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Collezione direttafrancesco
7
il libro di
a cura di
Carlo Fiore
con contributi di
Luca Aversano
Giacomo Baroffio
Marco Beghelli
Stanley Boorman
Vincenzo Borghetti
Tim Carter
Mariateresa Dellaborra
Anik Devriès-Lesure
Mark Everist
Piero Gargiulo
Franco Pavan
Angela Romagnoli
Maria Grazia Sità
John Stinson
Claudio Toscani
musica
il libro di musica
Progetto grafico
Maurizio Accardi
Cura redazionale
Laura Cosentino
Impaginazione
Grazia Lo Scrudato
Revisione finale
Jessica Lo Jacono
caratteristiche
Questo libro è composto in Adobe Garamond e
Helvetica Neue; è stampato su Ivory Print da 100
g/mq delle Cartiere Germagnano; le segnature
sono piegate a sedicesimo (formato rifilato 13,5 ×
21 cm) con legatura in brossura e cucitura a filo
refe; la copertina è stampata su GardaMatt Art da
250 g/mq delle Cartiere del Garda e plastificata
con finitura opaca.
“dice” qualcosa, da parte del com- Quanto alle “parole”, oltre a de-
positore (o chi per lui), anche sulla scrivere come il testo sia stato di vol-
timbrica del brano (mentre ciò non ta in volta sottoposto alla musica,
avviene con una veste analoga in par- spazio significativo è riservato a libri
titura, che però è assai piú chiara nel- “sulla” e “per la” musica, come i trat-
l’esplicitare le strutture e il contrap- tati e i libretti d’opera: entrambi fon-
punto). E non sono che pochi esem- ti musicali a pieno titolo pur appar-
pi: la pratica musicale e le consue- tenendo a generi letterari. In propo-
tudini di ricerca di ciascuno ne pos- sito i saggi di Piero Gargiulo e Mar-
sono offrire dei piú diversi ambiti di co Beghelli, forse piú di altri (che già
repertorio ed epoche. vantano ponderose e specialistiche
Ancor piú specifica dell’ambito mu- alternative in volume), sono presen-
sicale è la riflessione sulle varianti ze uniche nella bibliografia attuale.
iconiche e simboliche delle notazio- Peraltro la loro inclusione, se scon-
ni e delle loro presentazioni. Per ico- tata in prospettiva scientifica, non lo
niche s’intendono evidentemente le è ai fini di un uso didattico della mi-
intavolature, dove non si prescrivo- scellanea, che vorrebbe aiutare l’in-
no suoni ma posizioni (e forse al- quadramento delle fonti musicali in
trettanto potrebbe dirsi dei neumi tutta la loro multiforme varietà, pas-
gregoriani in campo aperto, neppu- saggio fondamentale di qualsiasi per-
re loro indici di altezze definite ma corso di formazione musicale.
di “gestualità” della voce); per sim- Alla filologia, dai rudimenti sino
boliche s’intendono le scritture fat- ai metodi piú complessi, spetta il
te di note che, in questo libro, vor- compito di educare alla critica del
rebbero assurgere a protagoniste e in testo, ciò che resta alla bibliologia
ogni loro componente, l’asta, l’ova- – cioè istruire la lettura critica del
le, i righi, la loro quantità e posizio- dettato creativo e della sua presen-
ne viste, una volta tanto, accanto al tazione – benché meno appariscen-
rispettivo portato sonoro: perché es- te, non è del tutto trascurabile. In-
so non è stato quasi mai assoluto o fatti, lungo i prossimi capitoli, fra le
indipendente da come veniva tra- altre informazioni emergeranno an-
mandato per iscritto e ciò, ancora che numerosi collegamenti tra la ve-
una volta, segnando un’altra forte ce- ste con cui la musica è stata diffusa
sura con la scrittura delle parole. Nep- per iscritto e certe sue caratteristiche
pure questo schema, tuttavia, è ret- compositive, a volte anche inerenti
tilineo: il capitolo di Mariagrazia Sità alla resa espressiva, persino le prassi
spiegherà come e quanto nel Nove- esecutive. Si pensi alla differenza tra
cento note, righi e formati (ma, in l’esecuzione della polifonia dalla par-
fondo, anche la loro essenza simbo- titura o da un libro parte o da un set
lica) siano stati ripensati fino al re- di parti arrangiate sulla stessa pagi-
cupero e al rinnovamento di elementi na. Nel primo caso vi è una visione
iconici che si credevano perduti. globale del componimento, che pre-
introduzione 15
cettandone cosí com’è non solo la le- teriali manca il livello intermedio,
zione ma anche l’entità materiale in perché si passa dalla tabula rasa del-
senso stretto. la manualistica per le scuole (quali?)
Sull’opportunità di competenze bi- ai piú specifici case studies e ai reper-
bliologiche da parte dei musicologi tori di consultazione, senza attra-
quasi non varrebbe la pena soffer- versare una fase di “alfabetizzazione”
marsi, tanto appare ovvia. Lo è quan- sulle fonti per quello che sono.
to la conoscenza dei tipi di tela, pen- Chi invece la musica la gode sol-
nello, pigmento, tecnica pittorica o tanto, senza farne mestiere, senza sa-
scultorea da parte degli storici e dei perne sviscerare tecniche e poetiche,
critici dell’arte figurativa. Tra loro, forse troverà utili e interessanti le no-
già un antesignano come Vasari se zioni e descrizioni che seguiranno,
n’era reso conto, anteponendo alle offerte, questo almeno è l’augurio, sen-
sue Vite una descrizione degli ambi- za dare nulla per scontato, cercando
ti materiali. Per di piú, come spesso di narrare una storia di oggetti e di
accade tra le branche della musico- processi in grado di arricchire l’im-
logia, alla letteratura sugli aspetti ma- maginario di tante esperienze d’ascolto.
carlo fiore
I libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani
di Giacomo Baroffio
scritti; chi già la conosce, non ha bi- quelli che non solo non leggevano la
sogno dei libri. musica, ma non dovevano neppure
Nell’esame dei codici musicali re- cantarla – quale testimonianza con-
datti fino al XII-XIII secolo è impres- creta e tangibile dell’identità cultu-
sionante il numero di mende che si rale di una precisa comunità.
ritrovano e che non sono state cor- Questa particolare situazione spie-
rette, nonostante i relativi manoscritti ga un’apparente contraddizione: i co-
mostrino un frequente uso nel logo- dici da un lato sono precisi nel tra-
rio della pergamena soprattutto nel mandare i repertori locali con le lo-
margine inferiore esterno, cioè nel ro peculiarità (brani propri, lezioni
punto dove si doveva necessariamente musicali che riflettono l’ambito cul-
toccare il libro per girare le carte. Chi turale specifico), dall’altro lato spes-
ha pratica di codici liturgici medie- so non sono testimoni attendibili per
vali avrà incontrato ulteriori testi- la trascuratezza con cui trasmettono
monianze al riguardo [4]. Con ciò il repertorio. Con “trascuratezza” non
non intendo affermare che nei codi- solo intendo sottolineare gli errori,
ci liturgico-musicali non ci siano mai ma anche il frequente fenomeno del
stati interventi di emendamento te- mancato allineamento delle note ri-
stuale o melodico; ma tale operazio- spetto alle sillabe su cui dovrebbero
ne è estremamente rara rispetto ai ca- essere cantate [5].
si di mende che non sono state cor- I libri medievali con musica non
rette. Tutto ciò mi conforta nell’ipo- sono libri di musica in senso moder-
tesi che nella pratica liturgica me- no. Con ciò non si nega che, in qual-
dievale, e ancora dopo, il canto era che situazione particolare, potessero
eseguito in forza della tradizione ora- essere utilizzati anche per ricordare il
le e non della trasmissione scritta. movimento di una melodia o addi-
Probabilmente ci si trova di fronte rittura per leggere le note. Ma que-
ad un caso paradossale. Ritengo che sta funzione sembra costituire un’ec-
il codice musicale servisse ai cantori cezione. La maggiore utilità “musi-
in modo sporadico (perlopiú in qual- cale” dei codici risiedeva nel fatto di
che intervento didattico) e veramen- ricordare ai cantori i brani che essi
te marginale, giacché la musica la co- dovevano eseguire, in quale giorno e
noscevano e la conoscevano bene, in quale successione. Di là da que-
tutta, a memoria, nei minimi parti- st’aspetto, il loro valore precipuo è da
colari. I codici musicali potrebbero ricercarsi nella valenza simbolica.
essere stati pensati, redatti e conser- Quest’ultima è sottolineata, fra l’al-
vati con cura per i non-musici – per tro, dai (sontuosi) apparati icono-
4] Cfr., ad esempio, l’inizio dell’introito pasquale sicali, ritengo che dovrebbe essere incrementa-
Resurrexi nei MSS Benevento, Biblioteca Capitola- ta la ricerca sulle testimonianze manoscritte. Per
re, MS 35, c. 69r (sec. XI-XII) e 39, c. 29v (sec. XIex). tutte valga G. Baroffio, Iter Liturgicum Italicum,
5] Nonostante questo giudizio – solo appa- CLEUP, Padova 1999; la banca dati, che è alla
rentemente negativo – sui codici liturgico-mu- base del repertorio, conta oggi oltre 21.700 unità.
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grafici che arricchiscono molti esem- La storia del libro liturgico prevede
plari, senza che la magnificenza del- la sua redazione finalizzata ad una pre-
le miniature apporti un pur minimo cisa comunità, le cui necessità pasto-
contributo alla pratica musicale [6]. rali e consuetudini celebrative trovano
Il caso limite dei libri musicali po- riscontro nel codice ad essa destinato.
ne pertanto in evidenza un fenome- L’uso talora quotidiano, e le modifi-
no culturale: i libri liturgici non ser- che che la vita liturgica comporta nel
vono soltanto per la celebrazione, ma tempo, sono i due elementi che ren-
assolvono a diversi compiti. In pri- dono precario il manufatto o perché
mo luogo fissano in modo chiaro ed rovinato o perché non corrisponde piú
inequivocabile la tradizione di una in tutto alle esigenze concrete della ce-
comunità e la rendono materialmente lebrazione. Ciò spiega il cambio dei li-
tangibile (si pensi alla musica che di bri di una comunità e il loro destino:
fatto esiste soltanto nel momento in alcuni, pochissimi esemplari, sono con-
cui risuona, poi scompare o si con- servati per venerazione e rispetto o an-
serva al massimo nella memoria). che per il pregio artistico; ma la mas-
In secondo luogo questi libri con- sima parte dei codici è usata per nuo-
tengono testi autorevoli che riflettono vi impieghi, e un’altissima percentua-
il dialogo tra Dio e l’uomo, in qualche le finisce per essere distrutta totalmente.
modo esprimono il cuore di una co- Una parte consistente del materiale li-
munità, il profondo dei sentimenti e brario medievale sopravvive in uno sta-
dell’intelligenza, dell’azione e della poe- to assai precario dal momento che ha
sia. Il libro liturgico diviene quindi la trovato un riutilizzo nei laboratori di
carta da visita con cui un nucleo sociale legatoria. La pergamena poteva servi-
si presenta affermando la sua posizio- re egregiamente quale carta di guardia,
ne attraverso la sobria povertà dei ma- toppa, braghetta o altro in codici suc-
nufatti oppure la loro magnificenza e cessivi. Soprattutto nel Cinquecento
ricchezza lussureggiante che sprigiona e nel Seicento centinaia di migliaia di
faville, i sontuosi apparati iconografici singole carte o interi fogli sono stati
e la particolare cura nell’impaginazio- impiegati come coperte per protegge-
ne, nella scrittura, nella legatura che re registri cartacei. Il fenomeno è co-
possono rendere oltremodo prezioso il mune in tutta l’Europa, ma in Italia la
manufatto. Si dà il caso di libri liturgi- situazione presenta un numero straor-
ci quasi mai utilizzati durante le cele- dinariamente alto di pezzi e si può pre-
brazioni, ma sempre aperti per mostrare sumere che una grande percentuale
ai visitatori – ad esempio, dei dogi di delle decine di migliaia di frammenti
Venezia – il potere dei committenti e librari sia costituita da materiale litur-
di quanti erano destinati a fruirne. gico.
6] Sulla problematica dei codici con musica in musica?”, in G. Cattin (a c. di), Il canto piano nel-
relazione all’esecuzione delle melodie liturgiche l’era della stampa, Provincia autonoma - Servizio
cfr. G. Baroffio, “I libri con musica: sono libri di Beni librari e archivistici, Trento 1999, pp. 9-12.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 25
7] Cfr. B.G. Baroffio, I codici liturgici: spec- 10] Su alcune tipologie di rotoli cfr. Th.F. Kelly,
chio della cultura italiana nel medioevo. Pun- The Exultet in Southern Italy, Oxford University
ti fermi – appunti di lettura – spunti di ri- Press, New York - Oxford 1996; Idem, “The li-
cerca, in «Ecclesia Orans» IX (1992), pp. 233- turgical rotulus at Benevento”, in J. Szendrei, D.
276. Hiley (a c. di), Laborare fratres in unum. Festschrift
8] Informazioni importanti sui canti si pos- Laszlo Dobszay zum 60 Geburtstag, Weidmann,
sono desumere anche da codici liturgici che Hildesheim-Zurich 1995, pp. 167-186; Idem, A
ne riportano soltanto i testi senza la nota- Milanese Processional Roll at the Beinecke Library,
zione. in «The Yale University Library Gazette» LXXIII
9] Cfr. il cantatorio senza notazione musica- (1998), pp. 14-31; Archivio di Stato di Torino
le, Monza, Biblioteca Capitolare, MS 88 (7 B (a c. di), Il rotolo funerario di Bosone abate di San
13) (Francia o Italia settentrionale, sec. IX2/3), Giusto di Susa, La Novalesa, Comunità Bene-
scritto su due colonne. dettina dei SS. Pietro e Paolo, Novalesa 1988.
26 giacomo baroffio
lonne per interi codici [11] o per al- Nell’esaminare ora alcune tipolo-
cune sezioni, come avviene nelle li- gie di libri liturgici, ci si limiterà sol-
tanie del sabato santo in alcuni gra- tanto a quelli che di solito conten-
duali [12]. Il formato è assai variabi- gono canti. Si può osservare che so-
le, da misure minime di un oggetto litamente in questi libri il materiale
tascabile a estensioni assai ampie [13]. è presentato in due sezioni ben di-
Le dimensioni dei codici non devo- stinte: il temporale (che abbraccia il
no però trarre in inganno: di solito ciclo pasquale, Natale-Epifania [14]
quanto piú estesa è una pagina, tan- e le domeniche e inizia, perlopiú,
to minore è il suo contenuto perché dalla I domenica d’avvento) e il san-
con il tempo il corpo di scrittura è torale (le feste proprie dei singoli san-
stato ingrandito con la conseguenza ti – con inizio da Sant’Andrea – e il
di ridurre il contenuto di ciascuna commune sanctorum con i formulari
pagina. Ciò spiega, fra l’altro, come specifici di ogni categoria: apostoli,
mai i canti di un antifonario nel se- martiri, confessori...). Nel caso in cui
colo XII erano contenuti in un uni- un canto è ripetuto piú volte (nel
co volume di modeste dimensioni, temporale) in un libro liturgico, lo
mentre nei secoli XV e XVI non ba- si scrive soltanto alla prima evenien-
stavano da due a sei o ancora piú to- za e le volte successive si rimanda al-
mi di enormi dimensioni. la pagina precedente. I canti del san-
11] I messali e i breviari spesso hanno due co- due sequenze per il patrono locale nel tomo suc-
lonne: cfr. i messali Foligno, Archivio di Stato, cessivo, MS E, c. 196v (Sancti Baptistae Christi
MS Coperte Notarili 1, 6; Firenze, Biblioteca praeconis) e c. 198r (Alme mundi rex Christe). Le
Medicea Laurenziana, MS Gadd. 44 (sec. XII); litanie possono essere scritte anche su un nume-
Roma, Biblioteca Casanatense, MS 450 (sec. ro maggiore di colonne, ad esempio su tre, come
XIII); Madrid, Biblioteca Nacional, MS 9538 (sec. nel caso di codici a riga piena, ad esempio, il tro-
XIV); Assisi, Biblioteca Comunale, MS 614 (sec. pario-sequenziario-processionale nonantolano
XV); i breviari Bovino, Archivio Capitolare, MS Roma, Biblioteca Casanatense, MS 1741, c. 183v
s.s. (sec. XII); Assisi, Biblioteca Comunale, MS (altra litania su 3 colonne nel codice nonantola-
611 (sec. XIII); Madrid, Biblioteca Nacional, MS no Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, MS Sess.
9082 (sec. XIV); Augsburg, Universitätsbibliothek, 71); su quattro colonne, come nel frammento di
MS I.2.2° 35 (sec. XV). A due colonne sono an- messale aretino del sec. XI conservato a Bologna,
che alcuni salteri-innari con musica come Arez- Biblioteca Universitaria, MS 2217, c. 165vr.
zo, Biblioteca del Seminario, MS Arch. 17 (sec. 13] Si confrontino, ad esempio, due codici
XV); Firenze, Archivio Provinciale della Curia, del sec. XVI: un processionale di Assisi con uno
OFM, MS A (secc. XV-XVI). Eccezionalmente ci pos- specchio di scrittura di mm 70 × 140 (Assisi,
sono essere codici a tre colonne, come i salteri Ca- Biblioteca di Santa Maria degli Angeli, MS s.s.)
maldoli, Archivio dell’Eremo, MS s.s. + Oslo/Lon- e un graduale della Certosa di Pavia di 660 ×
don, Collezione M. Schøyen, MS 620 (Salterio 415 mm (Pavia, Archivio della Certosa di San-
di San Romualdo, sec. IX); Pisa, Biblioteca Uni- ta Maria delle Grazie, MS 821, 1574).
versitaria, MS 544 (sec. XII); Vaticano, Bibliote- 14] Poiché nei formulari dei giorni che se-
ca Apostolica Vaticana, Arch. cap. S. Pietro MS guono il Natale, la liturgia prevede in parte la
E 13 (Toscana-Umbria, sec. XII). ripetizione di brani propri della solennità, la
12] Per esempio San Giovanni in Persiceto, memoria liturgica dei santi Stefano, Giovanni
Museo d’Arte Sacra, MS D, c. 143v (scritto a Bo- evangelista e Innocenti (26-27 dicembre) è col-
logna per San Giovanni in Persiceto, sec. XIV2). locata nel temporale, non nel santorale tra le fe-
La destinazione è evidenziata dalla presenza di ste di dicembre.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 27
torale spesso sono inseriti nel Com- questo canto processionale si segna-
mune specifico al quale si rimanda la soltanto il primo versetto [18]. Nei
dalle pagine precedenti del Proprium codici dei secoli XI e XII non è raro
sanctorum. trovare i brani musicali interpolati
da tropi [19], e l’introito è il canto
che ha avuto il maggior numero di
I PRINCIPALI LIBRI rielaborazioni tropistiche [20].
MUSICALI DELLA MESSA Il graduale (graduale, responsorium,
responsorium graduale) si presenta
Il graduale [15] nelle due sezioni che lo compongo-
no, il responso e il versetto (versus)
Il libro che contiene i canti del Pro- solistico, che normalmente si man-
prium Missae è il graduale [16]. Il li- tiene in una tessitura piú alta rispet-
bro che noi conosciamo si presenta to al responso. È da tener presente
già strutturato con i canti inseriti nei che nell’esecuzione, dopo il versus,
singoli formulari che seguono la suc- la schola ripete integralmente il re-
cessione dell’anno liturgico inizian- sponso. Spesso nel graduale e nel-
do con l’Ad te levavi dell’introito del- l’alleluia si trovano melismi che so-
la I domenica d’avvento [17]. All’in- no ripetuti nel medesimo brano o si
terno di ogni formulario si succedo- trovano in altri pezzi del medesimo
no i singoli canti secondo lo svolgi- genere. In molti casi questi melismi
mento dell’azione eucaristica. Del- non sono scritti per esteso, perché ai
l’introito (introitus, antiphona, offi- cantori l’inizio di un vocalizzo ri-
cium) si presenta l’antifona integra- chiamava alla mente lo svolgimento
le, mentre della salmodia propria di completo della sezione.
15] Il graduale o alcune sue parti si chiama- 18] Cfr., a proposito dei testi, R. Steiner,
vano Antiphonarium Missae, Gradalicantum, “Non-Psalm verses for Introits and Commu-
Graduale, Greale, Ingressarium (nel rito ambro- nions”, in W. Arlt, G. Björkvall (a c. di), Re-
siano), Ingressurium, Liber gradalis, Liber gra- cherches nouvelles sur les tropes liturgiques, Alm-
dualis, Sanctuarium (sezione del santorale). qvist & Wiksell, Stockholm 1993, pp. 441-447.
16] Sui canti della Messa cfr. R.-J. Hesbert, 19] Ad esempio, Novara, Archivio Storico
Antiphonale Missarum Sextuplex d’après le gra- Diocesano, MS G 1 (Novara, sec. XI2); Ivrea, Bi-
duel de Monza et les antiphonaires de Rheinau, blioteca Capitolare, LX (Ivrea o Pavia per Ivrea,
du Mont-Blandin, de Compiègne, de Corbie et de sec. XI); Roma, Biblioteca Angelica, MS 123 (Bo-
Senlis, Vromant & C°, Bruxelles 1935 (edizio- logna, 1039).
ne sinottica di 6 tra le piú antiche fonti); G. Mi- 20] Cfr. B. Baroffio, “I tropi d’introito e i can-
lanese, Concordantia et instrumenta lexicographica ti pasquali in un graduale italiano del sec. XIII
ad Graduale Romanum pertinentia, praefata est (Monza, Biblioteca Capit. K 11)”, in F. Luisi (a
Mirella Ferrari, Editrice Liguria, Genova-Savo- c. di), Studi in onore di Giulio Cattin, Torre d’Or-
na 1996. feo, Roma 1990, pp. 3-14; F. Checcacci, I tro-
17] Non c’è traccia nella tradizione mano- pi d’introito nel manoscritto Volterra, Biblioteca
scritta di libelli specifici per ogni singolo canto Guarnacci, ms. L.3.39, tesi di laurea, Università
della Messa, come suppone J. McKinnon in The di Pavia-Cremona 1997-1998; M.L. Inguscio,
Advent Project: The Later-Seventh-Century Crea- I tropi d’introito nella tradizione della Chiesa di
tion of the Roman Mass Proper, University of Ca- Parma, in «Rivista Internazionale di Musica Sa-
lifornia Press, Berkeley 2000, p. 124. cra» XXIII (2002), pp. 65-93.
28 giacomo baroffio
21] Il cantatorio (Cantatorium, Graduale) nel- 24] Il kyriale (Chiriale, Kyriale) soprattutto
la tradizione domenicana ha assunto il nome di in ambito francescano ha assunto il titolo di
Pulpitarium, segno che era divenuto un libro da Cantoria.
porsi su un leggio. 25] Il nucleo centrale del Kyriale è costituito da
22] Il piú antico cantatorio è italiano e se ne Kyrie eleison, Gloria in excelsis, Sanctus e Agnus Dei.
conosce un frammento in Ungheria, a Sarospa- Ad essi si è aggiunto all’inizio dell’XI secolo il Cre-
tak (sec. VIII2). Il cantatorio di Monza (sec. IX2/3: do. Sono considerati canti dell’ordinario – e sono
soli testi) è stato edito da R.-J. Hesbert, Antiphonale trasmessi nei kyriali – anche le formule di conge-
Missarum Sextuplex d’après le graduel de Monza do (Benedicamus Domino e Ite missa est) e due an-
et les antiphonaires de Rheinau, du Mont-Blandin, tifone che con un salmo accompagnano la bene-
de Compiègne, de Corbie et de Senlis, Vromant & dizione dell’acqua lustrale (Asperges me e Vidi aquam).
C°, Bruxelles 1935; il cantatorio di Nonantola 26] Ancora oggi nel Graduale Romanum e nel
(sec. XII1: con musica) è stato riprodotto a colo- Liber Usualis la massima parte dei Kyrie – e, per
ri in G. Baroffio, Cantatorium: appunti di viag- estensione, i rispettivi cicli delle Messe – han-
gio: abbazia di Nonantola, Comune di Nonan- no il nome di un tropo.
tola 2002. 27] San Giovanni in Persiceto, Museo d’Ar-
23] Sul formato cfr. M. Huglo, Les livres de te sacra, D, c. 160v; E, c. XXX. I numeri di rife-
chant liturgique, Turnhoult, Brepols 1988, p. rimento si riferiscono alle edizioni vaticane.
100. Il formato oblungo ha permesso/suggeri- 28] Tra parentesi è segnalata la datazione pro-
to di utilizzare delle valve eburnee come coper- posta a suo tempo dai monaci di Solesmes nel-
te di vari cantatori. le edizioni vaticane.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 29
* Schildbach, Das einstimmige Agnus Dei, 166 segnala il brano in appendice (numero 2) senza indicazione
di fonti; cos pure Dominicus ErklärungJohner,des Kyriale nach Text und Melodie,Regensburg,Fr. Pustet
1933, p. 89.
Tab.2
29] Cfr., ad esempio, il Kyriale francescano G. Baroffio, Fonti trascurate per la storia del Gre-
ligure del secolo XVII conservato a Genova, Cen- goriano in Italia: i kyriali francescani della Li-
tro Studi Francescano, 18. Su questo impor- guria, in «Analecta Musicologica» XV (1998),
tante fondo per la storia del Kyriale in Italia cfr. pp. 69-78.
30 giacomo baroffio
rio e ne ricalcano, almeno inizialmente, soprattutto nei libri degli ordini men-
il formato oblungo [ 34]. Non poca dicanti [37]. La forma standard dei
importanza, nell’investigazione dei secoli precedenti (XI e XII) è quella
tropi, ha il titolo che essi presentano del tropario-sequenziario. Nella tra-
nelle fonti liturgiche [35]. dizione italiana dell’XI secolo si no-
ta l’inserimento di acclamazioni al-
Il sequenziario [ 36] leluiatiche dopo la prima strofa e me-
lismi dopo le strofe successive.
Prima del tropario si è probabil-
mente concretizzata la realizzazione Il messale
del sequenziario: esso raccoglie le se-
quenze o prosae, un canto che risul- Dopo vari tentativi di riordinare in
ta complementare dell’alleluia, am- modo organico tutto il materiale ne-
plificandone testo e musica. Piccoli cessario per la celebrazione eucaristica
gruppi di sequenze si trovano in mol- [38], si è giunti alla redazione di un li-
ti graduali anche dopo il secolo XIV, bro onnicomprensivo, il messale “ple-
34] Cfr. M. Huglo, Les livres…, cit., pp. 123- tin, A. Lovato (a c. di), Contributi per la storia della mu-
125. sica sacra a Padova, Istituto per la Storia ecclesiastica pa-
35] Cfr. E. Odelman, Comment a-t-on appelé dovana, Padova 1993, pp. 43-92; M.L. Inguscio, Le
les tropes? Observations sur les rubriques des tropes sequenze nella tradizione della Chiesa di Parma, in «Ri-
des Xe et XIe siècle, in «Cahiers de civilisation mé- vista Internazionale di Musica Sacra» XXI (2000), pp.
diévale» XVIII (1975), pp. 15-36. 195-233; P. Panzetti, Piacenza 65. Un manoscritto li-
36] Esemplari di sequenziario (Liber Hymnorum, turgico-musicale del sec. XII, 2 voll., tesi dottorale, Pon-
Liber sequentiarum, Prosarium, Sequentiae, Sequentia- tificio Istituto di Musica Sacra, Roma 1966-1967 (edi-
rium) italiani o repertori locali sono stati investigati e/o zione di 62 sequenze); D. Hiley (a c. di), Das Reper-
pubblicati da L. Brunner, Catalogo delle sequenze in toire der normanno-sizilischen Tropare. I: Die Sequen-
manoscritti di origine italiana anteriori al 1200, in «Ri- zen, Bärenreiter, Kassel 2001(edizione di 100sequenze);
vista Italiana di Musicologia» XX (1985), pp. 191-276 H. Prévost, Recueil complet des célèbres séquences du véné-
(oltre 260 sequenze); G. Pressacco, Monumenta Eccle- rable maître Adam le Breton chanoine régulier de l’ab-
siae Aquileiensis Liturgica. Tropi, prosule e sequenze del baye royale de Saint-Victor de Paris (XIIe siècle) d’après les
messale aquileiese. Un primo censimento, Udine, De- manuscrits de la même Abbaye, Imprimerie Saint-Mar-
putazione di storia patria del Friuli s.d. [1995]; T. Gor- tin, Ligugé 1901.
dini, Le sequenze adespote nelle fonti manoscritte del re- 37] Cfr., ad esempio, E.J. Kim, Corpus Se-
pertorio “patriarchino”, tesi di laurea, Università degli quentiarium…, cit.
Studi di Padova 1998/99 (edizione di 78 sequenze); 38] Tra questi tentativi si possono ricordare va-
S.J. Kim, Le Sequenze nei cinque Graduali della Bi- ri ampliamenti della raccolta eucologica, il sa-
blioteca Capitolare di Benevento. Trascrizione diploma- cramentario. Si conoscono sacramentari con la
tica comparativa, Apparato critico e musicale, Analisi. In- segnalazione marginale o interlineare dei soli in-
dice delle concordanze verbali, tesi dottorale, Pontificio cipit dei canti (Milano, Biblioteca Ambrosiana,
Istituto di Musica Sacra, Roma 1999 (edizione com- MS H 200 inf., Vercelli, sec. XIex); sacramentari
parata di 130 pezzi); P. Damilano, Sequenze bobbiesi, con antifonario integrato nei formulari (Firenze,
in «Rivista Italiana di Musicologia» II (1967), pp. 3- Biblioteca Riccardiana, MS 299, Roma, sec. XIex);
35; G. Cattin, Novità dalla Cattedrale di Firenze: po- sacramentari con evangelistario e antifonario inte -
lifonia tropi e sequenze nella seconda metà del XII secolo, grati nei formulari che presentano anche l’incipit
in «Musica e Storia» VI (1998), pp. 7-36; E.J. Kim, delle epistole (Firenze, Biblioteca Medicea Lau-
Corpus Sequentiarum Italicum: Il sequenziario france- renziana, MS Conv. Soppr. 233, Vallombrosa [?],
scano arborense, in «Rivista Internazionale di Musica sec. XIII-XIV). Per altre strutture arricchite e com-
Sacra» XXIII (2002), pp. 119-144; F. Negro, “Le se- plesse del sacramentario cfr. G. Baroffio, “I ma-
quenze della tradizione liturgica padovana”, in G. Cat- noscritti liturgici italiani tra identità universale e
32 giacomo baroffio
nario”. Esso può riportare anche la no- serito in modo organico nel formula-
tazione musicale sui canti e su altre se- rio liturgico secondo l’ordine dello svol-
zioni particolari come alcuni incisi del gimento della celebrazione [41]. In al-
Passio, le orazioni solenni del venerdí cune fonti di area del Nord-Est italia-
santo, le litanie del sabato santo e i pre- no da Bressanone al Friuli, probabil-
fazi. Non mancano nei secoli XI e XII mente sotto l’influsso di Salisburgo, il
messali interamente o parzialmente messale riunisce in unico tomo le va-
notati [ 39], che spesso presentano al rie sezioni corrispondenti ai singoli li-
loro interno tropi e sequenze [40]. Di bri originali (sacramentario, leziona-
solito, a metà del temporale, dopo la rio, graduale) [42]. Nello studio dei
veglia pasquale è inserito l’Ordo Missae messali occorre distinguere tutte le va-
e alla fine della stessa sezione segue il rie sezioni che corrispondono alle va-
santorale. Il materiale del messale è in- rie tipologie che lo costituiscono.
43] Ad esempio, il messale-rituale con neu- 47] Potrebbero essere dei versicolari autonomi Düs-
mi messino-comaschi, Roma, Biblioteca Na- seldorf, Landes- und Stadt-Bibliothek, MS D 8; Züri-
zionale Centrale, MS Sess. 136 (Como, sec. XI). ch, Zentral-Bibliothek, MS Rh 132 (sec. XI). Purtrop-
44] In epoca moderna abbiamo invece l’Offer- po non sono in grado di verificare degli appunti presi
toriale sive Versus Offertoriorum. Cantus Gregoria- oltre quarant’anni or sono.
ni, a c. di C. Ott, Soc. S. Joannis Ev. – Desclée et 48] Questo tipo di versicolario con versetti
Socii, Paris 1935, recentemente rielaborato nel- di offertorio si trova inserito, ad esempio, in
l’Offertoriale Triplex. cum versiculis, Abbaye Saint- tropari-processionali (Bamberg, Staatliche
Pierre, Solesmes 1985. Bibliothek, MS lit. 9, sec. XII-XIII), in tropari-
45] Cfr. M. Hermes, Das Versicularium des sequenziari (Oxford, Bodleian Library, MS Dou-
Codex St. Gallen 381, in «Beiträge zur Grego- ce 222, Novalesa, sec. XI; Paris, Bibliothèque
rianik» XIX (1994), pp. 29-59; foto di una pagi- Nationale de France, MS Lat. 9449, Nevers, sec.
na del MS a p. 49. A p. 58 nota 7 si menziona la XI3/4; Roma, Biblioteca Casanatense, MS 3830,
scoperta da parte di Kees Pouderoijen di alcune Novalesa, sec. XI; Sankt Gallen, Stiftsbibliothek,
strisce provenienti da un versicolario del sec. IXex MS 378, Sankt Gallen, sec. XI2/4; MS 380 [cfr.
utilizzate nella legatura dell’antifonario di Hartker, nota 22]; 382, ivi, sec. XI), in cantatori (Mün-
MS 390-391 della Stiftsbibliothek sangallese. chen, Bayerische Staats-Bibliothek, MS Clm
46] Sulle problematiche storiche dell’offer- 14083, Regensburg Sankt Emmeram, sec. XI);
torio nella Messa romana cfr. J. Dyer, The Offer- MS Clm 14322 (ivi, sec. XI1/4). Nei versicolari
tory Chant of the Roman Liturgy and its Musical può essere omesso il responso, cioè la prima se-
Form, in «Studi musicali» XI (1982), pp. 3-30. zione dell’offertorio, come nel novalicense del-
34 giacomo baroffio
53] Data la semplicità e il carattere standar- Milano, l’antifonario nella redazione piú anti-
dizzato della formula melodica (recitazione su ca, che risale agli inizi del secolo XII, è compo-
un’unica corda e melisma sulla sillaba finale: sto da due volumi (invernale ed estivo). A livello
esempio Do Do Do... Si Do Si La Sol La Si/Do di terminologia, nel rito romano quando si par-
La) e considerato, inoltre, che il versicolo + ri- la di antifonario s’intende il libro della liturgia
sposta è costituito quasi sempre da versetti sal- delle Ore. L’antiphonarium missae è invece il li-
mici che si sapevano a memoria, questo ele- bro che contiene i soli testi dei canti del proprio
mento spesso non ha musica, frequentemente della Messa, senza la musica.
è indicato con le sole parole iniziali e talora è 55] Nei MSS si trovano varie serie che pos-
del tutto omesso. sono aiutare nell’individuazione dell’origine
54] Si tenga presente che nei riti ambrosiano dei codici: cfr. G. Baroffio, Le differentiae nei
e ispanico, l’antiphonarium contiene non solo i codici italiani, in «Ecclesia Orans» IX (1992),
canti delle Ore, ma anche quelli della Messa. A pp. 61-68.
36 giacomo baroffio
Nella tradizione altomedievale non vari giorni e nelle diverse ore. Inol-
mancano responsori tropati. I tropi tre il salterio liturgico comprende
si trovano inseriti nei brani “madre” anche altri elementi (litanie dei
dell’antifonario o del breviario [56]. santi...), in particolare i cantici [60].
Limitati a soli pochi casi sono, in- I testi dei salmi e dei cantici solita-
vece, i tropi delle antifone che inte- mente presentano il capolettera di
ressano le antifone mariane di com- ogni verso piú grande e piú elabo-
pieta [57]. rato delle altre lettere. Nella mag-
Esiste infine un particolare tipo di gior parte dei salteri si trovano an-
antifonario, parallelo al cantatorio che le antifone, almeno quelle del
della Messa, che dei responsori pro- tempo ordinario; ma in base alla
lissi presenta l’incipit del responso e prassi esecutiva vigente tra il XIII e
scrive integralmente il versetto [58]. il XX secolo, prima del salmo è da-
ta la sola intonazione, mentre l’an-
Il salterio [59] tifona integrale si trova alla fine del
salmo. Merita attenzione la recen-
Mentre nel salterio delle bibbie i sione testuale dei salmi [61]. L’uso
salmi sono ordinati progressivamente del salterio romano è attestato, in-
secondo la loro numerazione origi- fatti, nei manoscritti del Lazio e del-
nale, il salterio liturgico di regola l’Umbria almeno fino al XV secolo,
dispone i salmi distribuendoli nei mentre in ambito milanese è diffu-
69] Cfr., ad esempio, libri integrali o solo al- 70] Il processionale (Liber processionalis, Li-
cuni formulari di breviario-messale in Aosta, Bi- ber processionum, Processionale) sul piano codi-
blioteca Capitolare, MS 18 (Aosta, Duomo, sec. cologico è tra i libri di piccolo formato (cfr. no-
XV 3/4); Assisi, San Damiano, MS s.s. (Assisi, ta 15). Riproduzioni: Il processionale benedetti-
1234); Benevento, Biblioteca Capitolare, MS 19 no della Badia di Sant’Andrea della Castagna,
+ 20 (Benevento, sec. XII); Cortona, Biblioteca Electa, Milano 1992 (facsimile a colori del co-
Comunale, MS 12 (Arezzo?, Cortona, Santo Ste- dice conservato oggi a Genova, Abbazia di San-
fano, sec. XII4/4); Paris, Bibliothèque Nationale ta Maria della Castagna, MS 81, proveniente da
de France, MS Lat. 1110; Perugia, Biblioteca Ca- Parma, abbazia di San Giovanni evangelista,
pitolare, MS 31 (17) (Perugia, sec. XI2); Roma, sec. XV).
Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lin- 71] Cfr. l’esempio di un piccolo repertorio
cei, MS 55.K.22 (Cors. 340) (Napoli, sec. XVex); compatto: D. Crochu, Les antiennes de proces-
Biblioteca Casanatense, MS 123 (A.IV.16) (S. sion des Rogations d’après le manuscrit d’Einsiedeln
Galgano, sec. XIV); 1575 (Cava de’ Tirreni, sec. 121, in «Etudes grégoriennes» XXX (2002), pp.
XIV); MS 1907 (B.II.1) (S. Salvatore al Monte 61-95. Nella ricostruzione delle melodie –
Amiata, sec. XI); Città del Vaticano, Biblioteca Einsiedeln ha neumi sangallesi adiastematici in
Apostolica Vaticana, MS Chigi C V 35 (agosti- campo aperto – sono stati presi in considera-
niani?, sec. XV); MS Chigi C VII 205 (Napoli, sec. zione anche i manoscritti italiani Benevento,
XVI1/4); MS Chigi D V 72 (Lodi, 1548); MS Vat. Biblioteca Capitolare, MSS 33 e 34; Roma, Bi-
lat. 7018 (Pistoia, sec. XI); MS Vat. lat. 7692 (li- blioteca Angelica, MS 123; Torino, Biblioteca
bro francescano, 1462). Nazionale Universitaria, MS F.IV.18.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 39
Delle varie tipologie di processio- Romanae curiae del XIII secolo, l’e-
nale [72] possono essere ricordate semplare curato dal vescovo Gu-
quella domenicana e quella france- glielmo Durando e la revisione del
scana, assai diffuse anche in Italia a secolo XV [75]. Le esigenze liturgi-
partire dal secolo XIII. che hanno reso necessario il pon-
tificale almeno in ogni chiesa epi-
Il pontificale [73] scopale dove si possono incontrare
peculiarità locali [76].
Il pontificale raccoglie tutti i testi Il rito che presenta maggior inte-
delle celebrazioni presiedute dal ve- resse musicale è quello della dedica-
scovo al di fuori della Messa e delle zione di una chiesa che può preve-
Ore. La prima grande organizzazio- dere varie decine di melodie [77]. Al-
ne sistematica del materiale è stata tro rito interessante sotto il profilo
compiuta nell’abbazia di Sant’Alba- musicale è quello della consacrazio-
no a Magonza: qui, verso il 960, si ne delle vergini [78]; rara è la musi-
è conclusa la redazione del pontifi- ca nell’eventuale sezione con le be-
cale romano-germanico [74]. Succes- nedizioni episcopali o pontificali [79].
sive importanti redazioni sono sta- Nell’esemplare della curia romana
te il pontificale romano del XII seco- del secolo XIII sono inserite eccezio-
lo, quello secundum consuetudinem nalmente tre antifone per la proces-
1985.
72] Cfr. M. Huglo, Les manuscrits du proces- 76] Cfr., ad esempio, R. Amiet (avec une con-
sional. I: Autriche à Espagne, Henle, München tribution de E. Lagnier), Le Pontifical d’Emeric
1999, pp. 21-26. de Quart, Musumeci, Aosta 1992. Il contribu-
73] Il pontificale (Pontificale, Pontificalis or- to di Emanuela Lagnier è l’intero capitolo IV
dinis liber) deriva il suo nome dal latino ponti- “Le répertoire musical” (pp. 19-42) dove si pro-
fex, termine che nel vocabolario cristiano si- pone l’inventario (e l’incipit alfanumerico) dei
gnifica vescovo. Riproduzioni: J.O. Bragança, 53 brani notati contenuti nel pontificale del ve-
A musica do Pontifical de Braga do Século XV, in scovo aostano Emerico I de Quart (1302-1310).
«Modus» II (1988), pp. 57-229 (facsimile del 77] Cfr. la serie delle antifone per la dedica-
manoscritto Braga, Biblioteca Publica, MS 870, zione di una chiesa in D. Hiley, “The Chant of
pontificale scritto probabilmente per Fernando Norman Sicily: Interaction between the Norman
da Guerra, vescovo di Braga [1416-1467]; M. and Italian Traditions”, in A. Pompilio (a c. di),
Sodi, A.M. Triacca (a c. di), Pontificale Roma- Trasmissione e recezione delle forme di cultura mu-
num. Editio Princeps (1595-1596). Ed. anasta- sicale. Atti del XIV Congresso della Società interna-
tica, Introduzione e Appendice, Libreria Ed. Va- zionale di musicologia. II: Study Session. VII: Tra-
ticana, Città del Vaticano 1997. dizioni periferiche della monodia liturgica me-
74] C. Vogel, R. Elze, Le Pontifical Romano- dioevale in Italia, EDT, Torino 1990, pp. 100-101.
Germanique du dixième siècle, I-II: Le Texte; III; 78] Cfr. M. Casarsa, Consecratio virginum dal
Introduction générale et Table, Biblioteca Apo- Codice 16 dell’Archivio Capitolare di Udine, Scuo-
stolica Vaticana, Città del Vaticano 1963 e 1972. la cattolica di cultura, Udine 1967-1968, con
75] M. Andrieu, Le Pontifical Romain au trascrizione delle parti in musica; J. Borders,
Moyen-Age. I: Le Pontifical Romain du XIIe siècle; “The Chants for the Consecration of a Virgin
II: Le Pontifical de la Curie Romaine au XIIIe siè- in the Tenth-Century Pontifical Romano-
cle ; III: Le Pontifical de Guillaume Durand, Bi- Germanique”, in B. Gillingham, P. Merkhey (a
blioteca Apostolica Vaticana, Città del Vatica- c. di), op. cit., pp. 204-217.
no 1938 (I) 1940; M. Dykmans, Le Pontifical 79] Ad esempio, cfr. il pontificale Bari, Ar-
Romain révisé au XVe siècle, Città del Vaticano chivio di San Nicola, MS 6, c. 1r.
40 giacomo baroffio
sione delle reliquie con la melodia grande utilità per i cantori. La sua
romano-antica [80]. importanza è attestata anche dalla
Interessante è la ripresa di un’anti- molteplicità delle sue tipologie [83]
ca formula africana, tramandata nel- e dalla sua diffusione a partire dal-
la tradizione gallicana, per l’intro- l’epoca carolingia [84]. In pratica il
duzione del salmista nel suo mini- tonario è un prontuario dove sono
stero: «impegnati a credere con il elencati i canti liturgici in base al lo-
cuore ciò che canti con la bocca, ciò ro modo [85]; nel caso delle antifo-
che credi con il cuore attualizzalo ne, queste possono essere raggrup-
nelle opere» [81]. pate ulteriormente secondo le ca-
denze salmodiche [86].
Il rituale
Il Totum
Il rituale integra il contenuto del
pontificale in quanto contiene i te- Questo termine designa un libro
sti relativi alle celebrazioni sacra- che contiene pressoché tutto il patri-
mentali (matrimonio [82], peniten- monio liturgico di una Chiesa locale
za, unzione degli infermi...) e altri [87]. Nel caso di una famiglia reli-
riti (ad esempio la vestizione e la pro- giosa, l’exemplar garantisce la mede-
fessione religiosa) presieduti solita- sima tradizione liturgica a tutte le ca-
mente dal sacerdote, dal diacono o se dell’ordine sparse un po’ ovunque.
dal responsabile di una comunità. Il Totum piú noto è quello domeni-
cano – il Correctorium sancti Iacobi
Il tonario Parisiensis, conservato a Roma nel con-
vento di Santa Sabina sull’Aventino
Il tonario non è un libro liturgico – che in un unico tomo vede succes-
in senso stretto, ma è un sussidio di sivamente ben 14 libri: Ordinarium,
80] Sono le antifone Ambulate, Cum iucun- 83] Cfr. M. Huglo, Les Tonaires. Inventaire,
ditate ed Ecce populus custodiens: cfr. M. Huglo, Analyse, Comparaison, Soc. française de musi-
Les antiennes de la Procession des Reliques: vestiges cologie - Heugel et Cie, Paris 1971.
du chant Vieux-Romain dans le pontifical, in 84] Cfr. W. Lipphardt, Der karolingische To-
«Revue Grégorienne» XXXI (1952), pp. 136-139. nar von Metz, Aschendorff, Münster 1965.
81] Pontificale romanum (nota 72), nr. 1600: 85] Alcuni graduali e antifonari del secolo XI
«Vide, ut quod ore cantas, corde credas, et quod presentano nel corpo del testo o in margine in-
corde credis, operibus comprobes». Questa for- dicazioni tonali (cfr., ad esempio, il già ricor-
mula si trova già negli Statuta ecclesiae antiqua dato codice Angelica 123).
in una redazione del 475 circa. 86] Un’edizione moderna di un tonario del-
82] Cfr. R. Amiet, “Le rituel et la Messe du le antifone della liturgia delle Ore in base a Luc-
mariage selon le rit valdôtain”, in L. Colliard (a ca MS 601 e Toledo, Biblioteca Capitolar, MS
c. di), Recherches sur l’ancienne liturgie d’Aoste et 48.14 si trova in Antiphonaire monastique XII e
les usages réligieux et populaires valdôtains, Mu- siècle. Codex 601 de la Bibliothèque Capitulai-
sumeci, Aosta 1976, pp. 213-262. A proposito re de Lucques, Abbaye Saint-Pierre, Solesmes
della messa nuziale cfr. J. Boe, The Roman Mis- 1906, pp. 1-185.
sa sponsalicia, in «Plainsong and Medieval Mu- 87] Cfr. M. Huglo, Les livres…, cit., pp. 127-
sic» XI (2002), pp. 127-166. 130.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 41
di Mark Everist
1] Cfr. M.B. Parkes, “The Influence of the nuscripts of Polyphonic Music (11th - Early 14th
Concepts of Ordinatio and Compilatio on Century), Henle, München 1966.
the Development of the Book”, in J.J.G. 3] La bibliografia sulla produzione di libri con
Alexander, M.T. Gibson (a c. di), Medieval glosse è vasta; un’utile introduzione è data da Ch.
Learning and Literature: Essays Presented to de Hamel, Glossed Books of the Bible and the Origins
Richard William Hunt, Clarendon Press, of the Paris Booktrade, Brewer, Woodbridge 1984.
Oxford 1976, p. 115. 4] Cfr. M.B. Parkes, “The Influence…, cit.,
2] Tutte le fonti manoscritte di polifonia no- p. 117.
te entro il 1966 sono elencate in G. Reaney, Ma- 5] Ivi, p. 127.
44 mark everist
6] «Quadruplex est modus faciendi librum. ters in La critique textuelle médiévale doit-elle être
Aliquis enim scribit aliena, nihil addendo vel désormais établie en fonction de la pecia? Une ré-
mutando; et iste mere dicitur scriptor. Aliquis ponse à Monsieur L’Abbé Destrez, in «Angelicum»
scribit aliena addendo, sed non de suo; et iste XII (1935), pp. 262-295. Studi piú recenti sul
compilator dicitur. Aliquis scribit aliena et sua, sistema e su manoscritti singoli sono A. Brounts,
sed aliena tamquam principalia, et sua tamquam Nouvelles précisions sur la pecia: a propos de l’édition
annexa ad evidentiam; et iste dicitur commen- léonine du commentaire de Thomas d’Aquin sur
tator non auctor. Aliquis scribit et sua et aliena, l’Éthique d’Aristote, in «Scriptorium» XXIV (1970),
sed sua tamquam principalia, aliena tamquam pp. 343-359; G. Fink-Errera, Jean Destrez et son
annexa ad confirmationem et debet dici auc- œuvre: la pecia dans les manuscrits universitaires
tor», testo tratto dalla prefazione alla quarta du XIIIe et du XIVe siècle, in «Scriptorium» XI
“questio” de In primum librum sententiarum, (1957), pp. 264-277; Idem, Une institution du
cfr. G. Fidanza Bonaventura, Doctoris seraphici monde médiéval: la pecia, in «Revue philosophique
S. Bonaventurae Opera omnia ... edita et cura PP. de Louvain» LXI (1962), pp. 184-243; G. Pol-
Collegii a S. Bonaventura ad plurimos codices MSS lard, “The Pecia System in the Medieval Uni-
emendata ..., 10 voll., Quaracchi, Firenze 1882- versities”, in M.B. Parkes, A.G. Watson (a c. di),
1902, p. 1: 14. Medieval Scribes, Manuscripts, and Libraries: Es-
7] Jean Destrez fu il primo a delineare il fun- says Presented to N.R. Ker, Scholar Press, Lon-
zionamento e la storia del sistema della pecia. don 1978, pp. 145-161.
Cfr. i suoi La pecia dans les manuscrits du moyen 8] La compilazione di testi teorico-musicali
age: communication faite à l’Académie des In- di Jerome di Moravia (Paris, Bibliothèque na-
scriptions et Belles Lettres le 3 Août 1923, in «Re- tionale, MS fonds latin 16663) si pensò che fos-
vue des sciences philosophiques et théologiques» se prodotto di pecia per gran parte del XX seco-
XIII (1924), pp. 182-197; La pecia dans les ma- lo, finché la questione non fu confutata da M.
nuscrits universitaires du XIIIe et du XIVe siècle, Huglo in “La place du Tractatus de musica dans
Éditions Jacques Vautrain, Paris 1935. Si con- l’histoire de la théorie musicale du 13e siècle”,
fronti anche l’importante risposta data da E. Ax- in M. Huglo, M. Pérès (a c. di), Jérôme de Mo-
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 45
ravie, un théoricien de la musique dans le milieu the Reign of St Louis: A Study of Styles, Univer-
intellectuel parisien du XIIIème siècle: Actes du col- sity of California Press, Berkeley - Los Angeles
loque de Royaumont 1989, Créaphis, Paris 1992, - London 1977.
pp. 33-42. Per quello che si sa dei curricula mu- 11] Si veda, per esempio, come funzionava-
sicali parigini del Duecento cfr. M. Haas, “Die no gli schemi delle composizioni in partitura a
Musiklehre im 13. Jahrhundert von Johannes tre e quattro parti in M. Everist, Polyphonic Mu-
de Garlandia bis Franco”, in Die mittelalterliche sic in Thirteenth-Century France: Aspects of Sour-
Lehre von der Mehrstimmigkeit, Wissenschaftliche ces and Distribution, Garland, New York - Lon-
Buchgesellschaft, Darmstadt 1984, pp. 110- don 1989, p. 321. Per una panoramica su pun-
112; Ch. Page, The Owl and the Nightingale: zonatura e rigatura in semplici manoscritti let-
Musical Life and Ideas in France 1100-1300, terari si vedano L. Webber Jones, “Pin Pricks”
Dent, London 1989, pp. 137-143. at the Morgan Library, in «Transactions of the
9] La migliore panoramica sui tipi di pro- American Philological Association» LXX (1939),
duzione libraria prima dell’introduzione del si- pp. 318-326; Eadem, Where are the Prickings?,
stema della pecia e sulle relazioni tra i due si- in «Transactions of the American Philological
stemi produttivi è data da R. e M. Rouse, Ma- Association» LXXV (1944), pp. 71-86; Eadem,
nuscripts and their Makers: Commercial Book Pricking Manuscripts: The Instruments and Their
Producers in Medieval Paris 1200-1500, Miller, Significance, in «Speculum» XXI (1946), pp. 389-
London 2000. 403; Eadem, “Pricking Systems in New York
10] Il saggio di riferimento dedicato alla bot- Manuscripts”, in Miscellanea Giovanni Merca-
tega di un artista duecentesco a Parigi è di R. ti, 6 voll., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città
Branner, Manuscript Painting in Paris During del Vaticano 1946, pp. VI/80-104.
46 mark everist
Miniature
Litterae cum figuris Iniziali istoriate
Litterae sine figuris Iniziali policrome
Litterae qui dicunt champide Initiales champies
[Litterae florise] Iniziali minori fiorite
Litterae non florise Iniziali monocrome
Tab.1
queste tecniche varranno da spunto in margine a una bibbia del XII seco-
per identificare e raggruppare mano- lo (Madrid, Biblioteca Nacional, MS
scritti che possono o meno coincide- 192) [13]. Si tratta di esempi ben di-
re quanto a contenuto. versi da molti dei prestigiosi mano-
La gerarchia delle lettere decorate scritti che verranno discussi in se-
ha un’importanza cruciale per capi- guito: chiaramente opera di memo-
re l’ordinatio dei libri di musica due- rizzazione individuale di singole ope-
centeschi. La tabella seguente è trat- re per uso personale. Ma simili esem-
ta da un pontificale allestito per Be- pi, non solo offrono indizi sulla con-
nedetto XIII (1394-1409), oggi con- tinuazione di metodi meno forma-
servata a Parigi, Bibliothèque Na- lizzati di conservazione della polifo-
tionale de France, MS lat.968, f. 4r- nia, ma pongono anche domande sul
4v. Nella colonna di sinistra appare tipo di alfabetizzazione musicale e
la terminologia originale, in quella sulla trasmissione del repertorio in
di destra il lessico che verrà usato nel generale, nell’ambito di un ambien-
prosieguo del capitolo [TAB. 1]. te attiguo a quello in cui si stavano
Tuttavia, accanto alla sistematica preparando le piú famose fonti del-
produzione di codici musicali nei de- la musica polifonica del XII e XIII se-
cenni dopo il 1230, ebbe ancora se- colo. Gran parte di questo capitolo
guito anche l’uso di tecniche infor- sarà dedicata a manoscritti che pre-
mali per la “registrazione” delle ope- servano musica francese di questi se-
re polifoniche. Si sarebbe tentati di coli. Non va lasciato da parte il re-
lasciar perdere un manoscritto come pertorio immensamente ricco del
Paris, Bibliothèque Mazarine, MS 307 Duecento inglese, ma bisogna rico-
– copia dell’Historia scholastica di Pe- noscere quanto sia difficile parlarne
trus Comestor (sul cui ultimo foglio come di fonti individuali, visto che
scritto sono copiate le due voci piú non si tratta neppure di “libri di mu-
basse di un famoso mottetto) [12]. sica” poiché quasi tutto il repertorio
Altrettanto si potrebbe accantonare di allora è conservato in esemplari
la singola clausula a due voci notata frammentari [14]. La polifonia me-
12] Il mottetto è Ave gloriosa mater salvato- 14] Il migliore e piú aggiornato tentativo in
ris /Domino, conservato anche in F-MOf H 196 proposito è di N. Losseff, The Best Concords:
oltre che in almeno altre dieci fonti. Polyphonic Music in Thirteenth-Century Britain,
13] Una sola versione della clausula su «Mors». Garland, New York - London 1994.
48 mark everist
dievale inglese è stata oggetto di bril- imporre loro una consistente e fun-
lanti studi codicologici e paleografici zionale ordinatio, esse hanno piut-
nella seconda metà del Novecento, tosto il carattere di compilatio. Ne-
studi che hanno permesso per la pri- gli anni in cui queste fonti sono sta-
ma volta una certa comprensione del- te redatte (tra gli anni Trenta e Ses-
la cultura musicale medievale di quel- santa del Duecento), Vincent di Beau-
la nazione. Ma discutere di argomenti vais aveva dato uno status letterario
come la compilatio, l’ordinatio, o sem- alla compilatio che non era immagi-
plicemente il contenuto, è spesso trop- nabile cinquant’anni prima, cosa che
po ipotetico. I frequenti e spesso con- pone i cosiddetti manoscritti di “No-
traddittori pareri circa i cosiddetti tre-Dame” accanto a opere come lo
“frammenti di Worcester” dimostra- Speculum maius, o altre di Bartho-
no solo quanto sia difficile l’argomento lomeus Anglicus o Brunetto Latini,
che andiamo a incominciare [15]. gettando luce su un contesto che si
può capire sulla base di entrambi i
tipi di utenza e dai relativi compila-
LA COMPILATIO tores [17].
I manoscritti di Notre-Dame han-
Le principali fonti della polifonia no cercato di mettere ordine in un
dell’XI e XII secolo (Firenze, Biblio- vasto ambito di materiali: organa,
teca Medicea-Laurenziana, Pluteo conductus a due, tre e quattro voci,
29.1 [I-Fl Plut. 29.1]; Wolfenbüttel, conductus monodico, mottetti a due
Herzog-August-Bibliothek, 628 [D- o a tre voci con testi differenti per
W 628] e 1099 [D-W 1099]) ven- le voci superiori, mottetti a tre voci
gono spesso considerate delle sum- con un testo in comune nelle due
mae [16], ma si tratta di un frain- superiori, mottetti con testi france-
tendimento. Nel tentativo di accop- si e latini: infatti i compilatores han-
piare entità separate di materiale e no messo in atto un gran numero di
15] Si confrontino i tre tentativi in L. Ditt- 1966; E.H. Roesner (a c. di), Firenze, Bibliote-
mer, Auszug aus ‘The Worcester Music-Fragments; ca Medicea-Laurenziana, pluteus 29.1, Lengen-
Inaugural-Dissertation zur Erlangung der felder, Monaco 1996; J.H. Baxter, An Old St
Doktorwürde der Philosophisch-Historischen Fakultät Andrews Music Book (Cod. Helmst. 628) Publi-
der Universität Basel, Institute of Mediaeval Mu- shed in Facsimile with an Introduction, Humph-
sic, New York 1955; E. Sanders (a c. di), Engli- rey Milford - Oxford University Press - Librairie
sh Music of the Thirteenth and Early Fourteenth Ancienne Honoré Champion, Oxford-Paris 1931;
Centuries, L’Oiseau-Lyre, Monaco 1979. Le co- M. Staehelin (a c. di), Die mittelalterliche Musik-
se sarebbero andate diversamente se Friedrich Handschrift W1: Vollständige Reproduktion der
Ludwig avesse potuto lavorare sui Worcester Herzog August Bibliothek Wolfenbüttel Cod. Guelf.
Fragments, includendoli nel suo Repertorium. 628 Helmst, Harrassowitz, Wiesbaden 1995; L.
16] I tre manoscritti sono stati pubblicati in Dittmer, Facsimile Reproduction of the Manuscript
facsimile almeno una volta: L. Dittmer (a c. di), Wolfenbüttel 1099 (1206), Institute of Mediae-
Facsimile Reproduction of the Manuscript Firen- val Music, New York 1960.
ze, Biblioteca Medicea-Laurenziana Pluteo 29,1, 17] M.B. Parkes, “The Influence…, cit., pp.
2 voll., Institute of Mediaeval Music, New York 128-130.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 49
strategie per dividere questo reper- curo nel caso di I-Fl Plut. 29.1 – è
torio, cosí dipendente dal numero possibile adoperare il dettaglio per
delle voci, e in certi casi dalla lin- ricavare informazioni sull’ambito
gua. Le tre fonti dividono il mate- liturgico cui la fonte stessa faceva
riale disponibile in modi simili: un capo.
fascicolo di organa a quattro voci e Le parti seguenti delle tre fonti
uno a tre; gli organa a due voci di- funzionano in modi piuttosto di-
visi su due fascicoli (uno ciascuno versi: in I-Fl Plut. 29.1, copiato piut-
per la musica dell’officium e della tosto vicino a Notre-Dame sia in
messa); al conductus sono destinati termini di tempo che di spazio, è
fascicoli separati a seconda del nu- assai sorprendente che la suddivi-
mero delle voci. Sottili differenze se- sione di massima sia tanto definita;
parano i modi in cui i compilatores i conductus a due e tre voci sono net-
hanno assemblato i libri completi, tamente separati nel VI e VII fasci-
particolarmente a proposito dei mot- colo, i mottetti nell’VIII e IX, le ope-
tetti: D-W 628 non ne contiene nes- re monodiche nel X e XI. Criteri mu-
suno, I-Fl Plut. 29.1 include invece sicali distinguono i mottetti-con-
mottetti-conductus, mottetti a due ductus dell’VIII fascicolo da quelli a
voci e anche qualcuno a tre (tutti in due voci del IX; il X e l’XI sono dif-
latino); D-W 1099 estende il reper- ferenziati riservando le monodie
torio fino a includere mottetti con con refrains solo all’ultimo. D-W
testi in francese a due e tre voci. I 628 ha due fascicoli separati per le
primi cinque fascicoli di D-W 628 clausulae (V e VI), il VII fascicolo con-
e I-Fl Plut. 29.1 sono fatti esatta- tiene un altro gruppo di organa a
mente nello stesso modo: il fasci- tre voci e i conductus a due e tre vo-
colo I è dedicato agli organa a quat- ci del VII e VIII fascicolo sono me-
tro voci, il fascicolo II ad altre ope- scolati con altri tipi di polifonie.
re a tre voci, i fascicoli III e IV agli Come in I-Fl Plut. 29.1, il X fasci-
organa a due voci rispettivamente colo di D-W 628 è dedicato alla mo-
per l’ufficio e per la messa, il fasci- nodia e l’XI, quasi certamente pro-
colo V alle clausulae a due voci. D- dotto delle prassi musicali di Sant’An-
W 1099 inizia nello stesso modo, drea, conclude il libro. La seconda
eccezion fatta per la promozione parte di D-W 1099, dedicata per lo
dei conductus a tre voci (che si tro- piú ai mottetti (vedi piú avanti) è
vano nel fascicolo VI of I-Fl Plut. organizzata in modo molto diver-
29.1 e nell’VIII di D-W 628) al III so. Tutti i manoscritti di “Notre-
fascicolo, davanti agli organa a due Dame” mostrano una certa consa-
voci del Magnus liber organi. In tut- pevolezza di come debba essere fat-
ti e tre i manoscritti, i fascicoli de- ta una compilatio, nonostante essa
dicati agli organa a due voci se- sia interpretata in modi diversi; una
guono attentamente l’ordine litur- simile consuetudine rende questi li-
gico, cosí attentamente che – di si- bri diversi dagli altri dedicati al ser-
50 mark everist
21] La piú recente discussione su epoca e ner, The Origins of W 1 , in «Journal of the
provenienza di D-W 628 è in M. Everist, From American Musicological Society», 29, 1976,
Paris to St. Andrews: The Origins of W1, in «Jour- pp. 337-380.
nal of the American Musicological Society», 22] Pubblicato in facsimile in M. Everist (a
43, 1990, pp. 1-42. Cfr. anche, tra le letture c. di), French 13th-Century Polyphony in the
precedenti dell’argomento, J. Brown, S. Pat- British Library: A Facsimile Edition of the Ma-
terson e D. Hiley, Further Observations on W1, nuscripts Additional 30091 and Egerton 2615
in «Journal of the Plainsong and Mediaeval (folios 79-94v), Plainsong and Mediaeval Mu-
Music Society», 4, 1981, pp. 53-80; E.H. Roes- sic Society, London 1988, pagine non numera-
52 mark everist
ne di opere già note anche in I-Fl Plut. si trova nell’VIII e IX fascicolo di I-Fl Plut.
29.1 [23]. Sembrerebbe ragionevole 29.1. Benché il fascicolo IX contenga po-
affermare, in base a questa densità di chi mottetti a tre voci con differenti te-
opere e congruenze con le prassi pa- sti per il motetus e il triplum, questa par-
rigine (e grazie alle somiglianze di no- te del manoscritto è talmente ordinata
tazione), che E-SI originalmente – al- da presentare i mottetti a due voci nel
meno per la trasmissione degli orga- IX fascicolo e i mottetti-conductus nel-
na a due voci – abbia avuto una fina- l’ottavo. Il formato è differente a secon-
lità non del tutto diversa da quella da del genere. I mottetti a due voci so-
dello stesso I-Fl Plut. 29.1. Al con- no notati successivamente (cioè il tenor
trario, Berlin, Staatsbibliothek preußi- segue il motetus con entrambe le voci
scher Kulturbestiz, MS Lat. 4° 523 ri- trattate come fossero monodie) mentre
vela una serie di tentativi di suddivi- i mottetti-conductus sono scritti con le
dere mensuralmente la notazione di due parti superiori – che condividono
note tenute dell’organum, oltre a me- il medesimo testo – in partitura seguite
scolare musica per la messa e per l’uffi- dal tenor [26] [FIG.2].
cio all’interno dello stesso manoscritto Entrambi i fascicoli finiscono con la-
(benché sia sempre repertorio riser- cunae la cui lunghezza è impossibile da
vato alla Natività della Vergine) [24]. stabilire, poiché la foliazione origina-
Fonti della fine del secolo, come Co- le del manoscritto finisce a fol. 355 e
penhagen, Det Kongelige Bibliotek, non ci sono indizi su quanto sia stata
MS 1810 4°, permettono un approc- lunga la parte perduta. Vanno citate
cio piú completo alla questione del- alcune eccezioni al formato piú con-
la mensuralizzazione di notazioni pri- sueto: Veni doctor previe, dove “Veni”
ma non misurate, oltre a compren- è notato in partitura a tre voci tra i mot-
dere musica per la messa e per l’uffi- tetti-conductus in modo tale che le no-
cio in cui sembra che tale prassi sia te tenute del tenor siano coordinate con
azzardata [25]. le parti di superior; le opere a tre voci
che sono invece sparse tra le altre a due.
Il trattamento dei mottetti è piú evo-
IL LIBER MOTETORUM luto nei formati adottati in D-W 1099,
dove i mottetti con testi francesi sono
La prima coerente collezione di mottetti introdotti per la prima volta. Il VII fa-
r: mottetto-
Fig.2:Firenze, Biblioteca Medicea-Laurenziana, Plut. 29.1, conductus a tre
fol. 381
voci con le due parti superiori notate in partitura e ilAdtenor
veniamaperveniam
seguire— Tan-
54 mark everist
27] Gli alfabeti nei fascicoli dei mottetti di D- ternational de Paléographie, München, 15.-18.
W 1099 sono cosí organizzati: fascicolo VIII: (a) September 1981 Referate, Arbeo-Gesellschaft,
f. 145r-155v; (b) f. 155v-178r; (c) f. 178r-190r; München 1982, pp. 107-123.
