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Riassunto: Storia del cinema

Hollywood: l’ultima stagione del muto 1920-1928 Cap.7


Le catene di sale cinematografiche e l’espansione del cinema
L’integrazione verticale
Negli anni Dieci le catene di sale cinematografiche si organizzarono a livello locale.
Un gruppo di esercenti lanciò nel 1917 la sfida al potere hollywoodiano creando una propria casa di
produzione, la First National Exhibitors' Circuit.
Essa funzionò da stimolo per altre società che tentarono anch’esse di dar luogo a una concentrazione
verticale.

Un'altra importante società di quegli anni che tentò una concentrazione di tipo verticale fu la Loew’s Inc.
Il suo fondatore, Marcus Loew:
- possedeva una vera e propria catena di sale cinematografiche.
- si dedicò anche alla produzione acquistando la Metro, allora guidata da Louis B. Mayer;
- successivamente, Loew acquisì la Goldwyn Pictures creò quella che sarebbe diventata la Metro
Goldwyn-Mayer (MGM).

BLOCK BOOKING = Le società hollywoodiane, per poter controllare anche le sale di cui non erano
proprietarie, ricorsero a un sistema di block booking.
Questo sistema obbligava gli esercenti, interessati alla proiezione dei film di famosi, a noleggiarne anche
altri film con minori possibilità di successo.
In questo modo alcune sale furono costrette a prenotare in anticipo l'intera programmazione annuale.

I palazzi del cinema


Una volta intuita l'importanza che le grandi sale cinematografiche rivestivano per il successo del film, le
società maggiori si impegnarono a renderle sempre più sfarzose per stupire lo spettatore.
- Alcune sale si ispiravano ai teatri tradizionali
- Altre sale dette “atmosferiche” davano allo spettatore la sensazione di trovarsi sotto un cielo
stellato; con il soffitto dipinto di blu scuro, sul quale erano sistemate delle lampadine.
-
Le sale più importanti offrivano poi, in aggiunta al film principale, un ricco programma di:
- cinegiornali
- scene comiche
- e performance d’orchestra (I film muti prevedeva no sempre un accompagnamento musicale)

Le 3 GRANDI e le 5 piccole
Le compagnie che controllavano la maggior parte delle catene di sale cinematografiche erano chiamate le
“3 grandi” ed erano:
- la Paramount-Publix,
- la MGM
- e la First National

Accanto a esse vi erano le “5 Piccole”, ovvero quelle società che possedevano sale in misura ridotta:
- Universal = La Universal proseguì nella produzione di film a costo relativamente contenuto,
destinati alle sale più piccole.

- Fox = La Fox continuò a produrre film popolari e a basso costo


- Producers Distributing Corporation = non possedeva sale né poteva contare una distribuzione
propria. Nonostante ciò, riuscì a riscuotere un considerevole successo con una serie di film dedicati
alle avventure di un cane, Rin-Tin-Tin.
In seguito, cominciò a espandersi e ad acquistare sale e attrezzature.
- Film Booking Office = la Producers Distributing Corp fu in attività solo per un breve periodo

- Warner Bros = fu alla base di una società ben più importante, la RKO.

UNITED ARTISTS (UA) = Separata dalle altre era la United Artists (UA), creata nel 1919 da:
- Mary Pickford,
- Charlie Chaplin,
- Douglas Fairbanks
- e David W Griffith.
Non possedendo né sale né teatri di posa, la UA si limitava a distribuire i film prodotti indipendentemente
dai suoi quattro proprietari e da altri importanti registi.
Il 1° film uscito a nome della UA fu “Una donna di Parigi” di Charlie Chaplin, del 1923, ebbe scarso successo.
- La società riuscì a incrementare i propri profitti,
- senza però raggiungere una vera stabilità economica.

La nascita della motion picture producers and distributors association


L’espansione dell'industria cinematografica si accompagnò a una crescente richiesta di un maggiore
controllo censorio da parte di vari gruppi sociali e comitati locali.
Molti film realizzati nel dopoguerra avevano come soggetto i "ruggenti anni 20” (musica jazz, liquori illegali
e scene in cui l’adulterio veniva presentato come un frivolo passatempo).

