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IL FUTURO DELLA PUBBLICITA’ DIGITALE (Mardegan, Riva, Scatena)
Il Mercato del Digital advertising in Italia vale 2,15 miliardi di euro, ma è un cambiamento
che non riguarda solo il budget, fatturati e tecnologie, ma anche soprattutto il modo in cui
le marche dialogano con le persone. Siamo immersi in una nuova quotidianità digitale, in
cui Internet e la tecnologia hanno trasformato le abitudini e gli stili di vita, le persone
iniziano ad essere protagoniste della comunicazione, la quale punta ad essere sempre più
engaging.
A questo proposito è importante identificare le caratteristiche del prodotto o del brand che
sono rilevanti per la comunità, ovvero il proprio target. Oltre all’esperienza d’acquisto è
importante l’esperienza di consumo e, perché il passo successivo è la creazione di
comunicazioni e di esperienze in grado di dare valore e di coinvolgere i membri delle
comunità. Microsoft identifica diverse tipologie di utenti caratterizzati da bisogni valori
diversi, a cui devono venire applicate strategie personalizzate:
-power user: sono utenti con elevata esperienza e conoscenza relativa alla tipologia di
prodotto considerato, che usano i media digitali per mantenersi aggiornati e spesso
preferiscono questo canale di acquisto a quelli tradizionali. Per il marketing sono i più
difficili da raggiungere con le strategie classiche dell’advertising perché tendono ad essere
molto critici e a mettere in discussione i messaggi, o a leggere recensioni. Tendono a
controllare il processo ed il brand.
-Gli aspirazionali: sono utenti con una buona esperienza e conoscenza relativa alla
tipologia di prodotto considerato, che usano i media digitali per cercare di migliorare il
proprio status sociale e per attirare l’attenzione degli altri membri delle comunità di
riferimento. Sono la categoria legata al lusso accessibile, a prodotti di alta qualità e
ambizione rispetto alla media, ma non così costosi da essere in raggiungibili. Cercano
brand che offrono benefici simbolici ed emotivi che consentano di differenziarsi all’interno
della comunità di riferimento.
-Gli esploratori: sono utenti con una buona esperienza e conoscenza relativa alla tipologia
di prodotto considerato, che usano i media digitali per dare forma alla propria creatività,
sviluppare e condividere le proprie passioni e soddisfare la propria curiosità. Sono utenti
non facili da raggiungere con le strategie dell’advertising classico perché tendono a voler
sperimentare personalmente i brand prima di acquistarli. Tuttavia Nel momento in cui si
convincono della qualità del servizio, assumono un coinvolgimento attivo e lo
raccomandano agli altri.
-I sociali: sono utenti con un’esperienza e conoscenza sufficienti relativamente alla
tipologia di prodotto considerato, che usano i media digitali per creare interazioni e
relazioni, fruire e condividere i contenuti digitali e per essere informati di quello che
succede attorno a loro. C’è una relazione più affettiva ed emotiva con il brand, e la volontà
di creare una brand community. Non gli interessa il valore concreto, ma vogliono arrivare a
condividere valori, pratiche e visioni che durano nel tempo. La brand community consente
alle aziende di collaborar e con i propri utenti in tutte le fasi dello Storytelling attraverso
una relazione in grado di coinvolgere i clienti e creare fedeltà nei confronti del brand. Un
altro elemento a disposizione dei brand per attirare l’attenzione dei sociali e il buzz
marketing, l’insieme delle strategie comunicative non convenzionali con l’obiettivo di
aumentare le conversazioni riguardanti un prodotto (Word of mouth), grazie alla creazione
di suspense o di polemiche.
Gli utenti che usano il mobile da una parte hanno meno tempo e fanno interazioni rapide,
dall’altra hanno anche meno spazio. La conseguenza è la necessità, per chi progetta un
sito destinato al mobile, di modificare anche le sue caratteristiche secondo i criteri di
usabilità che operano su cinque caratteristiche: facili da usare, efficienti, memorabili, pochi
errori, soddisfazioni. Le linee guida da tener conto sono l’essere semplice, avere una
facilità di input perché manca la tastiera, fari scrolling solo in verticale, dare una versione
del sito su mobile e una sul computer, evitare le ripetizioni.