(d – l’appendice) f. 190r-192r; fascicolo X: (a) f. 29] Cfr. infra a proposito della funzione de-
216r-222r; (b) f. 222r-248r; (?c) 248v-253v. gli incipit marginali in Paris, Bibliothèque Na-
28] Non esistono prove di musica polifonica tionale de France, fonds latin 15139.
del Duecento francese copiata su rotuli, ma ve 30] Non ci sono facsimili completi di F-Pn
ne sono di altre servite da esemplari per la mo- lat. 11266, se ne veda il singolo foglio pubbli-
nodia profana. Cfr. il rotulus di London, Lam- cato in P. Aubry (a c. di), Cent motets du XIIIe
beth Palace, MS Misc. Rolls 1435, con le per- siècle, 3 voll., Paris 1908 (rist. Broude Brothers,
suasive argomentazioni di come questi rotula New York 1964) vol. III, tavola X. F-MOf H
siano serviti da esemplari date da R.H. Rouse, 196 è pubblicato in facsimile nel primo volu-
“Roll and Codex: The Transmission of the Works me di Y. Rokseth (a c. di), Polyphonies du trei-
of Reinmar von Zweter”, in G. Silagi (a c. di), zième siècle, 4 voll., Éditions de l’Oiseau Lyre,
Paläographie 1981: Colloquium des Comité In- Paris 1935-1939.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 55
31] Questa triplice divisione è identificata da The Compilation of the Montpellier Codex, in «Early
Y. Rokseth, op. cit., vol. IV, pp. 25-28, e sostenu- Music History» XI (1992), pp. 263-301) non è
ta in M. Everist, Polyphonic Music…, cit. L’ipote- sostenuta da prove. Cfr. M. Everist, The Polypho-
si che i primi sette fascicoli siano stati preparati nic Rondeau c.1300: Repertory and Context, in
contemporaneamente (avanzata da M. Wolinski, «Early Music History» XV (1996), p. 89, nota 48.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 57
arricchita da una gran varietà di ag- lum musicae [32]. Il fascicolo VIII mo-
giunte che hanno poco a che fare coi stra tutti i segni di essere stato la co-
contenuti principali e sono state ag- pia di un manoscritto mottettistico
giunte piú tardi. Il corpus ancien è indipendente. Comincia con Deus
una collezione coerente e l’unica che in adiutorium, effettivamente riini-
separa i mottetti a tre voci francesi, ziando il codice e continua con una
latini e bilingui. I due fascicoli ag- collezione di mottetti eterodossa, l’o-
giunti dopo la compilazione del cor- rigine di parte dei quali è stata teo-
pus ancien (I e VII) hanno funzioni rizzata come inglese [33].
complementari ma contrastanti. Il Le tre sezioni principali di F-MOf
fascicolo I aggiunge generi ignoti al H 196 sono cronologicamente di-
corpus ancien: l’hoquetus a quattro stinte ma codicologicamente identi-
voci “In seculum” e alcuni organa a che. Il manoscritto dà l’impressione
tre voci; è però piú importante il fat- di essere stato meticolosamente pia-
to che esso inserisca in testa una ver- nificato in prima istanza e poi im-
sione di “Deus in adiutorium”, che plementato con altrettanta cura. Co-
è caratteristica di manoscritti piú re- sí come sono fatte le due aggiunte
centi (Bamberg, Staatsbibliothek, MS principali, esse coincidono con la mi-
Lit. 115; Torino, Biblioteca Reale, se en page delle sezioni precedenti an-
MS vari 42 [I-Tu vari 42]; Bruxelles, che nei casi in cui il materiale è ne-
Bibliothèque Royale, MS 19606; gli cessariamente molto diverso (per
otto fascicoli di F-MOf H 196 [cfr. esempio nel primo fascicolo). Alcu-
infra]). L’aggiunta del fascicolo VII – ne caratteristiche di sviluppo non
solo mottetti a tre voci (francesi, la- vanno trascurate in questo processo:
tini e bilingui misti) serve ad ag- la piú ovvia è la notazione [34]. Il
giornare la collezione presentata dal corpus ancien dedica una parte voca-
corpus ancien. Il fascicolo non solo le a una pagina in modo tale che, nel
usa ligaturae franconiane perfetta- caso di un mottetto a tre voci, tri-
mente sviluppate ma anche la divi- plum e motetus si trovino su pagine
sione, teorizzata da Petrus de Cruce, affiancate con il tenor che procede in
della brevis in piú di tre semibreves ; basso; i fascicoli VII e VIII mettono
fra l’altro, il fascicolo inizia con un triplum e motetus su colonne della
mottetto di Jacobus Leodensis attri- stessa pagina con il tenor ancora in
buito a Petrus de Cruce nello Specu- basso. Nello stesso modo, quando le
32] R. Bragard (a c. di), Jacobi Leodiensis 34] La notazione nel corpus ancien di F-MOf
Speculum Musicae, 7 voll., American Institu- H 196 si distingue in longae e breves ma tratta
te of Musicology, s.l. 1955-1973, vol. VII, pp. le ligaturae con una certa informalità (cfr. L.
36-38. Dittmer, The Ligatures of the Montpellier Ma-
33] Per un riassunto di queste posizioni cfr. nuscript, in «Musica Disciplina», 9, 1955, pp.
M. Everist, Anglo-French Interaction in Music, 35-55), mentre la seconda e la terza fase delle
c1170-1300, in «Revue belge de musicologie» aggiunte mostrano le ligaturae franconiane e la
XLVI (1992), pp. 20-21, e le fonti ivi citate. divisione della brevis di Petrus de Cruce.
58 mark everist
parti aggiuntive del libro sono state del manoscritto sono usate per indi-
copiate, è stato impossibile replica- care le note c e f ) [36]. La polifonia
re gli stili delle miniature, delle ini- di Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal,
tiales champies e delle lettere fiorite, MS 3517-8 è difficile da interpreta-
e benché lo stile generale di decora- re: è un miscuglio di mottetti a due
zione – e specialmente la sua gerar- e tre voci già noti dal corpus ancien
chia – sia mantenuto lungo il codi- di F-MOf H 196 con una sola, as-
ce, le differenze tra gli ateliers re- sai significativa, eccezione [37]. Al-
sponsabili di ciascun fascicolo sono tre fonti sembrano dipendere da di-
chiare (e largamente nel dare una versi tipi di organizzazione: i grup-
cronologia ai vari stadi della storia pi di mottetti di Monaco, Bayerische
del manoscritto). In base all’esame Staatsbibliothek, Mus. MS 4775 so-
delle decorazioni appare probabile no chiaramente organizzati origina-
che il corpus ancien sia stato copiato riamente secondo la funzione litur-
piú o meno intorno al 1280, i fasci- gica del tenor ma, quanto a formato
coli I e VII intorno al 1300 e il fasci- e mise en page, assomigliano piutto-
colo VIII all’inizio del secolo [35]. sto a D-W 1099; insieme, queste due
Nella seconda metà del Duecento fonti rappresentano rispettivamen-
ci fu una proliferazione di fonti del te la tradizione conservatrice e la pro-
mottetto: quelle frammentarie sono gressista [38]. Altre fonti frammen-
difficilmente giudicabili sulla base tarie sono costituite da una serie di
dell’ordinatio dei loro indici ma è fogli, ora distrutti, che furono con-
chiaro che la varietà dei formati sia servati a Louvain, Bibliothèque Uni-
largamente dipendente dai tipi di versitaire (ne restano fotografie nel
fonti oggi conservate. Il contenuto Ludwig Nachlass della Universität-
di manoscritti come Boulogne-sur- sbibliothek di Göttingen), Roma,
Mer, Bibliothèque Municipale, MS Biblioteca Apostolica Vaticana, MS
119 fu copiato in modo tale da pre- Reg. Lat. 1543 (i cui contenuti e la
sentare riduzioni a due voci del II e cui notazione la collegano alle tarde
III fascicolo di F-MOf H 196, in cui fasi di compilazione di F-MOf H
è presente una notazione lorena par- 196) e Udine, Biblioteca Comuna-
zialmente non diastematica (le righe le Vincenzo Joppi, MS ex Archivio
35] Y. Rokseth, op. cit., vol. IV, p. 28. sprechung, und Transcriptionen, Institute of Me-
36] Non ci sono descrizioni o facsimili di F- diaeval Music, New York 1959. Cfr. anche L.
BSM 119 piú estesi di quelli dati in G. Reaney, Dittmer, “The Lost Fragments of a Notre Da-
op. cit., pp. 260-261. me Manuscript in Johannes Wolf ’s Library”, in
37] Un singolo foglio del manoscritto è dato in J. la Rue (a c. di), Aspects of Medieval and Re-
facsimile in P. Aubry, Cent Motets…, cit., vol. III, fig. naissance Music: A Birthday Offering to Gustave
5. L’eccezione al contenuto è nel mottetto devozio- Reese, Oxford University Press, London - Mel-
nale in francese Un chant renvoisie – Decantantur. bourne - Cape Town 1967, pp. 122-133. I fo-
38] Edito in facsimile in L. Dittmer (a c. di), gli di organum di questo manoscritto sono re-
Eine zentrale Quelle der Notre-Dame Musik: Fak- centemente stati ricatalogati come Berlin, Staats -
simile, Wiederherstellung, Catalogue raisonné, Be- bibliothek, Musikabteilung, 55 MS 13.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 59
mile del 1908 del manoscritto [41]. voci]) e in I-Fl Plut. 29.1 (VI [a tre],
I mottetti sono seguiti da una colle- VII [a due], e X-XI [monodici]). No-
zione che ha molto in comune con nostante D-W 1099 non contenga
il primo fascicolo aggiunto di F-MOf monodie, D-W 628 dedica il X fa-
H 196 dove comincia con la stessa scicolo a questo tipo di repertorio; i
versione di Deus in adiutorium che conductus del manoscritto rimanen-
apre F-MOf H 196, e continua con te sono raggruppati nei fascicoli VIII
un certo numero di pezzi a tre voci e IX con collezioni miscellanee di mu-
per lo piú basati sul melisma In se- sica rispettivamente a tre e due voci.
culum con due altre concordanze col Benché Madrid, Biblioteca Nacional,
I fascicolo di F-MOf H 196. MS 20486 contenga sia mottetti sia
Il manoscritto Paris, Bibliothèque conductus, è notevole come non li se-
Nationale de France, MS fonds latin pari in fascicoli distinti, cosa che po-
15139 [F-Pn fonds latin 15139] per trebbe derivare dalla sua datazione
quanto molto problematico da in- relativamente tarda e dalla possibile
terpretare, conserva un fascicolo di provenienza spagnola [43]. Quasi al-
clausulae, tutte tranne una sono for- trettanto si può dire di un’altra ete-
nite di un’indicazione in margine al rogenea e vasta fonte risalente a cir-
testo del mottetto che corrisponde ca il 1300, Burgos, Monasterio de
alla clausula [42]. Nonostante la pa- Las Huelgas, MS s.s [44].
rentela fisica degli incipit marginali Le fonti tarde del conductus mo-
nell’VIII fascicolo di D-W 1099, la strano poca dell’uniformità del liber
funzione è differente poiché le indi- motetorum. Il piú accreditato candi-
cazioni marginali di D-W 1099 pos- dato come collezione molto elabora-
sono solo indicare un processo di ta di conductus a due voci sono i fram-
contrafacta, quelle di F-Pn fonds la- menti Heidelberg, Universitätsbi-
tin 15139 valgono invece sia da pun- bliothek, MS 2588, ma anche qui, del-
to di riferimento per mostrare qua- le sette opere una è prevalentemente
li mottetti siano modellati sulle clau- a tre voci e un’altra concorda con un
sulae, sia da indicazione di quali ab- conductus circolato in zone dove si
biano avuto il testo estrapolato per parlava il tedesco meridionale. Altre
completare le clausulae. Il manoscritto fonti mostrano di dare un certo li-
pone problemi simili anche per i con-
ductus.
42] Cfr. E. Thurston (a c. di), The Music in
the St. Victor Manuscript, Paris lat.15139: Polyphony
of the Thirteenth Century, Pontifical Institute of
LE FONTI DEL CONDUCTUS Mediaeval Studies, Toronto 1959.
43] Cfr. L. Dittmer (a c. di), Facsimile Re-
production of the Manuscript Madrid 20486, In-
Come nel caso del liber motetorum, stitute of Mediaeval Music, New York 1957.
le piú antiche collezioni coerenti di 44] H. Anglès (a c. di), El códex musical de
Las Huelgas (música a veus dels segles XIII-XIV): in-
conductus si trovano in D-W 1099 troducciò, facsìmil i transcripciò, 3 voll., Institut
(fascicoli III [a tre voci] e VI [a due d’Estudios Catalans, Barcelona 1931.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 61
risposte su come esattamente si sia fat- fonds français 12615 (lo Chansonnier
to coincidere un rigo musicale nella de Noailles), sono comprese anche va-
matrice di un manoscritto rigato per le ste collezioni di mottetti; i loro forma-
parole: in termini di compilatio, le me- ti e mise en page sono largamente de-
lodie sono raggruppate a seconda del- terminati in base al modello degli chan-
l’autore dei versi: Thibaut de Navarre, sonnier di cui fanno parte [49]. I mot-
Gace Brulé ecc., in una gerarchia rife- tetti sono inseriti con i loro tenores (e
rita o allo status aristocratico o all’in- in questo caso l’altra voce segue sem-
teresse di chi ha commissionato il ma- plicemente il motetus) oppure come
noscritto. Benché le dimensioni gene- monodie (generalmente col solo mote-
rali dei volumi tendano al formato in tus); il tentativo di generica modifica
folio (al contrario del quarto di molti (cioè di spostamento della voce di mo-
libri di polifonia), sono pochi gl’indi- tetus in una chanson) è rispecchiato dai
zi della produzione multipla che ca- cambi della mise en page. Piú difficile
ratterizza i libri di polifonia; fanno ec- da spiegare, ma analogo a F-Pn fr. 844
cezione due manoscritti: Paris, Bi- e 12615, è il manoscritto Roma, Bi-
bliothèque de l’Arsenal, MS 5198 e Pa- blioteca Apostolica-Vaticana, MS Reg.
ris, Bibliothèque Nationale de France, Lat. 1490; qui sia le parti dei mottetti
MS fonds français 845, dove la mise en che dei rondeaux polifonici si trovano
page in due libri è molto simile, nono- per lo piú come monodie (mentre uno
stante le differenze tra chi è stato re- di questi mottetti è conservato nella
sponsabile delle initiales champies, men- versione a tre parti in F-MOf H 196)
tre restano identiche le decisioni gene- [50].
rali circa l’articolazione delle melodie, Nel Duecento c’era un interscam-
delle strofe e dei corpora d’autore [48]. bio tra (e una mutua comprensione
In quasi tutti i casi la notazione consi- di) libri di polifonia e monodia. Un
ste di neumi ritmicamente indifferen- altro esempio della penetrazione del
ziati. In due casi, Paris, Bibliothèque repertorio trovierico nel campo del-
Nationale de France, MS fonds français la polifonia è offerto dallo chanson-
844 (lo Chansonnier du Roi ) e Paris, nier Paris, Bibliothèque Nationale
Bibliothèque Nationale de France, MS de France, fonds français, MS 846 (lo
48] Per F-Pa 5198, cfr. P. Aubry, A. Jeanroy introduction, 2 voll., Humphrey Milford - Oxford
(a c. di), Le chansonnier de l’Arsenal (trouvères University Press - University of Pennsylvania
du XIIe-XIIIe siècle); reproduction phototypique du Press, Philadelphia-London 1938. Un singolo
manuscrit 5198 de la Bibliothèque de l’Arsenal, foglio (fol. 57r) di F-Pn fr. 12615 è stampato in
Harassowitz, Paris-Leipzig s.d. Non ci sono fac- facsimile in P. Aubry, Les plus anciens monuments
simili di F-Pn fr.845; un singolo foglio è forni- de la musique française, H. Welter Éditeur, Pa-
to in M. Everist, Polyphonic Music…, cit., p. ris 1905, tavola 13.
320. 50] Facsimili dei fogli 944-944 sono ripro-
49] Per lo Chansonnier du Roi (F-Pn fr. 844) dotti in E. Monaci, Facsimili di documenti per
cfr. J. e L. Beck (a c. di), Le manuscrit du Roi, la storia delle lingue e delle letterature romanze,
fonds français no 844 de la Bibliothèque Natio- 2 voll., Anderson, Roma 1910-1913, vol. II,
nale: reproduction phototypique publié avec une figg. 96-98; e del foglio 26r in P. Aubry, Les plus
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 63
51] J. Beck (a c. di), Reproduction phototy- 52] Non sono stati pubblicati facsimili di que-
pique du chansonnier Cangé: Paris, Bibliothè- sto notevole manoscritto. Ci sono fogli saltuari
que Nationale, Ms. Français No 846, 2 voll., in P. Aubry, Les plus anciens monuments…, cit.,
Librairie Ancienne Honoré Champion - Uni- f. 17 (fol. 41v) e in F. Gennrich, Abriss der Franko-
versity of Pennsylvania Press, Paris-Philadelphia nischen Mensuralnotation, 2 voll., s.e., Darmstadt
1927. 1956, figg. 13-16 (tutti rondeaux polifonici).
64 mark everist
di John Stinson
1] Per i manoscritti piú frequentemente citati (I-1V 115); Lo: London, The British Library, MS
si fa riferimento alle seguenti sigle: Apt: Apt, Ba- Add. 29987; Lw : Chicago, Newberry Library,
silique Sainte-Anne, MS Trésor 16bis; Ash: Firen- Case MS Mlo 96. P 36 (Lowinsky fragment); Manc :
ze, Biblioteca Medicea-Laurenziana, MS Ash- Lucca, Archivio di Stato, MS 184 – Perugia, Bi-
burnham 999; Chantilly: Chantilly, Musée Condé, blioteca Comunale Augusta, MS 3065 (Codice
MS 564; Cil: Perugia, biblioteca di B. Brumana e Mancini ); Mod: Modena, Biblioteca Estense, MS
G. Ciliberti, MS privo di segnatura; Douai: Douai, a.M.5.24; OH: London, British Library, MS Ad-
Bibliothèque Municipale, MS 1171; F. 5.5.: Fi- ditional 57950 (Codice Old Hall ); Pit: Paris, Bi-
renze, Biblioteca Nazionale MS Incunab. F.5.5; bliothèque Nationale, MS fonds italien 568; PR:
Fauvel: Paris, Bibliothèque Nationale MS Français Paris, Bibliothèque Nationale, MS nouvelles ac-
146; Fp: Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, quisitions françaises. 6771 (Codice Reina); Sq: Fi-
MS Panciatichiano 26 (Codice Panciatichi ); Fsl: renze, Biblioteca Medicea-Laurenziana, MS Me-
Firenze, Archivio Capitolare di San Lorenzo, MS diceo Palatino 87 (Codice Squarcialupi ); To: To-
2211; Ivrea: Ivrea, Biblioteca capitolare, MS CXV rino, Biblioteca Nazionale, MS S.J.II.9.
66 john stinson
gli Angeli o che comunque ad essa bri di canto liturgico in cui original-
era legato in qualche maniera [2]. mente la polifonia non era annotata –
Quelli che chiamiamo “frammenti” solo in casi eccezionali se ne prevede-
avevano probabilmente fatto parte di va la scrittura; 2) libelli che possono
piccole collezioni circolanti sotto for- aver circolato separatamente e che so-
ma di fascicoli individuali – libelli – no stati talvolta raggruppati in codici;
che erano, nel Trecento, la forma piú 3) antologie per uso pratico che spes-
comune di circolazione per nuove so presentano accanto alla collezione
composizioni. originaria prevista in sede di composi-
Sq, dal quale le opere di don Paolo tio opere aggiunte in seguito; 4) colle-
sono cosí significativamente assenti, zioni monumentali, spesso molto de-
fu realizzato anche esso nello scripto- corate, di opere di singoli composito-
rium di Santa Maria degli Angeli, a ri.
pochi metri da Orbatello, l’ospizio Il primo tipo, il libro di canto li-
per vedove di cui don Paolo era il ret- turgico, è il piú comune e, vistone
tore [3]. Questa è la piú vasta raccol- l’uso nella liturgia, anche il piú con-
ta di musica italiana del Trecento, con veniente per l’inclusione della po-
circa 385 opere di dodici autori di- lifonia; non sorprende quindi che
versi [4], il risultato di un piano e di quasi un terzo (142 su 490) dei ma-
una selezione accurati, uno degli esem- noscritti del Trecento appartenga a
pi piú notevoli della produzione li- questa categoria.
braria del suo tempo. Si è molto di- L’esecuzione del canto era parte in-
scusso sul ruolo giocato da don Pao- tegrante della liturgia medievale e
lo nella produzione di questo libro: questi libri spesso venivano usati per
potrebbe aver collaborato alla compi- centinaia di anni: per esempio, un
latio e ordinatio, ma certo la magnifi- antifonario copiato a Rimini nel 1328
cenza di questo manoscritto è ben fu adoperato fino oltre il 1582 [5], e
lontana dall’antologia Pit e dai fram- un graduale della chiesa di San Lo-
menti compilati dagli stessi amanuensi renzo a Firenze ha alcune sezioni ri-
che ci hanno trasmesso le sue opere. salenti al Trecento, aggiunte polifo-
Questo primo caso esemplare ci pre- niche di Marco da Gagliano, com-
senta dunque quattro tipi di libri di positore del primo Seicento, nonché
musica attraverso i quali ci è stata tra- un indice per reperire i canti per le
smessa la polifonia trecentesca: 1) li- feste di nuova istituzione che po-
2] Sullo scriptorium di Santa Maria degli An- don Paolo (ritratto nel foglio 55v) e di Johan-
geli cfr. infra. nes Organista de Florentia (ritratto nel foglio
3] Cfr. R. Trexler, “A widow’s asylum of the 195v).
Renaissance: the Orbatello of Florence”, in P.N. 5] Cfr. J. Stinson, “The Rimini Antiphonal:
Stearns (a c. di), Old Age in preindustrial Society, Palimpsest Music and Renaissance Liturgical
Holmes & Meier, New York 1982, pp. 119-149. Practice”, in B. Muir (a c. di), Reading Texts and
4] Il manoscritto contiene il ritratto di quat- Images: essays on medieval art and patronage, Uni-
tordici compositori, ma nessuna musica di versity of Exeter Press, Exeter 2002, pp. 57-92.
68 john stinson
trebbe risalire al Settecento. I libri li- Pit è una delle antologie che sem-
turgici in cui la polifonia è inclusa bra fossero compilate per uso prati-
come parte dell’originale progetto co, come Rvat 215, Manc, Mod, PR,
sono rari. Fp, Lo e Fsl (tutte fiorentine, come
Altrettanto sporadici i libelli con- Pit). Con l’eccezione della prima e
tenenti una sola opera o piccole col- dell’ultima, che sembrano essere sta-
lezioni di canti scritti per uso prati- te scritte da una sola mano, tutte que-
co: infatti, non appena i gusti musi- ste antologie si compongono di una
cali cambiavano, i libelli venivano collezione di base prevista in fase di
usati come rilegature o raschiati per compilatio, e di aggiunte posteriori
altri scopi [6]. A causa delle loro con- ad opera di altre mani. Dal punto di
dizioni attuali è spesso difficile di- vista bibliologico esse sono piú si-
stinguere i manoscritti che circola- mili ai moderni fascicoli di fogli sciol-
vano come libelli e che piú tardi ven- ti che ai libri rilegati sulla base di un
nero usati come rinforzi di rilegatu- progetto coerente.
ra, dai frammenti di codici smem- Al gruppo delle collezioni monu-
brati. Neppure la presenza di folia- mentali si possono ascrivere le opere
zioni elevate è sempre garanzia sicu- complete di Guillaume de Machaut,
ra che il frammento sia esistito indi- Sq, To e OH. Tuttavia, vista la pre-
pendentemente come libello prima ponderanza, tra i libri di musica del
della rilegatura e foliazione e del- Trecento, dei libri liturgici con spo-
l’ultimo smembramento. radiche aggiunte di polifonia e dei li-
La ricerca è oggi in grado di arric- belli, tali grandi collezioni (legate a
chire la nostra conoscenza della vita un singolo compositore, a una cor-
musicale delle ultime decadi del XIV te, a una cappella o a una città), or-
secolo attraverso un accurato studio ganizzate con cura, miniate e arric-
dei frammenti basato sui contesti, sui chite in oro sono da considerarsi ec-
contenuti e sulle “mani” dei copisti. cezioni. I libri di musica di tutti i gior-
E questo, in particolare, per quanto ni erano assai piú modesti.
riguarda Avignone, Cambrai, Firen-
ze, Padova e Roma, nonché per i fram-
menti di origine inglese e spagnola. ILROMAN DE FAUVEL
6] Cosí Padova, Archivio di Stato, MS 14 po- dova, Istituto per la storia ecclesiastica padova-
trebbe aver contenuto un intero Credo di Sor- na, Padova 1993, pp. 115-139. Altri libelli, cir-
tis, mentre il singolo bifolium che ne resta con- colati in origine separatamente, si trovano ora
tiene solo la parte di cantus; cfr. F. Facchin, “Una uniti: è il caso di Apt, le cui parti potrebbero es-
nuova fonte trecentesca nell’Archivio di Stato ser rimaste separate fino all’Ottocento; cfr. A.
di Padova”, in G. Cattin, A. Lovato (a c. di), Tomasello, Music and Ritual at Papal Avignon,
Contributi per la storia della musica sacra a Pa- 1309-1403, UMI, Ann Arbor 1983.
i manoscritti musicali del trecento 69
nia del Trecento veniva annotata, un vano del tutto molte facciate affian-
caso a parte è invece l’edizione mu- cate; 2) ognuna di esse è stata orga-
sicale di Chaillou de Pestain del Ro- nizzata in modo che il testo, la mu-
man de Fauvel. Si tratta della piú an- sica e le illustrazioni siano sulle me-
tica collezione di musica del Trecen- desime due facciate affiancate insie-
to e forse del piú grande monumen- me coi loro corrispettivi rinvii; 3) fo-
to del secolo in fatto di produzione gli addizionali sono stati aggiunti per
libraria. A parte alcuni libri corali alcuni testi per non interrompere la
con aggiunte polifoniche [7], Fauvel basilare struttura in sesterni.
è uno dei libri di musica di piú gran- Dall’analisi di questi due casi, i ma-
di dimensioni prodotti nel Trecen- noscritti di don Paolo e della sua cer-
to: misura infatti 462 × 330 mm [8]. chia e il Roman de Fauvel, si vede co-
In questo unico manoscritto il Ro- me i piú conosciuti manoscritti del
man è sviluppato a ulteriori testi, 167 Trecento siano in effetti delle ecce-
opere musicali e 77 illustrazioni, ed zioni piuttosto che la regola per quan-
è chiaramente il frutto di un’accura- to riguarda i libri di annotazione po-
ta progettazione visibile anche dai lifonica. La normalità consisteva in
dettagli della mise en page: testo, il- effetti di antologie di musica attiva-
lustrazioni e musica sono organizza- mente usata al tempo, che potevano
ti in modo tale da riempire due fac- comprendere anche libelli, inizial-
ciate consecutive a piatto con la mi- mente in circolazione indipenden-
nima interruzione per ciascun ele- temente, e che potevano talvolta ar-
mento. La struttura della rilegatura, ricchirsi con fascicoli aggiunti alla
in 13 fascicoli (2, 2, 2, 7, 5, 6, 6 + collezione iniziale.
1, 2, 6, 6, 6, 4, 2), all’inizio parreb- Prima di esaminare piú in detta-
be irregolare, ma un attento esame glio esempi di questa produzione, è
mostra che il libro è stato composto opportuno passare in rassegna bre-
in sesterni (quattro per il Roman, uno
per le opere di Jehann de Lescurel e 7] Coi suoi 462 mm, Fauvel è uno dei piú al-
tre per le Chroniques métriques) [9]. ti manoscritti del secolo, superato solo da Ash
In quanto produzione unica, non co- (560 mm), da un laudarium ora smembrato
(470-475 mm) e da undici libri corali con ag-
piata da esemplari pre-esistenti, Fau- giunte di polifonia (480-560 mm).
vel testimonia non solo di un pro- 8] Formato particolarmente notevole se si
getto ben preciso, ma anche di fles- pensa che tutti i libri piú grandi venivano usa-
ti da cori, mentre la sua scrittura minuta e le no-
sibilità nel design e nella struttura tazioni musicali, per non menzionarne il con-
fisica tale da conciliare contenuto e tenuto, indicano uno scopo ben diverso.
mise en page. Dal punto di vista del- 9] Bifogli sono stati aggiunti per l’indice (fa-
scicolo 3, fogli A e B) e per il completamento dei
la produzione libraria tale struttura dits di Geffroi de Paris, iniziati nel quarto fa-
indica che: 1) l’inusuale impagina- scicolo del Roman (fogli XLVI-XLVIII) e continuati
zione a tre colonne era parte del pro- nell’ottavo. I bifogli dei primi due e dell’ultimo
fascicolo sono parte della rilegatura, con il pri-
getto iniziale ma fu variata per adat- mo e l’ultimo foglio incollati rispettivamente ai
tarsi alle opere musicali che riempi- piatti di copertina anteriore e posteriore.
70 john stinson
vemente le procedure con cui tali li- identificare le carte stesse che per da-
bri venivano preparati, procedure la tarle [13].
cui comprensione è preliminare alla Quando la pergamena o la carta era-
interpretazione dei libri stessi. no pronte venivano piegate a seconda
delle dimensioni del libro richiesto.
Per i libri di musica era comune una
BREVE RASSEGNA DELLE sola piegatura per ciascun foglio: il bifo-
TECNOLOGIE LIBRARIE TRECENTESCHE lium che ne derivava piegato in due
dava quattro pagine che, a loro volta,
Nel Trecento il vello – o pergamena venivano raggruppate in fascicoli di
[10] – fu il piú comune supporto su quattro, cinque o, eccezionalmente,
cui venne scritta la musica [11], an- sei bifolia, producendo gruppi rispet-
che se, con sempre maggiore fre- tivamente di otto, dieci o dodici fogli.
quenza dalla fine del Duecento, si Nei manoscritti in pergamena di soli-
cominciò a usare anche la carta [12] to il verso e il recto affiancati erano co-
fatta per lo piú di polpa di stracci. stituiti dallo stesso tipo di pelle: lato-
Nel processo di manifattura la pol- carne (di colore piú chiaro e piú per-
pa veniva di solito stesa su una inte- meabile all’inchiostro) di fronte a la-
laiatura di fili metallici sorretti da ca- to-carne e lato-pelo (piú scuro, piú ru-
tene; sia i fili che le catene lasciava- vido e meno atto ad assorbire l’in-
no tracce ben distinte nella superfi- chiostro) di fronte a lato-pelo [14]. I
cie cartacea; linee di filigrana im- manoscritti cartacei normalmente era-
presse da particolari fili metallici de- no composti da carte simili per i me-
corativi sono di grande aiuto sia per desimi fascicoli (carte differenti a vol-
10] Alcuni autori distinguono tra vellum, pel- “Du parchemin au papier”, in P. Guichard, D.
le preparata di vitello, e pergamena, fatta di uno Alexandre-Bidon (a c. di), Comprendre le XIIIe
strato di pelle di pecora. Sia il vellum che la per- siècle, Mélanges offerts à Marie-Thérèse Lorcin,
gamena venivano preparati attraverso raschia- PUL, Lyon 1995, pp. 185-200.
tura e macerazione in calce, e venivano poi fat- 13] Cfr. Ch.M. Briquet, Les filigranes: Dic-
ti asciugare sotto tensione. In questo capitolo si tionnaire historique des marques du papier, Olms,
usa sistematicamente il termine pergamena. Hildesheim 1977; D. Hunter, Papermaking: The
11] Cfr. R. Reed, Ancient Skins, Parchments History and Technique of an Ancient Craft, Knopf,
and Leathers, Seminar Press, London 1972; M.L. New York 1947; J. Munsell, Chronology of the
Ryder, Parchment: Its History, Manufacture and Origin and Progress of Paper and Paper-making,
Composition, in «Journal of the Society of Ar- Garland, New York 1980.
chivists» II (1964), pp. 391-399; H. Säxl, “Hi- 14] Spesso si fa riferimento a questa prassi,
stology of Parchment”, in Technical Studies in col nome di «regola di Gregory», da G.R. Gre-
the Field of Fine Arts, Fogg Art Museum, Bo- gory, Les cahiers des manuscripts grecs, in «Acadé-
ston 1939, pp. 3-9; D.V. Thompson, Medieval mie des inscriptions et belles-lettres et sciences.
Parchment-Making, in «Library» IV (1936), pp. Comptes rendus» XIII (1885), pp. 261-268.
113-117; W.L. Ustick, Parchment and Vellum, 15] John Nádas, nel suo dettagliato studio su
«Library» IV (1936), pp. 439-443; B. Vorst, Par- PR, ha differenziato diversi stadi di copiatura in ba-
chment Making – Ancient and Modern, in «Fi- se a diversi tipi di carta nonché alle diverse mani.
ne Print» XII (1986), pp. 209-211: 220-221. Cfr. “The Reina codex revisited”, in S. Spector (a
12] Fu questa l’epoca in cui in Italia si apri- c. di), Essays in Paper Analysis, The Folger Shake-
rono alcune importanti cartiere, cfr. G. Pierre, speare Library, Washington 1987, pp. 69-114.
i manoscritti musicali del trecento 71
16] La rigatura di Ivrea, per esempio, mostra tionaux du Centre national de la recherche scien-
sia righe continue per le pagine, sia una strut- tifique 559, CNRS, Paris 1977, pp. 55-60. Si ve-
tura su due colonne con tenor continuo a fon- dano anche i vecchi ma ancora utili D.N. Car-
do pagina. valho, Forty Centuries of Ink, Banks Law Pub.
17] I quattro ingredienti principali erano: tan- Co., New York 1904; rist. Burt Franklin, New
nino (tratto da galle di quercia), vetriolo (solfa- York 1971, e Ch.A. Mitchell, Th. Cradock
to di ferro), gomma arabica e acqua. Hepworth, Inks: Their Composition and Manu-
18] Cfr. M. De Pas, “La Composition des en- facture, Griffin & Co., Londra 1904.
cres noires”, in Les Techniques de laboratoire dans 19] Per un esempio di simile distruzione cfr.
l’étude des manuscrits, Colloques internationaux J. Stinson, “The Rimini Antiphonal: palimpse-
du Centre national de la recherche scientifique st music and renaissance liturgical practice”, in
548, CNRS, Paris 1974, pp. 121-132; Eadem, B. Muir (a c. di), Reading Texts and Images, Uni-
“Les encres médiévaux”, in Colloques interna- versity of Exeter Press, London 2002, fig. 20d.
72 john stinson
20] Cfr. G. Carsaniga, An Additional Look at 23] Cfr. A. Wathey, “The production of book
London Additional 29987, in «Musica Discipli- of liturgical polyphony”, in J. Griffiths, D. Pear-
na» XLVIII (1994), pp. 263-269. sall (a c. di), Book production and publishing in
21] Per uno studio dettagliato dei materiali e Britain 1375-1475, Cambridge University Press,
delle pratiche di cucitura gotiche, cfr. J.A. Szir- Cambridge 1989, p. 145.
mai, The archaeology of medieval bookbinding, 24] 45 ff. (tra i 27 × 19,3 cm e i 29 × 21 cm),
Ashgate, Aldershot 1999, pp. 180-190. i primi 37 fogli sono di pergamena, gli ultimi
22] Ivi, pp. 216-224. 8 di carta.
i manoscritti musicali del trecento 73
28] I10,II10,III12,IV,V12,VI12. I dettagli codi- in the Transmission and Composition of Ars No-
cologici sono tratti da K. Kügle, The Manu- va Polyphony, Institute of Medieval Music, Ot-
script Ivrea, Biblioteca capitolare 115: Studies tawa 1997.
i manoscritti musicali del trecento 75
teriori ricerche possano un giorno nuti sono stati scritti e quale prove-
chiarirne il contesto musicale (se cioè nienza abbiano.
fosse associato con la corte papale di Il Codice Rossi
Avignone o con quella di Gaston
Fébus), l’analisi codicologica dà for- Rvat 215 consta di due frammen-
te sostegno all’ipotesi di un’origine ti che sono da considerarsi assieme,
del manoscritto in forma di libelli in- e che costituiscono il piú antico ma-
dipendenti piuttosto che come libro noscritto di polifonia italiana del Tre-
concepito fin dall’inizio quale unica cento che ci sia pervenuto [30]. La
entità [29]. foliazione originale è ancora visibile
sui frammenti sopravvissuti, dai qua-
li si può dedurre che il frammento
LE ANTOLOGIE PRATICHE vaticano contiene il completo primo
fascicolo del manoscritto originale
Come esempi rappresentativi dei ma- (un quaterno, fogli I-VIII), e il terzo
noscritti musicali del Trecento ita- fascicolo, il cui bifoglio esterno è per-
liano, le piú importanti fonti sono duto (fogli XVII e XXIV); il secondo
otto antologie probabilmente redat- fascicolo (fogli IX-XVI) manca com-
te per scopi pratici: Codice Rossi, pletamente; il quarto sopravvive (XX-
Manc, PR e Mod dall’Italia setten- VII-XXX) privo dei due bifogli inter-
trionale; FP, Lo, Pit e Fsl da Firen- ni nel frammento di Ostiglia. Nel-
ze. Con l’eccezione del primo e del- l’attuale rilegatura, la sezione vatica-
l’ultimo, scritti da singole mani, tut- na ha dei fogli di carta vuoti che rim-
te queste collezioni sono opera di piazzano le pagine perdute in modo
molteplici redattori e la loro strut- da ripristinare l’ordine originale [31].
tura rivela molteplici livelli di scrit- L’inizio di ciascuna voce è segnalato
tura. Alcune mostrano di essere sta- con iniziali fiorite a penna in colori
te progettate come collezioni di ope- alternati rosso e blu. La musica è scrit-
re di compositori locali, cui sono sta- ta su otto rigature di sei linee ciascu-
te poi aggiunte altre opere in tempi na nello stile dell’ars nova italiana
diversi; due (FP e PR) sono cartacee (quello descritto nel Pomerium di
e recenti studi sui tipi di carta usati Marchetto da Padova) [32]. Le ca-
hanno permesso un’accurata com- ratteristiche linguistiche dei testi e i
prensione dell’ordine in cui i conte- riferimenti geografici e personali sug-
29] Cfr. A. Tomasello, Scribal Design in the XVI (1993), pp. 2452-2475; Idem, The Ma-
Compilation of Ivrea Ms. 115, in «Musica Di- nuscript Ivrea…, cit.
sciplina» XLII (1988), pp. 73-100; K. Kügle, 30] N. Pirrotta (a c. di), Il Codice Rossi 215,
Codex Ivrea, Bibl. capit. 115: a French Source LIM, Lucca 1992.
“Made in Italy”, in «Revue de Musicologie» 31] Ivi, p. 66
XIII (1990), pp. 527-561; Idem, A Fresh Look 32] G. Vecchi (a c. di), Marcheti de Padua Po-
at the Liturgical Settings in Manuscript Ivrea, merium, American Institute of Musicology, Ro-
bibl. cap. 115, in «Revista de Musicologia» ma 1961, pp. 31-210.
76 john stinson
geriscono una provenienza dalla zo- databili verso la fine del XIV secolo.
na tra Verona e Padova. Il manoscritto PR [36] è un manoscritto cartaceo di
è stato datato variamente da circa il 122 fogli in 9 fascicoli, contenente
1350 (von Fischer) a circa il 1370 due diversi repertori; il frammento
(Pirrotta); il repertorio in esso con- lucchese, quello perugino e alcuni
tenuto è databile tra il 1325 e il 1355. altri fogli recentemente scoperti sem-
Non vi sono attribuzioni, ma da fon- pre di origine lucchese, che costitui-
ti concordanti è possibile attribuire scono Manc, si riferiscono a un ma-
due delle 37 opere a Piero [33], e due noscritto pergamenaceo risalente al-
a Giovanni da Cascia [34] [TAV. 1]. la fine del secolo. Entrambe le anto-
Alcune delle opere di Rvat 215 si logie sono tipiche fonti della polifo-
trovano anche in altre sette fonti: nia profana del Trecento, contenen-
quattro con musica e tre con il solo do un originale repertorio locale con
testo di La bella stella. Cinque ope- collezioni internazionali aggiunte
re in tutto hanno concordanze mu- nell’arco di circa 30 anni. Come le
sicali in altre antologie italiane [35], antologie fiorentine Fp e Pit, esse
mentre 32 non sono reperibili in al- suggeriscono che il termine libro di
cun altro documento. Rvat 215 è musica non sempre indicava un vo-
dunque di particolare importanza in lume dalla precisa e consistente or-
quanto testimonianza del repertorio dinatio, ma collezioni la cui struttu-
italiano della prima metà del Tre- ra di base veniva cambiata con l’uso
cento, e per il fatto insolito di esse- e con il tempo.
re stato scritto da una sola mano e PR contiene opere del Trecento ita-
in pura notazione italiana. liano nei primi sei fascicoli, opere
dell’ars nova francese nei fascicoli VII
I codici Reina e Mancini e VIII e opere francesi piú tarde nei
fascicoli IX e X. Un’analisi dettagliata
Al contrario di questa unica fonte di questo manoscritto ha dimostra-
d’inizio Trecento, di unica mano e to che nei primi tre fascicoli furono
unica provenienza, due antologie piú usati i medesimi tipi di carta dai me-
recenti sono opera di molti redatto- desimi redattori; i due fascicoli suc-
ri che hanno aggiunto a collezioni cessivi evidenziano invece diverse car-
originariamente dell’Italia setten- te e un cambio di mani. Il mano-
trionale opere posteriori di reperto- scritto è divisibile in tre sezioni: i fa-
rio internazionale. Entrambe sono scicoli 1-3 (fogli 1-34) sono opera di
33] Quando l’aria cominci a farsi bruna e gni bel piacciere, Naschoso ’l viso stava ’nfra l(l)e
Ongni dilecto e ongni bel piacciere, entrambi fronde, La bella stella, che sua fiama tene.
in Fp. 36] Il manoscritto apparso per la prima vol-
34] Ongni dilecto e ongni bel piacciere e La bel- ta nel catalogo della biblioteca del Signor Rei-
la stella, che sua fiama tene. na a Milano nel 1834, fu in seguito acquistato
35] De sotto ’l verde vidi gli ochi vaghi, Quan- da A. Bottée de Toulmon, passando dopo la sua
do l’aria cominci’ a farsi bruna, Ogni dilecto e on- morte alla Bibliothèque Nationale.
i manoscritti musicali del trecento 77
due amanuensi che hanno lavorato Italia: Manc. Questo manoscritto ora
su carte identiche e hanno scritto un comprende anche frammenti trova-
repertorio che abbonda di opere di ti a Lucca e a Perugia ed è pubblica-
compositori della zona di Padova, to in facsimile da Agostino Ziino e
molte delle quali non appaiono al- John Nádas [39] che dal momento
trove. I fascicoli 4 e 5 (fogli 35-62) della pubblicazione hanno scoperto
fanno uso di un misto di carte di- altri frammenti nell’Archivio di Sta-
verse. Quattro nuove mani si sono to della città toscana [40]. Allo stato
aggiunte alla principale della prima attuale, il manoscritto di Lucca con-
sezione; la decorazione di due ope- siste di fogli non rilegati usati in pas-
re (La douce cere di Bartolino e Sot- sato come copertine di materiali al-
to l’imerio di Jacopo da Bologna) sug- lotri [41]. Nella loro ipotesi di rico-
gerisce che esse dovessero aprire la struzione Nádas e Ziino hanno pro-
sezione, anche se la presente rilega- posto che nella sua versione integra-
tura le pone altrove. La seconda par- le il manoscritto si componesse di
te – fascicoli 6 e 7 (fogli 63r-84v) – undici fascicoli: i primi quattro era-
include una collezione di opere fran- no quinterni, i successivi sei quater-
cesi anonime, scritta su carta diver- ni, l’undicesimo e ultimo composto
sa da quella dei fascicoli 1-5 e pro- di sette bifogli, tutti sopravvissuti ad
babilmente organizzata da un redat- eccezione di quello al centro del fa-
tore che non appare nelle sezioni pre- scicolo.
cedenti [37]. La terza parte del ma- L’XI fascicolo di Lucca differisce da-
noscritto – fascicoli 8, 9 e inizio del gli altri non solo per il numero di fo-
10 – è stata aggiunta solo molto piú gli: infatti «segna un mutamento de-
tardi e include opere di Dufay, Bin- cisivo rispetto alle caratteristiche pa-
chois, Legrant e Grenon. leografiche dei fascicoli precedenti,
Le tre parti del manoscritto spa- soprattutto per gli elementi associati
ziano dal repertorio del Trecento ita- alle fasi finali della preparazione del
liano e francese a quello del primo manoscritto (lettere capitali, lumeg-
Quattrocento borgognone. Lo stu-
dio dettagliato dei tipi di carta e del-
37] Cfr. J. Nádas, “The Reina…, cit., p. 104.
le mani scrittorie ha chiarito meglio 38] Uno dei redattori che scrissero parte dei
le diverse fasi della compilazione: fascicoli 4 e 5 può anche aver contribuito al 7:
non c’è una globale ordinatio che go- cfr. ibidem.
39] J. Nádas - A. Ziino (a c. di), The Lucca
verni la sistemazione delle opere, ma Codex: Codice Mancini, LIM, Lucca 1990.
si possono distinguere almeno tre fa- 40] Cfr. J. Nádas, A. Ziino, Two Newly Dis -
si di scrittura, con gli stessi amanuensi covered Leaves from the Lucca Codex, in «Studi
musicali», in stampa.
e lo stesso tipo di carta caratterizzanti 41] Tutti i dettagli sull’attuale stato del ma-
la prima fase e le differenti mani, ti- noscritto e l’ipotesi di ricostruzione dell’origi-
po di carta e repertorio diversi [38]. nale sono basati sull’edizione in facsimile di Zii-
no e Nádas.
Un fenomeno simile si può osser- 42] J. Nádas, A. Ziino, Two Newly Discovered
vare in un’altra antologia del nord Leaves…, cit., p. 33.
78 john stinson
giature, foliazione ecc.)» [42]. La ma- V fascicolo (fogli 41-50) posto all’i-
no scrittoria del fascicolo, la princi- nizio della collezione. Il manoscritto
pale del manoscritto, è stata identifi- avrebbe quindi presentato in aper-
cata come quella «[dello] stesso re- tura i due fascicoli delle opere di Mat-
dattore che ha aggiunto due fascico- teo da Perugia seguiti dai tre fascico-
li di opere di don Paolo in Pit» [43]. li di repertorio francese. I distinti re-
Il repertorio dell’ultimo fascicolo è pertori delle due sezioni venivano un
chiaramente fiorentino, mentre il re- tempo associati alla corte di Giovan-
sto del manoscritto mostra forti con- ni XXIII a Bologna, ma pare piú pro-
nessioni con l’ambiente padovano dei babile che le opere piú recenti tra
Carrara e con quello pavese dei Vi- quelle di Matteo siano state scritte
sconti. Pur nella sua forma fram- per la cappella papale durante il con-
mentaria, Manc conferma nella sua cilio di Pisa del 1409-1410; queste
struttura codicologica, nella princi- sono seguite da un repertorio piú an-
pale mano che lo ha redatto e nel re- tico di canti e mottetti, molti dei qua-
pertorio che contiene, il fatto che, co- li nello stile dell’ars subtilior, «creati
me per PR, la sua struttura non era o copiati alcuni anni prima per le cor-
stata fissata dall’inizio, ma adattata al ti viscontee di Milano e Pavia» [45].
repertorio correlato al contesto in cui In quest’ultima antologia di pro-
il redattore lavorava. Il fatto che la venienza italiana settentrionale ve-
stessa persona abbia avuto un simile diamo le stesse caratteristiche bi-
ruolo anche in un’antologia fiorenti- bliologiche notate nei codici PR e
na, fa di Manc un importante docu- Manc : manoscritti la cui struttura
mento per la comprensione del libro fisica è correlata al repertorio conte-
di musica del Trecento. nuto tramite l’uso di fascicoli sepa-
rati per repertori diversi; manoscrit-
Mod to, nella sua interezza, copiato in dif-
ferenti fasi e a volte in differenti luo-
Il manoscritto Mod è un pergame- ghi; ordinatio limitata a fascicoli sin-
naceo di 52 fogli in 5 fascicoli di quin- goli o riuniti in piccoli gruppi piut-
terni, preceduti e seguiti da mezzo tosto che all’intero “libro”.
bifoglio usato solo nelle pagine in-
terne. I fascicoli da 2 a 4 contengo- Fp
no repertorio francese di musicisti at-
tivi presso la corte papale di Avigno- La prima delle quattro grandi fon-
ne e quella viscontea di Pavia; i fa- ti fiorentine, Fp, è un manoscritto
scicoli 1 e 5 contengono opere di Mat-
teo da Perugia, organista della catte- 43] Ivi, p. 34.
drale di Milano (1402-1410) [44]. È 44] Cfr. E. Milano, “Presentazione”, in Idem
molto probabile che originariamen- (a c. di), Il Codice aM.5.24 (ModA), LIM, Luc-
ca 2003, p. 14.
te il manoscritto abbia avuto un di- 45] J. Nádas, A. Ziino (a c. di), The Lucca
verso ordine, con quello che oggi è il Codex…, cit., p. 35.
i manoscritti musicali del trecento 79
46] J. Nádas, The Structure of MS Panciati- 47] J. Nádas, The Structure…, cit., p. 426.
chi 26 and the Transmission of Trecento Polyphony, 48] Il fascicolo 11 comprende due tipi di car-
in «Journal of the American Musicological So- ta reperibili altrove nel manoscritto. L’assenza
ciety» XXIV (1981), pp. 393-427; Nádas (1985), di punzonatura nei due bifogli esterni, la carta
pp. 56-117; S. Campagnolo, “Il codice Pan- identica a quella dei fascicoli 1-10, e i segni di
ciatichi 26 della Biblioteca Nazionale di Firen- punzonatura visibili sui tre bifogli interni (di
ze nella tradizione delle opere di Francesco Lan- un tipo di carta che è anche quello dei fascico-
dini”, in M.T. Rosa Barezzani, A. Delfino (a c. li 2, 4 e 5) può significare che questo fascicolo
di), Col dolce suon che da te piove’: studi su Fran- non fosse la tarda aggiunta di un libello indi-
cesco Landini e la musica del suo tempo in me- pendente, ma fosse rigato contemporaneamen-
moria di Nino Pirrotta, SISMEL, Firenze 1999, te al resto del manoscritto, anche se non rilega-
pp. 77-119. to fin dall’inizio nell’ordine attuale.
80 john stinson
49] Nell’analisi di Nádas circa le mani scrit- to di 767 fiorini tra il 1348 e il 1400, somma
torie, i redattori A, B e C hanno collaborato du- proveniente tutta dalla copiatura di libri per al-
rante la prima fase; D ha copiato il fascicolo 10, tre case religiose, incluse le collezioni per San
aggiunto opere ai fascicoli 6, 7 e 9 e scritto l’in- Pier Maggiore e per Santa Maria Nuova. (cfr.
dice, E ha aggiunto opere francesi ai fascicoli 7, Ivi, p. 272).
8, 9 e 10, e infine F e G hanno aggiunto le ope- 51] Ivi, p. 273.
re del fascicolo 11. 52] Cfr. U. Günther, Die “anonymen” Kom-
50] La fondazione e lo sviluppo dello scrip- positionen des Manuskripts Paris, B.N., fonds
torium sono discussi e documentati da G.R. it.568 (Pit), in «Archiv für Musikwissenschaft»
Bent in Santa Maria degli Angeli and the Arts: XXIII (1966), pp. 73-92; Eadem, Zur Datierung
Patronage, production and Practice in a Trecen- des Madrigals “Godi Firenze” und der Handsch-
to Florentine Monastery, Ph.D. diss., Stanford rift Paris, B.N., fonds it.568 (Pit), in «Archiv für
University 1993. La frase magnum et pulcer scrip- Musikwissenschaft» XXIV (1967); H.M. Brown,
tor è tratta da ASF Conc. Rel. Sopp. 86, registro St. Augustine, Lady Music and the Gittern in Four-
vecchio 95, citata da Bent a p. 676. Indicativo teenth-century Italy, in «Musica Disciplina» XXXVIII
della produttività dello scriptorium è il ricava- (1984), p. 49 e fig. 13.
i manoscritti musicali del trecento 81
ra fisica del manoscritto è chiaro che, il manoscritto era stato rigato inte-
all’inizio, esso deve aver avuto al- ramente in precedenza da altra ma-
meno 182 fogli [55] e che gli 11 fa- no), lasciando a volte anche opere
scicoli sopravvissuti erano stati un incomplete quando non c’era abba-
tempo parte di un manoscritto di stanza spazio per copiarle per inte-
musica liturgica [56]. Gli studi piú ro [58]. Lo sta all’estremo opposto
recenti [57] hanno mostrato che que- dei lussuosi manoscritti di Guillau-
sta fonte pergamenacea è stata re- me de Machaut o di Sq, sia per la
datta da qualcuno privo di forma- trasandatezza dell’aspetto, sia per l’i-
zione professionale nella scrittura e naccuratezza della scrittura. In co-
dunque non preciso nelle notazioni mune con essi ha invece l’accurata
linguistiche in italiano, francese o rigatura dell’intero codice destina-
latino: ciò fa di questo manoscritto to alla musica e l’intenzione appa-
uno dei piú utili per lo studio della rente di organizzarne il contenuto
trasmissione musicale, visto che non in modo sistematico. Il fatto che il
segue le usuali convenzioni della pra- redattore abbia continuato ad ag-
tica scrittoria e può essere stato ope- giungervi brani via via che li trova-
ra di un musicista esercitante e for- va scrivendoli ovunque gli sembras-
se girovago. se conveniente, in diverse circostanze
La struttura attuale del manoscritto cronologiche e con diversi standard
e l’impaginazione del suo contenu- di precisione, collega questo libro
to suggeriscono che il redattore prin- alle altre antologie che rimasero in
cipale possa aver avuto l’intenzione uso lungo un considerevole lasso di
di continuare un’antologia sistema- tempo proprio grazie al continuo
tica di opere raggruppate per gene- aggiornamento del repertorio ivi
ri, cosí come iniziata da un ama- contenuto. Rimase insomma un work
nuense precedente il cui intervento in progress.
è visibile sul foglio 1v. Il manoscrit-
to comincia con una collezione di Fsl
madrigali cui seguono ballate e cac-
ce. In seguito, questa procedura si- Oltre alla principale, inesperta e
stematica venne abbandonata e ven- illetterata mano di Lo, molte altre
nero aggiunte opere negli spazi ri- se ne distinguono nel manoscritto,
masti liberi, prima riempiendo i fo- due delle quali appaiono in altre
gli vuoti, poi i righi vuoti (dato che fonti fiorentine. Chi copiò il Glo-
62] Cfr. J. Palumbo, The Foligno Fragment: a 1982; W.G. Summers (a c. di), English Fourteenth-Cen-
Reassessment of Three Polyphonic Glorias, ca. 1400, tury Polyphony: Facsimile Edition of Sources Notated in
in «Journal of the American Musicological So- Score, Schneider, Tutzing 1983; P.M. Lefferts, The Mo-
ciety» XL (1987), pp. 169-209; G. Gialdroni, A. tet in England in the Fourteenth Century, UMI, Ann Ar-
Ziino, Due nuovi frammenti di musica profana bor 1986; M. Bent (a c. di), The Fountains Fragments,
del primo Quattrocento nell’Archivio di Stato di Boethius Press, Clarabricken 1987; W.J. Summers,
Frosinone, in «Studi musicali» XXIV (1995), pp. English 14th-Century Polyphonic Music: an Inventory of
185-208; G. Di Bacco, J. Nádas, “The Papal the Extant Manuscript Editions, in «The Journal of Mu-
Chapels and Italian Sources of Polyphony du- sicology» VIII (1990), pp. 173-226; A. Wathey (a c. di),
ring the Great Schism”, in R. Sherr (a c. di), Pa- Manuscripts of Polyphonic Music: in British Isles, 1100-
pal Music and Musicians in Late Medieval and 1400, Henle, München 1993; G. Curtis, A. Wathey,
Renaissance Rome, Oxford University Press, New Fifteenth-Century English Liturgical Music: a List of the
York 1998, pp. 44-92; P. Peretti: Fonti inedite di Surviving Repertory, in «R.M.A. Research Chronicle»
polifonia mensurale dei secoli XIV e XV degli archi- XXVII (1994), pp. 1-69; N. Losseff, The Best Concords:
vi di stato di Ascoli Piceno e Macerata, in «Qua- Polyphonic Music in Thirteenth-Century Britain, Gar-
derni musicali marchigiani» III (1996), pp. 85- land, New York 1994.
124. 65] M. del Carmen Gómez, Neue Quellen mit
63] D. Fallows, L’origine du MS.1328 de Cam- mehrstimmiger geistlicher Musik des 14. Jahrhund -
brai: note au sujet de quelques nouveaux feuillets, et erts in Spanien, in «Acta Musicologica» L (1978),
de quelques informations supplémentaires, in «Revue pp. 208-216; Eadem, Musique et musiciens dans
de Musicologie» LXII (1976), pp. 275-280; I. Ler- les chapelles de la maison royale d’Aragon (1336-
ch, Fragmente aus Cambrai. Ein Beitrag zur Rekon- 1413), in «Musica Disciplina» XXXVIII (1984),
struktion einer Handschrift mit spätmittelalterlicher pp. 67-86 (p. 79 ss.); A. Tomasello, A footnote
Polyphonie, Bärenreiter, Kassel 1987. on Aragonese Mass Manuscripts and the decline
64] I. Fenlon (a c. di), Cambridge Music Manuscripts, of the Great Court Theory of Music History, in
900-1700, Cambridge University Press, Cambridge «Musica Disciplina» XLIX (1995), pp. 95-119.
i manoscritti musicali del trecento 85
Fig.5:Parigi, Biblioth que Nationale, fr 1586, f. 26, particolare di pagina miniata, dalle
Guillaume de Machaut.
66] Il loro singolare contributo al libro mu- mission of music in late medieval France: the ma-
sicale del Trecento è stato studiato da Lawrence nuscripts of Guillaume de Machaut, Princeton
Earp, sulla cui notevole tesi di dottorato, Scri- University 1983 e seguenti pubblicazioni si ba-
bal practice, manuscript production and trans - sa ciò che viene qui di seguito detto.
86 john stinson
se porté mon livre pour vous esbattre, (47-52); i mottetti (53-55); la mes-
où toutes les choses sont que je fis sa e l’hoquetus (56-57); le ballades, i
oncques; mais il est en plus de . XX. rondeaux e i virelais (58-63). All’in-
pieces, car je l’ay fait faire pour aucun terno di queste sezioni la copia è con-
de mes seigneurs; si que je fais noter, tinua, evidenziando il fatto che il re-
et pur ce il convient que il soit par dattore sapeva già, prima d’iniziare
pieces. Et quant il sera notés, je vous a lavorare, quale dovesse essere l’or-
porteray ou envoieray, s’il plaist a Dieu. dine in cui andavano scritti i poemi
(fascicoli 1-16). Alcuni fascicoli ini-
Il passo potrebbe non riferirsi a nes- ziano con un nuovo testo poetico o
suno dei manoscritti superstiti, visto una nuova collezione di opere: il Voir
che quelli che abbiamo sono in ben piú Dit – 29-39, la sezione con i lais,
di venti fascicoli. Tuttavia queste paro- quella dei mottetti e la messa (47-
le chiariscono il fatto che la copiatura 52, 53-55 e 56-57) sono copiati in
della musica sopra al testo risultava piú questa maniera. Anche la parte mu-
efficientemente eseguita se le sezioni sicale è divisa per generi «permet-
del manoscritto potevano venir divise tendo al redattore della musica di la-
tra piú di un redattore. vorare su unità separate, con un’effi-
L’esame di uno dei manoscritti di cace divisione del lavoro» [67]. Ge-
quest’opera omnia aiuta a capire il neri musicali diversi richiedevano ri-
processo di produzione di un simile gature diverse. Ciò appare con par-
lussuoso libro di musica trecentesco. ticolare evidenza nella sezione dei lais
Il manoscritto A afferma che il suo (due righe di testo sotto la musica),
ordinamento fu determinato dal com- dei mottetti (una sola riga di testo su
positore stesso: perciò la sua struttu- due colonne con spazio per un rigo
ra può essere presa a modello [TAV. 2]. musicale sopra ogni riga di testo) e
Le opere complete di Machaut com- in quella della messa (come per i mot-
prendono dits, il Voir Dit e il Réméde tetti, tranne per il fatto che le due
de Fortune (poemi narrativi con in- colonne nell’hoquetus sono unite).
serti musicali), alcuni mottetti, una Anche A, che preannuncia «l’ordi-
messa, un hocketus, ballades, virelais ne con cui Machaut voleva che le sue
e rondeaux. Il manoscritto A consta opere fossero copiate», mostra prove
di due fascicoli preliminari che con- d’inserimento di opere dopo che la
tengono indice e prologo, poi altri compilatio originale era stata decisa, e
43 fascicoli la maggioranza dei qua- ciò sia tramite l’aggiunta di un bifo-
li in quaterni. Fogli bianchi e fasci- glio (fogli 365-366) sia inserendo ope-
coli che iniziano con una nuova ope- re di uno stesso genere in spazi di-
ra o un nuovo gruppo di opere sug- sponibili (il Lai de plour e l’Hocketus).
geriscono che A era organizzato in Altri manoscritti trecenteschi che
nove sezioni: indice e prologo, due andrebbero considerati in ogni rasse-
gruppi di cinque dits (1-28); il Voir
Dit (29-39); altri dits (40-46); il Lais 67] L. Earp, op. cit., p. 91.
i manoscritti musicali del trecento 87
gna dei libri di musica Chantilly, OH, lazione dei loro materiali, estrema cu-
To e Sq. Gli ultimi due sono oggi di- ra nella preparazione delle pagine per
sponibili in edizioni in facsimile con la scrittura e nell’annotazione di te-
notevole materiale analitico e codi- sto e musica. Tale raffinatezza fu cer-
cologico; un facsimile dello Chantil- tamente possibile grazie all’esperien-
ly è in preparazione. Questi, insieme za maturata nella produzione di libelli
a Fauvel e alla raccolta di Machaut, piú modesti, scritti per usi pratici e
sono libri di musica straordinari: la circolanti indipendentemente prima
loro sopravvivenza, insieme a Sq, for- di esser rilegati, copiati come esem-
se è dovuta alla bellezza delle decora- plari o semplicemente scartati perché
zioni. Tutti mostrano, comunque, un la musica che contenevano era passa-
inconsueto livello di ricerca nella col- ta di moda.
Il manoscritto di musica tra Quattro e Cinquecento
di Vincenzo Borghetti
1] Solo con il XIX secolo si stabilí ad esempio ce Ivrea, Biblioteca Capitolare, MS 115, copia-
l’uso della rilegatura editoriale, dando cosí vita to nella seconda metà del XIV secolo e rilegato
a quel prodotto librario, concluso e fruibile, vi- solo nel 1968. Cfr. A. Tomasello, Scribal design
cino al concetto attuale di “libro”. Sull’argo- in the compilation of Ivrea Ms. 115, in «Musica
mento cfr. N. Schwindt, “Quellen”, in Die Musik Disciplina» XLII (1972), pp. 73-100; K. Kügle,
in Geschichte und Gegenwart [ MGG ], II ed., “Ivrea”, in MGG, vol. IV, coll. 1306-1310.
Bärenreiter, Kassel, vol. VI, coll. 1946-1986: 3] È il caso per esempio del manoscritto Q 15
1957. del Civico Museo Bibliografico Musicale di Bo-
2] Come è accaduto ad esempio per il codi- logna, cfr. infra.
90 vincenzo borghetti
una storia incentrata proprio sulla for- di natura eminentemente pratica da-
ma libraria del manoscritto rivelereb- ta dalla selezione degli oggetti e dei
be solo in parte quei fenomeni musi- fenomeni su cui soffermare l’atten-
cali e culturali in senso ampio che da zione nelle pagine che seguono. Con-
una storia del libro di musica ci si at- siderando la vastità di tutti i fattori
tenderebbe. Anche se si astrae dalle rilevanti (concreti e astratti) per ana-
differenze sostanziali tra il prodotto lizzare un manoscritto di musica co-
“unico” di uno scriptorium e quello in me veicolo di cultura storicamente
serie delle officine tipografiche, “libro” caratterizzato, sarebbe oltremodo diffi-
e “manoscritto” restano concetti non cile in questa sede dare conto in mo-
perfettamente sovrapponibili. do esauriente delle diverse forme del
Al problema concettuale ne segue manoscritto musicale anche solo per
uno di natura metodologica: una sto- l’epoca in questione. Saranno ana-
ria dei materiali, per non essere una lizzate solo alcune tipologie rappre-
rassegna di “detriti del passato”, non sentative, lasciando da parte i casi piú
dovrebbe esaurirsi unicamente nel- particolari [4]. La trattazione seguirà
la descrizione fisica degli oggetti (in un criterio misto, in parte cronolo-
questo caso dei manoscritti di mu- gico, in parte sistematico. In tal mo-
sica) cosí come si sono accumulati do sarà possibile seguire la storia del
nel corso dei secoli, ma dovrebbe in- manoscritto in tre fasi decisive dal
cludere anche gli aspetti che hanno punto di vista storico-musicale: i de-
condizionato storicamente il “con- cenni immediatamente precedenti
tenitore” in relazione sia al “conte- alla metà del Quattrocento, nei qua-
nuto” musicale che questo veicola li si avviano contemporaneamente
– il supporto “librario” potrebbe ave- sia la formazione di un repertorio mu-
re un’organizzazione materiale di- sicale internazionale [5], sia il conso-
pendente dal variare delle strutture lidamento di un tipo di istituzioni
tecnico-compositive per esempio –, musicali che rimarranno normativi
sia ai fattori di tipo socio-culturale per tutto il secolo e oltre; la situazio-
strettamente connessi con la produ- ne dalla metà del secolo al 1500 cir-
zione musicale e quindi con la rea- ca, in cui la stabilità dei fenomeni
lizzazione di manoscritti musicali – compositivi e del tipo di commit-
committenza, ambienti di produ- tenza conducono alla definizione di
zione, esigenze della prassi esecuti- forme per cosí dire archetipiche di
va, funzioni simboliche ecc. manoscritto musicale rimaste inva-
Ai problemi concettuali e metodo- riate per secoli; la fase tarda del ma-
logici si aggiunge infine la difficoltà noscritto di musica quattro-cinque-
4] La scelta del materiale è stata guidata an- 5] Per “repertorio” non si intende un canone
che dalla disponibilità di edizioni in facsimile di composizioni bensí un canone di forme com-
che possono mettere in grado il lettore interes- positive: nella musica sacra l’intonazione del-
sato di avere accesso piú immediato ai fenome- l’ordinarium missae, nella musica profana la so-
ni qui discussi. pravvivenza solo di alcune delle formes fixes.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 91
12] Si veda la sezione successiva dedicata ai (a c. di), Cambrai Cathedral Choirbook, Alami-
libri per uso privato. re, Peer 1992.
13] La circostanza è per BU 2216 un’ipotesi, 15] La copiatura di Cambrai 11 avvenne in
visto che non si conosce nulla sul suo ambien- un intervallo di tempo limitato, probabilmente
te di produzione, ma è suffragata dal fatto che tra il 1442 e il 1445 e fu realizzata di seguito e
il manoscritto, oltre ad avere grandi dimensio- non per singoli fascicoli, in modo da non pre-
ni, reca segni di un uso ripetuto. vedere in partenza nessuno spazio vuoto deri-
14] Su BU 2216 cfr. F.A. Gallo, Il codice mu- vante dall’accostamento dell’ultimo verso libero
sicale 2216 della Biblioteca Universitaria di Bo- col primo recto vuoto. In tal modo l’inizio di un
logna, AMIS, Bologna 1968-1970 (con edizione fascicolo non coincide necessariamente con l’i-
in facsimile); J. Palumbo-Lavery, “Bologna, Co- nizio di una nuova composizione o di una se-
dex Bu”, in MGG, vol. II, coll. 48-51. Sui ma- zione dedicata ad un repertorio specifico, come
noscritti di Cambrai cfr. L. Curtis, The Origins accade invece per BU 2216. Su Cambrai 11 cfr.
of Cambrai, Bibliothèque Municipale Manuscript L. Curtis, Cambrai Cathedral Choirbook…, cit.,
6 and its Relationships to Cambrai 11, in «Tijd- pp. 5-16.
schrift van de Vereiniging voor Nederlandse Mu- 16] Sono presenti inserzioni piú tarde in no-
zikgeschiedenis» XLIV (1994), pp. 6-35; Eadem tazione bianca.
94 vincenzo borghetti
18] Un caso esemplare di uso tardivo di no- 19] Un ulteriore particolare che lega BU
tazione nera è il manoscritto Vicenza, Semina- 2216 alla produzione manoscritta immedia-
rio vescovile, MS U.VIII.11, realizzato per di- tamente precedente è l’uso di tracciare i si-
sposizione testamentaria di Bartolomeo Rossi stemi in inchiostro rosso, pratica seguita nei
da Carpi nel 1453 come lascito alla cattedrale manoscritti dell’Ars nova italiana e dell’Ars
di Vicenza, anch’esso contenente solo musica subtilior ma in via di estinzione per codici piú
sacra e concepito per una funzione “istituzio- recenti. L’unica eccezione a me conosciuta è
nale”. Cfr. G. Cattin, “Uno sconosciuto codice lo chansonnier Real Monasterio de San Lo-
quattrocentesco nell’Archivio capitolare di Vi- renzo del Escorial, Biblioteca y Archivio de
cenza e le Lamentazioni di Johannes de Qua- Musica MS V.III.24 (“Escorial A”), copiato
dris”, in F.A. Gallo (a c. di), L’ars nova italiana negli anni 1430-1435 alla corte di Filippo il
del Trecento, vol. III, Centro di studi sull’Ars No- Buono di Borgogna.
va italiana del Trecento, Certaldo 1970, pp. 281- 20] I due codici tramandano sostanzialmen-
304; M. Bent, Pietro Emiliani’s Chaplain Bar- te opere di Dufay e di Binchois, cui si aggiun-
tolomeo Rossi da Carpi and the Lamentations of gono due di Franchois (una in Cambrai 6 e una
Johannes de Quadris in Vicenza, in «Il Saggiato- in Cambrai 11) e una attribuita a Power/Dun-
re musicale» II (1995), pp. 5-16. stable/Benet (in Cambrai 11).