In questo stesso periodo, l'attenzione dell'opinione pubblica fu catturata dalle rivelazioni sulla vita privata
di registi e attori hollywoodiani: scandali.
Nel 1922, i principali studios si accordarono per dare vita alla Motion Picture Producers and Distributors of
America (MPPDA), per:
- evitare i pesanti controlli di una censura federale
- per la necessità di restituire a Hollywood un'immagine accettabile agli occhi dell'opinione pubblica

A capo dell'organizzazione fu nominato Will Hays, già presidente del partito repubblicano.
La sua strategia consisteva nel costringere i produttori ad eliminare dai loro film tutti i possibili elementi
offensivi,
 la MPPDA decretò una serie di linee guida per stabilire quali fossero i soggetti ammessi, rendendo
in pratica inutile l'emanazione di una vera e propria legge sulla censura.

 In realtà queste misure si rivelarono poco efficaci, tanto che furono rielaborate e rese più severe:
un elenco indicava le situazioni che non erano ammesse (come il traffico illegale di droga, la nudità)
e quelle a cui fare attenzione (l’uso della bandiera e le scene di contrabbando)

 Nel 1934 si arrivò a un rigoroso Codice di Produzione.

 Hays creò un ufficio preposto al mercato estero, tramite il quale tentare di superare le restrizioni
imposte da molti Paesi europei all'importazione di film;
 Inoltre, riuscì a creare un dipartimento per l'industria cinematografica nell'ambito del Ministero del
commercio.

Il modo di produzione degli studios


Cambiamenti tecnologici e di stile
L’espansione dell'industria hollywoodiana procedette parallelamente al perfezionamento dello stile classico
(affermatosi negli anni Dieci).

L’uso del montaggio analitico si fece sempre più sofisticato, in cui le inquadrature potevano servire a
rivelare progressivamente le parti più importanti dell'ambiente.
Esempio: nel film “Amici per la pelle” di John Ford, in cui c’è una sequenza in cui viene mostrata l’attesa
angosciante di una madre mentre aspetta il figlio che è andato ad annegare una cucciolata di gattini;
Questa azione si chiarisce tramite diverse inquadra ture sui dettagli della scena, mostrati attraverso lo
sguardo della protagonista.

ILLUMINAZIONE = I teatri di posa permettevano di girare intere sequenze solo con luce artificiale.
I tre punti d'illuminazione, che costituivano la base del sistema d'illuminazione del cinema hollywoodiano,
erano:
- la luce di riempimento (fill light) = con cui venivano illuminate le parti del set poste sullo sfondo.
Il soggetto della ripresa, invece, era illuminato da dietro e da sopra
- La luce principale (key light) = proveniva da un lato dell’inquadratura
- la controluce (bac klighting) = era posta al lato opposto della luce principale. Era una luce più
debole e serviva ad ammorbidire le ombre

CAMBIò L’APPROCCIO ALLA FOTOGRAFIA = negli anni Venti cambiò l'approccio alla fotografia. Alcuni
autori iniziarono a sistemare davanti all'obiettivo tessuti trasparenti o filtri, per creare “immagini
Flou”.
Questa tecnica fu fondamentale per lo sviluppo dello stile narrativo classico: essa cercava di condurre
l'attenzione dello spettatore verso il primo piano, escludendo dalla visione gli elementi secondari. Il
risultato fu il soft style dell'immagine.

PELLICOLE PANCROMATICHE = Un'altra importante innovazione di questi anni fu l'introduzione delle nuove
pellicole pancromatiche, in sostituzione di quelle ortocromatiche.
 Pellicole ortocromatiche = le pellicole ortocromatiche erano sensibili solo a certe proporzioni dello
spettro visivo (dal viola al blu e al verde).
- Le parti gialle e rosse venivano appena impressionate e per questo apparivano quasi nere (infatti le
labbra degli attori risultavano nere)

 Pellicole pancromatiche = le pellicole pancromatiche registravano invece l'intero spettro dei colori
con un'intensità pressoché costante. Da allora fu possibile fotografare il cielo con le nuvole ben
visibili o le labbra rosse rese come sfumature di grigio.

Le pellicole pancromatiche, però:


- erano molto costose,
- facili a deteriorarsi,
- e richiedevano una maggiore esposizione alla luce per ottenere un'immagine soddisfacente.

Il loro utilizzo si diffuse dopo che, a partire dal 1925, la Eastman Kodak introdusse sul mercato
versioni sempre più sensibili, stabili e a prezzi contenuti.
Presto le pellicole pancromatiche divennero lo standard in tutto il mondo.

