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Daniela Meneghini
CAFOSCARINA
Daniela Meneghini, Letteratura persiana in epoca selgiuchide
(429-615 / 1037-1218)
ISBN 88-7543-064-0
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro pu essere riprodotta o trasmessa in al-
cuna forma, meccanica, elettronica, fotocopiata, o altro, senza il preventivo permesso scritto
delleditore.
I. Introduzione........................................................................................... 9
II. I centri culturali ..................................................................................... 20
1. Dal Khorasan allAsia Minore (Grandi Selgiuchidi)........................ 22
2. Corasmia (Khrezmshh)................................................................. 27
3. Afganistan orientale e nord dellIndia (Ghaznavidi e
Ghuridi)............................................................................................ 28
4. Transoxiana e Turkestan orientale (Qarakhanidi) ............................ 32
5. Azerbaigian e Caucaso orientale (Ildeguzidi e
Sharvnshh).................................................................................... 32
III. I generi e i temi poetici .......................................................................... 36
1. Qaside.............................................................................................. 39
2. Ghazal.............................................................................................. 52
3. Robi .............................................................................................. 60
4. Qete ............................................................................................... 68
IV. Il mathnavi............................................................................................. 75
1. Mathnavi epico ................................................................................ 76
2. Mathnavi romantico ......................................................................... 81
3. Mathnavi didattico-religioso............................................................ 87
4. Mathnavi brevi................................................................................. 97
V. La prosa ................................................................................................. 99
1. Linfluenza dellarabo...................................................................... 102
2. La prosa didattica............................................................................. 104
3. Il romanzo popolare ......................................................................... 112
4. La prosa storica e lepistolografia.................................................... 113
5. La prosa religiosa............................................................................. 121
6. La prosa scientifica .......................................................................... 126
7. La poetica e la lessicografia ............................................................. 129
VI. Appunti sullo stile.................................................................................. 131
1. Lo stile della poesia ......................................................................... 131
2. Lo stile della prosa........................................................................... 139
Questo volume ha uno scopo principalmente didattico; vuole essere uno strumento
introduttivo allo studio di un periodo della letteratura persiana che costituisce una
tappa cruciale nella formazione e nello sviluppo di tutta la storia letteraria che negli
ultimi undici secoli si espressa in persiano. Perseguendo tale obiettivo, il testo trac-
cia la mappa dei diversi centri culturali attivi in epoca selgiuchide e il profilo dei
maggiori letterati e delle loro opere, seguendo unimpostazione basata sui generi
letterari.
La bibliografia finale fornisce i dati essenziali per lapproccio diretto ai testi origi-
nali ed elenca opere generali (storie letterarie, storie dei generi, ecc.) e le maggiori
monografie di riferimento. Non vengono forniti in bibliografia i dati relativi ad arti-
coli specialistici (se non nei rari casi in cui manchino del tutto testi di maggior re-
spiro) che lo studente potr facilmente reperire consultando i repertori citati (lIndex
Islamicus e il Fehrest-e maqlt-e frsi soprattutto). Lultima parte della bibliografia
contiene i riferimenti alle traduzioni di opere del periodo selgiuchide che sono state
pubblicate in Italia negli ultimi anni e ha lo scopo di sollecitare un primo confronto
diretto coi testi.
Le date relative alla vita di poeti e di letterati sono state inserite la prima volta nel
contesto in cui tale informazione sembrava pi utile (le date sono reperibili anche
nellindice accanto al nome dellautore).
Questo libro non sarebbe stato realizzato senza lo stimolo e laiuto del Markaz-e dirat al-maref-e
bozorg-e eslmi (Centre of the Great Islamic Encyclopaedia) di Tehran nella persona del Prof. Sdeq
Sajjdi.
Il reperimento di parte del materiale bibliografico stato possibile grazie al finanziamento del Prin
(2003), nellambito della ricerca sulla Storia della lingua persiana fino allepoca mongola.
CAPITOLO PRIMO
INTRODUZIONE
Nelle pagine che seguono tracceremo la storia della letteratura persiana prodotta fra
il 429/1037 e il 615/1218.1 Questo periodo viene convenzionalmente denominato
periodo selgiuchide dal nome della dinastia che domina gran parte del territorio ira-
nico in quei due secoli, bench, nello stesso arco di tempo, altre dinastie si affermino
su territori limitrofi proteggendo e sviluppando le lettere persiane. Linizio della sto-
ria della letteratura di cui ci occupiamo coincide con un evento storico, ovvero la de-
finitiva sconfitta dei Ghaznavidi2 a Dandnaqn per mano di Toghril Beg e si con-
clude, dopo un lungo periodo di smembramento e di decadenza dellimpero, con un
altro drammatico evento, linvasione mongola della Corasmia guidata da Gengis
Khn.
Poich la letteratura persiana in gran parte, fino al XIII/XIX secolo, letteratura
di corte, applicare alle sue diverse fasi una suddivisione basata sulle varie dinastie
che si succedettero sul territorio iranico prassi scientifica consolidata. Tale prassi,
al di l dellovvia utilit di dare una scansione temporale al corso degli eventi, ha
una sua giustificazione intrinseca dal momento che le diverse dinastie misero in atto
una specifica politica non solo economico-sociale ma anche prettamente culturale. I
Selgiuchidi non fanno eccezione in questo senso: pur rifacendosi al modello cultu-
rale e di etichetta cortese dei grandi sultani ghaznavidi, la loro epoca fu caratteriz-
zata da una serie di fattori storico-sociali e da alcune scelte politiche che differenzia-
rono in modo sostanziale la produzione letteraria di questepoca dalle precedenti. La
letteratura denominata selgiuchide mantiene, dunque, una forte continuit col pas-
sato, che il riconosciuto modello di riferimento, ma al contempo mostra nuove ten-
denze del gusto, manifesta atteggiamenti critici verso i costumi del tempo, si fa in-
1
Le date dellegira sono convertite sulla base di J. L. Bacharach, A Middle East Studies Handbook,
Seattle - London 1984. Questo manuale offre anche un utile quadro sinottico delle diverse dinastie
dellepoca di cui ci occupiamo (cfr. pp. 34-7).