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 95
21] È la situazione che si ritroverà nei ma- mamente ridotto di manoscritti franco-fiam-
noscritti coevi ma di formato piú piccolo come minghi superstiti databili intorno alla metà del
Q 15 e OX 213, vedi oltre. XV secolo rende ogni ipotesi una pura specula-
22] In altre zone d’Europa tale separazione zione. Su questi argomenti si veda oltre la se-
non si realizzò mai fino in fondo: la mescolan- zione dedicata al libro di musica dal 1450 al
za di repertorio è infatti un tratto tipico di mol- 1500 ca. Su Firenze, Biblioteca del Conserva-
ti manoscritti quattrocenteschi di origine ita- torio, MS 2439 cfr. oltre.
liana o centroeuropea ma che in ambienti fran- 23] Per un esempio di manoscritto di poco
co-fiamminghi è testimoniata unicamente in piú antico rispetto a BU si veda il caso del codi-
manoscritti del primo Cinquecento come in Fi- ce di Ivrea o del manoscritto franco-cipriota To-
renze, Conservatorio di Musica, MS Basevi 2439 rino, Biblioteca Nazionale Universitaria, MS
(1505-1508) – ma realizzato per un commit- J.II.9 (1413 ca.); per quelli di formato piú pic-
tente italiano – o dei libri-parte Bruxelles, Bi- colo cfr. oltre.
bliothèque Royale, MS IV.90/Tournai, Bibliothèque 24] Il fenomeno si osserva, tra gli altri, nei
de la Ville, MS 94 (1511) o ancora posteriori co- manoscritti Perugia, Biblioteca Augusta, MS
me i libri-parte Cambrai, Bibliothèque Muni- 431, Trento, Biblioteca Musicale Laurence
cipale, MSS 125-128 (1542) – tutti prodotti si- Feininger del Castello del Buonconsiglio, MS
gnificativamente per uso in ambienti non cor- 88, 90 e 91; cfr. N. Schwindt, op. cit., col.
tesi. Va tuttavia ricordato che il numero estre- 1980.
96 vincenzo borghetti
doni “di stato” [25], il contrario non layout in assoluto meno “tipografico”.
si verifica per i manoscritti mem- In Cambrai 11 la musica è distri-
branacei destinati, in genere, esclu- buita sulle pagine secondo la tipica
sivamente ad un repertorio, di pre- disposizione “a libro corale” che sarà
ferenza aulico, o sacro o profano. quella caratteristica dei grandi libri
Per quanto riguarda la distribuzio- di coro successivi [28]. Si veda come
ne del materiale musicale sulla pagi- esempio il Gloria di Dufay che ini-
na c’è da sottolineare che Cambrai 6 zia ai ff. 15v-16: a ciascuna voce è
e 11 sono forse la prima attestazione destinato uno spazio preciso secon-
di libro corale sia per le dimensioni do lo schema seguente:
della scrittura, adatte quindi ad un
ensemble che legge ad una certa di- [S 1] [S 2]
stanza dal leggio [26], sia per l’utiliz-
zo quasi sistematico dell’intero spa- C T
zio offerto dalle pagine aperte affian-
cate in cui, con poche variazioni, ad
ogni voce è destinato un campo par- Tale impianto si mantiene presso-
ticolare [27]. Sebbene la separazione ché stabile per tutta l’estensione del
delle voci sulle due pagine segua gli brano.
stessi principi dei codici di Cambrai, Anche per le composizioni a tre vo-
rispetto a questi la collocazione delle ci la situazione è analoga, come si ve-
voci in BU 2216 è piú mobile, inol- de nell’inizio del Credo di Binchois
tre, a causa delle minori dimensioni, ai ff. 31v-32 o nel Kyrie anonimo dei
e quindi del maggior affollamento di ff. 4v-5, entrambi disposti secondo
sistemi per pagina, BU 2216 offre un lo schema che segue [29]:
25] È questo il caso dei codici Roma, Biblio- dizione in facsimile. Inoltre le sue caratteristi-
teca Apostolica Vaticana, Cappella Sistina 14 e 51 che qui messe in evidenza sono pressoché iden-
(1470 ca.) entrambi cartacei ed entrambi deco- tiche a quelle di Cambrai 6.
rati con miniature, donati al pontefice probabil- 29] Nei libri corali tenor e superius sono di
mente dalla corte aragonese di Napoli; cfr. A. Roth, preferenza sulla stessa pagina, il cui assetto è in
Studien zum frühen Repertoire der päpstlichen Ka- tal modo congruente alla preminenza struttu-
pelle unter dem Pontificat Sixtus’ IV (1471-1484). rale del duo superius-tenor rispetto al contrate-
Die Chorbücher 14 und 51 des Fondo Cappella Si- nor – che è una parte accessoria. La correlazio-
stina der Biblioteca Apostolica Vaticana, Bibliote- ne tra mise en page e tecniche di composizione
ca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1991. è un principio che regola la disposizione delle
26] Si tratta dei manoscritti in assoluto di parti nei manoscritti musicali dell’epoca e le va-
maggiori dimensioni risalenti alla prima metà riazioni nella disposizione mettono spesso in ri-
del Quattrocento. salto caratteristiche costruttive diverse. Nel ca-
27] Le pagine aperte affiancate verranno d’o- so di composizioni inglesi a due superius, per
ra in avanti chiamate semplicemente “apertu- esempio, l’ordinamento delle parti è infatti quel-
ra”, traducendo in modo letterale il termine in- lo osservabile in Modena, Biblioteca Estense e
glese “opening” di cui non conosco in italiano Universitaria, MS a.X.1.11, ff. 87v-88, dove si
un corrispettivo altrettanto efficace. trova l’Ave regina celorum di Dunstable con il
28] Si preferisce limitare la descrizione in det- primo superius sul verso, il secondo superius sul
taglio al solo Cambrai 11 del quale esiste un’e- recto, seguito nel margine inferiore dal tenor.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 97
[S] T
C T
33] I pentagrammi rientranti possono essere scovo di Vicenza Pietro Emiliani e del suo circolo cul-
due, ciò avviene quando la composizione ha un turale. Cfr. M. Bent, A Contemporary Perception of Early
organico particolare come due superius, come Fifteenth Century Style: Bologna Q 15 as a Document of
nel caso sopra descritto dell’Ave regina di Dun- Scribal Editorial Initiative, in «Musica Disciplina» LI
stable, cfr. nota 29. (1987), pp. 183-201(trad. it., “Lo stile del primo Quat-
34] La definizione è tratta da H. Besseler, trocento nella coscienza dei contemporanei: Bologna
“Chorbuch”, in MGG, vol. II, coll. 1332-1349: Q 15 come documento della iniziativa editoriale del
1335. copista”, in M. Caraci Vela (a c. di), La critica del testo
35] Piú che un manoscritto privato in senso pro- musicale, LIM, Lucca 1995, pp. 111-127; Eadem, “Bo-
prio Q 15 è l’antologia della famiglia “allargata” del ve- logna Q 15…, cit.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 99
gior parte di carta – solo alcuni bifo- Q 15 conserva piú o meno l’esten-
gli esterni o centrali sono di perga- sione del disegno originario. La par-
mena –, provvisto di un indice, di te dei fascicoli eliminata venne uti-
numerazione parziale dei fogli con lizzata come materiale “da costru-
numeri romani e di numerazione zione” per gli stadi successivi: le ini-
parziale dei brani; misura 28 × 20 ziali decorate furono ritagliate e in-
cm e contiene principalmente mu- collate all’inizio delle composizioni
sica sacra, mottetti di stato oltre ad inserite in seguito, cosí che dall’a-
una piccola serie di composizioni nalisi dei frammenti di musica che
profane e laude in notazione nera queste recano sul retro è stato pos-
[36]; il repertorio spazia da Ciconia sibile formulare ipotesi abbastanza
e Zachara da Teramo a Dunstable, circostanziate sull’estensione fisica e
Dufay e Binchois. Esso è frutto del sul repertorio d’origine. Le modifi-
lavoro di un unico copista che lo rea- che al piano iniziale rispecchiano
lizzò nell’area veneta in un arco di non tanto mutamenti nel gusto mu-
tempo che va dal 1420 al 1435. In sicale del compilatore e/o della sua
questi anni Q 15 fu sottoposto da cerchia – alcuni dei brani eliminati
parte del suo compilatore a diversi vennero infatti inseriti nuovamente
progetti editoriali, tutti documen- negli stadi successivi – quanto, piut-
tabili sulla base del materiale che il tosto, il cambiamento della sua idea
manoscritto nello stato attuale rac- di antologia di musica, i cui criteri
chiude [37]. Il primo stadio di co- di compilazione a distanza di pochi
piatura risale al periodo tra 1420 e anni non corrispondevano piú a quel-
1425, il secondo e il terzo a quello li di partenza. In questo modo ven-
tra 1430 e 1435 [38]. La commis- nero rimossi i brani profani e la se-
sione di partenza era di realizzare un zione dei Magnificat, mentre la se-
codice calligrafico ornato da minia- zione dei movimenti di messa ven-
ture, scritto su carta di ottima qua- ne sottoposta a nuovi principi orga-
lità e dell’ampiezza di circa trecento
fogli, tuttavia il progetto non venne 36] La sezione piú antica è in notazione con
portato a termine in questa forma e figure rosse, quella piú recente con figure nere e
bianche; fanno eccezione le composizioni inglesi
da «bene di lusso Q 15 “decadde” a che anche nella seconda sezione mantengono le
manoscritto d’uso, copiato con cu- figure nere e rosse (effetto del conservatorismo
ra minore e su carta meno pregiata» della notazione inglese rispetto a quella conti-
nentale nella prima metà del Quattrocento).
[39]. Del primo stadio oggi restano 37] Cfr. M. Bent, “Lo stile…, cit.; Eadem,
in tutto 132 fogli suddivisi fra 13 fa- “Bologna Q 15”, cit.
scicoli (nn. 1-8, 16, 22-25). Nel se- 38] I tre stadi si differenziano anche per la
notazione, nera con figure rosse nel primo sta-
condo stadio venne eliminata gran dio, nera con figure bianche in quelli successi-
parte dei fascicoli precedenti e ne vi.
vennero aggiunti altri dieci, infine 39] S. Boorman, “Sources, Manuscripts I”,
in The New Grove Dictionary of Music and Mu-
nel terzo stadio se ne aggiunsero al- sicians, vol. XXIII, II ed., Macmillan, New York
tri sei, cosicché nella forma attuale 2001, p. 794.
100 vincenzo borghetti
40] Fanno eccezione solo due brani, proba- 41] Tranne che in due casi isolati OX 213 non
bilmente risalenti alla primissima fase di copia- è stato usato per inserzioni posteriori tra i fasci-
tura. Per uno studio dettagliato su OX 213 cfr. coli: il suo contenuto esprime in toto la volontà
D. Fallows (a c. di), Oxford, Bodleian Library, del suo compilatore, circostanza rarissima nel pa-
Ms. Canon. Misc. 213, (ed. facs.), with an In- norama dei manoscritti musicali quattrocente-
troduction and Inventory, University of Chica- schi. Cfr. D. Fallows (a c. di), “Introduction”, cit.
go Press, Chicago-London 1995. 42] Ivi, pp. 1-20.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 101
Dalla metà del secolo al 1500 ca. 43] Per un esempio si veda il libro di musica
di Fridolin Sicher del 1515, Sankt Gallen, Stifts -
bibliothek, Ms. 461; cfr. D. Fallows (a c. di),
Lo scenario schizzato nelle pagine The songbook of Fridolin Sicher (around 1515),
precedenti muta sensibilmente in- (ed. facs.), Alamire, Peer 1996.
44] È il caso per es. di Tra quante regione di
torno alla metà del Quattrocento: il Hugo de Lantins (f. 36v-37) e di Verbum caro
definirsi di alcune coordinate cul- factum est di P. del Zocholo (f. 15v).
102 vincenzo borghetti
annovera 24 cantori, quella del duca restano ancora in vita fin dentro il
di Borgogna tra il 1436 e il 1451 18, Cinquecento le formes fixes della li-
come quelli documentabili nella metà rica cortese francese – ormai limita-
del secolo presso i re di Francia [45]; te ai soli rondeaux e bergerettes cui
nel 1451 la cappella aragonese di nelle zone periferiche si aggiungo-
Napoli contava 21 membri [46], 26 no forme poetico-musicali coltiva-
quella di Ercole I d’Este a Ferrara nel te soprattutto a livello locale – che,
1475 [47], fino ad arrivare ai 40 mu- insieme alla messa, rappresentano
sici della cappella di Galeazzo Ma- l’asse portante del repertorio inter-
ria Sforza intorno al 1470 [48]. L’in- nazionale.
cremento del numero dei cantori è Nel secondo Quattrocento la stan-
in relazione all’uso di far cantare po- dardizzazione dei repertori e delle lo-
lifonia ad un vero e proprio coro che ro modalità di produzione, fruizio-
subentra all’uso di solisti o di pic- ne, committenza, si riflette nella mag-
coli gruppi di esperti, pratica diffu- giore uniformità dei prodotti libra-
sa per tutti i primi decenni del se- ri rispetto a quelli delle prime deca-
colo. Questo fenomeno ebbe una di del secolo. Come sopra accenna-
naturale influenza sul formato dei to, dagli anni successivi al 1440, nei
libri di musica “da coro” che sia nel- manoscritti provenienti dall’area fran-
le dimensioni fisiche sia nella gran- co-fiamminga si impone una rigida
dezza della scrittura adottata dovet- separazione del repertorio sacro da
tero tenere necessariamente conto quello profano, ciascuno destinato a
delle mutate esigenze della prassi ese- contenitori caratterizzati da tipolo-
cutiva [49]. Sul piano della musica gie particolari. Con alcune signifi-
religiosa la messa ciclica – l’intona- cative varianti, tale modello si diffon-
zione unitaria dell’ordinarium mis- de in tutta Europa, ma influenza uni-
sae – diviene il cardine dell’attività camente il coté ufficiale della produ-
compositiva del compositore/eccle- zione libraria, espressione concreta
siastico, membro cioè di una cap- di quel mecenatismo musicale “isti-
pella; su quello della musica profa- tuzionale” che sullo scorcio del Me-
na “da camera”, simbolo privato di dioevo aveva nelle corti francesi e
un rango e di un privilegio sociale, soprattutto in quella borgognona i
45] Cfr. M. Ruhnke, “Kapelle”, in MGG, vol. sic and Patronage in the Sforza Court, Brepols,
IV, coll. 1788-1797: 1798-1793. Turnhout 1999.
46] Cfr. A. Atlas, Music in the Aragonese Court 49] Si impone anche per i libri di polifonia la
of Naples, Cambridge University Press, Cam- pratica della scrittura sovradimensionata o in gros-
bridge 1985. so che aveva caratterizzato in precedenza solo i
47] Cfr. L. Lockwood, Music in Renaissance grandi libri corali di monodia liturgica in nota-
Ferrara 1400-1505, Oxford University Press, zione quadrata e che porterà alla realizzazione dei
Oxford 1984 (trad. it., La musica a Ferrara nel codici piú grandi di polifonia mai realizzati. Su
Rinascimento: La creazione di un centro musica- questi argomenti cfr. M. Just, “Chorbuch”, in
le nel XV secolo, il Mulino, Bologna 1987). MGG, vol. II, coll. 863-882; vedi oltre la sezione
48] Cfr. P.A. Merkley, L.L.M. Merkley, Mu- dedicata ai manoscritti di Alamire.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 103
50] Sul finire del Quattrocento sono poche C. Hamm, J. Call e D. Fallows, “Sources, Ma-
le eccezioni a questa norma, tutte confinate nuscripts IX, 22: Renaissance Polyphony: Span -
in alcuni libri corali spagnoli (Barcelona, Bi- ish and Portuguese Cathedral Manuscripts”,
blioteca de Catalunya, MS 454, o soprattutto in The New Grove Dictionary…, cit., vol. XXIII,
Segovia, Archivio Capitular de la Catedral, MS p. 927.
s.s.) che anche per dimensioni sono in gene- 51] Ave regina celorum di Walter Frye apre
re piú piccoli rispetto ai libri di coro del resto Wolfenbüttel e Laborde, Ave sanctissima Maria
d’Europa – probabilmente riflesso dell’uso ibe- di La Rue apre il piú tardo Bruxelles, Bibliothèque
rico di cantare polifonia in ensembles piú ri- Royale, MS 228; Virgo dei throno digna di Tinc-
stretti ancora alla fine del Quattrocento; cfr. toris conclude lo chansonnier Mellon.
104 vincenzo borghetti
52] Mancano riscontri documentari come 53] Niente è piú incerto e dibattuto della data-
anche testimonianze iconografiche, ma è un’i- zione degli chansonniers qui in analisi, per cui si ri-
potesi estremamente plausibile suggerita da porta in seguito una sola delle numerose proposte
R. Strohm in The Rise of European Music 1380- e per le altre si rinvia alla bibliografia citata.
1500, Cambridge University Press, Cambridge 54] Cfr. P. Higgins (a c. di), Chansonnier Nivelle
1993, pp. 313-319: 317. In tal modo la loro de La Chaussée (ed. facs.), Minkoff, Genève 1984.
fruizione sarebbe analoga a quella delle par- 55] Le miniature sono limitate al corpus cen-
titure calligrafiche realizzate alcuni secoli do- trale del codice, formato dai ff. II-LXXII, cfr. P.
po perché l’imperatore Leopoldo I potesse se- Higgins, “Introduction”, cit., pp. VIII-IX.
guire direttamente su una copia in pulito du- 56] Ivi, p. XI.
rante l’esecuzione. Su quest’ultimo fenome- 57] Solo sei chansons sono a 4 voci.
no cfr. il saggio di Angela Romagnoli in que- 58] Fanno eccezione alcune chansons a quat-
sta raccolta. tro in cui il testo è presente in tutte le voci.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 105
59] Fa eccezione alla regola il rondeau Fors cfr. M. Gutiérrez-Dehnoff, Der Wolfenbütteler
seulement di Ockeghem, che Nivelle tramanda Chansonnier Wolfenbüttel, Herzog August Bi-
in due aperture contigue a mo’ di bergerette. bliothek, Cod. Guelf. 287 extrav. Untersuchun-
60] Per i dettagli cfr. M. Gutiérrez-Dehnoff, gen zu Repertoire und Überlieferung einer Mu-
Untersuchungen zu Gestalt, Entstehung und Re- sikhandscrift des 15. Jahrhunderts und ihres Umk-
pertoire des Chansonniers Laborde, in «Archiv für reises, Herzog August Bibliothek - Otto Har-
Musikwissenschaft» II (1964), pp. 113-146. rassowitz, Wolfenbüttel-Wiesbaden 1985.
61] Kopenhagen contiene 49 fogli di 57 ori- 62] Su Dijon 517 cfr. Ch.E. Barret, A Critical
ginari, Wolfenbüttel 70, di 79; su Kopenhagen Edition of the Dijon Chansonnier, Ph.D. diss. Van-
291 cfr. K. Jeppesen (a c. di), Der Kopenhage- derbilt University 1981. Del manoscritto è di-
ner Chansonnier: Das Manuscript Thott 291 der sponibile un’edizione in facsimile: D. Plamenac
Königlichen Bibliothek Kopenhagen, Breitkopf (a c. di), Dijon, Bibliothèque Publique, Ms. 517,
und Härtel, Leipzig 1927; su Wolfenbüttel 287 Institute of Mediaeval Music, New York 1970.
106 vincenzo borghetti
Nivelle e Kopenhagen 291 sono gli uni- cedenti codici pergamenacei in pic-
ci manoscritti che accolgano esclusi- colo ottavo (Mellon 19,2 × 13,5 cm,
vamente repertorio francese mentre Pixérécourt 18 × 12 cm) con sette si-
Laborde, Wolfenbüttel 287 e Dijon 517 stemi per pagina [64]. Tuttavia i lo-
includono tutti almeno un brano con ro fogli sono raggruppati in quinio-
testo latino e almeno uno in italiano. ni, tratto tipico dei manoscritti pro-
La diffusione fuori dei confini na- dotti in Italia. Inoltre sia Mellon sia
zionali della cultura franco-fiamminga Pixérécourt contengono un corpus
determina l’esportazione del libro di consistente di composizioni in lin-
musica formato-chansonnier che tro- gue non francesi (Pix, per esempio,
va nei regni e nelle signorie della pe- presenta accanto a 143 composizio-
nisola italiana i suoi principali cul- ni francesi 20 brani italiani, 2 spa-
tori. Rispetto a quelli finora descrit- gnoli, 1 fiammingo e 2 in latino) [65].
ti gli chansonniers prodotti all’estero I manoscritti in Italia possono rag-
mostrano nella fattura alcune carat- giungere inoltre dimensioni scono-
teristiche differenze che ora verran- sciute ai manoscritti del complesso
no brevemente prese in esame. Gli franco-fiammingo degli anni 1460-
chansonniers Parigi, Bibliothèque Na- 1470 [66]: è il caso dei manoscritti
tionale, MS f. fr. 15123 (chansonnier fiorentini Berlin, Staatliche Museen
Pixérécourt) [Pixérécourt] e New Ha- der Stiftung Preussischer Kulturbe-
ven, Beinecke Rare Book and Ma- sitz, Kupfestichkabinett, MS 78.C.28
nuscript Library, MS 91 (chansonnier [Berlin 78.C28] (pergamenaceo, ri-
Mellon) [Mellon] [63]. Mellon e Pixéré- sale agli anni 1465-1466) [67], Città
court, copiati rispettivamente a Na- del Vaticano, Biblioteca Apostolica
poli e a Firenze alla metà degli anni Vaticana, MS Cappella Giulia XIII.27
Settanta il primo, nella decade suc- [CG XIII 27] [68] e Firenze, Bibliote-
cessiva il secondo, sono come i pre- ca Nazionale Centrale, MS Banco Ra-
63] Cfr. M. Gutiérrez Dehnoff, “Pixérecourt”, anni del Quattrocento come lo chansonnier del
in MGG, vol. VII, col. 1614. duca di Lorena Paris, Bibliothèque Nationale,
64] Sullo chansonnier Mellon cfr. L. Perkins, MS f. fr. 1597, copiato tra il 1498 e i primi an-
H. Garey (a c. di), The Mellon Chansonnier, Yale ni del secolo successivo; cfr. J.P. Couchman, The
University Press, New Haven - London 1979. Lorraine Chansonnier. Antoine de Lorraine and
65] Una situazione simile si presenta nuova- the Court of Louis XII, in «Musica Disciplina»
mente in un manoscritto prodotto in una zona XXXIV (1980), pp. 85-166.
“di confine”: lo chansonnier cordiforme (Paris, 67] Cfr. P. Reidemeister, Die Chanson-Hand-
Bibliothèque Nationale, MS Rothschild 2973), schrift 78 C 28 des Berliner Kupferstichkabinetts:
copiato in Savoia intorno al 1470, include ac- Studien zur Form der Chanson im 15. Jahrhun-
canto al corpus di chansons francesi 14 compo- dert, Katzbichler, München 1973.
sizioni in lingua italiana. Cfr. G. Thibault, D. 68] Cfr. A. Atlas (a c. di), The Cappella Giu-
Fallows (a c. di), Chansonnier de Jean de Mont- lia Chansonnier, Institute of Mediaeval Music,
chenu (Bibliothèque Nationale, Rothschild 2973), New York 1981.
Société Française de Musicologie, Paris 1991. 69] Cfr. H. Mayer Brown (a c. di), A Floren-
66] Dimensioni maggiori che arrivano al for- tine Chansonnier from the Time of Lorenzo the Ma-
mato in quarto e che poi si troveranno in ma- gnificent, University of Chicago Press, Chicago-
noscritti franco-fiamminghi degli ultimissimi London 1983.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 107
ri 229 [FN 229] [69] (cartacei, copia- stinti da una maggiore varietà di con-
ti negli anni Novanta). Il primo mi- tenuti, quando non dall’inclinazio-
sura 24,6 × 16 cm, il secondo 23,2 × ne esclusiva o predominante per re-
17 cm, il terzo 24 × 17 cm, conten- pertori locali [74]. Molti di questi
gono rispettivamente 70, 325 e 122 manoscritti vennero realizzati in Ita-
fogli raggruppati come di consuetu- lia, o nei Paesi Bassi ma per destina-
dine in quinioni [70]. Berlin 78.C28, tari italiani: è questo il caso del co-
contemporaneo dei piú antichi chan- dice Firenze, Biblioteca del Conser-
sonniers del complesso ha ancora set- vatorio di Musica, MS Basevi 2439
te sistemi per pagina, gli altri due, in [Basevi ] copiato nell’atelier di Ala-
modo conforme al formato piú gran- mire per un membro della famiglia
de, ne presentano nove ciascuno; tut- Agostini Ciardi, ricchi banchieri se-
ti hanno un repertorio tendenzial- nesi, secondo il modello degli album
mente misto [71]. musicali in uso nella Penisola [75].
Una specialità tipicamente non fran-
co-fiamminga, almeno non in origi-
ne, sono infine i manoscritti in for- LA MUSICA SACRA:
mato oblungo – di varie dimensio- IL LIBRO DI CORO A CASA
ni – che a partire dagli anni intorno
al 1480 si diffondono tra l’Impero e Se per la musica profana franco-fiam-
l’Italia [72]. Il primo esempio cono- minga della seconda metà del Quat-
sciuto è il manoscritto olim Berlin trocento si può contare su un corpus
Preussische Staatsbibliothek MS Mus. non esiguo di chansonniers copiati gros-
40098 (ora Kraków, Biblioteka Ja- so modo nelle stesse aree geografiche
gellónska), detto Glogauer Lieder - del repertorio che trasmettono, per la
buch [Glogauer] [73], copiato nella musica sacra si è invece quasi esclusi-
Bassa Slesia, cui fanno seguito nu- vamente dipendenti da manoscritti
merosi manoscritti tutti in relazione realizzati in zone lontane dal “centro
con la vita musicale dei ceti borghe- irradiatore”. Il numero dei codici su-
si nei grandi centri urbani di fine perstiti originari della Francia o dei
Quattrocento, e quindi contraddi- Paesi Bassi negli anni 1450-1490 è in-
70] La struttura dei fascicoli di 229 è piú ir- blioteca del Monasterio El Escorial Ms. V.III.24,
regolare, inoltre le splendide miniature sono su (ed. facs.), Bärenreiter, Kassel 1958.
fogli di pergamena. Cfr. H. Mayer Brown (a c. 73] Cfr. M. Fink, “Glogauer Liederbuch”, in
di), A Florentine Chansonnier…, cit. MGG, vol. III, coll. 1481-1483.
71] Piú omogeneo in Berlino 78.C.28, piú va- 74] Come nel caso, solo per fare alcuni esem-
riegato negli altri. In Firenze 229 l’impressione di pi, dei manoscritti Modena, Biblioteca Estense
un contenuto eterogeneo è data dalla presenza di ed Universitaria, MS a.F.9.9; Firenze, Bibliote-
numerosi contrafacta; cfr. H. Mayer Brown (a c. ca Nazionale Centrale, MS Panciatichi 27, Bo-
di), A Florentine Chansonnier…, cit., p. 125 ss. logna, Civico Museo Bibliografico Musicale, MS
72] Farebbe eccezione il manoscritto Escorial Q 18.
A, ma è stato rilegato sul lato piú lungo; cfr. W. 75] Cfr. H. Meconi (a c. di), Basevi Codex,
Rehm (a c. di), Codex Escorial Chansonnier: Bi- (ed. facs.), Alamire, Peer 1990.
108 vincenzo borghetti
fatti molto ridotto, limitato sostan- sentano dodici sistemi per pagina e so-
zialmente a tre manoscritti: Napoli, no stati copiati di seguito da un solo
Biblioteca Nazionale, MS VI E 40 [Na- scriba; di conseguenza l’inizio delle sei
poli ] [76]; Bruxelles, Bibliothèque messe ha sempre una posizione diversa
Royale, MS 5557 [BR 5557] [77] e ai all’interno dei fascicoli e nel mano-
frammenti del codice di Lucca [78], scritto non ci sono aperture intera-
tutti in relazione piú o meno diretta mente vuote [81]. BR 5557 invece è un
con i possedimenti fiamminghi del esempio classico di quelli definiti «fa-
duca di Borgogna [79]. I manoscritti scicle-manuscripts» [82]: i suoi fasci-
Napoli e BR 5557 offrono per molti coli erano in origine unità codicolo-
versi situazioni opposte. Pur essendo giche indipendenti, riunite in un se-
entrambi libri di coro – il primo, per- condo momento a formare il mano-
gamenaceo, misura 44,5 × 31,5 cm, scritto nel suo stato odierno. I primi
il secondo, cartaceo, 37,5 × 28 – rea- quattro fascicoli formano il corpus
lizzati con grande cura nella scrittura centrale: essi vennero copiati in mo-
musicale, essi rappresentano le due di- do continuo, come nucleo omoge-
verse facce della produzione libraria neo – contengono cinque messe di
dell’epoca. Napoli è un manoscritto autori inglesi –; a questo nucleo ven-
pensato ab origine come entità libra- nero aggiunti altri fascicoli di varia
ria conclusa, dedicato ad un conte- estensione, tutti contenenti una sola
nuto estremamente compatto piú che opera: ad esempio i fascicoli 5 e 11
solo monografico – contiene un ciclo contengono ciascuno una messa di
di sei messe tutte sulla melodia de Dufay [83], il 6 e il 7 un Magnificat
L’homme armé – e preservatosi nel suo ciascuno, rispettivamente di anonimo
disegno iniziale fino ai giorni nostri – e di Busnois ecc. Il risultato dell’assem-
prescindendo da alcuni danni mate- blaggio di fascicoli “autosufficienti” fu
riali subiti nel corso dei secoli [80]. I ottenere intere aperture libere – quelle
suoi fascicoli, tutti quaternioni, pre- risultanti dall’accostamento dell’ulti-
84] In un caso, per esempio, si tratta del Noel scicoli esistenti, come tra i fascicoli 4 e 5 e nel-
a 4vv., in un altro dell’inno a 4 voci. Ad cenam le due aperture risultanti venne copiato Anthoni
agni providi rispettivamente sui ff. 69v-70 e 76v, usque limina di Busnois; cfr. R. Wegman, “In-
punti di congiunzione tra i fascicoli 6-7 e 7-8. troduction” a Choirbook of the Burgundian Court
In un caso fu inserito un foglio singolo tra i fa- Chapel…, cit., pp. 5-8.
110 vincenzo borghetti
Fig.1: Urbino, Studiolo di Federico da Montefeltro, particolare della tarsia della pare
riproduce un libro di musica contenente laJ’ay pris amours.
chanson
altri oggetti preziosi di una possibi- rate, capitali miniate e miniature isto-
le Schatzkammer [93]. riate in gran numero, si ricordano i co-
EPILOGO dici Roma, Biblioteca Apostolica Va-
ticana, MS C VIII 234 (codice Chigi,
E proprio le varie Schatzkammern d’Eu- 1498 ca.), e Bruxelles, Bibliothèque
ropa saranno le destinatarie di una se- Royale, MS 9126 (1504-1506 ca.) che
rie impressionante di manoscritti di misurano rispettivamente 36,3 × 27,8
musica prodotti nello scriptorium di e 38,2 × 27 [97], Mechelen, Archief en
corte dei Paesi Bassi a partire dagli ul- Stadsbibliotheek, MS s.s. (ante 1519)
timissimi anni del Quattrocento. Con che misura 64,3-65,5 × 43,2-43,7,
alcuni copisti anonimi prima [94] e, Bruxelles, Bibliothèque Royale, MS
soprattutto, con Petrus Alamire poi 6428 (1508-1534 ca.) di 73,5 × 50
[95] iniziò – sotto la protezione degli cm, fino al piú grande Jena, Univer-
Absburgo – l’attività di uno dei piú ri- sitäts- und Landesbibliothek, MS 4
nomati, di certo uno dei piú prolifici, (1513-1518 ca.) che arriva ai 78,5 ×
ateliers di calligrafia musicale di cui si 55 cm. Tuttavia, al di là della raffina-
abbia notizia, specializzato nella pro- tezza e della preziosità nell’ornamen-
duzione di grandi manoscritti di lus- tazione, i manoscritti di Alamire, an-
so contenenti per lo piú musica sacra che quelli di piú modesta fattura, si di-
[96]. Sia per dimensioni fisiche sia per stinguono essenzialmente per la cura
ricchezza degli apparati decorativi i co- “tipografica” nell’organizzazione del
dici di Alamire sono forse i primi ma- layout. Nei suoi manoscritti la rastra-
noscritti di grande formato che possa- tura uniforme – buona per tutti gli usi
no essere paragonati ai grandi libri di – è ormai un ricordo e i singoli fasci-
monodia liturgica coevi. I manoscrit- coli sono in genere “cuciti addosso” al
ti piú antichi sono anche i piú picco- contenuto musicale previsto: i sistemi
li, quelli copiati nella terza e quarta de- sono predisposti in modo tale che tut-
cade del Cinquecento raggiungono in- te le voci, su tutte le pagine del fasci-
vece dimensioni sensibilmente mag- colo – non solo nelle zone piú esposte
giori: solo per fare alcuni esempi tra i – abbiano il numero esatto di penta-
codici che presentano bordure deco- grammi rientranti per accogliere le ini-
ziali calligrafiche o le indicazioni di vo- ducendo nel campo della musica men-
ce che quel brano specifico richiede surale la stilizzazione metastorica della
[98]. Ovviamente l’apice estetico si rag- notazione corale quadrata. Inoltre è
giunge all’apertura di ogni nuova com- quasi una costante nei grandi codici di
posizione che, a prescindere dalla pre- Alamire che la parte del tenor sia ac-
senza o meno di elementi decorativi, compagnata sulla prima apertura di un
spessissimo ripropone un layout mol- brano dall’emblema araldico del com-
to simile a quello adottato nel “libro- mittente e/o destinatario: piuttosto che
cimelio” dello studiolo di Federico da essere un elemento neutro nell’appa-
Montefeltro, mediante la netta sepa- rato decorativo il legame tenor/blaso-
razione dei campi scrittôri destinati a ne conferisce un significato aggiunto
ciascuna voce [TAVV.4-5]. alla voce-cardine del complesso po-
Allo stesso modo del “libro” di Fe- lifonico. Se già nel codice Napoli era
derico, i grandi libri da coro di Alami- stato elaborato un layout che riflettes-
re non furono commissionati e realiz- se dal punto di vista grafico la centra-
zati per fare musica, bensí come oggetti lità del tenor nella struttura compositi-
da collezione, da custodire insieme al va, nei codici di Alamire, attraverso l’u-
tesoro e non nell’archivio delle cappel- so caratterizzante delle miniature aral-
le musicali. Tuttavia questi codici sono diche, si sfrutta questa centralità a fini
qualcosa di piú che non “semplici” be- simbolici, di modo che la composizio-
ni di lusso. Nella maggior parte dei ca- ne polifonica divenga essa stessa me-
si si tratta di manoscritti realizzati per tafora di un ordine politico-sociale –
capi di stato o per alti dignitari di cor- eternamente valido come il canto li-
te, quindi di manoscritti di rappresen- turgico – in cui il tenor, in qualità di
tanza attraverso cui l’aristocrazia feu- fundamentum compositionis, è fatto coin-
dale esprimeva il proprio potere e il pro- cidere con la classe al potere: l’asse del-
prio rango, per mezzo delle possibilità la composizione s’identifica con l’asse
simboliche che i contenitori della “lo- della politica, in un sistema dove la so-
ro” musica “ufficiale” – sostanzialmente cietà ruota intorno al vertice della pi-
messe cicliche e grandi mottetti – era- ramide.
no in grado di offrire. La già menzio- I codici di Alamire sono l’espressio-
nata affinità materiale dei grandi codi- ne – magnifica – di una società mo-
ci di Alamire con i manoscritti di mo- rente, quella della civiltà cortese del Me-
nodia liturgica tradisce l’ambizione di dioevo giunta ormai al suo autunno
attribuire idealmente al repertorio po- che nella fase del dissolvimento cele-
lifonico della cappella di corte lo status brava enfaticamente se stessa in questi
di repertorio “fuori dal tempo”, ap- splendidi manufatti. E con i codici di
pannaggio tradizionale del canto gre- Alamire, con il venire meno dei pre-
goriano; non a caso la scrittura di Ala- supposti culturali alla base della pro-
mire tende in questi manoscritti a sper- duzione e fruizione delle tipologie di
sonalizzarsi e a cristallizzarsi in una cal- manoscritto musicale finora analizza-
ligrafia astratta e regolarissima, ripro- te si chiude il nostro breve percorso.
I primi stampatori musicali
di Stanley Boorman
L’emergere della stampa come tec- se. Non è giusto dire che un’edizio-
nologia conveniente non ha scalza- ne antica è una fonte sufficiente a se
to immediatamente i manoscritti e stessa solo perché conserva identiche
la loro cultura: questi infatti sono ri- lezioni in piú di una copia, né si può
masti il principale tramite di disse- affermare che grazie alla stampa la
minazione dei testi ancora per mol- conoscenza esoterica delle scienze del
ti decenni, se non secoli, e molti am- quadrivium si sia diffusa con assolu-
biti dello scibile sono sopravvissuti ta rapidità fra i molti nuovi strati del-
in forma manoscritta fino al pieno la società; non abbiamo neppure pro-
Settecento. Per la musica ciò è stato ve di un antico vasto movimento mu-
particolarmente vero: il repertorio sicale che vada oltre le corti e le isti-
per liuto e tastiera è stato tramanda- tuzioni ecclesiastiche. Per la musica
to piú spesso in fonti manoscritte; poi, prima del secondo terzo del Cin-
interi melodrammi e altre partiture quecento, la stampa deve aver inte-
raramente sono stati dati alle stam- ressato solo una base occasionale.
pe prima dell’Ottocento. All’inizio della stampa e della pub-
Cionondimeno, la stampa ha spes- blicazione di musica, con l’operato
so cambiato le modalità di trasmis- di Ottaviano Petrucci a partire dal
sione di molti altri testi, ha reso as- 1501, altri repertori erano già di-
sai piú consistenti le materie dottri- sponibili a stampa da quasi cin-
nali e legali, ha giocato un ruolo im- quant’anni; lo stesso canto gregoria-
portante nei movimenti di Riforma no veniva già pubblicato in Italia da
e Controriforma, è stata d’aiuto per decenni [1]. Ciascuno di questi an-
la rilettura dei testi classici, ha faci- tichi ambiti presentava problemi spe-
litato la diffusione di nuove prassi e cifici per lo stampatore e l’editore,
incoraggiato la crescita dell’alfabe- problemi di caratteri, d’impagina-
tizzazione presso le sempre piú im- zione, di marketing. La musica po-
portanti classi mercantile e borghe- lifonica era poi un repertorio tutto
1] In Italia la stampa iniziò nel 1465 a Ro- di 25 anni prima degli esordi di Petrucci. Le
ma, mentre il primo libro di canto liturgico ragioni di questo lasso di tempo emergeran-
con testo stampato apparve nel 1476, meno no di seguito.
116 stanley boorman
6] Molte edizioni di madrigali e chansons numero di brani e formato del libro. Alcuni li-
pubblicate in Italia nel Cinquecento seguono bri di musica profana sembrano aver collezio-
questo schema, con tre o quattro fascicoli in nato l’indice un fascicolo alla volta. Cfr. S. Boor-
quarto per ogni libro-parte. Benché i libri di man, Printed music books of the Italian renais-
mottetti fossero spesso dello stesso formato, la sance from the point of view of manuscript study,
lunghezza assai variabile dei singoli brani ren- in «Revista de Musicologia» XVI (1993), pp.
deva piú difficile una relazione preordinata tra 2587-2602.
i primi stampatori musicali 119
dopo aver stampato queste egli po- musica liturgica). La soluzione adot-
teva iniziare a comporre le pagine tata fu semplice: poiché i due colo-
per l’altro lato (risparmiando cosí ri di solito non si sovrapponevano,
nella quantità di caratteri da avere le due parti del testo potevano es-
sotto mano). sere preparate insieme e ciascuna di
Questi e altri erano i problemi esse accuratamente inchiostrata a
quotidiani di ogni stampatore, mu- parte, cosí entrambe potevano es-
sicale o no. Un secondo ambito di sere stampate insieme in un’unica
difficoltà era riservato a chi stam- soluzione sotto il torchio [7]. Tut-
pava musica liturgica o polifonica tavia, anche se gli stampatori di mu-
(risolto prima dagli stampatori di sica liturgica si avvantaggiavano di
libri liturgici). La questione princi- tale tecnica per stampare il canto
pale era la forma inusuale della no- gregoriano in due colori – righi in
tazione musicale – specialmente la rosso e note in nero – tale tecnica
presenza contemporanea di note fu infine modificata: infatti, se i ri-
(con chiavi, alterazioni ecc.) e righi ghi e la notazione musicale occu-
che occupavano lo stesso spazio le pavano lo stesso posto nella pagina,
une sugli altri. Come nei mano- non era piú possibile prepararli o
scritti, la musica a stampa necessi- stamparli allo stesso tempo. Di qui
tava di un’attenta sovrapposizione lo sviluppo della stampa a doppia
delle note sui righi, all’altezza giu- impressione – nella quale i due co-
sta e con una spaziatura adatta alla lori venivano preparati e stampati
lettura; di solito si stampava in due separatamente –, che fu essenziale
colori, con le note nere e i righi ros- per stampare il gregoriano [8].
si (parallelismo arcaico coi mano- Ma se ciò avrebbe potuto dare un
scritti che non riguardò soltanto la aiuto alla stampa della polifonia, tut-
7] La stampa a due colori non era infrequen- 8] La tecnica è discussa, con catalogazione e de-
te nel Quattrocento, specialmente per i testi li- scrizione degli incunaboli musicali italiani, in
turgici, dove le rubriche erano stampate in ros- M.K. Duggan, Italian music incunabula: printers
so e il testo parlato in nero. Sulla stampa in ros- and type, University of California Press, Berkeley
so cfr. V. Scholderer, Red printing in early books, 1992; per una trattazione piú generica cfr. F. Gel-
in «Gutenberg-Jahrbuch», 1958, pp. 105-107; drier, Inkunabelkunde: eine Einfiihrurig in die Welt
Idem, A further note on red printing in early books, des frühesten Buchdrucks, Reichert, Wiesbaden
in «Gutenberg-Jahrbuch», 1959, pp. 59-60 (en- 1978, pp. 123-128. I piú antichi libri liturgici a
trambi ristampati in D.E. Rhodes (a c. di), Fifty stampa evitavano il problema della notazione mu-
essays in fifteenth- and sixteenth-century biblio- sicale in diversi modi. Negli anni Cinquanta del
graphy, Hertzerberger, Amsterdam 1966, pp. Quattrocento, mentre Peter Schöffer stampava
265-268). Cfr. anche I. Masson, The Mainz Psal- due edizioni di un salterio a Mainz, una nel 1457
ters and the Canon Missae, 1457-1459, Bibliograph- l’altra nel 1459, nessuno di questi ebbe musica a
ical Society, London 1954, cap. 5. Nonostante stampa; le edizioni successive a volte imprimeva-
le molte posizioni contrarie, gli antichi stampa- no i righi, in rosso, lasciando la notazione all’ag-
tori non avevano una chiara consapevolezza di giunta manoscritta. Il primo libro italiano di can-
quale colore andasse stampato per primo, spe- to liturgico che contenesse sia musica sia righi fu
cialmente nei libri liturgici dove lo spazio tra te- il Missale Romanum pubblicato da Ulrich Han a
sto e musica andava controllato accuratamente. Roma nel 1476 (n. 42 del catalogo Duggan).
120 stanley boorman
vano i caratteri [11]. Ciò derivava tra differenti impressioni. Cosí egli
dall’eleganza dei caratteri corsivi smise di stampare insieme musica e
di recente apparizione a stampa, testo, riuscendo a creare i suoi ele-
dall’ariosità dei caratteri greci usa- ganti caratteri musicali che replica-
ti da Aldo Manuzio, e si adattava vano le caratteristiche verticali del-
alla sottigliezza delle linee che ser- la notazione manoscritta. Nei suoi
vivano al disegno dei gambi delle primi libri, compreso l’Harmonice
note di Petrucci. musices Odhecaton A del 1501 [13],
La presenza di questi lunghi gam- egli ricorse a una tripla impressio-
bi, insieme all’uso di leger lines, com- ne, passando ciascun foglio sotto il
portava che lo stampatore musica- torchio per tre volte – una per i ri-
le ripensasse la distribuzione del ma- ghi, una per le note e una per il te-
teriale tra le due impressioni: non sto. Si trattava di un lavoro impe-
si poteva piú seguire la pratica già gnativo, ma la manodopera costa-
in uso per i libri liturgici di stam- va meno della carta e si continuò a
pare il testo insieme alla notazione fare cosí per buona parte del Cin-
musicale. La soluzione di Petrucci, quecento. Tuttavia Petrucci capí pre-
che egli volle “brevettare” come pro- sto che poteva stampare il testo in-
pria invenzione con una petizione sieme ai righi invece che insieme al-
alla Signoria veneziana del 1498 la musica, e si serví di questa pro-
[12], consisteva nel cambiare la di- cedura a due impressioni fino alla
visione degli elementi della pagina fine della sua carriera [14].
11] Le prime descrizioni dei tipi e della loro alla storia della tipografia veneziana, in «Archi-
composizione sono date da V. Biringuccio, De la vio Veneto» XXIII (1882), pp. 84-212, n. 81.
pirotechnia. Libri X ... quel che si appartiene a l’ar- 13] Ne sopravvive solo una copia presso il Ci-
te de la fusione ouer gitto de metalli, Roffinello per vico Museo Bibliografico Musicale di Bologna,
C. Navo e frateli, Venezia 1540, libro IX; e da L. riprodotta in facsimile come Ottaviano Petruc-
Fioravanti, Dello specchio di scientia universale li- ci: Odhecaton (Venezia 1501 [recte 1504]), Bol-
bri tre, Valgrisi, Venezia 1564. In anni piú recenti lettino Bibliografico Musicale, Milano 1932.
Plantin ha pubblicato una breve descrizione del- Sulla storia editoriale di questa copia cfr. S. Boor-
la calligrafia e della stampa nei suoi Dialogues man, The ‘first’ edition of the Odhecaton A, in
François pour les jeunes Enfans, ma senza discute- «Journal of the American Musicological Society»
re dei materiali usati per la fusione dei caratteri. XXX (1977), pp. 183-207. La musica è stata pub-
12] Petizione e approvazione del Consiglio blicata a cura di H. Hewitt come Harmonice
originali sono conservate presso l’Archivio di Musices Odhecaton A, The Mediaeval Academy
Stato di Venezia, Collegio, Notatorio, Registro of America, Cambridge Mass. 1942 (rist. Da
XIV (1489-1499), al foglio 159r (ora rinumera- Capo Press, New York 1978).
to come 174). La petizione è stata pubblicata 14] Sulla transizione da due a tre impressio-
piú volte, per esempio in A. Schmid, Ottavia- ni cfr. S. Boorman, A case of work and turn half-
no dei Petrucci…, cit., pp. 10-11; A. Vernarec- sheet imposition in the sixteenth century, in «The
ci, Ottaviano de’ Petrucci…, cit., pp. 36-37 (con Library» VIII (1986), pp. 301-321. Le implica-
traduzione italiana); C. Castellani, I privilegi di zioni di tale processo sono discusse in Idem, The
stampa e la proprietà letteraria in Venezia, dalla 500th anniversary of the first music printing: a
introduzione della stampa nella Cità fin verso la history of patronage and taste in the early years /
fin del secolo XVIII, Visentini, Venezia 1889 (ori- 500. obletnica prvega glasbenega tiska: k zgodnji
ginalmente edito in «Archivio Veneto» XVIII zgodovini mecenstva in okusa, in «Musikoloski
[1888], p. 73); R. Fulin, Documenti per servire Zbornik» XXXVII (2001), pp. 33-49.
122 stanley boorman
Allo stesso tempo Petrucci prese gina. In un’opera a tre voci, la sola
un’altra decisione, quella di stampa- voce di superius o cactus è posta so-
re i libri in formato oblungo. Ciò po- pra a quella di tenor sulla pagina si-
trebbe sembrare strano, dato che i nistra (il verso), mentre l’altus o il
manoscritti del Nord Europa di cui contratenor stanno sulla pagina di de-
egli copiava la notazione erano qua- stra (il recto). Il bassus, nel caso di
si tutti in verticale (orientamento brani a quattro voci, può essere co-
convenzionale anche degli altri libri piato sotto l’altus. Questa impagi-
dell’epoca). Tuttavia nel Nord Italia nazione era ideale per composizioni
il formato oblungo stava prendendo brevi e relativamente semplici – chan-
piede per uso privato proprio negli sons, frottole, madrigali arcaici, pic-
anni in cui Petrucci stava decidendo coli brani sacri di uso privato – che
sul proprio stile. Tra i manoscritti in spesso entravano in una singola aper-
oblungo dell’epoca si segnalano il tura e raramente andavano oltre le
Bologna, Civico Museo Bibliografi- due. Avendo l’occorrenza che tutte
co Musicale, MS Q17; Firenze Ma- le parti voltassero pagina contem-
gl.XIX.178, e Modena, Biblioteca poraneamente, l’impaginazione non
Estense e Universitaria, MS cr.F.9,9, presentava problemi né per il copi-
tutti scritti dopo il 1500 e contenenti sta né per lo stampatore.
musica vocale da camera: poco do- Petrucci utilizzò questo schema per
po anche altri manoscritti vennero i suoi primi libri – le chansons del-
copiati in oblungo, come Bologna, l’Harmonice Musices Odhecaton A e
Civico Museo Bibliografico Musi- dei Canti B, la musica domestica dei
cale, MS Q18, Firenze Panciatichi 27, Motetti A e dei Motetti B. Tutti que-
Firenze, Biblioteca del Conservato- sti libri sono in formato oblungo con
rio “L. Cherubini”, MS Basevi 2439, impaginazione a libro corale. Gran
e Verona, Biblioteca dell’Accademia parte (o forse tutta) la musica fu for-
Filarmonica, MS DCCLVII, a rappre- nita da Petrus Castellanus, un frate
sentare una moda generale verso que- domenicano di SS. Giovanni e Pao-
sto formato per la musica sacra dei lo a Venezia, evidentemente aggior-
circoli laici o di corte. nato nella presentazione della musi-
Questi manoscritti condividono ca contemporanea manoscritta, an-
un’altra caratteristica anch’essa se- che se parte del suo repertorio non
guita da Petrucci: infatti adottano era poi cosí recente [15]. Stranamente
l’impaginazione a libro corale, in cui Petrucci mantenne il medesimo for-
le varie parti simultanee sono poste mato oblungo anche quando cominciò
ai diversi angoli dell’apertura di pa- a pubblicare libri-parte nei quali la
15] Dettagli biografici su Castellanus sono Ashgate, Aldershot 2000, cap. VI); e in E. Qua-
dati in B. Blackburn, Petrucci’s Venetian editor: ranta, Oltre San Marco: Organizzazione e prassi
Petrus Castellanus and his musical garden, in «Mu- della musica nelle chiese di Venezia nel Rinasci-
sica Disciplina» XLIX (1995), pp. 15-45 (rist. in mento, Olschki, Firenze 1998. La prima discu-
Eadem, Composition, Printing and Performance, te anche i contatti musicali di Castellanus.
i primi stampatori musicali 123
musica per ciascuna parte era data su Un simile modo di fare presentava
libri separati. Questo genere di libro, dei vantaggi, tanto da essere perse-
riscontrabile solo di rado in periodi guito da tutti i piú antichi stampa-
precedenti [16], era quasi sempre in tori musicali italiani – Antico, Pasotti,
formato verticale, caratteristica che Dorico e anche Ottaviano Scotto ne-
divenne normale per molta musica a gli anni Trenta del Cinquecento – ol-
stampa italiana dopo il 1540, quan- tre che, largamente, in Germania e
do Gardano e Scotto la resero con- Olanda dove sopravvisse ancor piú a
venzionale e ovunque ben accetta. lungo. Per tutti costoro il vantaggio
Ma Petrucci non conosceva il for- stava nello stabilire una solida serie
mato verticale e cosí continuò ad adot- di consuetudini operative special-
tare l’oblungo anche nella stampa dei mente riguardo alla sistemazione del-
libri-parte separati. la sequenza delle pagine cosí come
Ciò comportava che la manodo- dovevano essere stampate.
pera di Petrucci imparasse nuove tec- Tra il 1501 e il 1509 Petrucci pub-
niche di lavorazione, cambiando il blicò quasi cinquanta edizioni di mu-
modo di piegare la carta dopo la stam- sica, potendo lavorare praticamente
pa e anche la sistemazione delle pa- senza concorrenza; tuttavia, nel 1510
gine sui fogli non piegati prima del- apparve il primo rivale non appena
la stampa [17]. Cosí, non appena eb- Andrea Antico pubblicò a Roma le
be normalizzato questa routine tra i Canzoni nove, un libro di frottole [18].
suoi tipografi e pressatori, non era A quel punto la situazione vedeva da
opportuno che la perdesse anche col un lato Antico, che aveva accettato
passare alla stampa di libri-parte: in- che due diverse imprese potessero
fatti mantenne tale modalità opera- guadagnare dalla pubblicazione di
tiva quasi per tutti i volumi di mu- musica, dall’altro Petrucci, che rara-
sica sacra fino alla fine della sua car- mente aveva lavorato al massimo del-
riera, contraddicendo con ciò la ten- le proprie capacità e che non si era
denza dei manoscritti italiani (anche preoccupato di mantenere una ma-
se la prassi tedesca ne sarebbe stata nodopera a tempo pieno. Comun-
anch’essa un riflesso). que, vista la precipua natura delle gil-
19] Petrucci ha evitato qualsiasi appellativo 20] Sul libro attribuito a Bonaventura cfr. D.
nell’apporre il proprio privilegio nei colophon Crawford, A chant manual in sixteenth-century
(almeno fino agli ultimi anni di carriera), men- Italy, in «Musica Disciplina» XXXVI (1982), pp.
tre Antico si definiva «miniator». 175-190.
i primi stampatori musicali 125
ciale che mostrava Antico stesso nel- biamenti sia nell’indice che nella pre-
l’atto di presentare il volume al pa- sentazione, seguendo ancora una vol-
pa Leone X [21]. L’evento diede co- ta, in questo, ciò che facevano gli al-
munque inizio a una tradizione di tri stampatori. In comune con Anti-
volumi di grande formato contenenti co pare invece che egli abbia preferi-
messe che continuò per tutto il se- to stampare regolarmente seconde
colo e oltre, rappresentando di vol- edizioni, piú che mantenere un am-
ta in volta commissioni speciali. pio magazzino di prime invendute (e
Per almeno quarant’anni questi due anche questo riflette le differenze tra
modi di pensare sulla notazione mu- i costi dei materiali e quelli della ma-
sicale e come stamparla coesistette- nodopera).
ro, offrendo ciascuno determinati be- Le due tecniche potevano coesiste-
nefici a chi ne fruiva. Se i blocchi di re, visto che nessuna era nettamente
legno di Antico facevano risparmia- superiore all’altra né in termini di co-
re energia nel caso di una seconda o sti né di estetica: infatti tutti gli altri
terza edizione, pure comportavano antichi stampatori di musica hanno
grandi difficoltà nel caso di errori da seguito l’una o l’altra [24]: i piú anzia-
correggere o di miglioramenti nel- ni tra gli utilizzatori dei blocchi di le-
l’impaginazione e nella spaziatura del- gno anche precedendo Petrucci e An-
le edizioni successive [22], cambi che tico, infatti la polifonia nei trattati
invece per Petrucci era di facile agi- era regolarmente stampata con bloc-
bilità: egli infatti, come ogni altro an- chi di legno, sin dal Musices opuscuhan
tico stampatore, faceva correzioni di Burzio (1487). Nel 1493 Eusta-
quasi in ogni fase del processo, dalle chius Silber ha stampato un singolo
alterazioni al testo mentre questo era brano a quattro voci in onore di Fer-
già stampato, fino alle correzioni ma- dinando d’Aragona alla fine della Hi-
noscritte su copie non ancora ven- storia Baltica di Conrad Verard (in
dute [23]. Ogni sua seconda edizio- due blocchi, con notazione ravvici-
ne mostrava regolarmente meno cam- nata, in linea con lo stile di alcuni
30] Cfr. H. Carter, H. Vervliet, Civilité ty- 32] Il titolo di riferimento su queste edizio-
pes, Oxford Bibliographical Society, Oxford ni è D. Heartz, Pierre Attaingnant, royal printer
1966. of music: A historical study and bibliographical
31] Cfr. J. Milsom, Songs and Society in early catalogue, University of California Press, Berke-
Tudor London, in «Early Music History» XVI ley 1969. Cfr. anche Idem, Typography and for-
(1997), pp. 235-293. Fra gli studi precedenti mat in early music printing: with particular refe-
su John Rastell e le prime stampe a singola im- rence to Attaingnant’s first publications, in «No-
pressione cfr. A.H. King, The significance of John tes» XXIII (1966-1967), pp. 702-706.
Rastell in early music printing, in «The Library» 33] Cfr. S.F. Pogue, Jacques Moderne: Lyons mu-
XXVI (1971), pp. 197-214. Un arcaico esempio sic printer of the sixteenth century, Droz, Genève
d’inserimento di righi nel medesimo elemento 1969; R. Gustavson, Hans Ott, Hieronymus Form-
tipografico delle note si trova in alcune edizio- schneider, and the Novum et insigne opus musicum
ni del messale di Salisburgo, dove entrambi so- (Nuremberg, 1536-1538), Ph.D. diss., University
no stampati in rosso: cfr. S. Boorman, “The of Melbourne 1998; K.K. Forney, Tielman Susato,
Salzburg liturgy and single-impression music sixteenth-century music printer: an archival and ty-
printing”, in J. Kmetz (a c. di), Music in the Ger- pographical investigation, Ph.D. diss., University of
man Renaissance: sources, styles, and contexts, Kentucky 1978; H. Vanhulst, Catalogue des Édi-
Cambridge University Press, Cambridge 1994, tions de musicque publiées à Louvain par Pierre Phalè-
pp. 235-253. se et ses fils, 1545-1578, Palais des Académies, Bruxel-
128 stanley boorman
questa lista che include la maggioran- mili libri erano comodi da usare da
za degl’importanti antichi stampatori parte di un piccolo ensemble. Il for-
di musica, vanno aggiunti due nomi mato a libro corale fu sempre piú ri-
che, piú degli altri, ebbero successo nel- servato ai libri di grandi dimensioni,
l’iniziativa industriale che aveva la mu- in folio, e divenne indice dello status
sica come specifico oggetto – Antonio elevato assurto dal loro contenuto.
Gardano e Girolamo Scotto, entram- Fra gli esempi famosi citiamo il Li-
bi operanti a Venezia dal 1538 [34]. ber selectarum cantionum di Senfl
Costoro, piú di tutti gli altri, resero si- (1520) e il primo libro delle messe di
stematico l’aspetto tecnico della stam- Morales (1544) e Palestrina (1554).
pa musicale, stabilirono relazioni con È anche probabile che questi libri
librai e distributori di tutta Europa e riflettessero anche esigenze dei loro
tennero contatti coi compositori e i lo- committenti, visto che si trattava di
ro committenti. libri piú raffinati, con formato e ca-
Come appare già chiaro, alcuni de- ratteri piú grandi (o blocchi di legno),
gli aspetti tecnici avevano diretta re- e dunque piú costosi. Spesso presen-
lazione con le decisioni su quale mu- tavano frontespizi decorati e raffina-
sica andasse stampata. Quella per ta- te iniziali a volte preparate per l’oc-
stiera si poteva stampare molto piú casione. L’adozione di questa impa-
facilmente con la xilografia che coi ginazione e formato comportava de-
caratteri: Antico (usando la xilografia) cisioni preliminari, prese dall’edito-
vi ebbe successo, Petrucci (che usava re o dal committente in relazione al
i caratteri) non ci provò neppure; At- mercato che avrebbe dovuto affron-
taingnant, a Parigi, adoperava una tare il libro.
“font” piuttosto brutta con note di Per gli stampatori che lavoravano
piccole dimensioni. La musica per nei primi anni del Cinquecento il
liuto adoperava la notazione in inta- mercato dei libri di musica era un
volatura che poteva essere facilmen- mondo tutto nuovo, per il quale l’e-
te stampata con i caratteri, come mo- sperienza dei colleghi delle altre ca-
stravano i prodotti di Petrucci. La tegorie librarie era di poca utilità. La
musica tedesca per tastiera o liuto ragione stava nella particolare natu-
usava notazioni che erano riprodu- ra della notazione musicale: la mu-
cibili in tipografia ed entrambe ven- sica era infatti un linguaggio diffe-
nero ampiamente stampate per tut- rente con diversi simboli. Relativa-
to il secolo. La polifonia si stampava mente poca gente era in grado di leg-
sempre piú in libri-parte visto che era gerlo perfettamente o di eseguire dal-
piú facile impaginarla in parti stac- la notazione, pochi, oltretutto, an-
cate senza dover valutare ogni volta che se paragonati a quelli che cono-
se entrava o meno nella stessa aper- scevano il latino, qualunque ne fos-
tura di pagina, oltre al fatto che si- se il numero. Cosí un editore di mu-
sica doveva sobbarcarsi la ricerca di
34] Cfr. nota 17 per la bibliografia. clienti che conoscessero la materia:
i primi stampatori musicali 129
problema che si era posto poco pri- sici o per i moderni scritti inerenti al
ma a chi stampava testi in greco. Ma quadrivium o alle scienze, le esigen-
in tal caso c’era pur sempre un mar- ze erano per lo piú funzionali, an-
gine di sicurezza: questi ultimi e i lo- dando verso una piú libera esplora-
ro colleghi potevano pur sempre con- zione di nuovi stili od opere di com-
tare sulle persone che potevano vo- positori sconosciuti [35]. I manoscritti
ler comprare testi in latino, scritti compilati per la cattedrale di Milano
teorici sulle scienze o sulla filosofia: o per la cappella di corte di Ferrara
un pubblico che spesso conosceva ne sono un chiaro esempio: essi con-
anche il greco. In altre parole, un si- nettono le esigenze culturali o ritua-
mile genere di editore aveva già i suoi li dell’istituzione e, al tempo stesso,
negozi (quelli dei distributori e dei mostrano tracce di particolari incli-
librai) scelti per i libri piú antichi, e nazioni stilistiche (cioè scelte restrit-
questi negozi avevano la loro clien- tive che rappresentavano decisioni
tela. La situazione non era identica specifiche da parte degli scribi o de-
per gli editori di musica. gli acquirenti). Questa era una ca-
Il mercato potenziale per le edizio- ratteristica essenziale dei manoscrit-
ni musicali si poteva dividere in due ti, in antitesi con la stampa, soprat-
segmenti, il primo dei quali era abi- tutto perché i contenuti e lo stile po-
tuato ad avere a che fare coi mano- tevano riflettere situazioni uniche,
scritti, con un quotidiano accesso a unici acquirenti, unici fruitori. Pro-
essi ed esecuzioni regolari. Non si trat- prio perché il risultato era unico, lo
tava di una stretta restrizione ai mu- scriba poteva sempre cambiare l’in-
sicisti professionisti ma vi s’include- dice di un manoscritto, aggiungen-
va anche un certo gruppo di prati- do pagine e brani, alterandone l’or-
canti e committenti. Quanto al se- dine, cambiandone il contenuto ca-
condo segmento di mercato, ogni ratteristico (per esempio aggiungen-
venditore competente di manoscrit- do una parte profana a collezioni già
ti e libri doveva averne una buona co- di repertorio liturgico, come accade-
noscenza: si trattava dei maestri di va ancora spesso nel Quattrocento).
cappella, dei chierici e di simili altri Un editore non poteva lavorare in
officianti ecclesiastici, come i diret- questo modo: una volta che s’inizia-
tori delle istituzioni secolari (molti va a lavorare su un libro di musica,
dei quali residenti nelle corti). Ma la raramente si potevano apportare mo-
necessità di musica presso queste isti- difiche significative all’ordinamento
tuzioni era ovviamente diversa da o al contenuto. L’unica cosa facil-
quella dei libri letterari: infatti, oltre mente possibile era l’aggiunta di bra-
all’interesse per il revival dei testi clas- ni alla fine di un libro precedente-
35] Ovviamente le opere in ciascuna delle mentazioni o composizioni su testi dedicati al-
categorie potevano essere scelte a seconda di de- la devozione a santi di particolare venerazione
terminate esigenze, come l’intonazione di La- locale.
130 stanley boorman
36] L’organizzazione dei brani nel primo libro, sibile che rappresenti una scelta fatta dopo la prima
l’Harmonice Musices Odhecaton A del 1501, è assai edizione, per la richiesta di qualcuno di aggiunger-
sospetta: comprende due identici gruppi di brani, vi proprio quegli ultimi brani a quattro voci).
prima a quattro voci, poi a tre; alla fine è stato ag- 37] RISM 15494 = G2973 = M3576. Le pro-
giunto un singolo fascicolo di brani a quattro voci. ve bibliografiche sono sottolineate in J.A. Bern-
Ciò ha tutta l’aria di un’aggiunta tarda, dopo che stein, Music Printing in Renaissance Venice. The
gran parte del libro era stata già stampata (in effetti Scotto Press (1539-1572), Oxford University
questo fascicolo non è rimasto nella prima edizio- Press, Oxford 1998, come n. 11 del catalogo.
ne ma solo nella seconda e nella terza: è dunque pos- 38] RISM 15407= M3575, cfr. ivi, n. 10.
i primi stampatori musicali 131
39] A proposito dei membri della famiglia troppo tali marche sono rare e spesso ci dicono
Strozzi cfr. R. Agee, Filippo Strozzi and the early ben poco: in particolare non indicano se i libri
madrigal, in «Journal of the American Musico- appartenessero a una vasta collezione di musica o
logical Society» XXXVIII (1985), pp. 227-237; rappresentassero l’unico acquisto musicale dei lo-
Idem, Ruperto Strozzi and the early madrigal, in ro compratori. L’entità delle collezioni si può in
«Journal of the American Musicological Society» parte misurare con le prove date dagli ordini e da-
XXXVI (1983), pp. 1-17; cfr. anche passim in C. gli inventari, dati tuttavia sempre molto rari e mai
Slim, A gift of madrigals and motets, University specifici per i libri di musica, citati come «libri di
of Chicago Press, Chicago 1972; e in I. Fenlon, musica in pergamena»; senza contare che moltis-
J. Haar, The Italian madrigal in the Early Six- simi musicisti non avevano che pochi libri di po-
teenth Century, Cambridge University Press, lifonia. Cfr. G. Ongaro, The Library of a sixteenth-
Cambridge 1988. century music teacher, in «The Journal of Musi-
40] Poche le teorie in merito. Gli unici elementi cology» XII (1994), pp. 357-375. Le grandi col-
sostenibili sono due: uno è la presenza di stemmi lezioni di musica erano delle eccezioni, benché la
del proprietario sulle copie sopravvissute. Pur- situazione a nord delle Alpi fosse ben diversa.
