell’impresa nelle fasi di acquisto,
trasformazione e vendita
- Attività secondarie (o di supporto) = attività integrative di struttura, gestione delle RRUU e
R&S
L’ottenimento del vantaggio competitivo è legato al perseguimento di una delle strategie di base.
FATTORE COMPETITIVO
Costo Differenziazione
AMBITO Tutto il mercato Leadership di costo Differenziazione
COMPETITIVO Un segmento Focalizzazione
Strategie di base:
- Strategia di costo
Maggiore capacità di economizzare i costi.
Condizioni:
(i) Costi azienda < costi concorrenti
(ii) Prezzo azienda ≤ prezzo concorrenti
(iii) Economie di scala e apprendimento = efficienza processo produttivo
Vantaggi più facilmente realizzabili con commodities
- Strategia di differenziazione
L’impresa produce prodotti differenti per i quali il consumatore è disposto a pagare un
prezzo diverso. Aumentare l’unicità percepita dal cliente (importante sia il marchio sia la
pubblicità). Chiave della differenziazione = il sovrapprezzo rispetto alla concorrenza deve
eccede i costi sostenuti per la differenziazione
- Strategia di focalizzazione
Una delle due in un segmento limitato di mercato
Esempio= focalizzazione differenziazione: Hermes
Focalizzazione costo: Ryanair
Risorse
1. Senza valore = svantaggio competitivo
2. Con valore = opportunità. Possono essere
- Non scarse = parità competitiva
- Scarse = rendite. Possono essere
Imitabili = vantaggio competitivo temporaneo
Non imitabili = meccanismi di isolamento. Possono essere:
o Non organizzate = vantaggio competitivo potenziale
o Organizzate = meccanismi di sfruttamento, quindi
VANTAGGIO COMPETITIVO REALIZZATO
MECCANISMI DI ISOLAMENTO
Meccanismi che ci proteggono dall’imitazione dei concorrenti.
- Meccanismi formali = brevetti
- Meccanismi informali = asimmetrie informative
Perché le rendite derivanti dalla scarsità dei fattori possano essere mantenute nel tempo devono
esistere meccanismi atti a prevenire l’imitazione da parte dei competitor. Servono quindi a
difendere il proprio vantaggio competitivo.
Il processo di generazione/approssimazione delle risorse può dare origine a cinque meccanismi di
isolamento:
1. Diseconomie di compressione temporale
Fenomeno per cui un imitatore non è in grado di risparmiare tempo replicando
semplicemente la risorsa in quanto deve ripetere alcuni investimenti del first mover
2. Dimensione ottima minima
Incrementare il livello di una risorsa è più semplice quanto maggiore è il livello di partenza
della risorsa stessa. Esempio: campagna pubblicitaria di un’impresa di marchio noto e una
sconosciuta
3. Interdipendenza fra risorse = molto spesso le risorse sono collegate fra di loro e quindi la
loro imitazione è sempre più difficile
4. Ambiguità causale = problema nel copiare un’impresa è capire cosa imitare, cioè quali sono
le condizioni che determinano il suo successo
5. Non mobilità = non è trasferibile, quindi impossibile da imitare
Nascita
L’impresa nasce per effetto della spinta creativa di un imprenditore che genera dal nulla
un’organizzazione intorno ad un‘idea e alla propria azione personale. Nella società si generano
continuamente nuove opportunità per effetto di: progressi tecnologici, cambiamenti demografici o
mutamenti nei gusti.
Il nuovo prodotto deve essere difendibile da possibili imitazioni rapide e la nuova impresa deve
avere le risorse necessarie per produrre il bene in modo efficace.
È possibile elencare i passi che, in linea generale, ogni nuova impresa deve effettuare:
- Cogliere le opportunità
- Rifinire l’idea
- Proteggersi dall’imitazione
- Costruzione della squadra
- Start-up
- Finanziamento
- Lancio del prodotto
Crescita
È una condizione necessaria alla sopravvivenza dell’impresa.
