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strumenti per l’operatore culturale russo da

Collezione direttafrancesco
7
il libro di
a cura di
Carlo Fiore
con contributi di
Luca Aversano
Giacomo Baroffio
Marco Beghelli
Stanley Boorman
Vincenzo Borghetti
Tim Carter
Mariateresa Dellaborra
Anik Devriès-Lesure
Mark Everist
Piero Gargiulo
Franco Pavan
Angela Romagnoli
Maria Grazia Sità
John Stinson
Claudio Toscani
musica
il libro di musica

Per una storia materiale


delle fonti musicali in Europa
Proprietà letteraria riservata.
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o trascrizione con qualunque mezzo (elettronico, meccanico, in fotocopia,
in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, Internet)
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' 2004 L’EPOS Società Editrice s.a.s.


di Biagio C. Cortimiglia & C.
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Cura redazionale
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Impaginazione
Grazia Lo Scrudato
Revisione finale
Jessica Lo Jacono

caratteristiche
Questo libro è composto in Adobe Garamond e
Helvetica Neue; è stampato su Ivory Print da 100
g/mq delle Cartiere Germagnano; le segnature
sono piegate a sedicesimo (formato rifilato 13,5 ×
21 cm) con legatura in brossura e cucitura a filo
refe; la copertina è stampata su GardaMatt Art da
250 g/mq delle Cartiere del Garda e plastificata
con finitura opaca.

Il libro di musica : per una storia materiale


delle fonti musicali in Europa / a cura di
Carlo Fiore. - Palermo : L’Epos, 2004.
(De charta ; 7)
ISBN 88-8302-264-5.
1. Musica – Storia – Fonti. I. Fiore, Carlo.
780.26 CDD-20

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana


“Alberto Bombace”
indice
9 introduzione (di Carlo Fiore)

21 I libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici


italiani (Giacomo Baroffio)
43 Le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 (Mark Everist)
65 I manoscritti musicali del Trecento (John Stinson)
89 Il manoscritto di musica tra Quattro e Cinquecento (Vincenzo
Borghetti)
115 I primi stampatori musicali (Stanley Boorman)
137 L’editoria musicale tra Cinque e Seicento (Tim Carter)
163 La musica nei trattati italiani tra Cinque e Seicento (Piero
Gargiulo)
193 Le intavolature (Franco Pavan)
215 Il manoscritto di musica nel Seicento (Angela Romagnoli)
239 La tradizione di musica manoscritta nel Settecento italiano
(Mariateresa Dellaborra)
263 Un commercio in espansione: l’editoria musicale in Francia nel
Settecento. Pratiche editoriali (Anik Devriès-Lesure)
277 Il libretto d’opera (Marco Beghelli)
315 L’opera italiana dell’Ottocento: le fonti manoscritte (Claudio
Toscani)
341 La produzione di musica a stampa in Italia nell’Ottocento (Luca
Aversano)
363 Note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del
Novecento (Maria Grazia Sità)

383 bibliografia essenziale


393 indice dei nomi
Avvertenza
Carlo Fiore è responsabile della curatela del volume, della traduzione italiana dei saggi di Mark Everist,
Stanley Boorman, Tim Carter e Anik Devriès-Lesure, della stesura dell’introduzione e della bibliografia
essenziale. La traduzione del saggio di John Stinson è del Dr. John Gaillard (La Trobe University).
introduzione
È ovvio che le grandi storie della mu- conservando non solo tracce del me-
sica si servano delle fonti per raccon- ro dettato sonoro, ma anche delle
tare di vite umane, luoghi, opere, sti- sue differenti ricezioni e fruizioni,
li e forme. Qui l’ambizione è piú mo- tramite varianti che si sono succe-
desta: fare storia ancora con le fonti dute, stratificate e che, se trascurate,
ma limitandosi a riflettere su di esse. impediscono la lettura corretta e com-
Protagonisti: i “libri di musica”, cioè pleta di qualsiasi repertorio.
gruppi di fogli sciolti o rilegati (di per- Nel Medioevo la memoria dei pri-
gamena o carta) che conservano pre- mi melografi del canto piano ha do-
scrizioni di suoni e ritmi o testi a va- vuto adattare alla meglio le sue sfu-
rio titolo legati alla musica; trama: la mature a ciò che l’alfabeto e le grafie
trasformazione di questi libri, che si accentuative potevano prestarle, svi-
è prodotta intrattenendo un dialogo luppando progressivamente sistemi
sempre proficuo tra essi e ciò che vi variamente dettagliati. L’insofferen-
veniva scritto e come. za verso i limiti dei linguaggi codifi-
Di solito s’immagina il composi- cati ha poi portato a quasi tutte le al-
tore come qualcuno cui prima la mu- tre rivoluzioni della notazione, an-
sica viene in mente e che poi la scri- che perché a ogni salto stilistico, o
ve “su un foglio”. L’indagine mate- novità timbrica ed espressiva, è do-
riale serve anche a spiegare perché vuto coincidere un modo nuovo di
un simile luogo comune nasconda messa per iscritto. La presenza delle
miriadi di varianti: storie, geografie, voci, il ruolo degli strumenti, la quan-
culture complementari all’artista, al- tità di testo intonato o di sonorità si-
la sua ispirazione e perizia; nessi tec- multanee, la competenza di chi scri-
nologici che si frappongono tra il veva e chi leggeva, la maneggevolez-
pensiero in quanto tale e le pagine za, il lusso o l’economia, le esigenze
bianche, intrecci funzionali tra le mo- di rapidità, decorazione, longevità o
dalità di trasmissione del repertorio transitorietà: tutti fattori che hanno
e i suoi codici di trascrizione. Mo- influito su come, dove e perché si sa-
dalità che hanno permesso alla me- rebbe scritta la musica. Di pari pas-
moria della musica e delle sue espe- so con le notazioni si sono evoluti i
rienze di restare visibili nei secoli, formati, perfezionati e specializzati
12 il libro di musica

i materiali e gli strumenti tecnologi- Giacomo Baroffio: «per comprende-


ci, evoluti i mercati (le cui caratteri- re una musica scritta in un codice tra
stiche hanno talvolta influito anche il X e l’XI secolo, è necessario cono-
sulla musica stessa che si scriveva). scere a memoria la melodia. Questa
Non solo superfici su cui tracciare situazione dà origine a un circolo in-
segni, ma anche inchiostri, penne, tricato e intrigante: chi non conosce
pennelli, macchinari, rifiniture, reti la musica, non può leggere i mano-
di comunicazione. Nelle vicende di scritti; chi già la conosce, non ha bi-
questi soggetti storico-musicali in- sogno dei libri»); poco o nulla di sot-
diretti si sono innestate ragioni ora tinteso resta oggi che tutta la storia
puramente funzionali, ora estetiche, della cultura dovrebbe essere oggetto
assai spesso anche economiche. In- paritario di studio e conservazione.
fatti, almeno a partire dall’invenzio- Manoscritto o stampa, in musica
ne della stampa musicale, la musica come in letteratura, si leggono non
scritta ha cessato di essere una fac- come rigide alternative bensí spesso
cenda per soli addetti ai lavori, tra- come media compresenti per le loro
sformandosi in mercato, quindi in diverse funzionalità: se ne parlerà da
industria. prospettive differenti quasi in ogni
Molteplici i percorsi da seguire lun- capitolo.
go l’indice. Fra questi, per esempio, Semmai sono le singole culture del
la storia della grafica e del colore mo- manoscritto e della tipografia ad am-
stra come non solo le notazioni ma mettere storie separate, ma non sem-
anche gli elementi decorativi abbia- pre, perché se la storia della tipografia
no avuto ruoli peculiari; varianti nel- segue quella dei materiali di cui si
la visualizzazione che non hanno ri- serve (prima il legno, poi il metallo,
guardato solo l’estetica delle pagine quindi l’informazione elettronica,
essendo anche specchio di ciò che, di che però esula dalla presente tratta-
volta in volta, la sensibilità dell’epo- zione), non altrettanto può dirsi per
ca riteneva necessario visualizzare. le sue tecnologie che, giocoforza, la
Nell’ambito delle relazioni piú riconducono alla manualità: infatti,
influenti tra musica e materialità dei tanto in letteratura quanto in musi-
suoi supporti “cartacei” c’è l’affian- ca, si stampano caratteri a matrice
carsi della quantità di dettagli pre- grafica (cioè scritta a mano) e glifica
scritti agli impliciti; in altre parole, (cioè intagliata a mano).
le modalità con cui è cambiata la mo- Un’altra analogia sta nella forma
le d’informazioni (su cosa e come leg- dei tratti e nella loro trasformazio-
gere, interpretare, elaborare) da do- ne, da spigolosi (come nella nota-
ver precisare o da dare per scontate. zione quadrata) e di lenta realizza-
Quasi tutto è dato per scontato o sot- zione, ad arrotondati (come avviene
tinteso ai primordi, quando l’oralità ancora oggi), permettendo una for-
e la memoria governano incontra- te accelerazione nei tempi di produ-
state la tradizione musicale (cito da zione e un piú rapido processo di tra-
introduzione 13

slazione del pensiero musicale in co- vato ne ascoltano e riproducono i


dice scritto (nell’Ottocento mai un brani, sono il libretto e la riduzione
intero melodramma si sarebbe po- a stampa per canto e pianoforte. Al-
tuto anche solo copiare in una sola la partitura completa, il pubblico di
settimana, come racconta Toscani, norma non ha accesso: questo do-
se la mano del copista fosse stata co- cumento materiale è destinato e ri-
stretta a frammentare il tratto come servato agli addetti ai lavori, agli ope-
faceva un qualsiasi suo “collega” ri- ratori che lo utilizzano per allestire
nascimentale). lo spettacolo operistico».
E lo sguardo non è stato sempre ri- Spesso, tra lettura ed esecuzione
volto all’indietro. Verso metà Seicen- musicale, si fruisce con una certa an-
to, per esempio, la stampa era ormai sia della fonte di cui si dispone: di
tanto influente e diffusa che è stato il rado si riflette sull’impaginazione
turno della scrittura a mano d’imita- musicale, sui criteri della mise en page,
re la stampa e non piú viceversa, fino su come differenti metodi per ren-
al momento in cui anche l’impagi- dere visibile la musica (e dunque di-
nazione e la legatura si sono svinco- sponibile alla comprensione) non sia-
late dalla parentela col manoscritto. no necessariamente equivalenti. Non
È frequente il caso che una stessa si tratta solo di dimensioni, delle evi-
musica ammetta piú forme di raffi- denti differenze d’uso di una pocket
gurazione: dipende da chi è, di vol- score o di uno spartito in folio, di una
ta in volta, il destinatario privilegia- partitura completa per orchestra o
to della determinata fonte, cioè chi di una riduzione canto e piano. In-
sceglie un “libro” o un altro. Si pen- fatti la storia della musica mostra
si a una sinfonia di Mozart, letta tut- spesso fenomeni d’interferenza tra la
ta insieme dalla partiturina che sta leggibilità di quanto scritto e la qua-
in una mano sola mentre nell’altra lità del messaggio apprezzabile dal
stringiamo il telecomando dell’im- lettore. A ciò si sono evidentemente
pianto stereo, oppure “sfilacciata” legate le ricerche, i grafismi e i for-
parte per parte sul leggio di ciascun mati anomali invalsi presso molti
membro dell’orchestra che la suona. compositori del Novecento, ma an-
Si pensi a un melodramma di Belli- che l’evoluzione della filologia mu-
ni, che non ha visto una “bella co- sicale con la sua alternanza di crite-
pia” in partitura fino alle edizioni ri di trascrizione della musica anti-
moderne di oggi, e che ai suoi tem- ca. E anche la “musica antica” stessa
pi prevedeva vesti scritte ancor piú è stata influenzata da tali dinamiche:
diverse a seconda di chi le adopera- si pensi all’evoluzione dei sistemi di
va: infatti, cito da Claudio Toscani: stenografia e cifratura del basso con-
«i testi “ufficiali” dell’opera italiana tinuo, oppure alle sfumature insite
dell’Ottocento, per il pubblico che in un’intavolatura per liuto (per esem-
in teatro assiste alla rappresentazio- pio italiana) che, indicando le posi-
ne e per gli appassionati che in pri- zioni delle note e le corde a vuoto
14 il libro di musica

“dice” qualcosa, da parte del com- Quanto alle “parole”, oltre a de-
positore (o chi per lui), anche sulla scrivere come il testo sia stato di vol-
timbrica del brano (mentre ciò non ta in volta sottoposto alla musica,
avviene con una veste analoga in par- spazio significativo è riservato a libri
titura, che però è assai piú chiara nel- “sulla” e “per la” musica, come i trat-
l’esplicitare le strutture e il contrap- tati e i libretti d’opera: entrambi fon-
punto). E non sono che pochi esem- ti musicali a pieno titolo pur appar-
pi: la pratica musicale e le consue- tenendo a generi letterari. In propo-
tudini di ricerca di ciascuno ne pos- sito i saggi di Piero Gargiulo e Mar-
sono offrire dei piú diversi ambiti di co Beghelli, forse piú di altri (che già
repertorio ed epoche. vantano ponderose e specialistiche
Ancor piú specifica dell’ambito mu- alternative in volume), sono presen-
sicale è la riflessione sulle varianti ze uniche nella bibliografia attuale.
iconiche e simboliche delle notazio- Peraltro la loro inclusione, se scon-
ni e delle loro presentazioni. Per ico- tata in prospettiva scientifica, non lo
niche s’intendono evidentemente le è ai fini di un uso didattico della mi-
intavolature, dove non si prescrivo- scellanea, che vorrebbe aiutare l’in-
no suoni ma posizioni (e forse al- quadramento delle fonti musicali in
trettanto potrebbe dirsi dei neumi tutta la loro multiforme varietà, pas-
gregoriani in campo aperto, neppu- saggio fondamentale di qualsiasi per-
re loro indici di altezze definite ma corso di formazione musicale.
di “gestualità” della voce); per sim- Alla filologia, dai rudimenti sino
boliche s’intendono le scritture fat- ai metodi piú complessi, spetta il
te di note che, in questo libro, vor- compito di educare alla critica del
rebbero assurgere a protagoniste e in testo, ciò che resta alla bibliologia
ogni loro componente, l’asta, l’ova- – cioè istruire la lettura critica del
le, i righi, la loro quantità e posizio- dettato creativo e della sua presen-
ne viste, una volta tanto, accanto al tazione – benché meno appariscen-
rispettivo portato sonoro: perché es- te, non è del tutto trascurabile. In-
so non è stato quasi mai assoluto o fatti, lungo i prossimi capitoli, fra le
indipendente da come veniva tra- altre informazioni emergeranno an-
mandato per iscritto e ciò, ancora che numerosi collegamenti tra la ve-
una volta, segnando un’altra forte ce- ste con cui la musica è stata diffusa
sura con la scrittura delle parole. Nep- per iscritto e certe sue caratteristiche
pure questo schema, tuttavia, è ret- compositive, a volte anche inerenti
tilineo: il capitolo di Mariagrazia Sità alla resa espressiva, persino le prassi
spiegherà come e quanto nel Nove- esecutive. Si pensi alla differenza tra
cento note, righi e formati (ma, in l’esecuzione della polifonia dalla par-
fondo, anche la loro essenza simbo- titura o da un libro parte o da un set
lica) siano stati ripensati fino al re- di parti arrangiate sulla stessa pagi-
cupero e al rinnovamento di elementi na. Nel primo caso vi è una visione
iconici che si credevano perduti. globale del componimento, che pre-
introduzione 15

dilige il riconoscimento dei fenomeni ti dell’Asia, la storia dell’editoria mu-


verticali (consonanze, armonie, tes- sicale e delle sue tecnologie negli Sta-
siture); nel secondo una relazione ti Uniti, le forme di trascrizione del-
esclusiva tra la linea melodica e chi le culture musicali tramandate oral-
dovrà modularla agendo, tramite il mente, la discografia. Mi auguro che
bagaglio personale di abilità, sul- tali esclusioni non siano lette come
l’ornamentazione, sulle alterazioni, lacune, ma che i soggetti di ciascun
ecc.; nel terzo caso la disposizione capitolo appaiano invece sotto forma
delle parti agisce sul risultato sono- di scelte di campo esemplificative.
ro, condizionando la posizione dei Manca anche, perché formalmen-
cantori dunque il tipo di emissione te estranea alla sola Europa, una trat-
delle voci. tazione dei “libri di musica” non in
Mantenendo il centro dell’atten- carta, né in pergamena, non a pen-
zione sui “fenomeni materiali”, al- na né a torchio ma scritti in infor-
cuni capitoli devono necessariamente mazioni elettroniche. L’argomento
compiere deviazioni: ora verso la mu- – insieme a una riflessione sulla mu-
sica in se stessa, ora verso vicende sica elettronica ormai non piú neo-
economiche e culturali. Lontani nel nata – sul quale rimandiamo alla let-
tempo i fenomeni che invocano si- teratura specifica, suggerisce già mol-
mili digressioni: dalle esigenze di ti temi interessanti ma lontani dal-
chiarezza e sintesi di un’intavolatu- l’orizzonte tradizionalmente biblio-
ra cinquecentesca, alle difficoltà nel- logico qui osservato, perché non cor-
la ricerca di un soddisfacente trami- risponde semplicemente a un muta-
te semiografico per la resa di effetti mento materiale delle fonti ma an-
e sonorità nuove, invenzione delle che sostanziale.
avanguardie del Novecento. Penna, bulino, matita… sono stru-
Di tutto ciò si tenta di mostrare menti per scrivere; anche il software
panorami, chiarendosi l’un l’altro i di editing musicale lo è, nella piú im-
capitoli (i due di John Stinson e Vin- mediata accezione, ma superata que-
cenzo Borghetti, i tre di Stanley Boor- sta, notiamo subito come tale uni-
man, Tim Carter e Franco Pavan, i voca corrispondenza sia appena una
due di Mariateresa Dellaborra e Angela delle prospettive aperte dal nuovo
Romagnoli, i due di Anik Devriès- medium. Infatti, similmente a quan-
Lesure e Luca Aversano), sperando to era già accaduto fissando su na-
di offrire una trattazione il piú pos- stro magnetico musica non scritta su
sibile compatta. carta (o non scrivibile), altrettanto
La scelta di limitare all’Europa la la scrittura tramite elaboratore ha
scena della nostra storia serve a cir- prodotto un nuovo circuito, forse
costanziare almeno un po’ le temati- inatteso, tra penna, tastiera, video ed
che, già molto selezionate, che meri- elaborazione. Il compositore può scri-
terebbero approfondimento. Tra le vere ciò che ha in mente e averne ve-
piú vistose esclusioni risultano le fon- rifica al computer come l’avrebbe al-
16 il libro di musica

la tastiera di un pianoforte. Ma è an- leggibile, gradevole, e lo stesso vale


che possibile, e creativamente profi- per la tipografia delle note?
cuo, che le piú ampie possibilità di Crediamo che la risposta sia affer-
timbro, registro e agogica concesse mativa: infatti dei primi due argo-
dall’elettronica agiscano a loro volta menti questa miscellanea contiene
su chi compone, venendo in aiuto sottotraccia una storia; di un terzo,
alla creatività piuttosto che limitar- cioè di un’educazione alla corretta pro-
la a soluzioni ingabbiate dai para- duzione di libri di musica, vorrebbe
metri storici in primis dei sistemi essere incentivo. Perché quanto orfa-
pentagrammati, quindi delle sono- ni, vedove e simili scorrettezze vigo-
rità e delle tecniche strumentali che, no fra gl’inconvenienti dell’impagi-
oggi, pacificamente consideriamo nazione testuale, quanto i concetti di
storiche di per se stesse. Perfettamente giustezza e armoniosità dei corpi ti-
contemporaneo è l’assistere a come pografici alfabetici, altrettanto è leci-
si svolgano i processi compositivi da to attendersi in musica, facendo del-
quando i fogli di musica virtuale han- le testimonianze passate “fonti” di di-
no permesso, agendo su materiale scrimine, ed evitando l’appiattimen-
musicale-elettronico (fonti “dina- to su cui è facile giacere lasciandosi
miche”) d’implementare l’idea uma- ingabbiare dagli automatismi del
na con spunti offerti dal range di va- software commerciale piú in voga.
rianti permesso dal codice binario. Manuale da un lato, dall’altro que-
Altra trasformazione importante sto libro vorrebbe somigliare a un
spinta dall’invenzione della scrittu- documentario a tema, oppure alla
ra musicale computerizzata è a livel- raccolta di didascalie per una mo-
lo sociale. Infatti, se il tasso di alfa- stra. La guida lungo una sala imma-
betizzazione musicale “classica” odier- ginaria dove toccare con mano e guar-
no non è radicalmente mutato ri- dare da vicino le fonti di ciò che piú
spetto al recente passato, la presen- spesso “solo” ascoltiamo, dove pro-
za dei computer nella vita quotidia- vare ad ascoltare la musica “con gli
na è assai piú capillare di qualsiasi occhi”, occhi però attenti non a uno
strumento musicale acustico. Dun- spettacolo passivo, ma alla sostanza
que, oltre a farsi “strumento” per il di ciò che si tiene tra le mani, con
compositore di professione, la ta- tutto ciò che essa “significa”.
stiera del computer occhieggia a un Chi può esserne utente privilegia-
numero esorbitante di utenti che, da to? Tutti i musicisti, i musicologi, gli
ascoltatori, possono farsi essi stessi amanti della musica.
perlomeno elaboratori di musica (non Chi canta, chi suona, chi “soltan-
importa se scritta, ma pur sempre to” legge la musica, spesso è viziato,
memorizzata ergo assurta al rango di da una didattica meramente appli-
“fonte”). cativa, a intrattenere un rapporto ba-
Si può parlare anche in musica d’im- nalmente passivo con le fonti. I libri
paginazione piú o meno funzionale, di musica si comprano e si usano ac-
introduzione 17

cettandone cosí com’è non solo la le- teriali manca il livello intermedio,
zione ma anche l’entità materiale in perché si passa dalla tabula rasa del-
senso stretto. la manualistica per le scuole (quali?)
Sull’opportunità di competenze bi- ai piú specifici case studies e ai reper-
bliologiche da parte dei musicologi tori di consultazione, senza attra-
quasi non varrebbe la pena soffer- versare una fase di “alfabetizzazione”
marsi, tanto appare ovvia. Lo è quan- sulle fonti per quello che sono.
to la conoscenza dei tipi di tela, pen- Chi invece la musica la gode sol-
nello, pigmento, tecnica pittorica o tanto, senza farne mestiere, senza sa-
scultorea da parte degli storici e dei perne sviscerare tecniche e poetiche,
critici dell’arte figurativa. Tra loro, forse troverà utili e interessanti le no-
già un antesignano come Vasari se zioni e descrizioni che seguiranno,
n’era reso conto, anteponendo alle offerte, questo almeno è l’augurio, sen-
sue Vite una descrizione degli ambi- za dare nulla per scontato, cercando
ti materiali. Per di piú, come spesso di narrare una storia di oggetti e di
accade tra le branche della musico- processi in grado di arricchire l’im-
logia, alla letteratura sugli aspetti ma- maginario di tante esperienze d’ascolto.
carlo fiore
I libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani

di Giacomo Baroffio

IL LIBRO LITURGICO in seguito, daranno origine alle dio-


cesi e alle regioni ecclesiastiche – e
Il libro liturgico, quale sussidio che anche a livello rituale. Le esperienze
contiene i testi per una celebrazione di fede vissute dagli apostoli con Ge-
rituale, ha una storia scandita da al- sú Cristo nei suoi momenti di pre-
cuni fatti che meritano di essere bre- ghiera (ebraica), si configurano sem-
vemente ricordati. All’inizio della pre piú come azioni distinte con pre-
Chiesa cristiana le comunità pote- cise connotazioni che, pur nella mol-
vano disporre di una lunga esperienza teplicità di espressioni, rivelano l’u-
cultuale, quella ebraica, che per- nità fondamentale della liturgia cri-
metteva di formulare preghiere e stiana: si pensi alla Messa che rical-
comporre canti secondo alcuni sche- ca l’ultima Cena di Gesú inserendo
mi di massima fissati dalla tradizio- la memoria liturgica in un contesto
ne sia del Tempio, sia delle diverse didattico di catechesi.
sinagoghe della diaspora. Formule Ancora all’inizio del secolo III, le
di benedizione e moduli melodici formule scritte e tramandate da ope-
per la proclamazione delle Scritture re autorevoli, come la Traditio apo-
e per il canto dei salmi avevano avu- stolica d’Ippolito di Roma († 220),
to un lungo collaudo ed erano fa- fissano soltanto i concetti essenziali
miliari agli ambienti delle primitive dei testi liturgici e lasciano libertà ai
comunità giudeo-cristiane. Questa singoli officianti di trovare le for-
particolare situazione di radicazione mulazioni letterarie piú appropria-
nel tessuto rituale ebraico ha reso su- te. Da una fase di totale oralità si pas-
perflua, almeno per alcuni decenni, sa quindi a un primo periodo di fis-
la fissazione dei testi liturgici. sazione scritta delle linee maestre del-
Nell’epoca subapostolica, già pri- le preghiere. Con il tempo, vuoi a
ma dell’editto di Milano del 313, al- causa di crescenti preoccupazioni teo-
l’interno delle Chiese d’Oriente e logiche per mantenere e tramanda-
d’Occidente si delineano i primi as- re la dottrina ortodossa, vuoi a cau-
sestamenti a livello istituzionale – ad sa della scarsa preparazione del cle-
esempio l’articolazione delle comu- ro e della mancanza di una diffusa
nità in precise unità territoriali che, vena poetica, i testi elaborati in mo-
22 giacomo baroffio

do ottimale da persone come Leone dono testimonianza eloquente le va-


Magno († 461), o comunque ispira- rie addizioni che segnalano nel testo
ti dalla sua dottrina e dal suo lin- sacro le sezioni da leggersi in pub-
guaggio teologico, hanno subito una blico, la sporadica presenza di nota-
cristallizzazione: ancora nel secolo zione musicale su alcuni testi parti-
VII affiora nei testi la possibilità di colari (ad esempio, le Lamentazioni
sostituire alcune espressioni con le- di Geremia [2] e i racconti della Pas-
zioni alternative. In seguito i testi so- sione di Gesú) [3], l’inserzione nei
no rigidamente fissati, ancorché ogni codici biblici di specifici indici li-
comunità abbia ancora avuto una turgici (capitulare lectionum o evan-
certa libertà espressiva che è eviden- geliorum).
ziata da molte varianti testuali atte- È opportuno ricordare pure che va-
state dalla tradizione manoscritta. rie situazioni grafiche e culturali esclu-
Tra il IV e il VII secolo sono elabo- dono che i libri liturgici con nota-
rati i principali repertori con i testi zione musicale siano stati impiegati
liturgici, il che non significa affatto durante le celebrazioni come avvie-
che ogni singolo repertorio costituisca ne oggi quando, per cantare un bra-
un vero libro liturgico, nel senso che no, si legge il relativo spartito. Men-
sia stato scritto per un suo impiego tre un minimo di alfabetizzazione
diretto durante le celebrazioni. È be- letteraria permette a chiunque di leg-
ne precisare subito che l’uso pratico gere un testo, la conoscenza del si-
ha reso spesso liturgico un libro che gnificato dei segni musicali non dà
in origine non lo era affatto, cioè la la chiave di lettura delle melodie scrit-
Bibbia. La trasmissione dei codici te con neumi senza il supporto del
scritturistici è parallela alla produ- rigo musicale, i cosiddetti neumi in
zione libraria liturgica, ma non s’i- campo aperto adiastematici (che non
dentifica con essa. Ciononostante è precisano in pratica la distanza tra le
pur vero che per vari motivi, anche note, gli intervalli). Per comprende-
a causa della penuria di lezionari e re una musica scritta in un codice tra
di volumi con le letture, è stato co- il X e l’XI secolo, è necessario cono-
modo utilizzare sia in chiesa, sia a re- scere a memoria la melodia. Questa
fettorio grandi Bibbie per la procla- situazione dà origine a un circolo in-
mazione dei cicli liturgici [1]. Del- tricato e intrigante: chi non conosce
l’uso liturgico dei codici biblici ren- la musica, non può leggere i mano-
let Hardie, “Lamentations chant in Spanish
1] Cfr. G. Baroffio, “Bibbia Liturgia Bibbie. Sources: A Preliminary Report”, in B. Gillin-
Dalle tradizioni orali alla trasmissione scritta”, gham, P. Merkley (a c. di), Chant and its Pe-
in M. Maniaci, G. Orofino (a c. di), Le Bibbie ripheries. Essays in Honour of Terence Bailey, The
Atlantiche. Il libro delle Scritture tra monumen- Institute of Mediaeval Music, Ottawa 1998, pp.
talità e rappresentazione, Centro Tibaldi, Caru- 370-389.
gate 2000, pp. 81-85. 3] Cfr. B. Andry, Le chant de la Passion, in
2] Cfr. P. Ludwig, Lamentations notées dans «Etudes grégoriennes» XXIX (2001), pp. 95-127;
quelques manuscrits bibliques, in «Etudes G. Baroffio, Le litterae passionis nei libri litur-
Grégoriennes» XII (1971), pp. 127-130; J. Mor- gici italiani, in «Aevum» LXXIII (1999), pp. 295-
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 23

scritti; chi già la conosce, non ha bi- quelli che non solo non leggevano la
sogno dei libri. musica, ma non dovevano neppure
Nell’esame dei codici musicali re- cantarla – quale testimonianza con-
datti fino al XII-XIII secolo è impres- creta e tangibile dell’identità cultu-
sionante il numero di mende che si rale di una precisa comunità.
ritrovano e che non sono state cor- Questa particolare situazione spie-
rette, nonostante i relativi manoscritti ga un’apparente contraddizione: i co-
mostrino un frequente uso nel logo- dici da un lato sono precisi nel tra-
rio della pergamena soprattutto nel mandare i repertori locali con le lo-
margine inferiore esterno, cioè nel ro peculiarità (brani propri, lezioni
punto dove si doveva necessariamente musicali che riflettono l’ambito cul-
toccare il libro per girare le carte. Chi turale specifico), dall’altro lato spes-
ha pratica di codici liturgici medie- so non sono testimoni attendibili per
vali avrà incontrato ulteriori testi- la trascuratezza con cui trasmettono
monianze al riguardo [4]. Con ciò il repertorio. Con “trascuratezza” non
non intendo affermare che nei codi- solo intendo sottolineare gli errori,
ci liturgico-musicali non ci siano mai ma anche il frequente fenomeno del
stati interventi di emendamento te- mancato allineamento delle note ri-
stuale o melodico; ma tale operazio- spetto alle sillabe su cui dovrebbero
ne è estremamente rara rispetto ai ca- essere cantate [5].
si di mende che non sono state cor- I libri medievali con musica non
rette. Tutto ciò mi conforta nell’ipo- sono libri di musica in senso moder-
tesi che nella pratica liturgica me- no. Con ciò non si nega che, in qual-
dievale, e ancora dopo, il canto era che situazione particolare, potessero
eseguito in forza della tradizione ora- essere utilizzati anche per ricordare il
le e non della trasmissione scritta. movimento di una melodia o addi-
Probabilmente ci si trova di fronte rittura per leggere le note. Ma que-
ad un caso paradossale. Ritengo che sta funzione sembra costituire un’ec-
il codice musicale servisse ai cantori cezione. La maggiore utilità “musi-
in modo sporadico (perlopiú in qual- cale” dei codici risiedeva nel fatto di
che intervento didattico) e veramen- ricordare ai cantori i brani che essi
te marginale, giacché la musica la co- dovevano eseguire, in quale giorno e
noscevano e la conoscevano bene, in quale successione. Di là da que-
tutta, a memoria, nei minimi parti- st’aspetto, il loro valore precipuo è da
colari. I codici musicali potrebbero ricercarsi nella valenza simbolica.
essere stati pensati, redatti e conser- Quest’ultima è sottolineata, fra l’al-
vati con cura per i non-musici – per tro, dai (sontuosi) apparati icono-

4] Cfr., ad esempio, l’inizio dell’introito pasquale sicali, ritengo che dovrebbe essere incrementa-
Resurrexi nei MSS Benevento, Biblioteca Capitola- ta la ricerca sulle testimonianze manoscritte. Per
re, MS 35, c. 69r (sec. XI-XII) e 39, c. 29v (sec. XIex). tutte valga G. Baroffio, Iter Liturgicum Italicum,
5] Nonostante questo giudizio – solo appa- CLEUP, Padova 1999; la banca dati, che è alla
rentemente negativo – sui codici liturgico-mu- base del repertorio, conta oggi oltre 21.700 unità.
24 giacomo baroffio

grafici che arricchiscono molti esem- La storia del libro liturgico prevede
plari, senza che la magnificenza del- la sua redazione finalizzata ad una pre-
le miniature apporti un pur minimo cisa comunità, le cui necessità pasto-
contributo alla pratica musicale [6]. rali e consuetudini celebrative trovano
Il caso limite dei libri musicali po- riscontro nel codice ad essa destinato.
ne pertanto in evidenza un fenome- L’uso talora quotidiano, e le modifi-
no culturale: i libri liturgici non ser- che che la vita liturgica comporta nel
vono soltanto per la celebrazione, ma tempo, sono i due elementi che ren-
assolvono a diversi compiti. In pri- dono precario il manufatto o perché
mo luogo fissano in modo chiaro ed rovinato o perché non corrisponde piú
inequivocabile la tradizione di una in tutto alle esigenze concrete della ce-
comunità e la rendono materialmente lebrazione. Ciò spiega il cambio dei li-
tangibile (si pensi alla musica che di bri di una comunità e il loro destino:
fatto esiste soltanto nel momento in alcuni, pochissimi esemplari, sono con-
cui risuona, poi scompare o si con- servati per venerazione e rispetto o an-
serva al massimo nella memoria). che per il pregio artistico; ma la mas-
In secondo luogo questi libri con- sima parte dei codici è usata per nuo-
tengono testi autorevoli che riflettono vi impieghi, e un’altissima percentua-
il dialogo tra Dio e l’uomo, in qualche le finisce per essere distrutta totalmente.
modo esprimono il cuore di una co- Una parte consistente del materiale li-
munità, il profondo dei sentimenti e brario medievale sopravvive in uno sta-
dell’intelligenza, dell’azione e della poe- to assai precario dal momento che ha
sia. Il libro liturgico diviene quindi la trovato un riutilizzo nei laboratori di
carta da visita con cui un nucleo sociale legatoria. La pergamena poteva servi-
si presenta affermando la sua posizio- re egregiamente quale carta di guardia,
ne attraverso la sobria povertà dei ma- toppa, braghetta o altro in codici suc-
nufatti oppure la loro magnificenza e cessivi. Soprattutto nel Cinquecento
ricchezza lussureggiante che sprigiona e nel Seicento centinaia di migliaia di
faville, i sontuosi apparati iconografici singole carte o interi fogli sono stati
e la particolare cura nell’impaginazio- impiegati come coperte per protegge-
ne, nella scrittura, nella legatura che re registri cartacei. Il fenomeno è co-
possono rendere oltremodo prezioso il mune in tutta l’Europa, ma in Italia la
manufatto. Si dà il caso di libri liturgi- situazione presenta un numero straor-
ci quasi mai utilizzati durante le cele- dinariamente alto di pezzi e si può pre-
brazioni, ma sempre aperti per mostrare sumere che una grande percentuale
ai visitatori – ad esempio, dei dogi di delle decine di migliaia di frammenti
Venezia – il potere dei committenti e librari sia costituita da materiale litur-
di quanti erano destinati a fruirne. gico.

6] Sulla problematica dei codici con musica in musica?”, in G. Cattin (a c. di), Il canto piano nel-
relazione all’esecuzione delle melodie liturgiche l’era della stampa, Provincia autonoma - Servizio
cfr. G. Baroffio, “I libri con musica: sono libri di Beni librari e archivistici, Trento 1999, pp. 9-12.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 25

Il libro liturgico è di fatto un mi- in modo sistematico la notazione,


crocosmo caleidoscopico che riflette risalgano all’anno 800 circa, ma bi-
la ricchezza di uno straordinario cro- sognerà attendere ancora piú di un
cevia di culture. Nei messali, nei bre- secolo prima di vedere una vera dif-
viari e nelle decine di altre tipologie fusione di questi libri che costitui-
librarie s’intersecano e si fondono in- scono una novità rispetto alla tradi-
sieme passato e attualità, eredità orien- zione precedente. L’inserimento del-
tali e patrimoni dell’Occidente latino, la musica sopra il testo comporta
musica e poesia, teologia e politica [7]. una riduzione, anche notevole, del
corpo di scrittura al fine di amplia-
re lo spazio interlineare e permette-
IL LIBRO LITURGICO MUSICALE re un inserimento piú agevole dei
neumi. Questo fenomeno segnerà
Nella liturgia medievale nessuna pa- l’impaginazione di tutti i codici con
rola era semplicemente “detta”, tut- differenti generi letterari fino a tut-
te erano cantate: le parole dei canti, to il XVI secolo. Nei messali e nei bre-
naturalmente, ma anche quelle del- viari, infatti, i testi dei canti nel for-
le letture e delle orazioni. Dal mo- mato sono piú ridotti dei testi del-
mento che queste due tipologie, let- le letture e delle orazioni, anche nel
ture e orazioni, prevedevano gene- caso in cui non ci sia la notazione
ralmente l’esecuzione su un modu- musicale.
lo melodico relativamente semplice Sotto il profilo codicologico si pos-
e standardizzato, le relative musiche sono ricordare alcune particolarità:
di solito non sono scritte e i testi so- l’uso, ad esempio, della pergamena
no trasmessi nei codici perlopiú sen- purpurea per alcuni rari libri, pro-
za notazione. Per convenzione si con- babilmente perché i canti sono Pa-
sidereranno libri musicali i codici che rola di Dio [9]; la struttura libraria
presentano i testi dei canti, intesi del codice che diviene egemone ed
questi ultimi in senso stretto [8]. esclusiva, lasciando poco spazio ad
Non è escluso che i primi libri li- altre tipologie quali il rotolo [ 10];
turgici, nei quali è stata introdotta l’impaginazione a una o a due co-

7] Cfr. B.G. Baroffio, I codici liturgici: spec- 10] Su alcune tipologie di rotoli cfr. Th.F. Kelly,
chio della cultura italiana nel medioevo. Pun- The Exultet in Southern Italy, Oxford University
ti fermi – appunti di lettura – spunti di ri- Press, New York - Oxford 1996; Idem, “The li-
cerca, in «Ecclesia Orans» IX (1992), pp. 233- turgical rotulus at Benevento”, in J. Szendrei, D.
276. Hiley (a c. di), Laborare fratres in unum. Festschrift
8] Informazioni importanti sui canti si pos- Laszlo Dobszay zum 60 Geburtstag, Weidmann,
sono desumere anche da codici liturgici che Hildesheim-Zurich 1995, pp. 167-186; Idem, A
ne riportano soltanto i testi senza la nota- Milanese Processional Roll at the Beinecke Library,
zione. in «The Yale University Library Gazette» LXXIII
9] Cfr. il cantatorio senza notazione musica- (1998), pp. 14-31; Archivio di Stato di Torino
le, Monza, Biblioteca Capitolare, MS 88 (7 B (a c. di), Il rotolo funerario di Bosone abate di San
13) (Francia o Italia settentrionale, sec. IX2/3), Giusto di Susa, La Novalesa, Comunità Bene-
scritto su due colonne. dettina dei SS. Pietro e Paolo, Novalesa 1988.
26 giacomo baroffio

lonne per interi codici [11] o per al- Nell’esaminare ora alcune tipolo-
cune sezioni, come avviene nelle li- gie di libri liturgici, ci si limiterà sol-
tanie del sabato santo in alcuni gra- tanto a quelli che di solito conten-
duali [12]. Il formato è assai variabi- gono canti. Si può osservare che so-
le, da misure minime di un oggetto litamente in questi libri il materiale
tascabile a estensioni assai ampie [13]. è presentato in due sezioni ben di-
Le dimensioni dei codici non devo- stinte: il temporale (che abbraccia il
no però trarre in inganno: di solito ciclo pasquale, Natale-Epifania [14]
quanto piú estesa è una pagina, tan- e le domeniche e inizia, perlopiú,
to minore è il suo contenuto perché dalla I domenica d’avvento) e il san-
con il tempo il corpo di scrittura è torale (le feste proprie dei singoli san-
stato ingrandito con la conseguenza ti – con inizio da Sant’Andrea – e il
di ridurre il contenuto di ciascuna commune sanctorum con i formulari
pagina. Ciò spiega, fra l’altro, come specifici di ogni categoria: apostoli,
mai i canti di un antifonario nel se- martiri, confessori...). Nel caso in cui
colo XII erano contenuti in un uni- un canto è ripetuto piú volte (nel
co volume di modeste dimensioni, temporale) in un libro liturgico, lo
mentre nei secoli XV e XVI non ba- si scrive soltanto alla prima evenien-
stavano da due a sei o ancora piú to- za e le volte successive si rimanda al-
mi di enormi dimensioni. la pagina precedente. I canti del san-

11] I messali e i breviari spesso hanno due co- due sequenze per il patrono locale nel tomo suc-
lonne: cfr. i messali Foligno, Archivio di Stato, cessivo, MS E, c. 196v (Sancti Baptistae Christi
MS Coperte Notarili 1, 6; Firenze, Biblioteca praeconis) e c. 198r (Alme mundi rex Christe). Le
Medicea Laurenziana, MS Gadd. 44 (sec. XII); litanie possono essere scritte anche su un nume-
Roma, Biblioteca Casanatense, MS 450 (sec. ro maggiore di colonne, ad esempio su tre, come
XIII); Madrid, Biblioteca Nacional, MS 9538 (sec. nel caso di codici a riga piena, ad esempio, il tro-
XIV); Assisi, Biblioteca Comunale, MS 614 (sec. pario-sequenziario-processionale nonantolano
XV); i breviari Bovino, Archivio Capitolare, MS Roma, Biblioteca Casanatense, MS 1741, c. 183v
s.s. (sec. XII); Assisi, Biblioteca Comunale, MS (altra litania su 3 colonne nel codice nonantola-
611 (sec. XIII); Madrid, Biblioteca Nacional, MS no Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, MS Sess.
9082 (sec. XIV); Augsburg, Universitätsbibliothek, 71); su quattro colonne, come nel frammento di
MS I.2.2° 35 (sec. XV). A due colonne sono an- messale aretino del sec. XI conservato a Bologna,
che alcuni salteri-innari con musica come Arez- Biblioteca Universitaria, MS 2217, c. 165vr.
zo, Biblioteca del Seminario, MS Arch. 17 (sec. 13] Si confrontino, ad esempio, due codici
XV); Firenze, Archivio Provinciale della Curia, del sec. XVI: un processionale di Assisi con uno
OFM, MS A (secc. XV-XVI). Eccezionalmente ci pos- specchio di scrittura di mm 70 × 140 (Assisi,
sono essere codici a tre colonne, come i salteri Ca- Biblioteca di Santa Maria degli Angeli, MS s.s.)
maldoli, Archivio dell’Eremo, MS s.s. + Oslo/Lon- e un graduale della Certosa di Pavia di 660 ×
don, Collezione M. Schøyen, MS 620 (Salterio 415 mm (Pavia, Archivio della Certosa di San-
di San Romualdo, sec. IX); Pisa, Biblioteca Uni- ta Maria delle Grazie, MS 821, 1574).
versitaria, MS 544 (sec. XII); Vaticano, Bibliote- 14] Poiché nei formulari dei giorni che se-
ca Apostolica Vaticana, Arch. cap. S. Pietro MS guono il Natale, la liturgia prevede in parte la
E 13 (Toscana-Umbria, sec. XII). ripetizione di brani propri della solennità, la
12] Per esempio San Giovanni in Persiceto, memoria liturgica dei santi Stefano, Giovanni
Museo d’Arte Sacra, MS D, c. 143v (scritto a Bo- evangelista e Innocenti (26-27 dicembre) è col-
logna per San Giovanni in Persiceto, sec. XIV2). locata nel temporale, non nel santorale tra le fe-
La destinazione è evidenziata dalla presenza di ste di dicembre.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 27

torale spesso sono inseriti nel Com- questo canto processionale si segna-
mune specifico al quale si rimanda la soltanto il primo versetto [18]. Nei
dalle pagine precedenti del Proprium codici dei secoli XI e XII non è raro
sanctorum. trovare i brani musicali interpolati
da tropi [19], e l’introito è il canto
che ha avuto il maggior numero di
I PRINCIPALI LIBRI rielaborazioni tropistiche [20].
MUSICALI DELLA MESSA Il graduale (graduale, responsorium,
responsorium graduale) si presenta
Il graduale [15] nelle due sezioni che lo compongo-
no, il responso e il versetto (versus)
Il libro che contiene i canti del Pro- solistico, che normalmente si man-
prium Missae è il graduale [16]. Il li- tiene in una tessitura piú alta rispet-
bro che noi conosciamo si presenta to al responso. È da tener presente
già strutturato con i canti inseriti nei che nell’esecuzione, dopo il versus,
singoli formulari che seguono la suc- la schola ripete integralmente il re-
cessione dell’anno liturgico inizian- sponso. Spesso nel graduale e nel-
do con l’Ad te levavi dell’introito del- l’alleluia si trovano melismi che so-
la I domenica d’avvento [17]. All’in- no ripetuti nel medesimo brano o si
terno di ogni formulario si succedo- trovano in altri pezzi del medesimo
no i singoli canti secondo lo svolgi- genere. In molti casi questi melismi
mento dell’azione eucaristica. Del- non sono scritti per esteso, perché ai
l’introito (introitus, antiphona, offi- cantori l’inizio di un vocalizzo ri-
cium) si presenta l’antifona integra- chiamava alla mente lo svolgimento
le, mentre della salmodia propria di completo della sezione.

15] Il graduale o alcune sue parti si chiama- 18] Cfr., a proposito dei testi, R. Steiner,
vano Antiphonarium Missae, Gradalicantum, “Non-Psalm verses for Introits and Commu-
Graduale, Greale, Ingressarium (nel rito ambro- nions”, in W. Arlt, G. Björkvall (a c. di), Re-
siano), Ingressurium, Liber gradalis, Liber gra- cherches nouvelles sur les tropes liturgiques, Alm-
dualis, Sanctuarium (sezione del santorale). qvist & Wiksell, Stockholm 1993, pp. 441-447.
16] Sui canti della Messa cfr. R.-J. Hesbert, 19] Ad esempio, Novara, Archivio Storico
Antiphonale Missarum Sextuplex d’après le gra- Diocesano, MS G 1 (Novara, sec. XI2); Ivrea, Bi-
duel de Monza et les antiphonaires de Rheinau, blioteca Capitolare, LX (Ivrea o Pavia per Ivrea,
du Mont-Blandin, de Compiègne, de Corbie et de sec. XI); Roma, Biblioteca Angelica, MS 123 (Bo-
Senlis, Vromant & C°, Bruxelles 1935 (edizio- logna, 1039).
ne sinottica di 6 tra le piú antiche fonti); G. Mi- 20] Cfr. B. Baroffio, “I tropi d’introito e i can-
lanese, Concordantia et instrumenta lexicographica ti pasquali in un graduale italiano del sec. XIII
ad Graduale Romanum pertinentia, praefata est (Monza, Biblioteca Capit. K 11)”, in F. Luisi (a
Mirella Ferrari, Editrice Liguria, Genova-Savo- c. di), Studi in onore di Giulio Cattin, Torre d’Or-
na 1996. feo, Roma 1990, pp. 3-14; F. Checcacci, I tro-
17] Non c’è traccia nella tradizione mano- pi d’introito nel manoscritto Volterra, Biblioteca
scritta di libelli specifici per ogni singolo canto Guarnacci, ms. L.3.39, tesi di laurea, Università
della Messa, come suppone J. McKinnon in The di Pavia-Cremona 1997-1998; M.L. Inguscio,
Advent Project: The Later-Seventh-Century Crea- I tropi d’introito nella tradizione della Chiesa di
tion of the Roman Mass Proper, University of Ca- Parma, in «Rivista Internazionale di Musica Sa-
lifornia Press, Berkeley 2000, p. 124. cra» XXIII (2002), pp. 65-93.
28 giacomo baroffio

Il cantatorio [21] duale e nel tropario con i vari canti


distinti nelle rispettive tipologie e la
Nelle prime testimonianze il can- loro individuazione era resa possibi-
tatorio raccoglie unicamente i testi le soprattutto dai tropi [26]. Proba-
dei canti interlezionali (graduale, trat- bilmente solo dal XIV secolo i vari
to, alleluia e cantici della veglia pa- brani (Kyrie, Sanctus, Gloria ed even-
squale) [22]. I codici piú antichi si di- tualmente il Gloria, previsto per le
stinguono per il formato oblungo in feste e le domeniche) sono stati rac-
cui l’altezza è circa tre volte la lar- colti sino a costituire vari cicli desti-
ghezza [23]. In alcuni esemplari so- nati alle diverse celebrazioni, dalle
no scritti per esteso soltanto i verset- grandi solennità alla liturgia della
ti solistici. A seconda delle situazio- quaresima e dei defunti. Tali cicli
ni culturali dei centri produttori, il hanno attinto materiale di origine
cantatorio può contenere anche bra- assai diversa – sia sotto il profilo cro-
ni tropati con la presenza di prosulae, nologico, sia sotto quello geografico –
come nel caso del già ricordato can- e hanno visto differenti redazioni.
tatorio di Nonantola. Un esempio, abbastanza diffuso in
Italia, è quello di un Kyriale bolo-
Il Kyriale [24] gnese redatto negli anni Settanta del
sec. XIV [27] [TAB. 1].
Questo libro raccoglie i canti del- In base agli studi piú recenti la se-
l’Ordinarium Missae che si distin- guente tabella segnala la data della
guono a causa del testo fisso e iden- piú antica fonte che contiene i sin-
tico in ogni celebrazione [25]. Que- goli brani dell’odierno Kyriale vati-
sta raccolta è spesso inserita nel gra- cano [28] [TAB. 2].

21] Il cantatorio (Cantatorium, Graduale) nel- 24] Il kyriale (Chiriale, Kyriale) soprattutto
la tradizione domenicana ha assunto il nome di in ambito francescano ha assunto il titolo di
Pulpitarium, segno che era divenuto un libro da Cantoria.
porsi su un leggio. 25] Il nucleo centrale del Kyriale è costituito da
22] Il piú antico cantatorio è italiano e se ne Kyrie eleison, Gloria in excelsis, Sanctus e Agnus Dei.
conosce un frammento in Ungheria, a Sarospa- Ad essi si è aggiunto all’inizio dell’XI secolo il Cre-
tak (sec. VIII2). Il cantatorio di Monza (sec. IX2/3: do. Sono considerati canti dell’ordinario – e sono
soli testi) è stato edito da R.-J. Hesbert, Antiphonale trasmessi nei kyriali – anche le formule di conge-
Missarum Sextuplex d’après le graduel de Monza do (Benedicamus Domino e Ite missa est) e due an-
et les antiphonaires de Rheinau, du Mont-Blandin, tifone che con un salmo accompagnano la bene-
de Compiègne, de Corbie et de Senlis, Vromant & dizione dell’acqua lustrale (Asperges me e Vidi aquam).
C°, Bruxelles 1935; il cantatorio di Nonantola 26] Ancora oggi nel Graduale Romanum e nel
(sec. XII1: con musica) è stato riprodotto a colo- Liber Usualis la massima parte dei Kyrie – e, per
ri in G. Baroffio, Cantatorium: appunti di viag- estensione, i rispettivi cicli delle Messe – han-
gio: abbazia di Nonantola, Comune di Nonan- no il nome di un tropo.
tola 2002. 27] San Giovanni in Persiceto, Museo d’Ar-
23] Sul formato cfr. M. Huglo, Les livres de te sacra, D, c. 160v; E, c. XXX. I numeri di rife-
chant liturgique, Turnhoult, Brepols 1988, p. rimento si riferiscono alle edizioni vaticane.
100. Il formato oblungo ha permesso/suggeri- 28] Tra parentesi è segnalata la datazione pro-
to di utilizzare delle valve eburnee come coper- posta a suo tempo dai monaci di Solesmes nel-
te di vari cantatori. le edizioni vaticane.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 29

formulario Kyrie Gloria Sanctus Agnus Dei Ite


In maioribus duplicibus Ilib IX IV
In minoribus duplicibus IV IV IV IV IV
In maioribus semiduplicibus VI II XVII XI
In minoribus semiduplicibus XIV XIV VIII XII XI
In dominicis diebus XI XI XI XI XI
In adventu et XL XII XV XV XV
In minoribus simplicibus XIV
In ferialibus diebus XVII
c -
In agenda defunctorum (VIII) VIII
In missis BVM
Tab.1

Ed. Vat. Tropo del kyrie Kyrie Gloria Sanctus Agnus


I Lux et origo XI (X) X XI (X) XVII (X)
II Fons bonitatis XI (X) XII (XIII)XII (XII-XIII)
X
III Deus sempiterne X (XI) XII (XI) XI (XII) XII (XI)
IV Cunctipotens genitor Deus X X XI XI (XIII)
V Magnae Deus potentiae XIII XII XII ? (XII)
VI Rex genitor X X XII (XI) X (XI)
VII Rex splendens X XII XII (XI) XIV (XIII)
VIII De angelis XII (XV) XV (XVI) XII XIV (XV)
IX Cum iubilo XII XII (XI) XIII (XIV)XII (XIII)
X Alme Pater XII (XI) XIV (XV) XIV (XII)
XI Orbis factor XI (X) X XII (XI) XIII (XIV)
XII Pater cuncta XI (XII) XII XIII XIII (XI)
XIII Stellifer conditor orbis XI XI (XII) XV (XIII) *
XIV Iesu redemptor X X XII XIV
XV Dominator Deus X (XI) X XI (X) XI (XIV)
XVI X (XI) - XIII XI (X)
XVII Kyrie salve XIII (XIV)- XI XI (XIII)
XVIII Deus genitor alme XII (XI) - XII (XIII)XI (XII)

* Schildbach, Das einstimmige Agnus Dei, 166 segnala il brano in appendice (numero 2) senza indicazione
di fonti; cos pure Dominicus ErklärungJohner,des Kyriale nach Text und Melodie,Regensburg,Fr. Pustet
1933, p. 89.
Tab.2

Il Credo, si è già accennato, ha avu- dell’alternanza esecutiva (Gloria in ex-


to una trasmissione autonoma rispet- celsis, Magnificat [detto anche concen-
to agli altri canti dell’Ordinarium Mis- tus evangelii], inni) – nei libri si trova-
sae. In alcuni Credo – e anche in altri no talora dei testi lacunosi, con l’o-
testi liturgici interessati dal fenomeno missione di intere porzioni [29]. Para-

29] Cfr., ad esempio, il Kyriale francescano G. Baroffio, Fonti trascurate per la storia del Gre-
ligure del secolo XVII conservato a Genova, Cen- goriano in Italia: i kyriali francescani della Li-
tro Studi Francescano, 18. Su questo impor- guria, in «Analecta Musicologica» XV (1998),
tante fondo per la storia del Kyriale in Italia cfr. pp. 69-78.
30 giacomo baroffio

dossalmente non si tratta di lacune ve- Il tropario [31]


re e proprie: in questi casi siamo sem-
plicemente di fronte a testimoni della All’inizio della tradizione mano-
prassi alternata che prevedeva il canto scritta, i tropi erano probabilmente
di alcune strofe in gregoriano, alterna- raccolti in libelli o in piccoli fascicoli
to con altre strofe cantate dall’organo. autonomi. In seguito, a partire dal X
Queste ultime sezioni, riservate all’or- secolo, si incontrano due forme mag-
gano (oppure anche a interventi po- giori di trasmissione di questo reper-
lifonici), di solito sono omesse dai co- torio particolare. In alcuni graduali
dici. Non mi risulta che esistano in Ita- dell’XI secolo i tropi sono inseriti di
lia e in tutto l’Occidente latino feno- preferenza nel corpo dei singoli for-
meni librari analoghi a quanto, inve- mulari [32], mentre in altri manoscritti
ce, si trova in alcuni libri di rito siria- ci sono delle sezioni ben distinte [33].
co. Dal momento che nel canto di cer- Nel primo caso i tropi – costituiti per-
ti brani – penso in particolare ai salmi lopiú da sezioni come l’exodium e l’inter-
e agli inni – si alternano la parte destra calatio – sono inseriti a incastro nel
e sinistra del “coro” che ha a disposi- brano liturgico originale. Nel secon-
zione due libri gemelli posti su un leg- do caso, invece, il tropo è scritto per
gio a due facce, sarebbe stato possibile intero e del brano “madre” sono sol-
scrivere in un libro i soli versetti/strofe tanto segnalate le parole iniziali delle
dispari, nell’altro i soli versetti/strofe varie sezioni che s’incastrano con il te-
pari dei salmi e degli inni. In questo ca- sto/musica tropistico. Ancora: nei co-
so sarebbe stato sufficiente cambiare la dici contemplati nel primo caso, il for-
posizione dei due libri ogni settimana mulario delle feste importanti contie-
con la rotazione del chorus, con la par- ne i canti del proprio e anche quelli
te cioè che inizia i brani liturgici e in dell’ordinario (Credo escluso), ciascu-
cui si trova l’ebdomadario del momento. no con un proprio tropo. Nel secon-
Oltre ai canti del proprio, anche do caso i tropi sono raggruppati di so-
tutti i canti dell’ordinario sono sta- lito non in base ai formulari, ma alla
ti tropati. Il tropo del Kyriale che si tipologia dei canti. Per il fatto che i
è conservato piú a lungo è un inser- tropi sono canti solistici, i tropari si
to mariano nel Gloria IX [30]. affiancano alla tradizione del cantato-

(a c. di), Troparium sequentiarium Nonantola-


30] Sulla fortuna e su varie recensioni di que- num. Cod. Casanat. 1741 luce litterisque descri-
sto tropo cfr. B. Schmid, Der Gloria Tropus Spiri- psit dissertationem historicam addidit I. V., Aca-
tus et alme bis zur Mitte des 15. Jahrhunderts, Sch- demia Scientiarum Litterarum Artium, Mode-
neider, Tutzing 1988. na 1955.
31] Per una panoramica sulla tradizione ma- 32] Cfr. i due manoscritti di Ivrea e di No-
noscritta del tropario (Troparium, Troparius, Tro- vara ricordati in precedenza.
perium, Trophanarius, Tropharius, Trophonarius, 33] È il caso del famoso graduale bolognese
Tropi, Troponarius) cfr. H. Husmann, Tropen- del 1039: Roma, Biblioteca Angelica, MS 123.
und Sequenzenhandschriften, RISM B V/1, Henle, Riproduzione in Le codex 123 de la Bibliothè-
München-Duisburg 1964. Riproduzione di un que Angelica de Rome (XIe siècle). Graduel et tro-
tropario-sequenziario-processionale: G. Vecchi paire de Bologne, Lang, Berne 1969.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 31

rio e ne ricalcano, almeno inizialmente, soprattutto nei libri degli ordini men-
il formato oblungo [ 34]. Non poca dicanti [37]. La forma standard dei
importanza, nell’investigazione dei secoli precedenti (XI e XII) è quella
tropi, ha il titolo che essi presentano del tropario-sequenziario. Nella tra-
nelle fonti liturgiche [35]. dizione italiana dell’XI secolo si no-
ta l’inserimento di acclamazioni al-
Il sequenziario [ 36] leluiatiche dopo la prima strofa e me-
lismi dopo le strofe successive.
Prima del tropario si è probabil-
mente concretizzata la realizzazione Il messale
del sequenziario: esso raccoglie le se-
quenze o prosae, un canto che risul- Dopo vari tentativi di riordinare in
ta complementare dell’alleluia, am- modo organico tutto il materiale ne-
plificandone testo e musica. Piccoli cessario per la celebrazione eucaristica
gruppi di sequenze si trovano in mol- [38], si è giunti alla redazione di un li-
ti graduali anche dopo il secolo XIV, bro onnicomprensivo, il messale “ple-

34] Cfr. M. Huglo, Les livres…, cit., pp. 123- tin, A. Lovato (a c. di), Contributi per la storia della mu-
125. sica sacra a Padova, Istituto per la Storia ecclesiastica pa-
35] Cfr. E. Odelman, Comment a-t-on appelé dovana, Padova 1993, pp. 43-92; M.L. Inguscio, Le
les tropes? Observations sur les rubriques des tropes sequenze nella tradizione della Chiesa di Parma, in «Ri-
des Xe et XIe siècle, in «Cahiers de civilisation mé- vista Internazionale di Musica Sacra» XXI (2000), pp.
diévale» XVIII (1975), pp. 15-36. 195-233; P. Panzetti, Piacenza 65. Un manoscritto li-
36] Esemplari di sequenziario (Liber Hymnorum, turgico-musicale del sec. XII, 2 voll., tesi dottorale, Pon-
Liber sequentiarum, Prosarium, Sequentiae, Sequentia- tificio Istituto di Musica Sacra, Roma 1966-1967 (edi-
rium) italiani o repertori locali sono stati investigati e/o zione di 62 sequenze); D. Hiley (a c. di), Das Reper-
pubblicati da L. Brunner, Catalogo delle sequenze in toire der normanno-sizilischen Tropare. I: Die Sequen-
manoscritti di origine italiana anteriori al 1200, in «Ri- zen, Bärenreiter, Kassel 2001(edizione di 100sequenze);
vista Italiana di Musicologia» XX (1985), pp. 191-276 H. Prévost, Recueil complet des célèbres séquences du véné-
(oltre 260 sequenze); G. Pressacco, Monumenta Eccle- rable maître Adam le Breton chanoine régulier de l’ab-
siae Aquileiensis Liturgica. Tropi, prosule e sequenze del baye royale de Saint-Victor de Paris (XIIe siècle) d’après les
messale aquileiese. Un primo censimento, Udine, De- manuscrits de la même Abbaye, Imprimerie Saint-Mar-
putazione di storia patria del Friuli s.d. [1995]; T. Gor- tin, Ligugé 1901.
dini, Le sequenze adespote nelle fonti manoscritte del re- 37] Cfr., ad esempio, E.J. Kim, Corpus Se-
pertorio “patriarchino”, tesi di laurea, Università degli quentiarium…, cit.
Studi di Padova 1998/99 (edizione di 78 sequenze); 38] Tra questi tentativi si possono ricordare va-
S.J. Kim, Le Sequenze nei cinque Graduali della Bi- ri ampliamenti della raccolta eucologica, il sa-
blioteca Capitolare di Benevento. Trascrizione diploma- cramentario. Si conoscono sacramentari con la
tica comparativa, Apparato critico e musicale, Analisi. In- segnalazione marginale o interlineare dei soli in-
dice delle concordanze verbali, tesi dottorale, Pontificio cipit dei canti (Milano, Biblioteca Ambrosiana,
Istituto di Musica Sacra, Roma 1999 (edizione com- MS H 200 inf., Vercelli, sec. XIex); sacramentari
parata di 130 pezzi); P. Damilano, Sequenze bobbiesi, con antifonario integrato nei formulari (Firenze,
in «Rivista Italiana di Musicologia» II (1967), pp. 3- Biblioteca Riccardiana, MS 299, Roma, sec. XIex);
35; G. Cattin, Novità dalla Cattedrale di Firenze: po- sacramentari con evangelistario e antifonario inte -
lifonia tropi e sequenze nella seconda metà del XII secolo, grati nei formulari che presentano anche l’incipit
in «Musica e Storia» VI (1998), pp. 7-36; E.J. Kim, delle epistole (Firenze, Biblioteca Medicea Lau-
Corpus Sequentiarum Italicum: Il sequenziario france- renziana, MS Conv. Soppr. 233, Vallombrosa [?],
scano arborense, in «Rivista Internazionale di Musica sec. XIII-XIV). Per altre strutture arricchite e com-
Sacra» XXIII (2002), pp. 119-144; F. Negro, “Le se- plesse del sacramentario cfr. G. Baroffio, “I ma-
quenze della tradizione liturgica padovana”, in G. Cat- noscritti liturgici italiani tra identità universale e
32 giacomo baroffio

nario”. Esso può riportare anche la no- serito in modo organico nel formula-
tazione musicale sui canti e su altre se- rio liturgico secondo l’ordine dello svol-
zioni particolari come alcuni incisi del gimento della celebrazione [41]. In al-
Passio, le orazioni solenni del venerdí cune fonti di area del Nord-Est italia-
santo, le litanie del sabato santo e i pre- no da Bressanone al Friuli, probabil-
fazi. Non mancano nei secoli XI e XII mente sotto l’influsso di Salisburgo, il
messali interamente o parzialmente messale riunisce in unico tomo le va-
notati [ 39], che spesso presentano al rie sezioni corrispondenti ai singoli li-
loro interno tropi e sequenze [40]. Di bri originali (sacramentario, leziona-
solito, a metà del temporale, dopo la rio, graduale) [42]. Nello studio dei
veglia pasquale è inserito l’Ordo Missae messali occorre distinguere tutte le va-
e alla fine della stessa sezione segue il rie sezioni che corrispondono alle va-
santorale. Il materiale del messale è in- rie tipologie che lo costituiscono.

particolarismi locali”, in S. Gensini (a c. di), Vi-


ta religiosa e identità politiche: universalità e par- Tropen zum Proprium Missarum. Aus handschrift-
ticolarismi nell’Europa del tardo medioevo, Pacini, lichen Quellen herausgegeben, Leipzig, Reisland
Ospedaletto 1998, pp. 450-451 nota 7. 1906, pp. 21-44. A Firenze, Biblioteca Riccar-
39] Interamente notato è il messale Bene- diana, ho individuato nel frammento 4026.185
vento 33; parzialmente notato è il codice pia- i resti di un messale neumato di area umbro-la-
centino in gran parte ricuperato da G. Savi, I ziale del sec. Xex-XIin, testimone nel suo spazio li-
frammenti liturgici del fondo “Estimi rurali far- mitato (formulario di san Michele) di interes-
nesiani” dell’Archivio di Stato di Piacenza. In- santi tropi e sequenze: cfr. G. Baroffio, “Messa-
ventario dei libri della Messa, tesi di laurea Scuo- le”, in G. Lazzi (a c. di), I colori del divino, Edi-
la di Paleografia e Filologia Musicale, Cremona zioni Polistampa, Firenze 2001, pp. 193-195
1997-1998. [scheda 58].
40] Estremamente interessante al riguardo si 41] Un formulario completo di messale com-
è rivelato il ricupero di materiale frammentario. prende pertanto: il canto dell’introito, l’orazio-
Due casi: Cesena, Biblioteca Comunale Malate- ne colletta, la lettura (apostolo), i canti interle-
stiana, MS Inc. 159.70 presenta come carta di zionali (graduale e tratto o alleluia), la perico-
guardia un frammento di messale (sec. XI1) con pe evangelica, il canto dell’offertorio, l’orazio-
neumi di area emiliano-bolognese. All’inizio del- ne sopra le offerte, il canto di comunione, l’o-
la messa del 2 febbraio c’è un breve tropo, Re- razione dopo la comunione e, in quaresima, l’o-
sponsum accepit Simeon, segnalato finora in sole razione super populum.
due altre fonti (Modena, Biblioteca Estense e 42] Tale “com-posizione” del messale è pro-
Universitaria, MS O.I.7 di Forlimpopoli [?] e Ber- babilmente il primitivo tentativo di assemblare
lin, Staatsbibliothek, MS 40608 di Venezia): cfr. insieme un vasto materiale eterogeneo. Potreb-
A.-K. Andrews Johansson, Tropes du propre de la be essere un indizio di tale fenomeno nell’Italia
messe. 4: The Feasts of the Blessed Virgin Mary, edi- centro-meridionale il nome Comes dato ad al-
ted with an Introduction and Commentary, cuni messali, quale reminiscenza della prima se-
Stockholm, Almqvist & Wiksell 1998, p. 227. zione di un messale arcaico che si apriva con la
Il messale di Cesena è la piú antica testimonian- sezione delle letture. K. Gamber, Codices Litur-
za di questo tropo, ma ha anche una particola- gici Latini Antiquiores, Universitätsverlag, Frei-
rità: il tropo qui è preceduto da un’introduzione burg Schweiz 19682 segnala il titolo Liber co-
poetica, senza musica nonostante il carattere mi- mite/comitis all’inizio dei messali Lucca, Biblio-
nuscolo della scrittura testuale «Cantica nunc lau- teca Capitolare, MS 606 (Lucca?, sec. XIin: nr.
dis celebrantibus vocibus altis / Nam sacra lux 1417); Roma, Biblioteca Vallicelliana, MS B 23
vera perlucet utraque salute». Questa introdu- (monastero di San Bartolomeo nell’Italia cen-
zione non si trova nell’Appendix: C. Blume (a c. trale, sec. XIIin: nr. 1425); Città del Vaticano,
di), Metrische Introduktionen zum Graduale und Biblioteca Apostolica Vaticana, MS Ottob. lat.
Antiphonale, Tropen des Missale im Mittelalter. II: 576 (area di Benevento, sec. XIin: nr. 437).
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 33

Non mancano casi in cui un mes- cipit dell’introito e del communio è


sale sia integrato con elementi di al- scritto per esteso un versetto salmo-
tre azioni liturgiche. Oltre al messa- dico e uno o piú versetti ad repetendum,
le-breviario, sono frequenti anche i tutti forniti di neumi [45]. Questa ti-
messali-rituali [43]. pologia libraria è rara; le formule sal-
modiche si trovano spesso scritte per
Il versicolario esteso alla fine delle due antifone nei
graduali.
Il termine versicularium si riferisce Di tutt’altra natura la seconda ti-
a due realtà librarie che hanno cia- pologia del versicolario che contie-
scuna un contenuto ben diverso dal- ne i soli versetti d’offertorio o que-
l’altra e sono trasmesse in modo au- sti preceduti dall’intero responso [46].
tonomo, tanto da costituire un libro La tipologia di questo libro quale en-
a sé stante, soltanto in pochissimi tità autonoma è estremamente rara
esemplari oggi conosciuti [44]. Ver- [47]. Sia nel versicolario autonomo
sicolario è, ad esempio, una sezione sia in quello integrato in altri libri,
rilevante del codice 381 di San Gal- siamo praticamente di fronte ad un’u-
lo che conta complessivamente 500 nica sezione compatta di soli offer-
pagine. Questo versicolario – attri- tori completi che, nella stragrande
buito oggi alla metà del X secolo – maggioranza dei codici (graduali e
occupa le pagine 50-141: qui sono messali), si trovano inseriti nei sin-
scritte di seguito, senza il titolo del goli formulari. Tali versicolari si tro-
formulario liturgico di riferimento, vano di solito inseriti in libri che con-
le formule salmodiche delle antifone tengono tropi, sequenze e canti pro-
processionali della Messa. Dopo l’in- cessionali [48].

43] Ad esempio, il messale-rituale con neu- 47] Potrebbero essere dei versicolari autonomi Düs-
mi messino-comaschi, Roma, Biblioteca Na- seldorf, Landes- und Stadt-Bibliothek, MS D 8; Züri-
zionale Centrale, MS Sess. 136 (Como, sec. XI). ch, Zentral-Bibliothek, MS Rh 132 (sec. XI). Purtrop-
44] In epoca moderna abbiamo invece l’Offer- po non sono in grado di verificare degli appunti presi
toriale sive Versus Offertoriorum. Cantus Gregoria- oltre quarant’anni or sono.
ni, a c. di C. Ott, Soc. S. Joannis Ev. – Desclée et 48] Questo tipo di versicolario con versetti
Socii, Paris 1935, recentemente rielaborato nel- di offertorio si trova inserito, ad esempio, in
l’Offertoriale Triplex. cum versiculis, Abbaye Saint- tropari-processionali (Bamberg, Staatliche
Pierre, Solesmes 1985. Bibliothek, MS lit. 9, sec. XII-XIII), in tropari-
45] Cfr. M. Hermes, Das Versicularium des sequenziari (Oxford, Bodleian Library, MS Dou-
Codex St. Gallen 381, in «Beiträge zur Grego- ce 222, Novalesa, sec. XI; Paris, Bibliothèque
rianik» XIX (1994), pp. 29-59; foto di una pagi- Nationale de France, MS Lat. 9449, Nevers, sec.
na del MS a p. 49. A p. 58 nota 7 si menziona la XI3/4; Roma, Biblioteca Casanatense, MS 3830,
scoperta da parte di Kees Pouderoijen di alcune Novalesa, sec. XI; Sankt Gallen, Stiftsbibliothek,
strisce provenienti da un versicolario del sec. IXex MS 378, Sankt Gallen, sec. XI2/4; MS 380 [cfr.
utilizzate nella legatura dell’antifonario di Hartker, nota 22]; 382, ivi, sec. XI), in cantatori (Mün-
MS 390-391 della Stiftsbibliothek sangallese. chen, Bayerische Staats-Bibliothek, MS Clm
46] Sulle problematiche storiche dell’offer- 14083, Regensburg Sankt Emmeram, sec. XI);
torio nella Messa romana cfr. J. Dyer, The Offer- MS Clm 14322 (ivi, sec. XI1/4). Nei versicolari
tory Chant of the Roman Liturgy and its Musical può essere omesso il responso, cioè la prima se-
Form, in «Studi musicali» XI (1982), pp. 3-30. zione dell’offertorio, come nel novalicense del-
34 giacomo baroffio

I PRINCIPALI LIBRI MUSICALI ciens a longe della I domenica d’av-


DELLA LITURGIA DELLE ORE vento. La trasmissione autonoma dei
responsori può anche essere alla ba-
Il responsoriale se della grande libertà di scelta di
questi brani da parte dei cantori, tan-
Alcuni indizi fanno pensare che i re- to che le serie dei responsori per-
sponsori dell’ufficiatura notturna in mettono di individuare il luogo d’o-
origine siano stati tramandati in una rigine o la tradizione liturgico-mu-
raccolta autonoma (Liber responso- sicale cui appartengono i singoli co-
rialis). Ci sono tracce di questa si- dici [50].
tuazione in alcuni frammenti [49] e, Oltre a essere stato integrato nel-
soprattutto, nell’iconografia dei libri l’antifonario, il responsoriale è stato
liturgici. Mentre la lettera iniziale inglobato anche in alcuni lezionari
piú elaborata e piú grande nei libri dell’ufficio [51].
della Messa è l’iniziale dell’introito,
nei libri della liturgia delle Ore è l’i- L’antifonario [52]
niziale del primo responsorio del mat-
tutino, a cominciare dalla grandio- L’antifonario contiene i canti prin-
sa rappresentazione della “A” di Aspi- cipali dell’ufficio, responsori e an-

la Casanatense (MS 3830, ma non nel MS Dou-


ce 222 della medesima origine che ha l’offer-
torio completo in tutte le sue parti). Cfr. H. 52] Fondamentali per lo studio dell’antifonario del-
Husmann, Tropen- und Sequenzenhandschriften, l’ufficio e delle sue parti (Antiphonale, Antiphonale offi-
cit., vedi nell’indice la voce “Offertorium- cii, Antiphonarium, Antiphonarius, Antiphonarius diur-
sverse”; J. Dyer, op. cit., p. 17, nota 53. nalis, Antiphonarius nocturnalis, Chorale vesperorum,
49] Cfr. il frammento palinsesto di area torine- Diurnale, Invitatoria, Liber antiphonarum, Liber re-
se cui ha dedicato vari studi Marie-Noël Colette, sponsorialis, Liber vesperalis, Manuale chorale, Noctur-
ad esempio: “Le palimpseste de Turin, Paris B.N.F., nale, Responsoriale, Sanctuarium, Subsidium chorale, Ve-
Grec 2631. Son environnement liturgique et sperale) sono l’opera di René-Jean Hesbert [i primi due
musical”, in S. Tuksar (a c. di), Mediaeval Music volumi con la collaborazione di René Prevost], Corpus
Cultures on the Eastern and Western Shores of the Antiphonalium Officii. I: Manuscripti “cursus Roma-
Adriatic until the Beginning of the 15th Century, Za- nus”, 1963; II: Manuscripti “cursus monasticus”, 1965;
gabria 2000, pp. 285-302. III: Invitatoria et antiphonae. Editio critica, 1968; IV: Re-
50] È noto e assai sfruttato lo schema relativo sponsoria, versus, hymni et varia. Editio critica, 1970; V:
ai responsori dell’avvento e alla liturgia dei de- Fontes earumque prima ordinatio, 1975; VI: Secunda et
funti; cfr. K. Ottosen, L’antiphonaire latin au Moyen tertia ordinatio, Herder, Roma 1979, e il repertorio
Age. Réorganisation des séries de répons de l’Avent informatico Cantus. A Database for Gregorian Chant.
classés par R.-J. Hesbert, Herder, Roma 1986; The Indices of chants in selected manuscripts and early prin-
Responsories and Versicles of the Latin Office of the ted sources of the Divine Office[http://crocus.its.uwo.ca/can-
Dead, University Press, Aarhus 1993 (107 re- tus/search.asp]. Importanti sono le tabelle redatte dal
sponsori con un totale di circa 400 versetti). Corpus Antiphonalium Officii Ecclesiarum Centralis Eu-
51] Cfr. Firenze, Biblioteca Riccardiana, MSS ropae sotto la direzione di Laszlo Dobszay. La pubbli-
230 e 231 (Firenze, poi Monticelli OFM, rispet- cazione piú recente riguarda la tradizione italiana di
tivamente 1471 e sec. XV3/4). Nel caso dei fram- Aquileia: G. Gilányi, A. Kovács, Corpus Antiphona-
menti che contengono letture seguite da re- lium Officii – Ecclesiarum Centralis Europae. IV/A: Aqui-
sponsori non è talora difficile stabilire se si trat- leia (Temporale), MTA Zenetudományi Intézet – Insti-
ti di un lezionario-responsoriale autonomo o tute for Musicology of the Hungarian Academy of
della sezione di un piú ampio breviario. Sciences, Budapest 2003.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 35

tifone, e il versicolo [53]. Questi ele- no l’ordinamento usuale, al posto


menti sono inseriti nei rispettivi for- dell’incipit si trovano normalmente
mulari che si succedono secondo l’or- le litterae delle cadenze salmiche. La
dine dell’anno liturgico [54]. Rara- serie piú diffusa è costituita dalle vo-
mente nell’antifonario sono indicati cali «e u o u a e» che corrispondono
gli inni, tutt’al piú con il solo incipit. alle ultime vocali della dossologia mi-
Nei mattutino festivo (e domeni- nore (Gloria Patri et Filio...) che con-
cale) di solito i brani sono collocati clude ogni salmo [55].
nei tre notturni nella loro posizione: Importante nello studio dell’an-
in ciascun notturno prima c’è il bloc- tifonario e degli altri codici dell’ufficio
co delle antifone con l’indicazione è l’individuazione del cursus di rife-
dei rispettivi salmi e dopo sono col- rimento che può essere secolare o
locati i responsori. Si dà tuttavia an- monastico. A questo fine è indi-
che il caso che prima ci siano tutte spensabile verificare alcuni elemen-
le antifone dei tre notturni in un uni- ti come il numero dei salmi dei ve-
co blocco e poi segua un insieme uni- spri (5 nel secolare, 4 nel monasti-
tario di tutti i responsori. co) e del mattutino festivo (3 in cia-
Le antifone possono essere seguite scun notturno secolare, 6 nei primi
dall’incipit del salmo o dei salmi ad due notturni monastici e 3 cantici
esse congiunti. Al di sopra dell’inci- nel terzo notturno). Inoltre è indi-
pit testuale si trova perlopiú la for- cativo il numero delle letture (9 nel
mula musicale di cadenza finale del- secolare e 12 nel monastico), men-
la salmodia oppure, in un minor nu- tre bisogna fare attenzione al nume-
mero di casi, sono scritte senza so- ro dei responsori. Questi in teoria
luzione di continuità le formule d’in- dovrebbero corrispondere al nume-
tonazione e di cadenza salmodica: ro delle letture (9 e 12), ma spesso
per l’VIII modo, ad esempio, avrem- anche nei libri secolari si trovano 12
mo la stringa Do Si Do La Sol op- responsori perché dopo i 9 usuali si
pure Sol La Do Do Si Do La Sol. Nel possono inserire altri brani da sce-
caso in cui i salmi non sono scelti in gliere ad libitum nello stesso giorno
base a criteri particolari, ma seguo- o nei giorni successivi.

53] Data la semplicità e il carattere standar- Milano, l’antifonario nella redazione piú anti-
dizzato della formula melodica (recitazione su ca, che risale agli inizi del secolo XII, è compo-
un’unica corda e melisma sulla sillaba finale: sto da due volumi (invernale ed estivo). A livello
esempio Do Do Do... Si Do Si La Sol La Si/Do di terminologia, nel rito romano quando si par-
La) e considerato, inoltre, che il versicolo + ri- la di antifonario s’intende il libro della liturgia
sposta è costituito quasi sempre da versetti sal- delle Ore. L’antiphonarium missae è invece il li-
mici che si sapevano a memoria, questo ele- bro che contiene i soli testi dei canti del proprio
mento spesso non ha musica, frequentemente della Messa, senza la musica.
è indicato con le sole parole iniziali e talora è 55] Nei MSS si trovano varie serie che pos-
del tutto omesso. sono aiutare nell’individuazione dell’origine
54] Si tenga presente che nei riti ambrosiano dei codici: cfr. G. Baroffio, Le differentiae nei
e ispanico, l’antiphonarium contiene non solo i codici italiani, in «Ecclesia Orans» IX (1992),
canti delle Ore, ma anche quelli della Messa. A pp. 61-68.
36 giacomo baroffio

Nella tradizione altomedievale non vari giorni e nelle diverse ore. Inol-
mancano responsori tropati. I tropi tre il salterio liturgico comprende
si trovano inseriti nei brani “madre” anche altri elementi (litanie dei
dell’antifonario o del breviario [56]. santi...), in particolare i cantici [60].
Limitati a soli pochi casi sono, in- I testi dei salmi e dei cantici solita-
vece, i tropi delle antifone che inte- mente presentano il capolettera di
ressano le antifone mariane di com- ogni verso piú grande e piú elabo-
pieta [57]. rato delle altre lettere. Nella mag-
Esiste infine un particolare tipo di gior parte dei salteri si trovano an-
antifonario, parallelo al cantatorio che le antifone, almeno quelle del
della Messa, che dei responsori pro- tempo ordinario; ma in base alla
lissi presenta l’incipit del responso e prassi esecutiva vigente tra il XIII e
scrive integralmente il versetto [58]. il XX secolo, prima del salmo è da-
ta la sola intonazione, mentre l’an-
Il salterio [59] tifona integrale si trova alla fine del
salmo. Merita attenzione la recen-
Mentre nel salterio delle bibbie i sione testuale dei salmi [61]. L’uso
salmi sono ordinati progressivamente del salterio romano è attestato, in-
secondo la loro numerazione origi- fatti, nei manoscritti del Lazio e del-
nale, il salterio liturgico di regola l’Umbria almeno fino al XV secolo,
dispone i salmi distribuendoli nei mentre in ambito milanese è diffu-

56] Cfr. H. Hofmann-Brandt, Die Tropen zu Universitäts-Bibliotheck, MS 3 (Bologna, Do-


den Responsorien des Officiums, 2 voll., Erlangen menicani, sec. XIII); Modena, Biblioteca Esten-
1971 (inventariati 732 tropi). se e Universitaria, MS M.9.12 (Lat. 1124) (sec.
57] Sul tropo Virgo mater ecclesiae, quello piú XIV ); U.2.2 (Lat. 1032) (sec. XIV ); Paris, Bi-
noto e diffuso della Salve regina, cfr. A. Rusconi, bliothèque Nationale de France, MS Lat. 229
Virgo mater ecclesiae – Virgo mater resurgentis: nuo- (sec. XIII); Pavia, Biblioteca Universitaria, MS Al-
ve fonti e alcune riflessioni su due tropi mariani, in dini 374 (sec. XIV); Poppi, Biblioteca Comu-
«Rivista Internazionale di Musica Sacra» XXI nale Rilliana, MS 82 (sec. XV); Terni, Biblioteca
(2001), pp. 124-158. Questo tropo si trova in- Comunale, MS 34 (dall’eremo francescano di
serito anche in un codice ambrosiano (l’antifo- Cesi, sec. XIV); Vercelli, Biblioteca Capitolare,
nario estivo di Saint-Wandrille), fatto del tutto MS CXCI (sec. XIII-XIV).
eccezionale, dal momento che il rito ambrosia- 60] Sulla tradizione dei cantici cfr. J. Mearns,
no non ha conosciuto i tropi, se non quelli am- The Canticles of the Christian Church Eastern
piamente melismatici delle melodiae secundae. and Western in Early and Medieval Times, Cam-
58] Ho trovato un esemplare (mutilo) di que- bridge University Press, Cambridge 1914; M.
sta tipologia a Novara, Biblioteca Capitolare di Korhammer, Die monastischen Cantica im Mittel-
San Gaudenzio, 11 (sec. XIV1). alter und ihre altenglischen Interlinearversionen.
59] Il salterio liturgico (Hebdomadarium, Studien und Textausgabe, W. Fink, München
Psalmi, Psalmista, Psalterium) in alcune bibbie 1976.
sostituisce il salterio con progressione 1-150. Ci 61] Utile per identificare la traduzione latina
sono però anche bibbie senza salterio, il che si- del salterio è l’apparato dei paralleli (Vetus lati-
gnifica che probabilmente era prevista l’utiliz- na, Vulgata = gallicano, ambrosiano, ispanico)
zazione di uno psalmista a parte: Firenze, Bi- in R. Weber (a c. di), Le psautier Romain et les
blioteca Medicea Laurenziana, MS Conv. Soppr. autres anciens psautiers latins. Édition critique,
597 (da Camaldoli, sec. XIII); Glasgow, Uni- Abbaye Saint-Jérôme – Libreria Vaticana, Ro-
versity Library, MS Euing 1 (sec. XIII); Leipzig, ma 1953.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 37

so il salterio ambrosiano [ 62 ]. In Il breviario [66]


molti casi il salterio è integrato con
l’innario. È il libro onnicomprensivo della
liturgia delle Ore e corrisponde al
L’innario [63] messale. Come quest’ultimo spesso
è provvisto di un calendario che, di
Gli innari integrati nei salteri e nei preferenza, apre il libro liturgico. Le
breviari recano le musiche scritte sol- sezioni che costituiscono il breviario
tanto sulla prima strofa dei singoli possono avere diverse localizzazioni.
brani, cosa del resto ovvia dal mo- Alcuni breviari dell’Italia meridio-
mento che tutte le strofe di un inno nale presentano la struttura arcaica
si cantano sulla medesima melodia. costituita dall’assemblaggio delle sin-
Nei libri autonomi, soprattutto di gole sezioni che rimangono autono-
epoca recenziore, si può trovare la me, senza l’integrazione dei diversi
musica inserita sul testo di tutte le elementi in singoli formulari orga-
singole strofe [64]. In alcuni casi – nizzati [67]. Lo studio di questi co-
fatto del tutto eccezionale rispetto dici, come nel caso del messale, esi-
alle altre tipologie dei testi liturgici, ge l’analisi delle singole diverse ti-
ma comprensibile data la natura par- pologie presenti [68]. Nella tradi-
ticolare delle poesie innodiche – si zione manoscritta non mancano li-
trovano inni con glosse [65]. bri che assemblano insieme brevia-

masi, MS 93? (sec. XII); Montecassino, Archivio


62] Nelle pagine in cui ci sono anche le an- della Badia, MS 311, (sec. XIII-XIV); 312 (sec. XIII);
tifone, la tradizione ambrosiana si evidenzia an- Napoli, Biblioteca Nazionale, MS VI.F.12, 108
che dalla peculiare notazione gotica milanese. (sec. XV); Norcia, Archivio Storico Comunale,
63] Lo studio dell’innario (Hymnarium, Hym- Archivio Notarile, MS 797 coperta (sec. XIV);
narius, Hymni, Liber hymnarius) è facilitato dal Trento, Biblioteca Capitolare, MS 26 (Trento,
repertorio di A. Riderelli, Informatica e musico- sec. XIV); Città del Vaticano, Biblioteca Aposto-
logia. Uso dell’elaboratore elettronico per l’archi- lica Vaticana, MS Ottob. Lat. 554 (Aquileia, sec.
viazione e lo studio delle melodie nel repertorio XV?).
gregoriano. Gli inni, Pontificio Istituto di Mu- 66] Il breviario, integro o parziale, ha avuto
sica Sacra, Roma 1991. vari titoli: Breviarium, Catapanus, Divinum offi-
64] Ad esempio in Ferrara, Museo della Cat- cium, Horae diurnae, Horarium, Horarius, Kata -
tedrale, MS s.s. (Ferrara, Duomo, 1472); Firen- panos, Liber canonicarum horarum, Officium
ze, Biblioteca Medicea Laurenziana, MS Edili divinum, Ordo breviarii, Ordo officiorum, Via-
131, 201-206 (Firenze, sec. XIV); Genova, San- ticum.
ta Maria di Castello, SS. Giacomo e Filippo s.s. 67] Ad esempio, Napoli, Biblioteca Nazio-
(sec. XV-XVI); Parma, Archivio Capitolare, MS nale, MS XVI.A.7.
AC/5 (Parma, Duomo, sec. XV); AC/14 (Parma, 68] Mi permetto d’insistere sulla necessità di
Duomo, 1421); Archivio di Stato, div 17 (3 car- questa analisi settoriale che riguarda i diversi ge-
te, sec. XIV-XV). neri letterari, musicali e anche le varie articola-
65] Ad esempio, in Assisi, Biblioteca Comu- zioni dell’anno liturgico. L’evoluzione dei libri
nale, MS 376 (sec. XIV); Brescia, Biblioteca Que- liturgici, infatti, non è stata per nulla omoge-
riniana, MS G.VI.21 (breviario di Brescia, Santa nea. Da ciò consegue che quanto risulta chiaro
Giulia, sec. X-XI); Firenze, Biblioteca Medicea e convincente dallo studio di un ambito parti-
Laurenziana, MS Conv. Soppr., 375, 1-53 (sec. colare, non vale necessariamente per il libro con-
XIV-XV); L’Aquila, Biblioteca Provinciale Tom- siderato nella sua globalità.
38 giacomo baroffio

rio e messale [69]. Interessanti sono ALTRI LIBRI MUSICALI


anche i frammenti di questa parti-
colare tipologia libraria, ma a causa Il processionale [70]
del loro stato precario non sempre è
possibile giungere a conclusioni cer- Il processionale è uno dei libri litur-
te. Si prenda il caso di Milano, Ar- gici piú recenti: la sua redazione risa-
chivio di Stato, Notarile 12329, car- le soltanto al secolo X. Prima di allo-
tone di protezione di area comasca ra, ma anche successivamente, i can-
(neumi messini) del secolo XI: all’i- ti processionali erano contenuti in se-
nizio della Messa di una domenica zioni del graduale e dell’antifonario.
dopo Pentecoste ci sono le due an- Nell’antifonario della Messa erano pre-
tifone per i cantici evangelici delle senti, ad esempio, dei gruppi compatti
lodi e dei vespri. Questo particolare di antifone per le litanie maggiori del
fa pensare che il libro integro fosse 25 aprile e per altre circostanze (pe-
un breviario-messale. D’altra parte riodi di siccità, tempo di guerra, pro-
non c’è nessuna tipologia libraria con cessioni con reliquie di santi...) [71].
innumerevoli eccezioni come quel- Antifone per i tre giorni delle roga-
la liturgica. Basti pensare alla sezio- zioni, dal lunedí al mercoledí prima
ne finale di Ivrea, Biblioteca Capi- dell’Ascensione, si trovano spesso ne-
tolare, MS LX (secolo XI) che contie- gli antifonali dell’ufficio. In questi ul-
ne appunto le antifone al Benedictus timi libri sono presenti talora anche
e al Magnificat delle domeniche do- antifone e responsori che si cantava-
po Pentecoste. Questo materiale è no durante le processioni che aveva-
proprio dell’antifonario, ma il MS LX no luogo nelle domeniche e nelle fe-
è un graduale. ste tra l’ora terza e la Messa solenne.

69] Cfr., ad esempio, libri integrali o solo al- 70] Il processionale (Liber processionalis, Li-
cuni formulari di breviario-messale in Aosta, Bi- ber processionum, Processionale) sul piano codi-
blioteca Capitolare, MS 18 (Aosta, Duomo, sec. cologico è tra i libri di piccolo formato (cfr. no-
XV 3/4); Assisi, San Damiano, MS s.s. (Assisi, ta 15). Riproduzioni: Il processionale benedetti-
1234); Benevento, Biblioteca Capitolare, MS 19 no della Badia di Sant’Andrea della Castagna,
+ 20 (Benevento, sec. XII); Cortona, Biblioteca Electa, Milano 1992 (facsimile a colori del co-
Comunale, MS 12 (Arezzo?, Cortona, Santo Ste- dice conservato oggi a Genova, Abbazia di San-
fano, sec. XII4/4); Paris, Bibliothèque Nationale ta Maria della Castagna, MS 81, proveniente da
de France, MS Lat. 1110; Perugia, Biblioteca Ca- Parma, abbazia di San Giovanni evangelista,
pitolare, MS 31 (17) (Perugia, sec. XI2); Roma, sec. XV).
Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lin- 71] Cfr. l’esempio di un piccolo repertorio
cei, MS 55.K.22 (Cors. 340) (Napoli, sec. XVex); compatto: D. Crochu, Les antiennes de proces-
Biblioteca Casanatense, MS 123 (A.IV.16) (S. sion des Rogations d’après le manuscrit d’Einsiedeln
Galgano, sec. XIV); 1575 (Cava de’ Tirreni, sec. 121, in «Etudes grégoriennes» XXX (2002), pp.
XIV); MS 1907 (B.II.1) (S. Salvatore al Monte 61-95. Nella ricostruzione delle melodie –
Amiata, sec. XI); Città del Vaticano, Biblioteca Einsiedeln ha neumi sangallesi adiastematici in
Apostolica Vaticana, MS Chigi C V 35 (agosti- campo aperto – sono stati presi in considera-
niani?, sec. XV); MS Chigi C VII 205 (Napoli, sec. zione anche i manoscritti italiani Benevento,
XVI1/4); MS Chigi D V 72 (Lodi, 1548); MS Vat. Biblioteca Capitolare, MSS 33 e 34; Roma, Bi-
lat. 7018 (Pistoia, sec. XI); MS Vat. lat. 7692 (li- blioteca Angelica, MS 123; Torino, Biblioteca
bro francescano, 1462). Nazionale Universitaria, MS F.IV.18.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 39

Delle varie tipologie di processio- Romanae curiae del XIII secolo, l’e-
nale [72] possono essere ricordate semplare curato dal vescovo Gu-
quella domenicana e quella france- glielmo Durando e la revisione del
scana, assai diffuse anche in Italia a secolo XV [75]. Le esigenze liturgi-
partire dal secolo XIII. che hanno reso necessario il pon-
tificale almeno in ogni chiesa epi-
Il pontificale [73] scopale dove si possono incontrare
peculiarità locali [76].
Il pontificale raccoglie tutti i testi Il rito che presenta maggior inte-
delle celebrazioni presiedute dal ve- resse musicale è quello della dedica-
scovo al di fuori della Messa e delle zione di una chiesa che può preve-
Ore. La prima grande organizzazio- dere varie decine di melodie [77]. Al-
ne sistematica del materiale è stata tro rito interessante sotto il profilo
compiuta nell’abbazia di Sant’Alba- musicale è quello della consacrazio-
no a Magonza: qui, verso il 960, si ne delle vergini [78]; rara è la musi-
è conclusa la redazione del pontifi- ca nell’eventuale sezione con le be-
cale romano-germanico [74]. Succes- nedizioni episcopali o pontificali [79].
sive importanti redazioni sono sta- Nell’esemplare della curia romana
te il pontificale romano del XII seco- del secolo XIII sono inserite eccezio-
lo, quello secundum consuetudinem nalmente tre antifone per la proces-

1985.
72] Cfr. M. Huglo, Les manuscrits du proces- 76] Cfr., ad esempio, R. Amiet (avec une con-
sional. I: Autriche à Espagne, Henle, München tribution de E. Lagnier), Le Pontifical d’Emeric
1999, pp. 21-26. de Quart, Musumeci, Aosta 1992. Il contribu-
73] Il pontificale (Pontificale, Pontificalis or- to di Emanuela Lagnier è l’intero capitolo IV
dinis liber) deriva il suo nome dal latino ponti- “Le répertoire musical” (pp. 19-42) dove si pro-
fex, termine che nel vocabolario cristiano si- pone l’inventario (e l’incipit alfanumerico) dei
gnifica vescovo. Riproduzioni: J.O. Bragança, 53 brani notati contenuti nel pontificale del ve-
A musica do Pontifical de Braga do Século XV, in scovo aostano Emerico I de Quart (1302-1310).
«Modus» II (1988), pp. 57-229 (facsimile del 77] Cfr. la serie delle antifone per la dedica-
manoscritto Braga, Biblioteca Publica, MS 870, zione di una chiesa in D. Hiley, “The Chant of
pontificale scritto probabilmente per Fernando Norman Sicily: Interaction between the Norman
da Guerra, vescovo di Braga [1416-1467]; M. and Italian Traditions”, in A. Pompilio (a c. di),
Sodi, A.M. Triacca (a c. di), Pontificale Roma- Trasmissione e recezione delle forme di cultura mu-
num. Editio Princeps (1595-1596). Ed. anasta- sicale. Atti del XIV Congresso della Società interna-
tica, Introduzione e Appendice, Libreria Ed. Va- zionale di musicologia. II: Study Session. VII: Tra-
ticana, Città del Vaticano 1997. dizioni periferiche della monodia liturgica me-
74] C. Vogel, R. Elze, Le Pontifical Romano- dioevale in Italia, EDT, Torino 1990, pp. 100-101.
Germanique du dixième siècle, I-II: Le Texte; III; 78] Cfr. M. Casarsa, Consecratio virginum dal
Introduction générale et Table, Biblioteca Apo- Codice 16 dell’Archivio Capitolare di Udine, Scuo-
stolica Vaticana, Città del Vaticano 1963 e 1972. la cattolica di cultura, Udine 1967-1968, con
75] M. Andrieu, Le Pontifical Romain au trascrizione delle parti in musica; J. Borders,
Moyen-Age. I: Le Pontifical Romain du XIIe siècle; “The Chants for the Consecration of a Virgin
II: Le Pontifical de la Curie Romaine au XIIIe siè- in the Tenth-Century Pontifical Romano-
cle ; III: Le Pontifical de Guillaume Durand, Bi- Germanique”, in B. Gillingham, P. Merkhey (a
blioteca Apostolica Vaticana, Città del Vatica- c. di), op. cit., pp. 204-217.
no 1938 (I) 1940; M. Dykmans, Le Pontifical 79] Ad esempio, cfr. il pontificale Bari, Ar-
Romain révisé au XVe siècle, Città del Vaticano chivio di San Nicola, MS 6, c. 1r.
40 giacomo baroffio

sione delle reliquie con la melodia grande utilità per i cantori. La sua
romano-antica [80]. importanza è attestata anche dalla
Interessante è la ripresa di un’anti- molteplicità delle sue tipologie [83]
ca formula africana, tramandata nel- e dalla sua diffusione a partire dal-
la tradizione gallicana, per l’intro- l’epoca carolingia [84]. In pratica il
duzione del salmista nel suo mini- tonario è un prontuario dove sono
stero: «impegnati a credere con il elencati i canti liturgici in base al lo-
cuore ciò che canti con la bocca, ciò ro modo [85]; nel caso delle antifo-
che credi con il cuore attualizzalo ne, queste possono essere raggrup-
nelle opere» [81]. pate ulteriormente secondo le ca-
denze salmodiche [86].
Il rituale
Il Totum
Il rituale integra il contenuto del
pontificale in quanto contiene i te- Questo termine designa un libro
sti relativi alle celebrazioni sacra- che contiene pressoché tutto il patri-
mentali (matrimonio [82], peniten- monio liturgico di una Chiesa locale
za, unzione degli infermi...) e altri [87]. Nel caso di una famiglia reli-
riti (ad esempio la vestizione e la pro- giosa, l’exemplar garantisce la mede-
fessione religiosa) presieduti solita- sima tradizione liturgica a tutte le ca-
mente dal sacerdote, dal diacono o se dell’ordine sparse un po’ ovunque.
dal responsabile di una comunità. Il Totum piú noto è quello domeni-
cano – il Correctorium sancti Iacobi
Il tonario Parisiensis, conservato a Roma nel con-
vento di Santa Sabina sull’Aventino
Il tonario non è un libro liturgico – che in un unico tomo vede succes-
in senso stretto, ma è un sussidio di sivamente ben 14 libri: Ordinarium,

80] Sono le antifone Ambulate, Cum iucun- 83] Cfr. M. Huglo, Les Tonaires. Inventaire,
ditate ed Ecce populus custodiens: cfr. M. Huglo, Analyse, Comparaison, Soc. française de musi-
Les antiennes de la Procession des Reliques: vestiges cologie - Heugel et Cie, Paris 1971.
du chant Vieux-Romain dans le pontifical, in 84] Cfr. W. Lipphardt, Der karolingische To-
«Revue Grégorienne» XXXI (1952), pp. 136-139. nar von Metz, Aschendorff, Münster 1965.
81] Pontificale romanum (nota 72), nr. 1600: 85] Alcuni graduali e antifonari del secolo XI
«Vide, ut quod ore cantas, corde credas, et quod presentano nel corpo del testo o in margine in-
corde credis, operibus comprobes». Questa for- dicazioni tonali (cfr., ad esempio, il già ricor-
mula si trova già negli Statuta ecclesiae antiqua dato codice Angelica 123).
in una redazione del 475 circa. 86] Un’edizione moderna di un tonario del-
82] Cfr. R. Amiet, “Le rituel et la Messe du le antifone della liturgia delle Ore in base a Luc-
mariage selon le rit valdôtain”, in L. Colliard (a ca MS 601 e Toledo, Biblioteca Capitolar, MS
c. di), Recherches sur l’ancienne liturgie d’Aoste et 48.14 si trova in Antiphonaire monastique XII e
les usages réligieux et populaires valdôtains, Mu- siècle. Codex 601 de la Bibliothèque Capitulai-
sumeci, Aosta 1976, pp. 213-262. A proposito re de Lucques, Abbaye Saint-Pierre, Solesmes
della messa nuziale cfr. J. Boe, The Roman Mis- 1906, pp. 1-185.
sa sponsalicia, in «Plainsong and Medieval Mu- 87] Cfr. M. Huglo, Les livres…, cit., pp. 127-
sic» XI (2002), pp. 127-166. 130.
i libri liturgici musicali, con particolare attenzione ai codici italiani 41

Martyrologium, Collectarium, Proces- Il Libro ordinario


sionarium, Psalterium, Breviarium,
Lectionarium, Antiphonarium, Gra- Alla conclusione di questa breve pa-
duale, Pulpitarium, Missale conven- noramica sui principali codici musica-
tuale, Epistolare, Evangeliarium, Mis- li liturgici, è opportuna un’ultima pa-
sale minorum altarium [88]. rola sul Libro ordinario [ 93]. In esso
In Italia sopravvive ancora il Totum tutte le azioni liturgiche sono descritte
della Chiesa piacentina, noto come il con dovizia di particolari circa lo svol-
Liber magistri [89]. La primitiva arti- gimento, i ministri che vi partecipano
colazione interna del codice contem- e le loro funzioni [94], alcuni interventi
pla: calendario e testi astronomici, sal- particolari come, ad esempio, il canto
terio, capitolario-innario-collettario, a piú voci e il suono delle campane. Dei
tonario del graduale, graduale, Kyriale brani liturgici (letture, orazioni e can-
I (Kyrie e Gloria), tropario-sequenziario ti) si fornisce il solo incipit. Non ci so-
[90] con 13 antifone ante evangelium, no dubbi sull’importanza di queste te-
Kyriale II (Sanctus e Agnus), nuovo se- stimonianze sul piano del canto litur-
quenziario, tonario e trattato di mu- gico [95]. Talora, eccezionalmente, al-
sica, antifonario [91], calendario-obi- cuni incipit possono essere forniti di
tuario [92]. notazione musicale [96].

88] Ivi, p. 129. 94] Le funzioni dei ministri settimanali (in-


89] Piacenza, Archivio Capitolare, MS 65. Bi- tabulati ) – quale, ad esempio, l’ebdomadario –
bliografia recente in B. Møller Jensen, Tropes erano annotate sulle tabulae officiales che spe-
and Sequences in the Liturgy of the Church in Pia- cificavano in concreto le indicazioni generiche
cenza in the Twelfth Century. An Analysis and an dei vari libri ordinari e consuetudinari.
Edition of the Texts, The Edwin Mellen Press, 95] B. Baroffio, “Genova: un contesto stori-
Lewiston 2002. co-liturgico. Appunti in margine all’edizione
90] P. Panzetti, Piacenza 65. Un manoscritto del processionale benedettino”, in A. De Salva-
liturgico musicale del sec. XII, 2 voll., Pontificio tore, La liturgia del Corpus Christi a Roma –
Istituto di Musica Sacra, Roma 1996 (tesi, dat- Canti processionali monastici a Parma, Pontifi-
tilo) ha trascritto i testi delle sequenze, ha in- cio Istituto di Musica Sacra, Roma 1994, pp.
ventariato tutte le orazioni e ha preparato l’edi- 59-67; G. Cattin, Novità dalla Cattedrale di Fi-
zione degli uffici dei santi locali. renze (cfr. nota 38); Idem, “Secundare” e “succi-
91] L’antifonario è stato indicizzato da K. nere”. Polifonia a Padova e Pistoia nel Duecento,
Glaeske, Piacenza, Biblioteca Capitolare 65. in «Musica e Storia» III (1995), pp. 41-120.
Printouts from an Index in Machine-Readable 96] Intonazioni con musiche, in prevalen-
Form, The Institute of Mediaeval Music, Ot- za su canti dell’ordinario, si trovano nel libro
tawa 1993. paduense: cfr. G. Cattin, Il “Liber Ordinarius”,
92] B. Møller Jensen, op. cit., pp. 24-25. passim. Segnalo la probabile presenza di mu-
93] Il Libro ordinario (Agenda, Breviarium ec- sica anche in queste altre fonti italiane: Fi-
clesiastici ordinis, Consuetudinarium, Breviarium renze, Archivio di Santa Maria Novella, I.B.,
officiorum, Instructio ecclesiastici ordinis, Liber con- 56, pp. 1-48, 195-242; Modena, Archivio Sto-
suetudinum, Liber ordinalis, Liber ordinarius, Liber rico Comunale, MS Formentaria 1648 (Mo-
ordinis, Liber pol [l]iticus, Liber usuum, Ordinale, dena?, sec. XIII: 1 carta); Verona, Biblioteca
Ordinarium, Ordinalis, Ordinarius liber, Ordo di- Capitolare, MS XCIV (Verona, Duomo, sec.
vini officii, Ordo ecclesiae, Ordo officiorum, Usus) è XI m ); Vienna, Österreichische Nationalbi-
stato oggetto di particolare considerazione anche bliothek, MS 1482 (Roma, San Giovanni in
in Italia con nuove e importanti edizioni. Laterano, sec. XII2).
Le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330

di Mark Everist

MUSICA E PRODUZIONE gnificato che non si può trascurare


LIBRARIA INTORNO AL 1200 nell’ambito del “rinascimento” del
XII secolo [4]. Dopo il 1200, un nuo-
Negli anni che vanno all’incirca dal vo entusiasmo per la disponibilità di
1150 al 1250, alla normale produ- testi autorevoli (cioè che servissero
zione libraria dell’Europa occiden- da auctoritates) risultò dalle diretti-
tale, dedita ai codici per la lectio mo- ve di controllo del modo in cui si-
nastica, si aggiunse anche una pro- mili testi venivano assemblati, e il
duzione di alto livello richiesta dal- compilator divenne importante per i
la borghesia universitaria [1]. I libri processi letterari quanto l’autore, il
di musica, inclusi quelli per il servi- commentatore o il redattore [5].
zio liturgico, presero parte alla tra- Come osservava Bonaventura:
sformazione e ne subirono le con-
seguenze [2]. Nel XII secolo, lo svi- ci sono quattro modi per fare un libro.
luppo delle glosse stava a indicare Alcuni scrivono le parole di altri, senza
che, per gli utenti, l’ordinatio dei vo- aggiungere o rimaneggiare alcunché: co-
lumi era diventata importante quan- storo sono degni del nome di scriptor.
to la mise en page [3]; prendere deci- Alcuni scrivono le parole altrui appo-
sioni, per esempio, su dove dovesse- nendovi aggiunte non di proprio pu-
ro apparire i capitoli del Quatuor li- gno: costoro sono chiamati compilator.
bri sententiorum di Petrus Lombar- Alcuni scrivono sia le parole altrui che
dus o su dove dovessero apparire nel- le proprie, con le prime in evidenza e le
la pagina i Concordia discordantium proprie sotto forma di annessi proban-
canonum di Graziano acquisí un si- ti: costoro sono chiamati commentator

1] Cfr. M.B. Parkes, “The Influence of the nuscripts of Polyphonic Music (11th - Early 14th
Concepts of Ordinatio and Compilatio on Century), Henle, München 1966.
the Development of the Book”, in J.J.G. 3] La bibliografia sulla produzione di libri con
Alexander, M.T. Gibson (a c. di), Medieval glosse è vasta; un’utile introduzione è data da Ch.
Learning and Literature: Essays Presented to de Hamel, Glossed Books of the Bible and the Origins
Richard William Hunt, Clarendon Press, of the Paris Booktrade, Brewer, Woodbridge 1984.
Oxford 1976, p. 115. 4] Cfr. M.B. Parkes, “The Influence…, cit.,
2] Tutte le fonti manoscritte di polifonia no- p. 117.
te entro il 1966 sono elencate in G. Reaney, Ma- 5] Ivi, p. 127.
44 mark everist

e non auctor. Altri ancora scrivono sia Insieme al bisogno d’introdurre la


parole proprie sia altrui, ma mettendo figura del compilator nel processo di
le proprie in evidenza, con quelle altrui produzione dei libri, costui divenne
annesse a conferma delle proprie tesi: anche una necessità per fare copie
costoro vengono chiamati auctor [6]. multiple di un testo singolo o di una
compilatio. Dal terzo quarto del Due-
Dalle quattro distinzioni di Bona- cento questa presenza risultò dal co-
ventura appare chiaro che al compila- siddetto sistema della pecia: un mec-
tor spettava la responsabilità dell’ar- canismo per cui fascicoli individua-
rangiamento che egli vedeva prima li o libelli potevano essere presi in
che superasse la fase della mera scrit- prestito per far sí che simultanea-
tura: senza un collega redattore, co- mente si producessero piú copie dei
stui era libero, anche se non gli era sta- testi celebri [7]. Nessun libro di mu-
to richiesto, di operare riarrangiamenti sica si è giovato del sistema della pe-
(mutando) dei testi che formavano il cia, ma ciò non è cosí sorprendente,
libro che stava compilando. Era im- tenendo presente la riluttanza delle
plicito, nelle parole di Bonaventura, università medievali (dove la pecia
il corollario che il compilator fosse an- aveva preso piede in gran quantità)
che responsabile nell’imporre un’ido- nell’espandere i loro curricula musi-
nea ordinatio dei testi riarrangiati. cali oltre i testi di Boezio [8]. È sta-

6] «Quadruplex est modus faciendi librum. ters in La critique textuelle médiévale doit-elle être
Aliquis enim scribit aliena, nihil addendo vel désormais établie en fonction de la pecia? Une ré-
mutando; et iste mere dicitur scriptor. Aliquis ponse à Monsieur L’Abbé Destrez, in «Angelicum»
scribit aliena addendo, sed non de suo; et iste XII (1935), pp. 262-295. Studi piú recenti sul
compilator dicitur. Aliquis scribit aliena et sua, sistema e su manoscritti singoli sono A. Brounts,
sed aliena tamquam principalia, et sua tamquam Nouvelles précisions sur la pecia: a propos de l’édition
annexa ad evidentiam; et iste dicitur commen- léonine du commentaire de Thomas d’Aquin sur
tator non auctor. Aliquis scribit et sua et aliena, l’Éthique d’Aristote, in «Scriptorium» XXIV (1970),
sed sua tamquam principalia, aliena tamquam pp. 343-359; G. Fink-Errera, Jean Destrez et son
annexa ad confirmationem et debet dici auc- œuvre: la pecia dans les manuscrits universitaires
tor», testo tratto dalla prefazione alla quarta du XIIIe et du XIVe siècle, in «Scriptorium» XI
“questio” de In primum librum sententiarum, (1957), pp. 264-277; Idem, Une institution du
cfr. G. Fidanza Bonaventura, Doctoris seraphici monde médiéval: la pecia, in «Revue philosophique
S. Bonaventurae Opera omnia ... edita et cura PP. de Louvain» LXI (1962), pp. 184-243; G. Pol-
Collegii a S. Bonaventura ad plurimos codices MSS lard, “The Pecia System in the Medieval Uni-
emendata ..., 10 voll., Quaracchi, Firenze 1882- versities”, in M.B. Parkes, A.G. Watson (a c. di),
1902, p. 1: 14. Medieval Scribes, Manuscripts, and Libraries: Es-
7] Jean Destrez fu il primo a delineare il fun- says Presented to N.R. Ker, Scholar Press, Lon-
zionamento e la storia del sistema della pecia. don 1978, pp. 145-161.
Cfr. i suoi La pecia dans les manuscrits du moyen 8] La compilazione di testi teorico-musicali
age: communication faite à l’Académie des In- di Jerome di Moravia (Paris, Bibliothèque na-
scriptions et Belles Lettres le 3 Août 1923, in «Re- tionale, MS fonds latin 16663) si pensò che fos-
vue des sciences philosophiques et théologiques» se prodotto di pecia per gran parte del XX seco-
XIII (1924), pp. 182-197; La pecia dans les ma- lo, finché la questione non fu confutata da M.
nuscrits universitaires du XIIIe et du XIVe siècle, Huglo in “La place du Tractatus de musica dans
Éditions Jacques Vautrain, Paris 1935. Si con- l’histoire de la théorie musicale du 13e siècle”,
fronti anche l’importante risposta data da E. Ax- in M. Huglo, M. Pérès (a c. di), Jérôme de Mo-
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 45

to invece il metodo di ri-produzio- noscritto di testo letterario, un libro


ne precedente a influenzare la pre- di musica poteva essere rigato solo
parazione dei codici musicali [9]. per lo stretto necessario; nel caso di
L’allestimento dei libri prima del- un motetus, per esempio, bastavano
l’avvento della pecia si basava sulla le righe per il testo e per un singolo
separazione delle varie mansioni: pre- rigo musicale, ma per un conductus
parazione delle membrane, punzo- a tre voci o un organum notati in par-
natura, rigatura, scrittura, fattura dei titura la rigatura doveva compren-
vari tipi di lettere decorate, cucitura dere tutti e tre i righi, quindi anda-
e legatura. Molte di queste funzioni vano fatte almeno tre o quattro ri-
avevano luogo in differenti ateliers, ghe orizzontali per pagina. Gli sche-
spesso per mezzo di squadre di ama- mi per la rigatura verticale erano gli
nuensi, artisti o altri artigiani che la- stessi che apparivano nei manoscrit-
voravano simultaneamente a un sin- ti non musicali [11] [FIG. 1].
golo libro. Nel caso delle lettere de- In tal modo il medesimo scriptorium
corate, il risultato era una particola- poteva produrre sia libri di modesta
re impronta artistica [10]; nel caso entità, sia dalle piú grandi ambizioni,
di altri parametri bibliografici esso impiegando lo stesso personale e le
consisteva in uno stile specifico che stesse tecniche a seconda dei desideri
distingueva i libri quanto a specifi- e delle risorse di chi commissionava il
che dimensioni per specifici tipi di manoscritto. Le fonti sopravvissute
testo, modelli di punzonatura e ri- possono quindi essere raggruppate a
gatura usati e riusati in differenti ma- seconda della medesima mises en page
noscritti. Diversamente da un ma- e degli stili di decorazione condivisi;

ravie, un théoricien de la musique dans le milieu the Reign of St Louis: A Study of Styles, Univer-
intellectuel parisien du XIIIème siècle: Actes du col- sity of California Press, Berkeley - Los Angeles
loque de Royaumont 1989, Créaphis, Paris 1992, - London 1977.
pp. 33-42. Per quello che si sa dei curricula mu- 11] Si veda, per esempio, come funzionava-
sicali parigini del Duecento cfr. M. Haas, “Die no gli schemi delle composizioni in partitura a
Musiklehre im 13. Jahrhundert von Johannes tre e quattro parti in M. Everist, Polyphonic Mu-
de Garlandia bis Franco”, in Die mittelalterliche sic in Thirteenth-Century France: Aspects of Sour-
Lehre von der Mehrstimmigkeit, Wissenschaftliche ces and Distribution, Garland, New York - Lon-
Buchgesellschaft, Darmstadt 1984, pp. 110- don 1989, p. 321. Per una panoramica su pun-
112; Ch. Page, The Owl and the Nightingale: zonatura e rigatura in semplici manoscritti let-
Musical Life and Ideas in France 1100-1300, terari si vedano L. Webber Jones, “Pin Pricks”
Dent, London 1989, pp. 137-143. at the Morgan Library, in «Transactions of the
9] La migliore panoramica sui tipi di pro- American Philological Association» LXX (1939),
duzione libraria prima dell’introduzione del si- pp. 318-326; Eadem, Where are the Prickings?,
stema della pecia e sulle relazioni tra i due si- in «Transactions of the American Philological
stemi produttivi è data da R. e M. Rouse, Ma- Association» LXXV (1944), pp. 71-86; Eadem,
nuscripts and their Makers: Commercial Book Pricking Manuscripts: The Instruments and Their
Producers in Medieval Paris 1200-1500, Miller, Significance, in «Speculum» XXI (1946), pp. 389-
London 2000. 403; Eadem, “Pricking Systems in New York
10] Il saggio di riferimento dedicato alla bot- Manuscripts”, in Miscellanea Giovanni Merca-
tega di un artista duecentesco a Parigi è di R. ti, 6 voll., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città
Branner, Manuscript Painting in Paris During del Vaticano 1946, pp. VI/80-104.
46 mark everist

Fig.1:Wolfenb ttel, Herzog-August-Bibliothek, 628, fol. 29 (25), dove appaiono tracce d


schema di rigatura orizzontale per sei sistemi di musica a due voci.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 47

Miniature
Litterae cum figuris Iniziali istoriate
Litterae sine figuris Iniziali policrome
Litterae qui dicunt champide Initiales champies
[Litterae florise] Iniziali minori fiorite
Litterae non florise Iniziali monocrome
Tab.1

queste tecniche varranno da spunto in margine a una bibbia del XII seco-
per identificare e raggruppare mano- lo (Madrid, Biblioteca Nacional, MS
scritti che possono o meno coincide- 192) [13]. Si tratta di esempi ben di-
re quanto a contenuto. versi da molti dei prestigiosi mano-
La gerarchia delle lettere decorate scritti che verranno discussi in se-
ha un’importanza cruciale per capi- guito: chiaramente opera di memo-
re l’ordinatio dei libri di musica due- rizzazione individuale di singole ope-
centeschi. La tabella seguente è trat- re per uso personale. Ma simili esem-
ta da un pontificale allestito per Be- pi, non solo offrono indizi sulla con-
nedetto XIII (1394-1409), oggi con- tinuazione di metodi meno forma-
servata a Parigi, Bibliothèque Na- lizzati di conservazione della polifo-
tionale de France, MS lat.968, f. 4r- nia, ma pongono anche domande sul
4v. Nella colonna di sinistra appare tipo di alfabetizzazione musicale e
la terminologia originale, in quella sulla trasmissione del repertorio in
di destra il lessico che verrà usato nel generale, nell’ambito di un ambien-
prosieguo del capitolo [TAB. 1]. te attiguo a quello in cui si stavano
Tuttavia, accanto alla sistematica preparando le piú famose fonti del-
produzione di codici musicali nei de- la musica polifonica del XII e XIII se-
cenni dopo il 1230, ebbe ancora se- colo. Gran parte di questo capitolo
guito anche l’uso di tecniche infor- sarà dedicata a manoscritti che pre-
mali per la “registrazione” delle ope- servano musica francese di questi se-
re polifoniche. Si sarebbe tentati di coli. Non va lasciato da parte il re-
lasciar perdere un manoscritto come pertorio immensamente ricco del
Paris, Bibliothèque Mazarine, MS 307 Duecento inglese, ma bisogna rico-
– copia dell’Historia scholastica di Pe- noscere quanto sia difficile parlarne
trus Comestor (sul cui ultimo foglio come di fonti individuali, visto che
scritto sono copiate le due voci piú non si tratta neppure di “libri di mu-
basse di un famoso mottetto) [12]. sica” poiché quasi tutto il repertorio
Altrettanto si potrebbe accantonare di allora è conservato in esemplari
la singola clausula a due voci notata frammentari [14]. La polifonia me-

12] Il mottetto è Ave gloriosa mater salvato- 14] Il migliore e piú aggiornato tentativo in
ris /Domino, conservato anche in F-MOf H 196 proposito è di N. Losseff, The Best Concords:
oltre che in almeno altre dieci fonti. Polyphonic Music in Thirteenth-Century Britain,
13] Una sola versione della clausula su «Mors». Garland, New York - London 1994.
48 mark everist

dievale inglese è stata oggetto di bril- imporre loro una consistente e fun-
lanti studi codicologici e paleografici zionale ordinatio, esse hanno piut-
nella seconda metà del Novecento, tosto il carattere di compilatio. Ne-
studi che hanno permesso per la pri- gli anni in cui queste fonti sono sta-
ma volta una certa comprensione del- te redatte (tra gli anni Trenta e Ses-
la cultura musicale medievale di quel- santa del Duecento), Vincent di Beau-
la nazione. Ma discutere di argomenti vais aveva dato uno status letterario
come la compilatio, l’ordinatio, o sem- alla compilatio che non era immagi-
plicemente il contenuto, è spesso trop- nabile cinquant’anni prima, cosa che
po ipotetico. I frequenti e spesso con- pone i cosiddetti manoscritti di “No-
traddittori pareri circa i cosiddetti tre-Dame” accanto a opere come lo
“frammenti di Worcester” dimostra- Speculum maius, o altre di Bartho-
no solo quanto sia difficile l’argomento lomeus Anglicus o Brunetto Latini,
che andiamo a incominciare [15]. gettando luce su un contesto che si
può capire sulla base di entrambi i
tipi di utenza e dai relativi compila-
LA COMPILATIO tores [17].
I manoscritti di Notre-Dame han-
Le principali fonti della polifonia no cercato di mettere ordine in un
dell’XI e XII secolo (Firenze, Biblio- vasto ambito di materiali: organa,
teca Medicea-Laurenziana, Pluteo conductus a due, tre e quattro voci,
29.1 [I-Fl Plut. 29.1]; Wolfenbüttel, conductus monodico, mottetti a due
Herzog-August-Bibliothek, 628 [D- o a tre voci con testi differenti per
W 628] e 1099 [D-W 1099]) ven- le voci superiori, mottetti a tre voci
gono spesso considerate delle sum- con un testo in comune nelle due
mae [16], ma si tratta di un frain- superiori, mottetti con testi france-
tendimento. Nel tentativo di accop- si e latini: infatti i compilatores han-
piare entità separate di materiale e no messo in atto un gran numero di

15] Si confrontino i tre tentativi in L. Ditt- 1966; E.H. Roesner (a c. di), Firenze, Bibliote-
mer, Auszug aus ‘The Worcester Music-Fragments; ca Medicea-Laurenziana, pluteus 29.1, Lengen-
Inaugural-Dissertation zur Erlangung der felder, Monaco 1996; J.H. Baxter, An Old St
Doktorwürde der Philosophisch-Historischen Fakultät Andrews Music Book (Cod. Helmst. 628) Publi-
der Universität Basel, Institute of Mediaeval Mu- shed in Facsimile with an Introduction, Humph-
sic, New York 1955; E. Sanders (a c. di), Engli- rey Milford - Oxford University Press - Librairie
sh Music of the Thirteenth and Early Fourteenth Ancienne Honoré Champion, Oxford-Paris 1931;
Centuries, L’Oiseau-Lyre, Monaco 1979. Le co- M. Staehelin (a c. di), Die mittelalterliche Musik-
se sarebbero andate diversamente se Friedrich Handschrift W1: Vollständige Reproduktion der
Ludwig avesse potuto lavorare sui Worcester Herzog August Bibliothek Wolfenbüttel Cod. Guelf.
Fragments, includendoli nel suo Repertorium. 628 Helmst, Harrassowitz, Wiesbaden 1995; L.
16] I tre manoscritti sono stati pubblicati in Dittmer, Facsimile Reproduction of the Manuscript
facsimile almeno una volta: L. Dittmer (a c. di), Wolfenbüttel 1099 (1206), Institute of Mediae-
Facsimile Reproduction of the Manuscript Firen- val Music, New York 1960.
ze, Biblioteca Medicea-Laurenziana Pluteo 29,1, 17] M.B. Parkes, “The Influence…, cit., pp.
2 voll., Institute of Mediaeval Music, New York 128-130.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 49

strategie per dividere questo reper- curo nel caso di I-Fl Plut. 29.1 – è
torio, cosí dipendente dal numero possibile adoperare il dettaglio per
delle voci, e in certi casi dalla lin- ricavare informazioni sull’ambito
gua. Le tre fonti dividono il mate- liturgico cui la fonte stessa faceva
riale disponibile in modi simili: un capo.
fascicolo di organa a quattro voci e Le parti seguenti delle tre fonti
uno a tre; gli organa a due voci di- funzionano in modi piuttosto di-
visi su due fascicoli (uno ciascuno versi: in I-Fl Plut. 29.1, copiato piut-
per la musica dell’officium e della tosto vicino a Notre-Dame sia in
messa); al conductus sono destinati termini di tempo che di spazio, è
fascicoli separati a seconda del nu- assai sorprendente che la suddivi-
mero delle voci. Sottili differenze se- sione di massima sia tanto definita;
parano i modi in cui i compilatores i conductus a due e tre voci sono net-
hanno assemblato i libri completi, tamente separati nel VI e VII fasci-
particolarmente a proposito dei mot- colo, i mottetti nell’VIII e IX, le ope-
tetti: D-W 628 non ne contiene nes- re monodiche nel X e XI. Criteri mu-
suno, I-Fl Plut. 29.1 include invece sicali distinguono i mottetti-con-
mottetti-conductus, mottetti a due ductus dell’VIII fascicolo da quelli a
voci e anche qualcuno a tre (tutti in due voci del IX; il X e l’XI sono dif-
latino); D-W 1099 estende il reper- ferenziati riservando le monodie
torio fino a includere mottetti con con refrains solo all’ultimo. D-W
testi in francese a due e tre voci. I 628 ha due fascicoli separati per le
primi cinque fascicoli di D-W 628 clausulae (V e VI), il VII fascicolo con-
e I-Fl Plut. 29.1 sono fatti esatta- tiene un altro gruppo di organa a
mente nello stesso modo: il fasci- tre voci e i conductus a due e tre vo-
colo I è dedicato agli organa a quat- ci del VII e VIII fascicolo sono me-
tro voci, il fascicolo II ad altre ope- scolati con altri tipi di polifonie.
re a tre voci, i fascicoli III e IV agli Come in I-Fl Plut. 29.1, il X fasci-
organa a due voci rispettivamente colo di D-W 628 è dedicato alla mo-
per l’ufficio e per la messa, il fasci- nodia e l’XI, quasi certamente pro-
colo V alle clausulae a due voci. D- dotto delle prassi musicali di Sant’An-
W 1099 inizia nello stesso modo, drea, conclude il libro. La seconda
eccezion fatta per la promozione parte di D-W 1099, dedicata per lo
dei conductus a tre voci (che si tro- piú ai mottetti (vedi piú avanti) è
vano nel fascicolo VI of I-Fl Plut. organizzata in modo molto diver-
29.1 e nell’VIII di D-W 628) al III so. Tutti i manoscritti di “Notre-
fascicolo, davanti agli organa a due Dame” mostrano una certa consa-
voci del Magnus liber organi. In tut- pevolezza di come debba essere fat-
ti e tre i manoscritti, i fascicoli de- ta una compilatio, nonostante essa
dicati agli organa a due voci se- sia interpretata in modi diversi; una
guono attentamente l’ordine litur- simile consuetudine rende questi li-
gico, cosí attentamente che – di si- bri diversi dagli altri dedicati al ser-
50 mark everist

vizio liturgico, anch’essi sottoposti re l’immagine piú chiara di come si-


all’entusiasmo dell’epoca per la com- mili libri siano stati prodotti, a par-
pilatio: infatti si compongono di tire dalla vicinanza geografica e li-
una sezione di temporale e sanctora- turgica del suo contenuto con No-
le per la messa e l’ufficio, Kyriale, tre-Dame, che, piú di ogni altra fon-
salterio, innario, tonario, tropario, te, lo avvicina ai luoghi dei suoi esem-
prosario, processionale, pontificale plari [19]. In certi casi è possibile che
e una serie di altri testi. Ma è raro la sistemazione del contenuto di un
trovare due soluzioni identiche per fascicolo sia il riflesso dell’indice del-
raggruppare questo materiale nei l’esemplare: ciò, per esempio, po-
modi adottati dalle compilationes, trebbe darsi a proposito degli orga-
per esempio, proprie di D-W 628 e na a quattro voci, benché le ridotte
di I-Fl Plut. 29.1. Il teorico Anoni- dimensioni di questo repertorio ne
mo IV aveva capito bene questo ti- facciano quasi una scelta obbligata.
po di produzione libraria: egli in- In gran parte, tuttavia, sembra che i
fatti chiama volumen ciascuna del- fascicoli che compongono I-Fl Plut.
le sezioni individuali di una compi- 29.1 discendano da esemplari so-
latio (che fin dai tempi degli scritti stanzialmente piú piccoli degli esi-
di Ludwig è stata chiamata fascico- stenti, che il compilator deve aver ado-
lo), spingendosi fino a descrivere il perato traendoli da diverse collezio-
contenuto di ciascuna in modo ta- ni minori. Ciò è particolarmente evi-
le che oggi pare chiaro quanto non dente nel caso delle collezioni di con-
si riferisse ad alcun libro sopravvis- ductus, come mostrano i tentativi di
suto [18]. Robert Falck di ricostruirle [20]. Gli
Le tre fonti in questione hanno ori- esemplari di D-W 628 sono piú diffi-
gini assai diverse. I-Fl Plut. 29.1 off- cili da valutare. L’intero libro è sta-

Wright, Music and Ceremony at Notre Dame of


18] F. Reckow (a c. di), Der Musiktraktat des Paris 500-1550, Cambridge University Press,
Anonymus 4, 2 voll., Franz Steiner Verlag, Wie- Cambridge 1989, pp. 243-257. Le ricerche di
sbaden 1967, pp. 1-82; J. Yudkin, The Music Wright includono una sistematica confutazione
Treatise of Anonymous IV: A New Translation, dei tentativi di negare una provenienza da Notre-
American Institute of Musicology, Neuhausen- Dame per il manoscritto (Heinrich Husmann,
Stuttgart 1985, pp. 73-74. Per un’attenta let- “St. Germain und Notre-Dame”, in B. Hjelm-
tura di questo passaggio che sostiene le affer- borg, S. Sorensens (a c. di), Natalicia musicologi-
mazioni fatte in queste pagine cfr. M. Everist, ca Knud Jeppesen septuagenario collegi oblata, Haf-
Polyphonic Music…, cit., pp. 154-160. niác, Hansen 1962, pp. 31-36; Idem, The Enlar-
19] Gli esami fisici di I-Fl Plut. 29.1 suggeri- gement of the Magnus liber organi and the Paris
scono una provenienza parigina e una data di re- Churches of St Germain l’Auxerrois and Ste Gene-
dazione tra il 1245 e il 1255. Cfr. R. Baltzer, Thir- viève-du-Mont, in «Journal of the American Mu-
teenth-Century Illuminated Miniatures and the sicological Society» XVI (1963), pp. 176-203;
Date of the Florence Manuscript, in «Journal of the Idem, The Origin and Destination of the Magnus
American Musicological Society» XXV (1972), pp. liber organi, in «The Musical Quarterly» XLIX
1-18; M. Everist, Polyphonic Music…, cit., pp. 71- (1963), pp. 311-330).
82. Per un’analisi delle relazioni tra l’articolazio- 20] The Notre Dame Conductus: A Study of
ne liturgica del manoscritto e le pratiche liturgi- the Repertory, Institute of Mediaeval Music,
che parigine (specialmente a Notre-Dame) cfr. C. Henryville-Ottawa-Binningen 1981, passim.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 51

to copiato a Sant’Andrea almeno in un manoscritto tra due altri origi-


due fasi separate [21]. Gli esemplari nari di Beauvais, comprende organa
dell’XI fascicolo e altre aggiunte so- e conductus a tre e quattro voci. La
no chiaramente di origine locale, ma sua ordinatio e mise en page è iden-
è difficile immaginare che i compila- tica a quella di I-Fl Plut. 29.1 ed en-
tores e gli scriptores abbiano avuto ac- trambi i manoscritti sono stati pro-
cesso alla varietà di carte disponibi- babilmente copiati e scritti nello stes-
li ai loro colleghi di I-Fl Plut. 291. so scriptorium. Tuttavia, mentre I-
Tuttavia è possibile che D-W 628 sia Fl Plut. 29.1 è decorato con elabo-
stato assemblato sulla scorta di una rate iniziali minuscole (incluse fo-
serie di esemplari portati a Sant’An- glie d’oro), iniziali istoriate e mi-
drea da Parigi, visto che questo libro niature, GB-Lbl Eg. 2615 (2) è de-
è stato in gran parte copiato da libri corato con initiales champies – una
la cui compilatio è analoga. Le diffe- per l’inizio di ciascun brano – mol-
renze tra D-W 1099 e i suoi due com- te delle quali successivamente ta-
pagni sono spiegabili in base alla da- gliate dal manoscritto. Si tratta di
tazione leggermente differente del li- una testimonianza, molto impor-
bro piú che da ogni grande differenza tante tra le principali fonti di Notre-
nella provenienza (benché quest’ul- Dame, di un tipo di cultura mano-
tima non sia del tutto chiara); è as- scritta che permetteva la produzio-
sai probabile che la compilatio del ne sia di libri delle dimensioni di I-
manoscritto lo esplichi come intera- Fl Plut. 29.1, D-W 1099 o di esem-
mente prodotto dall’incontro con plari simili a D-W 628, sia di libri
esemplari parigini in un atelier del- dalle piú limitate ambizioni, tanto
la rive gauche come è accaduto per I- in termini di finalità del contenuto
Fl Plut. 29.1. quanto di schema decorativo.
Altri indizi delle origini di I-Fl Plut. Una fonte di organa a due voci re-
29.1 in una serie di ateliers della rive centemente scoperta, Santo Domin-
gauche vengono dalla comparazio- go di Silos, Biblioteca de Monasterio,
ne con la sezione centrale del ma- MS s.s. [E-SI ], contiene una notevo-
noscritto London, British Library, le sequenza di brani della messa per
MS Egerton 2615 [GB-Lbl Eg. 2615 Pasqua che assomigliano molto a I-Fl
(2)] [22]. Questa piccola collezione Plut. 29.1 quanto a destinazione li-
di polifonia parigina, ora rilegata in turgica – specialmente per l’inclusio-