132 stanley boorman
rio e il mercato ci rimane oscuro (al- cessive: Petrucci stampò edizioni del
la meglio) e possiamo stabilire solo suo primo libro delle messe di Jo-
alla fine degli anni Trenta del Cin- squin per un periodo di oltre vent’an-
quecento un’apparente crescita del ni; Antico ristampò le sue chansons
mercato amatoriale parallela al cre- per quasi dieci anni; Pasotti e Dori-
scente numero d’istituzioni profes- co poterono stampare edizioni pri-
sionali [41]. ma apparse presso Ottaviano Petrucci,
Dato il carattere di questi due di- alcune anche vent’anni prima [42].
versi gruppi di musicisti, i primi edi- Si sarebbe tentati di vedere in ciò un
tori musicali devono essersi messi in riflesso della crescita di un mercato
affari senza un’idea chiarissima di chi per queste edizioni, tuttavia altre edi-
(o di quanti) potessero comprare cia- zioni italiane degli anni Venti pro-
scun volume di musica a stampa o vano diversamente: infatti conten-
di quali ne fossero le preferenze. Al- gono una mescolanza di repertori
cuni furono fortunati, potendo con- (madrigali o frottole insieme a mot-
tinuare a ristampare edizioni suc- tetti e chansons, addirittura, in un
41] Quasi lo stesso si può dire del resto d’Eu- 1986, pp. 222-245; S. Boorman, The music pu-
ropa, benché ancora una volta gli schemi pre- blisher’s view of his public’s abilities and taste: Ve-
stabiliti fossero molto diversi. Se la penisola ibe- nice and Antwerp, in «Yearbook of the Alamire
rica e l’Inghilterra mostravano una continua re- Foundation» II (1995) [1998], pp. 405-429; C.
lazione con le fonti manoscritte o con le edi- Gerhardt, Die Torgauer Walter-Handschriften:
zioni a stampa importate da Venezia, le zone eine Studie zur Quellenkunde der Musikgeschi-
tedesca e fiamminga erano ben diverse. Tra gli chte der deutschen Reformationszeit, Bärenreiter,
effetti della Riforma ci fu il canto casalingo del- Kassel 1949; R. Gustavson, Hans Ott, Hie-
le famiglie, e una vasta alfabetizzazione musi- ronymus Formschneider, and the Novum et insi-
cale – argomento curriculare in molte scuole gne opus musicum (Nuremberg, 1536-1538),
riformate. Ne risultò un gran numero di edi- Ph.D. diss. University of Melbourne 1998 T.
zioni di musica riformata – salterii e inni – desti - Knighton, “Petrucci in Spain”, intervento let-
nata all’uso locale. Parallelamente fu sorpren- to al convegno Venezia 1501: Petrucci e la stam-
dente il gran numero di edizioni di polifonia, pa musicale, Venezia, 12 ottobre 2001, in stam-
sia cattolica sia protestante, spesso contenenti pa; H. Vanhulst, Plantin et le commerce inter-
opere di difficile esecuzione scritte dai piú gran- national des éditions de musique polyphonique
di compositori. Senza contare il grande inte- 1566-1578, in «Revista de Musicologia» XVI
resse nell’esplorazione di nuovi repertori e nel- (1993), pp. 2630-2640.
lo sviluppo di abilità per la musica piú diffici- 42] L’edizione di Petrucci del primo libro del-
le. Ancora di piú furono gli stampatori che fio- le messe di Josquin è apparsa nel 1502. Per mol-
rirono in queste zone, anche se non ebbero una ti anni si è pensato che ve ne fosse stata un’al-
carriera su larga scala paragonabile a quella di tra edizione nel 1516 e recenti studi ne hanno
Gardano e Scotto, e molti riuscivano appena a mostrato un’altra del 1506 negli ultimi anni del
restare in affari. Cfr. C. Annibaldi (a c. di), La secondo decennio. Cfr. J. Noble, “Ottaviano
musica e il mondo: mecenatismo e committenza Petrucci: his Josquin editions and some others”,
musicale in Italia tra Quattro e Settecento, il Mu- in S. Bertelli, G. Ramakus (a c. di), Essays pre-
lino, Bologna 1993; J.A. Bernstein, Printing sented to Myron P. Gilmore, La Nuova Italia, Fi-
and Patronage in sixteenth-century Italy, in «Re- renze 1978, vol. II, pp. 433-445; S. Boorman,
vista de Musicologia» XVI (1993), pp. 2603- “Petrucci at Fossombrone: some new editions
2613; S. Boorman, “Early music printing: and cancels”, in I.D. Bent (a c. di), Source ma-
working for a specialized market”, in G. Tyson, terials and the interpretation of music: a memo-
S. Wagonheim (a c. di), Print and culture in the rial volume to Thurston Dart, Stainer & Bell,
Renaissance, University of Delaware Press, Newark London 1981, pp. 129-153.
i primi stampatori musicali 133
43] Per esempio esiste parte di un’edizione in- 45] Sui libri di musica comprati da Colom-
titolata Messa motteti Canzonni Novamente stam- bo, compresi quelli perduti, cfr. C.W. Weeks
pate Libro Primo, apparentemente stampata a Ro- Chapman, Printed collections of polyphonic mu-
ma nel 1526. Il libro comprende opere di tutti i sic owned by Ferdinand Columbus, in «Journal
generi citati, con una messa di Moulu in apertu- of the American Musicological Society» XXI
ra. La prima descrizione è in K. Jeppesen, “An unk- (1968), pp. 34-84; sulla trattatistica e gli altri
nown pre-madrigalian music print in relation to libri cfr. H. Anglés, La música conservada en la
other contemporary Italian sources (1520-1530)”, Biblioteca Colombina y en la Catedral de Sevil-
in J. Pruett (a c. di), Studies in musicology: essays in la, in «Anuario musical» II (1947), pp. 3-39; e
the history, style and bibliography of music in me- D. Plamenac, “Excerpta Colombina : items of
mory of Glen Haydon, University of North Caro- musical interest in Fernando Colon’s Regestrum”,
lina Press, Chapel Hill 1969, pp. 3-17. in Miscelànea en homenaje a Monseñor Higinio
44] Per la stessa ragione non possiamo affer- Anglés, Consejo superior de investigaciones cien-
mare che l’esistenza di molte edizioni di un ti- tificas, Barcelon 1958-1961, vol. II, pp. 663-
tolo ne riflettano necessariamente la popolarità 687. Il nuovo catalogo della collezione Colom-
rispetto a quella di altri libri che esistono solo bina, attualmente in allestimento a cura di Klaus
in un’edizione, anche perché altre edizioni pos- Wagner e altri, ci darà nuove informazioni.
sono essere andate perdute. Un altro fattore va 46] L’interesse italiano per la chanson è di-
considerato: finché saranno cosí poche le copie scusso in L. Bernstein, La Couronne et fleur des
che sappiamo essere state stampate di un’edi- chansons a troys: a mirror of the French chanson
zione, non possiamo sapere se l’esistenza di due in Italy in the years between Ottaviano Petrucci
edizioni significasse automaticamente il doppio and Antonio Gardano, in «Journal of the Ame-
di popolarità. Possiamo solo dire che piú di un’e- rican Musicological Society» XXVI (1973), pp.
dizione implica che la prima non ha soddisfat- 1-68. Parallela all’uscita di nuove edizioni di
to la domanda, ma ciò vale sia per una prima musica francese è la petizione di Torresanus al
edizione di 10 che di 1.000 copie. senato veneziano, nella quale egli afferma di vo-
134 stanley boorman
cese di Scotto a partire dai blocchi di Il ruolo della metà degli anni Tren-
legno di Antico [46]. Che si conti- ta è evidente: in parte vi si riflette un
nuasse a preparare manoscritti di nuovo inizio dell’attività dopo la diffi-
chanson è un’allerta nei confronti di cile metà degli anni Venti, le inva-
un’accettazione supina degli schemi sioni francesi e il Sacco di Roma (per
editoriali come effettivi riflessi del gu- il quale Dorico smise temporanea-
sto, rappresentando uno degli esem- mente di stampare). Questo nuovo
pi arcaici di un fenomeno che si è inizio risiede nell’attività di Antico,
protratto per secoli. Le edizioni di te- i cui blocchi continuarono a essere
sti in dialetti italiani rimasero in vo- stampati da Scotto e da Marcolini e
ga: le undici edizioni di frottole da dai primi stampatori a Napoli e a
parte di Petrucci tra il 1504 e il 1514 Ferrara. Le testimonianze dimostra-
furono seguite da altre analoghe nel- no che a questo punto molta piú gen-
lo stesso periodo, con una crescita si- te desiderò acquistare musica a stam-
gnificativa di attività, stimolata da un pa nei diversi generi e stili e che mol-
gruppo di edizioni dedicate alla mu- ti piú stampatori si decisero a rischiare
sica di Verdelot, iniziato nel 1533. il proprio capitale. Era il momento
Questa sequenza dimostra con forza in cui l’editoria musicale in Italia si
la complessa transizione dai generi stabiliva come industria, secondo ti-
frottoleschi (incluso un gruppo di pologie che sarebbero rimaste stabi-
opere napoletane) al madrigale vero li nei decenni successivi.
e proprio [47]. Le edizioni di messe, Prima le cose stavano in modo mol-
assai comuni nelle prime due decadi to diverso: non sembra che nessuno
del secolo, subirono un apparente ar- stampatore abbia pubblicato abba-
resto tra il Sacco di Roma del 1527 stanza musica da mantenersi solo con
e gli anni Quaranta, con l’unica ec- le edizioni a stampa, e pochi aveva-
cezione di un libro di messe di Wil- no un’idea chiara di quale ne fosse il
laert, stampato da Marcolini nel 1536 mercato. La maggioranza era di mu-
[48]. Una situazione analoga preval- sicisti non professionisti, che pote-
se per i mottetti, mentre la musica vano dipendere da contatti persona-
per liuto (apparsa inizialmente pres- li per i consigli e anche per la musi-
so Petrucci) continuò a essere stam- ca stessa che dovevano pubblicare.
pata piú volte dopo la fortuna dei li- Non sorprende quindi che un gran
bri di Francesco da Milano del 1536. numero di edizioni antiche sembri es-
ler importare libri da Parigi. La lista di libri an- 47] Cfr. I. Fenlon, J. Haar, op. cit., da leg-
dati perduti include «uno libreto di canto cari- gersi insieme a S. Boorman, What bibliography
zon 29 de paris». Cfr. R. Agee, The privilege and can do: music printing and the early madrigal,
Venetian music printing in the sixteenth century, in «Music and Letters» LXXII (1991), pp. 236-
Ph.D. diss., Princeton University 1982, pp. 13- 258.
175 (con la trascrizione alle pp. 207-208); e G. 48] Benché questo libro non sia assai impor-
Thibault, Notes et documents de la vogue de quel- tante, pure rappresentò per Marcolini l’inizio
ques livres français à Venise, in «Humanisme et di una serie di edizioni della musica di Willaert,
renaissance» II (1935), pp. 61-65. non tutte sopravvissute e/o stampate.
i primi stampatori musicali 135
sere stato commissionato, forse con una sontuoso libro corale di Antico Li-
sottoscrizione a copertura dei costi e ber quindecim missarum, edito nel
con la vendita di un certo numero di 1516. Questo è tra le piú eleganti
copie garantite: altri casi riflettono in- edizioni del secolo e forse inteso per
vece occasioni od opportunità specia- la vendita a membri del Concilio La-
li. Altrimenti si trattò di proposte di- terano in riunione a Roma [50]. An-
rette agli editori, con o senza la coper- tico fece uso di frontespizi decorati
tura delle spese. A questa categoria ap- anche per altre edizioni, la prima del-
partiene la prima edizione in assoluto, le quali è già stata citata [51], diffe-
l’Harmonie Musices Odhecaton A. Pe- rendo in ciò da altri stampatori di
trus Castellanus, frate domenicano re- musica precedenti la metà degli an-
sidente a Venezia, fu colui che forní la ni Trenta. Pochi i libri con titoli di
musica per questa edizione e che forse fantasia, piuttosto meramente de-
ne forní ancora per successivi libri stam- scrittivi del genere stesso cui si rife-
pati da Petrucci [49]. E non era il solo rivano; tra gli altri, il primo libro dei
a operare cosí: secondo me la maggior Motetti de la Corona (1514) di An-
parte delle edizioni di Petrucci gli ven- tico, La Couronne et fleur des chan-
nero proposte da musicisti o da mem- sons di Petrucci (1536), e uno di Mo-
bri delle corti locali. Similmente è plau- tetti de la Simia (edito a Ferrara nel
sibile che Marcolini da Forlí, che ini- 1538, e debitamente illustrato con
ziò a stampare musica nel 1536, sia sta- una scimmietta sul frontespizio). In
to incoraggiato a farlo da due musici- molti casi non conosciamo il mo-
sti che intendeva “inserire in catalogo”, vente del titolo, o della scelta del con-
Francesco da Milano e Adrian Willaert. tenuto, possiamo solo immaginare
In altri casi il libro pare aver riflet- che essi facessero riferimento a spe-
tuto una speciale occasione o una ciali esigenze della committenza.
possibilità di guadagno: spesso la di- In tal senso gli stampatori e gli edi-
mostrazione piú chiara sta nel det- tori di musica non erano poi cosí di-
taglio decorativo. Quando un edi- versi dagli scribi che li avevano prece-
tore preparava uno speciale fronte- duti e che continuarono a operare per
spizio, con incisioni in legno de- tutto il secolo. Quando veniva loro
scrittive, ciò comportava spese extra commissionato un volume o quando
non abituali per le edizioni musica- un musicista (fosse egli Castellanus, o
li. Tra i casi piú noti vi è il grande e Festa, o Tromboncino) gli forniva mu-
49] Cfr. nota 15. un’edizione del 1517) presenta una testa coronata di
50] Cfr. anche S. Boorman, “Early music prin- alloro, forse di Lorenzo de’ Medici – e alle sue Frottole
ting: an indirect contact with the Raphael cir- intabulate del 1517, dove appare un riferimento sati-
cle”, in A. Morrogh (a c. di), Renaissance studies rico a Petrucci. Cfr. F. Luisi, Il secondo libro di frotto-
in honor of Craig Hugh Smyth, Barbera, Firenze le…, cit.; H. Minamino, A monkey business: Petrucci,
1985, pp. 533-550. Antico, and the frottola intabulation, in «Journal of the
51] Ciò in riferimento al suo Canzone nove del 1510 Lute Society of America» XXVI-XXVII (1993-1994), pp.
– inoltre il quarto libro di Canzoni (sopravvissuto in 96-106.
136 stanley boorman
sica per un libro, essi erano molto li- cile che il committente sostenesse nuo-
beri dagli abituali obblighi commer- ve edizioni, mentre l’editore forse sa-
ciali che si associano agli editori. Quan- peva di poter continuare a vendere al-
do si rifletteva l’impaginazione e lo sti- tre copie. Queste edizioni sono le pri-
le dei dettagli dei manoscritti con- me chiare tracce dell’emergere di un’e-
temporanei, si accettava che i clienti conomia editoriale per la musica. A
fossero adusi a questi ultimi e prefe- ciò fece seguito un aumento delle edi-
rissero acquistare prodotti che gli fos- zioni (e una differenziazione degli edi-
sero somiglianti. Gran parte dei libri tori) per come è stato tracciato in pre-
pubblicati erano di questo genere e di cedenza a partire da metà anni Tren-
pochi siamo in grado d’ipotizzare che ta: ciò trasformò il business, forse riflet-
i loro editori si fossero imbarcati in tendo una trasformazione del merca-
pure e semplici iniziative commercia- to stesso, e sarà oggetto del prossimo
li. A tale categoria appartengono le se- capitolo.
conde e terze edizioni, poiché è diffi-
L’editoria musicale tra Cinque e Seicento
di Tim Carter
1] Cfr. J.M. Osborn (a c. di), The Autobio- Edition, Oxford University Press, London 1962,
graphy of Thomas Whythorne: Modern Spelling pp. 206-207.
138 tim carter
2] Cfr. F. Lesure, G. Thibault, Bibliographie des technische Studie zur Musikpublikation, Inter-
éditions musicales publiées par Nicolas Du Chemin nationale Vereinigung der Musikbibliotheken-
(1549-1576), in «Annales musicologiques» I (1953), Internationale Gesellschaft für Musikwissen-
pp. 269-373; IV (1956), pp. 251-253; VI (1958- schaft, Kassel 1970.
1963), pp. 403-406; F. Lesure, G. Thibault, Bi- 5] Cfr. S.F. Pogue, Jacques Moderne: Lyons Music
bliographie des éditions d’Adrian Le Roy et Robert Printer of the Sixteenth Century, Droz, Genève 1969;
Ballard, Heugel, Paris 1955 (supplemento in «Re- L. Guillo, Les éditions musicales de la Renaissance lyon-
vue de musicologie» XL (1957), pp. 166-172); D. naise, Klincksieck, Paris 1991.
Heartz, Pierre Attaingnant, Royal Printer of Music: 6] Cfr. S.G. Cusick, Valerio Dorico: Music Prin-
a Historical Study and Bibliographical Catalogue, ter in Sixteenth-Century Rome, Studies in Musi-
University of California Press, Berkeley and Los cology, 43, Ann Arbor 1981; M. Buja, Antonio
Angeles 1969. Barré and Music Printing in Mid-Sixteenth-Century
3] Cfr. D.W. Krummel, English Music Printing, Italy, Ph.D diss., University of North Carolina
1553-1700, Bibliographical Society, Londra 1975; at Chapel Hill 1996.
C.W. Holman, John Day’s ‘Certaine Notes’ (1560- 7] Cfr. P. Cohen, Musikdruck und -Drucker zu Nürn-
65), Ph.D. diss., University of Kansas 1991; J.L. berg im sechzehnten Jahrhundert; mit einem Verzeichnis
Smith, Thomas East and Music Publishing in Re- der in Nürnberg im 16. Jahrhundert erschienenen No-
naissance England, Oxford University Press, New ten und Musikbücher, Buch- und Akzidenzdruckerei
York 2003. Höfer & Limmert, Nuremberg 1927; S. Jackson, Berg
4] Cfr. E.-L. Berz, Die Notendrucker und ihre and Neuber: Music Printers in Sixteenth-Century Nu-
Verleger in Frankfurt am Main von den Anfän- remberg, Ph.D. diss., The City University of New York
gen bis etwa 1630: eine bibliographische und druk- 1997.
140 tim carter
8] Cfr. A. Pompilio, “Editoria musicale a Na- diss., University of Kentucky 1978; L. Voet, J.
poli e in Italia nel Cinque-Seicento”, in L. Bian- Voet-Grisolle, The Plantin Press (1555-1589):
coni, R. Bossa (a c. di), Musica e cultura a Na- a Bibliography, Van Hoeve, Amsterdam 1980-
poli dal XV al XIX secolo, Olschki, Firenze 1983, 1983; R. Lee Weaver, A Descriptive Catalog of
pp. 79-102; K.A. Larson, A. Pompilio, “Le edi- the Music Printed by Hubert Waelrant and Jan de
zioni musicali napoletane”, ivi, pp. 103-139. Laet, Harmonie Park Press, Warren 1994; Idem,
9] Cfr. F. Dennis, Music and Print: Book Pro- Waelrant and Laet, Music Publishers in Antwerp’s
duction and Consumption in Ferrara, 1538-1598, Golden Age, Harmonie Park Press, Warren 1995;
Ph.D. diss., University of Cambridge 2002. Music Printing in Antwerp and Europe in the 16th
10] Cfr. M.S. Lewis, Antonio Gardano, Vene- Century: Antwerp 1995, in «Yearbook of the Ala-
tian Music Printer 1538-1569: a Descriptive Bi- mire Foundation» II (1997), pp. 169-510.
bliography and Historical Study, Garland, New 12] Cfr. Th. Röder, “Innovation and Mi-
York - London 1988; R. Edwards, Claudio Me- sfortune: Augsburg Music Printing in the Fir-
rulo: Servant of the State and Musical Entrepren- st Half of the 16th Century”, in Music Printing
eur in Later Sixteenth-Century Venice, Ph.D. diss., in Antwerp and Europe in the 16th Century…,
Princeton University 1990; R.J. Agee, The Gar- cit., pp. 465-477.
dano Music Printing Firms, 1569-1611, Uni- 13] Cfr. H. Vanhulst, Catalogue des éditions
versity of Rochester Press, Rochester 1998; J.A. de musique publiées à Louvain par Pierre Phalè-
Bernstein, Music Printing in Renaissance Venice: se et ses fils, 1545-1578, in «Académie de Belgi-
the Scotto Press, 1539-72, Oxford University que: Memoires de la classe des Beaux-Arts», col-
Press, New York 1998. lection in-8°, 2e série, 16/2, Bruxelles 1990.
11] Cfr. L.Voet, The Golden Compasses: a His - 14] Cfr. M. Donà, La stampa musicale a Mi-
tory and Evaluation of the Printing and Publish - lano fino all’anno 1700, Olschki, Firenze 1961;
ing Activities of the Officina Plantiniana at Antwerp, N. Guidobaldi, Music Publishing in Sixteenth-
Van Gendt & Schram, Amsterdam - New York and Seventeenth-Century Umbria, in «Early Mu-
1969-1972; S. Bain, Music Printing in the Low sic History» VIII (1988), pp. 1-35; T. Carter,
Countries in the Sixteenth Century, Ph.D. diss., Music-Printing in Late Sixteenth- and Early Se-
University of Cambridge 1974; K. Forney, Tiel- venteenth-Century Florence: Giorgio Marescotti,
man Susato, Sixteenth-Century Music Printer: an Cristofano Marescotti and Zanobi Pignoni, in
Archival and Typographical Investigation, Ph.D. «Early Music History» IX (1989), pp. 27-72.
l’editoria musicale tra cinque e seicento 141
Breslau, Erfurt, Dresda, Francofor- mente alla musica, benché molti de-
te sull’Oder, Amburgo, Königsberg, cidessero di specializzarvisi, occu-
Lipsia, Mühlhausen, Monaco (dove pando un mercato di nicchia com-
la tipografia di Adam Berg produs- pletato da altri materiali speciali che
se belle stampe dal 1566 al 1626), potevano servire per reperire parti-
Strasburgo [15], Cracovia e Praga, e colari “ingredienti” della tipografia
nella penisola iberica, mentre Hen- (testi non vernacolari, libri liturgici
rik Waldkirch operò a Copenhagen ecc.). Gli affari tendevano a restare
nel primo terzo del Seicento [16]. Gli a gestione familiare (seguendo un
stampatori musicali seguivano le ten- modello comune agli stampatori ge-
denze generiche del mercato libra- nerici), passando di padre in figlio o
rio, che gravitava attorno ai piú gran- figliastro (Bartolomeo Magni era il
di centri civici, ecclesiastici o mer- figliastro di Angelo Gardano); di ra-
cantili, dove i lavori potevano esse- do anche una moglie o una sorella
re resi presto disponibili (non da ul- potevano prendere le redini dell’at-
timo, per gli affari lucrosi prospet- tività, come Catharina Gerlach a No-
tati dalle stampe governative, prin- rimberga (moglie di Johann Berg e
cipesche o dai decreti ecclesiastici e poi di Dietrich Gerlach, che passò
da altri simili documenti), e con fa- alla stampa dopo la morte del mari-
cile accesso alle vie mercantili. Da to nel 1575 e fino al suo ritiro nel
un lato Venezia, dall’altro Anversa, 1591, dopodiché passò a Paul Kauff-
dominavano l’Europa, e non è una mann, figlio maggiore di Berg). I fon-
sorpresa che anche la stampa musi- datori di nuove stamperie spesso ave-
cale si sia fortemente stabilita pro- vano servito come apprendisti a va-
prio in queste due città. ri livelli presso botteghe già avviate
Alcuni stampatori erano piú o me- (come Riccardo Amadino a Venezia,
no associati a casati reali o ducali (At- che pare essersi formato presso Scot-
taingnant e poi il marchio Le Roy & to).
Ballard a Parigi; Vittorio Baldini a Tutto ciò creava complesse rela-
Ferrara), che in pratica garantivano zioni che si possono parzialmente
loro il monopolio. Nei piú grandi tracciare grazie ai documenti legali
centri commerciali, tuttavia, gli stam- e alla trasmissione di strumentazio-
patori tendevano a essere indipen- ni (inclusi gli stessi caratteri tipo-
denti. Pochi si dedicavano intera- grafici, di solito facilmente identifi-
15] Cfr. A. Pfister, “Von frühsten Musik- sikgeschichte Nordeuropas: Kurt Gudewill zum
druck in der Schweiz”, in K. Schwarber (a c. 65. Geburtstag, Möseler, Wolfenbüttel 1978,
di), Festschrift Gustav Binz, Schwabe & Co., pp. 255-270; Cfr. J.M. Madurell, La imprenta
Basel 1935, pp. 160-178; W. Young, Music musical en España: documentos para su estudio,
Printing in Sixteenth-Century Strasbourg, in in «Anuario musical» VIII (1953), pp. 230-236.
«Renaissance Quarterly» XXIV (1971), pp. 486- 16] Cfr. Å. Davidsson, Danskt musiktryck in-
501; H. Hüschen, “Hamburger Musikdrucker till 1700-talets mitt/Dänischer Musikdruck bis
und Musikverleger im 16. und 17. Jahrhun- zur Mitte des 18. Jahrhunderts, in «Studia mu-
dert”, in U. Haensel (a c. di), Beiträge zur Mu- sicologica upsaliensia» VII (1962).
142 tim carter
un’edizione non dipendeva dalla so- peria anche a distanza [18] e non è
la curatela editoriale della bottega detto che chiunque “firmasse” una
(variabile in base agli investimenti dedica dal luogo di pubblicazione fos-
dello stampatore nell’economia del- se proprio lí a vederne il risultato.
l’intero processo), questa era piut- Spesso, per motivi commerciali, gli
tosto determinata dalla natura del- stampatori e i compositori formava-
la fonte inizialmente sottoposta al- no strette alleanze. Orlando di Lasso
la stampa. (1532-1594), per esempio, autore
Pochi compositori diventarono stam- assai prolifico e grande viaggiatore,
patori-editori in piena regola (pur non avvantaggiò le attività di stampa ad
occupandosi della tipografia): si pos- Anversa (con Tylman Susato), a Pa-
sono citare Claudio Merulo (Claudio rigi (dove era amico di Adrien Le
da Correggio) a Venezia e Thomas Roy), a Venezia (in parte grazie ai
Tallis, William Byrd e Thomas Morley suoi allievi, tra cui i Gabrieli) e a Mo-
a Londra [17]. Altri stampatori en- naco (con Adam Berg). Similmen-
trarono in simili strette relazioni coi te, lo stampatore veneziano Giaco-
compositori: per esempio Attaingnant mo Vincenti sembra aver tratto gros-
a Parigi con Claude Gervaise, Anto- si profitti dalle multiple edizioni dei
nio Gardano a Venezia con Adriano concerti ecclesiastici di Lodovico Gros-
Willaert, Jiří Černy a Praga con Ja- si da Viadana all’inizio del Seicento.
chobus Handl, Plantin ad Anversa Sia gli stampatori sia gli editori idea-
con Séverin Cornet, e Pierre Phalèse rono ulteriori strumenti per incre-
[II] sempre ad Anversa con Peter Phi- mentare la diffusione dei loro “artico-
lips. Costoro non solo pubblicavano li”. Lo fecero tramite la pubblicità (per
coi rispettivi stampatori ma fungeva- esempio sotto forma di cataloghi e
no anche da consulenti editoriali e frontespizi). L’ultimo espediente spes-
forse correttori di bozze. In certi ca- so enfatizzava la qualità del materiale
si, tuttavia, c’era una chiara divisione in questione e l’accuratezza della sua
delle mansioni. I compositori pote- presentazione. I cataloghi degli stam-
vano condurre i loro affari con la stam- patori e dei librai, a questo proposito,
17] Nel 1575, per esempio, Tallis e Byrd in- ma il manoscritto scomparve (Galilei ne diede
sieme ottennero l’autorizzazione a stampare e la colpa al suo rivale Gioseffo Zarlino), costrin-
importare musica e la esercitarono con una cer- gendolo a ricostruire il testo a memoria e a pub-
ta esclusività, nonostante ciò non gli abbia val- blicarlo a Firenze.
so grandi profitti, ironia della sorte, se non nel 19] Cfr. D.W. Krummel, “Venetian Baroque
caso della stampa di carta rigata manoscritta. Cfr. Music in a London Bookshop: the Robert Mar-
I. Fenlon, J. Milsom, “Ruled Paper Imprinted”: tin Catalogues, 1633-50”, in O.W. Neighbour
Music Paper and Patents in Sixteenth-Century En- (a c. di), Music and Bibliography: Essays in Ho-
gland, in «Journal of the American Musicologi- nour of Alec Hyatt King, Saur, New York 1980,
cal Society» XXXVII (1984), pp. 139-163. pp. 1-27; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvi-
18] Per esempio Vincenzo Galilei diceva di si degli editori e librai musicali italiani dal 1591
aver mandato per posta il suo Dialogo della mu- al 1798, Olschki, Firenze 1984; H. Vanhulst (a
sica antica, et della moderna (Giorgio Marescotti, c. di), The ‘Catalogus librorum musicorum’ of Jan
Firenze 1581) perché fosse stampato a Venezia, Evertsen van Doorn (Utrecht 1639), HES, Utre-
144 tim carter
meritano un attento studio per capi- mario), e di una rete di librai affiliati.
re quale fosse il concetto vigente di In un’epoca in cui il commercio li-
mercato e quali le mode del momen- brario veniva sempre piú sottoposto
to [19]. Gli stampatori, fra l’altro, do- allo scrutinio esterno della censura
vevano proteggere i loro investimenti ecclesiastica e civica, la stampa mu-
per mezzo di privilegi e patenti per cia- sicale si rivelò un’impresa relativa-
scuna tipologia di libro, per i singoli mente sicura. I libri di musica sotto-
titoli e, in certi casi, anche per le in- stavano alla medesima censura e, al-
novazioni tecnologiche. Dovevano poi meno in teoria, necessitavano della
reclutare i compositori e ciò, a quan- licenza ecclesiastica da parte dell’In-
to pare, spesso avveniva tramite con- quisizione o di suoi delegati (da qui
versazioni orali o contatti con perso- deriva la dicitura «con licenza de’ Su-
nalità importanti [20]. Alcune stam- periori»): alcuni stampatori, per esem-
pe si rivolgevano al soddisfacimento pio, si preoccupavano di spiegare che
di piccole fasce di mercato, come ac- la presenza in testi madrigaleschi di
cadde con Girolamo Scotto e la can- parole come «amore» o «bellezza di-
zona villanesca alla napolitana, o con vina» non andava contro i principi
Claudio Merulo e le sue pubblicazio- della fede. Ma l’Inquisizione aveva a
ni di musica per tastiera nei tardi an- che fare con problemi piú importanti,
ni Sessanta del Cinquecento, oppure come il controllo delle opere degli
ancora con l’attenzione di Giacomo autori classici, dei testi scientifici e,
Vincenti verso i nuovi stili monodici ovviamente, del materiale che soste-
e verso i mottetti e i madrigali con- neva le tesi protestanti e le altre ere-
certati. Altre, specialmente in Ger- sie. In zone non cattoliche le pres-
mania (ma anche quelle di John Day sioni furono uguali e contrarie, ben-
a Londra), furono ideate quasi intera- ché in genere piú lassiste [21].
mente per soddisfare la domanda, ra-
pidamente crescente, di collezioni di
salmi e inni protestanti. Ma le piú gran- TECNOLOGIE DI STAMPA
di stamperie musicali dovevano anche
mantenere un campionario abbastan-
20] Il compositore mantovano Giovanni Gia-
za vasto e differenziato sia per genere como Gastoldi, per esempio, pare abbia solle-
(sacro e profano), sia per livello di abi- citato vari colleghi ad associarsi con la stampe-
lità (dal principiante al provetto), ol- ria di Ricciardo Amadino a Venezia. Cfr. i com-
menti nella mia recensione a D. Harrán, Sala-
tre a coltivare il proprio pubblico con mone Rossi: Jewish Musician in Renaissance Man-
manualetti di rudimenti di teoria e tua (Oxford, 1999), in «Journal of the Royal
pratica e con versioni semplificate de- Musical Association» CXXV (2000), pp. 299-
306.
gli “standard” del repertorio. Inoltre 21] Il compositore inglese William Byrd, ben
dovevano assicurarsi un’efficiente re- noto per la sua abiura, fu in grado di stampare
te di distribuzione nelle aree d’inte- mottetti con testi latini sfacciatamente “cattoli-
ci”, ma solo nel caso delle sue tre messe, tuttavia,
resse, agendo per mezzo delle fiere li- dovette ricorrere a sotterfugi (edizioni senza fron-
brarie (Francoforte ne è l’esempio pri- tespizio, data o indicazione dello stampatore).
l’editoria musicale tra cinque e seicento 145
Una delle ragioni della forte espan- essere piú semplici da creare per la
sione della musica a stampa nel se- non necessità delle note musicali, an-
condo quarto del Cinquecento fu la che se piú difficili da mettere insie-
tecnologia: in particolare, per la mu- me. Alcuni tipi di caratteri musica-
sica, l’adozione dei caratteri mobili li potevano avere multipli scopi a se-
di stampa a singola impressione. Il conda di dove venivano usati (una
triplo o doppio processo di Petruc- semiminima nel quarto spazio su un
ci o il metodo ligneo di Antico era- rigo di cinque linee poteva venire in-
no assai dispendiosi in termini di vertita nel primo spazio del rigo e,
tempo e abilità specialistiche (oltre naturalmente rappresentava una dif-
a dare adito a costosi errori). Nel- ferente altezza a seconda della chia-
l’impressione singola di musica a ve iniziale). Gli esemplari di tipo-
stampa, invece, le pagine musicali grafia erano assemblati a specchio
venivano assemblate in una sola vol- (da destra a sinistra) e uniti in una
ta, praticamente come si faceva per forma: la pagina veniva assicurata a
le pagine di testo ordinario. I carat- una solida cornice di metallo (la gri-
teri musicali venivano creati come glia) per mezzo di cornici interne in
avveniva per le fusioni dei caratteri legno regolabili (“furniture”) e cunei
letterari – i punzoni, per esempio, (“quoins”) o, in certi casi, da un mec-
erano prima tagliati e poi usati per canismo tramite dado ad alette.
impressionare serie di matrici (stam- La forma veniva inserita nella stam-
pi), attraverso le quali veniva colato patrice dalla quale si estraevano fo-
lo stesso carattere – benché il design gli per la correzione delle bozze, ri-
e il taglio di questi punzoni fosse piú portando poi ogni necessaria corre-
complesso. Il carattere musicale (“font”, zione nella forma corretta. Ulterio-
cioè la serie completa di caratteri re- ri correzioni potevano avvenire du-
lativi a un insieme di matrici) com- rante la stampa stessa (da qui il ter-
prendeva numerosi esemplari (ca- mine di “correzione stop-press”). Il
ratteri singoli) e ciascuno rappre- primo esempio noto di stampa mu-
sentava una nota (distinta per posi- sicale a singola impressione è un fo-
zione e valore ritmico sul rigo) col lio isolato stampato da John Rastell
suo completo segmento di rigo (in a Londra verso il 1523 o poco pri-
alcuni casi si usava un segmento par- ma, benché il processo fosse già sta-
ziale di rigo, dando adito al cosiddet - to adottato consistentemente da Pier-
to “nested-type” o “bonded-type”); re Attaingnant a Parigi nel 1528.
ne esistevano di ulteriori per le chia- Il numero di pagine stampate a par-
vi, le armature, i segni mensurali, le tire da una singola forma dipendeva
righe vuote ecc., oltre a quelli con- dal formato del libro: due per l’in fo-
venzionali per le lettere di testo. I ca- lio, quattro per l’in quarto, otto per
ratteri per le intavolature a singola l’in octavo ecc. Ciascun foglio passa-
impressione funzionavano con ana- va sotto la stampatrice due volte (sot-
loghi principi, benché tendessero a to due differenti forme), la prima per
146 tim carter
Fig.1:Primus liber cum quinque vocibus…Mottetti del frutto, Antonio Gardano, Venezia 1538; - Al
tus, p. 24 [tratto da Mary S.Antonio Lewis,Gardano, Venetian Music Printer 1538-1569: a Descripti-
ve Bibliography and Historical Study, vol.
I, Garland, New York - London 1988, figura 28- (l origi
nale conservato presso la British Library di Londra)]. Una delle pi antiche stampe
Antonio Gardano, ottimo esempio di tecnica a singola impressione. Si notino -le due let
pitali decorative provenienti da blocchi differenti.
il fronte e la seconda per il retro; que- portata da indicazioni (Ai, Aii, Bi,
sto foglio formava poi il fascicolo Bii ecc.), numeri di pagina e altri se-
(quattro pagine per il folio, otto per gni di sequenza in cima o a piè di pa-
il quarto, sedici per l’ottavo) che ve- gina. Posto che un lato del foglio con-
niva piegato e tagliato prima di met- teneva piú di una pagina a stampa
tere insieme il libro e rilegarlo se- (tranne nei casi di formato in folio
condo le preferenze: ciò avveniva sia massimo), ogni elemento tipografi-
presso lo stampatore sia, piú spesso, co importante della pagina non po-
presso il libraio. Per assicurarsi che teva essere usato altrove nella pagi-
le pagine andassero nel giusto senso na stessa né usato altrove sullo stes-
recto/verso dei fascicoli era necessa- so lato del foglio. Ciò è solitamente
ria una regolare successione presta- piú appariscente nel caso delle lette-
bilita sul fronte e sul retro del foglio re capitali decorative, spesso con bloc-
stampato; la seguente collazione (cioè chi di legno o fuse a parte [FIG.1].
la corretta impaginazione, il taglio e Si consideri, per esempio, un for-
la sequenza dei fascicoli) era sup- mato in quarto con un brano musi-
l’editoria musicale tra cinque e seicento 147
cale per pagina (eventualità norma- ne, anche se il frontespizio porta di-
le): il fronte del foglio (secondo una citure come «nuovamente ristampa-
regolare successione prestabilita) po- ta» ecc.: ogni seconda o successiva
teva contenere la prima, quarta, quin- edizione andava ricostruita da capo,
ta e ottava pagina del fascicolo. Se uno quindi si trattava – tipograficamen-
dei testi del brano iniziava con la stes- te e bibliograficamente – di qualco-
sa lettera di un altro, erano necessa- sa di diverso da ogni edizione prece-
rie due differenti lettere capitali deco- dente, anche se il tentativo di pre-
rative. Per evitare il vuoto visuale che servarne l’aspetto e l’impostazione
ne seguiva, gli stampatori (o i loro re- era stato fatto. L’unica eccezione è nel
dattori) potevano provare a evitare si- caso di “finte” ristampe, per esem-
mili duplicati; ciò, a volte, può spie- pio, dove pagine stampate in fronte-
gare le apparenti incoerenze nella suc- retro di un’edizione precedente era-
cessione dei brani in una data edizio- no collazionate con un nuovo fron-
ne (per esempio in base al modo). tespizio, come tentativo, da parte del-
Una volta che il numero di pagine lo stampatore o dell’editore, di svuo-
prestabilito veniva stampato dalla for- tare il vecchio magazzino o di dare
ma, da questa veniva pulito l’inchio- l’impressione che un determinato ti-
stro, quindi la si apriva e i caratteri tolo fosse piú richiesto di quanto in
venivano riposti nei loro contenito- realtà non lo era.
ri (raggruppati per tipologia). A se- Non si poteva neppure garantire
conda del numero di stampe di una che ogni singola (superstite) copia di
bottega, e anche del numero di ad- una singola edizione fosse identica:
detti ai lavori, le forme potevano es- ciò, benché sia un luogo comune, è
sere preparate in anticipo e i fogli con- errato [22]. Le interruzioni in fase di
divisi tra i tipografi e le presse (cioè stampa per le correzioni “stop press”
il fronte di un foglio poteva essere stimolavano, ma non necessitavano
stampato dalla “pressa 1” e il retro lo scarto delle pagine già stampate e,
dalla “pressa 2”, mentre la 1 si pre- prima che i fogli venissero messi in-
parava a stampare il fronte del foglio sieme, potevano non restare nell’or-
successivo). Alcuni elementi tipo- dine di stampa prestabilito. Spesso,
grafici (come apici, pedici e lettere ciascun foglio di una data edizione
capitali) potevano restare sulla forma esisteva in differenti stadi (“state”) di
mentre il resto veniva ricollocato per stampa (ogni correzione “stop press”
un altro foglio (da qui il termine “stan- dava inizio a un nuovo stadio), e i
ding type”). Ma le forme chiuse non diversi stadi venivano distribuiti va-
venivano conservate a lungo. Dun- riamente tra le copie sopravvissute.
que non esistono “ristampe” in sen- Il bibliografo piú coscienzioso do-
so stretto tramite singola impressio- vrebbe comparare ogni singola co-
22] Cfr. J. Milsom, Tallis, Byrd and the “Incorrected” sic Printed from Movable Type, in «Music & Letters»
Copy: Some Cautionary Notes for Editors of Early Mu- LXXVII (1996), pp. 348-367.
148 tim carter
ché non venivano usati solo come sere piú facili visto che la prima fun-
copie “d’archivio”. geva da modello, a patto che il cor-
All’apice (dagli anni Ottanta del po dei caratteri, l’impostazione e il
Cinquecento agli anni Venti del Sei- formato della carta fossero gli stessi.
cento), la produzione complessiva Ogni osservazione su una deter-
degli stampatori musicali italiani am- minata stampa ne invoca altre sulla
montava a oltre ottanta edizioni al- sua Stichvorlage (la fonte tipografa-
l’anno, unendo nuove stampe a se- ta). Gli Stichvorlagen manoscritti so-
conde o successive edizioni, ed edi- no in gran parte perduti, benché le
zioni monografiche ad antologie. La loro tracce si possano trovare nel pro-
velocità con cui una bottega di stam- dotto stampato, il cui contenuto e la
patore poteva operare dipendeva dal cui struttura erano largamente pre-
numero di torchi di cui disponeva determinati; attraverso queste trac-
(Gardano e Scotto a Venezia ne ave- ce si può tentare una ricostruzione
vano due, Susato ad Anversa ne ave- filologica delle fonti originali. Inol-
va uno), dal numero di operai e dal- tre, a parte i normali errori di stam-
la complessità dell’opera tipografica pa, ogni errore significativo o stra-
da fornire. I contratti comunemen- nezza in una stampa può facilmen-
te specificavano un certo numero di te essere stato causato da errori o pe-
stampe di un folio (probabilmente culiarità presenti negli Stichvorlagen
un fascicolo) al giorno (quindi 15 non identificati o non corretti dal
giorni per cinque libri-parte in quar- curatore o dal tipografo. Un caso spe-
to di lunghezza normale), anche se, cifico aiuta a chiarire la questione.
per esempio, a metà degli anni Ot- Nel 1638, lo stampatore veneziano
tanta del Cinquecento la stamperia Alessandro Vincenti pubblicò l’Ot-
di Gardano era in grado di produr- tavo libro dei madrigali di Claudio
re 30-40 edizioni all’anno, cosa che Monteverdi, i Madrigali guerrieri, et
pare una stima conservativa, benché amorosi. Il libro contiene il Combat-
basata su ragioni commerciali. timento di Tancredi e Clorinda, una
In effetti, una volta consolidati dei “cantata semi-drammatica” (appel-
livelli specialistici di competenza, pro- lativo che le do in attesa di un ter-
babilmente la preparazione di una mine migliore) che fu eseguita per la
pagina di musica divenne piú rapida prima volta a Venezia durante il Car-
di quella di una pagina di testo, per- nevale del 1624. Il Combattimento
ché vi erano meno caratteri e gene- si presenta sotto forma di parti stru-
ralmente una gran quantità di spazio mentali e vocali (distribuite in libri-
bianco. Al contrario, la musica ne- parte), ma anche sotto forma di par-
cessitava di piú tempo per la curate- titura (nel libro-parte destinato al
la in termini di progetto d’impagi- basso continuo). Ci sono piccole ma
nazione e di spaziatura delle righe significative differenze tra le parti e
(“casting off ”). Tuttavia, la seconda la partitura per quanto riguarda sia
edizione e le successive potevano es- le note sia il testo; tutto ciò, quindi,
152 tim carter
26] R.J. Agee, Filippo Strozzi and the Early terpoints on a Cantus Firmus, a c. di R.J. Agee,
Madrigal, in «Journal of the American Musico- A-R Editions, Madison 1997, pp. VI-IX. Il rife-
logical Society» XXXVIII (1985), pp. 227-237, rimento è al Liber quindecim missarum di An-
in particolare alle pp. 232-234; C. Festa, Coun- drea Antico, stampato nel 1516.
l’editoria musicale tra cinque e seicento 153
27] Cfr. R.J. Agee, The Venetian Privilege and lia costringeva a garanzie multiple di privilegio;
Venetian Music-Printing in the Sixteenth Cen- per il caso della Musica nova di Willaert (1559)
tury, in «Early Music History» III (1983), pp. 1- cfr. J.A. Owens, R.J. Agee, La stampa della “Mu-
42. Tuttavia i privilegi non vigevano oltre i confi- sica nova” di Willaert, in «Rivista Italiana di Mu-
ni dello stato che li promulgava, cosa che in Ita- sicologia» XXIV (1989), pp. 219-305.
154 tim carter
e i dilettanti che cercavano musica per 5 [Pietro Paolo Paciotto; 2ª ed. 1591],
i loro intrattenimenti privati. Quan- tutti legati in carta carton grosso et
do Monteverdi arrivò a San Marco saldo con la bergamina di sopra azu-
per prendere il posto di maestro di cap- ra come la mostra a lui datta con le
pella nel 1613, cercò d’ingrandire la sue cordele azure in ducati quaranta-
sua biblioteca: quatro [31].
Avendo il maestro di cappella della Queste messe erano destinate a ce-
chiesa nostra di Santo Marco raccor- lebrazioni feriali, mentre quelle fe-
dato che si trovano se non alcuni po- stive probabilmente già richiedeva-
chi libri da cantar la messa in capella no musica specificamente composta
a 4, 5 et 6 nelli giorni feriali tutto il dal maestro di cappella e dai suoi col-
tempo dell’anno come è l’ordinario leghi, in parte per sottolineare la na-
per brevità, et che saria bene per de- tura eccezionale dell’evento, in par-
coro della chiesa averne delli altri, per te perché simile musica di solito era
mutar et non cantar sempre l’istesse, destinata a circostanze specifiche. Il
considerando appresso che farne scri- prezzo elevato suggerisce che Mon-
ver a pena o sue compositioni o d’al- teverdi comprò piú copie [32], in
tri sarebbe di molta spesa, et che ri- modo da metterle a disposizione di
trovandosene di stampate in Roma da un coro abbastanza numeroso (è diffi-
diversi auttori famosi, giudicarebbe cile immaginare piú di tre cantori al-
esser meglio per ora pigliar sei libri di la volta che leggono da un singolo
queste messe a 4, 5, 6 et otto voci, il libro-parte in quarto; si confronti il
che da SS. Illustrissime et Eccellen- commento – fornito in precedenza –
tissime inteso et considerato, et fatto di Festa sul bisogno di un grande li-
portar alla loro presentia di questi li- bro corale). Altre istituzioni, tutta-
bri stampati, et trattato accordo con via, sicuramente compravano singo-
il Gardano libraro hanno concluso li set di libri-parte facendone poi del-
mercato del 2.° et 5.° libro delle mes- le copie manoscritte o prevedendo-
se del Palestina a 4, 5 et 6 [stampati ne la memorizzazione. In ogni caso,
per la prima rispettivamente nel 1567 la musica a stampa veniva spesso con-
e 1590], del primo libro a 4 di Fran- siderata come “materiale d’archivio”
cesco Soriano [?1609], delle messe a piú che come strumento di uso co-
6 et otto de Orlando Lasso [?1577-8], mune (con la medesima funzione
de Gerolamo Lambardi a 4 [1601], et che avevano i piú antichi libri ma-
del primo libro de Paulo Paisoti a 4 et noscritti).
33] Cfr. R. Schaal, Die Musikbibliothek von Rai- Library of Hans Heinrich Herwart, in «Annales mu-
mund Fugger d.J.: ein Beitrag zur Musiküberliefe- sicologiques» VII (1964-1977), pp. 67-79; D.C.
rung des 16. Jahrhunderts, in «Acta musicologica» Price, Patrons and Musicians of the English Renaissance,
XXIX (1957), pp. 1-137; H.C. Slim, The Music Cambridge University Press, Cambridge 1981.
158 tim carter
Fig. 3:John Dowland,The First Booke of Songs or Ayres of Foure Parts, with Tablature for the Lute, Peter Short, - Lon
don 1597, fol. A2r [ed. in facsimile English a c. Lute
di D.Songs, 1597-1632: a Collection of Facsimile Re-
Poulton,
prints,IV/14, Scolar Press, Menston 1968]. Qui viene adottato il formato table-book - comu
cazioni inglesiayres dell
di epoca. La pagina di fronte (fol. A1v; non riprodotta qui), - orienta
porta la parte di Cantus e l accompagnamento in intavolature per liuto. La stampa - fa
tro cantori possano sedersi attorno a tre lati di un tavolo. In alcuni casi -simili lib
zionale destinata alla viola da gamba (sul quarto lato del tavolo).
l’editoria musicale tra cinque e seicento 159
34] Cfr. M.S. Lewis, Antonio Gardano…, cit., so. Altri invece riportano il numero dei fogli sul
vol. I, p. 89. quale è calcolato il prezzo in base alla quantità
35] Alcuni dei cataloghi editi in O. Mischia- di carta.
ti, Indici, cataloghi e avvisi degli editori…, cit., 36] Cfr. T.W. Bridges, The Publishing of Ar-
contengono i prezzi, anche se non è sempre chia- cadelt’s First Book of Madrigals, Ph.D. diss., Har-
ro se si tratti di prezzi al dettaglio o all’ingros- vard University 1982.
160 tim carter
37] Cfr. G.B. Rossi, Organo de cantori per in- ginal Book (Cambridge, Fitzwilliam Museum,
tendere da se stesso ogni passo difficile che si trova Mus.32.G.29/Mu.MS.168).
nella musica, et anco per imparare contrapunto, 39] Treviso, Biblioteca Capitolare (Duomo),
Bartolomeo Magni, Venezia 1618; ed. facsimi- MS 29; cfr. B.J. Blackburn, Music for Treviso Cathed -
le, Forni, Bologna 1984, p. 9. Benché il tratta- ral in the Late Sixteenth Century: a Reconstruction
to sia stato pubblicato nel 1618, la maggior par- of the Lost Manuscripts 29 and 30, Royal Musi-
te del testo sembra essere stata scritta nel 1585. cal Association, London 1987. Il manoscritto in
38] Londra, British Library, Egerton 3665 principio creduto distrutto durante la seconda
(the “Tregian” Manuscript); New York, Public guerra mondiale, è stato riscoperto e discusso da
Library at Lincoln Center, Library and Mu- D. Bryant e M. Pozzobon in Musica, devozione,
seum of the Performing Arts, Drexel 4302 (the città: la Scuola di Santa Maria dei Battuti (e un
“Sambrooke” Manuscript). Francis Tregian fu suo manoscritto musicale) nella Treviso del Rina-
anche coinvolto nella copia del Fitzwilliam Vir- scimento, in «Memorie/Monografie» IV (1995).
l’editoria musicale tra cinque e seicento 161
dice contiene contrafacta di mottetti re- tanee; per contro le musiciste del Du-
datti da fonti a stampa adattati dallo ca Alfonso II d’Este potevano accu-
stesso Varisco per soddisfare i bisogni ratamente produrre e riprodurre un
del calendario liturgico trevigiano, in- testo musicale fisso, cosa che veniva
clusa la sostituzione di nuovi testi piú fatta a beneficio di ascoltatori che
appropriati. Varisco si serví di musica avevano la fortuna di accedere alle
dalle stampe di Gardano e Scotto risa- loro esecuzioni. Il culto emergente
lenti ai primi anni Quaranta (e ciò ri- per il virtuosismo e gli altri sviluppi
conferma la frequenza della musica “an- stilistici dell’ultimo quarto del Cin-
tica”). Ma il suo bisogno di una colle- quecento conducevano ai “nuovi”
zione di materiali localmente specifici linguaggi del periodo barocco – in
rivela un problema potenziale del com- particolare al bisogno di accompa-
mercio editoriale dell’epoca. La stam- gnamento strumentale per mezzo del
pa può aver incrementato una piú va- basso continuo – in effetti erano al-
sta ed efficace circolazione dei reperto- lineati ai consumatori cosí ben col-
ri, ma piú era vasto il mercato per il tivati dagli stampatori nelle decadi
quale venivano fatte le stampe, meno precedenti. Non solo questa musica
queste riuscivano a essere ben calibra- era difficile da stampare con le at-
te per le necessità di clienti particolari. tuali tecnologie, ma non poteva nep-
Il problema della riconciliazione tra do- pure venire eseguita bene se non da
manda e offerta fu uno dei fattori che gruppi con abilità particolari.
contribuirono al declino della stampa Ancora una volta non va sopravva-
musicale all’inizio del Seicento. lutato il fenomeno. Benché le colle-
zioni di madrigali o mottetti alta-
mente virtuosistici diventarono una
IL DECLINO DELLA STAMPA MUSICALE caratteristica del primo Seicento, gli
stampatori continuavano ancora a
Il «concerto di donne» ferrarese fu darsi da fare per i dilettanti con mu-
famoso per l’abilità nel cantare “sul sica semplice in formati tradizionali
libro” musiche dai complessi abbel- (la canzonetta a tre) o nuovi (le col-
limenti, cioè partendo da una nota- lezioni di poesie con un’intavolatura
zione anziché improvvisando. Ciò letterale per chitarra che offriva sem-
capovolgeva le usuali aspettative del plici armonizzazioni per melodie ben
valore dato alle improvvisazioni spon- conosciute) [40]. Il madrigale a cin-
40] Cfr. S. Leopold, Remigio Romano’s Col- ciens Pays-Bas à la fin du XVIe et au début du
lection of Lyrics for Music, in «Proceedings of the XVIIe siècle”, in H. Vanhulst, M. Haine (a c.
Royal Musical Association» CX (1983-1984), di), Musique et société: hommages à Robert Wan-
pp. 45-61; R. Miller, New Information on the germée, Université de Bruxelles, Bruxelles 1988,
Chronology of Venetian Monody: the “Raccolte” pp. 27-51; S.G. Lewis, Collecting ‘Italia’ Abroad:
of Remigio Romano, in «Music & Letters» LXX- Anthologies of Italian Madrigals in the Print
VII (1996), pp. 22-33. World of Northern Europe (Belgium, Germany,
41] Cfr. H. Vanhulst, “La diffusion des édi- Denmark), Ph.D. diss., Princeton University
tions de musique polyphonique dans les an- 2001.
162 tim carter
que voci (sia con testi originali in ita- non erano tali da promuovere la di-
liano sia con contrafacta spirituali) stribuzione a stampa e tendevano a
ebbe una forte diffusione nell’Euro- restare manoscritti. La conseguenza
pa del Nord anche nel Seicento [41]. per il commercio librario era chiara.
Ma intorno al 1628, il romano Vin- La piú importante caratteristica della
cenzo Giustiniani notò che: produzione degli stampatori musicali nel
primo Seicento, almeno in Italia, fu il for-
Nel presente corso dell’età nostra, la te spostamento dalla musica profana alla
musica non è in molto uso, in Roma sacra [43]. In parte ciò dipese dalle inizia-
non essendo esercitata da gentil uo- tive di standardizzazione promulgate dal
mini, nè si suole cantare a piú voci al Concilio di Trento e dalle sue propaggi-
libro, come per gl’anni a dietro, non ni, oltre che dai luoghi deputati alla mu-
ostante che sia grandissime occasioni sica nella Chiesa cattolica rinnovata. Tut-
d’unire e di trasmettere le conversa- tavia ciò rifletteva anche il fatto che i nuo-
zioni. È ben la musica ridotta in un’in- vi stili – per esempio a 1-3 voci e conti-
solita e quasi nuova perfezione, ve- nuo – erano ideali per piccole istituzioni
nendo esercitata da gran numero de’ che non potevano permettersi una cap-
buoni musici, che […] porgono col pella in piena regola. Qui, per esempio,
canto loro artificioso e soave molto di- gli stampatori musicali sembrano essere
letto a chi le sente [42]. stati abbastanza flessibili nel rispondere al-
le mutate condizioni di mercato. Tutta-
Giustiniani, come dilettante, riu- via, ad altre sollecitazioni era impossibile
sciva ad ottenere, entro il suo am- resistere. L’Italia soffrí una profonda crisi
biente, i risultati migliori, ma com- economica nei primi anni Venti del Sei-
positori e teorici professionisti, co- cento, per poi essere colpita dalla peste;
me Domenico Mazzocchi, Giovan- l’Europa del Nord fu scossa dalla guerra
ni Battista Doni e Severo Bonini per- dei Trent’Anni (1618-1638) e l’Inghil-
cepirono il mutamento come una terra soccombette alla Guerra Civile. È
minaccia. I generi nuovi, come la chiaro che la prima “epoca d’oro” della
cantata e anche l’opera “pubblica” stampa musicale era finita.
42] V. Giustiniani, “Discorso sopra la musi- 43] Cfr. T. Carter, Music Publishing in Italy,
ca”, in A. Solerti, Le origini del melodramma, c1580-c1625: Some Preliminary Observations,
Torino 1903, rist. Olms, Hildesheim 1969, pp. in «Royal Musical Association Research Chro-
103-128: 121. nicle» XX (1986-1987), pp. 19-37.
La musica nei trattati italiani tra Cinque e Seicento
di Piero Gargiulo
1] Sui ben noti motivi che indussero Galilei Napoli. Gli incipit di tre brani furono poi tra-
a non trascrivere gli originali (il timore di non scritti e pubblicati, sempre con testo e notazio-
riuscirvi o, piú plausibilmente, la coerenza di ne originali, in E. Bottrigari, Il melone, Vitto-
asserire la superiorità della musica antica – e rio Baldini, Ferrara 1602, pp. 10-11.
dunque non trascritta – su quella moderna) cfr. 2] Si pensi in particolare all’Harmonia musico-
C. Del Grande, sub voce “Grecia”, in Diziona- rum instrumentorum (1518) di Franchino Gaffu-
rio Universale della Musica e dei Musicisti, UTET, rio, al Thoscanello (1523) di Pietro Aaron, alla Mu-
Torino 1983, Il lessico, vol. II, p. 412. I codici sica theorica (1529) di Ludovico Fogliano, in cui è
sono il Napoletano III c 4 e il Veneto VI 10, lecito attestare un’esemplare simbiosi tra rilievo con-
conser vati presso la Biblioteca Nazionale di tenutistico e apparato iconografico a corredo.
164 piero gargiulo
3] Lo rivela, nel trattato, l’interessante sequenza descrizione e spiegazione dei vari ambiti moda-
di esempi dedicati ai «tuoni in canto figurato», li e ai «bellissimi secreti» che ne prescrivono il
in perfetta alternanza col testo di presentazione, corretto impiego in sede esecutiva.
166 piero gargiulo
1595) risaltano diverse tipologie di re quasi “ritirarsi” per far posto alle
impiego e di realizzazione grafica de- figure [FIG.5]– e ai «varii segni» di mi-
gli esempi musicali. Per esempio, co- sura, ove ben 40 sono i simboli rit-
stante e sistematico è il ricorrervi nel mici intercalati alla trattazione, espo-
Ragionamento di Ponzio: su una con- sta in questa circostanza in poco piú
sistenza di 161 pagine, soltanto 30 di 35 righe di testo [FIG.6].
restano escluse dall’alternanza testo- Altrove è invece il formato della pa-
musica. Immediato è il grado di chia- gina – insieme alla spaziatura piú ario-
rezza e soddisfacente la resa tipografica, sa tra le righe di testo – ad agevolare
come si evidenzia in piú luoghi, sia una lettura chiara e inequivoca, ar-
quando l’esempio è riferito a signifi- ricchita dal supporto di esempi che
cativi estratti di repertorio [FIG.2], sia non affollano il dettato teorico, ma
quando accompagna didatticamen- ne diventano parte essenziale, anche
te l’esposizione dei precetti [FIG.3]. con evidente attenzione all’aspetto
Talora, l’esempio si presenta come estetico. È il caso dei Sopplimenti di
omaggio a raffigurazioni emblema- Zarlino e di alcune celebri “Tavole”
tiche (in qualche modo già apparse in essi contenute, come quella rela-
nella trattatistica anteriore): è il ca- tiva al celebre «Polychordo», minu-
so del grafico matematico delle pro- tamente descritto nel capitolo XXXVII
porzioni [FIG.4]ispirato certamente e riprodotto con rara eleganza, per
a Fogliano [4]. una raffinata testimonianza di tecni-
Piú frequentemente alternato al te- ca e arte dell’impaginazione [FIG.7].
sto, ma con pagine integralmente de- Non sempre, tuttavia, alle impe-
dicate all’esemplificazione, è il corre- gnative intenzioni di stampatore e/o
do musicale del Compendio di Tigri- autore corrisponde un’altrettanto effi-
ni, che presenta, ad ulteriore benefi- cace resa di chiarezza e di funziona-
cio di chiarezza concettuale, i cano- lità. È il caso della «prima parte» del-
nici margini didascalici dedicati alle la Prattica di Zacconi, in cui sicure
citazioni delle fonti di studio e a cer- esigenze di risparmio – mirato a evi-
ti specifici richiami, sempre proposti tare un eccessivo dispendio di carta –
nella forma abbreviata [5]. Tra gli esem- devono aver condizionato la scelta
pi forse piú efficaci di visualizzazione del carattere tipografico: in 219 pa-
didattica e di estrema perizia nella ge- gine di testo, diviso in 4 «libri» e 78
stione dello spazio tipografico, si se- «capitoli», il volume assembla capi-
gnalano i capitoli dedicati rispettiva- toli e argomenti meritevoli di una
mente alle legature – ove il testo pa- consistenza almeno doppia, quanto
ad utilizzo di spazio. Si guardi in par-
4] Cfr. L. Fogliano, Musica theorica, G.A. Ni-
ticolare l’impiego del corsivo come
colini, Venezia 1529, pp. V e X-XI. carattere prescelto in pagine che as-
5] Ad utile e immediato prontuario di con- sommano in media una sessantina
sultazione, l’autore scioglie, nell’«Ai lettori» in-
troduttivo, le sigle e le abbreviazioni poi utiliz-
di righe (cinquanta, ove si riscontra
zate nel testo. l’alternanza agli esempi musicali) e
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 167
6] Anche nel Transilvano di Diruta si segna- 7] Puntuale chiarezza offrono anche gli
la l’utilizzo del carattere corsivo, qui tuttavia as- esempi musicali della Scala di musica di Sca-
sai meno denso, in virtú della stampa su gran- letta, di cui è nota la fortunatissima sequen-
de formato e dunque meno condizionante ai za di «impressioni» e «reimpressioni» fino al
fini di un’agevole lettura. 1698.
174 piero gargiulo
cinque righi. A fronte di tale non esem- Adriano Banchieri, Conclusioni nel suo-
plare resa grafica [FIG.10]la chiarezza no dell’organo, Eredi di Giovanni Ros-
del testo che confina l’utilizzo del cor- si, Bologna 1609.
sivo ai titoli dei capitoli e alle dida- Pietro Cerone, Le regole piú necessarie
scalie di certi esempi, oltre che al «text per l’introduttione del canto fermo, Gio-
underlaying» dei brani riprodotti in- vanni Battista Gargano e Lucretio Nuc-
tegralmente [FIG.11]trova quasi co- ci, Napoli 1609.
stante conferma [FIG.12], e si estende Antonio Brunelli, Regole et dichiara-
ad altra tipologia di raffigurazioni: si tioni, Cristofano Marescotti, Firenze
guardino, rispettivamente, lo schema 1610.
degli esacordi guidoniani [FIG.13], il Agostino Pisa, Breve dichiaratione del-
prospetto dei «tuoni», [FIG.14]l’inta- la battuta musicale, Bartolomeo Zan-
volatura liutistica di un brano vocale netti, Roma 1611.
[FIG.15], riprodotta ad arte sotto la Agostino Pisa, Battuta della musica,
versione polifonica. Bartolomeo Zannetti, Roma 1611.
Connotazione sempre piú tipica Pietro Cerone, El Melopeo y Maestro,
del primo Seicento, l’usura dei ca- Giovanni Battista Gargano e Lucretio
ratteri tipografici non risparmia la Nucci, Napoli 1613.
sequenza dei trattati editi nel de- Adriano Banchieri, Cartella musicale,
cennio 1605-1615, quasi tutti acco- Giacomo Vincenti, Venezia 1614.
munati dalla maggiore propensione Stefano Bernardi, Porta musicale, An-
a valorizzare il contenuto e dalla qua- gelo Tamo, Venezia 1615.
si obbligata esigenza di non riserva-
re eccessiva cura al prodotto tipo- La riproduzione grafica subisce un
grafico, pur coinvolgendo nuove netto calo di livello in quasi tutti i
stamperie (a Venezia, Bologna, Fi- trattati inseriti in elenco, come è le-
renze, Siena, Roma, Napoli), come cito riscontrare anche attraverso una
si evince da questo secondo prospetto: limitata serie di esempi.
Nelle Regole utilissime di Brunelli
Adriano Banchieri, L’organo suonari- risaltano negativamente il carattere
no, Giacomo Vincenti, Venezia 1605. piccolo del testo e certa sproporzio-
Antonio Brunelli, Regole utilissime, ne tra esempi didattici e porzioni di
Volcmar Timan, Firenze 1606. testo ad essi correlate.
Agostino Agazzari, Del sonare sopra ’l Appena un po’ piú equilibrato è
basso con tutti li stromenti, Domenico il rapporto di dimensione e di mi-
Falcini, Siena 1607. sura tra pagina scritta e pagina mu-
Francesco Bianciardi, Breve regola per sicale nelle Regole et dichiarationi
imparar’ a sonar sopra il basso con ogni dello stesso autore, in cui, pur con
sorte d’istrumento, s.e., Siena 1607. note impresse in corpo talora ec-
Scipione Cerreto, Dell’Arbore musica- cessivamente dilatato, lo stampato-
le, Giovanni Battista Sottile, Napoli re Cristofano Marescotti sperimen-
1608. ta la riproduzione di alcuni esempi
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 177
Della prattica musica, Giovanni Giacomo Carlino, Napoli 1601, pp. 252-
Fig.10: Scipione Cerreto,
253; si noti, in particolare, il maldestro incolonnamento verticale delle note.
Della prattica musica, Giovanni Giacomo Carlino, Napoli 1601, pp. 304-
Fig.11:Scipione Cerreto,
178 piero gargiulo
Fig. Del sonare sopra ’l basso con tutti li stromenti, Domenico Falcini, Siena
17:Agostino Agazzari, p. 5.
1607,
Fig. Del sonare sopra ’l basso con tutti li stromenti, Domenico Falcini, Siena
18:Agostino Agazzari, p. 7.
1607,
tal punto che, a mio avviso, appare stica, sia piú semplicemente cono-
davvero difficile individuare, nei 30 scitiva.
titoli raggruppati nei due prospetti, La memoria del segno, ovvero il pa-
quel trattato che ancora oggi non trimonio di fonti e di modelli im-
possa definirsi essenziale ai fini del- prescindibili di studio e di apprendi-
la cultura bibliologica, sia speciali- mento, non si era poi del tutto dis-
186 piero gargiulo
Breve regola per imparar’ a sonar sopra il basso con ogni sorte d’istru-
Fig.19:Francesco Bianciardi,
mento, s.e., Siena 1607; dettaglio del frontespizio.
9] Cfr. le ipotesi di Marcello Castellani nel- certezza attributiva Castellani sottolinea co-
l’edizione anastatica del trattato (SPES, Firenze munque come sia “fuori discussione la sua ap-
1978, p. 5), in cui il curatore individuerebbe nel partenenza all’area culturale nord-italiana, so-
«nome accademico» di Virgiliano almeno due prattutto in virtú del particolare interesse per gli
possibili autori, «entrambi con il nome di bat- strumenti a fiato, escludendo però il Veneto, do-
tesimo Aurelio: il bresciano Aurelio Averoldi ed ve non si sarebbe fatto uso dei termini traversa
il bolognese Aurelio Monelli». Nell’attuale in- e dolciana preferendo quelli di fiffaro e fagotto.
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 187
di Franco Pavan
2] P. Fabbri, Politica editoriale e musica stru- 3] Supplica pubblicata anche da H. Mayer Brown,
mentale in Italia dal Cinque al Settecento, in «Re- Instrumental Music…, cit., pp. 11-12, [1505]1.
cercare» III (1991), pp. 203-216: 204. 4] Cfr. Ivi , p. 12, 15071.
le intavolature 195
8] 15113, 15121, 151?1. luth seul et accompagnements pour luth d’oeuvres vocales,
9] Paris, Bibliothèque Nationale, MS Rés. Vmd 27, Minkoff, Genève 1981.
proveniente dalla collezione di Geneviève Thibault-de 10] Cfr. D. Fabris, Le prime intavolature italiane per
Chambure. Cfr. Ch. Meyer, op. cit., 1. France, pp. 113- liuto, in corso di stampa. Ringrazio vivamente l’ami-
116. Il manoscritto è stato pubblicato in facsimile con co e collega per avermi permesso la consultazione del
il titolo Tablature de luth italienne. Cent dix pièces pour suo lavoro.
le intavolature 197
14] In ragione del numero delle carte che so Castiglione. Questo se si considera che dal 31
compongono il volume, i libri stampati do- maggio 1535 (data dei patti) alla conclusione
vrebbero essere 2.500, un numero piuttosto con- della stampa (1° maggio dell’anno seguente) era-
sistente rispetto ad altre opere delle quali cono- no trascorsi ben undici mesi». Per l’Arte de tañer
sciamo la consistenza della tiratura. fantasia di Santa Maria passarono fra i sedici e i
15] Si vedano l’articolo citato di K.M. Ste- diciassette mesi prima che l’opera fosse comple-
vens, passim, e soprattutto il saggio di J. Griffiths, tata; per le Obras di Cabezón addirittura 26 me-
W.E. Hultberg, “Santa Maria and the Printing si. Meglio andò all’Orphenica Lyra di Fuenllana,
of Instrumental Music in Sixteenth-Century stampato in sei mesi, mentre El Parnasso di Da-
Spain”, in M.F. Cidrais Rodrigues, M. Morais, za fu edito in soli tre mesi. Va rilevato che il con-
R. Veiera Nery (a c. di), Livro de Homenagem a tratto tra Castiglione e Girolamo Torchio per la
Macario Santiago Kastner, Fundaçao Gulbenkian, stampa del Breviarium Humiliatorum (ASM, Fon-
Lisbon 1992, pp. 347-360. do Notarile, cart. 11798, 2 aprile 1545) preve-
16] Sui correttori di stampa in tipografia si ve- deva la pubblicazione di 1.000 copie nel lasso di
da l’illuminante studio di J. Griffiths, W.E. Hult- otto mesi. Ma il 3 gennaio 1547, nonostante il
berg, “Santa Maria and the Printing…, cit. So- lavoro non fosse terminato, Castiglione stilò un
no in disaccordo con A. Ganda, op. cit., p. 308, contratto con Matteo Besozzo per stampare 500
che afferma: «è probabile che questa edizione sia copie del Messale Ambrosiano (ASM, Fondo No-
stata preceduta da un’altra stampata dallo stes- tarile, cart. 8679).
le intavolature 199
17] ASM, Fondo Notarile, cart. 8321. Si os- sione di ricavo era di almeno 25 lire per ogni
servi che Werrecore era figlio di Eligio e viveva volume stampato, da dividere in parti uguali fra
nella parrocchia di San Protaso ad monacos in D’Adda, Borrono e Werrecore.
porta Cumana. Si trasferí il 14 settembre 1542 18] ASM , Fondo Notarile, cart. 8326, e A.
nella parrocchia di San Tommaso in Terrama- Ganda, op. cit., pp. 321-323.
ra, dove poi divenne parroco Nicola Vicentino. 19] La stampa veneziana è segnalata come
Si veda A. Ganda, op. cit., pp. 304-305, 319- 15482, quella milanese come 15483. Di que-
320. Werrecore si doveva occupare della stam- st’ultima cfr. il facsimile: Francesco da Mila-
pa di Cantus e Moteta, raccogliendo le opere e no, P.P. Borrono, Intavolatura di Lauto, intro-
consegnandole a Rainaldo d’Adda. Anche que- duzione di F. Pavan, Arnaldo Forni Editore,
sto contratto aveva durata decennale e la previ- Sala Bolognese 2002.