Al termine del periodo di nascita la tecnologia, la struttura organizzativa e le strategie di mercato
che avranno successo, appaiono chiare al management
È necessario spostare l’attenzione dal prodotto verso l’innovazione di processo così, se il mercato
cresce rapidamente, non si ha bisogno di sottrarre clienti ai concorrenti, ma si può ottenere una
performance molto alta consolidando la propria posizione sul mercato
Ogni impresa tende a concentrarsi su uno specifico ambito strategico
I concorrenti divengono più efficienti a causa principalmente di economie di scala e di
apprendimento
Maturità
È il momento caratterizzato da maggiore stabilità ma offre condizioni meno favorevoli per
l’ottenimento di adeguati livelli di redditività.
Incremento intensità della concorrenza: espulsione concorrenti marginali e tendenza alla
concentrazione
Il rallentamento della crescita della domanda del mercato crea eccedenze di capacità produttiva;
le imprese possono rispondere con:
1. Riduzione dei costi unitari:
- curva di esperienza
- economie di scala
- ottenimento di risorse produttive a basso costo
- Livelli elevati di efficienza operativa
2. Sfruttamento di particolari “leve”
- Dinamica di nicchia
- Dinamica qualitativa
- Potenzialità innovativa
- Vuoti di offerta
Declino
Due situazioni differenti: declino (riduzione CP, indebolimento della situazione finanziaria) e crisi in
senso stretto (condizione di perdite economiche forti e strutturali)
La fase di declino è caratterizzata da:
- Eccedenza di capacità produttiva
- Assenza di innovazione
- Riduzione numero di concorrenti
- Intesa lotta concorrenziale
In vista di una situazione di declino si dovrebbe:
- Ridurre al massimo gli investimenti in CP
- Orientare l’organizzazione alla flessibilità
- Intraprendere strategie di diversificazione
POSIZIONE COMPETITIVA
I fattori che possono portare alla crisi sono riconducibili a due classi
1. Cause primarie = fattori di tipo ambientale o interno che determinano l’incapacità
strutturale dell’azienda a mantenersi in stabili condizioni di economicità. Sono fattori:
- Strategici
- Finanziario-societari
- Organizzativi
- Straordinari
2. Cause secondarie = intervengono dopo le cause primarie e ne moltiplicano gli effetti.
Riconducibili a:
- Erosione del sostegno degli stakeholders
- Crescenti inefficienze
- Deterioramento del clima interno e dei processi decisionali
LE STRATEGIE DI CRESCITA
MODALITÀ di crescita
1.1 Interna
Crescita interna
È un processo di sviluppo lento che avviene all’interno di una struttura societaria definita.
Consiste nello sfruttare opportunità interne e creare nuove competenze distintive. L’impresa deve
combinare sfruttamento opportunità esistenti/l’esplorazione opportunità nuove. Come? Spin-offs
teams
Spin-off = nuova azienda finanziata dall’impresa
Non sempre la spin-off viene riassorbita dopo il lancio del prodotto
Il vero vincolo alla crescita interna risiede nella difficoltà di creare e valorizzare le capacità
imprenditoriali nell’ambito dell’organizzazione. Ci sono 4 possibili approcci all’imprenditorialità
interna basati su combinazioni di due dimensioni complementari.
RESPONSABILITÀ
Diffuse Concentrate
AUTORITÀ SULLE Dedicata Facilitatore Produttore
RISORSE Contingente Opportunista Sostenitore
Facilitatore = l’impresa mette a disposizione delle attività di sviluppo risorse dedicate, chiedendo il
supporto all’intera organizzazione
Opportunista = l’impresa non si dota di una strategia deliberata e specifica sull’identificazione e sviluppo di
nuove opportunità di business
Produttore = l’impresa crea una business unit ad hoc cui viene affidato il mandato esclusivo di
sviluppare nuovi business
Sostenitore = l’impresa sostiene l’importanza di sviluppare nuovi business sebbene i fondi vengano
stanziati al bisogno
1.2 Esterna
Crescita esterna
Sviluppo mediante acquisizione o fusione con imprese già esistenti
Processo veloce perché sto comprando un business che funziona già.