2
I Ghaznavidi furono una dinastia di origine turca che verso la conclusione del IV/X secolo mise fine al
potere dei Samanidi (dinastia musulmana di origine iranica III-IV/IX-X secolo) nelle regioni orientali
dellaltipiano iranico. Le conquiste dei Ghaznavidi interessarono progressivamente un territorio enorme
che si estendeva dal nord dellIndia (Gujarat) allAsia centrale (Samarcanda), dal Kashmir alle zone oc-
cidentali dellaltipiano iranico (Ray).
10 Introduzione
terprete di nuove istanze spirituali, avvia unevoluzione nei contenuti e nelle forme;
tutti fattori che giustificano il farne un capitolo a s stante nei volumi di storia lette-
raria. Malgrado la convenzionalit dei limiti temporali, va tenuto presente che, men-
tre linvasione mongola guidata da Gengis Khn travolge tutto lIran e gran parte
delle zone sottoposte alla giurisdizione selgiuchide, Corasmia compresa, arrivando
fino a Baghdad, quasi contemporaneamente le trib Ghuridi mettono definitivamente
fine allimpero ghaznavide in Afganistan e in India, mentre le truppe dei Karakhitay,
solo pochi anni dopo, invadono la Transoxiana spazzando via i fasti delle corti qara-
khanidi. Questi tre grandi eventi storici che coinvolgono il territorio iranico e ampie
aree culturalmente legate alla tradizione persiana, si verificano tutti nellarco dei
primi decenni del VII/XIII secolo. Il senso di rottura drammatica e definitiva col
passato che tali sconvolgimenti portarono con s, costituisce un confine temporale
chiaro di quella che venne sentita come la fine di una fase storica e culturale del
mondo iranico.
3
Per una sintesi degli eventi storici di cui la dinastia selgiuchide fu protagonista, cfr. M. Bernardini, Il
mondo iranico e turco dallavvento dellIslam allaffermazione dei Safavidi, Torino 2003, pp. 91-132;
A. Bausani, I Persiani, Firenze 1962, pp. 127-40.
Introduzione 11
mensionamento della lingua araba come unica lingua franca della societ educata del
Medio Oriente.4
Sulla base di tale prestigio e diffusione, il persiano degli autori di epoca selgiu-
chide ebbe un ruolo fondamentale nella standardizzazione della lingua classica.
Quello di questo periodo riconosciuto come il persiano classico per eccellenza, ri-
spetto al persiano del periodo precedente che presentava, soprattutto nella prosa,
tratti locali e dialettali.
4
Larabo resta comunque la lingua in cui gli autori persiani trattano ancora di teologia, filosofia e
scienze religiose in generale, e numerosi sono anche i poeti che, se non arrivano a comporre un divn in
ciascuna delle due lingue (come Nser-e Khosraw, per esempio), scrivono per molte poesie anche in
arabo.
5
Il termine tariqe, di origine araba, significa via, metodo e designa le confraternite mistiche in ambito
musulmano; ne sorsero numerose sul territorio iranico proprio a partire dal VI/XII secolo.
6
Il termine ismailismo definisce una dottrina eretica musulmana che dichiara legittimo imm (capo,
modello, guida) dopo il sesto riconosciuto (Jafar al-Sdeq morto nel 148/765) il figlio primogenito
Esmil anzich il secondogenito Mus al-Kzem, affermando che con lui venga chiuso limamato. Il
termine ismailismo legato soprattutto allambito dellesoterismo islamico secondo il quale esiste un
senso nascosto del Corano al quale si accede con laddestramento allinterpretazione simbolica impartito
da maestri iniziatici. Gli ismailiti elaborarono anche una dottrina politica che si opponeva, ideologica-
12 Introduzione
rio iranico, ad Alamut, uno stato teocratico che aveva come nemico principale pro-
prio i Selgiuchidi sunniti e poteva contare sullappoggio dellEgitto Fatimide nonch
sulla presenza di diverse fortezze e feudi indipendenti collocati in varie regioni del
Vicino Oriente come Siria e Libano. LIsmailismo, i cui adepti furono considerati
dai Selgiuchidi eretici estremisti, fu percepito come la pi forte e immediata minac-
cia al potere costituito. La preoccupazione, a tratti drammatica, prodotta dal pericolo
incombente del programma sovversivo degli eretici ismailiti, presenti e attivi fino
allinterno della corte, pervade infatti tutto il Siysatnme del ministro Nezm al-
Molk. Dal punto di vista letterario, la dottrina ismailita fu tuttavia in questepoca
unefficace fonte di ispirazione per un autore come Nser-e Khosraw che, nelle sue
opere morali e filosofiche, denuncia la vanit della vita di corte, gli abusi dei potenti,
lipocrisia del clero ufficiale.
Al periodo selgiuchide viene inoltre riconosciuto il forte impulso dato alle-
spansione urbanistica e allo sviluppo delle citt, e tale tendenza, stimolata dal pro-
cesso di decentralizzazione politica, favor la crescita e lespansione di alcuni centri
minori, quali Tabriz, Ray, Yazd, Shiraz, citt che gradualmente, con laffermazione
degli atabeg (dinastie di schiavi turchi), acquisteranno una forte autonomia e diver-
ranno importanti sedi della vita culturale dellepoca.7
Collegata a questa tendenza, ma soprattutto alla necessit di fornire lapparato di
gestione, fedelmente sunnita, a tutta lamministrazione centrale e decentrata,
listituzione di numerose scuole (madrase) sotto il diretto controllo del sovrano o dei
visir che ne condizionavano i contenuti dellinsegnamento assumendo o licenziando
direttamente i docenti. Le fonti citano listituzione di nove nezmiyye (sorta di uni-
versit fondate dal ministro Nezm al-Molk dal quale presero il nome), di cui cinque
nel Khorasan e le altre in Iraq8 (di cui la pi importante a Baghdad fondata nel
458/1065), in prevalenza shafihite asharite,9 che ebbero un ruolo fondamentale nella
mente e storicamente, al potere sunnita dominante (cfr. A. Bausani, Persia religiosa, Milano 1959, pp.
