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via Raaele Garofalo, 133/AB
00173 Roma
(06) 93781065
isbn 978-88-548-6406-1
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EDITORIALE
noti, altri assai poco o per nulla noti. In una prospettiva dinsieme, questi
brani non valgono solo come artefatti estetici aventi propriet costruttive
determinate, pi o meno rilevanti a livello di linguaggio artistico, ma
anche e soprattutto come esempi diversi del rapporto del musicista col
proprio tempo (Franco Evangelisti), come esperienze in cui si compie
una sintesi e ricomposizione di tensioni culturali nel flusso in trasformazione delle percezioni e degli ascolti possibili. Se interessa parlarne e
promuoverne una comprensione non solo per le loro qualit di elaborati artistici, ma perch riflettono pratiche dentro le quali agiscono processi di portata ben pi che soltanto musicale. La storia, e la posizione dei
singoli in essa, viva in particolare nel confronto dialettico con le tecniche e tecnologie del proprio lavoro, e la variet dei casi qui esaminati
potr ben illuminare, crediamo, questo tipo di comprensione.1 Si consideri il contributo di Andrea Arcella, che si pone allascolto di un brano
interamente elettronico composto nel 1968 dalliraniano Alireza
Mashayekhi, avvertendovi i segni (attualissimi) del rapporto problematico e inevitabile di oriente e occidente. ovvio che in ogni prassi musicale gravano elementi della cultura materiale (come si diceva una volta)
dei diversi popoli, elementi che nel quadro delle tecnologie contemporanee e dei media elettronici conoscono una particolare ricontestualizzazione. Incontro tra civilt, scambi e fraintendimenti, necessit di mutuo
ascolto problematiche che non sono state sempre estranee alla sperimentazione elettroacustica.2
Si considerino poi le attivit di sperimentazione condotte nellEuropa
orientale, per lo pi scarsamente documentate, per esempio presso la
1 Per una riflessione sulle tecnologie come fattore attivo di comunicazione e
partecipazione del lavoro musicale nel quadro di dinamiche culturali pi generali, come teatro di scambio simbolico e di elaborazione di soggettivit nel contesto produttivo sociale, mi permetto di rinviare alla recente pubblicazione del mio
Pensare le tecnologie del suono e della musica, Editoriale Scientifica, Napoli, 2013.
2 Il pensiero pu andare a Orient/Occident di Xenakis (1960) oppure a
Telemusik di Stockhausen (1966), ma dovrebbe anche andare ad esperienze meno
note, condotte per esempio in Sudamerica, sulle coste dellEuropa mediterranea
(anche in Sardegna, anche in Israele), e perfino alle sperimentazioni su cavo
magnetico di Halim El-Dabh in Egitto, risalenti al 1944.
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radio di Varsavia, dove i linguaggi sviluppati nei centri sperimentali europei pi rinomati e prestigiosi (o forse solo pi ricchi) furono rimodulati
con libert e sano empirismo, peraltro non senza una radice filmica, cinematografica, come suggerisce Ivan Penov al termine del suo scritto su un
brano del 1957 di Wodzimierz Kotoski (daltra parte proprio il cinema
stato mezzo espressivo particolarmente fertile nella Polonia del secondo dopo-guerra). E ancora si consideri il profilo atipico (e naturalmente
assai poco assimilato dalle nostre parti) dello statunitense David Tudor, il
cui lavoro con lelettronica dal vivo in fondo rappresentativo come
pochi altri dello spirito e della prassi delle avanguardie cresciute intorno a
John Cage. Nella descrizione che Dario Sanfilippo ci offre di Microphone
(lavoro che risale allinizio degli anni 1970), vediamo in azione unapproccio orientato prima di tutto a inventare e costruire i mezzi tecnologici stessi (circuiti, catene elettroacustiche) di cui successivamente esplorare il potenziale musicale, secondo un modo di concepire la prassi compositiva e performativa che oggi di nuovo gode di una certa e diffusa
attenzione.
Nei primi anni dattivit del GRM di Parigi e dello Studio per la Musica
Elettronica della WDR di Colonia (parliamo dunque dei primissimi anni
1950) fu avvertito il bisogno di coinvolgere compositori di riconosciuta
statura internazionale, che agli occhi degli allora giovani sperimentatori
elettroacustici rappresentavano una tradizione recente ancora ricca e fertile (e un buon viatico per accreditare la novit dei propri sforzi). A
Colonia fu il caso di Ernst Krenek (Spiritus Intelligentiae Sanctus, 1955), a
Parigi fu quello di Olivier Messiaen, che nel 1952 realizz al GRM
Timbres-Dures. Composizioni come queste hanno dunque, sul piano storico, un rilievo particolare, come si vede nel lavoro di Maurizio Romano
su Timbres-Dures. Ricostruendone la struttura combinatoria, anche a partire da segmenti della partitura grafica manoscritta, Romano vede passare, in questa scarna sequenza di oggetti sonori catalogati e permutati,
un pezzo di storia del novecento: si tratta in effetti di un ibrido di musica
concreta e musica seriale.3 Vediamo qui come linee e tendenze che sembrano
3 Non fu lunico esempio del genere, se pensiamo agli etudes composti al
GRM da studenti di Messiaen quali Pierre Boulez (nel 1951) e Karlheinz
Stockausen (nel 1952).
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meccanismi logici (con alcuni aggiustamenti empirici che lautore non trascura, verificando a suo modo rilievi che il lettore trova anche nel contributo di Rotili). Si tratta di un rilievo non proprio marginale, che fa del bricolage del giovane Stockhausen un sintomo particolare di trasformazioni
generali in atto nella societ, nellimminenza di un tempo nel quale si
afferma rapidamente una visione del mondo e una comprensione della
cognizione umana allinsegna dellinformation processing e del crescente
computazionalismo. Koenig, daltra parte, ebbe a sottolineare come la
musica elettronica di Colonia presentasse una strutturazione sistematica e
un automatismo costruttivo che, ereditati dagli sviluppi (allora recentissimi) della musica strumentale seriale, esprimevano unesigenza di programmazione e computabilit.4 Un approccio che, dal contesto dei media
analogici del tempo, avrebbe poi proceduto verso esperienze successive
di composizione algoritmica (Xenakis le avrebbe presto praticate a suo modo)
fino alle odierne forme di arte generativa.
Lo studio di Salvatore Carannante si concentra invece sul procedimento di sintesi del suono nella realizzazione Studie II, mettendo da parte
altri aspetti. In effetti, i procedimenti di generazione del suono appaiono
qui, ancorch semplici concettualmente, di diretta competenza del compositore: va allora assegnato loro un valore propriamente estetico e musicale ( quanto in genere accade nei casi pi emblematici e importanti di
creativit elettroacustica). stato ancora Koenig a sottolineare come,
viste anche le limitazioni tecnologiche del tempo, il lavoro portato avanti
nello studio di Colonia consistesse in larga parte nellescogitare e sperimentare soluzioni tecniche, espedienti ingegnosi di generazione e tra-
Cfr. per esempio G.M. Koenig, Genesi e forma. Nascita e sviluppo dellestetica
musicale elettronica, a cura di A. Di Scipio, Semar, Roma, 1995, p.106 e passim. Sul
ruolo della tecnologia elettronica nellesperienza compositiva dello studio di
Colonia, si veda Gianmario Borio, Nuova tecnologia, nuove tecniche: lestetica
della musica elettronica negli anni 50, Quaderni della Civica Scuola di Musica di
Milano, 14, 1999.
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Peraltro, possiamo oggi dire che, anche laddove esiste una partitura (come
anche in alcuni dei brani di cui si parla nei contributi qui raccolti), lo studio e lappronfondimento non diventano affatto pi semplici (anzi).
8 Pensiamo alle implicazioni di esperienze di arte sonora site-specific (si veda il
secondo numero di Le Arti del Suono, non a caso intitolato installazioni sonore
e altri ascolti, 2009). Cfr. anche Giacomo Albert, Sound sculptures e sound installations, AAA-TAC, n.7, 2010.
9 AAVV, Strategie di analisi della musica elettroacustica, (a cura di Lelio Camilleri)
numero tematico del Bollettino di analisi e teoria musicale, vol.5, n.1, 1998; AAVV,
Analysis of Electroacoustic Music (a cura di Lelio Camilleri e Denis Smalley), numero tematico di Journal of New Music Research, vol.27, n.1-2, 1998.
10 Agostino Di Scipio, Riflessioni sullanalisi della musica elettroacustica e
informatica, Atti del XI Colloquio di Informatica Musicale (AIMI/DAMS-Bologna,
1995) e Inseparable Models of Material and of Musical Design in
Electroacoustic and Computer Music, Journal of New Music Research, 24(1), 1995.
Si vedano inoltre alcuni dei contributi raccolti nel volume Electroacoustic Music:
Analytical Perspectives (a cura di T. Licata), Greenwood Press, New York, 2002.
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A beneficio del lettore, alcuni esempi e materiali di corredo ai contributi qui raccolti sono disponibili sullappendice online (http://leartidelsuono.altervista.org/).
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ANDREA ARCELLA
MUSICA ELETTRONICA
E TRADIZIONI EXTRAEUROPEE.
SHUR
DI
ALIREZA MASHAYEKHI
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8 Nel CD Alireza Mashayekhi: Iranian Orchestra for New Music, Hermes Records,
2002.
9 Per questi lavori, rinvio al CD segnalato alla nota 1.
10 Dagli scritti di Robert Gluck si evince che esiste, sulla musica di
Mashayekhi, una letteratura critica in lingua farsi.
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0'00'' 1'36''
1'37'' 5'00''
5'00'' 6'27''
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notare come i suoni elettronici utilizzati nella parte centrale del brano
siano tutti privi di altezza determinata, salvo il segnale di annuncio che
appare nel punto di climax. Semplificando possiamo dire che gli attori
principali sono suoni percussivi ad attacco rapido e fasce di rumore
variamente articolate: in entrambi i casi, suoni di spettro a banda
piuttosto larga. Si crea quindi un dualismo tra i frammenti strumentali, di
cui a tratti sono evidenti le risonanze melodiche, e il carattere di maggiore
indeterminatezza, insomma di rumore, dei suoni generati
elettronicamente. I materiali strumentali risultano quindi elemento
indispensabile che completa e raccorda linsieme delle altre categorie
sonore evidenziate:
suoni semplici e di spettro armonico (sirena, segnali di annuncio)
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MAURIZIO ROMANO
Premessa
Olivier Messiaen (Avignone 1908 - Parigi 1992) non fu solo uno dei compositori pi importanti e suggestivi della sua epoca, egli esercit anche
una vasta influenza sui suoi contemporanei e sulle generazioni seguenti,
sia attraverso le sue opere, sia attraverso la sua attivit di docente.
Organista e compositore francese, intollerante nei confronti del gusto
neoclassico dominante,1 con Jolivet, Baudrier e Daniel Lesur, fond nel
1936 il gruppo Jeune-France. Nel corso degli anni elabor, con estrema
coerenza intellettuale, un complesso sistema linguistico nel quale i risultati di metodici studi sul ritmo, sul timbro e sulla modalit medievale
(rielaborata ed impiegata in modo assolutamente personale) si uniscono
alluso di tecniche compositive seriali. I lineamenti della sua poetica, che
si basa principalmente su suggestioni derivate dallo studio del canto degli
uccelli e da un certo misticismo religioso di matrice cattolica, non estraneo ad influssi orientali, sono lucidamente riassunti negli scritti Technique
de mon langage musical (1944) e Trait du rhytme (1954). Una caratteristica
sempre presente nella musica di Messiaen, sin dalle prime prove compositive, la forte integrazione di intensa espressivit emotiva e controllo
intellettuale assoluto e dettagliato del materiale compositivo.
Insegnante allcole Normale de Musique e alla Schola Cantorum e,
dal 1942, docente al Conservatorio di Parigi, Messiaen stato anche il
1 Messiaen su La page musicale del 17 Marzo 1939 scrive: Scansafatiche gli
artigiani del simil-Faur e del simil-Ravel (...) che ci propinano senza remore
melodie aride e smunte, avvelenate da una parvenza di atonalismo.
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maestro di un gruppo nutrito di giovani compositori. Ebbe fra i suoi allievi personalit del calibro di Boulez, Stockhausen, Nono, Xenakis e tanti
altri, i quali, pur senza imitarne lo stile, ne furono in ogni caso fortemente influenzati. Basti citare il caso di un brano per pianoforte, scritto nel
1949, Mode de valeurs et dintensits, dove i differenti elementi del suono
musicale (altezza, timbro, intensit, durate) appaiono organizzati in modo
sistematico secondo una logica che fu poi definita serialit integrale,
che anticip e stimol molti, fra cui appunto Boulez e Stockhausen.
Nellampiezza e nella variet della sua vastissima produzione - che
egli stesso suddivise in quattro categorie: opere religiose e teologiche
basate su testi delle Sacre Scritture, opere di ricerca ritmica, opere legate
al mito di Tristano e Isotta, opere ispirate al canto degli uccelli - si mostra
in modo molto evidente la grande apertura e la curiosit di questo musicista. Che, invitato ad avvicinarsi alla musica concreta da Pierre Henry
(suo ex allievo), non si sottrasse, e nel 1952, con il supporto tecnico dello
stesso Henry, compose Timbres-Dures.
Genesi del brano
Timbres-Dures dunque un brano su nastro magnetico di circa 15 minuti, interamente composto negli studi del GRMC di Parigi.2 Come si evince da documenti riconducibili agli archivi del GRM, per la sua realizzazione sono stati registrati suoni di tamburo a corda, suoni di tamburo a
frizione, di piatto cinese, ed altri ancora, rielaborati con semplici trasformazioni: inversione temporale, riverberazione e trasposizione daltezza.
La precisione ritmica perseguita da Messiaen, evidente nel frammento di
partitura grafica di cui disponiamo (che si riferisce solo ai passaggi iniziali),3 fu perseguita appunto grazie alle tecniche di editing e montaggio del
Nel 1951 Pierre Schaffaer, ingegnere e musicista, cre, in seno alla RTF
(Radiodiffusion Tlvision Franaise) il Groupe de Recherches de Musique
Concrte (GRMC) che diventer poi, nel 1958, GRM (Groupe de Recherches
Musicales).