L’acquisizione consiste nel trasferimento di proprietà di un’azienda verso il corrispettivo di un
prezzo. La fusione può eseguirsi mediante incorporazione o per consolidamento mediante
costituzione di una società nuova. La fusione è una combinazione più rigida rispetto
all’acquisizione poiché l’incorporante subentra in tutte le attività e passività delle società
partecipanti.
Vantaggi crescita esterna = no barriere all’ingresso, maggiore potere di mercato in un tempo
relativamente breve.
Svantaggi = processo esposto al rischio di pagare troppo le imprese acquisite e di subire difficoltà
successive di integrazione
1.3 contrattuale
crescita contrattuale
basata su accordi fra imprese mediante la costituzione di joint venture o altre forme di
collaborazione (strategie cooperative)
STRATEGIE di crescita
2.1 sviluppo orizzontale
2.2 diversificazione
2.3 Sviluppo verticale
2.4 Altre strategie
È finalizzato al rafforzamento della posizione di impresa (quota di mercato) per mezzo di:
- Completamento della gamma di prodotti offerti
- Ampliamento del numero di segmenti di mercato
- Espansione geografica
È un’opzione di crescita dal rischio contenuto e richiede tempi di realizzazione meno lunghi,
consentendo di sfruttare risorse già disponibili. Uno dei principali vantaggi che si può raggiungere
è sotto il profilo dei risparmi dei costi, legati al più economico impiego delle risorse. Il costo
unitario di produzione tende a diminuire al crescere del volume produttivo.
SVILUPPO VERTICALE
Le imprese possono crescere lungo la filiera tecnologica, quindi verticalmente.
Con filiera tecnologica si intende l’insieme di lavorazioni che devono essere effettuate per passare
dai materiali grezzi al prodotto finito.
All’interno di ogni filiera si collocano più imprese, ciascuna delle quali si specializza nello
svolgimento di una o più delle fasi di lavorazione, occupando una posizione. Tale posizione
corrisponde al grado di integrazione verticale.
La strategia di integrazione verticale consiste nella scelta di aumentare il grado di integrazione.
Ogni azienda deve decidere quanto integrarsi (estendersi) a monte e a valle
Integrazione a monte = l’impresa decide di svolgere attività che solitamente vengono svolte dai
fornitori (a monte della propria filiera).
Integrazione a valle = l’impresa decide di svolgere internamente attività tipiche dei clienti e
intermediari (attività a valle della propria filiera). Esempio = Apple invece di usare la GDO, ha
creato gli Apple store
Le imprese devono scegliere il proprio grado di integrazione verticale, ossia l’intensità del controllo
esercitato sulla propria filiera produttiva.
Può avvenire sia per processi interni (esempio di Apple) sia attraverso l’acquisizione di altre
imprese legate o meno da relazioni di filiera
- Svantaggi:
Il coordinamento di numerose attività genera problemi organizzativi e un innalzamento dei
costi burocratici.
Aumento del rischio imprenditoriale in ragione di un incremento di rigidità della struttura
dei costi.
Non c’è la possibilità di passare a nuovi fornitori e a nuovi clienti quando le condizioni di
mercato renderebbero conveniente farlo
Innalza il BEP, esponendo l’impresa al rischio di oscillazione della domanda
Rende costoso e problematico l’abbandono dell’attività che si avvicina al declino
- Vantaggi:
Tecnici = maggiore coordinamento e controllo delle attività, qualità, specificità
Economici = appropriazione dei margini di profitto di clienti e fornitori, riduzione dei costi
di transazione e minore possibilità di comportamenti opportunistici
Concorrenziali = aumento del potere di mercato nei confronti di fornitori e/o clienti e
quindi è un’efficace barriera all’entrata nei confronti di possibili nuovi competitors
Come coinvolgerli per quanto riguarda la parte di sviluppo dei vari paesi e vedendo di adattare
determinati prodotti per venderli localmente. Qui ovviamente vi è l’esigenza di adattare il prodotto
localmente in modo tale da renderlo compatibile con la loro capacità di spesa, magari facendo
anche accordi con i governi, sfruttando il relativo costo del lavoro locale (comparata con la loro
capacità di spesa). Questo chiaramente non solo deve essere visto dalle aziende in una logica di
profitto immediato ma è evidente che in questo modo si ha la possibilità di sviluppare dei mercati.