177-213).
7
Si tenga presente che i Selgiuchidi non manifestarono mai il bisogno di una capitale fissa e permanente;
avanzando verso ovest, dopo la cattura di Nishpur, eletta temporaneamente a capitale, si trasferirono a
Ray (434/1042), a Isfahan (442/1050) e infine a Hamadan. Marv rest la capitale della zona orientale
dellimpero mentre altri rami della famiglia si insediavano a Kermn, in Siria e in Anatolia (con capitale
Konya). La forte tendenza alla decentralizzazione documentata fin dagli anni immediatamente succes-
sivi alla morte di Malek Shh.
8
Si ricorda che il termine Iraq utilizzato nellambito del medioevo islamico sta a indicare lampio territo-
rio che comprendeva oltre alla mesopotamia anche la parte sud-occidentale dellaltipiano iranico; col
duale erqayn si indicavano infatti lerq- e ajami (di etnia e lingua persiana) e lerq-e arabi (di
etnia e lingua araba).
9
Questi termini indicano la scuola giuridica islamica ai cui princpi si ispiravano gli insegnamenti
impartiti nelle nezmiyye.
Introduzione 13
I due secoli di storia letteraria di cui ci occuperemo furono il prodotto di una societ
feudale che presenta, in quanto tale, alcuni caratteri generali costanti. Il fattore di pi
immediato rilievo la predominanza della poesia di corte; il poeta fu, anche in epoca
selgiuchide, cos come era stato nelle epoche precedenti, luomo di lettere per ec-
cellenza, labile manipolatore di uno strumento, il panegirico (qaside), che aveva il
potere di eternare la fama di prncipi, di ministri e dei personaggi pi in vista della
corte, registrando, fra laltro, le pi importanti vicende pubbliche e private del mo-
mento.10 Il contesto cortese infatti predominante per la produzione letteraria
dellepoca bench le corti non detengano pi il monopolio assoluto della cultura. Il
10
Sul poeta e sulla funzione della poesia in epoca selgiuchide, si veda lottima sintesi in J.T.P. de Bruijn,
Of Piety and Poetry, Leiden 1983, pp. 155-63.
14 Introduzione
forte sviluppo delle citt voluto dalla politica selgiuchide con la conseguente affer-
mazione di una nuova classe borghese di artigiani e di commercianti, accompa-
gnato dallintensa attivit culturale e di scambio allinterno delle nuove universit,
sono fattori che spingono intellettuali e poeti a scelte anche diverse dalla carriera
cortigiana che resta, comunque, la pi ricercata e remunerativa. La mistica e la filo-
sofia, che si affermano proprio in questepoca, fioriscono al di fuori dellambiente
cortese. Poeti come Nser-e Khosraw e Sani furono in grado di trovare nuove giu-
stificazioni alla pratica della poesia, il primo nella causa fatimide-ismailita, il se-
condo mettendo la propria poesia al servizio della predicazione islamica; al con-
tempo, come effetto dellinsofferenza verso i condizionamenti e le incertezze insite
nella vita di corte, si osserva la tendenza a un rifiuto della logica cortese e a un lento
ma progressivo affrancamento dalle sue restrizioni, affrancamento i cui emblematici
rappresentanti saranno Nezmi Ganjavi e Attr Nishpuri.
Allo stesso modo della poesia, anche la prosa si sviluppa in ambito strettamente
cortese: viene prodotta in genere da cancellieri e segretari su espressa richiesta o per
esigenze di corte, e i suoi fruitori appartengono quasi esclusivamente al contesto so-
ciale molto ristretto della corte e delle universit (con la marginale eccezione del
romanzo popolare).
11
La qaside un componimento poetico monorime di origine araba. Nella sua forma standard prevede
unintroduzione lirica (tashbib o nasib) e una parte finale panegiristica (madih o madh); fra la sezione
iniziale e quella finale si trovano alcuni versi di passaggio (gorizgh o takhallos). Nel primo verso della
qaside (detto matla) i due emistichi rimano fra loro e nel gorizgh spesso presente il nome del lodato
(mamduh); cfr. infra III.1. e A. Bausani, Letteratura neopersiana in A.Pagliaro - A.Bausani, Storia della
letteratura persiana, Milano 1960, pp. 298-9.
Introduzione 15
clino in favore di altre forme poetiche. Se i divn12 (canzonieri) dei poeti selgiuchidi
sono ancora caratterizzati da una presenza preponderante di qaside come quelli dei
loro predecessori di epoca ghaznavide, questi componimenti, tuttavia, trattano anche
temi nuovi con un lessico che si fa sempre pi ampio e che attinge immagini originali
da settori dellerudizione prima estranei alla lirica (medicina, astronomia, scienze
religiose). Saranno proprio i riconosciuti maestri della qaside, Anvari e Khqni, ad
abbandonare i sentieri antichi e a combinare magistralmente lesperienza poetica con
lerudizione, raffinando gli strumenti retorici ed esaurendo, in un certo senso, le po-
tenzialit del genere qaside. In riferimento a tale tendenza verso la poesia dotta, ap-
pare necessaria una riflessione sulle modalit di fruizione di questa poesia: sembra
rintracciabile proprio in questo periodo il passaggio dalla recitazione ad alta voce
alla lettura silenziosa o privata delle qaside, dal momento che la recitazione pubblica
non avrebbe permesso una reale comprensione di testi che si facevano via via sempre
pi complessi dal punto di vista linguistico e retorico e pi ricchi di riferimenti eru-
diti. Sembra, dunque, che la pratica prevalente della recitazione delle qaside, che
aveva caratterizzato la nascita della prima poesia persiana e che ne aveva influenzato
lo sviluppo, decada in epoca selgiuchide proprio in seguito allaffermarsi della nuova
figura del poeta dotto.