21] La piú recente discussione su epoca e ner, The Origins of W 1 , in «Journal of the
provenienza di D-W 628 è in M. Everist, From American Musicological Society», 29, 1976,
Paris to St. Andrews: The Origins of W1, in «Jour- pp. 337-380.
nal of the American Musicological Society», 22] Pubblicato in facsimile in M. Everist (a
43, 1990, pp. 1-42. Cfr. anche, tra le letture c. di), French 13th-Century Polyphony in the
precedenti dell’argomento, J. Brown, S. Pat- British Library: A Facsimile Edition of the Ma-
terson e D. Hiley, Further Observations on W1, nuscripts Additional 30091 and Egerton 2615
in «Journal of the Plainsong and Mediaeval (folios 79-94v), Plainsong and Mediaeval Mu-
Music Society», 4, 1981, pp. 53-80; E.H. Roes- sic Society, London 1988, pagine non numera-
52 mark everist

ne di opere già note anche in I-Fl Plut. si trova nell’VIII e IX fascicolo di I-Fl Plut.
29.1 [23]. Sembrerebbe ragionevole 29.1. Benché il fascicolo IX contenga po-
affermare, in base a questa densità di chi mottetti a tre voci con differenti te-
opere e congruenze con le prassi pa- sti per il motetus e il triplum, questa par-
rigine (e grazie alle somiglianze di no- te del manoscritto è talmente ordinata
tazione), che E-SI originalmente – al- da presentare i mottetti a due voci nel
meno per la trasmissione degli orga- IX fascicolo e i mottetti-conductus nel-
na a due voci – abbia avuto una fina- l’ottavo. Il formato è differente a secon-
lità non del tutto diversa da quella da del genere. I mottetti a due voci so-
dello stesso I-Fl Plut. 29.1. Al con- no notati successivamente (cioè il tenor
trario, Berlin, Staatsbibliothek preußi- segue il motetus con entrambe le voci
scher Kulturbestiz, MS Lat. 4° 523 ri- trattate come fossero monodie) mentre
vela una serie di tentativi di suddivi- i mottetti-conductus sono scritti con le
dere mensuralmente la notazione di due parti superiori – che condividono
note tenute dell’organum, oltre a me- il medesimo testo – in partitura seguite
scolare musica per la messa e per l’uffi- dal tenor [26] [FIG.2].
cio all’interno dello stesso manoscritto Entrambi i fascicoli finiscono con la-
(benché sia sempre repertorio riser- cunae la cui lunghezza è impossibile da
vato alla Natività della Vergine) [24]. stabilire, poiché la foliazione origina-
Fonti della fine del secolo, come Co- le del manoscritto finisce a fol. 355 e
penhagen, Det Kongelige Bibliotek, non ci sono indizi su quanto sia stata
MS 1810 4°, permettono un approc- lunga la parte perduta. Vanno citate
cio piú completo alla questione del- alcune eccezioni al formato piú con-
la mensuralizzazione di notazioni pri- sueto: Veni doctor previe, dove “Veni”
ma non misurate, oltre a compren- è notato in partitura a tre voci tra i mot-
dere musica per la messa e per l’uffi- tetti-conductus in modo tale che le no-
cio in cui sembra che tale prassi sia te tenute del tenor siano coordinate con
azzardata [25]. le parti di superior; le opere a tre voci
che sono invece sparse tra le altre a due.
Il trattamento dei mottetti è piú evo-
IL LIBER MOTETORUM luto nei formati adottati in D-W 1099,
dove i mottetti con testi francesi sono
La prima coerente collezione di mottetti introdotti per la prima volta. Il VII fa-

23] Cfr. I. Fernandez de la Cuesta, Fragmen- la Società Internazionale di Musicologia: Trasmis-


to polifónico del “Ars Antiqua” en Castilla, in «Re- sione e recezione delle forme di cultura musicale, 3
vista de musicologia» VII (1984), pp. 453-466. voll., EDT, Torino 1990, vol. III, pp. 629-636.
24] Cfr. K. von Fischer, Neue Quellen zur Mu- 26] Il formato di queste opere, con la voce su-
sik des 13., 14., Und 15. Jahrhunderts, in «Acta periore che sembra un conductus, fornisce loro la
musicologica» XXXVI (1964), pp. 79-97. denominazione consueta. Il termine “mottetto
25] Cfr. J. Bergsagel, “The Transmission of No- monotestuale” è accettato da un recente studio:
tre-Dame Organa in Some Newly-Discovered D.F. Scott, The Three- and Four-Voice Monotex-
‘Magnus liber organi’ Fragments in Copenhagen”, tual Motets of the Notre-Dame School, Ph.D. diss.,
in A. Pompilio (a c. di), Atti del XIV Congresso del- University of California at Los Angeles 1988.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 53

r: mottetto-
Fig.2:Firenze, Biblioteca Medicea-Laurenziana, Plut. 29.1, conductus a tre
fol. 381
voci con le due parti superiori notate in partitura e ilAdtenor
veniamaperveniam
seguire— Tan-
54 mark everist

scicolo consta di mottetti-conductus a caratteristica unica in questo corpus di


tre voci, l’VIII di mottetti in latino, il manoscritti [29] [FIG.3].
IX di mottetti in francese a tre voci e il Le due collezioni di opere a tre vo-
X di mottetti francesi a due. Le gerar- ci presentano mottetti-conductus in
chie basate sul numero delle voci che latino analoghi a quelli dell’VIII fa-
si riscontrano in I-Pl Plut. 29.1 e D- scicolo di I-Fl Plut. 29.1 (fascicolo
W 628 sono ora incrementate fino a VII) e mottetti francesi a tre voci (fa-
comprendere le lingue dei testi, col la- scicolo IX). In entrambi i casi i for-
tino preferito ai vernacoli. D-W 1099 mati sono identici a quelli di I-Fl
tuttavia si spinge fino a dividere en- Plut. 29.1. Non ci sono sezioni di
trambi i fascicoli dedicati ai mottetti a D-W 1099 che diano spazio a mot-
due voci in ordine alfabetico (deter- tetti latini a tre voci notati successi-
minato dalle lettere iniziali del testo vamente, benché le opere francesi a
del motetus). L’VIII fascicolo consiste di tre voci del IX fascicolo seguano il
tre alfabeti seguiti da un’appendice, formato stabilito da I-Fl Plut. 29.1.
mentre il X è strutturato su due con un Come nel caso delle fonti del Ma-
terzo possibile frammentario [27]. È gnus liber organi e dei loro parenti sa-
molto probabile che questi alfabeti rap- cri, quelle dei mottetti sono raggrup-
presentino copie di ciò che originaria- pate dalla loro mise en page, raggrup-
mente apparteneva a collezioni distinte, pamento che può riflettere il tipo di
forse diversi codici o forse rotuli, sem- produzione libraria che teneva unita
plicemente copiati insieme nel piú am- la cultura musicale a Parigi a metà del
bizioso manoscritto D-W 1099 [28]. Duecento. Il primo gruppo è costi-
Le strette relazioni tra i fascicoli VIII e tuito da D-W 1099, dai mottetti ag-
X sono confermate non solo dal gran giunti alla fine di Paris, Bibliothèque
numero di contrafacta rivelati dalle con- Nationale de France, MS fonds latin
cordanze tra i due o, ancor piú, dalla 11266 e dalla piú famosa fonte mot-
presenza di incipit di contrafacta in tettistica, il cosiddetto Codice di Mont-
francese ai margini dell’VIII fascicolo, pellier (Montpellier, Bibliothèque In-

27] Gli alfabeti nei fascicoli dei mottetti di D- ternational de Paléographie, München, 15.-18.
W 1099 sono cosí organizzati: fascicolo VIII: (a) September 1981 Referate, Arbeo-Gesellschaft,
f. 145r-155v; (b) f. 155v-178r; (c) f. 178r-190r; München 1982, pp. 107-123.
(d – l’appendice) f. 190r-192r; fascicolo X: (a) f. 29] Cfr. infra a proposito della funzione de-
216r-222r; (b) f. 222r-248r; (?c) 248v-253v. gli incipit marginali in Paris, Bibliothèque Na-
28] Non esistono prove di musica polifonica tionale de France, fonds latin 15139.
del Duecento francese copiata su rotuli, ma ve 30] Non ci sono facsimili completi di F-Pn
ne sono di altre servite da esemplari per la mo- lat. 11266, se ne veda il singolo foglio pubbli-
nodia profana. Cfr. il rotulus di London, Lam- cato in P. Aubry (a c. di), Cent motets du XIIIe
beth Palace, MS Misc. Rolls 1435, con le per- siècle, 3 voll., Paris 1908 (rist. Broude Brothers,
suasive argomentazioni di come questi rotula New York 1964) vol. III, tavola X. F-MOf H
siano serviti da esemplari date da R.H. Rouse, 196 è pubblicato in facsimile nel primo volu-
“Roll and Codex: The Transmission of the Works me di Y. Rokseth (a c. di), Polyphonies du trei-
of Reinmar von Zweter”, in G. Silagi (a c. di), zième siècle, 4 voll., Éditions de l’Oiseau Lyre,
Paläographie 1981: Colloquium des Comité In- Paris 1935-1939.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 55

Fig.3:Firenze, Biblioteca Medicea-Laurenziana, Plut. 29.1, v: conclusione Veni doc-


fol. 392 del
tor previe — Veni in partitura a tre voci, e Prodit
inizio lucis
delradius — Mulie[rum] con le voci -supe
riori in partitura e il tenor copiato alla fine dell opera.
56 mark everist

Fig.4: Wolfenb ttel, Herzog-August-Bibliothek, 1099, fols. 145v-146: mottetto latino co


parti vocali copiate in successione conCandida motetivirginitas e Deo confitemini aggiunti con
indicazioni a marginecontrafacta
dei L’autrier iour e Mult est fous.
francesi

teruniversitaire, Section Médecine, MS li, ciascuna cronologicamente di-


H 196) [ 30] [FIG.4][F-MOf H 196]. stinta: il corpus ancien (fascicoli da II
L’edizione in facsimile di F-MOf a VI), un primo livello di aggiunta
H 196, curata da Yvonne Rokseth, (fascicoli I e VII) e un secondo (fa-
mostra come questo sia probabil- scicolo VIII) [31]. Nel corpus ancien
mente uno dei piú noti manoscritti le gerarchie secondo il numero del-
di musica medievale; ma la sua im- le voci e le lingue dei testi sono mo-
peccabile presentazione dovuta agl’ir- strate con altrettanto vigore che in
reprensibili tipi della Oiseau-Lyre dà D-W 1099 – fascicolo II: mottetti a
un’immagine illusoria di manoscrit- quattro voci; fascicolo III: mottetti
to coerente. In termini generali è for- latini a tre voci; fascicolo IV: mottetti
se il piú sottile tra tutti i corpus di- bilingui a tre voci; fascicolo V: mot-
scussi in questo capitolo. tetti in francese a tre voci; fascicolo
F-MOf H 196, diviso in otto fasci - VI: mottetti in francese a due voci.
coli, rientra in tre sezioni principa- La parte finale dei fascicoli è spesso

31] Questa triplice divisione è identificata da The Compilation of the Montpellier Codex, in «Early
Y. Rokseth, op. cit., vol. IV, pp. 25-28, e sostenu- Music History» XI (1992), pp. 263-301) non è
ta in M. Everist, Polyphonic Music…, cit. L’ipote- sostenuta da prove. Cfr. M. Everist, The Polypho-
si che i primi sette fascicoli siano stati preparati nic Rondeau c.1300: Repertory and Context, in
contemporaneamente (avanzata da M. Wolinski, «Early Music History» XV (1996), p. 89, nota 48.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 57

arricchita da una gran varietà di ag- lum musicae [32]. Il fascicolo VIII mo-
giunte che hanno poco a che fare coi stra tutti i segni di essere stato la co-
contenuti principali e sono state ag- pia di un manoscritto mottettistico
giunte piú tardi. Il corpus ancien è indipendente. Comincia con Deus
una collezione coerente e l’unica che in adiutorium, effettivamente riini-
separa i mottetti a tre voci francesi, ziando il codice e continua con una
latini e bilingui. I due fascicoli ag- collezione di mottetti eterodossa, l’o-
giunti dopo la compilazione del cor- rigine di parte dei quali è stata teo-
pus ancien (I e VII) hanno funzioni rizzata come inglese [33].
complementari ma contrastanti. Il Le tre sezioni principali di F-MOf
fascicolo I aggiunge generi ignoti al H 196 sono cronologicamente di-
corpus ancien: l’hoquetus a quattro stinte ma codicologicamente identi-
voci “In seculum” e alcuni organa a che. Il manoscritto dà l’impressione
tre voci; è però piú importante il fat- di essere stato meticolosamente pia-
to che esso inserisca in testa una ver- nificato in prima istanza e poi im-
sione di “Deus in adiutorium”, che plementato con altrettanta cura. Co-
è caratteristica di manoscritti piú re- sí come sono fatte le due aggiunte
centi (Bamberg, Staatsbibliothek, MS principali, esse coincidono con la mi-
Lit. 115; Torino, Biblioteca Reale, se en page delle sezioni precedenti an-
MS vari 42 [I-Tu vari 42]; Bruxelles, che nei casi in cui il materiale è ne-
Bibliothèque Royale, MS 19606; gli cessariamente molto diverso (per
otto fascicoli di F-MOf H 196 [cfr. esempio nel primo fascicolo). Alcu-
infra]). L’aggiunta del fascicolo VII – ne caratteristiche di sviluppo non
solo mottetti a tre voci (francesi, la- vanno trascurate in questo processo:
tini e bilingui misti) serve ad ag- la piú ovvia è la notazione [34]. Il
giornare la collezione presentata dal corpus ancien dedica una parte voca-
corpus ancien. Il fascicolo non solo le a una pagina in modo tale che, nel
usa ligaturae franconiane perfetta- caso di un mottetto a tre voci, tri-
mente sviluppate ma anche la divi- plum e motetus si trovino su pagine
sione, teorizzata da Petrus de Cruce, affiancate con il tenor che procede in
della brevis in piú di tre semibreves ; basso; i fascicoli VII e VIII mettono
fra l’altro, il fascicolo inizia con un triplum e motetus su colonne della
mottetto di Jacobus Leodensis attri- stessa pagina con il tenor ancora in
buito a Petrus de Cruce nello Specu- basso. Nello stesso modo, quando le

32] R. Bragard (a c. di), Jacobi Leodiensis 34] La notazione nel corpus ancien di F-MOf
Speculum Musicae, 7 voll., American Institu- H 196 si distingue in longae e breves ma tratta
te of Musicology, s.l. 1955-1973, vol. VII, pp. le ligaturae con una certa informalità (cfr. L.
36-38. Dittmer, The Ligatures of the Montpellier Ma-
33] Per un riassunto di queste posizioni cfr. nuscript, in «Musica Disciplina», 9, 1955, pp.
M. Everist, Anglo-French Interaction in Music, 35-55), mentre la seconda e la terza fase delle
c1170-1300, in «Revue belge de musicologie» aggiunte mostrano le ligaturae franconiane e la
XLVI (1992), pp. 20-21, e le fonti ivi citate. divisione della brevis di Petrus de Cruce.
58 mark everist

parti aggiuntive del libro sono state del manoscritto sono usate per indi-
copiate, è stato impossibile replica- care le note c e f ) [36]. La polifonia
re gli stili delle miniature, delle ini- di Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal,
tiales champies e delle lettere fiorite, MS 3517-8 è difficile da interpreta-
e benché lo stile generale di decora- re: è un miscuglio di mottetti a due
zione – e specialmente la sua gerar- e tre voci già noti dal corpus ancien
chia – sia mantenuto lungo il codi- di F-MOf H 196 con una sola, as-
ce, le differenze tra gli ateliers re- sai significativa, eccezione [37]. Al-
sponsabili di ciascun fascicolo sono tre fonti sembrano dipendere da di-
chiare (e largamente nel dare una versi tipi di organizzazione: i grup-
cronologia ai vari stadi della storia pi di mottetti di Monaco, Bayerische
del manoscritto). In base all’esame Staatsbibliothek, Mus. MS 4775 so-
delle decorazioni appare probabile no chiaramente organizzati origina-
che il corpus ancien sia stato copiato riamente secondo la funzione litur-
piú o meno intorno al 1280, i fasci- gica del tenor ma, quanto a formato
coli I e VII intorno al 1300 e il fasci- e mise en page, assomigliano piutto-
colo VIII all’inizio del secolo [35]. sto a D-W 1099; insieme, queste due
Nella seconda metà del Duecento fonti rappresentano rispettivamen-
ci fu una proliferazione di fonti del te la tradizione conservatrice e la pro-
mottetto: quelle frammentarie sono gressista [38]. Altre fonti frammen-
difficilmente giudicabili sulla base tarie sono costituite da una serie di
dell’ordinatio dei loro indici ma è fogli, ora distrutti, che furono con-
chiaro che la varietà dei formati sia servati a Louvain, Bibliothèque Uni-
largamente dipendente dai tipi di versitaire (ne restano fotografie nel
fonti oggi conservate. Il contenuto Ludwig Nachlass della Universität-
di manoscritti come Boulogne-sur- sbibliothek di Göttingen), Roma,
Mer, Bibliothèque Municipale, MS Biblioteca Apostolica Vaticana, MS
119 fu copiato in modo tale da pre- Reg. Lat. 1543 (i cui contenuti e la
sentare riduzioni a due voci del II e cui notazione la collegano alle tarde
III fascicolo di F-MOf H 196, in cui fasi di compilazione di F-MOf H
è presente una notazione lorena par- 196) e Udine, Biblioteca Comuna-
zialmente non diastematica (le righe le Vincenzo Joppi, MS ex Archivio

35] Y. Rokseth, op. cit., vol. IV, p. 28. sprechung, und Transcriptionen, Institute of Me-
36] Non ci sono descrizioni o facsimili di F- diaeval Music, New York 1959. Cfr. anche L.
BSM 119 piú estesi di quelli dati in G. Reaney, Dittmer, “The Lost Fragments of a Notre Da-
op. cit., pp. 260-261. me Manuscript in Johannes Wolf ’s Library”, in
37] Un singolo foglio del manoscritto è dato in J. la Rue (a c. di), Aspects of Medieval and Re-
facsimile in P. Aubry, Cent Motets…, cit., vol. III, fig. naissance Music: A Birthday Offering to Gustave
5. L’eccezione al contenuto è nel mottetto devozio- Reese, Oxford University Press, London - Mel-
nale in francese Un chant renvoisie – Decantantur. bourne - Cape Town 1967, pp. 122-133. I fo-
38] Edito in facsimile in L. Dittmer (a c. di), gli di organum di questo manoscritto sono re-
Eine zentrale Quelle der Notre-Dame Musik: Fak- centemente stati ricatalogati come Berlin, Staats -
simile, Wiederherstellung, Catalogue raisonné, Be- bibliothek, Musikabteilung, 55 MS 13.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 59

Florio 290. Quest’ultimo frammen- MS Lit. 115 e Paris, Bibliothèque Na-


to contiene un mottetto che si tro- tionale de France, MS nouvelles ac-
va anche in due altre fonti del “mot- quisitions françaises 13521 [F-Pn
tetto trecentesco” (Cambrai, Bi- n.a.f. 13521] possono essere stati co-
bliothèque Municipale, 1328 e Ivrea, piati da redattori che hanno usato
Biblioteca capitolare, s.s.); a queste pergamene preparate nel medesimo
si aggiunga anche l’ultimo liber mo- atelier (le dimensioni orizzontali del-
tetorum di questo corpus: I-Tu vari la parte scritta sono identiche, ben-
42. Questo complesso di fonti, riu- ché le verticali cambino a seconda
nito attorno a una singola opera, po- del genere copiato) [40]. Tuttavia il
ne in ballo anche una serie di pro- repertorio di F-Pn n.a.f. 13521 ha
blemi legati alla cronologia e allo sti- molto in comune col corpus ancien
le tra 1300 e 1330. I-Tu vari 42 è un di F-MOf H 196 – specialmente nel-
manoscritto notevole per piú di un la sua trasmissione di mottetti a quat-
aspetto [39]. La maggior parte del tro voci con testi in francese, e la sua
suo contenuto è concordante con notazione è nel migliore dei casi ana-
tutte le parti di F-MOf H 196, ma i loga alla peggiore piú antica; ciò con-
testi sono tradotti in vallone, carat- trasta con lo schema decorativo che
teristica che suggerisce che la collo- sembra essere stato eseguito verso il
cazione settecentesca del manoscrit- 1300 o piú tardi. È possibile che il
to (Saint Jacques de Liège) possa aver- manoscritto sia stato copiato con-
ne riflettuto la provenienza medie- temporaneamente al corpus ancien di
vale. È interessante che il manoscritto F-MOf H 196, lasciato senza deco-
cominci con le due versioni del Deus razione, quindi finito trenta o qua-
in adiutorium che inaugurano il I e rant’anni dopo. Per contro, è possi-
l’VIII fascicolo di F-MOf H 196, ma bile che D-BAs Lit. 115 sia stato co-
che del resto sono precedute da una piato verso il 1280; entrambi sono
versione di Parce, virgo, spes reorum organizzati in ordine alfabetico (co-
che musicalmente ha qualcosa in co- me D-W 1099 secondo la lettera ini-
mune col Deus in adiutorium che ini- ziale del motetus), ma piú facilmen-
zia l’VIII fascicolo di F-MOf H 196. te si tratta di una centuria – colle-
Due libri motetorum sono collega- zione di esattamente cento pezzi, ca-
ti dalla loro mise en page ma separa- ratteristica che Pierre Aubry ha ri-
ti praticamente da ogni altra carat- scontrato nel titolo, nell’introduzio-
teristica. Bamberg, Staatsbibliothek, ne e nel commentario al suo facsi-

Fr.13521 (La Clayette) and Lat.11411, Institu-


39] Cfr. facsimili ed edizione in A. Auda (a te of Mediaeval Music, New York 1959. Per un
c. di), Les ‘motets wallons’ du manuscrit de Turin: secondo facsimile di F-Pn n.a.f. 13521, cfr. F.
vari 42, 2 voll., presso l’autore, Bruxelles [1953]. Gennrich (a c. di), Ein altfranzösicher Motet-
40] Cfr. P. Aubry, Cent motets…, cit.; L. Ditt- tenkodex, Paris B.N. 13521, s.e., Darmstadt
mer (a c. di), Paris 13521 and 11411: Facsimi- 1958.
le, Introduction, Index and Transcriptions from 41] Per la datazione di D-Bas Lit. 115, cfr.
the Manuscripts Paris, Bibl. Nat. Nouv. Acq. M. Everist, Polyphonic Music…, cit., pp. 151-
60 mark everist

mile del 1908 del manoscritto [41]. voci]) e in I-Fl Plut. 29.1 (VI [a tre],
I mottetti sono seguiti da una colle- VII [a due], e X-XI [monodici]). No-
zione che ha molto in comune con nostante D-W 1099 non contenga
il primo fascicolo aggiunto di F-MOf monodie, D-W 628 dedica il X fa-
H 196 dove comincia con la stessa scicolo a questo tipo di repertorio; i
versione di Deus in adiutorium che conductus del manoscritto rimanen-
apre F-MOf H 196, e continua con te sono raggruppati nei fascicoli VIII
un certo numero di pezzi a tre voci e IX con collezioni miscellanee di mu-
per lo piú basati sul melisma In se- sica rispettivamente a tre e due voci.
culum con due altre concordanze col Benché Madrid, Biblioteca Nacional,
I fascicolo di F-MOf H 196. MS 20486 contenga sia mottetti sia
Il manoscritto Paris, Bibliothèque conductus, è notevole come non li se-
Nationale de France, MS fonds latin pari in fascicoli distinti, cosa che po-
15139 [F-Pn fonds latin 15139] per trebbe derivare dalla sua datazione
quanto molto problematico da in- relativamente tarda e dalla possibile
terpretare, conserva un fascicolo di provenienza spagnola [43]. Quasi al-
clausulae, tutte tranne una sono for- trettanto si può dire di un’altra ete-
nite di un’indicazione in margine al rogenea e vasta fonte risalente a cir-
testo del mottetto che corrisponde ca il 1300, Burgos, Monasterio de
alla clausula [42]. Nonostante la pa- Las Huelgas, MS s.s [44].
rentela fisica degli incipit marginali Le fonti tarde del conductus mo-
nell’VIII fascicolo di D-W 1099, la strano poca dell’uniformità del liber
funzione è differente poiché le indi- motetorum. Il piú accreditato candi-
cazioni marginali di D-W 1099 pos- dato come collezione molto elabora-
sono solo indicare un processo di ta di conductus a due voci sono i fram-
contrafacta, quelle di F-Pn fonds la- menti Heidelberg, Universitätsbi-
tin 15139 valgono invece sia da pun- bliothek, MS 2588, ma anche qui, del-
to di riferimento per mostrare qua- le sette opere una è prevalentemente
li mottetti siano modellati sulle clau- a tre voci e un’altra concorda con un
sulae, sia da indicazione di quali ab- conductus circolato in zone dove si
biano avuto il testo estrapolato per parlava il tedesco meridionale. Altre
completare le clausulae. Il manoscritto fonti mostrano di dare un certo li-
pone problemi simili anche per i con-
ductus.
42] Cfr. E. Thurston (a c. di), The Music in
the St. Victor Manuscript, Paris lat.15139: Polyphony
of the Thirteenth Century, Pontifical Institute of
LE FONTI DEL CONDUCTUS Mediaeval Studies, Toronto 1959.
43] Cfr. L. Dittmer (a c. di), Facsimile Re-
production of the Manuscript Madrid 20486, In-
Come nel caso del liber motetorum, stitute of Mediaeval Music, New York 1957.
le piú antiche collezioni coerenti di 44] H. Anglès (a c. di), El códex musical de
Las Huelgas (música a veus dels segles XIII-XIV): in-
conductus si trovano in D-W 1099 troducciò, facsìmil i transcripciò, 3 voll., Institut
(fascicoli III [a tre voci] e VI [a due d’Estudios Catalans, Barcelona 1931.
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 61

vello di organizzazione ai loro con- te di dirlo con grande precisione [46].


tenuti: due manoscritti, Solothurn, Al contrario, dalla fine del secolo, i
Zentralbibliothek, MS S. 231 e il ma- frammenti di Metz, Bibliothèque
teriale di rilegatura del libro a stam- de la Ville, réserve précieux, MS
pa Oxford, Bodleian Library, MS Auct. 732bis/20 uniscono sia composi-
VI.Q.3.17 sono state descritte come zioni a tre voci, sia opere original-
fonti distinte del conductus a due vo- mente a due ma con un triplum ag-
ci finché non si è mostrato (a) che le giunto; peraltro, la notazione risul-
due serie di frammenti apparteneva- ta aggiornata alla differenziazione
no originalmente al medesimo ma- tra longae e breves [47].
noscritto e (b) che anche altre parti
del manoscritto erano state conser-
vate nel libro di Oxford, cosa che mo- MONODIA, POLIFONIA E ROMANZO
stra quanto esso abbia potuto mi-
schiare indiscriminatamente mono- In senso stretto, le fonti delle melodie
dia e polifonia a due voci [45]. dei trovieri non potrebbero far parte di
Recenti scoperte hanno sia con- una rassegna sui piú antichi libri di mu-
fermato sia contraddetto quanto affer- sica polifonica, ma le relazioni tra po-
mato in precedenza. Alcuni gruppi lifonia e monodia nel Duecento non
di manoscritti frammentari scoper- vanno ignorate. Diversamente dai li-
ti a Cambridge e a Francoforte sul bri di polifonia, la mise en page di uno
Meno sembrano essere parte di col- chansonnier è determinata dalla riga-
lezioni di conductus rispettivamente tura del manoscritto in funzione al te-
a due e tre voci (Cambridge, Sidney sto. Ammesso che l’aspetto conven-
Sussex College, MS 117* e Francoforte zionale di un manoscritto del grand
sul Meno, Stadt- und Universitäts- chant comprenda la notazione musi-
bibliothek, MS Inc. oct. 294); può cale solo della prima strofa e la scrittu-
trattarsi di fascicoli di vasti mano- ra in basso del testo rimanente senza
scritti del tipo di I-Fl Plut. 29.1, co- notazione, uno chansonnier consiste piú
me di parti di fonti dedicate esclusi- di parole che di note e la sistemazione
vamente al conductus; lo stato attuale delle righe in funzione del testo è la so-
della documentazione non permet- luzione piú logica. Si sono date molte

aus einer Notre-Dame-Handschrift in Frankfurt


45] Cfr. J. Stenzl, Eine unbekannte Notre-Da- a. M., in «Nachrichten der Akademie der
me-Quelle: die Solothurner Fragmente, in «Die Wissenschaften in Göttingen, 1: Philologisch-
Musikforschung» XXVI (1973), pp. 311-321; M. Historische Klasse, Jahrgang 1987», 1987, pp.
Everist, “A Reconstructed Source for the Thir- 179-192; M. Everist, A New Source for the Polypho-
teenth- Century Conductus”, in L. Dittmer (a nic Conductus: MS 117* in Sidney Sussex Colle-
c. di), Gordon Athol Anderson (1929-1981): In ge, Cambridge, in «Plainsong and Medieval Mu-
memoriam von seinen Studenten, Freunden und sic» III (1994), pp. 149-168.
Kollegen, 2 voll., Institute of Mediaeval Music, 47] M. Everist, Reception and Recomposition
Henryville-Ottawa-Binningen 1984, vol. I, pp. in the Polyphonic Conductus cum cauda: The Metz
97-118. Fragment, in «Journal of the Royal Musical As-
46] Cfr. M. Staehelin, Conductus-Fragmente sociation» CXXV (2000), pp. 135-163.
62 mark everist

risposte su come esattamente si sia fat- fonds français 12615 (lo Chansonnier
to coincidere un rigo musicale nella de Noailles), sono comprese anche va-
matrice di un manoscritto rigato per le ste collezioni di mottetti; i loro forma-
parole: in termini di compilatio, le me- ti e mise en page sono largamente de-
lodie sono raggruppate a seconda del- terminati in base al modello degli chan-
l’autore dei versi: Thibaut de Navarre, sonnier di cui fanno parte [49]. I mot-
Gace Brulé ecc., in una gerarchia rife- tetti sono inseriti con i loro tenores (e
rita o allo status aristocratico o all’in- in questo caso l’altra voce segue sem-
teresse di chi ha commissionato il ma- plicemente il motetus) oppure come
noscritto. Benché le dimensioni gene- monodie (generalmente col solo mote-
rali dei volumi tendano al formato in tus); il tentativo di generica modifica
folio (al contrario del quarto di molti (cioè di spostamento della voce di mo-
libri di polifonia), sono pochi gl’indi- tetus in una chanson) è rispecchiato dai
zi della produzione multipla che ca- cambi della mise en page. Piú difficile
ratterizza i libri di polifonia; fanno ec- da spiegare, ma analogo a F-Pn fr. 844
cezione due manoscritti: Paris, Bi- e 12615, è il manoscritto Roma, Bi-
bliothèque de l’Arsenal, MS 5198 e Pa- blioteca Apostolica-Vaticana, MS Reg.
ris, Bibliothèque Nationale de France, Lat. 1490; qui sia le parti dei mottetti
MS fonds français 845, dove la mise en che dei rondeaux polifonici si trovano
page in due libri è molto simile, nono- per lo piú come monodie (mentre uno
stante le differenze tra chi è stato re- di questi mottetti è conservato nella
sponsabile delle initiales champies, men- versione a tre parti in F-MOf H 196)
tre restano identiche le decisioni gene- [50].
rali circa l’articolazione delle melodie, Nel Duecento c’era un interscam-
delle strofe e dei corpora d’autore [48]. bio tra (e una mutua comprensione
In quasi tutti i casi la notazione consi- di) libri di polifonia e monodia. Un
ste di neumi ritmicamente indifferen- altro esempio della penetrazione del
ziati. In due casi, Paris, Bibliothèque repertorio trovierico nel campo del-
Nationale de France, MS fonds français la polifonia è offerto dallo chanson-
844 (lo Chansonnier du Roi ) e Paris, nier Paris, Bibliothèque Nationale
Bibliothèque Nationale de France, MS de France, fonds français, MS 846 (lo

48] Per F-Pa 5198, cfr. P. Aubry, A. Jeanroy introduction, 2 voll., Humphrey Milford - Oxford
(a c. di), Le chansonnier de l’Arsenal (trouvères University Press - University of Pennsylvania
du XIIe-XIIIe siècle); reproduction phototypique du Press, Philadelphia-London 1938. Un singolo
manuscrit 5198 de la Bibliothèque de l’Arsenal, foglio (fol. 57r) di F-Pn fr. 12615 è stampato in
Harassowitz, Paris-Leipzig s.d. Non ci sono fac- facsimile in P. Aubry, Les plus anciens monuments
simili di F-Pn fr.845; un singolo foglio è forni- de la musique française, H. Welter Éditeur, Pa-
to in M. Everist, Polyphonic Music…, cit., p. ris 1905, tavola 13.
320. 50] Facsimili dei fogli 944-944 sono ripro-
49] Per lo Chansonnier du Roi (F-Pn fr. 844) dotti in E. Monaci, Facsimili di documenti per
cfr. J. e L. Beck (a c. di), Le manuscrit du Roi, la storia delle lingue e delle letterature romanze,
fonds français no 844 de la Bibliothèque Natio- 2 voll., Anderson, Roma 1910-1913, vol. II,
nale: reproduction phototypique publié avec une figg. 96-98; e del foglio 26r in P. Aubry, Les plus
le fonti della musica polifonica, ca. 1170 - 1330 63

Chansonnier Cangé ) [51]. In termi- di opere non musicali: Le Jeu de la


ni di contenuto, il manoscritto con- feuillée, Le vers d’amours ecc. Si trat-
serva le singole voci di due mottetti ta di una delle piú importanti com-
presentati come chansons e un esem- pilationes vernacolari del Duecento
pio particolarmente antico di canto che comprendano anche musica. La
polifonico (opera che peraltro isola collezione include pure il Jeu de Ro-
questo manoscritto dai suoi vicini). bin et de Marion che ha al suo inter-
Vi vengono condivisi numerosi aspet- no interpolazioni musicali. L’ordi-
ti dei contemporanei libri di polifo- natio del manoscritto è quella di uno
nia: il formato in quarto (piuttosto chansonnier, cioè con righi musicali
di quello in folio proprio di molti collocati ogni quattro (per la mo-
chansonniers coevi), un tentativo (po- nofonia e i mottetti) e ogni otto (per
co riuscito) di rendere mensurale la i rondeaux polifonici) righe di testo.
notazione altrove non mensurale per Importante precursore del livre ou je
mezzo di aggiunte di gambi ai neu- met toutes mes choses di Guillaume de
mi trasformandoli in longae ; il rifiu- Machaut, nonostante F-Pn fr. 25566
to del convenzionale raggruppamento pare sia stato compilato postumo. Il
per autore, scegliendo per quello al- restante contenuto del libro (visto
fabetico analogo a D-Bas Lit. 115 o che le opere di Adam riempiono so-
ai fascicoli di mottetti di D-W 1099. lo 67 dei complessivi 283 fogli) in-
F-Pn fr. 846 ha attratto particolar- clude una delle quattro presentazio-
mente l’attenzione di chi ha cercato ni manoscritte dei Renart le nouvel
di spiegare le chansons dei trouvères di Jacquemart Gielée, testo che in
in termini di ritmica mensurale, ma ciascuna delle sue quattro fonti fa
la comprensione del contesto avan- grande uso dell’interpolazione delle
zata qui è fortemente contraria a una liriche ad effetto espressivo; per non
simile valutazione della fonte. parlare del fatto che anche questo
Monofonia, polifonia e poesia ro- manoscritto mescola testo e musica.
manza si trovano assieme nel mano- Una simile coesistenza di lettera-
scritto Paris, Bibliothèque Nationa- tura e musica caratterizza i mano-
le de France, MS fonds français 25566 scritti dei testi che interpolano le li-
[52]. I primi 67 fogli presentano la riche con prose o versi romanzi e te-
raccolta delle opere di Adam de la sti correlati. “Lirica” in questo con-
Halle: appaiono monodie (i grand testo significa quasi sempre refrain
chants e jeux partis), mottetti polifo- limitato a due, tre o quattro versi del
nici e rondeaux oltre a una quantità testo con la sua musica. In quasi tut-

51] J. Beck (a c. di), Reproduction phototy- 52] Non sono stati pubblicati facsimili di que-
pique du chansonnier Cangé: Paris, Bibliothè- sto notevole manoscritto. Ci sono fogli saltuari
que Nationale, Ms. Français No 846, 2 voll., in P. Aubry, Les plus anciens monuments…, cit.,
Librairie Ancienne Honoré Champion - Uni- f. 17 (fol. 41v) e in F. Gennrich, Abriss der Franko-
versity of Pennsylvania Press, Paris-Philadelphia nischen Mensuralnotation, 2 voll., s.e., Darmstadt
1927. 1956, figg. 13-16 (tutti rondeaux polifonici).
64 mark everist

ti i casi il trattamento della musica le, Bibliothèque Municipale, 316)


in queste fonti è identico a quello ri- chiaramente include non solo un tro-
scontrato nella trasmissione de Re- po a due sull’Agnus Dei ma anche un
nart le nouvel in F-Pn fr. 25566: i ri- mottetto a due che è contrafactum di
ghi musicali sono sistemati tra quel- un’opera conservata in F-MOf H
li del testo. A questa categoria ap- 196 [55]. Testi del genere fungono
partengono il Roman de la poire, Le da contesto per il background del
court de paradis e altri [53]. Tre ma- Roman de Fauvel, di cui si parlerà nel
noscritti de Les Miracles de Notre Da- prossimo capitolo, mentre solo uno
me di Gautier de Coinci compren- di questi quattordici manoscritti pos-
dono una singola composizione po- siede ciascuna delle componenti mu-
lifonica [54], ma una delle fonti del- sicali.
l’Anticlaudianus di Alan di Lille (Lil-

53] M.V. Coldwell, Guillaume de Dole and


Medieval Romances with Musical Interpolations,
in «Musica Disciplina» XXXV (1981), pp. 55-86.
54] Cfr. J. Chailley (a c. di), Les chansons à la
Vierge de Gautier de Coinci 1177 [78]-1236):
édition musicale critique avec introduction et com-
mentaires, Heugel et Cie, Paris 1959.
55] Cfr. P. Bayart, Adam de la Bassée (d.1286):
Ludus super Anticlaudianum d’après le manuscrit
original conservé à la Bibliothèque Municipale de
Lille publié avec une introduction et des notes,
Georges Frère Imprimeur, Tourcoing 1930.
I manoscritti musicali del Trecento

di John Stinson

La musica del Trecento sopravvive in Orbatello a Firenze nel 1417, risul-


circa 490 manoscritti [1]: alcuni so- ta che a selezionare e ordinare (com-
no codici magnificamente miniati, posuit et ordinavit) le parti musicali
altri soltanto ritagli di pergamena usa- contenute nel libro sia stato il retto-
ti per rilegare altri libri. Per descrive- re, il compositore don Paolo Teno-
re l’importanza, l’organizzazione, il rista.
contesto e le caratteristiche fisiche di Una delle composizioni polifoni-
queste fonti, procederemo all’analisi che dello stesso autore, un Introito
di due casi esemplari utili a definire in due parti per la festa di Santa Lu-
le differenze di produzione, stile e cia, si trova in Ash, quale parte inte-
funzione dei diversi tipi di libro di grale di questo manoscritto grande
musica che esistevano nel Trecento. e riccamente decorato composto per
uso della chiesa di Santa Lucia de’
Magnolis a Firenze nel 1423. In Pit,
LA TIPOLOGIA DEI LIBRI DI un’antologia di manoscritti musica-
MUSICA TRECENTESCHI: DUE ESEMPI li fiorentini compilata probabilmente
intorno al 1410, due fascicoli sono
Dal colophon di Douai [FIG.1], un interamente dedicati alle composi-
manoscritto di canti elegantemente zioni di don Paolo. All’inizio di mol-
miniato realizzato per la cappella di ti fogli un chiaro monogramma iden-

1] Per i manoscritti piú frequentemente citati (I-1V 115); Lo: London, The British Library, MS
si fa riferimento alle seguenti sigle: Apt: Apt, Ba- Add. 29987; Lw : Chicago, Newberry Library,
silique Sainte-Anne, MS Trésor 16bis; Ash: Firen- Case MS Mlo 96. P 36 (Lowinsky fragment); Manc :
ze, Biblioteca Medicea-Laurenziana, MS Ash- Lucca, Archivio di Stato, MS 184 – Perugia, Bi-
burnham 999; Chantilly: Chantilly, Musée Condé, blioteca Comunale Augusta, MS 3065 (Codice
MS 564; Cil: Perugia, biblioteca di B. Brumana e Mancini ); Mod: Modena, Biblioteca Estense, MS
G. Ciliberti, MS privo di segnatura; Douai: Douai, a.M.5.24; OH: London, British Library, MS Ad-
Bibliothèque Municipale, MS 1171; F. 5.5.: Fi- ditional 57950 (Codice Old Hall ); Pit: Paris, Bi-
renze, Biblioteca Nazionale MS Incunab. F.5.5; bliothèque Nationale, MS fonds italien 568; PR:
Fauvel: Paris, Bibliothèque Nationale MS Français Paris, Bibliothèque Nationale, MS nouvelles ac-
146; Fp: Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, quisitions françaises. 6771 (Codice Reina); Sq: Fi-
MS Panciatichiano 26 (Codice Panciatichi ); Fsl: renze, Biblioteca Medicea-Laurenziana, MS Me-
Firenze, Archivio Capitolare di San Lorenzo, MS diceo Palatino 87 (Codice Squarcialupi ); To: To-
2211; Ivrea: Ivrea, Biblioteca capitolare, MS CXV rino, Biblioteca Nazionale, MS S.J.II.9.
66 john stinson

Fig.1:Douai, Biblioth que Municipale,


MS 1171 (colophon).

tifica questo compositore. musica nella liturgia, richiedeva non


Lo stesso monogramma lo si trova solo perizia musicale ma anche litur-
su un altro frammento. Vi sono in gica e che, con l’eccezione dei casi in
totale tre mani che scrivono le ope- cui una esatta copia venisse prodot-
re di don Paolo Tenorista e che con- ta, l’amanuense – o almeno chi ne
nettono i cinque manoscritti Pit, dirigeva il lavoro – doveva avere que-
Manc, Lw, F. 5.5. e Cil. In uno dei sta doppia competenza. Il nome che
piú sontuosi manoscritti musicali del appare in questo manoscritto come
Trecento, Sq, vi è il ritratto del me- curatore della raccolta è quello di uno
desimo compositore seguito da 17 dei piú importanti compositori fio-
fogli rigati per musica ma sui quali rentini del tempo.
non è scritto niente. Ash, un manoscritto liturgico con-
Le opere di don Paolo Tenorista ci tenente la messa e l’uffizio di Santa
sono state dunque trasmesse in quat- Lucia e importanti feste dell’anno,
tro tipi diversi di “libro di musica” che eccezionalmente include polifonia
possono servire come paradigmi nel- in un libro che altrimenti è dedica-
l’esame dei libri di musica del Trecento. to al canto liturgico.
Nel primo dei manoscritti citati L’antologia Pit, nella quale sono
non vi è polifonia ma solo i canti ne- conservate la maggior parte delle ope-
cessari alla celebrazione della messa re di don Paolo, proviene dallo stes-
e delle ore o giorni di festa: il colophon so scriptorium, ed è possibile che i due
ci ricorda che precedentemente alla frammenti con il monogramma sia-
uniformità imposta dal Concilio di no stati compilati da un amanuense
Trento, la selezione e l’ordine della che lavorò anche a Santa Maria de-
i manoscritti musicali del trecento 67

gli Angeli o che comunque ad essa bri di canto liturgico in cui original-
era legato in qualche maniera [2]. mente la polifonia non era annotata –
Quelli che chiamiamo “frammenti” solo in casi eccezionali se ne prevede-
avevano probabilmente fatto parte di va la scrittura; 2) libelli che possono
piccole collezioni circolanti sotto for- aver circolato separatamente e che so-
ma di fascicoli individuali – libelli – no stati talvolta raggruppati in codici;
che erano, nel Trecento, la forma piú 3) antologie per uso pratico che spes-
comune di circolazione per nuove so presentano accanto alla collezione
composizioni. originaria prevista in sede di composi-
Sq, dal quale le opere di don Paolo tio opere aggiunte in seguito; 4) colle-
sono cosí significativamente assenti, zioni monumentali, spesso molto de-
fu realizzato anche esso nello scripto- corate, di opere di singoli composito-
rium di Santa Maria degli Angeli, a ri.
pochi metri da Orbatello, l’ospizio Il primo tipo, il libro di canto li-
per vedove di cui don Paolo era il ret- turgico, è il piú comune e, vistone
tore [3]. Questa è la piú vasta raccol- l’uso nella liturgia, anche il piú con-
ta di musica italiana del Trecento, con veniente per l’inclusione della po-
circa 385 opere di dodici autori di- lifonia; non sorprende quindi che
versi [4], il risultato di un piano e di quasi un terzo (142 su 490) dei ma-
una selezione accurati, uno degli esem- noscritti del Trecento appartenga a
pi piú notevoli della produzione li- questa categoria.
braria del suo tempo. Si è molto di- L’esecuzione del canto era parte in-
scusso sul ruolo giocato da don Pao- tegrante della liturgia medievale e
lo nella produzione di questo libro: questi libri spesso venivano usati per
potrebbe aver collaborato alla compi- centinaia di anni: per esempio, un
latio e ordinatio, ma certo la magnifi- antifonario copiato a Rimini nel 1328
cenza di questo manoscritto è ben fu adoperato fino oltre il 1582 [5], e
lontana dall’antologia Pit e dai fram- un graduale della chiesa di San Lo-
menti compilati dagli stessi amanuensi renzo a Firenze ha alcune sezioni ri-
che ci hanno trasmesso le sue opere. salenti al Trecento, aggiunte polifo-
Questo primo caso esemplare ci pre- niche di Marco da Gagliano, com-
senta dunque quattro tipi di libri di positore del primo Seicento, nonché
musica attraverso i quali ci è stata tra- un indice per reperire i canti per le
smessa la polifonia trecentesca: 1) li- feste di nuova istituzione che po-

2] Sullo scriptorium di Santa Maria degli An- don Paolo (ritratto nel foglio 55v) e di Johan-
geli cfr. infra. nes Organista de Florentia (ritratto nel foglio
3] Cfr. R. Trexler, “A widow’s asylum of the 195v).
Renaissance: the Orbatello of Florence”, in P.N. 5] Cfr. J. Stinson, “The Rimini Antiphonal:
Stearns (a c. di), Old Age in preindustrial Society, Palimpsest Music and Renaissance Liturgical
Holmes & Meier, New York 1982, pp. 119-149. Practice”, in B. Muir (a c. di), Reading Texts and
4] Il manoscritto contiene il ritratto di quat- Images: essays on medieval art and patronage, Uni-
tordici compositori, ma nessuna musica di versity of Exeter Press, Exeter 2002, pp. 57-92.
68 john stinson

trebbe risalire al Settecento. I libri li- Pit è una delle antologie che sem-
turgici in cui la polifonia è inclusa bra fossero compilate per uso prati-
come parte dell’originale progetto co, come Rvat 215, Manc, Mod, PR,
sono rari. Fp, Lo e Fsl (tutte fiorentine, come
Altrettanto sporadici i libelli con- Pit). Con l’eccezione della prima e
tenenti una sola opera o piccole col- dell’ultima, che sembrano essere sta-
lezioni di canti scritti per uso prati- te scritte da una sola mano, tutte que-
co: infatti, non appena i gusti musi- ste antologie si compongono di una
cali cambiavano, i libelli venivano collezione di base prevista in fase di
usati come rilegature o raschiati per compilatio, e di aggiunte posteriori
altri scopi [6]. A causa delle loro con- ad opera di altre mani. Dal punto di
dizioni attuali è spesso difficile di- vista bibliologico esse sono piú si-
stinguere i manoscritti che circola- mili ai moderni fascicoli di fogli sciol-
vano come libelli e che piú tardi ven- ti che ai libri rilegati sulla base di un
nero usati come rinforzi di rilegatu- progetto coerente.
ra, dai frammenti di codici smem- Al gruppo delle collezioni monu-
brati. Neppure la presenza di folia- mentali si possono ascrivere le opere
zioni elevate è sempre garanzia sicu- complete di Guillaume de Machaut,
ra che il frammento sia esistito indi- Sq, To e OH. Tuttavia, vista la pre-
pendentemente come libello prima ponderanza, tra i libri di musica del
della rilegatura e foliazione e del- Trecento, dei libri liturgici con spo-
l’ultimo smembramento. radiche aggiunte di polifonia e dei li-
La ricerca è oggi in grado di arric- belli, tali grandi collezioni (legate a
chire la nostra conoscenza della vita un singolo compositore, a una cor-
musicale delle ultime decadi del XIV te, a una cappella o a una città), or-
secolo attraverso un accurato studio ganizzate con cura, miniate e arric-
dei frammenti basato sui contesti, sui chite in oro sono da considerarsi ec-
contenuti e sulle “mani” dei copisti. cezioni. I libri di musica di tutti i gior-
E questo, in particolare, per quanto ni erano assai piú modesti.
riguarda Avignone, Cambrai, Firen-
ze, Padova e Roma, nonché per i fram-
menti di origine inglese e spagnola. ILROMAN DE FAUVEL

Antologie per uso pratico Se il caso di don Paolo ci presenta


quattro tipi di libro in cui la polifo-

6] Cosí Padova, Archivio di Stato, MS 14 po- dova, Istituto per la storia ecclesiastica padova-
trebbe aver contenuto un intero Credo di Sor- na, Padova 1993, pp. 115-139. Altri libelli, cir-
tis, mentre il singolo bifolium che ne resta con- colati in origine separatamente, si trovano ora
tiene solo la parte di cantus; cfr. F. Facchin, “Una uniti: è il caso di Apt, le cui parti potrebbero es-
nuova fonte trecentesca nell’Archivio di Stato ser rimaste separate fino all’Ottocento; cfr. A.
di Padova”, in G. Cattin, A. Lovato (a c. di), Tomasello, Music and Ritual at Papal Avignon,
Contributi per la storia della musica sacra a Pa- 1309-1403, UMI, Ann Arbor 1983.
i manoscritti musicali del trecento 69

nia del Trecento veniva annotata, un vano del tutto molte facciate affian-
caso a parte è invece l’edizione mu- cate; 2) ognuna di esse è stata orga-
sicale di Chaillou de Pestain del Ro- nizzata in modo che il testo, la mu-
man de Fauvel. Si tratta della piú an- sica e le illustrazioni siano sulle me-
tica collezione di musica del Trecen- desime due facciate affiancate insie-
to e forse del piú grande monumen- me coi loro corrispettivi rinvii; 3) fo-
to del secolo in fatto di produzione gli addizionali sono stati aggiunti per
libraria. A parte alcuni libri corali alcuni testi per non interrompere la
con aggiunte polifoniche [7], Fauvel basilare struttura in sesterni.
è uno dei libri di musica di piú gran- Dall’analisi di questi due casi, i ma-
di dimensioni prodotti nel Trecen- noscritti di don Paolo e della sua cer-
to: misura infatti 462 × 330 mm [8]. chia e il Roman de Fauvel, si vede co-
In questo unico manoscritto il Ro- me i piú conosciuti manoscritti del
man è sviluppato a ulteriori testi, 167 Trecento siano in effetti delle ecce-
opere musicali e 77 illustrazioni, ed zioni piuttosto che la regola per quan-
è chiaramente il frutto di un’accura- to riguarda i libri di annotazione po-
ta progettazione visibile anche dai lifonica. La normalità consisteva in
dettagli della mise en page: testo, il- effetti di antologie di musica attiva-
lustrazioni e musica sono organizza- mente usata al tempo, che potevano
ti in modo tale da riempire due fac- comprendere anche libelli, inizial-
ciate consecutive a piatto con la mi- mente in circolazione indipenden-
nima interruzione per ciascun ele- temente, e che potevano talvolta ar-
mento. La struttura della rilegatura, ricchirsi con fascicoli aggiunti alla
in 13 fascicoli (2, 2, 2, 7, 5, 6, 6 + collezione iniziale.
1, 2, 6, 6, 6, 4, 2), all’inizio parreb- Prima di esaminare piú in detta-
be irregolare, ma un attento esame glio esempi di questa produzione, è
mostra che il libro è stato composto opportuno passare in rassegna bre-
in sesterni (quattro per il Roman, uno
per le opere di Jehann de Lescurel e 7] Coi suoi 462 mm, Fauvel è uno dei piú al-
tre per le Chroniques métriques) [9]. ti manoscritti del secolo, superato solo da Ash
In quanto produzione unica, non co- (560 mm), da un laudarium ora smembrato
(470-475 mm) e da undici libri corali con ag-
piata da esemplari pre-esistenti, Fau- giunte di polifonia (480-560 mm).
vel testimonia non solo di un pro- 8] Formato particolarmente notevole se si
getto ben preciso, ma anche di fles- pensa che tutti i libri piú grandi venivano usa-
ti da cori, mentre la sua scrittura minuta e le no-
sibilità nel design e nella struttura tazioni musicali, per non menzionarne il con-
fisica tale da conciliare contenuto e tenuto, indicano uno scopo ben diverso.
mise en page. Dal punto di vista del- 9] Bifogli sono stati aggiunti per l’indice (fa-
scicolo 3, fogli A e B) e per il completamento dei
la produzione libraria tale struttura dits di Geffroi de Paris, iniziati nel quarto fa-
indica che: 1) l’inusuale impagina- scicolo del Roman (fogli XLVI-XLVIII) e continuati
zione a tre colonne era parte del pro- nell’ottavo. I bifogli dei primi due e dell’ultimo
fascicolo sono parte della rilegatura, con il pri-
getto iniziale ma fu variata per adat- mo e l’ultimo foglio incollati rispettivamente ai
tarsi alle opere musicali che riempi- piatti di copertina anteriore e posteriore.
70 john stinson

vemente le procedure con cui tali li- identificare le carte stesse che per da-
bri venivano preparati, procedure la tarle [13].
cui comprensione è preliminare alla Quando la pergamena o la carta era-
interpretazione dei libri stessi. no pronte venivano piegate a seconda
delle dimensioni del libro richiesto.
Per i libri di musica era comune una
BREVE RASSEGNA DELLE sola piegatura per ciascun foglio: il bifo-
TECNOLOGIE LIBRARIE TRECENTESCHE lium che ne derivava piegato in due
dava quattro pagine che, a loro volta,
Nel Trecento il vello – o pergamena venivano raggruppate in fascicoli di
[10] – fu il piú comune supporto su quattro, cinque o, eccezionalmente,
cui venne scritta la musica [11], an- sei bifolia, producendo gruppi rispet-
che se, con sempre maggiore fre- tivamente di otto, dieci o dodici fogli.
quenza dalla fine del Duecento, si Nei manoscritti in pergamena di soli-
cominciò a usare anche la carta [12] to il verso e il recto affiancati erano co-
fatta per lo piú di polpa di stracci. stituiti dallo stesso tipo di pelle: lato-
Nel processo di manifattura la pol- carne (di colore piú chiaro e piú per-
pa veniva di solito stesa su una inte- meabile all’inchiostro) di fronte a la-
laiatura di fili metallici sorretti da ca- to-carne e lato-pelo (piú scuro, piú ru-
tene; sia i fili che le catene lasciava- vido e meno atto ad assorbire l’in-
no tracce ben distinte nella superfi- chiostro) di fronte a lato-pelo [14]. I
cie cartacea; linee di filigrana im- manoscritti cartacei normalmente era-
presse da particolari fili metallici de- no composti da carte simili per i me-
corativi sono di grande aiuto sia per desimi fascicoli (carte differenti a vol-

10] Alcuni autori distinguono tra vellum, pel- “Du parchemin au papier”, in P. Guichard, D.
le preparata di vitello, e pergamena, fatta di uno Alexandre-Bidon (a c. di), Comprendre le XIIIe
strato di pelle di pecora. Sia il vellum che la per- siècle, Mélanges offerts à Marie-Thérèse Lorcin,
gamena venivano preparati attraverso raschia- PUL, Lyon 1995, pp. 185-200.
tura e macerazione in calce, e venivano poi fat- 13] Cfr. Ch.M. Briquet, Les filigranes: Dic-
ti asciugare sotto tensione. In questo capitolo si tionnaire historique des marques du papier, Olms,
usa sistematicamente il termine pergamena. Hildesheim 1977; D. Hunter, Papermaking: The
11] Cfr. R. Reed, Ancient Skins, Parchments History and Technique of an Ancient Craft, Knopf,
and Leathers, Seminar Press, London 1972; M.L. New York 1947; J. Munsell, Chronology of the
Ryder, Parchment: Its History, Manufacture and Origin and Progress of Paper and Paper-making,
Composition, in «Journal of the Society of Ar- Garland, New York 1980.
chivists» II (1964), pp. 391-399; H. Säxl, “Hi- 14] Spesso si fa riferimento a questa prassi,
stology of Parchment”, in Technical Studies in col nome di «regola di Gregory», da G.R. Gre-
the Field of Fine Arts, Fogg Art Museum, Bo- gory, Les cahiers des manuscripts grecs, in «Acadé-
ston 1939, pp. 3-9; D.V. Thompson, Medieval mie des inscriptions et belles-lettres et sciences.
Parchment-Making, in «Library» IV (1936), pp. Comptes rendus» XIII (1885), pp. 261-268.
113-117; W.L. Ustick, Parchment and Vellum, 15] John Nádas, nel suo dettagliato studio su
«Library» IV (1936), pp. 439-443; B. Vorst, Par- PR, ha differenziato diversi stadi di copiatura in ba-
chment Making – Ancient and Modern, in «Fi- se a diversi tipi di carta nonché alle diverse mani.
ne Print» XII (1986), pp. 209-211: 220-221. Cfr. “The Reina codex revisited”, in S. Spector (a
12] Fu questa l’epoca in cui in Italia si apri- c. di), Essays in Paper Analysis, The Folger Shake-
rono alcune importanti cartiere, cfr. G. Pierre, speare Library, Washington 1987, pp. 69-114.
i manoscritti musicali del trecento 71

te indicano fascicoli assemblati dopo sti diversi a scrivere il testo, lasciando


l’ordinatio iniziale) [15]. L’intero fa- la musica ad amanuensi-musici.
scicolo poteva quindi essere punzo- Nei libri liturgici le norme ceri-
nato ai lati in modo che i segni lascia- moniali (rubriche) potevano venir
ti dai punzoni venissero uniti da linee scritte da un rubricator mentre del-
rigate per il testo, per la musica o per le lettere iniziali (semplicemente co-
entrambi. Nel caso dei manoscritti per lorate o fiorite a penna, oppure piú
musica la struttura era complicata dal- elaborate con disegni floreali, scene
le specifiche necessità di ciascun ge- o ritratti di compositori) si occupa-
nere musicale. Nei manoscritti del va un altro specialista. Il contenuto
Duecento la musica era canto liturgi- di un libro poteva venire copiato tut-
co, o canto profano, organum scritto to di seguito, senza riguardo per la
in partitura, o mottetti scritti su due divisione fisica dei fascicoli, od ogni
colonne con il tenor in fondo alla pa- fascicolo copiato come entità sepa-
gina o subito dopo la fine della parte rata. Alcuni manoscritti combinano
delle voci superiori [16]. La rigatura questi due metodi, con parti copia-
del manoscritto Ivrea, per esempio, te di seguito e altre divise a seconda
mostra sia righe continue per la mu- dei fascicoli. In certi casi, gli spazi ri-
sica lungo tutta la pagina, sia una strut- masti a fondo pagina o alla fine dei
tura su due colonne con tenor conti- fascicoli o dei fogli di guardia veni-
nuo in fondo alla pagina. La differen- vano all’inizio lasciati vuoti e riem-
za dei generi musicali del Trecento ne- piti in un secondo momento.
cessitava di manoscritti variamente ri- Vi erano due tipi d’inchiostro di-
gati. Le righe per musica venivano spes- sponibili: uno acido ricavato da gal-
so tracciate con un rastrum di quattro, le di quercia e vetriolo [17], e uno
cinque o sei pennini. Quando il fasci- meno acido prodotto da nerofumo
colo era assemblato, punzonato e ri- [18]. Nei manoscritti in pergamena
gato, allora poteva dirsi pronto per l’a- l’inchiostro di galla di quercia pote-
manuense. La prassi di allora preve- va a volte essere visibile dall’altra par-
deva che prima si scrivesse il testo e poi te del foglio e rivelarsi spesso distruttivo
la musica; in certi casi erano speciali- per i manoscritti cartacei [19].

16] La rigatura di Ivrea, per esempio, mostra tionaux du Centre national de la recherche scien-
sia righe continue per le pagine, sia una strut- tifique 559, CNRS, Paris 1977, pp. 55-60. Si ve-
tura su due colonne con tenor continuo a fon- dano anche i vecchi ma ancora utili D.N. Car-
do pagina. valho, Forty Centuries of Ink, Banks Law Pub.
17] I quattro ingredienti principali erano: tan- Co., New York 1904; rist. Burt Franklin, New
nino (tratto da galle di quercia), vetriolo (solfa- York 1971, e Ch.A. Mitchell, Th. Cradock
to di ferro), gomma arabica e acqua. Hepworth, Inks: Their Composition and Manu-
18] Cfr. M. De Pas, “La Composition des en- facture, Griffin & Co., Londra 1904.
cres noires”, in Les Techniques de laboratoire dans 19] Per un esempio di simile distruzione cfr.
l’étude des manuscrits, Colloques internationaux J. Stinson, “The Rimini Antiphonal: palimpse-
du Centre national de la recherche scientifique st music and renaissance liturgical practice”, in
548, CNRS, Paris 1974, pp. 121-132; Eadem, B. Muir (a c. di), Reading Texts and Images, Uni-
“Les encres médiévaux”, in Colloques interna- versity of Exeter Press, London 2002, fig. 20d.
72 john stinson

Il nerofumo formava talvolta un farne altri libri, a volte per ricavarne


rilievo sulla superficie della perga- delle rilegature [23], mentre i libri
mena, fino a staccarsi nel corso del ufficiali di canto liturgico restavano
tempo specialmente se scritto sulla in uso nelle stesse chiese per secoli.
parte piú esterna della pelle (lato-pe- Per questa ragione molte delle piú
lo, meno permeabile, come già det- importanti collezioni di polifonia li-
to), lasciando solo una traccia mol- turgica sopravvivono oggi solo in ve-
to sbiadita [20]. ste frammentaria, essendo stati smem-
Prima della rilegatura, ciascun fa- brati i libri originali. Dei 490 ma-
scicolo veniva spesso dotato di una noscritti in cui sopravvive il reper-
segnatura per indicare al legatore l’or- torio trecentesco, 199, cioè quasi la
dine in cui i fascicoli andavano mes- metà (40%) sono frammenti; dei 99
si. Quest’ordine poteva essere ulte- (20%) manoscritti pervenutici so-
riormente chiarito apponendo la pri- stanzialmente intatti, 72 (14%) pre-
ma parola di ciascun fascicolo a piè sentano musica polifonica aggiunta
di pagina dell’ultimo foglio verso del ad altri repertori; solo 25 (5%) sono
fascicolo precedente (simili parole- libri compilati espressamente come
guida sono utili per confermare sia libri di polifonia. Alcuni degli attuali
l’ordine dei fascicoli sia l’integrità del frammenti fecero anticamente par-
manoscritto). I fascicoli venivano te di veri e propri libri, altri posso-
quindi protetti con fogli di guardia no essere appartenuti a libelli usati
in pergamena (a volte riciclati da ma- per trasmettere nuovo repertorio o
noscritti scartati) e cuciti con corde repertorio specifico raccolto per sco-
o strisce di cuoio [21] che venivano pi particolari. In uno studio del li-
poi legati a piatti di legno di rovere bro di musica polifonica del Trecen-
o faggio [22]; per finire, ai piatti ve- to si dovranno dunque considerare
nivano fissate, tramite mastici o mi- non solo i codici ma anche i fram-
scele di mastici e colle animali, del- menti.
le copertine in pelle talvolta decora-
te con impressioni a secco.
I libri di musica polifonica per la LE COLLEZIONI LITURGICHE
liturgia avevano vita breve: dopo tren-
ta o quarant’anni ne veniva spesso Apt [24]
riciclata la pergamena, a volte per

20] Cfr. G. Carsaniga, An Additional Look at 23] Cfr. A. Wathey, “The production of book
London Additional 29987, in «Musica Discipli- of liturgical polyphony”, in J. Griffiths, D. Pear-
na» XLVIII (1994), pp. 263-269. sall (a c. di), Book production and publishing in
21] Per uno studio dettagliato dei materiali e Britain 1375-1475, Cambridge University Press,
delle pratiche di cucitura gotiche, cfr. J.A. Szir- Cambridge 1989, p. 145.
mai, The archaeology of medieval bookbinding, 24] 45 ff. (tra i 27 × 19,3 cm e i 29 × 21 cm),
Ashgate, Aldershot 1999, pp. 180-190. i primi 37 fogli sono di pergamena, gli ultimi
22] Ivi, pp. 216-224. 8 di carta.
i manoscritti musicali del trecento 73

Nel tesoro della Basilica di Sant’An-


na ad Apt si trova una collezione ma-
noscritta di musica sacra contenen-
te opere associate alla corte papale di
Avignone. Oggi tali fonti sono rile-
gate in un unico codice ma, fino al-
la fine dell’Ottocento, si presenta-
vano come fascicoli separati e irre-
golari (quattro di pergamena e due
Fig.2: La sistemazione ottocentesca dei
- fa
di carta) [25]. Nella rilegatura attuale MS 16 bis (da A. Tomasello,
scicoli di Apt, Mu-
l’ordine dei fascicoli è diverso da quel-
lo riportato nel 1899 da Dom Ga- glio del fascicolo I suggerisce che
stoé che descrive la collezione come questi non siano sempre stati rile-
«tenuta insieme solo da molti vecchi gati nell’ordine attuale. Di grande
pezzi di spago» [26]. I sei fascicoli interesse è il metodo di copiatura
erano allora nell’ordine: I, II, IV, III, dei fascicoli I e IV, diverso dalle pras-
V, VI. I fascicoli I, II e IV sono quelli si scrittorie che s’incontrano altro-
piú strettamente correlati; I e IV so- ve, ma ben adatto alla copiatura di
no in pergamena piú spessa e ingial- piccoli libelli da far circolare sepa-
lita, II è piú sottile e piú chiaro [FIG. ratamente. Secondo Tomasello, i fa-
2]. scicoli I e IV erano all’inizio perga-
Le 48 opere (piú una aggiunta suc- mene senza rigature né linee, rigate
cessivamente) di Apt costituiscono, e piegate poi in tre fascicoli, il se-
insieme ai fascicoli I-IV, la parte prin- condo e terzo dei quali hanno i fo-
cipale del repertorio sopravvissuto gli numerati I, II, III, IIII sul margi-
della corte papale di Avignone (1377- ne superiore di ogni recto. In uno
1403). «Ciascun fascicolo era con- dei fascicoli con tale numerazione,
cepito come unità autonoma che po- uno dei redattori (il secondo che s’in-
teva essere separata e rimossa dalle contra nel manoscritto cosí com’è
altre per motivi di prestito o copia- rilegato oggi) ha iniziato a scrivere
tura […] una fonte pratica di ese- ogni opera cominciando sul verso se
cuzione nella quale sono state inse- il foglio era numerato i e continuando
rite molte correzioni» [27]. Andrew sul recto se era numerato II (cfr. i dia-
Tomasello ha notato, tra le caratte- grammi seguenti tratti da Tomasel-
ristiche del manoscritto, che vi è lo per chiarire meglio questo inso-
spesso assorbimento di inchiostro lito sistema) [FIGG.3 e 4].
rosso dal recto di un foglio al verso Dal punto di vista della storia del
precedente. L’assenza di tale feno- libro di musica, Apt è un esempio ec-
meno dal fascicolo II all’ultimo fo- cellente di manoscritto che nasce co-

25] I dettagli codicologici sono tratti da A. 153.


Tomasello, Music and Ritual…, cit., pp. 127- 26] Ivi, pp. 127-128.
74 john stinson

Il manoscritto Ivrea è un pergame-


naceo in sei fascicoli irregolari [28],
contenente mottetti in latino (fasci-
coli I e II), mottetti in francese (pri-
ma metà del fascicolo III) e compo-
sizioni liturgiche (seconda metà del
III fascicolo, e fascicoli IV e V). Dalla
parola-guida scritta a piè di pagina
dell’ultimo foglio del quinto fascico-
lo sembra che lo seguissero uno o piú
fascicoli oggi persi. Il fascicolo VI sem-
bra essere un’aggiunta piú tarda e con-
tiene una collezione di mottetti, una
messa e una chasse. Non c’è una fo-
liazione originale ma molte e detta-
Figg.3 e 4:L insolito modo di copiaturaverso su
gliate correzioni. L’attenta analisi dei
e recto affiancati, proprio del manoscrittofascicoli,
di Apt, delle loro rigature, dei se-
che lascia i fogli esterni vuoti come gni di
- forma di uso
pro e delle inversioni della per-
tezione e gli interni per future aggiunte - (Dia
Music and Ritual…, cit.).
grammi da A. Tomasello, gamena in alcuni di essi, fatta da Karl
Kügle ha mostrato che il manoscrit-
me collezione di libelli, i cui fascicoli to era all’inizio una collezione di pic-
copiati in maniera talvolta piuttosto coli libelli poi assemblati da due re-
stravagante suppliscono tuttavia egre- dattori che hanno lavorato in stretta
giamente alla necessità di un reper- collaborazione. Tramite l’indagine di
torio facilmente trasportabile. documenti storici locali, Kügle ha
potuto attribuire una credibile iden-
Ivrea tità a questi amanuensi: Jacomet de
Ecclesia e Jehan Pellicier. Benché ul-

28] I10,II10,III12,IV,V12,VI12. I dettagli codi- in the Transmission and Composition of Ars No-
cologici sono tratti da K. Kügle, The Manu- va Polyphony, Institute of Medieval Music, Ot-
script Ivrea, Biblioteca capitolare 115: Studies tawa 1997.
i manoscritti musicali del trecento 75

teriori ricerche possano un giorno nuti sono stati scritti e quale prove-
chiarirne il contesto musicale (se cioè nienza abbiano.
fosse associato con la corte papale di Il Codice Rossi
Avignone o con quella di Gaston
Fébus), l’analisi codicologica dà for- Rvat 215 consta di due frammen-
te sostegno all’ipotesi di un’origine ti che sono da considerarsi assieme,
del manoscritto in forma di libelli in- e che costituiscono il piú antico ma-
dipendenti piuttosto che come libro noscritto di polifonia italiana del Tre-
concepito fin dall’inizio quale unica cento che ci sia pervenuto [30]. La
entità [29]. foliazione originale è ancora visibile
sui frammenti sopravvissuti, dai qua-
li si può dedurre che il frammento
LE ANTOLOGIE PRATICHE vaticano contiene il completo primo
fascicolo del manoscritto originale
Come esempi rappresentativi dei ma- (un quaterno, fogli I-VIII), e il terzo
noscritti musicali del Trecento ita- fascicolo, il cui bifoglio esterno è per-
liano, le piú importanti fonti sono duto (fogli XVII e XXIV); il secondo
otto antologie probabilmente redat- fascicolo (fogli IX-XVI) manca com-
te per scopi pratici: Codice Rossi, pletamente; il quarto sopravvive (XX-
Manc, PR e Mod dall’Italia setten- VII-XXX) privo dei due bifogli inter-
trionale; FP, Lo, Pit e Fsl da Firen- ni nel frammento di Ostiglia. Nel-
ze. Con l’eccezione del primo e del- l’attuale rilegatura, la sezione vatica-
l’ultimo, scritti da singole mani, tut- na ha dei fogli di carta vuoti che rim-
te queste collezioni sono opera di piazzano le pagine perdute in modo
molteplici redattori e la loro strut- da ripristinare l’ordine originale [31].
tura rivela molteplici livelli di scrit- L’inizio di ciascuna voce è segnalato
tura. Alcune mostrano di essere sta- con iniziali fiorite a penna in colori
te progettate come collezioni di ope- alternati rosso e blu. La musica è scrit-
re di compositori locali, cui sono sta- ta su otto rigature di sei linee ciascu-
te poi aggiunte altre opere in tempi na nello stile dell’ars nova italiana
diversi; due (FP e PR) sono cartacee (quello descritto nel Pomerium di
e recenti studi sui tipi di carta usati Marchetto da Padova) [32]. Le ca-
hanno permesso un’accurata com- ratteristiche linguistiche dei testi e i
prensione dell’ordine in cui i conte- riferimenti geografici e personali sug-

29] Cfr. A. Tomasello, Scribal Design in the XVI (1993), pp. 2452-2475; Idem, The Ma-
Compilation of Ivrea Ms. 115, in «Musica Di- nuscript Ivrea…, cit.
sciplina» XLII (1988), pp. 73-100; K. Kügle, 30] N. Pirrotta (a c. di), Il Codice Rossi 215,
Codex Ivrea, Bibl. capit. 115: a French Source LIM, Lucca 1992.
“Made in Italy”, in «Revue de Musicologie» 31] Ivi, p. 66
XIII (1990), pp. 527-561; Idem, A Fresh Look 32] G. Vecchi (a c. di), Marcheti de Padua Po-
at the Liturgical Settings in Manuscript Ivrea, merium, American Institute of Musicology, Ro-
bibl. cap. 115, in «Revista de Musicologia» ma 1961, pp. 31-210.
76 john stinson

geriscono una provenienza dalla zo- databili verso la fine del XIV secolo.
na tra Verona e Padova. Il manoscritto PR [36] è un manoscritto cartaceo di
è stato datato variamente da circa il 122 fogli in 9 fascicoli, contenente
1350 (von Fischer) a circa il 1370 due diversi repertori; il frammento
(Pirrotta); il repertorio in esso con- lucchese, quello perugino e alcuni
tenuto è databile tra il 1325 e il 1355. altri fogli recentemente scoperti sem-
Non vi sono attribuzioni, ma da fon- pre di origine lucchese, che costitui-
ti concordanti è possibile attribuire scono Manc, si riferiscono a un ma-
due delle 37 opere a Piero [33], e due noscritto pergamenaceo risalente al-
a Giovanni da Cascia [34] [TAV. 1]. la fine del secolo. Entrambe le anto-
Alcune delle opere di Rvat 215 si logie sono tipiche fonti della polifo-
trovano anche in altre sette fonti: nia profana del Trecento, contenen-
quattro con musica e tre con il solo do un originale repertorio locale con
testo di La bella stella. Cinque ope- collezioni internazionali aggiunte
re in tutto hanno concordanze mu- nell’arco di circa 30 anni. Come le
sicali in altre antologie italiane [35], antologie fiorentine Fp e Pit, esse
mentre 32 non sono reperibili in al- suggeriscono che il termine libro di
cun altro documento. Rvat 215 è musica non sempre indicava un vo-
dunque di particolare importanza in lume dalla precisa e consistente or-
quanto testimonianza del repertorio dinatio, ma collezioni la cui struttu-
italiano della prima metà del Tre- ra di base veniva cambiata con l’uso
cento, e per il fatto insolito di esse- e con il tempo.
re stato scritto da una sola mano e PR contiene opere del Trecento ita-
in pura notazione italiana. liano nei primi sei fascicoli, opere
dell’ars nova francese nei fascicoli VII
I codici Reina e Mancini e VIII e opere francesi piú tarde nei
fascicoli IX e X. Un’analisi dettagliata
Al contrario di questa unica fonte di questo manoscritto ha dimostra-
d’inizio Trecento, di unica mano e to che nei primi tre fascicoli furono
unica provenienza, due antologie piú usati i medesimi tipi di carta dai me-
recenti sono opera di molti redatto- desimi redattori; i due fascicoli suc-
ri che hanno aggiunto a collezioni cessivi evidenziano invece diverse car-
originariamente dell’Italia setten- te e un cambio di mani. Il mano-
trionale opere posteriori di reperto- scritto è divisibile in tre sezioni: i fa-
rio internazionale. Entrambe sono scicoli 1-3 (fogli 1-34) sono opera di

33] Quando l’aria cominci a farsi bruna e gni bel piacciere, Naschoso ’l viso stava ’nfra l(l)e
Ongni dilecto e ongni bel piacciere, entrambi fronde, La bella stella, che sua fiama tene.
in Fp. 36] Il manoscritto apparso per la prima vol-
34] Ongni dilecto e ongni bel piacciere e La bel- ta nel catalogo della biblioteca del Signor Rei-
la stella, che sua fiama tene. na a Milano nel 1834, fu in seguito acquistato
35] De sotto ’l verde vidi gli ochi vaghi, Quan- da A. Bottée de Toulmon, passando dopo la sua
do l’aria cominci’ a farsi bruna, Ogni dilecto e on- morte alla Bibliothèque Nationale.
i manoscritti musicali del trecento 77

due amanuensi che hanno lavorato Italia: Manc. Questo manoscritto ora
su carte identiche e hanno scritto un comprende anche frammenti trova-
repertorio che abbonda di opere di ti a Lucca e a Perugia ed è pubblica-
compositori della zona di Padova, to in facsimile da Agostino Ziino e
molte delle quali non appaiono al- John Nádas [39] che dal momento
trove. I fascicoli 4 e 5 (fogli 35-62) della pubblicazione hanno scoperto
fanno uso di un misto di carte di- altri frammenti nell’Archivio di Sta-
verse. Quattro nuove mani si sono to della città toscana [40]. Allo stato
aggiunte alla principale della prima attuale, il manoscritto di Lucca con-
sezione; la decorazione di due ope- siste di fogli non rilegati usati in pas-
re (La douce cere di Bartolino e Sot- sato come copertine di materiali al-
to l’imerio di Jacopo da Bologna) sug- lotri [41]. Nella loro ipotesi di rico-
gerisce che esse dovessero aprire la struzione Nádas e Ziino hanno pro-
sezione, anche se la presente rilega- posto che nella sua versione integra-
tura le pone altrove. La seconda par- le il manoscritto si componesse di
te – fascicoli 6 e 7 (fogli 63r-84v) – undici fascicoli: i primi quattro era-
include una collezione di opere fran- no quinterni, i successivi sei quater-
cesi anonime, scritta su carta diver- ni, l’undicesimo e ultimo composto
sa da quella dei fascicoli 1-5 e pro- di sette bifogli, tutti sopravvissuti ad
babilmente organizzata da un redat- eccezione di quello al centro del fa-
tore che non appare nelle sezioni pre- scicolo.
cedenti [37]. La terza parte del ma- L’XI fascicolo di Lucca differisce da-
noscritto – fascicoli 8, 9 e inizio del gli altri non solo per il numero di fo-
10 – è stata aggiunta solo molto piú gli: infatti «segna un mutamento de-
tardi e include opere di Dufay, Bin- cisivo rispetto alle caratteristiche pa-
chois, Legrant e Grenon. leografiche dei fascicoli precedenti,
Le tre parti del manoscritto spa- soprattutto per gli elementi associati
ziano dal repertorio del Trecento ita- alle fasi finali della preparazione del
liano e francese a quello del primo manoscritto (lettere capitali, lumeg-
Quattrocento borgognone. Lo stu-
dio dettagliato dei tipi di carta e del-
37] Cfr. J. Nádas, “The Reina…, cit., p. 104.
le mani scrittorie ha chiarito meglio 38] Uno dei redattori che scrissero parte dei
le diverse fasi della compilazione: fascicoli 4 e 5 può anche aver contribuito al 7:
non c’è una globale ordinatio che go- cfr. ibidem.
39] J. Nádas - A. Ziino (a c. di), The Lucca
verni la sistemazione delle opere, ma Codex: Codice Mancini, LIM, Lucca 1990.
si possono distinguere almeno tre fa- 40] Cfr. J. Nádas, A. Ziino, Two Newly Dis -
si di scrittura, con gli stessi amanuensi covered Leaves from the Lucca Codex, in «Studi
musicali», in stampa.
e lo stesso tipo di carta caratterizzanti 41] Tutti i dettagli sull’attuale stato del ma-
la prima fase e le differenti mani, ti- noscritto e l’ipotesi di ricostruzione dell’origi-
po di carta e repertorio diversi [38]. nale sono basati sull’edizione in facsimile di Zii-
no e Nádas.
Un fenomeno simile si può osser- 42] J. Nádas, A. Ziino, Two Newly Discovered
vare in un’altra antologia del nord Leaves…, cit., p. 33.
78 john stinson

giature, foliazione ecc.)» [42]. La ma- V fascicolo (fogli 41-50) posto all’i-
no scrittoria del fascicolo, la princi- nizio della collezione. Il manoscritto
pale del manoscritto, è stata identifi- avrebbe quindi presentato in aper-
cata come quella «[dello] stesso re- tura i due fascicoli delle opere di Mat-
dattore che ha aggiunto due fascico- teo da Perugia seguiti dai tre fascico-
li di opere di don Paolo in Pit» [43]. li di repertorio francese. I distinti re-
Il repertorio dell’ultimo fascicolo è pertori delle due sezioni venivano un
chiaramente fiorentino, mentre il re- tempo associati alla corte di Giovan-
sto del manoscritto mostra forti con- ni XXIII a Bologna, ma pare piú pro-
nessioni con l’ambiente padovano dei babile che le opere piú recenti tra
Carrara e con quello pavese dei Vi- quelle di Matteo siano state scritte
sconti. Pur nella sua forma fram- per la cappella papale durante il con-
mentaria, Manc conferma nella sua cilio di Pisa del 1409-1410; queste
struttura codicologica, nella princi- sono seguite da un repertorio piú an-
pale mano che lo ha redatto e nel re- tico di canti e mottetti, molti dei qua-
pertorio che contiene, il fatto che, co- li nello stile dell’ars subtilior, «creati
me per PR, la sua struttura non era o copiati alcuni anni prima per le cor-
stata fissata dall’inizio, ma adattata al ti viscontee di Milano e Pavia» [45].
repertorio correlato al contesto in cui In quest’ultima antologia di pro-
il redattore lavorava. Il fatto che la venienza italiana settentrionale ve-
stessa persona abbia avuto un simile diamo le stesse caratteristiche bi-
ruolo anche in un’antologia fiorenti- bliologiche notate nei codici PR e
na, fa di Manc un importante docu- Manc : manoscritti la cui struttura
mento per la comprensione del libro fisica è correlata al repertorio conte-
di musica del Trecento. nuto tramite l’uso di fascicoli sepa-
rati per repertori diversi; manoscrit-
Mod to, nella sua interezza, copiato in dif-
ferenti fasi e a volte in differenti luo-
Il manoscritto Mod è un pergame- ghi; ordinatio limitata a fascicoli sin-
naceo di 52 fogli in 5 fascicoli di quin- goli o riuniti in piccoli gruppi piut-
terni, preceduti e seguiti da mezzo tosto che all’intero “libro”.
bifoglio usato solo nelle pagine in-
terne. I fascicoli da 2 a 4 contengo- Fp
no repertorio francese di musicisti at-
tivi presso la corte papale di Avigno- La prima delle quattro grandi fon-
ne e quella viscontea di Pavia; i fa- ti fiorentine, Fp, è un manoscritto
scicoli 1 e 5 contengono opere di Mat-
teo da Perugia, organista della catte- 43] Ivi, p. 34.
drale di Milano (1402-1410) [44]. È 44] Cfr. E. Milano, “Presentazione”, in Idem
molto probabile che originariamen- (a c. di), Il Codice aM.5.24 (ModA), LIM, Luc-
ca 2003, p. 14.
te il manoscritto abbia avuto un di- 45] J. Nádas, A. Ziino (a c. di), The Lucca
verso ordine, con quello che oggi è il Codex…, cit., p. 35.
i manoscritti musicali del trecento 79

cartaceo di 115 fogli, 11 quinterni ai dispetto della regolarità della strut-


quali è stato aggiunto un indice di 5 tura a quinterni del corpus del ma-
fogli. Studi dettagliati sulla carta e noscritto, non tutti i fogli dei fasci-
sulle mani scrittorie [46] hanno di- coli 6 e 11 sono stati preparati nello
mostrato che il manoscritto, in un stesso tempo. I cambi di carta coin-
primo momento, era stato copiato in cidono coi cambi di mano, con quat-
fascicoli separati ordinati per com- tro redattori che hanno collaborato
positore. I primi cinque fascicoli con- alla preparazione dei primi dieci fa-
tengono opere di Francesco Landi- scicoli. Questi copisti, pur lavoran-
ni: prima le ballate in due parti, poi do in stretta collaborazione, mostra-
quelle in tre, quindi i madrigali. Una no differenti caratteristiche notazio-
seconda serie di fori per la cucitura nali: infatti molte opere nei primi cin-
suggerisce la possibilità che questi pri- que fascicoli sono state scritte nella
mi cinque fascicoli siano stati un tem- notazione italiana descritta da Mar-
po rilegati separatamente, il che ci chetto da Padova nel suo Pomerium,
darebbe una collezione di opere di mentre quelle dopo sono in uno sti-
Landini scritte prima della morte del le d’influenza francese. Come le al-
compositore nel 1397 (se si accetta tre antologie italiane già descritte, Fp
come datazione quella del 1380-1390 fu «copiato fascicolo per fascicolo o
suggerita da Kurt von Fischer e Ste- per gruppi di fascicoli, con i redat-
fano Campagnolo). I fascicoli da 6 a tori che lavorarono occasionalmen-
10 contengono opere di composito- te su piú di uno alla volta» [47]. Le
ri italiani precedenti: Giovanni da successive fasi di copiatura con spa-
Cascia e Piero (fascicolo 6), Jacopo zi lasciati vuoti nella prima fase e le
da Bologna (fascicoli 7, 8 – con Lo- pagine disponibili nell’XI fascicolo,
renzo – e 10 – con Piero e Giovanni fanno di questo libro, come dell’al-
da Cascia), Donato e Gherardello (fa- tra antologia settentrionale PR [48],
scicolo 9). Il fascicolo 11 contiene un dinamico archivio della musica
una collezione di musica francese e del tempo e di quello appena prece-
La doulse cere di Bartolino. Uno stu- dente, assemblato inizialmente da tre
dio delle punzonature rivela che, a redattori lavoranti in stretta collabo-

46] J. Nádas, The Structure of MS Panciati- 47] J. Nádas, The Structure…, cit., p. 426.
chi 26 and the Transmission of Trecento Polyphony, 48] Il fascicolo 11 comprende due tipi di car-
in «Journal of the American Musicological So- ta reperibili altrove nel manoscritto. L’assenza
ciety» XXIV (1981), pp. 393-427; Nádas (1985), di punzonatura nei due bifogli esterni, la carta
pp. 56-117; S. Campagnolo, “Il codice Pan- identica a quella dei fascicoli 1-10, e i segni di
ciatichi 26 della Biblioteca Nazionale di Firen- punzonatura visibili sui tre bifogli interni (di
ze nella tradizione delle opere di Francesco Lan- un tipo di carta che è anche quello dei fascico-
dini”, in M.T. Rosa Barezzani, A. Delfino (a c. li 2, 4 e 5) può significare che questo fascicolo
di), Col dolce suon che da te piove’: studi su Fran- non fosse la tarda aggiunta di un libello indi-
cesco Landini e la musica del suo tempo in me- pendente, ma fosse rigato contemporaneamen-
moria di Nino Pirrotta, SISMEL, Firenze 1999, te al resto del manoscritto, anche se non rilega-
pp. 77-119. to fin dall’inizio nell’ordine attuale.
80 john stinson

razione, con aggiunte successive ap- Maria degli Angeli, in particolare, la


portate da un quarto individuo, e con produzione di libri liturgici si era svi-
l’intervento di altri tre nuovi ama- luppata dalla copiatura in loco per
nuensi che vi hanno aggiunto il re- uso nel monastero di fonti prese in
pertorio francese in una fase succes- prestito alla formazione di uno scrip-
siva [49]. torium che divenne famoso per la ec-
cellenza del suo amanuense princi-
Pit,Cil e Lw pale, Fra’ Giacobbo di Francesci, ma-
gna et pulcer scriptor [50]. Le vaste pro-
Durante la seconda metà del Tre- prietà terriere nel contado fuori Fi-
cento la produzione di manoscritti li- renze provvedevano il monastero di
turgici divenne un’industria impor- regolari forniture di pergamena [51].
tante per molti monasteri fiorentini. Altri quattro monaci oltre a Fra’ Gia-
Le costituzioni diocesane del 1310 ri- cobbo erano al tempo attivi nello scrip-
chiedevano che l’uso delle consuetu- torium, tra loro don Lorenzo di Gio-
dines sancti romane curiae (cioè la li- vanni, altrimenti noto come Loren-
turgia romana) fosse osservato all’in- zo Monaco. Nonostante il talento ar-
terno della diocesi e, in molti casi, ciò tistico di Lorenzo, la miniatura veni-
comportava la necessità di copiare va di solito delegata a una bottega lai-
nuovi libri che seguissero il rito ro- ca: ciò spiega perché le somiglianze
mano abbreviato, prassi che diventò tra le miniature di diversi manoscrit-
mandatoria per tutta la Chiesa dopo ti non necessariamente ne garanti-
il Concilio di Trento. Queste neces- scono la provenienza dallo scriptorium
sità legislative coincisero con l’intro- di Santa Maria degli Angeli.
duzione della notazione quadrata su Una delle piú importanti antolo-
tetragramma nero o rosso, che sosti- gie fiorentine è il manoscritto perga-
tuí l’antica notazione neumatica su menaceo Pit, il cui frontespizio (con
righi di due colori diversi. In Santa le raffigurazioni della Musica che suo-

49] Nell’analisi di Nádas circa le mani scrit- to di 767 fiorini tra il 1348 e il 1400, somma
torie, i redattori A, B e C hanno collaborato du- proveniente tutta dalla copiatura di libri per al-
rante la prima fase; D ha copiato il fascicolo 10, tre case religiose, incluse le collezioni per San
aggiunto opere ai fascicoli 6, 7 e 9 e scritto l’in- Pier Maggiore e per Santa Maria Nuova. (cfr.
dice, E ha aggiunto opere francesi ai fascicoli 7, Ivi, p. 272).
8, 9 e 10, e infine F e G hanno aggiunto le ope- 51] Ivi, p. 273.
re del fascicolo 11. 52] Cfr. U. Günther, Die “anonymen” Kom-
50] La fondazione e lo sviluppo dello scrip- positionen des Manuskripts Paris, B.N., fonds
torium sono discussi e documentati da G.R. it.568 (Pit), in «Archiv für Musikwissenschaft»
Bent in Santa Maria degli Angeli and the Arts: XXIII (1966), pp. 73-92; Eadem, Zur Datierung
Patronage, production and Practice in a Trecen- des Madrigals “Godi Firenze” und der Handsch-
to Florentine Monastery, Ph.D. diss., Stanford rift Paris, B.N., fonds it.568 (Pit), in «Archiv für
University 1993. La frase magnum et pulcer scrip- Musikwissenschaft» XXIV (1967); H.M. Brown,
tor è tratta da ASF Conc. Rel. Sopp. 86, registro St. Augustine, Lady Music and the Gittern in Four-
vecchio 95, citata da Bent a p. 676. Indicativo teenth-century Italy, in «Musica Disciplina» XXXVIII
della produttività dello scriptorium è il ricava- (1984), p. 49 e fig. 13.
i manoscritti musicali del trecento 81

na l’organetto e di Jubal all’incudi- sti abbiano avuto una circolazione qua-


ne, entrambi sopra lo stemma della li unità indipendenti al di fuori dello
famiglia Capponi) [52] introduce un scriptorium. Il manoscritto è stato as-
manoscritto di 14 quinterni, 12 dei sociato a Santa Maria degli Angeli sul-
quali sono parte dell’originale ordi- la base del frontespizio. Lo stile di que-
natio, mentre i fascicoli 6 e 8, conte- st’ultimo, come quelli comuni alle de-
nenti opere di don Paolo Tenorista, corazioni del diurnale di Orbatello, di
sono aggiunte successive. Ash e di Sq, non garantisce necessa-
Della prima fase di copiatura in Pit riamente che la musica sia stata scrit-
sono autori due amanuensi princi- ta nello scriptorium di Santa Maria de-
pali (A e B) che hanno lavorato in- gli Angeli come non lo possono ga-
sieme a sei fascicoli (1-4, 7, 9). Se- rantire le comuni mani scrittorie. Tut-
guono le mani B ed E che hanno col- tavia don Paolo Tenorista, rettore del-
laborato ai fascicoli 10-12; A ha poi l’ospizio di Orbatello, a pochi metri
copiato opere francesi nei fascicoli di distanza da Santa Maria degli An-
2-4; un nuovo amanuense, F, ha riem- geli, vanta una ben documentata as-
pito lo spazio libero dei fascicoli 5 e sociazione con i due manoscritti ivi
14. Tempo dopo, un altro, D, ha ag- redatti, oltre a ricoprire un ruolo cen-
giunto due fascicoli (6 e 8) con ope- trale nell’attività di coloro che copia-
re di don Paolo, «rifoliato il volume, rono le sue opere negli altri quattro
corretto le citazioni dell’indice, ag- manoscritti fiorentini. Tutto ciò au-
giunto le parole-guida all’inizio e al- menta il mistero intorno all’assenza
la fine dei fascicoli 5 e 7» [53]. D è la delle sue opere dal Codice Squarcialu-
medesima mano che ha lavorato al pi, redatto nello stesso scriptorium.
manoscritto di Lucca e ad alcune
opere di don Paolo contenute nel Lo
frammento Lowinsky. Altri due tra
i redattori che hanno preso parte a Allo stato attuale, Lo è una colle-
Pit sono collegati ai frammenti fio- zione di polifonia laica messa insie-
rentini Cil e F. 5.5 [54]. me da un redattore che deve aver
Benché non siano chiari tutti i det- avuto accesso a molte opere non tra-
tagli dall’analisi dei fascicoli e dello smesse in altre fonti. Dalla struttu-
studio delle diverse mani, quest’anto-
logia fiorentina mostra segni di nu- 53] J. Nádas, “The Songs of Don Paolo Te-
norista: the manuscript tradition”, in In cantu
merose fasi di scrittura, a volte simul- et in sermone: for Nino Pirrotta on is 80th Birth-
tanee, da parte di piú mani su un li- day, a c. di F. della Seta, F. Piperno, Olschki,
bro privo di una precisa ordinatio e Firenze 1989, pp. 41-64: 53.
54] M. Fabbri, J. Nádas, A newly discovered
che alla fine della prima fase di copia- Trecento fragment: scribal concordances in late-
tura era rimasto aperto a ulteriori ag- medieval Florentine manuscripts’, in «Early Mu-
giunte. In questo caso, benché si pos- sic History» III (1983), pp. 67-81.
55] A piè di pagina del foglio 58 il redattore
sano identificare le strutture di fasci- principale ha scritto «L’avanço di questa instam-
coli separati, è improbabile che que- pitta enne ina[n]çi a charte 156, a questo segnio».
82 john stinson

ra fisica del manoscritto è chiaro che, il manoscritto era stato rigato inte-
all’inizio, esso deve aver avuto al- ramente in precedenza da altra ma-
meno 182 fogli [55] e che gli 11 fa- no), lasciando a volte anche opere
scicoli sopravvissuti erano stati un incomplete quando non c’era abba-
tempo parte di un manoscritto di stanza spazio per copiarle per inte-
musica liturgica [56]. Gli studi piú ro [58]. Lo sta all’estremo opposto
recenti [57] hanno mostrato che que- dei lussuosi manoscritti di Guillau-
sta fonte pergamenacea è stata re- me de Machaut o di Sq, sia per la
datta da qualcuno privo di forma- trasandatezza dell’aspetto, sia per l’i-
zione professionale nella scrittura e naccuratezza della scrittura. In co-
dunque non preciso nelle notazioni mune con essi ha invece l’accurata
linguistiche in italiano, francese o rigatura dell’intero codice destina-
latino: ciò fa di questo manoscritto to alla musica e l’intenzione appa-
uno dei piú utili per lo studio della rente di organizzarne il contenuto
trasmissione musicale, visto che non in modo sistematico. Il fatto che il
segue le usuali convenzioni della pra- redattore abbia continuato ad ag-
tica scrittoria e può essere stato ope- giungervi brani via via che li trova-
ra di un musicista esercitante e for- va scrivendoli ovunque gli sembras-
se girovago. se conveniente, in diverse circostanze
La struttura attuale del manoscritto cronologiche e con diversi standard
e l’impaginazione del suo contenu- di precisione, collega questo libro
to suggeriscono che il redattore prin- alle altre antologie che rimasero in
cipale possa aver avuto l’intenzione uso lungo un considerevole lasso di
di continuare un’antologia sistema- tempo proprio grazie al continuo
tica di opere raggruppate per gene- aggiornamento del repertorio ivi
ri, cosí come iniziata da un ama- contenuto. Rimase insomma un work
nuense precedente il cui intervento in progress.
è visibile sul foglio 1v. Il manoscrit-
to comincia con una collezione di Fsl
madrigali cui seguono ballate e cac-
ce. In seguito, questa procedura si- Oltre alla principale, inesperta e
stematica venne abbandonata e ven- illetterata mano di Lo, molte altre
nero aggiunte opere negli spazi ri- se ne distinguono nel manoscritto,
masti liberi, prima riempiendo i fo- due delle quali appaiono in altre
gli vuoti, poi i righi vuoti (dato che fonti fiorentine. Chi copiò il Glo-

musicali» XXII (1993), pp. 249-277; G. Carsa-


56] Sotto lo stemma dei Medici nel foglio 1 niga, An Additional Look at London Additional
è visibile parte di un Credo. 29987, in «Musica Disciplina» XLVIII (1994),
57] G. Di Bacco, Alcune nuove osservazioni pp. 263-269.
sul codice di Londra (British Library, MS Addi- 58] In forma quasi, di Vincenzo da Rimini, è
tional 29987), in «Studi musicali» XX (1991), lasciato incompleto sul foglio 31r, benché vi sia
pp. 181-234; M. Gozzi, Alcune postille sul codi- un rigo vuoto a disposizione; cfr. M. Gozzi, op.
ce Add. 29987 della British Library, in «Studi cit., p. 256.
i manoscritti musicali del trecento 83

ria e il Credo dei fogli 82v-85r di l’ultimo fascicolo ci sono mottetti


Lo fu lo stesso del palinsesto Fsl, sco- di Hubertus de Salinis, Jacopo da
perto da Frank D’Accone nel 1982 Bologna e Philippe de Vitry [60].
e studiato anche da John Nádas [59]. L’organizzazione del manoscritto in
Questo manoscritto fu un tempo fascicoli ordinati per generi (ma-
una delle monumentali antologie drigali, ballate, cacce, mottetti) e
della musica fiorentina, compilato compositori, con un fascicolo a par-
intorno al 1420 e organizzato, co- te per le opere di origine francese,
me le altre, per autore e per genere. l’ampiezza del suo contenuto con
Allo stato attuale esso comprende l’inclusione di opere già allora lon-
16 fascicoli, prevalentemente quin- tane nel tempo insieme alle piú nuo-
terni, i sopravvissuti degli origina- ve del canone musicale italiano, ne
li 19 dei quali sono andati perduti fanno una delle piú monumentali
i fascicoli 2, 5 e 6. Inizia con una antologie del tempo superata per
serie di madrigali di Jacopo da Bo- dimensioni solo dall’eccezionale Co-
logna e di Giovanni da Cascia, se- dice Squarcialupi. Insolitamente,
guiti da quelli di Bartolino da Pa- l’intero manoscritto appare copia-
dova, Donato e Johannes Organi- to da una sola mano che, presente
sta (Giovanni Mazzuoli). A partire anche in altre fonti fiorentine, rinfor-
dal fascicolo 11 ci sono le ballate di za le connessioni tra le opere pro-
Francesco Landini, quindi don Pao- dotte localmente.
lo Tenorista con cui si completa la Cinque altre collezioni di frammen-
sezione dei madrigali e delle balla- ti correlati vanno almeno citate, in
te. Il fascicolo 15 contiene il reper- quanto ci permettono di accrescere la
torio francese, il 16 è una collezio- nostra conoscenza e comprensione dei
ne di cacce, mentre 17 e 18 con- manoscritti piú integri e del contesto
tengono opere piú recenti di Petrus musicale da cui provengono. Si tratta
Johannis (figlio di Giovanni Maz- dei frammenti padovani, molti dei qua-
zuoli) e di Ugolino da Orvieto. Nel- li identificati come provenienti dallo

come scomodo memento di quanto lunga nel tem-


59] Cfr. F.A. D’Accone, Una nuova fonte del- po fosse la discussione che travagliava la cristianità
l’Ars Nova italiana: il codice di San Lorenzo, 2211, su quale fosse la sede piú appropriata per il Papa.
in «Studi musicali» XIII (1984), pp. 3-31; J. Ná- Il mottetto Petre clemens /Lugentium siccentur/Non
das, “Manuscript San Lorenzo 2211: some est inventus, scritto nel Natale 1342 per la visita
Further Observation”, in G. Cattin (a c. di), che gli ambasciatori romani avrebbero fatto ad Avi-
L’Europa e la musica del Trecento: Congresso IV: gnone all’inizio del 1343, appoggia la posizione di
Certaldo 1984. L’Ars Nova italiana del Trecento, Clemente VI nella sua disputa con il Sacro Roma-
vol. VI, Polis, Certaldo 1992, pp. 145-168; J. no Imperatore riguardo alla sede del papato: cfr.
Nádas, The Trans mission of Trecento Secular A. Wathey, The Motets of Philippe de Vitry and the
Polyphony: Manuscript Production and Scribal Fourteenth-Century Renaissance, in «Early Music
Practices in Italy at the End of the Middle Ages, History» XII (1993), pp. 119-150.
Ph.D. diss., New York University 1985, pp. 459- 61] Cfr. G. Cattin, Ricerche sulla musica a S.
486. Giustina di Padova all’inizio del I Quattrocento:
60] Il suo mottetto in difesa di Clemente VI il copista Rolando da Casale, in «Analecta Musi-
scritto quasi cento anni prima, deve aver suonato cologica» VII (1964-1977), pp. 17-41.
84 john stinson

scriptorium di Santa Giustina (Padova) I manoscritti di Guillaume de Machaut


e dalla penna di Rolando da Casale
[61]; di quelli che oggi chiamiamo fram- I manoscritti contenenti le opere di Guil-
menti romani [62], che hanno per- laume de Machaut sono una collezione
messo a Giuliano di Bacco e a John unica: come gruppo, i sei manoscritti di
Nádas di valutare nuovamente il re- Parigi, Bibliothèque nationale, MS fr. 1584
pertorio della cappella papale durante [A], 1585[B], 1586[C], 9221[E], 22545-
il Grande Scisma; dei frammenti di 6 [F-G] e New York, Wildenstein Col-
Cambrai [63]; dei frammenti inglesi lection, MS s.s. [Vg] non hanno uguali nel
[64], lo studio dei quali è essenziale per tardo Medioevo come fonti di opera om-
capire la ricchezza della cultura musi- nia di un singolo compositore. Tre di es-
cale inglese e della sua tradizione ma- si (C, A e Vg) furono probabilmente scrit-
noscritta prima di OH; e infine dei ti mentre Machaut era ancora in vita e, al-
frammenti spagnoli, molti dei quali so- meno parzialmente, possono essere stati
no stati studiati da Higinio Anglès, Ma- rivisti da lui stesso. Poiché non è rimasta
ria del Carmen Gómez e Andrew To- alcuna fonte che possa collocarsi tra il Ro-
masello [65]. man de Fauvel e il piú antico manoscrit-
to di Machaut (C, circa 1350-1356), que-
sto può essere considerato come l’origine
LE COLLEZIONI MONUMENTALI di molte convenzioni che caratterizzano i
libri di musica del Trecento. Le fonti di

62] Cfr. J. Palumbo, The Foligno Fragment: a 1982; W.G. Summers (a c. di), English Fourteenth-Cen-
Reassessment of Three Polyphonic Glorias, ca. 1400, tury Polyphony: Facsimile Edition of Sources Notated in
in «Journal of the American Musicological So- Score, Schneider, Tutzing 1983; P.M. Lefferts, The Mo-
ciety» XL (1987), pp. 169-209; G. Gialdroni, A. tet in England in the Fourteenth Century, UMI, Ann Ar-
Ziino, Due nuovi frammenti di musica profana bor 1986; M. Bent (a c. di), The Fountains Fragments,
del primo Quattrocento nell’Archivio di Stato di Boethius Press, Clarabricken 1987; W.J. Summers,
Frosinone, in «Studi musicali» XXIV (1995), pp. English 14th-Century Polyphonic Music: an Inventory of
185-208; G. Di Bacco, J. Nádas, “The Papal the Extant Manuscript Editions, in «The Journal of Mu-
Chapels and Italian Sources of Polyphony du- sicology» VIII (1990), pp. 173-226; A. Wathey (a c. di),
ring the Great Schism”, in R. Sherr (a c. di), Pa- Manuscripts of Polyphonic Music: in British Isles, 1100-
pal Music and Musicians in Late Medieval and 1400, Henle, München 1993; G. Curtis, A. Wathey,
Renaissance Rome, Oxford University Press, New Fifteenth-Century English Liturgical Music: a List of the
York 1998, pp. 44-92; P. Peretti: Fonti inedite di Surviving Repertory, in «R.M.A. Research Chronicle»
polifonia mensurale dei secoli XIV e XV degli archi- XXVII (1994), pp. 1-69; N. Losseff, The Best Concords:
vi di stato di Ascoli Piceno e Macerata, in «Qua- Polyphonic Music in Thirteenth-Century Britain, Gar-
derni musicali marchigiani» III (1996), pp. 85- land, New York 1994.
124. 65] M. del Carmen Gómez, Neue Quellen mit
63] D. Fallows, L’origine du MS.1328 de Cam- mehrstimmiger geistlicher Musik des 14. Jahrhund -
brai: note au sujet de quelques nouveaux feuillets, et erts in Spanien, in «Acta Musicologica» L (1978),
de quelques informations supplémentaires, in «Revue pp. 208-216; Eadem, Musique et musiciens dans
de Musicologie» LXII (1976), pp. 275-280; I. Ler- les chapelles de la maison royale d’Aragon (1336-
ch, Fragmente aus Cambrai. Ein Beitrag zur Rekon- 1413), in «Musica Disciplina» XXXVIII (1984),
struktion einer Handschrift mit spätmittelalterlicher pp. 67-86 (p. 79 ss.); A. Tomasello, A footnote
Polyphonie, Bärenreiter, Kassel 1987. on Aragonese Mass Manuscripts and the decline
64] I. Fenlon (a c. di), Cambridge Music Manuscripts, of the Great Court Theory of Music History, in
900-1700, Cambridge University Press, Cambridge «Musica Disciplina» XLIX (1995), pp. 95-119.
i manoscritti musicali del trecento 85

Fig.5:Parigi, Biblioth que Nationale, fr 1586, f. 26, particolare di pagina miniata, dalle
Guillaume de Machaut.

Machaut ci offrono una prospettiva uni- nuovi fascicoli perché la sistemazio-


ca circa i processi di produzione libraria ne dei generi all’interno della colle-
del tardo Medioevo. Dall’uso del rotulus zione non era stata ancora decisa.
da parte dell’autore-compositore nell’at- Parte della logica che governa il
to della scrittura illustrato nei manoscrit- processo di produzione di questi ma-
ti piú antichi, fino alla collezione postu- noscritti la si può dedurre da un pas-
ma delle sue opere in una edizione com- so del Voir Dit, dove Machaut spie-
pleta, le fonti di Machaut documentano ga alla sua amica Péronelle perché
molti aspetti della produzione del libro di non le ha ancora spedito un mano-
musica [66] [FIG.5]. scritto completo delle sue opere: in-
Viste come insieme, le fonti cen- fatti, nonostante egli abbia un libro,
trali di Machaut includono mano- copiato per un committente, conte-
scritti in cui nuovi poemi o nuovi nente tutte le sue opere, la musica
generi sono iniziati su nuovi fasci- non vi è ancora stata copiata com-
coli, e altri copiati di seguito par- pletamente, ed esso consta di piú di
zialmente o completamente. Le piú venti fascicoli separati:
antiche fonti di questa opera omnia
possono ben essere state copiate su Ma tres-souvraigne dame, je vous eus-

66] Il loro singolare contributo al libro mu- mission of music in late medieval France: the ma-
sicale del Trecento è stato studiato da Lawrence nuscripts of Guillaume de Machaut, Princeton
Earp, sulla cui notevole tesi di dottorato, Scri- University 1983 e seguenti pubblicazioni si ba-
bal practice, manuscript production and trans - sa ciò che viene qui di seguito detto.
86 john stinson

se porté mon livre pour vous esbattre, (47-52); i mottetti (53-55); la mes-
où toutes les choses sont que je fis sa e l’hoquetus (56-57); le ballades, i
oncques; mais il est en plus de . XX. rondeaux e i virelais (58-63). All’in-
pieces, car je l’ay fait faire pour aucun terno di queste sezioni la copia è con-
de mes seigneurs; si que je fais noter, tinua, evidenziando il fatto che il re-
et pur ce il convient que il soit par dattore sapeva già, prima d’iniziare
pieces. Et quant il sera notés, je vous a lavorare, quale dovesse essere l’or-
porteray ou envoieray, s’il plaist a Dieu. dine in cui andavano scritti i poemi
(fascicoli 1-16). Alcuni fascicoli ini-
Il passo potrebbe non riferirsi a nes- ziano con un nuovo testo poetico o
suno dei manoscritti superstiti, visto una nuova collezione di opere: il Voir
che quelli che abbiamo sono in ben piú Dit – 29-39, la sezione con i lais,
di venti fascicoli. Tuttavia queste paro- quella dei mottetti e la messa (47-
le chiariscono il fatto che la copiatura 52, 53-55 e 56-57) sono copiati in
della musica sopra al testo risultava piú questa maniera. Anche la parte mu-
efficientemente eseguita se le sezioni sicale è divisa per generi «permet-
del manoscritto potevano venir divise tendo al redattore della musica di la-
tra piú di un redattore. vorare su unità separate, con un’effi-
L’esame di uno dei manoscritti di cace divisione del lavoro» [67]. Ge-
quest’opera omnia aiuta a capire il neri musicali diversi richiedevano ri-
processo di produzione di un simile gature diverse. Ciò appare con par-
lussuoso libro di musica trecentesco. ticolare evidenza nella sezione dei lais
Il manoscritto A afferma che il suo (due righe di testo sotto la musica),
ordinamento fu determinato dal com- dei mottetti (una sola riga di testo su
positore stesso: perciò la sua struttu- due colonne con spazio per un rigo
ra può essere presa a modello [TAV. 2]. musicale sopra ogni riga di testo) e
Le opere complete di Machaut com- in quella della messa (come per i mot-
prendono dits, il Voir Dit e il Réméde tetti, tranne per il fatto che le due
de Fortune (poemi narrativi con in- colonne nell’hoquetus sono unite).
serti musicali), alcuni mottetti, una Anche A, che preannuncia «l’ordi-
messa, un hocketus, ballades, virelais ne con cui Machaut voleva che le sue
e rondeaux. Il manoscritto A consta opere fossero copiate», mostra prove
di due fascicoli preliminari che con- d’inserimento di opere dopo che la
tengono indice e prologo, poi altri compilatio originale era stata decisa, e
43 fascicoli la maggioranza dei qua- ciò sia tramite l’aggiunta di un bifo-
li in quaterni. Fogli bianchi e fasci- glio (fogli 365-366) sia inserendo ope-
coli che iniziano con una nuova ope- re di uno stesso genere in spazi di-
ra o un nuovo gruppo di opere sug- sponibili (il Lai de plour e l’Hocketus).
geriscono che A era organizzato in Altri manoscritti trecenteschi che
nove sezioni: indice e prologo, due andrebbero considerati in ogni rasse-
gruppi di cinque dits (1-28); il Voir
Dit (29-39); altri dits (40-46); il Lais 67] L. Earp, op. cit., p. 91.
i manoscritti musicali del trecento 87

gna dei libri di musica Chantilly, OH, lazione dei loro materiali, estrema cu-
To e Sq. Gli ultimi due sono oggi di- ra nella preparazione delle pagine per
sponibili in edizioni in facsimile con la scrittura e nell’annotazione di te-
notevole materiale analitico e codi- sto e musica. Tale raffinatezza fu cer-
cologico; un facsimile dello Chantil- tamente possibile grazie all’esperien-
ly è in preparazione. Questi, insieme za maturata nella produzione di libelli
a Fauvel e alla raccolta di Machaut, piú modesti, scritti per usi pratici e
sono libri di musica straordinari: la circolanti indipendentemente prima
loro sopravvivenza, insieme a Sq, for- di esser rilegati, copiati come esem-
se è dovuta alla bellezza delle decora- plari o semplicemente scartati perché
zioni. Tutti mostrano, comunque, un la musica che contenevano era passa-
inconsueto livello di ricerca nella col- ta di moda.
Il manoscritto di musica tra Quattro e Cinquecento

di Vincenzo Borghetti

Trattare del manoscritto musicale tra meno fisica se non intellettuale) e di


Quattro e Cinquecento in una rac- “chiusura” – anche in senso macluha-
colta di saggi dedicata alla storia in niano – del “materiale rilegato insie-
prospettiva materiale del “libro di mu- me” che per il manoscritto, di musi-
sica” impone una serie di riflessioni ca e non, non è sempre postulabile:
iniziali sulle difficoltà di ordine sia con- l’oggetto “libro manoscritto” cosí co-
cettuale sia metodologico che si pre- me è conservato sugli scaffali di una
sentano a chi voglia tracciare o solo ri- biblioteca potrebbe essere il frutto di
percorrere le vicende storiche “con- una rilegatura non prevista all’epoca
crete” del manoscritto di musica in- della produzione delle unità che lo
teso come “libro”. Il problema di or- compongono e, frequentemente, av-
dine concettuale riguarda la legitti- venuta a distanza di secoli [2]. Oppu-
mità di estensione all’epoca del ma- re potrebbe essere il frutto di un lavo-
noscritto del concetto moderno di “li- ro di copiatura, assemblaggio, smem-
bro di musica”, poiché la proiezione bramento e accrescimento protratto-
all’indietro dell’idea corrente di “li- si per un lungo lasso di tempo che il
bro”, sviluppatasi nella forma attuale nostro concetto di libro sembrerebbe
in età moderna e soprattutto a parti- escludere a priori [3]. Di conseguen-
re dall’Ottocento, non sempre è ade- za ciò che di fatto si trova in un ma-
guata ai prodotti “librari” nati prima noscritto potrebbe aver svolto la sua
dell’invenzione e diffusione della stam- funzione comunicativa in forme di-
pa [1]. Innanzitutto il concetto di “li- verse da quella libraria propriamente
bro” come noi lo intendiamo presup- detta (o comunque in una forma li-
pone un’idea di unitarietà (quanto- braria solo embrionale) al punto che

1] Solo con il XIX secolo si stabilí ad esempio ce Ivrea, Biblioteca Capitolare, MS 115, copia-
l’uso della rilegatura editoriale, dando cosí vita to nella seconda metà del XIV secolo e rilegato
a quel prodotto librario, concluso e fruibile, vi- solo nel 1968. Cfr. A. Tomasello, Scribal design
cino al concetto attuale di “libro”. Sull’argo- in the compilation of Ivrea Ms. 115, in «Musica
mento cfr. N. Schwindt, “Quellen”, in Die Musik Disciplina» XLII (1972), pp. 73-100; K. Kügle,
in Geschichte und Gegenwart [ MGG ], II ed., “Ivrea”, in MGG, vol. IV, coll. 1306-1310.
Bärenreiter, Kassel, vol. VI, coll. 1946-1986: 3] È il caso per esempio del manoscritto Q 15
1957. del Civico Museo Bibliografico Musicale di Bo-
2] Come è accaduto ad esempio per il codi- logna, cfr. infra.
90 vincenzo borghetti

una storia incentrata proprio sulla for- di natura eminentemente pratica da-
ma libraria del manoscritto rivelereb- ta dalla selezione degli oggetti e dei
be solo in parte quei fenomeni musi- fenomeni su cui soffermare l’atten-
cali e culturali in senso ampio che da zione nelle pagine che seguono. Con-
una storia del libro di musica ci si at- siderando la vastità di tutti i fattori
tenderebbe. Anche se si astrae dalle rilevanti (concreti e astratti) per ana-
differenze sostanziali tra il prodotto lizzare un manoscritto di musica co-
“unico” di uno scriptorium e quello in me veicolo di cultura storicamente
serie delle officine tipografiche, “libro” caratterizzato, sarebbe oltremodo diffi-
e “manoscritto” restano concetti non cile in questa sede dare conto in mo-
perfettamente sovrapponibili. do esauriente delle diverse forme del
Al problema concettuale ne segue manoscritto musicale anche solo per
uno di natura metodologica: una sto- l’epoca in questione. Saranno ana-
ria dei materiali, per non essere una lizzate solo alcune tipologie rappre-
rassegna di “detriti del passato”, non sentative, lasciando da parte i casi piú
dovrebbe esaurirsi unicamente nel- particolari [4]. La trattazione seguirà
la descrizione fisica degli oggetti (in un criterio misto, in parte cronolo-
questo caso dei manoscritti di mu- gico, in parte sistematico. In tal mo-
sica) cosí come si sono accumulati do sarà possibile seguire la storia del
nel corso dei secoli, ma dovrebbe in- manoscritto in tre fasi decisive dal
cludere anche gli aspetti che hanno punto di vista storico-musicale: i de-
condizionato storicamente il “con- cenni immediatamente precedenti
tenitore” in relazione sia al “conte- alla metà del Quattrocento, nei qua-
nuto” musicale che questo veicola li si avviano contemporaneamente
– il supporto “librario” potrebbe ave- sia la formazione di un repertorio mu-
re un’organizzazione materiale di- sicale internazionale [5], sia il conso-
pendente dal variare delle strutture lidamento di un tipo di istituzioni
tecnico-compositive per esempio –, musicali che rimarranno normativi
sia ai fattori di tipo socio-culturale per tutto il secolo e oltre; la situazio-
strettamente connessi con la produ- ne dalla metà del secolo al 1500 cir-
zione musicale e quindi con la rea- ca, in cui la stabilità dei fenomeni
lizzazione di manoscritti musicali – compositivi e del tipo di commit-
committenza, ambienti di produ- tenza conducono alla definizione di
zione, esigenze della prassi esecuti- forme per cosí dire archetipiche di
va, funzioni simboliche ecc. manoscritto musicale rimaste inva-
Ai problemi concettuali e metodo- riate per secoli; la fase tarda del ma-
logici si aggiunge infine la difficoltà noscritto di musica quattro-cinque-

4] La scelta del materiale è stata guidata an- 5] Per “repertorio” non si intende un canone
che dalla disponibilità di edizioni in facsimile di composizioni bensí un canone di forme com-
che possono mettere in grado il lettore interes- positive: nella musica sacra l’intonazione del-
sato di avere accesso piú immediato ai fenome- l’ordinarium missae, nella musica profana la so-
ni qui discussi. pravvivenza solo di alcune delle formes fixes.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 91

centesco e la particolare ricchezza di monodia liturgica continueranno ad


significati simbolici di cui si carica- essere realizzati in pergamena: la re-
no nell’epoca della stampa tipologie sistenza del materiale ben si presta-
di manoscritti già cristallizzate nel- va alle esigenze tra loro strettamen-
l’epoca precedente. Sistematico sarà te legate di una ricca decorazione e
il tipo di analisi all’interno di queste di una durata “lunga”, congruenti al
tre sezioni cronologiche: i fenomeni repertorio “senza tempo”, quindi eter-
verranno descritti in modo sincroni- namente valido, che contenevano.
co, tenendo conto soprattutto degli Non a caso a questo modello nel cor-
elementi stabili che caratterizzano i so del secolo si uniformeranno i li-
vari libri di musica nei periodi sopra bri di musica delle grandi istituzio-
individuati. ni ecclesiastiche e di corte, paralle-
lamente alla stabilizzazione della mes-
sa polifonica come unità primaria li-
PRELUDIO turgico-musicale, sotto questo aspet-
to assimilabile quindi al canto pia-
Sebbene già testimoniato sporadica- no [7]. Il fenomeno riguarderà dal-
mente in manoscritti musicali del la metà del Quattrocento anche i li-
Trecento – gli esempi piú antichi so- bri di musica profana che riprende-
no i manoscritti Firenze, Biblioteca ranno dall’ambito devozionale il for-
Nazionale, MS Panciatichi 26 [Fp] e mato e le tipologie caratteristiche del
Parigi, Bibliothèque Nationale, MS libro d’Ore.
N. a. fr. 6771 [PR] – l’uso della car- La presenza della carta accanto al-
ta cresce nel corso del Quattrocento la pergamena, con la sua maggiore
e si affianca in modo sostanzialmen- accessibilità in termini economici,
te paritario a quello della pergame- ha come risultato un incremento del-
na. La disponibilità di due materie la produzione di manoscritti, che dà
scrittorie diverse sia per costi di pro- ragione della crescente diffusione del-
duzione sia per caratteristiche tecni- la musica scritta – scilicet della po-
che ha conseguenze decisive nella dif- lifonia d’arte – testimoniata oggi dal-
ferenziazione dei prodotti “librari” la enorme consistenza numerica e
in relazione sia alla funzione degli dalla vasta disseminazione geografi-
stessi, sia al repertorio trasmesso, dif- ca dei manoscritti nati nel Quattro-
ferenziazione che si accentuerà nel cento. Tuttavia il materiale soprav-
corso del secolo. L’impiego di carta vissuto in forma di “libro mano-
e/o di pergamena contraddistingue scritto” è rappresentativo solo in mo-
in genere il manoscritto d’uso da
quello di rappresentanza, il codice 6] Si tratta di linee generali di tendenza che verran-
privato da quello ufficiale, spesso an- no definendosi nel corso del Quattrocento e che so-
che il codice miscellaneo da quello prattutto nella fase iniziale del secolo ammettono an-
cora, come si vedrà, numerose eccezioni.
interamente dedicato ad un solo re- 7] Cfr. la sezione del saggio dedicata ai gran-
pertorio [6]. Non a caso i codici di di libri di polifonia di Petrus Alamire.
92 vincenzo borghetti

do parziale dei processi di produ- libri manoscritti come oggi li cono-


zione e consumo della musica po- sciamo [10]. La stessa tendenza a con-
lifonica: come in epoche preceden- cepire manoscritti in fascicoli “au-
ti, la circolazione di musica era affi- tosufficienti” [11] è rivelatrice di quan-
data per larga parte anche a suppor- to l’orizzonte mentale, anche nel ca-
ti piú informali come singoli fogli, so di manoscritti concepiti ab origi-
rotoli e in special modo fascicoli sle- ne in modo unitario, fosse determi-
gati che, tranne rari e fortunatissimi nato dall’idea del fascicolo, delle unità
casi, non hanno retto in questa for- minori.
ma all’usura del tempo [8]. Ad ogni In breve sono state delineate le va-
modo tracce significative dell’esi- riabili che nel corso del secolo carat-
stenza e dell’uso di singoli fascicoli terizzano il manoscritto musicale quat-
nella vita musicale quattro-cinque- trocentesco, variabili che, come è sta-
centesca sono state individuate in to illustrato, rispondono ad esigenze
quei manoscritti nati dall’assem- di natura diversa (repertorio, tecni-
blaggio di materiali in origine ete- co-compositive, uso, funzione) e che
rogenei, costretti ad unità post festum, in diverso modo entreranno in gio-
spesso dopo essere stati sottoposti ad co nella trattazione che ora seguirà.
aggiustamenti di varia natura [9], ma
piú in generale è stata avanzata l’i-
potesi che i fascicoli fossero il mez- TRA IL 1420 E LA MET¸ DEL SECOLO:
zo piú usuale sia di collezione sia di LIBRI DI ISTITUZIONI, LIBRI PRIVATI
disseminazione della musica scritta
da cui in circostanze ed occasioni La delimitazione cronologica scelta
particolari sarebbero stati realizzati in questa sezione è suggerita piú da

8] Sull’uso di leggere musica polifonica da ro- 676-678.


toli cfr. Ch. Page, An English Motet of the 14th 10] Cfr. Ch. Hamm, Manuscript Structure in
Century in Performance: Two Contemporary Im - the Dufay Era, in «Acta Musicologica» XXXIV
ages, in «Early Music» XXV/1, 1997, pp. 7-32; (1962), pp. 166-184. A questa teoria ha rispo-
K. Kügle, “Rotulus”, in MGG, vol. VIII, coll. 571- sto Margaret Bent, dimostrando che in alcuni
578: 575-576. Non ci sono giunti fogli slegati casi – come in quello dei codici Trento, Biblio-
del Quattrocento; gli unici esemplari supersti- teca Musicale Laurence Feininger del Castello
ti risalgono tutt’al piú ai primi decenni del Cin- del Buonconsiglio, MSS 90 e 93 – potevano es-
quecento: München, Bayerische Staatsbibliothek, sere copiati direttamente da altri manoscritti; cfr.
MSS 274 e 1503a-g; Wolfenbüttel, Herzog Au- M. Bent, “Some Criteria for Establishing Rela-
gust Bibliothek, Cod. 42; Paris, Bibliothèque tionships between Sources of Late-Medieval
Nationale, MS Rés. 1591 e 1408; cfr. sull’argo- Polyphony”, in I. Fenlon (a c. di), Music in Me-
mento N. Schwindt, op. cit., col. 1597. dieval and Early Modern Europe, Cambridge Uni-
9] Si veda per esempio il caso del codice Ao- versity Press, Cambridge 1981, pp. 295-317; Ea-
sta, Biblioteca del seminario, MS 15, i cui fasci- dem, “Trent 93 and Trent 90: Johannes Wiser
coli sono stati copiati in luoghi e tempi diversi at Work”, in N. Pirrotta, D. Curti, I codici tren-
(da Bologna a Basilea, da Strasburgo a Innsbruck) tini a cento anni dalla loro riscoperta, Provincia
da differenti scribi; per una visione sintetica sul- Autonoma di Trento, Trento 1986, pp. 84-111.
le caratteristiche codicologiche e sulle ipotesi re- 11] Nei quali ogni fascicolo viene copiato
lative all’origine del manoscritto di Aosta cfr. mantenendo vuoti il primo recto e l’ultimo ver-
Kurt von Fischer, “Aosta”, in MGG, vol. I, coll. so.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 93

questioni di repertorio che da que- gruppo composto da alcuni esecu-


stioni librarie in senso stretto: ver- tori. BU 2216 è un manoscritto car-
ranno presi in esame unicamente taceo originario dell’area veneta che
manoscritti che tramandano prin- misura 40 × 29 cm, Cambrai 6 e 11
cipalmente opere dalla generazione sono invece codici pergamenacei co-
di Dufay in avanti, tralasciando quel- piati nella e per la cattedrale di Cam-
li per ampia parte dedicati a tradi- brai rispettivamente di 51 × 33,5 cm
zioni musicali ancora legate al seco- e di 48,6 × 36 cm [14]. Tutti e tre ri-
lo precedente. salgono agli anni compresi tra il 1430
e il 1450 circa: BU 2216 fu copiato
I libri di istituzioni in due fasi tra loro distinte da uno
Bologna, Biblioteca Universitaria, MS scriba principale – la prima avve-
2216 [BU 2216]. nuta nel Veneto (prima del 1440),
Cambrai, Biblioth que Municipale, MSS la seconda a Brescia (dopo il 1440),
6 e 11Cambrai[ 6 eCambrai 11]. come testimonia il ricorso a carte
differenti –; Cambrai 6 e 11 furono
Con un’altezza tra i 40 e i 51 cm copiati da un unico scriba princi-
e una lunghezza tra i 29 e i 36 cm, pale che, nel caso di Cambrai 11,
i tre codici qui analizzati si distin- sappiamo essere stato Simon Mellet
guono nettamente nel gruppo dei [15]. I tre codici fanno ancora uso
manoscritti coevi, tutti caratterizza- di notazione nera (nera con figure
ti da dimensioni piú ridotte [ 12]. bianche BU 2216 [16], nera e rossa i
Questa circostanza è dovuta al fat- due di Cambrai) in un’epoca in cui
to che tutti e tre furono utilizzati in già si realizzavano interi manoscrit-
istituzioni religiose [13] come veri e ti in notazione mensurale bianca,
propri “libri di coro” e quindi rea- come nel caso del manoscritto Oxford,
lizzati in un formato che rendesse Bodleian Library, Canon. Misc. 213
possibile la lettura simultanea di un [17] [OX 213] (anche questo come

12] Si veda la sezione successiva dedicata ai (a c. di), Cambrai Cathedral Choirbook, Alami-
libri per uso privato. re, Peer 1992.
13] La circostanza è per BU 2216 un’ipotesi, 15] La copiatura di Cambrai 11 avvenne in
visto che non si conosce nulla sul suo ambien- un intervallo di tempo limitato, probabilmente
te di produzione, ma è suffragata dal fatto che tra il 1442 e il 1445 e fu realizzata di seguito e
il manoscritto, oltre ad avere grandi dimensio- non per singoli fascicoli, in modo da non pre-
ni, reca segni di un uso ripetuto. vedere in partenza nessuno spazio vuoto deri-
14] Su BU 2216 cfr. F.A. Gallo, Il codice mu- vante dall’accostamento dell’ultimo verso libero
sicale 2216 della Biblioteca Universitaria di Bo- col primo recto vuoto. In tal modo l’inizio di un
logna, AMIS, Bologna 1968-1970 (con edizione fascicolo non coincide necessariamente con l’i-
in facsimile); J. Palumbo-Lavery, “Bologna, Co- nizio di una nuova composizione o di una se-
dex Bu”, in MGG, vol. II, coll. 48-51. Sui ma- zione dedicata ad un repertorio specifico, come
noscritti di Cambrai cfr. L. Curtis, The Origins accade invece per BU 2216. Su Cambrai 11 cfr.
of Cambrai, Bibliothèque Municipale Manuscript L. Curtis, Cambrai Cathedral Choirbook…, cit.,
6 and its Relationships to Cambrai 11, in «Tijd- pp. 5-16.
schrift van de Vereiniging voor Nederlandse Mu- 16] Sono presenti inserzioni piú tarde in no-
zikgeschiedenis» XLIV (1994), pp. 6-35; Eadem tazione bianca.
94 vincenzo borghetti

BU 2216 copiato in area veneta pres- pagina – che lo distinguano netta-


sappoco negli stessi anni). L’essere i mente da manoscritti non “da coro”
tre manoscritti in esame “libri di co- suoi contemporanei. I due mano-
ro” prodotti all’interno di istituzio- scritti di Cambrai invece si diffe-
ni religiose contribuisce, forse, a chia- renziano sia per dimensioni, sia per
rire tale atteggiamento conservativo sfruttamento dello spazio scrittorio
riguardo alla notazione che in altri dai libri per uso privato e si avvici-
manoscritti, soprattutto quelli rea- nano in modo decisivo allo standard
lizzati per uso privato – quindi “non del libro corale impostosi a partire
istituzionale” – era già stato supera- dalla metà del secolo in poi [19]. La
to [18]. Tuttavia i tre manoscritti divergenza codicologica ne anticipa
manifestano differenze non meno una sul piano del repertorio: Cam-
significative delle caratteristiche co- brai 6 e 11 contengono solo musi-
muni. Innanzitutto a parità di for- ca religiosa (con una decisa pre-
mato “da coro” BU 2216 e i due co- ponderanza di intonazioni dell’or-
dici di Cambrai si distinguono per dinarium missae; fanno eccezione tre
la grandezza dei sistemi e della scrit- inni in Cambrai 6), BU 2216 con-
tura. L’altezza di un sistema in Cam- tiene anche una sezione di musica
brai 6 e 11 è di circa 2,85 cm e ogni profana. Cambrai 6 e 11 tramanda-
pagina prevede otto sistemi; in BU no solo composizioni di Guillaume
2216 i sistemi sono piú piccoli, di Dufay e Gilles Binchois e alcuni con-
conseguenza il numero di sistemi temporanei [20], BU 2216 contiene,
per pagina sale a dieci. Nonostante accanto a questi, brani di composi-
il ricorso ad un formato di carta piú tori di diversa provenienza geografica
ampio del solito, non si mette in at- sia contemporanei sia di generazio-
to in BU 2216 un ripensamento del- ni precedenti (si ricordino tra gli al-
le proporzioni interne – grandezza tri Feragut, Grossin, Arnold e Hu-
dei sistemi, numero dei sistemi per go de Lantins, Antonius de Civita-

18] Un caso esemplare di uso tardivo di no- 19] Un ulteriore particolare che lega BU
tazione nera è il manoscritto Vicenza, Semina- 2216 alla produzione manoscritta immedia-
rio vescovile, MS U.VIII.11, realizzato per di- tamente precedente è l’uso di tracciare i si-
sposizione testamentaria di Bartolomeo Rossi stemi in inchiostro rosso, pratica seguita nei
da Carpi nel 1453 come lascito alla cattedrale manoscritti dell’Ars nova italiana e dell’Ars
di Vicenza, anch’esso contenente solo musica subtilior ma in via di estinzione per codici piú
sacra e concepito per una funzione “istituzio- recenti. L’unica eccezione a me conosciuta è
nale”. Cfr. G. Cattin, “Uno sconosciuto codice lo chansonnier Real Monasterio de San Lo-
quattrocentesco nell’Archivio capitolare di Vi- renzo del Escorial, Biblioteca y Archivio de
cenza e le Lamentazioni di Johannes de Qua- Musica MS V.III.24 (“Escorial A”), copiato
dris”, in F.A. Gallo (a c. di), L’ars nova italiana negli anni 1430-1435 alla corte di Filippo il
del Trecento, vol. III, Centro di studi sull’Ars No- Buono di Borgogna.
va italiana del Trecento, Certaldo 1970, pp. 281- 20] I due codici tramandano sostanzialmen-
304; M. Bent, Pietro Emiliani’s Chaplain Bar- te opere di Dufay e di Binchois, cui si aggiun-
tolomeo Rossi da Carpi and the Lamentations of gono due di Franchois (una in Cambrai 6 e una
Johannes de Quadris in Vicenza, in «Il Saggiato- in Cambrai 11) e una attribuita a Power/Dun-
re musicale» II (1995), pp. 5-16. stable/Benet (in Cambrai 11).
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 95

te, Prepositus Brixiensis, Johannes questa tipologia di manoscritto in


Ciconia, Zachara da Teramo, Oswald cui alla musica sacra e a quella pro-
von Wolkenstein) [ 21]. Anche in fana sono dedicate sezioni distinte
questo caso Cambrai 6 e 11 all’interno di un piano di tipo “edi-
preannunciano il modello del gran- toriale” si differenzia da quella di
de libro corale di metà secolo e ol- alcuni manoscritti cartacei seriori,
tre interamente dedicato alla sola di dimensioni piú ridotte, pure pro-
musica sacra, secondo quella piú ri- venienti da istituzioni religiose, ma
gorosa separazione dei repertori che concepiti come “deposito” di mu-
si impose già prima della metà del sica a fini conservativi e spesso pri-
secolo nell’area franco-fiamminga vi di una precisa organizzazione in-
[22], mentre BU 2216 presenta nuo- terna del materiale [24]. In linea di
vamente una situazione di compro- massima la situazione che i tre co-
messo con le tipologie di manoscritti dici qui discussi presentano può
o piú antichi di una generazione o aiutare a tratteggiare la tendenza
contemporanei ma di formato piú generale che caratterizza la produ-
ridotto, entrambi tradizionalmente zione di manoscritti musicali tra
piú inclini alla coesistenza di reper- Quattro e Cinquecento in relazio-
tori diversi [23]. BU 2216 contiene ne alla superficie scrittoria adotta-
infatti quattro unità codicologiche ta: mentre i codici cartacei posso-
scandite ciascuna da una grande ini- no a volte contenere repertorio “mo-
ziale decorata: la prima unità è de- nografico” di alto livello tecnico-
dicata ai Kyrie e ai Gloria, la seconda compositivo – come intonazioni
ai Credo e agli Agnus Dei, la terza dell’ordinarium missae, mottetti ecc.
ad antifone e mottetti, la quarta al- – e arrivare a livelli di calligrafia tal-
la musica profana. Si noti però che mente elevati da essere oggetto di