I primi anno a livello locale sul singolo mercato magari non si riesce a ottenere il massimo profitto
(magari anche in perdita per diversi anni) ma si ha la possibilità di sviluppare un mercato e la
presenza di quell’impresa in quel mercato. Con logiche di medio-lungo termine si ha la possibilità
di creare mercati nuovi con un grandissimo potenziale di crescita.
Prodotti venduti ad un prezzo per loro accessibile, quindi magari non hanno tutte le caratteristiche
del medesimo prodotto nel paese sviluppato (riduco il costo di produzione).
In conclusione
- C’è una varietà di approcci all’internalizzazione, dalla piccola impresa alle multinazionali
complesse che distribuiscono e coordinano le loro attività in tutto il mondo
- Il bilanciamento dei vantaggi di scala e dei vantaggi di adattamento locale è cruciale per
organizzare in modo efficiente le attività internazionali
- I paesi emergenti offrono sia preziose opportunità di localizzazione produttiva (grazie ai
loro vantaggi comparati) sia attraenti mercati di sbocco, anche dopo i livelli di reddito pro-
capite sono ancora bassi
TECNOLOGIA
La tecnologia può essere considerata un elemento fondamentale nel determinare i processi di
sviluppo delle imprese, infatti supporta le attività svolte dalle imprese per conseguire il vantaggio
competitivo.
Le politiche tecnologiche costituiscono il complesso sistematico delle scelte volte ad accrescere e
sfruttare il patrimonio tecnologico di cui un’impresa è dotata
Il patrimonio tecnologico è costituito dall’insieme di competenze e di conoscenze che l’impresa
sviluppa nell’attività di produzione e vendita di beni e servizi.
Quindi, la tecnologia è l’insieme delle conoscenze e delle competenze afferenti ai prodotti, ai
servizi e al loro sistema di produzione/erogazione, cioè è la fonte principale del vantaggio
competitivo. È possibile classificare a fini competitivi le tecnologie, distinguendo quattro tipi:
1. Tecnologia di base e applicata
Tecnologie generiche condivise fra tutte le imprese, quindi non danno vantaggio
competitivo
2. Tecnologia strategica/chiavi = Competenza specifica → vantaggio competitivo = prestazioni
superiori e processi a costi inferiori
3. Tecnologie complementari = non indispensabili (es. tecnologia nel settore della auto)
4. Tecnologie emergenti/sostitutive = minaccia attuali tecnologie di base, scarsamente
conosciute, determinanti nel declino del settore
Posizioni tecnologiche
Forte/dominanza
L’azienda detiene competenze la cui superiorità può essere comprovata da rilevazioni
oggettive (performance)
Allineata (con i concorrenti)
Tipica di settori maturi o iniziali in cui tutti i concorrenti sono allo stesso livello tecnologico.
Non vi sono differenze significative fra le imprese del settore
Debole
Competenze tecnologiche più basse rispetto ai concorrenti
Una posizione di dominanza non sempre corrisponde ad una solida posizione competitiva. Limitate
capacità innovative possono dipendere da fattori di natura:
Culturale: forte orientamento alla scienza e alla tecnologia che offuca le capacità di
interpretare le esigenze del mercato
Organizzativa: scarsa integrazione interfunzionale, inadeguatezza dei meccanismi operativi
Finanziaria: scarsa disponibilità a investire in processi ad alto rischio
Strategica: incapacità di definire precisi e stabili indirizzi di sviluppo innovativo
La definizione degli orientamenti tecnologici e di ricerca si deve ricollegare alla strategia
fondamentale di business; assumono quindi grande rilievo le scelte di gestione dell’innovazione
tecnologica, che riguardano fondamentalmente tre alternative:
- Leadership tecnologica = consiste nell’introdurre, per primi, nuove soluzioni tecnologiche,
assumendo così una posizione di avanguardia, si assume un vantaggio competitivo
- Imitazione (o follow the leader) = consiste nell’acquisire rapidamente soluzione
tecnologiche introdotte dal leader per apportarvi miglioramenti e realizzare vendite a costi
inferiori
- Me too = è perseguita da imprese imitatrici che entrano nel mercato in fase avanzata del
ciclo di vita della tecnologia, in prossimità della maturità.