Altro fattore degno di nota che cambia la struttura dei divn: cominciano a
comparire sempre pi ampie sezioni di ghazal13 (sorta di sonetti sia dispirazione
amorosa che mistica); le robiyyt (quartine)14 si fanno interpreti di un repertorio
sempre pi ampio di temi; le qete15 accolgono argomenti privati e di frequente la
satira e linvettiva, mentre comincia a diffondersi un mathnavi breve16 ispirato a sog-
getti di vario genere. I poemi strofici, sempre un po in secondo piano, quali
mosammat, tarjiband, tarkibband, continueranno a essere praticati secondo le con-
12
Col termine divn si indicano le collezioni di poesie organizzate per genere (panegirici, liriche, quar-
tine, ecc.) e ordinate sulla base della parte finale del verso (rima o ritornello). In epoca selgiuchide si pu
senzaltro gi parlare dellesistenza dei divn: si hanno infatti, gi nel VI/XII secolo, diverse testimo-
nianze sulla prassi di raccogliere le composizioni di un poeta, ad eccezione dei suoi poemi lunghi, in un
divn; cfr. F. de Blois, Divn iii. Collected Works of a Poet, Encyclopaedia Iranica; F. de Blois,
Persian Literature: A Bio-Bibliographical Survey, Vol. V, (Poetry of the Pre-Mongol Period), second
revised edition, London 2004, pp. 498-502.
13
Strumento principe della lirica persiana, il ghazal un componimento monorime, composto in media
da 7-12 distici, in cui nel primo verso i due emistichi rimano fra loro e nellultimo o penultimo viene
inserito il nom de plume del poeta; cfr. infra III.2. e A. Bausani, Letteratura neopersiana, p. 298.
14
Componimento monorime formato da quattro emistichi (quartina) o, pi propriamente, da due distici
(viene infatti denominato anche dobayti). Si tratta di una forma quasi assente nella poesia araba, caratte-
rizzata dalla lunghezza fissa e da una scansione metrica non riconducibile agli schemi della metrica
araba; cfr. infra III.3. e A. Bausani, Letteratura neopersiana, pp. 297-8.
15
Componimento monorime di lunghezza variabile, per la cui descrizione cfr. infra III.4.
16
Il termine mathnavi indica un poema a rime baciate (aa, bb, cc, ) di varia lunghezza (da poche de-
cine, fino a decine di migliaia di versi).
16 Introduzione
ferimento costante per i poeti dei secoli successivi. In questi due secoli, come ve-
dremo, la mistica si lega, dunque, indissolubilmente alla poesia servendosi di tre
strumenti privilegiati: il mathnavi, la quartina e il ghazal, e sar questultimo a matu-
rare, in seguito, unambiguit di linguaggio nel quale lispirazione dellamore pro-
fano si confonder inestricabilmente col misticismo.
17
Con questo termine, la cui accezione in realt molto ampia corrispondendo al concetto rinascimen-
tale di humanitas, si indicano opere in prosa di carattere narrativo, didattico, saggistico e storico lettera-
rio. I libri di adab tendono essenzialmente a educare e a istruire i personaggi della corte, fornendo le co-
noscenze necessarie per compiere al meglio il proprio dovere sociale; cfr. Adab, in Enc. Iranica e D.
Amaldi, Storia della letteratura araba classica, Bologna 2004, p. 98.
18 Introduzione
Uno dei risultati pi visibili della definitiva standardizzazione delle forme e dei
contenuti dellespressione letteraria, nellarco di questi due secoli, la compilazione
delle prime due opere in lingua persiana sulle tecniche della versificazione, il
Tarjomn al-balghe di Rduyni e il Hadyeq al-sehr fi daqyeq al-sher di Rashid
al-din Vatvt; questi manuali rappresentano la codifica in lingua persiana dei modi
canonici di fare poesia. Lepoca selgiuchide , dunque, anche il momento in cui si
comincia a riflettere sullo scrivere e a teorizzare sui diversi aspetti tecnici della ver-
sificazione (rima, metro, tropi, figure di parola, lessico, ecc.), sollecitati in questo
senso dagli straordinari risultati che la critica poetica aveva gi raggiunto in ambito
arabofono.18 Le osservazioni presenti nei trattati di Rduyni e di Rashid al-din
Vatvt hanno carattere normativo nelle parti teoriche della definizione delle figure
ma assumono al contempo unimportante funzione estetica e stilistica nellapparato
esemplificativo: i criteri di scelta dei versi, portati come esempi di ci che si deve o
non si deve fare, eserciteranno uninfluenza profonda sulla poesia, proponendo un
insieme di modelli di riferimento che andranno a costituire un canone poetico rico-
nosciuto fino al secolo scorso.19 In questo contesto anche opere non specialistiche
come il Qbusnme di Kay Kus ebn Eskandar e i Chahr maqle di Nezmi
Aruzi Samarqandi, ribadiscono, nei capitoli dedicati alla poesia, lidea che la pro-
duzione poetica sia frutto di lungo studio, di educazione fondata sul modello degli
antichi, di erudizione e di dottrina, e solo alla fine di elaborazione personale.