200 franco pavan
21] Testo pubblicato in A. Schmid, Ottavia- talltypen, ed. fotostatica Grüner, Amsterdam
no dei Petrucci da Fossombrone, der erste Erfin- 1968 dell’edizione apparsa per la prima volta a
der der Musiknotendruckes mit beweglichen Me- Vienna nel 1845, pp. 121-122.
202 franco pavan
partire dal 1546, di edizioni di inta- della tecnica a caratteri mobili in-
volature presso le botteghe venezia- trodotta già da Attaingnant a Parigi
ne [22]. nel 1529 e ripresa a Napoli da Sultz-
Se prendiamo in considerazione il bach nel 1536, che permetteva una
periodo 1539-1569 notiamo che An- maggiore velocità di esecuzione. So-
tonio Gardano pubblicò 41 titoli ap- vente però Gardano e Scotto plagia-
partenenti al repertorio della musi- rono senza scrupoli stampe prove-
ca strumentale e Girolamo Scotto nienti da altri domini italiani. La no-
25, pur circoscritti agli anni 1546- tevole quantità di sillogi prodotte
49 e 1560-69. Di questi volumi 21 nella città della laguna a partire dal
furono quelli contenenti intavolatu- 1536 e soprattutto dal 1546 cela in-
ra per liuto pubblicati da Gardano e fatti in modo anche fin troppo evi-
ben 22 quelli stampati da Scotto: cir- dente una scarsa affidabilità testua-
ca la metà della produzione per Gar- le, una rapidità di esecuzione a vol-
dano, la quasi totalità per Scotto [23]. te sospetta, un repertorio che appa-
Nel corso del solo 1546 apparvero re sovente copiato senza troppa cu-
ben 17 intavolature per liuto nella ra da altre edizioni. È il caso, come
sola città della laguna. La fioritura abbiamo visto, del libro pubblicato
del 1546 fu dovuta senz’altro al de- da Marcolini nel 1536 contenente
cadimento del privilegio di Marco- musiche di Francesco da Milano, dei
lini. Antonio Gardano e Girolamo volumi comparsi nel 1547 copiati
Scotto invasero il mercato avviando direttamente da una stampa dori-
collane che raccoglievano le compo- ciana curata da Perino Fiorentino e
sizioni dei liutisti piú rappresentati- apparsa a Roma nel 1546 [24], di
vi del periodo, favoriti dall’utilizzo un’intavolatura comparsa nel 1546
22] Si veda ad esempio il passo emblematico di 1988, 1997; R.J. Agee, The Gardano Music Prin-
Franco Rossi: «I dieci anni che separano il 1536 ting Firms, University of Rochester Press, Ro-
dall’esplosione editoriale del 1546 (ben diciasset- chester 1998; J.A. Bernstein, Music Printing in
te edizioni nella sola Venezia!) trascorrono mono- Renaissance Venice. The Scotto Press (1539-1572),
toni: il liuto sembra essere ritornato ai tempi pre- Oxford University Press, New York 1998.
cedenti l’intavolatura» pubblicato in Il liuto a Ve- 24] Per questa importante stampa cfr. M. Caf-
nezia dal rinascimento al barocco, Arsenale, Vene- fagni, F. Pavan (a c. di), Perino Fiorentino. Opere per
zia 1983, p. 39. Nella prefazione al volume di Fran- liuto, Ut Orpheus, Bologna 1996, pp. V-VI, e R.K.
cesco da Milano pubblicato dal Marcolini, que- Falkenstein, The Lute Works of Pierino degli Orga-
st’ultimo promette un secondo volume contenente ni, M.A. Thesis, University of New York at Buffa-
musica per liuto, mai stampato o non pervenuto- lo 1987, pp. 22-28. Si noti che la stampa, ora con-
ci, con «non solo i fiori del Milanese, del Manto- servata a Cracovia, Biblioteca Jagellona, dopo la
vano, e dell’Aquilano; ma ciò che di buono hà scomparsa nel corso della seconda guerra mondia-
composto ciascuno altro famoso in tale professio- le dalla Staatsbibliothek di Berlino è catalogata co-
ne». me 15661 a causa di un errore di stampa presente
23] Gli studi imprescindibili su Gardano e nel frontespizio. La data certa di pubblicazione è
Scotto sono: M.S. Lewis, Antonio Gardano, Ve- 1546. Sulla stampa, studiata grazie al frammento
netian Music Printer, 1538-1569. A Descriptive di Charleville, ha scritto anche S. Cusik, Valerio
Bibliography and Historical Study, 1. 1538-1549, Dorico, Music Printer in Sixteenth Century Rome,
2. 1550-1559, Garland, New York - London UMI, Ann Arbor 1981, pp. 30-31.
le intavolature 203
27] 159911. La dedica firmata da Terzi riporta le esempio di un primo tentativo di incisione
la data del 10 novembre 1598. su rame. Credo piú plausibile l’utilizzo del le-
28] La stampa antigrafo dell’edizione di Mar- gno. Si veda la nota 11 per le indicazioni bi-
colini del 1536 è sovente citata come possibi- bliografiche.
le intavolature 205
29] Gli Indici sono consultabili in O. Mi- Reprint, Genève, 1982. La stampa di Celido-
schiati, Indici, Cataloghi e Avvisi degli editori…, nio, contenente esclusivamente madrigali inta-
cit. volati di Rore, è andata persa ma si può co-
30] In Indice delli libri di musica che si trova- munque leggere in intavolatura tedesca per liu-
no nelle Stampe di Angelo Gardano, In Venetia, to nel ms. Donaueschingen, Fürstlich Fürsten-
1591. Cfr. O. Mischiati, op. cit., p. 92. bergische Hofbibliothek, MS G I 4 (3 voll.), da-
31] Ibidem. tabile 1580-90 (ignorato dal RISM B VII). È pro-
32] Di Giulio Cesare Barbetta furono stam- babile che i brani contenuti nel ms. Modena,
pati a Venezia tre volumi, di cui due di brani Biblioteca Estense, MS Mus. C 311 attribuiti a
per solo liuto e uno di canzonette con l’intavo- Ippolito Tromboncino fossero inclusi nella stam-
latura per il liuto. Per i primi due cfr. 15692 e pa andata persa. Si tratta infatti di sei canzo-
15851. Per Abondante cfr. 15461, 15481, 15631, nette da “cantar in liuto”, come vengono indi-
[158?]1, 15871; ed. in facs. dei primi due e del- cate anche le composizioni contenute nella stam-
l’ultimo effettuata in un volume da Minkoff, pa nell’Indice di Gardano. Sul MS Mus. C 311
Genève 1982. Per Gorzanis cfr. 15612, [1562]2, cfr. RISM B VII, pp. 212-213.
15628, 15644, 15652, 156?3, 15701, 15791. Ed. 34] Per le biografie dei liutisti citati rimando
facs. dei volumi del 1561, 1563, 1564 effettuata ai repertori musicali. Su Domenico Bianchini
in un volume da Minkoff, Genève 1982. cfr. anche A.J. Ness, “Domenico Bianchini: So-
33] Per Bianchini cfr. 15465 e le ristampe me Recent Findings”, in Le Luth et sa Musique
15542 e 15632. Ed in facs. Di 15542 Minkoff II, CNRS, Paris 1984, pp. 97-111.
206 franco pavan
no continuate sino agli anni Ottan- Milano lib. Primo, &/Secondo»; due
ta, e il gusto musicale-strumentale libri venduti al prezzo di una lira.
era sí mutato, ma non da provocare Non è facile riuscire a intuire a qua-
delle fratture con quello diffuso nel- li volumi della bibliografia del Mi-
la prima metà del Cinquecento. Una lanese l’Indice di Vincenti faccia ri-
condizione che si altererà presto ma ferimento. Un Libro Primo e un Li-
che, come vedremo, non sembrò bro Secondo contenenti composizio-
coinvolgere le opere del Milanese. ni di Francesco furono stampati per
Nel 1591 comparve anche il cata- la prima volta da Antonio Gardano
logo di Giacomo Vincenti [ 35]. Il nel 1546. Lo stesso editore ne curò
suo Indice si differenziava per la se- la ristampa rispettivamente nel 1556
zione delle intavolature da quello del e nel 1561. A sua volta Girolamo
rivale sia per il contenuto che per le Scotto ne preparò un’edizione del
indicazioni fornite. I titoli delle ope- tutto simile nel 1563, con l’aggiun-
re sono presentati con maggiore pre- ta di alcuni brani nel Libro Primo.
cisione e viene segnalato anche il L’indicazione di Vincenti potrebbe
prezzo al quale esse venivano ven- dunque far riferimento a ciascuna
dute. I volumi meno costosi erano delle tre coppie: a noi purtroppo non
quelli contenenti canzonette da ese- è dato sapere a quale [ 38]. Il volume
guire accompagnate dal liuto. Fra di piú pregiato posseduto da Vincenti
essi i lavori di Ruggero Giovannelli, era però il monumentale Fronimo di
Cornelio Antonelli, Giacomo Gor- Vincenzo Galilei. Costo: tre lire e
zanis, Gasparo Fiorino, Gabriel Fal- dieci soldi [39].
lamero. L’acquirente poteva acqui- Le opere poste in vendita da Vin-
starli con dieci o quindici soldi a li- centi erano state stampate negli an-
bro [36]. Quindici soldi erano suffi- ni Settanta e Ottanta del secolo, con
cienti anche per collezionare il Set- l’eccezione di quelle di Francesco. Il
timo Libro di Abondante, non piú Milanese è l’autore piú “antico” rap-
rintracciabile oggi nelle biblioteche presentato nell’Indice.
[37]. L’indicazione relativa a France- Nel 1596 fu Scotto a pubblicare un
sco da Milano recita: «Francesco da catalogo di opere da esso edite [40].
Vi ritroviamo ancora i volumi di can- entrambi nel 1599 [43]. L’editore fio-
zonette di Gorzanis e Antonelli, va- rentino mantenne però nel proprio
lutati otto soldi ciascuno; la Nobiltà catalogo anche opere di autori di una
di Roma di Gasparo Fiorino, dodici generazione precedente, come Gia-
soldi il valore dell’opera; cosí come como Gorzanis, Giulio Abondante,
quindici soldi era valutata la silloge Celidonio, Cornelio Antonelli [44].
di Fallamero. Di Francesco da Mila- Ma nella Junctarum Bibliotheca tro-
no sono elencati ancora il Libro Pri- varono posto anche autori piú anti-
mo e il Libro Secondo, in vendita a se- chi. Forse Pietro Paolo Borrono (In-
dici soldi. Penso che l’identificazio- tavolatura di Liuto del Borromei ), si-
ne dei volumi vada effettuata con gli curamente Giovanni Paolo Paladino
unici due lavori editi da Scotto de- e Melchiorre de Barberiis, liutisti che
dicati a Francesco recanti l’indica- si erano fatti conoscere pubblicando
zione Libro Primo e Libro Secondo, negli anni Quaranta [45]. Fra di es-
che videro la luce nel 1563 [41]. An- si anche Francesco da Milano, se-
che nel catalogo di Scotto spiccava la gnalato qui come autore dei «libri
presenza del Fronimo di Galilei, che 2.3.». Abbiamo già visto quali sono
proprio l’officina dell’editore di ori- i volumi segnalati come Libro Se-
gine monzese aveva immesso sul mer- condo nella bibliografia del liutista
cato librario nel 1584 nella sua ver- milanese [46]. Le sillogi recanti in-
sione definitiva. E ancora una volta vece la dicitura Libro Terzo sono tut-
Francesco da Milano era l’autore piú te condivise con Perino Fiorentino.
anziano posto in vendita. La prima fu pubblicata da Antonio
Il successivo catalogo in cui com- Gardano nel 1547 e ristampata dal-
parvero opere del Milanese fu quel- lo stesso nel 1562. Nel 1563 il me-
lo della famiglia Giunta, pubblicato desimo volume venne pubblicato da
nel 1604 [42]. Vi troviamo inserite Girolamo Scotto, che completava
le novità dell’editoria veneziana, rap- cosí la sua collana dedicata a Fran-
presentate dal Libro Primo di Simo- cesco aperta quello stesso anno e pla-
ne Molinaro e dal Libro Secondo di giata dai volumi di Gardano [47].
Giovanni Antonio Terzi, comparsi Non sappiamo a quale di questi tre
41] Cfr. nota 60. 15462, 15463 e 15464; per Paladino l’indicazio-
42] Catalogus Librorum Qui in Iunctarum Bi- ne è «Intavolatura di Liuto del Paladino»: può trat-
bliotheca Philippi Haeredum Florentiae prostant, tarsi di 154?5, [15537], 15603. Ed. moderna del-
Florentiae, 1604. Cfr. O. Mischiati, op. cit., p. le opere di Paladino a c. di M. Renault, J.-M. Vac-
132. caro, Oeuvres de Jean-Paul Paladin, CNRS, Paris
43] Su Molinaro cfr. 15997. Ed. facs. SPES, 1986.
Firenze 1978. Il libro di Terzi è elencato come 46] Cfr. nota 60.
159911. Ed. facs. SPES, Firenze 1981. 47] I volumi sono elencati come 15472, 15621,
44] Di Gorzanis sono elencati i libri 1.2.3. 15636, una edizione romana del Terzo Libro fu
corrispondenti a 15611, 15652=15638, 15644. preparata dai fratelli Dorico, denominata Libro
45] Di Melchiorre de Barberiis sono elencati i Primo, nel 1546: cfr. 15661: come specificato
libri 4.5.6. corrispondenti probabilmente con in altre pagine del presente scritto, la stampa va
208 franco pavan
48] Pubblicato a cura di Giacomo Antonio Music…, cit., ma può essere identificato con le
Pfender. CANZONETTE/A TRE VOCI/ DI ALESSAN-
49] Indice di tutte le opere di musica Che si tro- DRO OROLOGIO/ INTAVOLATE PER SO-
vano nella Stampa della Pigna di Alessandro Vin- NAR DI LIUTO/ & nuovamente Stampate./ IN
centi, in Venetia, 1621, cfr. O. Mischiati, op. VENETIA,/ Appresso Giacomo Vincenti. M.D.XC-
cit., pp. 150-151. VI., descritto da F. Rossi, Il liuto a Venezia…, cit.,
50] Il volume di Marenzio, segnalato da Vin- p. 95. Per Giancarli cfr. RISM A/I/3, G 1836, e ivi,
centi come «Canzonette Marenzio per il liuto» è p. 100. La collezione del capo dei concerti della
descritto da Josquim de Vasconcellos, Primeira Serenissima, descritto «[canzonette] del Bassano
parte do index da Livraria de musica do Rey Dom con passaggi per liuto, & concertati/ con la vio-
Joao IV, 1873, numero 849, come «Villanelle a la, & con l’istromento da pena», va identificato
3, para tanger no Laude». Oggi la raccolta è per- con la silloge segnalata nel volume RISM A/I/1,
sa: cfr. [159?]3. Per l’indicazione «[canzonette] 1971, con la sigla B 1235, datata 1602.
del Ferrari per liuto», propongo l’identificazione 51] Cfr. RISM A/I/5, 1975, sigle M 2220 (=M
con Alfonso Ferrari, Canzonette a tre voci con l’in- 2221), M 2222, M 2223, M 2224. Ed. Facs. di
tavolatura per sonar di liuto libro secondo, G. Vin- tutti i volumi SPES, Firenze 1979.
centi, Venezia 1600; cfr. RISM A/I/3 Einzeldrucke 52] Cfr. 15871, e le note 60 e 69.
vor 1800, Bärenreiter, Kassel Basel Tours Lon- 53] Le pagine dedicate alle intavolature con-
don 1972, F 264. Il volume di Alessandro Oro- tenute in questi indici sono consultabili in O.
logio è ignorato da H. Mayer Brown, Instrumental Mischiati, op. cit., pp. 183 e 209.
le intavolature 209
te è l’inserimento del solo Libro Se- trich Kämper [55]. I volumi che avevano
condo di Francesco nei tre Indici suc- avuto maggior successo, come quello di
cessivi di Vincenti del 1649, 1658 e Bernardino Lupacchino (pubblicato per
1662 [53]. Questi ultimi rimango- la prima volta nel 1559 e riedito nel cor-
no sostanzialmente simili a quello so del secolo altre otto volte) [56] o quel-
del 1621, mantenendo il reparto de- lo di Pietro Vinci (prima edizione 1560)
dicato alle canzonette tardo cinque- [57] compaiono ancora insieme ad altre
centesche e aggiungendo pochi nuo- collezioni nell’Indice di Vincenti del 1662
vi autori, fra i quali Bernardo Gia- [58]. Intendimenti didattici aveva in quel
noncelli. Di quest’ultimo era stato periodo anche la pubblicazione dei ma-
stampato un volume postumo nel drigali di Arcadelt, raccolti in partiture
1650 [54]. adatte a facilitarne lo studio [59]. È inte-
Non è facile riuscire a capire per ressante notare che il Secondo Librodi Fran-
quale motivo i volumi di Abondan- cesco da Milano contiene, oltre a sette fan-
te e di Francesco da Milano figuras- tasie, sette intavolature di opere vocali, fra
sero ancora negli Indici di Vincenti le quali un Pater Noster e uno Stabat Ma-
alla metà del Seicento, un periodo ter di Josquin des Prez. È uno dei capito-
ancora poco propenso alla storiciz- li della storia musicale sommersa e che
zazione e al ricordo della musica com- parzialmente e ciclicamente riemerge: co-
posta in precedenza, e soprattutto a me avranno risuonato le note delle com-
quella cosí lontana nel tempo. posizioni di Josquin in un’epoca avvezza
È possibile forse azzardare che compo- all’opera pubblica e sulla soglia del Con-
sizioni scritte in un tempo cosí remoto certo Grosso?
non incontrassero piú i gusti musicali dei
liutisti secenteschi, ma potessero essere uti-
li come strumenti didattici. Un uso simi- ITALIA: UN ANNOTAZIONE
le a quello a cui venivano sottoposti nel- SUI MANOSCRITTI
lo stesso periodo ancora i bicinia cinque-
centeschi. L’intento pedagogico era stato Possiamo notare una curiosa parità di
infatti lo scopo della composizione dei bi- esemplari sopravvissuti nel catalogo dei
cinia per tutto il corso del Cinquecento, manoscritti italiani e delle stampe nel cor-
a partire dalla raccolta di Eustachio Ro- so del Cinquecento: in entrambi i casi as-
mano del 1521, come ha dimostrato Die- sommano a circa un centinaio. Nel pe-
54] Il volume di Gianoncelli è elencato per 58] O. Mischiati, op. cit., p. 213. Fra le inta-
la prima volta nell’Indice di Vincenti del 1558 volature d’organo non troviamo opere piú an-
nel paragrafo dedicato alle Canzoni da sonar a tiche di quelle di Girolamo Deruta (15933) cfr.
piú voci, e Sinfonie; cfr. O. Mischiati, op. cit., p. O. Mischiati, op. cit., pp. 236-237.
191. Catalogato dal RISM A/I/3, come G 1839. 59] I madrigali di Arcadelt sono elencati an-
Ed. facs. SPES, Firenze 1986. che nell’Indice di Vincenti del 1662 accanto a
55] Cfr. D. Kämper, La musica strumentale nel Ri- quelli di Cipriano de Rore e di Orlando di Las-
nascimento, ERI, Torino 1976, pp. 101-128. so. Cfr. O. Mischiati, op. cit., p. 214. Cfr. an-
56] Cfr. 15596. che L. Bianconi, Il Seicento, EDT, Torino 1982,
57] Cfr. 15604. pp. 6-7, 82.
210 franco pavan
60] RISM B VII, pp. 283-284. Edizione con Padova, Francesco da Milano nell’antologia ma-
studio critico di V. Ivanoff, Das Pesaro- Manu- noscritta di Castelfranco Veneto”, in P. Dalla
script. Ein Beitrag zur Frügeschichte der Lauten- Vecchia, D. Restani (a c. di), Trent’anni di ri-
tabulatur, Schneider, Tutzing 1988. cerche musicologiche, Studi in onore di F. Alberto
61] Si veda D. Fabris, “Una composizione Gallo, Edizioni Torre d’Orfeo, Roma 1996, pp.
per liuto di Gherardo Cibo”, in Gherardo Cibo 167-196. Sui formati dei manoscritti secente-
alias Ulisse Severino da Cingoli, catalogo a c. di schi cfr. V.A. Coelho, op. cit., pp. 19-26.
A. Nesserlrath, SPES, Firenze 1989. 64] Cfr. A.J. Ness, The Herwart Lute Manuscripts
62] Il frammento è stato ritrovato fra le carte at the Bavarian State Library, Munich. A Bibliographi-
della biblioteca dell’umanista Peter Falk. Cfr. J. cal Study with Emphasis on the Works of Marco dall’A-
Stenzl, Peter Falk und die Musik in Freiburg, in quila and Melchior Newsidler, Ph.D. diss., New York
«Schweizerische Musikzeitung» 121/5, 1981, University 1984, che apre una enorme quantità di pro-
pp. 289-296; catalogato in Meyer, op. cit. 1., p. spettive e possibilità di indagini non solo sul supporto
31. cartaceo dell’intavolatura e delle sue forme ma anche
63] Il Siena Lute-Book, cosiddetto a causa sulla circolazione del repertorio liutistico nell’Europa
della sua provenienza e ora conservato a L’Aia, cinquecentesca. Sui fogli volanti a stampa recanti istru-
Gemeente Museum, è catalogato in RISM B VII, zioni per ben suonare il liuto si legga D. Fabris, “Lute
p. 84; il volume di Cracovia sta per essere pub- Tablature Instructions in Italy: a Survey of the Regole
blicato a cura di Dinko Fabris e John Griffiths. from 1507 to 1759”, in V.A. Coelho (a c. di), Perfor-
Sul manoscritto conservato presso l’archivio del mance on Lute, Guitar, and Vihuela, Cambridge Uni-
Duomo di Castelfranco Veneto si legga F. Ros- versity Press, Cambridge 1997, pp. 16-46, particolar-
si, “Pacolini da Borgotaro versus Pacalone da mente pp. 42-46.
le intavolature 211
65] Lo studio piú completo ed esaustivo sul liu- 67] Sull’attività di Attaingnant sono ancora
to in Francia nel corso del Cinquecento è di J.-M. oggi fondamentali gli studi di D. Heartz, Pre-
Vaccaro, La musique de luth en France au XVIe siè- ludes, Chansons and Dances for Lute Published
cle, CNRS, Paris 1981. Il CNRS ha pubblicato le ope- by Pierre Attaingnant, Paris, 1529-1530, Société
re di tutti i liutisti attivi in Francia permettendo co- de Musique d’Autrefois, Neuilly-sur-Seine 1964
sí una conoscenza del repertorio e delle fonti uni- e Pierre Attaingnant Royal Printer of Music. A
ca nel panorama mondiale. Historical Study and Bibliographical Catalogue,
66] Su Le Roy e Ballard si veda F. Lesure, G. University of California Press, Berkeley and Los
Thibault, Bibliographie des éditions d’Adrian Le Roy Angeles 1969.
et Robert Ballard (1551-1598), Heugel, Paris 1955. 68] J.-M. Vaccaro, op. cit., p. 65.
212 franco pavan
69] Ivi, pp. 66-68. 1990. Si noti che i due volumi usciti dalla ti-
70] I dati su Phalèse sono ricavabili dal vo- pografia di Phalèse dati per persi nel corso del-
lume di H. Vanhulst, Catalogue des éditions de la seconda guerra mondiale, ma segnalati come
musique publiées a Louvain par Pierre Phalèse et [1547]11 e [1547]12, sono ora collocati presso
ses fils, Academie Royale de Belgique, Bruxelles la Biblioteca Jagellona di Cracovia.
le intavolature 213
71] Sul repertorio tedesco cfr. Ch. Meyer, Gerle cfr. J. Illingworth Pierce, Hans Gerle: Six-
Contribution à l’étude des sources de la musique teenth-Century Lutenist and Pedagogue, in «Jour-
de luth dans les pays germaniques au XVIe siècle, nal of the Lute Society of America» VI (1973),
tesi di dottorato, Université de Strasbourg 1986; pp. 17-29.
Ch. Dupraz, Musique pour luths (1507-1601). 72] Sul repertorio vihuelistico si veda J. Griffiths,
Catalogue raisonné et édition moderne du ré- “The Vihuela: Performance Practice, Style, and
pertoire pour plusieurs luth imprimé à la Re- Context”, in V.A. Coelho (a c. di), Performan-
naissance. Analyse musicale des mises en tabla- ce on Lute, Guitar, and Vihuela, Cambridge Uni-
ture de modèles polyphoniques, tesi di dottora- versity Press, Cambridge 1997, pp. 158-179 e
to, Université de Tours 2001, pp. 421-507. Su relativa bibliografia.
214 franco pavan
73] Cfr. J. Griffiths, W.E. Hultberg, op. cit., notevole entità, non solo dal punto di vista co-
p. 358. dicologico ma legati all’esegesi delle fonti e al-
74] Ivi, p. 359. la pratica musicale. Si veda per esempio il fac-
75] Un’avvertenza si rende necessaria per l’u- simile citato del cosiddetto codice Thibault, do-
tilizzo, oggi sempre piú diffuso, delle edizioni ve numerose aggiunte a matita avvenute nel cor-
in facsimile. Se da una parte questa modalità di so del XX secolo (barre di misura e di raggrup-
riproduzione delle fonti agevola la fruizione del- pamenti metrici) non appaiono come tali nella
le stesse, d’altro canto pone problemi a volte di riproduzione.
Il manoscritto di musica nel Seicento
di Angela Romagnoli
2] Il dato risulta evidente anche nella con- Il libro antico, NIS, Roma 1982). A parte alcu-
sultazione di Nicole Schwindt, sub voce “Quel- ni casi particolari di cui si farà cenno oltre, le
len”, in MGG2, Sachteil, vol. VII, 1997, coll. 1946- uniche tradizioni manoscritte seicentesche che
1986, dove il lettore comunque troverà un’illu- hanno goduto di un’attenzione specifica da par-
strazione sistematica utilissima per inquadrare a te dei ricercatori sembrano essere le intavolatu-
grandi linee la produzione di stampe e mano- re per strumenti a pizzico e il repertorio per stru-
scritti musicali. È significativo pure che la cor- menti da tasto.
rispondente voce del Grove, nella vecchia come 3] I codici pergamenacei dei primi decenni
nella nuova versione, ordinata in modo diverso del Seicento sono rarità bibliografiche oggi co-
(piú storico-cronologico, rispetto a quella del- me allora, e sono il prodotto di un atteggiamento
la Schwindt), a parte i paragrafi introduttivi, ri- che guarda al passato; come spesso avviene, la
nuncia ad una trattazione del libro manoscrit- fisicità del libro corrisponde alle intenzioni este-
to dopo il 1600 (sub voce “Sources”). La situa- tiche e culturali piú profonde che sono dietro
zione non è piú confortante se ci si rivolge alla alla sua produzione. I codici spagnoli Madrid,
bibliografia generale sul libro: è anche qui mol- E-MA 8 e 11, E-SE 1-2, E- E 1, che risalgono
to evidente l’accento sul libro a stampa, men- all’inizio del Seicento, testimoniano proprio
tre il manoscritto post-rinascimentale non vie- questo: prodotti di un’area relativamente mar-
ne generalmente preso in considerazione se non ginale, tramandano un repertorio legato anco-
in premesse di estrema genericità (a titolo me- ra strettamente al periodo precedente e rispec-
ramente esemplificativo si veda L. Baldacchini, chiano questo vincolo anche nella propria fat-
il manoscritto di musica nel seicento 217
Che questo abbia risvolti profondi teriali adeguati, possibilità quasi sem-
sui costi e i tempi di produzione dei pre negata per tutto il periodo pre-
manufatti musicali è un’ovvietà; ma cedente.
dobbiamo considerare anche altri
aspetti che sono legati a questa “ri-
voluzione”: la possibilità di utilizza- NUOVI REPERTORI E
re diversi formati (il foglio cartaceo PRESENTAZIONE DELLA MUSICA
è piú duttile della pergamena in que-
sta direzione), la disponibilità ampia Piú intimamente legata alla rivolu-
anche per i privati, che si svincola- zione dei repertori è la comparsa mas-
no cosí in parte dalla dipendenza da- siccia della scrittura in partitura, con-
gli ateliers di scrittura, la manegge- tro le abitudini prevalenti del perio-
volezza; in negativo, la maggior de- do precedente. L’esigenza di una vi-
teriorabilità o la reazione agli in- sione verticale della pagina di musi-
chiostri a volte corrosivi. ca era legata anche prima al suo stu-
Dall’adozione definitiva della car- dio oppure alla lettura su strumenti
ta deriva direttamente un’altra im- da tasto; la prepotente affermazione
portante novità che si attesta con della monodia accompagnata ac-
una certa rapidità: i musicisti co- centua questa necessità (già presen-
minciano a tracciare le proprie crea- te peraltro nella disposizione delle
zioni in modo permanente e si ab- melodie sostenute dal liuto nel se-
bandona l’uso precedente di ap- colo precedente, in cui vediamo com-
puntare su tavolette di cera et simi- parire in partitura la parte vocale so-
lia le composizioni, passate poi a pra all’intavolatura), e per alcuni ge-
scriptoria professionali e quindi, una neri la partitura diviene rapidamen-
volta prodotto il codice, cancellate te l’unica forma di presentazione,
per riutilizzare i supporti. Il Seicen- eventualmente corredata da set di
to è dunque il primo secolo in cui parti staccate per agevolare l’esecu-
la presenza di autografi dei compo- zione nel caso di organici piú ampi.
sitori comincia a diventare possibi- Dal punto di vista strettamente fisi-
le, se non consistente; lo stato degli co, la necessità della leggibilità ver-
studi in questo settore è ancora po- ticale comporta l’adozione di deter-
co avanzato [4], ma è importante ri- minati formati, che pian piano si le-
levare come un cambiamento che ri- gano ai generi musicali, agli organi-
guarda strettamente la fisicità del li- ci ed eventualmente alla destinazio-
bro abbia influito sulle abitudini dei ne ultima delle partiture (esecuzio-
musicisti e, in ultima analisi, sulla ne oppure collezione). Al tempo stes-
nostra possibilità d’indagare i pro- so si rende indispensabile un’orga-
cessi compositivi disponendo di ma- nizzazione spaziale dei pentagram-
4] Si veda, per un’informazione generale, C. vol. I, 1994, coll. 1081-1098, in particolare al-
Debryn, sub voce “Autograph”, MGG2, Sachteil, la col. 1082.
218 angela romagnoli
mi sulle pagine che lasci spazio agli vo di tipo impresariale ha inciso non
elementi costitutivi ma “extramusi- solo su aspetti di tipo economico,
cali” della partitura: in primis il te- sociologico, musicale, ma pure sul-
sto poetico, che deve risultare leggi- la veste dei materiali che accompa-
bile e ben distribuito sotto le note, gnavano l’opera. La partitura non è
e la cifratura del basso. Questo an- qui un monumento a memoria pe-
che in considerazione del fatto che renne dell’evento, ma un mezzo per
si diffondono generi non necessa- arrivare all’esecuzione; è manoscritta
riamente destinati al consumo pro- e non piú stampata (da questo pun-
fessionale, come la cantata da came- to in poi la stampa di partiture ope-
ra, e inoltre che sempre di meno (in ristiche rimarrà una rarità assoluta
apparenza) si può far conto su quel- per almeno un secolo e mezzo), è
la integrazione della memoria tanto spesso carente nelle indicazioni di
importante per i cantori e musici organico, evidentemente lasciate al-
professionisti dei secoli precedenti; la maggior definizione delle parti
devono dunque cambiare alcune abi- staccate (ahinoi difficilmente perve-
tudini di chi scrive e di chi copia la nute). Rapidamente, constatata la
musica, per mettere a disposizione tendenza a riproporre il repertorio
anche dell’esecutore amatoriale un su diverse piazze, con diversi inter-
prodotto assolutamente leggibile e preti e varie interpolazioni, si assesta
chiaro. un modello di partitura con fascico-
Un altro elemento di fondamen- lazione irregolare, funzionale al ri-
tale importanza per i riverberi sulla spetto dei singoli numeri, che risul-
produzione libraria è stato senza dub- ta piú elastica nell’eventualità di do-
bio l’“invenzione” dell’opera in mu- ver sostituire, cassare, ricopiare o spo-
sica. L’inizio della sua storia ha de- stare scene, arie e quant’altro. Il va-
terminato una tipologia di libro a lore librario e le pretese estetiche di
stampa, piú che di manoscritto. Un questi volumi sono in genere mode-
libro come memoria perenne di un sti, al contrario dei loro precedenti
avvenimento altrimenti effimero, con a stampa; mero veicolo di musica ese-
tutta una serie di testi a corredo: li- guibile, sono stati tra l’altro nel tem-
bretti, incisioni delle scene, descri- po soggetti a un’enorme dispersio-
zioni, prescrizioni, piú o meno inte- ne, vuoi perché essi stessi partecipi
grati nelle partiture ma comunque della natura effimera degli spettaco-
idealmente parte di un unico pro- li e come quelli soggetti a invec-
getto celebrativo e monumentale (il chiamento precoce e conseguente
materiale manoscritto che di certo perdita d’interesse, vuoi per le vi-
stava alla base delle esecuzioni è an- cende materiali che hanno spesso tra-
dato invece, parrebbe, irrimediabil- vagliato i teatri musicali (incendi,
mente disperso). L’apertura dei tea- guerre ecc.), vuoi infine perché ri-
tri pubblici a Venezia nel 1637 e l’af- masti in mano a privati (composi-
fermazione di un sistema produtti- tori o impresari) e perciò piú facil-
il manoscritto di musica nel seicento 219
ti, come ad esempio un differente rap- mente, tuttavia, questa funzione vie-
porto con la censura [5], o la diversa ne meno già dalla seconda metà del
visibilità degli autori, che si sentono secolo proprio per l’opera, genere in
rassicurati dalla pubblicazione delle cui era stata forse nella massima evi-
proprie composizioni, oppure anco- denza: partiture di opere passate alla
ra il persistere di quel “gioco delle de- storia come eventi epocali sono co-
diche” tanto importante per la co- munque rimaste manoscritte, e la me-
struzione delle carriere di composi- moria dell’accaduto è stata affidata
tori e poeti [6]. Come si è detto (e non al testo musicale, ma al libretto
sempre per quest’accentuata dimen- stampato e alle descrizioni e relazio-
sione pubblica) la stampa rimane in ni dei partecipanti [8]. Possiamo ci-
auge quando si desidera utilizzare il tare a titolo esemplificativo la pro-
libro musicale come memoria perenne duzione del Pomo d’oro di Marc’An-
di qualcosa: l’oggetto stampato è vi- tonio Cesti a Vienna, per certi versi
sto come “piú solido” del manoscrit- erede delle rappresentazioni cortesi
to, nasce in una dimensione multi- italiane d’inizio secolo (anche se su
pla e perciò adatta a una diffusione un piano di sfarzo e spettacolarità non
“pubblicitaria” capillare, ingloba al- paragonabile). La partitura mano-
l’occasione anche la documentazio- scritta originale (intendendo con que-
ne visiva (incisioni) delle meraviglie sto quella servita per l’esecuzione) è
prodotte dai potenti committenti andata dispersa; la copia che nor-
(questo vale soprattutto per i primi malmente si ricavava per tutte le rap-
decenni del secolo) [7]. Paradossal- presentazioni di corte a uso di Leo-
5] Pensiamo all’ambito dell’opera quando le chessa di Matalona, Emilia Carafa, che «puol
partiture diventano per lo piú manoscritte: il li- comandare alle Sirene Partenopee» di dedicarsi
bretto, che è stampato e reso pubblico, è sog- alla sua musica lascia pochi dubbi sulla natu-
getto all’imprimatur, la partitura no. ra dell’operazione che il compositore tentava
6] Vedi i noti esempi citati da Carter, tra i di compiere tramite la sua pubblicazione, ope-
tanti casi in cui si affidavano le musiche alle razione che non avrebbe potuto trovare altret-
stampe per assicurarne definitivamente pater- tanta incisività se il “regalo” alla potente pro-
nità e correttezza del testo. Non è neppure ca- tettrice fosse consistito in un pur lussuoso ma-
suale che molte opere prime siano stampate noscritto.
anche quando ormai vigeva l’uso di produrre 7] Un esempio notissimo e disponibile in fac-
per lo piú manoscritti in determinati settori: simile è la partitura del Sant’Alessio di Stefano
pensiamo alle cantate, dove ancora tra gli ul- Landi (Forni, Bologna 1970), libro preziosissi-
timissimi anni del Sei e l’inizio del Settecento mo, in folio grande, corredato dalle incisioni di
troviamo compositori che lasciano stampare scena ad apertura di pagina, con gran profusio-
proprio il loro libro di esordio, destinato a ri- ne di api barberiane sugli spazi lasciati liberi dal-
manere un unicum in un mare di manoscritti. la musica a memoria perenne del committen-
Si veda a questo proposito l’edizione dell’op. te/autore del testo.
1 di Gasparini (F. Gasparini, Cantate da ca- 8] Anche il sistema delle dediche, che pure
mera a voce sola [...] opera prima, Mascardi, Ro- non perde importanza, slitta per l’opera dalla
ma 1695, ed. in facsimile SPES, Firenze 1984), metà del Seicento in poi dalla partitura al libret -
buon esempio pure di come la stampa venisse to, ora sede deputata per le “manovre” politico-
ancora gestita ai fini della propria promozio- carrieristiche di impresari, poeti e, piú raramente,
ne personale: la dedica di Gasparini alla du- musicisti.
il manoscritto di musica nel seicento 221
9] La partitura viennese è in Vienna, Öster- sionato di musica e soprattutto conscio del si-
reichische Nationalbibliothek, MS mus. Hs. gnificato che musica e arte rivestivano nella vi-
16.885 (I, II, IV); un’antologia di arie e recitati- ta delle corti del tempo e dell’area, ha raccolto
vi si conserva in Modena, Biblioteca Estense e il materiale che si faceva espressamente manda-
Universitaria MS Mus.E.120; l’edizione della re da Vienna per poterne godere anche lui nel-
partitura viennese si trova in Denkmäler der la sua residenza (sulla storia e la consistenza del-
Tonkunst in Österreich, a c. di G. Adler, Artaria, la collezione cfr. J. Sehnal, J. Pešková, Caroli de
Vienna 1896-1897; solo gli atti III e IV a c. di Liechtenstein-Castelcorno episcopi olomucensis ope-
C.B. Schmidt, A-R Editions, Madison 1982; i rum artis musicae collectio Cremsirii reservata,
balletti in P. Nettl (a c. di), Wiener Tanzmusik Supraphon, Praha 1998, in particolare l’intro-
in der zweiten Hälfte des siebzehnten Jahrhun- duzione, stampata in ceco, tedesco e inglese).
derts, Denkmäler der Tonkunst in Österreich, 11] Il Pomo d’oro ha avuto una storia trava-
Jahrg. XXVIII/2-56, Universal, Vienna 1921. gliata prima di giungere alla prima esecuzio-
10] Vienna, Österreichische Nationalbi- ne, abbastanza nota e comunque non utile qui
bliothek, MS Mus. Hs. 16.583/2, n. 67-82 (par- ai nostri fini; questo spiega però l’esistenza di
titura); Kromeriz, Arcibiskupsky zámek, hu- almeno due diverse tirature dei libretti, la pri-
dební sbírka, MS XIV/194 (parti staccate). Lo ma del 1667 e altre due in formati diversi del
scorporo della musica dei balli dal corpus del- 1668. Un elenco dei libretti, sopravvissuti in
l’opera è una costante della produzione teatra- numero nettamente maggiore rispetto alla me-
le del Seicento e oltre. Nel caso particolare di dia, si trova oltre che nei repertori dedicati (C.
Vienna è anche interessante notare che se i bal- Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origi-
li sono raccolti in partitura si presentano spes- ni al 1800, Bertola & Locatelli, Cuneo 1990-
so in forma sintetica, in una sorta di particella; 1994), in H. Seifert, Die Oper am Wiener Kai-
il testo musicale integrale era affidato invece al- serhof im 17. Jahrhundert, Schneider, Tutzing
le parti staccate, qualche volta allegate ai ma- 1985, pp. 464-465, dove sono pure indicati
noscritti delle opere, qualche volta separate e altri dettagli sull’opera e le sue fonti. La gran-
spesso disperse. Per il repertorio seicentesco un de diffusione e il tasso di sopravvivenza dei li-
fondo che integra quello della Musiksammlung bretti del Pomo d’oro è un indice dello slitta-
della Biblioteca Nazionale di Vienna, erede del- mento della funzione di memoria degli avve-
la biblioteca di corte, è quello di Kromeriz (in nimenti teatrali dalla partitura al libretto; il
cui si trovano appunto anche le parti dei balli caso dell’opera di Cesti non è isolato, e que-
del Pomo d’oro), dove il vescovo di Olmütz (Olo- sto atteggiamento continua anche nel secolo
mouc) Karl Lichtenstein-Castelcorno, appas- successivo.
222 angela romagnoli
12] Cfr. M. Vanscheeuwijck, “La cappella mu- noscritte rispetto alle versioni stampate del reper-
sicale di S. Petronio ai tempi di Giovanni Paolo torio bolognese; non sono in grado di stabilire con
Colonna (1674-1695): organizzazione esemplare certezza che in tutti i casi i manoscritti seguissero
di una istituzione musicale”, in O. Mischiati, P. la produzione delle stampe, tuttavia, qualunque sia
Russo (a c. di), La cappella musicale nell’Italia del- stata la direzione del rapporto manoscritto-stam-
la Controriforma, Atti del convegno internaziona- pa, l’insieme di questi testimoni conferma che la
le di studi (Centro, 13-15 ottobre 1989), Olschki, trasmissione manoscritta era piú elastica e conso-
Firenze 1993, pp. 303-324, in particolare p. 306. na alle necessità delle singole cappelle, e per noi og-
Vanscheeuwijck riporta una serie di esempi inte- gi di enorme importanza per lo studio delle spe-
ressanti di moltiplicazione notevole delle parti ma- cifiche pratiche di esecuzione.
224 angela romagnoli
13] Non esiste ancora, ad esempio, un re- Les filigranes: dictionnaire historique des marques
pertorio unificato per le filigrane dal 1600 in du papier, Olms, Hildesheim 1977 (rist. ana-
poi paragonabile a quello di Ch.-M. Briquet, statica della II ed., Hiersemann, Leipzig 1923).
il manoscritto di musica nel seicento 225
seconda della destinazione dei ma- donato nel secolo successivo. Esso
nufatti e dei repertori che accoglie- veniva utilizzato appunto per le ariet-
vano. Le possibilità di formato non te, cioè per gli estratti da opere e per
sono diverse da quelle del coevo mer- le raccolte domestiche di cantate e
cato librario tout court: le piegature arie, per tutta la seconda metà del se-
dei fogli non variavano per la musi- colo. Lo ritroviamo nelle grandi col-
ca. Le sempre incombenti esigenze lezioni degli aristocratici appassio-
della pratica portano però a preferi- nati di musica che hanno raccolto
re alcune soluzioni rispetto ad altre. nelle proprie biblioteche la produ-
I formati medio-grandi sono piú adat- zione operistica e cantatistica coeva.
ti ad accogliere partiture; i formati Negli ultimi anni del Seicento tut-
molto piccoli non vengono impie- tavia anche la produzione cantati-
gati, data la scarsa garanzia di leggi- stica, sia essa in fascicoli slegati o rac-
bilità che offrirebbero al testo musi- colta in volumi, si rivolge sempre piú
cale [14]. Alcune abitudini tendono spesso a formati sempre oblunghi ma
a radicarsi su base territoriale: l’Ita- piú ampi. È ovvio che la scelta di un
lia sviluppa ben presto una predile- determinato formato è condiziona-
zione per i formati oblunghi soprat- ta anche dagli organici: la cantata so-
tutto per la musica vocale, sia tea- listica si adatta alla carta d’ariette cer-
trale sia da camera. L’in folio oblun- tamente meglio delle cantate con
go diviene lo standard per le parti- strumenti, per quanto non manchi-
ture operistiche, abitudine esporta- no esempi di utilizzazione del pic-
ta anche a livello europeo, con alcu- colo formato oblungo anche per re-
ne eccezioni in cui si preferisce l’in pertorio con strumenti obbligati.
folio dritto e grande: alcune colle- La musica strumentale, che per lo
zioni, come quella costituita da An- piú tende a circolare a stampa, pre-
dré Danican Philidor su ordine di ferisce anche in versione manoscrit-
Luigi XIV o quella privata di Leo- ta il formato dritto, cosí come la mu-
poldo I d’Asburgo, compiono que- sica sacra; ricordiamo anche che que-
sta scelta, un po’ esotica rispetto al- sti repertori si tramandano princi-
l’uso corrente e perciò preziosa [15]. palmente in parti staccate.
Sempre oblungo, ma particolare co-
me dimensioni e molto tipico del-
l’epoca e dell’area italiana è il for- LA FASCICOLATURA
mato cosiddetto carta d’ariette, che
misura piú o meno 100 × 200 mm; I manoscritti musicali presentano
un formato piccolo che sarà abban- una grande varietà di fascicolazio-
14] Sono invece quelli preferiti per la stam- tività di bottega dello stesso Philidor è il fatto che
pa dei libretti. le copie eseguite per conto di privati dello stesso
15] A conferma della volontà di distinzione del- identico repertorio utilizzano il normale forma-
la collezione di Luigi XIV rispetto alla consueta at- to oblungo: cfr. N. Schwindt, op. cit., col. 1956.
226 angela romagnoli
16] Cfr. M. Murata, “La cantata romana fra 17] Cfr. F. Rossi, Le opere musicali della Fon-
mecenatismo e collezionismo”, in La musica e dazione “Querini-Stampalia” di Venezia, EDT,
il mondo, a c. di C. Annibaldi, Il Mulino, Bo- Torino 1984, pp. 67-77. Notiamo, a margine,
logna 1993, pp. 253-266, in part. pp. 254-257 che la datazione del bifolio iniziale è stabilita da
(versione originale: “Roman Cantata Scores as Rossi evidentemente sulla base della data di pro-
Traces of Musical Culture and Signs of Its Pla- duzione dell’opera, e che il manoscritto è mol-
ce in Society”, in A. Pompilio (a c. di), Atti del to differente per mano e formato dagli altri del-
XIV congresso della Società Internazionale di Mu- la raccolta queriniana che tramandano lo stes-
sicologia, vol. I, EDT, Torino 1990, pp. 272-284). so repertorio.
il manoscritto di musica nel seicento 227
una coincidenza assoluta fascicolo = sica prima dell’inizio delle prove ve-
numero (anche per la lunghezza dei re e proprie.
singoli numeri, specie nel caso delle LA DISPOSIZIONE DELLA MUSICA
cantate), non si procede però a ca-
vallo di due fascicoli se non rima- Anche a questo aspetto si è già fatto
nendo nello stesso numero; l’inizio cenno. Le due grosse categorie in cui
di un numero diverso coincide sem- dividiamo la produzione manoscrit-
pre con l’inizio di un nuovo fascico- ta del secolo in quest’ottica sono par-
lo, e se dal precedente avanza spazio titure e parti staccate. Le parti stac-
o si taglia la carta oppure si lascia cate possono essere a corredo delle
vuota [18]. prime oppure testimoni autonomi e
I manoscritti d’opera potevano pu- a sé stanti, sprovvisti di un momen-
re essere organizzati a “numeri chiu- to riassuntivo destinato alla lettura
si”. È però questo un aspetto molto comtemporanea verticalizzata della
piú valutabile per la produzione do- composizione. Va da sé che mentre
po il Settecento, dal momento che le partiture possono presentarsi sot-
per il periodo precedente sono ri- to forma di veri e propri volumi (li-
maste molte piú copie fatte a scopo bri), le parti staccate sono sempre fa-
di lettura o archivistico piuttosto che scicoli indipendenti, quand’anche
materiali prodotti dai compositori fossero rilegati; si tratta perciò sem-
in vista dell’esecuzione. In ogni ca- pre di materiale fortemente eteroge-
so il ciclo di produzione dell’opera neo rispetto al concetto comune di
del secondo Seicento non era diver- libro. Rispetto al periodo preceden-
so da quello dei primi decenni del te scompare l’abitudine di notare le
secolo successivo, e si può perciò ri- singole voci separatamente ma sulla
tenere che in generale anche nel Sei- stessa pagina, salvo residui di prassi
cento la stesura della partitura ope- precedenti legate a repertori parti-
ristica avvenisse per numeri chiusi colarissimi e con lunghe radici vol-
corrispondenti a fascicoli o gruppi te al passato (libri corali).
di fascicoli, non per forza omoge- Le partiture assumono general-
nei, che circolavano anche separa- mente l’aspetto moderno, fatte sal-
tamente prima della conclusione del ve abitudini diverse e meno stan-
lavoro, per permettere una molti- dardizzate nell’ordine delle parti; c’è
plicazione e una diffusione piú ra- però una particolarità, non frequen-
pida presso tutte le varie categorie te ma neanche rarissima, che vale la
che dovevano avere accesso alla mu- pena di menzionare, e cioè la cosid-
18] Si veda ad esempio il MS Venezia, Biblio- (Cl. VIII Cod. XI), contenente arie e cantate, che
teca della Fondazione Querini-Stampalia Anto- ingloba anche un sesternio (cc. 49r-60v) molto
logia MS 1441 (Cl. VIII Cod. XIX), che contiene piú corto degli altri fascicoli (il codice è in for-
ariette da opere veneziane del 1679, o il caso me- mato carta d’ariette di 9 × 25 cm, il fascicolo in
no omogeneo del MS Venezia, Biblioteca della questione misura in larghezza 21 cm) e con uno
Fondazione Querini-Stampalia Antologia MS 1437 specchio di scrittura pure ridotto in proporzione.
228 angela romagnoli
detta partitura a libro aperto, gene- mente di legacci per mantenere chiu-
ralmente in uso nel repertorio per so il libro. Anche il taglio dei volu-
strumento da tasto a scopo di stu- mi può essere decorato (dorato,
dio, ma che occasionalmente si pre- spruzzato o altro) per impreziosirli
senta anche nei manoscritti operi- ulteriormente.
stici o simili: un caso frequentemente
citato è quello del manoscritto mar-
ciano della Poppea monteverdiana IL PROCESSO PRODUTTIVO
[19], ma possiamo ricordare sul ver-
sante dell’oratorio e in un altro am- Non esiste letteratura specifica che
biente anche il manoscritto della Stra- inquadri il problema del processo
ge de gl’innocenti di Antonio Bertali produttivo del manoscritto musica-
(Vienna 1665) [20]. le seicentesco. Di fatto esistevano piú
modalità; rispetto alle epoche pre-
cedenti, una delle novità piú evidenti
LE LEGATURE è l’incremento della produzione pri-
vata ad uso proprio. I compositori
La qualità della legatura è un indi- possono ora tranquillamente pro-
catore prezioso per lo studio del ma- durre da sé i propri manoscritti, in
noscritto musicale seicentesco. Se forma di stesure veloci realmente pri-
prevale la funzione d’uso del mate- vate come in bella copia per l’esecu-
riale la legatura è assente o comun- zione o per cavarne parti staccate op-
que poco impegnativa; negli esem- pure ulteriori copie. Le copisterie
plari da collezione invece è un ele- professionali continuavano ad ope-
mento curato che spesso contribui- rare; l’omogeneità di scrittura tra ma-
sce a dare alla raccolta l’uniformità noscritti della stessa area geografica
estetica ricercata dai committenti, ma appartenenti a collezioni diver-
come si vedrà anche piú sotto. Nel se testimonierebbe proprio il ricor-
Seicento si utilizza una discreta va- so di diversi committenti alle stesse
rietà di rilegature anche per i ma- botteghe (i manoscritti queriniani
noscritti musicali: si usano la pelle, sono ancora una volta un buon esem-
la pergamena o la carta, variamen- pio). In qualche caso le copisterie la-
te decorate e corredate eventual- voravano a diretto contatto con le
istituzioni teatrali, tra gli enti piú bi-
19] Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana,
MS IT. Cl. 4 n. 139; riproduzione in facsimile:
sognosi di lavori di copiatura a get-
C. Monteverdi, L’incoronazione di Poppea, in- to continuo; abbiamo in situazioni
troduzione di G. Benvenuti, Bocca, Milano particolari anche lo sfruttamento dei
1938.
20] Vienna, Österreichische Nationalbibliothek
diritti sulle partiture prodotte, in am-
Mus. Hs. 18.695. Anche il manoscritto di Ber- bienti come la Francia dominata dal
tali è facilmente accessibile in facsimile, edito as- monopolio lulliano, dove tra le bot-
sieme al Sacrifizio d’Isacco di Marc’Antonio Zia-
ni: A. Bertali, La strage de gl’innocenti, a c. di J.L.
teghe di Henri Foucault, Robert Bal-
Johnson, Garland, New York - London 1986. lard e Jean-Baptiste Lully s’instaura
il manoscritto di musica nel seicento 229
un rapporto per certi versi analogo ti, a volte seguendo un percorso mi-
a quello che nell’Ottocento avranno sto, in cui per esempio la fase della
Gioacchino Rossini o Giuseppe Ver- rilegatura, a volte molto posteriore
di con le proprie case editrici [21]. rispetto alla creazione del manufat-
Non era raro però il caso di copi- to contenente il testo musicale, era
sti attivi direttamente presso i priva- affidata a una bottega professionale
ti; essi provvedevano alle necessità ma coronava un iter per nulla fina-
piú immediate dei committenti, che lizzato, nelle sue intenzioni origina-
erano in genere quelle di appronta- rie, alla produzione di un libro.
re rapidamente le copie per poter ese-
guire i pezzi di musica appena com-
posti dai loro maestri, oppure por- ALCUNI ESEMPI DI
tati con sé da musicisti di passaggio; COLLEZIONI SEICENTESCHE
di questo troviamo tracce nelle liste
dei pagamenti. Anche le cappelle ec- I fondi piú omogenei, piú studiati e
clesiastiche in genere producevano piú facilmente descrivibili sono ge-
in proprio il materiale che serviva lo- neralmente quelli corrispondenti al-
ro per l’attività corrente; potevano le grandi biblioteche dei principi e
servirsi di copisti ad hoc oppure adi- degli aristocratici, oppure quelli di
bire a tale mansione musicisti attivi istituzioni stabili come le cappelle
presso l’istituzione; in qualche caso musicali. Vogliamo qui dare qualche
erano gli stessi maestri di cappella cenno a collezioni importanti e ben
che, soprattutto se si rendeva neces- conservate che si prestano ad esem-
sario intervenire sul testo musicale, plificare alcuni degli atteggiamenti
assumevano questo compito. Firme presenti nella cultura bibliotecaria
e date sulle copie sopravvissute sono del Seicento (se cosí possiamo chia-
tracce evidenti di queste abitudini, marla) che hanno generato libri di
oltre ai soliti registri di pagamento. musica con caratteristiche peculiari.
È difficile perciò per il Seicento (co-
me per i secoli successivi) tracciare
le linee del processo produttivo del LA COLLEZIONE PHILIDOR
libro di musica manoscritto; esso in PER LUIGI XIV E L INSIEME
DEI MANOSCRITTI PHILIDOR
realtà si realizza in modi molto di-
versi, a volte perpetuando il sistema
professionale dei secoli precedenti, Con André Danican Philidor (ca.
a volte per circuiti totalmente priva- 1647 - 1730) siamo di fronte a un
21] Cfr. N. Schwindt, “Quellen”, col. 1969. caults, and the Transcription of the Works of
Foucault vendeva copie a stampa ma anche ma- Jean-Baptiste Lully (1673-1702)”, in J. de La
noscritte delle opere di Lully; sull’ambiente in- Gorce, H. Schneider (a c. di), Jean-Baptiste Lul-
torno alla Règle d’or, la sua bottega, e per ulte- ly. Actes du colloque: Kongreßbericht (Saint-
riori riferimenti bibliografici, cfr. P.M. Ranum, Germaine-en-Laye: Heidelberg, 1987), Laaber,
“«Mr de Lully en trio». Etienne Luolié, the Fou- Laaber Verlag 1990, pp. 309-330.
230 angela romagnoli
22] Per dettagli biografici su Philidor cfr., ol- 24] Per questa e le altre notizie di carattere
tre alle voci dei dizionari musicologici, F. Wa- piú generale sulla collezione cfr. R. Harris-War-
quet, «Philidor l’ainé, ordinaire de la musique du rick, “Philidor (1) André Danican Philidor l’ainé ”
Roy et garde de tous les livres de sa bibliothèque de in The New Grove Dictionary of Music and Mu-
musique». Un essai de biographie d’après des do- sicians (ed. 2001), vol. XIX, pp. 558-559; cfr.
cuments inédits, in «Revue de Musicologie» LX- P.M. Ranum, op. cit., pp. 328-329, nota 43.
VI (1980), pp. 203-216. Sui manoscritti Phili- 25] Cfr. F. Waquet, op. cit., p. 205.
dor vedi A. Tessier, Un fonds musical de la bi- 26] Per un approfondimento della colloca-
bliothèque de Louis XIV: la collection Philidor, in zione dei manoscritti Philidor all’interno della
«La Revue musicale», CXI-CXV, 1931, pp. 295- tradizione della musica francese, e soprattutto
302, oltre alla bibliografia citata nelle note suc- lulliana, cfr. tra gli altri J.R. Anthony, Toward a
cessive; i vecchi articoli, come questo di Tessier principal source for Lully’s court ballets: Foucault
o quello di Fellowes che citeremo, sono a tutt’og- vs Philidor, in «Recherches sur la musique françai-
gi insostituibili, sebbene da integrare con la let- se classique» XXV (1987), pp. 77-104; J.H. Heyer,
teratura successiva, specie per quanto riguarda “The sources of Lully’s grand motets, in Jean-
la collocazione dei vari fondi in cui i manoscritti Baptiste Lully and the music of the French Ba-
Philidor sono divisi. roque”, in J.H. Heyer (a c. di), Essays in honor
23] Data non documentata, ma riportata an- of James R. Anthony, Cambridge University Press,
cora dalla voce di J. Rushton “Philidor (1) An- Cambridge 1989, pp. 81-98; M. Turnbull, The
dré Danican Philidor l’ainé ” in The New Gro- Sources of the Two Version of «Psyché» (1671 &
ve Dictionary of Music and Musicians (ed. 1981), 1678), in J. de la Gorce, H. Schneder (a c. di),
vol. XIV, p. 626. Jean-Baptiste Lully..., cit., pp. 349-356.
il manoscritto di musica nel seicento 231
27] Probabilmente lo spunto per la costitu- tagli specifici proprio sui manoscritti Toulouse-
zione della biblioteca musicale non venne nean- Philidor e sulla storia della raccolta.
che dal re in prima battuta, ma dal suo poten- 30] Lo studio analitico e la nuova cataloga-
te ministro Colbert, in un ambito piú ampio zione del fondo, come pure la digitalizzazione di
di progetti destinati a eternare una specie di alcuni volumi, sono in corso presso la Marciana.
pantheon cartaceo dei maggiori artisti e pen- Per una trattazione sintetica ma ricca di spunti e
satori francesi: cfr. P.M. Ranum, op. cit., p. 318 ulteriori rimandi bibliografici cfr. F.L., Medoro,
e la relativa già citata nota 43 pp. 328-329. ed. in facsimile a c. di G. Morelli, Th. Walker,
28] Cfr. C. Massip, La collection musicale Ricordi, Milano 1984, saggio introduttivo di Mo-
Toulouse-Philidor à la Bibliothèque nationale, relli e Walker: “Ubi Lucius”: Thoughts on Reading
in «Fontes Artis Musicae» XXX (1983), pp. 184- Medoro, pp. CXXXI-CLXIV, in part. CXLI-CXLVII.
207. 31] Nel saggio citato alla nota precedente vie-
29] Cfr. E.H. Fellowes, The Philidor Manu- ne fornita (pp. CXLI-CXLIII) una lista completa
scripts. Paris, Versailles, Tenbury, in «Music & di segnature, titoli, autori, data delle rappre-
Letters» XII (1931), pp. 116-129, che, a parte sentazioni relative alle opere, raggruppamento
l’aggiornamento necessario sul trasferimento del in base all’analisi delle mani che hanno compi-
fondo da Tenbury a Parigi, dà una serie di det- lato i codici.
232 angela romagnoli
matica, in oblungo, alquanto omo- con ogni probabilità alla fine degli
genei per fattura e rilegatura [31]. anni Settanta, quando prese corpo
Siamo di fronte ad una collezione l’idea di dar vita alle stagioni teatra-
che sembra nata in modo del tutto li. Quasi tutti i manoscritti sono co-
peculiare, all’interno di un progetto pie, a parte un gruppo di 28 mano-
piuttosto ambizioso e non comune, scritti che tramanda composizioni di
di cui fu protagonista Marco Con- Cavalli, che Contarini con tutta pro-
tarini (1632-1689), nobile di nasci- babilità comprò in blocco dopo la
ta ed esponente di spicco della vita morte del compositore e che sono in
politica della Serenissima. Contari- parte autografi o comunque da far
ni era proprietario della splendida risalire direttamente al musicista. La
villa palladiana di Piazzola sul Bren- possibilità di distinguere diversi grup-
ta; lí portò avanti un programma di pi in base alle mani dei compilatori
autarchia culturale e materiale, che e alle filigrane permette d’ipotizzare
andava dall’impianto di colture agri- la presenza di un copista piú “di ca-
cole a quello di manifatture, stam- sa”, quello del gruppo in cui si tro-
perie, cartiere. L’autarchia contari- vano le partiture delle opere certa-
niana toccava pure le produzioni tea- mente eseguite a Piazzola [33].
trali: la villa ospitava un’istituzione Abbiamo in questo caso una rac-
di accoglienza per orfanelle che da- colta funzionale a un progetto ese-
va anche istruzione musicale, a cui cutivo, anche se Contarini non ar-
si affiancarono due teatri, e sfrut- rivò ad eguagliare la frequenza degli
tando la forza-lavoro artistica pro- spettacoli veneziani; tuttavia le co-
dotta dalla scuola, Contarini si mi- pie pervenuteci non erano in sé pen-
se in grado di produrre opere in ca- sate come supporti per la pratica mu-
sa. Alle rappresentazioni erano chia- sicale, ma come repertorio cui man
mati ad assistere nobili italiani e stra- mano attingere per la produzione del
nieri che ci hanno lasciato diversi re- vero e proprio materiale d’esecuzio-
soconti, riguardanti le produzioni ne e come parte di una biblioteca da
teatrali ma anche l’esistenza di una esibire in quanto tale.
biblioteca musicale di tutto rispetto Un dato interessante in aggiunta al
[32]. I manoscritti marciani (che con valore della collezione marciana è la
grandissima probabilità rappresen- probabile filiazione da questa di una
tano proprio quella fantastica bi- parte dell’attuale fondo musicale del-
blioteca) sono evidentemente un pro- la biblioteca Querini-Stampalia. Se-
dotto professionale, sia per quanto condo il curatore del catalogo del
riguarda la copiatura sia per le accu- fondo, Franco Rossi, i manoscritti di
rate rilegature; l’arco di tempo rela- ariette cui si è piú volte fatto riferi-
tivo alle date di composizione delle
opere nel fondo contariniano copre
32] Cfr. G. Morelli, Th. Walker, op. cit., p.
circa 50 anni (1639-1684), ma l’i- CXLIV.
nizio della collezione va collocato 33] Ivi, pp. CXLV-CXLVI.
il manoscritto di musica nel seicento 233
34] Cfr. F. Rossi, Le opere musicali della Fon- gole arie, che normalmente nelle altre antologie
dazione…, cit., p. XIV. operistiche sono invece espresse con chiarezza.
35] Ivi, p. XVI. 37] Per esempio: Antologia MS 1435 (Cl. VIII
36] In qualche caso la troviamo anche in an- Cod. IX).
tologie operistiche meno curate: per esempio il 38] Per esempio in Antologia MS 1430 (Cl.
manoscritto Antologia ms 1436 (Cl VIII Cod X), VIII Cod. IV).
che contiene 35 arie di Anonimo, Pallavicino, 39] Su questa collezione si veda il dettaglia-
Sartorio, Legrenzi, Gianettini, Draghi, e sem- to articolo di J. Gmeinder, Die “Schlafkammer-
brerebbe compilato da piú mani, di cui alcune bibliothek” Kaiser Leopolds I., in «Biblos. Bei-
piú correnti rispetto a quelle che troviamo nelle träge zu Buch, Bibliothek und Schrift», a c. del-
antologie con rilegature di maggior pregio. Il ma- la Österreichischen Nationalbibliothek, 43/3-
noscritto è inoltre molto meno accurato anche 4, 1994, pp. 199-211, dal quale sono tratte le
nelle attribuzioni e indicazioni relative alle sin- notizie generali esposte di seguito.
234 angela romagnoli
40] Segnatura attuale: Vienna, Österreichi- si riferiva al Sacro Romano Impero e non alla
sche Nationalbibliothek, Mus. Hs. 18.831 Leo- monarchia asburgica in sé, ed era ottenuto a se-
poldina. guito di elezione. Leopoldo I fu incoronato re
41] Gli Asburgo, che per via ereditaria erano d’Ungheria a Preßburg (oggi Bratislava) nel
solo arciduchi d’Austria, venivano incoronati in 1655, re di Boemia l’anno successivo a Praga, e
momenti diversi re delle diverse componenti fu eletto imperatore a Francoforte nel 1658.
della loro ampia monarchia; il titolo imperiale 42] Cfr. J. Gmeinder, op. cit., p. 202.
il manoscritto di musica nel seicento 235
le legature [42]; anche per quanto ri- parti staccate per l’esecuzione, come
guarda le carte usate e le mani dei pure un originale dei compositori con
copisti si osserva lo stesso desiderio la partitura integrale; di questo ma-
di omogeneità testimoniato dall’a- teriale si è persa quasi ogni traccia. È
spetto esterno dei libri. Interessante verosimile che il materiale d’uso sia
è notare come alcuni esemplari do- stato conservato presso la cappella di
nati con dedica a Leopoldo, perché corte e si sia disperso col tempo o sia
confluissero nella sua biblioteca, sia- stato deliberatamente distrutto con
no stati confezionati altrove cercan- il ricambio dei repertori (sorte co-
do d’imitare però il modello, evi- mune a questa caduca categoria di
dentemente all’epoca noto, delle par- manoscritti musicali); per gli origi-
titure viennesi: un bell’esempio è rap- nali dei compositori vale lo stesso di-
presentato da alcuni manoscritti con scorso che si è accennato all’inizio di
musica di Giovanni Paolo Colonna, questo lavoro, e cioè che se rimasti
rilegati a Bologna ma uniformati al- in possesso di questi fino alla morte
lo standard leopoldino [43]. Nella e se né il musicista né altri per lui si
collezione venivano tuttavia accolti sono preoccupati di farne dono a un’i-
anche libri dedicati a Leopoldo, ma- stituzione o a un mecenate dotato di
gari di preziosa fattura, per i quali accogliente biblioteca, essi sono an-
non si era avvertita la preoccupazio- dati in genere dispersi come gran par-
ne della coerenza estetica rispetto al te dei lasciti privati anche di altra na-
fondo dell’imperatore; sono di fatto tura [44]. Questa situazione fa sí che
gli unici manoscritti che si differen- le lacunose partiture leopoldine sia-
ziano nettamente dagli altri. I libri no per noi spesso gli unici testimoni
per Leopoldo venivano copiati da del repertorio musicale viennese del-
professionisti, per lo piú non di ma- la seconda metà del Seicento (con
drelingua italiana (il che spiega for- l’eccezione della musica liturgica, che
se una certa imprecisione con qual- ha una tradizione a sé): l’eventuale
che errore anche grossolano nel ri- editore di queste musiche deve però
portare i testi drammatici in questa fare i conti con una serie di proble-
lingua); agli stessi copisti erano affi- mi derivanti dalla speciale natura del-
date pure le composizioni di Leo- la collezione, che vanno dalla pre-
poldo che compaiono nel fondo, e senza di diversi errori nel testo mu-
che non sono autografe. sicale e poetico a dispetto della bella
Alle partiture di lettura e conser- presentazione grafica di entrambi,
vazione dovevano essere affiancate le fino allo spinoso compito della rico-
43] Vienna, Österreichische Nationalbibliothek qui, è quello dei manoscritti di Caldara, tra i
Mus. Hs. 16.747 Leopoldina, Mus. Hs. 16.766 quali si conservano molti autografi, confluiti
Leopoldina, Mus. Hs. 16.782 Leopoldina; cfr. nella biblioteca della Gesellschaft der Musik-
J. Gmeinder, op. cit., p. 203. freunde in quanto parte del fondo privato del-
44] A Vienna un caso che fa eccezione, ma l’arciduca Rodolfo, a cui Caldara stesso li ave-
che è piú tardo del periodo di cui ci si occupa va lasciati.