3 Fred K. Prieberg, Musica ex machina, Einaudi, Torino, 1963, p.133.
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Le possibilit costruttive del nastro magnetico si dimostrarono presto efficaci sul piano delle durate e su quello ritmico, condizione questa che per esempio sollecita gli episodi musicali concreti di Messiaen (Timbres-Dures, n.d.a.) e di
Boulez (tude n.d.a.) (F. Galante e N. Sani, Musica espansa, LIM/Ricordi, 2000,
p.46).
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1 serie
(1) goutte deau E2 [f, 2 sedicesimi]. Suono acuto e di breve durata (una goccia
dacqua, ma quasi un suono di pianoforte), di altezza definita, tra mi e fa sopracuto.
(2) eau E9 [p, 3 sedicesimi]. Leggermente pi lungo del precedente, timbricamente simile al suono di un tamburo, ma intonato, circa tre ottave pi in basso
del precedente.
(3) philtri riverber E5[p crescendo-decrescendo, 5 sedicesimi]. Una specie di strofinio,
con molto riverbero, di spettro molto ampio.
(4) jet deau E 12 [mf, 7 sedicesimi]. Getto dacqua.
(5) balais F2, [p crescendo fff, 11 sedicesimi]. Ricorda un motore, che verso la fine
amplia il proprio spettro quasi fino al rumore bianco, crescendo anche di altezza e intensit.
(6) trem cymb. chinois grave riverberation pure G9 [ff, 13 sedicesimi]. Un rombo
sordo, statico per tutta la sua durata sia in altezza sia in intensit.
(7) halo aigu riverberation pure G7 [pp, 17 sedicesimi]. Piccolo rintocco metallico
con diminuendo e silenzio seguente, primo e unico elemento fra tutti a contenere delle pause precisamente indicate in partitura.
(8) t.tam ritrogr. grave G3 [pp crescendo fff, 19 sedicesimi]. Un rombo, in crescendo di altezza e intensit.
(9) jet deau E6 [mf, 23 sedicesimi]. Messiaen qui usa la stessa definizione data
allelemento 4, ma aggiunge lindicazione ritrograd.
(10) tamb. corde philtri non riverber (chvre ble) F12 [p, 29 sedicesimi]. La capra
bela, come scrive il compositore.
(11) t.tam philtr trs grave G6 [ff decrescendo, 31 sedicesimi]. Questelemento appare analogo allelemento 8 (una sorta di rombo), ma stavolta pi grave.
2 serie
(1bis) wood block trs aigu B4 [f decrescendo e crescendo]. Si compone di tre colpi secchi, come di legnetti, il primo e il terzo uguali fra loro, mentre quello centrale
con spettro un po pi ampio e di effetto vagamente graffiato; in ritmo palindromo o non retrogradabile .
(2bis) aigu la a si 2 trs sec (cymb. chinoise) G12 [sfz]. Si tratta di sette colpi percus-
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sivi5, tutti uguali fra loro per timbro e altezza, in ritmo palindromo, come il precedente.
(3bis) (tambour friction) aigu/midium/aigu/grave (poulie grince) F8 [ff, mf, ff, p].
Tamburo a frizione e la puleggia cigola, secondo le definizioni originali di
Messiaen. Il compositore indica una figura con quattro suoni, ma in realt i due
aigu si avvertono a loro volta suddivisi dalla forma dellinviluppo. Suoni non
secchi, ad altezze differenti: il primo e il terzo uguali (aigu), con frequenza preminente intorno ai 668 Hz, mentre il secondo (midium) ed il quarto (grave),
rispettivamente intorno ai 366 e ai 194 Hz.
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voluto costituire fra le due serie che se gli elementi della 1 serie non
sono quasi mai modificati, rispetto alloriginale, tranne che nei due casi
indicati nella statistica della I tabella, gli elementi della 2 serie lo sono
quasi sempre, nelle durate di 1bis e 3bis, e anche nei suoni del 2bis.
Struttura: permutazioni
Dalla registrazione a nostra disposizione6 abbiamo separato i singoli vari
elementi delle serie dalla prima permutazione originaria. Dal confronto
con le permutazioni successive, stato possibile ricostruire la struttura
completa, e analizzare le trasformazioni e le combinazione adoperate.
Dopo aver riconosciuto e riscritto ritmicamente tutti gli elementi, compresivi di eventuali modifiche, si proceduto alla stesura di una tabella
che esplicita lintera struttura (qui sotto nel testo) e alla ricostruzione della
partitura completa (per brevit, in Appendice a questo scritto forniamo al
lettore solo un esempio della ricostruzione della partitura, limitata alle
prime otto permutazioni).
Ecco dunque le 24 permutazioni:
I (esposizione originale della serie)
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 |1bis|2bis|3bis
Le durate degli 11 elementi della 1 serie sono progressivamente pi estese; il
primo elemento ha valore di una croma, lultimo ha complessivamente il
valore di una semibreve col punto legata ad una semiminima con due punti.
II
1 | 11 | 2 | 10 | 3 | 9 | 4 | 8 | 5 | 7 | 6 |1bis|3bis|2bis
Gli elementi vengono alternati: primo-ultimo, secondo-penultimo, e cos via.
I tre elementi della 2 serie vengono trattati allo stesso modo.
III
11 | 1 | 10 | 2 | 9 | 3 | 8 | 4 | 7 | 5 | 6 |3bis|1bis|2bis
Segue lordine inverso rispetto alla precedente: ultimo-primo, penultimosecondo, ecc.; lo stesso vale anche per i tre elementi 1bis, 2bis e 3bis
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IV
3bis| 6 | 5 | 7 | 4 | 8 | 3 | 9 | 2 | 10 | 1 | 11 |1bis|2bis
Retrogrado della III, per la 1 serie. Per la 2 serie, permutazione uguale alla
precedente ma con disposizione anticipata del terzo elemento.
V
6 | 7 | 5 | 8 | 4 | 9 | 3 | 10 | 2 | 11 | 1 |2bis|1bis|3bis
Stessa tipologia di successione della I e II permutazione, ma con partenza dal
centro in direzione degli estremi.
VI
11 | 10 | 9 | 8 | 7 | 6 | 5 | 4 | 3 | 2 | 1 |2bis|3bis|1bis
Serie per moto retrogrado, per la 1 serie.
VII (elisione di due elementi)
- | - | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 |10 |11 |3bis |2bis|1bis
Serie nellordine originale ma con lelisione del 1 e del 2 elemento. La 2
serie per moto retrogrado.
VIII (elisione di quattro elementi)
- | - | - | - | 3bis| 3 | 9 | 4 | 8 | 5 | 7 | 6 |2bis|1bis
Stesso ordine della II permutazione, ma con elisione dei primi e degli ultimi
due elementi. La 2 serie per moto retrogrado ma con lelemento 3bis anteposto alla 1 serie e gli elementi 2bis e 1bis in coda.
IX (elisione di sei elementi)
- | - | - | - | - | - |2bis | 8 | 4 | 7 | 5 | 6 | 1bis |3bis
Lo stesso meccanismo di alternanza fra II e III viene adoperato fra VIII e
IX, per cui troviamo lo stesso procedimento della precedente ma in direzione opposta, con un numero per progressivamente maggiore di elementi
elisi. La 2 serie ha anche qui un elemento anteposto e due posposti alla 1
serie.
X (elisione di otto elementi)
- | - | - | - | - | - | - | - |2bis|10 |1 | 11 |3bis|1bis
Elisione di otto elementi della 1 serie (dal secondo al nono). Lordine dei
rimanenti uguale a quello della precedente. Della 2 serie anche qui un elemento anteposto alla 1 serie e due posposti.
XI (elisione di dieci elementi)
- | - | - | - | - | - | - | - | - | - |2bis |3bis| 1 |1bis
Della 1 serie rimane qui solo il primo elemento, mentre della seconda serie,
questa volta, due elementi sono anteposti e uno posposto.
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Dal punto di vista macrostrutturale, dunque, il brano presenta ventiquattro permutazioni (si adopera tale termine perch duso nella composizione seriale, ma vale rammentare che talvolta Messiaen preferiva il ter-
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mine interversioni).7 Esse presentano, come detto, due serie non sempre
esposte nella loro completezza, fino al punto che, nella XII e nella XIII
permutazione si arriva, per sottrazioni successive, alla totale assenza della
1 serie.
Cerchiamo ora di vedere come e in che misura anche in Timbres-Dures,
lavoro di musica concreta interamente costruito in laboratorio, Messiaen
riesce ad esprimere la
completa integrazione di unespressivit emotiva molto estesa e di uno spirito
profondamente religioso, con elementi organizzati dettagliatamente di controllo intellettuale [] musica strettamente imparentata alla natura e, attraverso la
natura, allintera esistenza.8
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nella timbrica del brano, e lo stesso Messiaen sembra sottolinearlo attraverso espliciti richiami segnati in partitura (goccia dacqua, getto dacqua, la capra bela).
Conclusioni
Timbres-Dures fu diffuso, attraverso tre canali distinti, per la prima volta
in un concerto di musica concreta al Conservatorio di Parigi nel 1952,
accanto a brani di altri autori, fra i quali Boulez, Schaffaer e lo stesso
Henry che aveva aiutato Messiaen nella realizzazione del suo brano. difficile valutare quale sia stata la sua ricezione allepoca. Sappiamo tuttavia
che, attraverso la sua opera e attraverso il suo insegnamento, Messiaen ha
effettivamente lanciato molti semi destinati a germogliare, anche se in
modo a volte nascosto, in molti giovani compositori, fra i quali senza
dubbio spiccano almeno Boulez, Stockhausen e Xenakis.
Indubbiamente da questo punto di vista il Messiaen pi citato e studiato, per quanto concerne la tecnica compositiva, stato quello di Mode
de valeurs et dintensits. Cos scrive Xenakis:
Gi nel 1942, quando insegnava la serie ai suoi allievi Nigg, Boulez e
Martinet, Messiaen consigli loro di adottare non soltanto serie di frequenze
ma anche serie di intensit, di timbri e di durate. Per, solo nel 1949 egli concretizz questa fertile idea nel brano per pianoforte Mode de valeurs et dintensit. Subito tutti i giovani compositori ebbero una sorta di illuminazione e si
lanciarono in composizioni che imitavano o parafrasavano questopera.10
E Boulez:
[Messiaen] definir in egual misura ogni componente con una durata, una
dinamica e una caratteristica di gioco [pi propriamente esecuzione, n.d.a.].
Ogni nota, allorch compare nel contesto, dunque unentit immutata, ed
10
Xenakis, La crisi della musica seriale, in Universi del suono, cit., pp.27-28.
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il confronto tra queste entit molteplici che crea a un tempo il mondo sonoro e la composizione.11
11
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Olivier Messiaen, una sorta di ponte generazionale, un imprimatur accordato agli esordi della musica concreta ed elettronica. Il compositore ebbe
a dichiarare in unintervista molto tarda:
Ma fra tutte queste cose, nel XX secolo, che di cose ne ha viste tante, ce n
una che colpisce [...]: la musica elettronica. Credo che sia la principale invenzione del XX secolo, ed stata quella che probabilmente ha pi segnato tutti
i compositori. Perch ci sono dei compositori che fanno musica elettronica,
come Pierre Henry, che uno specialista [...], ma quasi tutti i compositori
hanno subto linfluenza della musica elettronica, anche se non ne fanno.14
14
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1 Sia sulla pagina autografa (qui sopra) che nella ricostruzione proposta nelle
pagine successive ho evidenziato in grigio gli elementi delle serie modificati da
Messiaen rispetto allesposizione (prima permutazione).
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IVAN PENOV
ANALISI E RISINTESI DI
ETIUDA
WODZIMIERZ KOTOSKI
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tero lavoro qui illustrato. Si deciso peraltro di non seguire alla lettera
certi dettagli di partitura, per evitare una certa meccanicit del risultato
si tratta di una scelta pi musicale che scientifica.
La nascita della musica elettroacustica in Polonia
Nel 1957 la Radio Polacca costruisce il primo studio di ricerca sonora
dedicato soprattutto alla sperimentazione elettroacustica, lo Studio
Eksperymentalne Polskie Radio. Il 3 ottobre 1958 Karlheinz Stockhausen
presenta, per la prima volta in Polonia, un concerto di musica su nastro
magnetico, ospite della seconda edizione del Festival dAutunno di
Varsavia, nella Sala Filarmonica di Varsavia (il programma prevedeva
lavori suoi e di Eimert, Berio, Pousseur, Maderna e Ligeti). Al concerto,
il compositore tedesco fece una prolusione, soprattutto a riguardo dei
problemi di notazione della musica elettronica, con esempi tratti dalla
propria esperienza. La data del concerto simbolica, e coincide con lavvio formale delle attivit dello studio sperimentale della radio polacca,
guidate da Josef Patkowski. Dallanno successivo in poi, con la presenza
di Pierre Schaeffer, al Festival dAutunno vengono organizzati regolarmente concerti dedicati alla musica su nastro magnetico. Infatti nel 1959
che Kotoski compone Etiuda na jedno uderzenie w talerz (cio Studio su un
colpo di piatti). La lavorazione si conclude nel marzo del 1959. La prima
esecuzione pubblica avviene al Festival dAutunno di Varsavia nel settembre 1960. Il brano oggi riveste principalmente unimportanza storica
o storiografica, ma in quel momento poneva le basi per gli orientamenti
di una nuova generazione di compositori, indicando una direzione ai flussi creativi che in quella fase animavano la Polonia.