Accanto alle opere sulla teoria e sulla prassi poetica abbiamo, nel periodo in
questione, anche la stesura del primo dizionario monolingue del persiano, il Loghat-
e Fors di Asadi Tusi, la cui compilazione viene tradizionalmente giustificata proprio
dalla diffusione della lingua letteraria persiana in regioni periferiche del territorio
selgiuchide e alla conseguente necessit, per la nuova schiera di intellettuali e poeti
di provincia, di avere a disposizione strumenti che li aiutassero a comprendere le
opere degli antichi maestri.
Nel 616/1220 Gengis Khn distrugge Bukhara e travolge il regno di Corasmia, ul-
timo baluardo prima che le sue orde dilaghino nei domini selgiuchidi. La Transo-
18
Ci riferiamo per esempio ai contributi di Ibn Mutazz, al-Askari, Ibn Rashiq, al-Bqillni e in
particolare alla complessit e profondit di analisi di Abd al-Qher al-Jorjni.
19
Un rapido confronto fra lopera Hadyeq al-sehr fi daqyeq al-sher di Rashid al-dinVatvt e il
Fonun-e balghat va sant-e adabi di J. Homi (pubblicato solo trentanni fa) mette subito in evi-
denza come la retorica moderna, a distanza di secoli, ricalchi fedelmente impostazioni e schemi della
retorica antica.
Introduzione 19
xiana resister pi a lungo dando rifugio e asilo, come lIndia gi conquistata dai
Ghuridi e il sultanato selgiuchide dellAsia Minore, agli intellettuali in fuga
dallaltopiano iranico. Per la letteratura persiana si apre un nuovo capitolo.
CAPITOLO SECONDO
I CENTRI CULTURALI
1
Gi lo stesso Awfi, nel suo Lobb al-Albb (composto dopo il 618/1221), senzaltro la fonte di notizie
pi importante sui poeti di questepoca, sent nel suo libro lopportunit di dividere i capitoli decimo
(quello sui poeti selgiuchidi prima di Sangiar) e undicesimo (sui poeti selgiuchidi dopo Sangiar) cia-
scuno in quattro sezioni distinte dal punto di vista geografico (Khorasan, Transoxiana, Iraq e regioni cir-
costanti, Ghazna e Lahore) a conferma di come, sin da unepoca immediatamente successiva, si sia avuta
la percezione che una suddivisione geografica, e di conseguenza anche dinastica, della produzione poe-
tica potesse essere utile a fornire una visione articolata e adeguata dello sviluppo di questa ricca fase
della storia letteraria; cfr. M. Awf , The Lubbul-Albb, edited by E.G.Browne-M.M.Qazvn, 2 voll.,
London-Leide 1903-6, second part, pp. 67-297.
2
Con questo termine vengono indicate le opere in prosa contenenti biografie di poeti ordinate secondo
vari criteri (cronologico, geografico, per professione, ecc.), e seguite, generalmente, da qualche compo-
nimento che testimoni il valore artistico dellautore. Per una sintetica rassegna di queste storie della lette-
ratura persiana ante litteram, cfr. J. Rypka et alii, History of Iranian Literature, Dordrecht 1968, pp.
453-4 (F. Tauer); per un elenco completo cfr. A. Golchin-e Mani, Tarikh-e tadhkereh-ye frsi,
Tehran 1348-50/1969-71.
I centri culturali 21
22 I centri culturali
I Selgiuchidi non governarono mai i vasti territori conquistati come un impero cen-
tralizzato del tipo di quello Samanide3 e Ghaznavide. Osservando i continui sposta-
menti dei loro centri di potere si pu ipotizzare che lidea stessa di un impero cen-
tralizzato fosse estranea al loro progetto politico. I principali centri di potere furono
Hamadan e Isfahan a ovest, Marv e Nishpur a est, ma le loro corti cambiarono pi
volte sede nel corso dei decenni. Inoltre, la loro politica, influenzata evidentemente
dalle origini tribali, di collocare parenti maschi a governare le diverse province, sulla
base dellanzianit e dellesperienza, contribu in maniera consistente al decentra-
mento politico e alla frammentazione amministrativa dei loro domini. Cerano, dun-
que, rami della famiglia selgiuchide a Kermn, in Siria e in Anatolia e la forte ten-
denza alla decentralizzazione di questa dinastia culmin con laffermazione, nel
VI/XII secolo, degli atabeg, dinastie parallele di schiavi turchi, messi al governo di
alcune zone (Marghe, Tabriz, Shiraz, ecc.) esterne ai maggiori centri del potere.
Tale fenomeno favor la crescita e lo sviluppo di unintensa vita culturale in citt mi-
nori quali Ray, Shiraz e Yazd e soprattutto nei centri urbani dellAzerbaigian e
dellArrn. Solo gli anni del regno di Malek Shh mostrarono un certo grado di cen-
tralizzazione e di unit; per il resto, nei quasi due secoli di potere, limpero selgiu-
chide fu unampia confederazione di regni semi-indipendenti sui quali i Grandi Sel-
giuchidi esercitavano una sovranit nominale.
Lindipendenza dei governatori locali influenz in modo decisivo lo sviluppo
della vita letteraria dellepoca creando una sorta di rivalit culturale fra le corti che
fu determinante per il costituirsi di diverse scuole e tendenze di cui tratteremo nel
capitolo successivo.
Come gi accennato, i sovrani selgiuchidi adottarono il persiano come lingua uf-
ficiale dellamministrazione e della corrispondenza di corte, imponendola non solo
su tutto il territorio tradizionalmente persofono ma anche in province nuove. Essi
accolsero e fecero propria leredit letteraria persiana promuovendo, stimolati in
questo senso dallapparato di intellettuali e politici di stirpe iranica assoldati nelle
fila della cancelleria, unattivit culturale che produsse in tutti i settori opere di altis-
simo livello. Va per ricordato che essi furono patroni delle belle lettere non solo
persiane ma anche arabe e che, soprattutto sotto i sovrani Alp Arsln, Malek Shh e
Sangiar, furono numerosi gli autori che si espressero in entrambi gli idiomi.4
3
I Samanidi erano una dinastia iranica solo nominalmente dipendente dal califfo di Baghdad ed ebbero il
controllo della zona pi orientale dellimpero abbaside fra il III/IX e il IV/X secolo.