21] È la situazione che si ritroverà nei ma- mamente ridotto di manoscritti franco-fiam-
noscritti coevi ma di formato piú piccolo come minghi superstiti databili intorno alla metà del
Q 15 e OX 213, vedi oltre. XV secolo rende ogni ipotesi una pura specula-
22] In altre zone d’Europa tale separazione zione. Su questi argomenti si veda oltre la se-
non si realizzò mai fino in fondo: la mescolan- zione dedicata al libro di musica dal 1450 al
za di repertorio è infatti un tratto tipico di mol- 1500 ca. Su Firenze, Biblioteca del Conserva-
ti manoscritti quattrocenteschi di origine ita- torio, MS 2439 cfr. oltre.
liana o centroeuropea ma che in ambienti fran- 23] Per un esempio di manoscritto di poco
co-fiamminghi è testimoniata unicamente in piú antico rispetto a BU si veda il caso del codi-
manoscritti del primo Cinquecento come in Fi- ce di Ivrea o del manoscritto franco-cipriota To-
renze, Conservatorio di Musica, MS Basevi 2439 rino, Biblioteca Nazionale Universitaria, MS
(1505-1508) – ma realizzato per un commit- J.II.9 (1413 ca.); per quelli di formato piú pic-
tente italiano – o dei libri-parte Bruxelles, Bi- colo cfr. oltre.
bliothèque Royale, MS IV.90/Tournai, Bibliothèque 24] Il fenomeno si osserva, tra gli altri, nei
de la Ville, MS 94 (1511) o ancora posteriori co- manoscritti Perugia, Biblioteca Augusta, MS
me i libri-parte Cambrai, Bibliothèque Muni- 431, Trento, Biblioteca Musicale Laurence
cipale, MSS 125-128 (1542) – tutti prodotti si- Feininger del Castello del Buonconsiglio, MS
gnificativamente per uso in ambienti non cor- 88, 90 e 91; cfr. N. Schwindt, op. cit., col.
tesi. Va tuttavia ricordato che il numero estre- 1980.
96 vincenzo borghetti

doni “di stato” [25], il contrario non layout in assoluto meno “tipografico”.
si verifica per i manoscritti mem- In Cambrai 11 la musica è distri-
branacei destinati, in genere, esclu- buita sulle pagine secondo la tipica
sivamente ad un repertorio, di pre- disposizione “a libro corale” che sarà
ferenza aulico, o sacro o profano. quella caratteristica dei grandi libri
Per quanto riguarda la distribuzio- di coro successivi [28]. Si veda come
ne del materiale musicale sulla pagi- esempio il Gloria di Dufay che ini-
na c’è da sottolineare che Cambrai 6 zia ai ff. 15v-16: a ciascuna voce è
e 11 sono forse la prima attestazione destinato uno spazio preciso secon-
di libro corale sia per le dimensioni do lo schema seguente:
della scrittura, adatte quindi ad un
ensemble che legge ad una certa di- [S 1] [S 2]
stanza dal leggio [26], sia per l’utiliz-
zo quasi sistematico dell’intero spa- C T
zio offerto dalle pagine aperte affian-
cate in cui, con poche variazioni, ad
ogni voce è destinato un campo par- Tale impianto si mantiene presso-
ticolare [27]. Sebbene la separazione ché stabile per tutta l’estensione del
delle voci sulle due pagine segua gli brano.
stessi principi dei codici di Cambrai, Anche per le composizioni a tre vo-
rispetto a questi la collocazione delle ci la situazione è analoga, come si ve-
voci in BU 2216 è piú mobile, inol- de nell’inizio del Credo di Binchois
tre, a causa delle minori dimensioni, ai ff. 31v-32 o nel Kyrie anonimo dei
e quindi del maggior affollamento di ff. 4v-5, entrambi disposti secondo
sistemi per pagina, BU 2216 offre un lo schema che segue [29]:

25] È questo il caso dei codici Roma, Biblio- dizione in facsimile. Inoltre le sue caratteristi-
teca Apostolica Vaticana, Cappella Sistina 14 e 51 che qui messe in evidenza sono pressoché iden-
(1470 ca.) entrambi cartacei ed entrambi deco- tiche a quelle di Cambrai 6.
rati con miniature, donati al pontefice probabil- 29] Nei libri corali tenor e superius sono di
mente dalla corte aragonese di Napoli; cfr. A. Roth, preferenza sulla stessa pagina, il cui assetto è in
Studien zum frühen Repertoire der päpstlichen Ka- tal modo congruente alla preminenza struttu-
pelle unter dem Pontificat Sixtus’ IV (1471-1484). rale del duo superius-tenor rispetto al contrate-
Die Chorbücher 14 und 51 des Fondo Cappella Si- nor – che è una parte accessoria. La correlazio-
stina der Biblioteca Apostolica Vaticana, Bibliote- ne tra mise en page e tecniche di composizione
ca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1991. è un principio che regola la disposizione delle
26] Si tratta dei manoscritti in assoluto di parti nei manoscritti musicali dell’epoca e le va-
maggiori dimensioni risalenti alla prima metà riazioni nella disposizione mettono spesso in ri-
del Quattrocento. salto caratteristiche costruttive diverse. Nel ca-
27] Le pagine aperte affiancate verranno d’o- so di composizioni inglesi a due superius, per
ra in avanti chiamate semplicemente “apertu- esempio, l’ordinamento delle parti è infatti quel-
ra”, traducendo in modo letterale il termine in- lo osservabile in Modena, Biblioteca Estense e
glese “opening” di cui non conosco in italiano Universitaria, MS a.X.1.11, ff. 87v-88, dove si
un corrispettivo altrettanto efficace. trova l’Ave regina celorum di Dunstable con il
28] Si preferisce limitare la descrizione in det- primo superius sul verso, il secondo superius sul
taglio al solo Cambrai 11 del quale esiste un’e- recto, seguito nel margine inferiore dal tenor.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 97

[S] [C] teriale piú tipica dei codici dell’ars


nova o di manoscritti di formato
T minore [31]. Si veda per esempio
nello schema seguente la distribu-
zione delle parti nel Gloria di Bin-
A volte la distribuzione delle par- chois (f. 9r):
ti cambia nel corso della copiatura
della stessa composizione. Si veda
[S]
nell’esempio la disposizione del Glo-
ria di Binchois nelle due aperture
successive ai ff. 9v-11:
Gratias agimus, ff. 9v-10
[C]

[S] T

C T

Tu solus, ff. 10v-11 Ad un’analisi attenta del layout si


nota come l’autore del manoscritto
[S] C sia stato guidato solo sporadicamente
dall’idea di mantenere distinti i cam-
T pi delle singole voci. È frequente il
caso di una voce che prosegue nel-
la pagina opposta, occupando una
Tuttavia lo sfruttamento dello spa- parte dello spazio di regola desti-
zio scrittorio non sempre avviene nato ad un’altra [32], come avviene
secondo le modalità osservate, in- nel Kyrie a 3 di Dufay (?) ai ff. 2v-
fatti, contrariamente alla prassi del 3, vedi es.
libro corale piú tardo, l’inizio e la
fine di molte composizioni a 3 vo- -[S] - - - - - -[T] - - - - -
ci [30] si trovano a volte solo sul rec- ------------------
to o sul verso di un foglio, secondo ------------------
una prassi di distribuzione del ma- -T- - - - - - - -[C] - - - - -
------------------
------------------
30] Questa disposizione si ritrova anche in
una composizione a 4 vv., il Credo di Dufay al ------------------
f. 22r.
31] La si ritrova infatti in manoscritti come
OX 213; vedi oltre. Spesso, inoltre, il copista di Cam-
32] In altri casi il copista di Cambrai 11 fa
proseguire una voce nella pagina di fronte, ma
brai 11 ricorre a quella che si po-
senza intaccare il sistema dei campi distinti. trebbe definire una sorta di scriptio
98 vincenzo borghetti

continua: in molti casi le voci si sus- traddistinti da un contenuto enor-


seguono sulle pagine quasi senza so- memente piú ampio rispetto ai co-
luzione di continuità e l’unica parte dici precedenti: 323 sono i brani pre-
ad essere differenziata dalle altre dal senti in Q 15, 326 in OX 213 a fron-
punto di vista grafico resta il supe- te delle 26 composizioni di Cambrai
rius, marcato dalla rientranza di al- 11 e delle 104 di BU 2216. La diver-
cuni centimetri del primo penta- sa estensione fisica è il risultato del-
gramma [33]. È questa la situazione la diversa funzione per cui sia Q 15
dell’inizio del Credo a 4 di Dufay (f. sia OX 213 furono realizzati. Innan-
23), ma soprattutto di molte delle zitutto il loro formato in folio picco-
sottosezioni dei Gloria e dei Credo lo (tra i 30 cm × 20 cm ca.) non è
contenuti nel manoscritto. Tale at- conforme a quello di un libro da co-
teggiamento suggerisce che molto ro, ma è tipico dei cosiddetti Grup-
probabilmente nell’approntare Cam- penkodices, manoscritti da cui, even-
brai 11 Mellet perseguisse soprat- tualmente, solo un ensemble molto
tutto uno sfruttamento accurato del- ridotto avrebbe potuto far musica
lo spazio disponibile e solo secon- [34]. L’ampiezza, anche in senso cro-
dariamente la chiarezza del layout e nologico, del repertorio suggerisce
la differenziazione dei campi scrit- inoltre il loro utilizzo in una sfera
tori, che solo in alcuni casi prefigu- “privata”, come collezione di musica
rano in modo concreto quelle che o di un singolo compilatore per il
saranno soluzioni standard nei libri proprio gusto personale (OX 213) o
corali dei decenni successivi. di una ristretta cerchia collegata agli
ambienti ecclesiastici (Q 15) [35]. An-
Il manoscritto “privato” che in questo caso però le caratteri-
stiche comuni si accompagnano ad
Q 15 e OX 213 costituiscono l’altra una serie di tratti particolari che con-
faccia della produzione manoscritta traddistinguono i due manoscritti e
delle prime decadi del Quattrocen- che verranno qui di seguito affron-
to, senza dubbio quella piú numero- tati.
sa. Le loro dimensioni non oltrepas- Q 15 è un manoscritto composto
sano i 30 cm di altezza e i 21 cm di da 29 fascicoli di diversa estensione
larghezza, ma sono entrambi con- per un totale di 343 fogli per la mag-

33] I pentagrammi rientranti possono essere scovo di Vicenza Pietro Emiliani e del suo circolo cul-
due, ciò avviene quando la composizione ha un turale. Cfr. M. Bent, A Contemporary Perception of Early
organico particolare come due superius, come Fifteenth Century Style: Bologna Q 15 as a Document of
nel caso sopra descritto dell’Ave regina di Dun- Scribal Editorial Initiative, in «Musica Disciplina» LI
stable, cfr. nota 29. (1987), pp. 183-201(trad. it., “Lo stile del primo Quat-
34] La definizione è tratta da H. Besseler, trocento nella coscienza dei contemporanei: Bologna
“Chorbuch”, in MGG, vol. II, coll. 1332-1349: Q 15 come documento della iniziativa editoriale del
1335. copista”, in M. Caraci Vela (a c. di), La critica del testo
35] Piú che un manoscritto privato in senso pro- musicale, LIM, Lucca 1995, pp. 111-127; Eadem, “Bo-
prio Q 15 è l’antologia della famiglia “allargata” del ve- logna Q 15…, cit.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 99

gior parte di carta – solo alcuni bifo- Q 15 conserva piú o meno l’esten-
gli esterni o centrali sono di perga- sione del disegno originario. La par-
mena –, provvisto di un indice, di te dei fascicoli eliminata venne uti-
numerazione parziale dei fogli con lizzata come materiale “da costru-
numeri romani e di numerazione zione” per gli stadi successivi: le ini-
parziale dei brani; misura 28 × 20 ziali decorate furono ritagliate e in-
cm e contiene principalmente mu- collate all’inizio delle composizioni
sica sacra, mottetti di stato oltre ad inserite in seguito, cosí che dall’a-
una piccola serie di composizioni nalisi dei frammenti di musica che
profane e laude in notazione nera queste recano sul retro è stato pos-
[36]; il repertorio spazia da Ciconia sibile formulare ipotesi abbastanza
e Zachara da Teramo a Dunstable, circostanziate sull’estensione fisica e
Dufay e Binchois. Esso è frutto del sul repertorio d’origine. Le modifi-
lavoro di un unico copista che lo rea- che al piano iniziale rispecchiano
lizzò nell’area veneta in un arco di non tanto mutamenti nel gusto mu-
tempo che va dal 1420 al 1435. In sicale del compilatore e/o della sua
questi anni Q 15 fu sottoposto da cerchia – alcuni dei brani eliminati
parte del suo compilatore a diversi vennero infatti inseriti nuovamente
progetti editoriali, tutti documen- negli stadi successivi – quanto, piut-
tabili sulla base del materiale che il tosto, il cambiamento della sua idea
manoscritto nello stato attuale rac- di antologia di musica, i cui criteri
chiude [37]. Il primo stadio di co- di compilazione a distanza di pochi
piatura risale al periodo tra 1420 e anni non corrispondevano piú a quel-
1425, il secondo e il terzo a quello li di partenza. In questo modo ven-
tra 1430 e 1435 [38]. La commis- nero rimossi i brani profani e la se-
sione di partenza era di realizzare un zione dei Magnificat, mentre la se-
codice calligrafico ornato da minia- zione dei movimenti di messa ven-
ture, scritto su carta di ottima qua- ne sottoposta a nuovi principi orga-
lità e dell’ampiezza di circa trecento
fogli, tuttavia il progetto non venne 36] La sezione piú antica è in notazione con
portato a termine in questa forma e figure rosse, quella piú recente con figure nere e
bianche; fanno eccezione le composizioni inglesi
da «bene di lusso Q 15 “decadde” a che anche nella seconda sezione mantengono le
manoscritto d’uso, copiato con cu- figure nere e rosse (effetto del conservatorismo
ra minore e su carta meno pregiata» della notazione inglese rispetto a quella conti-
nentale nella prima metà del Quattrocento).
[39]. Del primo stadio oggi restano 37] Cfr. M. Bent, “Lo stile…, cit.; Eadem,
in tutto 132 fogli suddivisi fra 13 fa- “Bologna Q 15”, cit.
scicoli (nn. 1-8, 16, 22-25). Nel se- 38] I tre stadi si differenziano anche per la
notazione, nera con figure rosse nel primo sta-
condo stadio venne eliminata gran dio, nera con figure bianche in quelli successi-
parte dei fascicoli precedenti e ne vi.
vennero aggiunti altri dieci, infine 39] S. Boorman, “Sources, Manuscripts I”,
in The New Grove Dictionary of Music and Mu-
nel terzo stadio se ne aggiunsero al- sicians, vol. XXIII, II ed., Macmillan, New York
tri sei, cosicché nella forma attuale 2001, p. 794.
100 vincenzo borghetti

nizzativi che ebbero notevole influen- di realizzazione, poiché, come si de-


za sulle modalità di trasmissione del- duce dalle tracce di numerazioni pre-
le messe nei manoscritti posteriori: cedenti, l’ordine dei fascicoli non era
il copista mise insieme coppie di mo- in origine quello attuale in quanto i
vimenti di messa (Gloria-Credo, Sanc- fascicoli V-X costituivano un’unità
tus-Agnus) e copiò come un ciclo ple- autonoma, allegata solo in un se-
nario (ordinarium e proprium) la Mis- condo momento ai fascicoli I-IV [42].
sa Sancti Jacobi di Dufay (traman- Il repertorio di OX 213 spazia dagli
data in sezioni staccate da altri ma- ultimi due decenni del Trecento agli
noscritti), riflettendo cosí un’atten- anni Trenta del Quattrocento e com-
zione sorprendente per la disposi- prende essenzialmente musica pro-
zione unitaria del materiale musica- fana (263 brani su un totale di 325,
le in un’epoca in cui il concetto stes- per la maggior parte francesi) cui si
so di messa ciclica dal punto di vi- aggiungono intonazioni dell’ordina-
sta compositivo era ancora in via di rium, mottetti, alcune laude e un
definizione. Magnificat. È singolare la presenza
OX 213 misura 29,8 × 21,5 cm ed sporadica della musica italiana coe-
è composto di 10 fascicoli di diffe- va come anche l’assenza delle com-
rente estensione per un totale di 140 posizioni inglesi che circolavano in
fogli di carta preceduti da un indi- tutti gli altri manoscritti italiani del-
ce, copiati in notazione bianca [40] l’epoca realizzati nella stessa area. Le
da un unico scriba attivo nell’area dimensioni del codice, le questioni
veneta negli anni tra il 1428 e il 1436. relative alla rilegatura e la natura del
La rilegatura attuale è frutto di un repertorio contenuto lasciano sup-
intervento settecentesco – a cui si de- porre che OX 213 fosse un’antologia
ve la rifilatura dei fogli con conse- – probabilmente non l’unica – mes-
guente perdita di numerose attribu- sa insieme da un collezionista esper-
zioni – tuttavia ci sono segnali codi- to di musica e dedicata secondo il
cologici chiari che il manoscritto fos- progetto del compilatore ad una por-
se ritenuto completo e quindi rile- zione particolare del repertorio – la
gato nel suo stato presente già all’e- musica profana in francese. In que-
poca della sua copiatura [41]. No- sta direzione conducono sia gli ele-
nostante la maggiore compattezza e menti desunti dall’analisi della scrit-
“stabilità” rispetto a Q 15, anche OX tura musicale – elegante ma certa-
213 mostra i segni del suo processo mente non opera di uno scriba pro-

40] Fanno eccezione solo due brani, proba- 41] Tranne che in due casi isolati OX 213 non
bilmente risalenti alla primissima fase di copia- è stato usato per inserzioni posteriori tra i fasci-
tura. Per uno studio dettagliato su OX 213 cfr. coli: il suo contenuto esprime in toto la volontà
D. Fallows (a c. di), Oxford, Bodleian Library, del suo compilatore, circostanza rarissima nel pa-
Ms. Canon. Misc. 213, (ed. facs.), with an In- norama dei manoscritti musicali quattrocente-
troduction and Inventory, University of Chica- schi. Cfr. D. Fallows (a c. di), “Introduction”, cit.
go Press, Chicago-London 1995. 42] Ivi, pp. 1-20.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 101

fessionista – sia la presenza di sem- turali – ripercorse qui brevemente –


plici decorazioni a penna, una co- porterà all’elaborazione di alcune ti-
stante del manoscritto di musica rea- pologie di libro di musica mano-
lizzato da amatori colti per tutto il scritto stabili nel loro impianto fon-
Quattrocento e oltre [43], sia, so- damentale ancora per tutto il seco-
prattutto, la presenza di alcuni bra- lo seguente. L’aristocrazia si appro-
ni incompleti lasciati allo stato di pria in modo definitivo della po-
frammento ma inseriti ugualmente lifonia d’arte come mezzo di rap-
nell’indice, segno, forse, della volontà presentazione musicale del proprio
di conservare anche in questa forma status sociale e nei grandi centri feu-
difettosa le composizioni antologiz- dali come nelle grandi cattedrali l’i-
zate [44]. stituzione della cappella musicale
Un particolare accomuna alcuni – di corte o ecclesiastica – va man
dei manoscritti finora esaminati: con mano definendosi come organismo
l’eccezione di Cambrai 11 e 6, sia BU di natura spiccatamente musicale.
2216, sia Q 15 – limitatamente alla Al contempo si perfeziona la com-
sezione non di lusso – sia OX 213 fan- plessa macchina produttiva basata
no uso di una rastratura uniforme sul sistema dei benefici ecclesiastici
senza pentagrammi rientranti, buo- che rende possibile la circolazione
na per tutti gli usi, per cosí dire. Si di uomini e repertori a livello euro-
tratta di un tipico espediente grafi- peo, ma che soprattutto garantisce
co per predisporre una superficie scrit- la presenza costante nei regni e nel-
toria pronta ad accogliere qualsiasi le signorie della Penisola di chieri-
tipo di disposizione vocale e ad ot- ci/musici formati nelle eccellentis-
timizzare lo spazio disponibile, per- sime maîtrises franco-fiamminghe.
mettendo inoltre di inserire piú d’u- Cresce il numero dei cantori nelle
na composizione per pagina e/o per cappelle: nonostante le fluttuazioni
apertura. È un elemento tipico che, causate dalle alterne fortune politi-
soprattutto dalla metà del Quattro- co/economiche dei potentati, i mem-
cento, tende a distinguere in modo bri di queste istituzioni dalla metà
sempre piú evidente i manoscritti del secolo in avanti non scendono
d’uso privato, destinati a raccoglie- quasi mai sotto il numero di 13-15
re molta musica anche per differen- cantori: la cappella papale sotto il
ti organici, senza un piano di copia- pontificato di Sisto IV (1471-1484)
tura rigidamente prestabilito.

Dalla metà del secolo al 1500 ca. 43] Per un esempio si veda il libro di musica
di Fridolin Sicher del 1515, Sankt Gallen, Stifts -
bibliothek, Ms. 461; cfr. D. Fallows (a c. di),
Lo scenario schizzato nelle pagine The songbook of Fridolin Sicher (around 1515),
precedenti muta sensibilmente in- (ed. facs.), Alamire, Peer 1996.
44] È il caso per es. di Tra quante regione di
torno alla metà del Quattrocento: il Hugo de Lantins (f. 36v-37) e di Verbum caro
definirsi di alcune coordinate cul- factum est di P. del Zocholo (f. 15v).
102 vincenzo borghetti

annovera 24 cantori, quella del duca restano ancora in vita fin dentro il
di Borgogna tra il 1436 e il 1451 18, Cinquecento le formes fixes della li-
come quelli documentabili nella metà rica cortese francese – ormai limita-
del secolo presso i re di Francia [45]; te ai soli rondeaux e bergerettes cui
nel 1451 la cappella aragonese di nelle zone periferiche si aggiungo-
Napoli contava 21 membri [46], 26 no forme poetico-musicali coltiva-
quella di Ercole I d’Este a Ferrara nel te soprattutto a livello locale – che,
1475 [47], fino ad arrivare ai 40 mu- insieme alla messa, rappresentano
sici della cappella di Galeazzo Ma- l’asse portante del repertorio inter-
ria Sforza intorno al 1470 [48]. L’in- nazionale.
cremento del numero dei cantori è Nel secondo Quattrocento la stan-
in relazione all’uso di far cantare po- dardizzazione dei repertori e delle lo-
lifonia ad un vero e proprio coro che ro modalità di produzione, fruizio-
subentra all’uso di solisti o di pic- ne, committenza, si riflette nella mag-
coli gruppi di esperti, pratica diffu- giore uniformità dei prodotti libra-
sa per tutti i primi decenni del se- ri rispetto a quelli delle prime deca-
colo. Questo fenomeno ebbe una di del secolo. Come sopra accenna-
naturale influenza sul formato dei to, dagli anni successivi al 1440, nei
libri di musica “da coro” che sia nel- manoscritti provenienti dall’area fran-
le dimensioni fisiche sia nella gran- co-fiamminga si impone una rigida
dezza della scrittura adottata dovet- separazione del repertorio sacro da
tero tenere necessariamente conto quello profano, ciascuno destinato a
delle mutate esigenze della prassi ese- contenitori caratterizzati da tipolo-
cutiva [49]. Sul piano della musica gie particolari. Con alcune signifi-
religiosa la messa ciclica – l’intona- cative varianti, tale modello si diffon-
zione unitaria dell’ordinarium mis- de in tutta Europa, ma influenza uni-
sae – diviene il cardine dell’attività camente il coté ufficiale della produ-
compositiva del compositore/eccle- zione libraria, espressione concreta
siastico, membro cioè di una cap- di quel mecenatismo musicale “isti-
pella; su quello della musica profa- tuzionale” che sullo scorcio del Me-
na “da camera”, simbolo privato di dioevo aveva nelle corti francesi e
un rango e di un privilegio sociale, soprattutto in quella borgognona i

45] Cfr. M. Ruhnke, “Kapelle”, in MGG, vol. sic and Patronage in the Sforza Court, Brepols,
IV, coll. 1788-1797: 1798-1793. Turnhout 1999.
46] Cfr. A. Atlas, Music in the Aragonese Court 49] Si impone anche per i libri di polifonia la
of Naples, Cambridge University Press, Cam- pratica della scrittura sovradimensionata o in gros-
bridge 1985. so che aveva caratterizzato in precedenza solo i
47] Cfr. L. Lockwood, Music in Renaissance grandi libri corali di monodia liturgica in nota-
Ferrara 1400-1505, Oxford University Press, zione quadrata e che porterà alla realizzazione dei
Oxford 1984 (trad. it., La musica a Ferrara nel codici piú grandi di polifonia mai realizzati. Su
Rinascimento: La creazione di un centro musica- questi argomenti cfr. M. Just, “Chorbuch”, in
le nel XV secolo, il Mulino, Bologna 1987). MGG, vol. II, coll. 863-882; vedi oltre la sezione
48] Cfr. P.A. Merkley, L.L.M. Merkley, Mu- dedicata ai manoscritti di Alamire.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 103

massimi centri di irradiamento. In- stione sono: Paris, Bibliothèque Na-


fatti, mentre i libri da coro – di lus- tionale, MS Rés. Vmc. ms 57 (chan-
so e non – e gli chansonnier finemente sonnier “Nivelle de la Chausée”) [Ni-
decorati si uniformano piú o meno velle]; Kopenhagen, Kongelige Bi-
ovunque all’uso oltremontano della bliothek, MS Thott 291 [Kopenha-
divisione dei repertori, resta vivo il gen 291]; Wolfenbüttel, Herzog Au-
fenomeno del libro privato a carat- gust Bibliothek, Cod. Guelf. 287 ex-
tere miscellaneo, documentato in trav. [Wolfenbüttel 287]; Dijon, Bi-
special modo in manoscritti origi- bliothèque Publique, MS 517 [Dijon
nati in Italia o nell’Impero [50]. 517]; Washington, Library of Con-
gress, MS M2.1.L25 Case (Chanson-
nier Laborde) [Laborde]). La cura per
LA MUSICA PROFANA:CHANSONNIERS la confezione e il formato ridotto de-
FRANCESI A CASA E ALL ESTERO gli chansonniers non suggeriscono il
loro utilizzo come libri per fare mu-
A partire dagli anni Sessanta del Quat- sica, ma li identificano come deri-
trocento è databile un corpus di chan- vazione in campo musicale dei piú
sonniers copiati in Francia, precisa- diffusi – e incomparabilmente piú
mente nella valle della Loira, tutti preziosi – libri d’Ore, la cui cultura
con relazioni piú o meno strette, piú è un elemento che caratterizza la de-
o meno dirette – ma mai chiarite vozione privata delle classi domi-
fino in fondo – con le corti del re di nanti per tutto il Quattrocento. Del-
Francia e dei suoi grandi cugini (pri- lo stretto legame tra chansonniers e
mi tra tutti i duchi di Borgogna). Si libri d’Ore è segno inoltre la presenza
tratta di cinque manoscritti mem- frequente in luoghi “notevoli” come
branacei accomunati dal formato – l’apertura e/o la chiusura del mano-
piccolo ottavo, nessuno supera i 18 scritto di composizioni religiose [51].
× 13 cm –, dalla medesima struttu- È molto probabile quindi che, co-
ra dei fascicoli – sempre quaternio- me i libri d’Ore, anche gli chanson-
ni – dalla presenza di miniature, dal- niers venissero letti dagli stessi pos-
la uniformità del repertorio che tra- sessori; diversamente dai libri d’O-
smettono – sostanzialmente rondeaux re, è ipotizzabile che la lettura non
e bergerettes (gli chansonniers in que- fosse solitaria, ma avvenisse piutto-

50] Sul finire del Quattrocento sono poche C. Hamm, J. Call e D. Fallows, “Sources, Ma-
le eccezioni a questa norma, tutte confinate nuscripts IX, 22: Renaissance Polyphony: Span -
in alcuni libri corali spagnoli (Barcelona, Bi- ish and Portuguese Cathedral Manuscripts”,
blioteca de Catalunya, MS 454, o soprattutto in The New Grove Dictionary…, cit., vol. XXIII,
Segovia, Archivio Capitular de la Catedral, MS p. 927.
s.s.) che anche per dimensioni sono in gene- 51] Ave regina celorum di Walter Frye apre
re piú piccoli rispetto ai libri di coro del resto Wolfenbüttel e Laborde, Ave sanctissima Maria
d’Europa – probabilmente riflesso dell’uso ibe- di La Rue apre il piú tardo Bruxelles, Bibliothèque
rico di cantare polifonia in ensembles piú ri- Royale, MS 228; Virgo dei throno digna di Tinc-
stretti ancora alla fine del Quattrocento; cfr. toris conclude lo chansonnier Mellon.
104 vincenzo borghetti

sto in forma mediata, durante l’ese- trale dello chansonnier fu copiato da


cuzione del loro repertorio da parte quattro mani diverse, sia per il testo sia
di musicisti, che presumibilmente per la musica, intorno al 1460 in una
usavano a questo scopo supporti mol- località tra la valle della Loira e la Fran-
to piú informali [52]. cia centrale: «Blois, Tours e soprattut-
Il piú antico degli chansonniers realiz- to Bourges sono i possibili centri d’o-
zati dopo il 1450 è oggi ritenuto lo rigine [in quanto] principali città-sa-
chansonnier Nivelle de la Chaussée, co- tellite della corte francese» [56].
sí chiamato dal nome di un suo pos- Il manoscritto contiene sessanta-
sessore [53]. Il manoscritto pergame- sei chansons francesi per lo piú a tre
naceo misura 18 × 12,5 cm, contiene voci [57], per la maggior parte della
nella forma attuale 77 fogli – in origi- generazione di Ockeghem e Busnois
ne erano forse 80 – raccolti in 10 fa- – i due compositori piú rappresen-
scicoli quaternioni, molti dei quali og- tati – oltre a brani di musicisti piú
gi incompleti, con foliazione originale vecchi come Dufay o Pullois o piú
in inchiostro marrone. Le pagine han- giovani come Fresnau/Agricola – que-
no otto sistemi ciascuna, tracciati con sti presenti però solo nell’ultimo fa-
inchiostro di colore rosato delimitati scicolo, copiato in una fase poste-
da margini verticali con lo stesso in- riore rispetto al corpus centrale. La
chiostro [54]. Ogni pentagramma mi- distribuzione del materiale musica-
sura 9,5 mm; lo specchio di rigatura è le sulla pagina è quella tipica che si
di circa 13,2 × 8,5 cm. Il primo pen- ritroverà in pressoché tutti gli chan-
tagramma di ogni pagina è rientrante sonniers contemporanei e posteriori:
di 2,1 cm ca. per accogliere iniziali de- i rondeaux occupano di norma una
corate, presenti con poche eccezioni in sola apertura con il superius sul ver-
tutto il manoscritto, realizzate nello sti- so, seguito sulla pagina dal testo del-
le definito camaïeu d’or [55]. In alcune le altre strofe; sul recto si trovano nel-
pagine la musica è stata raschiata pre- l’ordine tenor e contratenor con il so-
servando però le capitali miniate. La ri- lo incipit testuale [58] secondo lo
legatura è ottocentesca. Il corpus cen- schema seguente:

52] Mancano riscontri documentari come 53] Niente è piú incerto e dibattuto della data-
anche testimonianze iconografiche, ma è un’i- zione degli chansonniers qui in analisi, per cui si ri-
potesi estremamente plausibile suggerita da porta in seguito una sola delle numerose proposte
R. Strohm in The Rise of European Music 1380- e per le altre si rinvia alla bibliografia citata.
1500, Cambridge University Press, Cambridge 54] Cfr. P. Higgins (a c. di), Chansonnier Nivelle
1993, pp. 313-319: 317. In tal modo la loro de La Chaussée (ed. facs.), Minkoff, Genève 1984.
fruizione sarebbe analoga a quella delle par- 55] Le miniature sono limitate al corpus cen-
titure calligrafiche realizzate alcuni secoli do- trale del codice, formato dai ff. II-LXXII, cfr. P.
po perché l’imperatore Leopoldo I potesse se- Higgins, “Introduction”, cit., pp. VIII-IX.
guire direttamente su una copia in pulito du- 56] Ivi, p. XI.
rante l’esecuzione. Su quest’ultimo fenome- 57] Solo sei chansons sono a 4 voci.
no cfr. il saggio di Angela Romagnoli in que- 58] Fanno eccezione alcune chansons a quat-
sta raccolta. tro in cui il testo è presente in tutte le voci.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 105

[S] T stemi per pagina che solo per Nivelle


è di otto, mentre per gli altri è di set-
te. La presenza di miniature è una co-
[testo] C stante in tutti i manoscritti del com-
plesso; il loro numero e la loro qua-
lità di realizzazione possono variare
Le bergerettes occupano invece due sensibilmente soprattutto a causa del-
aperture successive, la prima dedicata lo stadio di compiutezza che il ma-
al refrain, la seconda alle due strofe. La noscritto raggiunse. Solo un terzo di
distribuzione delle voci resta la stessa, Dijon 517 ha iniziali miniate, nella
con il superius sul primo verso seguito parte restante del codice sono rima-
dal testo della cauda [59]. Nelle com- ste a livello di schizzo a penna; Wolfen-
posizioni a tre voci solo per superius e büttel 287 e Kopenhagen 291 hanno
tenor le capitali miniate sono inserite una maggiore percentuale di minia-
nello spazio lasciato libero dalla ra- ture nello stile di grottesche e drole-
stratura rientrante; per il contratenor, ries; Laborde, almeno nel suo corpus
come per la quarta voce nelle chansons centrale, presenta una ricca decora-
a quattro, sono invece realizzate diret- zione che si estende sull’intero mar-
tamente sul pentagramma. Esse ri- gine delle pagine, in specie nel primo
prendono la prima lettera del testo poe- verso di ogni fascicolo [60]. La mag-
tico nel superius, mentre per tenor e giore discrepanza tra i manoscritti qui
contratenor sono le iniziali rispettiva- considerati si concentra sia nella loro
mente di T[enor] e C[ontratenor]. estensione fisica sia nella quantità e
Le stesse caratteristiche osservate in qualità del repertorio che essi tra-
Nivelle contraddistinguono grosso mo- mandano. Come Nivelle, Kopenhagen
do gli altri chansonniers del comples- 291 e Wolfenbüttel 287 sono piccoli
so franco-fiammingo con poche si- chansonniers contenenti rispettiva-
gnificative differenze che verranno qui mente 33 e 54 composizioni [61]; a
esaminate. Le proporzioni della pa- questi si contrappongono le sillogi
gina sono sostanzialmente stabili, l’u- piú grandi Laborde e Dijon 517 con
nica divergenza è nel numero di si- rispettivamente 106 e 159 brani [62].

59] Fa eccezione alla regola il rondeau Fors cfr. M. Gutiérrez-Dehnoff, Der Wolfenbütteler
seulement di Ockeghem, che Nivelle tramanda Chansonnier Wolfenbüttel, Herzog August Bi-
in due aperture contigue a mo’ di bergerette. bliothek, Cod. Guelf. 287 extrav. Untersuchun-
60] Per i dettagli cfr. M. Gutiérrez-Dehnoff, gen zu Repertoire und Überlieferung einer Mu-
Untersuchungen zu Gestalt, Entstehung und Re- sikhandscrift des 15. Jahrhunderts und ihres Umk-
pertoire des Chansonniers Laborde, in «Archiv für reises, Herzog August Bibliothek - Otto Har-
Musikwissenschaft» II (1964), pp. 113-146. rassowitz, Wolfenbüttel-Wiesbaden 1985.
61] Kopenhagen contiene 49 fogli di 57 ori- 62] Su Dijon 517 cfr. Ch.E. Barret, A Critical
ginari, Wolfenbüttel 70, di 79; su Kopenhagen Edition of the Dijon Chansonnier, Ph.D. diss. Van-
291 cfr. K. Jeppesen (a c. di), Der Kopenhage- derbilt University 1981. Del manoscritto è di-
ner Chansonnier: Das Manuscript Thott 291 der sponibile un’edizione in facsimile: D. Plamenac
Königlichen Bibliothek Kopenhagen, Breitkopf (a c. di), Dijon, Bibliothèque Publique, Ms. 517,
und Härtel, Leipzig 1927; su Wolfenbüttel 287 Institute of Mediaeval Music, New York 1970.
106 vincenzo borghetti

Nivelle e Kopenhagen 291 sono gli uni- cedenti codici pergamenacei in pic-
ci manoscritti che accolgano esclusi- colo ottavo (Mellon 19,2 × 13,5 cm,
vamente repertorio francese mentre Pixérécourt 18 × 12 cm) con sette si-
Laborde, Wolfenbüttel 287 e Dijon 517 stemi per pagina [64]. Tuttavia i lo-
includono tutti almeno un brano con ro fogli sono raggruppati in quinio-
testo latino e almeno uno in italiano. ni, tratto tipico dei manoscritti pro-
La diffusione fuori dei confini na- dotti in Italia. Inoltre sia Mellon sia
zionali della cultura franco-fiamminga Pixérécourt contengono un corpus
determina l’esportazione del libro di consistente di composizioni in lin-
musica formato-chansonnier che tro- gue non francesi (Pix, per esempio,
va nei regni e nelle signorie della pe- presenta accanto a 143 composizio-
nisola italiana i suoi principali cul- ni francesi 20 brani italiani, 2 spa-
tori. Rispetto a quelli finora descrit- gnoli, 1 fiammingo e 2 in latino) [65].
ti gli chansonniers prodotti all’estero I manoscritti in Italia possono rag-
mostrano nella fattura alcune carat- giungere inoltre dimensioni scono-
teristiche differenze che ora verran- sciute ai manoscritti del complesso
no brevemente prese in esame. Gli franco-fiammingo degli anni 1460-
chansonniers Parigi, Bibliothèque Na- 1470 [66]: è il caso dei manoscritti
tionale, MS f. fr. 15123 (chansonnier fiorentini Berlin, Staatliche Museen
Pixérécourt) [Pixérécourt] e New Ha- der Stiftung Preussischer Kulturbe-
ven, Beinecke Rare Book and Ma- sitz, Kupfestichkabinett, MS 78.C.28
nuscript Library, MS 91 (chansonnier [Berlin 78.C28] (pergamenaceo, ri-
Mellon) [Mellon] [63]. Mellon e Pixéré- sale agli anni 1465-1466) [67], Città
court, copiati rispettivamente a Na- del Vaticano, Biblioteca Apostolica
poli e a Firenze alla metà degli anni Vaticana, MS Cappella Giulia XIII.27
Settanta il primo, nella decade suc- [CG XIII 27] [68] e Firenze, Bibliote-
cessiva il secondo, sono come i pre- ca Nazionale Centrale, MS Banco Ra-

63] Cfr. M. Gutiérrez Dehnoff, “Pixérecourt”, anni del Quattrocento come lo chansonnier del
in MGG, vol. VII, col. 1614. duca di Lorena Paris, Bibliothèque Nationale,
64] Sullo chansonnier Mellon cfr. L. Perkins, MS f. fr. 1597, copiato tra il 1498 e i primi an-
H. Garey (a c. di), The Mellon Chansonnier, Yale ni del secolo successivo; cfr. J.P. Couchman, The
University Press, New Haven - London 1979. Lorraine Chansonnier. Antoine de Lorraine and
65] Una situazione simile si presenta nuova- the Court of Louis XII, in «Musica Disciplina»
mente in un manoscritto prodotto in una zona XXXIV (1980), pp. 85-166.
“di confine”: lo chansonnier cordiforme (Paris, 67] Cfr. P. Reidemeister, Die Chanson-Hand-
Bibliothèque Nationale, MS Rothschild 2973), schrift 78 C 28 des Berliner Kupferstichkabinetts:
copiato in Savoia intorno al 1470, include ac- Studien zur Form der Chanson im 15. Jahrhun-
canto al corpus di chansons francesi 14 compo- dert, Katzbichler, München 1973.
sizioni in lingua italiana. Cfr. G. Thibault, D. 68] Cfr. A. Atlas (a c. di), The Cappella Giu-
Fallows (a c. di), Chansonnier de Jean de Mont- lia Chansonnier, Institute of Mediaeval Music,
chenu (Bibliothèque Nationale, Rothschild 2973), New York 1981.
Société Française de Musicologie, Paris 1991. 69] Cfr. H. Mayer Brown (a c. di), A Floren-
66] Dimensioni maggiori che arrivano al for- tine Chansonnier from the Time of Lorenzo the Ma-
mato in quarto e che poi si troveranno in ma- gnificent, University of Chicago Press, Chicago-
noscritti franco-fiamminghi degli ultimissimi London 1983.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 107

ri 229 [FN 229] [69] (cartacei, copia- stinti da una maggiore varietà di con-
ti negli anni Novanta). Il primo mi- tenuti, quando non dall’inclinazio-
sura 24,6 × 16 cm, il secondo 23,2 × ne esclusiva o predominante per re-
17 cm, il terzo 24 × 17 cm, conten- pertori locali [74]. Molti di questi
gono rispettivamente 70, 325 e 122 manoscritti vennero realizzati in Ita-
fogli raggruppati come di consuetu- lia, o nei Paesi Bassi ma per destina-
dine in quinioni [70]. Berlin 78.C28, tari italiani: è questo il caso del co-
contemporaneo dei piú antichi chan- dice Firenze, Biblioteca del Conser-
sonniers del complesso ha ancora set- vatorio di Musica, MS Basevi 2439
te sistemi per pagina, gli altri due, in [Basevi ] copiato nell’atelier di Ala-
modo conforme al formato piú gran- mire per un membro della famiglia
de, ne presentano nove ciascuno; tut- Agostini Ciardi, ricchi banchieri se-
ti hanno un repertorio tendenzial- nesi, secondo il modello degli album
mente misto [71]. musicali in uso nella Penisola [75].
Una specialità tipicamente non fran-
co-fiamminga, almeno non in origi-
ne, sono infine i manoscritti in for- LA MUSICA SACRA:
mato oblungo – di varie dimensio- IL LIBRO DI CORO A CASA
ni – che a partire dagli anni intorno
al 1480 si diffondono tra l’Impero e Se per la musica profana franco-fiam-
l’Italia [72]. Il primo esempio cono- minga della seconda metà del Quat-
sciuto è il manoscritto olim Berlin trocento si può contare su un corpus
Preussische Staatsbibliothek MS Mus. non esiguo di chansonniers copiati gros-
40098 (ora Kraków, Biblioteka Ja- so modo nelle stesse aree geografiche
gellónska), detto Glogauer Lieder - del repertorio che trasmettono, per la
buch [Glogauer] [73], copiato nella musica sacra si è invece quasi esclusi-
Bassa Slesia, cui fanno seguito nu- vamente dipendenti da manoscritti
merosi manoscritti tutti in relazione realizzati in zone lontane dal “centro
con la vita musicale dei ceti borghe- irradiatore”. Il numero dei codici su-
si nei grandi centri urbani di fine perstiti originari della Francia o dei
Quattrocento, e quindi contraddi- Paesi Bassi negli anni 1450-1490 è in-

70] La struttura dei fascicoli di 229 è piú ir- blioteca del Monasterio El Escorial Ms. V.III.24,
regolare, inoltre le splendide miniature sono su (ed. facs.), Bärenreiter, Kassel 1958.
fogli di pergamena. Cfr. H. Mayer Brown (a c. 73] Cfr. M. Fink, “Glogauer Liederbuch”, in
di), A Florentine Chansonnier…, cit. MGG, vol. III, coll. 1481-1483.
71] Piú omogeneo in Berlino 78.C.28, piú va- 74] Come nel caso, solo per fare alcuni esem-
riegato negli altri. In Firenze 229 l’impressione di pi, dei manoscritti Modena, Biblioteca Estense
un contenuto eterogeneo è data dalla presenza di ed Universitaria, MS a.F.9.9; Firenze, Bibliote-
numerosi contrafacta; cfr. H. Mayer Brown (a c. ca Nazionale Centrale, MS Panciatichi 27, Bo-
di), A Florentine Chansonnier…, cit., p. 125 ss. logna, Civico Museo Bibliografico Musicale, MS
72] Farebbe eccezione il manoscritto Escorial Q 18.
A, ma è stato rilegato sul lato piú lungo; cfr. W. 75] Cfr. H. Meconi (a c. di), Basevi Codex,
Rehm (a c. di), Codex Escorial Chansonnier: Bi- (ed. facs.), Alamire, Peer 1990.
108 vincenzo borghetti

fatti molto ridotto, limitato sostan- sentano dodici sistemi per pagina e so-
zialmente a tre manoscritti: Napoli, no stati copiati di seguito da un solo
Biblioteca Nazionale, MS VI E 40 [Na- scriba; di conseguenza l’inizio delle sei
poli ] [76]; Bruxelles, Bibliothèque messe ha sempre una posizione diversa
Royale, MS 5557 [BR 5557] [77] e ai all’interno dei fascicoli e nel mano-
frammenti del codice di Lucca [78], scritto non ci sono aperture intera-
tutti in relazione piú o meno diretta mente vuote [81]. BR 5557 invece è un
con i possedimenti fiamminghi del esempio classico di quelli definiti «fa-
duca di Borgogna [79]. I manoscritti scicle-manuscripts» [82]: i suoi fasci-
Napoli e BR 5557 offrono per molti coli erano in origine unità codicolo-
versi situazioni opposte. Pur essendo giche indipendenti, riunite in un se-
entrambi libri di coro – il primo, per- condo momento a formare il mano-
gamenaceo, misura 44,5 × 31,5 cm, scritto nel suo stato odierno. I primi
il secondo, cartaceo, 37,5 × 28 – rea- quattro fascicoli formano il corpus
lizzati con grande cura nella scrittura centrale: essi vennero copiati in mo-
musicale, essi rappresentano le due di- do continuo, come nucleo omoge-
verse facce della produzione libraria neo – contengono cinque messe di
dell’epoca. Napoli è un manoscritto autori inglesi –; a questo nucleo ven-
pensato ab origine come entità libra- nero aggiunti altri fascicoli di varia
ria conclusa, dedicato ad un conte- estensione, tutti contenenti una sola
nuto estremamente compatto piú che opera: ad esempio i fascicoli 5 e 11
solo monografico – contiene un ciclo contengono ciascuno una messa di
di sei messe tutte sulla melodia de Dufay [83], il 6 e il 7 un Magnificat
L’homme armé – e preservatosi nel suo ciascuno, rispettivamente di anonimo
disegno iniziale fino ai giorni nostri – e di Busnois ecc. Il risultato dell’assem-
prescindendo da alcuni danni mate- blaggio di fascicoli “autosufficienti” fu
riali subiti nel corso dei secoli [80]. I ottenere intere aperture libere – quelle
suoi fascicoli, tutti quaternioni, pre- risultanti dall’accostamento dell’ulti-

cfr. R. Strohm, Music in Late Medieval Bruges,


76] Cfr. J. Cohen, The Six Anonymous L’hom- Clarendon Press, Oxford 1999.
me armé Masses in Naples, Biblioteca Nazionale, 79] Non è pervenuto nessun manoscritto di
Ms. VI E 40, American Institute of Musicology, musica sacra dell’epoca direttamente o indiretta-
Roma 1968. mente riconducibile alla cappella dei re di Fran-
77] Cfr. R. Wegman (a c. di), Choirbook of cia.
the Burgundian Court Chapel (Brussel, Konink- 80] Alcuni fogli furono danneggiati molto
lijke Bibliotheek Ms. 5557, (ed. facs.), Alamire, probabilmente per prelevarne le miniature, cfr.
Peer 1989. J. Cohen, The six Anonymous…, cit., pp. 12-13.
78] I frammenti del codice sono suddivisi tra 81] Unica eccezione sono nella messa n. 2 le
Lucca, Archivio di Stato, MS 238 (30 bifogli) e pagine vuote che precedono l’inizio del Credo
Pisa, Biblioteca Maggi (1 bifoglio); è recente la (f. 14r) e del Sanctus (f. 17r), poiché tutte le vo-
notizia – non ancora altrimenti specificata – del ci delle sezioni conclusive precedenti sono con-
ritrovamento di ulteriori parti del codice negli tenute sul verso rispettivamente dei ff. 13 e 16.
archivi lucchesi. A causa della natura frammen- 82] Cfr. C. Hamm, Manuscript Structure…, cit.
taria di Lucca 238 si è preferito concentrare l’a- 83] La Missa Ecce ancilla Domini nel fasc. 5,
nalisi sui codici Napoli e BR 5557. Su Lucca 238 la Missa Ave regina caelorum nel fasc. 11.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 109

mo verso libero con il primo recto vuo-


to di ciascun fascicolo – disponibili BR 5557, specchio di
rastratura del
per l’inserimento di altra musica e che Magnificat
fascicolo contenente il di Bu
-
vennero riempite da composizioni piú snois (fasc. 7, V. 70-76)
brevi: in tal modo venne introdotta, ----- -----
per esempio, una serie di mottetti e di ----- -----
composizioni liturgiche minori di Bu- ------- -------
------- -------
snois [84]. ------- -------
A causa della sua natura composita, ------- -------
------- -------
BR 5557 esibisce ovviamente una mi- ------- -------
nore regolarità rispetto a Napoli sia nel ------- -------
numero di sistemi per pagina, sia nel-
lo schema di rastratura: il corpus cen-
trale ha sempre dieci sistemi per pagi- BR 5557, specchio di rastratura del
na, il primo verso del fascicolo ha i due Magnificat
fascicolo contenente il anoni-
primi sistemi rientranti di circa 1/3-× mo (fasc. 6, V. 62-69)
della lunghezza totale; il fascicolo 5 in- ------ ------
vece ha sempre dieci sistemi per pagi- ------ ------
na, ma non ha rientranze; dei due fa- ------- -------
------- -------
scicoli con i Magnificat (6 e 7), entrambi ------- -------
con otto sistemi per pagina, solo il se- ------- -------
------- -------
condo ha il primo sistema rientrante ------- -------
sia sul recto sia sul verso, il sesto ha una ------- -------
leggera rientranza sul solo verso, come
si può vedere nei tre schemi seguenti.
Nel caso di Napoli, a causa della
perdita
BR 5557, specchio di rastratura della sistematica dei fogli proba-
prima apertura di un fascicolo -del bilmente
nu decorati con miniature,
cleo originario (V. 2-48) possiamo solo supporre che lo spec-
----- ------- chio di rastratura dell’inizio di ogni
----- ------- messa fosse simile allo schema n. 1;
------- ------- nel resto del manoscritto la rastra-
------- -------
------- ------- tura è continua, priva di pentagrammi
------- ------- rientranti.
------- ------- La distribuzione delle voci sulle pa-
------- -------
------- ------- gine in Napoli e BR 5557 è meno va-
------- ------- riabile rispetto ai libri di coro della

84] In un caso, per esempio, si tratta del Noel scicoli esistenti, come tra i fascicoli 4 e 5 e nel-
a 4vv., in un altro dell’inno a 4 voci. Ad cenam le due aperture risultanti venne copiato Anthoni
agni providi rispettivamente sui ff. 69v-70 e 76v, usque limina di Busnois; cfr. R. Wegman, “In-
punti di congiunzione tra i fascicoli 6-7 e 7-8. troduction” a Choirbook of the Burgundian Court
In un caso fu inserito un foglio singolo tra i fa- Chapel…, cit., pp. 5-8.
110 vincenzo borghetti

generazione precedente – si vedano circostanze della genesi hanno influi-


le parti dedicate alla descrizione di to sulla concezione dei due mano-
Cambrai 11 –; soprattutto in Napo- scritti a livelli diversi. Mentre nel
li essa è fissa per l’intera estensione caso di BR 5557 esse hanno deter-
del manoscritto: superius e tenor so- minato oltre alla presenza di mi-
no sempre sul verso, i due contrate- niature solo il ricorso ad una scrit-
nores sul recto [85]. Tale disposizio- tura e ad un layout particolarmen-
ne, riflesso del consolidamento in- te accurati, in Napoli l’occasione ce-
torno alla metà del Quattrocento del- lebrativa ha prodotto qualcosa di
la composizione a quattro parti su diverso. Se in entrambi i manoscritti
cantus firmus, sancisce dal punto di ogni nuova composizione è aperta
vista visivo la preminenza struttura- da una capitale miniata per il supe-
le nel complesso polifonico del duo rius [88] e le altre voci sono marca-
superius-tenor e, con poche eccezio- te da lettere capitali in inchiostro
ni, diventerà normativa per tutti i rosso o blu [89], solo in Napoli il te-
manoscritti contemporanei e poste- nor è sempre individuato da una Ka-
riori realizzati in Europa [86]. delle [90], capitale particolarmente
Sia Napoli sia il nucleo iniziale di ornata di dimensioni maggiori ri-
BR 5557 sono stati realizzati come spetto alle altre [TAV. 3], ed è sem-
manoscritti calligrafici provvisti di pre staccato dal superius da almeno
miniature, fatti entrambi per parti- un sistema vuoto [ 91]. Non solo,
colari occasioni “di stato” [87]. Le ma tutte le voci tranne il tenor so-

adulti; cfr. G. D’Alessi, I manoscritti musicali del


85] Fanno eccezione le ultime sezioni del Glo- sec. XVI del Duomo di Treviso, in «Acta Musico-
ria e del Credo della messa n. 2, che occupano logica» III (1931), pp. 148-155.
ciascuna un solo verso (rispettivamente 13v e 87] Nel caso di BR 5557 le nozze del duca di
16v), di modo che il recto seguente è vuoto (ve- Borgogna Carlo il Temerario con Margherita
di sopra). La norma vale anche per BR 5557, con di York (1468), in Napoli le nozze di Beatrice
l’unica eccezione delle messe a tre voci, in cui il d’Aragona con il re d’Ungheria Mattia Corvi-
tenor può trovarsi indifferentemente o sul verso no (1476). Cfr. R. Wegman, “Introduction” a
o sul recto. Choirbook of the Burgundian Court Chapel…,
86] Diversamente dall’uso franco-fiammin- cit., p. 5; J. Cohen, The Six Anonymous…, cit.,
go, nell’area tedesca la disposizione standard pre- p. 63 ss.
vede il secondo contratenor (in seguito bassus) al 88] Per Napoli si tratta, come è stato osser-
posto del tenor sul verso e viceversa. Con ogni vato, di una ragionevole supposizione, vedi so-
probabilità ciò era determinato dall’esigenza pra- pra.
tica di poter intavolare per organo la composi- 89] Quest’ultima situazione si ripresenta al-
zione, per cui risultava piú agevole poter legge- l’inizio di ogni movimento di messa o di sotto-
re sulla stessa pagina le parti estreme della com- sezione.
posizione; cfr. N. Schwindt, op. cit., coll. 1960- 90] Di questo termine non conosco un cor-
1962; M. Just, op. cit. Una eccezione curiosa è rispettivo italiano e pertanto, nel corso del sag-
quella di un libro di coro di Treviso, Biblioteca gio, mi servirò della parola tedesca Kadelle.
Capitolare, MS 23, realizzato intorno al 1570, in 91] Senza tenere conto delle resolutiones ad
cui si sperimentò lo spostamento del superius nel longum del tenor che, inserite in un secondo mo-
margine inferiore della pagina al posto del tenor mento (con un inchiostro piú chiaro rispetto al
per agevolare nella lettura i pueri cantores – in tenor), sfruttano spesso lo spazio vuoto tra tenor
piedi davanti ad un leggio pensato per cantori e superius.
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 111

no scritte in parte in inchiostro ne- spazio superiore, rispettivamente sul


ro in parte in rosso: il procedimen- verso e sul recto, e contratenor nell’a-
to è applicato con estrema preci- rea inferiore delle due pagine, con
sione e distingue i momenti in cui tanto di segno di rimando: è l’im-
il tenor tace (in rosso) da quelli in magine fedele di un libro corrente
cui è presente (in nero) [92]. Si trat- di musica profana. Sulla parete ovest
ta certamente di mezzi grafici per è raffigurato un altro libro di musi-
porre in risalto la centralità tecni- ca aperto su Bella gerit, mottetto ce-
co-compositiva del tenor e per evi- lebrativo di anonimo per il duca Fe-
denziarne il ruolo di perno nella co- derico [FIGG.1 e 2]. Quest’ultimo co-
struzione delle sei messe come ciclo dice si distingue dal precedente per
“unitario”; certamente non è una un unico particolare: la chiarezza del
coincidenza che ci si serva di que- layout. Come è facile vedere dall’il-
sti accorgimenti in un manoscritto lustrazione, ad ogni voce è destina-
“ufficiale”. Con ogni probabilità si- to un campo ben individuato, con
mili livelli di attenzione al layout co- un sistema vuoto che separa in mo-
me riflesso della struttura eccede- do netto le voci adiacenti. Diversa-
vano le esigenze di un codice rea- mente dallo chansonnier, nel libro-
lizzato – anche con accuratezza – cimelio l’assetto della pagina tradi-
per un uso nella prassi, ma espri- sce un’attenzione particolare per i
mevano, forse, il bisogno di rende- codici di comunicazione visivi: le
re intellegibile il contenuto musi- voci non riempiono in modo com-
cale di un manoscritto senza neces- patto tutto lo spazio libero, ma si di-
sariamente passare per il medium spongono in un ordine che risulti
dell’esecuzione – circostanza che per chiaro soprattutto per chi guarda.
un codice di lusso sembra del tutto In modo analogo a Napoli le pro-
plausibile. porzioni e la cura del layout nel li-
Riguardo alla diversità di organiz- bro di coro di Urbino superano le
zazione della pagina tra il mano- necessità di un semplice supporto
scritto-cimelio e il libro per-fare- per l’esecuzione; significativamente
musica e, di conseguenza, riguardo il codice della parete ovest è conser-
alla diversità di status tra due ogget- vato non tra libri, come lo chanson-
ti librario-musicali all’apparenza co- nier, bensí – come forse nella realtà
sí affini sono significative due tarsie è accaduto al codice Napoli – tra gli
lignee nello studiolo di Federico da
Montefeltro a Urbino, raffiguranti 92] La distinzione è attuata addirittura a li-
entrambe due manoscritti musica- vello del punctum additionis. Cfr. J. Cohen, The
Six Anonymous…, cit., p. 13.
li. Sulla parete nord si trova, fra al- 93] Sulle tarsie musicali di Urbino cfr. N.
tri libri chiusi, uno chansonnier aper- Guidobaldi, La musica di Federico. Immagini e
to sulle pagine di un anonimo J’ay suoni alla corte di Urbino, Olschki, Firenze 1995;
in particolare sul diverso status dei due libri raffi-
pris amours a tre voci. La disposi- gurati cfr. L. Lütteken, “Motette”, in MGG, vol.
zione prevede superius e tenor nello VI, coll. 513-527: 514-515.
112 vincenzo borghetti

Fig.1: Urbino, Studiolo di Federico da Montefeltro, particolare della tarsia della pare
riproduce un libro di musica contenente laJ’ay pris amours.
chanson

Fig.2:Urbino, Studiolo di Federico da Montefeltro, particolare della tarsia della paret


riproduce un libro di musica contenente ilBella gerit.
mottetto
il manoscritto di musica tra quattro e cinquecento 113

altri oggetti preziosi di una possibi- rate, capitali miniate e miniature isto-
le Schatzkammer [93]. riate in gran numero, si ricordano i co-
EPILOGO dici Roma, Biblioteca Apostolica Va-
ticana, MS C VIII 234 (codice Chigi,
E proprio le varie Schatzkammern d’Eu- 1498 ca.), e Bruxelles, Bibliothèque
ropa saranno le destinatarie di una se- Royale, MS 9126 (1504-1506 ca.) che
rie impressionante di manoscritti di misurano rispettivamente 36,3 × 27,8
musica prodotti nello scriptorium di e 38,2 × 27 [97], Mechelen, Archief en
corte dei Paesi Bassi a partire dagli ul- Stadsbibliotheek, MS s.s. (ante 1519)
timissimi anni del Quattrocento. Con che misura 64,3-65,5 × 43,2-43,7,
alcuni copisti anonimi prima [94] e, Bruxelles, Bibliothèque Royale, MS
soprattutto, con Petrus Alamire poi 6428 (1508-1534 ca.) di 73,5 × 50
[95] iniziò – sotto la protezione degli cm, fino al piú grande Jena, Univer-
Absburgo – l’attività di uno dei piú ri- sitäts- und Landesbibliothek, MS 4
nomati, di certo uno dei piú prolifici, (1513-1518 ca.) che arriva ai 78,5 ×
ateliers di calligrafia musicale di cui si 55 cm. Tuttavia, al di là della raffina-
abbia notizia, specializzato nella pro- tezza e della preziosità nell’ornamen-
duzione di grandi manoscritti di lus- tazione, i manoscritti di Alamire, an-
so contenenti per lo piú musica sacra che quelli di piú modesta fattura, si di-
[96]. Sia per dimensioni fisiche sia per stinguono essenzialmente per la cura
ricchezza degli apparati decorativi i co- “tipografica” nell’organizzazione del
dici di Alamire sono forse i primi ma- layout. Nei suoi manoscritti la rastra-
noscritti di grande formato che possa- tura uniforme – buona per tutti gli usi
no essere paragonati ai grandi libri di – è ormai un ricordo e i singoli fasci-
monodia liturgica coevi. I manoscrit- coli sono in genere “cuciti addosso” al
ti piú antichi sono anche i piú picco- contenuto musicale previsto: i sistemi
li, quelli copiati nella terza e quarta de- sono predisposti in modo tale che tut-
cade del Cinquecento raggiungono in- te le voci, su tutte le pagine del fasci-
vece dimensioni sensibilmente mag- colo – non solo nelle zone piú esposte
giori: solo per fare alcuni esempi tra i – abbiano il numero esatto di penta-
codici che presentano bordure deco- grammi rientranti per accogliere le ini-

96] Pochi in proporzione i libri cartacei, po-


94] Copisti attivi dal 1495 ca. al 1508 ca. (l’i- chi quelli di musica profana. Per un inventario
dentificazione con Martin Bourgeois è oggi una- e una descrizione dettagliata dei manoscritti di
nimemente rifiutata), cfr. H. Kellman, “Produc- Alamire cfr. H. Kellman (a c. di), The Treasury
tion, Distribution and Symbolism of the Ma- of Petrus Alamire…, cit.
nuscripts; F. Warmington, “A Survey of Scribal 97] Entrambi risalenti al periodo pre-Alami-
Hands in the Manuscripts”, in H. Kellman (a c. re dello scriptorium.
di), The Treasury of Petrus Alamire. Music and 98] I grandi libri di coro di Alamire sono co-
Art in Flemish Court Manuscripts 1500-1535, piati col sistema dei fascicoli autosufficienti;
Ludion, Ghent-Amsterdam 1999, pp. 10-14, ogni messa occupa di norma due fascicoli di
41-52. estensione diversa con il primo verso e l’ultimo
95] In servizio dal 1508 al 1535, cfr. biblio- recto vuoti. Cfr. H. Kellman (a c. di), The Treas-
grafia alla nota precedente. ury of Petrus Alamire…, cit.
114 vincenzo borghetti

ziali calligrafiche o le indicazioni di vo- ducendo nel campo della musica men-
ce che quel brano specifico richiede surale la stilizzazione metastorica della
[98]. Ovviamente l’apice estetico si rag- notazione corale quadrata. Inoltre è
giunge all’apertura di ogni nuova com- quasi una costante nei grandi codici di
posizione che, a prescindere dalla pre- Alamire che la parte del tenor sia ac-
senza o meno di elementi decorativi, compagnata sulla prima apertura di un
spessissimo ripropone un layout mol- brano dall’emblema araldico del com-
to simile a quello adottato nel “libro- mittente e/o destinatario: piuttosto che
cimelio” dello studiolo di Federico da essere un elemento neutro nell’appa-
Montefeltro, mediante la netta sepa- rato decorativo il legame tenor/blaso-
razione dei campi scrittôri destinati a ne conferisce un significato aggiunto
ciascuna voce [TAVV.4-5]. alla voce-cardine del complesso po-
Allo stesso modo del “libro” di Fe- lifonico. Se già nel codice Napoli era
derico, i grandi libri da coro di Alami- stato elaborato un layout che riflettes-
re non furono commissionati e realiz- se dal punto di vista grafico la centra-
zati per fare musica, bensí come oggetti lità del tenor nella struttura compositi-
da collezione, da custodire insieme al va, nei codici di Alamire, attraverso l’u-
tesoro e non nell’archivio delle cappel- so caratterizzante delle miniature aral-
le musicali. Tuttavia questi codici sono diche, si sfrutta questa centralità a fini
qualcosa di piú che non “semplici” be- simbolici, di modo che la composizio-
ni di lusso. Nella maggior parte dei ca- ne polifonica divenga essa stessa me-
si si tratta di manoscritti realizzati per tafora di un ordine politico-sociale –
capi di stato o per alti dignitari di cor- eternamente valido come il canto li-
te, quindi di manoscritti di rappresen- turgico – in cui il tenor, in qualità di
tanza attraverso cui l’aristocrazia feu- fundamentum compositionis, è fatto coin-
dale esprimeva il proprio potere e il pro- cidere con la classe al potere: l’asse del-
prio rango, per mezzo delle possibilità la composizione s’identifica con l’asse
simboliche che i contenitori della “lo- della politica, in un sistema dove la so-
ro” musica “ufficiale” – sostanzialmente cietà ruota intorno al vertice della pi-
messe cicliche e grandi mottetti – era- ramide.
no in grado di offrire. La già menzio- I codici di Alamire sono l’espressio-
nata affinità materiale dei grandi codi- ne – magnifica – di una società mo-
ci di Alamire con i manoscritti di mo- rente, quella della civiltà cortese del Me-
nodia liturgica tradisce l’ambizione di dioevo giunta ormai al suo autunno
attribuire idealmente al repertorio po- che nella fase del dissolvimento cele-
lifonico della cappella di corte lo status brava enfaticamente se stessa in questi
di repertorio “fuori dal tempo”, ap- splendidi manufatti. E con i codici di
pannaggio tradizionale del canto gre- Alamire, con il venire meno dei pre-
goriano; non a caso la scrittura di Ala- supposti culturali alla base della pro-
mire tende in questi manoscritti a sper- duzione e fruizione delle tipologie di
sonalizzarsi e a cristallizzarsi in una cal- manoscritto musicale finora analizza-
ligrafia astratta e regolarissima, ripro- te si chiude il nostro breve percorso.
I primi stampatori musicali

di Stanley Boorman

L’emergere della stampa come tec- se. Non è giusto dire che un’edizio-
nologia conveniente non ha scalza- ne antica è una fonte sufficiente a se
to immediatamente i manoscritti e stessa solo perché conserva identiche
la loro cultura: questi infatti sono ri- lezioni in piú di una copia, né si può
masti il principale tramite di disse- affermare che grazie alla stampa la
minazione dei testi ancora per mol- conoscenza esoterica delle scienze del
ti decenni, se non secoli, e molti am- quadrivium si sia diffusa con assolu-
biti dello scibile sono sopravvissuti ta rapidità fra i molti nuovi strati del-
in forma manoscritta fino al pieno la società; non abbiamo neppure pro-
Settecento. Per la musica ciò è stato ve di un antico vasto movimento mu-
particolarmente vero: il repertorio sicale che vada oltre le corti e le isti-
per liuto e tastiera è stato tramanda- tuzioni ecclesiastiche. Per la musica
to piú spesso in fonti manoscritte; poi, prima del secondo terzo del Cin-
interi melodrammi e altre partiture quecento, la stampa deve aver inte-
raramente sono stati dati alle stam- ressato solo una base occasionale.
pe prima dell’Ottocento. All’inizio della stampa e della pub-
Cionondimeno, la stampa ha spes- blicazione di musica, con l’operato
so cambiato le modalità di trasmis- di Ottaviano Petrucci a partire dal
sione di molti altri testi, ha reso as- 1501, altri repertori erano già di-
sai piú consistenti le materie dottri- sponibili a stampa da quasi cin-
nali e legali, ha giocato un ruolo im- quant’anni; lo stesso canto gregoria-
portante nei movimenti di Riforma no veniva già pubblicato in Italia da
e Controriforma, è stata d’aiuto per decenni [1]. Ciascuno di questi an-
la rilettura dei testi classici, ha faci- tichi ambiti presentava problemi spe-
litato la diffusione di nuove prassi e cifici per lo stampatore e l’editore,
incoraggiato la crescita dell’alfabe- problemi di caratteri, d’impagina-
tizzazione presso le sempre piú im- zione, di marketing. La musica po-
portanti classi mercantile e borghe- lifonica era poi un repertorio tutto

1] In Italia la stampa iniziò nel 1465 a Ro- di 25 anni prima degli esordi di Petrucci. Le
ma, mentre il primo libro di canto liturgico ragioni di questo lasso di tempo emergeran-
con testo stampato apparve nel 1476, meno no di seguito.
116 stanley boorman

particolare perché, pur comportan- puramente di comodo.


do molte difficoltà analoghe a quel- I problemi che affliggevano lo stam-
le che affliggevano gli altri stampa- patore e l’editore, e le soluzioni adot-
tori-editori, ne presentava anche di tate da ciascuno, erano diversi: per
nuove e peculiari, alcune anche di- il primo si trattava essenzialmente
verse da quelle della stampa della mu- di questioni tecniche o concernen-
sica liturgica. ti la realizzazione delle specifiche se-
Agli esordi della stampa, e per al- miografiche dei manoscritti con-
meno un secolo, fu rara la chiara di- temporanei; per il secondo si trat-
stinzione tra stampatore ed editore tava di affrontare il mercato esistente
[2]: il primo era implicato nei pro- per i testi musicali e i bisogni com-
cessi tecnici, nel preparare i caratte- merciali della vendita di copie mul-
ri, nell’allestirli per seguire l’esem- tiple di un testo, spesso avendo a
plare, nello stampare copie multiple che fare con la distribuzione in un’am-
e venderle (di solito non rilegate) al- pia area. Ciascun problema veniva
l’editore; quest’ultimo, in termini esasperato dalla natura stessa della
moderni, era responsabile della com- polifonia di moda alla fine del Quat-
missione allo stampatore della pre- trocento e dalle sue strutture.
parazione del libro – a volte esso stes- Gli antichi stampatori tendevano
so commissionato da terze parti (i a imitare i manoscritti – imitavano
compositori o i committenti) – e nel i libri di legge esemplandoli sui ma-
riceverne i prodotti, distribuirli e ven- noscritti di legge del tempo, e imi-
derli in piú copie possibili. Questa tavano i libri liturgici sui manoscritti
distinzione non è rimasta immutata copiati in chiesa, nelle cappelle e nei
durante il Quattrocento e il Cin- monasteri; il testo appariva sulla pa-
quecento, ma esistono molti evidenti gina cosí come avveniva nei mano-
esempi di editori che si sono rivolti scritti piú preziosi. Anche le glosse e
a un gruppo di stampatori indipen- le annotazioni su opere importanti
denti che lavoravano per loro. Del replicavano l’aspetto dei manoscrit-
resto esistevano anche stampatori che ti, recate in margine al testo princi-
producevano libri per conto proprio pale e in corpo minore. Le ragioni
ed editori che stampavano con pro- di ciò sono ovvie e duplici: da un la-
pri torchi e propri artigiani (la fa- to il manoscritto era modello di de-
miglia Scotto ne è un esempio evi- sign e impaginazione – perché offri-
dente). La tacita distinzione tra atti- va già pronte le soluzioni a molti pro-
vità concernenti la stampa e altre di blemi e faceva risparmiare tempo ed
tipo editoriale che accettiamo oggi è energie; d’altro canto è sicuro che il
libro a stampa abbia attratto anche
2] Il libraio, come terzo elemento dell’indu- molti tra coloro che avevano già com-
stria editoriale, spesso ricopriva anche il ruolo prato manoscritti (o avevano prova-
di editore. Ciò era vero anche per la commis-
sione e la vendita di manoscritti, soprattutto
to a farlo senza riuscirvi). In tal sen-
nelle città universitarie. so, copiare l’aspetto esteriore dei ma-
i primi stampatori musicali 117

noscritti facilitava anche l’obiettivo stampa seguivano i manoscritti, no-


degli editori [3]. nostante lo stampatore non fosse li-
Ma, proprio perché seguiva la strut- mitato a lavorare coi bifolii come in-
tura dei manoscritti, lo stampatore si vece lo era lo scriba [4]. Piú comu-
trovava di fronte ad alcune difficoltà, nemente si stampava in quarto o in
la piú stringente delle quali era il nu- ottavo, con quattro od otto fogli crea-
mero di copie da stampare e il for- ti dalla carta originale ripetutamen-
mato dei libri stessi; difficoltà cui si te piegata, ricavando otto o sedici pa-
aggiungevano quelle inerenti alla car- gine di testo, ciascuna con un fron-
ta (e raramente la pergamena) da usa- te e un retro pagina di testo e ciascuna
re. Quasi tutta la stampa libraria si connessa alle altre tramite soluzioni
basava sul principio che il primige- convenzionali, in modo che il lega-
nio largo foglio di carta contenente tore sapesse sempre come piegare i
due pagine – una sul fronte e una sul fogli stampati per ottenere la sequenza
retro – potesse invece produrre mul- corretta delle pagine (per esempio, in
tipli di due pagine da fascicolare co- un libro stampato in quarto, le pagi-
me base per la legatura (una piega, ne 1, 4, 5 e 8 sono da una parte del
per esempio, parallela al lato corto foglio, mentre le pagine 2, 3, 6 e 7
del foglio di carta, produce bifolii di sono dall’altra: ciascuna ha il suo po-
quattro pagine, la prima e la quarta sto prestabilito sul foglio e il suo po-
su un lato, la seconda e la terza al- sto corrispondente nella forma di ca-
l’interno). Anche in questo i libri a ratteri pronta per la stampa) [5].

3] D’altro canto esistevano anche circostan-


ze in cui i libri a stampa non imitavano i ma- lide introduzioni all’argomento cfr. Ph. Gaskell,
noscritti: oltre alla possibilità di indici studiati A new introduction to bibliography, Oxford Uni-
individualmente (che saranno discussi piú avan- versity Press, London 1995; F. Bowers, Principles
ti), assai di rado questi venivano stampati con of bibliographical description, St. Paul’s Biblio-
illustrazioni a colori o con dediche individuali, graphies, Winchester 1986; R.B. McKerrow, An
senza contare che l’indice non poteva facilmente introduction to bibliography for literary students,
mutare una volta che iniziava la stampa. Oak Knoll, New Castle DE 1994. Tra le descri-
4] Anche gli scribi, ovviamente, producevano zioni antiche cfr. H. von Romberch, Congesto-
pagine di differente formato, e queste nasceva- rium artificiose memorie, Giorgio de Rusconi,
no spesso tramite la piegatura dell’originale gran- Venezia 1520; in proposito cfr. anche C. Fahy,
de foglio di carta. Tuttavia i documenti suggeri- Descrizioni cinquecentesche della fabbricazione
scono che questi scribi di solito piegassero e ta- dei caratteri e del processo tipografico, in «La Bi-
gliassero i fogli originali prima di aver scritto sui bliofilia» LXXXVIII (1986), pp. 47-86. Fonda-
bifolii risultanti, mentre gli stampatori doveva- mentale fonte d’informazione sull’antica stam-
no necessariamente lavorare col foglio intero. pa è A. Serrai, Storia della Bibliografia, 10 voll.,
5] Le diverse paginazioni dei fogli sono de- Bulzoni, Roma 1988-1999. Cfr. anche M.G.
scritte in gran parte dei manuali di tecnica di Blasio, Privilegi e licenze di stampa a Roma fra
stampa e di bibliografia. Un’introduzione di ba- Quattro e Cinquecento, in «La Bibliofilia» XC
se a queste tecniche in relazione alle prime espe- (1988), pp. 147-159; B. Concetta, P. Farenga
rienze di stampa in Italia è data in G. Zappel- Caprioglio e G. Lombardi (a c. di), Scrittura,
la, Il Libro antico a stampa: Struttura, tecniche, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento:
tipologie, evoluzione, Editrice Bibliografica, Mi- aspetti e problemi. Atti del seminario 1-2 giugno
lano 2001, che contiene anche un’eccellente bi- 1979, Scuola Vaticana di Paleografia, Diplo-
bliografia degli scritti precedenti. Tra le altre va- matica e Archivistica, Città del Vaticano 1980.
118 stanley boorman

Nonostante questa apparente eco- drigale occupavano esattamente una


nomia, rispetto alle generazioni pre- pagina o un’apertura, dunque ba-
cedenti la carta fu adoperata in enor- stava contare il numero dei brani e
mi quantità: per un libro di cento assicurarsi che questi (insieme al fron-
pagine, stampato in 500 copie, ne tespizio, alla “tavola” e, a volte, alla
serviva già una gran mole: 25.000 dedica) si sommassero in un nume-
fogli se il formato era in folio e an- ro di pagine appropriato (spesso 24
che per l’in quarto il fabbisogno era o 32 nel caso dei libri-parte del Cin-
appena dimezzato. E la carta era co- quecento) [6].
stosa: pare fosse la voce piú onerosa Per alcuni stampatori “letterari”
in assoluto, come la manodopera, queste decisioni si affiancavano a
l’attrezzatura, la bottega e il magaz- quelle da prendere circa il formato
zino messi insieme. o il carattere da usare, cosa che ra-
Non stupisce quindi che la possi- ramente fu preoccupazione di chi
bilità di risparmiare un foglio (o an- stampava musica, materia per la
che mezzo) nel formato e nell’impa- quale esistevano relativamente po-
ginazione fosse spesso un’ipotesi nor- chi formati di carattere e ciascun
malmente ventilata per motivi eco- formato rappresentava un diverso
nomici. Ciò significava che la copia- mercato o si addiceva a un diverso
modello manoscritta andava allesti- repertorio. Gli stampatori musica-
ta affinché il tipografo sapesse quan- li dovevano invece preoccuparsi di
to testo disporre in ogni pagina del- com’era strutturato il testo e della
l’edizione (metodo noto come ca- quantità di caratteri da avere a di-
sting-off ). Dato che molti libri ve- sposizione. In teoria, un nuovo li-
nivano stampati in un formato che bro poteva essere composto nello
comprendeva diversi fogli in un fa- stesso modo con cui si copiava un
scicolo (ciò sia per l’in folio che per manoscritto, iniziando a pagina uno
i formati piú piccoli), il casting-off e procedendo fino alla fine; in pra-
spingeva a sistemare il materiale in tica ciò avveniva assai di rado, da-
un numero di pagine che fosse divi- ta la piegatura dei bifolii necessa-
sibile per otto o per sedici: cosí ogni ria all’allestimento di fascicoli com-
foglio poteva essere sfruttato intera- pleti. Il casting-off, se fatto con cu-
mente e senza sprechi. ra, permetteva al tipografo di pre-
Con alcuni repertori ciò era facile: parare solo le pagine che dovevano
una frottola, una chanson o un ma- stare da una parte del foglio; solo

6] Molte edizioni di madrigali e chansons numero di brani e formato del libro. Alcuni li-
pubblicate in Italia nel Cinquecento seguono bri di musica profana sembrano aver collezio-
questo schema, con tre o quattro fascicoli in nato l’indice un fascicolo alla volta. Cfr. S. Boor-
quarto per ogni libro-parte. Benché i libri di man, Printed music books of the Italian renais-
mottetti fossero spesso dello stesso formato, la sance from the point of view of manuscript study,
lunghezza assai variabile dei singoli brani ren- in «Revista de Musicologia» XVI (1993), pp.
deva piú difficile una relazione preordinata tra 2587-2602.
i primi stampatori musicali 119

dopo aver stampato queste egli po- musica liturgica). La soluzione adot-
teva iniziare a comporre le pagine tata fu semplice: poiché i due colo-
per l’altro lato (risparmiando cosí ri di solito non si sovrapponevano,
nella quantità di caratteri da avere le due parti del testo potevano es-
sotto mano). sere preparate insieme e ciascuna di
Questi e altri erano i problemi esse accuratamente inchiostrata a
quotidiani di ogni stampatore, mu- parte, cosí entrambe potevano es-
sicale o no. Un secondo ambito di sere stampate insieme in un’unica
difficoltà era riservato a chi stam- soluzione sotto il torchio [7]. Tut-
pava musica liturgica o polifonica tavia, anche se gli stampatori di mu-
(risolto prima dagli stampatori di sica liturgica si avvantaggiavano di
libri liturgici). La questione princi- tale tecnica per stampare il canto
pale era la forma inusuale della no- gregoriano in due colori – righi in
tazione musicale – specialmente la rosso e note in nero – tale tecnica
presenza contemporanea di note fu infine modificata: infatti, se i ri-
(con chiavi, alterazioni ecc.) e righi ghi e la notazione musicale occu-
che occupavano lo stesso spazio le pavano lo stesso posto nella pagina,
une sugli altri. Come nei mano- non era piú possibile prepararli o
scritti, la musica a stampa necessi- stamparli allo stesso tempo. Di qui
tava di un’attenta sovrapposizione lo sviluppo della stampa a doppia
delle note sui righi, all’altezza giu- impressione – nella quale i due co-
sta e con una spaziatura adatta alla lori venivano preparati e stampati
lettura; di solito si stampava in due separatamente –, che fu essenziale
colori, con le note nere e i righi ros- per stampare il gregoriano [8].
si (parallelismo arcaico coi mano- Ma se ciò avrebbe potuto dare un
scritti che non riguardò soltanto la aiuto alla stampa della polifonia, tut-

7] La stampa a due colori non era infrequen- 8] La tecnica è discussa, con catalogazione e de-
te nel Quattrocento, specialmente per i testi li- scrizione degli incunaboli musicali italiani, in
turgici, dove le rubriche erano stampate in ros- M.K. Duggan, Italian music incunabula: printers
so e il testo parlato in nero. Sulla stampa in ros- and type, University of California Press, Berkeley
so cfr. V. Scholderer, Red printing in early books, 1992; per una trattazione piú generica cfr. F. Gel-
in «Gutenberg-Jahrbuch», 1958, pp. 105-107; drier, Inkunabelkunde: eine Einfiihrurig in die Welt
Idem, A further note on red printing in early books, des frühesten Buchdrucks, Reichert, Wiesbaden
in «Gutenberg-Jahrbuch», 1959, pp. 59-60 (en- 1978, pp. 123-128. I piú antichi libri liturgici a
trambi ristampati in D.E. Rhodes (a c. di), Fifty stampa evitavano il problema della notazione mu-
essays in fifteenth- and sixteenth-century biblio- sicale in diversi modi. Negli anni Cinquanta del
graphy, Hertzerberger, Amsterdam 1966, pp. Quattrocento, mentre Peter Schöffer stampava
265-268). Cfr. anche I. Masson, The Mainz Psal- due edizioni di un salterio a Mainz, una nel 1457
ters and the Canon Missae, 1457-1459, Bibliograph- l’altra nel 1459, nessuno di questi ebbe musica a
ical Society, London 1954, cap. 5. Nonostante stampa; le edizioni successive a volte imprimeva-
le molte posizioni contrarie, gli antichi stampa- no i righi, in rosso, lasciando la notazione all’ag-
tori non avevano una chiara consapevolezza di giunta manoscritta. Il primo libro italiano di can-
quale colore andasse stampato per primo, spe- to liturgico che contenesse sia musica sia righi fu
cialmente nei libri liturgici dove lo spazio tra te- il Missale Romanum pubblicato da Ulrich Han a
sto e musica andava controllato accuratamente. Roma nel 1476 (n. 42 del catalogo Duggan).
120 stanley boorman

tavia non risolveva tutto il problema primo stampatore di musica, Ot-


di musica e righi che dovessero esse- taviano Petrucci, decise di emula-
re stampati in nero [9], come voleva re la notazione dei migliori mano-
il contemporaneo stile di notazione. scritti [10], seguendo in questo la
Infatti, sebbene ci fosse un ridotto prassi di altri antichi stampatori
numero di simboli rotazionali da ado- che progettavano i loro libri come
perare (se paragonato ai tanti che continuatori della tradizione ma-
spesso occorrevano per i libri di can- noscritta. In particolare Petrucci
to liturgico), erano le molte ligatu- tendeva a imitare l’elegante stile di
rae a moltiplicarli. E tutti questi sim- notazione che fioriva alla fine del
boli andavano preparati uno per uno, Quattrocento, assai sviluppato nel-
proprio nella stessa maniera in cui il le migliori fonti francesi che ave-
tipografo preparava le lettere, o il vano raggiunto ai suoi tempi il Nord
punctus e la virga utili ai libri di gre- Italia. In questi manoscritti l’im-
goriano. Non era difficile in se stes- paginazione e l’aspetto esteriore
sa la preparazione di tipi ma la ri- erano importanti quanto il conte-
produzione dell’aspetto visivo della nuto, e un elemento, la notazione
notazione come appariva nei mano- del testo, spesso invadeva lo spazio
scritti contemporanei, con le sue ele- normalmente riservato al resto. La
ganti note romboidali di tratto sot- delicatezza nella diastemazia della
tile, coi suoi lunghi gambi che spes- notazione delle minimae e dei va-
so incrociavano l’area riservata alle lori piú brevi, altra caratteristica di
parole, con l’apparenza regolare di quei manoscritti, richiedeva una
leger lines, con la necessità di pre- perfezione nella fusione dei carat-
sentare piú di una parte musicale al- teri che solo di recente era stata re-
la volta. sa possibile (almeno cosí crediamo
Tutte queste caratteristiche si tra- oggi) grazie all’aggiunta dell’anti-
ducevano in problemi quando il monio alla lega con cui si fonde-

9] Ad eccezione dell’Inghilterra (o per occa- viano Petrucci’s activity, 1520-38: an unknown


sioni speciali) la notazione rossa divenne obso- print of the Motteti dal fiore, in «Early Music»
leta ben prima del 1501, tanto che la questio- XXIX (2001), pp. 500-532; Idem, Ancora su Ot-
ne della bitinta non si pose neppure al momento tavio/Ottaviano Petrucci dal fondo notarile di
di stampare polifonia. La colorazione veniva fat- Fossombrone, in stampa; sulle opere A. Schmid,
ta adesso come nei manoscritti, con due set di Ottaviano dei Petrucci da Fossombrone, der erste
note appartenenti alla stessa font, una vuota l’al- Erfinder des Musiknotendruckes mit beweglichen
tra colorata. Metalltypen urid seme Nachfolger im sechzehri-
10] Nell’ampia bibliografia dedicata alla vi- ten Jahrhunderts, Rohrmann, Wien 1845 (rist.
ta e alle opere di Petrucci cfr., sulla biografia, Grüner, Amsterdam 1968); A. Vernarecci, Ot-
A. Vernarecci, Fossombrone dai tempi antichis- taviano de’ Petrucci…, cit., pp. 36-37; C. Sar-
simi, Monacelli, Fossombrone 1914 (rist. For- tori, Bibliografia delle opere musicali stampate da
ni, Bologna 1969); Idem, Ottaviano de’ Petruc- Ottaviano Petrucci, Olschki, Firenze 1948 (ri-
ci da Fossombrone, inventore dei tipi mobili me- st. 2001); S. Boorman, Ottaviano Petrucci: ca-
tallici fusi della musica nel secolo XV, Romagno- talogue raisonné, Oxford University Press, New
li, Bologna 1882 (rist. Forni, Bologna 1971); York, in stampa (contenente un elenco detta-
T.M. Gialdroni, A. Ziino, New light on Otta- gliato degli scritti precedenti).
i primi stampatori musicali 121

vano i caratteri [11]. Ciò derivava tra differenti impressioni. Cosí egli
dall’eleganza dei caratteri corsivi smise di stampare insieme musica e
di recente apparizione a stampa, testo, riuscendo a creare i suoi ele-
dall’ariosità dei caratteri greci usa- ganti caratteri musicali che replica-
ti da Aldo Manuzio, e si adattava vano le caratteristiche verticali del-
alla sottigliezza delle linee che ser- la notazione manoscritta. Nei suoi
vivano al disegno dei gambi delle primi libri, compreso l’Harmonice
note di Petrucci. musices Odhecaton A del 1501 [13],
La presenza di questi lunghi gam- egli ricorse a una tripla impressio-
bi, insieme all’uso di leger lines, com- ne, passando ciascun foglio sotto il
portava che lo stampatore musica- torchio per tre volte – una per i ri-
le ripensasse la distribuzione del ma- ghi, una per le note e una per il te-
teriale tra le due impressioni: non sto. Si trattava di un lavoro impe-
si poteva piú seguire la pratica già gnativo, ma la manodopera costa-
in uso per i libri liturgici di stam- va meno della carta e si continuò a
pare il testo insieme alla notazione fare cosí per buona parte del Cin-
musicale. La soluzione di Petrucci, quecento. Tuttavia Petrucci capí pre-
che egli volle “brevettare” come pro- sto che poteva stampare il testo in-
pria invenzione con una petizione sieme ai righi invece che insieme al-
alla Signoria veneziana del 1498 la musica, e si serví di questa pro-
[12], consisteva nel cambiare la di- cedura a due impressioni fino alla
visione degli elementi della pagina fine della sua carriera [14].

11] Le prime descrizioni dei tipi e della loro alla storia della tipografia veneziana, in «Archi-
composizione sono date da V. Biringuccio, De la vio Veneto» XXIII (1882), pp. 84-212, n. 81.
pirotechnia. Libri X ... quel che si appartiene a l’ar- 13] Ne sopravvive solo una copia presso il Ci-
te de la fusione ouer gitto de metalli, Roffinello per vico Museo Bibliografico Musicale di Bologna,
C. Navo e frateli, Venezia 1540, libro IX; e da L. riprodotta in facsimile come Ottaviano Petruc-
Fioravanti, Dello specchio di scientia universale li- ci: Odhecaton (Venezia 1501 [recte 1504]), Bol-
bri tre, Valgrisi, Venezia 1564. In anni piú recenti lettino Bibliografico Musicale, Milano 1932.
Plantin ha pubblicato una breve descrizione del- Sulla storia editoriale di questa copia cfr. S. Boor-
la calligrafia e della stampa nei suoi Dialogues man, The ‘first’ edition of the Odhecaton A, in
François pour les jeunes Enfans, ma senza discute- «Journal of the American Musicological Society»
re dei materiali usati per la fusione dei caratteri. XXX (1977), pp. 183-207. La musica è stata pub-
12] Petizione e approvazione del Consiglio blicata a cura di H. Hewitt come Harmonice
originali sono conservate presso l’Archivio di Musices Odhecaton A, The Mediaeval Academy
Stato di Venezia, Collegio, Notatorio, Registro of America, Cambridge Mass. 1942 (rist. Da
XIV (1489-1499), al foglio 159r (ora rinumera- Capo Press, New York 1978).
to come 174). La petizione è stata pubblicata 14] Sulla transizione da due a tre impressio-
piú volte, per esempio in A. Schmid, Ottavia- ni cfr. S. Boorman, A case of work and turn half-
no dei Petrucci…, cit., pp. 10-11; A. Vernarec- sheet imposition in the sixteenth century, in «The
ci, Ottaviano de’ Petrucci…, cit., pp. 36-37 (con Library» VIII (1986), pp. 301-321. Le implica-
traduzione italiana); C. Castellani, I privilegi di zioni di tale processo sono discusse in Idem, The
stampa e la proprietà letteraria in Venezia, dalla 500th anniversary of the first music printing: a
introduzione della stampa nella Cità fin verso la history of patronage and taste in the early years /
fin del secolo XVIII, Visentini, Venezia 1889 (ori- 500. obletnica prvega glasbenega tiska: k zgodnji
ginalmente edito in «Archivio Veneto» XVIII zgodovini mecenstva in okusa, in «Musikoloski
[1888], p. 73); R. Fulin, Documenti per servire Zbornik» XXXVII (2001), pp. 33-49.
122 stanley boorman

Allo stesso tempo Petrucci prese gina. In un’opera a tre voci, la sola
un’altra decisione, quella di stampa- voce di superius o cactus è posta so-
re i libri in formato oblungo. Ciò po- pra a quella di tenor sulla pagina si-
trebbe sembrare strano, dato che i nistra (il verso), mentre l’altus o il
manoscritti del Nord Europa di cui contratenor stanno sulla pagina di de-
egli copiava la notazione erano qua- stra (il recto). Il bassus, nel caso di
si tutti in verticale (orientamento brani a quattro voci, può essere co-
convenzionale anche degli altri libri piato sotto l’altus. Questa impagi-
dell’epoca). Tuttavia nel Nord Italia nazione era ideale per composizioni
il formato oblungo stava prendendo brevi e relativamente semplici – chan-
piede per uso privato proprio negli sons, frottole, madrigali arcaici, pic-
anni in cui Petrucci stava decidendo coli brani sacri di uso privato – che
sul proprio stile. Tra i manoscritti in spesso entravano in una singola aper-
oblungo dell’epoca si segnalano il tura e raramente andavano oltre le
Bologna, Civico Museo Bibliografi- due. Avendo l’occorrenza che tutte
co Musicale, MS Q17; Firenze Ma- le parti voltassero pagina contem-
gl.XIX.178, e Modena, Biblioteca poraneamente, l’impaginazione non
Estense e Universitaria, MS cr.F.9,9, presentava problemi né per il copi-
tutti scritti dopo il 1500 e contenenti sta né per lo stampatore.
musica vocale da camera: poco do- Petrucci utilizzò questo schema per
po anche altri manoscritti vennero i suoi primi libri – le chansons del-
copiati in oblungo, come Bologna, l’Harmonice Musices Odhecaton A e
Civico Museo Bibliografico Musi- dei Canti B, la musica domestica dei
cale, MS Q18, Firenze Panciatichi 27, Motetti A e dei Motetti B. Tutti que-
Firenze, Biblioteca del Conservato- sti libri sono in formato oblungo con
rio “L. Cherubini”, MS Basevi 2439, impaginazione a libro corale. Gran
e Verona, Biblioteca dell’Accademia parte (o forse tutta) la musica fu for-
Filarmonica, MS DCCLVII, a rappre- nita da Petrus Castellanus, un frate
sentare una moda generale verso que- domenicano di SS. Giovanni e Pao-
sto formato per la musica sacra dei lo a Venezia, evidentemente aggior-
circoli laici o di corte. nato nella presentazione della musi-
Questi manoscritti condividono ca contemporanea manoscritta, an-
un’altra caratteristica anch’essa se- che se parte del suo repertorio non
guita da Petrucci: infatti adottano era poi cosí recente [15]. Stranamente
l’impaginazione a libro corale, in cui Petrucci mantenne il medesimo for-
le varie parti simultanee sono poste mato oblungo anche quando cominciò
ai diversi angoli dell’apertura di pa- a pubblicare libri-parte nei quali la

15] Dettagli biografici su Castellanus sono Ashgate, Aldershot 2000, cap. VI); e in E. Qua-
dati in B. Blackburn, Petrucci’s Venetian editor: ranta, Oltre San Marco: Organizzazione e prassi
Petrus Castellanus and his musical garden, in «Mu- della musica nelle chiese di Venezia nel Rinasci-
sica Disciplina» XLIX (1995), pp. 15-45 (rist. in mento, Olschki, Firenze 1998. La prima discu-
Eadem, Composition, Printing and Performance, te anche i contatti musicali di Castellanus.
i primi stampatori musicali 123

musica per ciascuna parte era data su Un simile modo di fare presentava
libri separati. Questo genere di libro, dei vantaggi, tanto da essere perse-
riscontrabile solo di rado in periodi guito da tutti i piú antichi stampa-
precedenti [16], era quasi sempre in tori musicali italiani – Antico, Pasotti,
formato verticale, caratteristica che Dorico e anche Ottaviano Scotto ne-
divenne normale per molta musica a gli anni Trenta del Cinquecento – ol-
stampa italiana dopo il 1540, quan- tre che, largamente, in Germania e
do Gardano e Scotto la resero con- Olanda dove sopravvisse ancor piú a
venzionale e ovunque ben accetta. lungo. Per tutti costoro il vantaggio
Ma Petrucci non conosceva il for- stava nello stabilire una solida serie
mato verticale e cosí continuò ad adot- di consuetudini operative special-
tare l’oblungo anche nella stampa dei mente riguardo alla sistemazione del-
libri-parte separati. la sequenza delle pagine cosí come
Ciò comportava che la manodo- dovevano essere stampate.
pera di Petrucci imparasse nuove tec- Tra il 1501 e il 1509 Petrucci pub-
niche di lavorazione, cambiando il blicò quasi cinquanta edizioni di mu-
modo di piegare la carta dopo la stam- sica, potendo lavorare praticamente
pa e anche la sistemazione delle pa- senza concorrenza; tuttavia, nel 1510
gine sui fogli non piegati prima del- apparve il primo rivale non appena
la stampa [17]. Cosí, non appena eb- Andrea Antico pubblicò a Roma le
be normalizzato questa routine tra i Canzoni nove, un libro di frottole [18].
suoi tipografi e pressatori, non era A quel punto la situazione vedeva da
opportuno che la perdesse anche col un lato Antico, che aveva accettato
passare alla stampa di libri-parte: in- che due diverse imprese potessero
fatti mantenne tale modalità opera- guadagnare dalla pubblicazione di
tiva quasi per tutti i volumi di mu- musica, dall’altro Petrucci, che rara-
sica sacra fino alla fine della sua car- mente aveva lavorato al massimo del-
riera, contraddicendo con ciò la ten- le proprie capacità e che non si era
denza dei manoscritti italiani (anche preoccupato di mantenere una ma-
se la prassi tedesca ne sarebbe stata nodopera a tempo pieno. Comun-
anch’essa un riflesso). que, vista la precipua natura delle gil-

study, vol. I, Garland, New York 1988.


16] Cfr. J.A. Owens, “Stimmbuch”, in Die 18] Lo studio fondamentale su Antico resta
Musik in Geschichte und Gegenwart, Sachteil, la tesi dottorale di C.W. Chapman, Andrea An-
vol. VIII, Bärenreiter, Kassel 1998, pp. 1764- tico, Harvard University 1964. Il primo libro di
1775. Antico è discusso in A. Einstein, Andrea Anti-
17] Questo formato è descritto in studi sul- co’s Canzoni Nove of 1510, in «The Musical Quar-
la stampa musicale cinquecentesca come J.A. terly» XXXVII (1951), pp. 330-339. Cfr. anche
Bernstein, Music printing in Renaissance Venice: F. Luisi, Il secondo libro di frottole di Andrea An-
the Scotto press (1539-1572), Oxford University tico, Pro musica studium, Roma 1976; M. Picker,
Press, New York 1999; S. Boorman, Ottaviano “The motet anthologies of Andrea Antico”, in
Petrucci: catalogue raisonné…, cit.; M.S. Lewis, E. Clinkscale, C. Brook (a c. di), A musical offer -
Antonio Gardano, Venetian music printer 1538- ing: essays in honor of Martin Bernstein, Pendra-
1569: a descriptive bibliography and historical gon Press, New York 1977, pp. 211-237.
124 stanley boorman

de degli stampatori nel Rinascimento planae attribuiti a Bonaventura da


e in seguito, né Petrucci né Antico Brescia, anch’essi stampati da bloc-
potevano dichiararsi stampatori o li- chi di legno che spesso riapparivano
brari professionisti in senso stretto [19]. da un’edizione all’altra) [20].
Il libro di Antico era un tipo di vo- Antico descriveva se stesso come
lume speciale, fatto con blocchi di un artista che lavorava coi mano-
legno da lui commissionati e stam- scritti, e questo era per lui il modo
pato a Roma da Marcus Silber; for- piú logico di procedere, oltre ad aver
se si trattò del primo libro di musi- senso anche come decisione com-
ca con titolo decorato, alla ricerca merciale. Dopo aver stampato ogni
dell’emulazione dei frontespizi or- edizione, Antico poteva conservare
nati dei libri umanistici, anche se, i blocchi di legno perché fossero pron-
piú che altro, presentava i ritratti di ti a una seconda edizione. Petrucci
quattro musici dilettanti; in ciò si di- invece ricominciava dall’inizio ogni
stingueva dagli austeri frontespizi volta, riallestendo i tipi ex novo. Cer-
delle edizioni di Petrucci, fortemen- to, la manodopera, come già accen-
te basati sulla semplice tradizione di- nato, era piú economica se parago-
dascalica del Quattrocento. nata al costo della carta, ma il ri-
Antico adottò un approccio del tut- sparmio di Antico stava anche nella
to diverso all’aspetto tecnico della possibilità di stampare meno copie,
stampa musicale, e il suo frontespi- all’incirca solo quelle che gli erano
zio decorato ne è un indizio; men- strettamente necessarie, e tale pro-
tre Petrucci cercava di disegnare le cedura fu da lui mantenuta per tut-
note come fossero delle lettere, cer- ta la carriera, sia negli anni Venti sia
cando di strutturarle in caratteri ti- ancora con Ottaviano Scotto negli
pografici, Antico le considerò come anni Trenta.
parte del design grafico e le intagliò Antico usava i blocchi di legno an-
in blocchi di legno, proprio come si che per stampare su larghi e raffina-
faceva per le illustrazioni di molti al- ti libri corali in folio: come il suo Li-
tri libri, inclusi i trattati musicali. Il ber Quindecim Missarum del 1516,
disegno e le proporzioni degli inter- con un’ampia notazione musicale e
valli, degli strumenti e della nota- una serie di bordi e iniziali decora-
zione nei trattati di Gaffurio o Aaron te. Questo libro doveva essere un pro-
erano sempre intagliati nel legno (co- dotto speciale, essendo stati neces-
sa che avveniva anche in semplici sari (per ammissione dello stesso An-
manuali di canto, come il Compen- tico) tre anni per prepararlo, abbel-
dium Musices, o la Regula musicae lito com’era di un frontespizio spe-

19] Petrucci ha evitato qualsiasi appellativo 20] Sul libro attribuito a Bonaventura cfr. D.
nell’apporre il proprio privilegio nei colophon Crawford, A chant manual in sixteenth-century
(almeno fino agli ultimi anni di carriera), men- Italy, in «Musica Disciplina» XXXVI (1982), pp.
tre Antico si definiva «miniator». 175-190.
i primi stampatori musicali 125

ciale che mostrava Antico stesso nel- biamenti sia nell’indice che nella pre-
l’atto di presentare il volume al pa- sentazione, seguendo ancora una vol-
pa Leone X [21]. L’evento diede co- ta, in questo, ciò che facevano gli al-
munque inizio a una tradizione di tri stampatori. In comune con Anti-
volumi di grande formato contenenti co pare invece che egli abbia preferi-
messe che continuò per tutto il se- to stampare regolarmente seconde
colo e oltre, rappresentando di vol- edizioni, piú che mantenere un am-
ta in volta commissioni speciali. pio magazzino di prime invendute (e
Per almeno quarant’anni questi due anche questo riflette le differenze tra
modi di pensare sulla notazione mu- i costi dei materiali e quelli della ma-
sicale e come stamparla coesistette- nodopera).
ro, offrendo ciascuno determinati be- Le due tecniche potevano coesiste-
nefici a chi ne fruiva. Se i blocchi di re, visto che nessuna era nettamente
legno di Antico facevano risparmia- superiore all’altra né in termini di co-
re energia nel caso di una seconda o sti né di estetica: infatti tutti gli altri
terza edizione, pure comportavano antichi stampatori di musica hanno
grandi difficoltà nel caso di errori da seguito l’una o l’altra [24]: i piú anzia-
correggere o di miglioramenti nel- ni tra gli utilizzatori dei blocchi di le-
l’impaginazione e nella spaziatura del- gno anche precedendo Petrucci e An-
le edizioni successive [22], cambi che tico, infatti la polifonia nei trattati
invece per Petrucci era di facile agi- era regolarmente stampata con bloc-
bilità: egli infatti, come ogni altro an- chi di legno, sin dal Musices opuscuhan
tico stampatore, faceva correzioni di Burzio (1487). Nel 1493 Eusta-
quasi in ogni fase del processo, dalle chius Silber ha stampato un singolo
alterazioni al testo mentre questo era brano a quattro voci in onore di Fer-
già stampato, fino alle correzioni ma- dinando d’Aragona alla fine della Hi-
noscritte su copie non ancora ven- storia Baltica di Conrad Verard (in
dute [23]. Ogni sua seconda edizio- due blocchi, con notazione ravvici-
ne mostrava regolarmente meno cam- nata, in linea con lo stile di alcuni

ri cfr. C.F. Bühler, Early books and manuscripts:


21] Ma è possibile che sia stato progettato un forty years of research, The Grolier Club and
volume musicale di grande formato. Nel 1522 Gia- The Pierpont Morgan Library, New York 1973;
como Giunta ha pubblicato il primo libro (Missa- C. Fahy, “Correzioni ed errori avvenuti du-
rum decem a clarissimis musicis), pensato come nuo- rante la tiratura secondo uno stampatore del
va edizione di un titolo progettato da Petrucci nel Cinquecento: contributo alla storia della tec-
1516. Tuttavia la pubblicazione avvenne in libri- nica tipografica in Italia”, in Idem, Saggi di bi-
parte. bliografia testuale, Antenore, Padova 1988, pp.
22] Eppure sono ben pochi i segni di correzio- 155-168.
ne nelle edizioni di Antico. Il Liber Quindecim 24] Esiste un tentativo noto di stampa da la-
Missarum mostra un luogo in cui un piccolo bloc- stre delle due edizioni di musica per liuto di
co sembrerebbe essere stato tagliato per rimpiaz- Francesco da Milano edite da Francesco Mar-
zare una parte dell’originale, ma è cosa assai inu- colini nel 1536. Cfr. la prefazione a Francesco
sitata. Per contro, quasi tutte le edizioni di Petrucci da Milano, A. Ness (a c. di), The Lute Music of
mostrano molti cambiamenti di minore entità. Francesco Canova da Milano (1497-1543), Har-
23] Su tale consuetudine presso altri edito- vard University Press, Cambridge Mass. 1970.
126 stanley boorman

esempi apparsi su antichi trattati). In La xilografia era particolarmente uti-


seguito, in Italia, dopo l’inizio del la- le per la musica per tastiera ed era ado-
voro di Antico, fu Pietro Sambonet- perata sia in Italia sia in Germania, da-
to a stampare a Siena nel 1515 un li- ti i problemi che comportava l’uso dei
bro di musica piuttosto brutto inta- caratteri nella stampa degli accordi e
gliato nel legno; anche qui si trattò di note di differente durata (problemi
di una commissione speciale: infatti risolti all’epoca solo da Attaingnant a
la musica è in gran parte di autori se- Parigi, con soluzioni lentamente adot-
nesi, e alcuni di questi brani posso- tate in Italia). Anche se, a dire il vero,
no essere stati eseguiti in un evento ciò che si faceva in Germania per le
festoso [25]. Non sappiamo nulla su locali nuove intavolature avrebbe ri-
Sambonetto tranne che fosse napo- solto entrambi i problemi.
letano. Napoli a sua volta divenne, Esempi di xilografia si possono tro-
dopo Venezia, il secondo centro del- vare in manuali di canto fino alla fine
la stampa musicale. Nel 1518 Gio- del Seicento, anche se alcuni di questi
vanni Antonio de Caneto vi stampò possono essere stati fusi in metallo,
con blocchi di legno una collezione operazione che comunque non supe-
di frottole, a spese di Giovanni Bat- rava le difficoltà di conservazione dei
tista Primartini (anche se nessuno dei blocchi e di correzione degli errori [28].
due era nativo di Napoli). Nello stes- Altri stampatori preferirono per la
so anno Antonio de Frizis stampò un polifonia la tipografia a doppia im-
libro di mottetti (oggi perso) forse pressione [29]. Dopo Petrucci i primi
usando i caratteri della bottega di An- furono tedeschi: Oglin ad Augsburg,
drea Matteo Acquaviva d’Aragona, Grimm e Wyrsung nella stessa città (in
oltre ad altri libri incluso un trattato uno splendido grande libro corale del
di musica [26]. Tuttavia la crescita 1520), Frosch a Strasburgo. In Italia
della stampa musicale non coinvol- Pasotti e Dorico stamparono fino al
se principalmente Napoli bensí Ro- Sacco di Roma del 1527, e Dorico ri-
ma, e riguardò l’uso di caratteri [27]. cominciò a farlo nel decennio successivo.

(1965), pp. 221-261 (rist. in Idem, Tipografi ro-


25] Cfr. F. D’Accone, “Instrumental reso- mani del Cinquecento: Guillery, Ginnasio Medi-
nances in a Sienese vocal print of 1515”, in J.M. ceo, Calvo, Dorico, Cartolari, Olschki, Firenze
Vaccaro (a c. di), Le Concert des voix et des in- 1983, pp. 99-146); S. Cusick, Valerio Dorico:
strumenta à la Renaissance: Actes du XXXIVe Col- music printer in sixteenth-century Rome, UMI,
loque international d’Etudes Supérieures de la Re- Ann Arbor 1981.
naissance, Klincksiek, Paris 1995, pp. 333-359. 28] Le edizioni seicentesche de Il Cantore ad-
26] Cfr. C. Bianca, “Andrea Matteo Acqua- dottrinato di Coferati mostrano un’interessan-
viva e i libri a stampa”, in C. Lavarla (a c. di), te mescolanza di tipografia musicale e musica
Territorio e feudalità nel Mezzogiorno rinasci- apparentemente su blocchi di metallo a secon-
mentale: il ruolo degli Acquaviva tra XV e XVI se- da dei cambiamenti di indice del libro da un’e-
colo: Conversano e Atri 1991, Galatina 1995, pp. dizione all’altra.
39-53. 29] Una breve storia di questi sviluppi è da-
27] Sulla famiglia Dorico come stampatori ta nell’ultima edizione del New Grove Diction -
ed editori cfr. F. Barberi, I Dorico, tipografi a Ro- ary of Music and Musicians, alla voce “Printing
ma nel Cinquecento, in «La Bibliofilia» LXVII & Publishing of Music”, par. 1.3.
i primi stampatori musicali 127

Pochi altri stampatori sperimentaro- luppatore di questa tecnica fu Pierre


no la doppia impressione a Napoli e Attaingnant, a Parigi [32]. Questi ini-
altrove in Europa, specialmente ad Avi- ziò a stampare all’inizio del 1528 pro-
gnone, dove Jean de Channey utilizzò ducendo una moltitudine di edizioni
un carattere tipografico con note ova- nei successivi ventidue anni, adope-
li disegnate per bilanciare la nuova ci- rando diversi corpi di carattere per di-
vilité dei caratteri testuali [30]. versi propositi, quelli di piccola taglia
Tutto cambiò con l’apparire della per i valori piú rapidi in modo che
stampa a singola impressione, con ri- non s’incrociassero con l’area destina-
ghi e note insieme. Immediatamen- ta al testo, riuscendo anche a stampa-
te il tempo impiegato nella prepara- re opere per tastiera su due righi.
zione e nella stampa dei caratteri mu- Il risparmio di tempo e le facilitazio-
sicali venne dimezzato, il processo ni provenienti dall’uso dei caratteri mu-
d’impaginazione e di formato poté sicali si possono valutare considerando
essere sistematizzato, e vennero in- la velocità con la quale gli altri stam-
trodotte tecniche che risparmiavano patori adottarono la tecnica di Attain-
in manodopera; la xilografia nella gnant. Tra loro Jacques Moderne a Lio-
stampa di polifonia cessò virtualmente ne (1532), Christoff Egenolff a Fran-
di esistere, tranne che per volumi spe- coforte sul Meno (1532), Hieronymus
ciali, e la tipografia divenne la norma. Formschneider a Norimberga (1534),
I primi esempi di stampa a singola Georg Rhau, importante stampatore
impressione provengono dall’Inghil- della Riforma, a Wittenberg (1536),
terra degli anni Venti [31]. John Ra- Joannes de Colonia a Napoli (1537),
stell fu forse l’inventore di questo ge- Willem van Vissenacken (1540) e poi
nere di caratteri che adoperò all’incir- Tylman Susato ad Anversa (1543), Pierre
ca dal 1523, ma il piú influente svi- Phalèse a Lovanio (dal 1546) [33]. A

30] Cfr. H. Carter, H. Vervliet, Civilité ty- 32] Il titolo di riferimento su queste edizio-
pes, Oxford Bibliographical Society, Oxford ni è D. Heartz, Pierre Attaingnant, royal printer
1966. of music: A historical study and bibliographical
31] Cfr. J. Milsom, Songs and Society in early catalogue, University of California Press, Berke-
Tudor London, in «Early Music History» XVI ley 1969. Cfr. anche Idem, Typography and for-
(1997), pp. 235-293. Fra gli studi precedenti mat in early music printing: with particular refe-
su John Rastell e le prime stampe a singola im- rence to Attaingnant’s first publications, in «No-
pressione cfr. A.H. King, The significance of John tes» XXIII (1966-1967), pp. 702-706.
Rastell in early music printing, in «The Library» 33] Cfr. S.F. Pogue, Jacques Moderne: Lyons mu-
XXVI (1971), pp. 197-214. Un arcaico esempio sic printer of the sixteenth century, Droz, Genève
d’inserimento di righi nel medesimo elemento 1969; R. Gustavson, Hans Ott, Hieronymus Form-
tipografico delle note si trova in alcune edizio- schneider, and the Novum et insigne opus musicum
ni del messale di Salisburgo, dove entrambi so- (Nuremberg, 1536-1538), Ph.D. diss., University
no stampati in rosso: cfr. S. Boorman, “The of Melbourne 1998; K.K. Forney, Tielman Susato,
Salzburg liturgy and single-impression music sixteenth-century music printer: an archival and ty-
printing”, in J. Kmetz (a c. di), Music in the Ger- pographical investigation, Ph.D. diss., University of
man Renaissance: sources, styles, and contexts, Kentucky 1978; H. Vanhulst, Catalogue des Édi-
Cambridge University Press, Cambridge 1994, tions de musicque publiées à Louvain par Pierre Phalè-
pp. 235-253. se et ses fils, 1545-1578, Palais des Académies, Bruxel-
128 stanley boorman

questa lista che include la maggioran- mili libri erano comodi da usare da
za degl’importanti antichi stampatori parte di un piccolo ensemble. Il for-
di musica, vanno aggiunti due nomi mato a libro corale fu sempre piú ri-
che, piú degli altri, ebbero successo nel- servato ai libri di grandi dimensioni,
l’iniziativa industriale che aveva la mu- in folio, e divenne indice dello status
sica come specifico oggetto – Antonio elevato assurto dal loro contenuto.
Gardano e Girolamo Scotto, entram- Fra gli esempi famosi citiamo il Li-
bi operanti a Venezia dal 1538 [34]. ber selectarum cantionum di Senfl
Costoro, piú di tutti gli altri, resero si- (1520) e il primo libro delle messe di
stematico l’aspetto tecnico della stam- Morales (1544) e Palestrina (1554).
pa musicale, stabilirono relazioni con È anche probabile che questi libri
librai e distributori di tutta Europa e riflettessero anche esigenze dei loro
tennero contatti coi compositori e i lo- committenti, visto che si trattava di
ro committenti. libri piú raffinati, con formato e ca-
Come appare già chiaro, alcuni de- ratteri piú grandi (o blocchi di legno),
gli aspetti tecnici avevano diretta re- e dunque piú costosi. Spesso presen-
lazione con le decisioni su quale mu- tavano frontespizi decorati e raffina-
sica andasse stampata. Quella per ta- te iniziali a volte preparate per l’oc-
stiera si poteva stampare molto piú casione. L’adozione di questa impa-
facilmente con la xilografia che coi ginazione e formato comportava de-
caratteri: Antico (usando la xilografia) cisioni preliminari, prese dall’edito-
vi ebbe successo, Petrucci (che usava re o dal committente in relazione al
i caratteri) non ci provò neppure; At- mercato che avrebbe dovuto affron-
taingnant, a Parigi, adoperava una tare il libro.
“font” piuttosto brutta con note di Per gli stampatori che lavoravano
piccole dimensioni. La musica per nei primi anni del Cinquecento il
liuto adoperava la notazione in inta- mercato dei libri di musica era un
volatura che poteva essere facilmen- mondo tutto nuovo, per il quale l’e-
te stampata con i caratteri, come mo- sperienza dei colleghi delle altre ca-
stravano i prodotti di Petrucci. La tegorie librarie era di poca utilità. La
musica tedesca per tastiera o liuto ragione stava nella particolare natu-
usava notazioni che erano riprodu- ra della notazione musicale: la mu-
cibili in tipografia ed entrambe ven- sica era infatti un linguaggio diffe-
nero ampiamente stampate per tut- rente con diversi simboli. Relativa-
to il secolo. La polifonia si stampava mente poca gente era in grado di leg-
sempre piú in libri-parte visto che era gerlo perfettamente o di eseguire dal-
piú facile impaginarla in parti stac- la notazione, pochi, oltretutto, an-
cate senza dover valutare ogni volta che se paragonati a quelli che cono-
se entrava o meno nella stessa aper- scevano il latino, qualunque ne fos-
tura di pagina, oltre al fatto che si- se il numero. Cosí un editore di mu-
sica doveva sobbarcarsi la ricerca di
34] Cfr. nota 17 per la bibliografia. clienti che conoscessero la materia:
i primi stampatori musicali 129

problema che si era posto poco pri- sici o per i moderni scritti inerenti al
ma a chi stampava testi in greco. Ma quadrivium o alle scienze, le esigen-
in tal caso c’era pur sempre un mar- ze erano per lo piú funzionali, an-
gine di sicurezza: questi ultimi e i lo- dando verso una piú libera esplora-
ro colleghi potevano pur sempre con- zione di nuovi stili od opere di com-
tare sulle persone che potevano vo- positori sconosciuti [35]. I manoscritti
ler comprare testi in latino, scritti compilati per la cattedrale di Milano
teorici sulle scienze o sulla filosofia: o per la cappella di corte di Ferrara
un pubblico che spesso conosceva ne sono un chiaro esempio: essi con-
anche il greco. In altre parole, un si- nettono le esigenze culturali o ritua-
mile genere di editore aveva già i suoi li dell’istituzione e, al tempo stesso,
negozi (quelli dei distributori e dei mostrano tracce di particolari incli-
librai) scelti per i libri piú antichi, e nazioni stilistiche (cioè scelte restrit-
questi negozi avevano la loro clien- tive che rappresentavano decisioni
tela. La situazione non era identica specifiche da parte degli scribi o de-
per gli editori di musica. gli acquirenti). Questa era una ca-
Il mercato potenziale per le edizio- ratteristica essenziale dei manoscrit-
ni musicali si poteva dividere in due ti, in antitesi con la stampa, soprat-
segmenti, il primo dei quali era abi- tutto perché i contenuti e lo stile po-
tuato ad avere a che fare coi mano- tevano riflettere situazioni uniche,
scritti, con un quotidiano accesso a unici acquirenti, unici fruitori. Pro-
essi ed esecuzioni regolari. Non si trat- prio perché il risultato era unico, lo
tava di una stretta restrizione ai mu- scriba poteva sempre cambiare l’in-
sicisti professionisti ma vi s’include- dice di un manoscritto, aggiungen-
va anche un certo gruppo di prati- do pagine e brani, alterandone l’or-
canti e committenti. Quanto al se- dine, cambiandone il contenuto ca-
condo segmento di mercato, ogni ratteristico (per esempio aggiungen-
venditore competente di manoscrit- do una parte profana a collezioni già
ti e libri doveva averne una buona co- di repertorio liturgico, come accade-
noscenza: si trattava dei maestri di va ancora spesso nel Quattrocento).
cappella, dei chierici e di simili altri Un editore non poteva lavorare in
officianti ecclesiastici, come i diret- questo modo: una volta che s’inizia-
tori delle istituzioni secolari (molti va a lavorare su un libro di musica,
dei quali residenti nelle corti). Ma la raramente si potevano apportare mo-
necessità di musica presso queste isti- difiche significative all’ordinamento
tuzioni era ovviamente diversa da o al contenuto. L’unica cosa facil-
quella dei libri letterari: infatti, oltre mente possibile era l’aggiunta di bra-
all’interesse per il revival dei testi clas- ni alla fine di un libro precedente-

35] Ovviamente le opere in ciascuna delle mentazioni o composizioni su testi dedicati al-
categorie potevano essere scelte a seconda di de- la devozione a santi di particolare venerazione
terminate esigenze, come l’intonazione di La- locale.
130 stanley boorman

mente abbozzato, stampando alcu- so commerciale o di altro genere del


ni fascicoli extra. Ciò è accaduto oc- libro. Tali eventualità vanno analiz-
casionalmente nel Cinquecento, a zate caso per caso, come rarità di cui
volte in un paio dei primissimi libri, spesso sono sconosciute le ragioni.
all’epoca in cui il fornitore della mu- L’editore si trovava limitato quan-
sica pensava ancora in “forma ma- to al contenuto anche per un altro
noscritta” [36]. Ma si sono dati an- aspetto che interessava ogni libro che
che tentativi occasionali piú elabo- volesse produrre: infatti offrire un
rati di modifica di un libro già in pro- prodotto perfettamente funzionale
duzione: nel 1540 Scotto ha stam- per una particolare clientela signifi-
pato un libro di messe a quattro vo- cava renderlo inadatto alla maggior
ci che, per come sopravvive oggi, si parte della rimanente. Un libro li-
apre con un foglio singolo che por- turgico progettato per incontrare il
ta il frontespizio e poi cinque fasci- gusto di Milano era di solito meno
coli di musica; l’analisi bibliologica appropriato a Venezia o alle zone ol-
mostra che il foglio singolo ha rim- tremontane; un libro che andava par-
piazzato un primo fascicolo che con- ticolarmente bene per Firenze non
teneva il titolo e, forse, un’altra mes- si vendeva altrettanto bene a Napo-
sa che Scotto deve aver deciso di to- li e nel meridione. Cosí, qualsiasi de-
gliere dall’edizione [37]. Lo stesso cisione sul contenuto di un libro che
anno, stampando il suo primo libro lo associasse a una clientela partico-
di messe a cinque voci di Morales, lare, automaticamente ne limitava le
Scotto sembra aver programmato di potenzialità commerciali. Ogni edi-
alterarne l’ordine, aggiungendo piú tore cercava di vendere i propri libri
opere o anche eliminandone altre: il piú largamente possibile, al mag-
infatti ciascuna messa appare stam- gior ambito di clientela, cosa che per
pata su fascicoli separati per ciascun lui era spesso finanziariamente es-
libro-parte, in modo che fosse auto- senziale. Di conseguenza, si doveva
noma nella paginazione e separata scegliere una musica che attraesse il
dalle altre [38]. Simili modifiche (o maggior numero di compratori an-
cambiamenti potenziali) erano mol- che perché, contemporaneamente,
to rare: richiedevano molti sforzi in il numero delle istituzioni che ne-
termini di manodopera e non ave- cessitavano di musica era limitato.
vano un grande impatto sul succes- Mentre un numero crescente di fon-

36] L’organizzazione dei brani nel primo libro, sibile che rappresenti una scelta fatta dopo la prima
l’Harmonice Musices Odhecaton A del 1501, è assai edizione, per la richiesta di qualcuno di aggiunger-
sospetta: comprende due identici gruppi di brani, vi proprio quegli ultimi brani a quattro voci).
prima a quattro voci, poi a tre; alla fine è stato ag- 37] RISM 15494 = G2973 = M3576. Le pro-
giunto un singolo fascicolo di brani a quattro voci. ve bibliografiche sono sottolineate in J.A. Bern-
Ciò ha tutta l’aria di un’aggiunta tarda, dopo che stein, Music Printing in Renaissance Venice. The
gran parte del libro era stata già stampata (in effetti Scotto Press (1539-1572), Oxford University
questo fascicolo non è rimasto nella prima edizio- Press, Oxford 1998, come n. 11 del catalogo.
ne ma solo nella seconda e nella terza: è dunque pos- 38] RISM 15407= M3575, cfr. ivi, n. 10.
i primi stampatori musicali 131

dazioni corali ecclesiastiche iniziava na – e che forse avevano accesso al-


a collezionare la musica di Josquin o la musica acquistata dalle loro istitu-
Mouton, o (piú avanti) di Willaert, zioni di appartenenza. Ma ve ne era-
l’editore aveva bisogno di conoscere no di sicuro molti altri generi, gli
con una certa precisione quante fos- Strozzi di Firenze ne sono solo i piú
sero queste istituzioni in Italia e qua- noti oggi (nel gran numero di citta-
li di esse desiderassero espandere il dini importanti e mercanti ricchi di
proprio repertorio. Forse si riusciva molte città d’Italia e altrove) fra co-
a conoscere, quantomeno tramite loro che avevano musicisti al proprio
agenti e librai, quali fossero le esi- servizio e che facevano musica essi
genze di ogni momento, ma è pro- stessi [39]. In piú, ci sarebbero sta-
babile che nel complesso queste isti- ti anche altri – mercanti, studenti,
tuzioni fossero solo marginalmente monaci, diplomatici o proprietari ter-
sfruttabili come clientela per la mu- rieri – che potevano leggere la musi-
sica a stampa; altrimenti come spie- ca e che erano in grado di eseguire
gare il lasso di tempo trascorso per una parte di polifonia semplice o suo-
la prima edizione di un libro di po- nare un accompagnamento elemen-
lifonia, o la lenta emergenza della tare al liuto. Questi “altri” erano dif-
concorrenza tra gli editori musicali? fusi lungo la penisola, nelle città gran-
Anche se ogni editore cercava le isti- di e medie, e non erano necessaria-
tuzioni come clientela, ogni editore mente in contatto con le maggiori
musicale doveva tener presente un istituzioni musicali o con librai spe-
secondo gruppo di clienti potenziali cializzati. Per la natura di questo mer-
– il vasto mondo di esecutori dilet- cato, i primi editori musicali dove-
tanti situato presso vari strati della vano avere un’idea ristretta di chi ne
società e riscontrabile sia in Italia che fossero i membri e solo una conce-
nel resto d’Europa. Alcuni erano mem- zione vaga di dove trovare anche po-
bri delle corti, o di istituzioni sacre chi di loro [40]. Di conseguenza, ogni
che cantavano anche musica profa- schema d’interazione tra il reperto-

39] A proposito dei membri della famiglia troppo tali marche sono rare e spesso ci dicono
Strozzi cfr. R. Agee, Filippo Strozzi and the early ben poco: in particolare non indicano se i libri
madrigal, in «Journal of the American Musico- appartenessero a una vasta collezione di musica o
logical Society» XXXVIII (1985), pp. 227-237; rappresentassero l’unico acquisto musicale dei lo-
Idem, Ruperto Strozzi and the early madrigal, in ro compratori. L’entità delle collezioni si può in
«Journal of the American Musicological Society» parte misurare con le prove date dagli ordini e da-
XXXVI (1983), pp. 1-17; cfr. anche passim in C. gli inventari, dati tuttavia sempre molto rari e mai
Slim, A gift of madrigals and motets, University specifici per i libri di musica, citati come «libri di
of Chicago Press, Chicago 1972; e in I. Fenlon, musica in pergamena»; senza contare che moltis-
J. Haar, The Italian madrigal in the Early Six- simi musicisti non avevano che pochi libri di po-
teenth Century, Cambridge University Press, lifonia. Cfr. G. Ongaro, The Library of a sixteenth-
Cambridge 1988. century music teacher, in «The Journal of Musi-
40] Poche le teorie in merito. Gli unici elementi cology» XII (1994), pp. 357-375. Le grandi col-
sostenibili sono due: uno è la presenza di stemmi lezioni di musica erano delle eccezioni, benché la
del proprietario sulle copie sopravvissute. Pur- situazione a nord delle Alpi fosse ben diversa.
132 stanley boorman

rio e il mercato ci rimane oscuro (al- cessive: Petrucci stampò edizioni del
la meglio) e possiamo stabilire solo suo primo libro delle messe di Jo-
alla fine degli anni Trenta del Cin- squin per un periodo di oltre vent’an-
quecento un’apparente crescita del ni; Antico ristampò le sue chansons
mercato amatoriale parallela al cre- per quasi dieci anni; Pasotti e Dori-
scente numero d’istituzioni profes- co poterono stampare edizioni pri-
sionali [41]. ma apparse presso Ottaviano Petrucci,
Dato il carattere di questi due di- alcune anche vent’anni prima [42].
versi gruppi di musicisti, i primi edi- Si sarebbe tentati di vedere in ciò un
tori musicali devono essersi messi in riflesso della crescita di un mercato
affari senza un’idea chiarissima di chi per queste edizioni, tuttavia altre edi-
(o di quanti) potessero comprare cia- zioni italiane degli anni Venti pro-
scun volume di musica a stampa o vano diversamente: infatti conten-
di quali ne fossero le preferenze. Al- gono una mescolanza di repertori
cuni furono fortunati, potendo con- (madrigali o frottole insieme a mot-
tinuare a ristampare edizioni suc- tetti e chansons, addirittura, in un

41] Quasi lo stesso si può dire del resto d’Eu- 1986, pp. 222-245; S. Boorman, The music pu-
ropa, benché ancora una volta gli schemi pre- blisher’s view of his public’s abilities and taste: Ve-
stabiliti fossero molto diversi. Se la penisola ibe- nice and Antwerp, in «Yearbook of the Alamire
rica e l’Inghilterra mostravano una continua re- Foundation» II (1995) [1998], pp. 405-429; C.
lazione con le fonti manoscritte o con le edi- Gerhardt, Die Torgauer Walter-Handschriften:
zioni a stampa importate da Venezia, le zone eine Studie zur Quellenkunde der Musikgeschi-
tedesca e fiamminga erano ben diverse. Tra gli chte der deutschen Reformationszeit, Bärenreiter,
effetti della Riforma ci fu il canto casalingo del- Kassel 1949; R. Gustavson, Hans Ott, Hie-
le famiglie, e una vasta alfabetizzazione musi- ronymus Formschneider, and the Novum et insi-
cale – argomento curriculare in molte scuole gne opus musicum (Nuremberg, 1536-1538),
riformate. Ne risultò un gran numero di edi- Ph.D. diss. University of Melbourne 1998 T.
zioni di musica riformata – salterii e inni – desti - Knighton, “Petrucci in Spain”, intervento let-
nata all’uso locale. Parallelamente fu sorpren- to al convegno Venezia 1501: Petrucci e la stam-
dente il gran numero di edizioni di polifonia, pa musicale, Venezia, 12 ottobre 2001, in stam-
sia cattolica sia protestante, spesso contenenti pa; H. Vanhulst, Plantin et le commerce inter-
opere di difficile esecuzione scritte dai piú gran- national des éditions de musique polyphonique
di compositori. Senza contare il grande inte- 1566-1578, in «Revista de Musicologia» XVI
resse nell’esplorazione di nuovi repertori e nel- (1993), pp. 2630-2640.
lo sviluppo di abilità per la musica piú diffici- 42] L’edizione di Petrucci del primo libro del-
le. Ancora di piú furono gli stampatori che fio- le messe di Josquin è apparsa nel 1502. Per mol-
rirono in queste zone, anche se non ebbero una ti anni si è pensato che ve ne fosse stata un’al-
carriera su larga scala paragonabile a quella di tra edizione nel 1516 e recenti studi ne hanno
Gardano e Scotto, e molti riuscivano appena a mostrato un’altra del 1506 negli ultimi anni del
restare in affari. Cfr. C. Annibaldi (a c. di), La secondo decennio. Cfr. J. Noble, “Ottaviano
musica e il mondo: mecenatismo e committenza Petrucci: his Josquin editions and some others”,
musicale in Italia tra Quattro e Settecento, il Mu- in S. Bertelli, G. Ramakus (a c. di), Essays pre-
lino, Bologna 1993; J.A. Bernstein, Printing sented to Myron P. Gilmore, La Nuova Italia, Fi-
and Patronage in sixteenth-century Italy, in «Re- renze 1978, vol. II, pp. 433-445; S. Boorman,
vista de Musicologia» XVI (1993), pp. 2603- “Petrucci at Fossombrone: some new editions
2613; S. Boorman, “Early music printing: and cancels”, in I.D. Bent (a c. di), Source ma-
working for a specialized market”, in G. Tyson, terials and the interpretation of music: a memo-
S. Wagonheim (a c. di), Print and culture in the rial volume to Thurston Dart, Stainer & Bell,
Renaissance, University of Delaware Press, Newark London 1981, pp. 129-153.
i primi stampatori musicali 133

caso, una messa insieme a musica stoforo Colombo collezionava libri,


profana) [43]. Simili elementi sug- abbiamo una certa idea di cosa sia an-
geriscono con forza che alcuni edi- dato perduto [45], ma dopo non ci
tori dell’epoca non avessero una chia- sono prove attendibili fino alla fine
ra idea di chi o quanti potessero com- del secolo, con la sopravvivenza di ca-
prare le loro edizioni, ecco perché taloghi editoriali. Ma nonostante ta-
provavano a raggiungerne diversi le mancanza di dati, si possono fare
contemporaneamente mettendo in- ugualmente alcune conclusioni ge-
sieme un miscuglio di repertori nei nerali.
loro libri. Ciò che resta delle edizioni sugge-
Tutto ciò conduce all’ultimo dei risce significativi mutamenti nella ri-
problemi menzionati all’inizio: qua- chiesta italiana di musica a stampa
li composizioni, e anche quali reper- durante i primi quarant’anni del Cin-
tori scegliesse un editore musicale. quecento. Un interesse per le edizio-
La risposta, anche se deficitaria, sta ni di chanson francesi, suggerito dal-
nelle edizioni sopravvissute, ed è par- le tre edizioni di chanson di Petruc-
ziale perché non possiamo essere cer- ci apparse tra il 1501 e il 1504, sem-
ti che le edizioni rimaste siano una bra essere finito, con poche eccezio-
vasta e rappresentativa porzione di ciò ni, negli anni Venti, con appena un
che effettivamente si produsse [44]. breve revival nel decennio successi-
Per un breve periodo, mentre Cri- vo con l’edizione delle Canzoni Fran-

43] Per esempio esiste parte di un’edizione in- 45] Sui libri di musica comprati da Colom-
titolata Messa motteti Canzonni Novamente stam- bo, compresi quelli perduti, cfr. C.W. Weeks
pate Libro Primo, apparentemente stampata a Ro- Chapman, Printed collections of polyphonic mu-
ma nel 1526. Il libro comprende opere di tutti i sic owned by Ferdinand Columbus, in «Journal
generi citati, con una messa di Moulu in apertu- of the American Musicological Society» XXI
ra. La prima descrizione è in K. Jeppesen, “An unk- (1968), pp. 34-84; sulla trattatistica e gli altri
nown pre-madrigalian music print in relation to libri cfr. H. Anglés, La música conservada en la
other contemporary Italian sources (1520-1530)”, Biblioteca Colombina y en la Catedral de Sevil-
in J. Pruett (a c. di), Studies in musicology: essays in la, in «Anuario musical» II (1947), pp. 3-39; e
the history, style and bibliography of music in me- D. Plamenac, “Excerpta Colombina : items of
mory of Glen Haydon, University of North Caro- musical interest in Fernando Colon’s Regestrum”,
lina Press, Chapel Hill 1969, pp. 3-17. in Miscelànea en homenaje a Monseñor Higinio
44] Per la stessa ragione non possiamo affer- Anglés, Consejo superior de investigaciones cien-
mare che l’esistenza di molte edizioni di un ti- tificas, Barcelon 1958-1961, vol. II, pp. 663-
tolo ne riflettano necessariamente la popolarità 687. Il nuovo catalogo della collezione Colom-
rispetto a quella di altri libri che esistono solo bina, attualmente in allestimento a cura di Klaus
in un’edizione, anche perché altre edizioni pos- Wagner e altri, ci darà nuove informazioni.
sono essere andate perdute. Un altro fattore va 46] L’interesse italiano per la chanson è di-
considerato: finché saranno cosí poche le copie scusso in L. Bernstein, La Couronne et fleur des
che sappiamo essere state stampate di un’edi- chansons a troys: a mirror of the French chanson
zione, non possiamo sapere se l’esistenza di due in Italy in the years between Ottaviano Petrucci
edizioni significasse automaticamente il doppio and Antonio Gardano, in «Journal of the Ame-
di popolarità. Possiamo solo dire che piú di un’e- rican Musicological Society» XXVI (1973), pp.
dizione implica che la prima non ha soddisfat- 1-68. Parallela all’uscita di nuove edizioni di
to la domanda, ma ciò vale sia per una prima musica francese è la petizione di Torresanus al
edizione di 10 che di 1.000 copie. senato veneziano, nella quale egli afferma di vo-
134 stanley boorman

cese di Scotto a partire dai blocchi di Il ruolo della metà degli anni Tren-
legno di Antico [46]. Che si conti- ta è evidente: in parte vi si riflette un
nuasse a preparare manoscritti di nuovo inizio dell’attività dopo la diffi-
chanson è un’allerta nei confronti di cile metà degli anni Venti, le inva-
un’accettazione supina degli schemi sioni francesi e il Sacco di Roma (per
editoriali come effettivi riflessi del gu- il quale Dorico smise temporanea-
sto, rappresentando uno degli esem- mente di stampare). Questo nuovo
pi arcaici di un fenomeno che si è inizio risiede nell’attività di Antico,
protratto per secoli. Le edizioni di te- i cui blocchi continuarono a essere
sti in dialetti italiani rimasero in vo- stampati da Scotto e da Marcolini e
ga: le undici edizioni di frottole da dai primi stampatori a Napoli e a
parte di Petrucci tra il 1504 e il 1514 Ferrara. Le testimonianze dimostra-
furono seguite da altre analoghe nel- no che a questo punto molta piú gen-
lo stesso periodo, con una crescita si- te desiderò acquistare musica a stam-
gnificativa di attività, stimolata da un pa nei diversi generi e stili e che mol-
gruppo di edizioni dedicate alla mu- ti piú stampatori si decisero a rischiare
sica di Verdelot, iniziato nel 1533. il proprio capitale. Era il momento
Questa sequenza dimostra con forza in cui l’editoria musicale in Italia si
la complessa transizione dai generi stabiliva come industria, secondo ti-
frottoleschi (incluso un gruppo di pologie che sarebbero rimaste stabi-
opere napoletane) al madrigale vero li nei decenni successivi.
e proprio [47]. Le edizioni di messe, Prima le cose stavano in modo mol-
assai comuni nelle prime due decadi to diverso: non sembra che nessuno
del secolo, subirono un apparente ar- stampatore abbia pubblicato abba-
resto tra il Sacco di Roma del 1527 stanza musica da mantenersi solo con
e gli anni Quaranta, con l’unica ec- le edizioni a stampa, e pochi aveva-
cezione di un libro di messe di Wil- no un’idea chiara di quale ne fosse il
laert, stampato da Marcolini nel 1536 mercato. La maggioranza era di mu-
[48]. Una situazione analoga preval- sicisti non professionisti, che pote-
se per i mottetti, mentre la musica vano dipendere da contatti persona-
per liuto (apparsa inizialmente pres- li per i consigli e anche per la musi-
so Petrucci) continuò a essere stam- ca stessa che dovevano pubblicare.
pata piú volte dopo la fortuna dei li- Non sorprende quindi che un gran
bri di Francesco da Milano del 1536. numero di edizioni antiche sembri es-

ler importare libri da Parigi. La lista di libri an- 47] Cfr. I. Fenlon, J. Haar, op. cit., da leg-
dati perduti include «uno libreto di canto cari- gersi insieme a S. Boorman, What bibliography
zon 29 de paris». Cfr. R. Agee, The privilege and can do: music printing and the early madrigal,
Venetian music printing in the sixteenth century, in «Music and Letters» LXXII (1991), pp. 236-
Ph.D. diss., Princeton University 1982, pp. 13- 258.
175 (con la trascrizione alle pp. 207-208); e G. 48] Benché questo libro non sia assai impor-
Thibault, Notes et documents de la vogue de quel- tante, pure rappresentò per Marcolini l’inizio
ques livres français à Venise, in «Humanisme et di una serie di edizioni della musica di Willaert,
renaissance» II (1935), pp. 61-65. non tutte sopravvissute e/o stampate.
i primi stampatori musicali 135

sere stato commissionato, forse con una sontuoso libro corale di Antico Li-
sottoscrizione a copertura dei costi e ber quindecim missarum, edito nel
con la vendita di un certo numero di 1516. Questo è tra le piú eleganti
copie garantite: altri casi riflettono in- edizioni del secolo e forse inteso per
vece occasioni od opportunità specia- la vendita a membri del Concilio La-
li. Altrimenti si trattò di proposte di- terano in riunione a Roma [50]. An-
rette agli editori, con o senza la coper- tico fece uso di frontespizi decorati
tura delle spese. A questa categoria ap- anche per altre edizioni, la prima del-
partiene la prima edizione in assoluto, le quali è già stata citata [51], diffe-
l’Harmonie Musices Odhecaton A. Pe- rendo in ciò da altri stampatori di
trus Castellanus, frate domenicano re- musica precedenti la metà degli an-
sidente a Venezia, fu colui che forní la ni Trenta. Pochi i libri con titoli di
musica per questa edizione e che forse fantasia, piuttosto meramente de-
ne forní ancora per successivi libri stam- scrittivi del genere stesso cui si rife-
pati da Petrucci [49]. E non era il solo rivano; tra gli altri, il primo libro dei
a operare cosí: secondo me la maggior Motetti de la Corona (1514) di An-
parte delle edizioni di Petrucci gli ven- tico, La Couronne et fleur des chan-
nero proposte da musicisti o da mem- sons di Petrucci (1536), e uno di Mo-
bri delle corti locali. Similmente è plau- tetti de la Simia (edito a Ferrara nel
sibile che Marcolini da Forlí, che ini- 1538, e debitamente illustrato con
ziò a stampare musica nel 1536, sia sta- una scimmietta sul frontespizio). In
to incoraggiato a farlo da due musici- molti casi non conosciamo il mo-
sti che intendeva “inserire in catalogo”, vente del titolo, o della scelta del con-
Francesco da Milano e Adrian Willaert. tenuto, possiamo solo immaginare
In altri casi il libro pare aver riflet- che essi facessero riferimento a spe-
tuto una speciale occasione o una ciali esigenze della committenza.
possibilità di guadagno: spesso la di- In tal senso gli stampatori e gli edi-
mostrazione piú chiara sta nel det- tori di musica non erano poi cosí di-
taglio decorativo. Quando un edi- versi dagli scribi che li avevano prece-
tore preparava uno speciale fronte- duti e che continuarono a operare per
spizio, con incisioni in legno de- tutto il secolo. Quando veniva loro
scrittive, ciò comportava spese extra commissionato un volume o quando
non abituali per le edizioni musica- un musicista (fosse egli Castellanus, o
li. Tra i casi piú noti vi è il grande e Festa, o Tromboncino) gli forniva mu-

49] Cfr. nota 15. un’edizione del 1517) presenta una testa coronata di
50] Cfr. anche S. Boorman, “Early music prin- alloro, forse di Lorenzo de’ Medici – e alle sue Frottole
ting: an indirect contact with the Raphael cir- intabulate del 1517, dove appare un riferimento sati-
cle”, in A. Morrogh (a c. di), Renaissance studies rico a Petrucci. Cfr. F. Luisi, Il secondo libro di frotto-
in honor of Craig Hugh Smyth, Barbera, Firenze le…, cit.; H. Minamino, A monkey business: Petrucci,
1985, pp. 533-550. Antico, and the frottola intabulation, in «Journal of the
51] Ciò in riferimento al suo Canzone nove del 1510 Lute Society of America» XXVI-XXVII (1993-1994), pp.
– inoltre il quarto libro di Canzoni (sopravvissuto in 96-106.
136 stanley boorman

sica per un libro, essi erano molto li- cile che il committente sostenesse nuo-
beri dagli abituali obblighi commer- ve edizioni, mentre l’editore forse sa-
ciali che si associano agli editori. Quan- peva di poter continuare a vendere al-
do si rifletteva l’impaginazione e lo sti- tre copie. Queste edizioni sono le pri-
le dei dettagli dei manoscritti con- me chiare tracce dell’emergere di un’e-
temporanei, si accettava che i clienti conomia editoriale per la musica. A
fossero adusi a questi ultimi e prefe- ciò fece seguito un aumento delle edi-
rissero acquistare prodotti che gli fos- zioni (e una differenziazione degli edi-
sero somiglianti. Gran parte dei libri tori) per come è stato tracciato in pre-
pubblicati erano di questo genere e di cedenza a partire da metà anni Tren-
pochi siamo in grado d’ipotizzare che ta: ciò trasformò il business, forse riflet-
i loro editori si fossero imbarcati in tendo una trasformazione del merca-
pure e semplici iniziative commercia- to stesso, e sarà oggetto del prossimo
li. A tale categoria appartengono le se- capitolo.
conde e terze edizioni, poiché è diffi-
L’editoria musicale tra Cinque e Seicento

di Tim Carter

AVVERTENZA riferite nelle note a piè di pagina.