Alcune esperienze iniziali presso la radio di Varsavia erano state condotte da Andrzej Markowski nel 1957, in uno studio di registrazione dedicato ai documentari cinematografici. Il primo lavoro potremmo definirlo
un soundscape, ed era destinato ad un film documentario intitolato Colours
of Joy and Sadness, diretto da Ryszard Golc. Nello stesso anno Markowski
realizzava la colonna sonora per il film The Life is Beautiful di Walerian
Borowczyk e Jan Lenica, usando tecniche di manipolazione del suono su
nastro magnetico tipiche della musica concreta. Questo utilizzo funzionale delle tecnologie musicali in opere cinematografiche continu poi con
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Ivan Penov Analisi e risintesi di Etiuda na jedno uderzenie w talerz di Wodzimierz Kotoski
la colonna sonora che Kotoski prepar nel 1958 per un cartone animato di Hanna Bielinska and Wlodzimierz Haupe, dal titolo Albo rybka
Da questa esperienza nasceva la primissima idea di quello che diventer
lo Studio su un solo colpo di piatti, il primo brano elettroacustico autonomo
rispetto al rapporto con il cinema (Szlifirski, 1994). Kotoski inizialmente pensava allimpiego di suoni sintetizzati dai generatori di onde sinusoidali. Ma in realt si dovette attendere il 1962 affinch si avesse a Varsavia
il primo brano interamente realizzato con generatori elettronici, cio dB,
Hz , S, composto da Zbigniew Wiszniewski. Gli anni 1960 per lo Studio
di Varsavia sono un periodo di produzione intensa. Lesempio pi noto
forse Musica per nastro e oboe di Andrzej Dobrowolski, che del 1965. Nel
1963 Kotoski realizzava Mikrostruktury, concentrandosi sulle micropropriet del suono, mentre nel 1961 Krzysztof Penderecki componeva il
suo unico lavoro su nastro magnetico, intitolato Psalmus.
Ivan Penov Analisi e risintesi di Etiuda na jedno uderzenie w talerz di Wodzimierz Kotoski
Figura 1
Figura 2
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Ivan Penov Analisi e risintesi di Etiuda na jedno uderzenie w talerz di Wodzimierz Kotoski
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Ivan Penov Analisi e risintesi di Etiuda na jedno uderzenie w talerz di Wodzimierz Kotoski
instr 1
a1 diskin E:/Kotonski/PIATTO_1sec_cut_2.WAV, p10
a1 reson a1/p4, p5, p6
a1 butterbp a1, p7, p8
if p9 == 0 igoto salta
salta:
a1 butterbr a1, p11, p12
kenvel linseg p13, p3-gidec, p14, gidec, 0
out a1*ampdb(kenvel)/32768 ; 32768 = -90db
endin
56
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Figura 3
Conclusioni
Il lavoro qui esposto evidenzia che, a partire dalle premesse compositive
che abbiamo visto, lo Studio di Kotoski segue in definitiva un decorso
formale piuttosto tradizionale. Non si tratta di una musica di forte astrazione, come gli schemi pre-compositivi potrebbero suggerire, perch la
percezione rimane ancorata al materiale concreto di partenza, pur con
varie sfumature.
Questa osservazione significativa dato che invece gli inizi della musica elettronica furono per lo pi segnati nel senso di unarte astratta e del
tutto nuova. Lo Studio ci fa vedere come concetti compositivi, allora
nuovi, siano gi adeguatamente assorbiti ad una sensibilit musicale sedimentata. Le difficolt nelluso dei filtri possono suggerire come le tecniche sottrattive non fossero particolarmente produttive e fertili se poste al
servizio del pensiero seriale (in particolare le curve di risposta in frequenza, non facili da controllare al tempo). Le deviazioni rispetto ad un
procedimento integralmente seriale dimostrano che era difficile estendere a metodi sottrattivi, nella composizione del suono, lapproccio che
Stockhausen aveva seguito invece con metodi additivi. Nellinsieme, per,
si tratt per Kotoski di un momento proficuo che torn persto utile in
lavori successivi, sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista del
57
controllo tecnico. Creare unintero mondo di suoni a partire da un materiale sonoro tanto esiguo fu infatti una scelta intelligente, ma anche una
questione di tecnica compositiva e di crescita personale. Era in fondo
anche un modo di affrontare con razionalit i processi di apprendimento
delle nuove possibilit tecniche. Certamente ci fu importante per
Kotoski nel definire il proprio pensiero rispetto allo scenario musicale
del tempo.
Abbiamo fatto cenno al rilievo che Etiuda na jedno uderzenie w talerz
ebbe nel contesto storico. In Polonia certamente la novit dei mezzi elettroacustici fu affrontata non senza la mediazione di una tradizione musicale storica, tanto ricca e particolare in quel paese. Solo cos i compositori polacchi avrebbero potuto lasciare il proprio segno nello sviluppo dellelettronica musicale. Le dinamiche e le limitazioni che riscontriamo nel
lavoro di Kotoski non furono dovute a pura e semplice coincidenza:
furono in parte il riflesso dellesigenza di una mediazione culturale. Come
si detto, negli anni precedenti alla realizzazione di questo Studio, unulteriore funzione di mediazione era stata quella esercitata dallesperienza di
musica (elettronica) per il cinema, in un contesto cio in cui le nuove tecniche di manipolazione avevano il compito di conseguire determinati
effetti narrativi. Forse proprio qui che andrebbe cercato un ruolo significativo della musica elettroacustica polacca, e non un caso se fu proprio in quel contesto che Kotoski fece i primi passi per inoltrarsi nellesperienza compositiva del tempo.
Bibliografia
Bianchini, R. e Cipriani, A. Il suono virtuale, ConTempo, 1998.
Kohoutek, C. Novodob skladebn teorie zpadoevropsk hudb, Sttn hudebn
vydavatelstv, 1965.
Kotoski, W. Muzyka elektroniczna, PWM, Krakow, 1975 Kotoski, W., Etiuda na
jedno uderzenie w talerz, PWM, Krakow, 1963.
Kotoski, W. Gli inizi della musica elettronica in Polonia, in Musica/Realt,
n.69, 2002.
Nattiez, J.J. (a cura di) Enciclopedia della musica (Il novecento), Einaudi, 2001.
Sadie, S. (a cura di), Dictionary of music and musicians, Grove, 1980 (VI edizione).
Szlifirski, K. Electroacoustic music in Poland. Brief history and present time
situation, 1994 (disponibile al sito http://www.pseme.com/).
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DARIO SANFILIPPO
1. Introduzione
David Tudor nasce a Philadelphia, in Pennsylvania, nel 1926. Studia
organo e teoria con William Hawke, pianoforte con Imma Wolpe
Rademacher, composizione e analisi con Stephan Wolpe. Comincia la sua
attivit professionale come organista e successivamente diventa una
fondamentale figura di riferimento come pianista, in particolare come
interprete di lavori di musica contemporanea e protagonista di prime
esecuzioni molto acclamate, oltre che esecutore fidato di compositori
quali John Cage, Earle Brown, Sylvano Bussotti, Morton Feldman,
Karlheinz Stockhausen, Christian Wolff, Stephan Wolpe e La Monte
Young. Molti di questi autori scrissero specificamente per Tudor, alcuni
considerandolo quasi parte integrante dei brani stessi per lui scritti, per
via di una particolare abilit nel trovare soluzioni virtuose e creative ai
problemi di notazione e di esecuzione.
Tudor inizi a collaborare con John Cage allinizio degli anni
Cinquanta, nella compagnia di danza di Merce Cunningham e nellambito
del Project of Music for Magnetic Tape dello stesso Cage. Proprio con Cage,
allinizio del 1960, Tudor inizia ad esplorare il potenziale dellelettronica
dal vivo, con tale intensit e partecipazione che, sul finire degli anni
Sessanta, egli gradualmente termin di operare come pianista dedicandosi
esclusivamente allelettronica. Tudor in ogni caso non scrisse mai per
strumenti musicali,1 ed affront lelettronica con approccio decisamente
1 Per queste notizie biografiche, rinvio a www.lovely.com/bios/tudor.html, e
alla documentazione richiamata in (Cecotto, 2010)
71
72
73
Secondo (Fullemann, 1984) si trattava dei filtri Ling, in uso al Mills College
al tempo.
5 Verosimilmente si deve trattare di dispositivi di routing e duplicazione del
segnale sonoro.
75
76
77
2.3
Torniamo alle registrazioni del 1973. Come detto Tudor realizza due
esecuzioni, piuttosto simili tra loro, di circa 33' e 32'. Dal punto di vista
macro-strutturale, la prima caratteristica che si nota in entrambe che per
tutta la durata abbiamo un alternarsi di pause di silenzio ed eventi sonori
78
Bibliografia
Cecotto, M. Lestetica del toolkit. Gli strumenti e larte di David Tudor, Facolt di
Lettere e Filosofia, Universit degli Studi di Trieste, 2010
Di Scipio, A. Listening to Yourself through the Otherself , Organised Sound,
16(2), 2011.
Sanfilippo, D. e Valle, A. Feedback Systems: An Analytical Framework,
Computer Music Journal, 37(2), 2013.
Sitografia
Austin, L. intervista con David Tudor, Denton, Texas, 03.04.1989
http://davidtudor.org/Articles/austin.html
Chadabe, J. intervista con David Tudor, Tomkins Cove, New York, 08.09.1993
http://davidtudor.org/Articles/chadabe.html
Fullemann, J., intervista con David Tudor, Stoccolma, 31.08.1984
http://davidtudor.org/Articles/fullemann.html
Hultberg. T., intervista con David Tudor, Dusseldorf, 17 e 18.05.1988
http://davidtudor.org/Articles/hultberg.html
Rogalsky, N., intervista con David Tudor, Tomkins Cove, New York, 02.11.1994
http://davidtudor.org/Articles/rogalsky_inter1.html
81
MARCO GASPERINI
1. Introduzione
Nella storia della musica del nostro tempo, la musica elettronica (da
intendersi, per Berio gi nel 1976, come qualcosa di non-esistente
perch in pratica onnipresente)1 potrebbe essere considerata il vaso di
Pandora che accoglie in s tutte le modalit del fare, pensare, ascoltare e
(ahinoi!) fruire musica e suoni. Si pu parlare di repertori elettroacustici
in rapporto ai quali lesperienza solo acustica-strumentale non pu che
apparire un residuo aus Mrchenzeit. Anche laddove pi stretto
sembrerebbe il contatto tra artista e pubblico, cio nelle arene dei concerti
pop, la sovrastruttura mediatica della messa in scena stessa annulla
qualsiasi ipotesi di immediatezza. On nchappe pas de la machine
(Deleuze)
Questa osservazione iniziale una libera parafrasi da (Eimert, 1957,
p.1) e scaturisce da considerazioni circa le mutazioni avvenute in pochi
decenni in ogni attivit musicale in virt degli sviluppi tecnologici e dei
relativi modelli produttivi di cui necessario prendere coscienza. Di
fronte alla pervasivit della macchina come si deve comportare un
compositore? Non solo in relazione ai mezzi stessi, ma anche a ci che,
in virt di quelli, accade a livello di linguaggio musicale. Pu essere daiuto
vlgersi, come faremo qui, allo studio di alcuni degli ultimi esempi di
integrit del pensiero musicale europeo, risalenti ad unepoca storica (anni
1
83
2. Caratteristiche generali
Parliamo dunque di Essay, brano composto e realizzato da Gottfried
Michael Koenig negli studi della WDR di Colonia nel 1957. La prima
esecuzione ebbe luogo appunto a Colonia il 25 marzo 1958.2 Nel
pubblico sedeva un critico allora famoso, Fred Prieberg, che ebbe modo
di definire Essay un semplice studio preliminare (Prieberg, 1963,
p.187).
Lopera costituita da suoni elettronicamente generati e trasformati,
registrati su supporto magnetico ad una traccia, per una durata di circa 8
minuti.3 Le caratteristiche tecniche e formali del brano sono descritte in
2 In un concerto nella stagione Musik der Zeit, che aveva in programma
anche Perspectives di Berio, Incontri di fasce sonore di Evangelisti, Artikulation
di Ligeti, Continuo di Maderna e Gesang der Jnglinge di Stockhausen (cfr.
Scaldaferri 1997, p.79). Per lattivit pionieristiche dello studio di Colonia si vedano tra gli altri (Gentilucci, 1972; Holmes, 2008; Manning, 2004; Pousseur, 1976;
Prieberg, 1963; Scaldaferri, 1997).
3 La registrazione a nostra disposizione quella pubblicata su CD
BVHAAST 9001/2.
84
Universal Edition UE12885. Una versione riveduta e corretta stata pubblicata nel 2000 da Pfau Verlag, PV330-050.
5 Traduzione e corsivi nostri.
85
7 http://www.csounds.com/
8
86
9 Dalla
10 Cfr.
87
11
88
14
89
Figura 1
Figura 2
Figura 3
Figura 4
16
90
91
18 In queste pagine i valori di durata saranno sempre indicati con la corrispondente lunghezza su nastro magnetico, come nella partitura UE12885.
19 Cfr. UE12885, pp.87-88.
92
Figure 7a e 7b
per le successioni in cui il secondo elemento non fosse un impulso, perch in quel
caso (per via del particolare inviluppo applicato agli impulsi, in figura 4) la durata
del primo suono corrispondeva esattamente al valore indicato in partitura (figura
20
21
93
Figure 8a e 8b
7b). Dal punto di vista musicale tale espediente tecnico corrisponde ad un legato
fra suoni successivi (figura 8a). La circostanza non marginale, nonostante le
apparenze, ed anzi un importante snodo interpretativo: a questo livello
elementare, ogni aspetto costruttivo ha ripercussioni rilevanti sul suono che verr
formandosi attraverso le successive operazioni di elaborazione richieste dalla
partitura. Di immediata evidenza il fatto che, a causa della dilatazione
temporale che si accompagna alla variazione di velocit di lettura del nastro (se
ne parler pi avanti), in alcuni casi i transitori di attacco finiranno per durare
fino a 1.7"!
Nella sua versione digitale, Koenig ha operato una scelta diversa rispetto a
quella descritta, sottraendo alle durate degli elementi le durate delle fasi
transitorie (figura 8b). Come interpreti, oggi ci si trova dunque ad operare una
scelta tra due possibilit, entrambe attestate nella prassi dellautore.
96
4.1 Durate
Viene stabilito che la durata del materiale pi breve debba essere di 76 cm (poco
meno di 1). Naturalmente ci deriva dalla velocit di scorrimento (76.2 cm/s)
del magnetofono.23 Si noti, di passaggio, che questo vuol dire che la definizione
dei livelli strutturali di durata veniva fondato assumendo come costitutivo un
dato del funzionamento della macchina.