DURANTE GLI ANNI 20 =


 si affermarono alcuni registi come:
- Jhon ford
- King Vidor
 Nacquero nuovi filoni, come:
- Quello dei film antimilitaristi
 Il western e la slapstick virarono verso il lungometraggio
 Ci fu una crescita dei budget di produzione, dovuta al consolidamento delle esportazioni di film di
Hollywood

I film ad alto budget dei primi anni 20


Un'opera che ben rappresenta le nuove tendenze produttive di questo periodo è “I quattro cavalieri
dell'Apocalisse” (del 1921) di Rex Ingram e prodotto dalla MGM.
Il suo successo fu probabilmente dovuto agli interpreti della coppia di amanti perduti, Rodolfo Valentino e
Alice Terry, che acquisirono una vasta fama.

DeMille poté lavorare alla Paramount con budget elevati. Le sue commedie a sfondo erotico (come “Perché
cambiare moglie?”) spesso interpretate da Gloria Swanson.
Quando i suoi film subirono gli attacchi della censura, DeMille confezionò pellicole che combinavano torbidi
melodrammi con soggetti religiosi.

Anche Griffith diresse importanti opere di soggetto storico, ispirandosi ai film tedeschi; per esempio “Le
due orfanelle”, ambientato durante la rivoluzione francese.

Erich von Stroheim, già assistente di Griffith alla metà degli anni Dieci, nel 1919 diresse per la Universal
“Mariti ciechi”.
Il successo di questo film spinse la Universal ad affidare al regista un budget ancora più consistente per il
seguente “Femmine folli”.
Von Stroheim superò di gran lunga la cifra accordatagli e il film durava più di sei ore (infatti la Universal lo
dovette ridurre a due ore e mezzo).
Da quel momento, von Stroheim a Hollywood si scontrò spesso con problemi di budget non rispettati e di
versioni eccessivamente lunghe.

Nuovi investimenti e film campioni d’incasso


Alla metà degli anni Venti gli investimenti di Wall Street nell'industria cinematografica fecero aumentare le
produzioni con budget elevati.
FILM FAMOSI PRODOTTI DALLA MGM
- “Ben-Hur” (adattamento dell’omonimo romanzo)
- “La grande patria” di King Vidor
- “La folla” di King Vidor
- “Ali” di Wellman

Generi e registi
FAIRBANKS = Dopo la formazione della United Artists nel 1919, l'attore Fairbanks recitò nel film “Sua
maestà l’americano” che fu determinante per la sua carriera.
In seguito, passò dalla commedia ai film in costume, fino a dedicarsi solo a film “cappa e spada” (come “I
tre moschettieri”).

GENERE WESTERN =
 Negli anni 20 acquisì maggiore prestigio il genere western (che fino a quel momento era relegata ai
cortometraggi ma che, a partire dagli anni 20, passarono al lungometraggio).
Il genere western si impose presso il pubblico con la realizzazione del film “Pionieri” di James
Cruze, prodotto dalla Paramount.

 John Ford aveva esordito con western a basso costo ma dallo stile originale come “Just Pals”, del
1920.
Ford ottenne poi un notevole successo con “Il cavallo d'acciaio” (western ad alto costo in cui,
narrando la storia della costruzione della prima ferrovia attraverso il continente).
Pur avendo realizzato film di diverso genere, fu identificato per tutta la carriera con il cinema
western.

 Un altro regista che esordì negli anni Dieci dirigendo western a basso costo fu Frank Borzage.

GENERE: CINEMA DELL’ORRORE =


In seguito alla proiezione del film “Il gabinetto del dottor Caligari” (di Robert Wiene, 1920) negli Stati Uniti,
avvenuta nel 1921, il cinema dell'orrore divenne sempre più popolare. La prima casa a puntarvi fu la
Universal, sfruttando la versatilità di uno tra i suoi attori più celebri, Lon Chaney (''l'uomo dalle mille facce")

GENERE: GANGSTER =
La crescita del crimine organizzato dovuta al proibizionismo determinò la comparsa del genere gangster: un
film che contribuì a fissare gli elementi del filone fu “Le notti di Chicago” (Underworld), diretto nel 1927 da
Sternberg.

FILM PER AFRO-AMERICANI =


Poiché vi era un pubblico afro-americano che frequentava sale separate dai bianchi e non si riconosceva
nel la prospettiva culturale di questi film, esistevano piccole compagnie specializzate che utilizzavano solo
attori di colore anche se i registi e la troupe erano bianchi.
Una di queste è la Colored Players che produsse “La cicatrice della vergogna”, di Frank Peregini.