4
Gi sotto Toghril Beg (429-455/1037-1063), il poeta di corte Abu l-Qsem Ali Bkharzi (m.
468/1075), intimamente legato al ministro al-Kondori, componeva poesia e prosa in arabo e in persiano.
Lo stesso avrebbe fatto poco dopo al-Tantarni per Nezm al-Molk Si pensi inoltre a Mohammad al-
I centri culturali 23
Per quanto riguarda i Selgiuchidi dIran, i primi grandi mecenati sono proprio Alp
Arsln, Malek Shh e Sangiar. Presso le loro corti trovarono riconoscimenti e
appoggio poeti, letterati e scienziati di prima grandezza.
Alp Arsln (455-465/1063-1072), sovrano continuamente impegnato in campa-
gne militari, dal Khorasan allArmenia, da Kermn a Ray, il primo grande mece-
nate della dinastia. Egli affid la propria cancelleria a Nezm al-Molk e favor poeti
quali Abd al-Malek Borhni (m. 465/1072 ca., padre del pi famoso Moezzi),
Lmei (m. 455/1063 ca.) e Amaq Bokhri (n. 440/1048 ca.). Al contempo,
Shams al-Dawla Toghn Shh, fratello di Alp Arsln e governatore del Khorasan, of-
friva la sua protezione nella corte di Herat al poeta Azraqi Heravi (m. 465/1072 ca.)
che non fu solo panegirista ma anche nadim5 (buon compagno) e cortigiano in senso
lato. Azraqi intrattenne ottimi rapporti anche coi selgiuchidi di Kermn e scrisse nu-
merosi panegirici dedicati a Amirn Shh, fratello del governatore di quella citt.
Oltre al divn, la tradizione gli attribuisce la composizione dellopera Alfiye va
shalfiye, un libro illustrato su argomento sessuale composto per far ritrovare a
Toghn Shh il proprio vigore; questopera ebbe grande fortuna al tempo e la sua
fama dur per molti secoli a venire.
Ghazli, protetto da Sangiar, e a Fakhr al-din Rzi, per non citare che i nomi di maggior spicco di intel-
lettuali di origine persiana che in questepoca scrissero in arabo le loro opere pi importanti. Luso
dellarabo come lingua letteraria non era prerogativa della produzione di corte: il poeta Nser-e Khosraw,
che non intratteneva legami con alcun mecenate, scrisse anche un divn in arabo (di cui per non rimane
traccia) e in arabo compose alcuni dei suoi trattati filosofici.
5
Col termine nadim si designa la figura di quel personaggio di corte che aveva il compito di fare
compagnia ai prncipi. Questo ruolo prevedeva, oltre al fatto di essere di aspetto piacevole e di buon
carattere, una serie di qualit fra cui laver memorizzato poesie in arabo e in persiano e il saperne com-
porre di nuove se richiesto dalloccasione (per una descrizione dettagliata delle competenze richieste al
nadim, cfr. Kay Kus ebn Eskandar, Qbusnme, ed. Gh. Yusofi, Tehran 1352/1973, capitolo 38).
24 I centri culturali
rarono inoltre poeti come Moezzi (440-521/1048-1127 ca.), introdotto dal padre
Borhni, il quale deriv il proprio nome de plume (takhallos), Moezzi, proprio da
uno dei titoli del suo patrono (mamduh) ovvero al-moezz al-dawla va al-din (colui
che onora lo stato e la fede). Si tratta di uno degli autori pi significativi dellepoca e
lo stesso Awfi ne tesse le lodi definendolo il massimo poeta della corte di Malek
Shh e accostandolo a Rudaki, massimo esponente della poesia alla corte samanide,
e a Onsori, poeta laureato di Mahmud di Ghazna. Altro personaggio di rilievo fu
Omar Khayym (439-517/1047-1123), astronomo, matematico e poeta: egli gioc
un ruolo di primo piano nellopera di riforma del calendario voluta dal sovrano e
nella costruzione di un osservatorio a Isfahan, iniziative che mostrano la lungimi-
ranza e la sensibilit di Malek Shh verso lapplicazione delle scienze ai problemi
concreti dellamministrazione.
6
Nelle corti della Persia medievale, questo titolo (o lanalogo di malek al-shoar re di poeti) spettava
al poeta pi importante: la schiera dei numerosi poeti attivi presso una corte era infatti soggetta a una
precisa gerarchia che rappresentava il diverso apprezzamento che i poeti stessi godevano agli occhi del
mecenate e sovvertire tale gerarchia costituiva una difficilissima impresa; si confronti la significativa
testimonianza di Nezmi Aruzi Samarqandi a proposito dei rapporti fra Onsori e Farrokhi (Chahr
maqle, ed. M.M. Qazvini, Leyden-London 1910, pp. 36-40).
I centri culturali 25
prende quindi anche una serie di panegirici dedicati al pi famoso dei Khrezmshh
composti appunto nei periodi di alleanza. Si tratta di unulteriore conferma della
flessibilit dei confini letterari di questepoca e dei forti condizionamenti esercitati
dagli eventi politici sulla produzione poetica.
Si ricordi, sempre in questottica, il poeta Abd al-Vse Jabali (m. 555/1160
ca.), che aveva cominciato la propria carriera sotto il ghaznavide Bahrm Shh, di
volta in volta nemico o alleato di Sangiar, e che, in occasione della venuta a Ghazna
di Sangiar, ne acquis i favori e pass al suo servizio gli ultimi quattordici anni della
sua vita. Compose gran parte dei propri panegirici per Sangiar e per altri componenti
della sua famiglia e della corte, ma non in modo esclusivo: egli cerc infatti di gua-
dagnare anche il favore dei selgiuchidi di Kermn.
