Sei sulla pagina 1di 3

Storia del Congo-Kinshasa a partire dal periodo coloniale,

passando per l’indipendenza fino ad arrivare all’attualità

La Repubblica democratica del Congo, da non confondere con la Repubblica del Congo, è chiamata anche
Congo, Congo-Kinshasa o ex Congo Belga. Si tratta di uno Stato dell’Africa centrale con Capitale Kinshasa.

Nata come colonia belga, divenne indipendente il 13 giugno 1960 e nel 1966 la capitale cambiò
nomenclatura da Leopoldville (in onore del sovrano Belga Leopoldo II) a Kinshasa. Inoltre dal 1971 al 1997
lo Stato assunse ufficialmente il nome di Zaire.

É suddiviso in 26 province, di cui Kinshasa (che è sia città che provincia nell’ordinamento amministrativo)
costituisce uno dei centri urbani più popolosi del Continente.

La lingua ufficiale è il francese e l’etnia principale è quella Bantu. Il Cristianesimo è la religione più
professata.

A causa delle numerose etnie presenti all’interno di questo enorme Stato, la sua storia è stata molto
travagliata e tutt’ora il Paese non è esente da conflitti interni.
Leopoldo II, agendo come privato cittadino e non come Sovrano del Belgio, fu il primo ad avviare l’impresa
di colonizzazione del Congo, grazie anche all’aiuto dell’esploratore Henry Stanley. Le rivendicazioni di
Leopoldo II sul Congo furono riconosciute dalla conferenza di Berlino del 1884-1885. Nel 1908, a seguito di
un ventennio di sfruttamenti della popolazione locale per la raccolta del caucciù e da una crisi economica,
sulla spinta diplomatica anglo-americana, Leopoldo acconsentì alla nascita del Congo belga, con
l’amministrazione affidata al governo del Belgio e la nuova capitale Léopoldville.

Negli anni ’50 anche nel Congo arrivarono delle spinte nazionaliste che portarono alla perdita di controllo
da parte del Belgio e alla successiva indipendenza del paese Africano proclamata il 30 giugno 1960. Essa
divenne una Repubblica indipendente guidata da Patrice Lumumba come primo ministro e Joseph
Kasavubu nelle vesti di Presidente. Il nuovo Stato indipendente vide però pochi giorni di tranquillità in
quanto già nel mese di luglio l’esercito si ammutinò e Moise Tshombe, forte dell’appoggio militare Belga
(che aveva interessi sui depositi minerari di cui il territorio era ricco), dichiarò indipendente la regione del
Katanga. Alla mossa del Belgio seguì quella dell’ONU che chiese allo Stato europeo di ritirare le proprie
truppe; e per riportare ordine votò per l’invio di truppe ONU nel Congo orientale. L’ordine però non venne
raggiunto in quanto nel mese di settembre Kasavubu impose le dimissioni a Lumumba, arrestato a
dicembre e trasferito nella regione orientale dove venne assassinato due mesi dopo.

Solo nel 1963 si riuscì a far terminare la secessione del Katanga e l’anno successivo si venne a creare un
equilibrio precario con la nomina a Primo Ministro di Tshombe. Questo equilibrio tuttavia non fu destinato
a durare, e nel 1965 il Generale Joseph-Dèsirè Mobutu con un colpo di Stato accentrò il potere nelle sue
mani, restando alla guida del Paese per ben 32 anni con l’obiettivo di riformare lo Stato africano.

Mobutu diede il via ad un massiccio programma di africanizzazione: cambiò il nome dello Stato e del Fiume
in Zaire, la regione del Katanga in Shaba e lui stesso cambiò il proprio nome in Mobutu Sese Seko.
L’economia del Paese iniziò un lento declino dopo che con delle riforme economiche Mobutu portò alla
Nazionalizzazione di molte industrie costringendo investitori stranieri a lasciare il Paese. La crisi, inoltre,
divenne anche politica e sociale a causa del regime dittatoriale e della corruzione dilagante. Questo portò a
tentativi di rivolta che non ebbero esito, come quello del 1967.
Grazie alla lealtà dei “clienti” e alle alleanze internazionali, Mobutu riuscì a rimanere in carica, nonostante
le periodiche crisi che colpirono il Paese. Nel marzo del 1977 ci fu un nuovo tentativo da parte del FLNC di
destabilizzare il Katanga, ma l’intervento delle truppe francesi, belghe e marocchine respinse i rivoltosi.

