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La realtà effettiva del poema

Nel poema sussiste un'ambivalenza per quanto riguarda gli atteggiamenti di Tasso nei confronti della corte.

Se da un lato celebra la sfarzosità di questo ambiente e la maestà del potere, dall'altro egli si dimostra
contrario nei confronti della falsità, dei conflitti e degli intrighi della corte.

Questo atteggiamento di contrarietà si concretizza nell'episodio di Erminia, la quale incontra un pastore che
le parla della sua esperienza all'interno della corte e dell'iniquità che sussiste in essa. Questo episodio, in
concomitanza con quello della guerra, apre una parentesi distaccata e introduce una nota di quiete.

In secondo luogo in contrapposizione con l'esaltazione della fedeltà dei guerrieri nel raggiungere i loro fini,
abbiamo l'attrazione per il voluttuoso, per un amore rivolto solo ad un piacere dei sensi.

L'episodio cardine è quello del giardino di Armida, dove si avverte una nostalgia per l'edonismo, impossibile
nel clima della Controriforma. In altri casi troviamo anche l'amore come sofferenza, rappresentato dagli
amori impossibili (Erminia per Tancredi, Tancredi per Clorinda, Armida per Rinaldo).

La sofferenza d'amore tuttavia non è rappresentata con tragicità, ma con un leggero patetismo.

In entrambi i casi comunque, l'amore compromette il poema epico, perché allontana i guerrieri dai loro
doveri.

La stessa ambivalenza si trova nel tema della guerra, da un lato vista come manifestazione di eroismo, ma
dall'altra, vista in modo più doloroso, portatrice di sofferenza e morte.

I personaggi stessi,  come Solimano e Argante, nel poema, fanno considerazioni sulla guerra e sui danni che
essa porta e, nell'ultimo assalto, anche il poeta dimostra compassione per i vinti.

Si pensi invece all'Orlando Furioso in cui le stragi compiute dagli eroi sono contemplate, come se volesse far
percepire al lettore, attraverso lo straniamento, che ciò che racconta è pura finzione e che solo attraverso
tale straniamento si arriva a riflessioni più serie.

Religiosità esteriore e inquietudine intima

Contraddizioni si rivelano anche dal punto di vista religioso. Alla celebrazione della maestà religiosa, si
contrappone una religiosità più intima e sofferta, a causa dell'avvertimento della precarietà dell'esistenza
causata dal peccato e del bisogno di purificazione (episodio collegato è quello di Rinaldo sul Monte Uliveto
nell'atto di penitenza per purificarsi, collocato in antitesi con la fastosità della processione che si svolge nello
stesso luogo).

Poi, alla religione fondata su verità teologiche, si contrappone un'attrazione per un sovrannaturale magico e
demonico, come negli episodi in cui intervengono forze infernali.

Il "bifrontismo spirituale" di Tasso

Queste ambivalenze si trovano anche a livello formale: se Tasso aspira ad un'opera stilisticamente sublime,
ciò è comunque negato dalle note idilliche e da forze che, dal centripeto, tendono al centrifugo, come nelle
vicende di Rinaldo e Tancredi, i quali si allontanano dalla guerra per seguire i loro impulsi.

La struttura unitaria, perciò, sembra sul punto di dissolversi, proprio come accadeva nei poemi cavallereschi,
che Tasso si proponeva di superare. Ciò va sotto il di "bifrontismo spirituale", ovvero  contraddizioni che non
riguardano esclusivamente il Tasso, ma sono di tutta un'epoca, che sta vivendo un periodo di transizione.
L'opposizione tra visione rinascimentale e visione controriformistica

Questo "bifrontismo" si rileva anche nello scontro tra pagani e cristiani. In realtà non si tratta dello scontro
tra due religioni diverse, ma tra due codici morali diversi. I pagani sono portatori dei valori rinascimentali:
l'individualismo, la forza dell'uomo, che è artefice del proprio destino, esclusione di un'ottica trascendente,
pluralismo delle concezioni, edonismo.

I cristiani invece sono portatori dei valori controriformistici: ogni cosa ha un fine religioso, imposizione di
un'unica verità, respinta del pluralismo, repressione dell'edonismo.

L'antagonista quindi della religione cristiana non è tanto la religione musulmana, ma il male in sé. Infatti,
contro Dio non vi è Maometto, ma Satana, e i valori rinascimentali vengono visti come prodotti di forze
demoniache, che minacciano il mondo cristiano.

Infatti, questi valori sono presenti anche nel campo cristiano: alcuni eroi si allontanano dai loro scopi primari,
per perseguire gli scopi individuali al fine del piacere dei sensi.

A riportare sulla retta via i cristiani cosiddetti "erranti" vi sono i rappresentanti dei valori religiosi cristiani,
Goffredo, che aiuta Rinaldo a difendere il suo onore dopo un omicidio e che lo perdona per perseguire la
missione cristiana, e Pier l'Eremita, che aiuta Tancredi sofferente a rimettersi in sesto dopo aver ucciso
Clorinda.

Cedendo ai loro impulsi, i cristiani si collocano in un certo senso nel campo della paganità.