Poi ci sono le app, Le applicazioni sono scaricabili sullo smartphone e sono una risorsa
innovativa per il Digital advertising perché il marketing può avvenire attraverso modalità
specifiche legate ai diversi criteri dell’App. Da qui nasce il termine di appvertising. Le
applicazioni non sono solo una nuova opportunità per l’inserimento di contenuti
pubblicitari, ma possono costruire esistessi uno strumento importante nel contesto di una
campagna di marketing. Potrebbe essere usata per facilitare il lavoro dei propri dipendenti,
integrandola nell’infrastruttura informatica. Può fornire ai consumatori servizi e funzioni per
coinvolgerli e Fidelizzarli. Le applicazioni infatti non sono semplici cataloghi, ma
rappresentano un’occasione per catturare l’interesse e la curiosità del consumatore
tramite varie funzioni interattive. Creare un app di servizi legati al brand e costituisce una
strategia vincente per un’azienda che dispone di un importante base di utenti, abbastanza
fedeli al brand stesso e ai prodotti così da essere interessata a scaricare un programma
incentrato su di essi. la stessa cosa vale per i giochi, in cui si può inserire pubblicità ad
esempio per dare agli utenti un’altra vita. Quindi, se alcuni strumenti del Digital advertising
sono in grado di promuovere un potente Engagement nel momento presente, tanto da
generali acquisti di merci virtuali producendo un riscontro immediato, diventa ancora più
importante soffermarsi sull’esperienza degli utenti nella loro complessità. L’approccio
migliore risulta essere quello in grado di garantire un equilibrio tra le strategie atte a
produrre un effetto nell’immediato (il gesto d’acquisto) e l’importanza di mantenere nei
consumatori una visione positiva del prodotto e del brand a lungo termine (Engagement).
Il proximity marketing è quello dei coupon, basato sul concetto di prossimità dal luogo in
cui lo ricevo a quello in cui posso spenderlo. Questo processo può verificarsi anche nel
mobile marketing, attraverso la distribuzione wireless di contenuti di advertising associata
ad un particolare luogo, oppure tramite Bluetooth. I consumatori, in base al luogo in cui si
trova, ricevi advertising specifici.
In conclusione, il fenomeno della mobilità arreso possibile pensare ad un advertising
focalizzato sull’esperienza quotidiana e localizzata, spingendo la personalizzazione fino al
livello della singola attività e degli interessi e bisogni più specifici dei consumatori.
1. advanced user profilig: L’obiettivo è l’uso delle nuove tecnologie per monitorare le
intenzioni e le pratiche dei consumatori in modo da fornire loro prodotti e servizi che siano
delle vere e proprie opportunità: l’idea alla base è che se il mio prodotto è riconosciuto
come opportunità per i consumatori non dovrò fare fatica a convincerlo che gli può servire.
L’intuizione di Google che dall’analisi delle parole chiave inserita nel proprio motore di
ricerca si può identificare e proporre i prodotti che abbiano un valore per gli utenti e
importante. Però questo modello ha dei limiti, perché può essere usato solo quando
l’utente circa qualcosa nel motore di ricerca, è utilizzato per un utilizzo sul desktop, il
valore è definito esclusivamente tramite l’analisi della parola chiave utilizzata attraverso la
ricerca, in un guardando il contesto della frase. Un tentativo di oltrepassare questi limiti é
il behavioural targeting, targeting comportamentale, che impiega le informazioni raccolte
sul comportamento di navigazione web di un utente per selezionare quali messaggi
pubblicitari visualizzare per quell’utente. Ma anche questo non basta. Per questo numerosi
aziende hanno iniziato ad integrare i dati comportamentali con una serie di informazioni
demografiche sugli utenti, sui loro interessi i suoi comportamenti di ricerca (predictive
behavioural targeting). Ma il limite di quest’ultimo è che al momento funziona soltanto su
piattaforme chiusi, come i social network in cui c’è una profila azione dettagliata degli
utenti. Per superare questo limite alcuni start-up hanno incominciato a collaborar e con gli
operatori telefonici per sviluppare il mobile profiling , raccogliendo i dati degli utenti,
ovviamente col consenso. Il DMP (data management platform) è una piattaforma di
gestione dei dati.
Un’altra alternativa per riuscire a comprendere i gusti e interessi dei consumatori e
replicare il modello di Google: creare un servizio che sia utile per l’utente, in modo che lo
usi di sua spontanea volontà, e poi quando l’utente non può più farne a meno, usare le
informazioni raccolte per venderli agli inserzionisti.