Una progressione geometrica di otto termini, con fattore di scala adm = 76 e
ragione rdm = 3:2, determinava i valori di durata dei materiali, ciascuno suddiviso
in un certo numero di sezioni, progressivamente maggiore in funzione della
durata (si veda la Tabella 1).24
Ciascun materiale venne cos suddiviso in N sezioni. Le durate delle sezioni per
un certo materiale costituiscono una progressione geometrica di N termini con
ragione 3:2, la cui somma parziale uguale alla durata tm del materiale stesso:
Data la somma parziale (durata tm di un materiale) dei primi n termini (sezioni) di una
progressione geometrica di ragione rds, sar necessario calcolare il fattore di scala
ads per ottenere i termini di tale successione, cio gli effettivi valori di durata delle
sezioni:
22
Se per le altezze appare coerente al sistema tradizionale della scala temperata, lutilizzo della progressione geometrica per suddividere il continuum temporale necessiterebbe di chiarimenti che per brevit qui dobbiamo tralasciare.
23 Il magnetofono utilizzato a Colonia poteva essere gestito a tre velocit:
76.2, 38.1 e 19 cm/sec.
24 [Le Tabelle richiamate dallautore consultabili a fine testo].
97
Esempio: materiale-C
tmC = 76 cm
N = 3 sezioni (la durata delle sezioni illustrata in Tabella 2).
rds = 3:2
ads= 16
Le sezioni sono composte, come s detto, di otto elementi. Gli elementi-durata di
una certa sezione-durata costituiscono una progressione geometrica con otto
termini di ragione rde la cui somma parziale uguale alla sezione-durata stessa. La
ragione rde variabile da una sezione allaltra, in funzione della sua durata, e
assume valori tra 12:11 e 3:2. Ci determinato dal fatto che si sarebbero
ottenuti, in certi casi, fattori di scala troppo piccoli utilizzando unicamente il
rapporto 3:2. Koenig stabil quindi di utilizzare, per il livello elementare,
progressioni con un diverso rapporto costante, ottenendo sezioni costituite da
progressioni geometriche diverse. Si veda per esempio quanto accade per il
materiale-G, suddiviso in dieci sezioni (Tabella 3). Un materiale costituito da un
numero inferiore di sezioni utilizzer, partendo dal primo, gli N rapporti
necessari. Si veda la Tabella 4 per un esempio completo delle scale di ripartizione
temporale di uno specifico materiale, in questo caso il materiale-C.
Con lindividuazione degli elementi-durata si giunti al grado minimo di
definizione temporale di Essay. A partire dai materiali-durata si tratta ora di
determinare le scale temporali dei livelli formali superiori. La somma delle durate
dei singoli materiali (3743.5 cm) fu impiegata per determinare la durata delle otto
parti della composizione (Tabella 5), che peraltro rappresenta il quinto termine di
una progressione geometrica di ragione 3:2 (per ragioni su cui torneremo pi
avanti). La durata complessiva di Essay di 36423.8 cm (ca. 478, quasi 8 minuti)
e risulta dalla somma delle durate delle parti. Ciascuna parte inoltre suddivisa in
un certo numero di intervalli di tempo tv corrispondenti al numero di varianti,
usando ancora una progressione di ragione 3:2 (con leccezione della parte-G) per
la sincronizzazione degli attacchi delle diverse varianti.
Per esempio, la durata assegnata alla parte-C di 739.5 cm. Seguendo la stessa
procedura descritta sopra (pagina precedente), tale durata viene ripartita secondo
una progressione geometrica di ragione 3:2 costituita da tre termini (Tabella 6).
La prima variante della parte-C inizier ad un certo istante successivo allultima
variante della parte-B (stabilito da analoga progressione) e, rispetto a quellistante,
i tre valori della Tabella 6 serviranno (secondo unordine seriale che tralasciamo
per brevit) a determinare le distanze per lattacco delle altre due varianti del
materiale-C (e per linizio della parte-D).
98
Per riassumere, in rapporto alla durata tutti i livelli formali del brano
costituiscono una famiglia di progressioni geometriche (con leccezione del
livello elementare), in quanto sono tutti determinati da una ragione geometrica r
= 3:2 e da un fattore di scala variabile. Nella Tabella 7 sono indicati gli ambiti
temporali assegnati alle varie costituenti strutturali del brano. Si pu notare come
linsieme delle durate di un certo livello formale abbia elementi in comune con
quelli di almeno un altro livello formale (intersezioni tra livelli formali).
Ci si confronta qui con unassenza di tempo propriamente detto (Boulez,
1968, p.190), cio non riferito ad una qualche pulsazione regolare ma costituito
da valori continuamente diversi, determinati allinterno di diversi registri di
durata. Una successione di valori come quelli illustrati per esempio nella Tabella
15 (prima sezione del materiale-C) saranno percepiti come un rallentando o accelerando
uniforme (Koenig, 1995, p.43), a seconda del verso di lettura. Ma si tratter di un
caso limite: i valori individuati dalle scale in progressione geometrica saranno
sempre ordinati in sequenze che impediranno una percezione cos lineare,
univocamente direzionata. Si percepiranno invece diverse velocit di svolgimento
del flusso sonoro, tra loro giustapposte.
4.2 Profili di frequenza
Il primo criterio di organizzazione dello spazio delle altezze in un certo senso
astratto, per il fatto che non prende in considerazione leffettiva estensione delle
articolazioni definite: in questo brano ogni sezione formale si fonda su una
combinazione tipica di articolazioni (crescente, decrescente, orizzontale) nel
dominio dellaltezza (Koenig, 1995, p.103). Koenig dice insomma che gli spazi
individuati dovranno manifestarsi per mezzo di curve di tendenza delle altezze,
che occorrer definire. Tali curve possono essere fatte risalire a tre forme di base
(figura 9):
(a) orizzontale (direzione indefinita)
(b) discendente
(c) ascendente
La forma (a) viene definita in partitura come una sequenza di estrema variabilit
direzionale [Reihenfolge mit hoher Permutabilitt]; essa cio determina valori di
frequenza distribuiti in modo tale da sollecitare una percezione statistica; la
permutazione di una sequenza del genere non determiner alcuna variazione di
tipologia percettiva; le curve (b) e (c) invece non possono essere sottoposte a
permutazioni senza che ci muti la percezione della loro tendenza. La forma (a)
rappresenta dunque un tipico esempio di struttura seriale (le relazioni strutturali
99
Figura 10
4.3 Registri
Lo spazio frequenziale definito da Koenig compreso tra 50 Hz ed 12800 Hz.
Tale estensione venne suddivisa in otto ambiti, ciascuno di unottava (ragione rfm
= 2, fattore di scala = 50; si veda Tabella 8). Questi ambiti vennero a loro volta
raggruppati in otto registri, distinti tra loro per posizione ed estensione. Ad ogni
registro fu associato un diverso materiale (Tabella 9), per cui queste tessiture
definiscono il campo in cui saranno contenute le frequenze di un determinato
materiale. La ripartizione ottenuta a partire dal registro centrale (400-800 Hz),
100
Figura 11
101
Il processo viene applicato a tutti quei materiali in cui sia contenuto il profilo coni
direzionalit indefinita (nn.1, 4, 5, 6, 7, cfr. figura 10). Laddove il materiale segua
un profilo polimorfo, ad ognuna delle due linee viene assegnata una certa zona del
registro di inscrizione.
Direzionalit determinata
Per i materiali con direzionalit determinata la suddivisione in sezioni riguarda solo
la strutturazione delle durate, mentre larticolazione delle altezze avviene
complessivamente allinterno del registro assegnato al materiale. il caso del
materiale-C, suddiviso in tre sezioni, nel quale si articola il profilo 2: tale materiale
sar costituito in tutto da 24 elementi, ciascuno con uno specifico valore di altezza.
Il registro 6 (200-12800 Hz, Tabella 9) sar quindi equamente temperato in 24
valori:
102
transizioni
1) SR
2) RS
3) SI
4) IS
5) RI
6) IR
7) SRI
8) SIR
9) RSI
10) RIS
11) ISR
12) IRS
103
5. Trattamento seriale
Una volta scomposto il suono nei parametri utili allintervento
compositivo, e stabiliti campi e striature che segmentano gli spazi
parametrici, si trattava di individuare le modalit attraverso le quali
guidare i valori parametrici individuati. Gli strumenti impiegati in questa
fase furono quelli forniti dalla tecnica seriale.
Nella definizione pi generica, la serie una sequenza di elementi,
un contenitore di valori parametrici diversi (Koenig, 1995, p.34). Questi
valori erano scelti, idealmente, allinterno di una scala equamente
temperata per soddisfare un principio di neutralit intervallare (assenza di
intervalli privilegiati): in tal senso la tecnica seriale, estensione della
tecnica dodecafonica a tutti gli aspetti della struttura musicale, operava
con elementi soggetti ad una stretta legge di non ripetibilit. Ogni
elemento della scala doveva avere la stessa importanza degli altri, e tutti
dovevano essere utilizzati garantendo un certo equilibrio nella loro
disposizione (assenza di direzionalit). La serie degli elementi individuati
era sottoposta poi a permutazioni:
la permutazione necessaria perch la serie non pu essere ripetuta di
continuo sempre nello stesso ordine di successione dei suoi elementi [],
ogni parametro deve esibire gli stati che pu assumere (Koenig, 1995, p.31).
Una serie sar costituita allora da una sequenza di termini che indicano
quantit distinte prelevate da una scala definita come progressione
geometrica; queste quantit vengono disposte in successione di modo che
ogni termine occupi una specifica posizione allinterno della sequenza
(Koenig, 1995, p.11). Si vedr come, in Essay, la serie e le sue
permutazioni determinano in realt lordine di scelta delle diverse scale di
valori individuate, e non la permutazione di specifici valori noti in
partenza. Vi dunque identit della serie, considerata come contenitore,
non identit dei particolari valori n tanto meno delle proporzioni.
Com stato osservato sopra, la prima azione prettamente formativa
venne esercitata ad un livello formale intermedio che Koenig chiama
materiale, stabilendo un controllo seriale dei vari parametri disponibili,
successivamente esteso a livelli gerarchici inferiori e superiori.
104
Figura 12
25
105
per determinare, oltre alla successione dei materiali-durata, anche quella degli
elementi-durata e delle parti-durata. In particolare le sequenze utilizzate per definire
le durate degli otto elementi di ciascuna sezione (cfr. Tabella 4 e Tabella 5) di tutti i
materiali sono derivate, per trasposizione, dalla serie fondamentale delle durate
(Tabella 13) e loriginale viene esposta in una sezione di tutti i materiali (con
leccezione dei materiali-F). Data una certa sequenza numerica con modulo di
definizione pari a 8,
54176283
otterremo una trasposizione sommando ad ogni termine lintervallo di
trasposizione; ad esempio, con una di trasposizione 1, la precedente diventa:
65287314
In Tabella 14 si osserva la matrice delle permutazioni della serie principale delle
durate per le dieci sezioni del materiale-G. Esauriti i termini della serie si procede
poi ad una nuova esposizione (sezioni 9 e 10). Si veda un esempio pratico con i
valori utilizzati per la prima sezione del materiale-C (Tabella 15 e Tabella 4), dove
lintervallo di trasposizione 4 e la durata complessiva della sezione di 24 cm.
La serie fondamentale delle durate venne utilizzata anche per la successione
delle parti-durata (Tabella 16 e Tabella 5). Le serie utilizzate nellarticolazione dei
livelli formali intermedi (sezioni, varianti) non sono immediatamente riconducibili
alla serie fondamentale e, a differenza di quella, hanno un numero variabile di
posizioni. Si veda per esempio la successione delle sezioni-durata nel materiale-C
(Tabella 17 e Tabella 2). In Tabella 18 vengono riportate le sequenze impiegate
per la permutazione dei termini delle sezioni-durata in tutto il brano.
I materiali polimorfi vengono articolati da due permutazioni della stessa serie:
le serie delle sezioni di Bb e Db sono retrograde rispetto a quelle di Ba e Da. Nel
materiale-E, invece, la serie superiore Ead viene suddivisa in due sottogruppi (7 6
3 8 4 1 2 5) di cui vengono ricavati i rispettivi retrogradi (8 3 6 7 5 2 1 4).
Identica la procedura applicata per il materiale-F. In H i sottogruppi sono invece
tre (3 5 4 1 2) che vengono non solo permutati ma anche spostati (5 4 2 1
3). In tal modo le scansioni temporali dei rispettivi profili non sono isocrone.
Questa permutazione riguarda anche i valori di trasposizione della serie
fondamentale delle durate per gli elementi-durata delle sezioni: si osservi il materiale
Fa (Tabella 19) dove a ogni termine delle durate di sezione viene associato un
valore di trasposizione che viene con esso permutato (e retrogradato) nella curva
Fb (Tabella 20). Si pu notare come Fb sia costituita da sezioni progressivamente
pi lunghe e rappresenta lunico caso di materiale con articolazione direzionale
delle sezioni-durata (uniformit di rallentando).
Gli elementi-durata di sezioni non polimorfe conterranno una frequenza ciascuno,
106
26
107
una buona rappresentazione dello spazio delle altezze era necessario, subito
dopo aver raggiunto lestremo inferiore (materiale-B), raggiungere anche quello
superiore (materiale-C). Nei materiali in cui presente il profilo di frequenza
orizzontale, le sezioni sono articolate secondo il modello in Tabella 21. La serie
dei registri (1 7 6 2 8 3 5 4), essendo vincolata a quella dei profili di frequenza (1
4 3 6 8 5 2 7) e alle sue permutazioni, subisce similmente la permutazione per
scambio ciclico. Lambito di inscrizione dellandamento orizzontale sar
suddiviso in otto intervalli e ripartito, in scala ridotta, secondo il modello
precedentemente stabilito (Tabella 22).
Gli otto elementi-frequenza da cui viene ritagliato lintervallo di inscrizione di
una sezione contenente il profilo orizzontale, vengono esposti sempre
invariabilmente secondo la serie seguente:
54176283
ottenuta per scambio ciclico della (1 7 6 2 8 3 5 4). Si veda, a proposito, la sezione
1 del materiale-A (figura 11): lambito frequenziale (400-519 Hz) occupato dalla
linea orizzontale, e gli otto valori di altezza ottenuti dalla suddivisione
dellintervallo sono ordinati come illustrato nella (Tabella 23). Landamento
direzionale, invece, articolato da una sorta di arpeggio discendenteascendente delle altezze in cui ripartito lintervallo di inscrizione (673-734 Hz).