Pi o meno il medesimo destino tocc a Hasan Ghaznavi Ashraf (m.
556/1160). Anchegli aveva avviato la sua carriera sotto la protezione di Bahrm
Shh, ma negli ultimi anni di attivit pass alla pi ricca corte di Sangiar.
Legata alla figura di Sangiar anche, secondo la tradizione, Mahsati Ganjavi
(VI/XII secolo) la prima poetessa persiana di cui sia giunta fino a noi una cospicua
eredit poetica. Personaggio che da subito ispir giudizi controversi, fu autrice quasi
esclusivamente di quartine la cui raffinatezza formale e la cui ricchezza contenuti-
stica ben si collocano nellambiente letterario della corte di Marv del VI/XII secolo.
Sangiar non fu solo generoso mecenate di poeti ma anche di intellettuali di ma-
trice diversa fra i quali spicca la figura di Mohammad al-Ghazli (450-505/1058-
1111), teologo e pensatore, che, intorno al 503/1109, gli dedic una delle sue rare
opere in persiano, il Nasihat al-moluk: opera didattica di etica e politica essa si col-
loca nella ricca tradizione degli specchi per prncipi.7
Alla morte di Sangiar, nessuna corte selgiuchide dIran sar pi in grado di rin-
novare i fasti dei predecessori e gli ultimi rappresentanti della dinastia poterono
contare solo in modo sporadico sullopera di grandi panegiristi quali Athir al-din
Akhsikati (m. 570/1174 ca.), Emdi Ghaznavi (Rzi) (m. fra il 530-570/1135-74) e
Mojir al-din Baylaqni (m. 594/1178).
Una parziale eccezione rappresentata dalla corte di Isfahan governata dal-
laristocrazia locale degli l-e Khojand e l-e Said. Favoriti dal loro generoso pa-
tronato, fiorirono infatti a Isfahan poeti la cui opera rappresenta una tappa fonda-
mentale della storia della poesia dellepoca e in particolare della storia del ghazal:
Jaml al-din Esfahni (m. 588/1192), suo figlio Kaml al-din Esfahni (568-
7
Con questa definizione si indicano opere che presentano un intreccio di sentenze, aneddoti, ammoni-
menti, citazioni coraniche, proverbi e disquisizioni organicamente messi insieme al fine di ammaestrare
giovani prncipi o cortigiani di alto rango ai diversi momenti e ruoli della vita di corte.
26 I centri culturali
La regione del Medio Oriente in cui larrivo dei Selgiuchidi doveva avere limpatto
pi duraturo fu lAnatolia dove, in seguito alle conquiste di Alp Arsln, si era costi-
tuito un regno indipendente: il sultanato selgiuchide di Rum comprendeva larga parte
dei territori armeni e bizantini dellAsia Minore oltre a diversi principati
nellAnatolia settentrionale e orientale. La citt di Konya, eletta a capitale del sulta-
nato nel 491/1097, fu la sede di una corte che divenne culturalmente significativa pi
tardi rispetto al periodo qui considerato,8 ovvero dopo le invasioni mongole e in
parte grazie a quelle. Infatti, molti intellettuali attivi durante gli anni tragici seguiti
allinvasione mongola, cercarono rifugio presso la corte di Konya (si pensi
allesempio emblematico del padre di Jall al-din Rumi che dal Khorasan si trasfer
in Asia Minore) ponendo le basi per lo sviluppo letterario e culturale che la regione
avr a partire dal VII/XIII secolo. Il dominio selgiuchide in Asia Minore dur fino al
707/1307 quasi un secolo in pi rispetto a quanto dur sul territorio iranico e tale
prolungarsi dellinfluenza della cultura persiana sulla regione lascer un segno evi-
dente su tutta la civilt ottomana.
8
Linizialmente scarsa attivit culturale della corte di Konya non imped che ai selgiuchidi di Rum
venissero dedicate opere di notevole pregio: si pensi, per esempio, al Rhat al-sodur va yat al-sorur che
Mohammad ebn Ali Rvandi dedic al governatore selgiuchide di Konya, Kaykhosraw ebn Qilich
Arsln, bench il letterato non avesse mai risieduto presso quella corte.
I centri culturali 27
Dal punto di vista della storia letteraria, le dinastie coeve alla dominazione sel-
giuchide che hanno il maggiore impatto sullattivit culturale dellepoca sono quelle
dei Khrezmshh nella regione della Corasmia, dei Ghaznavidi e dei Ghuridi
nellAfganistan orientale e in India, dei Qarakhanidi in Transoxiana e nel Turkestan
orientale, e infine degli atabeg, Ildeguzidi in Azerbaigian e Sharvnshh nel Caucaso
orientale, che si resero presto indipendenti dal potere centrale. Qui di seguito tratte-
remo le singole dinastie e le relative corti, soffermandoci sulle personalit pi im-
portanti e concentrando lattenzione sui momenti di maggior rilievo dal punto di vi-
sta della storia letteraria.