Il musicista inglese Thomas
Esprimo la mia riconoscenza verso Stan- Whythorne (1528-1596), viaggian-
ley Boorman per i commenti alla pri- do per l’Europa tra il 1553 e il 1555,
ma bozza di questo saggio che, in par- tenne un dettagliato resoconto delle
te, deriva dal mio libro Music in Late Re- sue esperienze musicali. In Italia lo
naissance and Early Baroque Italy (Bats- colpí particolarmente il fatto che, a
ford, Londra 1992, pp. 33-46, 240-242) quanto pareva, a qualsiasi classe so-
e si basa, fra gli altri, sugli interventi del- ciale si appartenesse chiunque dove-
la tavola rotonda Produzione e distribu- va saper suonare uno strumento o
zione di musica nella società europea del cantare insieme ad altri leggendo dal-
XVI e XVII secolo, pubblicati in Atti del XIV la notazione mensurale (pricksong).
congresso della Società Internazionale di Presso alcune famiglie – diceva – era
Musicologia: trasmissione e ricezione del- consueto trovare sia strumenti mu-
le forme di cultura musicale (Bologna, 27 sicali che musica a stampa di diffe-
Agosto – 1 Settembre 1987; Ferrara-Par- renti stili da due fino a otto e piú vo-
ma, 30 agosto 1987), EDT, Torino 1991, ci. Whythorne fu ancor piú sorpre-
I, pp. 235-336, sui saggi relativi pub- so dal modo in cui gli stampatori mu-
blicati in Music and the Cultures of Print, sicali facevano fronte a questo mer-
a c. di K. van Orden, Garland, New York cato, poiché essi «ogni giorno» cer-
- London 2000, e I. Fenlon, The Panizzi cavano di procurarsi nuova musica
Lectures, 1994: Music, Print and Cultu- da stampare, pagando i migliori com-
re in Early Sixteenth-Century Italy, The positori in anticipo in modo da aver-
British Library, London 1995. Vi sono ne in esclusiva i diritti di pubblica-
riassunti anche un gran numero di da- zione. Egli si rendeva conto sia che
ti e informazioni tratti da numerose al- questo sistema incoraggiava i com-
tre fonti, le piú importanti delle quali, positori a fare del loro meglio, sia che
pur senza pretese di completezza, sono ciò contrastava con la coeva situa-
zione inglese [1]. Lo stupore e di si-

1] Cfr. J.M. Osborn (a c. di), The Autobio- Edition, Oxford University Press, London 1962,
graphy of Thomas Whythorne: Modern Spelling pp. 206-207.
138 tim carter

curo anche l’invidia di Whythorne diversificazione, giunto poi al collas-


provenivano dal fortissimo muta- so: ciclo tipico di ogni impresa che,
mento che aveva investito la musica dopo aver attratto il mercato, si tro-
nel Cinquecento: l’emergere della va in difficoltà nel rispondere a fat-
stampa musicale come tecnologia tori fuori controllo. Le cause furono
principale di pubblicazione e diffu- eterogenee: di politica in senso stret-
sione delle opere. to, economiche e sociali, ma anche
Collegata a questo fenomeno, co- ragioni di consumo e di gusto, la mo-
me causa, effetto o entrambi, ci fu la da e le tecnologie emergenti. Il fe-
rapida espansione del mercato in ter- nomeno non va comunque soprav-
mini sia geografici sia censitari. Che valutato: i libri di musica e gli edito-
lo si consideri o meno, idilliaci reso- ri musicali esistevano già da molto
conti come quelli di Montaigne cir- prima dell’invenzione della stampa
ca i contadini italiani che facevano musicale (come spiegano i saggi pre-
musica in campagna, o di Castiglio- cedenti in questo libro); inoltre, la
ne su un’aristocrazia illuminata che musica manoscritta rimase a uso pri-
si dedicava alle arti tanto da enfatiz- vato o locale molto dopo che la stam-
zare la coesione e la distinzione del- pa divenne di uso comune (anche se
l’élite sociale, sono piú delle eccezio- gli studi su questo periodo storico
ni che la regola. Ma non sembrano non sembrano accorgersene), fino a
esserci dubbi su quanto sia la classe riguadagnare terreno come tramite
aristocratica, sia la borghesia dei cen- primario della musica di metà Sei-
tri urbani europei abbiano provoca- cento. Comunque sia, il Cinquecen-
to e incrementato la domanda di mu- to e il primo Seicento segnarono la
sica come segno di riconoscimento prima epoca d’oro della musica a
sociale e di sensibilità intellettuale. stampa, con una produzione che, in
Al tempo stesso ci furono nuove ri- termini di quantità e di qualità, può
chieste di musica sacra a stampa tan- essere paragonata solo a quella di epo-
to da parte di molte delle liturgie rifor- che molto piú tarde.
mate, quanto da parte del cattolice- Lo studio della stampa musicale di
simo riformato dal Concilio di Tren- questi anni si è evoluto molto nel cor-
to. Tutto ciò ebbe un impatto si- so della seconda metà del Novecen-
gnificativo sui compositori e sui con- to, con una serie di attenti studi e ca-
sumatori (esecutori o ascoltatori) co- taloghi di singoli stampatori, oltre che
sí come sui loro intermediari, gli stam- con ampie analisi dell’impatto che il
patori musicali, che si affrettarono ad commercio delle stampe ha avuto sul-
aprire botteghe nelle piú grandi città. le modalità di trasmissione e consu-
La storia della stampa musicale, a mo della musica. Tuttavia questi con-
partire dal secondo quarto del Cin- tributi non sono sempre stati recepi-
quecento fino alla prima metà del Sei- ti da chi si è occupato di altri argo-
cento, è quella di un commercio in menti sottovalutando le questioni di
rapida espansione, consolidamento, bibliografia e tipografia come fossero
l’editoria musicale tra cinque e seicento 139

solo accademiche pedanterie. Non si largamente in tutt’Europa. Si apriro-


può affermare che la stampa sia stata no nuove imprese piú o meno inte-
un tramite neutro tra il compositore ressate alla musica (polifonia, salmi e
e il consumatore; è vero, invece, che inni, canto piano): a Parigi a partire
i “messaggi” della stampa sono stati dal 1528 (Pierre Attaingnant, poi Ni-
inevitabilmente condizionati e con- colas Du Chemin, Adrien Le Roy e
taminati da altri media, nonché da Robert Ballard, gli eredi Ballard) [2];
fattori tecnologici, commerciali o ideo- a Londra dal 1530 (Wynkyn de Word,
logici che le sono rimasti “impressi”. William Seres, John Day, Thomas
Ogni studio del contenuto di una Vautrollier, Thomas East, Peter Short,
stampa musicale richiede quindi la William Barley, Thomas Snodham)
conoscenza dettagliata del processo [3]; ad Avignone dal 1532 (Jean de
che ha permesso a quest’ultima di Channey); a Francoforte sul Meno
essere fruita. dal 1532 (Christian Egenolff) [4]; a
Lione dal 1532 ( Jacques Moderne,
Robert Granjon, Godefroy Beringen)
GLI STAMPATORI MUSICALI [5]; a Roma dal 1533 (Valerio Dori-
E LA LORO ATTIVIT¸ COMMERCIALE co, Antonio Blado, Antonio Barré,
Alessandro Gardano, Simone Vero-
Non appena la stampa musicale emer- vio, Niccolo Mutij, Bartolomeo Za-
se dal cosiddetto “periodo degli in- netti, Luca Antonio Soldi, Giovanni
cunaboli” (le edizioni di Ottaviano Battista Robletti, Andrea e Girolamo
Petrucci, Andrea Antico e altri, già di- Fei, Paolo Masotti) [6]; a Norimber-
scusse da Stanley Boorman), si diffuse ga dal 1534 (Hieronymous Form-

2] Cfr. F. Lesure, G. Thibault, Bibliographie des technische Studie zur Musikpublikation, Inter-
éditions musicales publiées par Nicolas Du Chemin nationale Vereinigung der Musikbibliotheken-
(1549-1576), in «Annales musicologiques» I (1953), Internationale Gesellschaft für Musikwissen-
pp. 269-373; IV (1956), pp. 251-253; VI (1958- schaft, Kassel 1970.
1963), pp. 403-406; F. Lesure, G. Thibault, Bi- 5] Cfr. S.F. Pogue, Jacques Moderne: Lyons Music
bliographie des éditions d’Adrian Le Roy et Robert Printer of the Sixteenth Century, Droz, Genève 1969;
Ballard, Heugel, Paris 1955 (supplemento in «Re- L. Guillo, Les éditions musicales de la Renaissance lyon-
vue de musicologie» XL (1957), pp. 166-172); D. naise, Klincksieck, Paris 1991.
Heartz, Pierre Attaingnant, Royal Printer of Music: 6] Cfr. S.G. Cusick, Valerio Dorico: Music Prin-
a Historical Study and Bibliographical Catalogue, ter in Sixteenth-Century Rome, Studies in Musi-
University of California Press, Berkeley and Los cology, 43, Ann Arbor 1981; M. Buja, Antonio
Angeles 1969. Barré and Music Printing in Mid-Sixteenth-Century
3] Cfr. D.W. Krummel, English Music Printing, Italy, Ph.D diss., University of North Carolina
1553-1700, Bibliographical Society, Londra 1975; at Chapel Hill 1996.
C.W. Holman, John Day’s ‘Certaine Notes’ (1560- 7] Cfr. P. Cohen, Musikdruck und -Drucker zu Nürn-
65), Ph.D. diss., University of Kansas 1991; J.L. berg im sechzehnten Jahrhundert; mit einem Verzeichnis
Smith, Thomas East and Music Publishing in Re- der in Nürnberg im 16. Jahrhundert erschienenen No-
naissance England, Oxford University Press, New ten und Musikbücher, Buch- und Akzidenzdruckerei
York 2003. Höfer & Limmert, Nuremberg 1927; S. Jackson, Berg
4] Cfr. E.-L. Berz, Die Notendrucker und ihre and Neuber: Music Printers in Sixteenth-Century Nu-
Verleger in Frankfurt am Main von den Anfän- remberg, Ph.D. diss., The City University of New York
gen bis etwa 1630: eine bibliographische und druk- 1997.
140 tim carter

schneider, Johann Berg e Ulrich Neu- Rhau, Johann Schwertel, Matthäus


ber, Dietrich Gerlach, Paul Kauff- Welak); ad Anversa dal 1540 (Wil-
mann) [7]; a Valencia dal 1536 (F. lem van Vissenaecken, Tylman Susa-
Diaz); a Napoli dal 1537 (Joannes de to, Jean de Laet e Hubert Waelrant,
Colonia, Giovanni Antonio de Ca- Christophe Plantin, Pierre Phalèse
neto, Matteo Cancer, Giovanni Gia- [II]) [11]; ad Augsburg dal 1540 (Mel-
como Carlino, Costantino Vitale, chior Kriesstein, Philipp Ulhart) [12];
Giovan Battista Sottile, Giovan Bat- a Lovanio dal 1545 (Pierre Phalèse [I]
tista Gargano) [8]; a Ferrara dal 1538 poi in società con Jean Bellère ad An-
( Johannes de Buglhat e Antonio Hu- versa) [13].
cher, Vittorio Baldini) [9]; a Venezia Durante la seconda metà del seco-
dal 1538 (Antonio Gardano, Girola- lo la stampa musicale in Italia si dif-
mo Scotto, Francesco Rampazetto, fuse sia verso capitali del calibro di
Claudio Merulo, Angelo Gardano, Firenze e Milano, sia verso città piú
Ricciardo Amadino, Giacomo Vin- piccole come Brescia, Perugia e Ve-
centi, Alessandro Raverio, Bartolo- rona [14]. Altrove, a nord delle Al-
meo Magni, Alessandro Vincenti) pi, c’erano stampatori (solo per ci-
[10]; a Wittenberg dal 1538 (Georg tare le città piú importanti) a Berna,

8] Cfr. A. Pompilio, “Editoria musicale a Na- diss., University of Kentucky 1978; L. Voet, J.
poli e in Italia nel Cinque-Seicento”, in L. Bian- Voet-Grisolle, The Plantin Press (1555-1589):
coni, R. Bossa (a c. di), Musica e cultura a Na- a Bibliography, Van Hoeve, Amsterdam 1980-
poli dal XV al XIX secolo, Olschki, Firenze 1983, 1983; R. Lee Weaver, A Descriptive Catalog of
pp. 79-102; K.A. Larson, A. Pompilio, “Le edi- the Music Printed by Hubert Waelrant and Jan de
zioni musicali napoletane”, ivi, pp. 103-139. Laet, Harmonie Park Press, Warren 1994; Idem,
9] Cfr. F. Dennis, Music and Print: Book Pro- Waelrant and Laet, Music Publishers in Antwerp’s
duction and Consumption in Ferrara, 1538-1598, Golden Age, Harmonie Park Press, Warren 1995;
Ph.D. diss., University of Cambridge 2002. Music Printing in Antwerp and Europe in the 16th
10] Cfr. M.S. Lewis, Antonio Gardano, Vene- Century: Antwerp 1995, in «Yearbook of the Ala-
tian Music Printer 1538-1569: a Descriptive Bi- mire Foundation» II (1997), pp. 169-510.
bliography and Historical Study, Garland, New 12] Cfr. Th. Röder, “Innovation and Mi-
York - London 1988; R. Edwards, Claudio Me- sfortune: Augsburg Music Printing in the Fir-
rulo: Servant of the State and Musical Entrepren- st Half of the 16th Century”, in Music Printing
eur in Later Sixteenth-Century Venice, Ph.D. diss., in Antwerp and Europe in the 16th Century…,
Princeton University 1990; R.J. Agee, The Gar- cit., pp. 465-477.
dano Music Printing Firms, 1569-1611, Uni- 13] Cfr. H. Vanhulst, Catalogue des éditions
versity of Rochester Press, Rochester 1998; J.A. de musique publiées à Louvain par Pierre Phalè-
Bernstein, Music Printing in Renaissance Venice: se et ses fils, 1545-1578, in «Académie de Belgi-
the Scotto Press, 1539-72, Oxford University que: Memoires de la classe des Beaux-Arts», col-
Press, New York 1998. lection in-8°, 2e série, 16/2, Bruxelles 1990.
11] Cfr. L.Voet, The Golden Compasses: a His - 14] Cfr. M. Donà, La stampa musicale a Mi-
tory and Evaluation of the Printing and Publish - lano fino all’anno 1700, Olschki, Firenze 1961;
ing Activities of the Officina Plantiniana at Antwerp, N. Guidobaldi, Music Publishing in Sixteenth-
Van Gendt & Schram, Amsterdam - New York and Seventeenth-Century Umbria, in «Early Mu-
1969-1972; S. Bain, Music Printing in the Low sic History» VIII (1988), pp. 1-35; T. Carter,
Countries in the Sixteenth Century, Ph.D. diss., Music-Printing in Late Sixteenth- and Early Se-
University of Cambridge 1974; K. Forney, Tiel- venteenth-Century Florence: Giorgio Marescotti,
man Susato, Sixteenth-Century Music Printer: an Cristofano Marescotti and Zanobi Pignoni, in
Archival and Typographical Investigation, Ph.D. «Early Music History» IX (1989), pp. 27-72.
l’editoria musicale tra cinque e seicento 141

Breslau, Erfurt, Dresda, Francofor- mente alla musica, benché molti de-
te sull’Oder, Amburgo, Königsberg, cidessero di specializzarvisi, occu-
Lipsia, Mühlhausen, Monaco (dove pando un mercato di nicchia com-
la tipografia di Adam Berg produs- pletato da altri materiali speciali che
se belle stampe dal 1566 al 1626), potevano servire per reperire parti-
Strasburgo [15], Cracovia e Praga, e colari “ingredienti” della tipografia
nella penisola iberica, mentre Hen- (testi non vernacolari, libri liturgici
rik Waldkirch operò a Copenhagen ecc.). Gli affari tendevano a restare
nel primo terzo del Seicento [16]. Gli a gestione familiare (seguendo un
stampatori musicali seguivano le ten- modello comune agli stampatori ge-
denze generiche del mercato libra- nerici), passando di padre in figlio o
rio, che gravitava attorno ai piú gran- figliastro (Bartolomeo Magni era il
di centri civici, ecclesiastici o mer- figliastro di Angelo Gardano); di ra-
cantili, dove i lavori potevano esse- do anche una moglie o una sorella
re resi presto disponibili (non da ul- potevano prendere le redini dell’at-
timo, per gli affari lucrosi prospet- tività, come Catharina Gerlach a No-
tati dalle stampe governative, prin- rimberga (moglie di Johann Berg e
cipesche o dai decreti ecclesiastici e poi di Dietrich Gerlach, che passò
da altri simili documenti), e con fa- alla stampa dopo la morte del mari-
cile accesso alle vie mercantili. Da to nel 1575 e fino al suo ritiro nel
un lato Venezia, dall’altro Anversa, 1591, dopodiché passò a Paul Kauff-
dominavano l’Europa, e non è una mann, figlio maggiore di Berg). I fon-
sorpresa che anche la stampa musi- datori di nuove stamperie spesso ave-
cale si sia fortemente stabilita pro- vano servito come apprendisti a va-
prio in queste due città. ri livelli presso botteghe già avviate
Alcuni stampatori erano piú o me- (come Riccardo Amadino a Venezia,
no associati a casati reali o ducali (At- che pare essersi formato presso Scot-
taingnant e poi il marchio Le Roy & to).
Ballard a Parigi; Vittorio Baldini a Tutto ciò creava complesse rela-
Ferrara), che in pratica garantivano zioni che si possono parzialmente
loro il monopolio. Nei piú grandi tracciare grazie ai documenti legali
centri commerciali, tuttavia, gli stam- e alla trasmissione di strumentazio-
patori tendevano a essere indipen- ni (inclusi gli stessi caratteri tipo-
denti. Pochi si dedicavano intera- grafici, di solito facilmente identifi-

15] Cfr. A. Pfister, “Von frühsten Musik- sikgeschichte Nordeuropas: Kurt Gudewill zum
druck in der Schweiz”, in K. Schwarber (a c. 65. Geburtstag, Möseler, Wolfenbüttel 1978,
di), Festschrift Gustav Binz, Schwabe & Co., pp. 255-270; Cfr. J.M. Madurell, La imprenta
Basel 1935, pp. 160-178; W. Young, Music musical en España: documentos para su estudio,
Printing in Sixteenth-Century Strasbourg, in in «Anuario musical» VIII (1953), pp. 230-236.
«Renaissance Quarterly» XXIV (1971), pp. 486- 16] Cfr. Å. Davidsson, Danskt musiktryck in-
501; H. Hüschen, “Hamburger Musikdrucker till 1700-talets mitt/Dänischer Musikdruck bis
und Musikverleger im 16. und 17. Jahrhun- zur Mitte des 18. Jahrhunderts, in «Studia mu-
dert”, in U. Haensel (a c. di), Beiträge zur Mu- sicologica upsaliensia» VII (1962).
142 tim carter

cabili, e il materiale di copyright). ra ai costi e ai profitti, condividen-


Gli stampatori che solo raramente done gli accordi. Questi stessi com-
facevano libri di musica prendeva- positori, d’altro canto, usavano i pro-
no in prestito ciò che serviva loro da pri fondi per la stampa, oppure cer-
botteghe avviate, oppure contratta- cavano di guadagnare (per esempio
vano un “subappalto” che poi resta- da un committente, spesso dedica-
va sotto silenzio. Una situazione del tario del volume) per poterlo fare.
tutto simile capitava tra i librai che Se uno stampatore firmava una de-
negoziavano coi compositori e con- dica, o la stampa era in qualche mi-
trattavano le stampe. Ciò creava un sura antologica, possiamo essere ab-
complesso meccanismo di produ- bastanza certi che egli stesso avesse
zione che non sempre è visibile at- preso parte all’investimento come
traverso gli esemplari stessi. Per esem- editore, ma in assenza di contratti
pio, nel Cinquecento (proprio co- sopravvissuti tra compositori e stam-
me oggi) c’era una distinzione fon- patori (e di questi anni ne restano
damentale tra la stampa e la pub- ben pochi), bisogna essere molto
blicazione. Lo stampatore era re- cauti nel definire le reciproche re-
sponsabile della tipografia di un’e- sponsabilità.
dizione, della sua produzione e del- La stampa musicale necessita di
la tiratura. L’editore commissiona- una serie di attrezzature specializ-
va e riceveva queste copie, distri- zate (soprattutto i caratteri), di abi-
buendole poi sul mercato. Uno stam- lità specifiche per la copiatura (la
patore poteva agire da editore (o co- preparazione del manoscritto mu-
editore), ma l’editore poteva essere sicale – lo Stichvorlage – destinato
a sua volta un compositore (spe- alla tipografia) e per la stessa tipo-
cialmente nel caso delle edizioni “di grafia. Alcuni stampatori, pubbli-
vanità”), un libraio o una terza par- cando anche proprie composizioni
te in causa. Quindi, benché lo stam- (per esempio Antonio Gardano,
patore s’identificasse sul frontespi- Adrien Le Roy, Girolamo Scotto,
zio o sul colophon dell’edizione, i Tylman Susato), mostravano di ave-
suoi interessi finanziari o di altro ge- re competenze musicali. È difficile
nere inerenti alla determinata edi- immaginare un tipografo musical-
zione potevano variare a seconda che mente analfabeta produrre un testo
il suo lavoro fosse di semplice com- accurato, nonostante, in teoria, sia
missione o teso al profitto. Per con- possibile lavorare solo “a vista”. Al
tro, nonostante alcuni compositori contrario, è poco probabile che un
fossero pagati dagli stampatori (o tipografo (distinto da chi redigeva
dagli editori) per la loro musica la copia) normalmente prendesse
– come notava Whythorne – erano decisioni importanti o correggesse
ancora di piú quelli che pagavano errori dello Stichvorlage, anche a cau-
uno stampatore per il suo servizio o sa della rapidità con cui doveva la-
che partecipavano in qualche misu- vorare. Ecco perché la qualità di
l’editoria musicale tra cinque e seicento 143

un’edizione non dipendeva dalla so- peria anche a distanza [18] e non è
la curatela editoriale della bottega detto che chiunque “firmasse” una
(variabile in base agli investimenti dedica dal luogo di pubblicazione fos-
dello stampatore nell’economia del- se proprio lí a vederne il risultato.
l’intero processo), questa era piut- Spesso, per motivi commerciali, gli
tosto determinata dalla natura del- stampatori e i compositori formava-
la fonte inizialmente sottoposta al- no strette alleanze. Orlando di Lasso
la stampa. (1532-1594), per esempio, autore
Pochi compositori diventarono stam- assai prolifico e grande viaggiatore,
patori-editori in piena regola (pur non avvantaggiò le attività di stampa ad
occupandosi della tipografia): si pos- Anversa (con Tylman Susato), a Pa-
sono citare Claudio Merulo (Claudio rigi (dove era amico di Adrien Le
da Correggio) a Venezia e Thomas Roy), a Venezia (in parte grazie ai
Tallis, William Byrd e Thomas Morley suoi allievi, tra cui i Gabrieli) e a Mo-
a Londra [17]. Altri stampatori en- naco (con Adam Berg). Similmen-
trarono in simili strette relazioni coi te, lo stampatore veneziano Giaco-
compositori: per esempio Attaingnant mo Vincenti sembra aver tratto gros-
a Parigi con Claude Gervaise, Anto- si profitti dalle multiple edizioni dei
nio Gardano a Venezia con Adriano concerti ecclesiastici di Lodovico Gros-
Willaert, Jiří Černy a Praga con Ja- si da Viadana all’inizio del Seicento.
chobus Handl, Plantin ad Anversa Sia gli stampatori sia gli editori idea-
con Séverin Cornet, e Pierre Phalèse rono ulteriori strumenti per incre-
[II] sempre ad Anversa con Peter Phi- mentare la diffusione dei loro “artico-
lips. Costoro non solo pubblicavano li”. Lo fecero tramite la pubblicità (per
coi rispettivi stampatori ma fungeva- esempio sotto forma di cataloghi e
no anche da consulenti editoriali e frontespizi). L’ultimo espediente spes-
forse correttori di bozze. In certi ca- so enfatizzava la qualità del materiale
si, tuttavia, c’era una chiara divisione in questione e l’accuratezza della sua
delle mansioni. I compositori pote- presentazione. I cataloghi degli stam-
vano condurre i loro affari con la stam- patori e dei librai, a questo proposito,

17] Nel 1575, per esempio, Tallis e Byrd in- ma il manoscritto scomparve (Galilei ne diede
sieme ottennero l’autorizzazione a stampare e la colpa al suo rivale Gioseffo Zarlino), costrin-
importare musica e la esercitarono con una cer- gendolo a ricostruire il testo a memoria e a pub-
ta esclusività, nonostante ciò non gli abbia val- blicarlo a Firenze.
so grandi profitti, ironia della sorte, se non nel 19] Cfr. D.W. Krummel, “Venetian Baroque
caso della stampa di carta rigata manoscritta. Cfr. Music in a London Bookshop: the Robert Mar-
I. Fenlon, J. Milsom, “Ruled Paper Imprinted”: tin Catalogues, 1633-50”, in O.W. Neighbour
Music Paper and Patents in Sixteenth-Century En- (a c. di), Music and Bibliography: Essays in Ho-
gland, in «Journal of the American Musicologi- nour of Alec Hyatt King, Saur, New York 1980,
cal Society» XXXVII (1984), pp. 139-163. pp. 1-27; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvi-
18] Per esempio Vincenzo Galilei diceva di si degli editori e librai musicali italiani dal 1591
aver mandato per posta il suo Dialogo della mu- al 1798, Olschki, Firenze 1984; H. Vanhulst (a
sica antica, et della moderna (Giorgio Marescotti, c. di), The ‘Catalogus librorum musicorum’ of Jan
Firenze 1581) perché fosse stampato a Venezia, Evertsen van Doorn (Utrecht 1639), HES, Utre-
144 tim carter

meritano un attento studio per capi- mario), e di una rete di librai affiliati.
re quale fosse il concetto vigente di In un’epoca in cui il commercio li-
mercato e quali le mode del momen- brario veniva sempre piú sottoposto
to [19]. Gli stampatori, fra l’altro, do- allo scrutinio esterno della censura
vevano proteggere i loro investimenti ecclesiastica e civica, la stampa mu-
per mezzo di privilegi e patenti per cia- sicale si rivelò un’impresa relativa-
scuna tipologia di libro, per i singoli mente sicura. I libri di musica sotto-
titoli e, in certi casi, anche per le in- stavano alla medesima censura e, al-
novazioni tecnologiche. Dovevano poi meno in teoria, necessitavano della
reclutare i compositori e ciò, a quan- licenza ecclesiastica da parte dell’In-
to pare, spesso avveniva tramite con- quisizione o di suoi delegati (da qui
versazioni orali o contatti con perso- deriva la dicitura «con licenza de’ Su-
nalità importanti [20]. Alcune stam- periori»): alcuni stampatori, per esem-
pe si rivolgevano al soddisfacimento pio, si preoccupavano di spiegare che
di piccole fasce di mercato, come ac- la presenza in testi madrigaleschi di
cadde con Girolamo Scotto e la can- parole come «amore» o «bellezza di-
zona villanesca alla napolitana, o con vina» non andava contro i principi
Claudio Merulo e le sue pubblicazio- della fede. Ma l’Inquisizione aveva a
ni di musica per tastiera nei tardi an- che fare con problemi piú importanti,
ni Sessanta del Cinquecento, oppure come il controllo delle opere degli
ancora con l’attenzione di Giacomo autori classici, dei testi scientifici e,
Vincenti verso i nuovi stili monodici ovviamente, del materiale che soste-
e verso i mottetti e i madrigali con- neva le tesi protestanti e le altre ere-
certati. Altre, specialmente in Ger- sie. In zone non cattoliche le pres-
mania (ma anche quelle di John Day sioni furono uguali e contrarie, ben-
a Londra), furono ideate quasi intera- ché in genere piú lassiste [21].
mente per soddisfare la domanda, ra-
pidamente crescente, di collezioni di
salmi e inni protestanti. Ma le piú gran- TECNOLOGIE DI STAMPA
di stamperie musicali dovevano anche
mantenere un campionario abbastan-
20] Il compositore mantovano Giovanni Gia-
za vasto e differenziato sia per genere como Gastoldi, per esempio, pare abbia solle-
(sacro e profano), sia per livello di abi- citato vari colleghi ad associarsi con la stampe-
lità (dal principiante al provetto), ol- ria di Ricciardo Amadino a Venezia. Cfr. i com-
menti nella mia recensione a D. Harrán, Sala-
tre a coltivare il proprio pubblico con mone Rossi: Jewish Musician in Renaissance Man-
manualetti di rudimenti di teoria e tua (Oxford, 1999), in «Journal of the Royal
pratica e con versioni semplificate de- Musical Association» CXXV (2000), pp. 299-
306.
gli “standard” del repertorio. Inoltre 21] Il compositore inglese William Byrd, ben
dovevano assicurarsi un’efficiente re- noto per la sua abiura, fu in grado di stampare
te di distribuzione nelle aree d’inte- mottetti con testi latini sfacciatamente “cattoli-
ci”, ma solo nel caso delle sue tre messe, tuttavia,
resse, agendo per mezzo delle fiere li- dovette ricorrere a sotterfugi (edizioni senza fron-
brarie (Francoforte ne è l’esempio pri- tespizio, data o indicazione dello stampatore).
l’editoria musicale tra cinque e seicento 145

Una delle ragioni della forte espan- essere piú semplici da creare per la
sione della musica a stampa nel se- non necessità delle note musicali, an-
condo quarto del Cinquecento fu la che se piú difficili da mettere insie-
tecnologia: in particolare, per la mu- me. Alcuni tipi di caratteri musica-
sica, l’adozione dei caratteri mobili li potevano avere multipli scopi a se-
di stampa a singola impressione. Il conda di dove venivano usati (una
triplo o doppio processo di Petruc- semiminima nel quarto spazio su un
ci o il metodo ligneo di Antico era- rigo di cinque linee poteva venire in-
no assai dispendiosi in termini di vertita nel primo spazio del rigo e,
tempo e abilità specialistiche (oltre naturalmente rappresentava una dif-
a dare adito a costosi errori). Nel- ferente altezza a seconda della chia-
l’impressione singola di musica a ve iniziale). Gli esemplari di tipo-
stampa, invece, le pagine musicali grafia erano assemblati a specchio
venivano assemblate in una sola vol- (da destra a sinistra) e uniti in una
ta, praticamente come si faceva per forma: la pagina veniva assicurata a
le pagine di testo ordinario. I carat- una solida cornice di metallo (la gri-
teri musicali venivano creati come glia) per mezzo di cornici interne in
avveniva per le fusioni dei caratteri legno regolabili (“furniture”) e cunei
letterari – i punzoni, per esempio, (“quoins”) o, in certi casi, da un mec-
erano prima tagliati e poi usati per canismo tramite dado ad alette.
impressionare serie di matrici (stam- La forma veniva inserita nella stam-
pi), attraverso le quali veniva colato patrice dalla quale si estraevano fo-
lo stesso carattere – benché il design gli per la correzione delle bozze, ri-
e il taglio di questi punzoni fosse piú portando poi ogni necessaria corre-
complesso. Il carattere musicale (“font”, zione nella forma corretta. Ulterio-
cioè la serie completa di caratteri re- ri correzioni potevano avvenire du-
lativi a un insieme di matrici) com- rante la stampa stessa (da qui il ter-
prendeva numerosi esemplari (ca- mine di “correzione stop-press”). Il
ratteri singoli) e ciascuno rappre- primo esempio noto di stampa mu-
sentava una nota (distinta per posi- sicale a singola impressione è un fo-
zione e valore ritmico sul rigo) col lio isolato stampato da John Rastell
suo completo segmento di rigo (in a Londra verso il 1523 o poco pri-
alcuni casi si usava un segmento par- ma, benché il processo fosse già sta-
ziale di rigo, dando adito al cosiddet - to adottato consistentemente da Pier-
to “nested-type” o “bonded-type”); re Attaingnant a Parigi nel 1528.
ne esistevano di ulteriori per le chia- Il numero di pagine stampate a par-
vi, le armature, i segni mensurali, le tire da una singola forma dipendeva
righe vuote ecc., oltre a quelli con- dal formato del libro: due per l’in fo-
venzionali per le lettere di testo. I ca- lio, quattro per l’in quarto, otto per
ratteri per le intavolature a singola l’in octavo ecc. Ciascun foglio passa-
impressione funzionavano con ana- va sotto la stampatrice due volte (sot-
loghi principi, benché tendessero a to due differenti forme), la prima per
146 tim carter

Fig.1:Primus liber cum quinque vocibus…Mottetti del frutto, Antonio Gardano, Venezia 1538; - Al
tus, p. 24 [tratto da Mary S.Antonio Lewis,Gardano, Venetian Music Printer 1538-1569: a Descripti-
ve Bibliography and Historical Study, vol.
I, Garland, New York - London 1988, figura 28- (l origi
nale conservato presso la British Library di Londra)]. Una delle pi antiche stampe
Antonio Gardano, ottimo esempio di tecnica a singola impressione. Si notino -le due let
pitali decorative provenienti da blocchi differenti.

il fronte e la seconda per il retro; que- portata da indicazioni (Ai, Aii, Bi,
sto foglio formava poi il fascicolo Bii ecc.), numeri di pagina e altri se-
(quattro pagine per il folio, otto per gni di sequenza in cima o a piè di pa-
il quarto, sedici per l’ottavo) che ve- gina. Posto che un lato del foglio con-
niva piegato e tagliato prima di met- teneva piú di una pagina a stampa
tere insieme il libro e rilegarlo se- (tranne nei casi di formato in folio
condo le preferenze: ciò avveniva sia massimo), ogni elemento tipografi-
presso lo stampatore sia, piú spesso, co importante della pagina non po-
presso il libraio. Per assicurarsi che teva essere usato altrove nella pagi-
le pagine andassero nel giusto senso na stessa né usato altrove sullo stes-
recto/verso dei fascicoli era necessa- so lato del foglio. Ciò è solitamente
ria una regolare successione presta- piú appariscente nel caso delle lette-
bilita sul fronte e sul retro del foglio re capitali decorative, spesso con bloc-
stampato; la seguente collazione (cioè chi di legno o fuse a parte [FIG.1].
la corretta impaginazione, il taglio e Si consideri, per esempio, un for-
la sequenza dei fascicoli) era sup- mato in quarto con un brano musi-
l’editoria musicale tra cinque e seicento 147

cale per pagina (eventualità norma- ne, anche se il frontespizio porta di-
le): il fronte del foglio (secondo una citure come «nuovamente ristampa-
regolare successione prestabilita) po- ta» ecc.: ogni seconda o successiva
teva contenere la prima, quarta, quin- edizione andava ricostruita da capo,
ta e ottava pagina del fascicolo. Se uno quindi si trattava – tipograficamen-
dei testi del brano iniziava con la stes- te e bibliograficamente – di qualco-
sa lettera di un altro, erano necessa- sa di diverso da ogni edizione prece-
rie due differenti lettere capitali deco- dente, anche se il tentativo di pre-
rative. Per evitare il vuoto visuale che servarne l’aspetto e l’impostazione
ne seguiva, gli stampatori (o i loro re- era stato fatto. L’unica eccezione è nel
dattori) potevano provare a evitare si- caso di “finte” ristampe, per esem-
mili duplicati; ciò, a volte, può spie- pio, dove pagine stampate in fronte-
gare le apparenti incoerenze nella suc- retro di un’edizione precedente era-
cessione dei brani in una data edizio- no collazionate con un nuovo fron-
ne (per esempio in base al modo). tespizio, come tentativo, da parte del-
Una volta che il numero di pagine lo stampatore o dell’editore, di svuo-
prestabilito veniva stampato dalla for- tare il vecchio magazzino o di dare
ma, da questa veniva pulito l’inchio- l’impressione che un determinato ti-
stro, quindi la si apriva e i caratteri tolo fosse piú richiesto di quanto in
venivano riposti nei loro contenito- realtà non lo era.
ri (raggruppati per tipologia). A se- Non si poteva neppure garantire
conda del numero di stampe di una che ogni singola (superstite) copia di
bottega, e anche del numero di ad- una singola edizione fosse identica:
detti ai lavori, le forme potevano es- ciò, benché sia un luogo comune, è
sere preparate in anticipo e i fogli con- errato [22]. Le interruzioni in fase di
divisi tra i tipografi e le presse (cioè stampa per le correzioni “stop press”
il fronte di un foglio poteva essere stimolavano, ma non necessitavano
stampato dalla “pressa 1” e il retro lo scarto delle pagine già stampate e,
dalla “pressa 2”, mentre la 1 si pre- prima che i fogli venissero messi in-
parava a stampare il fronte del foglio sieme, potevano non restare nell’or-
successivo). Alcuni elementi tipo- dine di stampa prestabilito. Spesso,
grafici (come apici, pedici e lettere ciascun foglio di una data edizione
capitali) potevano restare sulla forma esisteva in differenti stadi (“state”) di
mentre il resto veniva ricollocato per stampa (ogni correzione “stop press”
un altro foglio (da qui il termine “stan- dava inizio a un nuovo stadio), e i
ding type”). Ma le forme chiuse non diversi stadi venivano distribuiti va-
venivano conservate a lungo. Dun- riamente tra le copie sopravvissute.
que non esistono “ristampe” in sen- Il bibliografo piú coscienzioso do-
so stretto tramite singola impressio- vrebbe comparare ogni singola co-

22] Cfr. J. Milsom, Tallis, Byrd and the “Incorrected” sic Printed from Movable Type, in «Music & Letters»
Copy: Some Cautionary Notes for Editors of Early Mu- LXXVII (1996), pp. 348-367.
148 tim carter

pia esistente dell’edizione di un li- modo da includere i valori piú bre-


bro anche se il premio per una simi- vi), benché alcuni gambi di nota
le preoccupazione è spesso minore (d’aiuto per la visualizzazione di due
degli sforzi sostenuti per ottenerlo. o piú note sopra una data sillaba di
Il fatto che la musica venisse stam- testo o all’interno di un’unità metri-
pata in formato di libro parte (quin- ca) fossero possibili collegando i ca-
di, per una collezione di brani a cin- ratteri con dei nodi oppure creando
que voci, in cinque libri parte) riflet- caratteri speciali. Queste difficoltà
teva non solo le necessità dell’esecu- rendevano necessario un diverso stru-
zione, ma anche il tipo di tecnologia mento di stampa. L’impressione su
adoperata: nella stampa a singola im- lastre di rame, originariamente svi-
pressione era difficile ottenere il pre- luppata per il fiorente mercato del-
ciso allineamento verticale tipico del- le mappe e delle riproduzioni di ope-
le partiture, e i formati di partitura re d’arte, apparve sporadicamente
ridotta erano limitati dalle difficoltà nel Cinquecento (l’esempio piú an-
tecniche (fatto salvo l’uso di caratte- tico è l’Intabolatura da leuto di Fran-
ri specificamente fusi) che incorre- cesco da Milano pubblicata prima
vano se si volevano ottenere due o del 1536) ma fu usata con una cer-
piú note sovraimpresse su un singo- ta regolarità (sia nella musica vocale
lo rigo, cosa che creò particolari pro- che strumentale) a metà anni Ot-
blemi alla stampa della musica per tanta da Simone Verovio a Roma e
tastiera. Piú tardi, alcune partiture poi da Nicolò Borboni [23]; anche
furono stampate per motivi di stu- lo stampatore William Hole fece al-
dio – l’esempio piú antico è Tutti i cuni raffinati lavori in Inghilterra,
madrigali di Cipriano di Rore a quat- tra cui la raccolta Parthenia, or The
tro voci (Angelo Gardano, Venezia Maydenhead of the First Musicke that
1577) – ma si tratta comunque di ec- Ever was Printed for the Virginalls (G.
cezioni. Un libro di musica non po- Lowe, London 1613). L’impressio-
teva essere letto “in silenzio” come ne permetteva di stampare pagine
un libro normale: la sua lettura prin- manoscritte (nonostante in seguito
cipale avveniva con l’esecuzione. Ciò furono anche usati punzoni), oltre
aveva profonde conseguenze sull’ac- che le altre caratteristiche scrittorie
quisto e sull’uso della musica a stam- dei manoscritti [FIG.2]; fra l’altro met-
pa dell’epoca, oltre che sulla conce- teva gli stampatori nella condizione
zione e il giudizio di “opera” musi- di evitare le restrizioni dovute ai mo-
cale da parte dei suoi consumatori. nopoli sui caratteri tipografici. La si
Verso la fine del Cinquecento si fe- adoperava per partiture ridotte e per
cero dei tentativi per ovviare ai limiti la musica per tastiera. Oltre al fatto
delle stampe a singola impressione.
La tendenza verso l’ornamentazione
23] A. Morelli, Nuovi documenti Frescobaldiani: i
virtuosistica richiese un’espansione contratti per l’edizione del Primo libro di toccate, in «Stu-
dei caratteri musicali consueti (in di musicali» XVII (1988), pp. 255-263.
l’editoria musicale tra cinque e seicento 149

Madrigali…per cantare, et sonare a uno, doi, e tre soprani, Simone Ve


Fig.2:Luzzasco Luzzaschi, -
rovio, Roma 1601, p. 16 [ed. in facsimile a c. di E. Durante, SPES,A.Firenze 1980]. La
Martelotti,
partitura per due soprani e accompagnamento di clavicembalo. L impressione- permette l e
fettiva riproduzione del manoscritto; si raffigurano le note di pi breve valore, - le alte
te multiple su un singolo pentagramma con molta pi efficacia di quanto non -permetta la s
pa a singola impressione, oltre al fatto che si ottiene un migliore allineamento - vertical
via, come spesso accade in manoscritti coevi, il preciso allineamento delle -stanghette di
150 tim carter

che permettevano maggior com- di John Dowland) [25], benché an-


plessità notazionale, le lastre incise che 200 appaia in alcuni contratti e
potevano anche essere conservate per sembri una media piú probabile. Una
ristampe con o senza successivi emen- bassa tiratura difficilmente si rivela-
damenti. Ma nonostante fosse mol- va vantaggiosa (ponendo che lo stam-
to piú funzionale della stampa a sin- patore o l’editore si preoccupassero
gola impressione, rimase per lo piú dei costi), ma il fatto che la mano-
come una soluzione di lusso e non dopera era economica mentre la car-
adottata largamente. ta era assai costosa indica che spesso
Possediamo poche testimonianze era piú economico stampare di me-
normative circa le tirature di questo no, soddisfacendo eventuali domande
periodo, benché in generale sembra successive con una seconda edizio-
siano state inferiori per i libri di mu- ne. Era antieconomico per gli stam-
sica piuttosto che per i libri non mu- patori (cosí come per gli editori o i
sicali, dove andavano dalle 150 alle librai) conservare sui propri scaffali
3000 copie, con il numero di 1250 un inventario invenduto, nonostan-
considerato come un’auspicabile nor- te sia chiaro (dalle lagnanze degli
ma almeno dalla stamperia di Plan- stampatori, librai ecc.) che ciò acca-
tin ad Anversa [24]. Nel caso della deva spesso. La longevità delle stam-
musica, 500 è considerato dagli stu- pe nei cataloghi degli editori e dei li-
diosi come un numero normale, ben- brai è piú un segno di giacenze in-
ché sopravvivano documenti con- vendute che un indice di domanda,
trattuali validi per una tiratura di ap- anche se alcuni cataloghi hanno in-
pena 12 copie di un libro contenen- cluso le “vecchie” stampe non tanto
te cinque messe di Jacobus de Kerle per venderle quanto per fare il pun-
sempre per i tipi di Plantin nel 1589 to su una completa e consolidata “li-
– evidentemente una straordinaria sta” da poter esporre come garanzia
eccezione, come lo stampatore stes- della propria reputazione. Per que-
so notò con un certo disappunto – sto motivo, la relazione tra la do-
e per una tiratura di addirittura 1500 manda e le aspettative di sopravvi-
copie per le Chansons nouvelles…à venza dell’epoca è complessa, di-
quatre parties di Barthélemy Beau- pendendo anche da dove le copie so-
laigue (Robert Granjon, Lyon 1559), no sopravvissute e da che genere di
e poco piú di 1.000 (il Second Booke utilizzo le fonti storiche ce ne sug-
of Ayres [Thomas East, London 1602] geriscono (in base alla presenza, in
queste stampe, di correzioni, anno-
tazioni esecutive, segni di usura): al-
24] Cfr. M.S. Lewis, Antonio Gardano…, cit.,
vol. I, pp. 87-88; R.J. Agee, The Gardano Mu-
cune delle copie meglio preservate
sic Printing Firms…, cit., p. 41 (e nota 27). erano, forse, le meno usate e quindi
25] Per questo e altri esempi cfr. R.J. Agee, A quelle che conservavano musica me-
Venetian Music Printing Contract and Edition
Size in the Sixteenth Century, in «Studi musica-
no popolare di altra che invece cir-
li» XV (1986), pp. 59-65. colava su materiali ora perduti, poi-
l’editoria musicale tra cinque e seicento 151

ché non venivano usati solo come sere piú facili visto che la prima fun-
copie “d’archivio”. geva da modello, a patto che il cor-
All’apice (dagli anni Ottanta del po dei caratteri, l’impostazione e il
Cinquecento agli anni Venti del Sei- formato della carta fossero gli stessi.
cento), la produzione complessiva Ogni osservazione su una deter-
degli stampatori musicali italiani am- minata stampa ne invoca altre sulla
montava a oltre ottanta edizioni al- sua Stichvorlage (la fonte tipografa-
l’anno, unendo nuove stampe a se- ta). Gli Stichvorlagen manoscritti so-
conde o successive edizioni, ed edi- no in gran parte perduti, benché le
zioni monografiche ad antologie. La loro tracce si possano trovare nel pro-
velocità con cui una bottega di stam- dotto stampato, il cui contenuto e la
patore poteva operare dipendeva dal cui struttura erano largamente pre-
numero di torchi di cui disponeva determinati; attraverso queste trac-
(Gardano e Scotto a Venezia ne ave- ce si può tentare una ricostruzione
vano due, Susato ad Anversa ne ave- filologica delle fonti originali. Inol-
va uno), dal numero di operai e dal- tre, a parte i normali errori di stam-
la complessità dell’opera tipografica pa, ogni errore significativo o stra-
da fornire. I contratti comunemen- nezza in una stampa può facilmen-
te specificavano un certo numero di te essere stato causato da errori o pe-
stampe di un folio (probabilmente culiarità presenti negli Stichvorlagen
un fascicolo) al giorno (quindi 15 non identificati o non corretti dal
giorni per cinque libri-parte in quar- curatore o dal tipografo. Un caso spe-
to di lunghezza normale), anche se, cifico aiuta a chiarire la questione.
per esempio, a metà degli anni Ot- Nel 1638, lo stampatore veneziano
tanta del Cinquecento la stamperia Alessandro Vincenti pubblicò l’Ot-
di Gardano era in grado di produr- tavo libro dei madrigali di Claudio
re 30-40 edizioni all’anno, cosa che Monteverdi, i Madrigali guerrieri, et
pare una stima conservativa, benché amorosi. Il libro contiene il Combat-
basata su ragioni commerciali. timento di Tancredi e Clorinda, una
In effetti, una volta consolidati dei “cantata semi-drammatica” (appel-
livelli specialistici di competenza, pro- lativo che le do in attesa di un ter-
babilmente la preparazione di una mine migliore) che fu eseguita per la
pagina di musica divenne piú rapida prima volta a Venezia durante il Car-
di quella di una pagina di testo, per- nevale del 1624. Il Combattimento
ché vi erano meno caratteri e gene- si presenta sotto forma di parti stru-
ralmente una gran quantità di spazio mentali e vocali (distribuite in libri-
bianco. Al contrario, la musica ne- parte), ma anche sotto forma di par-
cessitava di piú tempo per la curate- titura (nel libro-parte destinato al
la in termini di progetto d’impagi- basso continuo). Ci sono piccole ma
nazione e di spaziatura delle righe significative differenze tra le parti e
(“casting off ”). Tuttavia, la seconda la partitura per quanto riguarda sia
edizione e le successive potevano es- le note sia il testo; tutto ciò, quindi,
152 tim carter

pone un certo dilemma editoriale: permanente qualcosa che altrimenti


quale lezione va preferita? I tentati- sarebbe rimasta transeunte. Per con-
vi di risolvere questi problemi han- tro, questi stessi compositori dovet-
no finora posto l’attenzione su certi tero sviluppare un senso degli affari
aspetti del giudizio estetico (per esem- per godere del massimo beneficio dai
pio sul fatto che una lettura può es- loro rapporti commerciali. È di Co-
sere qualitativamente migliore di stanzo Festa uno dei piú antichi esem-
un’altra) mancando però di consi- pi di reazione di un compositore al-
derare una questione ovvia: cosa ave- la stampa, come leggiamo in una let-
vano di fronte Vincenti o il suo com- tera scritta da Roma a Filippo Stroz-
positore tipografico mentre prepa- zi, il 5 settembre 1536:
ravano l’edizione? Un attento esame
suggerisce che le parti e la partitura Vorria un servitio de Vostra Signoria
probabilmente derivano da differenti che me faci tanta gratia che per un suo
rami di uno stemma ipotizzabile a faci cerchare In Venetia uno che stam-
partire dal materiale manoscritto del pa musicha per che sono stato richie-
Combattimento, dove le parti si ba- sto ma non so il nome et farlj Inten-
sano su un originale materiale a sco- dere che se vole le mie oppere cio e li
po esecutivo (con o senza successivi hymnj li magnificat chio non voglio
emendamenti editoriali), mentre la mancho de cento et cinquanta scutj et
partitura si basa su una tarda reda- se vole le basse duecento in tutto et vo-
zione dell’opera e una forse neppu- lendo stampare potra meter li hymnj
re di mano di Monteverdi. Le con- et li magnificat in un libro grande co-
seguenze per ogni edizione moder- me quello de le .15. mjsse per che tut-
na sono profonde. ti li chorj se ne potranno servire le bas-
se sono bone per imparare a cantar a
comtraponto a componere et a sonar
LE REAZIONI DEI COMPOSITORI de tuttj li strumentj [26].

Per i compositori la stampa musica- Ma le richieste di Festa riflettono


le significava un potentissimo stru- senza dubbio una visione piuttosto
mento per innalzare la notorietà pub- ingenua del business editoriale – nes-
blica della loro attività. Le prefazio- suna delle opere elencate nella lette-
ni e le dediche enfatizzano ripetuta- ra fu pubblicata prima della sua mor-
mente proprio questo punto: la stam- te nel 1545 – ed è probabile che mol-
pa porta la musica di un composito- ti compositori considerassero la stam-
re dall’oscurità alla luce, rendendo pa non come un’impresa di per sé

26] R.J. Agee, Filippo Strozzi and the Early terpoints on a Cantus Firmus, a c. di R.J. Agee,
Madrigal, in «Journal of the American Musico- A-R Editions, Madison 1997, pp. VI-IX. Il rife-
logical Society» XXXVIII (1985), pp. 227-237, rimento è al Liber quindecim missarum di An-
in particolare alle pp. 232-234; C. Festa, Coun- drea Antico, stampato nel 1516.
l’editoria musicale tra cinque e seicento 153

vantaggiosa, ma utile soprattutto per (1584) furono pubblicate da Giaco-


gli altri benefici che poteva procura- mo Vincenti e Ricciardo Amadino
re (come l’attrazione di un commit- a Venezia; quindi i primi due libri di
tente, la propria promozione in vi- madrigali a cinque voci (1587 e 1590)
sta di un nuovo incarico ecc.), o co- furono pubblicati da Angelo Garda-
me operazione necessaria in forma no. Ciò suggerisce alcune raffinate
di obbligazione (per esempio per aver scelte in termini di repertorio, stam-
ricevuto un nuovo posto di lavoro). patore e luogo di pubblicazione. Dal
Anche un compositore piú volte stam- terzo libro (1592) al sesto (1614),
pato (e ancor piú spesso ristampato) Monteverdi seguí i colleghi manto-
come Luca Marenzio – che sembra vani (si era appena spostato alla cor-
aver usato la stampa musicale per so- te del duca Vincenzo Gonzaga) per
stenere quella che in effetti era una vedere la propria musica stampata
carriera da “free-lance” – program- da Ricciardo Amadino, che piú vol-
mava le strategie editoriali con cura te ripubblicò seconde o successive
allorquando doveva sostenere le sue edizioni (per esempio, il Quinto li-
periodiche ricerche di lavoro. bro del 1605 riapparve nel 1606,
Le impressioni di Whythorne ap- 1608, 1610, 1611, 1613 e 1615). Si
paiono corrette in certi casi, special- può presumere che Monteverdi ab-
mente quando alcuni stampatori era- bia tratto profitto dalla relazione fino
no in competizione nella medesima al ritiro di Amadino dall’attività ti-
zona. Presumibilmente Adrian Wil- pografica, in seguito al quale il com-
laert beneficiò, finanziariamente e in positore si affidò a Gardano (Barto-
altre forme, della sua relazione con lomeo Magni) e, per poco, anche ad
lo stampatore veneziano Antonio Alessandro Vincenti.
Gardano. Anche il caso di Claudio La stampa incoraggiò una crescente
Monteverdi rivela le strategie di un consapevolezza dei diritti di proprietà
compositore nel trattare con gli stam- d’autore, in parte tramite il sistema
patori musicali. La sua prima colle- dei privilegi, che sia il compositore
zione, un libro di mottetti a tre vo- sia lo stampatore potevano invocare
ci (1582), fu stampata da Angelo e pagare per ottenere una certa for-
Gardano; si serví quindi di un libraio ma di copyright di protezione limi-
cremonese (Pietro Bozzola) per pub- tato cronologicamente e geografica-
blicare una collezione di madrigali mente [27]. I compositori potevano
spirituali a quattro voci (1583) tra- anche mettere insieme un campio-
mite il torchio bresciano di Vincen- nario di stampe (un primo, secon-
zo Sabbio; le canzonette a tre voci do, terzo libro di madrigali, pubbli-

27] Cfr. R.J. Agee, The Venetian Privilege and lia costringeva a garanzie multiple di privilegio;
Venetian Music-Printing in the Sixteenth Cen- per il caso della Musica nova di Willaert (1559)
tury, in «Early Music History» III (1983), pp. 1- cfr. J.A. Owens, R.J. Agee, La stampa della “Mu-
42. Tuttavia i privilegi non vigevano oltre i confi- sica nova” di Willaert, in «Rivista Italiana di Mu-
ni dello stato che li promulgava, cosa che in Ita- sicologia» XXIV (1989), pp. 219-305.
154 tim carter

cazioni sequenziali in base al nume- co accurate risultanti da eccessivi en-


ro d’opera) che avrebbero poi costi- tusiasmi degli stampatori o dei cura-
tuito un corpus di opere da poter tori (questo è il caso di Josquin) o dei
pubblicare in forma cumulativa (co- compositori che spacciavano per pro-
me, per esempio, i nove libri di ma- pria della musica che non lo era.
drigali di Marenzio, pubblicati in- Le stesse standardizzazioni della stam-
sieme a Norimberga nel 1601, e i pa avevano degli svantaggi. Adriano
suoi sei libri di madrigali a sei voci Banchieri, per esempio si lamentava
nel 1608), oppure come “raccolta di
opere”, come i mottetti del vasto Ma- che vi sono alle volte de gli Mastri di
gnum opus musicum di Orlando di Capella, et Organisti Compositori, che
Lasso (Nicolaus Heinrich, Monaco si troveranno Soprani, et Alti che van-
1604). Similmente, i sei libri di ma- no alle stelle; Tenori, et Bassi che scen-
drigali a cinque voci di Gesualdo da dono a gl’antipodi, et per che le com-
Venosa furono pubblicati insieme e positioni riescono a loro, credono sia
in partitura da Simone Molinaro, a per far l’istesso effetto in mano d’altri:
Genova, nel 1613. Queste edizioni concludo che le compositioni che si
cumulative, e spesso commemorati- mandano alla Stampa, dovendo servi-
ve, contribuirono a definire il cano- re universalmente, tutte le parti devo-
ne musicale dell’epoca. no esser comode, altrimenti danno (per
Un ovvio timore veniva dai plagi. I lo piú) mala sodisfazzione [29].
compositori spesso pensavano che fis-
sare le proprie opere con la stampa li- Ciò suggeriva una conformità di
mitasse i danni derivati dalla prece- idiomi stilistici nella musica a stam-
dente circolazione manoscritta, che pa che, ovviamente, rendeva poca
provocava letture scorrette e false at- giustizia alla ricchezza dei repertori
tribuzioni; qualcosa del genere la leg- e delle prassi esecutive dell’epoca. La
giamo nel testo di prefazione al Libro stampa fissava gli stili, le forme e i
primo de madriali a quattro voci di generi appropriati alla diffusione, e
Francesco Corteccia (Girolamo Scot- i compositori che non erano in gra-
to, Venezia 1544) e ne Le nuove mu- do o non volevano conformarsi a
siche di Giulio Caccini (I Marescotti, questi canoni erano sempre piú ri-
Firenze 1601-1602), benché simili as- stretti, o relegati per conseguenza, a
serzioni spesso finiscano per sembra- una sottocultura manoscritta.
re autoreferenziali. Altri si lamentava-
no che la stampa stessa stimolasse i 28] Cfr. M.S. Lewis, “Antonio Gardane’s Early
plagi da parte di «Corvi che si vesto- Connections with the Willaert Circle”, in I. Fen-
lon (a c. di), Music in Medieval and Early Mo-
no bene spesso la piuma del Cygno», dern Europe: Patronage, Sources and Texts, Cam-
per dirla con una memorabile frase di bridge University Press, Cambridge 1981, pp.
Jacquet de Berchem (1546) [28]. E la 209-226: 212.
29] A. Banchieri, Cartella musicale, III ed.,
fissità della stampa non bastava a pre- Giacomo Vincenti, Venezia 1614; ed. in facsi-
venire attribuzioni conflittuali o po- mile Forni, Bologna 1968, p. 28.
l’editoria musicale tra cinque e seicento 155

Questo non era sempre un pro- DI CONSUMO MUSICALE


blema. Una volta che la musica ve-
niva pubblicata – cioè “resa pubbli- È diffusamente accettato dagli studiosi
ca” – la sua circolazione in ambiti che la stampa abbia allargato e libera-
“privati” veniva svalutata. Cipriano lizzato il mercato musicale del Cin-
de Rore fu riluttante verso la stam- que e Seicento procurando strumen-
pa proprio perché una simile fami- ti piú efficaci di trasmissione tra i com-
liarità avrebbe sminuito le sue ope- positori e il loro “pubblico”. Natural-
re (benché questa sia un’espressione mente si tratta di una convinzione er-
autoreferenziale) [30]. Altri compo- ronea, basata, fra l’altro, su un’ana-
sitori sembrano aver licenziato alle cronistica concezione di consumo mu-
stampe particolari opere dopo che sicale piú adatta per epoche successi-
essi stessi (o i loro committenti) non ve. Il principale utente delle stampe
ne facevano piú uso: un buon esem- musicali, come quello dei manoscrit-
pio sono i Madrigali…per cantare, ti per il periodo precedente, era l’ese-
et sonare a uno, doi, e tre soprani (Si- cutore e non l’ascoltatore (tranne in
mone Verovio, Roma 1601) di Luz- casi eccezionali di ricerca o collezio-
zasco Luzzaschi, contenenti musica nismo che erano motivo di acquisto).
destinata al concerto di donne pro- Il formato usuale della stampa di que-
mosso dal Duca Alfonso II d’Este di sti anni, cioè il libro-parte, indica che
Ferrara (che morí nel 1598). l’opera aveva una ridotta esistenza al
La stampa non mancò di accresce- di fuori dell’ambito esecutivo e che
re le ansie – timori di confronti sfa- quando gli ascoltatori (fossero o me-
vorevoli, di veder sminuito il ruolo di no essi stessi degli esecutori) giudica-
compositori – che i musicisti doveva- vano un pezzo, ne giudicavano l’effet-
no affrontare in vari modi. È singola- to sonoro, non la veste scritta. Ciò ha
re, per esempio, che alcuni composi- avuto importanti implicazioni per il
tori-esecutori tendessero a non dare modo in cui oggi possiamo analizza-
tutte le informazioni necessarie per la re la musica, poiché gli aspetti esecu-
resa ideale delle loro opere (nonostante tivi possono condurre ad approcci di-
molti di loro pretendessero di farlo versi rispetto alla normale analisi mo-
tramite prefazioni et similia) in modo dale o contrappuntistica.
che le loro stampe servissero da pro- Antonfrancesco Doni indirizzò il
memoria per le loro stesse esecuzioni suo Dialogo della musica (Girolamo
senza del tutto rimpiazzarle. Scotto, Venezia 1544) ai praticanti
della musica «da chiesa, et da merca-
to». La musica a stampa “di com-
PER UNA DEFINIZIONE mercio” era indirizzata a due fasce di
mercato: le cappelle ecclesiastiche che
avevano bisogno di repertorio per le
30] Cfr. M.S. Lewis, “Antonio Gardane’s Early
Connections with the Willaert Circle…, cit., p. funzioni liturgiche e para-liturgiche,
212, nota 14.
156 tim carter

e i dilettanti che cercavano musica per 5 [Pietro Paolo Paciotto; 2ª ed. 1591],
i loro intrattenimenti privati. Quan- tutti legati in carta carton grosso et
do Monteverdi arrivò a San Marco saldo con la bergamina di sopra azu-
per prendere il posto di maestro di cap- ra come la mostra a lui datta con le
pella nel 1613, cercò d’ingrandire la sue cordele azure in ducati quaranta-
sua biblioteca: quatro [31].
Avendo il maestro di cappella della Queste messe erano destinate a ce-
chiesa nostra di Santo Marco raccor- lebrazioni feriali, mentre quelle fe-
dato che si trovano se non alcuni po- stive probabilmente già richiedeva-
chi libri da cantar la messa in capella no musica specificamente composta
a 4, 5 et 6 nelli giorni feriali tutto il dal maestro di cappella e dai suoi col-
tempo dell’anno come è l’ordinario leghi, in parte per sottolineare la na-
per brevità, et che saria bene per de- tura eccezionale dell’evento, in par-
coro della chiesa averne delli altri, per te perché simile musica di solito era
mutar et non cantar sempre l’istesse, destinata a circostanze specifiche. Il
considerando appresso che farne scri- prezzo elevato suggerisce che Mon-
ver a pena o sue compositioni o d’al- teverdi comprò piú copie [32], in
tri sarebbe di molta spesa, et che ri- modo da metterle a disposizione di
trovandosene di stampate in Roma da un coro abbastanza numeroso (è diffi-
diversi auttori famosi, giudicarebbe cile immaginare piú di tre cantori al-
esser meglio per ora pigliar sei libri di la volta che leggono da un singolo
queste messe a 4, 5, 6 et otto voci, il libro-parte in quarto; si confronti il
che da SS. Illustrissime et Eccellen- commento – fornito in precedenza –
tissime inteso et considerato, et fatto di Festa sul bisogno di un grande li-
portar alla loro presentia di questi li- bro corale). Altre istituzioni, tutta-
bri stampati, et trattato accordo con via, sicuramente compravano singo-
il Gardano libraro hanno concluso li set di libri-parte facendone poi del-
mercato del 2.° et 5.° libro delle mes- le copie manoscritte o prevedendo-
se del Palestina a 4, 5 et 6 [stampati ne la memorizzazione. In ogni caso,
per la prima rispettivamente nel 1567 la musica a stampa veniva spesso con-
e 1590], del primo libro a 4 di Fran- siderata come “materiale d’archivio”
cesco Soriano [?1609], delle messe a piú che come strumento di uso co-
6 et otto de Orlando Lasso [?1577-8], mune (con la medesima funzione
de Gerolamo Lambardi a 4 [1601], et che avevano i piú antichi libri ma-
del primo libro de Paulo Paisoti a 4 et noscritti).

to pubblicizzò un Missarum liber quintus,


31] Dai ricordi dei procuratori di S. Marci, quatuor, quinque, ac sex vocibus concinenda-
datati 6 aprile 1614, forniti in P. Fabbri, Mon- rum (Francesco Coattino, Roma 1590; Ere-
teverdi, EDT, Torino 1985, p. 186. «Gardano» di di Girolamo Scotto, Venezia 1591) di Pa-
indica forse Bartolomeo Magni, che rilevò la lestrina, a 2 lire (il cambio stava allora a 6-7
stamperia dopo la morte di Angelo Gardano nel lire per un ducato veneziano); cfr. O. Mi-
1611. schiati, Indici, cataloghi e avvisi degli edito-
32] Nel 1596, per esempio, il marchio Scot- ri…, cit., p. 104.
l’editoria musicale tra cinque e seicento 157

Circa i musici dilettanti, il Dialo- rosso all’interno dell’intavolatura),


go della musica di Doni descrive grup- o intavolature con un pentagramma
pi di amici che discutono di arte e sovrastante in notazione mensurale
cantano madrigali; fornendo anche per la parte vocale, come il Cinquie-
esempi di opere in formato di libro- sme livre de guiterre (Le Roy & Bal-
parte. Accademie come l’Accademia lard, Paris 1554), il Primo libro di
Filarmonica di Verona collezionaro- napolitane in leuto e Il turturino: pri-
no abbondanti fondi di musica a mo libro delle napolitane nel leuto di
stampa sia donata dai compositori Giacomo Gorzanis (entrambi Giro-
sia acquistata dai librai. C’erano an- lamo Scotto, Venezia 1570), il Livre
che grandi biblioteche musicali che d’airs de cour miz sur le luth di Adrien
appartenevano a collezionisti oltre- Le Roy (Le Roy & Ballard, Paris
montani come la famiglia dei ban- 1571). Il formato da tavola (table-
chieri Fugger ad Augsburg o alcuni book) comune per le collezioni di arie
nobiluomini inglesi interessati alla per liuto e voce del primo Seicento
musica [33]. Tra i clienti del libraio inglese permetteva varie opzioni ese-
fiorentino Piero di Giuliano Moro- cutive [FIG.3]. Trattati come la Breve
si ci furono un ispettore doganale et facile instruction pour apprendre la
(che comprò un libro d’intonazioni tablature… di Adrien Le Roy (Le
a quattro voci di versi di Petrarca), Roy & Ballard, Paris 1565, tradotto
un chierico (che comprò madrigali in inglese nel 1568 e nel 1574) e il
spirituali a cinque) e un pellaio (ope- Fronimo, dialogo…nel quale si con-
re a tre voci). All’inizio del 1577, la tengono le vere, et necessarie regole del
corte dei Medici comprò, ad uso del- intavolare la musica nel liuto di Vin-
la Principessa Isabella de’ Medici, cenzo Galilei (Girolamo Scotto, Ve-
una collezione di napolitane a tre e nezia 1568; II edizione, eredi di G.
quattro voci, due libri di madrigali Scotto, Venezia 1584) offrivano an-
a quattro di Filippo de Monte, e di che istruzioni su come trascrivere la
mottetti a quattro voci di Willaert. musica dei libri-parte e intavolarla
Chi preferiva le esecuzioni a voce e per liuto sia sotto forma di accom-
strumento solista (per esempio liu- pagnamento sia come pura esecu-
to), poteva comprare collezioni di zione strumentale. Pare che, nono-
opere vocali ridotte in intavolatura, stante i libri-parte a stampa, l’esecu-
come il Libro de música de vihuela de zione esclusivamente vocale non sia
mano intitulado El maestro di Luis mai stata sempre la norma.
de Milán (F. Diaz, Valencia 1536; Dal tardo Cinquecento, la musica
con le note della melodia indicate in a stampa cominciò a essere meno co-

33] Cfr. R. Schaal, Die Musikbibliothek von Rai- Library of Hans Heinrich Herwart, in «Annales mu-
mund Fugger d.J.: ein Beitrag zur Musiküberliefe- sicologiques» VII (1964-1977), pp. 67-79; D.C.
rung des 16. Jahrhunderts, in «Acta musicologica» Price, Patrons and Musicians of the English Renaissance,
XXIX (1957), pp. 1-137; H.C. Slim, The Music Cambridge University Press, Cambridge 1981.
158 tim carter

Fig. 3:John Dowland,The First Booke of Songs or Ayres of Foure Parts, with Tablature for the Lute, Peter Short, - Lon
don 1597, fol. A2r [ed. in facsimile English a c. Lute
di D.Songs, 1597-1632: a Collection of Facsimile Re-
Poulton,
prints,IV/14, Scolar Press, Menston 1968]. Qui viene adottato il formato table-book - comu
cazioni inglesiayres dell
di epoca. La pagina di fronte (fol. A1v; non riprodotta qui), - orienta
porta la parte di Cantus e l accompagnamento in intavolature per liuto. La stampa - fa
tro cantori possano sedersi attorno a tre lati di un tavolo. In alcuni casi -simili lib
zionale destinata alla viola da gamba (sul quarto lato del tavolo).
l’editoria musicale tra cinque e seicento 159

stosa, sicuramente meno di quanto potevano variare considerevolmen-


lo era pagare un copista. I prezzi ve- te: è anche possibile che i librai cer-
nivano calcolati quasi interamente cassero di concludere gli affari indi-
in base alla quantità di carta adope- vidualmente, tenendo conto dei clien-
rata, anche se i libri di grande for- ti, del tempo di giacenza di un tito-
mato con caratteri speciali erano ine- lo nel magazzino, della rilegatura,
vitabilmente piú cari, cosí come fa- dei costi d’importazione (trasporto
cevano lievitare i prezzi le eventuali e tasse), oltre che delle locali situa-
rilegature di alta qualità. Purtroppo zioni del mercato.
sono pochi i dati disponibili sul co- I consumatori non sempre acqui-
sto delle stampe musicali, e questi stavano musica nuova. Infatti, tra le
dati sono problematici a causa delle piú singolari caratteristiche della stam-
variazioni di cambio monetario. Nel pa musicale di questi anni c’è la lun-
1543 l’Accademia Filarmonica di Ve- ga vita che essa conferiva al reperto-
rona valutò i cinque libri-parte del- rio antico. Non si può nemmeno di-
l’antologia Mottetti del frutto di An- re che la musica fresca di stampa cir-
tonio Gardano (1539) a 1 lira e 4 colasse piú velocemente per i merca-
soldi, i sei libri-parte de La piú divi- ti europei, anche se il fenomeno è sta-
na musica, et piú bella musica […] sei to spesso invocato dagli studiosi per
voci di Verdelot (Gardano, 1541) a spiegare influenze stilistiche. La mu-
1 lira e 7 soldi (una lira valeva 20 sol- sica antica era senza dubbio la prefe-
di); d’altro canto, l’Accademia com- rita di molti dilettanti perché piú pra-
prò un grande liuto con custodia a ticabile e piú familiare di quella d’a-
6 lire, un fagotto a 16 lire e 16 sol- vanguardia. Il primo libro di madri-
di, e un clavicembalo a 110 lire [34]. gali […] a quatro di Arcadelt ha una
Nel 1596, la stamperia di Scotto chie- lunga storia di stampe con le sue 56
deva 15 soldi per un libro di madri- edizioni dal 1538/39 al 1654, so-
gali a cinque voci di dimensioni stan- prattutto perché, si direbbe, era uti-
dard, nonostante questo fosse un for- lissima per chi doveva imparare la
te sconto; nel 1649 (nel catalogo di musica [36]. L’apparente circolazio-
Alessandro Vincenti) un libro simi- ne di musica antica ebbe anche effet-
le costava 3 lire, ma la musica scrit- to sull’emergenza di un canone mu-
ta negli stili nuovi (voci e basso con- sicale e quindi su una sensibilità sto-
tinuo) tendeva a costare di piú [35]. rica legata alla musica. Quando, nel
Le poche testimonianze di acquisto, 1477, Tinctoris affermava che la mu-
tuttavia, suggeriscono che i prezzi sica scritta piú di quarant’anni pri-

34] Cfr. M.S. Lewis, Antonio Gardano…, cit., so. Altri invece riportano il numero dei fogli sul
vol. I, p. 89. quale è calcolato il prezzo in base alla quantità
35] Alcuni dei cataloghi editi in O. Mischia- di carta.
ti, Indici, cataloghi e avvisi degli editori…, cit., 36] Cfr. T.W. Bridges, The Publishing of Ar-
contengono i prezzi, anche se non è sempre chia- cadelt’s First Book of Madrigals, Ph.D. diss., Har-
ro se si tratti di prezzi al dettaglio o all’ingros- vard University 1982.
160 tim carter

ma non era piú il caso di ascoltarla, mento critico per la comprensione e


non è chiaro che tipo di musica an- l’apprezzamento delle poetiche mu-
tica conoscesse. Ma nel 1618, il teo- sicali.
rico Giovanni Battista Rossi poteva D’altro canto non va neppure so-
citare esempi musicali da opere di pravvalutata l’egemonia della stampa
compositori che andavano da Josquin nel consumo della musica. Servireb-
a Palestrina, dando un quadro stori- bero ulteriori ricerche sulle modalità di
co della musica del secolo preceden- produzione, sul consumo e sull’alfabe-
te: classificò infatti i compositori “an- tizzazione musicale, prima di prende-
tichi” (Josquin, Mouton, Verdelot, re per buone le moderne concezioni
Willaert, Rore), “vecchi” (Jacquet da circa il mercato della musica a stampa
Mantova, Morales, Palestrina, Ro- nel periodo in questione. I singoli po-
dio), e “moderni” (Victoria, Gio- tevano ancora copiare e arrangiare i bra-
vannelli, Felice Anerio, Giovanni Ma- ni in forma manoscritta secondo i lo-
ria Nanino, Giovanni Gabrieli, Mac- ro specifici bisogni e gusti: per esem-
que) [37]. Nel 1610, Monteverdi pub- pio ci sono molti casi di dilettanti che,
blicò una messa parodia, la Missa “In per motivi di studio, per differenti esi-
illo tempore”, basata su un mottetto ti esecutivi o semplicemente per una
di Nicolas Gombert apparso per la necessità o mania collezionistica, crea-
prima volta nel 1538, e nel 1627 egli rono vaste antologie di madrigali e mot-
stesso fece da supervisore a un’edi- tetti messi in partitura a partire da li-
zione dei madrigali di Arcadelt. Que- bri-parte stampati (per esempio in In-
sta nozione di tradizione, e di collo- ghilterra i manoscritti associati a Fran-
cazione di un compositore all’inter- cis Tregian ne sono casi evidenti) [38].
no di essa (o in certo qual modo al Le istituzioni potevano anche adotta-
di fuori), rappresenta il piú grande re approcci simili. Utili riprove sono
sviluppo dei periodi del tardo Rina- offerte da un manoscritto probabil-
scimento e del primo Barocco. Ciò mente copiato alla fine degli anni Set-
si rivelò anche in uno spostamento tanta del Cinquecento da Pietro Vari-
della teoria musicale dell’epoca da sco (morto nel 1584), un prete della
scienza della musica speculativa a stru- Cattedrale di Treviso [39]. Questo co-

37] Cfr. G.B. Rossi, Organo de cantori per in- ginal Book (Cambridge, Fitzwilliam Museum,
tendere da se stesso ogni passo difficile che si trova Mus.32.G.29/Mu.MS.168).
nella musica, et anco per imparare contrapunto, 39] Treviso, Biblioteca Capitolare (Duomo),
Bartolomeo Magni, Venezia 1618; ed. facsimi- MS 29; cfr. B.J. Blackburn, Music for Treviso Cathed -
le, Forni, Bologna 1984, p. 9. Benché il tratta- ral in the Late Sixteenth Century: a Reconstruction
to sia stato pubblicato nel 1618, la maggior par- of the Lost Manuscripts 29 and 30, Royal Musi-
te del testo sembra essere stata scritta nel 1585. cal Association, London 1987. Il manoscritto in
38] Londra, British Library, Egerton 3665 principio creduto distrutto durante la seconda
(the “Tregian” Manuscript); New York, Public guerra mondiale, è stato riscoperto e discusso da
Library at Lincoln Center, Library and Mu- D. Bryant e M. Pozzobon in Musica, devozione,
seum of the Performing Arts, Drexel 4302 (the città: la Scuola di Santa Maria dei Battuti (e un
“Sambrooke” Manuscript). Francis Tregian fu suo manoscritto musicale) nella Treviso del Rina-
anche coinvolto nella copia del Fitzwilliam Vir- scimento, in «Memorie/Monografie» IV (1995).
l’editoria musicale tra cinque e seicento 161

dice contiene contrafacta di mottetti re- tanee; per contro le musiciste del Du-
datti da fonti a stampa adattati dallo ca Alfonso II d’Este potevano accu-
stesso Varisco per soddisfare i bisogni ratamente produrre e riprodurre un
del calendario liturgico trevigiano, in- testo musicale fisso, cosa che veniva
clusa la sostituzione di nuovi testi piú fatta a beneficio di ascoltatori che
appropriati. Varisco si serví di musica avevano la fortuna di accedere alle
dalle stampe di Gardano e Scotto risa- loro esecuzioni. Il culto emergente
lenti ai primi anni Quaranta (e ciò ri- per il virtuosismo e gli altri sviluppi
conferma la frequenza della musica “an- stilistici dell’ultimo quarto del Cin-
tica”). Ma il suo bisogno di una colle- quecento conducevano ai “nuovi”
zione di materiali localmente specifici linguaggi del periodo barocco – in
rivela un problema potenziale del com- particolare al bisogno di accompa-
mercio editoriale dell’epoca. La stam- gnamento strumentale per mezzo del
pa può aver incrementato una piú va- basso continuo – in effetti erano al-
sta ed efficace circolazione dei reperto- lineati ai consumatori cosí ben col-
ri, ma piú era vasto il mercato per il tivati dagli stampatori nelle decadi
quale venivano fatte le stampe, meno precedenti. Non solo questa musica
queste riuscivano a essere ben calibra- era difficile da stampare con le at-
te per le necessità di clienti particolari. tuali tecnologie, ma non poteva nep-
Il problema della riconciliazione tra do- pure venire eseguita bene se non da
manda e offerta fu uno dei fattori che gruppi con abilità particolari.
contribuirono al declino della stampa Ancora una volta non va sopravva-
musicale all’inizio del Seicento. lutato il fenomeno. Benché le colle-
zioni di madrigali o mottetti alta-
mente virtuosistici diventarono una
IL DECLINO DELLA STAMPA MUSICALE caratteristica del primo Seicento, gli
stampatori continuavano ancora a
Il «concerto di donne» ferrarese fu darsi da fare per i dilettanti con mu-
famoso per l’abilità nel cantare “sul sica semplice in formati tradizionali
libro” musiche dai complessi abbel- (la canzonetta a tre) o nuovi (le col-
limenti, cioè partendo da una nota- lezioni di poesie con un’intavolatura
zione anziché improvvisando. Ciò letterale per chitarra che offriva sem-
capovolgeva le usuali aspettative del plici armonizzazioni per melodie ben
valore dato alle improvvisazioni spon- conosciute) [40]. Il madrigale a cin-

40] Cfr. S. Leopold, Remigio Romano’s Col- ciens Pays-Bas à la fin du XVIe et au début du
lection of Lyrics for Music, in «Proceedings of the XVIIe siècle”, in H. Vanhulst, M. Haine (a c.
Royal Musical Association» CX (1983-1984), di), Musique et société: hommages à Robert Wan-
pp. 45-61; R. Miller, New Information on the germée, Université de Bruxelles, Bruxelles 1988,
Chronology of Venetian Monody: the “Raccolte” pp. 27-51; S.G. Lewis, Collecting ‘Italia’ Abroad:
of Remigio Romano, in «Music & Letters» LXX- Anthologies of Italian Madrigals in the Print
VII (1996), pp. 22-33. World of Northern Europe (Belgium, Germany,
41] Cfr. H. Vanhulst, “La diffusion des édi- Denmark), Ph.D. diss., Princeton University
tions de musique polyphonique dans les an- 2001.
162 tim carter

que voci (sia con testi originali in ita- non erano tali da promuovere la di-
liano sia con contrafacta spirituali) stribuzione a stampa e tendevano a
ebbe una forte diffusione nell’Euro- restare manoscritti. La conseguenza
pa del Nord anche nel Seicento [41]. per il commercio librario era chiara.
Ma intorno al 1628, il romano Vin- La piú importante caratteristica della
cenzo Giustiniani notò che: produzione degli stampatori musicali nel
primo Seicento, almeno in Italia, fu il for-
Nel presente corso dell’età nostra, la te spostamento dalla musica profana alla
musica non è in molto uso, in Roma sacra [43]. In parte ciò dipese dalle inizia-
non essendo esercitata da gentil uo- tive di standardizzazione promulgate dal
mini, nè si suole cantare a piú voci al Concilio di Trento e dalle sue propaggi-
libro, come per gl’anni a dietro, non ni, oltre che dai luoghi deputati alla mu-
ostante che sia grandissime occasioni sica nella Chiesa cattolica rinnovata. Tut-
d’unire e di trasmettere le conversa- tavia ciò rifletteva anche il fatto che i nuo-
zioni. È ben la musica ridotta in un’in- vi stili – per esempio a 1-3 voci e conti-
solita e quasi nuova perfezione, ve- nuo – erano ideali per piccole istituzioni
nendo esercitata da gran numero de’ che non potevano permettersi una cap-
buoni musici, che […] porgono col pella in piena regola. Qui, per esempio,
canto loro artificioso e soave molto di- gli stampatori musicali sembrano essere
letto a chi le sente [42]. stati abbastanza flessibili nel rispondere al-
le mutate condizioni di mercato. Tutta-
Giustiniani, come dilettante, riu- via, ad altre sollecitazioni era impossibile
sciva ad ottenere, entro il suo am- resistere. L’Italia soffrí una profonda crisi
biente, i risultati migliori, ma com- economica nei primi anni Venti del Sei-
positori e teorici professionisti, co- cento, per poi essere colpita dalla peste;
me Domenico Mazzocchi, Giovan- l’Europa del Nord fu scossa dalla guerra
ni Battista Doni e Severo Bonini per- dei Trent’Anni (1618-1638) e l’Inghil-
cepirono il mutamento come una terra soccombette alla Guerra Civile. È
minaccia. I generi nuovi, come la chiaro che la prima “epoca d’oro” della
cantata e anche l’opera “pubblica” stampa musicale era finita.

42] V. Giustiniani, “Discorso sopra la musi- 43] Cfr. T. Carter, Music Publishing in Italy,
ca”, in A. Solerti, Le origini del melodramma, c1580-c1625: Some Preliminary Observations,
Torino 1903, rist. Olms, Hildesheim 1969, pp. in «Royal Musical Association Research Chro-
103-128: 121. nicle» XX (1986-1987), pp. 19-37.
La musica nei trattati italiani tra Cinque e Seicento

di Piero Gargiulo

Con la riproduzione di alcune «an- Dopo la straordinaria concretezza


tiche cantilene» di musica greca (te- di questo unicum – tanto piú rimar-
sto e notazione di due preludi cita- chevole perché inserito in un tratta-
redici alla Musa e di due inni di Me- to-manifesto di nuove istanze teori-
somede), la stampa del Dialogo di co-compositive – il percorso edito-
Vincenzo Galilei nel 1581 consen- riale dei successivi contributi si inol-
te alla veste editoriale della trattati- tra in una dimensione sempre piú
stica un traguardo di rimarchevole esauriente, ove gli esempi musicali
resa tecnica e di sofisticato livello di (siano essi attinti da repertorio del-
“impressione”. Grazie ai tipi di Gior- lo stesso autore o da altrui produ-
gio Marescotti, stampatore mediceo zione) assumono impiego e rilievo
già attivo in ambito musicale, il let- gradualmente piú finalizzato a:
tore poteva confrontarsi per la pri- 1) corredare la lettura delle chartae
ma volta con la notazione originale speculative; 2) agevolarne una mi-
di un’antica civiltà, valutarne la grafi- gliore comprensione; 3) rafforzarne
ca, apprezzarne l’indubbia sugge- la qualità espositiva.
stione del segno: e ciò attraverso le Anche se non sempre l’obiettivo
pagine di un trattato di teoria mu- sarà rispettato, la stampa va incontro
sicale, destinato a restare l’Editio ad una sicura evoluzione, forse pa-
princeps dei brani citati, che Galilei gando in taluni casi un tributo agli
estrae da alcuni codici napoletani, estetismi e all’estrema raffinatezza rag-
senza offrirne la trascrizione mo- giunta nel primo Cinquecento [2],
derna [1] [FIG.1]. ma quasi sempre centrando gli scopi:

1] Sui ben noti motivi che indussero Galilei Napoli. Gli incipit di tre brani furono poi tra-
a non trascrivere gli originali (il timore di non scritti e pubblicati, sempre con testo e notazio-
riuscirvi o, piú plausibilmente, la coerenza di ne originali, in E. Bottrigari, Il melone, Vitto-
asserire la superiorità della musica antica – e rio Baldini, Ferrara 1602, pp. 10-11.
dunque non trascritta – su quella moderna) cfr. 2] Si pensi in particolare all’Harmonia musico-
C. Del Grande, sub voce “Grecia”, in Diziona- rum instrumentorum (1518) di Franchino Gaffu-
rio Universale della Musica e dei Musicisti, UTET, rio, al Thoscanello (1523) di Pietro Aaron, alla Mu-
Torino 1983, Il lessico, vol. II, p. 412. I codici sica theorica (1529) di Ludovico Fogliano, in cui è
sono il Napoletano III c 4 e il Veneto VI 10, lecito attestare un’esemplare simbiosi tra rilievo con-
conser vati presso la Biblioteca Nazionale di tenutistico e apparato iconografico a corredo.
164 piero gargiulo

Fig. Dialogo della musica antica et moderna, Giorgio Marescotti, Firenze


1:Vincenzo Galilei, 1,p. 97.158
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 165

assicurare agli esempi musicali un Lodovico Zacconi, Prattica di Musica


ruolo determinante alla lettura, al- (I), Girolamo Polo, Venezia 1592.
l’immagine del prodotto e, dunque, Giovanni Luca Conforti, Breve et fa-
alla sua diffusione e ricezione. cile maniera d’essercitarsi a far passag-
Se, già nello stesso 1581, il Tesoro gi, s.e., Roma 1593.
illuminato di Aiguino da Brescia off- Girolamo Diruta, Il Transilvano. Dia-
re un misurato specimen di alternanza logo sopra il vero modo di sonar organi,
tra esposizione e visualità di musica et istromenti da penna, Giacomo Vin-
riprodotta [3], nel ventennio suc- centi, Venezia 1593.
cessivo al Dialogo galileiano si regi- Giovanni Battista Bovicelli, Regole, pas-
stra la pubblicazione di trattati de- saggi di musica, Giacomo Vincenti, Ve-
stinati in prevalenza a tracciare un nezia 1594.
itinerario concettuale altamente di- Valerio Bona, Regole del contraponto,
stintivo nei contenuti e nella cam- et compositione, Bernardo Grasso, Ca-
pionatura di esempi a corredo, che sale Monferrato 1595.
si rivelano graficamente sempre piú Pietro Ponzio, Dialogo [...], ove si trat-
adeguati alla fruizione logica di spe- ta della theorica, e prattica di musica,
cifici argomenti, o addirittura co- Erasmo Viotto, Parma 1595.
stantemente applicati a capitoli e pa- Orazio Scaletta, Scala di musica, Ales-
ragrafi della materia complessiva. Si sandro Vincenti, Venezia 1595.
guardi in proposito l’elenco che se- Valerio Bona, Essempi delli passaggi,
gue, ovviamente limitato ad un in- Francesco e Simon Tini, Milano 1596.
signe lacerto della produzione ita- Giovanni Maria Artusi, Arte del con-
liana a stampa tra il 1586 e il 1601: trappunto (III), Giacomo Vincenti, Ve-
nezia 1598.
Giovanni Maria Artusi, Arte del con- Giovanni Maria Artusi, Delle imper-
trappunto (I), Giacomo Vincenti, Ve- fettioni della moderna musica, Giaco-
nezia 1586. mo Vincenti, Venezia 1600.
Gioseffo Zarlino, Sopplimenti musica- Scipione Cerreto, Della prattica musi-
li, Francesco de’ Franceschi Senese, Ve- ca, Giovanni Giacomo Carlino, Na-
nezia 1588. poli 1601.
Pietro Ponzio, Ragionamento di musi- Adriano Banchieri, Cartella musicale,
ca, Erasmo Viotto, Parma 1588. Giacomo Vincenti, Venezia 1601.
Orazio Tigrini, Il Compendio della mu-
sica, Ricciardo Amadino, Venezia 1588. Nel variegato e simultaneo con-
Giovanni Maria Artusi, Arte del con- vergere di celebri titoli in un ristret-
trappunto (II), Giacomo Vincenti, Ve- to arco cronologico (si guardino in
nezia 1589. particolare gli anni tra il 1588 e il

3] Lo rivela, nel trattato, l’interessante sequenza descrizione e spiegazione dei vari ambiti moda-
di esempi dedicati ai «tuoni in canto figurato», li e ai «bellissimi secreti» che ne prescrivono il
in perfetta alternanza col testo di presentazione, corretto impiego in sede esecutiva.
166 piero gargiulo

1595) risaltano diverse tipologie di re quasi “ritirarsi” per far posto alle
impiego e di realizzazione grafica de- figure [FIG.5]– e ai «varii segni» di mi-
gli esempi musicali. Per esempio, co- sura, ove ben 40 sono i simboli rit-
stante e sistematico è il ricorrervi nel mici intercalati alla trattazione, espo-
Ragionamento di Ponzio: su una con- sta in questa circostanza in poco piú
sistenza di 161 pagine, soltanto 30 di 35 righe di testo [FIG.6].
restano escluse dall’alternanza testo- Altrove è invece il formato della pa-
musica. Immediato è il grado di chia- gina – insieme alla spaziatura piú ario-
rezza e soddisfacente la resa tipografica, sa tra le righe di testo – ad agevolare
come si evidenzia in piú luoghi, sia una lettura chiara e inequivoca, ar-
quando l’esempio è riferito a signifi- ricchita dal supporto di esempi che
cativi estratti di repertorio [FIG.2], sia non affollano il dettato teorico, ma
quando accompagna didatticamen- ne diventano parte essenziale, anche
te l’esposizione dei precetti [FIG.3]. con evidente attenzione all’aspetto
Talora, l’esempio si presenta come estetico. È il caso dei Sopplimenti di
omaggio a raffigurazioni emblema- Zarlino e di alcune celebri “Tavole”
tiche (in qualche modo già apparse in essi contenute, come quella rela-
nella trattatistica anteriore): è il ca- tiva al celebre «Polychordo», minu-
so del grafico matematico delle pro- tamente descritto nel capitolo XXXVII
porzioni [FIG.4]ispirato certamente e riprodotto con rara eleganza, per
a Fogliano [4]. una raffinata testimonianza di tecni-
Piú frequentemente alternato al te- ca e arte dell’impaginazione [FIG.7].
sto, ma con pagine integralmente de- Non sempre, tuttavia, alle impe-
dicate all’esemplificazione, è il corre- gnative intenzioni di stampatore e/o
do musicale del Compendio di Tigri- autore corrisponde un’altrettanto effi-
ni, che presenta, ad ulteriore benefi- cace resa di chiarezza e di funziona-
cio di chiarezza concettuale, i cano- lità. È il caso della «prima parte» del-
nici margini didascalici dedicati alle la Prattica di Zacconi, in cui sicure
citazioni delle fonti di studio e a cer- esigenze di risparmio – mirato a evi-
ti specifici richiami, sempre proposti tare un eccessivo dispendio di carta –
nella forma abbreviata [5]. Tra gli esem- devono aver condizionato la scelta
pi forse piú efficaci di visualizzazione del carattere tipografico: in 219 pa-
didattica e di estrema perizia nella ge- gine di testo, diviso in 4 «libri» e 78
stione dello spazio tipografico, si se- «capitoli», il volume assembla capi-
gnalano i capitoli dedicati rispettiva- toli e argomenti meritevoli di una
mente alle legature – ove il testo pa- consistenza almeno doppia, quanto
ad utilizzo di spazio. Si guardi in par-
4] Cfr. L. Fogliano, Musica theorica, G.A. Ni-
ticolare l’impiego del corsivo come
colini, Venezia 1529, pp. V e X-XI. carattere prescelto in pagine che as-
5] Ad utile e immediato prontuario di con- sommano in media una sessantina
sultazione, l’autore scioglie, nell’«Ai lettori» in-
troduttivo, le sigle e le abbreviazioni poi utiliz-
di righe (cinquanta, ove si riscontra
zate nel testo. l’alternanza agli esempi musicali) e
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 167

Ragionamento di musica, Erasmo Viotti, Parma 1588, p. 146.


Fig.2:Pietro Ponzio,
168 piero gargiulo

Ragionamento di musica, Erasmo Viotti, Parma 1588, p. 147.


Fig.3:Pietro Ponzio,
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 169

Ragionamento di musica, Erasmo Viotti, Parma 1588, p. 6.


Fig.4:Pietro Ponzio,
170 piero gargiulo

Il compendio della musica, Riccardo Amadino, Venezia 1588, p. 126.


Fig.5:Orazio Tigrini,
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 171

Il compendio della musica, Riccardo Amadino, Venezia 1588, p. 132.


Fig.6:Orazio Tigrini,
172 piero gargiulo

Sopplimenti musicali, Francesco de


Fig.7:Gioseffo Zarlino, Franceschi Senese, Venezia 1538, p.
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 173

che si succedono, affollando visto- proporre la visualità della pagina di


samente lo spazio disponibile, con testo/musica o di sola musica, ove
una minima spaziatura tra le righe e piú necessario è richiamare l’atten-
tra gli stessi vocaboli, non rendendo zione del fruitore sulla corretta os-
giustizia alla visualizzazione e alla ne- servanza di certi precetti [7].
cessaria concentrazione richiesta al Ad aprire il Seicento – e a impor-
lettore, impegnato in un’autentica si come nuovi modelli di diffusione
“caccia” alla corretta assimilazione della materia teorica – sono poi tre
dei concetti esposti [FIG.8]. trattati di attestata primarietà: Del-
Per contro, l’uso del carattere ton- le imperfettioni (1600) di Artusi, Del-
do (ma in corpo assai piú piccolo) è la prattica musica (1601) di Cerreto
riservato esclusivamente alle dida- e la Cartella musicale (1601) di Ban-
scalie che intestano la lunga sequen- chieri. Se quest’ultimo avrà con la ri-
za di estratti musicali da vario re- stampa del 1614 un piú ampio mo-
pertorio raggruppati nella «Tavola do di qualificarsi (raggruppando nu-
universale de diversi essempii di pro- merosi scritti banchieriani nella stes-
porzione», posta nelle 25 pagine con- sa edizione, destinata a lasciare profon-
clusive del trattato [6] [FIG.9]. da traccia per tutto il secolo), il trat-
Spazi ben piú rilevanti per la mu- tato di Artusi affida al grande for-
sica e per l’esemplificazione sono ov- mato una dimensione molto piú ario-
viamente riservati, nel quadriennio sa per il testo (alla cui lettura stavol-
successivo al 1592, ai trattati sulle ta non nuoce l’utilizzo del corsivo)
diminuzioni, classificabili forse piú e, di conseguenza, anche per gli esem-
come metodi o manuali di pronto pi musicali, alcuni dei quali (decisa-
impiego “prattico” e dimostrativo. mente significativi quelli proposti
Da rilevare nella Breve e facile ma- per la critica ragionata alle dissonanze
niera (1593) di Conforti l’utilizzo, del Quarto Libro monteverdiano)
tra i primi ad essere documentato, trovano altrettanto adeguata collo-
delle note tonde e non romboidali; cazione.
nelle Regole (1594) di Bovicelli la Non identica eleganza rivelano in-
quasi totalità della trattazione dedi- vece gli esempi musicali del trattato
cata ai «Diversi modi di diminuire» di Cerreto, in cui è possibile riscon-
(dopo una ventina di pagine di «Av- trare i segni dell’uso e del riuso dei ti-
vertimenti», in cui comunque la mu- pi e delle matrici di stampa, specie
sica si alterna costantemente al te- nella riproduzione dei pentagrammi,
sto); negli Essempi delli passaggi (1596) in cui ben visibili appaiono tratteggi
di Bona, i vari e diversificati modi di che interrompono la continuità dei

6] Anche nel Transilvano di Diruta si segna- 7] Puntuale chiarezza offrono anche gli
la l’utilizzo del carattere corsivo, qui tuttavia as- esempi musicali della Scala di musica di Sca-
sai meno denso, in virtú della stampa su gran- letta, di cui è nota la fortunatissima sequen-
de formato e dunque meno condizionante ai za di «impressioni» e «reimpressioni» fino al
fini di un’agevole lettura. 1698.
174 piero gargiulo

Prattica di musica, Girolamo Polo, Venezia 1592, p. 163.


Fig.8:Lodovico Zacconi,
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 175

Prattica di musica, Girolamo Polo, Venezia 1592, p. 194.


Fig.9:Lodovico Zacconi,
176 piero gargiulo

cinque righi. A fronte di tale non esem- Adriano Banchieri, Conclusioni nel suo-
plare resa grafica [FIG.10]la chiarezza no dell’organo, Eredi di Giovanni Ros-
del testo che confina l’utilizzo del cor- si, Bologna 1609.
sivo ai titoli dei capitoli e alle dida- Pietro Cerone, Le regole piú necessarie
scalie di certi esempi, oltre che al «text per l’introduttione del canto fermo, Gio-
underlaying» dei brani riprodotti in- vanni Battista Gargano e Lucretio Nuc-
tegralmente [FIG.11]trova quasi co- ci, Napoli 1609.
stante conferma [FIG.12], e si estende Antonio Brunelli, Regole et dichiara-
ad altra tipologia di raffigurazioni: si tioni, Cristofano Marescotti, Firenze
guardino, rispettivamente, lo schema 1610.
degli esacordi guidoniani [FIG.13], il Agostino Pisa, Breve dichiaratione del-
prospetto dei «tuoni», [FIG.14]l’inta- la battuta musicale, Bartolomeo Zan-
volatura liutistica di un brano vocale netti, Roma 1611.
[FIG.15], riprodotta ad arte sotto la Agostino Pisa, Battuta della musica,
versione polifonica. Bartolomeo Zannetti, Roma 1611.
Connotazione sempre piú tipica Pietro Cerone, El Melopeo y Maestro,
del primo Seicento, l’usura dei ca- Giovanni Battista Gargano e Lucretio
ratteri tipografici non risparmia la Nucci, Napoli 1613.
sequenza dei trattati editi nel de- Adriano Banchieri, Cartella musicale,
cennio 1605-1615, quasi tutti acco- Giacomo Vincenti, Venezia 1614.
munati dalla maggiore propensione Stefano Bernardi, Porta musicale, An-
a valorizzare il contenuto e dalla qua- gelo Tamo, Venezia 1615.
si obbligata esigenza di non riserva-
re eccessiva cura al prodotto tipo- La riproduzione grafica subisce un
grafico, pur coinvolgendo nuove netto calo di livello in quasi tutti i
stamperie (a Venezia, Bologna, Fi- trattati inseriti in elenco, come è le-
renze, Siena, Roma, Napoli), come cito riscontrare anche attraverso una
si evince da questo secondo prospetto: limitata serie di esempi.
Nelle Regole utilissime di Brunelli
Adriano Banchieri, L’organo suonari- risaltano negativamente il carattere
no, Giacomo Vincenti, Venezia 1605. piccolo del testo e certa sproporzio-
Antonio Brunelli, Regole utilissime, ne tra esempi didattici e porzioni di
Volcmar Timan, Firenze 1606. testo ad essi correlate.
Agostino Agazzari, Del sonare sopra ’l Appena un po’ piú equilibrato è
basso con tutti li stromenti, Domenico il rapporto di dimensione e di mi-
Falcini, Siena 1607. sura tra pagina scritta e pagina mu-
Francesco Bianciardi, Breve regola per sicale nelle Regole et dichiarationi
imparar’ a sonar sopra il basso con ogni dello stesso autore, in cui, pur con
sorte d’istrumento, s.e., Siena 1607. note impresse in corpo talora ec-
Scipione Cerreto, Dell’Arbore musica- cessivamente dilatato, lo stampato-
le, Giovanni Battista Sottile, Napoli re Cristofano Marescotti sperimen-
1608. ta la riproduzione di alcuni esempi
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 177

Della prattica musica, Giovanni Giacomo Carlino, Napoli 1601, pp. 252-
Fig.10: Scipione Cerreto,
253; si noti, in particolare, il maldestro incolonnamento verticale delle note.

Della prattica musica, Giovanni Giacomo Carlino, Napoli 1601, pp. 304-
Fig.11:Scipione Cerreto,
178 piero gargiulo

Della prattica musica, Giovanni Giacomo Carlino, Napoli 1601, p. 21.


Fig.12:Scipione Cerreto,
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 179

Della prattica musica, Giovanni Giacomo Carlino, Napoli 1601, p. 20.


Fig.13:Scipione Cerreto,
180 piero gargiulo

Della prattica musica, Giovanni Giacomo Carlino, Napoli 1601, p. 39.


Fig.14:Scipione Cerreto,

di canto «per movimenti contrari» va da eventuali e piú impegnativi


[FIG.16]. oneri di resa grafica. Mentre nel co-
Esempi esclusivamente riservati a lossale Melopeo, che non finisce di
«tuoni» e «mutationi» limitano il stupire il lettore per l’ingente mole
commento estetico alle Regole di Ce- di argomenti affrontati (in oltre 1200
rone, che l’agile consistenza preser- pagine), il formato grande non sup-
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 181

Della prattica musica, Giovanni Giacomo Carlino, Napoli 1601, p. 317.


Fig.15:Scipione Cerreto,
182 piero gargiulo

Regole et dichiarationi, Cristofano Marescotti, Firenze 1610, p. 28.


Fig.16:Antonio Brunelli,

plisce alle numerose manchevolezze so periodo, a rafforzare la sua lead-


e agli altrettanto frequenti errori di ership nella stampa del repertorio
stampa, nell’incessante susseguirsi di musicale coevo.
libri, capitoli, paragrafi che colgono Eccezioni, nel campionario non
con irripetibile esito l’evolversi di sto- esaltante fin qui descritto, sono co-
ria, teoria e pratica della disciplina stituite dal trattato di Agazzari (Del
musicale e che comunque consen- sonare) e, in veste piú raccolta, da
tono al lettore una sempre gratifi- quello di Bianciardi (Breve regola). Il
cante rispondenza alle aspettative di primo dà modo di apprezzare l’ari-
conoscenza e apprendimento. stocratico “imprinting” dello stam-
Decisamente convenzionale e ap- patore Falcini, nell’unicum editoria-
pesantita si mostra anche la resa grafi- le di sua competenza a tutt’oggi do-
ca (con il relativo corredo esemplifi- cumentato [8]: carattere corsivo per
cativo) della Cartella di Banchieri, il testo (con ampia interlinea), pagi-
ricchissima di spunti determinanti ne riquadrate, proporzionata alter-
per le sorti della trattatistica secen- nanza con esempi musicali, chiarez-
tesca, ma sacrificata sull’altare della
8] Cfr. C. Sartori, Dizionario degli editori
parsimonia editoriale da un Vincenti musicali italiani, Olschki, Firenze 1958, sub vo-
strenuamente impegnato, nello stes- ce.
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 183

za di esempi musicali, sia limitati a do una plausibile e ben impaginata


un rigo (per il «basso continuato») visione d’insieme [FIG.22].
sia polifonici, utilizzo di note tonde Si conferma comunque indiscuti-
[FIGG.17 e 18]; del secondo, limitato bile, volendo a questo punto estrar-
a 12 pagine, colpisce la precisione re qualche riflessione da quanto sin
(quasi “da penna”) con cui si evi- qui ripercorso, la tenace volontà de-
denziano il testo e certi dettagli este- gli stampatori di approdare a esiti
tici di non secondaria importanza degni di valore e di apprezzamento,
[FIG.19]. ovviamente privilegiando la resa com-
E ancora, quasi in omaggio a una merciale del «libro di musica», valu-
sfocata (ove non definitivamente) tandone i costi di produzione, ri-
perduta consapevolezza del respiro sparmiando ove possibile, ma quasi
estetico, si apprezzano con piacere la mai trascurando – quando anche la
raffigurazione dell’«arbore» di Cer- fama e il prestigio dell’autore lo im-
reto (nel trattato omonimo), che fa ponevano – quel livello di coscien-
fiorire in una razionale classificazio- za professionale e operativa che, nel-
ne di «spetie» e «gradi» le categorie la maggior parte dei casi, ne raffor-
portanti della disciplina teorico-mu- za la qualifica di cultori di un pecu-
sicale e che simbolizza emblemati- liare prodotto editoriale: non sillogi
camente un modus di intendere la di musica vocale sacra/profana, fir-
materia e di comprenderne l’essen- mate da compositori illustri e piú fa-
za piú profonda [FIG.20], o ancora, cilmente destinate al successo e alla
sempre nell’Arbore, la pagina con- diffusione, ma trattati di teoria mu-
clusiva del trattato, ispirata da nu- sicale, in cui l’esposizione metodica
merosi esempi di tradizione (anche di una dottrina deve sempre piú av-
recente, come il Dialogo di Galilei) valersi di un indispensabile corredo
nel suo graduale ed elegante restrin- di «pratiche» esemplificazioni. A di-
gersi (dai lati al centro), corredato da mostrarlo sono alcune considerazio-
un sobrio ma raffinato cartiglio di ni, quali quelle sin qui esposte: 1) il
epilogo [FIG.21]. confronto diretto con gli esempi mu-
A buoni risultati approdano infi- sicali; 2) le esigenze di assimilazione
ne anche i due trattati di Pisa (Bre- funzionale; 3) la costante ricerca di
ve dichiaratione e Battuta della mu- chiarezza (pur spesso disattesa, co-
sica), che riescono a fornire un suffi- me si è visto, da ragioni e scelte piú
ciente grado di chiarezza, soprattut- contingenti); 4) l’intento di alta di-
to nell’alternanza – talora serrata – vulgazione che gli stessi titoli dei trat-
di righe di testo e pentagrammi, co- tati tra fine Cinquecento e primo Sei-
me nel caso in cui ben 7 estratti mu- cento manifestano apertamente, qua-
sicali (di 6 autori diversi) si racchiu- si invitando il lettore ad attendersi i
dono in due pagine, non “rubando” benefici di quella «prattica [...] utile
eccessivo spazio alle brevi frasi di pre- et necessaria» alle varie categorie di
sentazione e descrizione, ma offren- fruitori della materia.
184 piero gargiulo

Fig. Del sonare sopra ’l basso con tutti li stromenti, Domenico Falcini, Siena
17:Agostino Agazzari, p. 5.
1607,

Se la produzione teorica del primo zione scritta di dettami e disquisi-


quindicennio del Seicento indubi- zioni, le nuove finalità cui si inoltra
tabilmente trascura l’apparato edi- la proposta del libro teorico (sia es-
toriale e abbassa il livello di raffina- so trattato, manuale, metodo) e il
tezza che il secolo precedente non nuovo utilizzo che di esso si auspica
aveva quasi mai posposto all’esposi- trovano gratificante realizzazione. A
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 185

Fig. Del sonare sopra ’l basso con tutti li stromenti, Domenico Falcini, Siena
18:Agostino Agazzari, p. 7.
1607,

tal punto che, a mio avviso, appare stica, sia piú semplicemente cono-
davvero difficile individuare, nei 30 scitiva.
titoli raggruppati nei due prospetti, La memoria del segno, ovvero il pa-
quel trattato che ancora oggi non trimonio di fonti e di modelli im-
possa definirsi essenziale ai fini del- prescindibili di studio e di apprendi-
la cultura bibliologica, sia speciali- mento, non si era poi del tutto dis-
186 piero gargiulo

Breve regola per imparar’ a sonar sopra il basso con ogni sorte d’istru-
Fig.19:Francesco Bianciardi,
mento, s.e., Siena 1607; dettaglio del frontespizio.

solta. Lo dimostrano alcune splendi- «Nova intavolatura di tromboni» (ar-


de tavole estratte dal Dolcimelo di Au- ricchita da estensioni scalari, registri
relio Virgiliano (databile tra 1585 e e, per il cornetto soprano, da indica-
1600), che vorrei proporre come cor- zioni su fori aperti e chiusi), i «modi
redo di immagini piú adeguato all’e- tutti da sonar il cornetto» e i «modi
pilogo di questo saggio. Quasi a com- da sonar le traverse» [FIGG.23,24 e 25].
pensare, nel periodo di passaggio tra In netto anticipo sullo straordina-
i due secoli, il progressivo e crescen- rio corredo esemplificativo che carat-
te infittirsi del prodotto stampato su terizzerà gli imponenti apparati di ico-
quello manoscritto e la conseguente nografia strumentale del Syntagma
perdita di eleganza, di puntuale cura (1619) di Michael Praetorius, del-
per i dettagli e di piú convinta ge- l’Harmonie Universelle (1636-37) di
stione della materia trattata e raffigu- Marin Mersenne e della Musurgia uni-
rata, il noto manoscritto conservato versalis di Athanasius Kircher (1650),
presso il Civico Museo Bibliografico le tavole del Dolcimelo qualificano il
Musicale di Bologna, pur atipico nei contributo dell’ancora oggi non ben
suoi contenuti («si contengono tutti identificato autore [9] come preziosa
modi da sonar qualsivoglia istrumento, rarità di storia della trattatistica: qua-
tanto in concerto, quanto separati»), si un emblema di oculata sintesi di
pare fermare il tempo, con l’elevata quelle connotazioni (eleganza, chia-
qualitas delle sue pagine grandi e con rezza, funzionalità descrittiva) che
mirabili riproduzioni dedicate siste- questi pregiati libri di musica ragio-
maticamente alle varie famiglie stru- nata e scritta non hanno mai cessato
mentali. Si guardino in particolare la di restituire ai fruitori odierni.

9] Cfr. le ipotesi di Marcello Castellani nel- certezza attributiva Castellani sottolinea co-
l’edizione anastatica del trattato (SPES, Firenze munque come sia “fuori discussione la sua ap-
1978, p. 5), in cui il curatore individuerebbe nel partenenza all’area culturale nord-italiana, so-
«nome accademico» di Virgiliano almeno due prattutto in virtú del particolare interesse per gli
possibili autori, «entrambi con il nome di bat- strumenti a fiato, escludendo però il Veneto, do-
tesimo Aurelio: il bresciano Aurelio Averoldi ed ve non si sarebbe fatto uso dei termini traversa
il bolognese Aurelio Monelli». Nell’attuale in- e dolciana preferendo quelli di fiffaro e fagotto.
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 187

Fig. Dell’Arbore musicale,Giovanni Battista Sottile, Napoli 1608,


20:Scipione Cerreto, zione.
senza pagina
188 piero gargiulo

Dell’Arbore musicale,Giovanni Battista Sottile, Napoli 1608, p. 15.


Fig.21:Scipione Cerreto,
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 189

Breve dichiaratione della battuta musicale, Bartolomeo Zannetti, Roma 1611,


Fig.22:Agostino Pisa,
pp. 14-15.