I materiali direzionali (e i profili direzionali dei materiali polimorfi) vengono
articolati, non per sezioni, ma distribuendo complessivamente i valori daltezza
con andamento di tipo statistico. Per esempio il materiale-C viene articolato da 24
elementi di durata-altezza compresi nel sesto registro (200-12800 Hz) secondo la
distribuzione visibile in figura 13.
5.4 Timbro
Le articolazioni timbriche elencate in precedenza sono state utilizzate tutte
ununica volta (tranne la transizione RS, che in effetti sembra rimasta
inadoperata). I materiali direzionali (C e G), cos come il materiale-A, manifestano
ciascuno una sola forma darticolazione timbrica. I materiali polimorfi impiegano
una diversa articolazione per ciascun segmento delle curve di frequenza
corrispondenti. Si consideri ad esempio il materiale-D: il profilo di frequenza nel
complesso viene suddiviso nelle tre forme base costituenti (orizzontale = a,
discendente = b1, ascendente = b2) ed a ciascuna viene assegnata una diversa
articolazione timbrica, rispettivamente: transizione RI, transizione RIS, e
combinazione S+R. Questultima, in quanto combinazione, ottenuta
alternando in quantit uguali le due tipologie sonore (sinusoide, rumore filtrato).
Le due transizioni avvengono aumentando progressivamente la presenza
108
Figura 13
6. Materiali
Nella Tabella 24 sono riassunte le caratteristiche fondamentali degli otto
materiali di Essay. Facendo attenzione, si comprendono le motivazioni che
stanno dietro alla scelta dei valori seriali sviluppati al microlivello come al
macrolivello. Per evidenziare questo aspetto, necessario individuare i
possibili raggruppamenti dei materiali costitutivi (si veda figura 14). Al
materiale-A pu essere assegnata una funzione introduttiva: rispecchia
internamente (in scala ridotta) la successione dei profili di frequenza e dei
registri dei materiali da B ad H (visti in figura 11); inoltre il registro di
inscrizione il pi stretto, riportando nella minore scala possibile, cio nel
campione di ripartizione di tutto lo spazio frequenziale della
composizione, lintera dialettica delle altezze del brano. Si tratta quindi, in
109
Figura 14
articolato, essendo costituito da solo tre sezioni con una sola tipologia
timbrica (sinusoidi); G al contrario il pi lungo ed internamente
articolato (dieci sezioni), anche se occupa un registro pi ristretto ed in
ogni caso timbricamente abbastanza semplice (transizione da sinusoidi ad
impulsi). Ai principi di simmetria ed opposizione si aggiunge quindi
anche un terzo e non meno importante principio di compensazione. A
tal proposito interessante osservare come questo valga anche al livello
dei singoli materiali: la semplicit del profilo delle altezze (profili
direzionali) bilanciata da un trattamento complesso della successione
degli snodi che lo articolano (figura 13). Al contrario unestrema
complessit del profilo complessivo (linea orizzontale) corrisponde ad
articolazioni minime estremamente semplici (arpeggi lineari o esposizioni
in scala dei valori di frequenza; cfr. Tabella 25): semplicit della
macroforma complessit delle microarticolazioni, complessit della
macroforma semplicit delle articolazioni minime.
Nel primo blocco sono presenti due inviluppi: discendenteascendente e solo ascendente, con netta prevalenza della direzionalit
ascendente; nel secondo avviene lesatto contrario, sia per la distribuzione
degli inviluppi sia per la prevalenza di moto discendente. Altra evidenza
di tale contrapposizione data dal fatto che il materiale-C preceduto e
seguito da materiali relativamente complessi, mentre il materiale-G
presentato tra due materiali relativamente semplici, soprattutto per quanto
riguarda gli andamenti di frequenza. La successione dei materiali articola,
nel complesso dellintero brano, una curva di frequenza priva di
direzionalit.
Vedremo in seguito come a questa prima strutturazione ne vada
sovrapposta una seconda, che la integra e completa. Si pu notare intanto
che se nella prima fase (materiali A, B, C e D), e in particolare nei materiali
polimorfi (B e D), vengano utilizzate serie di valori di durata che sono luna
il retrogrado dellaltra, mentre nella seconda fase (materiali E, F, G e H)
le tecniche seriali sono pi complesse, utilizzando la suddivisione in
sottogruppi e la loro permutazione.
7. Trasformazioni e varianti
Come si manifestano i materiali allorecchio? Innanzitutto mai per come
111
Figura 15
in vari modi la morfologia del livello elementare. Vanno poi segnalati altri
processi di trasformazione, quali la modulazione ad anello, ulteriori filtri
passa-banda, e processi anche pi complessi, ma adoperati solo in casi
eccezionali (distorsione, Springermaschine, ecc.). In partitura, per ciascuna
variante, sono elencati i processi di elaborazioni corrispondenti (e relativi
parametri)27 e le grandezze utilizzate per ciascuno di essi.28
7.1 Modulazione ad anello
La trasformazione mediante modulatore ad anello consente di alterare il
contenuto spettrale di un segnale dato a seconda delle caratteristiche di un
secondo segnale, detto modulante. Lesito ideale di questa modulazione (detta
anche modulazione moltiplicativa perch ottenuta dalla moltiplicazione di due
segnali nel dominio del tempo) un segnale composto da frequenze che sono la
somma e la differenza di tutte le componenti dei due segnali in ingresso. Il
dispositivo utilizzato per tale operazione a Colonia presentava delle non-idealit:
alluscita erano presenti anche le frequenze dei segnali in ingresso, e ci rendeva
necessari alcuni espedienti.29Nella composizione di Essay il modulatore ad anello
fu usato principalmente per spostare (shiftare) il contenuto spettrale dei
materiali, alterando dunque anche la percezione della loro altezza, oltre che del
timbro. Il suo utilizzo riguard trenta varianti (su un totale di settanta) adoperate
nelle parti A, D, E, G ed H. In tutti i casi, Koenig us questo processo sempre
come trasformazione iniziale di una serie di ulteriori trasformazioni,30 scegliendo
27
113
come segnale modulante una sinusoide nella maggior parte dei casi, ma anche
bande di rumore o sequenze di impulsi filtrati in modo analogo a quanto visto
per le morfologie elementari, con esiti sonori diversi su cui non ci soffermeremo.
Diremo solo che il processo produce variazioni potenzialmente significative sia
nellinviluppo dampiezza, sia nel contenuto spettrale (come si accennava), con
trasposizione degli intervalli musicali eventualmente udibili nel materiale (a
seconda della trasposizione, si verificano anche effetti collaterali come
battimenti, suoni di combinazione, ecc.). Ci che importante che il tutto si
presenta simultaneamente allorecchio (odierno e smaliziato) come timbro di un
modulatore ad anello
7.2 Trasposizione
Uno dei mezzi pi primitivi di trasformazione consisteva nel modificare la
velocit di lettura del nastro magnetico, alterando di conseguenza la scala dei
tempi del segnale (cio la durata e laltezza). Per esempio la lettura a velocit
dimezzata raddoppiava la durata del suono, e trasponeva il contenuto spettrale di
unottava al grave.31 proprio questa la trasformazione pi adoperata, in Essay,
sfruttata per la produzione di ben 65 varianti su 70. Ed il principale strumento
(assieme alla successiva fase di sincronizzazione) di articolazione ritmica e
formale di tutte le parti del brano. I fattori di trasposizione effettivamente usati
variano da 0.0625 (4 ottave al grave, corrispondente ad un prolungamento
temporale di 16 volte la durata originale) a 16 (4 ottave superiori, corrispondenti
ad un sedicesimo della durata originale). Questi valori estremi sono utilizzati
unicamente nella parte-E, il cui materiale presenta infatti il pi ampio registro tra
gli otto materiali di base.
7.3 Filtraggio passa-banda
Koenig utilizz anche dei filtri con larghezza di banda passante pari ad
unottava. In realt loperazione non era cos semplice, e consisteva in tre fasi: il
suono da filtrare veniva inviato ad una combinazione di passa-alto e passa-basso, e
solo alla fine in un vero e proprio filtro passa-banda. Prima di essere registrato,
poi, il suono in uscita doveva essere amplificato per compensare le eventuali
perdite di energia. La trasformazione fu utilizzata solo nelle parti A e D, per 14
varianti in tutto.
7.4 Riverbero
Koenig utilizz un dispositivo a lastre metalliche presente nello studio di Colonia
114
115
116
8. Forma/Timbro
In Note di teoria della composizione Koenig fa unosservazione densa di
implicazioni:
I processi di produzione e trasformazione vanno visti, innanzitutto, come
processi ideali poich, nei fatti, vengono ignorate le imperfezioni dei circuiti
elettronici e le relative conseguenze che esse hanno sul suono. Linfluenza dei
circuiti elettronici trasferisce il sistema, nella sua forma concettuale, in un
campo sottoposto ad alterazioni (Koenig, 1995, p.16).
118
119
Figura 16
120
9. Conclusione
Le fasi della composizione e produzione di Essay si possono cos
riassumere:
- individuazione e ripartizione di campi tempo-frequenza;
- realizzazione dei contenuti dei campi come materiali articolati in durata,
frequenza e classi timbriche;
- metamorfosi dei materiali con trasformazioni non-arbitrarie (generazione di
varianti);
- sincronizzazione delle varianti a formare le parti.
Bibliografia
Boulez, P. Ai limiti della terra fertile (Paul Klee), in Note di apprendistato, Torino,
Einaudi, 1968, pp.183-196.
Boulez, P. Pensare la musica oggi, Torino, Einaudi, 1979.
Decroupet, P. e Ungeheuer, E. Through the Sensory Looking-Glass: The
Aesthetic and Serial Foundations of Gesang der Jnglinge, in Perspectives of New
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Electroacoustic Music, in Journal of New Music Research, 24(4), 1995a, pp.369383.
Di Scipio, A. Riflessioni sullanalisi della musica elettroacustica e informatica.
Esperienze e spunti teorici, in Atti del XI Colloquio di Informatica Musicale, AIMI,
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Di Scipio, A. Lemergere e dissolversi del suono. Da unanalisi di Contours, di
J.C.Risset, Bollettino GATM, 5(1), Bologna, 1998.
Di Scipio, A. Tecnologia dellesperienza musicale nel Novecento, in Rivista
Italiana di Musicologia, 35(1-2), 2000. Ristampato in A. Di Scipio, Pensare le
tecnologie del suono e della musica, Editoriale Scientifica, Napoli, 2013.
Di Scipio, A. Le nubi di suono ed i loro meccanismi. Uno studio di Analogique
A et B, in Iannis Xenakis. Musicista scienziato architetto, numero monografico dei
Quaderni di Ricerca IRMus (a cura di A.Melchiorre), vol.2, Edizioni Scuole
Civiche di Milano, 2006.
Doati, R. e Vidolin, A. Nuova Atlantide, nel catalogo della mostra Nuova
Atlantide: Il continente della musica elettronica 1900-1986 (a cura di R. Doati e A.
Vidolin), La Biennale di Venezia, 1986, pp.169-172.
Eimert, H. What is electronic music?, in Die Reihe, vol.1, 1957, pp.1-10.
123
124
125
33
33 Nella partitura UE12885i valori per questa sezione sono errati, come risulta da una comunicazione tra Koenig ed Alvise Vidolin. I valori corretti sono nella
revisione della partitura PV330-050.
126
127
Tabella 9:
registri per gli otto materiali.
Tabella 10:
suddivisione del registro 1.
Tabella 11:
intervalli interni al registro 1.
128
Tabella 12:
frequenze materiale-A sezione 2.
Tabella 14: trasposizioni della serie principale delle durate nella disposizione
degli elementi-durata delle sezioni del materiale-G.
129
130
131
132
133
Tabella 26: successione delle trasformazioni per le varianti delle otto parti. I
rapporti indicati indicano il numero di varianti che subiscono lo specifico
processo rispetto alle varianti totali che costituiscono la parte.
134
PAOLO ROTILI
0. Pre
Studie II (1954) uno dei lavori di maggior spicco della prima fase dello
Studio di Musica Elettronica della Radio di Colonia. In quegli anni, proprio grazie allapporto di Karlheinz Stockhausen, la ricerca musicale che
si svolgeva a Colonia veniva orientata verso la costruzione di uno spazio
sonoro esclusivamente generato e diffuso con mezzi elettroacustici,
emancipato sia da suoni della tradizione strumentale e da procedimenti compositivi ad essa inevitabilmente connessi, sia da riferimenti al
mondo sonoro extra-musicale, che possiamo genericamente definire
naturalistici. Viene intuita e si comincia a realizzare la possibilit di
costruire dei suoni inediti, mai uditi. La possibilit insomma di liberarsi
dalla dittatura del materiale e di costruire su basi scientifiche strutture
temporali affatto diverse, completamente controllabili dallallora nuovo
mezzo elettronico e informate ad un unico principio immanente, recidendo definitivamente i legami con la retorica musicale storica.1 In questo senso, lastrazione combinatoria del serialismo, gi esperita in ambito
strumentale, sembr trovare la pi coerente destinazione in quanto logica di gestione di elementi acustici irriducibili, quali i suoni sinusoidali.
Allo stesso tempo, la tecnica seriale derivata da Webern e arricchita dagli
insegnamenti di Messiaen, non solo veniva generalizzata a tutti i parametri del suono, ma andava progressivamente sostituendo il proprio princi-
135
pio costruttivo fondamentale, la serie, con la matrice, perdendo cos le ultime connotazioni di pensiero lineare. Ci ne faceva il metodo compositivo pi adeguato a generare inedite textures sonore: il senso saturo delle
occorrenze allinterno della matrice poneva i materiali sonori in una
dimensione di variazione continua, annullando del tutto il principio di
ripetizione, vero elemeno focale del tematismo.