236 angela romagnoli
45] Ricordiamo che, se pure possiamo con- / Calissa. La sig.ra Contessa di Herrbestain [sic]
siderare come lingua prevalente della collezio- Dama di Corte di S. M. C. / Mamerco. Il sr Co.
ne l’italiano, usato per opere, cantate, oratori, Wirbna, Gentilh.o di Cam.a di S. M. il Ré dei
serenate, non mancano partiture in latino e in Rom[ani] / Melitide. Il s[igno]r Marchese Obiz-
spagnolo, e meno frequentemente in francese o zi, Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. / Arpesia. La
in tedesco. sgra Contessa di Waldestein / Uno di Corte. Il sr
46] Si veda ad esempio La Chimera di Anto- Co. d’Herbestein, Gentilh.o di Cam.a di S. M.
nio Draghi su libretto di Nicolò Minato, ese- C. / Nel Primo Balletto di Pescivendoli / Il sr Co.
guita per la prima volta nel 1682 con cantanti Nostiz, Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. / Il sr
della cappella di corte, e dopo dieci anni con un Bar[one] di Peschouiz, Gentilh.o di Cam.a di S.
cast di nobili dilettanti: La Chimera. Drama fan- M. C. / Il sr Co. di Thiraimb, Gentilh.o di Cam.a
tastico musicale (musica per i balli di Anton An- di S. M. C. / Il sr Co. di Castelbarco, Gentilh.o
dreas Schmelzer, coreografie di Domenico Ven- di Cam.a di S. M. il Ré de’ Rom. / Il sr Co. di
tura, scene di Lodovico Ottavio Burnacini); par- Lamberg, Gentilh.o di Cam.a di S. M. il Ré de’
titura del 1692 (solo I e III atto): Vienna, Öster- Rom. / Nel secondo balletto di Venditrici d’Er-
reichische Nationalbibliothek, Musiksammlung, be / La Sigra Contessa di Brandeis / La Sigra Cont.a
Mus. Hs. 16845 Leopoldina; un esemplare del di Ringsmaul / La Sigra Cont.a di Flasching / La
libretto nella stessa biblioteca, segnatura 407.392- Sigra Cont.a di Wratislau / Dame di Corte di S.
A.M (TB). Il manoscritto riporta il cast com- M. C. / Nel Terzo Balletto di Mori, e More / S.
pleto, compresi i danzatori, a c. 2v: «Nomi del- A. Ser. il s.r Prencipe Carlo di Neoburgo / S. A.
le Dame, e Cavallieri, che intervengono nel dra- Ser. la sig.ra sua Consorte / Il Sigr Con. di No-
ma. Posti non secondo il grado, ma secondo l’or- stiz, Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. / La Sig.ra
dine de’ personaggi di esso drama». Segue l’e- Co. d’Auensperg Dama di Corte di S. M. C. /
lenco di personaggi e interpreti (sciolgo le ab- Il Sig.r Co. Perger, Gentilh.o di Cam.a di S. M.
breviazioni solo nella prima occorrenza): «Nel- il Ré de’ Rom. / La Sig.ra Co. Flasching Dama
la rappresentazione / Cotti. Il s[igno]r Co[nte] di Corte di S. M. C. Il Sig.r Co. Lamberg, Gen-
Zernini, Gentilh[uom]o di Cam[er]a di S[ua] tilh.o di Cam.a di S. M. il Ré de’ Rom. / La Sig.ra
M[aestà] C[esarea] / Acco. La Sig[no]ra Contes- Co. di Mollart».
sa Zernini / Filino. Il sr Co. di Trautson, Gen- 47] Si veda il caso del manoscritto Vienna,
tilh.o di Cam.a di S. M. C. / Agatocle. S. A. Se- Österreichische Nationalbibliothek Mus. Hs.
reniss. il s.r Prencipe Carlo di Neoburgo / Hip- 18859 Leopoldina: Chilonida, libretto di Ni-
parco. Il s[igno]r Co[nte] Carlo di Waldestein, colò Minato, musica di Antonio Draghi, in cui
Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. / Crisippo. Il sr sono appunto inseriti diversi fogli evidentemente
Co. di Mollart, Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. di altra mano, di altro formato e anche di altro
il manoscritto di musica nel seicento 237
seconda versione incollate nel ma- Mus. Hs. 18.884 Leopoldina) [49],
noscritto della prima stesura [47]. scritto per Praga nel 1680 [50], pub-
Com’è noto, Leopoldo era un otti- blicato assieme all’Oratorio di S. Pie-
mo compositore, e soleva inserire pez- tro piangente di Pietro Andrea Ziani
zi di suo pugno all’interno delle com- (MS Mus. Hs. 18.926 Leopoldina),
posizioni dei suoi maestri (abitudine in realtà, nonostante il titolo piú
conservata poi dal figlio Giuseppe I); vicino al genere del sepolcro (una
queste ariette imperiali nei manoscritti forma di oratorio tipicamente vien-
della collezione sono segnalate da un nese) a cui appartiene anche il terzo
discretissimo «aria di S.M.C.», senza lavoro, sempre della collezione leo-
ulteriori sottolineature. poldina, raccolto nel volume, Le cin-
Per il loro interesse dal punto di vi- que piaghe di Cristo, ancora di An-
sta della tradizione del repertorio sei- tonio Draghi (MS Mus. Hs. 18.894
centesco e per la pulizia del loro aspet- Leopoldina). Sul fronte della canta-
to grafico, le partiture leopoldine so- ta un volume della serie dedicata con-
no state spesso prescelte come og- tiene un gruppo di composizioni di
getto di riproduzioni in facsimile: se autori del Seicento tramandate nei
ne segnalano qui alcune, di modo manoscritti di Leopoldo: incontria-
che il lettore possa facilmente pren- mo ancora Draghi, ma anche Carlo
dere un contatto diretto almeno con Cappellini, Filippo Vismarri, Carlo
la fisionomia delle pagine musicali Agostino Badia, Giovanni Battista
stilate per l’imperatore. Le grandi Pederzuoli [51]; tutti italiani attivi
collane Garland presentano esempi piú o meno stabilmente a corte.
nei generi dell’opera, della cantata e Quella di Leopoldo I è una colle-
dell’oratorio, fornendo cosí nel com- zione che si differenzia abbastanza
plesso un buon test di quella unifor- nettamente dai due tipi che abbia-
mità trasversale di cui si accennava. mo analizzato in precedenza: è stata
Tra le opere abbiamo il Leonida in raccolta da un “soggetto pubblico”
Tegea di Antonio Draghi [48], un’o- ma ad uso privato e, sebbene la fat-
pera in tre atti; dello stesso Draghi tura dei manoscritti sia accurata e so-
troviamo anche l’oratorio Jephte (MS prattutto estremamente omogenea,
London 1987.
stile musicale rispetto al corpo della partitura. 50] L’introduzione al facsimile non è corret-
Nel caso specifico non si è potuta individuare ta sui dati relativi alla storia dell’oratorio, e men-
un’eventuale ripresa piú tarda dell’opera (cfr. H. ziona solo la ripresa viennese del 1687, mentre
Seifert, op. cit., pp. 338-340) ma resta la testi- è chiaro dall’analisi comparata di partitura e li-
monianza di una pratica di lavoro sul libro mu- bretti che il manoscritto corrisponde alla ver-
sicale stratificata nel tempo. sione praghese precedente. Per un eventuale ap-
48] A. Draghi, Leonida in Tegea, a c. di H. profondimento si veda perciò anche A. Draghi,
Mayer Brown, Garland, New York - London Jephte, edizione critica e introduzione di A. Ro-
1982. magnoli, KLP, Praga 2000.
49] A. Draghi, Jephte – Le cinque piaghe di 51] Di costoro cfr. Cantatas, selected and in-
Cristo; P.A. Ziani, Oratorio di S. Pietro piangen- troduced by Lawrence Bennett, Garland, New
te, a c. di J.L. Johnson, Garland, New York - York - London 1985.
238 angela romagnoli
di Mariateresa Dellaborra
1] Ch. Burney, The present state of music in 3] Cfr. per esempio M. Infelise, L’editoria ve-
France and Italy, London 1773, qui consultato neziana nel ’700, Franco Angeli, Milano 1991;
nella traduzione italiana Viaggio musicale in Ita- B.M. Antolini, Editori, copisti, commercio della
lia, a c. di E. Fubini, EDT, Torino 1979, p. 92. musica in Italia: 1770-1800, in «Studi musica-
I corsivi sono originali. li», XVIII/2, 1989, pp. 273-375, da cui desume-
2] Ch. Burney, op. cit., p. 84. re la bibliografia di riferimento.
240 mariateresa dellaborra
le sinfonie per grande coro piovono Era prassi diffusissima, infatti, che
da ogni parte [4]. non solo i cantanti si portassero ap-
presso le loro arie “da baule” da piaz-
La testimonianza del presidente zare al momento opportuno nel cor-
Charles de Brosses descrive uno sta- so dell’opera, ma che nuove arie ve-
tus delle fonti che si è protratto per nissero appositamente composte per
tutto il secolo e ha toccato in pri- questo o quel virtuoso affinché potesse
mo luogo l’intera produzione ope- brillare adeguatamente sera dopo se-
ristica. La partitura musicale di un’o- ra. Ciò si evince, ad esempio, dal se-
pera circola esclusivamente mano- guente passo di Niccolò Jommelli estra-
scritta, viene inserita nei bauli da polato dalla lettera del 30 gennaio
viaggio della compagnia, percorre 1770 indirizzata a Pedro José da Silva
l’Italia e visita le città straniere al se- Bottelho, direttore dei teatri porto-
guito dei cantanti. Essa tuttavia, nel ghesi:
corso delle repliche, può subire tra-
sformazioni e adattamenti e non Ecco l’aria di Elimira [Parto ma timi-
trovare piú stretta corrispondenza da, I, 8] per l’opera La schiava libera-
con le singole parti staccate, desti- ta che in esecuzione degli ordini di V.
nate ai vari interpreti, o con la fon- S. Illma, ò cambiata, per adattarla al-
te originaria, spesso stilata dal com- l’abilità del musico che deve rappre-
positore stesso [5]. Il formato in cui sentare la sud:ª parte; giusto il sugge-
di solito si presenta, sia che tratti di rimento marcatomi nella nota del Mar-
un argomento giocoso sia serio, è tinelli. L’andamento della presente aria,
quello oblungo, interamente di ma- è allegro; ma sempre adattabile per al-
no dell’autore principale, ma piú tro al comodo del musico, che deve
frequentemente di piú mani che in- cantarla; che vale a dire, un po’ piú,
tervengono di norma in occasione un po’ meno, non guasta. L’è corta:
dei recitativi secchi. Le parti per i ma ò voluto tenerla espressamente sul-
singoli strumenti di solito sono re- la misura, e su’l piano di tutte le altre
datte da copisti, come pure le par- della sud:ª opera; per non mettere un
titure per le recite successive, a me- sol cipresso in mezzo di un’equalissi-
no che il musicista principale non mo, erboso piano [6].
decida di apportare personalmente
modifiche sostanziali al testo. Jommelli si preoccupa cioè di com-
4] Ch. De Brosses, Lettres familières écrites d’I- 5] Si consideri, a titolo d’esempio, la stermi-
talie en 1739 et 1740, Sérieys, Paris 1799, qui nata serie di repliche che I due supposti conti, ope-
consultato nella traduzione italiana Viaggio in ra di Domenico Cimarosa, ebbe dopo la prima
Italia. Lettere familiari, a c. di B. Schacherl, La- allestita nel 1784 al Teatro alla Scala; cfr. C. Sar-
terza, Bari 1973; Lettera LI, Spettacoli e musica, tori, I libretti italiani a stampa dalle origini al
pp. 519-520. Tutti i passi sono riportati nella 1800, Bertola & Locatelli, Cuneo 1992, pp. 8563-
grafia originale con la sola normalizzazione del- 8590.
le maiuscole. 6] Cit. in M. Petzoldt McClymonds, Niccolò
242 mariateresa dellaborra
porre un nuovo brano, piú adatto al- [8]. In una delle numerose copie del-
l’interprete. Ma può anche capitare la partitura [9] l’originaria aria di La-
che non sia lo stesso compositore a vinia dell’atto I, scena 3 (Serbate co-
intervenire apportando le trasfor- stante l’affetto, l’amore, Andante amo-
mazioni necessarie e piú confacenti roso 3/8, La), viene interpolata con
o compilando un brano musicale me- un’aria composta da Baldassarre Ga-
glio riuscito. Lo conferma questo luppi, completamente diversa per te-
passo di Johann Christian Bach, estra- sto, andamento e carattere (Nel mar
polato dalla lettera del 1759 a Padre di tanti affanni, Allegro di molto, C,
Martini, in cui dichiara di essere in- Sib) e specificamente pensata per la
tervenuto in prima persona su un’o- signora Chiavazzi nella recita del
pera altrui. «1772 in S. Benedetto l’ascensa», rap-
presentazione non documentata nei
Il sign: Elisi fú poco bene trattato dal repertori. La partitura manoscritta
Maestro che fece la prim’opera e in con- fornisce tre preziose indicazioni al-
seguenza non compariva; dopo trè o trimenti non note: 1) “l’intromissio-
quattro recite il sig:re cavagliere m’or- ne” di un’aria del Buranello; 2) l’at-
dinò a fare un’aria sopra le parole Mi- testazione di un’ulteriore recita del
sero pargoletto etc. per il suddetto can- 1772; 3) la partecipazione della de-
tante, e la qual’aria ebbe la fortuna d’in- buttante signora Clementina Chia-
contrare, così anche lui, a segno che si vacci (Chiavazzi, Ciavazzi) di Roma
li fa molto applauso, ed è costretto a [FIG.1].
replicarla una volta per sera [7]. A suffragio ulteriore si può citare il
caso del primo melodramma di Gio-
Anche il caso qui sotto esemplifi- vanni Battista Sammartini, Memet,
cato rientra in tale tipologia: si trat- che alla recita di Pavia del 1733 pro-
ta de Li rivali placati opera di Pietro pone due arie diverse (Non ha dolor
Alessandro Guglielmi composta nel piú rio e Se vuoi che serva almen) per
1764 per il teatro Giustiniani di San altrettanti nuovi interpreti (rispetti-
Moisé e replicata ripetutamente in vamente Stella Fortunata Cantelli e
teatri italiani e stranieri sino al 1777 Filippo Finazzi) non presenti alla pri-
7] Cit. in R. Allorto, Gli anni milanesi di Gio- laborra, “Martinelli librettista di Guglielmi: l’e-
vanni Cristiano Bach e le sue composizioni sacre, sordio con Li rivali placati (1764)”, in P. Ra-
Ricordi, Milano 1992, p. 124, lettera del gen- dicchi (a c. di), Pietro Alessandro Guglielmi, mu-
naio 1759. L’opera cui si fa riferimento è il De- sicista italiano nel Settecento europeo, atti del con-
mofoonte di Antonio Ferrandini e l’aria in que- vegno internazionale di studi Massa (13-16 di-
stione è cantata da Timante nella scena 5 del- cembre 2001), in preparazione.
l’atto III. Lo stesso cantante fu impegnato an- 9] Modena, Biblioteca Estense, MS Mus. F.
che nella seconda opera della stagione di car- 530. 1-22.
nevale: Alessandro nelle Indie di Ignaz Jakob Holz- 10] La questione è investigata dettagliata-
bauer. mente in M. Dellaborra, “Giovanni Battista
8] Per le repliche attestate cfr. C. Sartori, I li- Sammartini operista”, in Studies on Giovanni
bretti italiani…, cit., pp. 20036-20047; M. Del- Battista Sammartini and his Musical Environ-
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 243
ma di Lodi del 1732 [10]. In un ca- nico Cimarosa, Antonio Salieri, Pa-
so l’aria si svolge sullo stesso testo del squale Anfossi, Niccolò Piccinni.
libretto lodigiano (ma prospetta evi- L’esempio qui proposto riguarda
dentemente tipologie tecnico-espres- il cambiamento operato da Haydn
sive differenziate e legate al nuovo nella settima scena dell’opera L’im-
cantante), nell’altro sviluppa concet- presario in angustie di Domenico Ci-
ti autonomi [11]. Ancora piú palmare marosa allestita nel carnevale 1786
è l’esempio rintracciabile nelle parti- per il Teatro Nuovo sopra Toledo a
ture che dall’Italia giungevano a Napoli e passata a Esterháza nel 1790.
Esterháza dove Franz Joseph Haydn, In essa Haydn interviene nel punto
Kappelmeister del principe, provve- in cui il testo originale declamava
deva ad apportare tutte le trasforma- «ognuno resta già, sì resta già”: ta-
zioni necessarie passando al setaccio glia le otto battute di Cimarosa e le
e adattando al teatrino di corte pagi- sostituisce con venticinque battute
ne di Giuseppe Gazzaniga, Dome- di sua invenzione (Don Crisobolo
11] Bruxelles, Conservatoire royale, Bi- giunge: «a Pavia, 1733». Cfr. N. Jenkins, B.
bliotèque (n. 4790; 4799), manoscritti redat- Churgin, Thematic Catalogue of the works of
ti rispettivamente nel 1899 e nel 1900 da Henry Giovanni Battista Sammartini, Harvard Uni-
Wotquenne che precisa «mis en partition d’a- versity Press, Cambridge Mass. 1976, nn. 95,
près l’ancienne partie separée» e per 4799 ag- 97, pp. 139-140.
244 mariateresa dellaborra
intona: «Silenzio miei signori / co- si; sig.r Appiani; sig.ra Cerminati;
s’è questo fracasso, / voi vi prende- sig.ra Salvioni» [13].
te spasso / del pubblico e di me, / vi Altro significativo esempio è quel-
giuro in fede mia / che se non va in lo de La donna di genio volubile, ope-
scena piú l’Impresario, / in cena no ra di Marcos Antonio da Fonseca
lo vedrete affé» e tutti gli rispondo- Portugal che ebbe un grandissimo
no: «ma se poi mai quest’opera non successo dopo la prima recita vene-
molto bene andrà, / da noi-voi si fac- ziana del 1796 e godette di decine e
cia subito, sarà quel che sarà») [12] decine di repliche sino al 1800.
che portano rapidamente alla con- Il frontespizio ricorda la cantante
clusione dell’opera, mentre nell’ori- cui fu destinata l’aria “Per amar ab-
ginale erano previste ancora ben quat- biamo il core” nella recita del 1800:
tro scene [FIG.2a-b]. la famosissima Teresa Strinasacchi,
Tale procedimento è ripercorso an- allora regina incontrastata dei teatri
che dagli autori italiani, che rima- veneziani [14] [FIG.3].
neggiano ogni minimo frammento L’esemplare in questione [15] è inol-
di opera pur di accontentare i pro- tre estremamente significativo per la
tagonisti della serata e riservano lo- sua natura disordinata, caotica, sum-
ro ogni tipo di cura, spesso appo- ma di parti differenti compilate in an-
nendo il nome di ognuno sull’aria ni diversi; per la sua incompletezza
che questi avrebbero dovuto esegui- ora nel testo ora nella musica, con se-
re, segno inconfutabile di una pre- zioni cassate, confuse; per le interpo-
cisa destinazione legata a peculiari lazioni di numerose mani.
abilità esecutive e attitudini vocali. Non sono solo i recitativi a subire
Ne è conferma la “partitura” rico- la sorte di essere composti da allievi
struita de l’Ambizione superata dalla o da altri musicisti diversi dall’auto-
virtú di Giovanni Battista Sammar- re principale (come era prassi) ma
tini in cui ogni aria (le sole parti so- anche le arie sono sottoposte a cam-
pravvissute dell’intera opera) ripor- biamenti e a modifiche dell’ultimo
ta il nome del cantante della prima minuto.
ed unica recita nel teatro Ducale di All’opposto si confronti la copia
Milano nel carnevale 1735: «sig. precisa, uniforme e leggibilissima de
Amorevoli, sig. Monticelli; sig.ra Te- l’Ifigenia in Tauride di Tommaso Traet-
12] Il brano è conservato autografo in Esterházy- 13] La musica è conservata a Bruxelles, Con-
archiv MS Mus. OE-50. Cfr. anche A. von Ho- servatoire royale, Bibliothèque in 23 fascicoli
boken, Joseph Haydn, Thematisch-bibliographis- (4777-4803, mancanti del 4790 e 4799) corri-
ches Werkverzeichnis, Schott’s söhne, Mainz 1971, spondenti a 22 arie e al quartetto non ordinati
Gruppo XXXIC, n. 14, p. 587; M. Dellaborra, però secondo l’ordine del libretto.
“Cimarosa-Haydn: le opere per il teatro di 14] Cfr. sub vocem in Dizionario Enciclopedi-
Esterháza (1789-1790)”, in P.G. Maione (a c. co Universale della Musica e dei Musicisti, Utet,
di), Domenico Cimarosa: un napoletano in Eu- Torino 1988.
ropa, atti del convegno internazionale di studi 15] Conservato ad Amburgo nella Staats und
Aversa (25-27 ottobre 2001), in preparazione. Universitätsbibliothek, M A/ 888.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 245
16] Per ravvivare la trama potevano essere inseri- 17] Questa frase è desunta dal libretto Il piú
ti appositamente nuovi personaggi come nel caso fedel trà vassalli, dramma in 3 atti, Avvertenze,
dell’Agrippina moglie di Tiberio di Giovanni Batti- opera rappresentata al teatro Ducale di Mila-
sta Sammartini su libretto di Guido Riviera in cui no nella stagione del carnevale 1720. Caso ana-
«Il personaggio di Emilio è stato aggiunto per uso logo è per il Flavio Anicio Olibrio di Francesco
di questo teatro, potendosi a voglia altrui agevol- Gasparini rappresentato per la prima volta a
mente levare, e ridurre al suo primo essere il com- Venezia nel 1707 e quasi interamente riscritto
ponimento, col togliere quelle scene, ove alla meglio dall’autore per il teatro Ducale di Milano nel
egli è introdotto», cfr. Libretto, Argomento, p. VII. 1722.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 247
per vendermi i suoi concerti a carissimo certi con solista, e in parti staccate nel
prezzo. […] L’ho sentito vantarsi di com- caso di sinfonie, ouvertures e concer-
porre un concerto, con tutte le sue par- ti di gruppo, l’autore procurava il ma-
ti, piú rapidamente di quanto impie- teriale sia in prima persona, sia avva-
gherebbe un copista per trascriverlo. Ho lendosi di copisti fidati. La percen-
constatato, con mia grande meraviglia, tuale dell’una e dell’altra presenza, evi-
che egli non è stimato quanto merita in dente dai cataloghi dei singoli musi-
questo paese, dove tutto è soltanto mo- cisti, è variabile ed è difficile stabilire
da, dove le sue opere si ascoltano da trop- la regola che sovrintendeva alla deci-
po tempo, e dove la musica dell’anno sione finale. In questo ambito tutta-
avanti non si esegue piú [18]. via s’impone piuttosto prepotente la
produzione a stampa, che in un pri-
È ancora una testimonianza del De mo momento affianca quella mano-
Brosses a offrire ulteriore conferma scritta e poco a poco la soppianta qua-
della frenesia e della rapidità nella pro- si definitivamente. Molti dei maestri
duzione musicale – e nella conseguente citati figurano dunque nei cataloghi
divulgazione – da parte dei singoli au- degli editori sia italiani sia stranieri e
tori che dovevano stare al passo con la loro musica “a penna” risulta, per
le richieste e i desideri del pubblico e buona parte, copia precedente o con-
della committenza. Nel contempo, seguente della stampa. In questo am-
però, il pensiero del presidente fran- bito può rivelarsi sorprendente il le-
cese arricchisce di nuovi e preziosi da- game tra le due realtà. In alcuni casi
ti le notizie sulla prassi della compo- le versioni – manoscritto e stampa –
sizione di uno specifico musicista, An- sono identiche e l’uno è la copia cui
tonio Vivaldi, che stendeva di pro- l’altra fa riferimento; in altre occasio-
prio pugno le parti staccate e la par- ni invece il primo diverge notevol-
titura dei propri concerti, forse per mente dall’edizione per tagli, aggiunte
sfuggire ai refusi dei copisti. Questa o dilatazioni introdotte, oppure per
situazione è abbastanza diffusa nel re- una diversa distribuzione d’organico;
pertorio strumentale: Giovanni Bat- in altre circostanze l’edizione è pre-
tista Sammartini, il padre della sinfo- cedente al manoscritto. Oltre a ciò
nia, prepara le parti per i concerti set- non va trascurato che manoscritto e
timanali sulla spianata del castello stampa possono divergere per desti-
Sforzesco; Giuseppe Tartini verga le nazione: una ouverture a una cantata
pagine dei concerti per violino solo; può, ad esempio, comparire come
Pietro Nardini predispone puntual- sinfonia autonoma all’interno di una
mente tutti gli spartiti per i singoli raccolta a stampa; la creazione di un
strumenti e gli esempi potrebbero autore essere attribuita ad altri o un
continuare numerosi. Prediligendo la brano orchestrale comparire stampa-
versione in partitura nel caso di con- to per differente organico. La deno-
minazione stessa della composizione
18] Ch. De Brosses, op. cit., p. 145. può modificarsi inoltre secondo le ne-
248 mariateresa dellaborra
cessità, essendo ancora molto vaga e Paolina Zenobio Donado copia tratta
confusa la terminologia che precisa- fedelmente dalla stampa. La copia,
mente voglia definire una sonata a piú cioè, si compiace di essere una ri-
strumenti, una ouverture, una sinfonia produzione fedelissima della stam-
o un concerto. pa veneziana.
Le pagine vivaldiane, come è noto, La sinfonia sammartiniana in Do
offrono materia per tutte le tipologie minore J-C 8 nasce come introduzio-
prospettate [19], ma può altresí ap- ne alla cantata Il canto di San Pietro
parire curioso il caso di altri autori. eseguita in San Fedele a Milano nel
L’ouverture di Jommelli che apre la 1751, ma viene pubblicata a Parigi da
raccolta di VI Ouverture a piú stro- Jean-Baptiste Venier nel 1757 come
menti composte da varri [sic] autori terzo numero della raccolta miscella-
opera seconda, pubblicata a Parigi da nea VI Sinfonie a piú stromenti o la
Claude Vernadé verso il 1755 preve- sinfonia in Mi b maggiore J-C 29 ori-
de in organico soltanto archi. La co- ginariamente legata alla cantata Il pian-
pia manoscritta invece, utilizzata co- to di Maddalena al sepolcro (Milano,
me ouverture per il Creso, opera alle- San Fedele, 1751) è pubblicata tra le
stita per il teatro Argentina di Roma Six Favourites Ouvertures a Londra da
il 5 febbraio 1757, include anche i Anton Hummel nel 1770 circa.
fiati. La stampa è dunque preceden- Ancora in riferimento alla produ-
te al manoscritto che arricchisce lo zione di Sammartini, si può citare la
strumentario della versione origina- sinfonia in Re maggiore J-C 18 at-
ria. tribuita a Jommelli nella stampa del
Situazione analoga, relativamente 1748 curata da Louise Roussel Le-
alla semplice successione cronologi- clair a Parigi (Simphonie nouvelle a
ca, si verifica anche con un mano- quattro del signor Nicolò Jomelli, mae-
scritto conservato nella Biblioteca stro di musica in Napoli). Parimenti
Marciana di Venezia (It. IV n. 980) la sinfonia in Fa maggiore J-C 33 è
[20] il cui frontespizio recita: Con- inserita tra le XII sonate a due e tre
certi a cinque con violino solo e vio- violini col basso del signor Giuseppe
loncello obbligato opera prima di Be- San Martini milanese opera seconda,
nedetto Marcello nob. ven. dilettante Parigi, Le Clerc, 1742 e la sinfonia
di contrappunto stampada da Gius. in Sol maggiore J-C 45 ascritta a Jo-
Sala in Venezia nel 1708, e dedicata seph Stadler nella raccolta di Sei sinfo-
dall’autore all’ill.ma ed ecc.ma sign. nie a due violini alto viola e basso […]
19] Cfr. ad esempio A. Vivaldi, VI concerti a sicali conservati nelle varie raccolte veneziane e,
flauto traverso opera decima, Archivum musi- nel caso specifico, cfr. F. Rossi, “Le musiche di
cum, Vivaldiana, Musiche di Antonio Vivaldi in Marcello nelle biblioteche di Venezia”, in C.
facsimile, collana diretta da F. Fanna, F.M. Sar- Madricardo, F. Rossi (a c. di), Benedetto Mar-
delli, SPES, Firenze 2002, I, pp. 9-23. cello la sua opera e il suo tempo, atti del conve-
20] A questo proposito può essere utile con- gno internazionale (Venezia 15-17 dicembre
sultare i cataloghi tematici relativi ai fondi mu- 1986), Olschki, Firenze 1988, pp. 223-372.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 249
edita a Parigi da Vendôme tra 1757 È il caso dei tre concertini «con flut-
e 1759. ta traversiere» composti nell’ottobre
Un ultimo esempio tratto dal ca- 1750 da Giovanni Battista Sammar-
talogo sammartiniano può riguar- tini (conservati in copia unica e au-
dare il Minuetto della sinfonia in tografa alla Badische Landesbibliothek
Sol maggiore J-C 47 che compare di Karlsruhe MSS 795-797), che re-
a Londra presso l’editore John Pre- cano una serie di preziose indicazio-
ston all’incirca nel 1775 quale A ni per l’esecutore. Non soltanto nel
Favourite lesson for the Harpsicord corso dei tre brani si leggono anno-
or Piano forte [21]. tazioni legate all’agogica o all’espres-
Anche alcuni manoscritti tartinia- sione («sempre moderato e grazioso»;
ni riservano interessanti sorprese: la «questo finale in forma di Minuetto,
copia di tre dei quattro concerti per deve suonarsi in tempo cantabile affet-
“flauto traversiero e archi” conser- tuoso») – oltre alle dinamiche disse-
vata nella Universitetsbiblioteket di minate qua e là nel corso dei singoli
Uppsala (Gimo 291-294) riprodu- movimenti – ma anche precise pun-
ce – in due casi trasponendoli in al- tualizzazioni registiche («la flutta de-
tra tonalità – altrettanti concerti vio- ve suonare sempre col primo violino
linistici. Il copista in generale si mo- à riserva dei soli»). Sul retro della car-
stra fedele nell’operare la trasposi- ta 6 è inoltre vergata dal composito-
zione dall’uno all’altro strumento. re la seguente fondamentale dida-
In un solo passo (Adagio in Sol mi- scalia:
nore del Concerto in Sol maggiore)
decide di “personalizzare” la scrittu- Questi concerti devon’eseguirsi con
ra dello strumento a fiato introdu- solamente quatro stromenti cioè, un
cendo temi e conseguenti ornamen- flauto traversier, due violini, mà che
tazioni particolarmente confacenti suonano di bon gusto, come pure un
alla sua natura. violoncello. La flutta deve sempre suo-
In altri casi, forse i piú frequenti, nare col p.mo violino, essendo quella
il manoscritto rimane infine un uni- la parte principale; con di piú li soli
cum (o riprodotto in piú esemplari che sono qui notati. S’averte che li vio-
oppure sopravvissuto in una sola co- lini devon suonare con tutta la mag-
pia) senza nessun seguito editoria- gior discrezione acciò la flutta debba
le, e dunque estremamente impor- sentirsi distintamente, e così anche de-
tante e utile per avere una visione ve suonare il violoncello [FIG.4a-b-c].
piú ampia del catalogo del compo-
sitore, altrimenti esiguo o poco si- Il manoscritto quindi appare piú
gnificativo. ricco di annotazioni, piú immedia-
21] Ma una simile prassi coinvolge anche le che compare in una Recueïl de pl.rs Menuets de
miscellanee manoscritte. Cfr., ad esempio, il Cremône et de Milan et autres ridotto per vio-
Minuetto della già ricordata sinfonia J-C 33 lino e basso.
250 mariateresa dellaborra
Fig.4b:Giovanni Battista Sammartini, Prima pagina del I Concertino per flutta traversie
legge la prescrizione: ˙la flutta deve suonare sempre col primo violino a riserva dei
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 251
22] Per ulteriori dettagli sul fondo torine- 23] È nota, ad esempio, la colorita espressione
se costituito prevalentemente da autografi, con «per li coglioni» che si trova tra le batt. 61-66 nel-
una netta prevalenza di partiture piuttosto che la parte del basso continuo del finale del concerto
di parti, cfr. M. Talbot, Vivaldi, EDT, Torino RV 340 dove compaiono, in via del tutto eccezio-
1978, pp. 14-16, oltre all’ampia introduzio- nale in ambito vivaldiano, alcune cifrature per la
ne storica al catalogo I. Fragalà Data, A. Col- realizzazione degli accordi in un passaggio in pro-
turato, Raccolta Mauro Foà raccolta Renzo Gior- gressione. L’annotazione probabilmente era desti-
dano, Torre d’Orfeo, Roma 1987, pp. XI-LXX- nata al copista o ad altri possibili esecutori meno
VII. esperti del Pisendel, fine conoscitore di armonie.
252 mariateresa dellaborra
nedetto Marcello in cui lo stesso stru- litici (dal celeberrimo evirato Carlo
mentista introdusse interpolazioni e Broschi – il Farinelli –, al composito-
adattamenti atti a esaltare il proprio re Andrea Bernasconi, al fratello Leo-
virtuosismo. poldo Trapassi, al generale Picualques)
LA MUSICA STRUMENTALE e attengono esclusivamente al reper-
E VOCALE DA CAMERA torio vocale. Se in questo ambito so-
no numerosissimi i brani copiati ad
Ho bisogno, ed il mio bisogno è di mu- uso e consumo di dilettanti o profes-
sica, onde ricorro all’oracolo […]. Non sionisti che tengono “accademie”, non
saprei chi meglio potesse liberarmi di di meno il repertorio strumentale go-
questo impegno che il mio caro signor de di una diffusione straordinaria.
Bernacchi sciegliendo e dal suo tesoro Rampolli di nobili famiglie si diletta-
musicale e da quello degli amici suoi il no con vari strumenti e quindi ricer-
numero che sarà possibile d’arie, che cano presso eterogenee fonti materia
possano far onore a chi le manda, a chi prima, magari insolita, con cui fare
le implora, ed a chi dee cantarle, queste sfoggio delle proprie abilità. È il caso
copiare in partitura (quando al signor della famiglia Ricardi di Netro, il cui
Bernacchi piaccia di secondar le mie pre- capostipite Fabio IV (1705-1772) fa
ghiere), dovrebbero essere mandate per trascrivere una buona quantità di mu-
via sicura da Bologna a Venezia [24]. sica di diversi autori. Sulle copie di trii
per violini e basso, di sinfonie, di ou-
Pietro Metastasio scrive questo ac- verture di Carlo Campioni, Baldas-
calorato messaggio da Vienna il 18 di- sarre Galuppi, Saverio Garzia detto lo
cembre 1752 ad Antonio Bernacchi Spagnoletto, Giovanni Battista Sam-
a Bologna e la sua richiesta è riferita martini, alcune delle quali unica, tro-
specificamente a brani vocali, estra- neggia infatti l’annotazione «ex rebus
polati da opere o nati specificamente Marchionis Fabij, comitis de Collo-
quali musiche da camera. Egli desi- redo», spesso seguita – elemento pre-
dera ardentemente possedere mate- ziosissimo eppure cosí raro – dalla da-
riale musicale siffatto da usare in pri- ta [25]. Accanto a questa raccolta che
ma persona o da donare a soggetti ca- privilegia il flauto, si possono men-
paci di apprezzarlo e di eseguirlo. Nel- zionare almeno due tipi di composi-
l’ambito del ricchissimo epistolario zioni destinate ad altrettanti commit-
metastasiano tali domande coinvol- tenti che si dilettavano di strumenti
gono molteplici artisti o uomini po- piuttosto inconsueti: la Sonata per
24] P. Metastasio, Lettere, Mondadori, Mila- 26] La prima è conservata nella biblioteca priva-
no 1951, vol. III, pp. 772-773. ta Fornaciari e le seconde presso la Biblioteca del
25] Cfr. G. Spanò, Il fondo di musica stru- Conservatorio di Genova (SS.V. 1.1.). Probabilmente
mentale Ricardi di Netro a Udine, a c. di L. Nas- da attribuire al violinista, direttore d’orchestra e com-
simbeni, Musica & Ricerca nel Friuli-Venezia positore fiorentino Giovanni Francesco Giuliani.
Giulia, Grafica Goriziana, Gorizia 1996, pp. Cfr. L. Inzaghi, L.A. Bianchi, Alessandro Rolla, Nuo-
12-13. ve edizioni, Milano 1981, pp. 238-239.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 253
Fig.5:Giovanni Battista Sammartini, frontespizio delle Sonate per amandolino [sic] e bass
27] Cfr. R. Kirkpatrick, Scarlatti, trad. it. di Scarlatti Alessandro e Domenico: due vite in una,
M. Martino, ERI, Torino 1984, e R. Pagano, Arnoldo Mondadori, Milano 1985.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 255
menico Scarlati, / e la seconda / del i tratti? Ecco un nuovo uso del ma-
sig.r Federico Handel» [FIG.7]. A piè noscritto: quello prettamente didatti-
di pagina: «Per studio di Francesco co destinato sia agli studiosi sia ai prin-
Gasparini». Forse l’illustre didatta al-
le prese con lo studio di due autori 28] Conservata a Bruxelles, Bibliothèque du
coevi per investigarne minuziosamente Conservatoire, MS Litt. XY, n. 15.138 FRW.
256 mariateresa dellaborra
30] Cfr. G.B. Sammartini, Sonate per organo (1747-1778) le partiture sono prevalentemen-
o cembalo, edizione critica a c. di M. Dellabor- te autografe e il numero elevato delle parti di
ra, La bottega discantica, Milano 1999. alcuni brani ne testimonia la rilevanza o anche
31] Nel Duomo di Milano, ad esempio, du- il successo. A titolo d’esempio: Conserva me do-
rante la reggenza di Giovanni Andrea Fioroni mine salmo a 8 voci in Mi maggiore, 1749, so-
258 mariateresa dellaborra
pravvive in 45 parti (Busta 102 n. 1); Gloria a ecclesiae inno a 8 voci in Fa maggiore, in 73 par-
8 concertato in Re minore, in 42 (Busta 88 n. ti (Busta 99 n. 10).
1); Inveni David servum meum, offertorio a cin- 32] Cit. in R. Allorto, Gli anni milanesi…,
que voci in Do maggiore, in 70 parti (Busta 91 cit., p. 119.
bis n. 1); Mihi absit offertorio a sei parti in Si 33] Cfr. M. Petzoldt McClymonds, op. cit.,
bemolle, in 57 parti (Busta 91 n. 7); Misterium pp. 508-509, lettera del 19 febbraio 1770.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 259
somma infelicità, insieme con tutti gli vuto qui fare; gli ò solo lasciati per di-
altri, nelle mani di S.A.S il duca di mostrare qual sia il mio sincero attac-
Wirtemberg, che, non solo non vuo- camento all’adorabile persona di V. A.
le piú rendermeli, e non vuol darmi S. e per corrispondere con tale per me
neppure la pensione accordata tra noi, ben forte sacrificio, alle tante grazie e
con scrittura, e con decreto firmato, e munificenze, che l’A. V. S. si è degna-
sottoscritto, sempre e quando vuol te- ta di sempre ricolmarmi; ma non già
nersi li miei originali [33]. per mio obligo. Non vi è esempio, si-
E già in altre occasioni il musicista curamente di qualunque sia composi-
aversano aveva sollevato in modo tore di musica, o altro scrittore auto-
quasi ossessionante la questione con re, che abbia lasciato fuori delle sue
il duca Karl Eugen di Württemberg, mani, ed in potere di chicchesia, gli
suo datore di lavoro a Stoccarda tra originali di suo proprio carattere. Ne
1753 e 1769, perché potesse tenere Hasse, ed altri, alla corte di Dresda; ne
presso di sé le proprie creazioni: tanti maestri alla corte di Vienna; ne
il celebre Scarlatti, ed altri di Espa-
Io, se ò sempre lasciati in potere di V. gna… Insomma ne mille e mille altri,
A. S. tutti gli originali di mio proprio da che esiste la musica. E se, allora che
carattere, di tutte le mie composizio- io ebbi la sorte di essere accordato al-
ni, che per lo spazio di 10 anni, ò do- l’onorevol servizio di V. A. S. mi fos-
260 mariateresa dellaborra
se stata fatta nell’accordo una simile ginale di mio carattere della nuova
richiesta; avrei francamente, a qua- messa» [36] e infine decide di inviare
lunque costo, risposto di no. […] Se gli autografi delle composizioni, ma
lascio dunque la proprietà de’ miei pro- solo dopo averne fatte opportune co-
prj originali; perche mi deve essere pie: «mando il mio proprio originale
proibito di averne le copie? È troppo della sud:ª sequenza [Victimae paschali
giusto, e troppo necessario ancora, ad laudes], avendolo fatto espressamen-
un autore l’avere in poter suo, e sotto te in carta picciola, e mi tengo presso
la sua mano, e suoi proprj occhi, un’e- di me la copia. Son contento di aver
semplare almeno delle sue proprie pro- cosí pensato; perché qui non è spera-
duzioni, e fatiche. Pure dall’ordine da- bile di avere una copia ben fatta, ed
tomi da V.A.S. mi accorgo che nep- esatta» [37].
pure le copie mi è permesso di avere. La stessa strategia legata all’uso di
[…] Non ostante, al cenno di V.A.S. fogli piccoli si legge anche in una let-
ò ciecamente ubbidito, rimettendo tera che il frate Prospero Marmiroli
quelle copie che mi trovavo presso di invia a padre Martini (da “Roma, 4.
me: le altre copie di poche opere che 1755”) in cui chiede di comporgli,
mancano giacche non tutte le opere possibilmente a tempo perso, due
ànno avuto secondo cembalo com- composizioni sacre per rinnovare il
pleto, siccome non l’ànno mai avuto proprio repertorio.
tutte le pastorali io mi trovo di averle
di già, unite ad altri miei effetti; spe- Se V. P. volesse un giorno perdere un’o-
dite al mio proprio natio paese [34]. retta di tempo, e farmi due tantum er-
go in D #, ma la sola prima parte col-
Gli originali sono insostituibili ed è l’organo solo, a motivo di questi sce-
fondamentale che restino di proprietà lerati tuoni, mi farebbe una grazia par-
dell’autore. Ecco perché ogni volta che ticolare; vorrei servirmene li lunedí in
Jommelli deve inviare le sue musiche SS. Apostoli, sono io talmente ristuc-
al nuovo committente portoghese Don 34] Cfr. ivi, pp. 694-695, lettera del 24 feb-
José I (subentrato al tedesco dal 1769 braio 1769.
alla morte), è sempre preoccupato che 35] Tale soluzione è adottata per la prima vol-
vadano perdute a causa dei corrieri or- ta nella lettera al Martinelli del 17 ottobre 1769
e poi ribadita in varie lettere. Cfr. M. Petroldt
dinari sia per terra sia per mare che McClymonds, op. cit., pp. 473, 479-480, 559,
non assicuravano regolarmente le con- 562, 572.
segne da Aversa a Lisbona. Allora esco- 36] Cfr. M. Petroldt McClymonds, op. cit.,
p. 572, da Jommelli al poeta Gaetano Marti-
gita lo stratagemma di scrivere «in car- nelli, lettera del 17 ottobre 1769.
ta piccola da lettere» e preferisce affi- 37] Cfr. M. Petroldt McClymonds, op. cit.,
darsi soltanto al «corriere ordinario p. 500, da Jommelli a Bottelho, lettera del 16
gennaio 1770.
anziché a quello per mare» [35] attra- 38] Cfr. Carteggio inedito del P. Giambattista
verso il quale in una occasione aveva Martini coi piú celebri musicisti del suo tempo, ri-
inviato malvolentieri «l’involto, che stampa anastatica dell’edizione di Bologna, Ni-
cola Zanichelli, 1888, Forni, Bologna 1969, p.
contiene il mio proprio ed unico ori- 397.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 261
co di cantare queste inezie del P.re Ri- rebbe crudele desiderare di sottrar-
va, che non ne posso piú; ma vorrei glielo, tanto piú che questo commer-
che v’impiegasse tutto l’ottimo suo gu- cio è piú attivo e vantaggioso di ogni
sto, e mandarli in cartina sottile ad uno altro [40].
ad uno per la posta [38].
Ragioni legate al gusto per il nuo-
Nel Settecento la musica manoscritta vo e per la varietà stilistica, dunque,
predomina dunque in ogni genere che imponevano ritmi frenetici nel-
musicale [ 39] su quella a stampa: è la composizione e nella conseguen-
piú economica, piú rapida nei tempi te esecuzione, sempre da rinnovare,
di realizzazione, adattabile alle esi- e che avevano determinato il fiorire
genze dei destinatari che possono crear- di una categoria lavorativa – quella
si (o farsi creare) copie uniche, può dei copisti – ora piú che mai impe-
recare annotazioni personali legate al- gnata e indaffarata a soddisfare le esi-
la circostanza o al committente. Ma, genze degli autori, talora con len-
forse, ad emergere come ancor piú tezza estrema e con qualche impre-
esplicito è un altro fattore, che fa del cisione. Cosí in merito si pronun-
Settecento musicale italiano il secolo ciava ancora Jommelli:
piú autenticamente connotato dal pre-
valere di manoscritti su edizioni. Lo E veramente io stesso, fuori di qui, non
rivela magistralmente questo pensie- crederei quanto sia perfida, poltrona e
ro di Burney, disperato per non aver senza parola, e senza estimazione questa
trovato in tutta Italia «qualcosa che benedetta genia di copisti di musica. Tan-
assomigliasse ad un negozio di musi- to piú per me che li voglio a scrivere qui
ca»: in casa mia, ed in mia presenza. Uno do-
po tante preghiere, e tante carezze, me ne
Le composizioni musicali hanno vita à scritto a poco, a poco il 2° atto, ma sen-
assai breve in Italia, poiché vi è una ta- za le parole, sino a che mi à tirato del de-
le passione per la novità che per le po- naro di mano; e poi non l’ò visto piú. Ba-
che copie richieste dal pubblico non sta. Io fo cercare per mare, e per terra. Oh
vale la pena di sobbarcarsi la spesa del- dio! Ma non ci è caso. Qui, in tutto, il
la stampa. Bisogna pure considerare tutto, va col tutto. Ora ò preso un gio-
che qui, come in Turchia, il lavoro di vane del conservatorio di S. Onofrio, che
copista dà impiego a tanta gente, e sa- per ordine del suo superiore sarà obbli-
39] È stato volutamente tralasciato l’ampio 41] Cfr. M. Petroldt McClymonds, op. cit., pp.
settore della trattatistica manoscritta che nel 463-464, da Jommelli a Bottelho, lettera del 25 lu-
XVIII secolo conosce una diffusione considere- glio 1769. Anche Giovanni Cristiano Bach spesso
vole. Per un approfondimento, ancorché par- si lamenta dell’operato di questa categoria. A titolo
ziale della questione, cfr. M. Dellaborra, “Mu- d’esempio cfr. lettera del 18 dicembre 1759: «La
sico pratico al cimbalo”. Paisiello e le Regole per musica la tengo pronta, mà il tempo di copiarla mi
bene accompagnare il partimento (1782), in pre- manca; e vorrei copiarla io stesso perché dei copisti
parazione. non si può sperare una copiatura corretta». Cfr. R.
40] Ch. Burney, op. cit., pp. 169-170. Allorto, Gli anni milanesi…, cit., p. 126.
262 mariateresa dellaborra
di Anik Devriès-Lesure
4] «Almanach musical», 1781, pp. 7-8. Bonneüil, stampatore dei Pièces à une et à deux
5] La cifra è tratta dal catalogo degli annun- violes di Marin Marais nel 1686, e Claude Rous-
ci musicali pubblicati sui giornali parigini tra il sel, cartografo e figlio dello stampatore che avreb-
1700 e il 1800, redatto dall’autrice e in corso di be stampato con identica abilità le opere di Cam-
pubblicazione per il CNRS, Parigi 2003. pra, Marc-Antoine Charpentier, Robert de Vi-
6] I primi esempi noti risalgono al 1660 e al sée, oltre al Premier livre des pièces de clavecin di
1661, si devono al laboratorio di Pierre Richer Jean-Philippe Rameau nel 1706.
(autore di una stampa che ritrae Luigi XIV men- 7] Anche l’«imprimeur du Roi», Jean-Chri-
tre torna dalla messa celebrata a Notre-Dame), stophe Ballard, utilizzò dopo il 1720 la stampa
che realizzò prima per Michel Lambert, poi per da lastre per pubblicare melodrammi. Intorno
Bénigne de Bacilly, libri di Aroe. Si resta colpi- al 1770 furono fatti anche alcuni tentativi di ri-
ti dalla bellezza e dall’eleganza della mise en pa- lancio della tipografia (per esempio da un fon-
ge di queste prime opere di musica impressa. ditore di caratteri chiamato Loyseau), ma no-
Gérard Jollain, altro stampatore d’incisioni ed nostante le migliorie apportate al procedimen-
elegante cartografo, presentò nel 1670, con al- to tecnologico, tali sviluppi furono in Francia
trettanto talento e raffinatezza di stampa di Ri- senza futuro (contrariamente alla Germania, do-
cher, i Pièces de clavessin di Monsieur de Cham- ve la tipografia continuò a essere utilizzata fino
bonnieres. Si possono citare ancora Hiérosme a tutto l’Ottocento, per esempio dai Breitkopf ).
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 265
8] Testo del privilegio citato in P.-S. Fournier, 10] Paris, Bibliothèque Nationale de France,
Traité historique et critique sur l’origine et les pro- MS Fr. 22119, pièce 22 «Traité sur la liberté de
grès des caractères de fonte pour l’impression de la la gravure et des graveurs».
musique, Barbou, Paris 1745, p. 9. 11] Tra i grandi nomi della stampa musica-
9] Per esempio un lungo procedimento giu- le francese vanno almeno citati Claude Rous-
ridico oppose la famiglia Ballard all’editore Jac- sel, Henry de Baussen, François du Plessy,
ques de Sanlecque. Cfr. P.-S. Fournier, op. cit., Louise Roussel, Louis Hue, Antoine Richomme
pp. 15-17, 28-30. ecc.
266 anik devriès-lesure
les nouveautés de musique» [13] (com- pubblicare dei cataloghi separati [15],
prese quelle riprodotte in forma ma- sotto forma di libretti di trenta o qua-
noscritta). L’apertura di questo ne- ranta pagine che recensivano tutti i
gozio, non impedí ai compositori di pezzi che erano stati affidati alla lo-
continuare a utilizzare i loro indiriz- ro distribuzione. Tutto ciò traman-
zi privati per la vendita, ma essi co- da ancor oggi un’immagine piutto-
minciarono a praticarla anche in as- sto esaustiva di quanto veniva pub-
sociazione col negozio. Molto spes- blicato in Francia in quegli anni. Se
so, per esempio, si possono riscon- si paragona il contenuto dei catalo-
trare sui frontespizi sia i nomi dei ghi pubblicati “A la Règle d’Or” e “A
compositori sia quelli dei mercanti la Croix d’Or”, si constata che i me-
associati. desimi titoli erano proposti tanto dal
Bisognerà attendere il 1728 per ve- primo che dal secondo [16]. Questi
der aperto a Parigi un secondo nego- due negozi, dunque, svolgevano una
zio di musica: situato in rue du Rou- funzione identica: quella di nuclei
le, all’insegna de “A la Croix d’Or”, fu centrali e di uffici di diffusione per
inaugurato e diretto fino al 1751 da la vendita.
un violinista (uno dei ventiquattro del- Fra l’altro, con altrettanta rapidità
la Chambre du Roi), Jean-Pantaléon compositori e mercanti si appoggia-
Le Clerc. rono ai giornali per informare i let-
Proprio come avveniva presso “A tori delle novità che pubblicavano.
la Règle d’Or” (che nel frattempo Avvisi pubblicitari erano riservati a
aveva cambiato proprietario ed era tale scopo in diversi giornali, in par-
passata nelle mani di François Boi- ticolare nel «Mercure de France»; in
vin) [14] tutte le pubblicazioni nuo- «Affiches, annonces et avis divers»;
ve, non importa se provenienti da ti- nella «Gazette de France»; nel «Jour-
pografia o da stampa, francesi o stra- nal de Paris» ecc. In generale, si può
niere, vi si trovavano ugualmente in stimare che circa il 60% dei titoli
vendita. pubblicati tra il 1760 e il 1800 fu-
Per far conoscere al pubblico la li- rono oggetto di pubblicità a mezzo
sta delle opere di cui si assicurava la stampa.
disponibilità, questi due negozianti Come pagamento del loro servi-
presero poco a poco l’abitudine di zio, i primi negozianti di musica trat-
14] François Boivin, morto a Parigi il 25 no- Nationale de France, dept. Mus. Res. Vmc 30;
vembre 1733, marito di Elisabeth-Catherine anno 1742: Paris, Bibliothèque Nationale de
Ballard (conosciuta col nome di Mme. Boivin, France, dept. Mus Vmc 5046; anno 1751: Pa-
poi Veuve Boivin), era il nipote di Michel Pi- ris, Bibliothèque Mazarine n. 53601; anno 1753:
gnolet de Monteclair. Weimar, Thuringische Landesbibliothek).
15] Nel 1742 (cat. veuve Boivin; Paris, Bi- 16] La comparazione è stata effettuata dal-
bliothèque Nationale de France, dept. Mus. Vmc l’autrice in Edition et commerce de la musique
5046 (3)); nel 1734, 1737, 1742, 1751, 1753 gravée à Paris dans la première moitié du XVIIIe
(cat. Le Clerc, anno 1734: Copenaghen, Kon- siècle. Les Boivin, les Le Clerc, Minkoff, Genève
gelige Bibliotek; anno 1737: Paris, Bibliothèque 1976.
268 anik devriès-lesure
17] Alcuni atti notarili, stipulati tra editori e com- venduto 12 copie), Archive National, Min. Cen-
positori precisano l’ammontare delle commissioni tr., LXXXIII, 472, 2/01/1761.
cedute. Ecco un esempio di convenzione attivata 18] Spogli dei registri dei privilegi sono stati
il 2 gennaio 1761 tra il compositore Joseph-Bar- effettuati da M. Brenet, La librairie musicale en
nabé Saint-Savin detto «L’abbé le fils» e l’editore Le France de 1653 à 1790 d’après les Registres de pri-
Clerc: «Quand aux exemplaires qui seront vendus vilèges, in «Sammelbände der I.M.G.» VIII (1906-
par le dit Sieur Le Clerc […] les parties convien- 1907), pp. 401-466, e da G. Cucuel, Quelques
nent qu’il y aura pour le dit Sieur Le Clerc une re- documents sur la librairie musicale au XVIII e siè-
mise de 24 sols par exemplaire» (cifra che rappre- cle, in «Sammelbände der I.M.G.» XVI (1911/1912),
sentava il 10% del prezzo di copertina dopo aver pp. 385-392.
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 269
ritti. L’esclusiva, tra l’altro, veniva vano già i nomi dei corrispondenti
consolidata dall’acquisizione dei pri- provinciali ma anche dei distributo-
vilegi che assicuravano all’editore una ri nelle principali capitali europee:
protezione contro i furti e le con-
traffazioni. È in queste dinamiche CORRESPONDANS. Paris, chez Mrs.
che s’intravedono i punti fermi del de Roullède de La Chevardière, rue du
commercio editoriale tali e quali a Roule, à la Croix d’or, & Esprit, Li-
quelli praticati anche in seguito. braire, au Palais Royal, seul Corre-
In base a tali presupposti le case spondant de la Société Typographique
editrici musicali si moltiplicarono; de Genève; Versailles, Blaizot; Lyon,
la specializzazione editoriale non im- Guera, Place des Terreaux; Grenoble,
pediva neppure ad alcuni imprendi- Bret, Libraire; Marseille, Sube & La-
tori di aggiungere alla loro attività porte, Libraires; Montpellier, Rigaud,
principale quella di depositari (in ag- Libraire; Toulouse, Brunet, Marchand
giunta alla vendita delle edizioni ac- de Musique, rue S. Rome; Bordeaux,
quisite), stabilendo una sorta di rap- Bouillon; Nantes, Dairveaux; la Ro-
presentanza editoriale dei titoli dei chelle, Dovin; Rouen, Maguoy; Nancy,
loro soci. Maquese; Strasbourg, Baver & Truttel;
Tra i grandi nomi che hanno fatto Lille, Mme. Sifflet; Manheim, Gotz;
la storia dell’editoria musicale nel Bruxelles, Godfroid; Amsterdam, Bos-
corso di questo periodo vanno cita- sa & Compagnie; Genève, Société Ty-
ti Louis-Balthazard La Chevardière, pographique, Neufchatel, Société Ty-
Antoine Huberty, Simone e Pierre pographique; Turin, Reyscends, Frères;
Leduc, Jean-Pierre De Roullède, Rome, M. Digne, Consul de France;
Charles-Georges Boyer, Christophe Vienne en Autriche, Artaria & Com-
Le Menu, Antoine Bailleux, Jean- pagnie; Londres, Bremner, dans le Strand,
Georges Sieber, Ignace Pleyel, Jean- vis-à-vis l’Hôtel de Sommerset, & Long-
Jérôme Imbault, Mme Jeanne-Elisa- man & Broderip, Marchand de Musi-
beth Duhan [19]. que, n° 26, rue de Cheapside.
(a San Pietroburgo), in Belgio, Sviz- telli Leduc (primi violini del Concert
zera, Inghilterra e Italia [21]. Ma il Spirituel ), Imbault, primo violino
mercato internazionale si sviluppò del Concert d’Emulation ecc., ma si
sistematicamente solo nell’Ottocen- trovano anche i nomi di alcuni cor-
to, grazie a progressi nel campo dei nisti (Sieber, primo corno all’Opéra,
mezzi di trasporto. François-Joseph Heina, Frédéric-
Daniel Vogt), flautisti (Toussaint
Bordet, Etienne Ozi), maestri di mu-
TIPOLOGIA DEI PRIMI EDITORI MUSICALI sica e compositori. Questi ultimi, ol-
tre alle loro stesse opere, pubblica-
Abbiamo già visto quali siano stati i vano anche quelle dei loro soci (Jean
primi mercanti-editori di musica: Jacques Beauvarlet-Charpentier, Mi-
l’antesignano fu un cartaio e copista chel Corrette, Marie-Alexandre Gué-
musicale, Henri Foucault; il suo suc- nin, Pierre-Evrard Taillart). Molti
cessore, nel 1721, François Boivin, facteurs d’instruments si diedero a lo-
era un mercante di abbigliamento ni- ro volta al commercio editoriale: per
pote del compositore Michel Pigno- esempio i due costruttori di arpe
let de Monteclair, col quale si asso- Georges Cousineau e Jean Henri Na-
ciò per tre anni. Di seguito, pratica- derman, i cembalari Pascal Taskin,
mente tutti i commerci di edizioni Ignace Pleyel, i fratelli Sebastien e
musicali che furono avviati nel cor- Jean-Baptiste Erard ecc.
so del Settecento furono fatti da pro- I musicisti non professionisti che
fessionisti di musica. Potevano essere si lanciarono nel commercio edito-
interpreti, docenti o compositori, ma riale propriamente detto furono re-
sempre uomini molto attenti alla scrit- lativamente pochi e risalgono alla se-
tura musicale e alla fedele trascrizio- conda metà del Settecento (mentre
ne dei manoscritti che erano stati lo- nell’Ottocento si produrrà un feno-
ro affidati da chi li aveva scelti. meno inverso). Tra di loro si conta
Tutti, comunque, continuavano a qualche libraio o cartaio: Claude-
svolgere anche il loro primo lavoro François Deslauriers, la società Janet
anche perché, per esempio, i salari & Cotelle, alcuni appartenenti al set-
che guadagnavano come strumenti- tore dei «marchands merciers»:
sti servivano da garanzia per far fron- Charles-Georges Boyer, Marie-Anne
te alle spese di edizione. Castagnerie; una commerciante di
Furono molti i violinisti ad intra- lingerie (Mlle Marie-Geneviève Hue
prendere questa professione, si pos- che, oltre a vendere pizzi e fazzolet-
sono citare i due fratelli Le Clerc, ti, pubblicava anche Les Leçons de
membri dell’Académie royale de mu- Ténèbres e il Miserere di Michel Ri-
sique e della Chambre du Roi, i fra- chard Delalande, Lalande, oltre ad
altri 200 titoli – tra cui molte ope-
21] Archive National, MC , XXXVIII , 921,
re di Georg Friedrich Händel, Car-
30/01/1822. lo Tessarini, Tommaso Albinoni, Giu-
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 271
seppe Tartini); c’era anche un com- ta, spese di promozione a mezzo stam-
merciante di capperi e olio d’oliva pa e di pubblicità), essi ricorrevano
come La Chevardière, grande spe- anche a finanziamenti esterni per po-
cialista nella pubblicazione di sinfo- ter rinnovare i cataloghi, poiché i ri-
nie periodiche. Praticamente nessun cavi non erano sempre sufficienti a
editore librario si arrischiava nella coprire gl’investimenti preliminari.
musica, solo Thomas Brunet, Clau- L’appello alla sottoscrizione e la com-
de Hérissant, Pierre Prault o Louis mercializzazione degli arrangiamen-
Vente pubblicarono occasionalmente ti di opere di successo fornirono lo-
qualche rara opera. ro spesso questi apporti comple-
Bisogna anche notare che tra que- mentari.
sta prima generazione di editori, mol- 1 - La sottoscrizione: la chiamata ad
ti furono quelli di origine straniera: anticipi in denaro, per mezzo di sot-
il piemontese Jean-Baptiste Venier, toscrizioni lanciate al pubblico, per-
il ceco Heina, il bavarese Sieber, l’au- metteva generalmente di raccoglie-
striaco Pleyel, personaggi che gioca- re quanto bastava ad avviare la pub-
rono anche un ruolo importante nel- blicazione di un’opera; come con-
l’importazione di musica strumen- tropartita degli acconti versati dagli
tale dai loro paesi. amatori sottoscrittori, questi ultimi
beneficiavano di una riduzione del
25% sul prezzo finale. Ecco, per esem-
IL FINANZIAMENTO DELLE OPERE pio, uno dei numerosi appelli alla
sottoscrizione rintracciato sui gior-
Le prime opere pubblicate con la tec- nali [22]:
nica delle lastre furono «à compte
d’auteur». Per contribuire alla co- [L’Arte del Violino ]. Le Sr le Clerc, or-
pertura delle spese vive, in partico- dinaire de la musique de la Chambre
lare all’acquisto della carta – allora du Roy, donne avis au public qu’il fait
piuttosto cara – molti compositori actuellement graver par L. Huë, l’un
cercarono appoggi finanziari di per- des meilleurs graveurs de Paris, la troi-
sone importanti (di solito principi o sième œuvre de LOCATELLI. Cet œu-
altri aristocratici) dedicandogli poi vre, connu sous le nom de L’Arte del
la pubblicazione per ringraziarli del- Violino, consiste en 12 concerto & 24
la loro liberalità. Questo tipo di me- Caprices, dont la méchanique recher-
cenatismo fu in voga fino alla Rivo- chée, est capable de donner la con-
luzione. naissance des traits les plus difficiles
Quanto ai primi editori, oltre al du violon. La cherté excessive de l’é-
fatto di far gravare nelle parcelle di dition d’Hollande, & les sollicitations
musicisti i sussidi necessari per far des amateurs de l’Art ont déterminé le
fronte alle spese di pubblicazione del-
le loro opere (acquisto dall’autore, 22] Avviso apparso sul «Mercure de France»,
spese di stampa, acquisto della car- jun 1742, pp. 1417-1418.
272 anik devriès-lesure
Nous croyons que le plus sûr moyen na normativa che proteggesse i com-
est que les auteurs se chargent eux-mê- positori dalle contraffazioni. I privi-
mes à l’avenir de ces arrangemens, qui legi reali e poi la legge del 19 luglio
mériteront alors aux yeux du public 1793, che aveva riconosciuto il di-
une entière préference. («Mercure de ritto sulla proprietà intellettuale, as-
France», 9 avril 1785, pp. 95-96). sicuravano loro una protezione rela-
tiva solo in ambito francese [23], ineffi-
M. Martini prévient qu’il a été obligé cace nei confronti della pirateria stra-
pour réhabiliter ses airs [extraits du Droit niera [24]. Jean-Philippe Rameau, per
du Seigneur] d’y faire lui-même des ac- esempio, che cercò di fare in modo
compagnements de harpe ou de forte- che i suoi Pièces de clavecin en concert,
piano, tous ceux qui ont été faits jusqu’à pubblicati come autore, non fossero
présent n’étant nullement conformes à contraffatti all’estero prima della lo-
la partition. Outre ces accompagnements, ro messa in vendita in Francia nel
il a joint 3 romances, des parties de vio- 1741, non trovò altro modo che quel-
lons, alto et basse, afin qu’elles puissent lo di ritardarne la pubblicazione e di
être accompagnées avec l’orchestre. («Affi- proporne l’acquisto tramite sotto-
ches, anonces et avis divers», 5 mai 1784, scrizione, quantomeno per recupe-
p. 1178); («Mercure de France», 5 juin rare le spese vive [25].
1784, pp. 47). Prima che la legge del 19 luglio 1793
venisse firmata dalla Convention, i pri-
vilegi reali (accordati per periodi che
LA PROTEZIONE DEI DIRITTI D AUTORE andavano dai cinque ai quindici anni)
proteggevano i loro detentori contro
Gli abusi di cui sopra conducono na- eventuali contraffazioni perpetrate sul
turalmente a parlare delle leggi che territorio francese, ma nessun articolo
reggevano all’epoca il diritto d’auto- di questa legge vietava gli arrangiamenti,
re. A livello europeo non c’era alcu- poiché l’arrangiatore era considerato
23] Cfr. J. Gribenski, Un métier difficile: édi- contrefait dans les pays étrangers avant que l’Au-
teur de musique à Paris sous la Révolution, in «Le teur en ait tiré ses frais, on propose aux Amateurs
tambour et la harpe. Oeuvres, pratiques et ma- une souscription de vingt-quatre livres pour cha-
nifestations musicales sous la Révolution», Du que exemplaire, composé de l’in-folio & de l’in
May, Paris 1991, pp. 21-36. 4°. On ne s’oblige pour lors à fournir les exem-
24] La prima carta internazionale sul diritto plaires que dans le mois d’août de la présente
d’autore, conosciuta come «Convenzione di Ber- année 1741, pour donner aux étrangers le tems
na», fu firmata solo il 9 settembre 1886. Tredi- de s’en pourvoir, avec promesse cependant de les
ci i paesi firmatari: Germania, Austria, Inghil- livrer dès qu’il y en aura deux cents d’assurés, &
terra, Svizzera, Belgio, Spagna, Francia, Italia, de ne recevoir aucune souscription au-delà de ce
Lussemburgo, Monaco, Tunisia, Haïti, Giap- nombre. Les souscriptions signées de l’Auteur &
pone. Il documento fu in seguito rivisto a piú numérotées pour plus grande sûreté, se distri-
riprese con l’aggiunta di nuovi paesi. bueront: chés M. Ballot, notaire, rue S. Honoré,
25] «L’ouvrage qui est déjà gravé [i Pièces de vis à vis la rue traversière. On payera la moitié
clavecin en concerts di Rameau], s’imprime ac- comptant, & l’autre moitié en recevant l’exem-
tuellement; mais comme on craint qu’il ne soit plaire». («Mercure de France», mars 1741, pp.
274 anik devriès-lesure
come “autore” e in quanto tale benefi- ber opposto al suo socio Pleyel; fu il
ciava delle ricadute finanziarie sui suoi plagiante, Sieber, a vincere la causa (ave-
adattamenti di arie di successo. Molti va pubblicato, senza l’accordo di Pleyel,
editori plagiati, come anche un certo delle sonate composte per quest’ulti-
numero di compositori, tentarono, con mo, di cui una prima edizione era già
una petizione indirizzata all’Assemblea apparsa all’estero) [27].
nazionale il 24 giugno 1798, di opporsi L’unico strumento che potevano
al «brigandage qui ne tend rien moins utilizzare i musicisti per premunirsi
qu’à anéantir la propriété des mar- da questi furti legalizzati era vende-
chands, auteurs, éditeurs» chiedendo re l’opera simultaneamente nelle prin-
che fosse vietata la prassi di «faire des cipali capitali europee.
arrangements et des importations» [26], Tra le soluzioni escogitate per ten-
ma non ottennero alcun risultato. Si tare di scoraggiare le pratiche illega-
noti che in questa petizione le «im- li di contraffazione, ci furono l’ag-
portations» sono menzionate accanto giunta di firme dei compositori e de-
agli arrangiamenti, poiché in Francia gli editori sul frontespizio dell’edi-
anche questi erano considerati come zione venduta [28], oppure la divi-
parte del «domaine public». Di conse- sione a metà delle lastre di una me-
guenza, ogni opera pubblicata fuori desima opera (una parte andava al-
dalla Francia era considerata come di l’editore e un’altra al compositore)
dominio pubblico e nessun diritto do- [29], anche se simili stratagemmi si
veva essere versato al suo autore. Que- rivelarono alla lunga insufficienti.
sta lacuna giuridica ingenerò tutta una
serie di abusi e fu periodicamente de-
nunciata dai musicisti nella loro corri- IL REPERTORIO PUBBLICATO
spondenza (Händel, Mozart, Haydn
ecc.). Una simile assenza di legislazio- Prima di osservare le grandi linee evo-
ne diede anche luogo a un procedi- lutive del repertorio pubblicato nel
mento giuridico durato molti anni che, Settecento in Francia, bisogna men-
alla fine del secolo, fece giurispruden- zionare una peculiarità delle opere a
za. Le parti in causa erano l’editore Sie- stampa di allora: quasi nessuna data
26] Testo della petizione conservato in Paris, ches, annonces et avis divers», 23 janvier 1793,
Bibliothèque Nationale de France, département p. 322).
de la musique, Recueil 151. 29] «Le Clerc garde les 40 premières pages du
27] Da un resoconto, conservato presso la Bi- livre [i Principes du violon [...] di l’Abbé figlio],
bliothèque de l’Opéra, Op. 6654, n. 3055, che l’Abbé fils les 40 derniers. Chacun sera tenu de
riunisce le accuse mosse reciprocamente dalle faire tirer à ses frais l’impressions et l’achat du
due parti. papier pour les planches qu’il aura en sa pos-
28] «L’auteur [Luigi Cherubini] prévient que session. L’exemplaire sera vendu 12 livres. Cha-
les exemplaires [della Lodoïska] sont signés par cun touchera 6 livres. Une remise de 24 sols par
l’éditeur, et que les non-signés seront échangés, exemplaire pourra être accordée aux marchands
en indiquant le contrefacteur. [in vendita] Chez débitants à qui Le Clerc les aura délivrés». (Ar-
Naderman, éditeur [...] rue d’Argenteuil». («Affi- chive National, MC, LXXXIII, 472, 2 janvier 1761).
