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Tematiche e contenuti
Personale universale (redenzione dell'umanità).
Autobiografico: redenzione dell'anima del poeta dopo il periodo di traviamento (selva oscura).
Redenzione politica: l'umanità con la guida della ragione (Virgilio) e dell'impero raggiunge la felicità naturale (Paradiso terrestre = giustizia e pace).
Redenzione religiosa: con la guida della Teologia (Beatrice) e della fede (San Bernardo) si arriva alla felicità ultraterrena (Paradiso).
Nella Divina Commedia, Dante si prefigge i
Tematiche e contenuti
Personale universale (redenzione dell'umanità).
Autobiografico: redenzione dell'anima del poeta dopo il periodo di traviamento (selva oscura).
Redenzione politica: l'umanità con la guida della ragione (Virgilio) e dell'impero raggiunge la felicità naturale (Paradiso terrestre = giustizia e pace).
Redenzione religiosa: con la guida della Teologia (Beatrice) e della fede (San Bernardo) si arriva alla felicità ultraterrena (Paradiso).
Nella Divina Commedia, Dante si prefigge i
Tematiche e contenuti
Personale universale (redenzione dell'umanità).
Autobiografico: redenzione dell'anima del poeta dopo il periodo di traviamento (selva oscura).
Redenzione politica: l'umanità con la guida della ragione (Virgilio) e dell'impero raggiunge la felicità naturale (Paradiso terrestre = giustizia e pace).
Redenzione religiosa: con la guida della Teologia (Beatrice) e della fede (San Bernardo) si arriva alla felicità ultraterrena (Paradiso).
Nella Divina Commedia, Dante si prefigge i
• Autobiografico: redenzione dell'anima del poeta dopo il periodo di traviamento (selva oscura). • Redenzione politica: l'umanità con la guida della ragione (Virgilio) e dell'impero raggiunge la felicità naturale (Paradiso terrestre = giustizia e pace). • Redenzione religiosa: con la guida della Teologia (Beatrice) e della fede (San Bernardo) si arriva alla felicità ultraterrena (Paradiso). Nella Divina Commedia, Dante si prefigge il ruolo di poeta vate in quanto universalizza il proprio viaggio verso la purificazione, per tutti gli uomini. Leggendo, infatti, la Divina Commedia ogni uomo ripercorre il viaggio dantesco purificandosi anch'esso dai sette vizi capitali. Dante rappresenta cielo e terra, ma la terra trova nel poema una rappresentazione nuova, una profonda comprensione della realtà umana. In Dante è presente un modo nuovo e disincantato di percepire la storia: il racconto storico abbraccia il corso dei secoli con la storia dell'Impero romano e cristiano, delle lotte fiorentine tra guelfi bianchi e neri, una larga considerazione prospettica della storia della Chiesa e della storia contemporanea del papato. L'osservazione della natura è accurata e armoniosa, accentuata nel suo valore prospettico, ricca e determinata. Le note geografiche[26] e visive si succedono. Il paragone è lo strumento con cui il poeta ritrae il reale mediante un intreccio di notazioni varie e reali. La natura dantesca scaturisce sempre da un riferimento personale ed è, non di rado, attratta nell'orbita drammatica della rappresentazione. Tutto in Dante ha un valore soggettivo, il poema non è solo la storia dell'anima cristiana che si volge a Dio, ma anche la vicenda personale di Dante, inestricabilmente intrecciata agli avvenimenti che narra. Dante è sempre attore e giudice. Il poeta ci presenta l'uomo nella sua complessità e ne mostra il rapporto con Dio, alla luce della tradizione ebraico-cristiana la quale si innestava su quella classica, greca e latina.