La generazione elettronica mediante sintesi additiva risultava essere
il mezzo pi produttivo e adeguato per ottenere un qualsiasi suono a partire da un principio che informasse, oltre che il suono stesso, la forma
musicale. A corollario della teorica disponibilit di infinite possibilit di
costruzione del suono si afferm, infatti, un pensiero che connetteva e
regolava tali possibilit secondo principi non specificamente musicali,
secondo tecniche generative di tipo essenzialmente numerico, vlte cio
alla distribuzione degli eventi sonori secondo propriet e proporzioni
numeriche. Proporzioni e numeri, per, non erano pure astrazioni, arbitrario gioco combinatorio, ma rispecchiavano una certa consapevolezza,
di ordine scientifico, degli aspetti acustico-percettivi del suono. Questo
orizzonte di relazione tra serialit musicale, competenze tecniche e volont di dar vita ad un mondo sonoro allo stesso tempo coerente ed inedito,
ben si evince dallauto-analisi che lo stesso Stockhausen fece di Studie I,
suo primo lavoro realizzato a Colonia.2 Nelle pagine seguenti partiremo
proprio da questo nucleo tematico e dagli scritti del compositore risalenti a quegli anni. Verificando in che misura il pensiero seriale abbia informato il suo Studie II, cercheremo di mettere in luce quale sia, in quel lavoro, la relazione tra costruzione del livello sonoro (microstruttura) e la
forma complessiva del brano (macrostruttura).
1. Saturazione
1.1 Microstruttura sonora
Come noto, Studie II uno dei pochi pezzi elettronici (su nastro magnetico) ad avere una partitura che rappresenta in modo dettagliato gli even-
136
ti sonori nel tempo.3 Vi sono notati in modo univoco i valori di frequenza, intensit e durata di ciascun suono. In un certo senso pur adottando
una grafia del tutto specifica, si tratta di una partitura tradizionale.
Analizzandola, come per qualsiasi pezzo strumentale, possiamo ricavarne
indicazioni sul modo in cui stata composta.
Nelle note introduttive alla partitura, comunque lo stesso
Stockhausen a fornirci tutto un insieme di indicazioni su come egli abbia
concepito la composizione dei suoni stessi, la griglia delle frequenze considerate, le curve di inviluppo di ampiezza, i picchi di intensit, le durate.
Alla base di tutte le operazioni, come principio unificatore, tutto ruota
intorno al numero 5. Per inciso notiamo che si tratta del numero primo
pi piccolo che, in ambito musicale occidentale, si discosti da periodicit
simmetriche.
1.1.1 Altezze: scala, misture
Il continuum frequenziale segmentato secondo la radice venticinquesima di cinque (25 5 = 1.066, poi arrotondato a 1.07), in modo da realizzare una scala di ottanta valori discreti, da 100 Hz a 17200 Hz (si vedano le note introduttive alla partitura, pag. IV). La scala risulta completamente diversa da scale di tradizione musicale: il passo minimo non corrisponde al tradizionale semitono e non vi periodicit intorno al modulo
di ottava.4 In partitura, nella parte superiore della notazione, ci rappresentato con un sistema di ottanta righe, una per ciascuna frequenza
della scala.
In Studie I la relazione tra le componenti parziali dello spettro era stata
regolata da Stockhausen con proporzioni semplici che rinviano alle prime
armoniche (2:3, 4:5, ecc.). Qui invece il compositore interessato a fondare la costruzione su relazioni irrazionali. La conseguenza che Studie II
composto di soli suoni dal contenuto spettrale inarmonico.
$ %%%%%%
137
139
qualche approssimazione, in base al solo impatto percettivo, o va segmentata sintatticamente, in modo preciso? In una domanda: che relazione c tra i suoni e la forma del brano, tra la micro- e la macro-struttura?
Lipotesi che vogliamo verificare se Stockhausen abbia seguito una
concezione che riporta ad un unico principio immanente i vari livelli della
composizione, da quello della struttura dei suoni, a quello della forma
intera. A tal fine, la prima cosa riconoscere e classificare tutte le misture. In secondo luogo, scoprire se esiste un criterio nella distribuzione delle
misture stesse e che relazione c se c tra il contenuto frequenziale
e gli altri aspetti del suono.
1.2.1 Distribuzione satura delle occorrenze: il quadrato latino
Riportiamo ora i risultati dellinventario che ha visto numerare le misture
con il numero arabo per la frequenza della fondamentale e le lettere da A
ad E per il tipo di mistura.
In partitura, si hanno 377 suoni. Se le misture sono 193 (praticamente
la met dei suoni presenti in partitura), dobbiamo pensare che, a parte
qualche incongruenza, ciascuna mistura sia stata utilizzata due volte? In
realt delle 193 misture costruite da Stockhausen, alcune non risultano mai
richiamate in partitura, mentre altre sono riutilizzate fino a undici volte.
Per esemplificare il modo in cui il compositore ha proceduto, seguiamo in partitura le quantit e le ricorrenze dei vari tipi di mistura. Partendo
dalla prima pagina e proseguendo fino alla quinta, troviamo nellordine
- 2 misture E
- 4 misture B
- 5 misture C
- 3 misture A
- 1 mistura D.
140
E poi ancora
- 2 misture D
- 3 misture C
- 4 misture E
- 5 misture B
- 1 mistura A.
occorrenze
3 4 1 5 2 = 15
4 1 5 2 3 = 15
5 2 3 4 1 = 15
1 5 2 3 4 = 15
2 3 4 1 5 = 15
_________________
15 15 15 15 15 = 75 misture
6 Cfr. Paolo Rotili, Anton Webern: la Sinfonia op. 21 in Diastema, vol.5, 1996,
pp.57- 67.
141
II sezione
34152
41523
52341
15234
23415
34521
45213
52134
13452
21345
A
B
C
D
E
III sezione
IV sezione
V sezione
24351
35124
43512
51243
12435
54123
12354
23541
35412
41235
2451 5
324 51
4 5 1 3 3+2
51324
13245
Qualche osservazione ora sullarticolazione formale. Se la singola mistura concretamente il livello minimo della costruzione (le componenti
parametrali lo sono in modo astratto), potremmo assimilare la colonna
verticale di 15 misture al livello fraseologico allinterno della struttura.
Stockhausen pone molta attenzione a come iniziano e si congiungono tali
strutture intermedie tra il suono e la sezione. Nel primo gruppo egli
comincia sempre con due suoni, ma ogni volta di una mistura diversa.
Nella seconda sezione egli comincia con quantit diverse per ogni mistura diversa. Nella terza fa lo stesso, ma agglutina lultima occorrenza con
la prima, sommando misture dello stesso tipo (si hanno cos sequenze
della stessa mistura pi lunghe di 5 elementi). Nella quarta sezione si
parte sempre dalla mistura B. Nellultima sezione ritorna il procedimento
della seconda. I procedimenti, dunque, sono sempre diversi, ma non meccanici, dovuti pi ad una sorta di invenzione che allapplicazione di una
regola. Del resto le permutazioni teoricamente possibili di ciascun tipo
142
di mistura con tutte le altre sono in numero assai maggiore di quelle effettivamente utilizzate in Studie II.
1.3 Relazioni tra micro e macro struttura
Come abbiamo visto, dalla singola frequenza fino alla struttura generale
del brano Stockhausen, ha utilizzato quantit riconducibili al numero 5.
Egli ha insomma creato una struttura gerarchica a partire da un unico
valore. Riassumendo la distribuzione e i livelli della struttura a partire da
quello minimo, abbiamo, a livello del materiale sonoro:
- una scala di 80 valori in Hz a partire da 100 Hz, con passi successivi pari a 25 5 = 1.07;
- cinque sinusoidi che compongono ogni mistura;
- cinque tipi di misture (spettri) regolati su valori basati sulla 25 5 (con
valore moltiplicato per 1, 2, 3, 4, 5).
$%%%%%%
$ %%%%%%
144
145
146
di subordinare la durata a criteri pi generali. Ogni turbamento (presenza-assenza di un evento) definisce, infatti, una pulsazione, un ritmo,
che ci che a Stockhausen interessa, e che egli controlla mediante la
scala di valori definita allinizio. Pi che la durata degli oggetti, cio, il
compositore interessato a definire larticolazione nel tempo degli oggetti stessi.
Osservando attentamente i valori di durata in partitura, e facendo qualche verifica numerica, non sembra che tali valori siano regolati da sequenze seriali. Sembrano piuttosto orientati da andamenti statistici entro ambiti determinati. Il parametro-durata appare agito secondo scelte compositive locali, contestuali, e non quantitativamente predeterminate. I suoni
della prima sezione hanno durate medie. Quelli della seconda sono leggermente pi brevi, ma larticolazione porta a sommare le misture in
eventi pi estesi. La terza sezione costituita esclusivamente di suoni brevissimi. La quarta costituita dai suoni mediamente pi lunghi del brano.
La quinta sezione sembra seguire liberamente tutte le possiblit precedenti (come per i registri assegnati alle varie misture).
2.3 Intensit
Tutti i suoni del brano hanno inviluppo di ampiezza o linearmente crescente o linearmente decrescente. Nelle cinque sezioni troviamo un percorso ad arco che, dalla prima alla terza sezione, riduce le durate dei suoni
e tende ad esaltare lattacco percussivo, per poi invertire il percorso nella
quarta e nella quinta sezione. In generale, nella prima fase di questo percorso i suoni tendono ad avere profili pi smussati, picchi di ampiezza pi
contenuti. Peraltro, la quinta sezione appare la pi varia anche per quanto riguarda questo aspetto. Pur non verificata analiticamente, limpressione che anche per il parametro intensit esista una scala di valori (ipoteticamente in dB), gestita statisticamente nelle cinque sezioni del brano,
come per le durate.
2.4. La segmentazione formale
La gestione dei singoli parametri dunque di carattere statistico, procede
per preminenze complessive. Lo schema di scelta dei gruppi basato sui
quadrati latini in realt una struttura logica astratta che sovrintende al
147
processo compositivo e ne definisce la coerenza costruttiva, permettendo per limplementazione dellidea stessa attraverso altri processi, operanti sul piano di scelte qualitative di altezza, durata e dintensit. Sono
queste ultime che in definitiva contribuiscono a definire textures sonore tra
loro differenziate proprio in base al carattere statisticamente preminente
delle operazioni.
Lanalisi fin qui svolta unanalisi delle scelte e dei criteri di distribuzione operanti a livello dei vari parametri, ma in effetti soprattutto sul
piano delle textures risultanti da tali scelte che possiamo segmentare uditivamente il brano in cinque sezioni. Ora, tali scelte sono in effetti scelte di
scrittura e definiscono la differente gestualit che caratterizza ciascuna
delle cinque sezioni. La differenziazione gestuale, del resto, vien fatta
coincidere proprio con la struttura sintattica delle occorrenze dei gruppi.
Nella prima sezione (pagine 1-8 della partitura) i gruppi di misture
sono sempre disposti in suoni successivi e contigui, con variazioni di
altezza ridotte (stessa banda di frequenza). Vengono a crearsi delle linee
composte di due e pi suoni, fino a cinque suoni. Talvolta vengono utilizzate diverse misture sovrapposte, ma ciascun gruppo mantiene sempre
il suo carattere lineare.
Nella seconda sezione (da pagina 8 allinizio di pagina 13) e nella quarta (pagine 16-21), le misture sono sovrapposte. Oppure hanno lo stesso
punto di attacco o lo stesso momento di conclusione. Si creano masse sonore che finiscono (o iniziano) in modo sfrangiato. Ma se nella seconda
sezione i suoni sono tutti nella stessa banda di frequenza, risultando dunque pi inarmonici e ricchi di battimenti, nella quarta il registro pi ampio
suggerisce unapertura, un alleggerimento del suono, con spettro pi esteso, dunque con una sonorit pi aperta e trasparente.
La sezione centrale (pagine 13-15) composta invece da suoni assai
brevi, come impulsi. il momento pi concitato, agile, puntillista, con
rapidi e forti contrasti di suono e silenzio, e sempre con intensit piuttosto pronunciata.
Nella quinta sezione (da pagina 21 alla fine) sono presenti gesti analoghi ai gesti gi enunciati: la linea, la massa spettrale (o superficie armonica),
il punto. Data questa libert da vincoli particolari, la parte musicalmente
pi varia e imprevedibile. Come avevamo anticipato, vi troviamo anche
due misture di tipo C che esulano dal conteggio del quadrato latino, ma
148
che permettono, con la loro eccezione, che nelle ultime due pagine tutti i
gruppi ribadiscano la costanza di cinque suoni, rafforzando il senso
emblematico di una conclusione.
3. Post
Lipotesi iniziale, secondo la quale il brano stato scritto seguendo principi caratteristici del serialismo integrale, stata per certi versi contraddetta dallanalisi. Solo il parametro frequenza (e cio, almeno in buona
misura, laltezza) informato a criteri rigidi e stabilisce lossatura stessa
della composizione. Gli altri parametri non seguono n sequenze lineari
n matrici generative, e vengono utilizzati piuttosto secondo una logica
immanente alle loro caratteristiche estreme, contrastanti: breve-lungo
(durate); alto-basso, ampio-contratto (registro); piano-forte e crescendodecrescendo (intensit); successivo-simultaneo e omogeneo-disomogeneo (articolazione complessiva). Pi che di un meccanismo generativo,
per questi aspetti del brano occorre parlare di distribuzioni quantitative
entro ambiti specifici, variabili sezione per sezione. Si pu anche suggerire, dunque, che la funzione dei diversi parametri appare, forse paradossalmente, simile alla funzione che essi hanno nella musica di repertori di
tradizione: la gestione delle altezze informa la struttura, quella degli altri
aspetti del suono definisce la tipologia gestuale.8
La percezione complessiva del brano piuttosto fluida, difficilmente
segmentabile in sezioni. Pur essendo evidente, anche allascolto, che le
misture sono state assemblate in modi diversi (distribuzione in punti,
linee e masse sonore), le diverse sezioni appaiono interiormente collegate. Questo ci fa dire che, insieme al principio generativo e alla mappatura
gestuale della composizione, sia in azione come una tendenza narrativa o
evolutiva del discorso musicale, cio che vi siano delle direzionalit generali e, come contrappeso, dei punti di frattura che stabiliscono un filo, che
lega il flusso degli eventi, diverso da quello della struttura sintattica e dei
materiali sonori stessi.