In qualche caso gli afro-americani poterono accedere alla regia. Oscar Micheaux nel 1918 creò la Micheaux
Book and Film Company, che produsse film intorno a tematiche come il Ku Klux Klan e i matrimoni razziali.
Egli riuscì a lavorare anche con budget molto limitati, imprimendo ai suoi film uno stile frammentario; il suo
lavoro gli permise di portare le problematiche degli afro-americani sullo schermo.

La comicità negli anni 20


Durante gli anni Dieci, molti film comici - appartenenti al cosiddetto genere slapstick - erano basati su gag
fisiche. Di solito si trattava di cortometraggi, ma negli anni Venti diventarono più comuni i lungometraggi
comici.

LANGDON = Harry Langdon esordì in alcuni cortometraggi nei quali ebbe la possibilità di affinare il suo
personaggio, abbastanza differente da quelli creati dai suoi rivali.
Egli colpiva per il suo volto e la sua espressione infantile, unita a un carattere ingenuo che reagiva
placidamente a quanto accadeva intorno a lui.

CHARLIER CHAPLIN = Charlie Chaplin continuò a ottenere grandi successi nei primi anni Venti, quando
dovette lasciare la United Artists a causa del nuovo contratto con la First National.
- Nel 1921 esordì come autore di lungometraggi con “Il monello” a in cui recitava insieme a Jackie
Coogan, che interpretava il ruolo del trovatello allevato dal personaggio del vagabondo
interpretato da Chaplin.

- In seguito, Chaplin realizzò “Una donna di Parigi”, satira amaramente ironica dell'alta società in cui
egli faceva solo una fugace apparizione (questo però allontanò il pubblico che amava il personaggio
di Charlot).

- Con il personaggio di Charlot, Chaplin realizzò i film “La febbre dell’oro” e “Il circo”.

HAROLD LLOYD = Anche Harold Lloyd sfruttò la voga dei lungometraggi comici, facendo del personaggio
occhialuto (da lui creato negli anni Dieci) il protagonista di “Un uomo fatto su misura”, di Fred Newmeyer.
Alcuni dei film da lui interpretati in questi anni lo raffigurano come il giovane e ingenuo ragazzo di paese
che diventa improvvisamente eroico davanti a una sfida.

KEATON = Dopo aver recitato nei film di "Fatty" Arbuckle negli anni Dieci, Keaton assunse la direzione della
sua casa di produzione realizzando e interpretando una serie di popolari cortometraggi.
- La mancanza assoluta del sorriso sul suo volto gli fece guadagnare il soprannome di "Faccia di
pietrà'’.
- Keaton si cimentò presto nei lungometraggi, anche se il tipo di comicità e la complessità delle storie
rendevano i suoi film meno popolari rispetto a quelli dei rivali Chaplin e Lloyd.
- Il suo primo film di successo fu “Il navigatore”.
- Keaton esplorò spesso le possibilità del mezzo cinematografico, come in “La palla n. 13”, che
contiene un elaborato film nel film, originato dalla scena del sogno del protagonista
- Ma dopo l'avvento del sonoro non gli fu più concessa quel la libertà d'improvvisazione che aveva
caratterizzato i suoi precedenti film

HAL ROACH = Hal Roach (lo scopritore di Harold Lloyd) e Mack Sennett (il fondatore della Keystone),
continuarono a realizzare anche cortometraggi.
Sotto la loro guida emerse una nuova generazione di star: i due nomi più famosi furono quelli di Stan Laurel
e Oliver Hardy (Stanlio e Ollio).
Diversamente dagli altri comici nati durante il muto, Laurel e Hardy riuscirono ad adattarsi ai ritmi del
cinema sonoro.

Chaplin e la pantomima nel film “Il circo”


Pur essendo una delle opere meno citate di Chaplin, non vi è dubbio che “Il circo” rappresenti un
fondamentale snodo tra due fasi della sua produzione (ossia prima e in seguito all’avvento del sonoro).
Quest’opera è stata prodotta dalla First National.

TRAMA = Il film è la storia di un vagabondo che, capitato per sbaglio sulla pista di un circo, ne diventa
l'attrazione principale attraverso guai e risate nel pubblico.
Innamorato della trapezista Myrna, maltrattata dal padre che è il padrone del circo, decide infine di farsi da
parte perché la ragazza possa inseguire il suo sogno di felicità con l'aitante equilibrista Rex.