La crescita contrattuale
Una modalità intermedia di crescita tra quella interna e quella esterna.
Può essere perseguita mediante un’ampia tipologia di forme di alleanze o collaborazioni con terzi.
La base economica della collaborazione interaziendale risiede nella possibilità di svolgere in modo
migliore una o più attività della catena del valore. I vantaggi perseguiti mediante gli accordi si
possono classificare in:
- L’acquisizione di economie di scala, di apprendimento e di altri vantaggi di costo legati a
sinergie
- L’accesso ad asset esclusivi
- La riduzione dei rischi e la condivisione degli investimenti finanziari connessi a investimenti
di elevata entità
- L’unione delle forze per provare a cambiare la struttura settoriale
Fattori critici:
- Fit strategico: reciprocità nel raggiungimento degli obiettivi fra le due imprese
- Fit culturale: se le due imprese sono molto diverse sotto il punto di vista culturale, a volte
non si trovano punti di accordo e si rischia di far fallire l’alleanza
Fit culturale
Basso Alto
Alto 1 Alleanza 2 Alleanza ottimale
potenzialmente
Fit strategico
buona a condizione
di un adattamento
culturale
Basso 3 Alleanza che non 4 Compatibilità ma
permette alcun assenza di vantaggi
vantaggio competitivi
Network di fornitori: forma di alleanza. Accordi lungo la filiera per ottimizzare le operazioni di
acquisto o di vendita. Contratti a lungo termine con i fornitori
Consorzio: una nuova società è creata attraverso l’apporto di capitale da parte di una serie di
imprese, con lo scopo di raggiungere obiettivi comuni più efficacemente e/o velocemente rispetto
all’iniziativa singola (https://www.granapadano.it )
Joint-venture: due imprese realizzano una terza iniziativa, apportandovi capitale e risorse, per
scopi comuni. Rispetto al consorzio, le joint venture vedono la partecipazione di poche imprese e
quindi il loro investimento risulta rilevante. Inoltre implica una figura giuridica indipendente.
GESTIONE FINANZIARIA
Qualsiasi scelta gestionale produce riflessi finanziari. Dal punto di vista finanziario, un’impresa è
costituita da un insieme di risorse e attività che le consentono di operare in settori definiti dalla
strategia. Per acquistare o produrre tali risorse, l’impresa deve far ricorso a fonti di finanziamento
(mezzi propri o debiti verso terzi).
0. Compiti
- Formulare previsioni di tesoreria
- Decidere quanto e in quali attività l’impresa deve investire
- Definire le modalità di raccolta delle risorse a tal fine necessarie
L’obiettivo ultimo è la creazione di valore, nel senso che ogni operazione deve dimostrarsi
capace di accrescere il valore dell’impresa ed è anche lo strumento più efficace per misurare il
successo dell’area finanziaria.
Preservare: liquidità = equilibrio monetario
Solvibilità = equilibrio finanziario
1. Interazione altre gestioni
- Tutte
- Con alcune entra spesso in conflitto di interessi:
i) Funzione commerciale = questa tende a concedere crediti ai clienti (dilazioni) per
aumentare la loro soddisfazione. In conflitto perché questa aumenta il fabbisogno
finanziario
ii) Funzione di acquisti = accontentare fornitori pagando al più presto possibile.