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 275
31] L’editore Jean-Christophe Ballard aveva et à boire de différents auteurs», raccolte che
già lanciato questo tipo di pubblicazione nel però (interrotte nel 1724) erano destinate solo
1694 con le sue raccolte mensili di «Airs sérieux ai cantanti.
Il libretto d’opera
di Marco Beghelli
Nel linguaggio comune, si dice “li- al suo massimo fulgore (the libretto,
bretto” – o anche piú banalmente das Libretto, e ancora libreto in spa-
“libro”, nel gergo ottocentesco – il gnolo, portoghese, ceco, polacco, li-
testo verbale di un’opera in musica, brettó in ungherese, lebr¶ttoin
un testo poetico destinato alla rap- russo) o importato in traduzione co-
presentazione teatrale, confezionato me calco semantico, ripiegando cioè
secondo criteri formali predefiniti in parimenti sul diminutivo del lemma
funzione della sua intonazione [1]. locale significante “libro” (le livret,
È un chiaro caso di metonimia (il das Büchel [2], a könyvecske).
contenitore per il contenuto): il ter- Difficile è comunque accertarne la
mine, com’è facile intuire, designa nascita, proprio perché la tecnifica-
infatti in prima istanza il supporto zione di un termine d’uso comune
cartaceo ch’è solito rendere pubbli- rischia di confondersi nei documen-
co, a mezzo stampa, quel testo poe- ti piú antichi con il suo impiego nel
tico, un supporto predisposto nella significato generico (“picciol libro”).
comune forma di libro, ma dalle di- L’attecchimento nel linguaggio tea-
mensioni ridotte, donde il diminu- trale deve comunque risalire perlo-
tivo vezzeggiativo di “libretto” per meno alla fine del Seicento, giacché
antonomasia, adottato in veste ita- in una lettera del 1701 il poeta Apo-
liana anche dalle altre lingue euro- stolo Zeno impiegava ormai il ter-
pee che conobbero il teatro d’opera mine con assoluta disinvoltura (e ad
1] Per le vicende del libretto inteso come te- rale, prodotto anche grazie a contributi del Di-
sto drammatico sull’arco dei suoi quattro seco- partimento di Musica e Spettacolo dell’Univer-
li di storia – un aspetto estraneo a questa trat- sità di Bologna.
tazione – cfr. A. Gier, Das Libretto. Theorie und 2] Non attestato dai comuni dizionari, ma
Geschichte einer musikoliterarischen Gattung, Wis- evidentemente in uso: «Ich habe leicht 100 –
senschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1998. Ja wohl mehr Bücheln durchgesehen – allein
La librettologia, divenuta negli ultimi decenni – ich habe fast kein einziges gefunden mit wel-
una vera e propria disciplina che accomuna lin- chem ich zufrieden seyn könnte» (lettera di
guisti e musicologi, sta dando notevoli frutti sul Wolfgang Amadé Mozart al padre, da Vienna,
piano estetico, lessicologico e filologico. Un pro- 7 maggio 1783, in W.A. Mozart, Briefe und
gramma di ricerca sulla librettistica italiana è at- Aufzeichnungen, a c. di W.A. Bauer, O.E. Deut-
tualmente in corso fra un pool di università ita- sch, 7 voll., Bärenreiter, Kassel 1962-1975, vol.
liane; questo contributo n’è un frutto collate- III, p. 268).
278 marco beghelli
esso affibbiava già la nomea di gene- là dove il contenuto del libretto non
re letterario stilisticamente corrotto): s’accentra evidentemente piú su un
testo poetico destinato al canto (ch’è
Il lungo esercizio mi ha fatto conoscere assente), ma sulla semplice narra-
che dove non si dà in molti abusi, si zione piú o meno dettagliata degli
perde il primo fine di tali componi- eventi inscenati. Piú propriamente,
menti, ch’è il diletto. Piucché si vuo- dovrebbe allora parlarsi in modo on-
le star sulle regole, piú si dispiace; e nicomprensivo di un libretto per mu-
se ’l libretto ha qualche lodatore, la sica, locuzione del resto in uso fra gli
scena ha poco concorso [3]. addetti ai lavori [6].
3] Lettera di Apostolo Zeno a Ludovico An- 7] Libretti contenenti anche testi musicali so-
tonio Muratori, da Venezia, [agosto 1701], in no eccezioni e costituiscono una particolarità del
Edizione nazionale del carteggio di L.A. Murato- settore, quasi del tutto assente nella produzione
ri, a c. di A. Burlini Calapaj, vol. XLVI, Olschki, italiana. Se ne hanno esempi sin dal primo Sette-
Firenze 1975, pp. 245-246: 246. cento nel repertorio di vaudevilles e opéras-comi-
4] Su tale figura professionale, si veda F. Del- ques francesi, sui cui libretti a stampa vengono tal-
la Seta, “Il librettista”, in L. Bianconi, G. Pe- volta riportati i refrains piú accattivanti. Tale pra-
stelli (a c. di), Storia dell’opera italiana, vol. IV, tica si ripeterà a metà Ottocento con alcuni li-
Il sistema produttivo e le sue competenze, EDT, To- bretti inglesi e americani delle opere di reperto-
rino 1987, pp. 231-291. rio comunemente eseguite in lingua italiana (com-
5] Per tacere dei libretti cinematografici prese dunque tante originariamente in francese o
emessi a inizio Novecento come supporto al- tedesco), in cui la doppia colonna col testo can-
le musiche sinfoniche d’accompagnamento ai tato e la traduzione inglese che l’affianca viene di
film muti, spesso particolarmente eleganti: fra volta in volta interrotta dalle melodie dei passi piú
i piú noti, quelli per Cabiria di Gabriele d’An- famosi. Funzione spiccatamente didattica è infi-
nunzio, musica di Ildebrando Pizzetti (1914), ne quella legata, anche in Italia, al repertorio wa-
per Rapsodia satanica di Fausto Maria Marti- gneriano, i cui libretti già da fine Ottocento fu-
ni, musica di Pietro Mascagni (1915), per Fra- rono ben spesso corredati con guide tematiche ai
te Sole di Mario Corsi, musica di Luigi Man- vari Leitmotive. Per queste particolarità editoria-
cinelli (1918). li ed altre simili curiosità, si rimanda a Ulderico
6] Cfr. l’articolo del librettista A. Ghislanzo- Rolandi, Il libretto per musica attraverso i tempi,
ni, Mie idee sul libretto per musica, in «Giorna- Edizioni dell’Ateneo, Roma 1951, da cui sono
le-capriccio» I/15 agosto 1877, p. 18. tratte molte delle notizie materiali qui riportate.
il libretto d’opera 279
8] Fra le maggiori collezioni italiane, fondi di Bonamici nella Biblioteca Marucelliana di Fi-
riferimento per la ricerca mondiale, contenenti renze, i 5.000 del fondo Conti-Castelli andati
alcune decine di migliaia d’esemplari, si ricor- ad incrementare l’originaria raccolta bolognese
dino quelle del Civico Museo Bibliografico Mu- di Padre Martini, i 4.000 del fondo Torrefranca
sicale di Bologna (progressivo ampliamento del- oggi nella Biblioteca del Conservatorio “B. Mar-
la raccolta iniziata nel Settecento da Padre Mar- cello” di Venezia).
tini), della Fondazione Cini di Venezia (frutto Piú in generale, mancano comunque ancora
in gran parte del formidabile collezionismo no- dati complessivi sul patrimonio superstite, di-
vecentesco di Ulderico Rolandi), di varie bi- sperso fra mille istituzioni grandi e piccole. Ca-
blioteche generali statali (Bologna, Firenze, Mi- taloghi a stampa dei giacimenti di alcune colle-
lano, Napoli, Venezia ecc.) e comunali (Firenze, zioni principali sono apparsi fin dall’inizio del
Palermo, Torino ecc.), nonché di tante bibliote- Novecento (a partire dal pionieristico O.G.Th.
che di antichi conservatorii (Firenze, Milano, Sonneck, Catalogue of opera librettos printed be-
Napoli, Parma, Roma, Venezia ecc.). Anche al- fore 1800: Library of Congress, Government Prin-
l’estero si segnalano raccolte di notevole am- ting Office, Washington 1914), proliferando
piezza, per lo piú afferenti alle diverse bibliote- poi negli ultimi decenni del secolo, quando la
che nazionali (Londra, Monaco di Baviera, Vien- catalogazione dei libretti d’opera ha visto un im-
na, Washington ecc.) o di conservatorio (Parigi, pulso notevole. Unica opera collettiva (pur con
Bruxelles ecc.), oppure registranti il contenuto tutte le lacune di simili imprese e la limitazio-
di storiche collezioni patrocinate da sovrani cul- ne alla produzione sei-settecentesca) rimane al
turalmente illuminati (ad esempio quella della momento la monumentale impresa di C. Sar-
Herzog August-Bibliothek di Wolfenbüttel). tori, I libretti italiani a stampa dalle origini al
Molte anche le collezioni private, spesso ric- 1800, 8 voll., Bertola & Locatelli, Cuneo 1990-
chissime, di cui si ha però scarsa conoscenza fino 1994, cui s’aggiungono recensioni isolate dedi-
a quando non arrivano a confluire in strutture cate a singoli autori (A.L. Bellina, B. Brizi e
pubbliche per acquisto o donazione (erano rac- M.G. Pensa, I libretti vivaldiani. Recensione e
colte private i 32.000 libretti del suddetto fon- collazione dei testimoni a stampa, Olschki, Fi-
do Rolandi, i 21.000 del fondo Carvalhaes nel- renze 1982; G. Fanan, Drammaturgia rossinia-
la Biblioteca del Conservatorio “S. Cecilia” in na. Bibliografia dei libretti d’opera, di oratori,
Roma, i 13.000 del fondo Schatz nella Library cantate ecc. posti in musica da Gioachino Rossi-
of Congress di Washington, i 7.000 del fondo ni, Istituto di Bibliografia Musicale, Roma 1997).
280 marco beghelli
9] Ministero per i Beni Culturali e Ambienta- cales, Code international de catalogage de la musi-
li, Manuale di catalogazione musicale, Istituto cen- que, vol. I: F. Grasberger, Der Autorenkatalog der
trale per il Catalogo unico delle biblioteche ita- Musikdrucke, Peters, Frankfurt a. M. 1957, p. 16).
liane e per le Informazioni bibliografiche, Roma Sulle peculiarità bibliografiche del libretto d’ope-
1979, p. 19. Tali direttive si uniformano a quel- ra si veda anche F. Riva, E dopo Sartori? Conside-
le da tempo invalse internazionalmente (cfr. As- razioni sulla catalogazione dei libretti, in «Rivista
sociation internationale des bibliothèques musi- Italiana di Musicologia» XXXI (1996), pp. 91-118.
il libretto d’opera 281
Fig.1:Adriano in Siria, dramma per musica da rappresentarsi nel nobilissimo Teatro delle Dame nel Car-
nevale dell’anno 1769 (Corradi, Roma 1768?). A livello catalografico, come per la gran parte d
libretti settecenteschi, si tratterebbe di un testo anonimo: la paternit metastasiana -
fatti per risaputa (si tratta dell ennesima intonazione di un testo che aveva debuttato n
mentre l autore della musica, Gian Francesco De Majo, viene en passant
nominatoin una pagina
interna. Poich la stagione di Carnevale prendeva avvio il 26 dicembre, con buona probabi
libretto andrebbe editorialmente attribuito all anno 1768 (cfr. nota 10).
282 marco beghelli
Fig.2:La Dafne d’Ottavio Rinuccini (Marescotti, Firenze 1600). Bench stampato due anni dopo
l esecuzione fiorentina, a futura memoria dell evento, in senso editoriale si - tratta del
bretto d opera della storia, capostipite d un genere tanto prolifico quanto -reietto. La s
colare natura di prodotto d occasione si legge gi a chiare lettere nel frontespizio di
prototipo, in cui compare un chiaro riferimento alla circostanza esecutiva.
284 marco beghelli
13] Preziose quelle di Giulio e Alfonso Pari- stimonianze sugli eventi non strettamente mu-
gi nella Regina Sant’Orsola e nella Flora, ovvero sicali. Sull’abitudine di stampare il libretto a
Il natal de’ fiori di Andrea Salvatori, per la mu- evento compiuto, cfr. N. Pirrotta, “Early Vene-
sica di Marco da Gagliano: Firenze 1625 e 1628. tian libretti at Los Angeles”, in G. Reese, R.J.
14] Si vedano, ad esempio, la Descrizione del- Snow (a c. di), Essays in Musicology in Honor of
le felicissime nozze della Cristianissima Maestà di Dragan Plamenac, University of Pittsburgh Press,
Madama Maria Medici Regina di Francia e di Pittsburgh 1969, pp. 233-243.
Navarra (Marescotti, Firenze 1600), redatta dal- 15] Cfr. E. Rosand, “The opera scenario,
l’allora poeta di corte fiorentino Michelangelo 1638-1655: a preliminary survey”, in F. Della
Buonarroti il Giovane, e il Compendio delle son- Seta, F. Piperno (a c. di), In cantu et in sermone,
tuose feste fatte l’anno MDCVIII nella città di Man- for Nino Pirrotta on his 80th birthday, Olschki,
tova, per le reali nozze del Serenissimo Prencipe Firenze 1989, pp. 335-346.
D. Francesco Gonzaga con la Serenissima Infan- 16] Rinunciando qui a segnalare i problemi
te Margherita di Savoia (Osanna, Mantova 1608), specifici che pongono le diverse fonti del testo
compilato dal direttore degli allestimenti man- verbale di questa particolare opera, per un di-
tovani Federico Follino: i due volumi conten- scorso piú generale sulla concorrenza di fonti
gono rispettivamente i testi poetici di Giovan- musicali e letterarie nella delineazione dell’i-
ni Battista Guarini per Il dialogo cantato nel con- dentità di un testo librettistico si rimanda a L.
vito reale da Giunone e Minerva (musica di Emi- Bianconi, Hors-d’œuvre alla filologia dei libret-
lio de’ Cavalieri) e quelli di Ottavio Rinuccini ti, in «Il Saggiatore musicale» II (1995), pp.
per L’Arianna e Il ballo delle ingrate (musica di 143-154, e alla bibliografia precedente ivi ci-
Claudio Monteverdi), il tutto mescolato alle te- tata.
il libretto d’opera 285
Fig.3:Scenario dell’Opera Reggia intitolata La coronatione di Poppea che si rappresenta in musica nel
Theatro dell’Illustr. Sig. Giovanni Grimani (Pinelli, Venezia 1643). In scenario
uno – tipico prodotto
editoriale di met Seicento, che si sostituiva sovente fra le mani del pubblico - al libret
pleto dell opera — il soggetto viene riassunto per segmenti drammatici, secondo una modal
invocata da Stendhal ancora due secoli dopo.
286 marco beghelli
17] P. Fabbri, Il secolo cantante. Per una storia 1989; E. Warburton (a c. di), The librettos of Mo-
del libretto d’opera nel Seicento, il Mulino, Bolo- zart’s operas, 7 voll., Garland, New York - Lon-
gna 1990, pp. 76-77 (seguono nel testo le indi- don 1992; la collana I libretti di Rossini, vari cu-
cazioni esemplificative di parecchi titoli specifi- ratori, in corso di pubblicazione per la Fonda-
ci). Non mancano, in pubblicazione moderna, zione Rossini, Pesaro 1994 e ss. Riproduzioni di
le riproduzioni fotostatiche di alcuni esemplari. titoli intonati da singoli autori si vedono anche
Per uno sguardo sull’editoria del Sei e Settecen- a corredo di edizioni monumentali delle parti-
to, torna utile la collezione antologica Italian ture (ad esempio, i voll. XLIII-XLVII di E. War-
opera librettos: 1640-1770, a c. di H. Mayer burton (a c. di), The collected works of Johann
Brown, 16 voll., Garland, New York - London Christian Bach 1735-1782, Garland, New York
1978-1983; nell’ambito tedesco: German opera - London 1986-1987; il supplemento Libretti (a
1770-1800, a c. di Th. Bauman, voll. XVIII-XXII, c. di K. Hortschansky), Christoph Willibald Gluck.
Garland, New York - London 1985-1986. Altre Sämtliche Werke, Bärenreiter, Kassel 1995 e ss.),
raccolte si segnalano in rapporto a singoli auto- o di materiali in qualche modo connessi con la
ri di primaria importanza: E.T. Harris (a c. di), rappresentazione dell’opera (vedi la collana di
The librettos of Handel’s operas: A collection of se- disposizioni sceniche «Musica e Spettacolo», a
venty-one librettos documenting Handel’s operatic c. di F. Degrada, M. Viale Ferrero, Ricordi, Mi-
career, 13 voll., Garland, New York - London lano 1990 e ss.).
il libretto d’opera 287
nativi: l’iniziale maiuscola in corpo genza in tal senso [18]. Di fatto, tut-
maggiore a inizio scena, o persino to quanto avesse riguardato l’appara-
decorata in principio d’atto, un fre- to scenico fu illustrato con dovizia
gio in testa alla poesia, uno stemma nella Descrizione e nel Compendio ci-
floreale nel frontespizio o sull’ulti- tati, testi complementari al libretto
ma pagina. Cambiano i formati: al nella loro funzione di documenta-
piú diffuso libretto in-12° (variabi- zione a posteriori [19]. Va da sé che la
le da 7 × 13 cm a 9 × 15 cm circa), didascalia – sia gestuale, sia sceno-
si affianca talvolta uno standard di grafica, stampata solitamente in stile
larghezza quasi raddoppiata (11-12 tipografico differente da quello delle
× 16-17 cm circa), che consente una battute proferite (per lo piú in corsi-
stampa piú ariosa ed offre il giusto vo) [20] – diverrà in breve parte inte-
spazio ai versi piú lunghi, senza do- grante del testo poetico, delineando-
ver sempre ricorrere a fastidiosi ri- ne a tutto tondo la natura precipua-
porti delle ultime sillabe nella riga mente drammatica. L’opera buffa sarà
limitrofa; preferito già nel Settecen- sempre piú ricca di indicazioni ge-
to da certi editori e in certe partico- stuali rispetto alla coeva opera seria,
lari piazze, tale formato maggiore di- per l’oggettiva presenza di maggior
venne comune durante il secolo XIX. azione nonché per la quotidianità dei
Nei libretti di Rinuccini il testo scor- soggetti, che, avvicinando i personaggi
reva ancora senza interruzioni in atti al mondo reale, li priva di quella sti-
e le didascalie erano quasi del tutto lizzazione mitica che avvolge l’eroe
assenti (un’unica didascalia nella della tragedia. Fra Otto e Novecen-
Dafne, due nell’Euridice, veruna to, analogamente a quanto avviene
nell’Arianna), anche se si dà almeno nel teatro parlato, si assiste poi ad una
un caso di esemplare superstite re- vera e propria moltiplicazione espo-
cante a mano integrazioni proprio di nenziale delle didascalie, invadenti
natura visiva, segno di una sentita esi- anche intere pagine di libretto [FIG.4]:
18] Cfr. U. Rolandi, Didascalie sceniche in un Rosen, The staging of Verdi’s operas, in «Report
libretto dell’ Euridice del Rinuccini (1600), in «Ri- of the Twelfth Congress, Berkeley, 1977», Bä-
vista Musicale Italiana» XXXIII (1926), pp. 21-27. renreiter, Kassel 1980, pp. 444-453, trad. it.,
19] Un altro esempio consimile è la Relazio- “La mess’in scena delle opere di Verdi. Intro-
ne delle Nozze degli Dei (Massi e Landi, Firen- duzione alle ‘disposizioni sceniche’ Ricordi”, in
ze 1637), relativa all’allestimento d’un libretto L. Bianconi (a c. di), La drammaturgia musi-
di Carlo Coppola, con musiche di vari autori, cale, il Mulino, Bologna 1986, pp. 209-222;
e contenente indicazioni particolareggiate su molti esemplari di quei livrets sono riprodotti
scenari, vestiari e movimenti scenici. Fatti i do- nei due volumi a c. di H.R. Cohen, Vingt-six
vuti distinguo, possiamo vedere in questi testi livrets de mise en scène lyrique datant des créa-
un antenato dei livrets de mise en scène e delle tions parisiennes e The original staging manuals
disposizioni sceniche ottocenteschi, pubblica- for twelve Parisian operatic premières, Pendra-
zioni in un certo qual modo legate alla produ- gon Press, New York 1986 e 1991.
zione librettistica propriamente detta, benché 20] Nei libretti del primo Seicento, il rap-
di diffusione limitata fra gli addetti ai lavori e porto fra “tondo” e “corsivo” può risultare in-
con precisi intenti non solo descrittivi del pas- vertito nella caratterizzazione differenziata di
sato, ma anche prescrittivi nel futuro (cfr. D. versi e didascalie.
288 marco beghelli
Fig. Iris, musica di Pietro Mascagni, (Ricordi, Milano 1898). A fine Ottocento,
4:Luigi Illica, - l
mai assunto dimensioni esorbitanti rispetto ai versi messi in musica. In questo partic
persino a un doppio regime: le didascalie tradizionali, tipiche di un testo teatrale (
sono affiancate a commenti (qui in corsivo) stilisticamente assai pi pertinenti a un
solo esplicitano i movimenti scenici, ma ne sottolineano pure quei risvolti affettivi
valente attore riuscir mai a trasmettere a uno spettatore che lo guardi da -parecchie
za. La spinta estetizzante di un prodotto come questo arriva ad arricchire ogni pagina
sfondo sempre diversa (in questa s intravede nell originale un uccello di palude),
- des
parire nelle ristampe successive a grande tiratura.
il libretto d’opera 289
21] Nella citata prefazione alla partitura a razzoni, Libreria Editrice Milanese, Milano
stampa, p. [III]. 1929, p. 24 (la lamentela colpiva la prima
22] Lettera di Giuseppe Verdi a Gugliel- stesura del libretto Ernani, propostogli da
mo Brenna, da Milano, 15 novembre 1843, un Francesco Maria Piave al suo debutto ope-
in G. Verdi, Lettere inedite, a c. di G. Mo- ristico).
290 marco beghelli
per Rigoletto (Francesco Maria Pia- tivi) e versi lirici (tutti i metri in uso
ve). A metà secolo si è insomma ri- in poesia, per dar voce a strofe re-
discesi ai livelli auspicati da Emilio golari destinate alle arie e ai nume-
de’ Cavalieri, per rimanervi sostan- ri d’assieme) ha sempre influito vi-
zialmente fino al termine della gran- sivamente sull’immagine della pa-
de parabola melodrammatica italia- gina, là dove il tipografo abbia avu-
na (945 versi nel pur verbosissimo to esperienza delle convenzioni grafi-
Otello di Arrigo Boito, ma appena che invalse, che pretendono diffe-
732 in un libretto standard come To- renziati allineamenti al margine si-
sca di Illica e Giacosa). nistro (detti giustificazioni ): in po-
Il Novecento, passate le logorree sizione “normale” i versi sciolti, leg-
dannunziane, dedicherà nel secon- germente rientrati i versi lirici, con
do dopoguerra attenzioni di nuova eventuali rientri aggiuntivi (ovvero
natura al libretto d’opera, in linea sporgenze) per evidenziare il primo
con le esperienze della poesia speri- verso di ciascuna strofa [23] [FIG.6].
mentale. Ad essa si rivolgono i po- Un’ulteriore caratteristica grafica,
chi compositori “avanguardisti” an- che accomuna il libretto alla trage-
cora propensi ad impegnarsi in qual- dia parlata, è la ricomposizione vi-
che forma di teatro cantato, trovan- siva della frangitura, il fenomeno
do ad esempio in letterati quali Edoar- che consiste nello spezzare un ver-
do Sanguineti (in una felice e reite- so fra piú personaggi, distribuen-
rata collaborazione con Luciano Be- done i singoli segmenti: la regola
rio) nuovi e diversi esempi di “li- vuole allora che le parole messe in
bretto”, alla ricerca di soluzioni ine- bocca ai personaggi successivi a quel-
dite sin nella distribuzione delle pa- lo che avvia il verso si allineino vi-
role sulla pagina, richiedendo tal- sivamente con la conclusione della
volta formati editoriali alternativi battuta precedente, e cosí di segui-
[FIG.5]. to, fino a colmare la misura del ver-
Quella di una studiata organizza- so stesso. Nell’esempio che segue
zione grafica dei versi era stata del (Lorenzo da Ponte, Le nozze di Fi-
resto una caratteristica costante del garo, atto II, scena IX), si osservi la
libretto d’opera. La differenziazio- disposizione ortodossa di due ter-
ne poetica – ben netta nell’opera zine di decasillabi (il leggero rien-
italiana – fra versi sciolti (endeca- tro segnala l’inizio di ciascuna stro-
sillabi e settenari non rimati in li- fa, che si conclude per statuto ope-
bera alternanza, destinati ai recita- ristico con un verso tronco):
23] Tutto ciò vale primieramente per la tra- ti), vuoi da consuetudini grafiche peculiari, co-
dizione italiana. All’estero possono vigere altre muni anche alla letteratura maggiore (ad esem-
convenzioni, vuoi dettate da un differente stile pio, una giustificazione differenziata per ogni
operistico che richiede testi in altro modo for- metro poetico – versi alessandrini piuttosto che
mulati (vedi la sostituzione dei versi sciolti con decasillabi, novenari, ottonari ecc., in rientran-
vera e propria prosa destinata a dialoghi parla- ze successive – tipica dell’editoria francese).
il libretto d’opera 291
6:Siroe, Re di Persia, dramma per musica da rappresentarsi nel Teatro Malvezzi la Primavera dell’anno M. DCC. XXXIII.
Fig.
(Sassi, Bologna 1733). Una ben ordinata pagina di libretto (secondo regole tipografich -
te fino in fondo), in cui emergono l indicazione dell inizio di una nuova scena, l ele
partecipano, i versi cantati con giustezze differenziate: versi sciolti
a del
margine
recitativo,
sinistro - termi
i
nanti con la tradizionale rima baciata (˙Core¨ / versi lirici dell rientrati
˙Amore¨); aria (nella i fattispecie,
- ot
nari). La seconda strofa viene qui staccata dalla prima grazie a un ulteriore rientran
avrebbero potuto essere un interlinea bianca, ovvero una sporgenza interna o esterna d
strofa. La particolare disposizione su due righe dell ultimo ottonario tecnica talvo
ad esempio, autore di questo libretto per Johann Adolph Hasse) perrima al mezzo, la la cosi
evidenziare
rima interna (˙stanno¨ / ˙inganno¨) considerata un preziosismo poetico degno- di sottol
dicazione ˙&c.¨ tipica dei libretti settecenteschi, nei quali la quasi totalit dell
da capo , e sta dunque a segnalare il ritorno alla prima strofa, di cui il libretto r
ultimo, la dicitura ˙ATTO¨, che si legge in alto, altro non che il titolo corrente
le due facciate (e sulla destra apparir di volta in volta ˙PRIMO¨, ˙SECONDO¨ - o ˙TERZO
le in basso il richiamo , vale a dire l anticipazione della prima parola -della pagi
nendo l inizio del nuovo atto, comincer nella fattispecie con la dicitura ˙Atto - Terzo
vr procedere alla rilegatura del volumetto.
il libretto d’opera 293
24] Ormai un classico è l’edizione dei libretti silio, Venezia 2002 e ss. Fra le pubblicazioni re-
metastasiani prodotta in B. Brunelli (a c. di), Tut- centi, si segnalano F. de’ Lemene, Scherzi e favole
te le opere di Pietro Metastasio, voll. I-II, Monda- per musica, a c. di M.G. Accorsi, Mucchi, Mode-
dori, Milano 1943, sostituita oggi da P. Metasta- na 1992; P. Rolli, Libretti per musica, a c. di C.
sio, Drammi per musica, a c. di A.L. Bellina, Mar- Caruso, Franco Angeli, Milano 1993; G. Casti,
294 marco beghelli
Fig.7:Le nozze di Figaro, commedia per musica tratta dal francese in quattro atti, da rappresentarsi nel
Teatro di Corte l’anno 1786 (Kurzbek, Vienna 1786). Nel libretto stampato per la prima - del
polavoro mozartiano, il tipografo ha omesso di evidenziare graficamente frangitura deila
versi;
ne consegue una distribuzione disordinata di frammenti metrici che sembrano aver perdu
identit metrica. Ø questo il modo barbaro con cui vengono oggi per lo pi ristampati -
chi libretti d opera, specie nelle pubblicazioni a pi ampia diffusione (programmi - di
li, allegati discografici ecc.).
il libretto d’opera 295
Fig.8:Europa riconosciuta.Dramma per musica da rappresentarsi nel Nuovo Regio Ducal Teatro di Mi-
lano nella solenne occasione del suo primo aprimento nel mese d’Agosto dell’anno 1778 (Bianchi, -Mi
lano 1778). Ø lo storico libretto distribuito al pubblico la sera dell inaugurazione del
Teatro alla Scala di Milano (3 agosto 1778), poesia di Mattia Verazi, musica di Antonio S
Secondo una pratica poco diffusa, le lunghe didascalie vengono raggruppate a pi di pagin
non interrompere il regolare scorrimento dei versi.
Melodrammi giocosi, a c. di E. Bonora, Mucchi, d’opera – dalla “selva” (l’ossatura preliminare) al-
Modena 1998; L. Da Ponte, Libretti viennesi, 2 la redazione autografa, all’editio princeps, alle suc-
voll., a c. di L. Della Chà, Fondazione Pietro Bem- cessive versioni recanti interventi “autentici” – è
bo - Guanda, Parma 1999; l’antologia storica Li- G. Pagannone, La «Pia de’ Tolomei» di Salvadore
bretti d’opera italiani dal Seicento al Novecento, a Cammarano, Olschki, Firenze 2004. Un esem-
c. di G. Gronda, P. Fabbri, Mondadori, Milano pio, al contrario, di come i libretti non vadano
1997. Particolarmente originale, incentrata que- stampati sono i volumi gemelli G. Rospigliosi,
sta volta su un compositore, la raccolta sinottica Melodrammi profani e Melodrammi sacri, a c. di
di tutti a c. di L. Bianconi, G. La Face Bianconi, D. Romei, Firenze, Studio Editoriale Fiorentino,
I libretti italiani di Georg Friedrich Händel e le lo- 1998 e 1999 (se ne veda la feroce recensione di
ro fonti, 3 voll., Olschki, Firenze 1992 e ss. Esem- D. Daolmi in «Il Saggiatore musicale» IX (2002),
plare edizione genetico-evolutiva di un libretto pp. 230-249, chiarificatrice dell’intera proble-
296 marco beghelli
25] Lettera di Vincenzo Bellini a Francesco di A. Basso (a c. di), Storia del Teatro Regio di
Florimo, da Genova, 19 aprile 1828, in V. Bel- Torino, Cassa di Risparmio di Torino, Torino
lini, Epistolario, a c. di L. Cambi, Mondadori, 1976, pp. 183-184), responsabile forse anche
Verona 1943, p. 85. Autore di tali arrangiamenti della Semiramide per Meyerbeer, nonostante il
potrebbe essere stato il conte Lodovico Piossa- nome di Giacomo Rossi comunemente indica-
sco Feys (cfr. A. Basso, Il teatro della città, II vol. to nei repertori enciclopedici.
il libretto d’opera 297
9:Semiramide, dramma per musica da rappresentarsi nel Regio Teatro di Torino nel Carnovale dell’anno 1819 (De-
Fig.
rossi, Torino 1819). Si tratta in buona sostanza del vecchio libretto metastasiano - (1729)
nazione, giunta ormai fuori tempo massimo, quando il genere operistico richiedeva - struttu
sissime da quelle d inizio Settecento. Un anonimo rabberciatore di versi (forse tale cont
Feys) provvide a inserirvi tutte le cavatine e i rond , i duetti e i concertati - di cui Gi
sogno nel 1819, incastonandoli negli aulici recitativi originali del Poeta Cesareo: tropp
per venire interamente cantati a quell epoca; troppo sacri, nondimeno, per stamparli - in f
virgolatura a margine consente di salvare capra e cavoli, indicando i tagli allo spett
diente della
lo spettacolo col libretto aperto. Nella fattispecie, versi virgolati raggiunge
il numeroqui deiuna quantit - supe
riore alla consuetudine. Tuttavia, il poeta preposto ai tagli garantisce sempre - la regola
perstiti, che — sebbene monconi di frasi pi lunghe — suoneranno ognora perfetti endecasi
piet . Io vo che il petto¨) o settenari (˙la sua vita in periglio¨). Ø semmai - il tipograf
guatamente la frangitura (vedi il secondo e terzo verso, da considerarsi un unico endecas
malcostume vieppi diffusosi nel tempo.
298 marco beghelli
26] Cfr. L. Bianconi, Th. Walker, Production, l’Ermiona di Pio Enea degli Obizzi, musica di
consumption and political function of seventeenth- Felice Sances (Padova 1638), che contempla già
century opera, in «Early Music History» IV (1984), un dettagliato elenco degli esecutori.
pp. 209-296, trad. it. parziale in C. Annibaldi 28] Sull’argomento cfr. M. Viale Ferrero, “Le di-
(a c. di), La musica e il mondo, il Mulino, Bo- dascalie sceniche del Metastasio”, in M.T. Muraro
logna 1993, pp. 221-252: 246. (a c. di), Metastasio e il mondo musicale, Olschki,
27] Un’eccezione precoce è il libretto del- Firenze 1986, pp. 133-149.
il libretto d’opera 299
Fig. 10:Alessando nell’Indie, dramma per musica di Pietro Metastasio […] da rappresentarsi nel Teatro detto delle Dame
nel Carnevale dell’anno 1730 (Zempel — De Mey, Roma 1730). Il paratesto librettistico - non manca quas
care, accanto ai personaggi del dramma, gli interpreti della specifica produzione - che il
me anagrafico accompagnato, per i castrati, dal soprannome che li ha resi celebri (˙Far
˙Farfallino¨) e, per tutti quanti lo possano vantare, dal titolo onorifico ottenuto da qu
Serenissimo [Duca] di Parma¨), proclamazione che d nel contempo lustro al cantante - che h
cenza e al mecenate che gliel ha attribuita. Pi rara, l indicazione della provenienza - ge
nese¨, ˙Napolitano¨). Ø in questa stessa pagina che troviamo eventualmente posto - il nome
positore, del coreografo, del maestro d armi e duelli (gli abbattimenti ), nonch dell i
300 marco beghelli
ma anche il sarto degli abiti maschi- Pontificio, e ovunque sia attivo l’uffi-
li, quello degli abiti femminili, il cal- cio dell’Inquisizione, il poeta è poi
zolaio, il parrucchiere, il berrettona- costretto, in una stereotipata «Pro-
ro ecc.) vanno poi a completare gli testa», a professare la propria assolu-
elenchi, talvolta assai estesi, di stru- ta aderenza alla fede cristiana, indi-
mentisti e ballerini, con i loro rispettivi pendentemente da quanto le neces-
direttori (il primo violino per gli uni, sità del dramma gli abbiano fatto
il compositore dei balli – cioè il co- mettere in bocca ai singoli perso-
reografo – per gli altri), mentre gli naggi. Ad essa s’affianca, dislocato
autori dei versi e della musica, cioè talvolta a fine libretto, l’imprimatur,
degli elementi immateriali e soprat- vale a dire il nulla osta della censura
tutto non contingenti dello spettaco- alla pubblicazione del testo, emesso
lo, rimangono come s’è detto spesse a seconda dei luoghi e delle epoche
volte taciuti (cosa che non significa da autorità religiose o civili [FIG.11].
necessariamente che fossero sempre Pagina dopo pagina, giungiamo
dati per scontati, come quando oggi finalmente all’inizio del testo dram-
diciamo sbrigativamente “la Travia- matico, con le sue divisioni interne
ta della Callas” o “la Bohème di Zeffi- in atti e scene successive. Non sem-
relli”). pre la poesia scorre però liberamen-
Il librettista trova il suo spazio per te e senza intoppi. In forma invasi-
parlare in prima persona attraverso va, e con dirette ripercussioni sullo
un’eventuale premessa rivolta «Al let- svolgimento dello spettacolo, fino a
tore» o «Al rispettabile pubblico» in Ottocento inoltrato trovano spazio
cui, con una serie di excusationes non fra un atto e l’altro testi del tutto
petitae, intende prevenire possibili estranei a quelli del dramma per mu-
accuse d’incongruità drammaturgi- sica annunciato nel frontespizio: si
che o allontanamenti drastici dalle tratta, in certe zone e in certe epo-
vicende storiche prese a soggetto, im- che (ad esempio, a Napoli nella pri-
mancabilmente imputate alle neces- ma metà del Settecento), di un se-
sità intrinseche dell’opera in musica condo libretto, di proporzioni assai
o alle richieste del moderno gusto piú ridotte, relativo a eventuali in-
teatrale; in forma piú neutra redige termezzi comici destinati a infra-
invece all’occorrenza un «Argomen- mezzare i tre atti dell’opera seria; piú
to» del dramma, che secondo i casi frequentemente, gli intervalli dello
espone i complessi antefatti della vi- spettacolo principale nonché il do-
cenda («Da questo punto prende il po-spettacolo vengono riempiti da
suo principio la rappresentazione del balli su soggetti del tutto estranei ad
presente drammatico componimen- esso, di cui il volumetto in vendita
to» n’è la frequente conclusione), o in teatro riporta il rispettivo “libret-
riassume la vicenda stessa come gui- to” (che, in assenza di parole canta-
da preliminare alla comprensione te, si riduce alla narrazione piú o me-
dell’intreccio. Nei teatri dello Stato no estesa degli eventi inscenati), non-
il libretto d’opera 301
29] Si veda ad esempio il ben noto olio di Pie- 1740, con l’Arsace di Metastasio, musica di Fran-
tro Domenico Oliviero riproducente l’interno del cesco Feo): ebbene, uno su cinque fra gli spettato-
Teatro Regio di Torino nella sera – cosí vuole la tra- ri raffigurati in platea tiene in mano un libretto
dizione – della sua inaugurazione (26 dicembre aperto, immergendovi lo sguardo.
il libretto d’opera 303
Fig.12:Il turco in Italia, dramma buffo per musica in due atti da rappresentarsi nel R. Teatro alla Scala per primo spet-
tacolo dell’Autunno del 1814 (Pirola, Milano 1814). Il libretto stampato in occasione del debutto d
rossiniano termina ufficialmente alla p. 67, sul cui retro si legge tuttavia- l appendice
nore: nell occasione, il divo Giovanni David, che non aveva evidentemente digerito - la sce
sini e del suo librettista Felice Romani di lasciarlo privo d un pezzo solistico. Nell im
notino i quattro diversi livelli che evidenziano i successivi cambi di metro, secondo un
francese, nonch la sporgenza esterna del primo verso di ogni strofa.
canora del cantante lirico (su qual- conta delle sue puntate al botteghi-
che esemplare si possono ancora tro- no della Scala per acquistare la mat-
vare tracce di cera sgocciolata dal moc- tina presto il libretto ancor fresco di
colo avvicinato per illuminare la pa- stampa) [30] – parrebbe un contro-
gina, segno che la luce presente in senso se confrontata col mondo del-
quelle sale, pur notoriamente illu- la tragedia parlata, dove anzi cono-
minate, non era del tutto sufficien- scere in anticipo il decorso degli even-
te, specie nei palchi). Ma la lettura ti sarebbe per molti un mortificare la
sin preventiva del testo – diffusa al soddisfazione d’ascolto (piú verosi-
punto che i teatri s’impegnavano a mile la rilettura casalinga a posterio-
renderlo disponibile ancor prima del- ri, sull’onda dell’interesse suscitato
l’andata in scena (Stendhal ci rac- dallo spettacolo, operazione assai piú
30] Stendhal [Henri Beyle], Vie de Henry questa segnalazione e per i tanti, sempre pre-
Brulard [1835-1836], cap. XXXVIII. Ringra- ziosi suggerimenti che hanno arricchito il pre-
zio particolarmente Lorenzo Bianconi per sente scritto.
304 marco beghelli
facile per il pubblico dell’opera, che stanco della sua donna e della propria
automaticamente si ritrova il testo fra grandezza e non privo di vanità nella
le mani, senza neppure doversi im- sua qualità di sovrano.
pegnare in fastidiose ricerche). Ep- Forse l’aggiunta delle parole mi rovi-
pure la consuetudine di leggere il li- nerebbe tutto. Che farci? Sarebbe sta-
bretto in anticipo – in vece di limi- to evidentemente meglio che fossero
tarne la lettura durante lo spettacolo stati Voltaire o Beaumarchais a scrive-
– è testimoniata già nel primo seco- re il libretto; sarebbe piacevole come
lo di vita dell’opera in musica: la musica; lo si potrebbe leggere sen-
za rompere l’incantesimo. Ma sicco-
Dov’andarì sta sera? Vad all’Opera. me i Voltaire sono rari, è una vera for-
Volì venir? Con voi verrò per tutt. tuna che l’arte incantevole di cui ci oc-
[…] cupiamo possa fare cosí facilmente a
Avì let el librett? L’ho scors on tratt. meno di un grande poeta. Purché non
Che ve ’n par? Verament se reconoss, si faccia l’imprudenza di leggere il li-
Ch’el ven da penna nobil, bretto. A Vicenza ho visto che lo si sfo-
gliava la prima serata per avere un’idea
sono i tipici discorsi fra due aristo- dell’azione. Di ogni brano si leggeva
cratiche, riportati per bocca d’una il primo verso che definisce la passio-
serva di Carlo Maria Maggi [31]. La ne o la sfumatura del sentimento che
prassi della lettura preventiva è ri- la musica deve interpretare. Ma nel
masta viva fino ad oggi, fra coloro corso delle quaranta recite successive
almeno cui i mille altri impegni pri- non venne mai in mente ad alcuno di
ma della serata a teatro non impedi- aprire quel volumetto rilegato in car-
scono di ritagliarsi il tempo necessa- ta dorata.
rio. L’idiosincrasia testimoniata da A Venezia la signora B***, temendo lo
Stendhal a inizio Ottocento fra al- spiacevole effetto del libretto, non lo
cuni spettatori veneti ci suona dun- voleva nel suo palco nemmeno alla pri-
que perlomeno curiosa: ma rappresentazione. Le si sunteggia-
va l’azione in una quarantina di righe;
Si noti che parlo sempre e solo della poi, seguendo la numerazione 1, 2, 3,
musica, mai delle parole, che non co- 4 ecc., le si esponeva in quattro o cin-
nosco. Ricostruisco sempre, per con- que parole l’argomento di ogni aria,
to mio, le parole di un’opera. Parten- duetto o pezzo d’assieme [ad es. Ca-
do dalla situazione scelta dal poeta, gli vatina Lindoro: desolazione di un gio-
chiedo soltanto una parola, una sola, vane amante italiano fatto schiavo in
per definirmi il sentimento; per esem- Algeri; Duetto Lindoro e Mustafà : il
pio [all’inizio dell’Italiana in Algeri di prigioniero ricusa la donna che gli vie-
Rossini] vedo in Mustafà un uomo ne offerta in sposa], e questo breve
31] Il lotto di Genova (aggiunta a I consigli di lanese, a c. di D. Isella, 2 voll., Einaudi, Torino
Meneghino, 1697), in C.M. Maggi, Il teatro mi- 1964, vol. I, pp. 563-593: 589-590.
il libretto d’opera 305
estratto era seguito dal primo verso Bologna 1706-1707; Girolamo Gi-
dell’aria o del duetto [«Languir per una gli, Venezia 1708; Francesco Silvani,
bella | e star lontan da quella...»; «Se Venezia 1744; Paolo Antonio Rolli,
inclinassi a prender moglie | ci vor- Verona 1744, postuma; Apostolo Ze-
rebber tante cose»]. Ho notato che tut- no, Venezia 1744; Ferdinando Mo-
ti apprezzavano quest’idea. Cosí do- retti, San Pietroburgo 1794). Piú ra-
vrebbero essere stampati i libretti per re le edizioni antiche di testi in altre
gli amatori [32]. lingue (i libretti di Charles-Simon Fa-
vart e signora, Paris 1763-1777), per
Usati dunque come mero suppor- lo piú reperibili in antologie colletti-
to all’ascolto, la dimensione squisita- ve cresciute attorno a un teatro (Le
mente letteraria di quei testi viene Théâtre italien curato da Evaristo Ghe-
semmai recuperata nelle eventuali suc- rardi, con varie edizioni a partire dal
cessive riedizioni svincolate dalla con- 1694; il Recueil général des opéras re-
tingenza teatrale, in raccolte curate présentés par l’Académie Royale de Mu-
dagli stessi poeti – per affidare all’e- sique depuis son établissement, Paris
ternità la versione “definitiva” di un 1703-1747; il Teatro comico portu-
prodotto ritenuto comunque poeti- guez, Lisboa 1744 e 1787-1792). Ta-
camente valido – o confezionate po- le prassi editoriale s’interrompe si-
stume con intenti celebrativi. In tal gnificativamente nel corso dell’Otto-
senso vanno viste le ripetute edizioni cento (dopo l’esempio isolato di Lui-
metastasiane, a partire da quella ve- gi Romanelli, 1832, e con l’omaggio
neziana del 1733-1737, cui s’ag- postumo a Eugène Scribe, Paris 1874-
giungono le tante pubblicazioni sei- 1885), segno della progressiva perdi-
settecentesche curate dagli autori me- ta di credibilità artistica per tale let-
desimi, dove i libretti appaiono a com- teratura di second’ordine. L’editoria
pletamento della produzione lettera- piú recente se n’è infatti interessata
ria maggiore (Scipione Maffei, Vero- quasi solo nel caso di poeti in odore
na 1730; Giovanni Claudio Pasqui- di eccellenza prestati piú o meno oc-
ni, Arezzo 1751; Carlo Goldoni, Ve- casionalmente al teatro musicale, di
nezia 1788-1795; Ranieri de’ Calza- cui si accolgono in edizione letteraria
bigi, Livorno 1774 e Napoli 1793), anche i “peccati” operistici (Giovan-
o come raccolta piú o meno comple- ni Pascoli, Bologna 1924; Gabriele
ta dei soli testi drammatici (Benedet- D’Annunzio, Milano 1939-1940; Ar-
to Ferrari, Milano 1644; Giovanni rigo Boito, Milano 1942; Hugo von
Francesco Busenello, Venezia 1656; Hofmannsthal, Frankfurt a. M. 1947-
Francesco Berni, Ferrara 1666; Gio- 1954; William S. Gilbert, New York
vanni Andrea Moniglia, Firenze 1689- 1958; Edoardo Sanguineti, Milano
1690; Pietro Antonio Bernardoni, 1969; Wystan H. Auden, Princeton
32] Stendhal [Henri Beyle], Vie de Rossini, seguita dalle Note di un dilettante, a c. di M. Bon-
Boulland, Paris 1823, trad. it., Vita di Rossini, giovanni Bertini, EDT, Torino 1983, pp. 46-47.
306 marco beghelli
33] Innumerevoli oramai, in Italia e all’este- Stoppelli (a c. di), Filologia dei testi a stampa, il
ro (con le eventuali traduzioni a fronte), le col- Mulino, Bologna 1987). N’è conseguenza la so-
lane dedicate a «Tutti i libretti» di un composi- stanziale diversità di esemplari che a tutta prima
tore, proliferate negli ultimi decenni del Nove- parrebbero identici, cosa che costringe il filolo-
cento. Fra i titoli meno scontati, si segnalano go a verificare ogni testimone superstite, nella
M. Burden (a c. di), Henry Purcell’s operas. The consapevolezza di poter comunque difficilmen-
complete texts, Oxford University Press, New te eleggere un “esemplare ideale”. Problema ana-
York 2000; Ch. Pollack, Franz Schuberts Büh- logo è quello, dettato da spartizioni di mercato
nenwerke. Kritische Gesamtausgabe der Texte zu ancora tutte da chiarire, dell’esistenza di libret-
den Opern, Hans Schneider, Tutzing 1988; D. ti a stampa differenti per un medesimo spetta-
Herbert, The operas of Benjamin Britten: The colo, confezionati da tipografie distinte. Per la
complete librettos, Hamilton, London 1979. prima rappresentazione del Barbiere di Siviglia
34] Croce e delizia dei moderni filologi, ogni di Rossini (Roma, Carnevale 1816, col titolo
nuova tiratura poteva comportare correzioni dei della prim’ora Almaviva, o sia L’inutile precau-
refusi, o addirittura modifiche sostanziali dovu- zione), abbiamo ad esempio ben tre diverse emis-
te a sopraggiunte esigenze esecutive, che riusci- sioni del libretto (rispettivamente: «Nella Stam-
vano ad essere accolte soprattutto nel caso – del peria di Crispino Puccinelli», «Pel Mordacchi-
tutto frequente – in cui la sempre scarsa dispo- ni», «Presso Giunchi e Mordacchini»), benché
nibilità di caratteri tipografici, che induceva a ri- lo spettacolo sia stato rappresentato per una set-
durre al minimo i tempi della loro immobiliz- timana appena; inutile dire che piccole varianti
zazione nelle forme già composte, aveva richie- fra di essi – dalla punteggiatura alla grafia di cer-
sto un’immediata scomposizione delle pagine, te parole, per tacer dei refusi – si segnalano in
costringendo cosí il tipografo a ripartire da ca- quantità considerevole: a quale dei tre il filolo-
po (su tali argomenti, si rimanda all’antologia P. go potrà riconoscere il titolo di editio princeps?
il libretto d’opera 307
13:Radamisto, opera da rappresentarsi nel Regio Teatro d’Hay-Market, per [l’]Academia Reale di Musica/Radamistus, an
Fig.
Opera as it is perform’d at the King’s Theatre in the Hay-Market, for the Royal Academy of Musick (Wood, London 1720).- Ti
pico esempio di libretto con traduzione a fronte (il salto nella numerazione delle pag
in un Europa dove la lingua italiana costituiva senza discussione alcuna l idioma uffi
questo particolare esempio, soltanto i versi sciolti dei recitativi ricevono una tradu
traduttore getta la spugna, limitandosi a riferirne il contenuto generico (˙She - tells
lezza dell impossibilit (e inutilit ) di produrre una versione inglese efficace di qu
L esemplare qui riprodotto particolarmente prezioso in quanto conserva indicazioni - m
re scenico: ˙R[ight] hand¨, ˙L[eft] hand¨ per stabilire il lato del palcoscenico - da cu
trare o uscire in quello specifico allestimento; di fianco a ogni aria, l elenco - degli
scare nei camerini per la scena immediatamente successiva (˙Mrs. Durastanti¨, ˙Mrs. Ga
Robinson¨).
Fig.14:Sui vantaggi e sui limiti del libretto in traduzione o con testo a fronte, due car
Marcelin (al secolo mile Planat), apparse su ˙L Illustration¨, rispettivamente n. 672, 1
1856, p. 29 e n. 650, 11 ao t 1855, p. 108.
Fig.15:Der in Krohnen erlangte Glücks-Wechsel, oder Amira, Königin von Castillen, in einem Singspiel auf dem gros-
sen Hamburgischen Schauplatz vorgestellet im Jahr 1704 (Greflinger, Hamburg 1704). La composizione - tipog
fica del testo di un libretto deve far conto, su piazze come quella amburghese, - della
valsa di considerare l opera come un dramma in tedesco farcito di arie in buona parte
zeppa linguistica emerge in tutta evidenza sulla carta, per l abbandono dei caratter
latini (qui impiegati anche per termini non tedeschi come ˙Aria¨, ˙Theatrum¨, - e per i
naggi), nonch per la traduzione dei versi offerta a lato. Nella stessa pagina, una se
stesso personaggio s avvale nondimeno della lingua tedesca.
il libretto d’opera 311
maggiori editori musicali si sosti- gli spartiti per canto e pianoforte [36]
tuiranno tuttavia progressivamente [TAV. 7]. Talvolta le pagine stesse su
agli stampatori generici fino ad al- cui scorre il testo poetico presentano
lora attivi nel settore, immettendo tenui sfondi decorati, in linea con la
sul mercato stampe standardizzate natura del soggetto (vedi le giappo-
a grande tiratura dei libretti delle neserie di Iris, 1898, citate per la fig.
opere di loro proprietà, in redazio- 4). Il libretto perde dunque il suo va-
ni del tutto svincolate dalla contin- lore documentario, per riacquistare
genza teatrale (al piú, per servire le in un certo senso quello celebrativo
istituzioni maggiori, una speciale delle origini, ergendo rapidamente
emissione di quel medesimo volu- allo status di “classici” i titoli piú for-
metto poteva essere corredata con tunati.
frontespizio e pagina retrostante ad Una nuova serie di piccoli edito-
hoc, per le indicazioni di rito). ri di area milanese (Barion, Madel-
Il fenomeno si consolida e si diffon - la, Cervieri) si farà comunque avan-
de a dismisura dopo il 1880: le nuo- ti sul principio del nuovo secolo per
ve opere di Verdi, Catalani, Puccini proporre, a prezzi contenuti, edi-
per Casa Ricordi, quelle di Masca- zioni popolari dei libretti piú fre-
gni, Leoncavallo, Giordano, Cilea quentemente rappresentati, ma in
per l’editore Sonzogno vedono la lu- vesti assai piú modeste: non certo
ce corredate sin dal primo momen- le opere dell’ultima generazione, che
to di un libretto “ufficiale”. Consi- la nuova legge sul diritto d’autore
derata la durevolezza del nuovo pro- protegge inflessibilmente; bastano
dotto librario, destinato a venire con- tuttavia a nutrire un buon catalogo
servato dallo spettatore assiduo in vi- editoriale i vari Barbieri di Siviglia
sta d’ogni nuova ripresa dell’opera, e Guglielmo Tell, Elisir d’amore e Lu-
ci si può ora impegnare in edizioni cia di Lammermoor, Norma e Son-
piú accurate, in-8° (13-14 × 19-20 nambula, Rigoletto e Trovatore, ti-
cm, poi ampliato nel Novecento a toli di pubblico dominio, divulga-
16-17 × 23-24 cm), affidate a carta ti con la caratteristica copertina ros-
di buona qualità e impreziosite per so-arancione, adottata dallo stesso
la prima volta da copertine artistiche, Ricordi per la collana a basso prez-
anche a colori, la cui immagine – pre- zo. La loro invadente presenza an-
sente nelle case di tutti i melomani – cor oggi sulle bancarelle dei merca-
finiva per diventare una sorta di ma- tini antiquari è segno tangibile di
nifesto identificativo di quell’opera, tirature altissime, ben superiori a
condiviso anche dalle copertine de- quelle dell’effimero libretto dei se-
mente i testi di Nicolò Minato o del cimboldi, sede provvisoria del Tea-
Metastasio, un disagio che ci fa rim- tro alla Scala): si tratta di un picco-
piangere la possibilità di leggere il li- lo schermo applicato sul retro della
bretto seduta stante, come facevano poltrona antistante, in cui ogni sin-
i nostri avi) [37]. Tali libretti virtua- golo spettatore può scegliere di leg-
li si uniformano per necessità al te- gervi – nella lingua originale o in una
sto effettivamente cantato sul palco- traduzione di suo piacimento – il li-
scenico, ma di essi resterà memoria bretto teletrasmesso durante lo spet-
soltanto in algidi file informatici, che tacolo (come avviene per la visione
troveranno difficilmente qualche ap- di un DVD); ma può anche decidere
passionato collezionista disposto a di tenerlo spento, chiudere il libret-
conservarne la memoria. to e tornare ad affidarsi alla sola mu-
Filiazione diretta di tale sistema, sica, ricordandosi che, se qualcosa
detto dei sopratitoli, è quello già bat- l’ha attratto quella sera in quel luo-
tezzato col nome di libretto elettro- go, non è tutto sommato l’interesse
nico, introdotto dapprima nella per una storia avvincente o per dei
Metropolitan Opera House di New versi accattivanti (se mai lo sono),
York e ora in lenta espansione anche bensí il fascino di qualche nota ben
in Europa (in Italia ha debuttato il assestata, di qualche melodia me-
7 dicembre 2002 nel Teatro degli Ar- morabile e struggente che di quei
versi s’è nutrita.
37] Il problema – quasi interamente attribuibi- essere stampato in anticipo sull’esecuzione (Vene-
le agli stessi cantanti, se si considera la dizione al zia 1639, musica di Francesco Manelli, per l’aper-
contrario nitidissima di alcuni (purtroppo, la mi- tura all’opera in musica del Teatro di SS. Giovan-
nor parte) – era già della prima ora, come ci rivela ni e Polo): «son ricorso alla stampa, acciò ch’ella sia
Giulio Strozzi nella prefazione alla Delia, o sia La la contracifra di que’ musici che cantano talora piú
Sera sposa del Sole, il primo libretto veneziano ad volentieri a loro medesimi ch’agli ascoltanti».
L’opera italiana dell’Ottocento: le fonti manoscritte
di Claudio Toscani
Ad onta della popolarità e della ca- tardo con cui è stata avvertita l’esi-
pillare diffusione nazionale del me- genza di sottoporre i testi a una re-
lodramma, le partiture d’opera ita- visione critica, applicando anche al-
liane sono trasmesse, fino all’Otto- l’opera italiana i metodi della filolo-
cento inoltrato, da una tradizione gia altrove ampiamente collaudati.
manoscritta. Il testo musicale “uffi- La tradizione manoscritta delle par-
ciale” dell’opera è lo spartito, cioè la titure operistiche è spiegata da ragioni
riduzione per canto e pianoforte, di varia natura. Ve ne sono innanzi-
stampata e diffusa attraverso i cana- tutto di economiche: la mancanza di
li del mercato amatoriale; le partitu- un mercato sufficientemente ampio
re complete, invece, sono uno stru- per la stampa, ma anche l’esigenza di
mento professionale escluso al pub- proteggere i diritti di proprietà, in
blico e non vengono, di norma, date un’epoca in cui è il possesso fisico del-
alle stampe. È questa una particola- la partitura che ne garantisce lo sfrut-
rità tutta italiana, che ha avuto im- tamento economico, e in un paese
portanti conseguenze storiche (non come l’Italia, in cui il diritto d’auto-
ultima, la mancanza di testi “stand - re ha un riconoscimento tardivo. Ve
ard”, ufficializzati da una versione a ne sono altre, non meno importan-
stampa, per molte opere del primo ti, da ricondurre allo statuto e alla na-
Ottocento) e il cui retaggio è ancor tura estetica del melodramma, i cui
oggi avvertibile nella scarsità di par- testi – ritagliati, ancora nel primo Ot-
titure d’opera disponibili per il co- tocento, su specifiche occasioni e su
mune lettore; ma piú in generale, specifiche compagnie di canto – nasco -
questa consuetudine ha avuto con- no in una forma virtualmente “aper-
seguenze su larga scala per la consi- ta”, passibile di futuri adattamenti.
derazione nella quale il melodram- Altre ragioni ancora si spiegano con
ma è stato tenuto all’interno della le caratteristiche storiche del sistema
società italiana, per il relativo ritar- operistico italiano, connotato da ra-
do con cui si è sviluppata una rigo- pidità e intensità produttiva, sogget-
rosa riflessione critica sul repertorio to alle leggi dell’imprenditoria e a
(spesso investito, in passato, da una un’accesa concorrenza; un sistema
pregiudiziale prevenzione), per il ri- produttivo “chiuso”, i cui protago-
316 claudio toscani
1] È tuttora difficile rintracciare dati completi Biblioteca del Conservatorio di Musica “Giu-
sul patrimonio superstite. Molti dati vanno seppe Verdi” di Milano, la Biblioteca Musicale
confluendo nel Répertoire international des sour- Opera Pia Greggiati di Ostiglia, la sezione mu-
ces musicales (RISM), che un tempo si arrestava sicale della Biblioteca Palatina di Parma, la Bi-
al sec. XVIII, e nel Sistema Bibliografico Nazio- blioteca Musicale di Santa Cecilia di Roma, l’Ar-
nale (SBN); un’altra fonte d’informazione è l’Uffi- chivio Storico del Teatro La Fenice di Venezia,
cio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Na- il British Museum di Londra, la Bibliothèque
zionale Braidense di Milano. Una concentra- Nationale e la Bibliothèque-Musée de l’Opéra
zione unica di partiture operistiche autografe di Parigi, e in molte altre biblioteche pubbliche
dell’Ottocento è costituita dall’Archivio Stori- in Italia e all’estero. Il patrimonio è, comunque,
co di Casa Ricordi a Milano. Fondi particolar- estremamente disperso; segnalazioni continue
mente ricchi di manoscritti teatrali italiani del- emergono dai cataloghi d’asta, da collezioni pri-
l’Ottocento si trovano presso la Biblioteca del vate, dai cataloghi di librerie antiquarie. Un cer-
Conservatorio di Musica “S. Pietro a Majella” to numero di manoscritti d’opera dell’Ottocento
di Napoli, il Civico Museo Bibliografico Musi- è riprodotto in facsimile nella serie a c. di P. Gos-
cale di Bologna, la Biblioteca del Conservato- sett, C. Rosen, Early Romantic Opera, Garland,
rio di Musica “Luigi Cherubini” di Firenze, la New York 1978-1979.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 317
ditore fiorentino Guidi, che negli an- mettere di fissare sulla carta in for-
ni Sessanta stampa partiture d’ope- ma veloce – e magari parzialmente
ra in formato tascabile proponendo incompleta – ciò che poi sarà inter-
anche melodrammi del Sei-Sette- pretato, integrato, reso coerente da
cento, lo fa per venire incontro al na- altri, che agiranno in base a una prassi,
scente interesse storico e antiquario a un sistema di conoscenze e a un’este-
di una parte del pubblico, non cer- tica interiorizzati e largamente con-
to per licenziare testi destinati all’u- divisi.
so pratico. Le partiture d’opera ita- Ma anche a prescindere dalle im-
liane continuano, per gran parte del- precisioni della notazione e dalle la-
l’Ottocento, ad essere prodotte e tra- cune degli autografi, è lo statuto stes-
smesse in forma manoscritta, perpe- so della partitura operistica che ne
tuando una tradizione che dura sin fa un testo sui generis. Almeno fino
dalle origini del melodramma [2]. a metà Ottocento il sistema dell’o-
La destinazione pratica delle par- pera italiana, fortemente sbilancia-
titure d’opera manoscritte ne spiega to in favore dell’interprete e del mo-
l’aspetto esteriore e le caratteristiche mento esecutivo, condiziona il com-
notazionali. L’autore che stende una positore e fa della partitura mano-
partitura teatrale non prepara un te- scritta, piú che un testo definitivo e
sto da consegnare all’editore per la dotato di un’autonomia estetica, il
stampa, vale a dire un testo definiti- documento che attesta una versione
vo, coerente e completo in tutti i suoi dell’opera legata a circostanze deter-
dettagli. Prepara invece un testo che minate. La partitura preparata per la
verrà utilizzato nel corso di una o piú prima rappresentazione di un’opera
rappresentazioni, che andrà in ma- non resta di norma inalterata per gli
no ai copisti, i quali ne effettueran- allestimenti successivi: si dà per scon-
no la copia e ne estrarranno le par- tato che al mutare delle condizioni
ti, e piú tardi a un editore che pre- produttive e del cast vocale siano ap-
parerà riduzioni di estratti o di tut- portate al testo tutte quelle modifi-
ta l’opera. Redatto generalmente in che – adattamenti, trasporti, tagli,
gran fretta, questo manufatto fa uso sostituzioni – che vengono giudica-
abbondante di abbreviazioni, rimandi te opportune per valorizzare al me-
e segni convenzionali, e si serve di glio le doti vocali degli interpreti; e
una notazione musicale che spesso è se non è l’autore stesso ad occupar-
sommaria, imprecisa o addirittura sene, il compito è demandato a un
contraddittoria. Nella stesura della altro incaricato o agli interpreti stes-
sua partitura, l’autore si può per- si. Solo verso la metà dell’Ottocen-
2] È vero che agli albori della storia dell’ope- all’evento della rappresentazione e intende tra-
ra alcune partiture d’opera, una dozzina, ven- mandarne ai posteri la memoria, celebrando in-
gono date alle stampe; ma l’operazione ha un direttamente la gloria del mecenate che ha pro-
intento piú encomiastico che pratico: è legata mosso l’allestimento.
318 claudio toscani
to, con l’affermarsi di un piú deciso Accademia d’Italia: una sontuosa edi-
principio di autorialità, il testo pro- zione celebrativa, l’omaggio – inve-
dotto dal compositore è oggetto di ro un po’ feticistico – a una delle glo-
una mutata considerazione genera- rie nazionali, del quale tuttavia nes-
le: non è piú, allora, solo un oggetto suno si serví per accertare il testo au-
intenzionale, virtuale e incompleto, tentico dell’opera, né per indagare il
un testo aperto alle rielaborazioni e processo compositivo di Bellini.
agli adattamenti necessari in vista di
futuri allestimenti dell’opera, bensí
il testo definitivo cui l’autore conse- COMPOSITORE, IMPRESARIO,
gna la propria volontà artistica. Da- EDITORE: LA RETE DEI RAPPORTI
gli anni Cinquanta in poi è soprat-
tutto Verdi, che licenzia partiture ac- Ancor piú che per la mancanza di
curate in ogni dettaglio e ne esige fer- potenziali acquirenti, negli stati ita-
mamente il rispetto, a svolgere un liani le partiture d’opera non ven-
ruolo determinante in questo senso; gono stampate per ragioni di prote-
ma decise affermazioni della volontà zione. Il proprietario della partitura
d’autore non sono infrequenti anche – che per una prassi antica, ancora
prima, in Bellini e Donizetti in par- in uso nel primo ventennio dell’Ot-
ticolare. tocento, è il committente, cioè l’im-
Il principio dell’intangibilità del presario che scrittura il composito-
testo fissato dal compositore, affer- re – non ha alcun interesse a divul-
matosi definitivamente nella secon- garla: ne può ricavare un utile ce-
da metà dell’Ottocento, va di pari dendola a nolo ai teatri, assieme ai
passo con sostanziali mutamenti nel- materiali d’esecuzione, e può con-
le condizioni produttive e, soprat- trattare con un editore il diritto di
tutto, con l’affermazione del reper- stamparne estratti. A queste tratta-
torio. I manoscritti teatrali cessano tive il compositore, che è retribuito
allora la loro antica funzione, sop- una volta per tutte e non trae alcun
piantati dalle versioni standard del- guadagno da eventuali riprese del-
l’opera preparate dagli editori e no- l’opera (a meno che sia chiamato a
leggiate ai teatri con tutti i materia- rimaneggiarla), non prende parte. In
li d’esecuzione. È a questo punto che questo scenario Rossini sembra rap-
le partiture autografe, al pari delle presentare una parziale eccezione, in
lettere dei personaggi famosi, di- quanto si fa restituire dall’impresa le
ventano oggetti di commercio anti- proprie partiture originali, che con-
quario, oggetti tanto piú preziosi serva presso di sé (a questo proposi-
quanto piú il titolo è radicato in re- to nel 1823 sorsero contrasti con
pertorio. Significativo è il caso della l’impresario Domenico Barbaja, che
partitura autografa di Norma, ripro- reclamava la partitura autografa del-
dotta in facsimile nel 1935, con am- la Zelmira). Meyerbeer è un’altra ec-
mirevole perizia tecnica, dalla Reale cezione: negli anni in cui compone
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 319
3] Cosí in G. Valle: «non può il maestro alie- arti di Napoli per Maria Stuarda, sottoscritto da
nare né regalare verun pezzo di musica, che po- Donizetti nell’aprile del 1834 (Ivi, pp. 957-958).
scia venisse eseguito fuori del teatro, giacché l’Im- All’epoca, il possesso della partitura valeva di
presa che fa scrivere un’opera è l’assoluta pro- norma per un anno, trascorso il quale l’impre-
prietaria della medesima; e quanto si concedes- sario ne perdeva l’esclusiva; si veda ad esempio
se in proposito senza di lei licenza e volontà, è quanto specificato da Donizetti, nella lettera a
un danno manifesto, sul quale potrebbero aver Giovanni Ricordi del 15 settembre 1838, in me-
luogo i piú forti legali e giuridici reclami» (Cen- rito alla proprietà della Lucrezia Borgia, ceduta
ni teorico-pratici sulle aziende teatrali, Società Ti- alla società del duca Carlo Visconti di Modro-
pografica de’ Classici Italiani, Milano 1823, p. ne appaltatrice della Scala di Milano: «a norma
156). Nel contratto tra Barbaja e Donizetti per del mio contratto, la proprietà dopo un anno di
Gianni di Calais e Il paria, stipulato il 16 gen- pertinenza, non è piú né sua né mia, ma metà
naio 1828, si legge che «La proprietà della mu- per ciascuno per lo meno, poiché in scrittura
sica di dette due opere, resterà esclusivamente non havvi proprietà riserbata» (G. Zavadini, Do-
dell’Impresa come di uso, e non potrà il Sig. Do- nizetti. Vita - musiche - epistolario, Istituto Ita-
nizetti estrarne copia sotto qualunque pretesto, liano d’Arti Grafiche, Bergamo 1948, p. 488).
né delle opere complete, od in parte» (cfr. A.L. 4] Sul ruolo dell’impresario nel sistema ope-
Ringer, “Aspetti socio-economici dell’opera ita- ristico italiano è fondamentale lo studio di J.
liana nel periodo donizettiano”, in Atti del 1° Rosselli, The Opera Industry in Italy from Ci-
Convegno internazionale di studi donizettiani, 22- marosa to Verdi. The Role of the Impresario, Cam-
28 settembre 1975, 2 voll., Azienda Autonoma bridge University Press, Cambridge 1984 (ed.
di Turismo di Bergamo, Bergamo 1983, vol. II, it. ampliata L’impresario d’opera. Arte e affari nel
pp. 943-958: 956). La stessa clausola compare teatro musicale italiano dell’Ottocento, EDT, To-
nel contratto con la Società d’industria e belle rino 1985).