8 Questo particolarmente vero per tutta la letteratura musicale tonale, dove
i piani armonici definiscono la forma mentre il tematismo aspetto essenzialmente gestuale, cio ritmico-melodico. Ma anche vero per la musica dodecafonica, nella quale lorganizzazione della serie svolge una forte funzione sintattica.
149
Si considerino, ad esempio, i picchi dinamici che molto sapientemente cominciano ad emergere tra un gesto o laltro, assumendo quasi una
funzione discorsiva, con generale andamento flessuoso, ondulato, progressivamente pi evidente nel corso della seconda sezione, per diventare poi, coordinandosi col ridursi delle durate, elemento dominante della
terza parte. Questa direzionalit sul piano dei picchi di dinamica, sul
piano degli attacchi e delle durate, collega le prime tre sezioni in un processo unitario.
Altro esempio probante, in tal senso, il modo di collegare le varie
sezioni cercando di evitare punti di sutura fin troppo meccanici. Alla fine
della prima sezione, lultimo gesto si lega e si sovrappone al primo della
sezione successiva, il quale si inserisce senza soluzione di continuit anche
perch si aggancia ad una tipologia gestuale gi presente nella prima
sezione (un punto sovrapposto ad una linea), e dunque non introduce un
gesto realmente nuovo.
Tra la seconda e la terza sezione, come abbiamo gi visto, proprio labbreviazione progressiva delle durate svolge una funzione connettiva. Tra
la terza e la quarta, al contrario, abbiamo un forte senso di disgiunzione.
Tutti i suoni della terza sezione hanno carattere percussivo con inviluppo
decrescente, tranne lultimo, che, invertendo linviluppo, appare come un
levare, come uno slancio ritmico verso il successivo episodio. Tra la quarta e la quinta sezione evidente come la texture di fasce sonore si sgretoli in gesti pi minuti. Il fatto, poi, che gli elementi gestuali dellultima
sezione non siano tra loro omogenei e ripropongano, variandoli, elementi gestuali gi presenti nelle precedenti sezioni, rafforza il senso di coesione e riepilogo coerente ad una intenzione narrativa.
Possiamo pensare che Stockhausen, una volta concepita la forma in
senso immanente mediante un principio unificatore, fondato sul numero
5, labbia poi agita secondo un percorso n meccanico n predefinito. Un
percorso nel quale i vari parametri del suono durata, intensit, registro,
densit non sono controllati da matrici numeriche, ma da scelte operate sulla gradazione dei valori relativi a ciascun parametro.
Abbiamo, dunque, due modalit di controllo compositivo: la matrice di
quadrati latini, regolativa della sintassi formale, e la scala come distribzione differenziata, da cui Stockhausen sceglie di volta in volta i valori avvertiti come musicalmente opportuni.
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JOACHIM HEINTZ
1. Introduzione
Studie II di Karlheinz Stockhausen, composto e realizzato nel 1954, ben
noto per essere stato il primo brano di musica elettronica prodotto
mediante unapplicazione rigorosa della tecnica di composizione seriale.1
Linteresse di Stockhausen e di altri compositori per i suoni di sintesi (cio
prodotti elettronicamente) si spiega col fatto che solo le tecnologie elettroniche rendono possibile comporre anche il timbro seguendo principi
seriali. Tuttavia, in queste pagine guarderemo ad un altro aspetto per il
quale Studie II ha un ruolo di grande importanza nella storia della musica
elettronica, e cio la correlazione tra composizione seriale e programmazione: ogni tecnica seriale pu essere vista come un sistema di regole codificabili, cio formalizzabili mediante un programma per computer.
In questa prospettiva, si aprono due direzioni: la prima, pi immediata e
ludica, consiste nel provare a ridurre la composizione di Studie II ad un
programma, con soli cinque valori in ingresso e una certa quantit di dati
in uscita; la seconda, pi importante e di rilevanza generale, consiste in
uno studio approfondito di questo lavoro inteso come lavoro di composizione algoritmica. Com organizzata la macchina? Opera in
modo diretto e automatico o richiede aggiustamenti e modifiche da parte
del compositore? In altre parole, il compositore reagisce ai risultati ottenuti durante le varie fasi di lavoro, o lascia procedere il suo piano di operazioni in modo automatico? Come vanno comprese le eventuali differenze, nel risultato musicale, rispetto alle operazioni delineate e rispetto
1
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5
2
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$%%%%%%
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Figura 1
161
nellapplicarle.
Il brano nella sua interezza pu essere visto come una lunga sequenza di 5 75 + 5 = 380 eventi individuali. La generazione di ciascun evento sonoro necessita dei dati relativi a sei parametri:
- frequenza base
- mistura sonora, cio lo spettro realizzato sulla frequenza base (ci sono 5 tipologie di misture...)
- durata
- momento dinizio
- intensit massima
- forma di inviluppo di ampiezza
Il metodo usato da Stockhausen per determinare questi dati, per ciascuno dei 380 eventi, non va considerato n semplice n intuitivo. Al contrario, piuttosto complesso e si presenta come una struttura coerente ed
organica, come se ci fossero dei meccanismi o anche dei microorganismi
che si muovono a determinate condizioni.
3.1 Prima sezione
Di seguito descrivo in dettaglio la prima sezione del brano, in modo che
le altre possano essere discusse in base alle differenze rispetto ad essa.
3.1.1 Frequenze e misture
Per ottenere la frequenza base del suono, la tabella delle frequenze (si
veda quanto detto al punto 2.1) viene strutturata in nove gruppi (figura 1).7 A questo punto, ben quattro diverse serie vanno adoperate per
individuare la particolare mistura. La prima serie (A) determina quale dei
nove gruppi va selezionato. Supponiamo che il primo valore di questa
serie sia 3. Gli si dovr applicare un valore di trasposizione preso da
una seconda serie (B), che opera come fosse un fattore di trasposizione
7 Per gli spunti di analisi qui sviluppati, seguo soprattutto Heinz Silberhorn,
Dir Reihentechnik in Stockhausens Studie II, Rohrdorfer Musikverlag, 1980.
162
163
Figura 2
indxcount = 0
indxtonabs = 0
seq:
icounttab_i
indxcount, iftcount
igrup tab_i
indxcount, iftgrup
ispalt tab_i
indxcount, iftspalt
indxton = 0
ton:
istel tab_i
indxtonabs, iftstel
ival SS2_valsAusGTSS iftbas, igrup, itrans, ispalt, istel
tabw_i
ival, indxtonabs, iftout
indxtonabs = indxtonabs+1
loop_lt
indxton, 1, icount, ton
loop_lt
indxcount, 1, ftlen(iftcount), seq
425.8 cm.
Ma come vengono effettivamente usati questi valori? Qui agisce la
seconda decisione, che per differente per ognuna delle cinque sezioni
di Studie II. Nella prima sezione, Stockhausen decise di dare agli eventi
una struttura in qualche modo melodica: se da uno dei nove gruppi
vengono prelevate 3 misture, ad esempio, solo il tempo di inizio del
primo evento sar determinato dalla serie immaginaria, mentre il secondo inizier alla fine del primo e il terzo alla fine del secondo (come nello
schema in figura 3). Pertanto nel codice vanno calcolati solo venticinque
Figura 3
165
Figura 4
166
Figura 5
note:
;common start: first duration normal, all others are added up
if ienv == 1 || ienv == 2 then
;durations from normal table
idurnorm tab_i indxnotabs, iftdur
;real dur = sum of preceding
;durations of sequence plus idurnorm
idur = idurnorm + iduraccum
iduraccum = idur
;next val for assembled durs
tabw_i idur,indxnotabs,iftout
;write durs to iftout
;common end: last duration normal, all others are added up reversely
else
indxback = indxabsseq+icount - indxnote-1
;counting down
idurnorm tab_i indxback, iftdur
idur = idurnorm + iduraccum
iduraccum = idur
tabw_i idur, indxback, iftout
endif
indxnotabs = indxnotabs + 1
loop_lt indxnote, 1, icount, note
Figura 6
168
si vede nello schizzo manoscritto (figura 6), dove appaiono quantit mutevoli
di tr, cio appunto di trasposizione [sesta colonna da destra].
Nella quarta sezione si ripropone questo stesso metodo, e viene ripreso il
metodo di formazione degli accordi visto gi nella seconda sezione.
La quinta parte un misto di tutti i vari metodi. Vi sono sequenze melodiche (come nella prima sezione) ma anche strutture di accordi (come nella
seconda e nella quarta), e vi sono anche passaggi in staccato (come nella terza).
Il ciclo di programmazione che gestisce i tempi dinizio quindi dovr differenziare tra i vari casi:
ton:
istartdiff3 tab_i indxtonabs, iftstarts5a
istartabs = istartabs + istartdiff3
;starts if direct from iftstarts5a/typ=3
;typ1: concatenating the notes of one sequence
if ityp == 1 && indxton < icount-1 then
idur1 tab_i indxtonabs, iftdurs
idurshift = idurshift + idur1
istart1 = istartseq + idurshift
tabw_i istart1, indxtonabs+1, iftout
;typ2: chords
elseif ityp == 2 then
; for common starts
if (ienv == 1 || ienv == 2 || ienv == 5)
&& (indxton < icount-1) then
istart2 = istartseq
;else start point as difference to the max dur of the sequence
else
idur2 tab_i indxtonabs, iftdurs
istart2 = istartseq + (imaxdur-idur2)
endif
tabw_i istart2,indxtonabs,iftout
tabw_i istartabs, indxtonabs+1,iftout ;value for the next note from normal table
;typ=3: isolated events, or last note from a typ=1 sequence
else
tabw_i istartabs, indxtonabs+1,iftout
endif
indxtonabs = indxtonabs + 1
loop_lt indxton,1,icount, ton
indxenv = (ityp==2 ? indxenv+1:indxenv)
169
4. Risultati, problemi
Questa nostra analisi di Studie II non parte da un interesse storico o
museale. Le domande principali sono:
- una tale composizione, scritta e realizzata interamente a mano, pu
essere rigenerata da un linguaggio di programmazione? Se s, perch
farlo?
- la ri-generazione procede come ci si aspetta o incontra problemi?
- cosa pu fornire di utile la tecnica di Stockhausen alla composizione algoritmica di oggi?
4.1 Studie II pu essere rigenerato mediante programmazione?
S, pu esserlo. Si pu provare che possibile ri-generarne in linea di principio la struttura intera iniziando dai numeri 3 5 1 4 2 e implementando
metodi formalmente descrivibili (cio programmabili). Nel nostro studio,
ci stato fatto con CSOUND, e dovrebbe essere possibile con altri linguaggi di programmazione delle stesse potenzialit. La ragione per cui ci
appare possibile rinvia al metodo di composizione che Stockhausen stesso us (e che probabilmente fu messo alla prova in maniera tanto seria
per la prima volta proprio con questo lavoro). Parliamo cio della possibilit di formalizzare metodi di composizione seriale. Il serialismo, in
generale, pu essere descritto come un approccio che colloca le decisioni del compositore in uno spazio di strutture e metodi. Studie II struttura
il materiale (frequenze, durate, timbri, intensit) partendo dal nulla e
definisce metodi per generare gli accadimenti sonori usando sequenze
numeriche a loro volta generate da regole. Vi qui una forte interrelazione tra una tecnica compositiva radicata in una linea di sviluppo storico puramente musicale (Schnberg Webern Messiaen) e i primi linguaggi di programmazione di alto livello per computer (Fortran, Lisp),
nati infatti esattamente nello stesso periodo storico di Studie II, nella met
degli anni 1950.
4.2 Quali difficolt si incontrano?
I problemi possono essere divisi in tre differenti categorie. Innanzitutto,
170
c unevidente quantit di errori da parte di Stockhausen nella determinazione di alcuni valori di frequenza e di durata.10 Si tratta di errori comprensibili, se consideriamo che ognuno dei 380 suoni presenti nel brano
richiede calcoli basati su almeno quattro serie numeriche, tutti eseguiti a
mano, su carta.
Tuttavia, e in secondo luogo, ci sono alcune deviazioni che sono pi
complicate da spiegare, e che sarebbe riduttivo descrivere come errori. A
volte sembra che Stockhausen abbia deciso intenzionalmente di intervenire modificando la struttura degli eventi sonori. In alcuni casi, sembra
quasi che voglia evitare esiti che potrebbero essere avvertiti da chi ascolta come fossero delle ripetizioni (pur non essendolo davvero alla lettera).
Altre volte, interviene per correggere le densit di eventi (Silberhorn
1980, pp.118-125). Nella quinta sezione si ha anche limpressione che egli
abbia preso molte decisioni sul momento, scegliendo in base ad una
personale preferenza fra dati e strutture predefiniti. Dal punto di vista
della programmazione, questo genere di deviazioni dimportanza cruciale: se non si tratta di semplici eccezioni alla regola, la ri-generazione
perde senso, poich finisce allora per fornire uninterpretazione soggettiva di quei dati, trasformandosi in una pura e semplice trascrizione della
partitura. Personalmente ritengo che nelle prime quattro sezioni di Studie
II ci siano solo deviazioni frutto di errori, o comunque eccezioni minori,
trascurabili, e che nella quinta sezione invece il processo compositivo
venga modificato fino a diventare qualitativamente diverso. Uno sguardo
ravvicinato agli schizzi relativi alla sezione finale conforta una tale osservazione (si vedano, in figura 7, le annotazioni ed i commenti estemporanei del compositore, nella colonna a destra).
In terzo luogo vanno considerate alcune incertezze circa gli inviluppi
di ampiezza applicati da Stockhausen. Si pu dimostrare mediante unanalisi accurata che la seconda sezione e la quarta usano gruppi di cinque
curve di inviluppo, selezionate mediante le seguenti serie numeriche:
10
167.