[27] La profezia religiosa e politica si sviluppa su un terreno di esperienze personali, dichiaratamente espresse, e di aspirazioni precise. Dante sovrappone la profezia ai fatti concreti e non li dimentica, né insegue sogni vaghi e irrealizzabili di rinnovamento come i profeti medievali, infatti il suo vagheggiamento di un rinnovamento religioso, morale e politico ha obiettivi ben precisi: una ritrovata moralità della Chiesa, la restaurazione dell'Impero, la fine delle lotte civili nelle città. L'allegoria e la concezione figurale sono il fondamento del poema ed il segno più scoperto del suo medievalismo; il mondo è raffigurato suddiviso: da un lato la realtà storica e concreta, dall'altro il sopramondo, ossia il significato della realtà storica trasferita sul piano morale e su quello ultraterreno. Il costante riferimento al sopramondo attesta la subordinazione medievale di ogni realtà a un fine morale e religioso. Siffatta subordinazione è rigida e imperante e nell'assoluto valore dell'allegoria, nella fedeltà ai modi e allo stile ereditati dalla letteratura precedente è il medievalismo di Dante. I sesti canti del poema sono di contenuto politico, secondo una visione che si amplia da Firenze (Ciacco, Inferno), all'Italia (Sordello da Goito, Purgatorio), all'impero (Giustiniano I, Paradiso). Nell'Inferno è presente un dialogo fra Dante e Ciacco in cui viene condannata la decadenza morale e civile di Firenze ("superbia, invidia e avarizia sono/ le tre faville c'hanno i cuori accesi"; Inf. VI, vv. 74-75). Nel Purgatorio è Dante stesso che affronta la tematica politica. Il poeta, in veste di autore, in una digressione deplora gli imperatori germanici suoi contemporanei poiché non si occupano più del "giardino dell'impero" ("giardin de lo imperio"; Purg. VI, v. 105), cioè dell'Italia ("Che val perché ti racconciasse il freno / Iustinïano, se la sella è vòta?"; Purg. VI, vv. 88-89). La scelta del numero 6 non è casuale, perché 6 è multiplo del 3, numero centrale nella Commedia. I tre testi contengono una profezia (VI Inferno), un compianto (VI Purgatorio) e una narrazione (VI Paradiso). In tutti e tre i canti l'intento del poeta è sempre lo stesso: criticare le divisioni politiche che minano la solidità dell'Impero creato da Dio unico ed indivisibile. Nel Paradiso la tematica è quella della legittimità dell'impero universale, istituzione voluta dalla Provvidenza, garante di pace e di giustizia, ed è affidata all'imperatore bizantino Giustiniano, personaggio fondamentale della storia antica, colui che aveva riordinato le leggi romane (Corpus iuris civilis) consentendo la loro trasmissione alle epoche successive. Quindi sia i guelfi, simpatizzanti per la monarchia francese (i gigli gialli; Par. VI, v. 100), opponendosi all'impero, sia i ghibellini, che strumentalizzano il pubblico segno per interessi privati e particolari, sono in errore ed ostacolano i disegni della Provvidenza. Il pensiero politico del poeta ruota perciò attorno alle istituzioni del Papato e dell'Impero e alle loro funzioni, motivi già trattati nel Convivio e nel De Monarchia.[28] Dal punto di vista filosofico Aristotele è "il maestro di color che sanno" (Inferno, IV,131), il cui pensiero, ripreso e interpretato in chiave cristiana da Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, è fondamentale nella filosofia dantesca. "Un peso maggiore sulla base dottrinale della Commedia lo assume il neoplatonismo, soprattutto perché in esso, soprattutto ad opera dei Padri della Chiesa alessandrini (per esempio Origene, III secolo) e dello stesso Pseudo-Dionigi l'Areopagita (V secolo) si fusero concezioni cristiane e platoniche sulla base di un criterio sincretistico. A questo proposito va notato che la disposizione e la struttura stessa di Inferno e Paradiso risentono in modo determinante delle dottrine neoplatoniche: Satana è collocato nel punto del cosmo più lontano da Dio ed è caratterizzato dalla brutalità meccanica tipica delle creature che costituiscono l'ultimo gradino della scala degli esseri, in cui prevale la materia.