TEMATICHE = Il film:
- Si rifà alla comicità tradizionale
- Ma il circo ha anche un riferimento biografico per Chaplin = infatti, rimanda all’esperienza
dell’autore precedente al cinema. Questa tematica verrà ripresa in uno degli ultimi film di Chaplin
“Luci della ribalta”

PANTOMIMA = la pantomima è una struttura discorsiva, legata al cinema muto, che per contrastare
l’assenza della parola, si avvale di un triplice livello d’interpretazione:
- Mimesi del reale = nel film è rappresentata dal circo, il quale presenta in modo verosimile gli
ambienti dello spettacolo popolare: la fiera, con il labirinto degli specchi e gli automi.
Inoltre il film accenna al mondo del lavoro e ai rapporti di potere (che troveranno una più ampia
trattazione nel successivo Tempi moderni).

- Stilizzazione formale = Quanto al livello della stilizzazione, Chaplin dà prova di una chiarezza
narrativa che si fonda sulla totale condivisione di codici espressivi con la cultura dello spettatore, e
dimostra di saper tener desta l'attenzione di quest'ultimo modulando l'alternanza del ritmo
- L’astrazione = Essa si esprime con vocaboli pantomimici ormai consolidati nel repertorio del
comico, come la gioiosa danza che prende vita ogni volta in cui Charlot vive l'illusione di poter
coronare il sogno d'amore.
Inoltre, è l'artefice di un inedito rapporto con gli oggetti nel quale vlene scardinato il loro uso
abituale.

L’arrivo dei registi stranieri a Hollywood


L’ARRIVO DEI REGISTI STRANIERI A HOLLYWOOD = Prima del 1920, gli autori provenienti da altri Paesi
avevano lavorato solo occasionalmente per l'industria americana (tra questi vi era l'inglese Chaplin alla
Keystone).
Negli anni Venti, invece, le case di produzione americane iniziarono la caccia per scovare talenti stranieri e
chiamando i registi e gli attori di maggior valore di tutta Europa (soprattutto Germania), Hollywood si
metteva al riparo dalla concorrenza sul mercato mondiale.

LUBITSCH = Già regista di successo in Germania, Lubitsch arrivò a Hollywood, in seguito al successo del film
Madame Dubarry.
Lubitsch imparò subito ad armonizzare il suo stile con quello classico hollywoodiano, diventando in poco
tempo uno dei registi più rispettati.
- In seguito egli fu ingaggiato dalla Warner Bros, per la quale diresse una serie di commedie che
analizzavano la società dell'epoca.
- L’ingegnosità con cui il regista riusciva a suggerire gli appetiti sessuali e le rivalità, che venivano
nascoste dalle buone maniere, erano già tipici di quello che verrà in seguito definito il "tocco di
Lubitsch".
- Il “tocco di Lubitsch" si esprimeva anche attraverso un'estrema fluidità del racconto, capace di
suggerire gli sta ti d'animo dei personaggi semplicemente dal modo in cui cambiavano posizione
all'interno della scena.

I REGISTI SCANDINAVI =
 Stiller = venne chiamato dalla MGM ma l'eccentricità e incapacità da parte di Stiller di adattarsi ai
rigidi metodi di lavorazione hollywoodiani provocò la sua rapida sostituzione.
- In seguito, il produttore tedesco Erich Pommer, che allora lavorava per la Paramount, lo chiamò per
la regia di un film ma fallì nuovamente.
- Stiller decise quindi di tornare in Svezia

 Sjostrom = Vietor Sjostrom accettò di lavorare per la MGM nel 1923, modificando il proprio nome
in Victor Seastrom.
- Nei suoi film, Seastrom dava molta importanza alla natura
- Questo è possibile vederlo soprattutto nel film “Il vento” (il suo ultimo film in America).
- In seguito, Seastrom tornò in Svezia ed ebbe una lunga carriera come attore del cinema sonoro

I REGISTI EUROPEI ALLA UNIVERSAL=


 Fejos
 Paul Leni

L’INFLUENZA DI MURNAU ALLA FOX=


Il più prestigioso tra i registi europei chiamati da Hollywood fu Murnau, che venne messo sotto contratto
dalla Fox Film Corp.
Nel 1925 si recò a Hollywood per girare con un enorme budget “Aurora”, che aveva uno stile tedesco più
che americano ed era ricco di elementi espressionisti.
Il successo del film, inferiore alle aspettative, costrinse Murnau a ripiegare su progetti sempre meno
ambiziosi.
Il suo ultimo lavoro, in collaborazione con il documentarista Robert Flaherty fu “Tabù”.
Flaherty abbandonò le riprese e il film fu completato dal solo Murnau, che ne fece un'opera suggestiva
anche se imperfetta.
Aurora ebbe un forte impatto sui registi americani come John Ford e Frank Borzage.

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