Meno liquidità
2. Crescita impresa
Crescita → ↑ fabbisogno finanziario = importo e durata
L’emergere del fabbisogno finanziario dipende dal fatto che il ciclo di trasformazione di costi e
ricavi incide, oltre che al fabbisogno di capitale, sul ciclo dei movimenti monetari e sulla strategia
di crescita. Ovviamente solo in tempi lunghi il totale dei costi corrisponde al totale delle uscite e il
totale dei ricavi a quello delle entrate, perché vi è uno sfasamento tra momento economico e
monetario.
Ci sono tre aree di generazione del fabbisogno finanziario:
1. Capitale circolante netto
2. Investimenti
3. Forme di finanziamento
(1) CCN
La liquidità che finanzia la gestione corrente
È un indicatore dell’equilibrio finanziario dell’azienda nel breve periodo
È la differenza fra attività correnti (crediti ai clienti, cioè ricavi non incassati o rimanenze, cioè costi
sospesi) e passività correnti (debiti con i fornitori)
Mi mostra i soldi che ho in cassa considerando che devo ancora incassare i crediti e pagare i
fornitori.
Esercizio
Pago fornitori = 30gg
Incasso clienti = 60gg
MP magazzino = 10gg
Produzione = 10gg
Magazzino prod. finiti = 25gg
CC?
(2) INVESTIMENTI
Un’impresa deve decidere se fare o no un investimento soprattutto quando l’impresa sta
pensando di crescere. Decisioni di investimento quindi spesso legate alla crescita.
Queste decisioni riguardano molte aree: commerciale, operatons, innovazione e crescita…
Cos’è un investimento e cosa comporta?
Un investimento comporta un’uscita monetaria al momento dell’acquisto del bene e poi mi
aspetto che questa uscita monetaria renda, cioè generi una serie di flussi di cassa in entrata. Ai fini
di una corretta applicazione dei principi della finanza, tali flussi devono essere:
- Monetari = i flussi in uscita devono essere necessariamente monetari
- Differenziali = si valutano i flussi che si produrrebbero senza investimento e quelli che si
manifesterebbero solo in seguito alla sua realizzazione
- Netti di imposta = i flussi in uscita e in entrata devono essere depurati dagli eventuali
crediti e debiti di imposta
- Lordi di oneri finanziari = non vanno considerati gli interessi passivi legati all’iniziativa
Per formulare un giudizio completo nell’ottica finanziaria su un progetto di investimento occorre
conoscere i seguenti elementi:
- Entità dei flussi generati
- Distribuzione flussi nel tempo
- Valore finanziario del tempo: attualizzazione dei flussi
1. FLUSSI GENERATI
È più vantaggiosa l’alternativa per la quale la somma algebrica delle entrate e delle uscite è
maggiore.
Sto pensando di aprire un nuovo punto di vendita. Avrò un esborso ma negli anni si creeranno dei
flussi di cassa. Flussi netti a imposta.
Flusso = + fatturato (ricavi) – costi – ammortamenti = ROGC
Cioè i soldi che mi entrano dalla gestione caratteristica
ROGC – imposta = Reddito operativo netto a imposta
RO netto imposta + ammortamenti = flusso di circolante della gestione corrente
Indica la redditività interna del business
Non considera il ciclo di circolante, si ipotizza pagamento e incasso immediato
Devo quindi poi aggiungere (+) o togliere (-) le variazioni del CCN
Dovrò sottrarre quando CCN aumenta e sommare quando CCN è basso ( - ↑CCN ; + ↓CCN )
Si ottiene così il flusso monetario della gestione corrente
Sottrarre poi investimenti e sommare i disinvestimenti
Ottengo così il FLUSSO MONETARIO OPERATIVO DELL’IMPRESA
FLUSSI GENERATI
+ Fatturato
- Costi
- Ammortamenti
= ROGC
- Imposta
= Reddito operativo netto imposta
+ Ammortamenti
= FLUSSO CIRCOLANTE GESTIONE CORRENTE
-/+ Variazioni del CCN
= FLUSSO MONETARIO GESIONE CORRENTE
- Investimenti
+ Disinvestimenti
= FLUSSO MONETARIO OPERATIVO DELL’IMPRESA
2. DISTRIBUZIONE
È da preferire l’alternativa che presenta i flussi positivi più vicini nel tempo
n
Ft
VAN =∑ t
−I > 0
t=1 (1+i)
I = investimento
Esempio
I = 900
F = 1° anno = 500
2° anno = 700
3° anno = 800
4° anno = 1000
i = 10%
BISOGNI
La gestione commerciale ha come elementi di partenza i bisogni e i desideri dei clienti. L’acquisto
di un prodotto rispetto a un altri dipende dal valore che il consumatore attribuisce al prodotto
stesso. Il valore generato nel processo di scambio è legato alla soddisfazione del cliente
STRATEGIA DI MARKETING
Questi tre punti portano a disegnare la strategia di marketing dell’impresa.