Ma la crisi non aveva ancora raggiunto il suo apice... nel 1892 venne fondata la UDPS ossia l’Union pour la
Dèmocraite et le Progès Social costituita dai vari oppositori. Successivamente Mobutu, nonostante avesse
dichiarato di voler rinunciare alla sua carica e dopo aver annunciato che il multipartitismo sarebbe stato
introdotto di lì a poco, continuò comunque ad accentrare il potere nelle proprie mani. La posizione del
Presidente peggiorò quando iniziarono i vari scontri a Kinshasa a causa del mancato pagamento degli
stipendi all’esercito che portarono lo stesso Mobutu ad aprire il governo all’opposizione e a tentare una
riforma dell’economia. Arriviamo cosi nel 1994 quando migliaia di rifugiati entrarono nella regione
orientale dello Zaire a causa del genocidio che sconvolse il Rwanda. L’arrivo di questa popolazione, scatenò
un’ulteriore crisi che diede il via alla Prima Guerra del Congo nel 1996-1997 che vide il tramonto del regime
di Mobutu il quale fu costretto a fuggire in esilio nel maggio 1997.

Successivamente i ribelli anti-Mobutu conquistarono Kinshasa; il Paese venne ribattezzato col nome di
Repubblica democratica del Congo con Laurent-desire Kabila, leader dell’AFDLCZ, che si autoproclamò
Presidente.

Nonostante i vari cambiamenti la situazione nel Paese africano rimase invariata. Difatti, il Rwanda decise di
occupare nuovamente la parte orientale del Congo che con Kabila al potere cercò di reprimere le forze
ribelli inutilmente. Nel 1998 ci fu la Seconda Guerra del Congo, quando i ribelli appoggiati da Rwanda e
Uganda minacciarono Kabila il quale era supportato a sua volta da Zimbabwe, Namibia e Angola.
Nel 1999 vennero firmati gli accordi di Lusaka con i quali si voleva porre fine agli scontri tra i sei Stati
africani e i gruppi ribelli, ma purtroppo non portarono alla fine della Guerra. Infatti nel gennaio del 2001
Kabila venne ucciso; il suo successore fu suo figlio Josep, il quale cercò immediatamente di rinforzare i
rapporti con Ruanda e Uganda per portarle a ritirare le loro truppe.

Nel 2005 venne approvata una nuova costituzione riconosciuta dal Parlamento, la quale entrò in vigore
l’anno seguente. Finalmente dopo 40 anni dall’indipendenza del Congo, vennero svolte le prime elezioni
democratiche che videro la conferma di Kabila al potere. Nonostante questo i vari conflitti non cessarono.

Nel novembre del 2011, di fronte alle nuove elezioni per il rinnovo delle cariche presidenziali Kabila ottenne
il 48,9% delle preferenze e fu nuovamente riconfermato al potere, ma ci furono diverse irregolarità che
portarono a scontri con i sostenitori dell’opposizione.

Nel 2012 vi fu un’altra forza di opposizione chiamata M23 che diede vita ad una nuova azione militare
contro il governo causando la perdita di molti civili.

Nel 2016 la Corte costituzionale stabilì che in caso di mancato svolgimento delle elezioni presidenziali,
Kabila sarebbe rimasto al potere. Ne susseguirono dure reazioni degli oppositori , tanto da rimandare le
elezioni al 2018; nel frattempo il premier A. Matata Ponyo rassegnò le proprie dimissioni lasciando cosi
invariata la carica presidenziale.
Arrivati nel 2018, quando le elezioni presero avvio, F. Tshisekedi vide l’affermazione al potere togliendo cosi
la carica a Kabila che aveva capeggiato il Paese per ben 18 anni. Nel maggio 2019 il nuovo governo,
ritenendo esaurito il proprio compito, ha rassegnato le dimissioni.
Il 30 giugno 2020 la Repubblica Democratica del Congo ha festeggiato i suoi 60 anni di indipendenza; a
questo si sono aggiunte le scuse da parte del Re Filippo del Belgio per l’atteggiamento che il proprio Paese
aveva assunto nel momento in cui il Congo divenne colonia belga, attraverso una lettera indirizzata proprio
al nuovo Presidente Tshisekedi.


Noemi Nicosanti USP3013796 20/03/2021

Potrebbero piacerti anche