Al momento la sfida che può rivoluzionare il mondo dell’advertising è duplice: come
organizzare i dati raccolti in modo da poter comprendere e categorizzare le intenzioni e i
valori degli utenti, come riuscire a fornire spot pubblicitari attraverso gli assistenti personali
digitali, come Siri, senza che siano eccessivamente intrusive per l’utente. L’obiettivo finale
è creare una piattaforma in cui le parole chiavi saranno sostituite da macro categorie
psicologiche, comportamentali e valoriali. Il secondo obiettivo è che l’utente sia sempre
consapevoli della differenza tra contenuti commerciali e non, facendo sì che gli adv non
siano troppo invasivi prima assomiglieranno a dei nudge, ovvero a spinte gentili.
CONCLUSIONI
In conclusione, recentemente la rete è stata in un dato ad articoli commenti sulle nuove
app in grado di bloccare le visualizzazioni di advertising sia su desktop sia sui dispositivi
mobili. La disputa riguarda il software, cioè quelle estensioni che possono essere scaricate
ed aggiunte ad alcuni web per inibire i comandi di alcuni annunci pubblicitari.
L’autore tiene a sottolineare che la cifra complessiva degli investimenti pubblicitari non è
mai cambiata, è cambiata soltanto la suddivisione per medium della torta pubblicitaria.
Quindi, si software che bloccano la visualizzazione di certi contenuti rendessero inefficaci
un intero cluster di forme pubblicitarie, la cifra di investimenti complessiva non sparirebbe,
rispunterebbe da qualche altra parte magari sotto altre forme.
Infine i native advertising sono le forme di advertising che sono insite fin dalla nascita del
contenuto stesso o nella serie di contenuti, e saranno quindi immuni all’ad blocking così
come pensato ora.
-Mondo digital in Italia: sono un po’ frenati all’idea di spostare budget dalla tv alle nuove
tecnologie per paura di non raggiungere il target disperso come gli anziani o per il digital
divide; c’è potenziale inespresso; ancora un po’ schiavo delle mode; ha un grande
potenziale inespresso.
-Differenze digital Italia-estero: l’Italia ha un forte limite linguistico; all’estero hanno
maggior know how; l’Italia è avanti nel trovare soluzioni originali e non convenzionali ai
problemi.
-Aziende e mondo online: il rischio è quello di tradurre l’accessibilità del digitale usando
approcci e strategia nati in realtà per altri canali, non bisogna farsi ingannare
dall’apparenza semplicità del digitale, servono competenze strategiche specifiche, per
raggiungere gli obiettivi. Devono identificare il giusto mix di digitale e non e usare corrette
strategie; c’è ancora spazio per la creatività, che deve affiancare la tecnologia, non
sostituirla; riescono a coinvolgere il consumatore, a renderlo partecipe, ad abilitare
marketing personalizzato e scalabile (adv ce raggiunge solo il target prefissato dando
annunci rilevanti)
-L’avvento del mobile: il mobile adv è complementare al mkt online, è il digital advertising
che è lo stesso e viene declinato su diversi schermi. Inoltre si sta diffondendo il target
cross device (seguire lo stesso utente sui vari device che usa). Il mobile sta diventando
un’estensione delle nostre mani ed occhi.
-L’importanza dei dati: i dati nell’evoluzione dell’advertising significano risparmio di denaro
e ottimizzazione dei risultati, attraverso i dati possiamo misurare tutto, dal comportamento
delle persone alla penetrazione dei nostri messaggi, a quanto le aziende riescono a
penetrare i consumatori nei vari touch point; importante per il tracking delle persone; sono
essenziali nella pianificazione delle campagne per garantire ottimizzazione e precisione
nella delivery delle campagne. Sempre più aziende decidono di adottare sistemi di DMP
(data management platform) dove caricare i loro dati e poter costruire profili di utenti
precisi e utilizzabili in tempo reale.
-Area del programmatic: porta al mercato delle grandi quantità al giusto prezzo, è lo
strumento ideale per le pianificazioni digitali, alle campagne, alle performance, alle attività
di branding. Orami il programmatico si diffonderà, la vera rivoluzione sarà la sua
trasparenza ed usare i dati per investire nella formazione dei clienti. Il programmatic
consente di usare la tecnologia per personalizzare i messaggi per un particolare utente, in
un particolare momento, in un contesto specifico (messaggi ad hoc). il programmatic è una
tecnologia per l’automazione e buona parte del progresso umano si basa su questo
concetto, volto a semplificare la nostra vita; sono soluzioni tecnologiche che sono a nostra
disposizione. C’è la possibilità di automatizzare il processo di compravendita di spazi
pubblicitari online, riduce il numero di intermediari e consente di acquisire meglio la
pubblicità, uniformando i prezzi e rendendo più trasparente l’industria.
-Facebook e google sono da considerare sia come partner sia come competitors, sono un
esempio.