Il dolcimelo, 1600 ca.,


Fig.23:Aurelio Virgiliano, MS senza carte numerate.
190 piero gargiulo

Il dolcimelo, 1600 ca.,


Fig.24:Aurelio Virgiliano, MS senza carte numerate.
la musica nei trattati italiani tra cinque e seicento 191

Il dolcimelo, 1600 ca.,


Fig.25:Aurelio Virgiliano, MS senza carte numerate.
Le intavolature

di Franco Pavan

La presenza secolare delle intavola- do gli esemplari sopravvissuti fino


ture nella storia della musica occi- ad oggi, i volumi dedicati al liuto oc-
dentale impedisce una trattazione cupano circa il 65% del totale, con-
organica in breve. Si è scelto cosí di tro il 22% dei titoli indirizzati agli
concentrare l’attenzione su un seco- strumenti da tasto, l’11% occupato
lo particolarmente importante, il da libri pensati per altri strumenti a
Cinquecento, che pone problemati- corde pizzicate come la chitarra o il
che altamente istruttive anche per i cistre, e il 2% indirizzato alla viola
secoli seguenti. Si rivolgerà uno sguar- da gamba. La diffusione delle inta-
do particolarmente attento alla pro- volature liutistiche a stampa nel-
duzione a stampa, senza dimentica- l’Europa cinquecentesca fu dunque
re però completamente i testimoni un evento di notevole portata cul-
della tradizione manoscritta [1]. turale ed editoriale. I tipografi che si
Nell’ambito della produzione eu- occuparono della preparazione del-
ropea di musica strumentale, secon- le intavolature utilizzarono i metodi

1] I repertori che riguardano le intavolature lumi: 1. Confoederatio Helvetica (CH), France


liutistiche sono molteplici, ma nessuno è com- (F), Koerner, Baden Baden 1991, 2. Bundesre-
pletamente comprensivo del vastissimo mate- publik Deutschland (D), ivi 1994, 3/1. Österreich
riale sopravvissuto. Il volume di Wolfgang Boet- (A), ivi 1997, 3/2. Rèpublique Tchèque (CZ)
ticher, Handschriftlich überlieferte Lauten- und Hongrie (H) Lituanie (LT) Pologne (PL) Fédé-
Gitarrentabulaturen des 15. bis 18. Jahrhunderts, ration de Russie (RF) Slovaquie (SK) Ukraine
RISM B/VII, Henle, München 1978, dedicato al- (UKR), 1999. Per la Gran Bretagna cfr. J. Craig-
la descrizione dei testimoni manoscritti, è man- McFeely, English Lute Manuscript and Scribes.
cante del secondo volume contenente gli indi- 1530-1630, Ph.D. diss., University of Oxford
ci dei brani, mai edito. Fondamentale per il 1994. Per il Seicento italiano è indispensabile
censimento delle stampe cinquecentesche il vo- V. Coelho, The Manuscript Sources of Seven-
lume di H. Mayer Brown, Instrumental Music teenth-Century Italian Lute Music. A Catalogue
Printed Before 1600. A Bibliography, Harvard Raisonnée, Garland, New York 1995. Impor-
University Press, Cambridge Mass. 1979 (cui tanti sono inoltre i cataloghi di fondi partico-
d’ora in poi si riferiscono le fonti indicate con lari: D. Kirsch, L. Meierott, Berliner Lautenta-
numero e cifra deponente). Una catalogazione bulaturen in Krakau, Schott, Meinz 1992; A.
sistematica di tutti i manoscritti è in atto gra- Patalas, Catalogue of Early Music Prints from the
zie alle cure di Ch. Meyer, Sources manuscrits Former Preußischer Staatsbibliothek in Berlin,
en tablature. Luth et theorbe (c. 1500-1800), che Kept at the Jagiellonian Library in Cracow, Mu-
ha visto finora la pubblicazione di quattro vo- sica Jagellonica, Kraków 1999.
194 franco pavan

di stampa piú innovativi, avviarono Cerchiamo di capire perché le co-


produzioni su larga scala, sperimen- se non andarono esattamente cosí.
tarono nuove soluzioni e furono so- È grazie all’opera di Petrucci che le
vente all’avanguardia nella realizza- intavolature per liuto conoscono in
zione dei fogli di stampa. Lo studio Europa, per la prima volta, una pre-
della preparazione, della realizzazio- parazione e una pubblicazione a stam-
ne e della diffusione delle intavola- pa. Ma il primo privilegio conosciu-
ture rivela notevoli sorprese, che per- to per la pubblicazione di intavolatu-
mettono di porre nuovi quesiti ed re fu ottenuto nella stessa città dove
aprire nuovi filoni di ricerca nel- operava Petrucci, Venezia, dal liutista
l’ambito dell’editoria cinquecente- Marco dall’Aquila, residente nella città
sca. Per esemplificare, partiamo dal- della laguna, già l’11 marzo del 1505.
la penisola italica. Nel testo della supplica Marco ricor-
da «che cum grandissima sua fatica et
spesa non mediocre se habii inzegna-
L ITALIA: LE INTAVOLATURE PER to a comune utilitate […] far stampar
LIUTO A STAMPA NEL CINQUECENTO la tabullatura, et rasone de metter ogni
Canto in lauto cum summa industria.
Nel 1991 Paolo Fabbri scriveva: Et arte; et cum molto dispendio de
tempo, et facultade sua: la qual opera
Una decina in tutto le edizioni, di cui non e mai stata stampata […]» [3].
sei veneziane e quattro extra (due a Ro- Non conosciamo musiche a stampa
ma, una a Milano e a Napoli), distri- edite da Marco dall’Aquila, e nono-
buite lungo il trentennio 1507-1536 e stante il privilegio fosse di durata de-
dovute a stampatori poco piú che oc- cennale già nel 1507 Petrucci pubbli-
casionali: a Venezia Vercellese, Ganassi ca quella che oggi è conosciuta come
e Marcolini, fuori di lí Pasotti (Roma), la prima intavolatura a stampa, l’In-
Castiglione (Milano), Sultzbach (Na- tabulatura de Lauto / Libro primo di
poli). Solo Antico a Roma e ovviamen- Francesco Spinacino nel cui colophon
te Petrucci a Venezia, coi tre volumi fat- Petrucci rivendica il possesso di un pri-
ti uscire nel biennio 1507-8, danno l’im- vilegio per stampare le intavolature di
pressione di un piú solido interesse in liuto concessogli dal Senato venezia-
ogni caso quantitativamente assai esi- no [4]. È possibile che Marco dall’A-
guo. Di quella decina di opere apparse quila abbia avviato una società con Pe-
qua e là, la maggioranza è dedicata al trucci, con modalità simili a quelle che
liuto (sei) e un paio di titoli ciascuno al- vedremo attuate fra Castiglione e Bor-
la tastiera e alla didattica; nessuno di es- rono a Milano, o semplicemente l’in-
si comunque conosce ristampe [2]. venzione di Marco dall’Aquila fu so-

2] P. Fabbri, Politica editoriale e musica stru- 3] Supplica pubblicata anche da H. Mayer Brown,
mentale in Italia dal Cinque al Settecento, in «Re- Instrumental Music…, cit., pp. 11-12, [1505]1.
cercare» III (1991), pp. 203-216: 204. 4] Cfr. Ivi , p. 12, 15071.
le intavolature 195

praffatta da quella di Petrucci? In effet- sormontabili dal punto di vista tipo-


ti i volumi preparati da Petrucci, quat- grafico in fase di stampa [5]. Le fonti
tro per liuto solo e non tre come in- petrucciane ci sono giunte lacunose.
dicato da Fabbri, e due per canto e liu- Manca all’appello infatti il Libro Ter-
to contenenti un cospicuo numero di tio, realizzato dal piú famoso liutista
composizioni per liuto solo, non con- attivo in Italia in quel periodo, Gio-
tengono musica dell’Aquilano. Pe- vanni Maria Alamanno, libro del qua-
trucci utilizzò la tecnica della duplice le conosciamo l’esistenza grazie a due
e della triplice impressione per le in- cataloghi antichi [6]. Riepilogando:
tavolature, una tecnica che fu ripresa nel 1505 Marco dall’Aquila ottiene
da Marcolini a Venezia, con risultati un privilegio per stampare intavola-
insoddisfacenti, e da Castiglione a Mi- ture, apparentemente non utilizzato.
lano, ma che conobbe l’oblio già da- Nel 1507 Petrucci pubblica due vo-
gli anni Trenta del secolo a causa del- lumi curati da Francesco Spinacino
la diffusione della stampa a caratteri facendo riferimento ad un nuovo pri-
mobili. Petrucci ebbe il merito, se pos- vilegio per stampare le intavolature.
siamo dire cosí, anche di avviare un Nel 1508 compaiono il 20 giugno il
processo di unificazione dell’utilizzo libro oggi perso di Giovanni Maria
delle cifre nell’intavolatura italiana: Alamanno e il 31 dicembre il Libro
introdusse in modo sistematico l’uti- Quarto, curato da Joan Ambrosio Dal-
lizzo dello 0 come cifra legata ad una za. Il 27 marzo 1509 vede la luce il vo-
successione numerica, invenzione piut- lume di Franciscus Bossinensis Teno-
tosto recente a quei tempi anche in ri e contrabassi intabulati col sopran in
campo matematico come dimostra il canto figurato […] Libro Primo che
Trattato di partita doppia di Luca Pa- contiene anche 26 ricercari per liuto
cioli pubblicato a Venezia nel 1494. solo, mentre, con i torchi a Fossom-
In precedenza, da quanto possiamo brone, compare nel 1511 il Libro Se-
rilevare dalle poche fonti superstiti e cundo di Bossinensis, che contiene an-
come ha brillantemente dimostrato che 20 ricercari per liuto solo [7]. Il
Dinko Fabris, l’intavolatura italiana, totale delle composizioni per uno o
o meglio napoletana, avviava la pro- due liuti, queste ultime esigue nella
pria serie numerica con l’1 e si avva- realtà, date alla luce da Petrucci in que-
leva di una notevole quantità di segni sti anni assomma ad un totale di 169,
che scomparirono per difficoltà in- alle quali vanno aggiunte le 25 con-

lumbus, in «Journal of the American Musicolo-


5] Cfr. D. Fabris, The Origin of Italian Lute gical Society» XXI (1968), pp. 32-84. Per l’e-
Tablature: Venice Circa 1500 or Naples Before Pe- semplare posseduto un tempo dalla famiglia
trucci?, in «Basler Jahrbuch für Historische Mu- Herwart cfr. M.L. Martinez-Göllner, Die Aug-
sikpraxis» XXV (2001), pp. 143-158. sburger Bibliothek Herwart und ihre Lautenta-
6] [1508]1, che ricava la notizia relativa alla bulaturen, in «Fontes Artis Musicae» XVI (1969),
stampa dal Regestrum B di Fernando Colón; cfr. pp. 59-71.
anche C. Weeks Chapman, Printed Collection 7] I volumi curati da Bossinensis sono 15091
of Polyphonic Music owned by Ferdinand Co- e 15111.
196 franco pavan

tenute nel volume di Alamanno oggi Questo tipo particolare di formato


perso. Si tratta di un corpus di note- potrebbe avere avuto un anteceden-
vole quantità, in confronto a quello te nei volumi manoscritti, come ad
apparso oltralpe in quel periodo. Le esempio il cosiddetto manoscritto
edizioni di Schlick, Virdung e Ju- Thibault [9]. In realtà i manoscritti
denkünig, tutte apparse nel secondo sicuramente anteriori alle stampe pe-
decennio, accorpano 36 brani per liu- trucciane presentano formati del tut-
to [8]. to dissimili [10]. È dunque possibile
La mortalità dei volumi contenen- che anche in questo caso il tipografo
ti intavolature per liuto è assai alta. di Fossombrone abbia uniformato i
Non conosciamo le tirature dei vo- criteri di presentazione del prodotto.
lumi di Petrucci dedicati al liuto, ma Il periodo che va dal 1511 al 1536
come abbiamo visto un volume è an- ha visto la pubblicazione di un’uni-
dato perso (Alamanno), i due volu- ca silloge dedicata parzialmente al
mi di Spinacino sopravvivono in co- liuto, l’intavolatura di Antico con-
pia unica presso la Biblioteca Jagel- tenente frottole di Marco Cara e Bar-
lonska di Cracovia e provengono da tolomeo Tromboncino. Le cause di
Berlino, per cui erano stati decretati questo lungo silenzio possono esse-
persi dopo la seconda guerra mon- re molteplici. Da un lato le oggetti-
diale, Dalza sopravvive in tre esem- ve difficoltà socio-economiche – non
plari, dei quali uno lacunoso, tre esem- si dimentichi ad esempio il trasferi-
plari piú uno lacunoso per il Libro mento di Petrucci da Venezia a Fos-
Primo di Bossinensis, un esemplare sombrone dopo Agnadello – d’altro
per il Libro Secundo. Tutti i volumi canto la difficoltà di produrre tipo-
di Petrucci furono pubblicati nel for- graficamente edizioni senz’altro co-
mato in quarto ad longum, che sarà stose e di ardua realizzazione, infine
sostanzialmente ripreso nella mag- l’esistenza di un privilegio per il ter-
gior quantità di edizioni del Cin- ritorio veneto posseduto da Petruc-
quecento. Le carte dei libri si pre- ci. Tutto ciò si basa però sul ragio-
sentavano secondo la proporzione del namento effettuato sui testimoni su-
cosiddetto quadrato di Pitagora, an- perstiti. Prendiamo in considerazio-
che se le varianti furono notevoli, e ne quanto affermato da Fabbri nel
soprattutto è spesso difficile cogliere passo sopra citato in riferimento al-
le proporzioni esatte dei fogli di stam- l’attività di Castiglione a Milano,
pa a causa di rifilature eccessive su- un’attività come editore di musica
bite dai volumi in fase di rilegatura. strumentale del tutto occasionale. Il

8] 15113, 15121, 151?1. luth seul et accompagnements pour luth d’oeuvres vocales,
9] Paris, Bibliothèque Nationale, MS Rés. Vmd 27, Minkoff, Genève 1981.
proveniente dalla collezione di Geneviève Thibault-de 10] Cfr. D. Fabris, Le prime intavolature italiane per
Chambure. Cfr. Ch. Meyer, op. cit., 1. France, pp. 113- liuto, in corso di stampa. Ringrazio vivamente l’ami-
116. Il manoscritto è stato pubblicato in facsimile con co e collega per avermi permesso la consultazione del
il titolo Tablature de luth italienne. Cent dix pièces pour suo lavoro.
le intavolature 197

ragionamento è corretto se seguia- zione e di stampa e soprattutto di col-


mo, come ovvio, i repertori. Ma un’in- laborazione tra un editore, un musi-
dagine piú approfondita rivela oriz- cista e un tipografo. Promotore dell’i-
zonti inaspettati. Valgano le consi- niziativa fu probabilmente il liutista
derazioni seguenti come esempio. soldato Pietro Paolo Borrono, mila-
Il 1536 è un anno cardine per le edi- nese. Il 31 maggio 1535 il musicista
zioni in intavolatura pubblicate in Ita- si recò presso il notaio Pietro Paolo
lia. Compaiono quattro volumi – de- Crevenna, in compagnia del libraio
dicati principalmente a Francesco da Rainaldo d’Adda e del tipografo Gio-
Milano – a Milano, Napoli e Venezia, vanni Antonio Castiglione, per costi-
preceduti da un volume senza indica- tuire una società al fine di stampare
zioni tipografiche apparso nei primi intavolature di liuto, di canto e liuto
anni Trenta. Di questi quattro volu- e di «clavacino sive clavicordio» [12].
mi il piú noto è quello marcoliniano L’accordo, progettato per una durata
pubblicato a Venezia, del quale parle- decennale, prevedeva un investimen-
remo in seguito. Due sono i volumi to iniziale da parte di Rainaldo d’Ad-
pubblicati a Napoli da Sultzbach, che da che non solo doveva provvedere al-
rimangono ad oggi un caso unico di le spese vive della carta, ma anche pa-
pubblicazione di intavolature nel re- gare il lavoro di Castiglione e l’affitto
gno di Napoli, un volume è pubbli- di nuovi locali dove installare il tor-
cato a Milano da Castiglione [11]. La chio che avrebbe lavorato per produrre
ricerca del contratto che diede vita a stampe musicali, in ambienti dunque
quest’ultima silloge ha permesso di ri- diversi rispetto a quelli della consueta
costruire quasi nei dettagli il procedi- sede della tipografia di Castiglione
mento di investimento, di prepara- [13]. Il ruolo svolto da Borrono era

12] Archivio di Stato di Milano (=ASM), Fondo


11] I due volumi pubblicati da Sultzbach non Notarile, cart. 8321 e A. Ganda, Giovanni Antonio
sono inclusi in H. Mayer Brown, Instrumental Castiglione e la stampa musicale a Milano, in «La
Music…, cit. Le sillogi sono state presentate per Bibliofilia» C (1998), pp. 317-319. Rainaldo d’Ad-
la prima volta in un articolo di Y. Giraud, Deux da era figlio di Pietro. Residente a Porta Ticinese,
livres de tablature inconnus de Francesco da Mila- fu in stretto contatto con Giovanni Antonio Ca-
no, in «Revue de Musicologie» LV (1969), pp. 217- stiglione, tanto da essere anche testimone di un pa-
219. Il facsimile è stato curato da Arthur Ness che gamento di un affitto dovuto a Gian Maria Villa
ha scritto la prefazione, e da Claude Chauvel che da quest’ultimo nel novembre del 1535. Si veda A.
ha curato l’indice per l’editore Minkoff, Genève Ganda, op. cit., p. 303.
1988, edizione che corregge una precedente del 13] Sull’attività di Castiglione si veda lo stu-
1977. In questa si era infatti lasciata inalterata l’in- dio di K.M. Stevens, Liturgical Publishing in
versione di alcuni quaderni fra i due libri avve- mid Sixteenth-Century Milan: The Contracts for
nuta al momento dell’antica rilegatura. I volumi the Breviarium Humiliatorium (1548) and the
sono custoditi a Paris, Bibliothèque Nationale, Breviarium Ambrosianum (1557), in «La Bi-
MS Rés. Vmc 47. Il volume di Marcolini è 15363, bliofilia» XCIX (1997), pp. 11-134. Anche E.
il volume senza note tipografiche è 154?4. Que- Sandal, L’arte della stampa a Milano nell’età di
st’ultimo pubblicato in facsimile: Francesco da Carlo V, V. Koerner, Baden-Baden 1988, pp.
Milano, Intabolatura da Leuto, introduzione e no- 16-17, che però curiosamente non crede alla
te critiche di F. Pavan, Arnaldo Forni Editore, Sa- possibilità che il nostro volume sia stato edito
la Bolognese 2000. da Castiglione.
198 franco pavan

quello di raccogliere il materiale mu- fu il noto volume antologico pubbli-


sicale da pubblicare e di controllare cato a Milano nel 1536 e recante un
insieme a Rainaldo d’Adda il buon an- colophon risalente al 1° maggio. La
damento del lavoro. Al torchio desti- distanza di un anno dalla stesura del
nato alla stampa delle intavolature po- contratto non deve sorprendere, an-
tevano avere accesso i soli d’Adda, Bor- che in confronto con altre opere stam-
rono, Castiglione e il nipote appena pate da Castiglione e da altri tipografi
dodicenne di quest’ultimo, Gerolamo a lui contemporanei [15]. È inoltre
Corsico; al tipografo era fatto divieto probabile che fossero state pubblica-
assoluto di stampare intavolature per te allo stesso tempo altre edizioni og-
altri committenti o di svelare le tec- gi non conosciute. L’indicazione che
niche di stampa utilizzate a tal fine. l’intavolatura sia stata «con ogni di-
Per ogni volume di intavolatura da ligentia corretta» va a mio parere ri-
stampare si prevedeva un compenso ferita ad un lavoro curato diretta-
di 50 soldi (equivalenti a 2.50 lire im- mente in fase di stampa – quindi dal-
periali) per ogni risma di cinquecen- lo stesso Borrono – e non a una nuo-
to fogli: dal momento che Castiglio- va edizione di un volume preceden-
ne avrebbe ricevuto da d’Adda 200 li- temente uscito dai torchi di Casti-
re imperiali si deduce che le risme stam- glione [16]. Non escluderei infine che
pate dal tipografo furono ottanta per la silografia posta alla c. 1v, rappre-
ogni edizione. Una risma era compo- sentante un liutista nell’atto di suo-
sta da cinquecento fogli, nel cosid- nare ritragga proprio Borrono. L’at-
detto formato “rezuta”, e dunque i fo- tività editoriale di quest’ultimo e d’Ad-
gli di forma stampati dovettero esse- da coinvolse già nel giugno del 1535
re 40.000 [14]. Il primo frutto oggi Mathias Werrecore, maestro di cap-
conosciuto di questa collaborazione pella del Duomo, il quale sottoscris-

14] In ragione del numero delle carte che so Castiglione. Questo se si considera che dal 31
compongono il volume, i libri stampati do- maggio 1535 (data dei patti) alla conclusione
vrebbero essere 2.500, un numero piuttosto con- della stampa (1° maggio dell’anno seguente) era-
sistente rispetto ad altre opere delle quali cono- no trascorsi ben undici mesi». Per l’Arte de tañer
sciamo la consistenza della tiratura. fantasia di Santa Maria passarono fra i sedici e i
15] Si vedano l’articolo citato di K.M. Ste- diciassette mesi prima che l’opera fosse comple-
vens, passim, e soprattutto il saggio di J. Griffiths, tata; per le Obras di Cabezón addirittura 26 me-
W.E. Hultberg, “Santa Maria and the Printing si. Meglio andò all’Orphenica Lyra di Fuenllana,
of Instrumental Music in Sixteenth-Century stampato in sei mesi, mentre El Parnasso di Da-
Spain”, in M.F. Cidrais Rodrigues, M. Morais, za fu edito in soli tre mesi. Va rilevato che il con-
R. Veiera Nery (a c. di), Livro de Homenagem a tratto tra Castiglione e Girolamo Torchio per la
Macario Santiago Kastner, Fundaçao Gulbenkian, stampa del Breviarium Humiliatorum (ASM, Fon-
Lisbon 1992, pp. 347-360. do Notarile, cart. 11798, 2 aprile 1545) preve-
16] Sui correttori di stampa in tipografia si ve- deva la pubblicazione di 1.000 copie nel lasso di
da l’illuminante studio di J. Griffiths, W.E. Hult- otto mesi. Ma il 3 gennaio 1547, nonostante il
berg, “Santa Maria and the Printing…, cit. So- lavoro non fosse terminato, Castiglione stilò un
no in disaccordo con A. Ganda, op. cit., p. 308, contratto con Matteo Besozzo per stampare 500
che afferma: «è probabile che questa edizione sia copie del Messale Ambrosiano (ASM, Fondo No-
stata preceduta da un’altra stampata dallo stes- tarile, cart. 8679).
le intavolature 199

se un contratto con d’Adda al fine di zioni:


raccogliere e pubblicare musica vo- Tertio quod ipse magister Iohannes
cale. I dividendi dell’impresa sareb- Antonius nullo modo possit de dictis
bero stati condivisi anche da Pietro intabulaturis, tam factis annis presen-
Paolo Borrono, che in qualche mo- tibus quam fiendis de cetero nomine
do avrebbe partecipato alla prepara- ipsius domini Petri Pauli, disponere
zione dei suddetti volumi [17]. nec de eis neque consimilibus stam-
La vigilia di Natale del 1544, Gio- pare nec vendere alicui persone sine
vanni Antonio Castiglione e Pietro speciali licentia predicti domini Petri
Paolo Borrono si incontrarono nuo- Pauli in scriptis danda. Et similiter de
vamente di fronte a un notaio per aliis intabulaturis iam in stampis re-
stendere un ulteriore contratto di dactis sub dicta infrascripta pena apli-
collaborazione [18]. D’Adda non ri- canda ut infra, etiam si intabulature
sulta piú presente. Particolarmente predicte fuissent intitulate sub alio no-
importanti si rivelano due capover- mine predicti Petri Pauli.
si. Nel primo si afferma:
Questo passo indica con chiarezza
Primo quod predictus magister Iohan- che l’officina di Castiglione non pro-
nes Antonius teneatur et obligatus sit dusse, prima del 1544, solo il volu-
ad omnem ipsius Petri Pauli requisi- me antologico del 1536. Non v’è
tionem redigere et redigi facere in stam- però traccia superstite di questa at-
po omnes illas intabulaturas a leuto tività. Si tenga presente che uno dei
quas eidem domino Petro Paulo pla- volumi sopravvissuti di questa serie,
cuerit et eidem dederit ad stampan- pubblicato nel 1548, è sovente con-
dum et seu in stampo redigendum. Et siderato come una copia di un’edi-
hec omnia ad computum librarum zione veneziana pubblicata nel cor-
quatuor imperialium pro qualibet ri- so del medesimo anno: ovviamente
sma papiri intabulature stampande ut è vero il contrario [19].
supra. Abbiamo visto come solo nella città
di Milano l’attività tipografica legata
In un seguente punto leggiamo le alle intavolature dovette essere radi-
seguenti interessantissime annota- calmente differente rispetto a come

17] ASM, Fondo Notarile, cart. 8321. Si os- sione di ricavo era di almeno 25 lire per ogni
servi che Werrecore era figlio di Eligio e viveva volume stampato, da dividere in parti uguali fra
nella parrocchia di San Protaso ad monacos in D’Adda, Borrono e Werrecore.
porta Cumana. Si trasferí il 14 settembre 1542 18] ASM , Fondo Notarile, cart. 8326, e A.
nella parrocchia di San Tommaso in Terrama- Ganda, op. cit., pp. 321-323.
ra, dove poi divenne parroco Nicola Vicentino. 19] La stampa veneziana è segnalata come
Si veda A. Ganda, op. cit., pp. 304-305, 319- 15482, quella milanese come 15483. Di que-
320. Werrecore si doveva occupare della stam- st’ultima cfr. il facsimile: Francesco da Mila-
pa di Cantus e Moteta, raccogliendo le opere e no, P.P. Borrono, Intavolatura di Lauto, intro-
consegnandole a Rainaldo d’Adda. Anche que- duzione di F. Pavan, Arnaldo Forni Editore,
sto contratto aveva durata decennale e la previ- Sala Bolognese 2002.
200 franco pavan

appare oggi grazie ai ragionamenti stimonianza di grande importanza:


che possiamo fare sui testimoni so- Serenissimo Principe, et illustrissima
pravvissuti. Un necessario caveat che Signoria.
riguarda la totalità della storia delle Sempre Vostra Sublimità è stata, et è
intavolature e, in particolare, perché Larghissima donatrice delle gratie sua
si tratta di una storia meno conosciuta. alli fidelissimi soi, che con sincerità
Di fronte all’attività milanese di quelle dimandano, e per essere circa
Borrono-Castiglione si attiva l’in- XXX anni, che fu uno Ottaviano da Fos-
gegno di Marcolini a Venezia. Nel sombrono, che stampava musica nel
1536 il tipografo forlivese prepara modo, che, se imprimono le lettere, et
un volume interamente dedicato a è circa XXV anni che tal opera non si
Francesco Canova che presenta nu- fa alla quale impresa si è messo non
merose curiosità ed anomalie. Il vo- pur la Italia ma l’Alemagna et la Fran-
lume, secondo il colophon, appar- za, e non l’hanno potuta ritrovare. Io
ve nel mese di maggio, ma Marco- Francesco marcolini svisceratissimo
lini ottenne un privilegio di coper- Servitor di quella essendomi affatica-
tura decennale per quest’opera e per to molti giorni, e non con poca spesa
le successive solo nel mese di luglio. in ritrovar tal cosa, accioché io possa
Inoltre il contenuto è interamente godere il beneficio del tempo, et da-
copiato da una stampa senza note nari spesi in tal fatica, richiedo di spe-
tipografiche comparsa negli anni pre- tial gratia, che per anni X. Mi sia con-
cedenti, forse presso un torchio bo- cesso, che alcun’altro, che io France-
lognese [20]. Quello di cui siamo si- sco Servitor di quella non possa stam-
curi è che Marcolini fece rispettare par, ne far stampare musica, et inta-
il suo privilegio decennale, poiché a bolature con charatteri di Stagno over
Venezia non apparvero altre intavo- di altra mestura, né in alcun luogo
lature fino al 1546, quando una nuo- stampando in tal modo si possa ven-
va fase, che potremmo definire di dere, si in questa inclita Città, come
“cannibalizzazione”, prese avvio nel- dominio suo, ma sia in arbitrio di ogn’u-
la città lagunare. Non possediamo no stampar in legno, come al presen-
nessun’altra stampa marcoliniana te si costuma, pur che non ristampi-
dedicata al liuto, ma possiamo esse- no le opere stampate da me, sotto pe-
re certi che non sia mai esistita una na alli contrafacenti di perder tutti li
collana? artificii fatti per tal opera, e tutti i li-
Il privilegio accordato a Marcolini, bri si trovassero, li quali vengano in
nonostante sia stato pubblicato nella me, et pagar ducati doi per volume,
sua interezza nel 1845 e segnalato dal da esser applicato la mità all’hospital
sempre provvidenziale Brown, è sta- di S.to Jovanpolo, et il resto all’officio
to ignorato dagli studiosi di storia del facesse l’executione, dando podestà et
liuto: si tratta al contrario di una te- ampla libertà a cadauno officio si di
questa Città, come Dominio suo di far
20] Cfr. nota 11. osservare ditto privilegio, gratie, etc.
le intavolature 201

Die primo Julii 1536 Francesco Canova effettuata dal ti-


Che per autorità di questo Consiglio pografo. Il motivo potrebbe essere
sia concesso al soprascritto supplican- dato dalla presenza sul mercato di al-
te quanto el domanda si come se con- tre edizioni apparse nel mese di mag-
tiene in la supplicatio soprascritta. gio del liutista milanese, e cioè i vo-
Consiglieri omnes et Capita di Qua- lumi di Sultzbachius e di Castelio-
draginta no che nonostante la lontananza geo-
De parte 150 grafica avranno probabilmente rag-
De non 7 giunto le botteghe veneziane. Un al-
Non sincere 9 [21] tro punto di grande interesse è dato
dalla consapevolezza della tecnica
Le informazioni dateci da Marco- usata da Petrucci, non piú eguaglia-
lini sono preziose. In primo luogo ta in Europa da «circa XXV anni», e
possiamo notare che la supplica è sta- cioè esattamente dalla data dell’ulti-
ta presentata il 1° luglio 1536, quin- ma pubblicazione contenente l’inta-
di successivamente alla data segna- volatura per liuto del tipografo di
lata di stampa nel colophon dell’e- Fossombrone, il Libro Secundo di
dizione dell’intavolatura di France- Bossinensis. Inoltre Marcolini ci infor-
sco Canova. È possibile che il volu- ma che la musica in quel periodo ve-
me sia stato pubblicato senza coper- niva stampata utilizzando l’incisio-
tura di privilegio, ma in questo caso ne del legno, come in realtà sem-
il tipografo di Forlí avrebbe menti- brerebbero dimostrare il foglio vo-
to nel frontespizio, dove scrive a chia- lante stampato da Strambi negli an-
re lettere «con gratia e privilegio»: se ni Venti con alcune regole per il liu-
Marcolini ne fosse stato in possesso to e il volume probabile antigrafo
ne avrebbe sicuramente fatto men- dell’edizione marcoliniana. Infine, il
zione nella supplica del 1° luglio. privilegio ottenuto da Marcolini giu-
Inoltre l’invenzione che Marcolini si stifica la mancanza di altre edizioni
attribuisce sarebbe stata troppo alla per liuto a Venezia nei dieci anni suc-
mercé della concorrenza senza la pro- cessivi. Purtroppo non conosciamo
tezione di un privilegio; non credo altre edizioni per liuto preparate da
che il tipografo avrebbe corso un si- Marcolini negli anni seguenti, come
mile rischio, sapendo con chiarezza detto, ma troppo spesso i musicolo-
quanto fosse importante da un pun- gi hanno imputato questo silenzio
to di vista editoriale recuperare le ad uno scarso interesse per il liuto da
metodologie di lavoro di Petrucci. parte del mercato librario. Se questo
Tutto sembrerebbe essere a favore di fosse vero non si spiegherebbe la
una retrodatazione della stampa di straordinaria successiva fioritura, a

21] Testo pubblicato in A. Schmid, Ottavia- talltypen, ed. fotostatica Grüner, Amsterdam
no dei Petrucci da Fossombrone, der erste Erfin- 1968 dell’edizione apparsa per la prima volta a
der der Musiknotendruckes mit beweglichen Me- Vienna nel 1845, pp. 121-122.
202 franco pavan

partire dal 1546, di edizioni di inta- della tecnica a caratteri mobili in-
volature presso le botteghe venezia- trodotta già da Attaingnant a Parigi
ne [22]. nel 1529 e ripresa a Napoli da Sultz-
Se prendiamo in considerazione il bach nel 1536, che permetteva una
periodo 1539-1569 notiamo che An- maggiore velocità di esecuzione. So-
tonio Gardano pubblicò 41 titoli ap- vente però Gardano e Scotto plagia-
partenenti al repertorio della musi- rono senza scrupoli stampe prove-
ca strumentale e Girolamo Scotto nienti da altri domini italiani. La no-
25, pur circoscritti agli anni 1546- tevole quantità di sillogi prodotte
49 e 1560-69. Di questi volumi 21 nella città della laguna a partire dal
furono quelli contenenti intavolatu- 1536 e soprattutto dal 1546 cela in-
ra per liuto pubblicati da Gardano e fatti in modo anche fin troppo evi-
ben 22 quelli stampati da Scotto: cir- dente una scarsa affidabilità testua-
ca la metà della produzione per Gar- le, una rapidità di esecuzione a vol-
dano, la quasi totalità per Scotto [23]. te sospetta, un repertorio che appa-
Nel corso del solo 1546 apparvero re sovente copiato senza troppa cu-
ben 17 intavolature per liuto nella ra da altre edizioni. È il caso, come
sola città della laguna. La fioritura abbiamo visto, del libro pubblicato
del 1546 fu dovuta senz’altro al de- da Marcolini nel 1536 contenente
cadimento del privilegio di Marco- musiche di Francesco da Milano, dei
lini. Antonio Gardano e Girolamo volumi comparsi nel 1547 copiati
Scotto invasero il mercato avviando direttamente da una stampa dori-
collane che raccoglievano le compo- ciana curata da Perino Fiorentino e
sizioni dei liutisti piú rappresentati- apparsa a Roma nel 1546 [24], di
vi del periodo, favoriti dall’utilizzo un’intavolatura comparsa nel 1546

22] Si veda ad esempio il passo emblematico di 1988, 1997; R.J. Agee, The Gardano Music Prin-
Franco Rossi: «I dieci anni che separano il 1536 ting Firms, University of Rochester Press, Ro-
dall’esplosione editoriale del 1546 (ben diciasset- chester 1998; J.A. Bernstein, Music Printing in
te edizioni nella sola Venezia!) trascorrono mono- Renaissance Venice. The Scotto Press (1539-1572),
toni: il liuto sembra essere ritornato ai tempi pre- Oxford University Press, New York 1998.
cedenti l’intavolatura» pubblicato in Il liuto a Ve- 24] Per questa importante stampa cfr. M. Caf-
nezia dal rinascimento al barocco, Arsenale, Vene- fagni, F. Pavan (a c. di), Perino Fiorentino. Opere per
zia 1983, p. 39. Nella prefazione al volume di Fran- liuto, Ut Orpheus, Bologna 1996, pp. V-VI, e R.K.
cesco da Milano pubblicato dal Marcolini, que- Falkenstein, The Lute Works of Pierino degli Orga-
st’ultimo promette un secondo volume contenente ni, M.A. Thesis, University of New York at Buffa-
musica per liuto, mai stampato o non pervenuto- lo 1987, pp. 22-28. Si noti che la stampa, ora con-
ci, con «non solo i fiori del Milanese, del Manto- servata a Cracovia, Biblioteca Jagellona, dopo la
vano, e dell’Aquilano; ma ciò che di buono hà scomparsa nel corso della seconda guerra mondia-
composto ciascuno altro famoso in tale professio- le dalla Staatsbibliothek di Berlino è catalogata co-
ne». me 15661 a causa di un errore di stampa presente
23] Gli studi imprescindibili su Gardano e nel frontespizio. La data certa di pubblicazione è
Scotto sono: M.S. Lewis, Antonio Gardano, Ve- 1546. Sulla stampa, studiata grazie al frammento
netian Music Printer, 1538-1569. A Descriptive di Charleville, ha scritto anche S. Cusik, Valerio
Bibliography and Historical Study, 1. 1538-1549, Dorico, Music Printer in Sixteenth Century Rome,
2. 1550-1559, Garland, New York - London UMI, Ann Arbor 1981, pp. 30-31.
le intavolature 203

senza indicazioni tipografiche ma as- Antonio Gardano non fu da me-


segnabile all’officina di Scotto e co- no. Pubblicò dieci titoli nel corso del
piata da una stampa di Castiglione, biennio 1546-47, un volume nel 1554
oggi persa, apparsa nel corso del me- e nel 1556 e poi riprese piú intensa-
desimo anno e anche dell’intavola- mente l’attività, che lo portò a dare
tura comparsa presso Scotto nel 1548, alla luce nove titoli fra il 1561 e il
copiata anch’essa da un volume di 1566. Si tratta in questi casi di mu-
Castiglione. Inoltre i due tipografi sica già pubblicata nel corso del bien-
non si fecero scrupolo nel copiarsi nio d’oro ’46-’47, o copiata da altre
vicendevolmente il materiale. sillogi apparse in precedenza. Il 1563
Gardano e Scotto ebbero comun- è un anno di ripresa per Scotto, che
que il merito di diffondere su larga presenta ben cinque edizioni. Altri
scala i volumi di intavolatura, che at- quattro volumi appariranno fra il
traverso il mercato veneziano giun- 1568 e il 1569. I due tipografi e i lo-
sero in piú località europee. Girola- ro eredi si divisero il mercato delle
mo Scotto pensò ad una collana co- intavolature nella città della laguna
sí composta: Libro Primo: Antonio fino all’ultimo decennio del secolo,
Rotta (154615); Libro Secondo: Fran- quando Ricciardo Amadino e Gia-
cesco da Milano e Pietro Paolo Bor- como Vincenti si affacciarono sul
rono (15468); Libro Terzo: Joan Ma- mercato. Il formato in quarto ad lon-
ria da Crema (Brown 154611); Libro gum sopravvisse ovviamente, ma non
Quarto, Quinto e Sesto: Melchiorre furono infrequenti anche le edizioni
de Barberis (15462, 15463 e 15464); in folio, particolarmente utilizzate
Libro Settimo: Francesco da Milano per le raccolte piú voluminose. Si ve-
e Giulio da Modena (15484); Libro da ad esempio l’Intavolatura di Liut-
Ottavo: Pietro Paolo Borrono (15482); to […] Libro Primo, di Giovanni An-
Libro Nono e Decimo: Melchiorre de tonio Terzi, data alla luce nel 1593
Barberis (15491 e 15492). da Ricciardo Amadino o, dello stes-
Il libro secondo e il libro ottavo fu- so tipografo, l’Intavolatura di liuto
rono completamente copiati dalle […] Libro Primo di Simone Molina-
stampe di Castiglione, il libro primo ro del 1599 [25]. Il formato in folio
e il libro terzo sono invece un plagio era stato utilizzato in precedenza da
di due volumi pubblicati dal diretto Dorico a Roma nel 1559 per un’in-
rivale Antonio Gardano. Sugli altri tavolatura curata da Matelart, e a Ve-
volumi, al momento attuale, è diffi- nezia da Scotto per stampare il trat-
cile pronunciarsi: possiamo solo no- tato Fronimo Dialogo di Vincenzo
tare la notevole preponderanza dei Galilei, contenente comunque 96
titoli appartenenti a Barberis, forse composizioni per liuto, e Il Primo Li-
un collaboratore stretto di Scotto, co- bro di Giulio Cesare Barbetta nel 1569
me Borrono lo era stato di Castiglione. [26]. In un altro grande volume in

25] Rispettivamente 15937 e 15997. 26] 15597, 15682, 15692.


204 franco pavan

formato in folio, Il Secondo Libro de blemi tipografici altrimenti insor-


Intavolatura di Liuto di Giovanni An- montabili. Un discorso a parte me-
tonio Terzi, stampato da Giacomo rita l’utilizzo delle lastre di rame per
Vincenti a Venezia nel 1599, possia- stampare le intavolature: questo pro-
mo trovare nell’ultima carta il se- cedimento viene attuato sistemati-
guente avvertimento ai virtuosi letto- camente da Simone Verovio a parti-
ri: re dal 1586 [28]. Si tratta di una scel-
ta quasi obbligata in questo caso, se
Ancor che si habbi usato ogni diligenza pur costosa. Infatti riuscire a stam-
nel stampar la presente opera, vi è oc- pare nei medesimi fogli la notazio-
corsi alcuni errori i quali si sono ac- ne mensurale per organici a tre e
comodati. E però o voluto avertirvi, quattro voci, l’intavolatura di cem-
che alcuni tempi scorsi un poco piú balo e l’intavolatura di liuto avreb-
innanzi, ò un poco piú adietro, i qua- be richiesto un lavoro troppo lungo
li si son tirati a suo loco con una trat- e dunque dispendioso. L’uso del ra-
tella di penna, et alcuni numeri me- me si affermerà nel corso del Sei-
desimamente accomodati con la pen- cento, divenendo l’unico mezzo uti-
na. Per ciò che ne averete per iscusata lizzato nelle stampe di Johannes Hie-
la stampa, essendo impossibile il stam- ronimus Kapsberger, Bellerofonte
pare libri senza farvi qualche errore; Castaldi e del Bernardello (si noti:
massimamente in opere cosí grande, tutte edizioni in folio) mentre Ales-
et di tanta fatica. Vivete felici [27]. sandro Piccinini continuerà a pre-
ferire i caratteri mobili.
Si tratta di un breve testo emble- La preponderanza delle edizioni
matico del lavoro di tipografia: non italiane sopravvissute contenenti in-
è infatti infrequente che le bozze di tavolatura per liuto pubblicate nel
preparazione subissero la presenza Cinquecento è evidente: si tratta di
di ulteriori errori e dunque si ren- circa un centinaio di pezzi, che si ri-
desse necessario, nelle stampe mag- velano assai superiori ai 59 francesi
giormente curate, un intervento di e ai 40 pubblicati in intavolatura te-
un amanuense. Lo si può osservare desca. Il confronto con il Seicento e
nel Secondo Libro di Terzi, ma an- il Settecento è istruttivo: solo 16 pez-
che in casi particolari come il volu- zi conosciuti pubblicati in Italia nel
me preparato da Castiglione per Pie- XVII secolo, comprendenti composi-
tro Paolo Borrono nel 1548, nel qua- zioni per liuto, arciliuto, chitarrone;
le i segni di abbellimento sono tut- un unico volume nel XVIII secolo. I
ti scritti a mano per risolvere pro- cambiamenti che coinvolsero la stam-

27] 159911. La dedica firmata da Terzi riporta le esempio di un primo tentativo di incisione
la data del 10 novembre 1598. su rame. Credo piú plausibile l’utilizzo del le-
28] La stampa antigrafo dell’edizione di Mar- gno. Si veda la nota 11 per le indicazioni bi-
colini del 1536 è sovente citata come possibi- bliografiche.
le intavolature 205

pa musicale e le condizioni socio- como Gorzanis, Cieco da Trieste; Do-


economiche si fecero vivi anche per menico Bianchini; Jeronimo Celido-
il mercato delle intavolature. Va no- nio; [Ippolito] Tromboncino [31].
tato però che i cataloghi editoriali se- Barbetta, Abondante e Gorzanis
centeschi conservano ancora, si può erano stati protagonisti del mercato
certo dire in modo sorprendente, editoriale liutistico grazie ad una se-
pubblicazioni risalenti alla prima rie di volumi usciti dalle officine ti-
metà del secolo precedente. pografiche dei Gardano e degli Scot-
Sono otto gli Indici degli editori che to fra gli anni Sessanta e Ottanta [32].
contengono ad esempio riferimenti Domenico Bianchini aveva dato al-
ad opere del piú importante liutista le stampe una sua opera nel 1546,
italiano del Cinquecento: Francesco poi ristampata nel 1554 e nel 1563.
da Milano [29]. Il primo risale al 1591 Le stampe di Celidonio e Trombon-
ed è relativo al deposito di Angelo cino sono andate perse [33].
Gardano. Le indicazioni che ci offre Tranne Bianchini, mosaicista di
sono limitate al minimo indispensa- professione, gli altri liutisti citati nel
bile: il titolo riassunto della silloge e catalogo di Gardano sono apparte-
il nome dell’autore. Cosí nel caso del nenti ad una generazione successiva
liutista milanese leggiamo: «Intab: di a quella di Francesco da Milano [34].
liuto di Francesco da Milano», una Che la musica del Milanese fosse an-
segnalazione che ci rende impossibi- cora diffusa, perlomeno dagli edito-
le una identificazione sicura del vo- ri veneziani, dopo quasi mezzo se-
lume [30]. Gli altri liutisti rappresen- colo dalla scomparsa del suo autore,
tati sono Julio Cesare Barbetta; Julio è da considerare un avvenimento nor-
Abundante, Ditto dal Pestrino; Gia- male. Le ristampe delle sue opere era-

29] Gli Indici sono consultabili in O. Mi- Reprint, Genève, 1982. La stampa di Celido-
schiati, Indici, Cataloghi e Avvisi degli editori…, nio, contenente esclusivamente madrigali inta-
cit. volati di Rore, è andata persa ma si può co-
30] In Indice delli libri di musica che si trova- munque leggere in intavolatura tedesca per liu-
no nelle Stampe di Angelo Gardano, In Venetia, to nel ms. Donaueschingen, Fürstlich Fürsten-
1591. Cfr. O. Mischiati, op. cit., p. 92. bergische Hofbibliothek, MS G I 4 (3 voll.), da-
31] Ibidem. tabile 1580-90 (ignorato dal RISM B VII). È pro-
32] Di Giulio Cesare Barbetta furono stam- babile che i brani contenuti nel ms. Modena,
pati a Venezia tre volumi, di cui due di brani Biblioteca Estense, MS Mus. C 311 attribuiti a
per solo liuto e uno di canzonette con l’intavo- Ippolito Tromboncino fossero inclusi nella stam-
latura per il liuto. Per i primi due cfr. 15692 e pa andata persa. Si tratta infatti di sei canzo-
15851. Per Abondante cfr. 15461, 15481, 15631, nette da “cantar in liuto”, come vengono indi-
[158?]1, 15871; ed. in facs. dei primi due e del- cate anche le composizioni contenute nella stam-
l’ultimo effettuata in un volume da Minkoff, pa nell’Indice di Gardano. Sul MS Mus. C 311
Genève 1982. Per Gorzanis cfr. 15612, [1562]2, cfr. RISM B VII, pp. 212-213.
15628, 15644, 15652, 156?3, 15701, 15791. Ed. 34] Per le biografie dei liutisti citati rimando
facs. dei volumi del 1561, 1563, 1564 effettuata ai repertori musicali. Su Domenico Bianchini
in un volume da Minkoff, Genève 1982. cfr. anche A.J. Ness, “Domenico Bianchini: So-
33] Per Bianchini cfr. 15465 e le ristampe me Recent Findings”, in Le Luth et sa Musique
15542 e 15632. Ed in facs. Di 15542 Minkoff II, CNRS, Paris 1984, pp. 97-111.
206 franco pavan

no continuate sino agli anni Ottan- Milano lib. Primo, &/Secondo»; due
ta, e il gusto musicale-strumentale libri venduti al prezzo di una lira.
era sí mutato, ma non da provocare Non è facile riuscire a intuire a qua-
delle fratture con quello diffuso nel- li volumi della bibliografia del Mi-
la prima metà del Cinquecento. Una lanese l’Indice di Vincenti faccia ri-
condizione che si altererà presto ma ferimento. Un Libro Primo e un Li-
che, come vedremo, non sembrò bro Secondo contenenti composizio-
coinvolgere le opere del Milanese. ni di Francesco furono stampati per
Nel 1591 comparve anche il cata- la prima volta da Antonio Gardano
logo di Giacomo Vincenti [ 35]. Il nel 1546. Lo stesso editore ne curò
suo Indice si differenziava per la se- la ristampa rispettivamente nel 1556
zione delle intavolature da quello del e nel 1561. A sua volta Girolamo
rivale sia per il contenuto che per le Scotto ne preparò un’edizione del
indicazioni fornite. I titoli delle ope- tutto simile nel 1563, con l’aggiun-
re sono presentati con maggiore pre- ta di alcuni brani nel Libro Primo.
cisione e viene segnalato anche il L’indicazione di Vincenti potrebbe
prezzo al quale esse venivano ven- dunque far riferimento a ciascuna
dute. I volumi meno costosi erano delle tre coppie: a noi purtroppo non
quelli contenenti canzonette da ese- è dato sapere a quale [ 38]. Il volume
guire accompagnate dal liuto. Fra di piú pregiato posseduto da Vincenti
essi i lavori di Ruggero Giovannelli, era però il monumentale Fronimo di
Cornelio Antonelli, Giacomo Gor- Vincenzo Galilei. Costo: tre lire e
zanis, Gasparo Fiorino, Gabriel Fal- dieci soldi [39].
lamero. L’acquirente poteva acqui- Le opere poste in vendita da Vin-
starli con dieci o quindici soldi a li- centi erano state stampate negli an-
bro [36]. Quindici soldi erano suffi- ni Settanta e Ottanta del secolo, con
cienti anche per collezionare il Set- l’eccezione di quelle di Francesco. Il
timo Libro di Abondante, non piú Milanese è l’autore piú “antico” rap-
rintracciabile oggi nelle biblioteche presentato nell’Indice.
[37]. L’indicazione relativa a France- Nel 1596 fu Scotto a pubblicare un
sco da Milano recita: «Francesco da catalogo di opere da esso edite [40].

37] H. Mayer Brown [158?]1.


35] Indice di tutte le opere di musica, che si 38] I volumi sono elencati nella bibliografia
truova alla stampa della pigna, in Venetia, ap- di H. Mayer Brown rispettivamente alle sigle
presso Giacomo Vincenti, M.D.XCI. Per la pagi- 1546/6 e 1546/7, 1556/3 e 1561/3, 1563/4 e
na relativa alle intavolature per liuto cfr. O. Mi- 1563/5. L’unicum di 1563/4 esistente a Geno-
schiati, op. cit., p. 98. va, Biblioteca Universitaria, è stato rubato nel
36] Per il volume di Cornelio Antonelli, indica- 1985.
to nell’Indice di Vincenti come “Turturino” cfr. 39] 15845. Ed. facs. Arnaldo Forni Editore,
15705; sul volume di Gorzanis cfr. 15701; su quel- Sala Bolognese s.d.
lo di Gasparo Fiorino, indicato da Vincenti come 40] Indice de libri di musica stampati dalli
«Nobiltà di Roma», cfr. 15843. Il volume di Falla- magn.ci Scoti cioè quelli che sino al presente An-
mero è elencato come 15843. La copia di questa no 1596. si ritrovano. Cfr. O. Mischiati, op. cit.,
edizione esistente in I-Gu è stata rubata nel 1985. p. 99.
le intavolature 207

Vi ritroviamo ancora i volumi di can- entrambi nel 1599 [43]. L’editore fio-
zonette di Gorzanis e Antonelli, va- rentino mantenne però nel proprio
lutati otto soldi ciascuno; la Nobiltà catalogo anche opere di autori di una
di Roma di Gasparo Fiorino, dodici generazione precedente, come Gia-
soldi il valore dell’opera; cosí come como Gorzanis, Giulio Abondante,
quindici soldi era valutata la silloge Celidonio, Cornelio Antonelli [44].
di Fallamero. Di Francesco da Mila- Ma nella Junctarum Bibliotheca tro-
no sono elencati ancora il Libro Pri- varono posto anche autori piú anti-
mo e il Libro Secondo, in vendita a se- chi. Forse Pietro Paolo Borrono (In-
dici soldi. Penso che l’identificazio- tavolatura di Liuto del Borromei ), si-
ne dei volumi vada effettuata con gli curamente Giovanni Paolo Paladino
unici due lavori editi da Scotto de- e Melchiorre de Barberiis, liutisti che
dicati a Francesco recanti l’indica- si erano fatti conoscere pubblicando
zione Libro Primo e Libro Secondo, negli anni Quaranta [45]. Fra di es-
che videro la luce nel 1563 [41]. An- si anche Francesco da Milano, se-
che nel catalogo di Scotto spiccava la gnalato qui come autore dei «libri
presenza del Fronimo di Galilei, che 2.3.». Abbiamo già visto quali sono
proprio l’officina dell’editore di ori- i volumi segnalati come Libro Se-
gine monzese aveva immesso sul mer- condo nella bibliografia del liutista
cato librario nel 1584 nella sua ver- milanese [46]. Le sillogi recanti in-
sione definitiva. E ancora una volta vece la dicitura Libro Terzo sono tut-
Francesco da Milano era l’autore piú te condivise con Perino Fiorentino.
anziano posto in vendita. La prima fu pubblicata da Antonio
Il successivo catalogo in cui com- Gardano nel 1547 e ristampata dal-
parvero opere del Milanese fu quel- lo stesso nel 1562. Nel 1563 il me-
lo della famiglia Giunta, pubblicato desimo volume venne pubblicato da
nel 1604 [42]. Vi troviamo inserite Girolamo Scotto, che completava
le novità dell’editoria veneziana, rap- cosí la sua collana dedicata a Fran-
presentate dal Libro Primo di Simo- cesco aperta quello stesso anno e pla-
ne Molinaro e dal Libro Secondo di giata dai volumi di Gardano [47].
Giovanni Antonio Terzi, comparsi Non sappiamo a quale di questi tre

41] Cfr. nota 60. 15462, 15463 e 15464; per Paladino l’indicazio-
42] Catalogus Librorum Qui in Iunctarum Bi- ne è «Intavolatura di Liuto del Paladino»: può trat-
bliotheca Philippi Haeredum Florentiae prostant, tarsi di 154?5, [15537], 15603. Ed. moderna del-
Florentiae, 1604. Cfr. O. Mischiati, op. cit., p. le opere di Paladino a c. di M. Renault, J.-M. Vac-
132. caro, Oeuvres de Jean-Paul Paladin, CNRS, Paris
43] Su Molinaro cfr. 15997. Ed. facs. SPES, 1986.
Firenze 1978. Il libro di Terzi è elencato come 46] Cfr. nota 60.
159911. Ed. facs. SPES, Firenze 1981. 47] I volumi sono elencati come 15472, 15621,
44] Di Gorzanis sono elencati i libri 1.2.3. 15636, una edizione romana del Terzo Libro fu
corrispondenti a 15611, 15652=15638, 15644. preparata dai fratelli Dorico, denominata Libro
45] Di Melchiorre de Barberiis sono elencati i Primo, nel 1546: cfr. 15661: come specificato
libri 4.5.6. corrispondenti probabilmente con in altre pagine del presente scritto, la stampa va
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volumi il catalogo di Giunta facesse to, Chitaron, e citara [49], includen-


riferimento, ma è comunque inte- do cosí anche gli strumenti che ulti-
ressante notare che nella Firenze del mamente erano saliti alla ribalta. Vi
1604 venivano ancora diffuse opere troviamo elencati numerosi volumi
liutistiche concepite negli anni Qua- di canzonette degli anni Ottanta e
ranta del Cinquecento. Proprio nel Novanta del Cinquecento, di auto-
1604, a Venezia, veniva posta in ven- ri piú o meno conosciuti: Giovan-
dita l’opera prima di un autore che nelli, Marenzio, Ferrari, Orologio,
avrebbe mutato completamente l’e- Giancarli e un manuale di canzoni
stetica liutistica italiana. Il Libro Pri- diminuite di Bassano [50]. Accanto
mo d’Intavolatura di Chitarone di ad essi le novità: i libri di liuto at-
Giovanni Girolamo Kapsberger [48] tiorbato e tiorba di Pietro Paolo Me-
spezzava la tradizione cresciuta nel lii pubblicati nel 1614, 1616 (due),
corso del Cinquecento proponendo 1620, e rappresentanti dello stile liu-
l’uso di nuove forme musicali e di tistico secentesco [51]. Ma l’Indice
un nuovo stile da attuare con uno di Vincenti rivela una sorpresa: di
strumento di recentissima invenzio- fianco alle leggere canzonette e alla
ne: il chitarrone. Una proposta che Seconda Pratica liutistica di Melii,
si rinnovò nel 1611, l’anno dell’edi- inserisce il Quinto Libro di Giulio
zione romana del Libro Primo d’In- Abondante edito da Gardano nel
tavolatura di Liuto. Nel 1621 Ales- 1587 e il Libro Secondo e Terzo di
sandro Vincenti pubblicò un Indice Francesco da Milano [52]. Si tratta
delle opere da lui possedute. Signi- probabilmente dei medesimi volu-
ficativamente il settore dedicato al mi posti in vendita da Giunta nel
liuto è intitolato: Intavolature di liu- 1604. Il dato ancora piú interessan-

48] Pubblicato a cura di Giacomo Antonio Music…, cit., ma può essere identificato con le
Pfender. CANZONETTE/A TRE VOCI/ DI ALESSAN-
49] Indice di tutte le opere di musica Che si tro- DRO OROLOGIO/ INTAVOLATE PER SO-
vano nella Stampa della Pigna di Alessandro Vin- NAR DI LIUTO/ & nuovamente Stampate./ IN
centi, in Venetia, 1621, cfr. O. Mischiati, op. VENETIA,/ Appresso Giacomo Vincenti. M.D.XC-
cit., pp. 150-151. VI., descritto da F. Rossi, Il liuto a Venezia…, cit.,
50] Il volume di Marenzio, segnalato da Vin- p. 95. Per Giancarli cfr. RISM A/I/3, G 1836, e ivi,
centi come «Canzonette Marenzio per il liuto» è p. 100. La collezione del capo dei concerti della
descritto da Josquim de Vasconcellos, Primeira Serenissima, descritto «[canzonette] del Bassano
parte do index da Livraria de musica do Rey Dom con passaggi per liuto, & concertati/ con la vio-
Joao IV, 1873, numero 849, come «Villanelle a la, & con l’istromento da pena», va identificato
3, para tanger no Laude». Oggi la raccolta è per- con la silloge segnalata nel volume RISM A/I/1,
sa: cfr. [159?]3. Per l’indicazione «[canzonette] 1971, con la sigla B 1235, datata 1602.
del Ferrari per liuto», propongo l’identificazione 51] Cfr. RISM A/I/5, 1975, sigle M 2220 (=M
con Alfonso Ferrari, Canzonette a tre voci con l’in- 2221), M 2222, M 2223, M 2224. Ed. Facs. di
tavolatura per sonar di liuto libro secondo, G. Vin- tutti i volumi SPES, Firenze 1979.
centi, Venezia 1600; cfr. RISM A/I/3 Einzeldrucke 52] Cfr. 15871, e le note 60 e 69.
vor 1800, Bärenreiter, Kassel Basel Tours Lon- 53] Le pagine dedicate alle intavolature con-
don 1972, F 264. Il volume di Alessandro Oro- tenute in questi indici sono consultabili in O.
logio è ignorato da H. Mayer Brown, Instrumental Mischiati, op. cit., pp. 183 e 209.
le intavolature 209

te è l’inserimento del solo Libro Se- trich Kämper [55]. I volumi che avevano
condo di Francesco nei tre Indici suc- avuto maggior successo, come quello di
cessivi di Vincenti del 1649, 1658 e Bernardino Lupacchino (pubblicato per
1662 [53]. Questi ultimi rimango- la prima volta nel 1559 e riedito nel cor-
no sostanzialmente simili a quello so del secolo altre otto volte) [56] o quel-
del 1621, mantenendo il reparto de- lo di Pietro Vinci (prima edizione 1560)
dicato alle canzonette tardo cinque- [57] compaiono ancora insieme ad altre
centesche e aggiungendo pochi nuo- collezioni nell’Indice di Vincenti del 1662
vi autori, fra i quali Bernardo Gia- [58]. Intendimenti didattici aveva in quel
noncelli. Di quest’ultimo era stato periodo anche la pubblicazione dei ma-
stampato un volume postumo nel drigali di Arcadelt, raccolti in partiture
1650 [54]. adatte a facilitarne lo studio [59]. È inte-
Non è facile riuscire a capire per ressante notare che il Secondo Librodi Fran-
quale motivo i volumi di Abondan- cesco da Milano contiene, oltre a sette fan-
te e di Francesco da Milano figuras- tasie, sette intavolature di opere vocali, fra
sero ancora negli Indici di Vincenti le quali un Pater Noster e uno Stabat Ma-
alla metà del Seicento, un periodo ter di Josquin des Prez. È uno dei capito-
ancora poco propenso alla storiciz- li della storia musicale sommersa e che
zazione e al ricordo della musica com- parzialmente e ciclicamente riemerge: co-
posta in precedenza, e soprattutto a me avranno risuonato le note delle com-
quella cosí lontana nel tempo. posizioni di Josquin in un’epoca avvezza
È possibile forse azzardare che compo- all’opera pubblica e sulla soglia del Con-
sizioni scritte in un tempo cosí remoto certo Grosso?
non incontrassero piú i gusti musicali dei
liutisti secenteschi, ma potessero essere uti-
li come strumenti didattici. Un uso simi- ITALIA: UN ANNOTAZIONE
le a quello a cui venivano sottoposti nel- SUI MANOSCRITTI
lo stesso periodo ancora i bicinia cinque-
centeschi. L’intento pedagogico era stato Possiamo notare una curiosa parità di
infatti lo scopo della composizione dei bi- esemplari sopravvissuti nel catalogo dei
cinia per tutto il corso del Cinquecento, manoscritti italiani e delle stampe nel cor-
a partire dalla raccolta di Eustachio Ro- so del Cinquecento: in entrambi i casi as-
mano del 1521, come ha dimostrato Die- sommano a circa un centinaio. Nel pe-

54] Il volume di Gianoncelli è elencato per 58] O. Mischiati, op. cit., p. 213. Fra le inta-
la prima volta nell’Indice di Vincenti del 1558 volature d’organo non troviamo opere piú an-
nel paragrafo dedicato alle Canzoni da sonar a tiche di quelle di Girolamo Deruta (15933) cfr.
piú voci, e Sinfonie; cfr. O. Mischiati, op. cit., p. O. Mischiati, op. cit., pp. 236-237.
191. Catalogato dal RISM A/I/3, come G 1839. 59] I madrigali di Arcadelt sono elencati an-
Ed. facs. SPES, Firenze 1986. che nell’Indice di Vincenti del 1662 accanto a
55] Cfr. D. Kämper, La musica strumentale nel Ri- quelli di Cipriano de Rore e di Orlando di Las-
nascimento, ERI, Torino 1976, pp. 101-128. so. Cfr. O. Mischiati, op. cit., p. 214. Cfr. an-
56] Cfr. 15596. che L. Bianconi, Il Seicento, EDT, Torino 1982,
57] Cfr. 15604. pp. 6-7, 82.
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riodo compreso fra il 1500 e il 1540 le lino) e l’autografo di Pacoloni di Castel-


stampe sono 15 e i manoscritti conosciu- franco Veneto erano quasi esclusiva pre-
ti 12, con 552 brani stampati e 341 ma- rogativa di liutisti professionisti, mentre
noscritti in totale. Quello che colpisce non gli altri formati rimanevano a disposizio-
è la differenza numerica in questo perio- ne dei dilettanti [63]. Un caso particolare
do, quanto la notevole difformità dei for- e di grandissima rilevanza è dato dal ma-
mati utilizzati per la trasmissione. Possia- teriale conservato presso la Biblioteca di
mo infatti osservare la co-presenza del for- Monaco di Baviera e studiato con atten-
mato in quarto ad longum, ma ovviamente zione da Arthur J. Ness, proveniente dal
i manoscritti possono scegliere con mag- cinquecentesco fondo Herwart [64]. Cen-
gior facilità le dimensioni del supporto. tinaia di fogli, in origine slegati o parzial-
Andiamo cosí dal manoscritto cordifor- mente rilegati, furono arbitrariamente riu-
me di Pesaro, Biblioteca Oliveriana, MS niti in volumi nel corso del XIX secolo, pro-
1144, la cui sezione piú antica risale al vocando cosí una notevole confusione co-
1450-1480 [60], al foglio volante del pit- dicologica. In realtà molte di queste carte
tore Gherardo Cibo [61], o ancora all’in- avevano viaggiato da Venezia alla Ger-
serzione di un brano in un volume in fo- mania sotto forma di fogli volanti, o ad-
lio oggi conservato presso la Biblioteca dirittura come copie di presentazione di
Cantonale di Fribourg [62]. Inoltre i for- opere particolari, come il caso eclatante
mati tendono a differire in base all’utiliz- dei passemezzi scritti su tutti i modi da
zo “sociale” del volume. Nella seconda Giacomo Gorzanis, oppure come ma-
metà del secolo sarà chiaro che i volumi noscritti preparatori per la stampa secon-
in folio, come il cosiddetto Siena-Lute do l’ipotesi di Ness circa la musica di Mar-
Book, il MS 40032 di Cracovia (olim Ber- co dall’Aquila.

60] RISM B VII, pp. 283-284. Edizione con Padova, Francesco da Milano nell’antologia ma-
studio critico di V. Ivanoff, Das Pesaro- Manu- noscritta di Castelfranco Veneto”, in P. Dalla
script. Ein Beitrag zur Frügeschichte der Lauten- Vecchia, D. Restani (a c. di), Trent’anni di ri-
tabulatur, Schneider, Tutzing 1988. cerche musicologiche, Studi in onore di F. Alberto
61] Si veda D. Fabris, “Una composizione Gallo, Edizioni Torre d’Orfeo, Roma 1996, pp.
per liuto di Gherardo Cibo”, in Gherardo Cibo 167-196. Sui formati dei manoscritti secente-
alias Ulisse Severino da Cingoli, catalogo a c. di schi cfr. V.A. Coelho, op. cit., pp. 19-26.
A. Nesserlrath, SPES, Firenze 1989. 64] Cfr. A.J. Ness, The Herwart Lute Manuscripts
62] Il frammento è stato ritrovato fra le carte at the Bavarian State Library, Munich. A Bibliographi-
della biblioteca dell’umanista Peter Falk. Cfr. J. cal Study with Emphasis on the Works of Marco dall’A-
Stenzl, Peter Falk und die Musik in Freiburg, in quila and Melchior Newsidler, Ph.D. diss., New York
«Schweizerische Musikzeitung» 121/5, 1981, University 1984, che apre una enorme quantità di pro-
pp. 289-296; catalogato in Meyer, op. cit. 1., p. spettive e possibilità di indagini non solo sul supporto
31. cartaceo dell’intavolatura e delle sue forme ma anche
63] Il Siena Lute-Book, cosiddetto a causa sulla circolazione del repertorio liutistico nell’Europa
della sua provenienza e ora conservato a L’Aia, cinquecentesca. Sui fogli volanti a stampa recanti istru-
Gemeente Museum, è catalogato in RISM B VII, zioni per ben suonare il liuto si legga D. Fabris, “Lute
p. 84; il volume di Cracovia sta per essere pub- Tablature Instructions in Italy: a Survey of the Regole
blicato a cura di Dinko Fabris e John Griffiths. from 1507 to 1759”, in V.A. Coelho (a c. di), Perfor-
Sul manoscritto conservato presso l’archivio del mance on Lute, Guitar, and Vihuela, Cambridge Uni-
Duomo di Castelfranco Veneto si legga F. Ros- versity Press, Cambridge 1997, pp. 16-46, particolar-
si, “Pacolini da Borgotaro versus Pacalone da mente pp. 42-46.
le intavolature 211

FRANCIA E PAESI BASSI: grande rapidità in tutta l’Europa. Se-


CONSIDERAZIONI GENERALI
condo Daniel Heartz il tipografo fran-
cese immise sul mercato circa 174.000
La situazione francese si prospetta in volumi nel corso della sua attività, dei
modo radicalmente diverso rispetto quali 2.000 rappresentarono i due ti-
a quella italiana. La quantità di esem- toli dedicati al liuto nel 1529 e nel
plari sopravvissuti assomma a 29, me- 1530: si tratta di percentuali molto
no di un terzo della produzione ita- distanti da quelle che abbiamo osser-
liana oggi conosciuta, e solo 6 i ma- vato per i torchi di Gardano e Scot-
noscritti conosciuti, dei quali due di- to, presso i quali l’incidenza delle in-
strutti nel corso del secondo conflit- tavolature per liuto risulta essere estre-
to mondiale [65]. Delle 29 stampe, mamente piú elevata. Secondo i cal-
ben 25 furono edite a Parigi, unica coli di Jean-Michel Vaccaro un’edi-
città d’Europa dove si stamparono in- zione di Attaingnant nel 1550 costa-
tavolature “nazionali” e le restanti 4 va piú di un liuto di discreta qualità:
a Lione, delle quali 3 furono elabo- questo potrebbe essere un motivo per
rate da liutisti non francesi, Bianchi- cui i libri francesi per liuto sono me-
ni, Paladino e Bakfark. Il corpus piú no numerosi di quelli italiani [68].
rilevante è dato dalle due serie di vo- Nel 1551 Le Roy e Morlaye otten-
lumi editi da Michel Fezandat dal gono due privilegi reali per stampare
1554 al 1558 e da Adrien le Roy e musica. Le Roy conquista la possibi-
Robert Ballard nel 1562, dedicati al lità di pubblicare musica «tant in-
grande liutista Albert de Rippe, l’ita- strumentale que vocale», mentre a
liano Alberto da Mantova divenuto Morlaye è concesso di pubblicare in-
valet de chambre dei re di Francia [66]. tavolature di Albert de Rippe e di qual-
Va rilevata però la fondamentale im- che altro liutista le cui composizioni
portanza dell’operato di Pierre At- risultano essere in possesso dello stes-
taingnant, che introduce nel 1529 i so Morlaye. Quest’ultimo incarica
caratteri mobili per la pubblicazione Michel Fezandat il 19 aprile 1552 di
delle intavolature [67]. Questa in- stampare 1.200 copie del primo vo-
venzione permetterà di svolgere il la- lume previsto di intavolatura di liu-
voro tipografico con una velocità estre- to, dando vita a due serie di titoli: la
mamente superiore e sarà accolta con prima dedicata a composizioni dello

65] Lo studio piú completo ed esaustivo sul liu- 67] Sull’attività di Attaingnant sono ancora
to in Francia nel corso del Cinquecento è di J.-M. oggi fondamentali gli studi di D. Heartz, Pre-
Vaccaro, La musique de luth en France au XVIe siè- ludes, Chansons and Dances for Lute Published
cle, CNRS, Paris 1981. Il CNRS ha pubblicato le ope- by Pierre Attaingnant, Paris, 1529-1530, Société
re di tutti i liutisti attivi in Francia permettendo co- de Musique d’Autrefois, Neuilly-sur-Seine 1964
sí una conoscenza del repertorio e delle fonti uni- e Pierre Attaingnant Royal Printer of Music. A
ca nel panorama mondiale. Historical Study and Bibliographical Catalogue,
66] Su Le Roy e Ballard si veda F. Lesure, G. University of California Press, Berkeley and Los
Thibault, Bibliographie des éditions d’Adrian Le Roy Angeles 1969.
et Robert Ballard (1551-1598), Heugel, Paris 1955. 68] J.-M. Vaccaro, op. cit., p. 65.
212 franco pavan

stesso Morlaye ma anche di liutisti PIERRE PHALØSE


italiani o spagnoli come Francesco
Vindella, Pietro Paolo Borrono, Luis Una posizione del tutto particolare
de Narvaez, la seconda al maestro de per la storia delle intavolature occu-
Rippe, morto l’anno precedente. So- pa Pierre Phalèse. L’attività di que-
no 10 i volumi sopravvissuti dedica- st’ultimo prende avvio nel 1545 a Lo-
ti al liuto da questo sodalizio com- vanio con la serie Des chanson reduictz
merciale; calcolando una tiratura di en Tablature de Lut. Si tratta di cin-
1.200 esemplari per ogni edizione que volumi editi simultaneamente
giungiamo alla cifra di 12.000 copie con frontespizi e note in francese e
preparate nel corso di otto anni di la- in latino fra il 1545 e il 1547 e rie-
voro. Purtroppo non possediamo da- diti successivamente per un totale di
ti cosí dettagliati circa l’attività di Le undici pezzi. L’intendimento è chia-
Roy, ma possiamo osservare la mol- ro: Phalèse raccoglie composizioni di
teplicità di interessi editoriali di que- autori italiani, francesi, tedeschi e spa-
st’ultimo, interessi sostenuti anche gnoli, li trascrive in intavolatura fran-
dall’ampio privilegio reale ottenuto. cese e li pubblica diffondendo quin-
Le Roy infatti pubblica musica per di composizioni provenienti da tut-
liuto solo, riprende le intavolature di ta l’Europa in antologie che ne per-
de Rippe pubblicate da Morlaye, dà mettono una ancor migliore visibi-
alla luce trattati e musica vocale con lità. Dal 1552 Phalèse pubblica una
accompagnamento del liuto. Vacca- seconda serie, in folio, di sette volu-
ro presuppone una tiratura comples- mi, che raccolgono i principali ge-
siva di circa 17.000 copie, che som- neri frequentati dai liutisti: fantasie,
mata a quella del torchio di Fezandat intavolature di opere vocali e danze.
sfiora le 30.000 copie [69]. Il totale dei brani pubblicati per liu-
Un’osservazione doverosa circa i liu- to solo, due liuti e liuto e canto as-
tisti che prepararono i volumi a stam- somma a circa mille composizioni,
pa: si tratta sempre di liutisti indi- una cifra di notevoli proporzioni, sen-
pendenti, non legati ad alcuna corte za dimenticare i sei volumi dedicati
ma sovente piú vicini al mondo del al cistre editi fra il 1563 e il 1575 [70].
commercio. È grazie alla loro azione I TERRITORI DI LINGUA TEDESCA
che possediamo le musiche supersti-
ti dei virtuosi attivi in Francia, fra i La Germania presenta un’interessante
quali come detto Albert de Rippe. attività editoriale per quanto concerne
il liuto. Norimberga si rivela un centro
di primaria importanza per la prima

69] Ivi, pp. 66-68. 1990. Si noti che i due volumi usciti dalla ti-
70] I dati su Phalèse sono ricavabili dal vo- pografia di Phalèse dati per persi nel corso del-
lume di H. Vanhulst, Catalogue des éditions de la seconda guerra mondiale, ma segnalati come
musique publiées a Louvain par Pierre Phalèse et [1547]11 e [1547]12, sono ora collocati presso
ses fils, Academie Royale de Belgique, Bruxelles la Biblioteca Jagellona di Cracovia.
le intavolature 213

metà del secolo, particolarmente grazie SPAGNA


all’attività di Hans Gerle in collaborazione
con Hieronymus Formschneider (una La penisola iberica svolge un ruolo par-
collaborazione avviata nel 1532 e con- ticolare per la diffusione delle intavo-
clusa nel 1552 con cinque pezzi pub- lature. Si tratta di volumi non indi-
blicati e 222 composizioni); e di Hans rizzati direttamente al liuto, ma alla
Newsidler che intraprende la pubbli- vihuela. Data la concordanza nell’ac-
cazione di una serie di otto volumi – al- cordatura dei due strumenti e della cir-
meno questo è il numero dei titoli so- colazione in fonti liutistiche delle com-
pravvissuti – dal 1536 al 1549 per un posizioni per vihuela in volumi dedi-
totale di 373 brani [71]. Particolarmente cati al liuto (Phalèse), possediamo so-
negli ultimi volumi è evidente la pre- lo sette volumi contenenti intavola-
senza delle composizioni italiane ap- tura espressamente per vihuela, com-
parse nei volumi veneziani di Gardano parsi fra il 1536 e il 1576, e pochissi-
e Scotto. La seconda metà del secolo ve- mi brani conservati in manoscritti. La
de una diffusione maggiore dei centri qualità delle stampe, la ricchezza dei
di stampa per le intavolature tedesche, contenuti musicali, la notevole quan-
andando a comprendere centri come tità di informazioni contenute nei vo-
Strasburgo, Francoforte, Heidelberg e lumi fanno però di questo corpus un
Colonia. Le edizioni in intavolatura te- punto di riferimento nell’ambito del-
desca per le peculiarità del sistema di le intavolature cinquecentesche [72].
notazione ebbero la fortuna di non do- I brani strumentali pubblicati in
ver stampare l’esagramma relativo ai co- Spagna nel corso del Cinquecento,
ri. Infatti il sistema tedesco, probabil- oggi conosciuti, sono 957: 267 ap-
mente il piú antico, prevedeva una no- partengono al repertorio degli stru-
tazione in campo aperto. D’altro can- menti da tasto, 690 al repertorio
to la non immediata facilità di lettura vihuelistico. Rileviamo dunque an-
costrinse gli editori tedeschi ad abban- che in questo caso l’importanza in
donarla in favore del sistema francese, percentuale delle intavolature.
che rimase in auge anche in Europa cen- Possiamo notare anche una buona
trale e orientale fino agli inizi dell’Ot- documentazione circa i contratti edi-
tocento. toriali. Il contratto fra Fuenllana e Mar-
tin de Montesdoca per la stampa del

71] Sul repertorio tedesco cfr. Ch. Meyer, Gerle cfr. J. Illingworth Pierce, Hans Gerle: Six-
Contribution à l’étude des sources de la musique teenth-Century Lutenist and Pedagogue, in «Jour-
de luth dans les pays germaniques au XVIe siècle, nal of the Lute Society of America» VI (1973),
tesi di dottorato, Université de Strasbourg 1986; pp. 17-29.
Ch. Dupraz, Musique pour luths (1507-1601). 72] Sul repertorio vihuelistico si veda J. Griffiths,
Catalogue raisonné et édition moderne du ré- “The Vihuela: Performance Practice, Style, and
pertoire pour plusieurs luth imprimé à la Re- Context”, in V.A. Coelho (a c. di), Performan-
naissance. Analyse musicale des mises en tabla- ce on Lute, Guitar, and Vihuela, Cambridge Uni-
ture de modèles polyphoniques, tesi di dottora- versity Press, Cambridge 1997, pp. 158-179 e
to, Université de Tours 2001, pp. 421-507. Su relativa bibliografia.
214 franco pavan

volume Orphenica Lyra avvenne il 29 queste cifre di notevole levatura. Le ven-


marzo del 1554, e il completamento dite potevano essere assai lente, e non
del lavoro il 2 ottobre dello stesso an- necessariamente portavano all’esauri-
no. Nel contratto il tipografo promet- mento delle scorte. I musicisti o i finan-
teva in realtà di concludere il suo lavo- ziatori delle loro opere affrontavano un
ro entro il mese di luglio del 1554. Di- pericolo sostanziale nell’investire in li-
versamente andarono le cose per la pub- bri di intavolatura. Inoltre esistevano i
blicazione de El Parnaso di Daza, che soliti problemi di plagio e di pirateria,
apparve il 12 aprile 1576 grazie alle cu- che abbiamo già incontrato presso i
re di Diego Fernández de Córdoba un mercati veneziani. Fuenllana, ad esem-
mese in anticipo rispetto al tempo pre- pio, dà mandato e autorità al suo ser-
visto. Un particolare interessante ri- vitore Juan Ruiz il 14 gennaio 1555
guarda le norme relative alla correzio- «para que venda su Libro de musica pa-
ne delle bozze. Daza chiede di poter vi- ra vihuela y recoja los exemplares de
sionare ogni bifolio stampato in fase di una edicion fraudulenta haciendo com-
bozze e di licenziarlo firmando il bifo- plir lo establicido en el privilegio de im-
lio stesso; medesima condizione ricor- presion que posee» [74].
re nel contratto di Fuenllana, anche se Lo studio della preparazione, dif-
la mansione viene svolta da un musi- fusione e ricezione delle intavolature
cista di fiducia del vihuelista a causa per liuto, nonostante gli importanti
della cecità di quest’ultimo. Orphenica lavori compiuti, sta muovendo anco-
Lyra fu stampata in 1.000 copie, men- ra i primi passi. Nondimeno esso, se
tre il lavoro di Daza raggiunse le 1.500. affrontato in modo sistematico, po-
Griffiths e Hultberg hanno calcolato trà dare un grande contributo alla sto-
un margine di profitto per il volume di ria del libro per musica nell’ambito
Fuenllana del 469%, mentre per quel- della cultura d’occidente [75].
lo di Daza del 381% basandosi sulle
preziose informazioni contenute nei
contratti di stampa [73]. Per farsi un’i-
dea piú concreta, con 134 maraveides
si poteva acquistare nel 1576 il volu-
me di Daza, ma anche 4 chilogrammi
di agnello o 11 litri di vino. È facile
dunque fare la proporzione con il mar-
gine di profitto. Non ingannino però

73] Cfr. J. Griffiths, W.E. Hultberg, op. cit., notevole entità, non solo dal punto di vista co-
p. 358. dicologico ma legati all’esegesi delle fonti e al-
74] Ivi, p. 359. la pratica musicale. Si veda per esempio il fac-
75] Un’avvertenza si rende necessaria per l’u- simile citato del cosiddetto codice Thibault, do-
tilizzo, oggi sempre piú diffuso, delle edizioni ve numerose aggiunte a matita avvenute nel cor-
in facsimile. Se da una parte questa modalità di so del XX secolo (barre di misura e di raggrup-
riproduzione delle fonti agevola la fruizione del- pamenti metrici) non appaiono come tali nella
le stesse, d’altro canto pone problemi a volte di riproduzione.
Il manoscritto di musica nel Seicento

di Angela Romagnoli

Fogli sparsi, antologie curatissime, a questa definizione possiamo senz’al-


miscellanee composite per contenu- tro ricondurre una serie di prodotti
to e struttura fisica, volumi da col- della cultura musicale seicentesca (le
lezione, parti staccate, partiture: que- grandi collezioni derivanti dalle bi-
sto, per semplificare, il panorama che blioteche dell’aristocrazia sono co-
ci si trova di fronte se si parla di li- stituite in genere da veri e propri li-
bro di musica manoscritto nel Sei- bri), ma c’è un ambito vastissimo che
cento. Sorge spontanea una doman- si deve invece collocare diversamen-
da: possiamo parlare, o almeno, pos- te: un solo, efficace esempio è quel-
siamo sempre parlare di libro? Sem- lo dell’enorme patrimonio di musi-
bra piuttosto necessario porre una ca sacra conservato esclusivamente in
forte premessa: la produzione ma- singoli fascicoli corrispondenti alle
noscritta di musica nel Seicento (in- parti staccate della composizione, te-
cludendo quella che non ci è perve- nuti insieme solo dalla vicinanza fisi-
nuta) in grandissima parte non è con- ca nel luogo che li conserva (o in prov-
cepita necessariamente come libro, vide cartelline procurate dal biblio-
ma come materiale d’uso, di scarso tecario moderno).
valore dal punto di vista del manu- Altri nodi problematici intorbida-
fatto e invece importante per la sua no il flusso di un discorso trasparente:
funzione o di comunicazione di una per enucleare i principali, pensiamo
intenzione creativa che si incarna nel- solo alla stretta dipendenza della fisi-
l’esecuzione oppure semplicemente cità del “libro” di musica seicentesco
d’indispensabile supporto per le isti- dalla sua funzione e dai repertori che
tuzioni produttive, siano esse teatri, tramanda, al rapporto con le stam-
cappelle ecclesiastiche o circoli ac- pe coeve e alle esigenze eminente-
cademici e privati. mente d’uso che ne governano la fat-
La definizione corrente di “libro” tura nei moltissimi casi in cui il ma-
prevede che l’oggetto in questione sia nufatto non è pensato per le biblio-
un «complesso di fogli di eguale mi- teche ma per la pratica della musica.
sura, stampati, piú raramente mano-
scritti o dattiloscritti, cuciti insieme, 1] G. Folena, F. Palazzi, Dizionario della lin-
dotati di copertina o rilegatura» [1]; gua italiana, Loescher, Torino 1992.
216 angela romagnoli

All’oggettiva complessità del tema si tecnologico e all’utilizzo dei mate-


aggiunga lo scarso aiuto che su que- riali, altre derivanti da modifiche piú
sti problemi ci viene dalla bibliografia o meno profonde nel far musica, nel-
corrente: il Seicento risulta schiac- le esigenze della committenza e dei
ciato tra l’ovvio accanimento di ri- sistemi produttivi, nella costituzio-
cerca sui codici precedenti (piú sti- ne dei repertori correnti. Alcune ri-
molanti dal punto di vista del pro- salgono ai primissimi anni del seco-
dotto materiale) e sulla stampa mu- lo; il grande ritorno del manoscrit-
sicale, e gli studi sul Settecento, do- to come principale mezzo di tra-
ve la filologia dei grandi autori (Hän- smissione e tradizione della musica
del, Bach, Haydn, Mozart...) ha con- si colloca però piú intorno alla metà
siderevolmente incrementato pure del secolo, quando si assiste a una
l’attenzione per gli aspetti materiali decisa inversione di tendenza nei rap-
dei supporti da loro utilizzati, for- porti con la stampa.
nendo preziosi elementi di riferi-
mento anche per un quadro piú ge-
nerale [2]. I MATERIALI E LE CONSEGUENZE
SULLA STESURA DELLE COMPOSIZIONI

LE NOVIT¸ DEL SEICENTO Un primo evidente cambiamento


che incide su tutta la produzione è
Per ciò che concerne la produzione la definitiva vittoria della carta sulla
dei libri di musica, il Seicento offre pergamena, utilizzata ora solo per le
diverse novità rispetto ai periodi pre- legature ma virtualmente scompar-
cedenti, alcune legate allo sviluppo sa come supporto alla scrittura [3].

2] Il dato risulta evidente anche nella con- Il libro antico, NIS, Roma 1982). A parte alcu-
sultazione di Nicole Schwindt, sub voce “Quel- ni casi particolari di cui si farà cenno oltre, le
len”, in MGG2, Sachteil, vol. VII, 1997, coll. 1946- uniche tradizioni manoscritte seicentesche che
1986, dove il lettore comunque troverà un’illu- hanno goduto di un’attenzione specifica da par-
strazione sistematica utilissima per inquadrare a te dei ricercatori sembrano essere le intavolatu-
grandi linee la produzione di stampe e mano- re per strumenti a pizzico e il repertorio per stru-
scritti musicali. È significativo pure che la cor- menti da tasto.
rispondente voce del Grove, nella vecchia come 3] I codici pergamenacei dei primi decenni
nella nuova versione, ordinata in modo diverso del Seicento sono rarità bibliografiche oggi co-
(piú storico-cronologico, rispetto a quella del- me allora, e sono il prodotto di un atteggiamento
la Schwindt), a parte i paragrafi introduttivi, ri- che guarda al passato; come spesso avviene, la
nuncia ad una trattazione del libro manoscrit- fisicità del libro corrisponde alle intenzioni este-
to dopo il 1600 (sub voce “Sources”). La situa- tiche e culturali piú profonde che sono dietro
zione non è piú confortante se ci si rivolge alla alla sua produzione. I codici spagnoli Madrid,
bibliografia generale sul libro: è anche qui mol- E-MA 8 e 11, E-SE 1-2, E- E 1, che risalgono
to evidente l’accento sul libro a stampa, men- all’inizio del Seicento, testimoniano proprio
tre il manoscritto post-rinascimentale non vie- questo: prodotti di un’area relativamente mar-
ne generalmente preso in considerazione se non ginale, tramandano un repertorio legato anco-
in premesse di estrema genericità (a titolo me- ra strettamente al periodo precedente e rispec-
ramente esemplificativo si veda L. Baldacchini, chiano questo vincolo anche nella propria fat-
il manoscritto di musica nel seicento 217

Che questo abbia risvolti profondi teriali adeguati, possibilità quasi sem-
sui costi e i tempi di produzione dei pre negata per tutto il periodo pre-
manufatti musicali è un’ovvietà; ma cedente.
dobbiamo considerare anche altri
aspetti che sono legati a questa “ri-
voluzione”: la possibilità di utilizza- NUOVI REPERTORI E
re diversi formati (il foglio cartaceo PRESENTAZIONE DELLA MUSICA
è piú duttile della pergamena in que-
sta direzione), la disponibilità ampia Piú intimamente legata alla rivolu-
anche per i privati, che si svincola- zione dei repertori è la comparsa mas-
no cosí in parte dalla dipendenza da- siccia della scrittura in partitura, con-
gli ateliers di scrittura, la manegge- tro le abitudini prevalenti del perio-
volezza; in negativo, la maggior de- do precedente. L’esigenza di una vi-
teriorabilità o la reazione agli in- sione verticale della pagina di musi-
chiostri a volte corrosivi. ca era legata anche prima al suo stu-
Dall’adozione definitiva della car- dio oppure alla lettura su strumenti
ta deriva direttamente un’altra im- da tasto; la prepotente affermazione
portante novità che si attesta con della monodia accompagnata ac-
una certa rapidità: i musicisti co- centua questa necessità (già presen-
minciano a tracciare le proprie crea- te peraltro nella disposizione delle
zioni in modo permanente e si ab- melodie sostenute dal liuto nel se-
bandona l’uso precedente di ap- colo precedente, in cui vediamo com-
puntare su tavolette di cera et simi- parire in partitura la parte vocale so-
lia le composizioni, passate poi a pra all’intavolatura), e per alcuni ge-
scriptoria professionali e quindi, una neri la partitura diviene rapidamen-
volta prodotto il codice, cancellate te l’unica forma di presentazione,
per riutilizzare i supporti. Il Seicen- eventualmente corredata da set di
to è dunque il primo secolo in cui parti staccate per agevolare l’esecu-
la presenza di autografi dei compo- zione nel caso di organici piú ampi.
sitori comincia a diventare possibi- Dal punto di vista strettamente fisi-
le, se non consistente; lo stato degli co, la necessità della leggibilità ver-
studi in questo settore è ancora po- ticale comporta l’adozione di deter-
co avanzato [4], ma è importante ri- minati formati, che pian piano si le-
levare come un cambiamento che ri- gano ai generi musicali, agli organi-
guarda strettamente la fisicità del li- ci ed eventualmente alla destinazio-
bro abbia influito sulle abitudini dei ne ultima delle partiture (esecuzio-
musicisti e, in ultima analisi, sulla ne oppure collezione). Al tempo stes-
nostra possibilità d’indagare i pro- so si rende indispensabile un’orga-
cessi compositivi disponendo di ma- nizzazione spaziale dei pentagram-

4] Si veda, per un’informazione generale, C. vol. I, 1994, coll. 1081-1098, in particolare al-
Debryn, sub voce “Autograph”, MGG2, Sachteil, la col. 1082.
218 angela romagnoli

mi sulle pagine che lasci spazio agli vo di tipo impresariale ha inciso non
elementi costitutivi ma “extramusi- solo su aspetti di tipo economico,
cali” della partitura: in primis il te- sociologico, musicale, ma pure sul-
sto poetico, che deve risultare leggi- la veste dei materiali che accompa-
bile e ben distribuito sotto le note, gnavano l’opera. La partitura non è
e la cifratura del basso. Questo an- qui un monumento a memoria pe-
che in considerazione del fatto che renne dell’evento, ma un mezzo per
si diffondono generi non necessa- arrivare all’esecuzione; è manoscritta
riamente destinati al consumo pro- e non piú stampata (da questo pun-
fessionale, come la cantata da came- to in poi la stampa di partiture ope-
ra, e inoltre che sempre di meno (in ristiche rimarrà una rarità assoluta
apparenza) si può far conto su quel- per almeno un secolo e mezzo), è
la integrazione della memoria tanto spesso carente nelle indicazioni di
importante per i cantori e musici organico, evidentemente lasciate al-
professionisti dei secoli precedenti; la maggior definizione delle parti
devono dunque cambiare alcune abi- staccate (ahinoi difficilmente perve-
tudini di chi scrive e di chi copia la nute). Rapidamente, constatata la
musica, per mettere a disposizione tendenza a riproporre il repertorio
anche dell’esecutore amatoriale un su diverse piazze, con diversi inter-
prodotto assolutamente leggibile e preti e varie interpolazioni, si assesta
chiaro. un modello di partitura con fascico-
Un altro elemento di fondamen- lazione irregolare, funzionale al ri-
tale importanza per i riverberi sulla spetto dei singoli numeri, che risul-
produzione libraria è stato senza dub- ta piú elastica nell’eventualità di do-
bio l’“invenzione” dell’opera in mu- ver sostituire, cassare, ricopiare o spo-
sica. L’inizio della sua storia ha de- stare scene, arie e quant’altro. Il va-
terminato una tipologia di libro a lore librario e le pretese estetiche di
stampa, piú che di manoscritto. Un questi volumi sono in genere mode-
libro come memoria perenne di un sti, al contrario dei loro precedenti
avvenimento altrimenti effimero, con a stampa; mero veicolo di musica ese-
tutta una serie di testi a corredo: li- guibile, sono stati tra l’altro nel tem-
bretti, incisioni delle scene, descri- po soggetti a un’enorme dispersio-
zioni, prescrizioni, piú o meno inte- ne, vuoi perché essi stessi partecipi
grati nelle partiture ma comunque della natura effimera degli spettaco-
idealmente parte di un unico pro- li e come quelli soggetti a invec-
getto celebrativo e monumentale (il chiamento precoce e conseguente
materiale manoscritto che di certo perdita d’interesse, vuoi per le vi-
stava alla base delle esecuzioni è an- cende materiali che hanno spesso tra-
dato invece, parrebbe, irrimediabil- vagliato i teatri musicali (incendi,
mente disperso). L’apertura dei tea- guerre ecc.), vuoi infine perché ri-
tri pubblici a Venezia nel 1637 e l’af- masti in mano a privati (composi-
fermazione di un sistema produtti- tori o impresari) e perciò piú facil-
il manoscritto di musica nel seicento 219

mente inghiottiti dai meandri del specificità e l’anomalia dei musica-


tempo. lia (che condividono in parte le tec-
L’opera tuttavia suscitava grandi nologie di produzione dei libri ge-
passioni: grazie alla melomania di al- nerici ma di fatto sono molto piú
cuni eminenti frequentatori dei tea- materiale di consumo che altro e co-
tri pubblici, le partiture di cui sopra me tale estremamente vincolati dal-
hanno filiato un genere di libro me- la particolare destinazione d’uso)
no caduco di quelle: le raccolte di generano un mercato librario con
ariette, fatte copiare da privati a vol- caratteristiche a sé.
te per costituire vere e proprie rac- Alcuni repertori sono destinati fin
colte di decine se non centinaia di dalla nascita alla stampa e conti-
volumi, queste sí in diversi casi con- nuano poi per una porzione o per
servatesi. Si tratta di oggetti con una tutto il secolo a circolare prevalen-
fisionomia molto precisa, di cui in temente in questa forma. Le raccol-
seguito si parlerà in dettaglio, e che te di cantate (eredi per certi versi di
dal punto di vista del contenuto co- quelle madrigalistiche) cedono il pas-
stituiscono spesso l’unica testimo- so alla tradizione manoscritta dopo
nianza della musica di molte opere la metà del secolo (dagli anni Set-
prodotte dai circuiti pubblici sei- tanta, grosso modo); la musica stru-
centeschi. mentale (le raccolte di sonate, a so-
lo o a tre, ma anche i concerti di area
bolognese, per esempio) è pure ge-
I RAPPORTI CON I LIBRI A STAMPA neralmente consegnata al torchio, a
meno che situazioni logistiche par-
Anche per i motivi enunciati sopra, ticolari non scoraggino i composi-
il Seicento vede modificarsi alme- tori dal darla alle stampe; la musica
no in ambito musicale il rapporto sacra continua pure per tutto il se-
manoscritto-stampa: se infatti il Cin- colo o quasi a essere stampata. Que-
quecento aveva assistito al trionfo sta constatazione non esaurisce però
del torchio, il Seicento percorre un il rapporto stampa-manoscritto: di
cammino inverso fin dai primi de- seguito vedremo come le due mo-
cenni, con un progressivo incre- dalità di tradizione continuano a in-
mento del ritorno al manoscritto. terferire.
Questo problema è stato già aff-
rontato da Tim Carter; riprendia-
mo alcuni spunti utili soprattutto STAMPA E MANOSCRITTO:
per rilanciare il discorso sulla pro- PUBBLICO E PRIVATO
duzione manoscritta. È interessan-
te a margine notare che questo sem- La stampa ha una dimensione “pub-
bra essere un fenomeno strettamente blica” che il manoscritto non ha o ha
legato all’ambito musicale, a sotto- in misura molto minore e da ciò con-
lineare proprio, a mio parere, che la seguono una serie di fatti importan-
220 angela romagnoli

ti, come ad esempio un differente rap- mente, tuttavia, questa funzione vie-
porto con la censura [5], o la diversa ne meno già dalla seconda metà del
visibilità degli autori, che si sentono secolo proprio per l’opera, genere in
rassicurati dalla pubblicazione delle cui era stata forse nella massima evi-
proprie composizioni, oppure anco- denza: partiture di opere passate alla
ra il persistere di quel “gioco delle de- storia come eventi epocali sono co-
diche” tanto importante per la co- munque rimaste manoscritte, e la me-
struzione delle carriere di composi- moria dell’accaduto è stata affidata
tori e poeti [6]. Come si è detto (e non al testo musicale, ma al libretto
sempre per quest’accentuata dimen- stampato e alle descrizioni e relazio-
sione pubblica) la stampa rimane in ni dei partecipanti [8]. Possiamo ci-
auge quando si desidera utilizzare il tare a titolo esemplificativo la pro-
libro musicale come memoria perenne duzione del Pomo d’oro di Marc’An-
di qualcosa: l’oggetto stampato è vi- tonio Cesti a Vienna, per certi versi
sto come “piú solido” del manoscrit- erede delle rappresentazioni cortesi
to, nasce in una dimensione multi- italiane d’inizio secolo (anche se su
pla e perciò adatta a una diffusione un piano di sfarzo e spettacolarità non
“pubblicitaria” capillare, ingloba al- paragonabile). La partitura mano-
l’occasione anche la documentazio- scritta originale (intendendo con que-
ne visiva (incisioni) delle meraviglie sto quella servita per l’esecuzione) è
prodotte dai potenti committenti andata dispersa; la copia che nor-
(questo vale soprattutto per i primi malmente si ricavava per tutte le rap-
decenni del secolo) [7]. Paradossal- presentazioni di corte a uso di Leo-

5] Pensiamo all’ambito dell’opera quando le chessa di Matalona, Emilia Carafa, che «puol
partiture diventano per lo piú manoscritte: il li- comandare alle Sirene Partenopee» di dedicarsi
bretto, che è stampato e reso pubblico, è sog- alla sua musica lascia pochi dubbi sulla natu-
getto all’imprimatur, la partitura no. ra dell’operazione che il compositore tentava
6] Vedi i noti esempi citati da Carter, tra i di compiere tramite la sua pubblicazione, ope-
tanti casi in cui si affidavano le musiche alle razione che non avrebbe potuto trovare altret-
stampe per assicurarne definitivamente pater- tanta incisività se il “regalo” alla potente pro-
nità e correttezza del testo. Non è neppure ca- tettrice fosse consistito in un pur lussuoso ma-
suale che molte opere prime siano stampate noscritto.
anche quando ormai vigeva l’uso di produrre 7] Un esempio notissimo e disponibile in fac-
per lo piú manoscritti in determinati settori: simile è la partitura del Sant’Alessio di Stefano
pensiamo alle cantate, dove ancora tra gli ul- Landi (Forni, Bologna 1970), libro preziosissi-
timissimi anni del Sei e l’inizio del Settecento mo, in folio grande, corredato dalle incisioni di
troviamo compositori che lasciano stampare scena ad apertura di pagina, con gran profusio-
proprio il loro libro di esordio, destinato a ri- ne di api barberiane sugli spazi lasciati liberi dal-
manere un unicum in un mare di manoscritti. la musica a memoria perenne del committen-
Si veda a questo proposito l’edizione dell’op. te/autore del testo.
1 di Gasparini (F. Gasparini, Cantate da ca- 8] Anche il sistema delle dediche, che pure
mera a voce sola [...] opera prima, Mascardi, Ro- non perde importanza, slitta per l’opera dalla
ma 1695, ed. in facsimile SPES, Firenze 1984), metà del Seicento in poi dalla partitura al libret -
buon esempio pure di come la stampa venisse to, ora sede deputata per le “manovre” politico-
ancora gestita ai fini della propria promozio- carrieristiche di impresari, poeti e, piú raramente,
ne personale: la dedica di Gasparini alla du- musicisti.
il manoscritto di musica nel seicento 221

poldo I, presumibilmente in 5 volu- to delle tirature), e pure in traduzio-


mi corrispondenti agli atti, non è con- ne tedesca e spagnola [11].
servata integralmente (mancano il 3°
e il 5° atto, dispersi nonostante l’e-
strema accuratezza conservativa de- IL MANOSCRITTO PRIMA DELLA STAM-
gli Asburgo nei confronti del proprio PA
patrimonio musicale), tant’è che so-
lo in tempi relativamente recenti si è I manoscritti nel Seicento erano co-
avuta la possibilità di un’edizione com- munque alla base della produzione
pleta dell’opera [9]. La musica dei bal- a stampa. Il compositore consegna-
li (di Johann Heinrich Schmelzer) è va allo stampatore un manoscritto;
tramandata da altri testimoni, com’e- veniva prodotto un modello (Stich-
ra uso all’epoca [10]. Di contro, si vorlage), sempre manoscritto, o uti-
conservano innumerevoli esemplari lizzato direttamente quello del com-
del libretto, in diverse tirature, con positore, (questo vale per diversi se-
incisioni (24 o 25 a seconda appun- coli). Raramente gli Stichvorlagen,

9] La partitura viennese è in Vienna, Öster- sionato di musica e soprattutto conscio del si-
reichische Nationalbibliothek, MS mus. Hs. gnificato che musica e arte rivestivano nella vi-
16.885 (I, II, IV); un’antologia di arie e recitati- ta delle corti del tempo e dell’area, ha raccolto
vi si conserva in Modena, Biblioteca Estense e il materiale che si faceva espressamente manda-
Universitaria MS Mus.E.120; l’edizione della re da Vienna per poterne godere anche lui nel-
partitura viennese si trova in Denkmäler der la sua residenza (sulla storia e la consistenza del-
Tonkunst in Österreich, a c. di G. Adler, Artaria, la collezione cfr. J. Sehnal, J. Pešková, Caroli de
Vienna 1896-1897; solo gli atti III e IV a c. di Liechtenstein-Castelcorno episcopi olomucensis ope-
C.B. Schmidt, A-R Editions, Madison 1982; i rum artis musicae collectio Cremsirii reservata,
balletti in P. Nettl (a c. di), Wiener Tanzmusik Supraphon, Praha 1998, in particolare l’intro-
in der zweiten Hälfte des siebzehnten Jahrhun- duzione, stampata in ceco, tedesco e inglese).
derts, Denkmäler der Tonkunst in Österreich, 11] Il Pomo d’oro ha avuto una storia trava-
Jahrg. XXVIII/2-56, Universal, Vienna 1921. gliata prima di giungere alla prima esecuzio-
10] Vienna, Österreichische Nationalbi- ne, abbastanza nota e comunque non utile qui
bliothek, MS Mus. Hs. 16.583/2, n. 67-82 (par- ai nostri fini; questo spiega però l’esistenza di
titura); Kromeriz, Arcibiskupsky zámek, hu- almeno due diverse tirature dei libretti, la pri-
dební sbírka, MS XIV/194 (parti staccate). Lo ma del 1667 e altre due in formati diversi del
scorporo della musica dei balli dal corpus del- 1668. Un elenco dei libretti, sopravvissuti in
l’opera è una costante della produzione teatra- numero nettamente maggiore rispetto alla me-
le del Seicento e oltre. Nel caso particolare di dia, si trova oltre che nei repertori dedicati (C.
Vienna è anche interessante notare che se i bal- Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origi-
li sono raccolti in partitura si presentano spes- ni al 1800, Bertola & Locatelli, Cuneo 1990-
so in forma sintetica, in una sorta di particella; 1994), in H. Seifert, Die Oper am Wiener Kai-
il testo musicale integrale era affidato invece al- serhof im 17. Jahrhundert, Schneider, Tutzing
le parti staccate, qualche volta allegate ai ma- 1985, pp. 464-465, dove sono pure indicati
noscritti delle opere, qualche volta separate e altri dettagli sull’opera e le sue fonti. La gran-
spesso disperse. Per il repertorio seicentesco un de diffusione e il tasso di sopravvivenza dei li-
fondo che integra quello della Musiksammlung bretti del Pomo d’oro è un indice dello slitta-
della Biblioteca Nazionale di Vienna, erede del- mento della funzione di memoria degli avve-
la biblioteca di corte, è quello di Kromeriz (in nimenti teatrali dalla partitura al libretto; il
cui si trovano appunto anche le parti dei balli caso dell’opera di Cesti non è isolato, e que-
del Pomo d’oro), dove il vescovo di Olmütz (Olo- sto atteggiamento continua anche nel secolo
mouc) Karl Lichtenstein-Castelcorno, appas- successivo.
222 angela romagnoli

come i presumibili autografi dei com- tutto il lavorio a monte di un evento


positori, sono sopravvissuti; eviden- teatrale che investe anche la musica
temente erano considerati funzionali scritta non v’è traccia nelle belle par-
al processo produttivo e non obbli- titure a stampa che la storia ci ha con-
gatoriamente da conservare, oppure segnato. Anche questo depone a fa-
tornavano al compositore, e come vore di due sistemi paralleli di stesu-
gran parte dei lasciti personali dei ra e circolazione della musica, uno ri-
musicisti dell’epoca sono andati poi tagliato sulla prassi e incline all’uso
dispersi. La coscienza piena dei pas- del manoscritto, uno sulle esigenze e
saggi del repertorio dalla versione i gusti della committenza che prefe-
“originale” manoscritta alla stampa riva la stampa.
è oltremodo necessaria per una cor- Oltre a ciò, sappiamo che in mol-
retta valutazione dell’esito finale del ti casi la stampa seguiva, qualche vol-
processo, ovvero del testo musicale ta anche di non poco, le esecuzioni
di cui oggi disponiamo: il caso cita- (i due anni tra l’allestimento e la stam-
to da Carter del Combattimento di pa dell’Orfeo di Monteverdi non so-
Tancredi e Clorinda è esemplare in no poi un’eccezione particolare); la
tal senso, ma non è che la punta di versione manoscritta si collocava dun-
un iceberg. que dietro all’esecuzione nel senso
È praticamente certo, e comunque che ne era il supporto, ma anche die-
logico (cosa a cui fa pure cenno Car- tro alla stampa in senso cronologi-
ter), che dietro le esecuzioni, specie co, e non solo come suo modello im-
di generi piú complessi che richiede- mediato, ma proprio come stadio
vano organici ampi, ci fossero mate- precedente della tradizione del testo.
riali manoscritti, anche quando poi
la tradizione e la diffusione delle com-
posizioni era affidata a esemplari stam- IL MANOSCRITTO DOPO LA STAMPA
pati (per fare un esempio, pensare agli
esecutori del Sant’Alessio di Landi con Oltre a questo rapporto che va nella
la preziosa partitura barberiniana sul direzione manoscritto/stampa abbia-
leggio è quasi comico). Le esigenze mo però anche, e abbondantemente,
pratiche della performance erano ben il percorso inverso, vale a dire una di-
diverse da quelle rappresentative di screta quantità di manoscritti che so-
molte stampe: allora come oggi i can- no copia di stampe. Le esigenze a cui
tanti avevano bisogno dei loro libri questo genere di operazione rispon-
su cui studiare, gli strumentisti di par- deva erano di varia natura. Una delle
ti con un sistema di voltate di pagina piú semplici era quella di moltiplica-
coerenti, il direttore dell’esecuzione re le copie in possesso delle istituzio-
(foss’egli il cembalista, il composito- ni, cosa che riguarda precipuamente
re, un aristocratico con funzioni di le cappelle musicali ecclesiastiche o
regista o chiunque) della sua parte su comunque incaricate di corredare mu-
cui prender nota delle decisioni: di sicalmente il servizio liturgico e para-
il manoscritto di musica nel seicento 223

liturgico. È caso diffuso a livello eu- to Domine David di Giovanni Paolo


ropeo quello dell’utilizzazione e con- Colonna, stampato nel 1681 all’in-
servazione di un unico esemplare a terno dell’op. 1 del compositore ma
stampa come modello per ricavare il conservato anche in versione mano-
materiale d’esecuzione, rigorosamen- scritta presso l’archivio di San Petro-
te manoscritto. I vantaggi dell’uso pra- nio a Bologna (Lib. C.LIV.4). La stam-
tico dei manoscritti sono molteplici: pa prevede 8 voci divise in due cori e
si sostituiscono piú facilmente i sin- due organi; il manoscritto però pre-
goli fascicoli in caso di usura, senza senta oltre a quelle della stampa mol-
dover riacquistare l’intera pubblica- te altre parti di raddoppio strumen-
zione; si possono dosare le copie del- tale delle voci: 2 cornetti contralto, 4
le singole parti a seconda della consi- tromboni tenore, 4 tromboni basso,
stenza effettiva delle sezioni dell’en- 6 violini, 6 viole contralto, 4 viole te-
semble a disposizione dell’istituzione; nore, 4 «violoncini basso», tiorba, un
si manipolano altrettanto facilmente, terzo organo e una parte di basso ge-
in caso di necessità, le porzioni della nerale senza destinazione specifica, il
composizione che per qualsiasi moti- tutto diviso comunque in due cori
vo è necessario adattare alla situazio- [12].
ne specifica della cappella. Quest’ul- Un’altra importante applicazione
timo aspetto è di particolare interesse della copia manoscritta dai libri a stam-
anche per la storia della prassi esecu- pa è la compilazione antologica ad
tiva: le varianti delle parti manoscrit- uso privato. Ciascun appassionato po-
te rispetto agli originali a stampa ri- teva ricavare da una serie di stampe
velano infatti sia le abitudini specifi- un particolare repertorio, omogeneo
che di singole sedi, sull’asse sincroni- per genere, spesso, ma eventualmen-
co, sia, su quello diacronico, i muta- te per autore o per organico, a pro-
menti di gusto che intervengono nel prio uso e consumo, per l’esecuzione
caso di composizioni ostinatamente come per studio o collezionismo.
radicate nel repertorio di una certa isti-
tuzione. Una testimonianza della mag-
gior elasticità pratica della tradizione ALCUNI ASPETTI MATERIALI DEL
manoscritta rispetto a quella a stam- MANOSCRITTO MUSICALE SEICENTESCO
pa è rappresentata dal salmo Memen-

12] Cfr. M. Vanscheeuwijck, “La cappella mu- noscritte rispetto alle versioni stampate del reper-
sicale di S. Petronio ai tempi di Giovanni Paolo torio bolognese; non sono in grado di stabilire con
Colonna (1674-1695): organizzazione esemplare certezza che in tutti i casi i manoscritti seguissero
di una istituzione musicale”, in O. Mischiati, P. la produzione delle stampe, tuttavia, qualunque sia
Russo (a c. di), La cappella musicale nell’Italia del- stata la direzione del rapporto manoscritto-stam-
la Controriforma, Atti del convegno internaziona- pa, l’insieme di questi testimoni conferma che la
le di studi (Centro, 13-15 ottobre 1989), Olschki, trasmissione manoscritta era piú elastica e conso-
Firenze 1993, pp. 303-324, in particolare p. 306. na alle necessità delle singole cappelle, e per noi og-
Vanscheeuwijck riporta una serie di esempi inte- gi di enorme importanza per lo studio delle spe-
ressanti di moltiplicazione notevole delle parti ma- cifiche pratiche di esecuzione.
224 angela romagnoli

Dopo aver cercato di dare un’idea nienza geografica e sulla datazione


della complessità del mondo libra- dei manoscritti, sull’investimento
rio-musicale del secolo è bene osser- che su di essi è stato fatto, sulla de-
vare piú da vicino alcuni dettagli del- stinazione. In linea generale le car-
la materialità del manoscritto del Sei- tiere italiane erano molto apprezza-
cento. Tali dettagli sono legati alle te e la carta italiana, filigranata, fine
considerazioni precedenti: la veste e leggermente ruvida, era utilizzata
dei manoscritti e i processi produt- volentieri per ogni genere di mano-
tivi che li originano dipendono stret- scritto. Siamo in grado, al momen-
tamente dai generi, dalle destinazio- to, di operare distinzioni di caratte-
ni, dal minore o maggiore interesse re generale tra carte di diversa pro-
pubblico del prodotto, da tutti i fat- venienza, ma mancano ancora stru-
tori, insomma, a cui si è sopra ac- menti di lavoro su elementi fonda-
cennato. mentali, come per esempio le fili-
grane, che aiutino una classificazio-
ne piú puntuale dei manoscritti sot-
I MATERIALI to questo profilo [13].
Gli inchiostri e i mezzi scrittori so-
Il manoscritto musicale del Seicen- no piú o meno uniformi in tutta l’a-
to è cartaceo, dato, questo, che con- rea europea: le penne utilizzate era-
divide con tutti gli altri libri del pe- no penne flessibili di volatili, e gli in-
riodo, indipendentemente da con- chiostri si presentavano in diverse
tenuto e destinazione. Lo studio del- gradazioni del bruno o del nero. È
la carta, principale elemento fisico rarissimo trovare colorazioni diver-
del libro, del fascicolo o del foglio di se, e anche nei casi di iniziali del te-
musica, è premessa fondamentale per sto decorate o ornamenti, questi ven-
una piena comprensione di diversi gono eseguiti a penna con lo stesso
elementi. La carta può essere fatta ri- inchiostro del resto. Interventi suc-
salire a tipologie specifiche legate ad cessivi alla stesura, correzioni e in-
ambienti ben definiti, può essere clas- dicazioni per l’esecuzione o le ripre-
sificata in base alla presenza e alla se possono in qualche caso essere in-
qualità di filigrane e vergelle, si pre- seriti a matita.
senta varia per spessore e colore, e
anche dal punto di vista meramen-
te economico può rientrare, a se- I FORMATI
conda dei tipi, tra i beni di consu-
mo piú correnti o tra quelli di lusso. Si è già accennato alla possibilità di
Dà quindi indicazioni sulla prove- variare il formato dei manoscritti a

13] Non esiste ancora, ad esempio, un re- Les filigranes: dictionnaire historique des marques
pertorio unificato per le filigrane dal 1600 in du papier, Olms, Hildesheim 1977 (rist. ana-
poi paragonabile a quello di Ch.-M. Briquet, statica della II ed., Hiersemann, Leipzig 1923).
il manoscritto di musica nel seicento 225

seconda della destinazione dei ma- donato nel secolo successivo. Esso
nufatti e dei repertori che accoglie- veniva utilizzato appunto per le ariet-
vano. Le possibilità di formato non te, cioè per gli estratti da opere e per
sono diverse da quelle del coevo mer- le raccolte domestiche di cantate e
cato librario tout court: le piegature arie, per tutta la seconda metà del se-
dei fogli non variavano per la musi- colo. Lo ritroviamo nelle grandi col-
ca. Le sempre incombenti esigenze lezioni degli aristocratici appassio-
della pratica portano però a preferi- nati di musica che hanno raccolto
re alcune soluzioni rispetto ad altre. nelle proprie biblioteche la produ-
I formati medio-grandi sono piú adat- zione operistica e cantatistica coeva.
ti ad accogliere partiture; i formati Negli ultimi anni del Seicento tut-
molto piccoli non vengono impie- tavia anche la produzione cantati-
gati, data la scarsa garanzia di leggi- stica, sia essa in fascicoli slegati o rac-
bilità che offrirebbero al testo musi- colta in volumi, si rivolge sempre piú
cale [14]. Alcune abitudini tendono spesso a formati sempre oblunghi ma
a radicarsi su base territoriale: l’Ita- piú ampi. È ovvio che la scelta di un
lia sviluppa ben presto una predile- determinato formato è condiziona-
zione per i formati oblunghi soprat- ta anche dagli organici: la cantata so-
tutto per la musica vocale, sia tea- listica si adatta alla carta d’ariette cer-
trale sia da camera. L’in folio oblun- tamente meglio delle cantate con
go diviene lo standard per le parti- strumenti, per quanto non manchi-
ture operistiche, abitudine esporta- no esempi di utilizzazione del pic-
ta anche a livello europeo, con alcu- colo formato oblungo anche per re-
ne eccezioni in cui si preferisce l’in pertorio con strumenti obbligati.
folio dritto e grande: alcune colle- La musica strumentale, che per lo
zioni, come quella costituita da An- piú tende a circolare a stampa, pre-
dré Danican Philidor su ordine di ferisce anche in versione manoscrit-
Luigi XIV o quella privata di Leo- ta il formato dritto, cosí come la mu-
poldo I d’Asburgo, compiono que- sica sacra; ricordiamo anche che que-
sta scelta, un po’ esotica rispetto al- sti repertori si tramandano princi-
l’uso corrente e perciò preziosa [15]. palmente in parti staccate.
Sempre oblungo, ma particolare co-
me dimensioni e molto tipico del-
l’epoca e dell’area italiana è il for- LA FASCICOLATURA
mato cosiddetto carta d’ariette, che
misura piú o meno 100 × 200 mm; I manoscritti musicali presentano
un formato piccolo che sarà abban- una grande varietà di fascicolazio-

14] Sono invece quelli preferiti per la stam- tività di bottega dello stesso Philidor è il fatto che
pa dei libretti. le copie eseguite per conto di privati dello stesso
15] A conferma della volontà di distinzione del- identico repertorio utilizzano il normale forma-
la collezione di Luigi XIV rispetto alla consueta at- to oblungo: cfr. N. Schwindt, op. cit., col. 1956.
226 angela romagnoli

ne, anch’essa dipendente stretta- schi, immaginiamo semplicemente


mente dalla funzione e dalla genesi per “far ordine” in casa dei posses-
dei volumi. Non è infrequente il ca- sori. Un esempio è il manoscritto
so di libri composti a posteriori da queriniano Miscellanea MS 1128 (Cl.
fascicoli nati indipendentemente, in VIII Cod. XIV ), che si apre con un
cui è naturale non riscontrare rego- bifolio che riporta un’aria di Anto-
larità; anzi, era probabilmente la nor- nio Sartorio risalente al 1673, rile-
ma per certi repertori, come quello gato insieme ad un nutrito gruppo
cantatistico, in cui la produzione dei di arie d’opera settecentesche (di Ge-
compositori avveniva per le singole miniano Giacomelli e Giovanni An-
occasioni su singoli fascicoli che in tonio Giai), una cantata di Giusep-
seguito, a volte post mortem, si rac- pe Boniventi, adattamenti strumen-
coglievano in volume. Libri di que- tali di arie d’opera, pezzi per tastie-
sto genere risultano fortemente com- ra di Benedetto Marcello e France-
positi, variabili quanto a carta, fili- sco Gasparini… il tutto copre un se-
grane, dimensioni dei fogli ecc.; so- colo abbondante e un arco di gene-
no ricollegabili a volte direttamen- ri musicali di tutto rispetto [17].
te ai compositori e in tal caso pos- Anche manoscritti antologici piú
sono essere in tutto o in buona par- omogenei per contenuto e fattura
te autografi, anche se privi di attri- presentano tuttavia una fascicolatu-
buzione perché pensati per uso pri- ra irregolare, che tende a rispettare
vato; si sono conservati per lo piú la consistenza spaziale dei singoli nu-
quando, spesso dopo la morte del meri copiati. Si tratta di un indica-
musicista che li possedeva, sono tore relativo al sistema di copiatura
confluiti nelle biblioteche delle fa- e di produzione del libro: compi-
miglie presso cui gli stessi composi- lando le antologie, che venivano co-
tori prestavano servizio [16]. piate da diversi antigrafi, si lavorava
Troviamo anche volumi composi- appunto per numeri, magari in pa-
ti da ogni punto di vista, compreso rallelo (troviamo casi in cui è ri-
quello “concettuale”, che imporreb- scontrabile la presenza di piú mani,
be almeno un fil rouge alla miscella- sempre di professionisti, all’interno
nea: cosí capita pure di trovare fogli della stessa antologia): il fondo Que-
sparsi seicenteschi rilegati decenni rini offre diversi esempi in cui è evi-
dopo assieme a fascicoli settecente- dente che, se non si può parlare di

16] Cfr. M. Murata, “La cantata romana fra 17] Cfr. F. Rossi, Le opere musicali della Fon-
mecenatismo e collezionismo”, in La musica e dazione “Querini-Stampalia” di Venezia, EDT,
il mondo, a c. di C. Annibaldi, Il Mulino, Bo- Torino 1984, pp. 67-77. Notiamo, a margine,
logna 1993, pp. 253-266, in part. pp. 254-257 che la datazione del bifolio iniziale è stabilita da
(versione originale: “Roman Cantata Scores as Rossi evidentemente sulla base della data di pro-
Traces of Musical Culture and Signs of Its Pla- duzione dell’opera, e che il manoscritto è mol-
ce in Society”, in A. Pompilio (a c. di), Atti del to differente per mano e formato dagli altri del-
XIV congresso della Società Internazionale di Mu- la raccolta queriniana che tramandano lo stes-
sicologia, vol. I, EDT, Torino 1990, pp. 272-284). so repertorio.
il manoscritto di musica nel seicento 227

una coincidenza assoluta fascicolo = sica prima dell’inizio delle prove ve-
numero (anche per la lunghezza dei re e proprie.
singoli numeri, specie nel caso delle LA DISPOSIZIONE DELLA MUSICA
cantate), non si procede però a ca-
vallo di due fascicoli se non rima- Anche a questo aspetto si è già fatto
nendo nello stesso numero; l’inizio cenno. Le due grosse categorie in cui
di un numero diverso coincide sem- dividiamo la produzione manoscrit-
pre con l’inizio di un nuovo fascico- ta del secolo in quest’ottica sono par-
lo, e se dal precedente avanza spazio titure e parti staccate. Le parti stac-
o si taglia la carta oppure si lascia cate possono essere a corredo delle
vuota [18]. prime oppure testimoni autonomi e
I manoscritti d’opera potevano pu- a sé stanti, sprovvisti di un momen-
re essere organizzati a “numeri chiu- to riassuntivo destinato alla lettura
si”. È però questo un aspetto molto comtemporanea verticalizzata della
piú valutabile per la produzione do- composizione. Va da sé che mentre
po il Settecento, dal momento che le partiture possono presentarsi sot-
per il periodo precedente sono ri- to forma di veri e propri volumi (li-
maste molte piú copie fatte a scopo bri), le parti staccate sono sempre fa-
di lettura o archivistico piuttosto che scicoli indipendenti, quand’anche
materiali prodotti dai compositori fossero rilegati; si tratta perciò sem-
in vista dell’esecuzione. In ogni ca- pre di materiale fortemente eteroge-
so il ciclo di produzione dell’opera neo rispetto al concetto comune di
del secondo Seicento non era diver- libro. Rispetto al periodo preceden-
so da quello dei primi decenni del te scompare l’abitudine di notare le
secolo successivo, e si può perciò ri- singole voci separatamente ma sulla
tenere che in generale anche nel Sei- stessa pagina, salvo residui di prassi
cento la stesura della partitura ope- precedenti legate a repertori parti-
ristica avvenisse per numeri chiusi colarissimi e con lunghe radici vol-
corrispondenti a fascicoli o gruppi te al passato (libri corali).
di fascicoli, non per forza omoge- Le partiture assumono general-
nei, che circolavano anche separa- mente l’aspetto moderno, fatte sal-
tamente prima della conclusione del ve abitudini diverse e meno stan-
lavoro, per permettere una molti- dardizzate nell’ordine delle parti; c’è
plicazione e una diffusione piú ra- però una particolarità, non frequen-
pida presso tutte le varie categorie te ma neanche rarissima, che vale la
che dovevano avere accesso alla mu- pena di menzionare, e cioè la cosid-

18] Si veda ad esempio il MS Venezia, Biblio- (Cl. VIII Cod. XI), contenente arie e cantate, che
teca della Fondazione Querini-Stampalia Anto- ingloba anche un sesternio (cc. 49r-60v) molto
logia MS 1441 (Cl. VIII Cod. XIX), che contiene piú corto degli altri fascicoli (il codice è in for-
ariette da opere veneziane del 1679, o il caso me- mato carta d’ariette di 9 × 25 cm, il fascicolo in
no omogeneo del MS Venezia, Biblioteca della questione misura in larghezza 21 cm) e con uno
Fondazione Querini-Stampalia Antologia MS 1437 specchio di scrittura pure ridotto in proporzione.
228 angela romagnoli

detta partitura a libro aperto, gene- mente di legacci per mantenere chiu-
ralmente in uso nel repertorio per so il libro. Anche il taglio dei volu-
strumento da tasto a scopo di stu- mi può essere decorato (dorato,
dio, ma che occasionalmente si pre- spruzzato o altro) per impreziosirli
senta anche nei manoscritti operi- ulteriormente.
stici o simili: un caso frequentemente
citato è quello del manoscritto mar-
ciano della Poppea monteverdiana IL PROCESSO PRODUTTIVO
[19], ma possiamo ricordare sul ver-
sante dell’oratorio e in un altro am- Non esiste letteratura specifica che
biente anche il manoscritto della Stra- inquadri il problema del processo
ge de gl’innocenti di Antonio Bertali produttivo del manoscritto musica-
(Vienna 1665) [20]. le seicentesco. Di fatto esistevano piú
modalità; rispetto alle epoche pre-
cedenti, una delle novità piú evidenti
LE LEGATURE è l’incremento della produzione pri-
vata ad uso proprio. I compositori
La qualità della legatura è un indi- possono ora tranquillamente pro-
catore prezioso per lo studio del ma- durre da sé i propri manoscritti, in
noscritto musicale seicentesco. Se forma di stesure veloci realmente pri-
prevale la funzione d’uso del mate- vate come in bella copia per l’esecu-
riale la legatura è assente o comun- zione o per cavarne parti staccate op-
que poco impegnativa; negli esem- pure ulteriori copie. Le copisterie
plari da collezione invece è un ele- professionali continuavano ad ope-
mento curato che spesso contribui- rare; l’omogeneità di scrittura tra ma-
sce a dare alla raccolta l’uniformità noscritti della stessa area geografica
estetica ricercata dai committenti, ma appartenenti a collezioni diver-
come si vedrà anche piú sotto. Nel se testimonierebbe proprio il ricor-
Seicento si utilizza una discreta va- so di diversi committenti alle stesse
rietà di rilegature anche per i ma- botteghe (i manoscritti queriniani
noscritti musicali: si usano la pelle, sono ancora una volta un buon esem-
la pergamena o la carta, variamen- pio). In qualche caso le copisterie la-
te decorate e corredate eventual- voravano a diretto contatto con le
istituzioni teatrali, tra gli enti piú bi-
19] Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana,
MS IT. Cl. 4 n. 139; riproduzione in facsimile:
sognosi di lavori di copiatura a get-
C. Monteverdi, L’incoronazione di Poppea, in- to continuo; abbiamo in situazioni
troduzione di G. Benvenuti, Bocca, Milano particolari anche lo sfruttamento dei
1938.
20] Vienna, Österreichische Nationalbibliothek
diritti sulle partiture prodotte, in am-
Mus. Hs. 18.695. Anche il manoscritto di Ber- bienti come la Francia dominata dal
tali è facilmente accessibile in facsimile, edito as- monopolio lulliano, dove tra le bot-
sieme al Sacrifizio d’Isacco di Marc’Antonio Zia-
ni: A. Bertali, La strage de gl’innocenti, a c. di J.L.
teghe di Henri Foucault, Robert Bal-
Johnson, Garland, New York - London 1986. lard e Jean-Baptiste Lully s’instaura
il manoscritto di musica nel seicento 229

un rapporto per certi versi analogo ti, a volte seguendo un percorso mi-
a quello che nell’Ottocento avranno sto, in cui per esempio la fase della
Gioacchino Rossini o Giuseppe Ver- rilegatura, a volte molto posteriore
di con le proprie case editrici [21]. rispetto alla creazione del manufat-
Non era raro però il caso di copi- to contenente il testo musicale, era
sti attivi direttamente presso i priva- affidata a una bottega professionale
ti; essi provvedevano alle necessità ma coronava un iter per nulla fina-
piú immediate dei committenti, che lizzato, nelle sue intenzioni origina-
erano in genere quelle di appronta- rie, alla produzione di un libro.
re rapidamente le copie per poter ese-
guire i pezzi di musica appena com-
posti dai loro maestri, oppure por- ALCUNI ESEMPI DI
tati con sé da musicisti di passaggio; COLLEZIONI SEICENTESCHE
di questo troviamo tracce nelle liste
dei pagamenti. Anche le cappelle ec- I fondi piú omogenei, piú studiati e
clesiastiche in genere producevano piú facilmente descrivibili sono ge-
in proprio il materiale che serviva lo- neralmente quelli corrispondenti al-
ro per l’attività corrente; potevano le grandi biblioteche dei principi e
servirsi di copisti ad hoc oppure adi- degli aristocratici, oppure quelli di
bire a tale mansione musicisti attivi istituzioni stabili come le cappelle
presso l’istituzione; in qualche caso musicali. Vogliamo qui dare qualche
erano gli stessi maestri di cappella cenno a collezioni importanti e ben
che, soprattutto se si rendeva neces- conservate che si prestano ad esem-
sario intervenire sul testo musicale, plificare alcuni degli atteggiamenti
assumevano questo compito. Firme presenti nella cultura bibliotecaria
e date sulle copie sopravvissute sono del Seicento (se cosí possiamo chia-
tracce evidenti di queste abitudini, marla) che hanno generato libri di
oltre ai soliti registri di pagamento. musica con caratteristiche peculiari.
È difficile perciò per il Seicento (co-
me per i secoli successivi) tracciare
le linee del processo produttivo del LA COLLEZIONE PHILIDOR
libro di musica manoscritto; esso in PER LUIGI XIV E L INSIEME
DEI MANOSCRITTI PHILIDOR
realtà si realizza in modi molto di-
versi, a volte perpetuando il sistema
professionale dei secoli precedenti, Con André Danican Philidor (ca.
a volte per circuiti totalmente priva- 1647 - 1730) siamo di fronte a un

21] Cfr. N. Schwindt, “Quellen”, col. 1969. caults, and the Transcription of the Works of
Foucault vendeva copie a stampa ma anche ma- Jean-Baptiste Lully (1673-1702)”, in J. de La
noscritte delle opere di Lully; sull’ambiente in- Gorce, H. Schneider (a c. di), Jean-Baptiste Lul-
torno alla Règle d’or, la sua bottega, e per ulte- ly. Actes du colloque: Kongreßbericht (Saint-
riori riferimenti bibliografici, cfr. P.M. Ranum, Germaine-en-Laye: Heidelberg, 1987), Laaber,
“«Mr de Lully en trio». Etienne Luolié, the Fou- Laaber Verlag 1990, pp. 309-330.
230 angela romagnoli

personaggio dai molteplici talenti: pito: accanto alle funzioni di bi-


polistrumentista, compositore, ma, bliotecario svolgeva anche quelle di
quel che soprattutto ci interessa, bi- copista, pur coadiuvato in questo da
bliotecario e curatore per decenni una schiera di assistenti; diversi vo-
della collezione musicale di Luigi lumi della collezione tuttavia sono
XIV [22]. La data d’inizio di questa dovuti al suo personale lavoro di co-
sua attività è piuttosto incerta: il tra- piatura, e in ogni caso sotto l’eti-
dizionale 1684 [23] è messo in di- chetta di “manoscritti Philidor” van-
scussione sia dalla datazione del pri- no tutti quelli riconducibili al suo
mo manoscritto di sua produzione atelier, e come vedremo non solo
che conosciamo, che è del 1681, sia quelli destinati direttamente alla bi-
da una sua affermazione del 1694, blioteca del re. Il nucleo portante
secondo la quale a quelle date sa- della raccolta è costituito da reper-
rebbe stato attivo nella biblioteca già torio teatrale e sacro [26]; i volumi
da trent’anni [24]. La collezione per erano raggruppati con omogeneità.
Luigi XIV era concepita come un lus- Le legature sono lussuose, con im-
suoso memoriale della produzione presse le insegne della casa reale. Co-
musicale della corte francese sotto me si è già rilevato, il formato scel-
lo stesso Re Sole, ma anche sotto i to per questi volumi è particolare ri-
suoi predecessori, fino ad Enrico III. spetto alle abitudini medie del tem-
Philidor, inizialmente assieme al vio- po: un in folio piuttosto grande. Que-
linista François Fossard e dal 1702 sta raccolta rientra nell’ambito dei
solo [25], ebbe il compito di occu- monumenti musicali: l’intento è con-
parsi di vari aspetti del delicato com- servativo e celebrativo al tempo stes-

22] Per dettagli biografici su Philidor cfr., ol- 24] Per questa e le altre notizie di carattere
tre alle voci dei dizionari musicologici, F. Wa- piú generale sulla collezione cfr. R. Harris-War-
quet, «Philidor l’ainé, ordinaire de la musique du rick, “Philidor (1) André Danican Philidor l’ainé ”
Roy et garde de tous les livres de sa bibliothèque de in The New Grove Dictionary of Music and Mu-
musique». Un essai de biographie d’après des do- sicians (ed. 2001), vol. XIX, pp. 558-559; cfr.
cuments inédits, in «Revue de Musicologie» LX- P.M. Ranum, op. cit., pp. 328-329, nota 43.
VI (1980), pp. 203-216. Sui manoscritti Phili- 25] Cfr. F. Waquet, op. cit., p. 205.
dor vedi A. Tessier, Un fonds musical de la bi- 26] Per un approfondimento della colloca-
bliothèque de Louis XIV: la collection Philidor, in zione dei manoscritti Philidor all’interno della
«La Revue musicale», CXI-CXV, 1931, pp. 295- tradizione della musica francese, e soprattutto
302, oltre alla bibliografia citata nelle note suc- lulliana, cfr. tra gli altri J.R. Anthony, Toward a
cessive; i vecchi articoli, come questo di Tessier principal source for Lully’s court ballets: Foucault
o quello di Fellowes che citeremo, sono a tutt’og- vs Philidor, in «Recherches sur la musique françai-
gi insostituibili, sebbene da integrare con la let- se classique» XXV (1987), pp. 77-104; J.H. Heyer,
teratura successiva, specie per quanto riguarda “The sources of Lully’s grand motets, in Jean-
la collocazione dei vari fondi in cui i manoscritti Baptiste Lully and the music of the French Ba-
Philidor sono divisi. roque”, in J.H. Heyer (a c. di), Essays in honor
23] Data non documentata, ma riportata an- of James R. Anthony, Cambridge University Press,
cora dalla voce di J. Rushton “Philidor (1) An- Cambridge 1989, pp. 81-98; M. Turnbull, The
dré Danican Philidor l’ainé ” in The New Gro- Sources of the Two Version of «Psyché» (1671 &
ve Dictionary of Music and Musicians (ed. 1981), 1678), in J. de la Gorce, H. Schneder (a c. di),
vol. XIV, p. 626. Jean-Baptiste Lully..., cit., pp. 349-356.
il manoscritto di musica nel seicento 231

so. I manoscritti si distinguono net- le varie peripezie che l’hanno por-


tamente da quelli pensati per la pra- tata di mano in mano lungo l’asse
tica musicale, ma non vanno nean- ereditario del conte di Tolosa fino
che a costituire una biblioteca pri- alla biblioteca del re Luigi Filippo,
vata di lettura del re; sono parte di e in seguito ad altri passaggi, questa
una specie di programma politico, volta di mercato, a Tenbury [ 29],
né piú né meno di altre iniziative di con la coda recente del riacquisto
Luigi XIV [27]. Nei primissimi anni parigino. Attualmente, in sintesi,
del Settecento, Philidor assieme al esistono due grandi istituzioni che
figlio preparò inoltre una serie di raccolgono i manoscritti Philidor:
manoscritti con musica di Lully (e la Bibliothèque nationale di Parigi,
non soltanto) ad uso del conte di dove si trovano il fondo storico del-
Tolosa, figlio del Re Sole e di ma- la Biblioteca del Conservatorio e
dame de Montespan; la collezione quello Toulouse-Philidor, e la Bi-
(chiamata convenzionalmente Tou- blioteca Municipale di Versailles.
louse-Philidor), custodita a lungo
presso il St. Michael’s College di
Tenbury, è stata acquistata dalla Bi- I MANOSCRITTI CONTARINIANI DELLA
bliothèque nationale alla fine degli BIBLIOTECA NAZIONALE MARCIANA
anni Settanta del secolo scorso [28].
Si tratta di un fondo ampio per nu- Un fondo seicentesco di grande in-
mero di manoscritti e notevole per teresse sia dal punto di vista dei con-
qualità degli stessi, dal punto di vi- tenuti sia per la storia della collezio-
sta della fattura cosí come per la lo- ne e per la fattura materiale dei vo-
ro importanza di testimoni di una lumi è quello depositato presso la Bi-
porzione abbondante di tradizione blioteca Marciana e risalente alla fa-
musicale seicentesca; la storia stessa miglia Contarini [ 30]. Si tratta di
della collezione è interessante, per 112 manoscritti di musica dram-

27] Probabilmente lo spunto per la costitu- tagli specifici proprio sui manoscritti Toulouse-
zione della biblioteca musicale non venne nean- Philidor e sulla storia della raccolta.
che dal re in prima battuta, ma dal suo poten- 30] Lo studio analitico e la nuova cataloga-
te ministro Colbert, in un ambito piú ampio zione del fondo, come pure la digitalizzazione di
di progetti destinati a eternare una specie di alcuni volumi, sono in corso presso la Marciana.
pantheon cartaceo dei maggiori artisti e pen- Per una trattazione sintetica ma ricca di spunti e
satori francesi: cfr. P.M. Ranum, op. cit., p. 318 ulteriori rimandi bibliografici cfr. F.L., Medoro,
e la relativa già citata nota 43 pp. 328-329. ed. in facsimile a c. di G. Morelli, Th. Walker,
28] Cfr. C. Massip, La collection musicale Ricordi, Milano 1984, saggio introduttivo di Mo-
Toulouse-Philidor à la Bibliothèque nationale, relli e Walker: “Ubi Lucius”: Thoughts on Reading
in «Fontes Artis Musicae» XXX (1983), pp. 184- Medoro, pp. CXXXI-CLXIV, in part. CXLI-CXLVII.
207. 31] Nel saggio citato alla nota precedente vie-
29] Cfr. E.H. Fellowes, The Philidor Manu- ne fornita (pp. CXLI-CXLIII) una lista completa
scripts. Paris, Versailles, Tenbury, in «Music & di segnature, titoli, autori, data delle rappre-
Letters» XII (1931), pp. 116-129, che, a parte sentazioni relative alle opere, raggruppamento
l’aggiornamento necessario sul trasferimento del in base all’analisi delle mani che hanno compi-
fondo da Tenbury a Parigi, dà una serie di det- lato i codici.
232 angela romagnoli

matica, in oblungo, alquanto omo- con ogni probabilità alla fine degli
genei per fattura e rilegatura [31]. anni Settanta, quando prese corpo
Siamo di fronte ad una collezione l’idea di dar vita alle stagioni teatra-
che sembra nata in modo del tutto li. Quasi tutti i manoscritti sono co-
peculiare, all’interno di un progetto pie, a parte un gruppo di 28 mano-
piuttosto ambizioso e non comune, scritti che tramanda composizioni di
di cui fu protagonista Marco Con- Cavalli, che Contarini con tutta pro-
tarini (1632-1689), nobile di nasci- babilità comprò in blocco dopo la
ta ed esponente di spicco della vita morte del compositore e che sono in
politica della Serenissima. Contari- parte autografi o comunque da far
ni era proprietario della splendida risalire direttamente al musicista. La
villa palladiana di Piazzola sul Bren- possibilità di distinguere diversi grup-
ta; lí portò avanti un programma di pi in base alle mani dei compilatori
autarchia culturale e materiale, che e alle filigrane permette d’ipotizzare
andava dall’impianto di colture agri- la presenza di un copista piú “di ca-
cole a quello di manifatture, stam- sa”, quello del gruppo in cui si tro-
perie, cartiere. L’autarchia contari- vano le partiture delle opere certa-
niana toccava pure le produzioni tea- mente eseguite a Piazzola [33].
trali: la villa ospitava un’istituzione Abbiamo in questo caso una rac-
di accoglienza per orfanelle che da- colta funzionale a un progetto ese-
va anche istruzione musicale, a cui cutivo, anche se Contarini non ar-
si affiancarono due teatri, e sfrut- rivò ad eguagliare la frequenza degli
tando la forza-lavoro artistica pro- spettacoli veneziani; tuttavia le co-
dotta dalla scuola, Contarini si mi- pie pervenuteci non erano in sé pen-
se in grado di produrre opere in ca- sate come supporti per la pratica mu-
sa. Alle rappresentazioni erano chia- sicale, ma come repertorio cui man
mati ad assistere nobili italiani e stra- mano attingere per la produzione del
nieri che ci hanno lasciato diversi re- vero e proprio materiale d’esecuzio-
soconti, riguardanti le produzioni ne e come parte di una biblioteca da
teatrali ma anche l’esistenza di una esibire in quanto tale.
biblioteca musicale di tutto rispetto Un dato interessante in aggiunta al
[32]. I manoscritti marciani (che con valore della collezione marciana è la
grandissima probabilità rappresen- probabile filiazione da questa di una
tano proprio quella fantastica bi- parte dell’attuale fondo musicale del-
blioteca) sono evidentemente un pro- la biblioteca Querini-Stampalia. Se-
dotto professionale, sia per quanto condo il curatore del catalogo del
riguarda la copiatura sia per le accu- fondo, Franco Rossi, i manoscritti di
rate rilegature; l’arco di tempo rela- ariette cui si è piú volte fatto riferi-
tivo alle date di composizione delle
opere nel fondo contariniano copre
32] Cfr. G. Morelli, Th. Walker, op. cit., p.
circa 50 anni (1639-1684), ma l’i- CXLIV.
nizio della collezione va collocato 33] Ivi, pp. CXLV-CXLVI.
il manoscritto di musica nel seicento 233

mento presentano infatti concordanze ché? Potremmo pensare che le anto-


di tipo materiale e contenutistico con logie fossero destinate ad un uso piú
il fondo Contarini. Legature, filigra- pratico; questo sembrerebbe plausi-
ne e mani coincidono con quelle che bile per le raccolte di cantate, che
si riscontrano nei codici contarinia- spesso presentano caratteristiche an-
ni; il repertorio dei manoscritti Que- che materiali un po’ diverse da quel-
rini potrebbe derivare dalle partitu- le di ariette d’opera (saltano agli oc-
re Contarini, o da antigrafi comuni chi le legature semplici in pergame-
[ 34]. I Querini oltretutto non erano na bianca [36]); meno ovvio è per le
particolarmente inseriti nel “giro” lussuose antologie operistiche, per
della produzione operistica seicente- quanto anche lí qualche segnale apra
sca a Venezia e i manoscritti non pre- la via ai sospetti: troviamo per esem-
sentano segni vistosi di appartenen- pio inserzioni in scrittura corrente di
za Querini (stemmi o altro). Non è motivi musicali estranei [37], oppu-
comunque ben chiaro come i ma- re correzioni del testo musicale o pre-
noscritti siano entrati in possesso dei cisazioni nella numerica del basso
Querini; tra le due famiglie esisteva- continuo in inchiostro diverso da
no legami, ma non sembra che la col- quello della prima stesura [38].
lezione sia giunta per via di dote. Inol-
tre i libri non compaiono negli in-
ventari e nei registri settecenteschi; I MANOSCRITTI LEOPOLDINI DI VIENNA
il curatore del catalogo perciò ipo-
tizza un acquisto tardo, nella prima La Österreichische Nationalbibliothek
metà dell’Ottocento [ 35]. Se l’ipo- di Vienna conserva un importantissi-
tesi che gli attuali manoscritti Que- mo fondo musicale appartenuto a Leo-
rini siano di provenienza contarinia- poldo I, che ben si presta a illustrare
na fosse valida, avremmo un caso sin- una diversa tipologia di collezionismo
golare: Contarini avrebbe fatto co- [39]. L’imperatore faceva redigere co-
piare sia le partiture complete sia le pia del repertorio eseguito a corte per
antologie, piú o meno contestual- il proprio uso personale, e lo conser-
mente e dalle stesse botteghe; per- vava nei suoi appartamenti privati: il

34] Cfr. F. Rossi, Le opere musicali della Fon- gole arie, che normalmente nelle altre antologie
dazione…, cit., p. XIV. operistiche sono invece espresse con chiarezza.
35] Ivi, p. XVI. 37] Per esempio: Antologia MS 1435 (Cl. VIII
36] In qualche caso la troviamo anche in an- Cod. IX).
tologie operistiche meno curate: per esempio il 38] Per esempio in Antologia MS 1430 (Cl.
manoscritto Antologia ms 1436 (Cl VIII Cod X), VIII Cod. IV).
che contiene 35 arie di Anonimo, Pallavicino, 39] Su questa collezione si veda il dettaglia-
Sartorio, Legrenzi, Gianettini, Draghi, e sem- to articolo di J. Gmeinder, Die “Schlafkammer-
brerebbe compilato da piú mani, di cui alcune bibliothek” Kaiser Leopolds I., in «Biblos. Bei-
piú correnti rispetto a quelle che troviamo nelle träge zu Buch, Bibliothek und Schrift», a c. del-
antologie con rilegature di maggior pregio. Il ma- la Österreichischen Nationalbibliothek, 43/3-
noscritto è inoltre molto meno accurato anche 4, 1994, pp. 199-211, dal quale sono tratte le
nelle attribuzioni e indicazioni relative alle sin- notizie generali esposte di seguito.
234 angela romagnoli

fondo, confluito nella Musiksamm- positorum Sacrae Regiae Majestatis Hun-


lung della Österreichische National- gariae Leopoldi I [40].
bibliothek ma identificato in genere I manoscritti presentano caratteri-
con l’apposizione «Leopoldina» dopo stiche di forte omogeneità, pur co-
la segnatura dei singoli manoscritti, si prendo un arco di tempo considere-
definiva storicamente “bibliotheca cu- vole (in pratica tutta la seconda metà
bicularis” o “Schlafkammerbibliothek”. del Seicento, fino alla morte dell’im-
Per “uso personale” si intende qui non peratore nel 1705). Il formato (anche
lo sfruttamento diretto del materiale qui, come nel caso di Luigi XIV) è in
per l’esecuzione, ma qualcosa di par- folio dritto; la legatura sempre in per-
ticolare, per cui l’imperatore era no- gamena bianca con impressioni; al
to: la lettura in partitura all’atto del- centro dei piatti troviamo normal-
l’ascolto. La collezione leopoldina ab- mente il ritratto di Leopoldo da un la-
bracciava perciò tutti i diversi generi to e l’aquila asburgica dall’altro, cor-
musicali che copiosamente si consu- redata eventualmente dal motto del-
mavano a Vienna, eccezion fatta per l’imperatore, «Consilio et industria»,
la musica liturgica, per la quale evi- ma a seconda dei periodi potevano es-
dentemente l’approccio e la situazio- serci variazioni a questo schema. Nel
ne d’ascolto erano differenti. Molte sopracitato volume, ad esempio, com-
caratteristiche dei manoscritti esclu- pare sul piatto anteriore lo stemma
dono però drasticamente il loro uso d’Ungheria, in riferimento all’incoro-
pratico, in primis per la frequente for- nazione di Leopoldo a re d’Ungheria
te lacunosità del testo musicale, del (riferimento che compare anche nel
quale alcune sezioni (specie i ritornelli titolo della raccolta) [41]. Oppure nel
strumentali nella musica vocale) sono periodo 1666-1673, quello del suo
appena abbozzate e perciò inesegui- primo matrimonio con l’infanta di
bili direttamente da quelle partiture. Spagna Margherita Teresa, compare il
Anche le composizioni dello stesso im- ritratto dell’amata consorte (come lui
peratore sono confluite in questa col- intensamente musicofila).
lezione; anzi, il primo volume della Alcuni volumi, pur nella generale
raccolta è presumibilmente proprio unità della collezione, sono impre-
una miscellanea di composizioni leo- ziositi piú degli altri grazie ad im-
poldine risalenti alla metà del secolo pressioni in oro sulla copertina. Ab-
(1656-1658), e intitolate all’atto del- biamo documentazione relativa ai
la riunione in volume Spartitura com- costi e alle manifatture incaricate del-

40] Segnatura attuale: Vienna, Österreichi- si riferiva al Sacro Romano Impero e non alla
sche Nationalbibliothek, Mus. Hs. 18.831 Leo- monarchia asburgica in sé, ed era ottenuto a se-
poldina. guito di elezione. Leopoldo I fu incoronato re
41] Gli Asburgo, che per via ereditaria erano d’Ungheria a Preßburg (oggi Bratislava) nel
solo arciduchi d’Austria, venivano incoronati in 1655, re di Boemia l’anno successivo a Praga, e
momenti diversi re delle diverse componenti fu eletto imperatore a Francoforte nel 1658.
della loro ampia monarchia; il titolo imperiale 42] Cfr. J. Gmeinder, op. cit., p. 202.
il manoscritto di musica nel seicento 235

le legature [42]; anche per quanto ri- parti staccate per l’esecuzione, come
guarda le carte usate e le mani dei pure un originale dei compositori con
copisti si osserva lo stesso desiderio la partitura integrale; di questo ma-
di omogeneità testimoniato dall’a- teriale si è persa quasi ogni traccia. È
spetto esterno dei libri. Interessante verosimile che il materiale d’uso sia
è notare come alcuni esemplari do- stato conservato presso la cappella di
nati con dedica a Leopoldo, perché corte e si sia disperso col tempo o sia
confluissero nella sua biblioteca, sia- stato deliberatamente distrutto con
no stati confezionati altrove cercan- il ricambio dei repertori (sorte co-
do d’imitare però il modello, evi- mune a questa caduca categoria di
dentemente all’epoca noto, delle par- manoscritti musicali); per gli origi-
titure viennesi: un bell’esempio è rap- nali dei compositori vale lo stesso di-
presentato da alcuni manoscritti con scorso che si è accennato all’inizio di
musica di Giovanni Paolo Colonna, questo lavoro, e cioè che se rimasti
rilegati a Bologna ma uniformati al- in possesso di questi fino alla morte
lo standard leopoldino [43]. Nella e se né il musicista né altri per lui si
collezione venivano tuttavia accolti sono preoccupati di farne dono a un’i-
anche libri dedicati a Leopoldo, ma- stituzione o a un mecenate dotato di
gari di preziosa fattura, per i quali accogliente biblioteca, essi sono an-
non si era avvertita la preoccupazio- dati in genere dispersi come gran par-
ne della coerenza estetica rispetto al te dei lasciti privati anche di altra na-
fondo dell’imperatore; sono di fatto tura [44]. Questa situazione fa sí che
gli unici manoscritti che si differen- le lacunose partiture leopoldine sia-
ziano nettamente dagli altri. I libri no per noi spesso gli unici testimoni
per Leopoldo venivano copiati da del repertorio musicale viennese del-
professionisti, per lo piú non di ma- la seconda metà del Seicento (con
drelingua italiana (il che spiega for- l’eccezione della musica liturgica, che
se una certa imprecisione con qual- ha una tradizione a sé): l’eventuale
che errore anche grossolano nel ri- editore di queste musiche deve però
portare i testi drammatici in questa fare i conti con una serie di proble-
lingua); agli stessi copisti erano affi- mi derivanti dalla speciale natura del-
date pure le composizioni di Leo- la collezione, che vanno dalla pre-
poldo che compaiono nel fondo, e senza di diversi errori nel testo mu-
che non sono autografe. sicale e poetico a dispetto della bella
Alle partiture di lettura e conser- presentazione grafica di entrambi,
vazione dovevano essere affiancate le fino allo spinoso compito della rico-