Viene definita in base a due variabili: cliente target (definito dalla segmentazione) e grado di
differenziazione dell’offerta
Grado differenziazione offerta
Basso Alto
Tutto il mercato Marketing Marketing
indifferenziato differenziato
Un segmento Marketing Marketing di
concentrato nicchia
↑ rischio Es: Nespresso
Cliente
target
c) MARKETING OPERATIVO
Il marketing operativo definisce quattro leve che vanno a creare il marketing mix
4 leve = 4 P
1. Product
La politica di prodotto occupa un ruolo prioritario perché riguarda sia le scelte di gestione
di beni già esistenti sia il lancio di nuovi prodotti sul mercato. Le decisioni possono
riguardare diversi ambiti: miglioramento qualità, definizione confezione, consegna, ecc…
Nespresso: qualità ↑, gamma ampia, packaging, servizio attenzione
2. Prezzo
I metodi per la determinazione del prezzo possono essere basati su:
- Livello dei costi: la fissazione del prezzo muove dal livello dei costi, cui si aggiunge
una percentuale o un importo fisso (markup)
- Reazione della domanda: si considerano le possibili reazioni alla domanda
- Comportamento della concorrenza
Nespresso: prezzo ↑ coerente con i clienti, disposti a spendere, e ai costi, dovuti a costi di
innovazione e immagine
3. Promotion (comunicazione)
Questa leva si concentra sul consumatore finale. È fondamentale definire il modo/ i canali
in cui verrà comunicato il prodotto al cliente.
Canali: reti sociali, media, tiktok
Coerenti: clienti target
Nespresso: TV: canale generalista → segmenti target e pubblicità esclusiva
Proprie boutique
4. Distribuzione (place)
L’impresa può scegliere come distribuire il prodotto:
- Vendita selettiva = alcuni rivenditori selezionati
- Vendita estensiva = tutti i rivenditori
- Vendita in esclusiva = un solo intermediario
Successivamente si decide il canale di vendita. Anche questo dev’essere coerente con il
cliente target.
Canale diretto = attraverso propri negozi o online
Canale indiretto = corto: se tramite un dettagliante (GDO o tabacchini)
lungo: se tramite grossista + dettagliante
Nespresso: Online/negozi propri → immagine esclusiva e di lusso
3.2 VENDITA
Gestione delle vendite
1 Rete vendita: Canali
a. DIRETTO
Dall’impresa al cliente tramite negozi o online
b. CORTO
Tramite un dettagliante
c. LUNGO
Grossista + dettagliante
2 Rete di vendita
a. Diretta = venditori con contratto
b. Indiretta = subcontrattare rete: collaboratori autonomi: monomandatari (prodotti di una
sola azienda) o plurimandatari
3 Ciclo di vendita
Esempio:
abbigliamento
Tipi di Generiche, poco Si combinano Specializzate Super
attrezzature specializzate impianti specializzate
generici con
quelli
specializzati per
la lavorazione
Lavoro Competenze Contenuti poveri, Capital
specializzate; competenze intensive
personale specifiche: lavoro (turbine,
qualificato. efficiente però altiforni)
Importanza monotono. Lavoro
apprendistato. Possibilità di indiretto
Non specificato per rotazione mansioni qualificato che
fasi; l’artigianato sa per compensare la controlla che
fare tutto il monotonia certi parametri
processo siano rispettati
Sequenza Libera, flussi Ben precisa con Cicli produttivi Ciclo di
attività e intrecciati di lotti omogenei e ripetitivi. trasformazione
layout persone e Accumulo in Lavorazione in continuo.