Uno e molteplice nella struttura ideologica della Gerusalemme

Nel poema è in atto uno scontro che si svolge su tre piani:

Cielo contro Inferno

Cristiani contro pagani

Il "capitano" contro i "compagni erranti": Goffredo che riporta sulla retta via i "devianti"

Il rapporto che si stabilisce tra questi piani è un processo di riduzione dal molteplice all'uno.

Il mondo pagano e quello dei cristiani "erranti" rappresenta il campo del vario e del diverso; a questa
molteplicità si contrappone l'unità rappresentata da Goffredo, ovvero il personaggio in cui si incarnano gli
ideali controriformistici di autorità e unità.

La contrapposizione molteplice-uno ha radici profonde nel poeta. In Tasso sussiste un convinto


atteggiamento conformistico, di adeguazione ai canoni politici, religiosi e letterari della sua epoca, che
negano ogni tipo di devianza e diversità, ma si contrappongono anche atteggiamenti insofferenti nei
confronti dell'autorità.

Tasso, anzi, è attratto dalla devianza, quindi da quelli che sono i valori rinascimentali, la molteplicità,
l'individualismo (affermazione di sé), l'edonismo.

Questa attrazione si manifesta anche con un atteggiamento di simpatia verso i "devianti", ovvero i nemici e
gli sconfitti, ma che sono ricchi di dignità, come ad esempio gli eroi "erranti" Rinaldo e Tancredi.

Insomma, anche se il Tasso condanna questi valori, la condanna pesa comunque su quelli che
rappresentano le forze dispersive del poema, unico modo per ammettere quei contenuti nell'opera.

La struttura narrativa 
La struttura narrativa è uguale a quella ideologica: vi è una tensione tra molteplicità e unità.

Tasso respinge la struttura del poema cavalleresco, per costruire, in virtù della poetica aristotelica, un'opera
unitaria; ma in realtà dalla vicenda principale divergono molto altri fili narrativi, costituiti dalle  forze
individuali di desiderio da parte dei personaggi. Tuttavia la struttura unitaria non si disgrega mai veramente.

Come Goffredo riesce a contrastare le forze dispersive, così il poeta fa dal punto di vista narrativo.

Il rapporto molteplicità-unità della Furioso è diverso da quello del Gerusalemme: nel primo la molteplicità
delle azioni è prevista fin dall'inizio ed è comunque alla base di un equilibrio armonico, mentre nella
Gerusalemme questa molteplicità è negata, ma non è alla base di nessun equilibrio ed è in continua tensione
con l'unità.

Il punto di vista

Il "bifrontismo" è presente anche nel punto di vista. Anche se il poema vuole celebrare la religione cristiana,
più che quella pagana, il punto di vista non è unico, ma si alterna sia nel campo cristiano, che in quello
pagano.

Anche il punto di vista degli eroi si alterna tra cristiani e pagani, a riprova di come Tasso conferisca a questi
ultimi un profondo spessore psicologico e un'alta dignità.

Questa alternanza di punti di vista conferma ancora una volta che il codice controriformistico non è assoluto
e si traduce con quella "simpatia" che il poeta rivolge per i nemici e gli sconfitti, quindi come un'accettazione
di quelli che sono i valori laico-rinascimentali.

Quindi nel poema il ruolo che ha il codice cristiano-controriformistico assume circa lo stesso valore di quello
laico-rinascimentale. 

L'organizzazione dello spazio

Il "bifrontismo" è presente anche nella struttura spaziale: si alternano uno spazio orizzontale, ovvero il
campo dello scontro tra cristiani e pagani, e uno verticale, diviso in due piani contrapposti, il cielo e l'inferno,
che rappresentano il bene e il male, Dio e Satana. Questa contrapposizione tra bene e male rappresenta
quello tra uno e molteplice: il cielo è portatore dei codici cristiani e unificatori, l'inferno rappresenta la
dispersione e la molteplicità.Lo spazio orizzontale è dato da Gerusalemme, dove risiedono i pagani, e il
campo dei crociati, che anche qui rappresenta una contrapposizione tra bene e male, uno e molteplice.

Lo spazio terrestre è limitato: non si ha più, come nel Furioso, lo spazio labirintico, ma uno spazio ristretto,
come a voler indicare la tendenza del poeta all'unità. Ma a queste tendenze si oppongono le forze
centrifughe: gli spazi centrifughi sono quei luoghi dove si dirigono i personaggi spinti dal desiderio
individuale e che quindi si allontanano dal centro della guerra. Maggiore è la trasgressione del personaggio,
maggiore è la distanza del luogo dove si dirige il personaggio "deviante" rispetto al teatro della guerra.

Lo spazio della devianza, oltre ad essere lontano fisicamente, è diverso da quello della guerra, come quello
di Erminia o Armida, che sono spazi idillici e ameni.

Questi spazi, però, come anche le azioni centrifughe,  a differenza del Furioso, non disgregano l'unità
spaziale e finiscono per essere neutralizzati o eliminati.

Il tempo
Lo sviluppo temporale è unitario, vi si inseriscono solo dei brevi flash-back, per informare sulle
vicende degli eroi che si sono allontanati dal campo. Si tratta anche di un arco temporale limitato
entro stretti confini: Tasso non narra tutta la prima crociata, a partire dal suo inizio, ma si
concentra solo sul breve periodo finale e risolutivo. Modello classico dell’Iliade

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