43] Vienna, Österreichische Nationalbibliothek qui, è quello dei manoscritti di Caldara, tra i
Mus. Hs. 16.747 Leopoldina, Mus. Hs. 16.766 quali si conservano molti autografi, confluiti
Leopoldina, Mus. Hs. 16.782 Leopoldina; cfr. nella biblioteca della Gesellschaft der Musik-
J. Gmeinder, op. cit., p. 203. freunde in quanto parte del fondo privato del-
44] A Vienna un caso che fa eccezione, ma l’arciduca Rodolfo, a cui Caldara stesso li ave-
che è piú tardo del periodo di cui ci si occupa va lasciati.
236 angela romagnoli

struzione di intere porzioni di musi- na una grafia media propria [45].


ca (soprattutto i ritornelli strumen- Pure non v’era differenza tra le co-
tali, ma spessissimo anche i pezzi d’in- pie di partiture eseguite dal conses-
sieme e i cori). so dei nobili intorno a Leopoldo o
La presentazione dei manoscritti dagli stessi suoi congiunti e quelle
non variava neanche a seconda dei affidate a cast professionali; solo, è
generi: opere, oratori, cantate, se- piú frequente trovare una lista com-
renate, avevano tutti la stessa fattu- pleta degli interpreti nel caso di rap-
ra; la lingua dei testi poetici poteva presentazioni di dilettanti aristo-
determinare differenze considere- cratici che non in quelle dei musi-
voli sull’aspetto delle pagine musi- cisti di corte [46]. Se una composi-
cali, stante la consuetudine dell’e- zione veniva ripresa dopo anni se
poca di caratterizzare fortemente ne riscriveva la partitura, ma in qual-
anche dal punto di vista grafico le che caso troviamo anche fogli ag-
diverse lingue, che avevano ciascu- giunti con le varianti inserite per la

45] Ricordiamo che, se pure possiamo con- / Calissa. La sig.ra Contessa di Herrbestain [sic]
siderare come lingua prevalente della collezio- Dama di Corte di S. M. C. / Mamerco. Il sr Co.
ne l’italiano, usato per opere, cantate, oratori, Wirbna, Gentilh.o di Cam.a di S. M. il Ré dei
serenate, non mancano partiture in latino e in Rom[ani] / Melitide. Il s[igno]r Marchese Obiz-
spagnolo, e meno frequentemente in francese o zi, Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. / Arpesia. La
in tedesco. sgra Contessa di Waldestein / Uno di Corte. Il sr
46] Si veda ad esempio La Chimera di Anto- Co. d’Herbestein, Gentilh.o di Cam.a di S. M.
nio Draghi su libretto di Nicolò Minato, ese- C. / Nel Primo Balletto di Pescivendoli / Il sr Co.
guita per la prima volta nel 1682 con cantanti Nostiz, Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. / Il sr
della cappella di corte, e dopo dieci anni con un Bar[one] di Peschouiz, Gentilh.o di Cam.a di S.
cast di nobili dilettanti: La Chimera. Drama fan- M. C. / Il sr Co. di Thiraimb, Gentilh.o di Cam.a
tastico musicale (musica per i balli di Anton An- di S. M. C. / Il sr Co. di Castelbarco, Gentilh.o
dreas Schmelzer, coreografie di Domenico Ven- di Cam.a di S. M. il Ré de’ Rom. / Il sr Co. di
tura, scene di Lodovico Ottavio Burnacini); par- Lamberg, Gentilh.o di Cam.a di S. M. il Ré de’
titura del 1692 (solo I e III atto): Vienna, Öster- Rom. / Nel secondo balletto di Venditrici d’Er-
reichische Nationalbibliothek, Musiksammlung, be / La Sigra Contessa di Brandeis / La Sigra Cont.a
Mus. Hs. 16845 Leopoldina; un esemplare del di Ringsmaul / La Sigra Cont.a di Flasching / La
libretto nella stessa biblioteca, segnatura 407.392- Sigra Cont.a di Wratislau / Dame di Corte di S.
A.M (TB). Il manoscritto riporta il cast com- M. C. / Nel Terzo Balletto di Mori, e More / S.
pleto, compresi i danzatori, a c. 2v: «Nomi del- A. Ser. il s.r Prencipe Carlo di Neoburgo / S. A.
le Dame, e Cavallieri, che intervengono nel dra- Ser. la sig.ra sua Consorte / Il Sigr Con. di No-
ma. Posti non secondo il grado, ma secondo l’or- stiz, Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. / La Sig.ra
dine de’ personaggi di esso drama». Segue l’e- Co. d’Auensperg Dama di Corte di S. M. C. /
lenco di personaggi e interpreti (sciolgo le ab- Il Sig.r Co. Perger, Gentilh.o di Cam.a di S. M.
breviazioni solo nella prima occorrenza): «Nel- il Ré de’ Rom. / La Sig.ra Co. Flasching Dama
la rappresentazione / Cotti. Il s[igno]r Co[nte] di Corte di S. M. C. Il Sig.r Co. Lamberg, Gen-
Zernini, Gentilh[uom]o di Cam[er]a di S[ua] tilh.o di Cam.a di S. M. il Ré de’ Rom. / La Sig.ra
M[aestà] C[esarea] / Acco. La Sig[no]ra Contes- Co. di Mollart».
sa Zernini / Filino. Il sr Co. di Trautson, Gen- 47] Si veda il caso del manoscritto Vienna,
tilh.o di Cam.a di S. M. C. / Agatocle. S. A. Se- Österreichische Nationalbibliothek Mus. Hs.
reniss. il s.r Prencipe Carlo di Neoburgo / Hip- 18859 Leopoldina: Chilonida, libretto di Ni-
parco. Il s[igno]r Co[nte] Carlo di Waldestein, colò Minato, musica di Antonio Draghi, in cui
Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. / Crisippo. Il sr sono appunto inseriti diversi fogli evidentemente
Co. di Mollart, Gentilh.o di Cam.a di S. M. C. di altra mano, di altro formato e anche di altro
il manoscritto di musica nel seicento 237

seconda versione incollate nel ma- Mus. Hs. 18.884 Leopoldina) [49],
noscritto della prima stesura [47]. scritto per Praga nel 1680 [50], pub-
Com’è noto, Leopoldo era un otti- blicato assieme all’Oratorio di S. Pie-
mo compositore, e soleva inserire pez- tro piangente di Pietro Andrea Ziani
zi di suo pugno all’interno delle com- (MS Mus. Hs. 18.926 Leopoldina),
posizioni dei suoi maestri (abitudine in realtà, nonostante il titolo piú
conservata poi dal figlio Giuseppe I); vicino al genere del sepolcro (una
queste ariette imperiali nei manoscritti forma di oratorio tipicamente vien-
della collezione sono segnalate da un nese) a cui appartiene anche il terzo
discretissimo «aria di S.M.C.», senza lavoro, sempre della collezione leo-
ulteriori sottolineature. poldina, raccolto nel volume, Le cin-
Per il loro interesse dal punto di vi- que piaghe di Cristo, ancora di An-
sta della tradizione del repertorio sei- tonio Draghi (MS Mus. Hs. 18.894
centesco e per la pulizia del loro aspet- Leopoldina). Sul fronte della canta-
to grafico, le partiture leopoldine so- ta un volume della serie dedicata con-
no state spesso prescelte come og- tiene un gruppo di composizioni di
getto di riproduzioni in facsimile: se autori del Seicento tramandate nei
ne segnalano qui alcune, di modo manoscritti di Leopoldo: incontria-
che il lettore possa facilmente pren- mo ancora Draghi, ma anche Carlo
dere un contatto diretto almeno con Cappellini, Filippo Vismarri, Carlo
la fisionomia delle pagine musicali Agostino Badia, Giovanni Battista
stilate per l’imperatore. Le grandi Pederzuoli [51]; tutti italiani attivi
collane Garland presentano esempi piú o meno stabilmente a corte.
nei generi dell’opera, della cantata e Quella di Leopoldo I è una colle-
dell’oratorio, fornendo cosí nel com- zione che si differenzia abbastanza
plesso un buon test di quella unifor- nettamente dai due tipi che abbia-
mità trasversale di cui si accennava. mo analizzato in precedenza: è stata
Tra le opere abbiamo il Leonida in raccolta da un “soggetto pubblico”
Tegea di Antonio Draghi [48], un’o- ma ad uso privato e, sebbene la fat-
pera in tre atti; dello stesso Draghi tura dei manoscritti sia accurata e so-
troviamo anche l’oratorio Jephte (MS prattutto estremamente omogenea,

London 1987.
stile musicale rispetto al corpo della partitura. 50] L’introduzione al facsimile non è corret-
Nel caso specifico non si è potuta individuare ta sui dati relativi alla storia dell’oratorio, e men-
un’eventuale ripresa piú tarda dell’opera (cfr. H. ziona solo la ripresa viennese del 1687, mentre
Seifert, op. cit., pp. 338-340) ma resta la testi- è chiaro dall’analisi comparata di partitura e li-
monianza di una pratica di lavoro sul libro mu- bretti che il manoscritto corrisponde alla ver-
sicale stratificata nel tempo. sione praghese precedente. Per un eventuale ap-
48] A. Draghi, Leonida in Tegea, a c. di H. profondimento si veda perciò anche A. Draghi,
Mayer Brown, Garland, New York - London Jephte, edizione critica e introduzione di A. Ro-
1982. magnoli, KLP, Praga 2000.
49] A. Draghi, Jephte – Le cinque piaghe di 51] Di costoro cfr. Cantatas, selected and in-
Cristo; P.A. Ziani, Oratorio di S. Pietro piangen- troduced by Lawrence Bennett, Garland, New
te, a c. di J.L. Johnson, Garland, New York - York - London 1985.
238 angela romagnoli

non si può considerare lussuosa, o ni ne spiega pure le caratteristiche


almeno non in termini corrispon- materiali interne ed esterne, dal for-
denti al grado e alle disponibilità del mato al grado di affidabilità del te-
potente committente. Questo uso sto, dalla lacunosità del tessuto mu-
privato è di tipo pratico e in parte sicale all’accuratezza invece del pa-
conservativo ma poco dimostrativo ratesto, in molte occasioni fonte di
(pensiamo al Contarini, che invece preziose informazioni sulle circo-
esibiva assai volentieri la sua colle- stanze delle esecuzioni. Tutto ciò a
zione agli ospiti); investe però un riprova di come sia impossibile, nel
aspetto della pratica musicale, quel- Seicento ma in realtà per tutto l’ar-
lo dell’ascolto e della lettura non a co di produzione di manufatti de-
fini esecutivi, che raramente ci è da- stinati a tramandare musica, ragio-
to di poter indagare relativamente nare della fisicità del “libro di musi-
ad altri fondi di consistenza simila- ca” (quale che sia il materiale che vo-
re sopravvissuti fino ai nostri giorni. gliamo comprendere sotto questa eti-
Proprio questa particolarità di de- chetta) senza tener conto delle esi-
stinazione dei manoscritti leopoldi- genze che ne hanno determinato la
produzione e della sua destinazione
ultima.
La tradizione di musica manoscritta nel Settecento italiano

di Mariateresa Dellaborra

Il 20 luglio 1770 Charles Burney, in quanto lo stile teatrale e quello litur-


visita a Milano, assiste a un’accademia gico siano oggi in Italia assai vicini, in
cui partecipano soltanto “dilettanti”; particolare quando siano usati stru-
menti e cantori supplementari, tutta-
il padrone di casa era il primo violino via, lo stile antico e solenne non si è
ed aveva un’ottima mano; vi erano inol- del tutto perso [2].
tre dodici o quattordici esecutori tra
cui alcuni buoni violinisti, due flauti Testimonianze di questo tipo ab-
traversi, un violoncello e un piccolo bondano negli scritti di autori del
contrabbasso. Eseguirono abbastanza Settecento (siano essi musicofili, let-
bene alcune sinfonie del nostro Bach, terati, viaggiatori, studiosi o teori-
che differiscono da quelle stampate in ci) spesso ansiosi di ricevere o in-
Inghilterra: tutta la musica qui è ma- viare copie di arie favorite, duetti,
noscritta [1]. concerti, e aiutano a far luce sulla
natura e sui molteplici aspetti rela-
Qualche giorno prima – il 17 lu- tivi alla pratica musicale. La circo-
glio – lo stesso illustre visitatore in- lazione di musica manoscritta av-
contra Giovanni Andrea Fioroni, al- viene allora con altissima frequenza
lora maestro di cappella nel Duomo, e in quantità ben superiore a quella
che gli offre in dono la copia della a stampa che in Italia riprende a im-
partitura di uno dei suoi canti litur- porsi, com’è noto, solo nella secon-
gici a otto parti e due cori. da metà del secolo [3]. In quest’e-
poca, particolarmente in ambito ve-
L’avevo pregato di darmela perché pen- neziano, rinasce l’interesse per l’e-
savo di pubblicarla, per convincere ditoria, predisposta però a produr-
quanti ancora ne dubitano che, per re prevalentemente edizioni delle

1] Ch. Burney, The present state of music in 3] Cfr. per esempio M. Infelise, L’editoria ve-
France and Italy, London 1773, qui consultato neziana nel ’700, Franco Angeli, Milano 1991;
nella traduzione italiana Viaggio musicale in Ita- B.M. Antolini, Editori, copisti, commercio della
lia, a c. di E. Fubini, EDT, Torino 1979, p. 92. musica in Italia: 1770-1800, in «Studi musica-
I corsivi sono originali. li», XVIII/2, 1989, pp. 273-375, da cui desume-
2] Ch. Burney, op. cit., p. 84. re la bibliografia di riferimento.
240 mariateresa dellaborra

opere di maggior successo, quindi perciò la trattazione rappresenterà


piú richieste durante le esecuzioni: un primo tentativo di fare ordine,
soltanto cosí si sarebbero potuti in procedendo attraverso una conven-
parte coprire i costi di stampa. zionale quanto schematica divisio-
Le due citazioni desunte dal dia- ne in generi. Si sono prediletti casi
rio di Burney risultano tanto piú particolari, semisconosciuti, talora
preziose in quanto, oltre a riferirsi minimi – piuttosto che quelli già a
specificamente a una tipologia di lungo investigati – ritenendoli si-
materiale cartaceo, mettono in com- gnificativi per acquisire un’adegua-
parazione due prassi esecutive ben ta visione del vasto panorama sette-
differenti: quella inglese, che predi- centesco.
lige avvalersi di stampe, e quella ita-
liana che invece si basa sui mano-
scritti. Ciò accade non solo per le I MELODRAMMI
esecuzioni casalinghe, riservate a
un’élite ristretta ed esclusiva, ma an- Io vorrei che Rameau prendesse pari
che per quelle pubbliche, sia vocali pari i poemi di Quinault o di Lamotte;
che strumentali. Oltre a ciò, Burney […]. Gliel’ho consigliato parecchie
pone indirettamente l’accento su un volte; mi ha detto che ci aveva pen-
altro particolare inerente alla dop- sato anche lui, ma che lo aveva sem-
pia possibile trasmissione, mano- pre trattenuto il timore di passare per
scritta o a stampa, sottolineando vanitoso […]; ma piú ancora, credo,
l’importanza di divulgare, attraver- il timore della frazione avversaria e
so quest’ultima, prassi e scritture le- dei possibili paragoni. Questa è una
gate al passato o a un ambiente cul- cosa che qui [in Italia] è meno da te-
turale specifico. mere, perché non si stampa né si ri-
S’individuano già alcuni degli aspet- produce la musica; sicché restano nel-
ti centrali del tema proposto, ai qua- la memoria soltanto i brani piú cele-
li andrà aggiunta un’analisi della ti- bri, e il resto è presto dimenticato.
pologia di repertorio volta a chiari- […] I compositori sono pagati male;
re: 1) con quale ricorrenza si siano l’impresario dà loro trenta o quaran-
diffusi in manoscritto melodrammi, ta pistole, ed è tutto il loro compen-
concerti, sinfonie, quartetti e sona- so, a parte il ricavato della prima co-
te a solo o a piú strumenti; 2) quale pia delle arie, che riescono a vender
fosse in questo contesto il peso e il cara sinché è una novità, mentre non
rapporto degli autografi e delle co- ne ricavano piú nulla una volta che
pie; 3) quale fosse il rapporto tra il sono divulgate, e che è diventato fa-
manoscritto e la conseguente (o an- cile riprodurne delle copie. Vi ho det-
tecedente) stampa. to che in Italia ignorano cosa signifi-
Il terreno è piuttosto impervio, chi riprodurre o stampare qualunque
perché non esistono repertori com- musica, sia vocale sia strumentale. Ne
pleti e globali di fonti manoscritte, avrebbero da fare troppe; i concerti,
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 241

le sinfonie per grande coro piovono Era prassi diffusissima, infatti, che
da ogni parte [4]. non solo i cantanti si portassero ap-
presso le loro arie “da baule” da piaz-
La testimonianza del presidente zare al momento opportuno nel cor-
Charles de Brosses descrive uno sta- so dell’opera, ma che nuove arie ve-
tus delle fonti che si è protratto per nissero appositamente composte per
tutto il secolo e ha toccato in pri- questo o quel virtuoso affinché potesse
mo luogo l’intera produzione ope- brillare adeguatamente sera dopo se-
ristica. La partitura musicale di un’o- ra. Ciò si evince, ad esempio, dal se-
pera circola esclusivamente mano- guente passo di Niccolò Jommelli estra-
scritta, viene inserita nei bauli da polato dalla lettera del 30 gennaio
viaggio della compagnia, percorre 1770 indirizzata a Pedro José da Silva
l’Italia e visita le città straniere al se- Bottelho, direttore dei teatri porto-
guito dei cantanti. Essa tuttavia, nel ghesi:
corso delle repliche, può subire tra-
sformazioni e adattamenti e non Ecco l’aria di Elimira [Parto ma timi-
trovare piú stretta corrispondenza da, I, 8] per l’opera La schiava libera-
con le singole parti staccate, desti- ta che in esecuzione degli ordini di V.
nate ai vari interpreti, o con la fon- S. Illma, ò cambiata, per adattarla al-
te originaria, spesso stilata dal com- l’abilità del musico che deve rappre-
positore stesso [5]. Il formato in cui sentare la sud:ª parte; giusto il sugge-
di solito si presenta, sia che tratti di rimento marcatomi nella nota del Mar-
un argomento giocoso sia serio, è tinelli. L’andamento della presente aria,
quello oblungo, interamente di ma- è allegro; ma sempre adattabile per al-
no dell’autore principale, ma piú tro al comodo del musico, che deve
frequentemente di piú mani che in- cantarla; che vale a dire, un po’ piú,
tervengono di norma in occasione un po’ meno, non guasta. L’è corta:
dei recitativi secchi. Le parti per i ma ò voluto tenerla espressamente sul-
singoli strumenti di solito sono re- la misura, e su’l piano di tutte le altre
datte da copisti, come pure le par- della sud:ª opera; per non mettere un
titure per le recite successive, a me- sol cipresso in mezzo di un’equalissi-
no che il musicista principale non mo, erboso piano [6].
decida di apportare personalmente
modifiche sostanziali al testo. Jommelli si preoccupa cioè di com-

4] Ch. De Brosses, Lettres familières écrites d’I- 5] Si consideri, a titolo d’esempio, la stermi-
talie en 1739 et 1740, Sérieys, Paris 1799, qui nata serie di repliche che I due supposti conti, ope-
consultato nella traduzione italiana Viaggio in ra di Domenico Cimarosa, ebbe dopo la prima
Italia. Lettere familiari, a c. di B. Schacherl, La- allestita nel 1784 al Teatro alla Scala; cfr. C. Sar-
terza, Bari 1973; Lettera LI, Spettacoli e musica, tori, I libretti italiani a stampa dalle origini al
pp. 519-520. Tutti i passi sono riportati nella 1800, Bertola & Locatelli, Cuneo 1992, pp. 8563-
grafia originale con la sola normalizzazione del- 8590.
le maiuscole. 6] Cit. in M. Petzoldt McClymonds, Niccolò
242 mariateresa dellaborra

porre un nuovo brano, piú adatto al- [8]. In una delle numerose copie del-
l’interprete. Ma può anche capitare la partitura [9] l’originaria aria di La-
che non sia lo stesso compositore a vinia dell’atto I, scena 3 (Serbate co-
intervenire apportando le trasfor- stante l’affetto, l’amore, Andante amo-
mazioni necessarie e piú confacenti roso 3/8, La), viene interpolata con
o compilando un brano musicale me- un’aria composta da Baldassarre Ga-
glio riuscito. Lo conferma questo luppi, completamente diversa per te-
passo di Johann Christian Bach, estra- sto, andamento e carattere (Nel mar
polato dalla lettera del 1759 a Padre di tanti affanni, Allegro di molto, C,
Martini, in cui dichiara di essere in- Sib) e specificamente pensata per la
tervenuto in prima persona su un’o- signora Chiavazzi nella recita del
pera altrui. «1772 in S. Benedetto l’ascensa», rap-
presentazione non documentata nei
Il sign: Elisi fú poco bene trattato dal repertori. La partitura manoscritta
Maestro che fece la prim’opera e in con- fornisce tre preziose indicazioni al-
seguenza non compariva; dopo trè o trimenti non note: 1) “l’intromissio-
quattro recite il sig:re cavagliere m’or- ne” di un’aria del Buranello; 2) l’at-
dinò a fare un’aria sopra le parole Mi- testazione di un’ulteriore recita del
sero pargoletto etc. per il suddetto can- 1772; 3) la partecipazione della de-
tante, e la qual’aria ebbe la fortuna d’in- buttante signora Clementina Chia-
contrare, così anche lui, a segno che si vacci (Chiavazzi, Ciavazzi) di Roma
li fa molto applauso, ed è costretto a [FIG.1].
replicarla una volta per sera [7]. A suffragio ulteriore si può citare il
caso del primo melodramma di Gio-
Anche il caso qui sotto esemplifi- vanni Battista Sammartini, Memet,
cato rientra in tale tipologia: si trat- che alla recita di Pavia del 1733 pro-
ta de Li rivali placati opera di Pietro pone due arie diverse (Non ha dolor
Alessandro Guglielmi composta nel piú rio e Se vuoi che serva almen) per
1764 per il teatro Giustiniani di San altrettanti nuovi interpreti (rispetti-
Moisé e replicata ripetutamente in vamente Stella Fortunata Cantelli e
teatri italiani e stranieri sino al 1777 Filippo Finazzi) non presenti alla pri-

7] Cit. in R. Allorto, Gli anni milanesi di Gio- laborra, “Martinelli librettista di Guglielmi: l’e-
vanni Cristiano Bach e le sue composizioni sacre, sordio con Li rivali placati (1764)”, in P. Ra-
Ricordi, Milano 1992, p. 124, lettera del gen- dicchi (a c. di), Pietro Alessandro Guglielmi, mu-
naio 1759. L’opera cui si fa riferimento è il De- sicista italiano nel Settecento europeo, atti del con-
mofoonte di Antonio Ferrandini e l’aria in que- vegno internazionale di studi Massa (13-16 di-
stione è cantata da Timante nella scena 5 del- cembre 2001), in preparazione.
l’atto III. Lo stesso cantante fu impegnato an- 9] Modena, Biblioteca Estense, MS Mus. F.
che nella seconda opera della stagione di car- 530. 1-22.
nevale: Alessandro nelle Indie di Ignaz Jakob Holz- 10] La questione è investigata dettagliata-
bauer. mente in M. Dellaborra, “Giovanni Battista
8] Per le repliche attestate cfr. C. Sartori, I li- Sammartini operista”, in Studies on Giovanni
bretti italiani…, cit., pp. 20036-20047; M. Del- Battista Sammartini and his Musical Environ-
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 243

Li rivali placati, atto I, scena 3; aria di Lavinia nella versione


Fig.1:Pietro Alessandro Guglielmi,
di Baldassarre Galuppi per la signora Chiavazzi.

ma di Lodi del 1732 [10]. In un ca- nico Cimarosa, Antonio Salieri, Pa-
so l’aria si svolge sullo stesso testo del squale Anfossi, Niccolò Piccinni.
libretto lodigiano (ma prospetta evi- L’esempio qui proposto riguarda
dentemente tipologie tecnico-espres- il cambiamento operato da Haydn
sive differenziate e legate al nuovo nella settima scena dell’opera L’im-
cantante), nell’altro sviluppa concet- presario in angustie di Domenico Ci-
ti autonomi [11]. Ancora piú palmare marosa allestita nel carnevale 1786
è l’esempio rintracciabile nelle parti- per il Teatro Nuovo sopra Toledo a
ture che dall’Italia giungevano a Napoli e passata a Esterháza nel 1790.
Esterháza dove Franz Joseph Haydn, In essa Haydn interviene nel punto
Kappelmeister del principe, provve- in cui il testo originale declamava
deva ad apportare tutte le trasforma- «ognuno resta già, sì resta già”: ta-
zioni necessarie passando al setaccio glia le otto battute di Cimarosa e le
e adattando al teatrino di corte pagi- sostituisce con venticinque battute
ne di Giuseppe Gazzaniga, Dome- di sua invenzione (Don Crisobolo

11] Bruxelles, Conservatoire royale, Bi- giunge: «a Pavia, 1733». Cfr. N. Jenkins, B.
bliotèque (n. 4790; 4799), manoscritti redat- Churgin, Thematic Catalogue of the works of
ti rispettivamente nel 1899 e nel 1900 da Henry Giovanni Battista Sammartini, Harvard Uni-
Wotquenne che precisa «mis en partition d’a- versity Press, Cambridge Mass. 1976, nn. 95,
près l’ancienne partie separée» e per 4799 ag- 97, pp. 139-140.
244 mariateresa dellaborra

intona: «Silenzio miei signori / co- si; sig.r Appiani; sig.ra Cerminati;
s’è questo fracasso, / voi vi prende- sig.ra Salvioni» [13].
te spasso / del pubblico e di me, / vi Altro significativo esempio è quel-
giuro in fede mia / che se non va in lo de La donna di genio volubile, ope-
scena piú l’Impresario, / in cena no ra di Marcos Antonio da Fonseca
lo vedrete affé» e tutti gli rispondo- Portugal che ebbe un grandissimo
no: «ma se poi mai quest’opera non successo dopo la prima recita vene-
molto bene andrà, / da noi-voi si fac- ziana del 1796 e godette di decine e
cia subito, sarà quel che sarà») [12] decine di repliche sino al 1800.
che portano rapidamente alla con- Il frontespizio ricorda la cantante
clusione dell’opera, mentre nell’ori- cui fu destinata l’aria “Per amar ab-
ginale erano previste ancora ben quat- biamo il core” nella recita del 1800:
tro scene [FIG.2a-b]. la famosissima Teresa Strinasacchi,
Tale procedimento è ripercorso an- allora regina incontrastata dei teatri
che dagli autori italiani, che rima- veneziani [14] [FIG.3].
neggiano ogni minimo frammento L’esemplare in questione [15] è inol-
di opera pur di accontentare i pro- tre estremamente significativo per la
tagonisti della serata e riservano lo- sua natura disordinata, caotica, sum-
ro ogni tipo di cura, spesso appo- ma di parti differenti compilate in an-
nendo il nome di ognuno sull’aria ni diversi; per la sua incompletezza
che questi avrebbero dovuto esegui- ora nel testo ora nella musica, con se-
re, segno inconfutabile di una pre- zioni cassate, confuse; per le interpo-
cisa destinazione legata a peculiari lazioni di numerose mani.
abilità esecutive e attitudini vocali. Non sono solo i recitativi a subire
Ne è conferma la “partitura” rico- la sorte di essere composti da allievi
struita de l’Ambizione superata dalla o da altri musicisti diversi dall’auto-
virtú di Giovanni Battista Sammar- re principale (come era prassi) ma
tini in cui ogni aria (le sole parti so- anche le arie sono sottoposte a cam-
pravvissute dell’intera opera) ripor- biamenti e a modifiche dell’ultimo
ta il nome del cantante della prima minuto.
ed unica recita nel teatro Ducale di All’opposto si confronti la copia
Milano nel carnevale 1735: «sig. precisa, uniforme e leggibilissima de
Amorevoli, sig. Monticelli; sig.ra Te- l’Ifigenia in Tauride di Tommaso Traet-

12] Il brano è conservato autografo in Esterházy- 13] La musica è conservata a Bruxelles, Con-
archiv MS Mus. OE-50. Cfr. anche A. von Ho- servatoire royale, Bibliothèque in 23 fascicoli
boken, Joseph Haydn, Thematisch-bibliographis- (4777-4803, mancanti del 4790 e 4799) corri-
ches Werkverzeichnis, Schott’s söhne, Mainz 1971, spondenti a 22 arie e al quartetto non ordinati
Gruppo XXXIC, n. 14, p. 587; M. Dellaborra, però secondo l’ordine del libretto.
“Cimarosa-Haydn: le opere per il teatro di 14] Cfr. sub vocem in Dizionario Enciclopedi-
Esterháza (1789-1790)”, in P.G. Maione (a c. co Universale della Musica e dei Musicisti, Utet,
di), Domenico Cimarosa: un napoletano in Eu- Torino 1988.
ropa, atti del convegno internazionale di studi 15] Conservato ad Amburgo nella Staats und
Aversa (25-27 ottobre 2001), in preparazione. Universitätsbibliothek, M A/ 888.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 245

Fig.2a:Domenico Cimarosa,L’impresario in angustie, scena 7 (estratto), b. 176-179.

L’impresario in angustie, scena 7 (estratto), b. 176-180.


Fig.2b:Joseph Haydn,
246 mariateresa dellaborra

La donna di genio volubile, frontespizio dell aria


Fig.3:Marcos Ant nio Fonseca Portugal, Per
amar abbiamo il core , scritta per Teresa Strinasacchi.

ta, predisposta per la rappresenta- sere attualizzata negli anni, conside-


zione milanese del carnevale 1768. rando l’inesauribile desiderio di no-
Ai cantanti era legata la fortuna di vità del pubblico. In caso contrario
un titolo, dunque a loro andava la mas- giace in copia unica, magari auto-
sima attenzione del compositore [16]. grafa, priva di segni che ne testimo-
In casi non molto frequenti tali ope- nino l’utilizzo.
razioni sono dichiarate apertamente:
«si sono mutate le arie per conformarsi
al genio e all’abilità dei virtuosi» [17]; LE OPERE STRUMENTALI
altre volte si tace la modifica. PER ORCHESTRA
Tutto ciò ovviamente accade se l’o-
pera ha successo e se quindi dev’es- Vivaldi è divenuto mio amico intimo,

16] Per ravvivare la trama potevano essere inseri- 17] Questa frase è desunta dal libretto Il piú
ti appositamente nuovi personaggi come nel caso fedel trà vassalli, dramma in 3 atti, Avvertenze,
dell’Agrippina moglie di Tiberio di Giovanni Batti- opera rappresentata al teatro Ducale di Mila-
sta Sammartini su libretto di Guido Riviera in cui no nella stagione del carnevale 1720. Caso ana-
«Il personaggio di Emilio è stato aggiunto per uso logo è per il Flavio Anicio Olibrio di Francesco
di questo teatro, potendosi a voglia altrui agevol- Gasparini rappresentato per la prima volta a
mente levare, e ridurre al suo primo essere il com- Venezia nel 1707 e quasi interamente riscritto
ponimento, col togliere quelle scene, ove alla meglio dall’autore per il teatro Ducale di Milano nel
egli è introdotto», cfr. Libretto, Argomento, p. VII. 1722.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 247

per vendermi i suoi concerti a carissimo certi con solista, e in parti staccate nel
prezzo. […] L’ho sentito vantarsi di com- caso di sinfonie, ouvertures e concer-
porre un concerto, con tutte le sue par- ti di gruppo, l’autore procurava il ma-
ti, piú rapidamente di quanto impie- teriale sia in prima persona, sia avva-
gherebbe un copista per trascriverlo. Ho lendosi di copisti fidati. La percen-
constatato, con mia grande meraviglia, tuale dell’una e dell’altra presenza, evi-
che egli non è stimato quanto merita in dente dai cataloghi dei singoli musi-
questo paese, dove tutto è soltanto mo- cisti, è variabile ed è difficile stabilire
da, dove le sue opere si ascoltano da trop- la regola che sovrintendeva alla deci-
po tempo, e dove la musica dell’anno sione finale. In questo ambito tutta-
avanti non si esegue piú [18]. via s’impone piuttosto prepotente la
produzione a stampa, che in un pri-
È ancora una testimonianza del De mo momento affianca quella mano-
Brosses a offrire ulteriore conferma scritta e poco a poco la soppianta qua-
della frenesia e della rapidità nella pro- si definitivamente. Molti dei maestri
duzione musicale – e nella conseguente citati figurano dunque nei cataloghi
divulgazione – da parte dei singoli au- degli editori sia italiani sia stranieri e
tori che dovevano stare al passo con la loro musica “a penna” risulta, per
le richieste e i desideri del pubblico e buona parte, copia precedente o con-
della committenza. Nel contempo, seguente della stampa. In questo am-
però, il pensiero del presidente fran- bito può rivelarsi sorprendente il le-
cese arricchisce di nuovi e preziosi da- game tra le due realtà. In alcuni casi
ti le notizie sulla prassi della compo- le versioni – manoscritto e stampa –
sizione di uno specifico musicista, An- sono identiche e l’uno è la copia cui
tonio Vivaldi, che stendeva di pro- l’altra fa riferimento; in altre occasio-
prio pugno le parti staccate e la par- ni invece il primo diverge notevol-
titura dei propri concerti, forse per mente dall’edizione per tagli, aggiunte
sfuggire ai refusi dei copisti. Questa o dilatazioni introdotte, oppure per
situazione è abbastanza diffusa nel re- una diversa distribuzione d’organico;
pertorio strumentale: Giovanni Bat- in altre circostanze l’edizione è pre-
tista Sammartini, il padre della sinfo- cedente al manoscritto. Oltre a ciò
nia, prepara le parti per i concerti set- non va trascurato che manoscritto e
timanali sulla spianata del castello stampa possono divergere per desti-
Sforzesco; Giuseppe Tartini verga le nazione: una ouverture a una cantata
pagine dei concerti per violino solo; può, ad esempio, comparire come
Pietro Nardini predispone puntual- sinfonia autonoma all’interno di una
mente tutti gli spartiti per i singoli raccolta a stampa; la creazione di un
strumenti e gli esempi potrebbero autore essere attribuita ad altri o un
continuare numerosi. Prediligendo la brano orchestrale comparire stampa-
versione in partitura nel caso di con- to per differente organico. La deno-
minazione stessa della composizione
18] Ch. De Brosses, op. cit., p. 145. può modificarsi inoltre secondo le ne-
248 mariateresa dellaborra

cessità, essendo ancora molto vaga e Paolina Zenobio Donado copia tratta
confusa la terminologia che precisa- fedelmente dalla stampa. La copia,
mente voglia definire una sonata a piú cioè, si compiace di essere una ri-
strumenti, una ouverture, una sinfonia produzione fedelissima della stam-
o un concerto. pa veneziana.
Le pagine vivaldiane, come è noto, La sinfonia sammartiniana in Do
offrono materia per tutte le tipologie minore J-C 8 nasce come introduzio-
prospettate [19], ma può altresí ap- ne alla cantata Il canto di San Pietro
parire curioso il caso di altri autori. eseguita in San Fedele a Milano nel
L’ouverture di Jommelli che apre la 1751, ma viene pubblicata a Parigi da
raccolta di VI Ouverture a piú stro- Jean-Baptiste Venier nel 1757 come
menti composte da varri [sic] autori terzo numero della raccolta miscella-
opera seconda, pubblicata a Parigi da nea VI Sinfonie a piú stromenti o la
Claude Vernadé verso il 1755 preve- sinfonia in Mi b maggiore J-C 29 ori-
de in organico soltanto archi. La co- ginariamente legata alla cantata Il pian-
pia manoscritta invece, utilizzata co- to di Maddalena al sepolcro (Milano,
me ouverture per il Creso, opera alle- San Fedele, 1751) è pubblicata tra le
stita per il teatro Argentina di Roma Six Favourites Ouvertures a Londra da
il 5 febbraio 1757, include anche i Anton Hummel nel 1770 circa.
fiati. La stampa è dunque preceden- Ancora in riferimento alla produ-
te al manoscritto che arricchisce lo zione di Sammartini, si può citare la
strumentario della versione origina- sinfonia in Re maggiore J-C 18 at-
ria. tribuita a Jommelli nella stampa del
Situazione analoga, relativamente 1748 curata da Louise Roussel Le-
alla semplice successione cronologi- clair a Parigi (Simphonie nouvelle a
ca, si verifica anche con un mano- quattro del signor Nicolò Jomelli, mae-
scritto conservato nella Biblioteca stro di musica in Napoli). Parimenti
Marciana di Venezia (It. IV n. 980) la sinfonia in Fa maggiore J-C 33 è
[20] il cui frontespizio recita: Con- inserita tra le XII sonate a due e tre
certi a cinque con violino solo e vio- violini col basso del signor Giuseppe
loncello obbligato opera prima di Be- San Martini milanese opera seconda,
nedetto Marcello nob. ven. dilettante Parigi, Le Clerc, 1742 e la sinfonia
di contrappunto stampada da Gius. in Sol maggiore J-C 45 ascritta a Jo-
Sala in Venezia nel 1708, e dedicata seph Stadler nella raccolta di Sei sinfo-
dall’autore all’ill.ma ed ecc.ma sign. nie a due violini alto viola e basso […]

19] Cfr. ad esempio A. Vivaldi, VI concerti a sicali conservati nelle varie raccolte veneziane e,
flauto traverso opera decima, Archivum musi- nel caso specifico, cfr. F. Rossi, “Le musiche di
cum, Vivaldiana, Musiche di Antonio Vivaldi in Marcello nelle biblioteche di Venezia”, in C.
facsimile, collana diretta da F. Fanna, F.M. Sar- Madricardo, F. Rossi (a c. di), Benedetto Mar-
delli, SPES, Firenze 2002, I, pp. 9-23. cello la sua opera e il suo tempo, atti del conve-
20] A questo proposito può essere utile con- gno internazionale (Venezia 15-17 dicembre
sultare i cataloghi tematici relativi ai fondi mu- 1986), Olschki, Firenze 1988, pp. 223-372.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 249

edita a Parigi da Vendôme tra 1757 È il caso dei tre concertini «con flut-
e 1759. ta traversiere» composti nell’ottobre
Un ultimo esempio tratto dal ca- 1750 da Giovanni Battista Sammar-
talogo sammartiniano può riguar- tini (conservati in copia unica e au-
dare il Minuetto della sinfonia in tografa alla Badische Landesbibliothek
Sol maggiore J-C 47 che compare di Karlsruhe MSS 795-797), che re-
a Londra presso l’editore John Pre- cano una serie di preziose indicazio-
ston all’incirca nel 1775 quale A ni per l’esecutore. Non soltanto nel
Favourite lesson for the Harpsicord corso dei tre brani si leggono anno-
or Piano forte [21]. tazioni legate all’agogica o all’espres-
Anche alcuni manoscritti tartinia- sione («sempre moderato e grazioso»;
ni riservano interessanti sorprese: la «questo finale in forma di Minuetto,
copia di tre dei quattro concerti per deve suonarsi in tempo cantabile affet-
“flauto traversiero e archi” conser- tuoso») – oltre alle dinamiche disse-
vata nella Universitetsbiblioteket di minate qua e là nel corso dei singoli
Uppsala (Gimo 291-294) riprodu- movimenti – ma anche precise pun-
ce – in due casi trasponendoli in al- tualizzazioni registiche («la flutta de-
tra tonalità – altrettanti concerti vio- ve suonare sempre col primo violino
linistici. Il copista in generale si mo- à riserva dei soli»). Sul retro della car-
stra fedele nell’operare la trasposi- ta 6 è inoltre vergata dal composito-
zione dall’uno all’altro strumento. re la seguente fondamentale dida-
In un solo passo (Adagio in Sol mi- scalia:
nore del Concerto in Sol maggiore)
decide di “personalizzare” la scrittu- Questi concerti devon’eseguirsi con
ra dello strumento a fiato introdu- solamente quatro stromenti cioè, un
cendo temi e conseguenti ornamen- flauto traversier, due violini, mà che
tazioni particolarmente confacenti suonano di bon gusto, come pure un
alla sua natura. violoncello. La flutta deve sempre suo-
In altri casi, forse i piú frequenti, nare col p.mo violino, essendo quella
il manoscritto rimane infine un uni- la parte principale; con di piú li soli
cum (o riprodotto in piú esemplari che sono qui notati. S’averte che li vio-
oppure sopravvissuto in una sola co- lini devon suonare con tutta la mag-
pia) senza nessun seguito editoria- gior discrezione acciò la flutta debba
le, e dunque estremamente impor- sentirsi distintamente, e così anche de-
tante e utile per avere una visione ve suonare il violoncello [FIG.4a-b-c].
piú ampia del catalogo del compo-
sitore, altrimenti esiguo o poco si- Il manoscritto quindi appare piú
gnificativo. ricco di annotazioni, piú immedia-

21] Ma una simile prassi coinvolge anche le che compare in una Recueïl de pl.rs Menuets de
miscellanee manoscritte. Cfr., ad esempio, il Cremône et de Milan et autres ridotto per vio-
Minuetto della già ricordata sinfonia J-C 33 lino e basso.
250 mariateresa dellaborra

4a:Giovanni Battista Sammartini, frontespizio del I Concertino con1750)


Fig. flutta
. traversie

Fig.4b:Giovanni Battista Sammartini, Prima pagina del I Concertino per flutta traversie
legge la prescrizione: ˙la flutta deve suonare sempre col primo violino a riserva dei
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 251

Fig.4c:Giovanni Battista Sammartini, I Concertino, c.?6, annotazione autografa


- relativa al

to, piú spontaneo, vicino e attento minati dunque in biblioteche di tut-


alle necessità del singolo interprete to il mondo, che ampliano ulterior-
rispetto alla stampa che invece ha va- mente la gamma d’informazioni che
lore “universale”. non attengono solo all’aspetto ese-
È ancora il caso dei manoscritti vi- cutivo o tecnico. Si pensi agli auto-
valdiani: sia quelli raggruppati in grafi dei cinque concerti e delle sei
quattordici volumi nella raccolta to- sonate per il violinista Johann Georg
rinese Foà-Giordano [22], che ri- Pisendel (virtuoso al servizio della
specchiano diversi atteggiamenti com- corte di Dresda, ospite a Venezia tra
positivi e contengono preziose an- 1716 e 1717) [23]. Il gruppo di par-
notazioni del compositore stesso o titure che il musicista riportò in pa-
appunti di varia natura; sia quelli de- tria, annoverava anche copie di con-
stinati a specifici esecutori e disse- certi di Tommaso Albinoni e di Be-

22] Per ulteriori dettagli sul fondo torine- 23] È nota, ad esempio, la colorita espressione
se costituito prevalentemente da autografi, con «per li coglioni» che si trova tra le batt. 61-66 nel-
una netta prevalenza di partiture piuttosto che la parte del basso continuo del finale del concerto
di parti, cfr. M. Talbot, Vivaldi, EDT, Torino RV 340 dove compaiono, in via del tutto eccezio-
1978, pp. 14-16, oltre all’ampia introduzio- nale in ambito vivaldiano, alcune cifrature per la
ne storica al catalogo I. Fragalà Data, A. Col- realizzazione degli accordi in un passaggio in pro-
turato, Raccolta Mauro Foà raccolta Renzo Gior- gressione. L’annotazione probabilmente era desti-
dano, Torre d’Orfeo, Roma 1987, pp. XI-LXX- nata al copista o ad altri possibili esecutori meno
VII. esperti del Pisendel, fine conoscitore di armonie.
252 mariateresa dellaborra

nedetto Marcello in cui lo stesso stru- litici (dal celeberrimo evirato Carlo
mentista introdusse interpolazioni e Broschi – il Farinelli –, al composito-
adattamenti atti a esaltare il proprio re Andrea Bernasconi, al fratello Leo-
virtuosismo. poldo Trapassi, al generale Picualques)
LA MUSICA STRUMENTALE e attengono esclusivamente al reper-
E VOCALE DA CAMERA torio vocale. Se in questo ambito so-
no numerosissimi i brani copiati ad
Ho bisogno, ed il mio bisogno è di mu- uso e consumo di dilettanti o profes-
sica, onde ricorro all’oracolo […]. Non sionisti che tengono “accademie”, non
saprei chi meglio potesse liberarmi di di meno il repertorio strumentale go-
questo impegno che il mio caro signor de di una diffusione straordinaria.
Bernacchi sciegliendo e dal suo tesoro Rampolli di nobili famiglie si diletta-
musicale e da quello degli amici suoi il no con vari strumenti e quindi ricer-
numero che sarà possibile d’arie, che cano presso eterogenee fonti materia
possano far onore a chi le manda, a chi prima, magari insolita, con cui fare
le implora, ed a chi dee cantarle, queste sfoggio delle proprie abilità. È il caso
copiare in partitura (quando al signor della famiglia Ricardi di Netro, il cui
Bernacchi piaccia di secondar le mie pre- capostipite Fabio IV (1705-1772) fa
ghiere), dovrebbero essere mandate per trascrivere una buona quantità di mu-
via sicura da Bologna a Venezia [24]. sica di diversi autori. Sulle copie di trii
per violini e basso, di sinfonie, di ou-
Pietro Metastasio scrive questo ac- verture di Carlo Campioni, Baldas-
calorato messaggio da Vienna il 18 di- sarre Galuppi, Saverio Garzia detto lo
cembre 1752 ad Antonio Bernacchi Spagnoletto, Giovanni Battista Sam-
a Bologna e la sua richiesta è riferita martini, alcune delle quali unica, tro-
specificamente a brani vocali, estra- neggia infatti l’annotazione «ex rebus
polati da opere o nati specificamente Marchionis Fabij, comitis de Collo-
quali musiche da camera. Egli desi- redo», spesso seguita – elemento pre-
dera ardentemente possedere mate- ziosissimo eppure cosí raro – dalla da-
riale musicale siffatto da usare in pri- ta [25]. Accanto a questa raccolta che
ma persona o da donare a soggetti ca- privilegia il flauto, si possono men-
paci di apprezzarlo e di eseguirlo. Nel- zionare almeno due tipi di composi-
l’ambito del ricchissimo epistolario zioni destinate ad altrettanti commit-
metastasiano tali domande coinvol- tenti che si dilettavano di strumenti
gono molteplici artisti o uomini po- piuttosto inconsueti: la Sonata per

24] P. Metastasio, Lettere, Mondadori, Mila- 26] La prima è conservata nella biblioteca priva-
no 1951, vol. III, pp. 772-773. ta Fornaciari e le seconde presso la Biblioteca del
25] Cfr. G. Spanò, Il fondo di musica stru- Conservatorio di Genova (SS.V. 1.1.). Probabilmente
mentale Ricardi di Netro a Udine, a c. di L. Nas- da attribuire al violinista, direttore d’orchestra e com-
simbeni, Musica & Ricerca nel Friuli-Venezia positore fiorentino Giovanni Francesco Giuliani.
Giulia, Grafica Goriziana, Gorizia 1996, pp. Cfr. L. Inzaghi, L.A. Bianchi, Alessandro Rolla, Nuo-
12-13. ve edizioni, Milano 1981, pp. 238-239.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 253

Fig.5:Giovanni Battista Sammartini, frontespizio delle Sonate per amandolino [sic] e bass

amandolino e basso di Giovanni Bat- sposizione magari non corrisponden-


tista Sammartini [FIG.5], le due Sona- ti a quelli richiesti espressamente dal
te per flauto, due amandolini, una vio- frontespizio, e abilità soggettive non
la tutti obbligati di Alessandro Rolla sempre notevoli. Gli organici si mo-
[26]. dificano e gli strumenti si scambiano.
Copie perfettamente fedeli all’ori- Nel caso di Nardini, ad esempio, il
ginale si affiancano ad altre piú “libe- catalogo propone una situazione dav-
re”, con scambi di movimenti, tra- vero complessa e per certi versi con-
sformazioni d’organico, semplifica- fusa. Molti tempi di sonate mano-
zioni o ornamentazioni ad libitum del- scritte sono confluiti in stampe che
la linea melodica autentica. È questo presentano una successione di tem-
forse il repertorio in cui maggiormente pi completamente diversa dall’origi-
predominano “confusione” e “anar- nale; ornamentazioni fantasiose, ma
chia”, dovute in parte alla natura stes- diversificate, sono introdotte nell’u-
sa delle composizioni, tramandate ri- na e nell’altra fonte in movimenti so-
gorosamente in fascicoli separati e de- stanzialmente identici; Adagio in du-
stinate ad essere eseguite, come ricor- plice versione semplice e ricca di or-
dato, non solo da strumentisti pro- namentazioni [FIG.6a-b]si alternano
vetti, ma anche da dilettanti, tra le mu- senza una logica comprensibile al mo-
ra domestiche, con strumenti a di- derno lettore; raccolte omogenee di
254 mariateresa dellaborra

Sonata in Sib maggiore, per violino solo e basso,


Fig.6a:Pietro Nardini, Adagio , Wien, Gesellschaft
der Musikfreunde (IX 41432/10) .

sonate manoscritte non confluisco- lenti è presente in molteplici compo-


no in toto in analoghe edizioni a stam- sizioni, sia quelle pensate per il violi-
pa. Il caso si verifica, ad esempio, nel- no sia quelle per flauto, e spesso, so-
le dodici sonate manoscritte di Na- prattutto nelle composizioni non au-
poli (Biblioteca del Conservatorio MS tografe, è scritta per esteso la cadenza.
6246) di cui solo quattro sono inse- Discorso a parte si può fare per le
rite come primi numeri dei Six Solos sonate per tastiera. Evitando il riferi-
for a violin with a bass for the harpsi- mento alle numerose raccolte mano-
chord or violoncello, London, John scritte che tramandano le sonate scar-
Walsh; mentre la seconda (tra l’altro lattiane, già a lungo investigate [27],
denominata La campanella in una co- vorrei soltanto portare l’attenzione su
pia di Bruxelles) e la sesta corrispon- un singolare manoscritto conservato
dono alla seconda e alla terza delle a Bologna (Civico Museo Bibliografico
VII Sonates avec les Adagios brodés, Musicale, MS FF 232) in cui alcune
dernière édition d’après les manuscrits fughe e sonate di Domenico sono as-
originaux de l’auteur dédiée a Mr. Ma- sociate a complesse fughe di Händel.
rescot, Paris, Veuve Décombe. L’elegante frontespizio recita: «Due
La versione ornata dei movimenti opere diverse / la prima del sig.r Do-

27] Cfr. R. Kirkpatrick, Scarlatti, trad. it. di Scarlatti Alessandro e Domenico: due vite in una,
M. Martino, ERI, Torino 1984, e R. Pagano, Arnoldo Mondadori, Milano 1985.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 255

Sonata in Sib maggiore, per violino solo e basso, ornamentata.


Fig.6b: Pietro Nardini,

menico Scarlati, / e la seconda / del i tratti? Ecco un nuovo uso del ma-
sig.r Federico Handel» [FIG.7]. A piè noscritto: quello prettamente didatti-
di pagina: «Per studio di Francesco co destinato sia agli studiosi sia ai prin-
Gasparini». Forse l’illustre didatta al-
le prese con lo studio di due autori 28] Conservata a Bruxelles, Bibliothèque du
coevi per investigarne minuziosamente Conservatoire, MS Litt. XY, n. 15.138 FRW.
256 mariateresa dellaborra

cahier d’étude di Francesco Gasparini contenente fughe e sonate


Fig.7:Frontespizio del - di Do
menico Scarlatti e Georg Friedrich H ndel.

cipianti. ganistica e della teoria musicale. Co-


Una raccolta molto significativa in me talora accade nei trattati, la ma-
questo senso è quella compilata nel teria specifica viene qui preceduta da
1743 «ad uso di Giacomo Poffa da alcuni cenni teorici fondamentali re-
Cremona» [28] che comprende nu- lativi ai segni di tactus, alle figure e al-
merose suonate d’organo di ventuno le scale musicali. Una silloge con sco-
autori di varia provenienza geografi- po didattico, forse, non priva di al-
ca e stilistica: il cremasco Giuseppe cuni Ripieni, di una toccata e di al-
Carcani, il ferrarese Antonio Toschi; cuni brani fondati sui modi grego-
i milanesi Giovanni Andrea Fioroni, riani.
Antonio Rainone e Giovanni Batti- Di natura differente è la raccolta:
sta Sammartini; il torinese Quirino «Sonate p cembalo di diversi autori
Gasparini; il cremonese don Giusep- moderni cioè fatta nel 1751» [29]
pe Gonelli; il veneziano Benedetto che comprende sei composizioni di
Marcello. La rilevanza della raccolta quattro maestri (Quirino Gasparini,
consiste innanzitutto nel fatto di ri- Giovanni Battista Sammartini, Bal-
portare la datazione e in secondo luo- dassarre Galuppi presente con due
go nella varietà degli esemplari, oltre esemplari) e un anonimo, precedu-
che nella qualità della trascrizione te da una serie di bassi numerati. La
effettuata da un copista attento per raccolta è piuttosto disordinata e pre-
un destinatario altrettanto pretenzio-
so, ma nel contempo desideroso di 29] Conservata a Berkeley, University of Califor-
apprendere tutti i segreti dell’arte or- nia, Music Library and Bancroft Library, MS 876.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 257

senta molti fogli lasciati in bianco


oppure annotati col solo incipit del- MUSICA SACRA
la composizione. Copista frettoloso
o sbadato per un destinatario che La quantità di copie manoscritte è
avrebbe voluto conoscere e padro- ampiamente sovrabbondante rispet-
neggiare le novità del mercato inter- to alle copie a stampa che, spesse vol-
nazionale? te, coincidono con nuove edizioni
Di tutt’altra natura sono invece i di libroni liturgici contenenti le par-
manoscritti di sonate composte da ti dell’ordinarium.
Padre Giovanni Battista Martini (Bo- L’attività amanuense è piú conge-
logna, Civico Museo Bibliografico niale ed immediata per l’uso della cap-
Musicale, MS HH 10) accuratamen- pella, pronta ad eseguire i canti legati
te copiati da due preziose edizioni a alle diverse celebrazioni dell’anno e ad
stampa: Sonate d’intavolatura per l’or- apprenderne di nuovi per le circostanze
gano e il cembalo dedicate a sua eccel- piú solenni. Tra i compiti del maestro
lenza il sig.r conte Cornelio Pepoli Mu- di cappella pro tempore, c’era infatti an-
sotti […], Amsterdam, a spesa di Mi- che quello di predisporre in maniera
chele Carlo Le Cène, (1742) e le VI concreta, materialmente la musica. An-
sonate per l’organo e il cembalo fatte che in questo ambito abbondano au-
dall’edizione bolognese di Lelio dal- tografi, spesso conservati in copia uni-
la Volpe del 1747. ca, e legati specificamente al rito in uso
Oltre a circolare in raccolte mi- in quella parrocchia. Il maestro scri-
scellanee, rigorosamente in fogli di veva di proprio pugno la partitura e
formato oblungo, le sonate per ta- spesso anche le parti dei singoli can-
stiera in taluni casi, seppure piú ra- tori, spesso su sollecitazione del Capi-
ri, appaiono anche singole. tolo e pensando a una specifica fun-
Va rilevato inoltre che alcuni auto- zione da solennizzare. Nei casi piú for-
ri coltivano in ambito manoscritto tunati poteva avvalersi di un copista
una specifica tipologia formale, men- fidato al quale destinare la stesura di
tre si cimentano con forme diverse tante copie quanti erano gli esecutori
se affrontano la stampa. Giovanni nelle sezioni del coro. Il numero di que-
Battista Sammartini, ad esempio, la- ste aiuta oggi a ricostruire la tipologia
scia manoscritte sonate in un solo di esecuzione, l’organico fisso che com-
movimento, mentre nelle stampe coe- poneva la cappella e quello impiegato
ve, tutte di ambito inglese, è presen- in solennità speciali, e spesso anche i
te solo con sonate in piú tempi [30]. nominativi degli stessi cantanti in quan-
to molto frequentemente i frontespi-

30] Cfr. G.B. Sammartini, Sonate per organo (1747-1778) le partiture sono prevalentemen-
o cembalo, edizione critica a c. di M. Dellabor- te autografe e il numero elevato delle parti di
ra, La bottega discantica, Milano 1999. alcuni brani ne testimonia la rilevanza o anche
31] Nel Duomo di Milano, ad esempio, du- il successo. A titolo d’esempio: Conserva me do-
rante la reggenza di Giovanni Andrea Fioroni mine salmo a 8 voci in Mi maggiore, 1749, so-
258 mariateresa dellaborra

zi o le pagine interne dei vari spartiti va di studio di un repertorio piú an-


recano il nome o i nomi degli esecu- tico, di una prassi che con il tempo
tori. Con una certa regolarità, poi, i si va perdendo. Lo conferma questa
frontespizi forniscono utili informa- lettera di Giovanni Cristiano Bach a
zioni non solo sulla circostanza in cui Padre Martini del 16 dicembre 1757:
quel brano fu eseguito, ma anche sul-
l’anno di composizione [ 31]. Circa quello che m’ordina V. R. in ve-
I manoscritti di musica sacra testi- dere buoni spartiti del Palestrina bi-
moniano anche i mutamenti di sti- sogna che confessi che qui a Milano
le o gli adattamenti dei maestri di poche o nessuno si trova, e perciò V.
cappella chiamati ad agire in situa- R. è pregata istantemente di S. E. il Si-
zioni, in ambienti molto diversi tra gr. Cavagliere Litta di prendersi l’in-
loro e per committenti con partico- commodo e farne copiare una buona
lari richieste. Il caso di Milano, uni- quantità sapendo che il Sigr. Cavagliere
ca roccaforte ancora nel Settecento, che V. R. ne possiede una gran quan-
insieme a Roma, dei principi sanci- tità [32].
ti dal Concilio di Trento, è estrema-
mente significativo perché permet-
te di analizzare la produzione di Fio- CONCLUSIONI
roni, maestro dal 1747 al 1778, le-
gato alla scrupolosa osservanza dei La musica manoscritta è dunque una
rigidi principi della musica a cap- fonte importantissima perché spes-
pella destinata a non piú di otto vo- so può rappresentare l’unico testi-
ci suddivise in due cori e in con- mone di una composizione (e anche
trappunto severo [FIG.8]. Fioroni, di un autore) e può coincidere con
tuttavia, chiamato presso altri capi- la forma piú spontanea, piú vicina
toli governati da regole piú blande e al pensiero del musicista. È una crea-
inclini alla moda del momento, pron- tura cui l’artefice è estremamente le-
tamente si impegna a creare brani gato. Lo può confermare l’accorato
concertati per piú voci e strumenti, tono con cui Jommelli si rivolge al
brillanti sinfonie introduttive e a de- suo protettore Bottelho:
stinare alla voce vaghezze e orna-
mentazioni di carattere belcantisti- Ecco la prima aria per Sammete, nel-
co. la Nitteti [Sono in mar, non veggo spon-
Il manoscritto va anche considera- de, I, 2]. Io non ho presso di me lo spar-
to come exemplum, riferimento, pro- tito di quest’opera; essendo, per mia

pravvive in 45 parti (Busta 102 n. 1); Gloria a ecclesiae inno a 8 voci in Fa maggiore, in 73 par-
8 concertato in Re minore, in 42 (Busta 88 n. ti (Busta 99 n. 10).
1); Inveni David servum meum, offertorio a cin- 32] Cit. in R. Allorto, Gli anni milanesi…,
que voci in Do maggiore, in 70 parti (Busta 91 cit., p. 119.
bis n. 1); Mihi absit offertorio a sei parti in Si 33] Cfr. M. Petzoldt McClymonds, op. cit.,
bemolle, in 57 parti (Busta 91 n. 7); Misterium pp. 508-509, lettera del 19 febbraio 1770.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 259

Dies venit espectata, mottetto dedicato all arciduca Ferdinando


Fig.8:Giovanni Andrea Fioroni,
d Austria, 1771. Manoscritto autografo (Milano, Archivio della Veneranda Fabbrica del Duo

somma infelicità, insieme con tutti gli vuto qui fare; gli ò solo lasciati per di-
altri, nelle mani di S.A.S il duca di mostrare qual sia il mio sincero attac-
Wirtemberg, che, non solo non vuo- camento all’adorabile persona di V. A.
le piú rendermeli, e non vuol darmi S. e per corrispondere con tale per me
neppure la pensione accordata tra noi, ben forte sacrificio, alle tante grazie e
con scrittura, e con decreto firmato, e munificenze, che l’A. V. S. si è degna-
sottoscritto, sempre e quando vuol te- ta di sempre ricolmarmi; ma non già
nersi li miei originali [33]. per mio obligo. Non vi è esempio, si-
E già in altre occasioni il musicista curamente di qualunque sia composi-
aversano aveva sollevato in modo tore di musica, o altro scrittore auto-
quasi ossessionante la questione con re, che abbia lasciato fuori delle sue
il duca Karl Eugen di Württemberg, mani, ed in potere di chicchesia, gli
suo datore di lavoro a Stoccarda tra originali di suo proprio carattere. Ne
1753 e 1769, perché potesse tenere Hasse, ed altri, alla corte di Dresda; ne
presso di sé le proprie creazioni: tanti maestri alla corte di Vienna; ne
il celebre Scarlatti, ed altri di Espa-
Io, se ò sempre lasciati in potere di V. gna… Insomma ne mille e mille altri,
A. S. tutti gli originali di mio proprio da che esiste la musica. E se, allora che
carattere, di tutte le mie composizio- io ebbi la sorte di essere accordato al-
ni, che per lo spazio di 10 anni, ò do- l’onorevol servizio di V. A. S. mi fos-
260 mariateresa dellaborra

se stata fatta nell’accordo una simile ginale di mio carattere della nuova
richiesta; avrei francamente, a qua- messa» [36] e infine decide di inviare
lunque costo, risposto di no. […] Se gli autografi delle composizioni, ma
lascio dunque la proprietà de’ miei pro- solo dopo averne fatte opportune co-
prj originali; perche mi deve essere pie: «mando il mio proprio originale
proibito di averne le copie? È troppo della sud:ª sequenza [Victimae paschali
giusto, e troppo necessario ancora, ad laudes], avendolo fatto espressamen-
un autore l’avere in poter suo, e sotto te in carta picciola, e mi tengo presso
la sua mano, e suoi proprj occhi, un’e- di me la copia. Son contento di aver
semplare almeno delle sue proprie pro- cosí pensato; perché qui non è spera-
duzioni, e fatiche. Pure dall’ordine da- bile di avere una copia ben fatta, ed
tomi da V.A.S. mi accorgo che nep- esatta» [37].
pure le copie mi è permesso di avere. La stessa strategia legata all’uso di
[…] Non ostante, al cenno di V.A.S. fogli piccoli si legge anche in una let-
ò ciecamente ubbidito, rimettendo tera che il frate Prospero Marmiroli
quelle copie che mi trovavo presso di invia a padre Martini (da “Roma, 4.
me: le altre copie di poche opere che 1755”) in cui chiede di comporgli,
mancano giacche non tutte le opere possibilmente a tempo perso, due
ànno avuto secondo cembalo com- composizioni sacre per rinnovare il
pleto, siccome non l’ànno mai avuto proprio repertorio.
tutte le pastorali io mi trovo di averle
di già, unite ad altri miei effetti; spe- Se V. P. volesse un giorno perdere un’o-
dite al mio proprio natio paese [34]. retta di tempo, e farmi due tantum er-
go in D #, ma la sola prima parte col-
Gli originali sono insostituibili ed è l’organo solo, a motivo di questi sce-
fondamentale che restino di proprietà lerati tuoni, mi farebbe una grazia par-
dell’autore. Ecco perché ogni volta che ticolare; vorrei servirmene li lunedí in
Jommelli deve inviare le sue musiche SS. Apostoli, sono io talmente ristuc-
al nuovo committente portoghese Don 34] Cfr. ivi, pp. 694-695, lettera del 24 feb-
José I (subentrato al tedesco dal 1769 braio 1769.
alla morte), è sempre preoccupato che 35] Tale soluzione è adottata per la prima vol-
vadano perdute a causa dei corrieri or- ta nella lettera al Martinelli del 17 ottobre 1769
e poi ribadita in varie lettere. Cfr. M. Petroldt
dinari sia per terra sia per mare che McClymonds, op. cit., pp. 473, 479-480, 559,
non assicuravano regolarmente le con- 562, 572.
segne da Aversa a Lisbona. Allora esco- 36] Cfr. M. Petroldt McClymonds, op. cit.,
p. 572, da Jommelli al poeta Gaetano Marti-
gita lo stratagemma di scrivere «in car- nelli, lettera del 17 ottobre 1769.
ta piccola da lettere» e preferisce affi- 37] Cfr. M. Petroldt McClymonds, op. cit.,
darsi soltanto al «corriere ordinario p. 500, da Jommelli a Bottelho, lettera del 16
gennaio 1770.
anziché a quello per mare» [35] attra- 38] Cfr. Carteggio inedito del P. Giambattista
verso il quale in una occasione aveva Martini coi piú celebri musicisti del suo tempo, ri-
inviato malvolentieri «l’involto, che stampa anastatica dell’edizione di Bologna, Ni-
cola Zanichelli, 1888, Forni, Bologna 1969, p.
contiene il mio proprio ed unico ori- 397.
la tradizione di musica manoscritta nel settecento italiano 261

co di cantare queste inezie del P.re Ri- rebbe crudele desiderare di sottrar-
va, che non ne posso piú; ma vorrei glielo, tanto piú che questo commer-
che v’impiegasse tutto l’ottimo suo gu- cio è piú attivo e vantaggioso di ogni
sto, e mandarli in cartina sottile ad uno altro [40].
ad uno per la posta [38].
Ragioni legate al gusto per il nuo-
Nel Settecento la musica manoscritta vo e per la varietà stilistica, dunque,
predomina dunque in ogni genere che imponevano ritmi frenetici nel-
musicale [ 39] su quella a stampa: è la composizione e nella conseguen-
piú economica, piú rapida nei tempi te esecuzione, sempre da rinnovare,
di realizzazione, adattabile alle esi- e che avevano determinato il fiorire
genze dei destinatari che possono crear- di una categoria lavorativa – quella
si (o farsi creare) copie uniche, può dei copisti – ora piú che mai impe-
recare annotazioni personali legate al- gnata e indaffarata a soddisfare le esi-
la circostanza o al committente. Ma, genze degli autori, talora con len-
forse, ad emergere come ancor piú tezza estrema e con qualche impre-
esplicito è un altro fattore, che fa del cisione. Cosí in merito si pronun-
Settecento musicale italiano il secolo ciava ancora Jommelli:
piú autenticamente connotato dal pre-
valere di manoscritti su edizioni. Lo E veramente io stesso, fuori di qui, non
rivela magistralmente questo pensie- crederei quanto sia perfida, poltrona e
ro di Burney, disperato per non aver senza parola, e senza estimazione questa
trovato in tutta Italia «qualcosa che benedetta genia di copisti di musica. Tan-
assomigliasse ad un negozio di musi- to piú per me che li voglio a scrivere qui
ca»: in casa mia, ed in mia presenza. Uno do-
po tante preghiere, e tante carezze, me ne
Le composizioni musicali hanno vita à scritto a poco, a poco il 2° atto, ma sen-
assai breve in Italia, poiché vi è una ta- za le parole, sino a che mi à tirato del de-
le passione per la novità che per le po- naro di mano; e poi non l’ò visto piú. Ba-
che copie richieste dal pubblico non sta. Io fo cercare per mare, e per terra. Oh
vale la pena di sobbarcarsi la spesa del- dio! Ma non ci è caso. Qui, in tutto, il
la stampa. Bisogna pure considerare tutto, va col tutto. Ora ò preso un gio-
che qui, come in Turchia, il lavoro di vane del conservatorio di S. Onofrio, che
copista dà impiego a tanta gente, e sa- per ordine del suo superiore sarà obbli-

39] È stato volutamente tralasciato l’ampio 41] Cfr. M. Petroldt McClymonds, op. cit., pp.
settore della trattatistica manoscritta che nel 463-464, da Jommelli a Bottelho, lettera del 25 lu-
XVIII secolo conosce una diffusione considere- glio 1769. Anche Giovanni Cristiano Bach spesso
vole. Per un approfondimento, ancorché par- si lamenta dell’operato di questa categoria. A titolo
ziale della questione, cfr. M. Dellaborra, “Mu- d’esempio cfr. lettera del 18 dicembre 1759: «La
sico pratico al cimbalo”. Paisiello e le Regole per musica la tengo pronta, mà il tempo di copiarla mi
bene accompagnare il partimento (1782), in pre- manca; e vorrei copiarla io stesso perché dei copisti
parazione. non si può sperare una copiatura corretta». Cfr. R.
40] Ch. Burney, op. cit., pp. 169-170. Allorto, Gli anni milanesi…, cit., p. 126.
262 mariateresa dellaborra

gato a qui venire. Staremo a vedere. La A fronte delle severe e reiterate (e


Messa per altro, che è di già terminata, spesso, come si vede, motivate) cri-
la mando originalmente di mio proprio tiche mosse dai compositori contro
carattere, senza farla copiare. Troppo mi gli amanuensi del Settecento, il no-
farebbero penare, e sospirare. Se in Ger- stro giudizio oggi può forse essere
mania sono i copisti vere tartaruche; qui piú sereno e accondiscendente so-
sono verissimi rozzi matti, per non dire prattutto quando talune grafie – pre-
di peggio [41]. giate ed eleganti – ci consentono
una proficua fruizione del prodot-
to in esse tramandato, oltre a rive-
larci l’essenza piú realistica di uno
specifico momento di storia del li-
bro musicale, anche con le eventuali
manchevolezze, che tuttavia, charta
dopo charta, ci sentiamo di assol-
vere.
Un commercio in espansione: l’editoria musicale in Francia nel Settecento.
Pratiche editoriali

di Anik Devriès-Lesure

In Francia, durante il Settecento, il si occupavano della distribuzione)


commercio di musica ha conosciu- [2]. Una simile moltiplicazione del-
to un periodo di dinamismo ecce- le imprese commerciali era indice
zionale. Parigi, tra il 1770 e il 1800, della vitalità che l’industria dell’edi-
è stata considerata come «la capita- toria musicale aveva mostrato so-
le europea dell’editoria musicale»: prattutto nel corso degli ultimi qua-
rant’anni del secolo. Piú di 150 gli
Point de ville en Europe oú on grave stampatori di musica, di cui il 65%
autant de musique qu’à Paris; non seu- erano donne [3], che prestarono i lo-
lement on y grave tous les ouvrages ro servigi alle case editrici, quasi tut-
français, mais la plupart des œuvres te raggruppate a Parigi.
étrangères y arrivent manuscrites et s’y Molti i fattori concorrenti: per co-
naturalisent [1]. minciare, il fenomeno fu intima-
mente legato ai tanti concerti che
Un simile sviluppo ha generato animavano la capitale. Infatti, a par-
profondi mutamenti anche nell’edi- tire dagli anni 1740-1750 la musica
toria, promuovendo la creazione di divenne una delle principali attività
nuove strutture commerciali piú adat- ricreative della società parigina; il nu-
te ai bisogni di un commercio in pie- mero dei concerti pubblici o privati
na espansione. Su una popolazione che ospitavano i piú prestigiosi vir-
di 500.000 abitanti, Parigi contava tuosi aumentò progressivamente; le
23 editori musicali nel 1762, 44 nel orchestre permanenti e le associa-
1783 e 66 nel 1800 (senza include- zioni musicali aprirono le porte a un
re i negozi di musica e le librerie che pubblico sempre piú vasto e la do-

1] Tableau des libraires, imprimeurs et éditeurs 3] La percentuale è tratta da E. Fau, La gra-


de janvier 1804. vure de musique à Paris des origines à la Révo-
2] Queste cifre sono state stabilite da un censimen- lution, tesi di laurea, École des Chartes, Paris
to fatto dall’autrice e da F. Lesure nel Dictionnaire des 1978. La professione era classificata tra i «mé-
éditeurs de musique français des origines à 1820, Minkoff, tiers d’art de la femme». La maggior parte del-
Genève 1979. Secondo la «Revue musicale» del 1831, le stampatrici erano mogli di mercanti di mu-
durante il 1830, 1.200 persone si sarebbero occupate sica, di editori o di musicisti; la piú celebre,
del commercio di musica in Francia e, tra loro, 80 fu- Louise Roussel, fu moglie del violinista Jean-
rono editori. Marie Le Clair.
264 anik devriès-lesure

manda di musica necessaria a rin- re [5]!


novare i programmi si fece sempre A tutto ciò concorse anche un altro
piú pressante, anche perché – alme- elemento: il cambiamento delle mo-
no stando a quanto dicevano i gior- dalità di duplicazione della musica.
nali – il pubblico francese era assai Fino ad allora, due erano state le
ghiotto di novità: tecniche utilizzate in Francia per ri-
produrre opere musicali: la copia ma-
Le public ne s’attachant, [...] qu’aux noscritta e la stampa a caratteri mo-
nouvelles productions, il laisseroit dans bili. Tuttavia, verso il 1660, molti
les magasins tous les ouvrages qui ne compositori cominciarono ad affi-
seroient pas de la première jeunesse [4]. dare con sistematicità alle stampe da
lastre la realizzazione delle loro ope-
Ne conseguí che furono numero- re, con lo scopo di ottenere tirature
si i compositori e i musicisti di pro- multiple [6]. Questa pratica crebbe
vincia o stranieri che decisero di tra- molto rapidamente fino a divenire
sferirsi in pianta stabile a Parigi per generalizzata: poco prima del 1720
farsi conoscere, per far suonare le lo- quasi nessuna edizione musicale fu
ro opere, per trovare editori e per ap- pubblicata in Francia servendosi di
profittare delle crescenti opportunità caratteri tipografici mobili [7].
offerte da tali sinergie. La stampa musicale a partire da la-
Era Parigi la città dove si creavano stre offriva immensi vantaggi rispet-
le reputazioni europee degli artisti. to alle tecniche del passato. Non so-
Dall’«Almanach musical» del 1783, lo le lastre di ottone o stagno si adat-
risulta che ben 194 compositori sog- tavano molto meglio della tipografia
giornarono a Parigi nel 1782, e tra il alla riproduzione di musica (in par-
1700 e il 1800 piú di 1.600 tra di lo- ticolare a quella strumentale), ma
ro vi videro stampare le proprie ope- offrivano soprattutto la possibilità di

4] «Almanach musical», 1781, pp. 7-8. Bonneüil, stampatore dei Pièces à une et à deux
5] La cifra è tratta dal catalogo degli annun- violes di Marin Marais nel 1686, e Claude Rous-
ci musicali pubblicati sui giornali parigini tra il sel, cartografo e figlio dello stampatore che avreb-
1700 e il 1800, redatto dall’autrice e in corso di be stampato con identica abilità le opere di Cam-
pubblicazione per il CNRS, Parigi 2003. pra, Marc-Antoine Charpentier, Robert de Vi-
6] I primi esempi noti risalgono al 1660 e al sée, oltre al Premier livre des pièces de clavecin di
1661, si devono al laboratorio di Pierre Richer Jean-Philippe Rameau nel 1706.
(autore di una stampa che ritrae Luigi XIV men- 7] Anche l’«imprimeur du Roi», Jean-Chri-
tre torna dalla messa celebrata a Notre-Dame), stophe Ballard, utilizzò dopo il 1720 la stampa
che realizzò prima per Michel Lambert, poi per da lastre per pubblicare melodrammi. Intorno
Bénigne de Bacilly, libri di Aroe. Si resta colpi- al 1770 furono fatti anche alcuni tentativi di ri-
ti dalla bellezza e dall’eleganza della mise en pa- lancio della tipografia (per esempio da un fon-
ge di queste prime opere di musica impressa. ditore di caratteri chiamato Loyseau), ma no-
Gérard Jollain, altro stampatore d’incisioni ed nostante le migliorie apportate al procedimen-
elegante cartografo, presentò nel 1670, con al- to tecnologico, tali sviluppi furono in Francia
trettanto talento e raffinatezza di stampa di Ri- senza futuro (contrariamente alla Germania, do-
cher, i Pièces de clavessin di Monsieur de Cham- ve la tipografia continuò a essere utilizzata fino
bonnieres. Si possono citare ancora Hiérosme a tutto l’Ottocento, per esempio dai Breitkopf ).
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 265

aggirare il drastico monopolio che «vendre et débiter les ouvrages dont


aveva bloccato, a partire dal 1637, ils étaient les auteurs et les propriétai-
tutta la concorrenza locale. In am- res» [10]. Cosí, dal 1660, chiunque in
bito tipografico, infatti, il 29 aprile Francia desiderasse esercitare questa
del 1637, lo stampatore Pierre Bal- professione, poteva farlo. Ogni com-
lard era riuscito a ottenere da Luigi positore poteva anche pubblicare li-
XIII, insieme al rinnovo del suo pri- beramente le sue opere utilizzando
vilegio come stampatore di musica, questa tecnica, senza dover ottenere
che fosse aggiunta alla sua funzione l’autorizzazione del «seul imprimeur
la dicitura di «seul», «seul imprimeur pour la musique du Roi». Questa li-
pour la musique du Roi», aggiunta bertà, unita alla domanda crescente di
che finí proprio per garantirgli un musica, trasformò Parigi in una sorta
vero e proprio monopolio: di «Eldorado» del commercio di mu-
sica.
que le dit Ballard jouisse seul, à l’ex- La qualità professionale che acqui-
clusion de tous autres, du pouvoir, fa- sirono rapidamente gli stampatori
culté […] attribué au dit office […], musicali francesi e il numero di per-
sous peine de 6000 livres d’amende [8]. sone che praticarono questo mestie-
re, favorirono anche tale espansione
I suoi successori, che beneficiaro- poiché questa si adattava alle attese
no altrettanto di tale privilegio e che del pubblico, cui essi potevano ri-
citarono sistematicamente in giudi- spondere nei tempi stabiliti dalle pres-
zio tutti coloro che provarono a le- santi domande delle istituzioni dei
dere il monopolio, paralizzarono concerti [11]. L’eleganza delle loro
completamente lo sviluppo in que- realizzazioni fu altresí un elemento
sto campo [9]. complementare che favorí il com-
Contrariamente alla tipografia, la mercio della musica.
stampa da lastre non era gravata da al- Purtroppo non disponiamo di nes-
cuna restrizione giuridica. Non era ne- suno studio quantitativo in grado di
cessario appartenere a una corpora- permetterci un conteggio globale del-
zione per farne uso. Un decreto del la produzione editoriale che fu po-
Conseil d’Etat ratificato a Saint-Jean- sta in luce da questi stampatori du-
de-Luz, il 26 maggio 1660, conferí rante il Settecento e di seguire la cur-
agli stampatori di musica il diritto di va ascensionale delle pubblicazioni.

8] Testo del privilegio citato in P.-S. Fournier, 10] Paris, Bibliothèque Nationale de France,
Traité historique et critique sur l’origine et les pro- MS Fr. 22119, pièce 22 «Traité sur la liberté de
grès des caractères de fonte pour l’impression de la la gravure et des graveurs».
musique, Barbou, Paris 1745, p. 9. 11] Tra i grandi nomi della stampa musica-
9] Per esempio un lungo procedimento giu- le francese vanno almeno citati Claude Rous-
ridico oppose la famiglia Ballard all’editore Jac- sel, Henry de Baussen, François du Plessy,
ques de Sanlecque. Cfr. P.-S. Fournier, op. cit., Louise Roussel, Louis Hue, Antoine Richomme
pp. 15-17, 28-30. ecc.
266 anik devriès-lesure

Cionondimeno, se ci si basa sull’os- La stampa da lastre come mezzo di


servazione dei cataloghi pubblicati riproduzione della musica modificò
nel corso della seconda metà del se- in profondità le pratiche editoriali
colo dalle principali case editrici fran- francesi. Per vendere e far conosce-
cesi, si constata che, in media, la mag- re al pubblico le opere pubblicate, i
gior parte di loro pubblicava una cin- compositori dovettero costituire nuo-
quantina di titoli nuovi ogni anno. ve strutture che si adattassero ai bi-
In tal modo è possibile, senza trop- sogni generati da questa trasforma-
pi rischi d’errore, valutare la produ- zione dei mezzi di produzione.
zione di un’annata moltiplicando Spesso, durante l’ultimo terzo del
questa cifra per il numero degli edi- Seicento e fino al 1737, i composi-
tori in attività; per l’anno 1783, per tori stessi si fecero editori della pro-
esempio, si stima approssimativa- pria musica, facendosi carico non so-
mente un totale di 1.500 pubblica- lo degli oneri finanziari ma anche
zioni, dal momento che a Parigi era- della diffusione di ciò che pubblica-
no in attività ben 44 editori. vano. Per piú di cinquant’anni, essi
Bisogna altresí precisare che la tec- utilizzarono i loro propri domicili
nica di stampa su ottone o su stagno come luoghi di vendita: da qui la fre-
limitava, rispetto alla tipografia, le quenza della locuzione di vendita
tirature, poiché oltre i 200-250 esem- «chez l’auteur», presente sulla mag-
plari, una lastra diventava inutiliz- gior parte dei frontespizi compresi
zabile a causa del consumo progres- tra il 1660 e il 1750. Tuttavia, mol-
sivo della parte incisa dovuto ai pas- to rapidamente si fece sentire la ne-
saggi ripetuti sotto la pressa. Ma que- cessità di creare un luogo specifico
sto limite materiale non sembra aver che facesse da tramite per i rapporti
inciso sulle vendite, poiché un nu- tra compositori e clientela. L’inizia-
mero del genere era sufficiente a sod- tiva fu presa per la prima volta nel
disfare i bisogni della clientela. Per 1690 da un “mercante-cartaio” e “co-
altro, alla fine del Seicento, con l’a- pista di musica” parigino, Henri Fou-
pertura dei mercati provinciali e stra- cault, che aprí un negozio in rue
nieri, gli editori non esitarono ad au- Saint-Honoré all’insegna de “A la Rè-
mentare le tirature, cosa che corri- gle d’Or”. In questo stabilimento fu
spose a un calo di qualità che oggi si accentrato «l’ensemble de la musi-
può verificare osservando alcune par- que imprimée ou gravée en France»
titure edite negli ultimissimi anni del e «gravée ou imprimée dans les pays
secolo. étrangers, dont on fait usage» [12].
Vi si garantiva la vendita di «toutes

MESSA A PUNTO E ORGANIZZAZIONE


DEL COMMERCIO DELLE OPERE 12] Paris, Bibliothèque Nationale de France,
DI MUSICA A STAMPA dépt. Musique, catalogue Foucault, 1697, in-
serito ne l’Europe Galante di Campra.
13] Ibidem.
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 267

les nouveautés de musique» [13] (com- pubblicare dei cataloghi separati [15],
prese quelle riprodotte in forma ma- sotto forma di libretti di trenta o qua-
noscritta). L’apertura di questo ne- ranta pagine che recensivano tutti i
gozio, non impedí ai compositori di pezzi che erano stati affidati alla lo-
continuare a utilizzare i loro indiriz- ro distribuzione. Tutto ciò traman-
zi privati per la vendita, ma essi co- da ancor oggi un’immagine piutto-
minciarono a praticarla anche in as- sto esaustiva di quanto veniva pub-
sociazione col negozio. Molto spes- blicato in Francia in quegli anni. Se
so, per esempio, si possono riscon- si paragona il contenuto dei catalo-
trare sui frontespizi sia i nomi dei ghi pubblicati “A la Règle d’Or” e “A
compositori sia quelli dei mercanti la Croix d’Or”, si constata che i me-
associati. desimi titoli erano proposti tanto dal
Bisognerà attendere il 1728 per ve- primo che dal secondo [16]. Questi
der aperto a Parigi un secondo nego- due negozi, dunque, svolgevano una
zio di musica: situato in rue du Rou- funzione identica: quella di nuclei
le, all’insegna de “A la Croix d’Or”, fu centrali e di uffici di diffusione per
inaugurato e diretto fino al 1751 da la vendita.
un violinista (uno dei ventiquattro del- Fra l’altro, con altrettanta rapidità
la Chambre du Roi), Jean-Pantaléon compositori e mercanti si appoggia-
Le Clerc. rono ai giornali per informare i let-
Proprio come avveniva presso “A tori delle novità che pubblicavano.
la Règle d’Or” (che nel frattempo Avvisi pubblicitari erano riservati a
aveva cambiato proprietario ed era tale scopo in diversi giornali, in par-
passata nelle mani di François Boi- ticolare nel «Mercure de France»; in
vin) [14] tutte le pubblicazioni nuo- «Affiches, annonces et avis divers»;
ve, non importa se provenienti da ti- nella «Gazette de France»; nel «Jour-
pografia o da stampa, francesi o stra- nal de Paris» ecc. In generale, si può
niere, vi si trovavano ugualmente in stimare che circa il 60% dei titoli
vendita. pubblicati tra il 1760 e il 1800 fu-
Per far conoscere al pubblico la li- rono oggetto di pubblicità a mezzo
sta delle opere di cui si assicurava la stampa.
disponibilità, questi due negozianti Come pagamento del loro servi-
presero poco a poco l’abitudine di zio, i primi negozianti di musica trat-

14] François Boivin, morto a Parigi il 25 no- Nationale de France, dept. Mus. Res. Vmc 30;
vembre 1733, marito di Elisabeth-Catherine anno 1742: Paris, Bibliothèque Nationale de
Ballard (conosciuta col nome di Mme. Boivin, France, dept. Mus Vmc 5046; anno 1751: Pa-
poi Veuve Boivin), era il nipote di Michel Pi- ris, Bibliothèque Mazarine n. 53601; anno 1753:
gnolet de Monteclair. Weimar, Thuringische Landesbibliothek).
15] Nel 1742 (cat. veuve Boivin; Paris, Bi- 16] La comparazione è stata effettuata dal-
bliothèque Nationale de France, dept. Mus. Vmc l’autrice in Edition et commerce de la musique
5046 (3)); nel 1734, 1737, 1742, 1751, 1753 gravée à Paris dans la première moitié du XVIIIe
(cat. Le Clerc, anno 1734: Copenaghen, Kon- siècle. Les Boivin, les Le Clerc, Minkoff, Genève
gelige Bibliotek; anno 1737: Paris, Bibliothèque 1976.
268 anik devriès-lesure

tenevano una provvigione sul prez- ne e la vendita delle opere musicali


zo di vendita delle opere loro affida- stampate a Parigi fu effettuata prin-
te che oscillava tra il 10 e il 15% [17]. cipalmente tramite librerie, maestri
Occasionalmente i negozianti fun- di musica o ordinazioni dirette ai
gevano anche da editori, commis- magazzini parigini. Solo la città di
sionando qualche opera: si trova trac- Lione ebbe, a partire dal 1735, un
cia di questi finanziamenti sui regi- negozio specializzato nella vendita
stri dei privilegi [18], dove erano tra- di libri di musica, gestito da Etien-
scritti i nomi dei compositori sotto ne De Brotonne, un secondo vi fu
forma di proprietari delle opere de- aperto nel 1762, ne prese la direzio-
positate. ne Jean-Antoine Castaud. Ma nes-
Per rendere piú capillare la diffu- suno di questi due negozi ebbe atti-
sione delle loro opere e per molti- vità editoriale sua propria.
plicare i punti vendita, fino al 1750
i compositori fecero spesso appello
a commercianti del tutto estranei LE PRIME CASE EDITRICI FONDATE
alla compravendita musicale, ciò A PARTIRE DA UN FONDO DI OPERE
A STAMPA. TIPOLOGIA DEGLI EDITORI
spiega le professioni insolite dei de- MUSICALI IN ATTIVIT¸ NEL SETTECENTO
positari che potevano essere a volte
scovati sui frontespizi delle edizio- Bisognerà attendere il 1736 per ve-
ni dell’epoca: «chez Boudoux, maître der costituiti i primi stabilimenti spe-
plombier», «chez Gautier, horloger»; cializzati, che, d’altro canto, non ven-
«chez La Flèche, marchand de ta- devano che una scelta di opere che
bac», «chez Talma, dentiste», «chez avevano acquistato in esclusiva. L’i-
Aubert, architecte», «chez Ballot, dea venne a un violinista, Charles-
notaire», «chez Bigant, brossier», Nicolas Le Clerc, fratello minore del
«chez Baur, marchande boursière» «marchand de musique». Fu il pri-
ecc., ma questa situazione di anar- mo innovatore a creare un commer-
chia durò relativamente poco e ces- cio editoriale i cui fondi fossero co-
sò a partire dalla seconda metà del stituiti solo di titoli stampati su la-
Settecento. stra, scelti da lui stesso e acquistati
In provincia, negli stessi anni e du- in esclusiva dai compositori per mez-
rante tutto il Settecento, la diffusio- zo di un contratto di cessione dei di-

17] Alcuni atti notarili, stipulati tra editori e com- venduto 12 copie), Archive National, Min. Cen-
positori precisano l’ammontare delle commissioni tr., LXXXIII, 472, 2/01/1761.
cedute. Ecco un esempio di convenzione attivata 18] Spogli dei registri dei privilegi sono stati
il 2 gennaio 1761 tra il compositore Joseph-Bar- effettuati da M. Brenet, La librairie musicale en
nabé Saint-Savin detto «L’abbé le fils» e l’editore Le France de 1653 à 1790 d’après les Registres de pri-
Clerc: «Quand aux exemplaires qui seront vendus vilèges, in «Sammelbände der I.M.G.» VIII (1906-
par le dit Sieur Le Clerc […] les parties convien- 1907), pp. 401-466, e da G. Cucuel, Quelques
nent qu’il y aura pour le dit Sieur Le Clerc une re- documents sur la librairie musicale au XVIII e siè-
mise de 24 sols par exemplaire» (cifra che rappre- cle, in «Sammelbände der I.M.G.» XVI (1911/1912),
sentava il 10% del prezzo di copertina dopo aver pp. 385-392.
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 269

ritti. L’esclusiva, tra l’altro, veniva vano già i nomi dei corrispondenti
consolidata dall’acquisizione dei pri- provinciali ma anche dei distributo-
vilegi che assicuravano all’editore una ri nelle principali capitali europee:
protezione contro i furti e le con-
traffazioni. È in queste dinamiche CORRESPONDANS. Paris, chez Mrs.
che s’intravedono i punti fermi del de Roullède de La Chevardière, rue du
commercio editoriale tali e quali a Roule, à la Croix d’or, & Esprit, Li-
quelli praticati anche in seguito. braire, au Palais Royal, seul Corre-
In base a tali presupposti le case spondant de la Société Typographique
editrici musicali si moltiplicarono; de Genève; Versailles, Blaizot; Lyon,
la specializzazione editoriale non im- Guera, Place des Terreaux; Grenoble,
pediva neppure ad alcuni imprendi- Bret, Libraire; Marseille, Sube & La-
tori di aggiungere alla loro attività porte, Libraires; Montpellier, Rigaud,
principale quella di depositari (in ag- Libraire; Toulouse, Brunet, Marchand
giunta alla vendita delle edizioni ac- de Musique, rue S. Rome; Bordeaux,
quisite), stabilendo una sorta di rap- Bouillon; Nantes, Dairveaux; la Ro-
presentanza editoriale dei titoli dei chelle, Dovin; Rouen, Maguoy; Nancy,
loro soci. Maquese; Strasbourg, Baver & Truttel;
Tra i grandi nomi che hanno fatto Lille, Mme. Sifflet; Manheim, Gotz;
la storia dell’editoria musicale nel Bruxelles, Godfroid; Amsterdam, Bos-
corso di questo periodo vanno cita- sa & Compagnie; Genève, Société Ty-
ti Louis-Balthazard La Chevardière, pographique, Neufchatel, Société Ty-
Antoine Huberty, Simone e Pierre pographique; Turin, Reyscends, Frères;
Leduc, Jean-Pierre De Roullède, Rome, M. Digne, Consul de France;
Charles-Georges Boyer, Christophe Vienne en Autriche, Artaria & Com-
Le Menu, Antoine Bailleux, Jean- pagnie; Londres, Bremner, dans le Strand,
Georges Sieber, Ignace Pleyel, Jean- vis-à-vis l’Hôtel de Sommerset, & Long-
Jérôme Imbault, Mme Jeanne-Elisa- man & Broderip, Marchand de Musi-
beth Duhan [19]. que, n° 26, rue de Cheapside.

Un atto notarile – l’inventario post


LA DIFFUSIONE INTERNAZIONALE mortem dell’editore Sieber – rivela
come alla fine del Settecento questo
Questa generazione di editori musi- parigino avesse corrispondenti in
cali prese subito coscienza della ne- America (a New Orleans), in Russia
cessità di allargare l’orizzonte delle
vendite rivolgendosi al mercato in-
19] L’elenco completo è reperibile in A. De-
ternazionale. I primi contatti inizia- vries, F. Lesure, Dictionnaire des éditeurs de mu-
rono ad essere presi negli ultimi ven- sique français, Minkoff, Genève 1979.
ti anni del Settecento. Un annuncio 20] Pubblicità apparsa sul «Journal de Paris»,
15 settembre 1780, dedicata a Les Consolations
pubblicitario del 1780 [20] rivela de ma vie, [...] recueil d’airs et de romances [...]
l’ampiezza del fenomeno; vi si rile- di Jean-Jacques Rousseau.
270 anik devriès-lesure

(a San Pietroburgo), in Belgio, Sviz- telli Leduc (primi violini del Concert
zera, Inghilterra e Italia [21]. Ma il Spirituel ), Imbault, primo violino
mercato internazionale si sviluppò del Concert d’Emulation ecc., ma si
sistematicamente solo nell’Ottocen- trovano anche i nomi di alcuni cor-
to, grazie a progressi nel campo dei nisti (Sieber, primo corno all’Opéra,
mezzi di trasporto. François-Joseph Heina, Frédéric-
Daniel Vogt), flautisti (Toussaint
Bordet, Etienne Ozi), maestri di mu-
TIPOLOGIA DEI PRIMI EDITORI MUSICALI sica e compositori. Questi ultimi, ol-
tre alle loro stesse opere, pubblica-
Abbiamo già visto quali siano stati i vano anche quelle dei loro soci (Jean
primi mercanti-editori di musica: Jacques Beauvarlet-Charpentier, Mi-
l’antesignano fu un cartaio e copista chel Corrette, Marie-Alexandre Gué-
musicale, Henri Foucault; il suo suc- nin, Pierre-Evrard Taillart). Molti
cessore, nel 1721, François Boivin, facteurs d’instruments si diedero a lo-
era un mercante di abbigliamento ni- ro volta al commercio editoriale: per
pote del compositore Michel Pigno- esempio i due costruttori di arpe
let de Monteclair, col quale si asso- Georges Cousineau e Jean Henri Na-
ciò per tre anni. Di seguito, pratica- derman, i cembalari Pascal Taskin,
mente tutti i commerci di edizioni Ignace Pleyel, i fratelli Sebastien e
musicali che furono avviati nel cor- Jean-Baptiste Erard ecc.
so del Settecento furono fatti da pro- I musicisti non professionisti che
fessionisti di musica. Potevano essere si lanciarono nel commercio edito-
interpreti, docenti o compositori, ma riale propriamente detto furono re-
sempre uomini molto attenti alla scrit- lativamente pochi e risalgono alla se-
tura musicale e alla fedele trascrizio- conda metà del Settecento (mentre
ne dei manoscritti che erano stati lo- nell’Ottocento si produrrà un feno-
ro affidati da chi li aveva scelti. meno inverso). Tra di loro si conta
Tutti, comunque, continuavano a qualche libraio o cartaio: Claude-
svolgere anche il loro primo lavoro François Deslauriers, la società Janet
anche perché, per esempio, i salari & Cotelle, alcuni appartenenti al set-
che guadagnavano come strumenti- tore dei «marchands merciers»:
sti servivano da garanzia per far fron- Charles-Georges Boyer, Marie-Anne
te alle spese di edizione. Castagnerie; una commerciante di
Furono molti i violinisti ad intra- lingerie (Mlle Marie-Geneviève Hue
prendere questa professione, si pos- che, oltre a vendere pizzi e fazzolet-
sono citare i due fratelli Le Clerc, ti, pubblicava anche Les Leçons de
membri dell’Académie royale de mu- Ténèbres e il Miserere di Michel Ri-
sique e della Chambre du Roi, i fra- chard Delalande, Lalande, oltre ad
altri 200 titoli – tra cui molte ope-
21] Archive National, MC , XXXVIII , 921,
re di Georg Friedrich Händel, Car-
30/01/1822. lo Tessarini, Tommaso Albinoni, Giu-
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 271

seppe Tartini); c’era anche un com- ta, spese di promozione a mezzo stam-
merciante di capperi e olio d’oliva pa e di pubblicità), essi ricorrevano
come La Chevardière, grande spe- anche a finanziamenti esterni per po-
cialista nella pubblicazione di sinfo- ter rinnovare i cataloghi, poiché i ri-
nie periodiche. Praticamente nessun cavi non erano sempre sufficienti a
editore librario si arrischiava nella coprire gl’investimenti preliminari.
musica, solo Thomas Brunet, Clau- L’appello alla sottoscrizione e la com-
de Hérissant, Pierre Prault o Louis mercializzazione degli arrangiamen-
Vente pubblicarono occasionalmente ti di opere di successo fornirono lo-
qualche rara opera. ro spesso questi apporti comple-
Bisogna anche notare che tra que- mentari.
sta prima generazione di editori, mol- 1 - La sottoscrizione: la chiamata ad
ti furono quelli di origine straniera: anticipi in denaro, per mezzo di sot-
il piemontese Jean-Baptiste Venier, toscrizioni lanciate al pubblico, per-
il ceco Heina, il bavarese Sieber, l’au- metteva generalmente di raccoglie-
striaco Pleyel, personaggi che gioca- re quanto bastava ad avviare la pub-
rono anche un ruolo importante nel- blicazione di un’opera; come con-
l’importazione di musica strumen- tropartita degli acconti versati dagli
tale dai loro paesi. amatori sottoscrittori, questi ultimi
beneficiavano di una riduzione del
25% sul prezzo finale. Ecco, per esem-
IL FINANZIAMENTO DELLE OPERE pio, uno dei numerosi appelli alla
sottoscrizione rintracciato sui gior-
Le prime opere pubblicate con la tec- nali [22]:
nica delle lastre furono «à compte
d’auteur». Per contribuire alla co- [L’Arte del Violino ]. Le Sr le Clerc, or-
pertura delle spese vive, in partico- dinaire de la musique de la Chambre
lare all’acquisto della carta – allora du Roy, donne avis au public qu’il fait
piuttosto cara – molti compositori actuellement graver par L. Huë, l’un
cercarono appoggi finanziari di per- des meilleurs graveurs de Paris, la troi-
sone importanti (di solito principi o sième œuvre de LOCATELLI. Cet œu-
altri aristocratici) dedicandogli poi vre, connu sous le nom de L’Arte del
la pubblicazione per ringraziarli del- Violino, consiste en 12 concerto & 24
la loro liberalità. Questo tipo di me- Caprices, dont la méchanique recher-
cenatismo fu in voga fino alla Rivo- chée, est capable de donner la con-
luzione. naissance des traits les plus difficiles
Quanto ai primi editori, oltre al du violon. La cherté excessive de l’é-
fatto di far gravare nelle parcelle di dition d’Hollande, & les sollicitations
musicisti i sussidi necessari per far des amateurs de l’Art ont déterminé le
fronte alle spese di pubblicazione del-
le loro opere (acquisto dall’autore, 22] Avviso apparso sul «Mercure de France»,
spese di stampa, acquisto della car- jun 1742, pp. 1417-1418.
272 anik devriès-lesure

Sr Le Clerc à en faire une à Paris, à a partire dal 1770, un procedimen-


beaucoup meilleur marché, & qu’il to cui fece ricorso la maggior parte
propose par souscription, aux condi- degli editori per finanziare il proprio
tions suivantes: 1°. Le prix de cet ou- commercio. Simili arrangiamenti era-
vrage sera de 36 liv. pour ceux qui au- no una fonte di entrate lucrose, poi-
ront souscrit, & de 48 liv. pour les au- ché nessuna legge li ostacolava né vi
tres. 2°. On recevra les souscriptions erano obblighi, da parte degli ar-
jusqu’au 15 septembre prochain, à rangiatori, di versare diritti ai com-
commencer du 9 juillet. 3°. En payant positori. Cosí, senza spese, un edi-
par les souscripteurs la somme de 24 tore poteva sfruttare la popolarità di
liv. on leur délivrera le violino primo, un titolo, trasformarlo e destinarlo
& dans le mois d’octobre suivant ils a strumenti o formazioni tra le piú
recevront les autres parties, en don- richieste dal pubblico. Oltre al fatto
nant la somme de 12 livres. On s’a- che il compositore dell’originale si
dressera pour souscrire, chés le Sr Le vedeva depauperato finanziariamente,
Clerc, rue S. Honoré, vis à vis le cul- tali arrangiamenti potevano anche
de-sac des PP. de l’oratoire, ou chés le snaturare la sua opera senza che egli
Sr Le Clerc, marchand de musique, vi si potesse opporre. André-Mode-
rue du Roule, à la Croix d’or. («Mer- ste Grétry, Egidio Duni, François-
cure de France» [?], juin 1742, pp. Adré-Danican Philidor, Pierre-Alexan-
1417-1418). dre Monsigny, Christoph Willibald
Gluck, Alexandre Dezède, Antonio
Ma capitava anche che la sottoscri- Maria Gaspare Sacchini, sono i no-
zione non trovasse alcuna risposta: mi di alcuni degli autori tra i piú de-
predati all’epoca. Cionondimeno,
La Souscription proposée pour cet ou- anche se i giornali denunciavano una
vrage [le Carmen seculare de Philidor] simile pratica sfavorevole ai compo-
n’ayant point été remplie à l’époque sitori, gli editori continuarono a per-
indiquée par l’Auteur [PHILIDOR], petrarla fino a metà Ottocento. I due
il prie les personnes qui ont souscrit annunci citati di seguito illustrano
de vouloir bien faire retirer les som- simili pratiche abusive:
mes qu’elles ont déposées chez M. Rap-
peneau de Lisle, notaire, rue Mont- Nous avons souvent l’occasion de par-
martre, oú elles leur seront rendues, ler contre tous ces arrangemens de mu-
en rapportant la quittance qu’elles ont sique faits sans la participation de l’Au-
reçue. («Mercure de France», 25 no- teur, véritable brigandage, dont les Ar-
vembre 1778, pp. 308-309). tistes, & souvent même le public, sont
également dupes. M. GRETRY vient
2 - Arrangiamenti: la promozione aussi de s’en plaindre publiquement.
delle opere di successo tramite ar- Il est à désirer qu’à force de réclama-
rangiamenti o trascrizioni, adattati tions, il s’établisse un nouvel ordre qui
per ogni tipo di strumento fu anche, mette en sûreté la propriété des auteurs.
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 273

Nous croyons que le plus sûr moyen na normativa che proteggesse i com-
est que les auteurs se chargent eux-mê- positori dalle contraffazioni. I privi-
mes à l’avenir de ces arrangemens, qui legi reali e poi la legge del 19 luglio
mériteront alors aux yeux du public 1793, che aveva riconosciuto il di-
une entière préference. («Mercure de ritto sulla proprietà intellettuale, as-
France», 9 avril 1785, pp. 95-96). sicuravano loro una protezione rela-
tiva solo in ambito francese [23], ineffi-
M. Martini prévient qu’il a été obligé cace nei confronti della pirateria stra-
pour réhabiliter ses airs [extraits du Droit niera [24]. Jean-Philippe Rameau, per
du Seigneur] d’y faire lui-même des ac- esempio, che cercò di fare in modo
compagnements de harpe ou de forte- che i suoi Pièces de clavecin en concert,
piano, tous ceux qui ont été faits jusqu’à pubblicati come autore, non fossero
présent n’étant nullement conformes à contraffatti all’estero prima della lo-
la partition. Outre ces accompagnements, ro messa in vendita in Francia nel
il a joint 3 romances, des parties de vio- 1741, non trovò altro modo che quel-
lons, alto et basse, afin qu’elles puissent lo di ritardarne la pubblicazione e di
être accompagnées avec l’orchestre. («Affi- proporne l’acquisto tramite sotto-
ches, anonces et avis divers», 5 mai 1784, scrizione, quantomeno per recupe-
p. 1178); («Mercure de France», 5 juin rare le spese vive [25].
1784, pp. 47). Prima che la legge del 19 luglio 1793
venisse firmata dalla Convention, i pri-
vilegi reali (accordati per periodi che
LA PROTEZIONE DEI DIRITTI D AUTORE andavano dai cinque ai quindici anni)
proteggevano i loro detentori contro
Gli abusi di cui sopra conducono na- eventuali contraffazioni perpetrate sul
turalmente a parlare delle leggi che territorio francese, ma nessun articolo
reggevano all’epoca il diritto d’auto- di questa legge vietava gli arrangiamenti,
re. A livello europeo non c’era alcu- poiché l’arrangiatore era considerato

23] Cfr. J. Gribenski, Un métier difficile: édi- contrefait dans les pays étrangers avant que l’Au-
teur de musique à Paris sous la Révolution, in «Le teur en ait tiré ses frais, on propose aux Amateurs
tambour et la harpe. Oeuvres, pratiques et ma- une souscription de vingt-quatre livres pour cha-
nifestations musicales sous la Révolution», Du que exemplaire, composé de l’in-folio & de l’in
May, Paris 1991, pp. 21-36. 4°. On ne s’oblige pour lors à fournir les exem-
24] La prima carta internazionale sul diritto plaires que dans le mois d’août de la présente
d’autore, conosciuta come «Convenzione di Ber- année 1741, pour donner aux étrangers le tems
na», fu firmata solo il 9 settembre 1886. Tredi- de s’en pourvoir, avec promesse cependant de les
ci i paesi firmatari: Germania, Austria, Inghil- livrer dès qu’il y en aura deux cents d’assurés, &
terra, Svizzera, Belgio, Spagna, Francia, Italia, de ne recevoir aucune souscription au-delà de ce
Lussemburgo, Monaco, Tunisia, Haïti, Giap- nombre. Les souscriptions signées de l’Auteur &
pone. Il documento fu in seguito rivisto a piú numérotées pour plus grande sûreté, se distri-
riprese con l’aggiunta di nuovi paesi. bueront: chés M. Ballot, notaire, rue S. Honoré,
25] «L’ouvrage qui est déjà gravé [i Pièces de vis à vis la rue traversière. On payera la moitié
clavecin en concerts di Rameau], s’imprime ac- comptant, & l’autre moitié en recevant l’exem-
tuellement; mais comme on craint qu’il ne soit plaire». («Mercure de France», mars 1741, pp.
274 anik devriès-lesure

come “autore” e in quanto tale benefi- ber opposto al suo socio Pleyel; fu il
ciava delle ricadute finanziarie sui suoi plagiante, Sieber, a vincere la causa (ave-
adattamenti di arie di successo. Molti va pubblicato, senza l’accordo di Pleyel,
editori plagiati, come anche un certo delle sonate composte per quest’ulti-
numero di compositori, tentarono, con mo, di cui una prima edizione era già
una petizione indirizzata all’Assemblea apparsa all’estero) [27].
nazionale il 24 giugno 1798, di opporsi L’unico strumento che potevano
al «brigandage qui ne tend rien moins utilizzare i musicisti per premunirsi
qu’à anéantir la propriété des mar- da questi furti legalizzati era vende-
chands, auteurs, éditeurs» chiedendo re l’opera simultaneamente nelle prin-
che fosse vietata la prassi di «faire des cipali capitali europee.
arrangements et des importations» [26], Tra le soluzioni escogitate per ten-
ma non ottennero alcun risultato. Si tare di scoraggiare le pratiche illega-
noti che in questa petizione le «im- li di contraffazione, ci furono l’ag-
portations» sono menzionate accanto giunta di firme dei compositori e de-
agli arrangiamenti, poiché in Francia gli editori sul frontespizio dell’edi-
anche questi erano considerati come zione venduta [28], oppure la divi-
parte del «domaine public». Di conse- sione a metà delle lastre di una me-
guenza, ogni opera pubblicata fuori desima opera (una parte andava al-
dalla Francia era considerata come di l’editore e un’altra al compositore)
dominio pubblico e nessun diritto do- [29], anche se simili stratagemmi si
veva essere versato al suo autore. Que- rivelarono alla lunga insufficienti.
sta lacuna giuridica ingenerò tutta una
serie di abusi e fu periodicamente de-
nunciata dai musicisti nella loro corri- IL REPERTORIO PUBBLICATO
spondenza (Händel, Mozart, Haydn
ecc.). Una simile assenza di legislazio- Prima di osservare le grandi linee evo-
ne diede anche luogo a un procedi- lutive del repertorio pubblicato nel
mento giuridico durato molti anni che, Settecento in Francia, bisogna men-
alla fine del secolo, fece giurispruden- zionare una peculiarità delle opere a
za. Le parti in causa erano l’editore Sie- stampa di allora: quasi nessuna data

26] Testo della petizione conservato in Paris, ches, annonces et avis divers», 23 janvier 1793,
Bibliothèque Nationale de France, département p. 322).
de la musique, Recueil 151. 29] «Le Clerc garde les 40 premières pages du
27] Da un resoconto, conservato presso la Bi- livre [i Principes du violon [...] di l’Abbé figlio],
bliothèque de l’Opéra, Op. 6654, n. 3055, che l’Abbé fils les 40 derniers. Chacun sera tenu de
riunisce le accuse mosse reciprocamente dalle faire tirer à ses frais l’impressions et l’achat du
due parti. papier pour les planches qu’il aura en sa pos-
28] «L’auteur [Luigi Cherubini] prévient que session. L’exemplaire sera vendu 12 livres. Cha-
les exemplaires [della Lodoïska] sont signés par cun touchera 6 livres. Une remise de 24 sols par
l’éditeur, et que les non-signés seront échangés, exemplaire pourra être accordée aux marchands
en indiquant le contrefacteur. [in vendita] Chez débitants à qui Le Clerc les aura délivrés». (Ar-
Naderman, éditeur [...] rue d’Argenteuil». («Affi- chive National, MC, LXXXIII, 472, 2 janvier 1761).
un commercio in espansione: l’editoria musicale in francia… 275

di pubblicazione venne infatti indi- in diminuzione in rapporto a quella


cata sul frontespizio delle edizioni pubblicata a inizio secolo.
apparse tra il 1710 e il 1800. I librai A partire dagli anni 1740-1760 si
di musica sapevano, come appare an- constatò un netto cambiamento negli
che dall’«Almanach musical» del 1781 orientamenti del repertorio. Le opere
(pp. 7-8), che la musica invecchiava di compositori francesi della prima
«plus promptement que les oeuvres metà del Settecento furono ritirate da
des autres arts» e che il pubblico ab- tutti i nuovi cataloghi, rimpiazzate dal-
bandonava nei depositi tutto ciò che la musica strumentale italiana o di ori-
aveva perso «la première jeunesse»; gine tedesca; solo pochi francesi con-
ecco perché si preferí omettere la da- tinuarono a figurarvi. Questo disinte-
ta piuttosto che indicarla, influen- resse per la musica francese pubblica-
zando cosí le scelte della clientela. ta durante la prima metà del secolo su-
Fino a circa il 1740 la musica fran- scitò anche, nel 1762, il fallimento del-
cese ebbe il predominio nella lista del- l’impresa «A la Règle d’Or», allora ge-
le opere presenti nei cataloghi pubbli- stita dall’editore Marc Bayard e i cui
cati «A la Règle d’Or» e «A la Croix fondi erano quasi del tutto costituiti
d’Or». Una tale preminenza fu, tra l’al- da questo genere di musiche. Ecco l’ar-
tro, legata al fatto che i compositori gomento presentato da Bayard ai cre-
francesi furono i primi a imparare dal- ditori per giustificare i cattivi affari:
le possibilità offerte dalla tecnica d’im-
pressione per pubblicare le proprie ope- le débit de la musique française a pre-
re. Fino a circa il 1730, il repertorio sque entièrement cessé [tenendo con-
vocale (melodrammi, cantate, canta- to del] gout décidé que le public a pris
tilles, musica sacra) fu piú numeroso pour la musique italienne... en sorte
dello strumentale, nonostante la pre- que le bénéfice de ce commerce s’est
senza relativamente ingente della mu- affaibly de jour en jour, d’autant plus
sica per clavicembalo (con opere di Jac- que d’une part, au lieu de trois mar-
ques Champion de Chambonnières, chands qui faisaient le commerce avant
François Couperin, o Jean Henry d’An- l’établissement du dit Sr. Bayard, il y
glebert). Per contro, a partire dal 1742, en a actuellement au moins huit, et
si moltiplicò la musica strumentale per que d’une autre une multitude de col-
piccole formazioni: sonate per stru- porteurs s’en meslent aujourd’hui [30].
mento solista (clavicembalo, violino,
flauto, arpa), duetti, trii, quartetti, quin- Questa evoluzione del gusto fu per-
tetti. A tale produzione si aggiunsero cepita verso il 1737 da Charles-Nico-
i metodi per strumento. Sul versante las Leclerc, che, vale la pena ricordar-
vocale, ariette, romanze e opéras comi- lo, fu il primo francese ad aver costi-
ques rimpiazzarono i melodrammi di
tema mitologico, le «airs à chanter», le
30] Archive National, MC, LXXII, 19 juin 1762,
cantate e le cantatilles. La quantità di remise de fonds de commerce par Bayard aux da-
musica sacra (messe, mottetti ecc.) fu mes Mye et Trumeau.
276 anik devriès-lesure

tuito un fondo editoriale di opere a adattati per qualsiasi strumento: «Jour-


stampa acquisite in esclusiva. La scel- nal d’ariettes italiennes» presso Bailleux,
ta che effettuò e di cui si trova la lista «Journal de violon ou recueil d’airs nou-
nel primo catalogo pubblicato nel veaux arrangés pour le violon» presso
1737, è caratteristica dei gusti futuri Baillon, «Recueil périodique d’ariettes
del pubblico (in cui già predominano d’opéras comiques et autres arrangées
opere cameristiche straniere, soprat- pour le fortepiano et pour le clavecin»
tutto italiane, di Francesco Geminia- presso Bouïn, Journal de clavecin par les
ni, Gianotti, Adolph Hasse, Piero An- meilleurs maîtres», «Journal de Harpe»
tonio Locatelli, Paolo Lorenzani, Giu- entrambi presso Le Duc, «Etrennes de
seppe Antonio Paganelli, Gaetano Pu- guitare» presso Jolivet, «Journal d’orgue
gnani, Joachim Quantz, Wenceslas Jo- à l’usage des paroisse» ancora presso Le
seph Spourni, Giuseppe Tartini, Car- Duc ecc. Queste riviste, assai apprezza-
lo Tessarini, Antonio Vivaldi ecc.). te dal pubblico, avevano il vantaggio di
A partire dal 1770, la musica sinfoni- assicurare entrate regolari alle case edi-
ca e quella concertante («sinfonia», «simpho- trici; l’éditore Bailleux, per esempio, fe-
nies périodiques», «simphonies concer- ce fortuna proprio grazie al suo celebre
tantes» o «concertos») presero piede. I «Journal d’ariettes italiennes» che usciva
nomi di Stamitz, Mozart, Haydn, Boc- ogni quindici giorni.
cherini, Cambini, Viotti ecc. sono pre- È interessante notare che nessuna
senti praticamente in tutti i cataloghi. opera scritta nel corso del secolo pre-
Alcuni editori, come de La Chevardière cedente figurò piú in tali pubblica-
o Venier si specializzarono anche nelle zioni; bisognerà attendere gli anni
collezioni periodiche di sinfonie nume- attorno al 1830 e l’azione di didatti
rate «symphonie périodique N°...». Quan- come Alexandre Choron perché si
to al repertorio vocale, all’opéra-comi- svegliasse la curiosità del pubblico
que, alle ariette, alle arie variate, esse tro- verso il repertorio storico.
varono altrettanto il favore del pubblico Come si vede, è nel corso del Sette-
e contribuirono alla prosperità delle ca- cento che i fondamenti del commer-
se editrici. A questo tipo di repertorio e cio vengono stabiliti e che le sue pra-
a partire dal 1760 apparvero anche sul tiche non sono ancora del tutto tra-
mercato una serie di riviste musicali a ca- montate, essendo simili anche alle at-
rattere periodico [31], una sorta di anto- tuali. Ecco perché, grazie al dinami-
logie che tenevano il passo del gusto at- smo di cui diede prova nell’editoria
tuale, adattate per diversi strumenti, per musicale, Parigi, tra il 1760 e il 1800,
gran parte fatte di arrangiamenti di arie merita senza dubbio il rango di capi-
scelte, estratti da melodrammi o da opé- tale europea dell’editoria, posizione che
ras-comiques con accompagnamenti non ha mai piú ricoperto in seguito.

31] L’editore Jean-Christophe Ballard aveva et à boire de différents auteurs», raccolte che
già lanciato questo tipo di pubblicazione nel però (interrotte nel 1724) erano destinate solo
1694 con le sue raccolte mensili di «Airs sérieux ai cantanti.
Il libretto d’opera

di Marco Beghelli

Nel linguaggio comune, si dice “li- al suo massimo fulgore (the libretto,
bretto” – o anche piú banalmente das Libretto, e ancora libreto in spa-
“libro”, nel gergo ottocentesco – il gnolo, portoghese, ceco, polacco, li-
testo verbale di un’opera in musica, brettó in ungherese, lebr¶ttoin
un testo poetico destinato alla rap- russo) o importato in traduzione co-
presentazione teatrale, confezionato me calco semantico, ripiegando cioè
secondo criteri formali predefiniti in parimenti sul diminutivo del lemma
funzione della sua intonazione [1]. locale significante “libro” (le livret,
È un chiaro caso di metonimia (il das Büchel [2], a könyvecske).
contenitore per il contenuto): il ter- Difficile è comunque accertarne la
mine, com’è facile intuire, designa nascita, proprio perché la tecnifica-
infatti in prima istanza il supporto zione di un termine d’uso comune
cartaceo ch’è solito rendere pubbli- rischia di confondersi nei documen-
co, a mezzo stampa, quel testo poe- ti piú antichi con il suo impiego nel
tico, un supporto predisposto nella significato generico (“picciol libro”).
comune forma di libro, ma dalle di- L’attecchimento nel linguaggio tea-
mensioni ridotte, donde il diminu- trale deve comunque risalire perlo-
tivo vezzeggiativo di “libretto” per meno alla fine del Seicento, giacché
antonomasia, adottato in veste ita- in una lettera del 1701 il poeta Apo-
liana anche dalle altre lingue euro- stolo Zeno impiegava ormai il ter-
pee che conobbero il teatro d’opera mine con assoluta disinvoltura (e ad

1] Per le vicende del libretto inteso come te- rale, prodotto anche grazie a contributi del Di-
sto drammatico sull’arco dei suoi quattro seco- partimento di Musica e Spettacolo dell’Univer-
li di storia – un aspetto estraneo a questa trat- sità di Bologna.
tazione – cfr. A. Gier, Das Libretto. Theorie und 2] Non attestato dai comuni dizionari, ma
Geschichte einer musikoliterarischen Gattung, Wis- evidentemente in uso: «Ich habe leicht 100 –
senschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1998. Ja wohl mehr Bücheln durchgesehen – allein
La librettologia, divenuta negli ultimi decenni – ich habe fast kein einziges gefunden mit wel-
una vera e propria disciplina che accomuna lin- chem ich zufrieden seyn könnte» (lettera di
guisti e musicologi, sta dando notevoli frutti sul Wolfgang Amadé Mozart al padre, da Vienna,
piano estetico, lessicologico e filologico. Un pro- 7 maggio 1783, in W.A. Mozart, Briefe und
gramma di ricerca sulla librettistica italiana è at- Aufzeichnungen, a c. di W.A. Bauer, O.E. Deut-
tualmente in corso fra un pool di università ita- sch, 7 voll., Bärenreiter, Kassel 1962-1975, vol.
liane; questo contributo n’è un frutto collate- III, p. 268).
278 marco beghelli

esso affibbiava già la nomea di gene- là dove il contenuto del libretto non
re letterario stilisticamente corrotto): s’accentra evidentemente piú su un
testo poetico destinato al canto (ch’è
Il lungo esercizio mi ha fatto conoscere assente), ma sulla semplice narra-
che dove non si dà in molti abusi, si zione piú o meno dettagliata degli
perde il primo fine di tali componi- eventi inscenati. Piú propriamente,
menti, ch’è il diletto. Piucché si vuo- dovrebbe allora parlarsi in modo on-
le star sulle regole, piú si dispiace; e nicomprensivo di un libretto per mu-
se ’l libretto ha qualche lodatore, la sica, locuzione del resto in uso fra gli
scena ha poco concorso [3]. addetti ai lavori [6].