macchinari. magazzino. No sequenza. Ciclo Obbligato
No sequenza nel nastro per far obbligato con nastro; senza
layout passare i materiali seguono interruzione. Il
prodotti da una un percorso definito ciclo va
fase all’altra Importanza del completato
magazzino e prodotti perché è un
finiti percorso
irreversibile
Fattori Critici Domanda su Previsione della Pianificazione ciclo Molto
di Successo commessa domanda produttivo importante la
Flessibilità e Pianificazione Controllo colli di progettazione,
personalizzazione acquisto bottiglia più della
materiali gestione
LOGISTICA
È il processo di pianificazione, gestione e controllo dei flussi materiali (sia MP, ma anche i
semilavorati, prodotti non finiti e finiti).
LOGISTICA INTEGRATA
Gli obiettivi della logistica nella gestione dei flussi aziendali attengono alla ricerca di soluzioni in
grado di ottimizzare il profilo della disponibilità dei materiali ma anche avendo riguardo
all’economicità e all’impiego di risorse. Bisogna curare sia il livello di servizio logistico che il costo
logistico totale
Il servizio al cliente è espresso con il concetto di “disponibilità del prodotto”. Può essere quindi
scomposto in:
- DISPONIBILITÀ = capacità di contenere le rotture di stock
- TEMPESTIVITÀ
- AFFIDABILITÀ (rispetto data, conformità merce)
- FLESSIBILITÀ
Fondamentale è quindi il corretto sfruttamento del magazzino.
10 Il
9
8
7
COSTO LOGISTICO
6
5
4
3
2
1
0
Categoria 1
IMPATTO REDDITIVITÀ
Basso Alto
Alto Materiali colli di Materiali strategici
bottiglia (materiali con Esempio: pannelli LCD
pochi fornitori) Strategia =
Strategia = integrazione verticale,
MAGAZZINO, rapporti alleanze
medio-lungo periodo
con i fornitori, flusso
RISCHIO continuo
APPROVV. Basso Materiali non critici Materiali con effetto
leva
Strategia = ↓prezzo Esempio: memorie dei
telefoni
Strategia =
integrazione verticale,
migliorare
costo/condizioni
economiche fornitori
La politica delle fonti di approvvigionamento si basa sul monitoraggio dei mercati di fornitura per:
- L’identificazione dei fornitori potenziali
- La valutazione delle capacità dei fornitori rispetto alle esigenze aziendali
- La selezione e il controllo dei fornitori sulla base della rilevazione di indicatori di
prestazione in merito alle performance ritenute critiche
L’obiettivo è la valutazione del grado di efficienza e delle basi di potere contrattuale dei fornitori
rispetto all’impresa
La politica di prezzo: è diretta alla negoziazione delle condizioni economiche che regolano il
rapporto con il fornitore. Non si fissa solo il prezzo ma tutti i costi che si legano alla qualità della
fornitura.
Le politiche di comunicazione consistono nel promuovere l’immagine aziendale presso i fornitori
potenziali e sostituti. L’obiettivo è avere una maggiore trasparenza nella gestione degli impegni
reciproci e una migliore pianificazione delle attività produttive
Valutazione fornitori
Le prestazioni dei fornitori vengono valutate secondo dei sistemi di valutazione che si basano sulla
rilevazione di alcuni parametri tecnici effettuati su base periodica. In particolare, si utilizzano due
indici di affidabilità: ritardo medio nelle consegne e la qualità media.
Importante è anche considerare il potere contrattuale del fornitore rispetto all’azienda.