171
Figura 7
172
Figura 8
sezione 2
12435
14352
14523
43152
31452
sezione 4
25431
21543
23145
25134
23514
173
175
SALVATORE CARANNANTE
Introduzione
Lobiettivo di studiare e di ricostruire (con mezzi digitali) il procedimento di sintesi del suono che Karlheinz Stockhausen ide ed utilizz
per il suo Studie II (1954). Non viene proposta quindi unanalisi dettagliata della composizione, n una formalizzazione della sua struttura, ma
unindagine di analisi mediante sintesi che permetta di osservare da
vicino scelte e procedimenti costruttivi del suono, e di verificare la composizione delle singole misture, cio delle singole unit costruttive di quel
celebre lavoro. Utilizzeremo come testo sonoro lincisione pubblicata
dallo stesso compositore nel 1992.1
1. Indicazioni storiche
Lindagine ha preso avvio da unaffermazione di Stockhausen, in unintervista rilasciata ormai trentanni fa (Tannenbaum, 1985):
Ho subto, tempo fa, un colpo atroce ascoltando [la realizzazione di] Studie II
fatta presso lo studio [] dellUniversit di Stoccolma, provvisto di un
aggiornatissimo sintetizzatore. Unesecuzione realizzata secondo le istruzioni pubblicate sulla mia partitura, ma senza il contributo della mia collaborazione. Ebbene, il risultato? Miserabile. A dir poco, una farsa, la caricatura dellopera. Addio alla specifica qualit dei microtempi. Addio alle sfumature, ai
moti dellanimo; tutte assenze ingiustificate, dato che la partitura era completa di ogni precisa indicazione ritmica e dinamica sulla durata, il volume, gli
umori del timbro. E invece niente.
1
177
2. Quesiti e osservazioni
Come poteva essere il risultato della realizzazione svedese di Studie II
tanto incoerente da irritare tanto Stockhausen? E in ogni caso, come sono
annotate in partitura le curve dinamiche realizzate dal compositore? Che
tipo di trattamento, in dettaglio, subirono le singole misture? Fin dove
possibile ricostruire al computer Studie II?
2.1 La partitura
La partitura presenta un testo introduttivo in cui vengono spiegati i processi di sintesi del suono, dal criterio di scelta delle frequenze alla realizzazione pratica, su nastro magnetico, di ogni unit costruttiva, cio di ciascuna mistura sonora (Tongemisch). Segue la notazione grafica, con tutti
i dati cui attenersi se si vuole ricostruire o eseguire il brano.
Questa partitura ha conosciuto due edizioni, che presentano tra loro
alcune differenze: la prima risale al 1956 (Universal Edition), la seconda
una revisione del compositore stesso pubblicata nel 2000 (Stockhausen
Verlag). Una differenza importante tra le due risiede nel fatto che la
178
Salvatore Carannante Indagine sui processi di sintesi del suono in Studie II di Stockhausen
seconda reca una descrizione delle curve di inviluppo, mancante nellaltra, quali realizzate da Stockhausen controllando lampiezza a mano
(cio anche ad orecchio). Unaltra differenza per noi rilevante riguarda
lo schema del processo fondamentale da cui il compositore ottenne le
unit sonore della costruzione compositiva, cio quelle che chiama
misture (fig.1): nella nuova edizione, lo schema appare rivisto e meglio
chiarito (fig.2 e fig.3).
Figura 1
Figura 2
Figura 3
179
Salvatore Carannante Indagine sui processi di sintesi del suono in Studie II di Stockhausen
Figura 4
Figura 5
mistura 67 tra quelle elencate da Stockhausen); si pu confrontare il sonogramma delloriginale (a sinistra) e quello del suono che dovrebbe risultare secondo i dati della partitura (a destra); si vede bene, nel secondo
sonogramma, la maggior presenza di energia alle parziali superiori.
Analoghi riscontri si ottengono analizzando altre misture (le differenze
sono ovviamente pi facilmente riscontrabili per misture a spettro pi
largo). Vi anche un caso particolare in cui una delle cinque frequenze
manca del tutto dalla effettiva realizzazione: il caso della mistura 80, a
182
Salvatore Carannante Indagine sui processi di sintesi del suono in Studie II di Stockhausen
Figura 6
Figura 7
Figura 8
184
Salvatore Carannante Indagine sui processi di sintesi del suono in Studie II di Stockhausen
I risultati ottenuti nella risintesi sono abbastanza assimilabili ai corrispondenti originali. Ci accade perch si sono qui introdotti, nel processo di risintesi, accorgimenti atti ad avvicinarsi maggiormente lesito al
suono conseguito da Stockhausen nella pratica di studio, cio senza attenersi ai soli dati di partitura. Decisivo, per aspetti che vedremo, stata
lintroduzione di filtri passa-basso (due filtri di tipo Butterworth in serie,
con frequenza di taglio pari alla frequenza pi grave della mistura).
2.4 Durate delle misture
Degli inviluppi dampiezza applicati da Stockhausen alle sue misture,
conosciamo solo il corrispondente grafico in partitura. Se volessimo attenerci ad esso, tutte le misture con attacco istantaneo naturalmente
dovrebbero iniziare con una discontinuit nel segnale (un artificio dal
suono impulsivo, un tok per intenderci). Nella registrazione in realt nessun evento sonoro presenta artefatti del genere. Bisogna quindi ipotizzare che il compositore, come per i cinque brevissimi segmenti allorigine di
ogni mistura, anche qui abbia imposto un breve taglio obliquo del nastro
(iniziale e finale) di cui per non abbiamo notizia. difficile essere certi
di quanto si pu osservare empiricamente in proposito, ma non si pu
non segnalare che, analizzando nella registrazione alcune misture isolate
(cio suoni non sovrapposti ad altri, preceduti da silenzio e seguiti da
silenzio), si riscontrano sempre brevi segmenti di assolvenza (fade-in) e
dissolvenza (fade-out), con durate variabili tra 0.007" e 0.016". Ci si
riscontra anche alla fine dei suoni aventi profilo dinamico complessivamente in crescendo (per esempio, la mistura 95, isolata alla fine di pagina
15 in partitura, cio a 109.64" dallinizio). In pi, ad unattenta osservazione, e con precise misurazioni alla mano, ci si rende conto che nessuno
dei suoni nella registrazione di Stockhausen corrisponde precisamente
alla durata prescritta in partitura (espressa in centimetri). Si pu supporre che il compositore, a fine lavorazione, abbia reinserito in camera di
riverberazione il brano interamente montato.
Possono queste piccole code di suono, come daltra parte le variazioni dovute al controllo manuale (ad orecchio) delle curve di inviluppo,
rappresentare le sfumature o i moti dellanimo cui allude
Stockhausen nellintervista citata in apertura?
185
La durata della registrazione (cio della copia digitale pubblicata nel 1992)
di 179.303" (2 min., 59 sec. 303 msec.). La differenza insomma di
quasi tre secondi (2.944"). Naturalmente si pu spiegare la differenza, che
non trascurabile, in molti modi diversi: ipotizzando che gli operatori
della Stockhausen Verlag abbiano fatto una copia digitale del nastro
magnetico realizzato nel 1954 (Stockhausen dichiarava di aver acquisito i
nastri dei propri lavori dalla WDR), si pu ben pensare che nel passaggio
dallanalogico al digitale vi siano state incongruenze di velocit tra mezzi
di riproduzione analogici e mezzi di registrazione digitale: altres improbabile che nel trasferimento sia stato utilizzato il medesimo magnetofono
usato dal compositore nel 1954, ed improbabile che la taratura del
magnetofono effettivamente usato in riproduzione nel riversamento in
digitale fosse perfettamente identica alla taratura del magnetofono utilizzato nel 1954. Se poi la registrazione analogica trasferita dal compositore
in digitale nel 2000 era a sua volta non loriginale ma una copia, la questione diventa ancor pi complicata.
In effetti, durante la nostra indagine si notata una leggera diversit
di intonazione tra le misture originali e quelle ottenute mediante risintesi, in particolare nel caso di misture a spettro molto largo (risulta problematico, per le limitazioni tipiche dellanalisi del suono con mezzi digitali, esaminare in dettaglio le misture a banda stretta). Da qui nata lidea
di fare un esperimento, ricampionado lintera registrazione e imponendogli la durata corrispondente a quella indicata in partitura (176.359"), con
corrisponente verifica dellintonazione. Il risultato certo pi vicino a
quello del compositore, pur conservandosi ovviamente tutte le differenze di distribuzione spettrale di cui si detto.
186
Salvatore Carannante Indagine sui processi di sintesi del suono in Studie II di Stockhausen
3. Sintesi digitale
La nostra indagine non mirava a rifare Studie II interamente in digitale,
come hanno provato a fare altri autori (Menezes, 1999; de Sousa Dias,
2007; Hadju, 2011). Lintenzione, come s visto, era piuttosto quella di
seguire il processo costruttivo del suono passo dopo passo, avanzando
ipoteticamente nellordine di successione seguito nella realizzazione da
parte del compositore.
Lalgoritmo codificato in linguaggio CSOUND, proposto qui
sotto, formalizza il processo di sintesi delle misture (sommatoria mediante riverberazione, con particolare distribuzione nello spettro del suono
risultante). Esso quindi non genera i suoni che si ascoltano nel lavoro (vale
a dire, misture dotate di inviluppo di ampiezza e durata), per ottenere i
quali bisogner invece procedere coi successivi passi di elaborazione: prelevare dal suono sintetizzato un frammento di durata adeguata, tagliandolo in modo conveniente, ripeterlo ad anello, e imprimere infine la curva
dampiezza al suono ottenuto (tutti passaggi che comportanto un certo
numero di variabili non specificate da Stockhausen). Questi passi ulteriori
potrebbero in teoria essere compiuti mediante programmazione al computer, applicando con rigore le indicazioni della partitura. Tuttavia nel
nostro lavoro si preferito affrontarli con operazioni manuali di trattamento audio digitale, e ci proprio per quanto osservato nelle pagine precedenti, per la pluralit di motivi da cui pu originarsi la mancata corrispondenza tra notazione e realizzazione da parte del compositore.
Inoltre, come anticipato di passaggio, lalgoritmo proposto prevede il
filtraggio passa-basso (per ottenere suoni di spettro esattamente corrispondente ai dati di partitura, baster togliere le istruzioni dedicate al filtraggio BUTTRLP e BALANCE e modificare di conseguenza il codice). Lesito
permette di confrontare in stereofonia la sequenza dei cinque frammenti
(canale sinistro) e leffettiva sommatoria che avviene mediante riverberazione (canale destro).
187
instr
k1
k2
k3
k4
k5
linseg
linseg
linseg
linseg
linseg
0,
0,
0,
0,
0,
a1
a2
a3
a4
a5
asum
oscili
oscili
oscili
oscili
oscili
=
k1, p4, 1
k2, p5, 1
k3, p6, 1
k4, p7, 1
k5, p8, 1
(a1+a2+a3+a4+a5)*3780
arev
nreverb
asum, 10, 0
afilt0
afilt1
amixtur
aout
=
outs
endin
asum+amixtur
asum, aout
f1 0 32768 10 1
i1 0 10 607 690 785 893 1010; mixtur 98
4. Altri esempi
Dopo il tentativo condotto allEMS di Stoccolma, pi recentemente si
sono avuti altri progetti di ricostruzione di Studie II. Abbiamo segnalato
per esempio quello di Flo Menezes (1999) e quello di Antonio de Sousa
Dias (2007), entrambi basati su CSOUND (de Sousa Dias propone anche
una realizzazione con MaxMSP). Inoltre, si pu segnalare anche la realizzazione con MaxMSP descritta in (Hajdu, 2011).
In questi tentativi (presumibilmente anche in quello di Stoccolma, ma
non possiamo esserne certi), il processo di sintesi del suono che sta alla
base di Studie II viene considerato omologo, o proprio identico, ad un
188
Salvatore Carannante Indagine sui processi di sintesi del suono in Studie II di Stockhausen
processo di sintesi additiva: la sommatoria di 5 parziali sinusoidali ciascuna avente una certa frequenza (indicata dal compositore, a partire dalla
scala di 81 valori che egli costruisce ed espone nellintroduzione della partitura, p.IV delledizione 1956) e di ampiezza uguale. Lassimilazione per
appare arbitraria: la complessit del fenomeno di riverberazione (del tutto
naturale, anche se avente luogo in una camera di riveberazione
costruita allo scopo) non fu certo esente dal contribuire in modo decisivo alla qualit del suono, sia per via dellinerente nonlinearit della riposta in frequenza (ne abbiamo riscontro nelle osservazioni fatte sopra), sia
perch il materiale sottoposto a riverberazione fu costituito da suoni che,
per quanto sinusoidali, erano brevissimi e non certo privi di modulazioni quali in effetti vanno considerati i brevissimi segmenti di fade-in e
fade-out. Tutti fenomeni che in ogni caso determinano uno spettro pi
ricco ed esteso rispetto alla semplice sinusoide. Va considerato, inoltre,
che nel limitarci a tali osservazioni, stiamo lasciando da parte limprobabile eventualit che il nastro riprodotto nella camera di riberberazione
fosse del tutto privo di rumore di fondo, e che gli altoparlanti usati per
quello stesso scopo fossero del tutto esenti da nonlinearit.
Lalgoritmo esposto sopra segue invece, come dicevamo, il processo
messo a punto da Stockhausen, e pur non potendo ricostruire con precisione le condizioni relative alla riverberazione, rappresenta potenzialmente una base preferibile per una risintesi di Studie II, una base informata alla
prassi seguita dal compositore nel 1954, e non limitata alla formalizzazione (e semplificazione) che egli stesso ne dette nella partitura. Certi aspetti dellalgoritmo evidentemente meriterebbero un approfondimento, in
particolare, appunto, a riguardo della riverberazione. Per brevit non possiamo occuparcene in questa sede.
In figura 9 riportato il sonogramma della ricostruzione dei primi
quattro secondi del brano realizzata da Menezes (a sinistra), a confronto
con il segmento corrispondente preso dalla registrazione di Stockhausen
(a destra). In figura 10, il confronto viene fatto tra la ricostruzione di
quello stesso passaggio effettuata da de Sousa Dias (a sinistra). Nella figura successiva (fig.11), infine, il confronto viene ripetuto basandoci sul
nostro algoritmo. evidente dal sonogramma (ma anche allascolto)
come in questultimo caso il risultato sia pi prossimo alloriginale, con la
sua distribuzione ineguale di energia ai vari registri di frequenza, per via
189
Figura 9
Figura 10
190
Salvatore Carannante Indagine sui processi di sintesi del suono in Studie II di Stockhausen
Figura 11
Bibliografia
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191