Lo stesso Benedetto Marcello l’u-


serà poi ripetutamente nella sua sa- NATURA BIBLIOGRAFICA
tira sul Teatro alla moda (Venezia
1720), mentre sensibilmente piú tar- Il libretto – nell’accezione editoria-
diva deve ritenersi la diffusione del le del termine – non contiene musi-
derivato librettista, vale a dire il poe- ca, ma soltanto parole [7]; la presenza
ta autore dei versi [4]. di un capitolo ad esso dedicato in un
Per estensione, il termine libretto è volume che tratta del “libro di mu-
poi stato assunto anche da generi di sica” potrebbe dunque sembrare im-
spettacolo musicale limitrofi all’o- propria, se i suoi legami con la mu-
pera, come operette, oratorii, canta- sica non fossero talmente stretti e di-
te, e perfino balli e pantomime [5], retti da dissolvere pressoché la sua

3] Lettera di Apostolo Zeno a Ludovico An- 7] Libretti contenenti anche testi musicali so-
tonio Muratori, da Venezia, [agosto 1701], in no eccezioni e costituiscono una particolarità del
Edizione nazionale del carteggio di L.A. Murato- settore, quasi del tutto assente nella produzione
ri, a c. di A. Burlini Calapaj, vol. XLVI, Olschki, italiana. Se ne hanno esempi sin dal primo Sette-
Firenze 1975, pp. 245-246: 246. cento nel repertorio di vaudevilles e opéras-comi-
4] Su tale figura professionale, si veda F. Del- ques francesi, sui cui libretti a stampa vengono tal-
la Seta, “Il librettista”, in L. Bianconi, G. Pe- volta riportati i refrains piú accattivanti. Tale pra-
stelli (a c. di), Storia dell’opera italiana, vol. IV, tica si ripeterà a metà Ottocento con alcuni li-
Il sistema produttivo e le sue competenze, EDT, To- bretti inglesi e americani delle opere di reperto-
rino 1987, pp. 231-291. rio comunemente eseguite in lingua italiana (com-
5] Per tacere dei libretti cinematografici prese dunque tante originariamente in francese o
emessi a inizio Novecento come supporto al- tedesco), in cui la doppia colonna col testo can-
le musiche sinfoniche d’accompagnamento ai tato e la traduzione inglese che l’affianca viene di
film muti, spesso particolarmente eleganti: fra volta in volta interrotta dalle melodie dei passi piú
i piú noti, quelli per Cabiria di Gabriele d’An- famosi. Funzione spiccatamente didattica è infi-
nunzio, musica di Ildebrando Pizzetti (1914), ne quella legata, anche in Italia, al repertorio wa-
per Rapsodia satanica di Fausto Maria Marti- gneriano, i cui libretti già da fine Ottocento fu-
ni, musica di Pietro Mascagni (1915), per Fra- rono ben spesso corredati con guide tematiche ai
te Sole di Mario Corsi, musica di Luigi Man- vari Leitmotive. Per queste particolarità editoria-
cinelli (1918). li ed altre simili curiosità, si rimanda a Ulderico
6] Cfr. l’articolo del librettista A. Ghislanzo- Rolandi, Il libretto per musica attraverso i tempi,
ni, Mie idee sul libretto per musica, in «Giorna- Edizioni dell’Ateneo, Roma 1951, da cui sono
le-capriccio» I/15 agosto 1877, p. 18. tratte molte delle notizie materiali qui riportate.
il libretto d’opera 279

identità letteraria nella cognizione veduto in primis biblioteche e colle-


comune, che lo considera un pro- zionisti espressamente interessati al-
dotto del tutto subordinato alla mu- le cose musicali [8].
sica, ieri come oggi: non si scrivono Anche su un piano strettamente
libretti per dar sfogo all’estro poeti- catalografico, il libretto d’opera ha
co, ma in funzione di un’intonazio- finito per assumere ai giorni nostri
ne musicale; non si leggono libretti un’identità a sé stante. Il manuale di
per mero piacere letterario (solo il catalogazione ufficialmente in uso
Metastasio e pochi altri autori reg- nelle biblioteche italiane prevede in-
gerebbero un siffatto approccio), ma fatti regole del tutto differenti da
a margine di una rappresentazione quelle praticate per i normali libri a
operistica, di un ascolto radiofonico stampa.
o discografico, dello studio di una
partitura; non sono i letterati a in- I libretti d’opera, di oratori, di ope-
dagarne forme e contenuti, bensí i rette, di balli, balletti, pantomime, edi-
musicologi, ed a raccoglierli e tra- ti esplicitamente in occasione e per ac-
mandarli fino ad oggi hanno prov- compagnare determinati spettacoli o

8] Fra le maggiori collezioni italiane, fondi di Bonamici nella Biblioteca Marucelliana di Fi-
riferimento per la ricerca mondiale, contenenti renze, i 5.000 del fondo Conti-Castelli andati
alcune decine di migliaia d’esemplari, si ricor- ad incrementare l’originaria raccolta bolognese
dino quelle del Civico Museo Bibliografico Mu- di Padre Martini, i 4.000 del fondo Torrefranca
sicale di Bologna (progressivo ampliamento del- oggi nella Biblioteca del Conservatorio “B. Mar-
la raccolta iniziata nel Settecento da Padre Mar- cello” di Venezia).
tini), della Fondazione Cini di Venezia (frutto Piú in generale, mancano comunque ancora
in gran parte del formidabile collezionismo no- dati complessivi sul patrimonio superstite, di-
vecentesco di Ulderico Rolandi), di varie bi- sperso fra mille istituzioni grandi e piccole. Ca-
blioteche generali statali (Bologna, Firenze, Mi- taloghi a stampa dei giacimenti di alcune colle-
lano, Napoli, Venezia ecc.) e comunali (Firenze, zioni principali sono apparsi fin dall’inizio del
Palermo, Torino ecc.), nonché di tante bibliote- Novecento (a partire dal pionieristico O.G.Th.
che di antichi conservatorii (Firenze, Milano, Sonneck, Catalogue of opera librettos printed be-
Napoli, Parma, Roma, Venezia ecc.). Anche al- fore 1800: Library of Congress, Government Prin-
l’estero si segnalano raccolte di notevole am- ting Office, Washington 1914), proliferando
piezza, per lo piú afferenti alle diverse bibliote- poi negli ultimi decenni del secolo, quando la
che nazionali (Londra, Monaco di Baviera, Vien- catalogazione dei libretti d’opera ha visto un im-
na, Washington ecc.) o di conservatorio (Parigi, pulso notevole. Unica opera collettiva (pur con
Bruxelles ecc.), oppure registranti il contenuto tutte le lacune di simili imprese e la limitazio-
di storiche collezioni patrocinate da sovrani cul- ne alla produzione sei-settecentesca) rimane al
turalmente illuminati (ad esempio quella della momento la monumentale impresa di C. Sar-
Herzog August-Bibliothek di Wolfenbüttel). tori, I libretti italiani a stampa dalle origini al
Molte anche le collezioni private, spesso ric- 1800, 8 voll., Bertola & Locatelli, Cuneo 1990-
chissime, di cui si ha però scarsa conoscenza fino 1994, cui s’aggiungono recensioni isolate dedi-
a quando non arrivano a confluire in strutture cate a singoli autori (A.L. Bellina, B. Brizi e
pubbliche per acquisto o donazione (erano rac- M.G. Pensa, I libretti vivaldiani. Recensione e
colte private i 32.000 libretti del suddetto fon- collazione dei testimoni a stampa, Olschki, Fi-
do Rolandi, i 21.000 del fondo Carvalhaes nel- renze 1982; G. Fanan, Drammaturgia rossinia-
la Biblioteca del Conservatorio “S. Cecilia” in na. Bibliografia dei libretti d’opera, di oratori,
Roma, i 13.000 del fondo Schatz nella Library cantate ecc. posti in musica da Gioachino Rossi-
of Congress di Washington, i 7.000 del fondo ni, Istituto di Bibliografia Musicale, Roma 1997).
280 marco beghelli

esecuzioni, si schedano sotto il titolo, buttato sul mercato e dato in pasto


con intestazioni secondarie sia sotto il al sistema teatrale, risulterà infatti
librettista sia sotto l’autore della mu- tanto meno di paternità metastasia-
sica. Questa soluzione è da racco- na, bensí vivaldiana, pergolesiana,
mandare particolarmente per tutte le gluckiana, cimarosiana, quanto piú
biblioteche di qualsiasi tipo che pos- il compositore di turno sarà inter-
siedano libretti in quantità rilevante e venuto in un drastico processo di
di diverse epoche. Nelle quali è anche “taglia e cuci” per adattare quel pro-
opportuno si riservi ad essi una sezio- dotto a rinnovate esigenze esecuti-
ne apposita del catalogo autori o s’i- ve; ma se anche l’ennesima partitu-
stituisca un catalogo a parte [9]. ra cresciuta su di esso godrà a sua
volta di successive riprese senza il di-
Tali particolarità discendono di- retto controllo del compositore, gli
rettamente da certe caratteristiche ulteriori interventi apportati dai nuo-
del testo operistico, nonché da mo- vi interpreti ridimensioneranno pu-
dalità esecutive invalse nell’arco di re la paternità della musica. Il libretto
due secoli e mezzo di storia del ge- pubblicato per accompagnare un de-
nere: la peculiarità dei libretti di es- terminato allestimento in un partico-
sere «editi esplicitamente in occa- lare teatro con un cast ben preciso,
sione e per accompagnare determi- testimone nei versi stampati di tut-
nati spettacoli o esecuzioni» influi- te le modifiche intervenute in quel-
sce infatti sulla loro identità lettera- l’occasione, finirà dunque per risul-
ria al punto da mettere in crisi – pri- tare privo di un vero autore – spes-
ma sul piano estetico, poi su quello so neppure indicato – e frutto, per-
catalografico – il concetto stesso di tanto, di un ideale autore collettivo
“autore”, fino a quando almeno non [FIG.1]: il che costringe il bibliote-
è venuta ad attenuarsi, verso la metà cario moderno a intestare la scheda
dell’Ottocento, la prassi esecutiva principale di quel prodotto sotto il
diffusissima di considerare l’opera titolo, considerando poeta e musi-
in musica un testo strutturalmente cista non piú che elementi catalo-
aperto a possibili interventi in oc- grafici secondari, mentre l’indica-
casione di ogni allestimento. Come zione del teatro e della stagione in
gli storici dell’opera hanno da tem- cui la rappresentazione è inserita
po evidenziato, il testo verbale di un (spesso gli unici elementi a cam-
libretto del Metastasio, una volta peggiare nel frontespizio, oltre al ti-

9] Ministero per i Beni Culturali e Ambienta- cales, Code international de catalogage de la musi-
li, Manuale di catalogazione musicale, Istituto cen- que, vol. I: F. Grasberger, Der Autorenkatalog der
trale per il Catalogo unico delle biblioteche ita- Musikdrucke, Peters, Frankfurt a. M. 1957, p. 16).
liane e per le Informazioni bibliografiche, Roma Sulle peculiarità bibliografiche del libretto d’ope-
1979, p. 19. Tali direttive si uniformano a quel- ra si veda anche F. Riva, E dopo Sartori? Conside-
le da tempo invalse internazionalmente (cfr. As- razioni sulla catalogazione dei libretti, in «Rivista
sociation internationale des bibliothèques musi- Italiana di Musicologia» XXXI (1996), pp. 91-118.
il libretto d’opera 281

Fig.1:Adriano in Siria, dramma per musica da rappresentarsi nel nobilissimo Teatro delle Dame nel Car-
nevale dell’anno 1769 (Corradi, Roma 1768?). A livello catalografico, come per la gran parte d
libretti settecenteschi, si tratterebbe di un testo anonimo: la paternit metastasiana -
fatti per risaputa (si tratta dell ennesima intonazione di un testo che aveva debuttato n
mentre l autore della musica, Gian Francesco De Majo, viene en passant
nominatoin una pagina
interna. Poich la stagione di Carnevale prendeva avvio il 26 dicembre, con buona probabi
libretto andrebbe editorialmente attribuito all anno 1768 (cfr. nota 10).
282 marco beghelli

tolo e al destinatario della dedica le da vendersi all’ingresso del tea-


[10]) rimangono di fatto i soli dati tro andrà mano a mano diffonden-
utili per riconoscere e distinguere dosi. Se è pur vero che per l’Orfeo
senza ambiguità una Clemenza di monteverdiano (Mantova 1607) «la
Tito dall’altra. favola s’è fatta stampare accioché
ciascuno degli spettatori ne possa
avere una da leggere mentre che si
ASPETTO FORMALE canterà» [ 12], nondimeno buona
parte dei testi poetici delle prime
In quanto pubblicazione di sup- opere rappresentate, a partire da
porto allo spettacolo operistico, si quelli di Ottavio Rinuccini per la
potrebbe facilmente affermare che Dafne di Peri (Firenze 1598) [FIG.
il libretto d’opera venne alla luce 2]e per l’Euridice di Peri e Caccini
con la nascita dell’opera stessa, co- (Firenze 1600), spesso vanno in ti-
me ausilio per lo spettatore-ascol- pografia successivamente allo spet-
tatore, «ché, rappresentandosi in tacolo (La Dafne a due anni dal de-
sale molto grandi, non è possibile butto) e con ben altre caratteristi-
far sentire a tutti la parola, […] e che editoriali: sono stampe spazio-
la tanta musica, mancando all’udi- se e di medio formato (i primi li-
to la parola, viene noiosa» [11]. In bretti fiorentini si presentano in-
realtà, è soltanto nel passaggio dal 8°: circa 22,5 cm di altezza per 16,5
palazzo privato al teatro pubblico cm di larghezza), talvolta perfin son-
che l’idea di un volumetto tascabi- tuose, con tanto d’incisioni in fron-

so dell’Incoronazione di Poppea monteverdiana,


10] Persino l’anno di edizione non rientra da molti repertori attribuita al 1642 anziché al
sempre fra i dati d’obbligo, facendo fede il rife- 1643).
rimento alla stagione teatrale in cui lo spetta- 11] Cosí l’anonima prefazione «A’ lettori» an-
colo s’inserisce. Ciò comporta in molti casi uno nessa alla stampa della partitura della Rappresen-
sfasamento di date, in particolare per gli spet- tatione di Anima et di Corpo di Emilio de’ Cava-
tacoli della stagione di Carnevale, che notoria- lieri (Mutij, Roma 1600, p. [III]), che al termine
mente si estendeva dal giorno successivo il Na- della musica stampava in quattro pagine l’intero
tale al Martedí grasso (variamente compreso fra testo poetico di Agostino Manni, prefigurando
il 3 febbraio e il 9 marzo): il libretto almeno del- l’immagine di un libretto d’opera già suddiviso
la prima opera in programma, poniamo, nella in atti e scene. Successivamente, il testo godette
stagione di Carnevale 1780, essendone fissato anche di due ristampe “letterarie” a sé stanti (Mu-
il debutto per il 26 dicembre 1779, apparterrà tij, Roma 1660 e Marchetti, Siena 1607).
dunque di necessità – bibliograficamente par- 12] Lettera di Francesco Gonzaga al fratello
lando – alla produzione editoriale dell’ultimo Ferdinando, da Mantova, 23 febbraio 1707, in
mese dell’anno precedente a quello che cam- A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga in
peggia in bella vista sul frontespizio. La que- Mantova dal secolo XV al XVIII. Notizie e docu-
stione si complica per i territori che utilizzava- menti raccolti negli archivi mantovani, Ricordi,
no datazioni proprie: a Venezia, ad esempio, il Milano [1890], p. 86; cfr. A. Striggio, La favo-
calendario more veneto, col cambio di data al 1° la d’Orfeo rappresentata in musica il Carnevale
marzo successivo rispetto all’uso moderno, può dell’anno MDCVII nell’Accademia de gl’Invaghiti
erroneamente indurre lo studioso inesperto ad di Mantova, sotto i felici auspizij del Sereniss. Sig.
assegnare i libretti (nonché gli allestimenti re- Duca benignissimo lor protettore, Osanna, Man-
lativi) ad anni solari errati (emblematico il ca- tova 1607.
il libretto d’opera 283

Fig.2:La Dafne d’Ottavio Rinuccini (Marescotti, Firenze 1600). Bench stampato due anni dopo
l esecuzione fiorentina, a futura memoria dell evento, in senso editoriale si - tratta del
bretto d opera della storia, capostipite d un genere tanto prolifico quanto -reietto. La s
colare natura di prodotto d occasione si legge gi a chiare lettere nel frontespizio di
prototipo, in cui compare un chiaro riferimento alla circostanza esecutiva.
284 marco beghelli

tespizio o antiporta [13], da consi- sta forma che si mostra ad esempio il


derarsi come testimoni cartacei a volumetto edito in occasione della “pri-
futura memoria dell’evento, al pa- ma” dell’Incoronazione di Poppea mon-
ri dell’eventuale partitura a stampa teverdiana (Venezia 1643) [FIG.3], per
e d’una serie di testi celebrativi sca- il cui libretto completo il filologo mo-
turiti dalla particolare circostanza: derno deve allora ricorrere a una ste-
cronache, memoriali, sonetti enco- sura manoscritta coeva fortunosamente
miastici ecc. [14]. Prova ne sia che, pervenutaci, o a una tardiva edizione
quando gli intenti autocelebrativi in volume, fra le opere letterarie del
verranno a cessare, la consuetudi- suo autore Giovanni Francesco Buse-
ne di stampare il libretto in antici- nello, oppure alle parole trascritte sot-
po andrà in breve consolidandosi e to le note, direttamente in partitura
diffondendosi, mentre la stampa [16]. Da metà secolo l’edizione dello
della partitura – prodotto d’esclu- scenario viene tuttavia affiancata e poi
sivo uso professionale – resterà per sostituita in via definitiva da quella del
oltre due secoli fatto rarissimo, per- dramma completo.
lomeno in terra italiana.
Dapprincipio, nei teatri veneziani – Generalmente preceduta da una lette-
il primo aperto al pubblico pagante è ra di dedica, da una prefazione e dal-
il San Cassiano (1637) – alla stampa l’argomento del dramma con la delu-
completa dei versi si alterna la solu- cidazione dei necessari antefatti, la pub-
zione di pubblicare soltanto stringati blicazione del testo da cantare avveni-
riassunti del dramma, scena per sce- va utilizzando il piccolo ed economi-
na (lo scenario, appunto) [15]: è in que- co formato in-12° comune ad altri ge-

13] Preziose quelle di Giulio e Alfonso Pari- stimonianze sugli eventi non strettamente mu-
gi nella Regina Sant’Orsola e nella Flora, ovvero sicali. Sull’abitudine di stampare il libretto a
Il natal de’ fiori di Andrea Salvatori, per la mu- evento compiuto, cfr. N. Pirrotta, “Early Vene-
sica di Marco da Gagliano: Firenze 1625 e 1628. tian libretti at Los Angeles”, in G. Reese, R.J.
14] Si vedano, ad esempio, la Descrizione del- Snow (a c. di), Essays in Musicology in Honor of
le felicissime nozze della Cristianissima Maestà di Dragan Plamenac, University of Pittsburgh Press,
Madama Maria Medici Regina di Francia e di Pittsburgh 1969, pp. 233-243.
Navarra (Marescotti, Firenze 1600), redatta dal- 15] Cfr. E. Rosand, “The opera scenario,
l’allora poeta di corte fiorentino Michelangelo 1638-1655: a preliminary survey”, in F. Della
Buonarroti il Giovane, e il Compendio delle son- Seta, F. Piperno (a c. di), In cantu et in sermone,
tuose feste fatte l’anno MDCVIII nella città di Man- for Nino Pirrotta on his 80th birthday, Olschki,
tova, per le reali nozze del Serenissimo Prencipe Firenze 1989, pp. 335-346.
D. Francesco Gonzaga con la Serenissima Infan- 16] Rinunciando qui a segnalare i problemi
te Margherita di Savoia (Osanna, Mantova 1608), specifici che pongono le diverse fonti del testo
compilato dal direttore degli allestimenti man- verbale di questa particolare opera, per un di-
tovani Federico Follino: i due volumi conten- scorso piú generale sulla concorrenza di fonti
gono rispettivamente i testi poetici di Giovan- musicali e letterarie nella delineazione dell’i-
ni Battista Guarini per Il dialogo cantato nel con- dentità di un testo librettistico si rimanda a L.
vito reale da Giunone e Minerva (musica di Emi- Bianconi, Hors-d’œuvre alla filologia dei libret-
lio de’ Cavalieri) e quelli di Ottavio Rinuccini ti, in «Il Saggiatore musicale» II (1995), pp.
per L’Arianna e Il ballo delle ingrate (musica di 143-154, e alla bibliografia precedente ivi ci-
Claudio Monteverdi), il tutto mescolato alle te- tata.
il libretto d’opera 285

Fig.3:Scenario dell’Opera Reggia intitolata La coronatione di Poppea che si rappresenta in musica nel
Theatro dell’Illustr. Sig. Giovanni Grimani (Pinelli, Venezia 1643). In scenario
uno – tipico prodotto
editoriale di met Seicento, che si sostituiva sovente fra le mani del pubblico - al libret
pleto dell opera — il soggetto viene riassunto per segmenti drammatici, secondo una modal
invocata da Stendhal ancora due secoli dopo.
286 marco beghelli

neri di letteratura di consumo. Que- decoro da ottenersi o piú modesta-


sti volumetti – libretti, appunto – di mente con la scelta ed il dosaggio, nel-
un centinaio di pagine (piú tardi un’ot- l’impaginazione, di tondi, corsivi e
tantina), fitti di versi in caratteri tipo- grassetti, oppure con l’impiego di cor-
grafici piú o meno corrispondenti al nici e finalini di serie che ritornano
nostro “corpo 8” ed utilizzanti altezze identici da un testo all’altro, o addi-
anche inferiori nelle pagine introdut- rittura commissionando apposite in-
tive, erano destinati alla lettura pre- cisioni da inserire come antiporta con
ventiva o piú spesso contemporanea raffigurazioni allusive alla vicenda nar-
allo spettacolo, da effettuarsi entro la rata, con gruppi allegorici e soprattutto
sala stessa con l’eventuale ausilio di un con scene salienti del dramma [17].
moccoletto (ma le rappresentazioni,
serali, non avvenivano comunque a lu- Nel Settecento l’aspetto generale
ci spente, secondo la moda post-wa- del libretto d’opera rimane sostan-
gneriana). Tirate alla svelta, sotto l’in- zialmente immutato, ma perde del
combere della fretta o di modifiche tutto quel minimo di nobilitazione
dell’ultim’ora, queste edizioni rivela- editoriale che aveva goduto in certe
no negli errori di stampa e nell’impa- emissioni secentesche: sono dunque
ginazione non sempre impeccabile i edizioni “povere”, su carta di scarsa
segni delle angustie tra le quali sono qualità, racchiuse da deboli coperti-
nate. Ma pur nell’economicità e nella ne variamente colorate ma prive d’in-
precipitazione dell’insieme, questi li- testazione e ben spesso rimosse nel
bretti (che devono aver avuto una par- tempo [TAV. 6]; i caratteri di stampa
te notevole nella produzione di certi non sono sempre puliti, i refusi ab-
editori veneziani, quali ad esempio – bastanza frequenti, ma si conferma
nel secondo Seicento – Francesco Ni- presso alcuni editori quel minimo
colini) non mancano di ambire ad un d’attenzione verso piccoli segni esor-

17] P. Fabbri, Il secolo cantante. Per una storia 1989; E. Warburton (a c. di), The librettos of Mo-
del libretto d’opera nel Seicento, il Mulino, Bolo- zart’s operas, 7 voll., Garland, New York - Lon-
gna 1990, pp. 76-77 (seguono nel testo le indi- don 1992; la collana I libretti di Rossini, vari cu-
cazioni esemplificative di parecchi titoli specifi- ratori, in corso di pubblicazione per la Fonda-
ci). Non mancano, in pubblicazione moderna, zione Rossini, Pesaro 1994 e ss. Riproduzioni di
le riproduzioni fotostatiche di alcuni esemplari. titoli intonati da singoli autori si vedono anche
Per uno sguardo sull’editoria del Sei e Settecen- a corredo di edizioni monumentali delle parti-
to, torna utile la collezione antologica Italian ture (ad esempio, i voll. XLIII-XLVII di E. War-
opera librettos: 1640-1770, a c. di H. Mayer burton (a c. di), The collected works of Johann
Brown, 16 voll., Garland, New York - London Christian Bach 1735-1782, Garland, New York
1978-1983; nell’ambito tedesco: German opera - London 1986-1987; il supplemento Libretti (a
1770-1800, a c. di Th. Bauman, voll. XVIII-XXII, c. di K. Hortschansky), Christoph Willibald Gluck.
Garland, New York - London 1985-1986. Altre Sämtliche Werke, Bärenreiter, Kassel 1995 e ss.),
raccolte si segnalano in rapporto a singoli auto- o di materiali in qualche modo connessi con la
ri di primaria importanza: E.T. Harris (a c. di), rappresentazione dell’opera (vedi la collana di
The librettos of Handel’s operas: A collection of se- disposizioni sceniche «Musica e Spettacolo», a
venty-one librettos documenting Handel’s operatic c. di F. Degrada, M. Viale Ferrero, Ricordi, Mi-
career, 13 voll., Garland, New York - London lano 1990 e ss.).
il libretto d’opera 287

nativi: l’iniziale maiuscola in corpo genza in tal senso [18]. Di fatto, tut-
maggiore a inizio scena, o persino to quanto avesse riguardato l’appara-
decorata in principio d’atto, un fre- to scenico fu illustrato con dovizia
gio in testa alla poesia, uno stemma nella Descrizione e nel Compendio ci-
floreale nel frontespizio o sull’ulti- tati, testi complementari al libretto
ma pagina. Cambiano i formati: al nella loro funzione di documenta-
piú diffuso libretto in-12° (variabi- zione a posteriori [19]. Va da sé che la
le da 7 × 13 cm a 9 × 15 cm circa), didascalia – sia gestuale, sia sceno-
si affianca talvolta uno standard di grafica, stampata solitamente in stile
larghezza quasi raddoppiata (11-12 tipografico differente da quello delle
× 16-17 cm circa), che consente una battute proferite (per lo piú in corsi-
stampa piú ariosa ed offre il giusto vo) [20] – diverrà in breve parte inte-
spazio ai versi piú lunghi, senza do- grante del testo poetico, delineando-
ver sempre ricorrere a fastidiosi ri- ne a tutto tondo la natura precipua-
porti delle ultime sillabe nella riga mente drammatica. L’opera buffa sarà
limitrofa; preferito già nel Settecen- sempre piú ricca di indicazioni ge-
to da certi editori e in certe partico- stuali rispetto alla coeva opera seria,
lari piazze, tale formato maggiore di- per l’oggettiva presenza di maggior
venne comune durante il secolo XIX. azione nonché per la quotidianità dei
Nei libretti di Rinuccini il testo scor- soggetti, che, avvicinando i personaggi
reva ancora senza interruzioni in atti al mondo reale, li priva di quella sti-
e le didascalie erano quasi del tutto lizzazione mitica che avvolge l’eroe
assenti (un’unica didascalia nella della tragedia. Fra Otto e Novecen-
Dafne, due nell’Euridice, veruna to, analogamente a quanto avviene
nell’Arianna), anche se si dà almeno nel teatro parlato, si assiste poi ad una
un caso di esemplare superstite re- vera e propria moltiplicazione espo-
cante a mano integrazioni proprio di nenziale delle didascalie, invadenti
natura visiva, segno di una sentita esi- anche intere pagine di libretto [FIG.4]:

18] Cfr. U. Rolandi, Didascalie sceniche in un Rosen, The staging of Verdi’s operas, in «Report
libretto dell’ Euridice del Rinuccini (1600), in «Ri- of the Twelfth Congress, Berkeley, 1977», Bä-
vista Musicale Italiana» XXXIII (1926), pp. 21-27. renreiter, Kassel 1980, pp. 444-453, trad. it.,
19] Un altro esempio consimile è la Relazio- “La mess’in scena delle opere di Verdi. Intro-
ne delle Nozze degli Dei (Massi e Landi, Firen- duzione alle ‘disposizioni sceniche’ Ricordi”, in
ze 1637), relativa all’allestimento d’un libretto L. Bianconi (a c. di), La drammaturgia musi-
di Carlo Coppola, con musiche di vari autori, cale, il Mulino, Bologna 1986, pp. 209-222;
e contenente indicazioni particolareggiate su molti esemplari di quei livrets sono riprodotti
scenari, vestiari e movimenti scenici. Fatti i do- nei due volumi a c. di H.R. Cohen, Vingt-six
vuti distinguo, possiamo vedere in questi testi livrets de mise en scène lyrique datant des créa-
un antenato dei livrets de mise en scène e delle tions parisiennes e The original staging manuals
disposizioni sceniche ottocenteschi, pubblica- for twelve Parisian operatic premières, Pendra-
zioni in un certo qual modo legate alla produ- gon Press, New York 1986 e 1991.
zione librettistica propriamente detta, benché 20] Nei libretti del primo Seicento, il rap-
di diffusione limitata fra gli addetti ai lavori e porto fra “tondo” e “corsivo” può risultare in-
con precisi intenti non solo descrittivi del pas- vertito nella caratterizzazione differenziata di
sato, ma anche prescrittivi nel futuro (cfr. D. versi e didascalie.
288 marco beghelli

Fig. Iris, musica di Pietro Mascagni, (Ricordi, Milano 1898). A fine Ottocento,
4:Luigi Illica, - l
mai assunto dimensioni esorbitanti rispetto ai versi messi in musica. In questo partic
persino a un doppio regime: le didascalie tradizionali, tipiche di un testo teatrale (
sono affiancate a commenti (qui in corsivo) stilisticamente assai pi pertinenti a un
solo esplicitano i movimenti scenici, ma ne sottolineano pure quei risvolti affettivi
valente attore riuscir mai a trasmettere a uno spettatore che lo guardi da -parecchie
za. La spinta estetizzante di un prodotto come questo arriva ad arricchire ogni pagina
sfondo sempre diversa (in questa s intravede nell originale un uccello di palude),
- des
parire nelle ristampe successive a grande tiratura.
il libretto d’opera 289

non solo minuziosissime descrizioni me quelle dell’Epulone di Francesco


d’ambiente, tendenti a fissare una vol- Fulvio Frugoni (Venezia 1675): 5.522
ta per tutte la dimensione scenica del- versi, beninteso mai intonati da al-
lo spettacolo, ma anche delineazioni cuno. Già il fortunato libretto di Giu-
maniacali di atteggiamenti, stati d’a- lio Rospigliosi Chi soffre speri, messo
nimo, sogni, ricordi e pensieri del per- in musica da Virgilio Mazzocchi e
sonaggio in scena, di cui nulla potrà Marco Marazzoli (Roma 1639), su-
mai pervenire allo spettatore che non perava comunque i 3.500 versi. È pur
segua il testo a stampa di pari passo vero che il genere di commedia – di
con la rappresentazione (ma non ne cui questo titolo costituisce, sotto cer-
avrebbe in molti casi neppure l’agio, ti aspetti, il capostipite nel teatro d’o-
l’estensione di certe didascalie essen- pera – richiede per sua natura dialo-
do ben superiore al tempo che il ra- ghi piú nutriti che non la tragedia;
pido scorrere della musica concede nel Settecento la tendenza sarà tutta-
alla lettura). via quella di fermarsi ben al di sotto
La lunghezza del testo poetico di un dei 2.000 versi (cosí Zeno e Metasta-
libretto è quanto mai variabile, influen- sio per l’opera seria, ma anche Gol-
do di conseguenza sul numero di pa- doni e Da Ponte per quella buffa).
gine di quei volumetti (circa 60-80 I radicali cambiamenti compositi-
per un’opera in tre atti, secondo la vi sorti al volgere del secolo porte-
grandezza del formato editoriale e il ranno l’Ottocento a diminuire dra-
carattere di stampa): si parte con i 445 sticamente l’estensione dei recitativi
versi della Dafne, i 626 della Rappre- («Chi sarà quel maestro che potrà
sentatione di Anima et di Corpo (il Ca- mettere in musica senza seccare 100
valieri raccomandava che non si su- versi di recitativo come in questo
perassero i 700) [21], i 790 dell’Euri- terz’atto? In tutti intieri quattro atti
dice, i 678 della Favola d’Orfeo; ma del Nabucco o dei Lombardi non tro-
l’Arianna oltrepassa già ampiamente verà sicuramente piú di 100 versi di
il limite dei mille versi (1.114), L’in- recitativo») [22], facendo scendere la
coronazione di Poppea tocca i 1.500, lunghezza media d’un libretto al di
le Nozze degli dei i 2.000, il Giasone sotto dei 1.500 versi: 1.480 nel Bar-
di Giacinto Andrea Cicognini per biere di Siviglia (Cesare Sterbini) e
Francesco Cavalli (Venezia 1649, fra 1.215 nella Cenerentola (Jacopo Fer-
i maggiori successi teatrali di tutto il retti), ma appena 1.005 per un’ope-
Seicento) raggiunge quota 2.766 e co- ra seria pur mastodontica come Se-
sí via, in un crescendo progressivo per miramide (Gaetano Rossi), 908 per
quasi un secolo, toccando punte co- Anna Bolena (Felice Romani) e 705

21] Nella citata prefazione alla partitura a razzoni, Libreria Editrice Milanese, Milano
stampa, p. [III]. 1929, p. 24 (la lamentela colpiva la prima
22] Lettera di Giuseppe Verdi a Gugliel- stesura del libretto Ernani, propostogli da
mo Brenna, da Milano, 15 novembre 1843, un Francesco Maria Piave al suo debutto ope-
in G. Verdi, Lettere inedite, a c. di G. Mo- ristico).
290 marco beghelli

per Rigoletto (Francesco Maria Pia- tivi) e versi lirici (tutti i metri in uso
ve). A metà secolo si è insomma ri- in poesia, per dar voce a strofe re-
discesi ai livelli auspicati da Emilio golari destinate alle arie e ai nume-
de’ Cavalieri, per rimanervi sostan- ri d’assieme) ha sempre influito vi-
zialmente fino al termine della gran- sivamente sull’immagine della pa-
de parabola melodrammatica italia- gina, là dove il tipografo abbia avu-
na (945 versi nel pur verbosissimo to esperienza delle convenzioni grafi-
Otello di Arrigo Boito, ma appena che invalse, che pretendono diffe-
732 in un libretto standard come To- renziati allineamenti al margine si-
sca di Illica e Giacosa). nistro (detti giustificazioni ): in po-
Il Novecento, passate le logorree sizione “normale” i versi sciolti, leg-
dannunziane, dedicherà nel secon- germente rientrati i versi lirici, con
do dopoguerra attenzioni di nuova eventuali rientri aggiuntivi (ovvero
natura al libretto d’opera, in linea sporgenze) per evidenziare il primo
con le esperienze della poesia speri- verso di ciascuna strofa [23] [FIG.6].
mentale. Ad essa si rivolgono i po- Un’ulteriore caratteristica grafica,
chi compositori “avanguardisti” an- che accomuna il libretto alla trage-
cora propensi ad impegnarsi in qual- dia parlata, è la ricomposizione vi-
che forma di teatro cantato, trovan- siva della frangitura, il fenomeno
do ad esempio in letterati quali Edoar- che consiste nello spezzare un ver-
do Sanguineti (in una felice e reite- so fra piú personaggi, distribuen-
rata collaborazione con Luciano Be- done i singoli segmenti: la regola
rio) nuovi e diversi esempi di “li- vuole allora che le parole messe in
bretto”, alla ricerca di soluzioni ine- bocca ai personaggi successivi a quel-
dite sin nella distribuzione delle pa- lo che avvia il verso si allineino vi-
role sulla pagina, richiedendo tal- sivamente con la conclusione della
volta formati editoriali alternativi battuta precedente, e cosí di segui-
[FIG.5]. to, fino a colmare la misura del ver-
Quella di una studiata organizza- so stesso. Nell’esempio che segue
zione grafica dei versi era stata del (Lorenzo da Ponte, Le nozze di Fi-
resto una caratteristica costante del garo, atto II, scena IX), si osservi la
libretto d’opera. La differenziazio- disposizione ortodossa di due ter-
ne poetica – ben netta nell’opera zine di decasillabi (il leggero rien-
italiana – fra versi sciolti (endeca- tro segnala l’inizio di ciascuna stro-
sillabi e settenari non rimati in li- fa, che si conclude per statuto ope-
bera alternanza, destinati ai recita- ristico con un verso tronco):

23] Tutto ciò vale primieramente per la tra- ti), vuoi da consuetudini grafiche peculiari, co-
dizione italiana. All’estero possono vigere altre muni anche alla letteratura maggiore (ad esem-
convenzioni, vuoi dettate da un differente stile pio, una giustificazione differenziata per ogni
operistico che richiede testi in altro modo for- metro poetico – versi alessandrini piuttosto che
mulati (vedi la sostituzione dei versi sciolti con decasillabi, novenari, ottonari ecc., in rientran-
vera e propria prosa destinata a dialoghi parla- ze successive – tipica dell’editoria francese).
il libretto d’opera 291

Passaggio, libretto per Luciano Berio (Universal Edition, Milano 1963)


Fig.5:Edoardo Sanguineti,
secondo Novecento, il teatro musicale non produce pi vere operee(˙messa
propriein scena¨ il
termine qui utilizzato dagli autori) e il libretto si modifica di conseguenza. - Nella pagi
prodotta, i testi cantati (su tre colonne parallele che indicano la simultaneit - ) sono or
zialmente in versi non-versi , nei quali l effetto grafico sopraff lo stesso contenuto
parte, sopravvivono le didascalie sceniche. Il tradizionale formato editoriale - ridotto la
mente il campo a nuove e sempre diverse soluzioni.
292 marco beghelli

6:Siroe, Re di Persia, dramma per musica da rappresentarsi nel Teatro Malvezzi la Primavera dell’anno M. DCC. XXXIII.
Fig.
(Sassi, Bologna 1733). Una ben ordinata pagina di libretto (secondo regole tipografich -
te fino in fondo), in cui emergono l indicazione dell inizio di una nuova scena, l ele
partecipano, i versi cantati con giustezze differenziate: versi sciolti
a del
margine
recitativo,
sinistro - termi
i
nanti con la tradizionale rima baciata (˙Core¨ / versi lirici dell rientrati
˙Amore¨); aria (nella i fattispecie,
- ot
nari). La seconda strofa viene qui staccata dalla prima grazie a un ulteriore rientran
avrebbero potuto essere un interlinea bianca, ovvero una sporgenza interna o esterna d
strofa. La particolare disposizione su due righe dell ultimo ottonario tecnica talvo
ad esempio, autore di questo libretto per Johann Adolph Hasse) perrima al mezzo, la la cosi
evidenziare
rima interna (˙stanno¨ / ˙inganno¨) considerata un preziosismo poetico degno- di sottol
dicazione ˙&c.¨ tipica dei libretti settecenteschi, nei quali la quasi totalit dell
da capo , e sta dunque a segnalare il ritorno alla prima strofa, di cui il libretto r
ultimo, la dicitura ˙ATTO¨, che si legge in alto, altro non che il titolo corrente
le due facciate (e sulla destra apparir di volta in volta ˙PRIMO¨, ˙SECONDO¨ - o ˙TERZO
le in basso il richiamo , vale a dire l anticipazione della prima parola -della pagi
nendo l inizio del nuovo atto, comincer nella fattispecie con la dicitura ˙Atto - Terzo
vr procedere alla rilegatura del volumetto.
il libretto d’opera 293

Conte Dunque un uom... ma dov’è, dov’è gito? (con foco)


Antonio Ratto ratto il birbone è fuggito,
E ad un tratto di vista m’uscì.
Susanna Sai che il paggio… (piano a Figaro)
Figaro So tutto, lo vidi. (piano a Susanna)
Ah, ah, ah! (ride forte)
Conte Taci là.
Antonio Cosa ridi?
Figaro e
} (a 2) Tu sei cotto dal sorger del dì.
Susanna

Ebbene, i versi quarto e quinto so- qualsivoglia consapevolezza sulla na-


no rispettivamente suddivisi fra due tura letteraria di quelle opere, stra-
e tre personaggi distinti, ma la di- volge nella gran parte dei casi la for-
stribuzione delle parole sulla pagina ma metrica, con punte di vera aber-
ricompone visivamente la misura del razione nei fascicoli che accompa-
decasillabo, mentre le varie didasca- gnano le edizioni discografiche, ove
lie gestuali ed espressive, sulla destra il libretto è assai spesso esemplifica-
e in corsivo, non contrastano la cor- to direttamente sul testo cantato (di
sa irrefrenabile dei versi. cui si riporta pedissequamente ogni
Quella or ora esibita rappresenta ripetizione verbale prevista dal com-
una distribuzione ottimale delle pa- positore), oppure i versi vengono
role sulla pagina, non sempre rispet- stampati uno di seguito all’altro, sen-
tata fino in fondo nemmeno dai ti- za gli opportuni “a capo” (con evi-
pografi dell’epoca [FIG.7]: talvolta la dente risparmio di spazio), come se
frangitura non risulta adeguatamen- si trattasse di semplice prosa. Soltanto
te ricomposta, e soprattutto assai va- alcune raccolte antologiche di recente
riabile è la dislocazione delle dida- produzione, volte a restituire al li-
scalie, che specie negli stretti forma- bretto tutta la sua dignità di opera
ti editoriali in-12° vengono rintuz- letteraria, si sono fatte carico di ri-
zate ove lo spazio lo consente e, in produrre quei testi nella loro giusta
casi piú rari, relegate a piè di pagina, dimensione grafica, una dimensione
con adeguati richiami numerici nel che – va ulteriormente ribadito – non
corso del testo [FIG.8]. La ristampa costituisce un mero preziosismo grafi-
moderna dei testi librettistici, trop- co fine a sé stesso, ma è radicata nel-
pe volte affidata ad operatori privi di la stessa natura poetica del testo [24].

24] Ormai un classico è l’edizione dei libretti silio, Venezia 2002 e ss. Fra le pubblicazioni re-
metastasiani prodotta in B. Brunelli (a c. di), Tut- centi, si segnalano F. de’ Lemene, Scherzi e favole
te le opere di Pietro Metastasio, voll. I-II, Monda- per musica, a c. di M.G. Accorsi, Mucchi, Mode-
dori, Milano 1943, sostituita oggi da P. Metasta- na 1992; P. Rolli, Libretti per musica, a c. di C.
sio, Drammi per musica, a c. di A.L. Bellina, Mar- Caruso, Franco Angeli, Milano 1993; G. Casti,
294 marco beghelli

Fig.7:Le nozze di Figaro, commedia per musica tratta dal francese in quattro atti, da rappresentarsi nel
Teatro di Corte l’anno 1786 (Kurzbek, Vienna 1786). Nel libretto stampato per la prima - del
polavoro mozartiano, il tipografo ha omesso di evidenziare graficamente frangitura deila
versi;
ne consegue una distribuzione disordinata di frammenti metrici che sembrano aver perdu
identit metrica. Ø questo il modo barbaro con cui vengono oggi per lo pi ristampati -
chi libretti d opera, specie nelle pubblicazioni a pi ampia diffusione (programmi - di
li, allegati discografici ecc.).
il libretto d’opera 295

Fig.8:Europa riconosciuta.Dramma per musica da rappresentarsi nel Nuovo Regio Ducal Teatro di Mi-
lano nella solenne occasione del suo primo aprimento nel mese d’Agosto dell’anno 1778 (Bianchi, -Mi
lano 1778). Ø lo storico libretto distribuito al pubblico la sera dell inaugurazione del
Teatro alla Scala di Milano (3 agosto 1778), poesia di Mattia Verazi, musica di Antonio S
Secondo una pratica poco diffusa, le lunghe didascalie vengono raggruppate a pi di pagin
non interrompere il regolare scorrimento dei versi.

Da segnalare infine una singolare ca sede teatrale dagli stessi esecuto-


prassi redazionale invalsa dalla fine ri. L’indicazione avveniva tramite
del Seicento: quella d’indicare espli- virgolette (” oppure ») poste al mar-
citamente i tagli, rispetto al testo gine sinistro dei versi soppressi – da
originale, effettuati dal musicista per cui l’espressione frequente versi vir-
opportunità compositiva, ovvero ap- golati – e aveva l’intento d’offrire
portati per brevità in quella specifi- sempre e comunque il testo poetico

Melodrammi giocosi, a c. di E. Bonora, Mucchi, d’opera – dalla “selva” (l’ossatura preliminare) al-
Modena 1998; L. Da Ponte, Libretti viennesi, 2 la redazione autografa, all’editio princeps, alle suc-
voll., a c. di L. Della Chà, Fondazione Pietro Bem- cessive versioni recanti interventi “autentici” – è
bo - Guanda, Parma 1999; l’antologia storica Li- G. Pagannone, La «Pia de’ Tolomei» di Salvadore
bretti d’opera italiani dal Seicento al Novecento, a Cammarano, Olschki, Firenze 2004. Un esem-
c. di G. Gronda, P. Fabbri, Mondadori, Milano pio, al contrario, di come i libretti non vadano
1997. Particolarmente originale, incentrata que- stampati sono i volumi gemelli G. Rospigliosi,
sta volta su un compositore, la raccolta sinottica Melodrammi profani e Melodrammi sacri, a c. di
di tutti a c. di L. Bianconi, G. La Face Bianconi, D. Romei, Firenze, Studio Editoriale Fiorentino,
I libretti italiani di Georg Friedrich Händel e le lo- 1998 e 1999 (se ne veda la feroce recensione di
ro fonti, 3 voll., Olschki, Firenze 1992 e ss. Esem- D. Daolmi in «Il Saggiatore musicale» IX (2002),
plare edizione genetico-evolutiva di un libretto pp. 230-249, chiarificatrice dell’intera proble-
296 marco beghelli

nella sua estensione completa: non PARATESTI


tanto nella stesura poetica origina-
le, ché le arie venivano rimpiazzate A complemento del testo poetico, il
senza particolari avvertimenti, quan- libretto inteso come volume a stam-
to piuttosto nella sua completezza pa si arricchisce di ulteriori conte-
drammatica, considerato il fatto che nuti. Sfogliamolo insieme dalla pri-
i tagli segnalati riguardavano per lo ma all’ultima pagina. Il frontespizio,
piú i recitativi, luogo deputato al- come si è già detto, contiene per cer-
l’esposizione e svolgimento dell’in- to soltanto il titolo e l’eventuale sot-
treccio. Per chiarire la portata del fe- totitolo (assai in uso fra Sette e Ot-
nomeno, può essere utile uno sguar- tocento, specie nel repertorio comi-
do a un esempio limite. L’ultima in- co), cui seguono con frequenza va-
tonazione della Semiramide meta- riabile la specificazione del genere
stasiana (1729) giunge a Ottocento (dramma per musica, dramma gio-
inoltrato con la partitura di Giaco- coso, melodramma, oratorio, sere-
mo Meyerbeer (Torino 1819), in un nata, azione teatrale ecc.), il numero
teatro particolarmente interessato a degli atti, gli autori del testo poetico
simili operazioni («i libri di Torino e della musica (dapprima quasi del
sono fatti da un certo Conte non so tutto assenti, poi presenti con assi-
il cognome, che impasticcia i libri duità crescente durante l’Ottocento),
di Metastasio come la Didone e l’E- il teatro e la stagione destinati alla
zio, che ha scritto Mercadante») [25]: rappresentazione, l’eventuale dedica
ebbene, non solo le classiche arie col a qualche patrono, la città di edizio-
“da capo” sono ormai obsolete per ne e il nome dello stampatore (del
il melodramma ottocentesco, che le tutto opzionale l’anno di stampa, in
sostituisce con rondò, duetti e pez- parte surrogato, come già detto, dal-
zi d’assieme, ma anche i lunghissi- l’indicazione della stagione teatrale).
mi recitativi originali risultano del Entrando all’interno del volu-
tutto impraticabili, e vengono per- metto, non è rara fino al primo Ot-
tanto drasticamente ridotti, con un’a- tocento la presenza di una lettera
zione certosina di spolpamento che d’encomio indirizzata al patrocina-
la nuova stampa del libretto rende tore di turno. Dapprincipio n’è au-
palese attraverso le “virgolature”, tore lo stesso poeta: nel modello
senza cosí privare il lettore torinese produttivo di metà Seicento, i li-
neppure d’una parola del Poeta Ce- brettisti non dipendevano infatti
sareo [FIG.9]. dall’impresario, ma facevano eco-

25] Lettera di Vincenzo Bellini a Francesco di A. Basso (a c. di), Storia del Teatro Regio di
Florimo, da Genova, 19 aprile 1828, in V. Bel- Torino, Cassa di Risparmio di Torino, Torino
lini, Epistolario, a c. di L. Cambi, Mondadori, 1976, pp. 183-184), responsabile forse anche
Verona 1943, p. 85. Autore di tali arrangiamenti della Semiramide per Meyerbeer, nonostante il
potrebbe essere stato il conte Lodovico Piossa- nome di Giacomo Rossi comunemente indica-
sco Feys (cfr. A. Basso, Il teatro della città, II vol. to nei repertori enciclopedici.
il libretto d’opera 297

9:Semiramide, dramma per musica da rappresentarsi nel Regio Teatro di Torino nel Carnovale dell’anno 1819 (De-
Fig.
rossi, Torino 1819). Si tratta in buona sostanza del vecchio libretto metastasiano - (1729)
nazione, giunta ormai fuori tempo massimo, quando il genere operistico richiedeva - struttu
sissime da quelle d inizio Settecento. Un anonimo rabberciatore di versi (forse tale cont
Feys) provvide a inserirvi tutte le cavatine e i rond , i duetti e i concertati - di cui Gi
sogno nel 1819, incastonandoli negli aulici recitativi originali del Poeta Cesareo: tropp
per venire interamente cantati a quell epoca; troppo sacri, nondimeno, per stamparli - in f
virgolatura a margine consente di salvare capra e cavoli, indicando i tagli allo spett
diente della
lo spettacolo col libretto aperto. Nella fattispecie, versi virgolati raggiunge
il numeroqui deiuna quantit - supe
riore alla consuetudine. Tuttavia, il poeta preposto ai tagli garantisce sempre - la regola
perstiti, che — sebbene monconi di frasi pi lunghe — suoneranno ognora perfetti endecasi
piet . Io vo che il petto¨) o settenari (˙la sua vita in periglio¨). Ø semmai - il tipograf
guatamente la frangitura (vedi il secondo e terzo verso, da considerarsi un unico endecas
malcostume vieppi diffusosi nel tempo.
298 marco beghelli

nomia a sé, provvedendo in proprio l’osservazione del frontespizio faceva


alla stampa del libretto, di cui in- dedurre: solo indirettamente è l’e-
tascavano i proventi [26]. Per quan- manazione di un poeta, che pur ne
to abbiano sempre dimostrato una occupa la gran parte delle pagine con
certa gelosia – sia pur inane – per i il suo parto drammatico, e men che
loro parti teatrali (la stessa istitu- meno di un musicista, il cui nome
zione dei versi “virgolati” è il frut- cede sovente il passo a quello di vio-
to d’un compromesso fra l’aspira- linisti, danzatori e parrucchieri ope-
zione letteraria del librettista, che ranti in quel particolare allestimen-
vuole presentare al mondo il testo to; ci troviamo piuttosto di fronte al-
nell’integralità della sua concezio- l’atto pubblico di un teatro (a ben ve-
ne, e l’indipendenza creativa del dere, non molto diverso dal moder-
compositore, che mette in musica no programma di sala), in cui, fra le
solo quanto gli aggrada), dopo la tante notizie sulla serata, lo spettato-
prima fissazione a stampa i poeti re trova anche le parole del dramma,
perdevano comunque il controllo riesemplate in base alle modifiche
sul loro lavoro, ristampato in auto- specifiche di quel particolare allesti-
nomia da ogni teatro che lo riuti- mento. Tutto ciò viene confermato
lizzasse in una qualche sua forma; dalla presenza – sempre piú frequente,
statisticamente parlando, sono quin- a partire da fine Seicento – d’un elen-
di preponderanti i libretti editi sen- co degli interpreti vocali partecipan-
za il diretto controllo dell’autore, e ti allo spettacolo [27], con tanto di
ciò accadrà in tutti i casi di ripresa soprannomi in uso (specie se castra-
dell’opera in altra città, o d’into- ti), qualifiche onorifiche e incarichi
nazione ex novo di un libretto pree- stabili vantati da ognuno [FIG.10], e
sistente, opportunamente modifi- viene definitivamente sancito dalla
cato. La lettera d’apertura del vo- lista delle cosiddette mutazioni sce-
lume diverrà dunque sempre piú niche, vale a dire la descrizione som-
spesso il gesto d’omaggio uscito dal- maria degli ambienti predisposti per
la penna di un impresario, in alter- i vari momenti del dramma in quel
nativa o come ampliamento dell’e- singolo allestimento, non sempre in
ventuale dedica sulla prima pagina. fedeltà alle direttive del libretto ori-
In ciò, il libretto d’opera – sempre ginale [28]. Nomi e cognomi dei prin-
inteso come prodotto editoriale – si cipali artefici di tale impianto visivo
configura dunque per quello che già (l’ingegnere e il pittore delle scene,

26] Cfr. L. Bianconi, Th. Walker, Production, l’Ermiona di Pio Enea degli Obizzi, musica di
consumption and political function of seventeenth- Felice Sances (Padova 1638), che contempla già
century opera, in «Early Music History» IV (1984), un dettagliato elenco degli esecutori.
pp. 209-296, trad. it. parziale in C. Annibaldi 28] Sull’argomento cfr. M. Viale Ferrero, “Le di-
(a c. di), La musica e il mondo, il Mulino, Bo- dascalie sceniche del Metastasio”, in M.T. Muraro
logna 1993, pp. 221-252: 246. (a c. di), Metastasio e il mondo musicale, Olschki,
27] Un’eccezione precoce è il libretto del- Firenze 1986, pp. 133-149.
il libretto d’opera 299

Fig. 10:Alessando nell’Indie, dramma per musica di Pietro Metastasio […] da rappresentarsi nel Teatro detto delle Dame
nel Carnevale dell’anno 1730 (Zempel — De Mey, Roma 1730). Il paratesto librettistico - non manca quas
care, accanto ai personaggi del dramma, gli interpreti della specifica produzione - che il
me anagrafico accompagnato, per i castrati, dal soprannome che li ha resi celebri (˙Far
˙Farfallino¨) e, per tutti quanti lo possano vantare, dal titolo onorifico ottenuto da qu
Serenissimo [Duca] di Parma¨), proclamazione che d nel contempo lustro al cantante - che h
cenza e al mecenate che gliel ha attribuita. Pi rara, l indicazione della provenienza - ge
nese¨, ˙Napolitano¨). Ø in questa stessa pagina che troviamo eventualmente posto - il nome
positore, del coreografo, del maestro d armi e duelli (gli abbattimenti ), nonch dell i
300 marco beghelli

ma anche il sarto degli abiti maschi- Pontificio, e ovunque sia attivo l’uffi-
li, quello degli abiti femminili, il cal- cio dell’Inquisizione, il poeta è poi
zolaio, il parrucchiere, il berrettona- costretto, in una stereotipata «Pro-
ro ecc.) vanno poi a completare gli testa», a professare la propria assolu-
elenchi, talvolta assai estesi, di stru- ta aderenza alla fede cristiana, indi-
mentisti e ballerini, con i loro rispettivi pendentemente da quanto le neces-
direttori (il primo violino per gli uni, sità del dramma gli abbiano fatto
il compositore dei balli – cioè il co- mettere in bocca ai singoli perso-
reografo – per gli altri), mentre gli naggi. Ad essa s’affianca, dislocato
autori dei versi e della musica, cioè talvolta a fine libretto, l’imprimatur,
degli elementi immateriali e soprat- vale a dire il nulla osta della censura
tutto non contingenti dello spettaco- alla pubblicazione del testo, emesso
lo, rimangono come s’è detto spesse a seconda dei luoghi e delle epoche
volte taciuti (cosa che non significa da autorità religiose o civili [FIG.11].
necessariamente che fossero sempre Pagina dopo pagina, giungiamo
dati per scontati, come quando oggi finalmente all’inizio del testo dram-
diciamo sbrigativamente “la Travia- matico, con le sue divisioni interne
ta della Callas” o “la Bohème di Zeffi- in atti e scene successive. Non sem-
relli”). pre la poesia scorre però liberamen-
Il librettista trova il suo spazio per te e senza intoppi. In forma invasi-
parlare in prima persona attraverso va, e con dirette ripercussioni sullo
un’eventuale premessa rivolta «Al let- svolgimento dello spettacolo, fino a
tore» o «Al rispettabile pubblico» in Ottocento inoltrato trovano spazio
cui, con una serie di excusationes non fra un atto e l’altro testi del tutto
petitae, intende prevenire possibili estranei a quelli del dramma per mu-
accuse d’incongruità drammaturgi- sica annunciato nel frontespizio: si
che o allontanamenti drastici dalle tratta, in certe zone e in certe epo-
vicende storiche prese a soggetto, im- che (ad esempio, a Napoli nella pri-
mancabilmente imputate alle neces- ma metà del Settecento), di un se-
sità intrinseche dell’opera in musica condo libretto, di proporzioni assai
o alle richieste del moderno gusto piú ridotte, relativo a eventuali in-
teatrale; in forma piú neutra redige termezzi comici destinati a infra-
invece all’occorrenza un «Argomen- mezzare i tre atti dell’opera seria; piú
to» del dramma, che secondo i casi frequentemente, gli intervalli dello
espone i complessi antefatti della vi- spettacolo principale nonché il do-
cenda («Da questo punto prende il po-spettacolo vengono riempiti da
suo principio la rappresentazione del balli su soggetti del tutto estranei ad
presente drammatico componimen- esso, di cui il volumetto in vendita
to» n’è la frequente conclusione), o in teatro riporta il rispettivo “libret-
riassume la vicenda stessa come gui- to” (che, in assenza di parole canta-
da preliminare alla comprensione te, si riduce alla narrazione piú o me-
dell’intreccio. Nei teatri dello Stato no estesa degli eventi inscenati), non-
il libretto d’opera 301

11:Sono relativamente rari i libretti pervenutici in forma manoscritta.?Alle origini,


Fig.
copie da collezione, destinate all erudito, come avveniva per un qualunque testo - letterar
teschi di Giulio Raspigliosi, ad esempio, ci sono giunti in tale veste). Nel Settecento,
tirature nonch il valore effimero di quei testi annulleranno la necessit di - una trasmis
tre i pochi drammi destinati a durare nel tempo godranno di eleganti edizioni - cumulative,
stasiani.?Fra Sette e Ottocento, l esemplare manoscritto coincide pertanto quasi - esclusiv
grafo del librettista fortunosamente superstite, o con una sua copia in pulito - (autogra
nata di volta in volta al compositore, al censore, al tipografo. Quella riprodotta qui
L’equivoco stravagante (1811) di Gaetano Gasbarri, messo in musica da Gioachino
libretto - Rossini. Si
la copia (autografa?) sottoposta alla censura — che dissemina nel corso del -testo parecch
ne in calce il visto d approvazione — passata poi verosimilmente nelle mani del tipografo
sopravvivenza del tutto fortuita, grazie alla conservazione all interno di un fascicolo
gli emendamenti apportati, in sede esecutiva il testo fu infatti giudicato trasgressivo d
lo scartafaccio venne assunto a documentazione dell azione disciplinare intentata - contro
sore di turno. Si noti, gi nella stesura manoscritta, il suggerimento alla giusta impagi
testo: la sporgenza a sinistra, pi o meno accentuata, del primo verso di ogni strofa (˙F
˙Come ¨, ˙Sposala ¨), dopo il verso tronco che conclude la strofa precedente; - la frangitu
composta (˙Come? = Perdona, o cara¨); i doppi senari conclusivi trait d’union;con
la il
didascalia
classico (˙a
Gamber[otto]¨) relegata nel margine destro.
302 marco beghelli

ché il nome di coreografi e danzato- una raccolta capitale di documenti


ri, cosí che il libretto d’opera divie- relativi alla storia del teatro d’opera
ne fonte primaria anche per la sto- – da cui ricavare notizie preziose per
ria della danza teatrale sette-otto- la compilazione di accurate cronolo-
centesca, fino a quando – verso il gie riguardanti istituzioni ed esecu-
1870 – anche il ballo non guada- tori, ma anche l’immagine di un gu-
gnerà una propria autonomia e un sto e di un’estetica dello spettacolo
libretto a stampa tutto suo (una pra- socialmente condivisi (nella scelta dei
tica che, sporadicamente, era co- soggetti, nella loro deformazione ri-
munque già in uso un secolo prima). spetto agli archetipi classici, nella li-
Con la dicitura «Fine del dramma» mitazione di certi temi imposta dal-
si conclude per solito il testo poetico, la censura con modalità diverse in
e con esso il libretto nella sua variega- tempi e luoghi, nelle pratiche di ri-
ta consistenza, salvo l’aggiunta non ra- maneggiamento e di esecuzione, in
ra di cartigli dell’ultimo minuto – le tutto quanto insomma contribuisce
stampe dei libretti erano già di per sé a far leggere l’opera come un pro-
prodotti dell’ultim’ora, confezionati in dotto culturale in senso lato) – piut-
gran fretta a ridosso dell’andata in sce- tosto che un corpus di testi letterari
na – recanti la rubrica «Errata corrige» da trattare alla stregua, per dire, dei
oppure sostanziali varianti nel testo, vari poemetti amorosi, moralistici o
quali l’aggiunta o la sostituzione di que- satirici che andavano a stampa in que-
sta o quell’aria, verosimilmente prete- gli stessi anni, in formati editoriali
sa da uno degli interpreti principali che spesso del tutto simili a quelli utiliz-
si fosse sentito limitato da una parte zati per i libretti d’opera. Del resto,
ristretta o si fosse trovato a mal parti- come il precedente paragrafo ha mi-
to con un brano a lui non confacente rato a dimostrare, l’intento di chi con-
[FIG.12]; in alternativa, tali modifiche fezionava tali pubblicazioni era sol-
venivano prodotte direttamente sul te- tanto quello di fornire un supporto
sto già stampato, incollandovi sopra pratico allo spettatore in un agile ed
pecette con le nuove parole. economico volumetto, da conservarsi
poi eventualmente come souvenir
della serata.
USO E FUNZIONE DEL LIBRETTO La sua lettura durante lo spettaco-
lo è ampiamente documentata [29],
In tutto ciò, la ricca messe di libret- e si giustifica con la sempre lamen-
ti sopravvissuti al passare dei secoli tata difficoltà di cogliere le parole,
costituisce per lo studioso moderno quando affidate alla tipica emissione

29] Si veda ad esempio il ben noto olio di Pie- 1740, con l’Arsace di Metastasio, musica di Fran-
tro Domenico Oliviero riproducente l’interno del cesco Feo): ebbene, uno su cinque fra gli spettato-
Teatro Regio di Torino nella sera – cosí vuole la tra- ri raffigurati in platea tiene in mano un libretto
dizione – della sua inaugurazione (26 dicembre aperto, immergendovi lo sguardo.
il libretto d’opera 303

Fig.12:Il turco in Italia, dramma buffo per musica in due atti da rappresentarsi nel R. Teatro alla Scala per primo spet-
tacolo dell’Autunno del 1814 (Pirola, Milano 1814). Il libretto stampato in occasione del debutto d
rossiniano termina ufficialmente alla p. 67, sul cui retro si legge tuttavia- l appendice
nore: nell occasione, il divo Giovanni David, che non aveva evidentemente digerito - la sce
sini e del suo librettista Felice Romani di lasciarlo privo d un pezzo solistico. Nell im
notino i quattro diversi livelli che evidenziano i successivi cambi di metro, secondo un
francese, nonch la sporgenza esterna del primo verso di ogni strofa.

canora del cantante lirico (su qual- conta delle sue puntate al botteghi-
che esemplare si possono ancora tro- no della Scala per acquistare la mat-
vare tracce di cera sgocciolata dal moc- tina presto il libretto ancor fresco di
colo avvicinato per illuminare la pa- stampa) [30] – parrebbe un contro-
gina, segno che la luce presente in senso se confrontata col mondo del-
quelle sale, pur notoriamente illu- la tragedia parlata, dove anzi cono-
minate, non era del tutto sufficien- scere in anticipo il decorso degli even-
te, specie nei palchi). Ma la lettura ti sarebbe per molti un mortificare la
sin preventiva del testo – diffusa al soddisfazione d’ascolto (piú verosi-
punto che i teatri s’impegnavano a mile la rilettura casalinga a posterio-
renderlo disponibile ancor prima del- ri, sull’onda dell’interesse suscitato
l’andata in scena (Stendhal ci rac- dallo spettacolo, operazione assai piú

30] Stendhal [Henri Beyle], Vie de Henry questa segnalazione e per i tanti, sempre pre-
Brulard [1835-1836], cap. XXXVIII. Ringra- ziosi suggerimenti che hanno arricchito il pre-
zio particolarmente Lorenzo Bianconi per sente scritto.
304 marco beghelli

facile per il pubblico dell’opera, che stanco della sua donna e della propria
automaticamente si ritrova il testo fra grandezza e non privo di vanità nella
le mani, senza neppure doversi im- sua qualità di sovrano.
pegnare in fastidiose ricerche). Ep- Forse l’aggiunta delle parole mi rovi-
pure la consuetudine di leggere il li- nerebbe tutto. Che farci? Sarebbe sta-
bretto in anticipo – in vece di limi- to evidentemente meglio che fossero
tarne la lettura durante lo spettacolo stati Voltaire o Beaumarchais a scrive-
– è testimoniata già nel primo seco- re il libretto; sarebbe piacevole come
lo di vita dell’opera in musica: la musica; lo si potrebbe leggere sen-
za rompere l’incantesimo. Ma sicco-
Dov’andarì sta sera? Vad all’Opera. me i Voltaire sono rari, è una vera for-
Volì venir? Con voi verrò per tutt. tuna che l’arte incantevole di cui ci oc-
[…] cupiamo possa fare cosí facilmente a
Avì let el librett? L’ho scors on tratt. meno di un grande poeta. Purché non
Che ve ’n par? Verament se reconoss, si faccia l’imprudenza di leggere il li-
Ch’el ven da penna nobil, bretto. A Vicenza ho visto che lo si sfo-
gliava la prima serata per avere un’idea
sono i tipici discorsi fra due aristo- dell’azione. Di ogni brano si leggeva
cratiche, riportati per bocca d’una il primo verso che definisce la passio-
serva di Carlo Maria Maggi [31]. La ne o la sfumatura del sentimento che
prassi della lettura preventiva è ri- la musica deve interpretare. Ma nel
masta viva fino ad oggi, fra coloro corso delle quaranta recite successive
almeno cui i mille altri impegni pri- non venne mai in mente ad alcuno di
ma della serata a teatro non impedi- aprire quel volumetto rilegato in car-
scono di ritagliarsi il tempo necessa- ta dorata.
rio. L’idiosincrasia testimoniata da A Venezia la signora B***, temendo lo
Stendhal a inizio Ottocento fra al- spiacevole effetto del libretto, non lo
cuni spettatori veneti ci suona dun- voleva nel suo palco nemmeno alla pri-
que perlomeno curiosa: ma rappresentazione. Le si sunteggia-
va l’azione in una quarantina di righe;
Si noti che parlo sempre e solo della poi, seguendo la numerazione 1, 2, 3,
musica, mai delle parole, che non co- 4 ecc., le si esponeva in quattro o cin-
nosco. Ricostruisco sempre, per con- que parole l’argomento di ogni aria,
to mio, le parole di un’opera. Parten- duetto o pezzo d’assieme [ad es. Ca-
do dalla situazione scelta dal poeta, gli vatina Lindoro: desolazione di un gio-
chiedo soltanto una parola, una sola, vane amante italiano fatto schiavo in
per definirmi il sentimento; per esem- Algeri; Duetto Lindoro e Mustafà : il
pio [all’inizio dell’Italiana in Algeri di prigioniero ricusa la donna che gli vie-
Rossini] vedo in Mustafà un uomo ne offerta in sposa], e questo breve

31] Il lotto di Genova (aggiunta a I consigli di lanese, a c. di D. Isella, 2 voll., Einaudi, Torino
Meneghino, 1697), in C.M. Maggi, Il teatro mi- 1964, vol. I, pp. 563-593: 589-590.
il libretto d’opera 305

estratto era seguito dal primo verso Bologna 1706-1707; Girolamo Gi-
dell’aria o del duetto [«Languir per una gli, Venezia 1708; Francesco Silvani,
bella | e star lontan da quella...»; «Se Venezia 1744; Paolo Antonio Rolli,
inclinassi a prender moglie | ci vor- Verona 1744, postuma; Apostolo Ze-
rebber tante cose»]. Ho notato che tut- no, Venezia 1744; Ferdinando Mo-
ti apprezzavano quest’idea. Cosí do- retti, San Pietroburgo 1794). Piú ra-
vrebbero essere stampati i libretti per re le edizioni antiche di testi in altre
gli amatori [32]. lingue (i libretti di Charles-Simon Fa-
vart e signora, Paris 1763-1777), per
Usati dunque come mero suppor- lo piú reperibili in antologie colletti-
to all’ascolto, la dimensione squisita- ve cresciute attorno a un teatro (Le
mente letteraria di quei testi viene Théâtre italien curato da Evaristo Ghe-
semmai recuperata nelle eventuali suc- rardi, con varie edizioni a partire dal
cessive riedizioni svincolate dalla con- 1694; il Recueil général des opéras re-
tingenza teatrale, in raccolte curate présentés par l’Académie Royale de Mu-
dagli stessi poeti – per affidare all’e- sique depuis son établissement, Paris
ternità la versione “definitiva” di un 1703-1747; il Teatro comico portu-
prodotto ritenuto comunque poeti- guez, Lisboa 1744 e 1787-1792). Ta-
camente valido – o confezionate po- le prassi editoriale s’interrompe si-
stume con intenti celebrativi. In tal gnificativamente nel corso dell’Otto-
senso vanno viste le ripetute edizioni cento (dopo l’esempio isolato di Lui-
metastasiane, a partire da quella ve- gi Romanelli, 1832, e con l’omaggio
neziana del 1733-1737, cui s’ag- postumo a Eugène Scribe, Paris 1874-
giungono le tante pubblicazioni sei- 1885), segno della progressiva perdi-
settecentesche curate dagli autori me- ta di credibilità artistica per tale let-
desimi, dove i libretti appaiono a com- teratura di second’ordine. L’editoria
pletamento della produzione lettera- piú recente se n’è infatti interessata
ria maggiore (Scipione Maffei, Vero- quasi solo nel caso di poeti in odore
na 1730; Giovanni Claudio Pasqui- di eccellenza prestati piú o meno oc-
ni, Arezzo 1751; Carlo Goldoni, Ve- casionalmente al teatro musicale, di
nezia 1788-1795; Ranieri de’ Calza- cui si accolgono in edizione letteraria
bigi, Livorno 1774 e Napoli 1793), anche i “peccati” operistici (Giovan-
o come raccolta piú o meno comple- ni Pascoli, Bologna 1924; Gabriele
ta dei soli testi drammatici (Benedet- D’Annunzio, Milano 1939-1940; Ar-
to Ferrari, Milano 1644; Giovanni rigo Boito, Milano 1942; Hugo von
Francesco Busenello, Venezia 1656; Hofmannsthal, Frankfurt a. M. 1947-
Francesco Berni, Ferrara 1666; Gio- 1954; William S. Gilbert, New York
vanni Andrea Moniglia, Firenze 1689- 1958; Edoardo Sanguineti, Milano
1690; Pietro Antonio Bernardoni, 1969; Wystan H. Auden, Princeton

32] Stendhal [Henri Beyle], Vie de Rossini, seguita dalle Note di un dilettante, a c. di M. Bon-
Boulland, Paris 1823, trad. it., Vita di Rossini, giovanni Bertini, EDT, Torino 1983, pp. 46-47.
306 marco beghelli

1993; Italo Calvino, Milano 1994; tanti, il libretto d’opera propriamente


Dino Buzzati, Milano 1998): sempre detto – in quanto genere editoriale –
e comunque edizioni che vedono il viene generalmente vissuto come un
poeta al centro dell’interesse. Persino prodotto “usa e getta”. È difficile sta-
la prima edizione collettiva dei libretti bilire quante copie fossero stampate
wagneriani, curata – come avevano nel Settecento per ogni occasione:
fatto i librettisti settecenteschi – dal- forse meno di mezzo migliaio, ma
l’autore istesso (Leipzig 1871-1883), evidentemente si facevano anche ti-
si era volutamente presentata come rature successive, se il successo della
espressione di un Dichter, e non qua- produzione portava a moltiplicare le
le materiale di lavoro d’un Komponist. repliche [34]. Ebbene, cosa rimane
Soltanto la riabilitazione, nel secon- di tanta produzione? A dispetto del-
do Novecento, del teatro d’opera co- le decine di migliaia di libretti sei,
me prodotto musicalmente e dram- sette e ottocenteschi oggi conservati
maturgicamente pregevole ha saputo nelle pubbliche biblioteche, il nu-
ribaltare il punto di vista, dando il via mero si riduce a pochissimi esemplari
a una serie di edizioni, perlopiú di lar- sparsi per il mondo se ci limitiamo
go consumo, incentrate sui nomi dei ad osservare le singole emissioni, una
maggiori compositori d’opera (Mo- quantità cioè verosimilmente infe-
zart, Rossini, Bellini, Donizetti, Ver- riore a quella di un volume coevo di
di, Wagner, Puccini, Strauss) [33]. cui siano state vendute un numero
A dispetto di tali iniziative nobili- equivalente di copie. Evidentemen-

33] Innumerevoli oramai, in Italia e all’este- Stoppelli (a c. di), Filologia dei testi a stampa, il
ro (con le eventuali traduzioni a fronte), le col- Mulino, Bologna 1987). N’è conseguenza la so-
lane dedicate a «Tutti i libretti» di un composi- stanziale diversità di esemplari che a tutta prima
tore, proliferate negli ultimi decenni del Nove- parrebbero identici, cosa che costringe il filolo-
cento. Fra i titoli meno scontati, si segnalano go a verificare ogni testimone superstite, nella
M. Burden (a c. di), Henry Purcell’s operas. The consapevolezza di poter comunque difficilmen-
complete texts, Oxford University Press, New te eleggere un “esemplare ideale”. Problema ana-
York 2000; Ch. Pollack, Franz Schuberts Büh- logo è quello, dettato da spartizioni di mercato
nenwerke. Kritische Gesamtausgabe der Texte zu ancora tutte da chiarire, dell’esistenza di libret-
den Opern, Hans Schneider, Tutzing 1988; D. ti a stampa differenti per un medesimo spetta-
Herbert, The operas of Benjamin Britten: The colo, confezionati da tipografie distinte. Per la
complete librettos, Hamilton, London 1979. prima rappresentazione del Barbiere di Siviglia
34] Croce e delizia dei moderni filologi, ogni di Rossini (Roma, Carnevale 1816, col titolo
nuova tiratura poteva comportare correzioni dei della prim’ora Almaviva, o sia L’inutile precau-
refusi, o addirittura modifiche sostanziali dovu- zione), abbiamo ad esempio ben tre diverse emis-
te a sopraggiunte esigenze esecutive, che riusci- sioni del libretto (rispettivamente: «Nella Stam-
vano ad essere accolte soprattutto nel caso – del peria di Crispino Puccinelli», «Pel Mordacchi-
tutto frequente – in cui la sempre scarsa dispo- ni», «Presso Giunchi e Mordacchini»), benché
nibilità di caratteri tipografici, che induceva a ri- lo spettacolo sia stato rappresentato per una set-
durre al minimo i tempi della loro immobiliz- timana appena; inutile dire che piccole varianti
zazione nelle forme già composte, aveva richie- fra di essi – dalla punteggiatura alla grafia di cer-
sto un’immediata scomposizione delle pagine, te parole, per tacer dei refusi – si segnalano in
costringendo cosí il tipografo a ripartire da ca- quantità considerevole: a quale dei tre il filolo-
po (su tali argomenti, si rimanda all’antologia P. go potrà riconoscere il titolo di editio princeps?
il libretto d’opera 307

te il libro lo si conservava, il libretto pio della tradizione amburghese fra


lo si collezionava ovvero lo si cesti- Sei e Settecento, in cui i recitativi era-
nava, al pari di tanta odierna lettera- no composti e cantati in tedesco, men-
tura di consumo, cominciando pro- tre le arie erano spesso (anche se non
prio dai programmi di sala dei teatri. sempre e non tutte) mantenute in ita-
liano, considerando evidentemente
la nostra lingua un elemento stilisti-
MODIFICAZIONE E co peculiare del melodizzare operisti-
DECLINO DI UN GENERE co, non meno importante di certi sti-
lemi musicali [35] [FIG.15].
L’immagine del libretto d’opera fin Il secondo limite di questa esposi-
qui tracciata è molto italocentrica e zione è stato imposto invece da un’og-
circoscritta ai primi due secoli e mez- gettiva realtà storica. L’Ottocento ve-
zo di vita di tale genere editoriale. de infatti un progressivo consolida-
Il primo limite non è tale piú di tan- mento del concetto di “repertorio”,
to, se si considera che per due secoli un meccanismo produttivo che com-
l’opera in musica italiana è stata un porta l’affermarsi duraturo di certi
prodotto paneuropeo – Francia par- titoli, considerati alla stregua di clas-
zialmente esclusa – e che anche quan- sici, da rimettere costantemente in
do, a partire dalla fine del Settecen- scena accanto ai titoli nuovi. Non
to, generi di teatro musicale nazionali che a riprese di un medesimo titolo
si sono sviluppati fino a raggiungere (parole e musica insieme) non si po-
una completa autonomia, si è conti- tesse assistere anche nel secolo pre-
nuato ad eseguire ovunque le opere cedente: si trattava però spesso di ri-
italiane ben spesso anche nella loro prese piú formali che sostanziali, con-
lingua originale (cosa che non avve- siderate le notevoli varianti che si ri-
niva reciprocamente in Italia, con i teneva lecito – se non persin dove-
prodotti stranieri sempre importati in roso – introdurre ogni volta; ed era-
traduzione, fino almeno ad anni re- no comunque operazioni che non si
centissimi). In molti libretti d’oltral- spingevano molto addietro nel tem-
pe (ad esempio, in quelli londinesi di po, interessandosi a partiture le qua-
Händel) il testo in lingua italiana vie- li, anche nei casi piú fortunati, non
ne pertanto affiancato nella pagina superavano di molto il decennio di
accanto dalla traduzione nell’idioma vita sulle scene.
locale [FIG.13]: una traduzione per lo Il titolo piú antico ad essere stato
piú libera, non vincolata cioè al rit- rappresentato continuativamente in
mo musicale, in quanto utilizzata so- tutto il mondo dal debutto ai gior-
lo come ausilio alla comprensione e
non come testo da cantare [FIG.14]. 35] Cfr. l’ampia raccolta di libretti in facsi-
Non si confonda questo caso con la mile riprodotti in R. Meyer, Die Hamburger
Oper: eine Sammlung von Texten der Hambur-
particolarità dei libretti geneticamente ger Oper aus der Zeit 1678-1730, 3 voll., Kraus,
plurilinguistici, come quelli ad esem- München 1980-1984.
308 marco beghelli

13:Radamisto, opera da rappresentarsi nel Regio Teatro d’Hay-Market, per [l’]Academia Reale di Musica/Radamistus, an
Fig.
Opera as it is perform’d at the King’s Theatre in the Hay-Market, for the Royal Academy of Musick (Wood, London 1720).- Ti
pico esempio di libretto con traduzione a fronte (il salto nella numerazione delle pag
in un Europa dove la lingua italiana costituiva senza discussione alcuna l idioma uffi
questo particolare esempio, soltanto i versi sciolti dei recitativi ricevono una tradu
traduttore getta la spugna, limitandosi a riferirne il contenuto generico (˙She - tells
lezza dell impossibilit (e inutilit ) di produrre una versione inglese efficace di qu
L esemplare qui riprodotto particolarmente prezioso in quanto conserva indicazioni - m
re scenico: ˙R[ight] hand¨, ˙L[eft] hand¨ per stabilire il lato del palcoscenico - da cu
trare o uscire in quello specifico allestimento; di fianco a ogni aria, l elenco - degli
scare nei camerini per la scena immediatamente successiva (˙Mrs. Durastanti¨, ˙Mrs. Ga
Robinson¨).

ni nostri è, senza troppi dubbi, Il consuetudine – parole e musica –


barbiere di Siviglia di Rossini (1816). con pezzi di altri autori, proprio co-
Certo, si acclimatò ben presto in for- me era avvenuto per tante opere set-
ma assai diversa dall’originale, con tecentesche. Raggiunta tale forma
tagli che accorciavano la lunghezza già dopo pochi anni di vita, la man-
della partitura di quasi un quarto tenne comunque stabile fino a metà
della sua durata complessiva e per- Novecento, quando nuove istanze
sino tre interi brani del tutto o qua- filologiche vennero progressivamente
si del tutto aboliti dalla prassi ese- a restituirne il testo originale: basti
cutiva, due dei quali rimpiazzati per ascoltare – spartito alla mano – la
il libretto d’opera 309

Fig.14:Sui vantaggi e sui limiti del libretto in traduzione o con testo a fronte, due car
Marcelin (al secolo mile Planat), apparse su ˙L Illustration¨, rispettivamente n. 672, 1
1856, p. 29 e n. 650, 11 ao t 1855, p. 108.

prima registrazione discografica del minciò mano a mano a valere anche


Barbiere a grande diffusione (16 di- per certe opere di Donizetti, di Bel-
schi a 78 giri pubblicati nel 1929 lini, di Verdi, che venivano a rim-
dalla Columbia, poi ripetutamente polpare, una dopo l’altra, un reper-
riversati in LP e CD ), per rendersi torio popolare condiviso.
conto della portata del fenomeno. Dapprima si continuò ad incolla-
Come che sia, una volta codificata- re, su apposite porzioni del fronte-
si una versione della partitura con- spizio lasciate in bianco, la tradizio-
divisa da tutti gli interpreti e da tut- nale dicitura indicante luogo ed epo-
ti i teatri, non aveva piú molto sen- ca di ciascuna particolare rappre-
so ristampare tutte le volte il mede- sentazione, e all’interno il nome de-
simo libretto di Cesare Sterbini (defi- gli interpreti accanto a quello dei
nitivamente modificato dalle alte- personaggi (sovrapponendoli ma-
razioni invalse), ma era sufficiente gari a quelli della stagione prece-
una stampa standardizzata, buona dente, in esemplari rimasti inven-
per tutte le stagioni. Lo stesso co- duti); dopo la metà del secolo XIX, i
310 marco beghelli

Fig.15:Der in Krohnen erlangte Glücks-Wechsel, oder Amira, Königin von Castillen, in einem Singspiel auf dem gros-
sen Hamburgischen Schauplatz vorgestellet im Jahr 1704 (Greflinger, Hamburg 1704). La composizione - tipog
fica del testo di un libretto deve far conto, su piazze come quella amburghese, - della
valsa di considerare l opera come un dramma in tedesco farcito di arie in buona parte
zeppa linguistica emerge in tutta evidenza sulla carta, per l abbandono dei caratter
latini (qui impiegati anche per termini non tedeschi come ˙Aria¨, ˙Theatrum¨, - e per i
naggi), nonch per la traduzione dei versi offerta a lato. Nella stessa pagina, una se
stesso personaggio s avvale nondimeno della lingua tedesca.
il libretto d’opera 311

maggiori editori musicali si sosti- gli spartiti per canto e pianoforte [36]
tuiranno tuttavia progressivamente [TAV. 7]. Talvolta le pagine stesse su
agli stampatori generici fino ad al- cui scorre il testo poetico presentano
lora attivi nel settore, immettendo tenui sfondi decorati, in linea con la
sul mercato stampe standardizzate natura del soggetto (vedi le giappo-
a grande tiratura dei libretti delle neserie di Iris, 1898, citate per la fig.
opere di loro proprietà, in redazio- 4). Il libretto perde dunque il suo va-
ni del tutto svincolate dalla contin- lore documentario, per riacquistare
genza teatrale (al piú, per servire le in un certo senso quello celebrativo
istituzioni maggiori, una speciale delle origini, ergendo rapidamente
emissione di quel medesimo volu- allo status di “classici” i titoli piú for-
metto poteva essere corredata con tunati.
frontespizio e pagina retrostante ad Una nuova serie di piccoli edito-
hoc, per le indicazioni di rito). ri di area milanese (Barion, Madel-
Il fenomeno si consolida e si diffon - la, Cervieri) si farà comunque avan-
de a dismisura dopo il 1880: le nuo- ti sul principio del nuovo secolo per
ve opere di Verdi, Catalani, Puccini proporre, a prezzi contenuti, edi-
per Casa Ricordi, quelle di Masca- zioni popolari dei libretti piú fre-
gni, Leoncavallo, Giordano, Cilea quentemente rappresentati, ma in
per l’editore Sonzogno vedono la lu- vesti assai piú modeste: non certo
ce corredate sin dal primo momen- le opere dell’ultima generazione, che
to di un libretto “ufficiale”. Consi- la nuova legge sul diritto d’autore
derata la durevolezza del nuovo pro- protegge inflessibilmente; bastano
dotto librario, destinato a venire con- tuttavia a nutrire un buon catalogo
servato dallo spettatore assiduo in vi- editoriale i vari Barbieri di Siviglia
sta d’ogni nuova ripresa dell’opera, e Guglielmo Tell, Elisir d’amore e Lu-
ci si può ora impegnare in edizioni cia di Lammermoor, Norma e Son-
piú accurate, in-8° (13-14 × 19-20 nambula, Rigoletto e Trovatore, ti-
cm, poi ampliato nel Novecento a toli di pubblico dominio, divulga-
16-17 × 23-24 cm), affidate a carta ti con la caratteristica copertina ros-
di buona qualità e impreziosite per so-arancione, adottata dallo stesso
la prima volta da copertine artistiche, Ricordi per la collana a basso prez-
anche a colori, la cui immagine – pre- zo. La loro invadente presenza an-
sente nelle case di tutti i melomani – cor oggi sulle bancarelle dei merca-
finiva per diventare una sorta di ma- tini antiquari è segno tangibile di
nifesto identificativo di quell’opera, tirature altissime, ben superiori a
condiviso anche dalle copertine de- quelle dell’effimero libretto dei se-

cui si debbono anche molte delle immagini cam-


36] Il libretto del Macbeth verdiano pubblica- peggianti sugli spartiti dell’epoca). L’illustrazione
to nel 1874 da Casa Ricordi costituisce il primo era monocroma, ma già dal 1877 Ricordi co-
esempio in Italia di copertina legata al soggetto minciò a pubblicare copertine variamente colo-
dell’opera (ne fu autore quel fantomatico Prina rate.
312 marco beghelli

coli precedenti. me nei secoli passati, nonostante


Il nipote del vecchio libretto d’o- l’impossibilità, oggi, di scorrere il
pera è oggi il cosiddetto “program- libretto durante lo spettacolo, per
ma di sala”, un volumetto di di- l’oscuramento della sala? La tiratu-
mensioni variabili da teatro a tea- ra di un programma di sala operi-
tro, venuto progressivamente in au- stico può raggiungere oggi anche ci-
ge nelle istituzioni maggiori per fre elevatissime per un libro di mu-
affiancare la vendita dei libretti stand- sica (da tre a seimila copie per quel-
ard. In Italia se ne trovano di ele- li del Teatro alla Scala, secondo il
ganti esempi già tra le due guerre titolo e la quantità delle repliche);
mondiali, là dove ragioni pratiche pur tuttavia, la loro diffusione rea-
non inducessero invece all’emissio- le è scarsissima, limitati come sono
ne cumulativa di un volume onni- ad una vendita intramuraria e ve-
comprensivo per i titoli dell’intera nendo raramente accolti negli scaffali
stagione: la locandina della serata, delle biblioteche, anche specializ-
una succinta narrazione della tra- zate, cosa che ne rende quasi im-
ma, magari qualche fotografia de- possibile la reperibilità a distanza di
gli interpreti ed eventuali inserzio- tempo.
ni pubblicitarie per sostenerne i co- L’ultimo ritrovato in campo libret-
sti sono lo scarno contenuto di ta- tistico viene incontro a quella parte
li pubblicazioni, fino a quando – in- degli spettatori (il maggior numero,
torno agli anni Settanta – alcuni dei oggi) che per mancanza di tempo o
maggiori teatri non hanno comin- di stimoli entra a teatro senza nulla
ciato ad ampliarne la portata inse- sapere sul dramma che andrà a ve-
rendovi guide all’ascolto e saggi mu- dere: è la nuova prassi di proiettare
sicologici sempre piú eruditi, con- in tempo reale le parole cantate su
giuntamente al testo poetico del- qualche zona dell’arco scenico, dila-
l’opera. Quest’ultimo, di volta in gata in tutti i maggiori teatri nell’ul-
volta, presenta la riproduzione fo- timo decennio del Novecento. Ini-
tostatica di un esemplare antico o ziata per supplire al problema delle
la ricomposizione tipografica delle esecuzioni in lingua straniera, l’ini-
parole ex novo, aprendo cosí una di- ziativa si sta diffondendo anche per
scussione ancora in atto su quale sia le opere in lingua locale, di cui si
il testo piú idoneo ad essere pub- proiettano in successione i versi del
blicato in tale sede: quello del li- libretto, nella consapevolezza che la
bretto stampato per la prima rap- gran parte di essi non giunge co-
presentazione? quello sottoposto al- munque all’orecchio (le sempre piú
le note in partitura? o quello real- frequenti riesumazioni di drammi per
mente cantato nel particolare alle- musica sei-settecenteschi stanno di-
stimento che il programma di sala mostrando che neppure le sobrie in-
accompagna, conforme cioè agli spe- tonazioni dei recitativi secchi riesco-
cifici tagli esecutivi della serata, co- no a farci comprendere adeguata-
il libretto d’opera 313

mente i testi di Nicolò Minato o del cimboldi, sede provvisoria del Tea-
Metastasio, un disagio che ci fa rim- tro alla Scala): si tratta di un picco-
piangere la possibilità di leggere il li- lo schermo applicato sul retro della
bretto seduta stante, come facevano poltrona antistante, in cui ogni sin-
i nostri avi) [37]. Tali libretti virtua- golo spettatore può scegliere di leg-
li si uniformano per necessità al te- gervi – nella lingua originale o in una
sto effettivamente cantato sul palco- traduzione di suo piacimento – il li-
scenico, ma di essi resterà memoria bretto teletrasmesso durante lo spet-
soltanto in algidi file informatici, che tacolo (come avviene per la visione
troveranno difficilmente qualche ap- di un DVD); ma può anche decidere
passionato collezionista disposto a di tenerlo spento, chiudere il libret-
conservarne la memoria. to e tornare ad affidarsi alla sola mu-
Filiazione diretta di tale sistema, sica, ricordandosi che, se qualcosa
detto dei sopratitoli, è quello già bat- l’ha attratto quella sera in quel luo-
tezzato col nome di libretto elettro- go, non è tutto sommato l’interesse
nico, introdotto dapprima nella per una storia avvincente o per dei
Metropolitan Opera House di New versi accattivanti (se mai lo sono),
York e ora in lenta espansione anche bensí il fascino di qualche nota ben
in Europa (in Italia ha debuttato il assestata, di qualche melodia me-
7 dicembre 2002 nel Teatro degli Ar- morabile e struggente che di quei
versi s’è nutrita.

37] Il problema – quasi interamente attribuibi- essere stampato in anticipo sull’esecuzione (Vene-
le agli stessi cantanti, se si considera la dizione al zia 1639, musica di Francesco Manelli, per l’aper-
contrario nitidissima di alcuni (purtroppo, la mi- tura all’opera in musica del Teatro di SS. Giovan-
nor parte) – era già della prima ora, come ci rivela ni e Polo): «son ricorso alla stampa, acciò ch’ella sia
Giulio Strozzi nella prefazione alla Delia, o sia La la contracifra di que’ musici che cantano talora piú
Sera sposa del Sole, il primo libretto veneziano ad volentieri a loro medesimi ch’agli ascoltanti».
L’opera italiana dell’Ottocento: le fonti manoscritte

di Claudio Toscani

Ad onta della popolarità e della ca- tardo con cui è stata avvertita l’esi-
pillare diffusione nazionale del me- genza di sottoporre i testi a una re-
lodramma, le partiture d’opera ita- visione critica, applicando anche al-
liane sono trasmesse, fino all’Otto- l’opera italiana i metodi della filolo-
cento inoltrato, da una tradizione gia altrove ampiamente collaudati.
manoscritta. Il testo musicale “uffi- La tradizione manoscritta delle par-
ciale” dell’opera è lo spartito, cioè la titure operistiche è spiegata da ragioni
riduzione per canto e pianoforte, di varia natura. Ve ne sono innanzi-
stampata e diffusa attraverso i cana- tutto di economiche: la mancanza di
li del mercato amatoriale; le partitu- un mercato sufficientemente ampio
re complete, invece, sono uno stru- per la stampa, ma anche l’esigenza di
mento professionale escluso al pub- proteggere i diritti di proprietà, in
blico e non vengono, di norma, date un’epoca in cui è il possesso fisico del-
alle stampe. È questa una particola- la partitura che ne garantisce lo sfrut-
rità tutta italiana, che ha avuto im- tamento economico, e in un paese
portanti conseguenze storiche (non come l’Italia, in cui il diritto d’auto-
ultima, la mancanza di testi “stand - re ha un riconoscimento tardivo. Ve
ard”, ufficializzati da una versione a ne sono altre, non meno importan-
stampa, per molte opere del primo ti, da ricondurre allo statuto e alla na-
Ottocento) e il cui retaggio è ancor tura estetica del melodramma, i cui
oggi avvertibile nella scarsità di par- testi – ritagliati, ancora nel primo Ot-
titure d’opera disponibili per il co- tocento, su specifiche occasioni e su
mune lettore; ma piú in generale, specifiche compagnie di canto – nasco -
questa consuetudine ha avuto con- no in una forma virtualmente “aper-
seguenze su larga scala per la consi- ta”, passibile di futuri adattamenti.
derazione nella quale il melodram- Altre ragioni ancora si spiegano con
ma è stato tenuto all’interno della le caratteristiche storiche del sistema
società italiana, per il relativo ritar- operistico italiano, connotato da ra-
do con cui si è sviluppata una rigo- pidità e intensità produttiva, sogget-
rosa riflessione critica sul repertorio to alle leggi dell’imprenditoria e a
(spesso investito, in passato, da una un’accesa concorrenza; un sistema
pregiudiziale prevenzione), per il ri- produttivo “chiuso”, i cui protago-
316 claudio toscani

nisti condividono un atteggiamento LA FUNZIONE DEI MANOSCRITTI


pragmatico lontano da dichiarazio-
ni di intenti o professioni di impe- I testi “ufficiali” dell’opera italiana
gno artistico, e interferiscono gene- dell’Ottocento, per il pubblico che
ralmente poco con la vita culturale in teatro assiste alla rappresentazio-
della società. Un sistema, infine, che ne e per gli appassionati che in pri-
accentua fortemente gli aspetti perfor- vato ne ascoltano e riproducono i
mativi ed esalta, prima ancora del te- brani, sono il libretto e la riduzione
sto fissato nella partitura, l’interpre- a stampa per canto e pianoforte. Al-
tazione vocale (all’interesse per i can- la partitura completa, il pubblico di
tanti, preminente nell’Ottocento, og- norma non ha accesso: questo do-
gi si affianca quello per il direttore cumento materiale è destinato e ri-
d’orchestra e per il regista, ma ciò non servato agli addetti ai lavori, agli ope-
muta i termini della questione). La ratori che lo utilizzano per allestire
tradizione manoscritta delle partitu- lo spettacolo operistico. Non esiste
re d’opera è dunque un aspetto stret- dunque alcuna convenienza econo-
tamente correlato a un genere e a un mica nello stampare un testo che non
sistema produttivo specifici, che nel- troverebbe sufficienti acquirenti né
la prima metà dell’Ottocento cono- avrebbe la possibilità di essere uti-
scono la loro massima espansione, lizzato in ambito domestico. È vero
prima che i rivolgimenti storici e so- che tra il 1825 e il 1840 la casa edi-
ciali a metà del secolo ne mutino i trice romana di Ratti & Cencetti dà
meccanismi, le convenzioni, i prin- alle stampe otto partiture operisti-
cipi estetici, facendo emergere nuo- che di Rossini; ma è, questa, un’o-
ve figure professionali e modifican- perazione eccezionale e isolata, lega-
do un complesso sistema di rappor- ta forse al progetto di un’edizione
ti mantenutosi invariato per due se- completa, monumentale e celebra-
coli abbondanti [1]. tiva, delle opere del Pesarese. E l’e-

1] È tuttora difficile rintracciare dati completi Biblioteca del Conservatorio di Musica “Giu-
sul patrimonio superstite. Molti dati vanno seppe Verdi” di Milano, la Biblioteca Musicale
confluendo nel Répertoire international des sour- Opera Pia Greggiati di Ostiglia, la sezione mu-
ces musicales (RISM), che un tempo si arrestava sicale della Biblioteca Palatina di Parma, la Bi-
al sec. XVIII, e nel Sistema Bibliografico Nazio- blioteca Musicale di Santa Cecilia di Roma, l’Ar-
nale (SBN); un’altra fonte d’informazione è l’Uffi- chivio Storico del Teatro La Fenice di Venezia,
cio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Na- il British Museum di Londra, la Bibliothèque
zionale Braidense di Milano. Una concentra- Nationale e la Bibliothèque-Musée de l’Opéra
zione unica di partiture operistiche autografe di Parigi, e in molte altre biblioteche pubbliche
dell’Ottocento è costituita dall’Archivio Stori- in Italia e all’estero. Il patrimonio è, comunque,
co di Casa Ricordi a Milano. Fondi particolar- estremamente disperso; segnalazioni continue
mente ricchi di manoscritti teatrali italiani del- emergono dai cataloghi d’asta, da collezioni pri-
l’Ottocento si trovano presso la Biblioteca del vate, dai cataloghi di librerie antiquarie. Un cer-
Conservatorio di Musica “S. Pietro a Majella” to numero di manoscritti d’opera dell’Ottocento
di Napoli, il Civico Museo Bibliografico Musi- è riprodotto in facsimile nella serie a c. di P. Gos-
cale di Bologna, la Biblioteca del Conservato- sett, C. Rosen, Early Romantic Opera, Garland,
rio di Musica “Luigi Cherubini” di Firenze, la New York 1978-1979.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 317

ditore fiorentino Guidi, che negli an- mettere di fissare sulla carta in for-
ni Sessanta stampa partiture d’ope- ma veloce – e magari parzialmente
ra in formato tascabile proponendo incompleta – ciò che poi sarà inter-
anche melodrammi del Sei-Sette- pretato, integrato, reso coerente da
cento, lo fa per venire incontro al na- altri, che agiranno in base a una prassi,
scente interesse storico e antiquario a un sistema di conoscenze e a un’este-
di una parte del pubblico, non cer- tica interiorizzati e largamente con-
to per licenziare testi destinati all’u- divisi.
so pratico. Le partiture d’opera ita- Ma anche a prescindere dalle im-
liane continuano, per gran parte del- precisioni della notazione e dalle la-
l’Ottocento, ad essere prodotte e tra- cune degli autografi, è lo statuto stes-
smesse in forma manoscritta, perpe- so della partitura operistica che ne
tuando una tradizione che dura sin fa un testo sui generis. Almeno fino
dalle origini del melodramma [2]. a metà Ottocento il sistema dell’o-
La destinazione pratica delle par- pera italiana, fortemente sbilancia-
titure d’opera manoscritte ne spiega to in favore dell’interprete e del mo-
l’aspetto esteriore e le caratteristiche mento esecutivo, condiziona il com-
notazionali. L’autore che stende una positore e fa della partitura mano-
partitura teatrale non prepara un te- scritta, piú che un testo definitivo e
sto da consegnare all’editore per la dotato di un’autonomia estetica, il
stampa, vale a dire un testo definiti- documento che attesta una versione
vo, coerente e completo in tutti i suoi dell’opera legata a circostanze deter-
dettagli. Prepara invece un testo che minate. La partitura preparata per la
verrà utilizzato nel corso di una o piú prima rappresentazione di un’opera
rappresentazioni, che andrà in ma- non resta di norma inalterata per gli
no ai copisti, i quali ne effettueran- allestimenti successivi: si dà per scon-
no la copia e ne estrarranno le par- tato che al mutare delle condizioni
ti, e piú tardi a un editore che pre- produttive e del cast vocale siano ap-
parerà riduzioni di estratti o di tut- portate al testo tutte quelle modifi-
ta l’opera. Redatto generalmente in che – adattamenti, trasporti, tagli,
gran fretta, questo manufatto fa uso sostituzioni – che vengono giudica-
abbondante di abbreviazioni, rimandi te opportune per valorizzare al me-
e segni convenzionali, e si serve di glio le doti vocali degli interpreti; e
una notazione musicale che spesso è se non è l’autore stesso ad occupar-
sommaria, imprecisa o addirittura sene, il compito è demandato a un
contraddittoria. Nella stesura della altro incaricato o agli interpreti stes-
sua partitura, l’autore si può per- si. Solo verso la metà dell’Ottocen-

2] È vero che agli albori della storia dell’ope- all’evento della rappresentazione e intende tra-
ra alcune partiture d’opera, una dozzina, ven- mandarne ai posteri la memoria, celebrando in-
gono date alle stampe; ma l’operazione ha un direttamente la gloria del mecenate che ha pro-
intento piú encomiastico che pratico: è legata mosso l’allestimento.
318 claudio toscani

to, con l’affermarsi di un piú deciso Accademia d’Italia: una sontuosa edi-
principio di autorialità, il testo pro- zione celebrativa, l’omaggio – inve-
dotto dal compositore è oggetto di ro un po’ feticistico – a una delle glo-
una mutata considerazione genera- rie nazionali, del quale tuttavia nes-
le: non è piú, allora, solo un oggetto suno si serví per accertare il testo au-
intenzionale, virtuale e incompleto, tentico dell’opera, né per indagare il
un testo aperto alle rielaborazioni e processo compositivo di Bellini.
agli adattamenti necessari in vista di
futuri allestimenti dell’opera, bensí
il testo definitivo cui l’autore conse- COMPOSITORE, IMPRESARIO,
gna la propria volontà artistica. Da- EDITORE: LA RETE DEI RAPPORTI
gli anni Cinquanta in poi è soprat-
tutto Verdi, che licenzia partiture ac- Ancor piú che per la mancanza di
curate in ogni dettaglio e ne esige fer- potenziali acquirenti, negli stati ita-
mamente il rispetto, a svolgere un liani le partiture d’opera non ven-
ruolo determinante in questo senso; gono stampate per ragioni di prote-
ma decise affermazioni della volontà zione. Il proprietario della partitura
d’autore non sono infrequenti anche – che per una prassi antica, ancora
prima, in Bellini e Donizetti in par- in uso nel primo ventennio dell’Ot-
ticolare. tocento, è il committente, cioè l’im-
Il principio dell’intangibilità del presario che scrittura il composito-
testo fissato dal compositore, affer- re – non ha alcun interesse a divul-
matosi definitivamente nella secon- garla: ne può ricavare un utile ce-
da metà dell’Ottocento, va di pari dendola a nolo ai teatri, assieme ai
passo con sostanziali mutamenti nel- materiali d’esecuzione, e può con-
le condizioni produttive e, soprat- trattare con un editore il diritto di
tutto, con l’affermazione del reper- stamparne estratti. A queste tratta-
torio. I manoscritti teatrali cessano tive il compositore, che è retribuito
allora la loro antica funzione, sop- una volta per tutte e non trae alcun
piantati dalle versioni standard del- guadagno da eventuali riprese del-
l’opera preparate dagli editori e no- l’opera (a meno che sia chiamato a
leggiate ai teatri con tutti i materia- rimaneggiarla), non prende parte. In
li d’esecuzione. È a questo punto che questo scenario Rossini sembra rap-
le partiture autografe, al pari delle presentare una parziale eccezione, in
lettere dei personaggi famosi, di- quanto si fa restituire dall’impresa le
ventano oggetti di commercio anti- proprie partiture originali, che con-
quario, oggetti tanto piú preziosi serva presso di sé (a questo proposi-
quanto piú il titolo è radicato in re- to nel 1823 sorsero contrasti con
pertorio. Significativo è il caso della l’impresario Domenico Barbaja, che
partitura autografa di Norma, ripro- reclamava la partitura autografa del-
dotta in facsimile nel 1935, con am- la Zelmira). Meyerbeer è un’altra ec-
mirevole perizia tecnica, dalla Reale cezione: negli anni in cui compone
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 319

per i teatri italiani (1817-1825) esi- partitura – che autorizza l’impresa-


ge la proprietà esclusiva della parti- rio ad allestire l’opera altrove.
tura. Per le consuetudini della Peni- È a partire dagli anni Trenta che gli
sola questa è una richiesta anomala; impresari cercano sempre piú di pro-
ma anomala, in verità, è la stessa figu- muovere allestimenti delle partiture
ra di Meyerbeer, figlio di un ricco di cui sono in possesso, anziché inse-
banchiere che non chiede alcun guire il successo con partiture sempre
compenso per la composizione, scri- nuove. Alcuni impresari, come Do-
ve un’opera solo se gli aggrada e pre- menico Barbaja e Alessandro Lanari,
tende di sorvegliare strettamente ogni lavorano su larga scala: si assicurano
aspetto dell’allestimento. Negli altri l’esclusiva su cantanti e partiture d’o-
casi, le cose vanno diversamente; an- pera, instaurano una rete estesa e ca-
cora all’altezza del 1828 i contratti pillare di rapporti, puntano a otti-
tra Donizetti e Barbaja prevedono mizzare i guadagni con la gestione si-
che la proprietà delle partiture resti multanea di stagioni teatrali in centri
all’impresa, senza che al composito- diversi. Questo modo di operare, che
re sia consentito farne una copia, presuppone il possesso di un archivio
neppure parziale [3]. Va da sé che di partiture da parte dell’impresario,
questi accordi non si riferiscono tan- prelude alla nascita e all’uniformazio-
to al diritto di proprietà di un’opera ne di un repertorio teatrale [4].
in astratto, quanto al possesso di una Nel sistema variabile e complesso
fonte materiale – l’autografo della dei rapporti tra compositore e im-

3] Cosí in G. Valle: «non può il maestro alie- arti di Napoli per Maria Stuarda, sottoscritto da
nare né regalare verun pezzo di musica, che po- Donizetti nell’aprile del 1834 (Ivi, pp. 957-958).
scia venisse eseguito fuori del teatro, giacché l’Im- All’epoca, il possesso della partitura valeva di
presa che fa scrivere un’opera è l’assoluta pro- norma per un anno, trascorso il quale l’impre-
prietaria della medesima; e quanto si concedes- sario ne perdeva l’esclusiva; si veda ad esempio
se in proposito senza di lei licenza e volontà, è quanto specificato da Donizetti, nella lettera a
un danno manifesto, sul quale potrebbero aver Giovanni Ricordi del 15 settembre 1838, in me-
luogo i piú forti legali e giuridici reclami» (Cen- rito alla proprietà della Lucrezia Borgia, ceduta
ni teorico-pratici sulle aziende teatrali, Società Ti- alla società del duca Carlo Visconti di Modro-
pografica de’ Classici Italiani, Milano 1823, p. ne appaltatrice della Scala di Milano: «a norma
156). Nel contratto tra Barbaja e Donizetti per del mio contratto, la proprietà dopo un anno di
Gianni di Calais e Il paria, stipulato il 16 gen- pertinenza, non è piú né sua né mia, ma metà
naio 1828, si legge che «La proprietà della mu- per ciascuno per lo meno, poiché in scrittura
sica di dette due opere, resterà esclusivamente non havvi proprietà riserbata» (G. Zavadini, Do-
dell’Impresa come di uso, e non potrà il Sig. Do- nizetti. Vita - musiche - epistolario, Istituto Ita-
nizetti estrarne copia sotto qualunque pretesto, liano d’Arti Grafiche, Bergamo 1948, p. 488).
né delle opere complete, od in parte» (cfr. A.L. 4] Sul ruolo dell’impresario nel sistema ope-
Ringer, “Aspetti socio-economici dell’opera ita- ristico italiano è fondamentale lo studio di J.
liana nel periodo donizettiano”, in Atti del 1° Rosselli, The Opera Industry in Italy from Ci-
Convegno internazionale di studi donizettiani, 22- marosa to Verdi. The Role of the Impresario, Cam-
28 settembre 1975, 2 voll., Azienda Autonoma bridge University Press, Cambridge 1984 (ed.
di Turismo di Bergamo, Bergamo 1983, vol. II, it. ampliata L’impresario d’opera. Arte e affari nel
pp. 943-958: 956). La stessa clausola compare teatro musicale italiano dell’Ottocento, EDT, To-
nel contratto con la Società d’industria e belle rino 1985).
320 claudio toscani

presario si inseriscono, a un certo pun- rappresentazioni successive dell’ope-


to, gli editori. Molti di essi iniziano ra, autorizzando l’editore-copista a
la loro attività come copisti, e tengo- stampare gli estratti ma non a vende-
no aperta una copisteria anche dopo re copie dell’intera partitura mano-
l’avvio dell’impresa editoriale; acqui- scritta. Ma intorno agli anni Venti,
siscono fondi di manoscritti stipu- quando il mercato dell’editoria mu-
lando accordi con le imprese teatrali sicale inizia ad avere un certo peso, la
e noleggiano ai teatri le partiture e i cessione a un editore del diritto di
materiali d’orchestra, che pubbliciz- stampare gli estratti dell’opera può di-
zano con annunci periodici (nei pri- venire oggetto di contratto; ed essen-
mi anni dell’Ottocento Bertoja, Mar- do gli introiti assicurati dall’attività
torelli, Artaria, Girard, Ricordi e mol- editoriale sempre meno marginali, è
ti altri pubblicano regolarmente av- sempre piú frequente che l’autore ot-
visi di questa natura) [5]. All’epoca di tenga una forma di compartecipa-
Rossini, inoltre, l’editoria musicale zione agli utili. In quest’ottica vanno
italiana conosce un rapido incremento lette le accanite battaglie che i com-
grazie alla diffusione degli estratti positori della generazione di Doni-
d’opera e delle varie riduzioni a stam- zetti e di Bellini intraprendono per
pa [6]. La riduzione per canto e pia- difendere i loro diritti e per contra-
noforte o per pianoforte solo si rivol- stare le edizioni abusive.
ge soprattutto al mercato amatoriale, A partire dagli anni Trenta il ruolo
lasciando a chi possiede partitura e degli editori cresce rapidamente: in
parti d’orchestra la possibilità di sfrut- molti casi è l’editore stesso che ac-
tarle economicamente con il nolo ai quista la proprietà della partitura e ne
teatri; ecco perché molti editori, al- fa preparare copie manoscritte che
meno finché l’Italia è priva di una le- noleggia, con i materiali d’esecuzio-
gislazione sulla proprietà artistica, pos- ne, ai teatri interessati (lo fanno, tra i
sono pubblicare estratti d’opera sen- primi, Ricordi a Milano e Girard a
za preoccuparsi troppo dei diritti al- Napoli), organizzando una rete per la
trui. Gli impresari cercano comun- distribuzione in grande scala. Di con-
que di mantenere il controllo sulle seguenza è tra il compositore e l’edi-

5] Un caso tipico è quello di Giovanni Ricordi, Dizionario degli editori musicali italiani 1750-1930,
che nel 1825 – con un’intuizione in anticipo sui ETS, Pisa 2000, pp. 286-313.
tempi – fece proprio l’archivio del Teatro alla Sca- 6] È soprattutto a partire dagli anni Venti del-
la, assicurandosi la proprietà delle partiture rap- l’Ottocento che il sistema editoriale, sostenuto
presentate sino a quel momento e la possibilità di dalla generale diffusione del pianoforte, si im-
sfruttarle economicamente. Anche in precedenza pone in Italia, ed è allora che la riduzione a stam-
Ricordi, grazie alla propria copisteria e a contratti pa per canto e pianoforte diviene veramente il
con le imprese dei teatri milanesi, aveva accresciu- testo “ufficiale” dell’opera. Fino agli anni Cin-
to il proprio archivio di partiture manoscritte; dal quanta-Sessanta le riduzioni vengono stampa-
1830 acquisí inoltre il diritto esclusivo di stampa- te in formato oblungo, in seguito – seguendo
re le riduzioni delle opere rappresentate alla Scala. l’uso già affermatosi in Francia – nel caratteri-
Cfr. la voce “Ricordi” in B.M. Antolini (a c. di), stico formato in ottavo, “in piedi”.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 321

tore che possono intervenire accordi composizione dell’opera, ma contrat-


diretti, sia per la proprietà della par- ta con l’editore il diritto di effettuare
titura sia per la stampa degli estratti. riduzioni e chiede percentuali sui no-
Verso la fine degli anni Quaranta ciò li teatrali in Italia e sulla vendita del-
pare essere ormai la norma: l’editore lo spartito all’estero. Nel 1843, trat-
acquista la proprietà della partitura tando con l’impresa della Fenice per
non piú dall’impresario ma dal com- la composizione di Ernani, Verdi le
positore stesso, e in qualche caso è l’e- offrí due alternative: o la vendita del-
ditore che commissiona addirittura la partitura, o la cessione dei diritti sul-
l’opera (avviene nel 1845 per Il cor- la stessa (nel secondo caso, Verdi ne
saro, che Lucca richiede a Verdi sen- avrebbe mantenuto la proprietà, ma
za avere in vista né una compagnia né avrebbe preteso solo la metà del suo
un allestimento specifico). Dagli an- onorario per la composizione). La par-
ni Quaranta in poi Ricordi influenza titura di Ernani fu poi acquistata da
il mercato operistico italiano strin- Ricordi, che permise all’impresa del-
gendo accordi commerciali con i prin- la Fenice di effettuarne una copia per
cipali impresari, assume il controllo altre eventuali, future rappresentazio-
della distribuzione dei materiali d’e- ni. Per Rigoletto Verdi mantenne la
secuzione (che ha interesse a sfrutta- proprietà della partitura, cedendo al-
re il piú possibile) ed esercita un ruo- la Fenice il solo diritto di rappresen-
lo sempre piú determinante nel de- tarla nella stagione del 1851; ne ven-
terminare le riprese di un’opera. La dette poi a Ricordi i diritti, concor-
sua politica editoriale e impresariale dando una percentuale sulle rappre-
è sostenuta dall’affermazione dell’o- sentazioni successive [7]. Dopo Un
pera di repertorio, dall’espansione in- ballo in maschera (1859), Verdi non
ternazionale del mercato operistico trattò piú direttamente con gli im-
italiano e dalle prime leggi sul diritto presari: per far valere i suoi diritti si
d’autore, che consentono di sfrutta- appoggiò direttamente al suo editore.
re piú a fondo la proprietà della par-
titura (riconosciuta, ora, come un di-
ritto immateriale, e non come il sem- IL DIRITTO D AUTORE
plice possesso di un manoscritto). E LA FINE DI UN EPOCA
Gli antichi accordi vengono, perciò,
modificati. Verdi, che capisce pronta- Perché l’impresario o l’editore pro-
mente la nuova situazione e ne ap- prietario della partitura ne traessero
profitta, chiede somme minori per la qualche profitto, era indispensabile

7] Nel 1850 Verdi si accordò con Ricordi per ot- 1913 (rist. anastatica Forni, Bologna 1968), pp. 93-
tenere il 30% sul nolo delle parti d’orchestra delle sue 95. Sull’argomento, piú in generale, oltre al citato
opere e il 40% sulla vendita della riduzione a stam- Ringer (Aspetti socio-economici dell’opera italiana nel
pa per canto e pianoforte, per una durata di dieci an- periodo donizettiano) cfr. J. Rosselli, Verdi e la storia
ni; cfr. G. Cesari, A. Luzio (a c. di), I copialettere di della retribuzione del compositore italiano, in «Studi
Giuseppe Verdi, Tip. Stucchi Ceretti & C., Milano verdiani» II (1983), pp. 11-28.
322 claudio toscani

che i copisti e i teatri ai quali la par- trollare le edizioni non autorizzate,


titura veniva noleggiata fossero te- stampate da editori disonesti e og-
nuti sotto controllo, affinché non ne getto di un attivo commercio mal-
ricavassero copie abusive vanifican- grado la sorveglianza esercitata dal-
do i diritti di proprietà. Ma contra- l’editore che ne aveva acquisito i di-
stare la pirateria, nell’Italia del pri- ritti. La pirateria era direttamente
mo Ottocento, era assai difficile. Le proporzionale al successo dell’ope-
partiture potevano essere facilmen- ra, ed era tanto meno controllabile
te trafugate corrompendo un copi- nei paesi remoti nei quali il merca-
sta, e un impresario disonesto pote- to dell’opera italiana si andava allar-
va anche incaricare qualcuno di stru- gando.
mentare l’opera partendo dalla ri- Il trattato austro-sardo del 26 giu-
duzione a stampa per canto e pia- gno 1840, esteso a tutti gli stati ita-
noforte. Una contraffazione del ge- liani con l’eccezione del Regno di Na-
nere riguardò ad esempio La son- poli, costituisce un primo tentativo
nambula di Bellini, che protestò con di limitare la pirateria: riconosce al-
energia sui giornali; e nel 1834, men- l’autore un diritto vitalizio sulle sue
tre da Parigi negoziava per corri- opere e stabilisce che la loro esecu-
spondenza con la direzione del tea- zione debba essere soggetta all’ap-
tro di Napoli, vide le trattative an- provazione dell’autore stesso. In ba-
dare a monte perché il copista di cui se a questa convenzione Verdi recla-
s’era fidato aveva effettuato di na- ma il diritto di sorvegliare l’allesti-
scosto una copia della partitura au- mento delle sue opere, compito al
tentica dei Puritani, di cui editori e quale provvede lui stesso o del quale
impresari italiani erano già venuti in incarica il suo editore Ricordi; Verdi
possesso [8]. Gli stessi impresari, del è il primo compositore italiano, inol-
resto, non si facevano troppi scru- tre, a inserire nei contratti la clauso-
poli nel servirsi di versioni falsifica- la che vieta manomissioni delle sue
te o illegali se giudicavano troppo partiture. Con la legge del 25 giugno
onerose le richieste per il noleggio 1865 sulla proprietà artistica e lette-
della partitura, e nelle trattative non raria, varata dal Parlamento nazio-
esitavano a far presente che avreb- nale di Torino e fortemente voluta da
bero potuto facilmente procurarsi Verdi e da Ricordi, il diritto d’auto-
una partitura abusiva. Non meno re riceve un riconoscimento defini-
problematico era il tentativo di con- tivo. La legge contiene una clausola

8] Cfr. le lettere di Bellini a Francesco Flori- no» del 2 gennaio 1835, con l’accorata difesa
mo del 2 settembre 1835 e a Giovanni Ricordi della Parisina autentica, soggetta a un’azione di
del 3 settembre 1835 in L. Cambi (a c. di), Vin- pirateria (G. Zavadini, op. cit., p. 367), e la let-
cenzo Bellini. Epistolario, Mondadori, Milano tera del 29 novembre 1836 a Luigi Spadaro, nel-
1943, pp. 589-593. Si vedano anche la lettera la quale Donizetti chiede l’intervento della po-
di Donizetti a Lambertini del 31 dicembre 1834, lizia per impedire la rappresentazione di un Ma-
pubblicata nella «Gazzetta privilegiata di Mila- rino Faliero contraffatto (Ivi, pp. 422-423).
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 323

che obbliga esplicitamente chi vuo- le opere rappresentate è sempre piú


le allestire un’opera ad avere il con- limitato. Negli anni postunitari giun-
senso dell’autore o di chi lo rappre- ge a compimento il processo inizia-
senta. Il controllo sugli allestimenti to negli anni Quaranta con l’affer-
da parte degli autori e degli editori, mazione dell’opera di repertorio; il
negli anni successivi, si fa sempre piú vecchio mondo degli impresari tea-
sistematico: non solo ci si accerta che trali scompare e si modifica profon-
il testo musicale venga utilizzato in- damente un sistema produttivo ri-
tegralmente e non venga modificato masto pressoché immutato per oltre
(a meno che gli interventi non ven- due secoli [10].
gano effettuati dallo stesso composi- Questi cambiamenti non restano
tore), ma si arriva a pretendere la sor- senza conseguenze per la produzio-
veglianza sui cantanti scritturati, sul ne, la funzione, lo statuto delle par-
vestiario, sui materiali scenici; in cer- titure d’opera. Il sistema del reper-
ti casi l’editore correda la partitura torio e l’allargamento del mercato
fornita ai teatri con disposizioni sce- operistico fanno crescere la doman-
niche e figurini [9]. da di partiture a noleggio, tanto che
Dopo il 1870, quando l’opera di in certi casi le copie manoscritte non
repertorio è ormai la regola, è l’edi- bastano piú: per l’editore, che nel
tore che fornisce i materiali d’esecu- frattempo è sufficientemente pro-
zione e controlla l’allestimento, ser- tetto dalle leggi sul diritto d’autore,
vendosi di un moderno apparato di- può essere conveniente stampare i
stributivo e promozionale; ed è con materiali d’esecuzione. Di Rigoletto
l’editore che il compositore si accorda Ricordi stampa, per la prima volta,
direttamente. Alla fine degli anni Ot- le parti orchestrali complete; della
tanta il mercato operistico è in ma- Traviata mette sotto i torchi anche
no a Ricordi (che assorbe Lucca nel la partitura, realizzandone un’edi-
1888) e a Sonzogno; entrambi sono zione a scopo di noleggio che rende
in grado di influenzare le scelte dei inutile la produzione di copie ma-
teatri in Italia e all’estero. Nel frat- noscritte. L’editore punta ad avere
tempo l’opera italiana ha perduto il una versione standard dell’opera, da
ritmo creativo dei decenni prece- distribuire nel numero piú alto pos-
denti: le rappresentazioni sono sem- sibile di luoghi; al compositore chie-
pre piú numerose, ma il numero del- de perciò una partitura definitiva e

9] Le prime “disposizioni sceniche” apparse in L. Bianconi (a c. di), La drammaturgia mu-


in Italia sono quelle stampate da Ricordi nel sicale, il Mulino, Bologna 1986, pp. 209-222.
1856 per Giovanna de Guzman (versione ita- 10] Sui regolamenti e le leggi vigenti nel mon-
liana, censurata, delle Vêpres siciliennes), tradotte do teatrale italiano del secondo Ottocento cfr.
dal livret de mise en scène di Louis Palianti pub- E. Rosmini, La legislazione e la giurisprudenza
blicato l’anno precedente a Parigi. Cfr. D. Ro- dei teatri, 2 voll., F. Manini, Milano 1872-1873;
sen, “La mess’in scena delle opere di Verdi. In- vi vengono riportati anche contratti standard tra
troduzione alle ‘disposizioni sceniche’ Ricordi”, autore e impresario e tra impresario ed editore.
324 claudio toscani

fissata in tutti i suoi particolari, an- facilitano l’intesa tra librettista e com-
ziché un testo aperto a futuri adat- positore e velocizzano progettazione
tamenti. Non sarà piú, dunque, il e stesura del testo verbale e di quel-
compositore a scrivere per una de- lo musicale [11]. Tra la consegna del
terminata compagnia: sarà preoccu- libretto e il momento in cui l’opera
pazione di chi allestisce l’opera tro- va in scena il tempo, di norma, è li-
vare cantanti adatti a ciò che il com- mitato: il compositore deve essere
positore ha fissato in modo definiti- perciò in grado di compiere il suo la-
vo nella sua partitura autografa. Tut- voro in tre-quattro settimane. Ros-
to ciò costituisce una vera e propria sini stende la partitura del Barbiere
rivoluzione nella lunga tradizione di Siviglia in meno di venti giorni, a
dell’opera italiana. Donizetti bastano due settimane per
quella dell’Elisir d’amore e undici
giorni per il Don Pasquale. Bellini,
UN OPERA IN DUE SETTIMANE l’eccezione, scrive solo un’opera al-
l’anno; ma ciò dipende unicamente
Un “sistema” come quello del teatro dalla sua strategia di lavoro e di gua-
d’opera di primo Ottocento, che ri- dagno: nella preparazione delle sue
chiede continuamente novità, com- partiture procede con la stessa rapi-
porta ritmi produttivi sostenuti, pa- dità dei colleghi. Anche Verdi, che
ragonabili a quelli dell’odierna in- pur appartiene a un’epoca posterio-
dustria cinematografica; per regger- re, mantiene la capacità di scrivere
li il compositore deve possedere me- di getto e in poco tempo; La travia-
stiere solido e velocità di stesura. ta è composta – fatta salva la stru-
Mayr, Rossini, Pacini, Mercadante, mentazione – in meno di un mese.
Donizetti producono tre-quattro par- La velocità con cui stendono le par-
titure nuove all’anno, e ancora negli titure è, dunque, un tratto che ac-
anni Quaranta Verdi ne sforna me- comuna i compositori d’opera ita-
diamente due ogni anno. Questi rit- liani. Questa velocità è consentita e
mi sono resi possibili da un insieme spiegata, almeno in parte, da alcune
di convenzioni – che vanno dalla co- prassi largamente condivise. Ai pri-
stituzione della compagnia di canto mi dell’Ottocento è ancora abba-
alle situazioni drammatiche, alla strut- stanza comune l’impiego di colla-
tura del libretto, alle regole di ver- boratori per la stesura dei recitativi
sificazione, alle forme musicali – e e, a volte, delle arie per i personaggi
da metodi operativi codificati, che secondari. Per Il barbiere di Siviglia

11] Su queste convenzioni sono illuminan- dello stesso Rossi in margine al testo del li-
ti le lettere che il librettista Gaetano Rossi in- bretto manoscritto: cfr. M.G. Miggiani, “Di
dirizza all’esordiente (e inesperto) Albert Guil- alcuni termini e concetti prescrittivi in Gaeta-
lion, incaricato di comporre la musica della no Rossi”, in F. Nicolodi, P. Trovato (a c. di),
Maria di Brabante per la stagione 1829-1830 Le parole della musica I, Olschki, Firenze 1994,
alla Fenice di Venezia, oltre alle annotazioni pp. 225-258.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 325

Rossini fa comporre a un anonimo all’ottava, alla terza o alla sesta da piú


collaboratore tutti i recitativi secchi parti strumentali che procedono pa-
tranne uno; nella Cenerentola fa scri- rallele (l’altissima frequenza con cui
vere, oltre ai recitativi, due arie e un l’operista italiano ricorre a questi
coro al compositore romano Luca espedienti si spiega con le sue abitu-
Agolini, suo collaboratore al Teatro dini di strumentazione, sulle quali
Valle. Un altro espediente cui ricor- oltralpe spesso si ironizza).
rono spesso i compositori di teatro Queste stenografie di scrittura si
è l’autoimprestito, cioè il riutilizzo commentano soprattutto alla luce del
– che può essere piú o meno lettera- fatto che il testo manoscritto della
le, e presuppone l’adattamento del partitura preparato dall’autore non
nuovo testo verbale – di musica pre- riveste un carattere “ufficiale”, ma è
cedentemente composta per un’al- un tipico testo d’uso: il compositore
tra occasione. Rossini, è ben noto, se ne serve per dirigere le prove con
se ne serve con sistematicità; ma la l’orchestra e le rappresentazioni del-
prassi è ancora tutt’altro che infre- l’opera, e prima ancora lo appoggia
quente in Donizetti e Bellini. Il ri- sul leggio del cembalo per provare le
corso all’autoimprestito è comune parti con i cantanti; lo trasmette ai
finché il “sistema” del teatro d’ope- copisti perché ne traggano le parti
ra richiede l’avvicendamento rapido vocali e strumentali; lo consegna al-
e continuo di opere nuove, ma vie- l’editore perché ne effettui e ne stam-
ne progressivamente limitato man pi una o piú riduzioni. Ciò che l’au-
mano che si rafforzano le nuove con- tore scrive nella sua partitura deve es-
suetudini, basate sul repertorio e su sere interpretato, e in molti casi in-
una considerazione piú “autoriale” tegrato, da lui stesso o da un altro
dell’opera in musica. Un terzo ac- operatore – il copista, l’editore, l’in-
corgimento capace di accelerare la terprete – cui spetta il compito di rea-
preparazione delle partiture d’opera lizzare compiutamente ciò che trova
consiste nell’impiego estensivo di no- annotato in forma abbreviata o par-
tazioni abbreviate. Stendendo la par- zialmente incompleta. Piú in gene-
titura, il compositore fa ampio ri- rale va detto, comunque, che a velo-
corso a segni convenzionali ogni vol- cizzare il lavoro del compositore so-
ta che vuole prescrivere la ripetizio- no le caratteristiche strutturali e morfo-
ne integrale di musica già fissata sul- logiche, ampiamente standardizzate,
la carta (sia che si tratti di passi di dell’opera italiana del primo Otto-
poche battute, sia di sezioni piú lun- cento. La chiarezza delle articolazio-
ghe, come un’intera cabaletta); for- ni formali, già impostate nel piano
mule d’accompagnamento ripetute generale («ossatura», «selva») con-
vengono notate una sola volta; si im- cordato con il librettista e prefissate
piegano segni convenzionali di rin- nella struttura metrica del libretto,
vio anche quando una linea melodi- gli facilita grandemente il lavoro. Non
ca deve essere suonata all’unisono, è un caso che il sempre piú spiccato
326 claudio toscani

allontanamento dalle convenzioni carte (questo procedimento permette


dell’opera italiana, che si fa evidente anche di effettuare una cucitura piú
soprattutto verso gli anni Cinquan- robusta). Il formato oblungo, che di
ta, comporti tempi piú allungati nel- norma caratterizza i manoscritti ita-
la stesura delle partiture. liani, è sostituito a un certo punto
dal formato “in piedi”, anche a cau-
sa di organici orchestrali piú nutri-
L ASPETTO ESTERIORE DEI MANOSCRIT
- ti e bisognosi di un numero mag-
TI giore di pentagrammi. Nel secondo
Ottocento il formato “in piedi” di-
La carta delle partiture teatrali au- viene la norma, ed è utilizzato an-
tografe è spesso diversa per qualità, che per copiare vecchie partiture in
formato e numero dei pentagram- oblungo.
mi, perché acquistata dall’autore in Gli autografi di Rossini, Bellini e
luoghi e tempi differenti. Le copie Donizetti sono costituiti da una suc-
manoscritte invece, realizzate di nor- cessione di doppie carte accostate, o
ma in un unico luogo e in un’unica al piú da una successione di fascicoli
fase, sono frequentemente costitui- formati ciascuno da due doppie car-
te da carta dello stesso tipo, ma so- te provenienti da un unico foglio e
no redatte da piú mani se vengono inserite l’una nell’altra. Questa strut-
realizzate in una copisteria profes- tura permette al compositore di ini-
sionale, nella quale piú copisti lavo- ziare a scrivere un brano senza sape-
rano contemporaneamente. re esattamente di quanta carta avrà
L’unità basilare della carta da mu- bisogno per giungere al termine; al-
sica messa in commercio nell’Otto- la fine, l’eventuale carta singola ri-
cento è la doppia carta, costituita da masta vuota potrà essere facilmente
quattro facciate e corrispondente al- eliminata (alterazioni nella struttu-
la metà di un foglio. Il foglio origi- ra del fascicolo, come l’eliminazio-
nale, uscito dalla cartiera, viene pie- ne di una carta o l’inserimento di
gato due volte e tagliato a metà in una carta singola in una doppia, in-
corrispondenza della piega piú lun- dicano solitamente un ripensamen-
ga, in modo da ottenere due doppie to dell’autore, intervenuto in qual-
carte nel caratteristico formato oblun- che fase del processo compositivo o
go (spesso le filigrane, per questa ra- a partitura ultimata). Diverso è il
gione, risultano anch’esse tagliate a modo di procedere dei copisti. Que-
metà). Le due doppie carte ottenu- sti, conoscendo in anticipo l’esten-
te dal taglio di un foglio possono es- sione del brano (e quindi le dimen-
sere lasciate l’una dentro l’altra op- sioni del fascicolo occorrente), for-
pure possono essere messe in suc- mano un fascicolo unico infilando
cessione; per ottenere fascicoli piú in serie le doppie carte l’una nell’al-
voluminosi, inoltre, si possono in- tra. La copia di una partitura d’ope-
serire l’una nell’altra diverse doppie ra del primo Ottocento, perciò, è co-
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 327

stituita di norma da tanti fascicoli mentista della coppia che alternava


quanti sono i “numeri” o le sezioni l’ottavino al secondo flauto, e i fa-
musicali [12]. gotti, che in qualità di bassi genera-
La disposizione in partitura delle li del gruppo dei fiati sono scritti sot-
parti vocali e strumentali presenta, to la famiglia degli ottoni.
rispetto alle regole odierne, poche L’impiego di carta da musica di for-
ma significative differenze. La piú vi- mato oblungo – che di norma com-
stosa riguarda gli archi: i primi vio- prende dieci, dodici, sedici o venti
lini (la cui parte ha un ruolo di pri- pentagrammi per facciata – può crea-
mo piano nella conduzione del di- re problemi: se il numero dei penta-
scorso musicale, e a tratti è scritta già grammi è insufficiente per l’organi-
nei primissimi stadi della composi- co strumentale e vocale previsto, il
zione) sono collocati in alto, sul pri- compositore o il copista sono co-
mo pentagramma; il secondo e il ter- stretti a omettere dalla partitura al-
zo rigo sono occupati rispettivamente cune parti; in questo caso le anno-
dai secondi violini e dalle viole. I vio- tano separatamente, su una o piú pa-
loncelli e i contrabbassi occupano gine (il cosiddetto “spartitino”) che
invece gli ultimi pentagrammi di ogni vengono poste in fondo al fascicolo
accollatura; qualora coincidano, le sul quale è stato scritto il “numero”
loro parti sono frequentemente trac- musicale. Il trattamento è riservato,
ciate su un unico pentagramma. Nel- di norma, agli strumenti d’orchestra
le partiture ottocentesche le viole la cui funzione può essere conside-
hanno, di norma, una parte indi- rata di “ripieno”, vale a dire gli stru-
pendente; di conseguenza è rara la menti d’ottone (le trombe e i trom-
prescrizione «col basso» (comunissi- boni, piú raramente i corni) e le per-
ma, invece, nelle partiture del Settecen - cussioni.
to), che indica il raddoppio, all’u - Molte partiture operistiche del pri-
nisono o all’ottava superiore, della mo Ottocento prevedono uno o piú
parte dei violoncelli. Altre differen- interventi della banda sul palco, nei
ze rispetto all’uso odierno riguarda- quali una musica di scena veniva rea-
no l’ottavino, scritto in prevalenza lizzata da un gruppo di strumentisti
sotto il pentagramma del flauto per- che suonava dietro le quinte oppure,
ché all’epoca era il secondo stru- in costume, sul palcoscenico. Spesso

12] Una numerazione progressiva per pagina sano essere cuciti): con somma frequenza esso è
o per carta non è molto frequente, soprattutto perciò soggetto a scompaginazioni e perdite suc-
per le partiture autografe; quando è presente cessive. Un caso emblematico è costituito dal-
essa è, in genere, successiva. È invece normale l’autografo della seconda versione di Adelson e
una numerazione per fascicolo (un fascicolo cor- Salvini di Bellini, smembrato, le cui parti su-
risponde a un “numero” musicale o a una sezio- perstiti sono oggi disperse tra almeno quattro
ne compiuta della partitura), posta in margine biblioteche italiane e una collezione privata (cfr.
sulla prima pagina di ogni nuovo fascicolo. È ra- C. Toscani, Una nuova acquisizione belliniana:
ro che l’autografo di una partitura d’opera ven- fonti sconosciute per Adelson e Salvini, in «Fonti
ga rilegato (benché a volte i singoli fascicoli pos- musicali italiane» VI (2001), pp. 105-117).
328 claudio toscani

questa formazione era costituita dal- nute sono copie, tratte dalle fonti
la banda della guarnigione militare originali oppure da altre copie. In
del presidio cittadino (al Teatro alla molti casi esse sono prodotte da co-
Scala di Milano prestava servizio, in- pisterie professionali specializzate,
torno al 1830, la banda degli ussari che lavorano a stretto contatto con
di stanza in città; alla Fenice di Ve- i teatri d’opera e gli impresari, rea-
nezia la banda reggimentale austria- lizzando – oltre alle partiture – i ma-
ca). Realizzare compiutamente gli in- teriali d’esecuzione necessari all’alle-
terventi della banda sul palco non stimento (a Venezia intorno agli an-
spettava, comunque, all’autore della ni Trenta, per fare un esempio, ope-
partitura: questi si limitava a scrivere rano per le stagioni della Fenice le
una parte-guida, cioè una partitura copisterie di Camillo Querci e di Gia-
sintetica scritta su uno o su due pen- como Zamboni). Alcune di esse so-
tagrammi; era poi il direttore della no al centro di un’ampia rete di rap-
banda che si incaricava di armoniz- porti: il bolognese Gaetano Buttaz-
zare e di strumentare queste somma- zoni è per molti anni fornitore uffi-
rie indicazioni, in base all’organico di ciale del Comunale di Bologna e de-
volta in volta disponibile. In qualche gli impresari teatrali in Romagna e
caso ci sono pervenute realizzazioni nelle Marche, e in piú di un’occa-
manoscritte coeve della banda sul pal- sione è incaricato di fornire i mate-
co, redatte su fogli separati acclusi a riali al Théâtre Italien di Parigi [14].
una copia della partitura [13]. Nella Compito delle copisterie è anche for-
seconda metà dell’Ottocento è inve- nire estratti d’opera manoscritti – in
ce l’editore che fornisce di norma ai riduzioni pianistiche e in vari arran-
teatri, assieme alla partitura e ai ma- giamenti – per il mercato amatoria-
teriali d’esecuzione dell’opera, una le; questo settore dell’attività, che ha
versione standardizzata della banda ancora un certo peso ai primi del-
sul palco. l’Ottocento, è coltivato soprattutto
dagli editori musicali (molti di essi
iniziano il loro esercizio commerciale
LE COPISTERIE come copisti, e mantengono in vita
una copisteria anche dopo aver av-
La maggior parte delle partiture d’o- viato l’attività editoriale), che pos-
pera manoscritte che ci sono perve- sono mettere in commercio i mano-

13] Realizzazioni coeve della banda sul pal- Rossini: Problems of Textual Criticism in Nine-
co sono riportate in appendice a due moder- teenth-Century Opera, Princeton University,
ne edizioni critiche: cfr. G. Rossini, La donna Ph.D. Diss., 1970, e dai lemmi rispettivi nel
del lago, a c. di C. Slim, Pesaro, Fondazione Dizionario degli editori musicali italiani 1750-
Rossini, 1990, e V. Bellini, I Capuleti e i Mon- 1930, cit.
tecchi, a c. di C. Toscani, Ricordi, Milano 2003. 15] Cfr. L. Aversano, Il commercio di edizio-
14] Sui copisti e le copisterie teatrali italia- ni e manoscritti musicali tra Italia e Germania
ne manca uno studio sistematico; qualche par- nel primo Ottocento (1800-1830), in «Fonti mu-
ticolare si evince da Ph. Gossett, The Operas of sicali italiane» IV (1999), pp. 113-160.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 329

scritti sfruttando gli stessi canali del- minore propinquità alle fonti origi-
le edizioni a stampa [15]. nali, sia dallo scopo per cui la copia
Non molto è noto sulla figura e è realizzata. La prima copia tratta dal-
l’attività dei copisti; sappiamo co- l’autografo è, in genere, quella che
munque che per velocizzare il pro- l’impresa fa realizzare a sue spese per
cesso di copiatura il manoscritto da gli archivi del teatro, come prevede
duplicare veniva smembrato in fa- il contratto d’appalto. Quando ci è
scicoli e affidato a diversi copisti, che pervenuta, questa copia riveste un’im-
lavoravano simultaneamente. La co- portanza particolare ai fini dell’ac-
pia di un’intera partitura operistica, certamento testuale: essa deriva di-
grazie a questo sistema, poteva es- rettamente dalla partitura autografa,
sere effettuata in una sola notte. Tro- è redatta nei giorni stessi della com-
vare grafie diverse nei manoscritti posizione dell’opera e non reca, di
realizzati dalle copisterie teatrali è norma, interventi e correzioni suc-
dunque la norma. Riguardo al testo cessivi, che l’autore può effettuare sul-
musicale che tramandano, diverso è l’autografo durante le prove con l’or-
il grado di attendibilità delle copie chestra o anche dopo la prima rap-
manoscritte. In generale è raro che presentazione [16]. In qualche caso,
il copista intervenga di fronte a erro- le copie manoscritte della partitura
ri, anche palesi, nell’antigrafo; quan- vengono realizzate per obbligo di leg-
do nel manoscritto copiato ci sono ge. Dal 1816 al 1856 gli impresari
correzioni, è perché esso è stato effet- dei teatri regi di Milano sono tenuti
tivamente utilizzato per un’esecu- a depositare presso il locale Conser-
zione. Frequenti sono, invece, le vatorio di musica una copia della par-
omissioni e gli impoverimenti del- titura di ogni nuova opera rappre-
la lezione originale: la fretta con cui sentata, a beneficio della biblioteca
operano i copisti e il metodo di la- scolastica; un obbligo analogo vin-
voro che utilizzano li porta, a quan- cola, sin dal 1795, gli impresari dei
to pare, a considerare secondari i se- teatri napoletani. È verosimile che gli
gni dinamici, agogici e di articola- impresari, in generale, si assogget-
zione rispetto al ritmo e alla diaste- tassero malvolentieri all’imposizione
mazia. governativa: molte fra le partiture
L’attendibilità del manoscritto co- operistiche che oggi si trovano nelle
piato dipende sia dalla maggiore o biblioteche dei Conservatori di Mi-

16] Un caso tipico è quello del Teatro La Fe- Fenice, custodito presso la Fondazione “Ugo e
nice di Venezia, nei cui contratti d’appalto è spe- Olga Levi” in Venezia. Nel caso in cui l’auto-
cificato l’obbligo di far realizzare una copia del- grafo di un’opera rappresentata alla Fenice sia
la partitura per gli archivi del Teatro. Queste co- andato perduto (ciò che si verifica, ad esempio,
pie erano effettuate, almeno intorno agli anni per Il crociato in Egitto di Meyerbeer), questa
Trenta, dalla copisteria di Camillo Querci; un copia costituisce generalmente il testo piú fe-
buon numero di queste partiture fa parte at- dele e piú vicino a quello della prima rappre-
tualmente dell’Archivio Storico del Teatro La sentazione dell’opera.
330 claudio toscani

lano e di Napoli sono redatte in mo- vilegiato per l’impiego domestico e


do vistosamente affrettato. il collezionismo.
Un tipo particolare è rappresenta-
to dalle copie di partiture d’opera I MANOSCRITTI AUTOGRAFI
realizzate per incarico di collezioni- E IL METODO COMPOSITIVO
sti (in genere di nobile lignaggio,
membri talvolta di case reali). Que- La partitura autografa di un’opera
ste copie, spesso poi confluite nelle italiana è il prodotto di fasi succes-
biblioteche pubbliche italiane, sono sive di stesura [18]. In un primo tem-
facilmente riconoscibili: sono redat- po l’autore annota sulla carta penta-
te in bella copia, non recano segni grammata le parti vocali al comple-
d’uso e a volte sono rilegate lussuo- to e il testo verbale, con l’aggiunta
samente [17]. L’usanza di commis- di occasionali spunti strumentali (al-
sionare copie manoscritte di parti- cuni compositori, ma non tutti e non
ture teatrali per uso privato, che an- sempre, scrivono per esteso anche il
cora sopravvive ai primi dell’Otto- basso strumentale), lasciando vuoti
cento, si fa tuttavia sempre piú rara i pentagrammi che verranno riem-
e tende presto a scomparire, soprat- piti in seguito con le altre parti or-
tutto dopo che il poderoso sviluppo chestrali. Questo canovaccio, detto
dell’editoria musicale, iniziato negli “partitura scheletro” [19], è comple-
anni Venti, fa della riduzione a stam- tato in una fase successiva – solita-
pa per canto e pianoforte il testo pri- mente quando il compositore è già

17] Un esempio classico è rappresentato dal- Convegno internazionale di studi, Modena 9-


la ricca collezione di manoscritti teatrali con- 10 dicembre 1984, Istituto di studi verdiani,
servata presso la sezione musicale della Biblio- Parma 1987, pp. 60-91 (pubblicato anche, in
teca Palatina di Parma, in gran parte proveniente versione inglese, in C. Abbate, R. Parker (a c.
dalla raccolta di Maria Luisa Infanta di Spagna, di), Analyzing Opera: Verdi and Wagner, Uni-
duchessa di Lucca. versity of California Press, Berkeley - Los An-
18] Gli studi sul processo compositivo degli geles 1989, pp. 27-55); K. Kuzmick Hansell,
operisti italiani sono stati frenati, in passato, dal- “Compositional Techniques in ‘Stiffelio’: Rea-
la scarsità e dalla limitata accessibilità di schiz- ding the Autograph Sources”, in M. Chusid (a
zi e abbozzi preparatori; questo settore ha tut- c. di), Verdi’s Middle Period (1849-1859): Sour-
tavia conosciuto un notevole impulso negli ul- ce Studies, Analysis, and Performance Practice,
timi trent’anni, tanto che la bibliografia sull’ar- The University of Chicago Press, Chicago 1997,
gomento è, oggi, relativamente ampia. Cfr. P. pp. 45-97; M. Walter, Kompositorischer Arbeit-
Petrobelli, Osservazioni sul processo compositivo sprozeß und Werkcharakter bei Donizetti, in «Stu-
in Verdi, in «Acta musicologica» XLIII (1971), di musicali» XXVI (1997), pp. 445-518. Consi-
pp. 125-142 (anche in La musica nel teatro. Sag- derazioni importanti sull’argomento emergono
gi su Verdi e altri compositori, EDT, Torino 1998, dall’esame delle partiture autografe, effettuato
pp. 49-78); Ph. Gossett, Gioachino Rossini and dai curatori dell’edizione critica delle opere di
the Conventions of Composition, in «Acta musi- Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi, i cui risulta-
cologica» XLII (1970), pp. 48-58; J.A. Hepoko- ti sono consegnati al commento critico ai sin-
ski, Compositional Emendations in Verdi’s Auto- goli volumi.
graph Scores. “Il trovatore”, “Un ballo in masche- 19] Il termine deriva dall’espressione ingle-
ra”, and “Aida”, in «Studi verdiani» IV (1986- se skeleton score, coniata da A. Porter, The Making
1987), pp. 87-109; Ph. Gossett, “La composi- of “Don Carlos”, in «Proceedings of the Royal
zione di Ernani ”, in Ernani ieri e oggi, Atti del Musical Association» XCVIII (1971-1972), pp.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 331

in loco, poco prima che inizino le rappresentazione dell’opera. Il com-


prove con l’orchestra – con tutte le positore (che può iniziare a scrivere
parti mancanti. La partitura finale è anche senza avere ancora il testo com-
dunque un manoscritto stratificato, pleto del libretto) prepara, in parti-
preparato in due fasi distinte e suc- tura scheletro, un “numero” per vol-
cessive; con un esame accurato è so- ta; quando il pezzo è completato in
litamente possibile distinguere le par- questa stesura, il fascicolo viene man-
ti scritte allo stadio della partitura dato alla copisteria del teatro, che ne
scheletro da quelle aggiunte in fase ricava le particelle per i cantanti. A
di strumentazione, diverse per lo spes- questo punto possono iniziare le pro-
sore del tratto lasciato dal pennino ve al cembalo, durante le quali il com-
e per il colore dell’inchiostro. L’au- positore (o chi per esso) accompa-
tore può correggere il suo manoscritto gna i cantanti servendosi della par-
in una qualsiasi delle fasi della com- titura scheletro. In seguito la parti-
posizione ed anche a partitura ulti- tura viene integrata con le parti stru-
mata, durante le prove con i cantanti mentali al completo: a questo pun-
o con l’orchestra e a volte persino do- to i fascicoli tornano in copisteria
po le prime rappresentazioni, con ri- per l’estrazione delle parti e possono
facimenti, tagli, correzioni, nuovi in- iniziare le prove con l’orchestra, che
serimenti; in tutti questi casi il ma- richiedono meno tempo e si svolgo-
noscritto presenta ulteriori stratifi- no, di norma, a ridosso della prima
cazioni [20]. rappresentazione.
Questo metodo di stesura – che Altre importanti informazioni sul
non è esclusivo degli italiani: se ne metodo compositivo provengono
servirono Mozart e Schubert, tra gli dalla struttura dei fascicoli dai qua-
altri – è spiegato, innanzitutto, da li è composta una partitura d’opera
ragioni strutturali: la partitura è idea- manoscritta. Alcuni autori – ad esem-
ta in funzione delle parti vocali e mo- pio Rossini – utilizzano una succes-
dellata sulle qualità di cantanti de- sione di doppie carte, accostate l’u-
terminati; è dunque naturale che la na dopo l’altra; ciò fa supporre che
stesura della composizione operisti- abbozzino il “numero” direttamen-
ca inizi dalle parti vocali, che ne co- te in partitura scheletro, tornando
stituiscono la struttura portante. Ma in seguito su questo canovaccio per
il metodo, cosa ancor piú decisiva, è completare la strumentazione. Ma
funzionale al lavoro che precede la in altri casi i fascicoli della partitura

20] I manoscritti autografi delle partiture ope- sere effettuata con la sabbia per asciugare l’in-
ristiche mostrano tre tipi sostanziali di corre- chiostro e il temperino per raschiare; piú spes-
zioni e ripensamenti: semplici cancellature, con so, tuttavia, è eseguita con un metodo piú ra-
riscrittura della nuova lezione; cancellazione di pido: l’autore cancella ciò che ha scritto pas-
battute o di interi sistemi con tratti di penna; sando il dito sull’inchiostro ancora fresco; ot-
revisioni piú radicali, che richiedono la sostitu- tiene cosí un alone sul quale è possibile torna-
zione di uno o piú fogli. La correzione può es- re a scrivere. Cfr. J.A. Hepokoski, op. cit.
332 claudio toscani

autografa – ciascuno dei quali corri- questo caso, la stesura della partitu-
sponde a un pezzo chiuso, o a una ra scheletro fu preceduta da schizzi
sua sezione se il brano è particolar- di diversa natura. Per il primo atto
mente lungo – sono costituiti da dop- Verdi predispose un abbozzo sinot-
pie carte infilate l’una nell’altra. Per tico, una sintesi che consiste piú di
poter procedere in questo modo, è annotazioni verbali che musicali, e
necessario conoscere preventivamente che fissa a grandi linee il piano com-
la lunghezza del pezzo e calcolare il pleto dell’atto. Per altre parti dell’o-
numero delle carte necessarie: è chia- pera annotò singole idee melodiche
ro, allora, che la stesura della parti- di dimensioni variabili, in genere pri-
tura scheletro non può essere il pri- ve di testo verbale, spunti ancora pri-
mo stadio della composizione, ed è vi di una destinazione finale e di una
invece il frutto della trascrizione di tonalità definitiva, che poi sarebbe-
abbozzi, piú o meno completi, che ro stati sviluppati in una melodia
l’autore ha preparato in precedenza. completa. In altri casi ancora Verdi
È questo il metodo compositivo produsse abbozzi completi di singo-
seguito abitualmente da Verdi. Ab- le sezioni, redatti a volte in versioni
bozzi piú o meno completi delle ope- plurime e pronti per essere copiati
re verdiane, precedenti la stesura del- nella partitura scheletro [23].
la partitura scheletro, sono conser- È noto che a Sant’Agata si trovano
vati nella Villa Verdi a Sant’Agata; anche i materiali preparatori delle al-
nel 1941 Carlo Gatti vi ebbe acces- tre opere verdiane; pur non cono-
so e pubblicò in facsimile l’abbozzo scendoli, possiamo supporre che Ver-
continuo di Rigoletto [21]. Questo di applicasse questo metodo di lavo-
contiene l’opera intera, dalla prima ro sistematicamente sin dagli inizi
all’ultima scena, notata quasi sem- della sua carriera di compositore tea-
pre su due pentagrammi: quello su- trale. Questa prassi, tuttavia, non è
periore per le parti vocali solistiche esclusivamente sua. Anche Bellini,
o corali, quello inferiore per il basso un autore del quale si sono conser-
generale. Anche i materiali prepara- vati molti materiali preliminari, fa
tori della Traviata sono stati recen- precedere la stesura delle sue parti-
temente resi pubblici, in facsimile e ture da un lungo periodo in cui fissa
in una trascrizione diplomatica cu- ed elabora abbozzi di varia natura: a
rata da Fabrizio Della Seta [22]. In volte semplici idee melodiche, altre

21] C. Gatti, L’abbozzo del “Rigoletto” di Giu- abbia avuto il tempo di copiare uno dopo l’altro
seppe Verdi, Ministero della cultura popolare, i singoli abbozzi, preparati per ogni sezione, co-
Milano 1941. Lo stesso Gatti pubblicò qualche me invece aveva fatto per Rigoletto realizzando un
altra pagina con abbozzi verdiani in Verdi nelle abbozzo continuo di tutta l’opera. La differenza,
immagini, Garzanti, Milano 1941. tuttavia, è piú apparente che reale: anche per La
22] G. Verdi, La Traviata: schizzi e abbozzi traviata Verdi realizzò una stesura preliminare
autografi, a c. di F. Della Seta, Istituto naziona- pressoché completa, pur se fisicamente fram-
le di studi verdiani, Parma 2000. mentata, e trasferí poi nella partitura scheletro i
23] È probabile che per La traviata Verdi non vari pezzi, nell’ordine mentalmente stabilito.
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 333

abbozzi piú lunghi che prefigurano partitura autografa definitiva. È il la-


scene, recitativi, sezioni intere di pez- voro stesso del compositore d’opera
zi solistici o d’insieme. Per Donizet- che lo richiede, in un’epoca in cui la
ti, la stesura di un abbozzo continuo complessità crescente dei lavori dram-
dell’opera è accertata almeno per gli matici e il peso sempre minore delle
ultimi anni di attività, come dimo- convenzioni rendono necessari una
strano recenti ritrovamenti [24]; alla pianificazione piú accurata e molte-
stessa prassi sembra aver fatto ricor- plici stadi di elaborazione: l’opera del-
so frequente anche Mercadante. Non l’Ottocento – non c’è bisogno di sot-
è solo Verdi, dunque, che si concede tolinearlo – aspira ad essere qualco-
una lunga fase di preparazione pri- sa di piú che una semplice costella-
ma di iniziare a lavorare sul suppor- zione di brani pensati in funzione del-
to cartaceo destinato a diventare, una l’esibizione canora.
volta completata l’orchestrazione, la

24] L’abbozzo continuo del secondo atto del- tività creativa. Si veda anche la lettera di Doni-
la Maria di Rohan (autunno 1842), recente- zetti a Mayr del 15 luglio 1843, in cui scrive a
mente ritrovato (ringrazio Luca Zoppelli per la proposito del Dom Sébastien: «per ora non ho
cortese segnalazione), mostra che questo pro- che abbozzi sopra ogn’atto, ma però tali, da sten-
cedimento era praticato, prima di Verdi, alme- dere il canto di un atto per settimana per quat-
no da Donizetti negli ultimi anni della sua at- tro atti» (G. Zavadini, op. cit., pp. 678-679).
334 claudio toscani

Fig. Otello: prima pagina della partitura autografa, con


1:Gioachino Rossini, nia.
l inizio della Sin
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 335

Les vêpres siciliennnes: una pagina dalla partitura autografa.