320 claudio toscani
5] Un caso tipico è quello di Giovanni Ricordi, Dizionario degli editori musicali italiani 1750-1930,
che nel 1825 – con un’intuizione in anticipo sui ETS, Pisa 2000, pp. 286-313.
tempi – fece proprio l’archivio del Teatro alla Sca- 6] È soprattutto a partire dagli anni Venti del-
la, assicurandosi la proprietà delle partiture rap- l’Ottocento che il sistema editoriale, sostenuto
presentate sino a quel momento e la possibilità di dalla generale diffusione del pianoforte, si im-
sfruttarle economicamente. Anche in precedenza pone in Italia, ed è allora che la riduzione a stam-
Ricordi, grazie alla propria copisteria e a contratti pa per canto e pianoforte diviene veramente il
con le imprese dei teatri milanesi, aveva accresciu- testo “ufficiale” dell’opera. Fino agli anni Cin-
to il proprio archivio di partiture manoscritte; dal quanta-Sessanta le riduzioni vengono stampa-
1830 acquisí inoltre il diritto esclusivo di stampa- te in formato oblungo, in seguito – seguendo
re le riduzioni delle opere rappresentate alla Scala. l’uso già affermatosi in Francia – nel caratteri-
Cfr. la voce “Ricordi” in B.M. Antolini (a c. di), stico formato in ottavo, “in piedi”.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 321
7] Nel 1850 Verdi si accordò con Ricordi per ot- 1913 (rist. anastatica Forni, Bologna 1968), pp. 93-
tenere il 30% sul nolo delle parti d’orchestra delle sue 95. Sull’argomento, piú in generale, oltre al citato
opere e il 40% sulla vendita della riduzione a stam- Ringer (Aspetti socio-economici dell’opera italiana nel
pa per canto e pianoforte, per una durata di dieci an- periodo donizettiano) cfr. J. Rosselli, Verdi e la storia
ni; cfr. G. Cesari, A. Luzio (a c. di), I copialettere di della retribuzione del compositore italiano, in «Studi
Giuseppe Verdi, Tip. Stucchi Ceretti & C., Milano verdiani» II (1983), pp. 11-28.
322 claudio toscani
8] Cfr. le lettere di Bellini a Francesco Flori- no» del 2 gennaio 1835, con l’accorata difesa
mo del 2 settembre 1835 e a Giovanni Ricordi della Parisina autentica, soggetta a un’azione di
del 3 settembre 1835 in L. Cambi (a c. di), Vin- pirateria (G. Zavadini, op. cit., p. 367), e la let-
cenzo Bellini. Epistolario, Mondadori, Milano tera del 29 novembre 1836 a Luigi Spadaro, nel-
1943, pp. 589-593. Si vedano anche la lettera la quale Donizetti chiede l’intervento della po-
di Donizetti a Lambertini del 31 dicembre 1834, lizia per impedire la rappresentazione di un Ma-
pubblicata nella «Gazzetta privilegiata di Mila- rino Faliero contraffatto (Ivi, pp. 422-423).
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 323
fissata in tutti i suoi particolari, an- facilitano l’intesa tra librettista e com-
ziché un testo aperto a futuri adat- positore e velocizzano progettazione
tamenti. Non sarà piú, dunque, il e stesura del testo verbale e di quel-
compositore a scrivere per una de- lo musicale [11]. Tra la consegna del
terminata compagnia: sarà preoccu- libretto e il momento in cui l’opera
pazione di chi allestisce l’opera tro- va in scena il tempo, di norma, è li-
vare cantanti adatti a ciò che il com- mitato: il compositore deve essere
positore ha fissato in modo definiti- perciò in grado di compiere il suo la-
vo nella sua partitura autografa. Tut- voro in tre-quattro settimane. Ros-
to ciò costituisce una vera e propria sini stende la partitura del Barbiere
rivoluzione nella lunga tradizione di Siviglia in meno di venti giorni, a
dell’opera italiana. Donizetti bastano due settimane per
quella dell’Elisir d’amore e undici
giorni per il Don Pasquale. Bellini,
UN OPERA IN DUE SETTIMANE l’eccezione, scrive solo un’opera al-
l’anno; ma ciò dipende unicamente
Un “sistema” come quello del teatro dalla sua strategia di lavoro e di gua-
d’opera di primo Ottocento, che ri- dagno: nella preparazione delle sue
chiede continuamente novità, com- partiture procede con la stessa rapi-
porta ritmi produttivi sostenuti, pa- dità dei colleghi. Anche Verdi, che
ragonabili a quelli dell’odierna in- pur appartiene a un’epoca posterio-
dustria cinematografica; per regger- re, mantiene la capacità di scrivere
li il compositore deve possedere me- di getto e in poco tempo; La travia-
stiere solido e velocità di stesura. ta è composta – fatta salva la stru-
Mayr, Rossini, Pacini, Mercadante, mentazione – in meno di un mese.
Donizetti producono tre-quattro par- La velocità con cui stendono le par-
titure nuove all’anno, e ancora negli titure è, dunque, un tratto che ac-
anni Quaranta Verdi ne sforna me- comuna i compositori d’opera ita-
diamente due ogni anno. Questi rit- liani. Questa velocità è consentita e
mi sono resi possibili da un insieme spiegata, almeno in parte, da alcune
di convenzioni – che vanno dalla co- prassi largamente condivise. Ai pri-
stituzione della compagnia di canto mi dell’Ottocento è ancora abba-
alle situazioni drammatiche, alla strut- stanza comune l’impiego di colla-
tura del libretto, alle regole di ver- boratori per la stesura dei recitativi
sificazione, alle forme musicali – e e, a volte, delle arie per i personaggi
da metodi operativi codificati, che secondari. Per Il barbiere di Siviglia
11] Su queste convenzioni sono illuminan- dello stesso Rossi in margine al testo del li-
ti le lettere che il librettista Gaetano Rossi in- bretto manoscritto: cfr. M.G. Miggiani, “Di
dirizza all’esordiente (e inesperto) Albert Guil- alcuni termini e concetti prescrittivi in Gaeta-
lion, incaricato di comporre la musica della no Rossi”, in F. Nicolodi, P. Trovato (a c. di),
Maria di Brabante per la stagione 1829-1830 Le parole della musica I, Olschki, Firenze 1994,
alla Fenice di Venezia, oltre alle annotazioni pp. 225-258.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 325
12] Una numerazione progressiva per pagina sano essere cuciti): con somma frequenza esso è
o per carta non è molto frequente, soprattutto perciò soggetto a scompaginazioni e perdite suc-
per le partiture autografe; quando è presente cessive. Un caso emblematico è costituito dal-
essa è, in genere, successiva. È invece normale l’autografo della seconda versione di Adelson e
una numerazione per fascicolo (un fascicolo cor- Salvini di Bellini, smembrato, le cui parti su-
risponde a un “numero” musicale o a una sezio- perstiti sono oggi disperse tra almeno quattro
ne compiuta della partitura), posta in margine biblioteche italiane e una collezione privata (cfr.
sulla prima pagina di ogni nuovo fascicolo. È ra- C. Toscani, Una nuova acquisizione belliniana:
ro che l’autografo di una partitura d’opera ven- fonti sconosciute per Adelson e Salvini, in «Fonti
ga rilegato (benché a volte i singoli fascicoli pos- musicali italiane» VI (2001), pp. 105-117).
328 claudio toscani
questa formazione era costituita dal- nute sono copie, tratte dalle fonti
la banda della guarnigione militare originali oppure da altre copie. In
del presidio cittadino (al Teatro alla molti casi esse sono prodotte da co-
Scala di Milano prestava servizio, in- pisterie professionali specializzate,
torno al 1830, la banda degli ussari che lavorano a stretto contatto con
di stanza in città; alla Fenice di Ve- i teatri d’opera e gli impresari, rea-
nezia la banda reggimentale austria- lizzando – oltre alle partiture – i ma-
ca). Realizzare compiutamente gli in- teriali d’esecuzione necessari all’alle-
terventi della banda sul palco non stimento (a Venezia intorno agli an-
spettava, comunque, all’autore della ni Trenta, per fare un esempio, ope-
partitura: questi si limitava a scrivere rano per le stagioni della Fenice le
una parte-guida, cioè una partitura copisterie di Camillo Querci e di Gia-
sintetica scritta su uno o su due pen- como Zamboni). Alcune di esse so-
tagrammi; era poi il direttore della no al centro di un’ampia rete di rap-
banda che si incaricava di armoniz- porti: il bolognese Gaetano Buttaz-
zare e di strumentare queste somma- zoni è per molti anni fornitore uffi-
rie indicazioni, in base all’organico di ciale del Comunale di Bologna e de-
volta in volta disponibile. In qualche gli impresari teatrali in Romagna e
caso ci sono pervenute realizzazioni nelle Marche, e in piú di un’occa-
manoscritte coeve della banda sul pal- sione è incaricato di fornire i mate-
co, redatte su fogli separati acclusi a riali al Théâtre Italien di Parigi [14].
una copia della partitura [13]. Nella Compito delle copisterie è anche for-
seconda metà dell’Ottocento è inve- nire estratti d’opera manoscritti – in
ce l’editore che fornisce di norma ai riduzioni pianistiche e in vari arran-
teatri, assieme alla partitura e ai ma- giamenti – per il mercato amatoria-
teriali d’esecuzione dell’opera, una le; questo settore dell’attività, che ha
versione standardizzata della banda ancora un certo peso ai primi del-
sul palco. l’Ottocento, è coltivato soprattutto
dagli editori musicali (molti di essi
iniziano il loro esercizio commerciale
LE COPISTERIE come copisti, e mantengono in vita
una copisteria anche dopo aver av-
La maggior parte delle partiture d’o- viato l’attività editoriale), che pos-
pera manoscritte che ci sono perve- sono mettere in commercio i mano-
13] Realizzazioni coeve della banda sul pal- Rossini: Problems of Textual Criticism in Nine-
co sono riportate in appendice a due moder- teenth-Century Opera, Princeton University,
ne edizioni critiche: cfr. G. Rossini, La donna Ph.D. Diss., 1970, e dai lemmi rispettivi nel
del lago, a c. di C. Slim, Pesaro, Fondazione Dizionario degli editori musicali italiani 1750-
Rossini, 1990, e V. Bellini, I Capuleti e i Mon- 1930, cit.
tecchi, a c. di C. Toscani, Ricordi, Milano 2003. 15] Cfr. L. Aversano, Il commercio di edizio-
14] Sui copisti e le copisterie teatrali italia- ni e manoscritti musicali tra Italia e Germania
ne manca uno studio sistematico; qualche par- nel primo Ottocento (1800-1830), in «Fonti mu-
ticolare si evince da Ph. Gossett, The Operas of sicali italiane» IV (1999), pp. 113-160.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 329
scritti sfruttando gli stessi canali del- minore propinquità alle fonti origi-
le edizioni a stampa [15]. nali, sia dallo scopo per cui la copia
Non molto è noto sulla figura e è realizzata. La prima copia tratta dal-
l’attività dei copisti; sappiamo co- l’autografo è, in genere, quella che
munque che per velocizzare il pro- l’impresa fa realizzare a sue spese per
cesso di copiatura il manoscritto da gli archivi del teatro, come prevede
duplicare veniva smembrato in fa- il contratto d’appalto. Quando ci è
scicoli e affidato a diversi copisti, che pervenuta, questa copia riveste un’im-
lavoravano simultaneamente. La co- portanza particolare ai fini dell’ac-
pia di un’intera partitura operistica, certamento testuale: essa deriva di-
grazie a questo sistema, poteva es- rettamente dalla partitura autografa,
sere effettuata in una sola notte. Tro- è redatta nei giorni stessi della com-
vare grafie diverse nei manoscritti posizione dell’opera e non reca, di
realizzati dalle copisterie teatrali è norma, interventi e correzioni suc-
dunque la norma. Riguardo al testo cessivi, che l’autore può effettuare sul-
musicale che tramandano, diverso è l’autografo durante le prove con l’or-
il grado di attendibilità delle copie chestra o anche dopo la prima rap-
manoscritte. In generale è raro che presentazione [16]. In qualche caso,
il copista intervenga di fronte a erro- le copie manoscritte della partitura
ri, anche palesi, nell’antigrafo; quan- vengono realizzate per obbligo di leg-
do nel manoscritto copiato ci sono ge. Dal 1816 al 1856 gli impresari
correzioni, è perché esso è stato effet- dei teatri regi di Milano sono tenuti
tivamente utilizzato per un’esecu- a depositare presso il locale Conser-
zione. Frequenti sono, invece, le vatorio di musica una copia della par-
omissioni e gli impoverimenti del- titura di ogni nuova opera rappre-
la lezione originale: la fretta con cui sentata, a beneficio della biblioteca
operano i copisti e il metodo di la- scolastica; un obbligo analogo vin-
voro che utilizzano li porta, a quan- cola, sin dal 1795, gli impresari dei
to pare, a considerare secondari i se- teatri napoletani. È verosimile che gli
gni dinamici, agogici e di articola- impresari, in generale, si assogget-
zione rispetto al ritmo e alla diaste- tassero malvolentieri all’imposizione
mazia. governativa: molte fra le partiture
L’attendibilità del manoscritto co- operistiche che oggi si trovano nelle
piato dipende sia dalla maggiore o biblioteche dei Conservatori di Mi-
16] Un caso tipico è quello del Teatro La Fe- Fenice, custodito presso la Fondazione “Ugo e
nice di Venezia, nei cui contratti d’appalto è spe- Olga Levi” in Venezia. Nel caso in cui l’auto-
cificato l’obbligo di far realizzare una copia del- grafo di un’opera rappresentata alla Fenice sia
la partitura per gli archivi del Teatro. Queste co- andato perduto (ciò che si verifica, ad esempio,
pie erano effettuate, almeno intorno agli anni per Il crociato in Egitto di Meyerbeer), questa
Trenta, dalla copisteria di Camillo Querci; un copia costituisce generalmente il testo piú fe-
buon numero di queste partiture fa parte at- dele e piú vicino a quello della prima rappre-
tualmente dell’Archivio Storico del Teatro La sentazione dell’opera.
330 claudio toscani
20] I manoscritti autografi delle partiture ope- sere effettuata con la sabbia per asciugare l’in-
ristiche mostrano tre tipi sostanziali di corre- chiostro e il temperino per raschiare; piú spes-
zioni e ripensamenti: semplici cancellature, con so, tuttavia, è eseguita con un metodo piú ra-
riscrittura della nuova lezione; cancellazione di pido: l’autore cancella ciò che ha scritto pas-
battute o di interi sistemi con tratti di penna; sando il dito sull’inchiostro ancora fresco; ot-
revisioni piú radicali, che richiedono la sostitu- tiene cosí un alone sul quale è possibile torna-
zione di uno o piú fogli. La correzione può es- re a scrivere. Cfr. J.A. Hepokoski, op. cit.
332 claudio toscani
autografa – ciascuno dei quali corri- questo caso, la stesura della partitu-
sponde a un pezzo chiuso, o a una ra scheletro fu preceduta da schizzi
sua sezione se il brano è particolar- di diversa natura. Per il primo atto
mente lungo – sono costituiti da dop- Verdi predispose un abbozzo sinot-
pie carte infilate l’una nell’altra. Per tico, una sintesi che consiste piú di
poter procedere in questo modo, è annotazioni verbali che musicali, e
necessario conoscere preventivamente che fissa a grandi linee il piano com-
la lunghezza del pezzo e calcolare il pleto dell’atto. Per altre parti dell’o-
numero delle carte necessarie: è chia- pera annotò singole idee melodiche
ro, allora, che la stesura della parti- di dimensioni variabili, in genere pri-
tura scheletro non può essere il pri- ve di testo verbale, spunti ancora pri-
mo stadio della composizione, ed è vi di una destinazione finale e di una
invece il frutto della trascrizione di tonalità definitiva, che poi sarebbe-
abbozzi, piú o meno completi, che ro stati sviluppati in una melodia
l’autore ha preparato in precedenza. completa. In altri casi ancora Verdi
È questo il metodo compositivo produsse abbozzi completi di singo-
seguito abitualmente da Verdi. Ab- le sezioni, redatti a volte in versioni
bozzi piú o meno completi delle ope- plurime e pronti per essere copiati
re verdiane, precedenti la stesura del- nella partitura scheletro [23].
la partitura scheletro, sono conser- È noto che a Sant’Agata si trovano
vati nella Villa Verdi a Sant’Agata; anche i materiali preparatori delle al-
nel 1941 Carlo Gatti vi ebbe acces- tre opere verdiane; pur non cono-
so e pubblicò in facsimile l’abbozzo scendoli, possiamo supporre che Ver-
continuo di Rigoletto [21]. Questo di applicasse questo metodo di lavo-
contiene l’opera intera, dalla prima ro sistematicamente sin dagli inizi
all’ultima scena, notata quasi sem- della sua carriera di compositore tea-
pre su due pentagrammi: quello su- trale. Questa prassi, tuttavia, non è
periore per le parti vocali solistiche esclusivamente sua. Anche Bellini,
o corali, quello inferiore per il basso un autore del quale si sono conser-
generale. Anche i materiali prepara- vati molti materiali preliminari, fa
tori della Traviata sono stati recen- precedere la stesura delle sue parti-
temente resi pubblici, in facsimile e ture da un lungo periodo in cui fissa
in una trascrizione diplomatica cu- ed elabora abbozzi di varia natura: a
rata da Fabrizio Della Seta [22]. In volte semplici idee melodiche, altre
21] C. Gatti, L’abbozzo del “Rigoletto” di Giu- abbia avuto il tempo di copiare uno dopo l’altro
seppe Verdi, Ministero della cultura popolare, i singoli abbozzi, preparati per ogni sezione, co-
Milano 1941. Lo stesso Gatti pubblicò qualche me invece aveva fatto per Rigoletto realizzando un
altra pagina con abbozzi verdiani in Verdi nelle abbozzo continuo di tutta l’opera. La differenza,
immagini, Garzanti, Milano 1941. tuttavia, è piú apparente che reale: anche per La
22] G. Verdi, La Traviata: schizzi e abbozzi traviata Verdi realizzò una stesura preliminare
autografi, a c. di F. Della Seta, Istituto naziona- pressoché completa, pur se fisicamente fram-
le di studi verdiani, Parma 2000. mentata, e trasferí poi nella partitura scheletro i
23] È probabile che per La traviata Verdi non vari pezzi, nell’ordine mentalmente stabilito.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 333
24] L’abbozzo continuo del secondo atto del- tività creativa. Si veda anche la lettera di Doni-
la Maria di Rohan (autunno 1842), recente- zetti a Mayr del 15 luglio 1843, in cui scrive a
mente ritrovato (ringrazio Luca Zoppelli per la proposito del Dom Sébastien: «per ora non ho
cortese segnalazione), mostra che questo pro- che abbozzi sopra ogn’atto, ma però tali, da sten-
cedimento era praticato, prima di Verdi, alme- dere il canto di un atto per settimana per quat-
no da Donizetti negli ultimi anni della sua at- tro atti» (G. Zavadini, op. cit., pp. 678-679).
334 claudio toscani
Il pirata. per
Fig.7:Vincenzo Bellini, una pagina di schizzi preparatori
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 339
Rigoletto: una sezione dell abbozzo continuo, con l inizio della scena ch
Fig.8:Giuseppe Verdi,
apre il secondo atto ( Ella mi fu rapita ).
340 claudio toscani
La traviata: abbozzo
Fig.9:Giuseppe Verdi, sinottico del primo atto.
La produzione di musica a stampa in Italia nell’Ottocento
di Luca Aversano
1] Per la Francia cfr. il capitolo di Anik De- te di suonare il violino (Roma, Pilucchi Cracas),
vriès-Lesure. Francesco Galeazzi dovette rinunciare ad inse-
2] All’epoca le edizioni musicali erano un ge- rire brani musicali per l’esercizio violinistico, al-
nere di lusso che potevano permettersi soltan- trimenti, scrisse, «a quale voluminosa mole, e
to i benestanti (cfr., tra gli altri, T. Widmaier, per conseguenza a quale eccedente prezzo sa-
Der deutsche Musikalienleihhandel. Funktion, rebbe l’opera mia giunta? Ciò che forse l’avreb-
Bedeutung und Topographie einer Form gewerb - be resa inutile allo scopo principale a cui essa è
licher Musikaliendistribution vom spätem 18. bis destinata, di girare cioè per le mani de’ Profes-
zum frühen 20. Jahrhundert, PFAU-Verlag, Saar- sori [di musica], che pur troppo non suol esse-
brücken 1998, p. 26). Ancora nel 1791, quan- re la gente piú facoltosa del Mondo».
do pubblicò il primo volume dei suoi Elementi 3] Cfr. il capitolo di Tim Carter.
teorico-pratici di musica con un saggio sopra l’ar- 4] Cfr. il capitolo di Mariateresa Dellaborra.
342 luca aversano
rienza della tipografia e del negozio cento attraverso una fitta rete di re-
librario [5], Marescalchi, nato com- lazioni commerciali con stampatori
positore, aveva poi esteso la sua at- e negozianti delle maggiori città ita-
tività all’editoria e al commercio liane e mediante contratti con i mag-
esclusivamente musicali. Nella sua giori compositori, che gli assicura-
bottega, oltre a stampare e a com- rono la proprietà di una cospicua
merciare edizioni proprie e altrui, parte del nascente repertorio operi-
Marescalchi noleggiava e vendeva stico. Tra il 1825 e il 1844 Ricordi
copie manoscritte, strumenti e cor- incrementò la propria produzione di
de armoniche. Sarà quest’ultimo mo- edizioni musicali da 2.200 a 16.000
dello di editore-mercante specializ- numeri circa, arrivando nel 1853,
zato, con un curriculum di studi mu- anno della morte di Giovanni, a quo-
sicali piú o meno approfonditi, a im- ta 25.000 [8].
porsi in Italia nel corso dell’Otto- In quegli anni il primato di Ricor-
cento [6]. di venne conteso da un altro edito-
Un rilevante aumento della pro- re milanese, Francesco Lucca, il qua-
duzione di musica a stampa si ve- le nel 1825 fondò una ditta destina-
rificò solo dopo il 1815, negli anni ta a tener testa a lungo al piú celebre
successivi alla Restaurazione. Il cli- rivale. Nel 1888 Giovannina Lucca,
ma politico piú stabile da un lato, i moglie del defunto Francesco, do-
grandi successi di Rossini dall’altro, vette suo malgrado cedere il passo,
incentivarono il consumo privato di vendendo a Ricordi la proprietà del-
musica operistica e, parallelamente, l’impresa, compresi i diritti delle ope-
le correlate pratiche editoriali [7]. Al- re di cui era titolare (tra cui quelli sui
lo sviluppo del settore, che benefi- drammi di Richard Wagner) e le la-
ciò di un vero e proprio boom com- stre editoriali, per un totale di circa
merciale, contribuí, traendone im- 47.800 numeri. Molto accesa fu ini-
mensi vantaggi, soprattutto l’impre- zialmente pure la concorrenza degli
sa milanese di Ricordi. Fondata nel stampatori napoletani, sostenuta
1808 dal capostipite Giovanni, casa dalla calcografia di Giuseppe Girard
Ricordi si ritagliò velocemente un – aperta nel 1817, quindi passata al-
ruolo predominante sul mercato in- la gestione di Guglielmo Cottrau –
terno, mantenuto per l’intero Otto- e alimentata, piú avanti, dalle im-
5] Alessandri & Scattaglia furono, ad esem- sicale italiana nel periodo considerato. Si veda il
pio, incisori su rame; Zatta tipografo, calco- Dizionario anche per un’estesa bibliografia sui
grafo, mercante di libri e stampe; Pagni & Bar- vari aspetti della materia (pp. 371-384).
di calcografi e commercianti di stampe. 7] Ivi, p. 8.
6] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale in 8] Cfr. la voce “Ricordi”, curata da B.M. An-
Italia tra gli ultimi decenni del Settecento e i pri- tolini, Dizionario degli editori…, cit., a cui si
mi del Novecento”, in Dizionario degli editori…, rinvia per un’esauriente illustrazione della sto-
cit., pp. 7-32, 14-15. Il saggio, oltre a citare nu- ria della ditta. Alle voci del Dizionario si rimanda
merosi altri esempi di editori-musicisti, offre una anche per ulteriori informazioni sugli editori
sintesi completa delle vicende dell’editoria mu- menzionati nel corso del presente saggio.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 343
prese di Giorgio Del Monaco e dei compositori bandito dallo stesso Son-
fratelli Pietro e Lorenzo Clausetti. zogno, diede grande impulso allo svi-
Ma anche l’editoria partenopea non luppo della ditta, alle cui sorti si le-
riuscí a mantenere i massimi livelli garono presto altri giovani e impor-
di produttività, entrando, dopo l’U- tanti musicisti, quali Umberto Gior-
nità, in un periodo di progressiva de- dano, Francesco Cilea, Ruggero Leon-
cadenza. Nel frattempo, sotto la gui- cavallo.
da di Giulio, nipote di Giovanni, Ri- Nelle alterne vicende dei maggio-
cordi aveva perseguito una politica ri editori italiani dell’Ottocento, qui
di espansione in patria e all’estero, appena accennate, si coglie un trat-
consolidando fra l’altro il legame con to comune e caratterizzante: la ge-
Giuseppe Verdi, il piú importante nerale, graduale tendenza ad esten-
compositore della casa. La sua pro- dere le proprie attività alla gestione
duzione editoriale era ancora au- impresariale di concerti e stagioni
mentata, in relazione al crescente nu- teatrali, queste ultime controllate
mero dei compratori negli anni suc- mediante il potere di noleggio degli
cessivi all’unificazione politica. L’al- spartiti operistici. La proprietà del-
largamento della clientela era dovu- le partiture d’opera manoscritte, su
to all’affermazione di un nuovo ce- cui ancora si fondava il sistema di
to medio imprenditoriale e impie- produzione teatrale [9], costituiva un
gatizio, desideroso di acquisire i co- obiettivo molto ambíto, che poteva
stumi, anche musicali, della vecchia essere raggiunto acquistando dai tea-
nobiltà e della giovane borghesia che tri i fondi musicali conservati nei lo-
avevano governato la società italia- ro archivi, ricomprando i manoscritti
na nella prima metà dell’Ottocento. posseduti dagli impresari, oppure sti-
Nello scorcio finale del secolo fu pulando appositi contratti con gli
ancora milanese il solo editore ca- autori [10]. Altra caratteristica del-
pace di contrastare lo strapotere di l’editoria ottocentesca fu la cura de-
Ricordi: Edoardo Sonzogno. Edoar- dita alla pubblicazione di periodici
do allargò gli interessi della casa, già di argomento musicale. Questi ulti-
presenti nel campo dell’editoria li- mi, oltre che a interessi culturali, ri-
braria, al settore musicale. Nel 1890 spondevano all’esigenza di reclamiz-
lo strepitoso successo internaziona- zare la produzione delle ditte e di
le di Cavalleria Rusticana di Pietro orientare i gusti del pubblico in sen-
Mascagni, opera premiata alla se- so favorevole alle rispettive politiche
conda edizione di un concorso per editoriali. A titolo esemplificativo si
9] Cfr., nel presente volume, il capitolo di di guadagno per entrambi: diritto di stampa,
Claudio Toscani. percentuali sulla vendita degli spartiti e sul no-
10] Nei contratti, «oltre alla cifra forfetaria leggio di partiture e parti ai teatri» (cfr. F. Ni-
da versare al musicista per la prima rappresen- colodi, “Il sistema produttivo, dall’Unità a og-
tazione, si specificavano le voci che avrebbero gi”, in Storia dell’opera italiana, vol. IV, EDT, To-
costituito, in caso di successo, altrettante fonti rino 1987, pp. 167-229: 185).
344 luca aversano
possono citare, tra gli altri, la «Gaz- duzione calcografica di altri tipi di
zetta musicale di Milano» di Ricor- stampe e consiste nell’incisione in
di (1842-1902), «L’Italia musicale» incavo su rame, realizzata con stru-
di Lucca (1847-1848, 1850-1859), menti d’acciaio appuntiti, come il
la «Gazzetta musicale di Napoli» di tradizionale bulino. Completano la
Cottreau (1852-1868), il «Teatro Il- normale attrezzatura diversi attrezzi
lustrato» di Sonzogno (1881-1892). specifici, tra cui il compasso a pun-
ta secca, utile a marcare i punti che
delimitano la posizione dei differenti
TECNICHE DI STAMPA pentagrammi, il rastro per il rigo mu-
sicale, i punzoni che rappresentano
Nonostante i miglioramenti appor- i segni musicali [13]. La tecnica d’in-
tati dall’editore Breitkopf di Lipsia, cisione calcografica si distingue in
che intorno al 1754 aveva trovato il due procedimenti fondamentali: di-
sistema di suddividere le varie parti retto e indiretto. Nel primo, le note
delle note e dei righi musicali in al- e i segni musicali vengono incisi di-
trettanti tipi, in modo da poter stam- rettamente con utensili idonei a scalfi-
pare nitidamente anche gli accordi, re il metallo, senza mediazioni chi-
i procedimenti tipografici erano usci- miche. Nel secondo, l’incisione si
ti progressivamente dall’uso, perché effettua invece su di una vernice che
troppo complessi e costosi. Tramontata ricopre la lastra di metallo. È poi l’a-
dunque l’epoca d’oro della tipografia, cido (acquaforte) in cui viene im-
in corso tra Cinquecento e Seicento mersa la lastra a corrodere le parti
[11], le principali tecniche di stam- del metallo messe a nudo dal dise-
pa musicale in uso in Italia durante gno sulla vernice. Qualunque sia il
il XIX secolo erano la calcografia e la procedimento adottato, la lastra si
litografia. incide in negativo, ossia con le note
Con il termine calcografia, dal gre- disegnate da destra verso sinistra, per
co calk $(calkós = rame) e grafe n permetterne la riproduzione in giu-
(grapheîn = scrivere), si intendono, sto verso sull’esemplare cartaceo. Una
per estensione, tutte quelle tecniche volta ottenuta la matrice, il proces-
di incisione del metallo che portano so di stampa calcografica passa at-
alla realizzazione di una matrice or- traverso tre fasi: inchiostratura, pu-
dinata alla stampa. Anticamente il litura e stampa al torchio, tutte ri-
metallo utilizzato era prevalentemente
il rame, anche se non sono mancati
esempi di incisione su ferro, stagno 11] Per la tecnica tipografica cfr., nel presen-
te volume, il capitolo di Tim Carter.
ecc. Oggi i metalli piú usati sono il 12] Si usava a quel tempo soprattutto per la
rame e lo zinco. La tecnica della cal- stampa delle intavolature. Cfr., nel presente vo-
cografia musicale, sviluppatasi in Ita- lume, il capitolo di Franco Pavan.
13] I punzoni per l’incisione dei segni musi-
lia verso la fine del XVI secolo [12], è cali vennero introdotti dall’editore inglese John
identica a quella impiegata per la pro- Walsh.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 345
14] Cfr. A. Devriès-Lesure, “Technological 15] Per questo la critica del testo, nelle stam-
Aspects”, in R. Rasch (a c. di), Music Publishing in pe importanti, non deve affidarsi ad un’unica
Europe 1600-1900. Concepts and Issues, Berlin Ver- copia, ma prendere in considerazione diversi
lag Arno Spitz, Berlin [in corso di stampa]. esemplari. Sui numeri editoriali cfr. infra.
346 luca aversano
necessità di aspettare che la carta inu- tore scrive sulla pietra, senza inci-
midita si asciugasse, consentiva in- derla, con un inchiostro molto gras-
vece solo ritmi blandi di produzio- so o resinoso che si attacca tenace-
ne. Le tirature dovevano poi essere mente alla superficie. Nella fase suc-
limitate, poiché la pressione eserci- cessiva, detta di acidazione, lo stam-
tata dai cilindri del torchio sulla la- patore passa leggermente sulla pie-
stra di metallo cancellava a poco a tra del talco e vi stende un velo unifor-
poco i contorni del disegno inciso, me di mordente, composto da una
rendendo la matrice inutilizzabile: da soluzione di gomma arabica, acqua
una stessa lastra si potevano ottene- e acido nitrico. Nelle parti non pro-
re mediamente non piú di due-tre- tette dall’inchiostro litografico, l’a-
cento esemplari. Svantaggiosi erano cido trasforma il carbonato di calcio
anche i costi elevati del procedimen- presente nella pietra in nitrato di cal-
to, dovuti, tra l’altro, al bisogno di cio, sostanza idrofila. La pietra vie-
impiegare una carta molto spessa. ne quindi inumidita con una spu-
Questi problemi vennero progres- gna: l’acqua sarà assorbita dalla pie-
sivamente risolti con l’introduzione tra, ma non dal disegno, realizzato
della litografia. Il termine, dal greco con una sostanza grassa. A questo
l qo$ (líthos = pietra) e grafe n punto la superficie viene cosparsa
(grapheîn = scrivere), indica in ori- d’inchiostro, che sarà respinto dalle
gine un procedimento di stampa ot- parti umide e si attaccherà solo a
tenuto mediante una matrice in pie- quelle rimaste in carbonato di cal-
tra, e solo piú tardi anche mediante cio, ossia alle parti precedentemen-
lastre di metalli porosi come lo zin- te disegnate. Nella fase finale di stam-
co e l’alluminio. La litografia, in- pa l’inchiostro presente sulla matri-
ventata nel 1796 da Alois Senefelder ce viene trasferito alla carta median-
di Praga e importata in Italia, a Ro- te l’utilizzo di un apposito torchio.
ma, da Giovanni Dall’Armi nel 1805, La pietra viene inumidita e inchio-
si basa su di un fenomeno chimico: strata a ogni tiratura.
la reciproca repulsione o incompa- Nel campo musicale la tecnica li-
tibilità tra l’acqua e le sostanze gras- tografica fu adottata per la prima vol-
se. Materiale di base è stato fin dal- ta dall’editore Makarius Falter di Mo-
l’inizio una particolare pietra calca- naco già dal 1796 [16], ma il merito
rea dalla struttura granulare, piú o di averne compreso le grandi oppor-
meno fine, ma molto regolare, ca- tunità commerciali spetta a Johann
pace di assorbire molto bene l’acqua Anton André, di Offenbach am Main,
e di trattenere le sostanze grasse. Al- che in breve tempo, a partire dal 1800,
l’inizio del procedimento il disegna- trasformò integralmente la sua offi-
17] Cfr. M. Twyman, La litografia musicale ziarlo terminologicamente dagli altri proce-
in Italia nella prima metà dell’Ottocento. Uno dimenti di riporto litografico (cfr. piú avan-
studio di bibliografia materiale, in «Fonti Musi- ti).
cali Italiane» I (1996), pp. 7-29: 10. 19] M. Twyman, op. cit., p. 18.
18] Fu cosí che Richard Wagner produsse 20] I diritti esclusivi di esercitare un deter-
l’edizione autografa del Tannhäuser nel 1845. minato negozio.
Twyman (p. 14) denomina questo metodo 21] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale
“riporto di scrittura su carta”, per differen- in Italia…, cit., p. 18.
348 luca aversano
22] Ibidem. 24] Cfr. M. Twyman, op. cit., pp. 12-16. Twy-
23] Cfr. M. Pia Ferraris, “L’attività grafica di Ricor- man propone di denominare questo procedi-
di”, in Musica, musicisti, editoria. 175 anni di Casa Ri- mento “riporto di prove di stampa”, per di-
cordi 1808-1983, prefazione di H. von Karajan, Ri- stinguerlo dal citato metodo del riporto di scrit-
cordi, Milano 1983, pp. 191-195: 192. tura.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 349
25] Cfr. B. Cagli, “L’Ottocento: dal nottur- li, 29 luglio 1805, cit. in L. Aversano, Die Wie-
no ai monumenta”, in Cinque secoli di stampa ner Klassik im Land der Oper. Über die Verbrei-
musicale in Europa, catalogo della mostra, Ro- tung der deutsch-österreichischen Instrumental-
ma, Museo di Palazzo Venezia 12 giugno - 30 musik in Italien im frühen 19. Jahrhundert. 1800-
luglio 1985, Electa, Napoli 1985, pp. 141-143: 1830, in «Analecta musicologica» xxxiv (2004),
142. Il formato oblungo era chiamato familiar- p. 132): «Votre musica vocale a l’uso dei Con-
mente “a sedere”, mentre quello in ottavo si di- certi, seroit excellent pour ici, mais hèlas Vous
ceva “in piedi”. l’avéz gravé im Klavierauszug, et ici on ne veut
26] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale que partition, puisque tout le monde joue, ju-
in Italia…, cit., p. 19. squ’aux femmes, les partitions à livre ouvert. Je
27] Un esempio della resistenza italiana a pas- me trouve surchargé de musique vocale im Kla-
sare dalla moda dell’estratto in partitura allo vierauszug avec les partiés de l’Orchestre, et per-
spartito per pianoforte viene da questo passo di sonne n’on veut».
una lettera di Giulio Venoni, gestore della cal- 28] Uno dei rari lasciti ottocenteschi di par-
cografia napoletana di proprietà del composi- titure a stampa è costituito da un corpus di ot-
tore Robert Wenzel conte di Gallenberg, agli to opere rossiniane pubblicate a Roma da Rat-
editori lipsiensi Hoffmeister & Kühnel (Napo- ti & Cencetti tra il 1825 e il 1840.
350 luca aversano
che nel 1858 inaugurò una fortuna- di piú composizioni, ai quali era a vol-
ta collana di edizioni di partiture in te apposto un ulteriore numero per
formato tascabile, di genere sia ope- contrassegnare l’intera raccolta [31].
ristico, sia strumentale. L’idea risali- Le serie dei numeri editoriali sono
va al parigino Ignaz Joseph Pleyel, il molto utili per risalire alla datazione
quale già nel 1802 aveva intrapreso delle singole stampe [32]. Nel corso
la pubblicazione di una Bibliothèque del XIX secolo non si usava infatti in-
musicale en partition, non usando dicare sulle edizioni il relativo anno
però il formato tascabile, ma un for- di pubblicazione. La consuetudine
mato piccolo in ottavo. La vera e pro- pare derivasse dal fatto che – come s’è
pria mini-partitura tascabile era in- detto – la stampa calcografica, preva-
vece stata introdotta dalla ditta di lente nel XVIII e per buona parte del
Karl Ferdinand Heckel a Mannheim XIX secolo, si effettuava per tirature di
intorno al 1840 [29]. piccoli lotti di esemplari, che veniva-
Le stampe musicali ottocentesche no ripetute a distanza di anni, talvol-
recano normalmente, sia sul fronte- ta decenni, a seconda delle esigenze
spizio, sia in calce alle singole pagine, del mercato. Ciò poteva favorire la
i cosiddetti numeri editoriali [ 30]. Ta- decisione di omettere la datazione sul-
li numeri servivano a registrare il pro- le varie copie progressivamente pro-
gressivo ingresso dei brani pubblica- dotte: in tal modo si riusciva presu-
ti nell’inventario dell’editore e segui- mibilmente a evitare che i clienti aves-
vano in genere un ordine cronologi- sero l’impressione di acquistare un ar-
co. Le opere stampate in estratti, co- ticolo “datato” [33].
me ad esempio i melodrammi, rice- Oltre al numero editoriale, le stam-
vevano un numero per ciascun estrat- pe ottocentesche recano a volte delle
to. Lo stesso avveniva per gli album lettere o segni, anch’essi apposti in cal-
29] Cfr. H. Lenneberg, Revising the History gli editori piú importanti sono state compilate
of the Miniature Score, in «Notes» XLV (1998), delle liste cronologiche che pongono in corri-
pp. 258-261. spondenza, con un margine di errore non su-
30] Nell’Ottocento italiano le edizioni pri- periore all’anno, i numeri editoriali con le date
ve di numero editoriale sono molto rare. Oltre della loro verosimile pubblicazione. Si veda, per
a sporadiche pubblicazioni di editori non spe- es., il catalogo di O.E. Deutsch, Musikverlag-
cializzati, ricordiamo quelle di Angiolo Luche- snummern: eine Auswahl von 40 datierten Listen
rini (Firenze) e di Tagliabò & Magrini (Tori- 1710-1900 (Merseburger, Berlin 1961). Liste
no). In alcuni casi s’incontrano segnature bi- relative ai maggiori editori italiani dell’Otto-
bliografiche specifiche della tradizione libraria: cento sono contenute nelle rispettive voci del
è il caso delle edizioni romane di Ratti & Cen- citato Dizionario degli editori italiani. Altre in-
cetti e della Litografia Tiberina (cfr. Twyman, dicazioni utili per datare le stampe sono gli an-
op. cit., p. 25). nunci pubblicitari sui periodici e le dediche ap-
31] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale poste sui frontespizi (per ulteriori strumenti di
in Italia…, cit., p. 17. datazione cfr., tra gli altri, G. Feder, Filologia
32] Attraverso i numeri editoriali è possibi- musicale, trad. it. di G. Di Stefano, il Mulino,
le, in alcuni casi, risalire anche ai tempi neces- Bologna 1992, pp. 61-62).
sari per incidere, stampare e mettere sul merca- 33] Cfr. D.W. Jones, “What Do Surviving
to le singole edizioni (cfr. Antolini, p. 18). Per Copies Tell Us”, in R. Rasch (a c. di), op. cit.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 351
ce alle singole pagine, con cui gli in- toriale e andò incontro, a partire dal-
cisori, nel caso di produzione calco- la fine del XVIII secolo, a una pro-
grafica, o gli scrittori, in caso di lito- gressiva standardizzazione delle for-
grafia, siglavano il proprio nome [34]. me. Ciò fu in gran parte conseguenza
Sui frontespizi sono di solito inseri- del processo di espansione del mer-
ti gli indirizzi degli editori e dei lo- cato, anche su scala internazionale,
ro punti vendita. L’indicazione del che rendeva necessaria una sempli-
recapito poteva servire da un lato a ce e universale comprensibilità del
richiamare l’attenzione della clien- lessico usato dai musicisti e, conse-
tela sui luoghi in cui era possibile ac- guentemente, dagli editori [35].
quistare articoli musicali, dall’altro La composizione dei frontespizi la-
ad adempiere all’obbligo di rispetta- sciava infine spazio alle abilità deco-
re eventuali normative di commer- rative. Sebbene non riuscissero a rag-
cio. Oggi essa consente la ricostru- giungere l’alta qualità e la bellezza del-
zione dei movimenti delle singole le illustrazioni francesi e tedesche, i
imprese, inclini a trasferire piutto- migliori editori italiani seppero otte-
sto spesso le loro sedi, anche tra le nere risultati di buona realizzazione
mura di una stessa città. I frontespi- grafica. A Milano le prime stampe
zi possono inoltre contenere dediche musicali illustrate comparvero intor-
di vario genere, che forniscono sia no alla metà degli anni Trenta, in ade-
notizie di carattere biografico, sia guamento alle consuetudini editoria-
informazioni sull’ambiente sociale li delle strenne letterarie e dei perio-
in cui operava il compositore e sul dici dell’epoca [36]. Mediante l’esa-
mercato a cui era destinata la pub- me dei frontespizi lungo l’arco del se-
blicazione. A volte le dediche erano colo si può ripercorrere l’evoluzione
pensate dallo stesso editore, che ave- del contemporaneo gusto decorativo:
va influenza anche sulla titolazione dalla sobria seriosità neoclassica dei
delle opere, giacché sapeva, meglio primi dell’Ottocento alle copertine
del compositore, come attirare l’at- floreali, fantasiose, romantico-decadenti
tenzione del pubblico acquirente. La di fine secolo [37]. Uno sguardo allo
terminologia adottata nei titoli era sviluppo grafico dell’intera edizione
un fattore importante per la com- musicale, e non del solo frontespizio,
mercializzazione del prodotto edi- consente tuttavia di affermare che gli
34] Per le stampe litografiche, Twyman 1996, Lim, Lucca 2001, pp. 131-192, 147-149.
suggerisce che il riferimento delle sigle fos- 37] Per una dettagliata descrizione degli svi-
se non a singoli scrittori, ma all’attività di luppi dei frontespizi nelle edizioni di casa Ricor-
un’intera bottega artigianale (op. cit., pp. 29- di, con relative illustrazioni, si veda A. Pompilio,
30). La collezione Scalvini dell’Istituto nazionale di stu-
35] Cfr. D.W. Jones, op. cit. di verdiani. I. Catalogo degli spartiti per canto e
36] Cfr. L. Sirch, “Musica, letteratura e arti pianoforte delle opere liriche complete con un sag-
grafiche. La lirica da camera e l’editoria a Mila- gio su criteri di datazione delle edizioni Ricordi, in
no nell’età romantica”, in Atti del convegno in- «Studi verdiani» VII (1991), pp. 111-188: 163-
ternazionale IAML-IASA, Perugia 1-6 settembre 188.
352 luca aversano
aspetti decorativi venivano, nel com- so), le sue battute, il musicista; per non
plesso, poco curati. Gli obiettivi pri- arrecare danni all’incisore! Ma no, non
mari su cui si concentrava l’attenzio- c’è niente di strano. È che l’editore, co-
ne degli stampatori erano una resa ni- me la natura, ha orrore del vuoto: de-
tida e una buona distribuzione sulla gli spazi bianchi. Piuttosto che lascia-
pagina dei segni di notazione e, in ca- re una mezza pagina vuota – che egli
so di musica vocale, del testo poetico non saprebbe poi riempire a modo con
[38]. Gli aspetti decorativi passavano una finale di buon gusto – conta le sue
in secondo piano. La situazione non brave battute della composizione e as-
era cambiata nel XX secolo, tanto che segna loro quello spazio, un po’ piú
nel 1930 il critico e musicologo Lui- stretto o un po’ piú largo, che permet-
gi Parigi, estensore di un articolo sul- ta di farle entrare precise, a capello, qua-
la decorazione nella stampa musica- si calettate nella pagina. Il molteplice
le edito da una rivista di Ricordi, se numero delle battute – di per se stesse
ne lamenta apertamente: elastiche nella varietà d’abbondanza de-
gli elementi – consente all’editore que-
in sostanza, ci si limita, per ora, a far sta manovra antidecorativa. E del tut-
men peggio quello che a lungo s’è fat- to superflua. Chi può impedire all’e-
to con poco gusto: la copertina. Ma la ditore di musica di riempire gli spazi
copertina da sola non costituisce l’edi- vuoti nelle pagine con finali di varie di-
zione musicale – come non costituiva mensioni, appropriati? [...]. Sfugge so-
il libro. E il libro, quando ci si è pro- prattutto l’essenziale, il punto centra-
posti di migliorarlo artisticamente, lo le del problema. Ancora non si sa ve-
si è considerato all’esterno e all’inter- dere la pagina di musica stampata co-
no. Ora le leggi, i criteri decorativi che me un organismo completo armoniz-
valgono per il libro, per la “parola stam- zabile pei rapporti di tutti i diversi suoi
pata” valgono fondamentalmente an- elementi. [...]. La giusta concezione
che per la “nota incisa”, per la edizio- manca in primo luogo perché manca
ne musicale. [...]. Riflettete: la musica la conoscenza di quale possa e debba
a stampa, nelle edizioni di oggi, ter- essere la funzione della «edizione di
mina tutta a fine di pagina! Da piú di musica» nella pratica della vita musi-
un centinaio di anni – si può dire – è cale moderna [39].
cosí. Curiosa strana coincidenza! Co-
me sa procedere misurato, il composi- In coda alle sue lagnanze Parigi
tore! Si direbbe che conti sulle dita (co- chiama in causa un punto essenzia-
me un poetino inesperto i piedi del ver- le: mancava la concezione decorati-
38] Dal punto di vista della grafia musicale, l’in- uno degli elementi principali per distinguere le
cisione otteneva esiti di maggiore uniformità e re- stampe musicali litografiche da quelle prodotte me-
golarità rispetto alla litografia, grazie all’impiego di diante incisione.
appositi strumenti. La variabilità della realizzazio- 39] L. Parigi, La musica ornata, I: le edizioni, in
ne dei segni notazionali, soprattutto delle chiavi di «Musica d’oggi» XII (1930), pp. 343-351: 348-
violino, realizzate direttamente a mano, costituisce 351.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 353
40] Come scrive Philip Gosset, «un catalogo cerca storica in materia di editoria musicale, cfr.
potrebbe sembrare in superficie un documento A. Devriès-Lesure, “Historical Sources”, in R.
arido: una lista, una semplice lista di pubblica- Rasch (a c. di), op. cit.
zioni. Ma sotto questa superficie vi è la storia di 41] Non va però dimenticato che le case edi-
una forma d’arte, la storia degli interessi, delle trici non si limitavano ad assecondare passiva-
motivazioni, delle aspirazioni di un popolo, la mente i gusti della clientela: allo stesso tempo
formazione e il declino di reputazione, gli scam- esse cercavano di influenzare e orientare i co-
bi culturali tra un paese e l’altro attraverso l’Eu- stumi musicali del pubblico (cfr. supra).
ropa» (“Prefazione” ad A. Zecca Laterza (a c. di), 42] Per “pirateria” si intende la riproduzione
Catalogo numerico Ricordi 1857, Nuovo Istituto e la vendita di un’opera pubblicata da altri sen-
Editoriale Italiano, Roma 1984, pp. XVII-XVIII). za il consenso né del suo autore, né di chi l’ha
Sugli altri tipi di fonti e documenti utili alla ri- prodotta o finanziata.
354 luca aversano
diritti di proprietà delle opere [43]. stiche, pezzi per pianoforte, compo-
A confronto, la musica strumentale sizioni da camera, sinfoniche e per
“pura”, pensata per formazioni or- banda, la quantità di musica stru-
chestrali o da camera, veniva scarsa- mentale pubblicata risulta maggio-
mente pubblicata [44]. Un maggio- re di quella vocale. Gli strumenti piú
re, ma pur sempre limitato interes- editi erano, nell’ordine di gradimento,
se a riguardo si registra soltanto a pianoforte, violino, flauto, chitarra
partire dagli anni Sessanta, in corri- e, sul finire del secolo, il mandolino.
spondenza della fondazione di varie In campo vocale un genere di par-
“Società del Quartetto” e della co- ticolare successo fu, accanto al me-
siddetta “rinascita strumentale” ita- lodramma, quello della romanza da
liana, contesto in cui si colloca an- camera, di moda già dalla fine degli
che la citata serie di partiture tasca- anni Venti dell’Ottocento. Grazie
bili pubblicata a Firenze da Guidi. alla funzionalità del genere all’in-
Nello stesso periodo, ossia nel se- trattenimento borghese, la produ-
condo Ottocento, godette invece di zione editoriale di romanze prese ad
grande fortuna editoriale la musica aumentare con un ritmo costante,
strumentale da salotto: pezzi di ca- che non diminuí fino all’inizio del
rattere leggero per pianoforte (stu- Novecento [46]. Dal 1870 ca. s’in-
di, ballabili, pezzi caratteristici, suite) cominciò a utilizzare una destina-
o per pianoforte e altri strumenti, zione vocale doppia o tripla, per per-
idonei al consumo privato, princi- mettere agli acquirenti di scegliere
palmente domestico. Alla seconda – tra l’ambito acuto (soprano/teno-
parte del secolo risale anche un in- re), medio (mezzosoprano/barito-
cremento della produzione di musi- no) o grave (contralto/basso) – l’e-
ca per banda, cui si dedicarono va- stensione a loro piú confacente. Sem-
rie case editrici specializzate [45]. Nel pre nel settore della musica vocale,
complesso, tra rielaborazioni operi- trovarono la via delle stampe canti
43] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale 45] Un elenco degli editori e delle tipografie
in Italia…, cit., p. 10. dediti alla stampa di musica bandistica tra il
44] Per rifornire il mercato di questo reper- 1800 e il 1945 si legge in M. Anesa, Diziona-
torio si preferiva importare le edizioni di ottimo rio della musica italiana per banda. Biografie dei
livello grafico e compositivo prodotte in Euro- compositori e catalogo delle opere dal 1800 al 1945,
pa centro-settentrionale, soprattutto in Austria Secomandi, Bergamo 1993 («Bergomum» LXXX-
e in Germania (cfr. L. Aversano, Die Wiener Klas- VIII (1993), pp. 485-493).
sik…, cit., in particolare pp. 89-105, 164-172). 46] Per un’analisi dettagliata di questo tipo
Con la locuzione “musica strumentale pura”, o di repertorio, cfr. il già citato saggio di L. Sirch,
“assoluta”, si intende un tipo di composizione Musica, letteratura e arti grafiche. La lirica da ca-
privo di riferimenti extra-musicali, che rispon- mera e l’editoria a Milano nell’età romantica, e
de ad una concezione della musica come lin- R. Allorto, “La musica italiana vocale da came-
guaggio espressivo autonomo. La tradizione mu- ra dell’Ottocento nei cataloghi degli editori Ri-
sicografica e musicologica riconosce alla musica cordi e Lucca”, in F. Sanvitale (a c. di), La ro-
assoluta una qualità estetica e compositiva su- manza italiana da salotto, EDT, Torino 2002, pp.
periore rispetto alla musica da salotto. 147-165.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 355
47] Cfr. il capitolo di Mariateresa Dellaborra. di singole edizioni. Sui sistemi di vendita e di-
48] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale stribuzione, cfr. B.M. Antolini, “Publishers and
in Italia…, cit., p. 12. Buyers”, in R. Rasch, op. cit.
49] Tra il Settecento e l’Ottocento il termine 50] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale
“associazione” si usava anche per il commercio in Italia…, cit., p. 21.
356 luca aversano
51] Si legga in proposito il seguente com- so uno piú o meno reputato stabilimento, ma
mento di Francesco Vatielli, dall’articolo Di- andate a proporre a un editore (si capisce, sen-
scorsi che corrono, in «La nuova musica» XVII za compenso il vostro lavoro) la pubblicazione
(1912) n. 236, pp. 47-48: «Si trattasse di al- di un libro di sonate del Veracini o del Vivaldi
bum di sonatine per mandolino e chitarra adat- oppure un’opera del Luigi Rossi, vedrete con
to a rendere meno gravosi gli ozii intermitten- quanto bonario sorriso di commiserazione sa-
ti di qualche ben azzimato barbiere o di una rete ringraziato!» (cit. da F. Nicolodi, Gusti e
musica dal titolo d’occasione per pianoforte a tendenze del Novecento musicale in Italia, San-
piccole mani, voi trovereste facile accesso pres- soni, Firenze 1982, p. 79).
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 357
Fig.2: Sobrio frontespizio della riduzione per canto e pianoforte Pria del
svenar con fer-
terzetto
me ciglia dalMaometto II di Gioachino Rossini, pubblicata in formato oblungo dai litografi
- roma
ni Ratti e Cencetti [1824 ca.] (Parma, Biblioteca Palatina — Sezione Musicale, R.S.M. 879
le indicazioni del numero editoriale e della sede della ditta.
Sei cantate
Fig.4: Frontespizio del primo quinterno di una raccolta die diciotto ariette per voce
sola e pianoforte di Girolamo Crescentini, stampata a Bologna dalla litografia Bertina
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 361
Falstaff
Fig.6:Prima pagina di un edizione Ricordi deldi Giuseppe Verdi (1893), ridotto- per can
to e pianoforte (Parma, Biblioteca Palatina — Sezione Musicale, 11.B.a. 615).
Note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del Novecento*
In definitiva tutte le arti tendono, non brare allora quasi l’alba di una nuo-
tanto verso la pittura, quanto verso l’a- va forma d’arte grafico-musicale fo-
zione, verso la spettacolarità, o – per riera di sviluppi originali e rivolu-
essere ancora piú precisi – verso una zionari. In realtà le notazioni speri-
visualità cinetica e oggettuale (qual è mentali fortemente legate alle arti vi-
poi a livello di mass media, quella del suali e tendenti a realizzare un og-
cinema, della televisione, del cartone getto appartenente sia alla musica (in
animato, del fumetto). quanto funzionale a un’esecuzione
musicale), sia alle arti visive, furono
A queste conclusioni giungeva Gil- il frutto di una stagione culturale de-
lo Dorfles nel 1968, dopo aver de- terminata, che presto si concluse.
scritto alcuni aspetti della notazione L’effervescenza creativa di cui so-
musicale sperimentale dei suoi tem- no dimostrazione molte partiture di
pi e averla contestualizzata nell’am- musica nuova (non tutte) pubblica-
bito di trasformazioni culturali (pop te in quel periodo (che va grosso-
art, diffusione dell’happening come modo dalla metà degli anni Cin-
forma di spettacolo ecc.) che coin- quanta agli anni Settanta) propon-
volgevano all’epoca non solo musi- gono comunque soluzioni che mo-
ca, ma anche letteratura e pittura [1]. dificano di molto l’assetto del tradi-
Che l’arte, in questo caso musicale, zionale “libro che contiene la musi-
tendesse a farsi oggetto artistico nel- ca” in relazione a vari aspetti. Alcu-
la visibile e tangibile forma della pa- ne modificazioni ebbero seguito e
gina musicale cartacea (una pagina caratterizzano ancor oggi l’aspetto
certo trasformata e affatto diversa dal- delle partiture di musica contempo-
la tradizionale partitura) poteva sem- ranea, per motivi pratici o estetici,
altre rimangono come esperimenti
o testimonianze di tendenze cultu-
*] Ringrazio i compositori Marino Pessina e
Corrado Vitale per i suggerimenti fornitimi du-
rali poi fatalmente scomparse. In que-
rante la stesura di questo saggio. sto breve intervento si cercherà di
1] G. Dorfles, “Interferenze tra musica e pit- descrivere come è cambiato il libro
tura e la nuova notazione musicale”, in Musica
e arti figurative, Einaudi, Torino 1968, pp. 7-
di musica (in particolare quello de-
24: 20-21 (corsivi nel testo). stinato a contenere la musica nuo-
364 maria grazia sità
va) nella seconda metà del Nove- della musica novecentesca, e in par-
cento, soprattutto in relazione ad ticolare dove viene adottata una scrit-
aspetti materiali come forma, di- tura per orchestra in cui le parti so-
mensioni e modalità di produzione: no tendenzialmente tutte solistiche
il tema specifico della notazione, per (per esempio le scritture con gli ar-
il quale si rimanda all’abbondante chi divisi ecc.). Per fare un esempio,
bibliografia specifica esistente, verrà il tipo di tessitura preferito dai compo-
qui solo tangenzialmente toccato. sitori cosiddetti spettrali necessita
spesso di fogli pentagrammati straor-
dinariamente grandi: la partitura or-
CAMBIAMENTO DI DIMENSIONI chestrale di Dérives di Gérard Gri-
sey (1973), edita da Ricordi (© 1974),
Gli spartiti e le partiture della se- consiste in una riproduzione elio-
conda metà del secolo sono spesso grafica di un manoscritto steso su un
di grandi dimensioni. Il problema foglio di 80 pentagrammi che rag-
dell’ampliamento delle dimensioni giunge le ragguardevoli dimensioni
del libro di musica, specialmente di 60 × 92 cm [3]; alcune pagine del-
quando questo aspetto dipende di- la partitura presentano però anche
rettamente dall’allargamento della una parte ripiegata contenente un’ag-
compagine orchestrale, ha ovvia- giunta di un’altra decina di penta-
mente una lunga storia alle spalle: si grammi.
può citare come esempio Schönberg L’ampliamento delle dimensioni
che nel 1910 dovette «farsi appron- del manoscritto o della stampa mu-
tare espressamente della speciale car- sicale può comunque non riguarda-
ta da musica dal momento che in re direttamente il numero di parti
commercio non si trovavano (come coinvolte: anche un brano per stru-
normalmente non si trovano nem- mento solista può richiedere forma-
meno oggi) dei fogli con i ben 48 si- ti eccezionali. È questo il caso, ad
stemi pentagrammi necessari» [2] per esempio, della partitura della Terza
la stesura dei suoi Gurrelieder. In sonata per pianoforte di Pierre Bou-
realtà fogli pentagrammati di di- lez, del 1957: il formant 3 – miroir
mensioni insolite risultano indi- [4] si presenta scritto in notazione
spensabili in vari ambienti stilistici relativamente convenzionale, ma di-
5] Il brano è edito come riproduzione del ma- 8] B. Maderna, Serenata per un satellite, Ri-
noscritto dell’autore (Ricordi, Milano 1977). cordi, Milano © 1970, riproduzione del ma-
6] Ricordi, Milano © 1981, stampa 1983, ri- noscritto dell’autore.
produzione del manoscritto dell’autore. 9] F. Donatoni, Babai per clavicembalo (1964),
7] L. Berio, Sequenza VII per oboe solo, Uni- Suvini Zerboni, Milano © 1965, dimensioni
versal Edition, London © 1971. 34 × 24,5 cm.
366 maria grazia sità
10] P. Castaldi, Battente per chitarra, Ricor- 12] Come antesignano di tale scrittura può essere
di, Milano © 1980. Anche se non indicato espli- citato il brano di G.J. Vogler, Variations sur l’air de Marl-
citamente, si tratta di riproduzione del mano- borough, Speyer, Bossler 1791 e anche F. Pollini, Sag-
scritto dell’autore. gio di una Toccata per piano-forte ordinata su tre righi
11] Fra gli innumerevoli esempi di questa op. 56, Ricordi, Milano 1832.
prassi si può citare per la sua precocità la par- 13] L. Nono, …sofferte onde serene…, per pianofor-
titura del 1951, ma rivista nel 1959, di K. te e nastro magnetico, Ricordi, Milano © 1977 (19922),
Stockhausen, Kreuzspiel, Universal Edition, riproduzione del manoscritto dell’autore, datato 1976
London © 1960. (dimensioni 44 × 33 cm).
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 367
17] Un’indicazione di questo genere si trova nel- bili, certo creano problemi di realizzazione per qua-
le note introduttive a L. Berio, Sequenza II, per ar- lunque personalismo grafico, anche a un utente
pa, Universal Edition, London © 1965: «La no- esperto.
tazione è sempre proporzionale e ogni linea verti- 20] Kongress für Notation neuer Musik, Darm-
cale corrisponde a una pulsazione di metronomo». stadt 1964; Symposium internazionale sulla pro-
18] K. Penderecki, Fluorescences, per orche- blematica dell’attuale grafia musicale, Roma 1972;
stra, Moeck Verlag, Celle © 1962. Congresso internazionale di semiotica musicale, Bel-
19] Fra i principali riferimenti cfr. E. Karkoschka, grado 1973. In Italia un appassionato cultore di
Das Schriftbild der Neuen Musik, Moeck Verlag, questo tema, che ha illustrato curando diverse
Celle 1966 (19843); H. Risatti, New music voca- mostre e pubblicando numerosi scritti, è il pia-
bulary. A guide to notational signs for contemporary nista e compositore Daniele Lombardi (cfr. ad
music, University of Illinois Press, Urbana (Ill.) 1975 esempio Scrittura e suono. La notazione della mu-
o, in italiano, L. Donorà, Semiografia della nuova sica contemporanea, Edipan, Roma 1980; D. Lom-
musica, Zanibon, Padova 1977. Va osservato che bardi (a c. di), Spartito preso. La musica da vede-
il ritorno, a partire dagli anni Ottanta, a una nota- re, Catalogo della mostra, Firenze 14 mar. - 3 mag.
zione “convenzionale allargata” si collega anche al- 1981, Vallecchi, Firenze 1981). La notazione co-
la tendenza semplificativa insita in alcuni stili com- me tema di riflessione, stavolta in chiave semio-
positivi nati in quegli anni e in seguito, forse, va logica, è argomento di testi anche recentissimi,
considerata anche in relazione alla diffusione del- come A. Valle, La notazione musicale contempo-
la scrittura informatizzata: per quanto ampi e com- ranea: aspetti semiotici ed estetici, EDT, Torino
pleti siano i programmi di scrittura oggi disponi- 2002.
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 371
Fluorescences, p. 14.
Fig.4:Krzysztof Penderecki,
22] L. Nono, A floresta è jovem e cheja de vi- manoscritto dell’autore. Le dimensioni sono
da, per soprano, tre voci di attore, clarinetto in 34 × 49 cm.
Si bemolle, lastre di metallo e nastri magneti- 24] L’ordine dell’esecuzione dei frammenti
ci, Ricordi, Milano © 1966, rinnovato 1994 e contrassegnati da numero arabo sarà decisa dal
1998. gesto della mano sinistra del direttore d’orche-
23] B. Maderna, Quadrivium, per quattro stra: dovranno essere infatti inseriti fra i venti-
esecutori di percussione e quattro gruppi d’or- cinque accordi dei quattro gruppi di archi che
chestra, Ricordi, Milano © 1969. Anche se sono indicati nella parte inferiore della pagina.
non esplicitamente indicato in partitura, si Questi venticinque accordi saranno indicati da
tratta presumibilmente di riproduzione del venticinque segni della bacchetta del direttore.
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 373
Circles, p. 24.
Fig.7:Luciano Berio,
Sylvano Bussotti a un brano che ben sto nel ciclo globale. Cosí, una parte
esemplifica questa tendenza: i Five compiuta (piano piece 2) diverrà in-
piano pieces for David Tudor (1959) compiuta, ma completa, parziale (pia-
[FIG.8a-b]. no piece 5).
in Makrokosmos I per pianoforte am- sonali per le arti grafiche (oltre a Bus-
plificato, di George Crumb, i pez- sotti, ad esempio Paolo Castaldi), ma
zi (ispirati ai segni zodiacali) in al- non solo, e sussiste anche in dire-
cuni casi si presentano con i penta- zione contraria, nel caso di artisti
grammi disposti come “madrigali- figurativi attratti da questo settore
smo grafico”: nel n. 4 Crucifixus specifico dell’orbita musicale, come
[Symbol] - Capricorn, due penta- Gianni Emilio Simonetti con le sue
grammi sono disposti in modo da tavole di Mutica (musica muta) [28]
formare una croce; il n. 8 The ma- [FIG.9]. Anche qui gli esempi posso-
gic circle of infiniti (Moto perpetuo) no essere numerosissimi e sono fa-
[Symbol] – Leo è disposto in cerchio; cilmente rinvenibili nelle pubblica-
il n. 12 Spiral Galaxy [Symbol] – zioni dedicate a questo argomento:
Aquarius forma naturalmente una la curiosità è capire, di volta in vol-
spirale [26]. ta, come certi lavori grafici possano
L’esempio di Crumb, del 1974, è servire anche per un’esecuzione mu-
un esempio moderato. Sono facil- sicale. Bussotti è generoso d’indica-
mente reperibili spartiti di quell’e- zioni verbali in partiture come Il ca-
poca in cui il pentagramma è coper- talogo è questo II raragramma in cui
to di segni piú simili a disegni che a dedica una pagina alle «analisi pre-
indicazioni esecutive o è del tutto messe alla partitura per quelle pagi-
scomparso. È presente, in questi ca- ne di segno inconsueto» [29]: una
si, una doppia essenza del manufat- delle pagine trattate è quella ripro-
to: come opera d’arte grafica e come dotta anche in copertina della parti-
notazione musicale. Questa doppia tura, con la sillaba RA raddoppiata
presenzialità incoraggiò varie volte e sovrapposta, composta su un fo-
l’organizzazione di esposizioni di glio pentagrammato da segni di no-
spartiti o la pubblicazione di raccol- tazione musicale di molteplici colo-
te di manufatti di tale genere (come ri. Quasi totalmente slegati dalla rea-
è il caso del volume Notations pub- lizzazione musicale appaiono invece
blicato da John Cage) [27]. La ten- celebri esempi come Fontana Mix di
denza si manifesta in musicisti che John Cage o December 1952 di Ear-
possiedono evidenti inclinazioni per- le Brown (che dovrebbe comunque
alludere alla gestualità del direttore ricchito dalla presenza delle nuove
d’orchestra) [30]. tecnologie. Anche la partitura si ade-
Recenti esperienze artistiche “mi- gua e diviene contemporaneamente
ste” che comportano ausili non piú la testimonianza di un’esecuzione av-
limitati al nastro magnetico (ora di- venuta e materiale per un nuovo al-
ventato CD), ma che prevedono an- lestimento: in Minotaurus 2 di Da-
che la presenza di immagini in mo- niele Lombardi, per pianoforte pre-
vimento o realizzazioni gestuali, pos- parato e amplificato, danzatore e vi-
sono oggi usufruire del mezzo del vi- deoproiezione, la partitura – dalle
deo (ora DVD). Quando è presente curiose dimensioni di 20 × 16 cm,
un supporto che contiene una rea- che la rendono comunque inadatta
lizzazione comunque non piú su- alla lettura dell’esecutore – rende con-
scettibile di varianti, queste espe- to di una esecuzione avvenuta (di cui
rienze si rivelano di natura del tutto è presentato materiale iconografico),
diversa dagli happening degli anni che serví come base per il materiale
Settanta. Certamente il serbatoio di video (presente come DVD). La par-
materiali per un interscambio musi- te pianistica è comunque presente
cale, visivo, gestuale è di molto ar- (con l’indicazione «partitura origi-
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 379
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