Fig.2:Giuseppe Verdi,
336 claudio toscani

Lucia di Lammermoor: una pagina della partitura autografa,- nella qua


Fig.3:Gaetano Donizetti,
le si fa ampio ricorso a segni convenzionali di abbreviazione.

Il crociato in Egitto: copia manoscritta realizzata a Venezia all epoca


Fig.4:Giacomo Meyerbeer,
della prima rappresentazione. Spartitino con le parti di corni, trombe, tromboni e tim
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 337

Maria de Rudenz: una pagina della partitura autografa con la parte-


Fig.5:Gaetano Donizetti,
guida per la banda sul palco, che dalla sesta battuta prende il posto dell orchestra.
338 claudio toscani

Fig. I Capuleti e i Montecchi: una pagina della partitura autografa. Le quattro


6:Vincenzo Bellini, - bat
cellate, che recano le parti vocali e qualche accenno strumentale, riflettono - la stesu
ra scheletro: esse furono eliminate prima che la strumentazione fosse completata.

Il pirata. per
Fig.7:Vincenzo Bellini, una pagina di schizzi preparatori
l’opera italiana dell’ottocento: le fonti manoscritte 339

Rigoletto: una sezione dell abbozzo continuo, con l inizio della scena ch
Fig.8:Giuseppe Verdi,
apre il secondo atto ( Ella mi fu rapita ).
340 claudio toscani

La traviata: abbozzo
Fig.9:Giuseppe Verdi, sinottico del primo atto.
La produzione di musica a stampa in Italia nell’Ottocento

di Luca Aversano

CENNI STORICI Europa, dell’esercizio amatoriale de-


gli strumenti nelle case e nei circoli
Nel corso del XVIII secolo diversi pae- privati. La circolazione della musi-
si dell’Europa centro-settentriona- ca avveniva in massima parte in for-
le, in special modo Francia, Inghil- ma manoscritta [ 4 ], un mezzo di
terra, Olanda e Germania [1], co- diffusione che risultava evidente-
nobbero una grande fioritura del- mente piú efficace, anche dal pun-
l’editoria musicale. Oggetto e ali- to di vista economico, rispetto alla
mento delle attività di stampa era- produzione e al commercio di edi-
no soprattutto le composizioni stru- zioni a stampa. Primi, timidi segnali
mentali, il cui mercato prosperava di ripresa dell’editoria italiana si re-
su una clientela garantita da un buon gistrano verso l’ultimo terzo del Set-
numero di dilettanti di musica, per tecento: soprattutto a Venezia, con
lo piú di estrazione benestante [2]. la stamperia Innocente Alessandri
In Italia, dopo i fasti dei secoli pre- & Pietro Scattaglia e gli esercizi di
cedenti [3], si attraversava invece una Catterino Aglietti e Antonio Zatta;
fase di profonda depressione. La cri- a Firenze, con Ranieri Del Vivo e la
si editoriale, innescata già dagli an- ditta Niccolò Pagni & Giuseppe Bar-
ni Venti del Seicento da una perdu- di; a Napoli, con l’attività di Luigi
rante congiuntura economica nega- Marescalchi. A differenza delle im-
tiva, era presumibilmente connessa prese veneziane e fiorentine, appro-
anche con il calo, rispetto al Nord date al campo musicale dall’espe-

1] Per la Francia cfr. il capitolo di Anik De- te di suonare il violino (Roma, Pilucchi Cracas),
vriès-Lesure. Francesco Galeazzi dovette rinunciare ad inse-
2] All’epoca le edizioni musicali erano un ge- rire brani musicali per l’esercizio violinistico, al-
nere di lusso che potevano permettersi soltan- trimenti, scrisse, «a quale voluminosa mole, e
to i benestanti (cfr., tra gli altri, T. Widmaier, per conseguenza a quale eccedente prezzo sa-
Der deutsche Musikalienleihhandel. Funktion, rebbe l’opera mia giunta? Ciò che forse l’avreb-
Bedeutung und Topographie einer Form gewerb - be resa inutile allo scopo principale a cui essa è
licher Musikaliendistribution vom spätem 18. bis destinata, di girare cioè per le mani de’ Profes-
zum frühen 20. Jahrhundert, PFAU-Verlag, Saar- sori [di musica], che pur troppo non suol esse-
brücken 1998, p. 26). Ancora nel 1791, quan- re la gente piú facoltosa del Mondo».
do pubblicò il primo volume dei suoi Elementi 3] Cfr. il capitolo di Tim Carter.
teorico-pratici di musica con un saggio sopra l’ar- 4] Cfr. il capitolo di Mariateresa Dellaborra.
342 luca aversano

rienza della tipografia e del negozio cento attraverso una fitta rete di re-
librario [5], Marescalchi, nato com- lazioni commerciali con stampatori
positore, aveva poi esteso la sua at- e negozianti delle maggiori città ita-
tività all’editoria e al commercio liane e mediante contratti con i mag-
esclusivamente musicali. Nella sua giori compositori, che gli assicura-
bottega, oltre a stampare e a com- rono la proprietà di una cospicua
merciare edizioni proprie e altrui, parte del nascente repertorio operi-
Marescalchi noleggiava e vendeva stico. Tra il 1825 e il 1844 Ricordi
copie manoscritte, strumenti e cor- incrementò la propria produzione di
de armoniche. Sarà quest’ultimo mo- edizioni musicali da 2.200 a 16.000
dello di editore-mercante specializ- numeri circa, arrivando nel 1853,
zato, con un curriculum di studi mu- anno della morte di Giovanni, a quo-
sicali piú o meno approfonditi, a im- ta 25.000 [8].
porsi in Italia nel corso dell’Otto- In quegli anni il primato di Ricor-
cento [6]. di venne conteso da un altro edito-
Un rilevante aumento della pro- re milanese, Francesco Lucca, il qua-
duzione di musica a stampa si ve- le nel 1825 fondò una ditta destina-
rificò solo dopo il 1815, negli anni ta a tener testa a lungo al piú celebre
successivi alla Restaurazione. Il cli- rivale. Nel 1888 Giovannina Lucca,
ma politico piú stabile da un lato, i moglie del defunto Francesco, do-
grandi successi di Rossini dall’altro, vette suo malgrado cedere il passo,
incentivarono il consumo privato di vendendo a Ricordi la proprietà del-
musica operistica e, parallelamente, l’impresa, compresi i diritti delle ope-
le correlate pratiche editoriali [7]. Al- re di cui era titolare (tra cui quelli sui
lo sviluppo del settore, che benefi- drammi di Richard Wagner) e le la-
ciò di un vero e proprio boom com- stre editoriali, per un totale di circa
merciale, contribuí, traendone im- 47.800 numeri. Molto accesa fu ini-
mensi vantaggi, soprattutto l’impre- zialmente pure la concorrenza degli
sa milanese di Ricordi. Fondata nel stampatori napoletani, sostenuta
1808 dal capostipite Giovanni, casa dalla calcografia di Giuseppe Girard
Ricordi si ritagliò velocemente un – aperta nel 1817, quindi passata al-
ruolo predominante sul mercato in- la gestione di Guglielmo Cottrau –
terno, mantenuto per l’intero Otto- e alimentata, piú avanti, dalle im-

5] Alessandri & Scattaglia furono, ad esem- sicale italiana nel periodo considerato. Si veda il
pio, incisori su rame; Zatta tipografo, calco- Dizionario anche per un’estesa bibliografia sui
grafo, mercante di libri e stampe; Pagni & Bar- vari aspetti della materia (pp. 371-384).
di calcografi e commercianti di stampe. 7] Ivi, p. 8.
6] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale in 8] Cfr. la voce “Ricordi”, curata da B.M. An-
Italia tra gli ultimi decenni del Settecento e i pri- tolini, Dizionario degli editori…, cit., a cui si
mi del Novecento”, in Dizionario degli editori…, rinvia per un’esauriente illustrazione della sto-
cit., pp. 7-32, 14-15. Il saggio, oltre a citare nu- ria della ditta. Alle voci del Dizionario si rimanda
merosi altri esempi di editori-musicisti, offre una anche per ulteriori informazioni sugli editori
sintesi completa delle vicende dell’editoria mu- menzionati nel corso del presente saggio.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 343

prese di Giorgio Del Monaco e dei compositori bandito dallo stesso Son-
fratelli Pietro e Lorenzo Clausetti. zogno, diede grande impulso allo svi-
Ma anche l’editoria partenopea non luppo della ditta, alle cui sorti si le-
riuscí a mantenere i massimi livelli garono presto altri giovani e impor-
di produttività, entrando, dopo l’U- tanti musicisti, quali Umberto Gior-
nità, in un periodo di progressiva de- dano, Francesco Cilea, Ruggero Leon-
cadenza. Nel frattempo, sotto la gui- cavallo.
da di Giulio, nipote di Giovanni, Ri- Nelle alterne vicende dei maggio-
cordi aveva perseguito una politica ri editori italiani dell’Ottocento, qui
di espansione in patria e all’estero, appena accennate, si coglie un trat-
consolidando fra l’altro il legame con to comune e caratterizzante: la ge-
Giuseppe Verdi, il piú importante nerale, graduale tendenza ad esten-
compositore della casa. La sua pro- dere le proprie attività alla gestione
duzione editoriale era ancora au- impresariale di concerti e stagioni
mentata, in relazione al crescente nu- teatrali, queste ultime controllate
mero dei compratori negli anni suc- mediante il potere di noleggio degli
cessivi all’unificazione politica. L’al- spartiti operistici. La proprietà del-
largamento della clientela era dovu- le partiture d’opera manoscritte, su
to all’affermazione di un nuovo ce- cui ancora si fondava il sistema di
to medio imprenditoriale e impie- produzione teatrale [9], costituiva un
gatizio, desideroso di acquisire i co- obiettivo molto ambíto, che poteva
stumi, anche musicali, della vecchia essere raggiunto acquistando dai tea-
nobiltà e della giovane borghesia che tri i fondi musicali conservati nei lo-
avevano governato la società italia- ro archivi, ricomprando i manoscritti
na nella prima metà dell’Ottocento. posseduti dagli impresari, oppure sti-
Nello scorcio finale del secolo fu pulando appositi contratti con gli
ancora milanese il solo editore ca- autori [10]. Altra caratteristica del-
pace di contrastare lo strapotere di l’editoria ottocentesca fu la cura de-
Ricordi: Edoardo Sonzogno. Edoar- dita alla pubblicazione di periodici
do allargò gli interessi della casa, già di argomento musicale. Questi ulti-
presenti nel campo dell’editoria li- mi, oltre che a interessi culturali, ri-
braria, al settore musicale. Nel 1890 spondevano all’esigenza di reclamiz-
lo strepitoso successo internaziona- zare la produzione delle ditte e di
le di Cavalleria Rusticana di Pietro orientare i gusti del pubblico in sen-
Mascagni, opera premiata alla se- so favorevole alle rispettive politiche
conda edizione di un concorso per editoriali. A titolo esemplificativo si

9] Cfr., nel presente volume, il capitolo di di guadagno per entrambi: diritto di stampa,
Claudio Toscani. percentuali sulla vendita degli spartiti e sul no-
10] Nei contratti, «oltre alla cifra forfetaria leggio di partiture e parti ai teatri» (cfr. F. Ni-
da versare al musicista per la prima rappresen- colodi, “Il sistema produttivo, dall’Unità a og-
tazione, si specificavano le voci che avrebbero gi”, in Storia dell’opera italiana, vol. IV, EDT, To-
costituito, in caso di successo, altrettante fonti rino 1987, pp. 167-229: 185).
344 luca aversano

possono citare, tra gli altri, la «Gaz- duzione calcografica di altri tipi di
zetta musicale di Milano» di Ricor- stampe e consiste nell’incisione in
di (1842-1902), «L’Italia musicale» incavo su rame, realizzata con stru-
di Lucca (1847-1848, 1850-1859), menti d’acciaio appuntiti, come il
la «Gazzetta musicale di Napoli» di tradizionale bulino. Completano la
Cottreau (1852-1868), il «Teatro Il- normale attrezzatura diversi attrezzi
lustrato» di Sonzogno (1881-1892). specifici, tra cui il compasso a pun-
ta secca, utile a marcare i punti che
delimitano la posizione dei differenti
TECNICHE DI STAMPA pentagrammi, il rastro per il rigo mu-
sicale, i punzoni che rappresentano
Nonostante i miglioramenti appor- i segni musicali [13]. La tecnica d’in-
tati dall’editore Breitkopf di Lipsia, cisione calcografica si distingue in
che intorno al 1754 aveva trovato il due procedimenti fondamentali: di-
sistema di suddividere le varie parti retto e indiretto. Nel primo, le note
delle note e dei righi musicali in al- e i segni musicali vengono incisi di-
trettanti tipi, in modo da poter stam- rettamente con utensili idonei a scalfi-
pare nitidamente anche gli accordi, re il metallo, senza mediazioni chi-
i procedimenti tipografici erano usci- miche. Nel secondo, l’incisione si
ti progressivamente dall’uso, perché effettua invece su di una vernice che
troppo complessi e costosi. Tramontata ricopre la lastra di metallo. È poi l’a-
dunque l’epoca d’oro della tipografia, cido (acquaforte) in cui viene im-
in corso tra Cinquecento e Seicento mersa la lastra a corrodere le parti
[11], le principali tecniche di stam- del metallo messe a nudo dal dise-
pa musicale in uso in Italia durante gno sulla vernice. Qualunque sia il
il XIX secolo erano la calcografia e la procedimento adottato, la lastra si
litografia. incide in negativo, ossia con le note
Con il termine calcografia, dal gre- disegnate da destra verso sinistra, per
co calk $(calkós = rame) e grafe n permetterne la riproduzione in giu-
(grapheîn = scrivere), si intendono, sto verso sull’esemplare cartaceo. Una
per estensione, tutte quelle tecniche volta ottenuta la matrice, il proces-
di incisione del metallo che portano so di stampa calcografica passa at-
alla realizzazione di una matrice or- traverso tre fasi: inchiostratura, pu-
dinata alla stampa. Anticamente il litura e stampa al torchio, tutte ri-
metallo utilizzato era prevalentemente
il rame, anche se non sono mancati
esempi di incisione su ferro, stagno 11] Per la tecnica tipografica cfr., nel presen-
te volume, il capitolo di Tim Carter.
ecc. Oggi i metalli piú usati sono il 12] Si usava a quel tempo soprattutto per la
rame e lo zinco. La tecnica della cal- stampa delle intavolature. Cfr., nel presente vo-
cografia musicale, sviluppatasi in Ita- lume, il capitolo di Franco Pavan.
13] I punzoni per l’incisione dei segni musi-
lia verso la fine del XVI secolo [12], è cali vennero introdotti dall’editore inglese John
identica a quella impiegata per la pro- Walsh.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 345

petute a ogni copia. L’inchiostratu- cilmente la scrittura strumentale or-


ra consiste nel far penetrare bene l’in- nata e la sovrapposizione delle note
chiostro nei segni incisi, distribuen- nelle partiture orchestrali. La calco-
dolo abbondantemente, con una pic- grafia presentava inoltre il vantaggio
cola spatola, su tutta la lastra. La pu- di permettere una tiratura scaglio-
litura, effettuata mediante garze, fo- nata degli esemplari, ossia di adatta-
gli di carta velina o anche con il pal- re l’ordine di grandezza della pro-
mo della mano, riguarda tutta la su- duzione a quello della domanda:
perficie della matrice, non deve però stampando volta per volta piccole
togliere l’inchiostro dai segni incisi. quantità di copie, si evitavano i pro-
La stampa viene realizzata con un blemi di stoccaggio e di perdita del-
apposito torchio, sul cui piano vie- la carta in caso di insuccesso di un’o-
ne collocata la lastra. Ad essa si so- pera. La tiratura di minimi lotti di
vrappone il foglio di carta umido e 15-25 esemplari consentiva oltretutto
quindi un feltro di ammorbidimen- di evitare la ripetizione di eventuali
to. Il tutto viene fatto passare tra due errori, che, una volta rilevati, pote-
cilindri in pressione tra loro che spin- vano essere corretti sulla lastra pri-
gono la carta a raccogliere l’inchio- ma di stampare nuove copie [14]. È
stro dentro i segni incisi. Le carte questo il motivo per cui gli esemplari
usate in calcografia devono essere di una stessa edizione musicale non
piuttosto spesse, contenere pochis- sono a volte perfettamente identici,
sima colla, nello stesso tempo avere sebbene coincidano nel frontespizio,
una certa resistenza per reggere sen- nel numero editoriale e nella mag-
za strappi alla pressione del torchio. gior parte delle pagine [15].
Esse vengono inumidite prima del- La tecnica calcografica, molto in
la stampa in modo da farne gonfia- voga nel Settecento europeo, fu im-
re le fibre, che cosí possono meglio piegata diffusamente dagli editori
raccogliere l’inchiostro dall’incavo musicali italiani durante la prima
dei segni. metà del XIX secolo. In seguito si di-
Nel corso del Settecento la calco- mostrò per molti versi inadatta a far
grafia si era dimostrata piú adatta fronte alle nuove esigenze del mer-
della tecnica tipografica a risponde- cato, la cui forte espansione richie-
re alle nuove esigenze della riprodu- deva un numero sempre maggiore sia
zione musicale in serie. Con il me- di opere stampate, sia del relativo nu-
todo calcografico, che garantiva mag- mero di esemplari. Il metodo calco-
giore flessibilità di scrittura e di im- grafico, i cui tempi di realizzazione
paginazione, si stampavano piú fa- erano piuttosto lunghi, anche per la

14] Cfr. A. Devriès-Lesure, “Technological 15] Per questo la critica del testo, nelle stam-
Aspects”, in R. Rasch (a c. di), Music Publishing in pe importanti, non deve affidarsi ad un’unica
Europe 1600-1900. Concepts and Issues, Berlin Ver- copia, ma prendere in considerazione diversi
lag Arno Spitz, Berlin [in corso di stampa]. esemplari. Sui numeri editoriali cfr. infra.
346 luca aversano

necessità di aspettare che la carta inu- tore scrive sulla pietra, senza inci-
midita si asciugasse, consentiva in- derla, con un inchiostro molto gras-
vece solo ritmi blandi di produzio- so o resinoso che si attacca tenace-
ne. Le tirature dovevano poi essere mente alla superficie. Nella fase suc-
limitate, poiché la pressione eserci- cessiva, detta di acidazione, lo stam-
tata dai cilindri del torchio sulla la- patore passa leggermente sulla pie-
stra di metallo cancellava a poco a tra del talco e vi stende un velo unifor-
poco i contorni del disegno inciso, me di mordente, composto da una
rendendo la matrice inutilizzabile: da soluzione di gomma arabica, acqua
una stessa lastra si potevano ottene- e acido nitrico. Nelle parti non pro-
re mediamente non piú di due-tre- tette dall’inchiostro litografico, l’a-
cento esemplari. Svantaggiosi erano cido trasforma il carbonato di calcio
anche i costi elevati del procedimen- presente nella pietra in nitrato di cal-
to, dovuti, tra l’altro, al bisogno di cio, sostanza idrofila. La pietra vie-
impiegare una carta molto spessa. ne quindi inumidita con una spu-
Questi problemi vennero progres- gna: l’acqua sarà assorbita dalla pie-
sivamente risolti con l’introduzione tra, ma non dal disegno, realizzato
della litografia. Il termine, dal greco con una sostanza grassa. A questo
l qo$ (líthos = pietra) e grafe n punto la superficie viene cosparsa
(grapheîn = scrivere), indica in ori- d’inchiostro, che sarà respinto dalle
gine un procedimento di stampa ot- parti umide e si attaccherà solo a
tenuto mediante una matrice in pie- quelle rimaste in carbonato di cal-
tra, e solo piú tardi anche mediante cio, ossia alle parti precedentemen-
lastre di metalli porosi come lo zin- te disegnate. Nella fase finale di stam-
co e l’alluminio. La litografia, in- pa l’inchiostro presente sulla matri-
ventata nel 1796 da Alois Senefelder ce viene trasferito alla carta median-
di Praga e importata in Italia, a Ro- te l’utilizzo di un apposito torchio.
ma, da Giovanni Dall’Armi nel 1805, La pietra viene inumidita e inchio-
si basa su di un fenomeno chimico: strata a ogni tiratura.
la reciproca repulsione o incompa- Nel campo musicale la tecnica li-
tibilità tra l’acqua e le sostanze gras- tografica fu adottata per la prima vol-
se. Materiale di base è stato fin dal- ta dall’editore Makarius Falter di Mo-
l’inizio una particolare pietra calca- naco già dal 1796 [16], ma il merito
rea dalla struttura granulare, piú o di averne compreso le grandi oppor-
meno fine, ma molto regolare, ca- tunità commerciali spetta a Johann
pace di assorbire molto bene l’acqua Anton André, di Offenbach am Main,
e di trattenere le sostanze grasse. Al- che in breve tempo, a partire dal 1800,
l’inizio del procedimento il disegna- trasformò integralmente la sua offi-

Schneider, Makarius Falter (1762-1843) und


16] Falter non era tuttavia dotato di una pro- sein Münchner Musikverlag (1796-1888), vol. I,
pria attrezzatura tecnica, tanto che si serviva di Schneider, Tutzing 1993, pp. 144, 159, 161,
diversi stampatori litografici esterni. Cfr. H. 166.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 347

cina da calcografia in litografia. Se- in pietra [18]. La qualità della stam-


guirono l’esempio di André nume- pa litografica dipendeva molto dalla
rosi altri editori, passando parzial- scrittura che, passando per gradi in-
mente o totalmente dall’incisione ai termedi, poteva variare da un’esecu-
metodi litografici, il che lascia pre- zione attenta e ponderata, effettuata
sumere l’esistenza, rispetto alle altre al rovescio sulla pietra alla maniera
tecniche produttive, di diversi van- dei migliori incisori, a una realizza-
taggi, riguardanti tuttavia piú l’aspetto zione frettolosa da parte di compo-
economico che quello qualitativo [17]. sitori o copisti su carta da riporto [19].
I benefici maggiori si avevano nella Ad ogni modo la qualità era gene-
fase di scrittura, molto piú veloce e ralmente inferiore agli standard del-
meno costosa del procedimento d’in- la stampa per incisione, che garanti-
cisione: gli scrittori musicali poteva- va esiti migliori nella notazione dei
no servirsi di attrezzi consueti, senza segni musicali e nei frontespizi, en-
bisogno di investire denaro in di- trambi realizzati con strumenti ap-
spendiose serie di punzoni. Nella pri- positi in grado di dare chiarezza e
ma metà del secolo il metodo piú dif- uniformità nel tratto.
fuso, che garantiva risultati di buo- In Italia la litografia musicale si dif-
na nitidezza e contrasto, era quello fuse, affiancandosi alla calcografia, in-
di vergare al rovescio direttamente torno agli anni Venti dell’Ottocento,
sulla pietra con l’inchiostro litografi- sul terreno fertile costituito dalle se-
co grasso. Un altro sistema, usato ini- colari tradizioni della copiatura mu-
zialmente soprattutto per la stampa sicale a mano, dai cui ranghi prove-
di lettere circolari, era quello di scri- nivano presumibilmente gli scrittori
vere nel verso normale su carta di ri- di musica litografica. Ma l’interesse
porto, con un inchiostro leggermen- per la litografia dipendeva, probabil-
te differente. Il vantaggio principale mente, anche dalla circostanza che
di quest’ultimo metodo, detto anche l’introduzione di una nuova tecnica
“autografia”, consisteva nella possi- consentiva di richiedere ai governi de-
bilità di disegnare le note nel verso gli stati preunitari la concessione di
consueto, da sinistra verso destra, il privative d’uso [20], mediante cui gli
che permetteva ai musicisti, dilettanti editori beneficiati potevano proteg-
e professionisti, di riprodurre la pro- gersi, almeno a livello locale, dalla
pria grafia, trasferendola sulla lastra concorrenza dei colleghi [21]. Stam-

17] Cfr. M. Twyman, La litografia musicale ziarlo terminologicamente dagli altri proce-
in Italia nella prima metà dell’Ottocento. Uno dimenti di riporto litografico (cfr. piú avan-
studio di bibliografia materiale, in «Fonti Musi- ti).
cali Italiane» I (1996), pp. 7-29: 10. 19] M. Twyman, op. cit., p. 18.
18] Fu cosí che Richard Wagner produsse 20] I diritti esclusivi di esercitare un deter-
l’edizione autografa del Tannhäuser nel 1845. minato negozio.
Twyman (p. 14) denomina questo metodo 21] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale
“riporto di scrittura su carta”, per differen- in Italia…, cit., p. 18.
348 luca aversano

perie musicali esclusivamente lito- e in tempi molto rapidi. A partire


grafiche furono impiantate soprat- dagli anni Sessanta il metodo calco-
tutto a Roma (Leopoldo Ratti & Gio- grafico fu gradualmente soppianta-
vanni Battista Cencetti, Litografia to da quello litografico, utilizzato
delle belle arti, Pietro Pittarelli, So- nella variante del procedimento di
cietà litografica tiberina) e a Firenze riporto, che consisteva nel prendere
(Gaspero Cipriani, Angiolo Luche- prove di stampa con inchiostro lito-
rini) [22]. A Milano, dopo una pri- grafico da lastre incise, trasferendo-
ma fase sperimentale negli anni Ven- le poi su lastre di pietra o metallo. Il
ti e Trenta, Ricordi abbandonò l’uso beneficio principale di tale metodo
della litografia, per reintrodurlo ne- era costituito dalla possibilità di gio-
gli anni Ottanta del secolo. In que- varsi allo stesso tempo delle tradi-
sto secondo periodo, grazie alla pos- zionali capacità grafiche degli inci-
sibilità che la tecnica litografica off- sori e dei menzionati vantaggi della
riva ai disegnatori di esprimersi di- litografia in fase di tiratura [24].
rettamente sulla matrice di stampa,
l’attività di Ricordi si caratterizzò per
una produzione di alto livello arti- ASPETTI GRAFICI E FORMALI
stico (manifesti pubblicitari, fronte-
spizi, illustrazioni delle edizioni mu- Il formato e il tipo di presentazione
sicali, cartoline) [23]. delle stampe musicali ottocentesche
Il numero degli esemplari otteni- dipendevano sia dalla loro funzione
bili da una lastra in pietra era molto pratica, sia dai gusti e dalle mode lo-
piú alto rispetto a quelli ricavabili da cali. I formati caratteristici erano,
una lastra calcografica, giacché la ma- nella prima metà del secolo, quello
trice non veniva usurata dal proces- in ottavo e l’oblungo, che meglio ri-
so di stampa, come accadeva invece spondevano alle esigenze dell’esecu-
nell’incisione. Per le tirature ancora zione musicale. La parte piú cospi-
piuttosto basse dei primi decenni del- cua del repertorio, ossia gli estratti
l’Ottocento, ciò non costituiva un di partiture operistiche, era normal-
grande vantaggio. Ma quando, dal- mente presentata in riduzione per
la seconda metà del secolo, fu ne- canto e pianoforte, con le parti vo-
cessario incrementare il numero de- cali notate in chiave antica, oppure
gli esemplari, la tecnica litografica in adattamento per pianoforte solo,
dimostrò tutta la sua efficacia, ren- in entrambi i casi nel formato oblun-
dendo possibile la riproduzione di go, che ben si adattava al leggio pia-
un’opera in elevata quantità di copie nistico. Il formato in ottavo per que-

22] Ibidem. 24] Cfr. M. Twyman, op. cit., pp. 12-16. Twy-
23] Cfr. M. Pia Ferraris, “L’attività grafica di Ricor- man propone di denominare questo procedi-
di”, in Musica, musicisti, editoria. 175 anni di Casa Ri- mento “riporto di prove di stampa”, per di-
cordi 1808-1983, prefazione di H. von Karajan, Ri- stinguerlo dal citato metodo del riporto di scrit-
cordi, Milano 1983, pp. 191-195: 192. tura.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 349

sto genere di spartiti, prevalente nel- sentazione in partitura s’incontra


la seconda metà dell’Ottocento, ven- quasi esclusivamente negli estratti di
ne introdotto dall’editore Lucca, che singole opere pubblicati nel primo
fu il primo a stampare la parte vo- quindicennio del secolo, secondo il
cale in chiave di violino [25]. La pre- modello della tradizione di copiatu-
sentazione nel formato in ottavo era ra manoscritta di fine Settecento [26],
in uso anche per la musica strumentale ancora di moda nelle città italiane
d’insieme, edita quasi esclusivamen- del primo Ottocento [27]. Partiture
te in parti staccate, senza partitura. complete di melodrammi si stam-
L’omissione della partitura comple- pavano molto di rado [28], non so-
ta si doveva al fatto che tale forma di lo per i motivi indicati a fronte del-
pubblicazione era non solo tecnica- la produzione di musica strumenta-
mente complessa ed economicamente le, ma anche perché gli editori – gli
dispendiosa, ma anche esposta al ri- stessi proprietari delle opere – non
schio di riscuotere scarsi risultati in trovavano conveniente divulgare il
termini di vendita, giacché non ri- materiale musicale per la rappresen-
spondente alle esigenze del mercato. tazione di un melodramma, che avreb-
La partitura, infatti, non veniva im- be dato a chiunque la possibilità di
piegata nel quotidiano esercizio del- metterlo in scena senza corrispon-
l’esecuzione strumentale e, per buo- dere i relativi diritti del noleggio del-
na parte del secolo, neanche dai di- le parti. La stampa di partiture po-
rettori d’orchestra, la cui figura pro- teva invece venire incontro alle esi-
fessionale, dopo una prima diffusio- genze di studio dei musicisti profes-
ne in Europa centro-settentrionale sionisti e di quei dilettanti che in-
nel corso della prima metà dell’Ot- tendessero approfondire le proprie
tocento, si affermò in Italia solo qual- conoscenze musicali. Se ne rese con-
che decennio piú tardi. Per quanto to per primo, in Italia, l’editore fio-
concerne la musica vocale, la pre- rentino Giovanni Gualberto Guidi,

25] Cfr. B. Cagli, “L’Ottocento: dal nottur- li, 29 luglio 1805, cit. in L. Aversano, Die Wie-
no ai monumenta”, in Cinque secoli di stampa ner Klassik im Land der Oper. Über die Verbrei-
musicale in Europa, catalogo della mostra, Ro- tung der deutsch-österreichischen Instrumental-
ma, Museo di Palazzo Venezia 12 giugno - 30 musik in Italien im frühen 19. Jahrhundert. 1800-
luglio 1985, Electa, Napoli 1985, pp. 141-143: 1830, in «Analecta musicologica» xxxiv (2004),
142. Il formato oblungo era chiamato familiar- p. 132): «Votre musica vocale a l’uso dei Con-
mente “a sedere”, mentre quello in ottavo si di- certi, seroit excellent pour ici, mais hèlas Vous
ceva “in piedi”. l’avéz gravé im Klavierauszug, et ici on ne veut
26] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale que partition, puisque tout le monde joue, ju-
in Italia…, cit., p. 19. squ’aux femmes, les partitions à livre ouvert. Je
27] Un esempio della resistenza italiana a pas- me trouve surchargé de musique vocale im Kla-
sare dalla moda dell’estratto in partitura allo vierauszug avec les partiés de l’Orchestre, et per-
spartito per pianoforte viene da questo passo di sonne n’on veut».
una lettera di Giulio Venoni, gestore della cal- 28] Uno dei rari lasciti ottocenteschi di par-
cografia napoletana di proprietà del composi- titure a stampa è costituito da un corpus di ot-
tore Robert Wenzel conte di Gallenberg, agli to opere rossiniane pubblicate a Roma da Rat-
editori lipsiensi Hoffmeister & Kühnel (Napo- ti & Cencetti tra il 1825 e il 1840.
350 luca aversano

che nel 1858 inaugurò una fortuna- di piú composizioni, ai quali era a vol-
ta collana di edizioni di partiture in te apposto un ulteriore numero per
formato tascabile, di genere sia ope- contrassegnare l’intera raccolta [31].
ristico, sia strumentale. L’idea risali- Le serie dei numeri editoriali sono
va al parigino Ignaz Joseph Pleyel, il molto utili per risalire alla datazione
quale già nel 1802 aveva intrapreso delle singole stampe [32]. Nel corso
la pubblicazione di una Bibliothèque del XIX secolo non si usava infatti in-
musicale en partition, non usando dicare sulle edizioni il relativo anno
però il formato tascabile, ma un for- di pubblicazione. La consuetudine
mato piccolo in ottavo. La vera e pro- pare derivasse dal fatto che – come s’è
pria mini-partitura tascabile era in- detto – la stampa calcografica, preva-
vece stata introdotta dalla ditta di lente nel XVIII e per buona parte del
Karl Ferdinand Heckel a Mannheim XIX secolo, si effettuava per tirature di
intorno al 1840 [29]. piccoli lotti di esemplari, che veniva-
Le stampe musicali ottocentesche no ripetute a distanza di anni, talvol-
recano normalmente, sia sul fronte- ta decenni, a seconda delle esigenze
spizio, sia in calce alle singole pagine, del mercato. Ciò poteva favorire la
i cosiddetti numeri editoriali [ 30]. Ta- decisione di omettere la datazione sul-
li numeri servivano a registrare il pro- le varie copie progressivamente pro-
gressivo ingresso dei brani pubblica- dotte: in tal modo si riusciva presu-
ti nell’inventario dell’editore e segui- mibilmente a evitare che i clienti aves-
vano in genere un ordine cronologi- sero l’impressione di acquistare un ar-
co. Le opere stampate in estratti, co- ticolo “datato” [33].
me ad esempio i melodrammi, rice- Oltre al numero editoriale, le stam-
vevano un numero per ciascun estrat- pe ottocentesche recano a volte delle
to. Lo stesso avveniva per gli album lettere o segni, anch’essi apposti in cal-

29] Cfr. H. Lenneberg, Revising the History gli editori piú importanti sono state compilate
of the Miniature Score, in «Notes» XLV (1998), delle liste cronologiche che pongono in corri-
pp. 258-261. spondenza, con un margine di errore non su-
30] Nell’Ottocento italiano le edizioni pri- periore all’anno, i numeri editoriali con le date
ve di numero editoriale sono molto rare. Oltre della loro verosimile pubblicazione. Si veda, per
a sporadiche pubblicazioni di editori non spe- es., il catalogo di O.E. Deutsch, Musikverlag-
cializzati, ricordiamo quelle di Angiolo Luche- snummern: eine Auswahl von 40 datierten Listen
rini (Firenze) e di Tagliabò & Magrini (Tori- 1710-1900 (Merseburger, Berlin 1961). Liste
no). In alcuni casi s’incontrano segnature bi- relative ai maggiori editori italiani dell’Otto-
bliografiche specifiche della tradizione libraria: cento sono contenute nelle rispettive voci del
è il caso delle edizioni romane di Ratti & Cen- citato Dizionario degli editori italiani. Altre in-
cetti e della Litografia Tiberina (cfr. Twyman, dicazioni utili per datare le stampe sono gli an-
op. cit., p. 25). nunci pubblicitari sui periodici e le dediche ap-
31] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale poste sui frontespizi (per ulteriori strumenti di
in Italia…, cit., p. 17. datazione cfr., tra gli altri, G. Feder, Filologia
32] Attraverso i numeri editoriali è possibi- musicale, trad. it. di G. Di Stefano, il Mulino,
le, in alcuni casi, risalire anche ai tempi neces- Bologna 1992, pp. 61-62).
sari per incidere, stampare e mettere sul merca- 33] Cfr. D.W. Jones, “What Do Surviving
to le singole edizioni (cfr. Antolini, p. 18). Per Copies Tell Us”, in R. Rasch (a c. di), op. cit.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 351

ce alle singole pagine, con cui gli in- toriale e andò incontro, a partire dal-
cisori, nel caso di produzione calco- la fine del XVIII secolo, a una pro-
grafica, o gli scrittori, in caso di lito- gressiva standardizzazione delle for-
grafia, siglavano il proprio nome [34]. me. Ciò fu in gran parte conseguenza
Sui frontespizi sono di solito inseri- del processo di espansione del mer-
ti gli indirizzi degli editori e dei lo- cato, anche su scala internazionale,
ro punti vendita. L’indicazione del che rendeva necessaria una sempli-
recapito poteva servire da un lato a ce e universale comprensibilità del
richiamare l’attenzione della clien- lessico usato dai musicisti e, conse-
tela sui luoghi in cui era possibile ac- guentemente, dagli editori [35].
quistare articoli musicali, dall’altro La composizione dei frontespizi la-
ad adempiere all’obbligo di rispetta- sciava infine spazio alle abilità deco-
re eventuali normative di commer- rative. Sebbene non riuscissero a rag-
cio. Oggi essa consente la ricostru- giungere l’alta qualità e la bellezza del-
zione dei movimenti delle singole le illustrazioni francesi e tedesche, i
imprese, inclini a trasferire piutto- migliori editori italiani seppero otte-
sto spesso le loro sedi, anche tra le nere risultati di buona realizzazione
mura di una stessa città. I frontespi- grafica. A Milano le prime stampe
zi possono inoltre contenere dediche musicali illustrate comparvero intor-
di vario genere, che forniscono sia no alla metà degli anni Trenta, in ade-
notizie di carattere biografico, sia guamento alle consuetudini editoria-
informazioni sull’ambiente sociale li delle strenne letterarie e dei perio-
in cui operava il compositore e sul dici dell’epoca [36]. Mediante l’esa-
mercato a cui era destinata la pub- me dei frontespizi lungo l’arco del se-
blicazione. A volte le dediche erano colo si può ripercorrere l’evoluzione
pensate dallo stesso editore, che ave- del contemporaneo gusto decorativo:
va influenza anche sulla titolazione dalla sobria seriosità neoclassica dei
delle opere, giacché sapeva, meglio primi dell’Ottocento alle copertine
del compositore, come attirare l’at- floreali, fantasiose, romantico-decadenti
tenzione del pubblico acquirente. La di fine secolo [37]. Uno sguardo allo
terminologia adottata nei titoli era sviluppo grafico dell’intera edizione
un fattore importante per la com- musicale, e non del solo frontespizio,
mercializzazione del prodotto edi- consente tuttavia di affermare che gli

34] Per le stampe litografiche, Twyman 1996, Lim, Lucca 2001, pp. 131-192, 147-149.
suggerisce che il riferimento delle sigle fos- 37] Per una dettagliata descrizione degli svi-
se non a singoli scrittori, ma all’attività di luppi dei frontespizi nelle edizioni di casa Ricor-
un’intera bottega artigianale (op. cit., pp. 29- di, con relative illustrazioni, si veda A. Pompilio,
30). La collezione Scalvini dell’Istituto nazionale di stu-
35] Cfr. D.W. Jones, op. cit. di verdiani. I. Catalogo degli spartiti per canto e
36] Cfr. L. Sirch, “Musica, letteratura e arti pianoforte delle opere liriche complete con un sag-
grafiche. La lirica da camera e l’editoria a Mila- gio su criteri di datazione delle edizioni Ricordi, in
no nell’età romantica”, in Atti del convegno in- «Studi verdiani» VII (1991), pp. 111-188: 163-
ternazionale IAML-IASA, Perugia 1-6 settembre 188.
352 luca aversano

aspetti decorativi venivano, nel com- so), le sue battute, il musicista; per non
plesso, poco curati. Gli obiettivi pri- arrecare danni all’incisore! Ma no, non
mari su cui si concentrava l’attenzio- c’è niente di strano. È che l’editore, co-
ne degli stampatori erano una resa ni- me la natura, ha orrore del vuoto: de-
tida e una buona distribuzione sulla gli spazi bianchi. Piuttosto che lascia-
pagina dei segni di notazione e, in ca- re una mezza pagina vuota – che egli
so di musica vocale, del testo poetico non saprebbe poi riempire a modo con
[38]. Gli aspetti decorativi passavano una finale di buon gusto – conta le sue
in secondo piano. La situazione non brave battute della composizione e as-
era cambiata nel XX secolo, tanto che segna loro quello spazio, un po’ piú
nel 1930 il critico e musicologo Lui- stretto o un po’ piú largo, che permet-
gi Parigi, estensore di un articolo sul- ta di farle entrare precise, a capello, qua-
la decorazione nella stampa musica- si calettate nella pagina. Il molteplice
le edito da una rivista di Ricordi, se numero delle battute – di per se stesse
ne lamenta apertamente: elastiche nella varietà d’abbondanza de-
gli elementi – consente all’editore que-
in sostanza, ci si limita, per ora, a far sta manovra antidecorativa. E del tut-
men peggio quello che a lungo s’è fat- to superflua. Chi può impedire all’e-
to con poco gusto: la copertina. Ma la ditore di musica di riempire gli spazi
copertina da sola non costituisce l’edi- vuoti nelle pagine con finali di varie di-
zione musicale – come non costituiva mensioni, appropriati? [...]. Sfugge so-
il libro. E il libro, quando ci si è pro- prattutto l’essenziale, il punto centra-
posti di migliorarlo artisticamente, lo le del problema. Ancora non si sa ve-
si è considerato all’esterno e all’inter- dere la pagina di musica stampata co-
no. Ora le leggi, i criteri decorativi che me un organismo completo armoniz-
valgono per il libro, per la “parola stam- zabile pei rapporti di tutti i diversi suoi
pata” valgono fondamentalmente an- elementi. [...]. La giusta concezione
che per la “nota incisa”, per la edizio- manca in primo luogo perché manca
ne musicale. [...]. Riflettete: la musica la conoscenza di quale possa e debba
a stampa, nelle edizioni di oggi, ter- essere la funzione della «edizione di
mina tutta a fine di pagina! Da piú di musica» nella pratica della vita musi-
un centinaio di anni – si può dire – è cale moderna [39].
cosí. Curiosa strana coincidenza! Co-
me sa procedere misurato, il composi- In coda alle sue lagnanze Parigi
tore! Si direbbe che conti sulle dita (co- chiama in causa un punto essenzia-
me un poetino inesperto i piedi del ver- le: mancava la concezione decorati-

38] Dal punto di vista della grafia musicale, l’in- uno degli elementi principali per distinguere le
cisione otteneva esiti di maggiore uniformità e re- stampe musicali litografiche da quelle prodotte me-
golarità rispetto alla litografia, grazie all’impiego di diante incisione.
appositi strumenti. La variabilità della realizzazio- 39] L. Parigi, La musica ornata, I: le edizioni, in
ne dei segni notazionali, soprattutto delle chiavi di «Musica d’oggi» XII (1930), pp. 343-351: 348-
violino, realizzate direttamente a mano, costituisce 351.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 353

va da lui auspicata. Mancava perché ché la loro natura di réclame faceva


dell’edizione si considerava prima- sí che fossero rapidamente distrutti
riamente l’aspetto funzionale, di pro- dopo la consultazione, specialmen-
dotto concepito per l’esecuzione, il te nel caso di cataloghi di piccoli edi-
che impediva di pensarla come og- tori o commercianti.
getto artistico dotato di valore este- Come accadeva per la grafica e per
tico autonomo. il formato, la scelta del repertorio da
pubblicare e delle correlate tipologie
editoriali teneva conto dei gusti e dei
REPERTORIO E TIPOLOGIE EDITORIALI costumi del pubblico acquirente, co-
stituito per massima parte da dilet-
Nell’Ottocento italiano il lascito di tanti di vario livello di preparazione
musica a stampa è di gran lunga su- musicale [41]. Nella prima metà del
periore a quello dei secoli preceden- secolo si stampavano principalmen-
ti, nei quali la trasmissione avveniva te estratti di opere in riduzione per
principalmente per copiatura a ma- canto e pianoforte, per pianoforte
no. Le fonti manoscritte si limitano solo o per altri piccoli complessi stru-
a documentare per lo piú partiture mentali. I temi e le melodie operi-
operistiche, brani di musica sacra e stiche andavano ad alimentare un al-
varie composizioni strumentali, tra tro fiorente settore editoriale, costi-
cui gran parte del repertorio per ban- tuito dalle rielaborazioni strumen-
da. Esaminare la produzione edito- tali (variazioni, pot-pourri, fantasie,
riale del XIX secolo significa pertan- capricci ecc.) destinate soprattutto,
to risalire ai generi piú praticati dai ma non solo, al pianoforte. Con il
compositori e dal pubblico. Le fon- crescente successo del melodramma,
ti principali per questo tipo di ana- che favorí il moltiplicarsi delle edi-
lisi sono costituite dai cataloghi del- zioni pirata e delle conseguenti liti
le case editrici e dei negozianti di mu- in tribunale [42], questo tipo di pro-
sica, che venivano stampati a scopi duzione si diffuse sempre di piú, poi-
pubblicitari [40]. Ne abbiamo oggi ché consentiva di evitare piú facil-
una disponibilità solo parziale, giac- mente le controversie giudiziarie sui

40] Come scrive Philip Gosset, «un catalogo cerca storica in materia di editoria musicale, cfr.
potrebbe sembrare in superficie un documento A. Devriès-Lesure, “Historical Sources”, in R.
arido: una lista, una semplice lista di pubblica- Rasch (a c. di), op. cit.
zioni. Ma sotto questa superficie vi è la storia di 41] Non va però dimenticato che le case edi-
una forma d’arte, la storia degli interessi, delle trici non si limitavano ad assecondare passiva-
motivazioni, delle aspirazioni di un popolo, la mente i gusti della clientela: allo stesso tempo
formazione e il declino di reputazione, gli scam- esse cercavano di influenzare e orientare i co-
bi culturali tra un paese e l’altro attraverso l’Eu- stumi musicali del pubblico (cfr. supra).
ropa» (“Prefazione” ad A. Zecca Laterza (a c. di), 42] Per “pirateria” si intende la riproduzione
Catalogo numerico Ricordi 1857, Nuovo Istituto e la vendita di un’opera pubblicata da altri sen-
Editoriale Italiano, Roma 1984, pp. XVII-XVIII). za il consenso né del suo autore, né di chi l’ha
Sugli altri tipi di fonti e documenti utili alla ri- prodotta o finanziata.
354 luca aversano

diritti di proprietà delle opere [43]. stiche, pezzi per pianoforte, compo-
A confronto, la musica strumentale sizioni da camera, sinfoniche e per
“pura”, pensata per formazioni or- banda, la quantità di musica stru-
chestrali o da camera, veniva scarsa- mentale pubblicata risulta maggio-
mente pubblicata [44]. Un maggio- re di quella vocale. Gli strumenti piú
re, ma pur sempre limitato interes- editi erano, nell’ordine di gradimento,
se a riguardo si registra soltanto a pianoforte, violino, flauto, chitarra
partire dagli anni Sessanta, in corri- e, sul finire del secolo, il mandolino.
spondenza della fondazione di varie In campo vocale un genere di par-
“Società del Quartetto” e della co- ticolare successo fu, accanto al me-
siddetta “rinascita strumentale” ita- lodramma, quello della romanza da
liana, contesto in cui si colloca an- camera, di moda già dalla fine degli
che la citata serie di partiture tasca- anni Venti dell’Ottocento. Grazie
bili pubblicata a Firenze da Guidi. alla funzionalità del genere all’in-
Nello stesso periodo, ossia nel se- trattenimento borghese, la produ-
condo Ottocento, godette invece di zione editoriale di romanze prese ad
grande fortuna editoriale la musica aumentare con un ritmo costante,
strumentale da salotto: pezzi di ca- che non diminuí fino all’inizio del
rattere leggero per pianoforte (stu- Novecento [46]. Dal 1870 ca. s’in-
di, ballabili, pezzi caratteristici, suite) cominciò a utilizzare una destina-
o per pianoforte e altri strumenti, zione vocale doppia o tripla, per per-
idonei al consumo privato, princi- mettere agli acquirenti di scegliere
palmente domestico. Alla seconda – tra l’ambito acuto (soprano/teno-
parte del secolo risale anche un in- re), medio (mezzosoprano/barito-
cremento della produzione di musi- no) o grave (contralto/basso) – l’e-
ca per banda, cui si dedicarono va- stensione a loro piú confacente. Sem-
rie case editrici specializzate [45]. Nel pre nel settore della musica vocale,
complesso, tra rielaborazioni operi- trovarono la via delle stampe canti

43] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale 45] Un elenco degli editori e delle tipografie
in Italia…, cit., p. 10. dediti alla stampa di musica bandistica tra il
44] Per rifornire il mercato di questo reper- 1800 e il 1945 si legge in M. Anesa, Diziona-
torio si preferiva importare le edizioni di ottimo rio della musica italiana per banda. Biografie dei
livello grafico e compositivo prodotte in Euro- compositori e catalogo delle opere dal 1800 al 1945,
pa centro-settentrionale, soprattutto in Austria Secomandi, Bergamo 1993 («Bergomum» LXXX-
e in Germania (cfr. L. Aversano, Die Wiener Klas- VIII (1993), pp. 485-493).
sik…, cit., in particolare pp. 89-105, 164-172). 46] Per un’analisi dettagliata di questo tipo
Con la locuzione “musica strumentale pura”, o di repertorio, cfr. il già citato saggio di L. Sirch,
“assoluta”, si intende un tipo di composizione Musica, letteratura e arti grafiche. La lirica da ca-
privo di riferimenti extra-musicali, che rispon- mera e l’editoria a Milano nell’età romantica, e
de ad una concezione della musica come lin- R. Allorto, “La musica italiana vocale da came-
guaggio espressivo autonomo. La tradizione mu- ra dell’Ottocento nei cataloghi degli editori Ri-
sicografica e musicologica riconosce alla musica cordi e Lucca”, in F. Sanvitale (a c. di), La ro-
assoluta una qualità estetica e compositiva su- manza italiana da salotto, EDT, Torino 2002, pp.
periore rispetto alla musica da salotto. 147-165.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 355

patriottici, composti principalmen- in vendita per associazione, ossia per


te tra il 1848 e il 1860, arie antiche abbonamento [49]: la Biblioteca di
e canti popolari regionali. Nono- musica per chitarra (Giovanni Re,
stante molta parte del repertorio li- Milano 1808), la serie di musica per
turgico continuasse a circolare nel- danza Tersicore (Giuseppe Girard,
la tradizionale forma manoscritta Napoli 1818-1819), per citare qual-
[47], i cataloghi non mancano di re- che esempio. A partire dagli anni
gistrare varie pubblicazioni di mu- Venti alcuni editori organizzarono
sica vocale sacra. A partire dagli an- la vendita di buona parte o della to-
ni Settanta, sulla spinta del movi- talità della loro produzione secondo
mento ceciliano, nacquero anche ca- il citato modello della raccolta per
se editrici specializzate nel settore, abbonamento. Tra gli anni Venti e
allocate in diverse città italiane [48]. Trenta vennero introdotte forme di
Da ricordare è infine il filone delle associazione strutturate in classi, a
pubblicazioni didattiche. Già dal- seconda dell’organico (ad es. classe
l’inizio dell’Ottocento vennero stam- di canto, di pianoforte, di violino),
pati metodi per l’apprendimento del a cui l’acquirente poteva abbonarsi
canto e degli strumenti (specie del anche singolarmente, senza dover pa-
pianoforte), questi ultimi spesso in gare per tutte. La Biblioteca di musi-
traduzione dal francese o dal tede- ca moderna di Ricordi, avviata nel
sco. Vi si aggiunsero, nel corso del 1820, fu la prima e la piú duratura
secolo, esercizi, studi e antologie di di queste serie [50]. Negli anni suc-
pezzi dei maggiori autori stranieri. cessivi si preferirono, alle raccolte per
Per quanto riguarda le tipologie classi, le singole serie periodiche, che
editoriali, all’edizione singola si af- incominciarono a raggruppare i bra-
fancò ben presto la voga degli album ni non piú soltanto secondo le tipo-
e delle raccolte. Questo tipo di pub- logie vocali o strumentali, ma anche
blicazione veniva incontro alle ne- per genere e per carattere. Nacque-
cessità dei fruitori, riunendo diversi ro cosí le serie miste (ad es. Il trova-
brani in un insieme entro cui era pos- tore, Ricordi, 1870-1874), album-
sibile operare una scelta. Già dall’i- compilazioni di pezzi di vari autori
nizio del secolo si diffusero forme di per canto e pianoforte e per pianoforte
raccolta articolate nel tempo, consi- solo, ad uso dei frequentatori dei sa-
stenti in serie periodiche di compo- lotti. Un nuovo genere di raccolte
sizioni, omogenee per contenuto, periodiche fu introdotto negli anni
che venivano pubblicate progressi- Sessanta, quando diversi editori mi-
vamente in piccoli fascicoli e messe sero in commercio pubblicazioni mi-

47] Cfr. il capitolo di Mariateresa Dellaborra. di singole edizioni. Sui sistemi di vendita e di-
48] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale stribuzione, cfr. B.M. Antolini, “Publishers and
in Italia…, cit., p. 12. Buyers”, in R. Rasch, op. cit.
49] Tra il Settecento e l’Ottocento il termine 50] Cfr. B.M. Antolini, “L’editoria musicale
“associazione” si usava anche per il commercio in Italia…, cit., p. 21.
356 luca aversano

ste costituite da pezzi di musica e da sotti e Luigi Torchi secondo i criteri


sezioni di testo letterario, indirizza- scientifici e filologici elaborati dalla
te al commento della parte musica- musicologia tedesca. Nonostante l’e-
le o all’esposizione di notizie, recen- ditoria italiana si sia dimostrata anco-
sioni e varia saggistica. ra per anni poco incline a tal genere
Menzione particolare richiedono di pubblicazione [51], la stampa di
infine le raccolte antologiche dedica- queste antologie segna una tappa im-
te alla musica antica, nei cui confron- portante del processo che, nel Nove-
ti, sul finire del secolo, si risvegliò un cento, portò all’affermazione della mo-
certo interesse. Ricordi, ad esempio, derna idea di edizione musicale: non
accolse nel suo catalogo la Biblioteca piú mero articolo funzionale alle esi-
di rarità musicali (1883-1915) e L’ar- genze degli esecutori, ma anche libro
te musicale in Italia (1897-1907), cu- che testimonia un atto creativo, mo-
rate rispettivamente da Oscar Chile- numento di storia dell’arte e del pen-
siero.

51] Si legga in proposito il seguente com- so uno piú o meno reputato stabilimento, ma
mento di Francesco Vatielli, dall’articolo Di- andate a proporre a un editore (si capisce, sen-
scorsi che corrono, in «La nuova musica» XVII za compenso il vostro lavoro) la pubblicazione
(1912) n. 236, pp. 47-48: «Si trattasse di al- di un libro di sonate del Veracini o del Vivaldi
bum di sonatine per mandolino e chitarra adat- oppure un’opera del Luigi Rossi, vedrete con
to a rendere meno gravosi gli ozii intermitten- quanto bonario sorriso di commiserazione sa-
ti di qualche ben azzimato barbiere o di una rete ringraziato!» (cit. da F. Nicolodi, Gusti e
musica dal titolo d’occasione per pianoforte a tendenze del Novecento musicale in Italia, San-
piccole mani, voi trovereste facile accesso pres- soni, Firenze 1982, p. 79).
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 357

Fig.1a:Frontespizio della parte di I della


violino Mosè indel
riduzione per quartetto d archi Egit-
to di Gioachino Rossini, pubblicata a Milano da Giovanni Ricordi [1823 ca.] (Parma, Biblio
Palatina — Sezione Musicale, R.S.M. 1363). Stampa con tecnica litografica, formato in ott
frontespizio, graficamente elaborato ma di mediocre esecuzione, indica i nomi del trascri
e del dedicatario dell opera. Da notare, inoltre, il doppio numero editoriale: - l uno (157
ferimento alla serie generale delle pubblicazioni della ditta, l altro (127)- s inserisce
mente nella particolare successione delle opere stampate in litografia.
358 luca aversano

Fig.1b:Prima pagina della parte di Iviolino


della riduzione per quartetto d Mosè
archiin del
Egit-
to di Gioachino Rossini, pubblicata a Milano da Giovanni Ricordi [1823 ca.] (Parma, Bib
Palatina — Sezione Musicale, R.S.M. 1363). Stampa con tecnica litografica, formato in
frontespizio, graficamente elaborato ma di mediocre esecuzione, indica i nomi del tras
e del dedicatario dell opera. Da notare, inoltre, il doppio numero editoriale: - l uno (
ferimento alla serie generale delle pubblicazioni della ditta, l altro (127)- s inseris
mente nella particolare successione delle opere stampate in litografia.
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 359

Fig.2: Sobrio frontespizio della riduzione per canto e pianoforte Pria del
svenar con fer-
terzetto
me ciglia dalMaometto II di Gioachino Rossini, pubblicata in formato oblungo dai litografi
- roma
ni Ratti e Cencetti [1824 ca.] (Parma, Biblioteca Palatina — Sezione Musicale, R.S.M. 879
le indicazioni del numero editoriale e della sede della ditta.

3:Frontespizio di un arietta da camera per canto e pianoforte di Gioachino Rossini, pu


Fig.
da Giuseppe Girard in formato oblungo [1817 ca.] (Parma, Biblioteca Palatina — Sezione Mu
Realizzazione di notevole nitidezza, ottenuta grazie all impiego della stampa
- calcografic
niciata nella pagina, l impronta che la pressione della matrice ha lasciato sulla carta.
360 luca aversano

Sei cantate
Fig.4: Frontespizio del primo quinterno di una raccolta die diciotto ariette per voce
sola e pianoforte di Girolamo Crescentini, stampata a Bologna dalla litografia Bertina
la produzione di musica a stampa in italia nell’ottocento 361

Fig. Vola ilda


5:Frontespizio bicromatico della romanza tempo e la speranza di Domenico Cosselli,
camera - edi
ta da Lucca ed Euterpe Ticinese con tecnica calcografica [1843 ca.] (Parma, -Biblioteca Pa
sicale, R.S.M. 1029/b). Il nome del dedicatario, secondo una non rara consuetudine, - assum
denza maggiori di quello del compositore, ad indicarne la pi alta rilevanza sociale.
362 luca aversano

Falstaff
Fig.6:Prima pagina di un edizione Ricordi deldi Giuseppe Verdi (1893), ridotto- per can
to e pianoforte (Parma, Biblioteca Palatina — Sezione Musicale, 11.B.a. 615).
Note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del Novecento*

di Maria Grazia Sità

In definitiva tutte le arti tendono, non brare allora quasi l’alba di una nuo-
tanto verso la pittura, quanto verso l’a- va forma d’arte grafico-musicale fo-
zione, verso la spettacolarità, o – per riera di sviluppi originali e rivolu-
essere ancora piú precisi – verso una zionari. In realtà le notazioni speri-
visualità cinetica e oggettuale (qual è mentali fortemente legate alle arti vi-
poi a livello di mass media, quella del suali e tendenti a realizzare un og-
cinema, della televisione, del cartone getto appartenente sia alla musica (in
animato, del fumetto). quanto funzionale a un’esecuzione
musicale), sia alle arti visive, furono
A queste conclusioni giungeva Gil- il frutto di una stagione culturale de-
lo Dorfles nel 1968, dopo aver de- terminata, che presto si concluse.
scritto alcuni aspetti della notazione L’effervescenza creativa di cui so-
musicale sperimentale dei suoi tem- no dimostrazione molte partiture di
pi e averla contestualizzata nell’am- musica nuova (non tutte) pubblica-
bito di trasformazioni culturali (pop te in quel periodo (che va grosso-
art, diffusione dell’happening come modo dalla metà degli anni Cin-
forma di spettacolo ecc.) che coin- quanta agli anni Settanta) propon-
volgevano all’epoca non solo musi- gono comunque soluzioni che mo-
ca, ma anche letteratura e pittura [1]. dificano di molto l’assetto del tradi-
Che l’arte, in questo caso musicale, zionale “libro che contiene la musi-
tendesse a farsi oggetto artistico nel- ca” in relazione a vari aspetti. Alcu-
la visibile e tangibile forma della pa- ne modificazioni ebbero seguito e
gina musicale cartacea (una pagina caratterizzano ancor oggi l’aspetto
certo trasformata e affatto diversa dal- delle partiture di musica contempo-
la tradizionale partitura) poteva sem- ranea, per motivi pratici o estetici,
altre rimangono come esperimenti
o testimonianze di tendenze cultu-
*] Ringrazio i compositori Marino Pessina e
Corrado Vitale per i suggerimenti fornitimi du-
rali poi fatalmente scomparse. In que-
rante la stesura di questo saggio. sto breve intervento si cercherà di
1] G. Dorfles, “Interferenze tra musica e pit- descrivere come è cambiato il libro
tura e la nuova notazione musicale”, in Musica
e arti figurative, Einaudi, Torino 1968, pp. 7-
di musica (in particolare quello de-
24: 20-21 (corsivi nel testo). stinato a contenere la musica nuo-
364 maria grazia sità

va) nella seconda metà del Nove- della musica novecentesca, e in par-
cento, soprattutto in relazione ad ticolare dove viene adottata una scrit-
aspetti materiali come forma, di- tura per orchestra in cui le parti so-
mensioni e modalità di produzione: no tendenzialmente tutte solistiche
il tema specifico della notazione, per (per esempio le scritture con gli ar-
il quale si rimanda all’abbondante chi divisi ecc.). Per fare un esempio,
bibliografia specifica esistente, verrà il tipo di tessitura preferito dai compo-
qui solo tangenzialmente toccato. sitori cosiddetti spettrali necessita
spesso di fogli pentagrammati straor-
dinariamente grandi: la partitura or-
CAMBIAMENTO DI DIMENSIONI chestrale di Dérives di Gérard Gri-
sey (1973), edita da Ricordi (© 1974),
Gli spartiti e le partiture della se- consiste in una riproduzione elio-
conda metà del secolo sono spesso grafica di un manoscritto steso su un
di grandi dimensioni. Il problema foglio di 80 pentagrammi che rag-
dell’ampliamento delle dimensioni giunge le ragguardevoli dimensioni
del libro di musica, specialmente di 60 × 92 cm [3]; alcune pagine del-
quando questo aspetto dipende di- la partitura presentano però anche
rettamente dall’allargamento della una parte ripiegata contenente un’ag-
compagine orchestrale, ha ovvia- giunta di un’altra decina di penta-
mente una lunga storia alle spalle: si grammi.
può citare come esempio Schönberg L’ampliamento delle dimensioni
che nel 1910 dovette «farsi appron- del manoscritto o della stampa mu-
tare espressamente della speciale car- sicale può comunque non riguarda-
ta da musica dal momento che in re direttamente il numero di parti
commercio non si trovavano (come coinvolte: anche un brano per stru-
normalmente non si trovano nem- mento solista può richiedere forma-
meno oggi) dei fogli con i ben 48 si- ti eccezionali. È questo il caso, ad
stemi pentagrammi necessari» [2] per esempio, della partitura della Terza
la stesura dei suoi Gurrelieder. In sonata per pianoforte di Pierre Bou-
realtà fogli pentagrammati di di- lez, del 1957: il formant 3 – miroir
mensioni insolite risultano indi- [4] si presenta scritto in notazione
spensabili in vari ambienti stilistici relativamente convenzionale, ma di-

2] Cfr. R. Vlad, “Musica ed editoria musica- scritto dell’autore. Le dimensioni riportate, da


le nel Novecento”, in Cinque secoli di stampa qui in avanti, si intendano sempre come base
musicale in Europa, Electa, Napoli 1985, pp. × altezza.
189-218: 189. Tra le altre grandi innovazioni 4] P. Boulez, Trosième sonate pour piano – for-
che riguardano la partitura orchestrale attuate mant 3 – miroir, Universal Edition, London
nella prima metà del sec. XX va ricordata anche 1963. Il progetto originario comprende 5 “for-
la prassi di notare gli strumenti traspositori in manti”: Miroir è la forma a specchio del for-
note d’effetto. mante Constellation. In esso si succedono, sen-
3] La partitura non lo indica esplicitamen- za ordine prestabilito, mèlange; points 3; blocs II,
te, ma è presumibile che si tratti del mano- points 2; blocs I; points 1.
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 365

sposta su frammenti di pentagram- Un’altra evidente comodità del for-


ma collocati su pagine dalle dimen- mato grande è poter collocare un in-
sioni di 38 × 60 cm. Per rendere piú tero brano in un foglio unico senza
chiara la struttura, le varie porzioni voltate: la Sequenza VII per oboe so-
di pentagramma sono stampate a co- lo di Luciano Berio (1969) [7] è con-
lori: quelle che corrispondono ai tenuta in un solo foglio di 67 × 52
points (sezioni di scrittura puntilli- cm che, ripiegato in quattro, ripor-
stica, disgregata e discontinua) sono ta lo spartito chiuso a dimensioni
riprodotte in verde; invece i blocs (do- consuete (26 × 33,5 cm). Il foglio
ve sono presenti accordi o rapide vo- unico può corrispondere anche al-
late) vengono presentati in rosso. l’idea di partitura come campo di
Se in questo caso le dimensioni e la possibilità o come catalogo di scelte
forma grafica dello spartito trovano che vengono presentate
motivo nel suo essere contempora- contemporaneamente (sarà l’esecu-
neamente una partitura e quasi un’a- tore poi a decidere il percorso) come
nalisi del brano, il formato grande ri- accade per la Serenata per un satelli-
sulta diffuso nei brani del Novecento te di Bruno Maderna (1970) [8].
per strumento solista (o per pochi stru- La forma esteriore della partitura
menti) per vari motivi, non ultima la di musica nuova può presentarsi in-
comodità di lettura. Un brano per flau- solita anche in aspetti diversi dalle di-
to solo come All’aure in una lonta- mensioni: spesso la copertina viene
nanza di Salvatore Sciarrino (1977), concepita come un raccoglitore di fo-
pure scritto in una grafia convenzio- gli o di fascicoletti. Può capitare che
nale “arricchita”, potrebbe tranquilla- venga indicata la successione in cui
mente essere contenuto in un forma- eseguire i fogli oppure uno schema
to da tradizionale spartito invece si generale della composizione che pre-
presenta in dimensioni di 39 × 35 cm vede una successione variabile o alea-
(in tre fogli di seguito, collocabili como - toria. Per il brano Babai per clavi-
damente su leggio senza voltate) [5]. cembalo, di Franco Donatoni [9], lo
Gli esempi potrebbero moltiplicarsi: schema generale è indicato nel retro
Ricordi ha pubblicato due pezzi per del frontespizio dove sono illustrati i
violino solo di Gilberto Cappelli [6] segni che verranno utilizzati nella no-
nell’insolito formato 22,5 × 41,5 cm, tazione: una serie di quadrangoli bian-
utilizzando una paginazione “a fisar- chi e neri il cui significato è spiegato
monica” e riproducendo i due pezzi nella prefazione. Il brano è poi steso
nel recto e verso del foglio. su sette fogli sciolti contenuti nella

5] Il brano è edito come riproduzione del ma- 8] B. Maderna, Serenata per un satellite, Ri-
noscritto dell’autore (Ricordi, Milano 1977). cordi, Milano © 1970, riproduzione del ma-
6] Ricordi, Milano © 1981, stampa 1983, ri- noscritto dell’autore.
produzione del manoscritto dell’autore. 9] F. Donatoni, Babai per clavicembalo (1964),
7] L. Berio, Sequenza VII per oboe solo, Uni- Suvini Zerboni, Milano © 1965, dimensioni
versal Edition, London © 1971. 34 × 24,5 cm.
366 maria grazia sità

copertina che ha funzione di cartel- possono corrispondere in qualche


letta-raccoglitore. modo anche a reali articolazioni del
Il raccoglitore può contenere an- discorso musicale, dato che l’effetto
che materiali di diversa destinazio- acustico del pieno e vuoto corrisponde
ne, come scritti esplicativi o opere direttamente ai pieni e vuoti della
grafiche: fra i molti esempi possibi- pagina scritta [11].
li vi è la composizione di Paolo Ca- Una causa dell’accrescimento del-
staldi, Battente per chitarra, che si le dimensioni di spartiti anche per
compone di diverse sezioni (Batten- strumento solista può essere, a volte,
te, Cadenze, Isola, Interludio, Wie- la necessità di aumentare il numero
genlied anonimo, Eco) presentate su di pentagrammi necessari per la no-
fogli separati raccolti da una coper- tazione: per il pianoforte la pratica è
tina, sulla quale appare uno schema già presente nell’Ottocento in brani
generale dell’opera. Fra i fogli stac- di Liszt, e poi di Debussy o di Rach-
cati è compresa anche un’opera grafi- maninoff scritti su piú di due penta-
ca a colori firmata Paolo Castaldi e grammi [12]. Nel Novecento la pa-
datata estate 1976 [10]. gina pianistica muta ulteriormente:
è stato sopra citato il caso della pagi-
na enorme e colorata della Terza so-
PENTAGRAMMI E SPAZI BIANCHI nata di Boulez. Pagina grande, ricca
di spazi bianchi e con uso di penta-
Una delle ragioni per cui la partitu- grammi per il pianoforte in numero
ra si presenta spesso di ampie di- variabile da uno a cinque, per ragio-
mensioni anche se l’organico non è ni di chiarezza strutturale, è anche
enorme, può essere ravvisata nel fat- quella di …sofferte onde serene… di
to che sembra molto importante nel- Luigi Nono [13]: il brano prevede an-
le partiture del Novecento anche lo che la presenza di un nastro magne-
spazio bianco lasciato sulla pagina. tico che però è richiamato in parti-
Non è raro vedere partiture con gran- tura solo con indicazioni verbali a
di spaziature a margine o fra le ac- punti di riferimento convenuti [FIG.
collature; molto frequente è la scom- 1].
parsa del pentagramma dove la par- Un’altra scrittura pianistica parti-
te tace per un tempo abbastanza lun- colare è quella che prevede un pen-
go: in questo modo gli spazi bianchi tagramma per ogni ottava dell’am-

10] P. Castaldi, Battente per chitarra, Ricor- 12] Come antesignano di tale scrittura può essere
di, Milano © 1980. Anche se non indicato espli- citato il brano di G.J. Vogler, Variations sur l’air de Marl-
citamente, si tratta di riproduzione del mano- borough, Speyer, Bossler 1791 e anche F. Pollini, Sag-
scritto dell’autore. gio di una Toccata per piano-forte ordinata su tre righi
11] Fra gli innumerevoli esempi di questa op. 56, Ricordi, Milano 1832.
prassi si può citare per la sua precocità la par- 13] L. Nono, …sofferte onde serene…, per pianofor-
titura del 1951, ma rivista nel 1959, di K. te e nastro magnetico, Ricordi, Milano © 1977 (19922),
Stockhausen, Kreuzspiel, Universal Edition, riproduzione del manoscritto dell’autore, datato 1976
London © 1960. (dimensioni 44 × 33 cm).
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 367

...sofferte onde serene..., p. 8.


Fig.1:Luigi Nono,

bito strumentale: in questo caso, però, brano di Brian Ferneyhough Time


la chiarezza strutturale si accompa- and Motion Study II (1973-1976) [15]
gna a una certa scomodità di lettu- prevede la presenza di un violoncel-
ra in una pagina molto grande, che lista che suona e canta e del live elec-
prevede voltate frequenti. Si vedano tronics. La partitura comprende: due
come esempi brani come Brennend pentagrammi per la parte del vio-
di Dario Maggi [14].
L’uso della moltiplicazione dei pen- 14] D. Maggi, Brennend (1982), Ricordi, Mi-
tagrammi si ritrova anche in casi in lano 1986.
15] B. Ferneyhough, Time and Motion Study
cui allo strumentista vengano richieste II, for singing cellist and live electronics, Peters
prestazioni a dir poco eccezionali: il Edition Limited, London 1977.
368 maria grazia sità

Time and Motion Study II, p. 16.


Fig.2:Brian Ferneyhough,

loncello (uno per la mano sinistra e bito di altezze coperto da tastiere e


uno per l’archetto); una linea per la pedaliera. L’esecuzione è prevista so-
parte vocale, cui è sottoscritta anche prattutto mediante clusters, rappre-
la corrispondenza delle vocalizzazioni sentati da strisce continue, o artico-
richieste al violoncellista (cantate o late mediante i cambiamenti di den-
parlate) nella forma dell’alfabeto fo- sità e di tipologia di segni. Sebbene
netico; due linee per due pedali azio- l’assetto della pagina sia, in fondo,
nati dal violoncellista (piede destro tradizionale, l’uso del cluster e la ri-
e piede sinistro) per il controllo del- chiesta di risultati fonici raggiunti
la parte elettronica (piú tre sistemi tramite interventi parzialmente alea-
riguardanti l’attività degli assistenti tori portano alla necessità di una se-
al live electronics) [FIG.2]. miografia radicalmente diversa da
In altri casi i tradizionali penta- quella tradizionale [FIG.3a-b].
grammi diventano spazi di riferi- Lo spazio nella partitura assume an-
mento riempiti con segni non con- che un’altra importante valenza nel-
venzionali, ma d’interpretazione ab- le partiture di musica nuova nel ca-
bastanza univoca. In Volumina di so dell’uso di “notazioni proporzio-
György Ligeti [16], i tradizionali tre nali” in cui gli eventi indicati in par-
pentagrammi della scrittura organi-
16] G. Ligeti, Volumina, per organo, Li-
stica sono presenti nella forma di tre tolff/Peters, Frankfurt, London, New York ©
grosse caselle che rappresentano l’am- 1967.
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 369

Volumina, pp. 14-15.


Fig.3a-b:Gy rgy Ligeti,

titura sono sistemati a una distanza pilazione di una pagina musicale, è


che corrisponde esattamente a un in- qui resa esplicita o dalla coincidenza
tervallo di tempo determinato. L’in- x cm = x sec. o dalla corrispondenza
tuitiva associazione spazio-tempo, fra partizioni verticali (simili a divi-
che è quasi sempre sottesa alla com- sioni di battuta) disposte a interval-
370 maria grazia sità

li regolari e impulso metronomico grafiche, spesso molto personali, che


indicato [17]. In altri casi alle linee non sempre sono entrate nell’uso co-
di partizione verticale corrisponde mune. Una ricca manualistica offre
un’indicazione in secondi variabile e “cataloghi” di soluzioni possibili in
la distanza fra le partizioni è solo re- relazione agli usi di determinati com-
lativamente proporzionale [18] [FIG. positori, ma non si può dire che i nuo-
4]. vi sistemi abbiano soppiantato quel-
lo precedente: esso ha infatti supera-
to la fase critica degli anni Cinquan-
ESIGENZA DI UNA NUOVA ta-Settanta e, a partire dagli anni Ot-
SEMIOGRAFIA SPECIFICA tanta (seppure con modifiche e allar-
gamenti) è tornato a prevalere anche
Il tema della semiografia della Nuo- nelle partiture della musica nuova [19].
va musica costituisce di per sé un fe- Non è in questa sede possibile ap-
condo campo di studio e di riflessio- profondire il tema della notazione del-
ne: gl’innegabili limiti già preceden- la musica contemporanea, cui è dedi-
temente avvertiti dai compositori nel- cata una nutrita bibliografia specifica.
la semiografia tradizionale (ad esem- Basti però ricordare che il problema del-
pio nel campo della dinamica, ma an- la semiografia negli anni dello speri-
che della diastemazia, nel caso del- mentalismo fece nascere un’ampia rifles-
l’uso di intervalli inferiori al semito- sione sul rapporto fra autore, compo-
no, nella ritmica, nei modi d’attacco sitore e interprete, sul valore del segno
che spesso devono essere indicati ver- musicale, sull’essenza prescrittiva o de-
balmente, ecc.) stimolarono nella se- scrittiva della notazione musicale, ar-
conda metà del Novecento soluzioni gomenti che stimolarono l’allestimen-

17] Un’indicazione di questo genere si trova nel- bili, certo creano problemi di realizzazione per qua-
le note introduttive a L. Berio, Sequenza II, per ar- lunque personalismo grafico, anche a un utente
pa, Universal Edition, London © 1965: «La no- esperto.
tazione è sempre proporzionale e ogni linea verti- 20] Kongress für Notation neuer Musik, Darm-
cale corrisponde a una pulsazione di metronomo». stadt 1964; Symposium internazionale sulla pro-
18] K. Penderecki, Fluorescences, per orche- blematica dell’attuale grafia musicale, Roma 1972;
stra, Moeck Verlag, Celle © 1962. Congresso internazionale di semiotica musicale, Bel-
19] Fra i principali riferimenti cfr. E. Karkoschka, grado 1973. In Italia un appassionato cultore di
Das Schriftbild der Neuen Musik, Moeck Verlag, questo tema, che ha illustrato curando diverse
Celle 1966 (19843); H. Risatti, New music voca- mostre e pubblicando numerosi scritti, è il pia-
bulary. A guide to notational signs for contemporary nista e compositore Daniele Lombardi (cfr. ad
music, University of Illinois Press, Urbana (Ill.) 1975 esempio Scrittura e suono. La notazione della mu-
o, in italiano, L. Donorà, Semiografia della nuova sica contemporanea, Edipan, Roma 1980; D. Lom-
musica, Zanibon, Padova 1977. Va osservato che bardi (a c. di), Spartito preso. La musica da vede-
il ritorno, a partire dagli anni Ottanta, a una nota- re, Catalogo della mostra, Firenze 14 mar. - 3 mag.
zione “convenzionale allargata” si collega anche al- 1981, Vallecchi, Firenze 1981). La notazione co-
la tendenza semplificativa insita in alcuni stili com- me tema di riflessione, stavolta in chiave semio-
positivi nati in quegli anni e in seguito, forse, va logica, è argomento di testi anche recentissimi,
considerata anche in relazione alla diffusione del- come A. Valle, La notazione musicale contempo-
la scrittura informatizzata: per quanto ampi e com- ranea: aspetti semiotici ed estetici, EDT, Torino
pleti siano i programmi di scrittura oggi disponi- 2002.
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 371

Fluorescences, p. 14.
Fig.4:Krzysztof Penderecki,

to di mostre di spartiti e che furono di- elettroniche, ma spesso rimasero al-


battuti in convegni e congressi [20]. lo stato di esperimenti.
Un cenno a parte merita il campo L’aspetto e le dimensioni delle par-
della musica elettronica, campo in titure di musica elettronica ovvia-
cui sussiste un dibattito sullo status mente possono risultare decisamen-
stesso della partitura: la funzione pre- te singolari. Il brano di Franco Evan-
scrittiva può infatti essere realizzata gelisti, Studio elettronico – incontri di
da diagrammi o espressioni numeri- fasce sonore (1956-57) per nastro ma-
che; quella descrittiva può essere in- gnetico, risulta pubblicato da Uni-
vece un prodotto preparato a poste- versal, Wien nel 1958 in un foglio
riori, a volte per aiutare la descrizio- unico dalle dimensioni di 22 × 767
ne o l’analisi, a volte per regolare le cm [21]: è frequentemente citato co-
concordanze con eventuali parti ese- me esempio di partitura che assom-
guite dal vivo. Può capitare che la ma in sé le funzioni di realizzazione
reale necessità di una versione scrit- e di lettura insieme. Una partitura
ta del brano non sussista: in qualche “completa” di A floresta è jovem e cheja
caso viene preparato uno “spartito” de vida, composta da Luigi Nono nel
solo perché il compositore possa es- 1966, è stata pubblicata solo recen-
sere protetto dal copyright. Moltis- temente a cura di Maurizio Pisati e
simi furono i tentativi di realizzare
tipologie soddisfacenti di notazioni 21] Descrizione in R. Vlad, op. cit., p. 217.
372 maria grazia sità

Veniero Rizzardi, per conto del Co- immagini figurative da riprodurre


mitato per l’edizione delle opere di Lui- per analogia, la partitura tradiziona-
gi Nono [22]: come spiega il curato- le risulta in parte o completamente
re Rizzardi nell’introduzione, si trat- sconvolta o realizzata da segni che
ta di una «ricomposizione dell’ope- spesso non sembrano poter alludere
ra in forma di partitura» e della «pri- a risultati sonori.
ma stesura di un testo che in questa L’uso parziale di pratiche aleatorie
o analoga forma non è finora mai esi- corrisponde a partiture che ancora
stito» (p. VII) basata su fonti mano- fanno uso di pentagrammi tradi-
scritte, fonti sonore e registrazioni zionali, ma spesso disposti in ma-
discografiche. La partitura (in for- niera insolita o suddivisi in fram-
mato dalle dimensioni abbastanza menti. La pagina musicale svolge
consuete di 40 × 30 cm) presenta gli quindi la funzione di catalogo di ma-
interventi dal vivo delle voci e degli teriali necessari per un gioco le cui
strumenti in relazione allo scorri- regole vengono spiegate nella indi-
mento dei nastri magnetici (dove so- spensabile prefazione, generalmen-
no contenuti i materiali registrati te piuttosto ampia. La p. 20 della
precedentemente). Nel complesso partitura di Quadrivium di Bruno
appaiono solo pochi frammenti di Maderna (1969) [23] può servire da
pentagramma, relativi agli interven- esempio: nella parte superiore ap-
ti degli strumenti dal vivo [FIG.5]. paiono frammenti di partitura nu-
merati da uno a cinque in numero
arabo; essi sono collocati in quattro
SEGNI E ALEA serie sovrapposte che si intendono
di pertinenza di quattro gruppi stru-
L’ambito di maggior proliferazione mentali, indicati con numero ro-
fantastica nelle partiture sperimen- mano (l’organico del brano com-
tali fu probabilmente quello legato prende infatti quattro gruppi or-
alle pratiche aleatorie. Dove il com- chestrali) [24] [FIG.6].
positore rinuncia a dare indicazioni A parte la possibile funzione di que-
precise su quanto dovrà accadere nel- sto episodio come “cadenza” del di-
l’esecuzione e preferisce solo infor- rettore d’orchestra (Maderna, come
mazioni parziali, itinerari possibili o è noto, lo era), va notato in questa

22] L. Nono, A floresta è jovem e cheja de vi- manoscritto dell’autore. Le dimensioni sono
da, per soprano, tre voci di attore, clarinetto in 34 × 49 cm.
Si bemolle, lastre di metallo e nastri magneti- 24] L’ordine dell’esecuzione dei frammenti
ci, Ricordi, Milano © 1966, rinnovato 1994 e contrassegnati da numero arabo sarà decisa dal
1998. gesto della mano sinistra del direttore d’orche-
23] B. Maderna, Quadrivium, per quattro stra: dovranno essere infatti inseriti fra i venti-
esecutori di percussione e quattro gruppi d’or- cinque accordi dei quattro gruppi di archi che
chestra, Ricordi, Milano © 1969. Anche se sono indicati nella parte inferiore della pagina.
non esplicitamente indicato in partitura, si Questi venticinque accordi saranno indicati da
tratta presumibilmente di riproduzione del venticinque segni della bacchetta del direttore.
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 373

A floresta è jovem e cheja de vida, p. 33.


Fig.5:Luigi Nono,

sezione anche il gusto grafico della sciando libertà di realizzazione per


presentazione dei frammenti di pen- alcuni aspetti specifici. È quanto ac-
tagramma in forme irregolari, come cade, ad esempio, in Circles di Lu-
liberamente ritagliati per un collage. ciano Berio (1961) [25] in cui ap-
Sezioni come questa, pur collocate paiono caselle contenenti precise in-
in una partitura come Quadrivium, dicazioni sulle altezze e sulle dina-
realizzata per la maggior parte con miche: in esse però è lasciata com-
notazione convenzionale, cercano di pleta libertà per la realizzazione del-
far corrispondere la forma grafica al- le articolazioni [FIG.7].
lo spirito dell’esecuzione che in que- In altri casi la sezione aleatoria com-
sti frangenti si trasforma in happe- porta la scomparsa del pentagram-
ning (termine richiamato dallo stes- ma o la sua profonda trasformazio-
so Maderna nell’introduzione alla ne in un prodotto grafico che diventa
partitura). di pertinenza quasi specifica delle ar-
Dove la realizzazione aleatoria è li- ti figurative. Il percorso di andata (e
mitata a momenti o aspetti ben defi- ritorno) dalla grafica musicale al di-
niti, una soluzione grafica adottata segno è delineato nella prefazione di
è anche l’uso delle “caselle”: all’in-
terno di spazi prestabiliti, racchiusi
25] L. Berio, Circles (1960) for female voice,
in riquadri (caselle), la notazione for- harp, 2 percussion players, Universal Edition,
nisce indicazioni solo parziali, la- London © 1961.
374 maria grazia sità

Fig.6:Bruno Maderna,Quadrivium, p. 20.


note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 375

Circles, p. 24.
Fig.7:Luciano Berio,

Sylvano Bussotti a un brano che ben sto nel ciclo globale. Cosí, una parte
esemplifica questa tendenza: i Five compiuta (piano piece 2) diverrà in-
piano pieces for David Tudor (1959) compiuta, ma completa, parziale (pia-
[FIG.8a-b]. no piece 5).

L’espressione “for David Tudor” usata


nel titolo, non vuole essere una dedi- MUSICA E PITTURA
ca ma, per cosí dire, quasi un’indica-
zione di strumento. I caratteri musi- Risulta evidente che molte partitu-
cali scritti realizzano una scala che va re afferenti all’ambito dell’alea, ma
dalla scrittura tradizionalmente nota anche esperienze grafiche come quel-
sino al segno musicalmente ancora la descritta per Volumina di Ligeti,
ignoto: il disegno. In un caso (piano portano lo spartito alla valorizza-
piece 4) un disegno autonomo del- zione della dimensione visuale in
l’autore, di dieci anni prima, è stato una proporzione che raramente si
adottato pianisticamente. Spesso l’at- può riscontrare nella storia della no-
to sonoro che simili disegni possano tazione musicale. Un primo stadio
generare resta nelle mani del pianista. può essere considerato l’uso del pen-
I cinque pezzi, tolti da un piú vasto ci- tagramma (portatore di notazione
clo, si riuniscono, distaccandosene, in piú o meno convenzionale) come
un ciclo minore virtualmente dispo- grossa linea che forma un disegno:
376 maria grazia sità

5 piano pieces for David Tudor; n. 3 e n. 4 (Universal, London ' 1959).


Fig.8a-b: Sylvano Bussotti,
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 377

in Makrokosmos I per pianoforte am- sonali per le arti grafiche (oltre a Bus-
plificato, di George Crumb, i pez- sotti, ad esempio Paolo Castaldi), ma
zi (ispirati ai segni zodiacali) in al- non solo, e sussiste anche in dire-
cuni casi si presentano con i penta- zione contraria, nel caso di artisti
grammi disposti come “madrigali- figurativi attratti da questo settore
smo grafico”: nel n. 4 Crucifixus specifico dell’orbita musicale, come
[Symbol] - Capricorn, due penta- Gianni Emilio Simonetti con le sue
grammi sono disposti in modo da tavole di Mutica (musica muta) [28]
formare una croce; il n. 8 The ma- [FIG.9]. Anche qui gli esempi posso-
gic circle of infiniti (Moto perpetuo) no essere numerosissimi e sono fa-
[Symbol] – Leo è disposto in cerchio; cilmente rinvenibili nelle pubblica-
il n. 12 Spiral Galaxy [Symbol] – zioni dedicate a questo argomento:
Aquarius forma naturalmente una la curiosità è capire, di volta in vol-
spirale [26]. ta, come certi lavori grafici possano
L’esempio di Crumb, del 1974, è servire anche per un’esecuzione mu-
un esempio moderato. Sono facil- sicale. Bussotti è generoso d’indica-
mente reperibili spartiti di quell’e- zioni verbali in partiture come Il ca-
poca in cui il pentagramma è coper- talogo è questo II raragramma in cui
to di segni piú simili a disegni che a dedica una pagina alle «analisi pre-
indicazioni esecutive o è del tutto messe alla partitura per quelle pagi-
scomparso. È presente, in questi ca- ne di segno inconsueto» [29]: una
si, una doppia essenza del manufat- delle pagine trattate è quella ripro-
to: come opera d’arte grafica e come dotta anche in copertina della parti-
notazione musicale. Questa doppia tura, con la sillaba RA raddoppiata
presenzialità incoraggiò varie volte e sovrapposta, composta su un fo-
l’organizzazione di esposizioni di glio pentagrammato da segni di no-
spartiti o la pubblicazione di raccol- tazione musicale di molteplici colo-
te di manufatti di tale genere (come ri. Quasi totalmente slegati dalla rea-
è il caso del volume Notations pub- lizzazione musicale appaiono invece
blicato da John Cage) [27]. La ten- celebri esempi come Fontana Mix di
denza si manifesta in musicisti che John Cage o December 1952 di Ear-
possiedono evidenti inclinazioni per- le Brown (che dovrebbe comunque

l’epoca: vicino all’esperienza del gruppo ameri-


26] G. Crumb, Makrokosmos I, for amplified cano Fluxus e anima dell’underground di sini-
piano, Peters, New York, London, Frankfurt © stra degli anni Settanta, produsse opere grafi-
1974. Facsimile printing from the manuscript che e scritti e, particolare curioso, risulta anche
by the composer. Dimensioni: 35,5 × 27 cm. esecutore in incisioni discografiche di musica di
27] Il volume J. Cage, Notations, Something El- Cage: in particolare di 4'33" opera in cui, noto-
se Press, New York 1969 consiste in una nutrita riamente, il pianista non suona il pianoforte.
raccolta priva di spiegazioni specifiche, di esempi 29] S. Bussotti, Il catalogo è questo II rara-
di notazioni di autori suoi contemporanei. gramma, Ricordi, Milano © 1982, anno 1985,
28] Gianni Emilio Simonetti (Roma 1940) riproduzione del manoscritto dell’autore, p. 3.
pittore, scrittore, filosofo, ebbe una presenza 30] E. Brown, December 1952, da Folio and
multiforme nelle manifestazioni artistiche del- Four systems, Associated Music Publishers.
378 maria grazia sità

Annalyse du vir. age (1967).


Fig.9:Gianni Emilio Simonetti,

alludere alla gestualità del direttore ricchito dalla presenza delle nuove
d’orchestra) [30]. tecnologie. Anche la partitura si ade-
Recenti esperienze artistiche “mi- gua e diviene contemporaneamente
ste” che comportano ausili non piú la testimonianza di un’esecuzione av-
limitati al nastro magnetico (ora di- venuta e materiale per un nuovo al-
ventato CD), ma che prevedono an- lestimento: in Minotaurus 2 di Da-
che la presenza di immagini in mo- niele Lombardi, per pianoforte pre-
vimento o realizzazioni gestuali, pos- parato e amplificato, danzatore e vi-
sono oggi usufruire del mezzo del vi- deoproiezione, la partitura – dalle
deo (ora DVD). Quando è presente curiose dimensioni di 20 × 16 cm,
un supporto che contiene una rea- che la rendono comunque inadatta
lizzazione comunque non piú su- alla lettura dell’esecutore – rende con-
scettibile di varianti, queste espe- to di una esecuzione avvenuta (di cui
rienze si rivelano di natura del tutto è presentato materiale iconografico),
diversa dagli happening degli anni che serví come base per il materiale
Settanta. Certamente il serbatoio di video (presente come DVD). La par-
materiali per un interscambio musi- te pianistica è comunque presente
cale, visivo, gestuale è di molto ar- (con l’indicazione «partitura origi-
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 379

nale integrale») su 13 facciate, in pa- quando viene sottoposta a una forte


ginazione a fisarmonica, di notazio- fonte di luce le parti illuminate (sen-
ne a volte non convenzionale. Sul re- za immagini) e quelle rimaste opa-
tro della partitura sono riportati te- che (dove è presente il segno grafico),
sti e materiale fotografico [31]. reagiscano diversamente al grasso (in
questo caso l’inchiostro). La lastra
viene poi montata nella macchina off-
TECNICHE DI RIPRODUZIONE set, e quando viene inchiostrata tra-
mite rulli, l’inchiostro si deposita so-
Sia per la necessità di abbondanti se- lo nelle zone rimaste opache. L’im-
gni non convenzionali nelle partitu- magine viene poi passata su un rullo
re, sia per la realizzazione di opere di caucciú e in seguito arriva alla car-
con preponderante dimensione vi- ta da stampare [32]. Come è chiaro,
suale, sembrerebbe che la tecnica di però, per questo procedimento è ne-
riproduzione adottata dagli editori cessario disporre preventivamente di
negli anni Cinquanta-Settanta non una stampa già effettuata su carta tra-
dovesse piú essere quella tradiziona- sparente: fino a tempi relativamente
le. Curiosamente, invece, fino all’in- recenti questa stampa preliminare po-
troduzione dell’informatica nelle pro- teva essere effettuata nella maniera
cedure di stampa musicale (anni Ot- piú tradizionale, ad esempio mediante
tanta del Novecento), le tecniche edi- l’incisione di una lastra di piombo
toriali di base non cambiarono mol- per la matrice. Una novità della se-
to rispetto all’inizio del secolo. La conda metà del Novecento fu costi-
macchina offset, già in uso preceden- tuita dall’uso dei caratteri trasferibi-
temente, non faceva che moderniz- li, che potevano essere composti di-
zare la tradizionale tecnica della lito- rettamente su carta lucida, come pic-
grafia (sostituendo alla pietra una la- cole decalcomanie.
stra di zinco). Con questa tecnica la La partitura di musica contempo-
musica, impressa precedentemente ranea, però, specialmente nel caso
su una carta trasparente, viene posta della presenza di grafie particolari,
sopra a una lastra di zinco; questa è può essere semplicemente fotogra-
trattata chimicamente in modo che fata direttamente dall’autografo (in

Zanichelli, Bologna 2002; in particolare sull’am-


31] D. Lombardi, Minotaurus 2, per pia- bito musicale cfr. Idem, “Evoluzione tecnica del-
noforte preparato ed amplificato, danzatore e la stampa della musica”, in Musica, musicisti, edi-
videoproiezione, testi di L. Barile e B. Corà, Gli toria. 175 anni di casa Ricordi 1808-1983, Ri-
Ori, Prato © 2002. cordi, Milano 1983, pp. 260-266: 263-265; vo-
32] Per una completa spiegazione di queste tec- ce “Printing and publishing of music”, par. I, 5 in
niche cfr. manuali specifici come G. Fioravanti, New Grove Dictionary of Music and Musicians, vol.
Grafica & stampa. Notizie storiche e informazioni XX, II ed., Macmillan, New York 2001; M. Gua-
tecniche per chi stampa e per chi fa stampare, a c. di stoni, “Aspetti economici dell’editoria musicale”,
S. Sfligiotti, Zanichelli, Bologna 1997; Idem, Il in Enciclopedia della musica, diretta da J.-J. Nat-
nuovo manuale del grafico: guida alla progettazio- tiez, vol. I, Il Novecento, Einaudi, Torino 2001,
ne grafica del prodotto editoriale, a c. di F. Achilli, pp. 917-928.
380 maria grazia sità

“bella copia”) del compositore: la pel- musica nuova, a partire in partico-


licola veniva utilizzata per la stampa lare dall’avanguardia degli anni Ses-
col sistema offset se si prevedeva un’am- santa, è invece refrattaria a una dif-
pia tiratura, oppure poteva essere ri- fusione di massa: l’editore la ripro-
prodotta col sistema eliografico, nel duce dal manoscritto dell’autore per
caso si prevedessero poche decine di i motivi pratici visti sopra, ma la ri-
copie (si trattava, all’epoca dell’ado- produce in eliografia (o, piú avanti,
zione di questo metodo, di una pro- come semplice fotocopia) anche per-
cedura piuttosto lenta, che com- ché ne prevede una modestissima dif-
prendeva l’utilizzo di carte speciali fusione. La partitura nuova è spesso
piuttosto costose). graficamente “bella” e riporta fre-
quentemente la scrittura dell’auto-
re, cosa che potrebbe costituire un’ul-
OGGETTO D USO — OGGETTO D ARTE teriore componente di specificità del
— OGGETTO D USO prodotto (peraltro l’utilizzo diretto
di una copia preparata dall’autore,
I cambiamenti descritti nell’aspetto saltando l’intervento del copista, rea-
e nelle tecniche di produzione del lizza anche un risparmio per l’edito-
“libro di musica” sia nel caso in cui re). La partitura nuova, però, quan-
si rendano necessarie notazioni spe- do è riprodotta come eliografia o fo-
rimentali, sia nel caso in cui il libro tocopia, comincia ad avere un aspet-
diventi un’opera d’arte grafica, se- to precario: l’eliografia lascia spesso
gnano comunque un cambiamento un fondo non perfettamente candi-
nella maniera di considerare il libro do; il grande formato di testi con po-
di musica, che è strettamente legato che pagine si sgualcisce facilmente;
anche alla sua diffusione. Il libro di la rilegatura è spesso costituita da una
musica tradizionale, fino alla prima spirale di plastica (anche in pubbli-
metà del secolo, si legava comunque cazioni diffuse da grandi editori); l’a-
a un mercato abbastanza ampio: an- spetto del “libro di musica” risulta
che nel caso delle musiche nuove, in breve tempo dimesso e non è cer-
l’editore contava (o per lo meno spe- to quello di un opus da tramandare
rava di poter contare) su una diffu- (a confronto con certe edizioni di
sione remunerativa e se la partitura lusso, con copertina rigida e decora-
non veniva stampata, ma solo con- zioni varie, adottati ai primi del No-
cessa a noleggio (o viceversa essa era vecento anche per semplici riduzio-
diffusa, ma le parti erano disponibi- ni pianistiche di melodrammi).
li solo a noleggio), la stampa musi-
cale riguardava comunque un nu-
mero non esiguo di esemplari, che DAL MANOSCRITTO RIPRODOTTO
l’editore cercava anche di promuo- AL LIBRO DI MUSICA VIRTUALE
vere e diffondere.
Nella seconda metà del secolo la Anche il tipo di stampa attuato me-
note sulle partiture di musica nuova nella seconda metà del novecento 381

diante riproduzione di manoscritti non hanno permesso guadagni ap-


è comunque tramontato: agli inizi prezzabili sul breve periodo. Per mo-
degli anni Ottanta, Giorgio Fiora- tivi di mercato facilmente intuibili,
vanti, dopo aver descritto le tecni- inoltre, il settore dell’editoria musi-
che editoriali allora in uso per la mu- cale attraversa una crisi pesantissima
sica, si chiedeva: «a mezzo millennio che ha visto grandi case di illustre
dall’invenzione della stampa a ca- tradizione chiudere i battenti o con-
ratteri mobili e della calcografia, in vertirsi totalmente al mercato disco-
piena civiltà informatica, si torna grafico (concentrato, come è ovvio,
dunque al manoscritto?» e azzarda- soprattutto sulla popular music).
va una previsione che si è avverata Lo scenario attuale è preoccupan-
solo in parte: «anche la scrittura mu- te, per quanto riguarda i canali tra-
sicale, con le sue innumerevoli va- dizionali, ma al tempo stesso stimo-
rianti sarà composta dal computer e lante verso soluzioni personali. L’e-
forse questo evento aiuterà la diffu- ditoria musicale, quando esiste, si
sione della cultura musicale» [33]. La occupa assai poco della promozione
scrittura musicale è infatti puntual- di prodotti di consumo non ampio
mente arrivata a servirsi del compu- (come possono essere le partiture di
ter, ma non si può dire che questo musica contemporanea). Si è cerca-
abbia avuto conseguenze per la dif- to di salvare qualche introito con una
fusione della cultura musicale. Le legislazione restrittiva riguardante le
partiture riprodotte dal manoscrit- riproduzioni (per l’utilizzo della co-
to dell’autore hanno lasciato spazio pia privata o della fotocopia o altra
alle partiture prodotte dal computer riproduzione in facsimile di compo-
dell’autore (o del copista). Sempre sizioni musicali che passa sotto il no-
piú frequentemente l’editore infatti me di “reprografia”) [34]: si tratta dei
riceve dal compositore un dischetto diritti “compensativi” che, insieme
in cui la partitura è già composta con quelli di riproduzione (diritti fo-
pressoché completamente: ma un si- nomeccanici e di sincronizzazione)
mile risparmio di tempo e lavoro non e ai diritti di esecuzione, rappresen-
ha portato a una crescita del settore. tazione, radio o telediffusione do-
L’adeguamento tecnologico che vrebbero costituire un’importante
permette di sfruttare a pieno i van- fonte di ritorno economico per un
taggi dell’informatizzazione in que- editore. In realtà la musica contem-
sto settore ha comportato infatti da poranea (a parte qualche nome di
parte delle aziende l’acquisto di at- spicco) non porta introiti all’edito-
trezzature dai costi molto elevati, che re né dal lato dell’esecuzione (spes-

33] G. Fioravanti, “Evoluzione tecnica”, in anno 2001”, in A. De Robbio (a c. di), Dirit-


op. cit., p. 266. to d’autore: la proprietà intellettuale tra biblio-
34] M. Guastoni, op. cit., p. 928; cfr. anche teche di carta e biblioteche digitali, con la colla-
F. Riva, “La musica in biblioteca e l’applica- borazione di L. Marquardt, AIB, Roma 2001,
zione della legge sul diritto d’autore in Italia: pp. 139-157.
382 maria grazia sità

so limitata a poche occasioni), né da di produrre in proprio la copia per


quello delle vendite. gli esecutori che glielo chiedano. Que-
La via sembra però aperta alle so- sta sorta di print-on-demand, fra l’al-
luzioni individuali: a parte la rigo- tro, consente di non dover dividere i
gliosa circolazione di fotocopie per- diritti di esecuzione con l’editore,
sonali (almeno fino a quando era con- mentre la pubblicità e la distribuzio-
sentito effettuarle) è oggi possibile ne potrebbe giovarsi dei canali di In-
produrre col proprio personal com- ternet (peraltro già l’editoria libraria
puter prodotti editoriali curati quan- si serve di questi canali).
to (e forse piú) le edizioni reperibili Non si azzardano qui previsioni
in commercio. Il compositore, delu- circa il futuro del libro di musica de-
so dalle carenze di una promozione stinato a contenere la musica nuova,
e di una distribuzione che gli edito- intesa come “musica contempora-
ri paiono non curare affatto per que- nea” del settore “classico”. E ciò an-
sto prodotto, potrebbe scegliere di che perché non è questa la sede nem-
non pubblicare presso un editore, ma meno per fare ipotesi sul futuro del
concetto stesso di “musica classica
contemporanea”.
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die Entwicklung der Notenschrift
  
Aaron, Pietro 124, 163n 261n
Abundante, Julio 205 Bach, Johann Sebastian 216
Acquaviva d’Aragona, Andrea Matteo 126 Bacilly, Bénigne de 264n
Adam de la Halle 63 Badia, Carlo Agostino 237
Agazzari, Agostino 176, 182 Bailleux, Antoine 269, 276
Aglietti, Catterino 341 Baldini, Vittorio 140
Agolini, Luca 325 Ballard, Elisabeth-Catherine 267n
Agricola, Alexander 104 Ballard, Jean-Christophe 264n, 276n
Aiguino da Brescia 165 Ballard, Pierre 265
Alamanno, Giovanni Maria 195-196 Ballard, Robert 139, 228
Alamire, Petrus 91n, 102n, 107, 113 e n, Banchieri, Adriano 154, 165, 173, 176,
114 182
Alan di Lille 64 Barbaja, Domenico 318, 319 e n
Albinoni, Tommaso 251, 270 Barberis, Melchiorre de 203
Alessandri, Innocente 341, 342n Barbetta, Giulio Cesare 203, 205 e n
Alfonso II d’Este 155, 161 Bardi, Giuseppe 341
Amadino, Ricciardo 140-141, 144n, 153, Barion, Attilio 311
165, 203 Barley, William 139
André, Johann Anton 346-347 Barré, Antonio 139
Anerio, Felice 160 Bartholomeus Anglicus 48
Anfossi, Pasquale 243 Bartolino da Padova 77, 79, 83
Anglès, Higinio 84 Bassano, Giovanni 208 e n
Anonimo IV 50 Baussen, Henry de 265n
Antico, Andrea 123 e n, 124 e n, 125 e n, Bayard, Marc 275
126, 128, 132-134, 135 e n, 139, 145, Beaulaigue, Barthélemy 150
152n, 194, 196 Beaumarchais, Pierre Augustin Caron 304
Antonelli, Cornelio 206 e n, 207 Beauvarlet-Charpentier, Jean Jacques 270
Antonius de Civitate 94 Bellère, Jean 140
Arcadelt, Jachob 159-160, 209 e n Benedetto XIII 47
Arnold de Lantins 94 Bent, Margaret 92n
Artaria, fratelli (Epiamco e Pasquale) 320 Berg, Adam 141, 143
Artusi, Giovanni Maria 165, 173 Berg, Johann 139, 141
Attaingnant, Pierre 126-128, 139, 141, Beringen, Godefroy 139
143, 145, 202, 211 e n Berio, Luciano 290, 365, 373
Aubry, Pierre 59 Bernacchi, Antonio 252
Auden, Wystan H. 305 Bernardello, Giuseppe 204
Averoldi, Aurelio 186n Bernardoni, Pietro Antonio 305
Bach, Johann Christian 239, 242, 258, Bernasconi, Andrea 252
396 il libro di musica

Berni, Francesco 305 Caneto, Giovanni Antonio de 126, 140


Bertali, Antonio 228 e n Canova, Francesco 200-201
Bertoja, Pietro 320 Cantelli, Stella Fortunata 242
Bianchini, Domenico 205, 211 Cappelli, Gilberto 365
Bianciardi, Francesco 176, 182 Cappellini, Carlo 237
Bianconi, Lorenzo 303n Cara, Marco (Marchetto) 196
Binchois, Gilles 77, 94 e n, 96-97, 99 Carafa, Emilia duchessa di Matalona 220n
Blado, Antonio 139 Carcani, Giuseppe 256
Boccherini, Luigi 276 Carlino, Giovanni Giacomo 140
Boezio, Severino 44 Carter, Tim 15, 219, 220n, 222, 341n,
Boito, Arrigo 290, 305 344n
Boivin, François 267 e n, 270 Castagnerie, Marie-Anne 270
Bona, Valerio 165, 173 Castaldi, Bellerofonte 204
Bonaventura da Brescia 43-44, 124 Castaldi, Paolo 366, 377
Bonini, Severo 162 Castaud, Jean-Antoine 268
Boniventi, Giuseppe 226 Casteliono, Giovanni Antonio 201
Boorman, Stanley 15, 137, 139 Castiglione, Baldassarre 138
Borboni, Nicolò 148 Castiglione, Giovanni Antonio 194-196,
Bordet, Toussaint 270 197 e n, 198 e n, 199-200, 203, 204
Borrono, Pietro Paolo 194, 197-198, 199 e Catalani, Alfredo 311
n, 200, 203-204, 207, 212 Cavalli, Francesco 232, 289
Bossinensis, Franciscus 195 e n, 196, 201 Celidonio, Jeronimo 205 e n, 207
Boulez, Pierre 364, 366 Cencetti, Giovanni Battista 316, 348,
Bovicelli, Giovanni Battista 165, 173 349n, 350n
Boyer, Charles-Georges 269-270 Černy, Jiří 143
Bozzola, Pietro 153 Cerone, Pietro 176, 180
Breitkopf, Bernhard Christoph 264n, 344 Cerreto, Scipione 165, 173, 176, 183
Brenna, Guglielmo 289n Cervieri, A. 311
Brosses, Charles de 241, 247 Cesti, Marc’Antonio 220, 221n
Brotonne, Etienne De 268 Chaillou de Pestain 69
Brown, Earle 377 Chambonnières, Jacques Champion de
Brown, Howard Mayer 200 275
Brunelli, Antonio 176 Channey, Jean de 127, 139
Brunet, Thomas 269, 271 Charpentier, Marc-Antoine 264n
Buglhat, Johannes de 140 Chiavacci, Clementina 242
Burney, Charles 239-240, 261 Chilesotti, Oscar 356
Burzio, Nicolò 125 Cibo, Gherardo 210
Busenello, Giovanni Francesco 284, 305 Cicognini, Giacinto Andrea 289
Bussotti, Sylvano 373, 377 Ciconia, Johannes 95, 99
Buttazzoni, Gaetano 328 Cilea, Francesco 311, 343
Buzzati, Dino 306 Cimarosa, Domenico 241n, 243
Byrd, William 143 e n, 144n Cipriani, Gaspero 348
Caccini, Giulio 154, 282 Clausetti, Lorenzo 343
Cage, John 377 e n Clausetti, Pietro 343
Calvino, Italo 305 Clemente VI 83n
Cambini, Giuseppe Maria Gioacchino 276 Colbert, Jean-Baptiste 231n
Campagnolo, Stefano 79 Colombo, Cristoforo 133 e n
Campioni, Carlo 252 Colonna, Giovanni Paolo 223 e n, 235
Campra, Andre 264, 266n Coppola, Carlo 287n
Cancer, Matteo 140 Cornet, Séverin 143
indice dei nomi 397

Corrette, Michel 270 Duni, Egidio 272


Corsi, Mario 278n Dunstable, John 94n, 96n, 98n, 99
Corsico, Gerolamo 198 Earp, Lawrence 85n
Corteccia, Francesco 154 East, Thomas 139
Cottreau, Guglielmo 344 Egenolff, Christian 127, 139
Couperin, François 275 Emerico I de Quart 39n
Cousineau, Georges 270 Emiliani, Pietro 98n
Crevenna, Pietro Paolo 197 Enrico III 230
Crumb, George 375, 377 Erard, Jean-Baptiste 270
D’Accone, Frank 82 Erard, Sebastien 270
D’Adda, Rainaldo 197 e n, 198 Ercole I d’Este 102
D’Anglebert, Jean Henry 275 Evangelisti, Franco 371
D’Annunzio, Gabriele 278n, 305 Fabbri, Paolo 194-196
Da Ponte, Lorenzo 289 Fabris, Dinko 195
Dall’Armi, Giovanni 346 Falcini, Domenico 182
Dalla Volpe, Lelio 257 Falck, Robert 50
Dalza, Joan Ambrosio 195-196 Falter, Makarius 346 e n
Day, John 139, 144 Farinelli (Carlo Broschi, detto il) 252
De Monte, Filippo 157 Favart, Charles-Simon 305
De Roullède, Jean-Pierre 269 Federico da Montefeltro 111, 114
De Visée, Robert 264n Fei, Andrea 139
De Word, Wynkyn 139 Fei, Girolamo 139
De’ Calzabigi, Ranieri 305 Feo, Francesco 302n
De’ Cavalieri, Emilio 282n, 284n, 289- Feragut, Beltrame 94
290 Ferdinando d’Aragona 125
Debussy, Achille Claude 366 Fernando da Guerra 39n
Del Monaco, Giorgio 343 Ferneyhough, Brian 367
Del Vivo, Ranieri 341 Ferrari, Alfonso 208n
Della Seta, Fabrizio 332 Ferrari, Benedetto 305
Deslauriers, Claude-François 270 Ferretti, Jacopo 289
Dezède, Alexandre 272 Festa, Costanzo 135, 152, 156
Di Bacco, Giuliano 84 Finazzi, Filippo 242
Diaz, F. 140 Fioravanti, Giorgio 381
Diruta, Girolamo 165, 173n Fiorino, Gasparo 206 e n
Donato da Firenze 79, 83 Fioroni, Giovanni Andrea 239, 256, 257n,
Donatoni, Franco 365 258
Doni, Antonfrancesco 155-156 Fischer, Kurt von 76, 79
Doni, Giovanni Battista 162 Florimo, Francesco 296n, 322n
Donizetti, Gaetano 306, 309, 318, 319 e Fogliano, Ludovico 163n, 166
n, 320, 322n, 324, 325-326, 330n, Follino, Federico 284n
333n Formschneider, Hieronymus 127, 139,
Dorfles, Gillo 363 213
Dorico, Valerio 123, 126, 134, 139, 203 Fossard, François 230
Dowland, John 150 Foucault, Henri 228, 229n, 266, 270
Draghi, Antonio 233n, 236n, 237 Fra’ Giacobbo di Francesci 80
Du Chemin, Nicolas 139 Francesco da Milano 125n, 134-135, 148,
Du Plessy, François 265n 197, 202 e n, 203, 205-209, 210n
Dufay, Guillaume 77, 93, 94 e n, 96, 97 e Frosch, Johann 126
n, 98-100, 104, 108 Frugoni, Francesco Fulvio 289
Duhan, Jeanne-Elisabeth 269 Gabrieli, Giovanni 143, 160
398 il libro di musica

Gaffurio, Franchino 124, 163n Gonzaga, Vincenzo 153


Gagliano, Marco da 67, 284n Gorzanis, Giacomo 157, 205-206, 207 e n,
Galeazzi, Francesco 341n 211
Galilei, Vincenzo 143n, 157, 163 e n, 183, Granjon, Robert 139, 150
203, 206-207 Graziano (monaco) 43
Galuppi, Baldassarre 242, 252, 256 Grenon, Nicholas 77
Ganassi, Silvestro 194 Grétry, André-Modeste 272
Gardano, Alessandro 139 Griffiths, John 210n, 214
Gardano, Angelo 140-141, 153, 156 Grimm, Sigismondus 126
Gardano, Antonio 123, 128, 132n, 140, Grisey, Gérard 364
142-143, 151, 153, 159, 161, 202 e n, Grossin, Estienne 94
203, 205 e n, 206-208, 211, 213 Guarini, Giovanni Battista 284n
Gargano, Giovan Battista 140 Guénin, Marie-Alexandre 270
Garzia, Saverio detto lo Spagnoletto 252 Guidi, Giovanni Gualberto 317, 349, 354
Gasparini, Francesco 220n, 226, 246n, Guillion, Albert 324n
254 Händel, Georg Friederic 216, 254, 270,
Gasparini, Quirino 256 274, 307
Gastoé, Dom 73 Handl, Jachobus 143
Gastoldi, Giovanni Giacomo 144n Hasse, Johann Adolf 259, 276
Gaston Fébus 75 Haydn, Franz Joseph 216, 243, 274, 276
Gatti, Carlo 332 e n Heckel, Karl Ferdinand 350
Gautier de Coinci 64 Heina, François-Joseph 270-271
Gazzaniga, Giuseppe 243 Heinrich, Nicolaus 154
Geffroi de Paris 69n Hérissant, Claude 271
Geminiani, Francesco 276 Hofmannstahl, Hugo von 305
Gerlach, Catharina 141 Hole, William 148
Gerlach, Dietrich 139 Hubertus de Salinis 83
Gervaise, Claude 143 Huberty, Antoine 269
Gherardello da Firenze 79 Hucher, Antonio 140
Gherardi, Evaristo 305 Hue, Louis 265n
Giacosa, Giuseppe 290 Hue, Marie-Geneviève 270
Giancarli, Tarsio 208 Hugo de Lantins 94, 101n
Gianoncelli, Bernardo 209 e n Hummel, Anton 248
Gianotti, Pietro 276 Illica, Luigi 290
Gigli, Girolamo 305 Imbault, Jean-Jérôme 269-270
Gilbert, William S. 305 Ippolito di Roma 21
Giordano, Umberto 311, 343 Isabella de’ Medici 157
Giovannelli, Ruggero 160, 206, 208 Jacobus Leodensis 57
Giovanni XXIII 78 Jacomet de Ecclesia 74
Giovanni da Cascia 76, 79, 83 Jacopo da Bologna 77, 79, 83
Giovanni de Colonia 127, 140 Jacquemart Gielée 63
Girard, Giuseppe 320, 342, 355 Jacquet da Mantova 160
Giuseppe I 237 Jacquet de Berchem 154
Giustiniani, Vincenzo 162 Jerome di Moravia 44n
Gluck, Christoph Willibald 272 Joannes de Colonia 127, 140
Goldoni, Carlo 289, 305 Johannes Organista de Florentia (Giovanni
Gombert, Nicolas 160 Mazzuoli) 67n, 83
Gómez, Maria del Carmen 84 Jollain, Gérard 264n
Gonzaga, Ferdinando 282n José I, Don 260
Gonzaga, Francesco 282n Josquin des Prez 131, 132 e n, 154, 159-
indice dei nomi 399

160, 209 Luigi XIV 225 e n, 229-231, 234, 264n


Judenkünig, Hans 196 Luigi Filippo, re 231
Kämper, Dietrich 209 Lully, Jean-Baptiste 228, 229n, 231
Kapsberger, Hieronymus (Giovanni Lupacchino, Bernardino 209
Girolamo) 204, 208 Luzzaschi, Luzzasco 155
Karl Eugen di Württemberg 259 Machaut, Guillaume de 63, 82, 84-87
Kauffmann, Paul 139, 141 Macque, Jean de 160
Kerle, Jacobus de 150 Madella 311
Kircher, Athanasius 186 Maderna, Bruno 365, 372-373
Kriesstein, Melchior 140 Maggi, Carlo Maria 304
Kügle, Karl 74 Maggi, Dario 367
La Chevardière, Louis-Balthazard 269, Magni, Bartolomeo 140-141, 153, 156n
271, 276 Magrini 350n
Laet, Jean de 140 Mancinelli, Luigi 278n
Lambert, Michel 264n Manelli, Francesco 313n
Lamotte, Antoine Houdar de 240 Manni, Agostino 282n
Lanari, Alessandro 319 Manuzio, Aldo 121
Landi, Stefano 220n, 222, 287n Marais, Marin 264n
Landini, Francesco 79 e n, 83 Marazzoli, Marco 289
Lasso, Orlando di 143, 154, 156, 209n Marcello, Benedetto 226, 248, 251, 256,
Latini, Brunetto 48 278
Le Cène, Michele Carlo 257 Marchetto da Padova 75, 79
Le Clerc, Charles-Nicolas 268 Marenzio, Luca 153-154, 208 e n
Le Clerc, Jean-Pantaléon 267 Marescalchi, Luigi 341-342
Le Menu, Christophe 269 Marescotti, Cristofano 176
Le Roy, Adrien 139, 141-143, 157, 211- Marescotti, Giorgio 163
212 Marco dall’Aquila 194-195, 211
Leclair, Louise Roussel 248 Marcolini, Francesco 125n, 134 e n, 135,
Leclerc, Charles-Nicolas 275 194-195, 197n, 200-201, 202 e n, 204n
Leduc, Pierre 269-270 Margherita Teresa, infanta di Spagna 234
Leduc, Simone 270 Marmiroli, Prospero 260
Legrant, Guillaume 77 Martorelli 320
Leoncavallo, Ruggero 311, 343 Mascagni, Pietro 278n, 311, 343
Leone X 125 Masotti, Paolo 139
Leone Magno 22 Matelart, Johannes 203
Leopoldo I d’Asburgo 104n, 225, 233, Matteo da Perugia 78
234n, 237 Mayr, Simone 324, 333n
Ligeti, György 368, 375 Mazzocchi, Domenico 162
Liszt, Franz 366 Mazzocchi, Virgilio 289
Locatelli, Piero Antonio 271, 276 Melii, Pietro Paolo 208
Lombardi, Daniele 370n, 378 Mellet, Simon 93, 98
Lorenzani, Paolo 276 Mercadante, Saverio 296, 324, 333
Lorenzo de’ Medici 135n Mersenne, Marin 186
Lorenzo di Giovanni 80 Merulo, Claudio (Claudio da Correggio)
Loyseau 264 140, 143-144
Lucca, Francesco 321, 323, 342, 349 Metastasio, Pietro 252, 279-280, 289,
Lucca, Giovannina 342 296, 313
Lucherini, Angiolo 348, 350n Meyerbeer, Giacomo 296 e n, 318-319,
Ludwig, Friedrich 48n, 50 329n
Luigi XIII 265 Milán, Luis de 157
400 il libro di musica

Moderne, Jacques 127, 139 Pessina, Marino 363n


Molinaro, Simone 154, 203, 207 Petrarca, Francesco 157
Monelli, Aurelio 186n Petrucci, Ottaviano 115 e n, 120 e n, 121-
Moniglia, Giovanni Andrea 305 123, 124 e n, 125 e n, 126, 128, 132 e
Monsigny, Pierre-Alexandre 272 n, 133-134, 135 e n, 139, 145, 194-196,
Montaigne, Michel de 138 201
Monteclair, Michel Pignolet de 267n, 270 Petrus Castellanus 122 e n, 135
Monteverdi, Claudio 151, 152-153, 155- Petrus Comestor 47
156, 160, 222, 284n Petrus de Cruce 57 e n
Morales, Cristobál de 128, 130, 160 Petrus Johannis 83
Moretti, Ferdinando 305 Petrus Lombardus 43
Morley, Thomas 143 Phalèse, Pierre [I] 127, 140, 212 e n, 213
Morosi, Piero di Giuliano 157 Phalèse, Pierre [II] 140, 143
Mouton, Jean 131, 160 Philidor, François-Adré-Danican 225 e n,
Mozart, Wolfgang Amadeus 13, 216, 274, 229, 230 e n, 231 e n, 272
276, 277n, 306, 331 Philippe de Vitry 83
Muratori, Ludovico Antonio 278n Philips, Peter 143
Mutij, Niccolo 139 Piave, Francesco Maria 289n, 290
Nádas, John 70n, 77, 80n, 83, 84 Piccinini, Alessandro 204
Naderman, Jean Henri 270, 274n Piccinni, Niccolò 243
Nanino, Giovanni Maria 160 Picualques (barone, generale) 252
Nardini, Pietro 247, 253 Pirrotta, Nino 76
Neuber, Ulrich 139 Pisati, Maurizio 371
Nicolini, Francesco 286 Pisendel, Johann Georg 251 e n
Nono, Luigi 366, 371 Pitagora 196
Ockeghem, Johannes 104, 105n Pittarelli, Pietro 348
Oglin 126 Pizzetti, Ildebrando 278n
Oliviero, Pietro Domenico 302n Plantin, Christophe 121n, 140, 143, 150
Orologio, Alessandro 208 e n Pleyel, Ignace Joseph 269-271, 274, 350
Oswald von Wolkenstein 95 Poffa da Cremona, Giacomo 255
Ozi, Etienne 270 Ponzio, Pietro 165-166
Pacini, Giovanni 324 Portugal, Marcos Antonio da Fonseca 244
Pacioli, Luca 195 Praetorius, Michael 186
Pacoloni, Giovanni 210 Prault, Pierre 271
Paganelli, Giuseppe Antonio 276 Prepositus Brixiensis 95
Pagni, Niccolò 341 Preston, John 249
Paladino, Giovanni Paolo 207 e n, 211 Primartini, Giovanni Battista 126
Palestrina, Giovanni Pierluigi da 128, Puccini, Giacomo 306, 311
156n, 160, 258 Pugnani, Gaetano 276
Palianti, Louis 323n Pullois, Jean 104
Paolo Tenorista 65-66, 81, 83 Quantz, Joachim 276
Parigi, Alfonso 284n Querci, Camillo 328, 329n
Parigi, Luigi 352 Quinault, Philippe 240
Pascoli, Giovanni 305 Rachmaninoff, Sergej 366
Pasotti, Giacomo 123, 126, 132, 194 Rainone, Antonio 256
Pasquini, Giovanni Claudio 305 Rameau, Jean-Philippe 240, 264n, 273 e n
Pederzuoli, Giovanni Battista 237 Rampazetto, Francesco 140
Pellicier, Jehan 74 Rastell, John 127 e n, 145
Peri, Jacopo 282 Ratti, Leopoldo 348
Perino Fiorentino 202, 207 Raverio, Alessandro 140
indice dei nomi 401

Re, Giovanni 355 Seres, William 139


Rhau, Georg 127, 140 Sforza, Galeazzo Maria 102
Ricardi di Netro (Fabio IV) 252 Short, Peter 139
Richomme, Antoine 265n Sieber, Jean-Georges 269-271, 274
Ricordi, Giovanni 311, 319n, 320 e n, 321 Silber, Eustachius 125
e n, 322 e n, 323 e n, 342-344, 348, 352, Silber, Marcus 124
355-356 Silvani, Francesco 305
Rinuccini, Ottavio 282, 287 Simonetti, Gianni Emilio 377 e n
Riviera, Guido 246n Snodham, Thomas 139
Rizzardi, Veniero 371-372 Soldi, Luca Antonio 139
Rodio, Apollonio 160 Sonzogno, Edoardo 311, 323, 343-344
Rokseth, Yvonne 56 Sottile, Giovan Battista 140
Rolando da Casale 83 Spadaro, Luigi 322n
Rolla, Alessandro 252 Spinacino, Francesco 194-196
Rolli, Paolo Antonio 305 Spourni, Wenceslas Joseph 276
Romanelli, Luigi 305 Stadler, Joseph 248
Romani, Felice 289 Stamitz, Carl 276
Romano, Eustachio 209 Stendhal (Henri Bayle) 303-304
Rospigliosi, Giulio 289 Sterbini, Cesare 289, 309
Rossi, Franco 202n, 226n, 232 Strambi, Arcangelo 201
Rossi, Gaetano 324n Strauss, Richard 306
Rossi, Luigi 356n Strinasacchi, Teresa 244
Rossini, Gioacchino 229, 304, 306 e n, Strozzi, Filippo 152
308, 316, 318, 320, 324-326, 330n, Strozzi, Giulio 313n
331, 342 Sultzbach, Johannes 194, 197 e n, 202
Roussel, Claude 264n, 265n Susato, Tylman 127, 140, 142-143, 151
Roussel, Louise 263n, 265 Tagliabò, G. 350n
Sabbio, Vincenzo 153 Taillart, Pierre-Evrard 270
Sacchini, Antonio Maria Gaspare 272 Tallis, Thomas 143 e n
Salieri, Antonio 243 Tartini, Giuseppe 247, 270, 276
Sambonetto, Pietro 126 Taskin, Pascal 270
Sammartini, Giovanni Battista 242, 244, Terzi, Giovanni Antonio 203, 204 e n, 207 e
246n, 247-250, 256-257 n
San Bonaventura 43-44 Tessarini, Carlo 270, 276
Sanguineti, Edoardo 290, 305 Tigrini, Orazio 165-166
Sartorio, Antonio 226, 233n Tinctoris, Johannes 103n, 159
Scarlatti, Domenico 259 Tomasello, Andrew 73
Scattaglia, Pietro 341, 342n Torchi, Luigi 356
Schlick, Arnolt 196 Toschi, Antonio 256
Schmelzer, Anton Andreas 236n Traetta, Tommaso 244
Schmelzer, Johann Heinrich 221 Trapassi, Leopoldo 252
Schwertel, Johann 140 Tregian, Francis 160 e n
Sciarrino, Salvatore 365 Tromboncino, Bartolomeo 135, 196
Scotto, Girolamo 123, 128, 130, 132n, Tromboncino, Ippolito 205 e n
133-134, 140-142, 144, 151, 156n, Ugolino da Orvieto 83
159, 161, 202 e n, 203, 206-207, 211, Ulhart, Philipp 140
213 Varisco, Pietro 160-161
Scotto, Ottaviano 123-124 Vautrollier, Thomas 139
Scribe, Eugène 305 Venier, Jean-Baptiste 248, 271, 276
Senefelder, Alois 346 Venoni, Giulio 349
402 il libro di musica

Vente, Louis 271 203-204, 206 e n, 208 e n, 209 e n


Veracini, Francesco 256 Vincenzo da Rimini 82n
Verard, Conrad 125 Vinci, Pietro 209
Vercellese, Bernardino 194 Viotti, Giovanni Battista 276
Verdelot, Philippe 134, 159-160 Virdung, Sebastian 196
Verdi, Giuseppe 229, 287n, 289n, 306, Virgiliano, Aurelio 186 e n
309, 311, 318, 321-322, 323n, 324, Visconti di Modrone, Carlo 319n
330n, 332 e n, 333 e n, 343 Vismarri, Filippo 237
Vernadé, Claude 248 Vissenaecken, Willem van 140
Verovio, Simone 139, 148, 204 Vitale, Corrado 363n
Viadana, Lodovico Grossi da 143 Vitale, Costantino 140
Victoria, Tomás Luis de 160 Vivaldi, Antonio 246-247, 276, 356n
Vincent di Beauvais 48, 51 Vogt, Frédéric-Daniel 270
Vincenti, Alessandro 140, 151-153, 159, Voltaire (François-Marie Arouet) 304
182 Waelrant, Hubert 140
Vincenti, Giacomo 140, 143-144, 153, Wagner Klaus 133n
Wagner, Richard 306, 342, 347n
Waldkirch, Henrik 141
Walsh, John 254, 344n
Welak, Matthäus 140
Wenzel, Robert conte di Gallenberg 249n
Werrecore, Mathias 198, 199n
Whythorne, Thomas 137, 142, 153
Willaert, Adrian 131, 134 e n, 135, 143,
153 e n, 157, 160
Wright, Craig 50n
Wyrsung, Marcus 126
Zacconi, Lodovico 165-166
Zachara da Teramo 95, 99
Zamboni, Giacomo 328
Zanetti, Bartolomeo 139
Zarlino, Gioseffo 143n, 165-166
Zeno, Apostolo 277, 278n, 289, 305
Ziani, Marc’Antonio 228n
Ziani, Pietro Andrea 237
Ziino, Agostino 77 e n
  
    , 
   , 
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