2. Corasmia (Khrezmshh)
La Corasmia, territorio ostile alla penetrazione selgiuchide anche per motivi religiosi
(la popolazione era infatti in prevalenza sciita), dopo la sconfitta dei Ghaznavidi di-
venne parte dellimpero ma nel 491/1097 si rese autonoma con Qotb al-din
Mohammad che diede inizio a quella che sarebbe stata la dinastia ereditaria e relati-
vamente indipendente dei Khrezmshh. Anche questa dinastia avrebbe avuto fine
con linvasione mongola. Atsiz Garchi, che govern dal 522/1128 al 551/1156,
ebbe una politica tesa ad affermare una sempre maggiore indipendenza, soprattutto
nei confronti di Sangiar, del quale fu inizialmente alleato contro il comune nemico di
stirpe ghaznavide Bahrm Shh. Egli fu il sovrano pi illustre dei Khrezmshh, sia
dal punto di vista politico che dal punto di vista della vita culturale promossa alla sua
corte; un secolo dopo, la memoria del suo generoso mecenatismo era ancora ben
viva, al punto che lo storico Jovayni (n. 622/1225) e il biografo Awfi (m. dopo il
630/1232) lodano Atsiz Garchi per la sua sensibilit letteraria, per la sua attivit
poetica e per il prestigioso circolo di intellettuali che aveva saputo raccogliere alla
propria corte. Grandi poeti quali Adib Sber e Anvari gli dedicarono numerose
qaside ma il personaggio pi famoso legato al suo nome e a quello del suo
successore Il-Arsln, senzaltro Rashid al-din Vatvt (481-573/1088-1177). Illustre
poeta, propagandista, critico e letterato, si trov in pi occasioni impegnato in
contese poetiche con Anvari, malek al-shoar alla corte di Sangiar. Fu direttore
28 I centri culturali
La sconfitta del sultano Masud I, per mano dei Selgiuchidi nella battaglia di
Dandnaqn (430/1038) aveva diviso la storia dei Ghaznavidi in due parti: dopo tale
evento, infatti, essi avevano perso il controllo sulle zone occidentali del loro impero
e si erano ritirati nei territori orientali, lodierno Afganistan, e nelle aree che avevano
conquistato nel subcontinente indiano. Sui territori rimasti sotto la loro giurisdizione,
i Ghaznavidi continuarono a esercitare il potere e a coltivare i loro interessi culturali,
in particolare la poesia, fino alla loro definitiva sconfitta da parte dei Ghuridi.
Il pi illustre dei sultani tardo-ghaznavidi senzaltro Bahrm Shh che govern
dal 511/1117 al 552/1157. Egli ottenne il trono grazie allaiuto militare di Sangiar e
lo mantenne per quarantanni avvalendosi dellappoggio dei Selgiuchidi di cui ri-
mase vassallo anche se con numerosi momenti di crisi politica e militare.
Dal punto di vista letterario e culturale, il suo regno viene definito lo splendore
autunnale della dinastia e la sua corte, che pur fra alterne vicende rimase insediata a
Ghazna, vant poeti e letterati di prima grandezza.9
Hasan Ghaznavi detto Ashraf (m. 556/1160) ebbe un rapporto piuttosto difficile
col suo illustre mecenate Bahrm Shh e, dopo un lungo periodo dintesa durato dal
9
Awfi nel suo Lobb al-albb cita una lunga lista di poeti che fiorirono alla corte di Bahrm Shh (vol.
II, pp. 241-97 e 419-56). Limportanza del mecenatismo di Bahrm Shh valutabile confrontando la
ricca rassegna di fonti poetiche utilizzate per ricostruire la sua vicenda politica e privata: cfr. Ghulam
Mustafa Khan, A history of Bahram Shah, Islamic Culture, 1949, pp. 62-91 e pp. 199-235; C.E.
Bosworth, The Later Ghaznavids: Splendour and Decay, Edinburgh 1977.
I centri culturali 29
Anche nei territori del Panjab e del nord dellIndia continua, fra il V/XI e il
VI/XII secolo, la dominazione ghaznavide che aveva avuto inizio con le campagne
di Saboktegin nella seconda met del IV/X secolo. In questo periodo Lahore diviene
la capitale dellimpero e rivive i fasti culturali delle corti ghaznavidi di Mahmud di
Ghazna e di Masud I. I tardi ghaznavidi, anche in terra indiana, erano ormai intera-
mente assimilati alla cultura persiana, il persiano era la lingua di corte e Lahore
viene descritta dalle fonti come una tipica citt persiana. Fra i primi poeti che fiori-
rono a Lahore, abbiamo due personaggi uniti fra laltro, come testimoniano alcuni
componimenti, da una stima profonda e da una sincera amicizia; si tratta di Abu l-
10
Su questo genere di poemi cfr. Beelaert A. L. F. A., The Saugand-nama (or Qasimiya), a genre in
classical Persian poetry, Cahier de Studia Iranica, 26 (2002), p. 55-73.
30 I centri culturali
Nello stesso arco di tempo, nelle zone pi centrali e isolate del territorio dellodierno
Afganistan, deteneva il potere la dinastia islamica dei Ghuridi (denominata anche l-
e Shanshb). A essa si lega la vicenda letteraria di Nezmi Aruzi (m. 560/1164), per
45 anni poeta di quella corte, viaggiatore e osservatore attento del proprio tempo,
autore dei Chahr maqle (551/1156 ca.), una delle opere pi importanti dellepoca
e, insieme al Lobb al-Albb di Awfi, uno dei pi antichi repertori di poesia per-
siana con notizie sugli autori e antologia di versi.
Sono gli stessi Ghuridi a decretare la fine del potere ghaznavide nei territori in-
diani con uninvasione iniziata intorno al 545/1150 (nel 583/1187 fu conquistata
Lahore). Da l i Ghuridi ampliano le loro conquiste, nei decenni successivi, dando
vita al sultanato di Delhi che conoscer un notevole splendore. I nuovi conquistatori,
per quanto riguarda la vita culturale e letteraria, non operano una rottura con la tra-
dizione precedente e sostanzialmente seguono le orme dei loro predecessori. Nel
VII/XIII secolo, a seguito dellinvasione mongola dei territori iranici, molti letterati,
soprattutto dal Khorasan e dalla Transoxiana, andranno a cercare rifugio presso le
corti persianizzate dei Ghuridi nel nord dellIndia, contribuendo ad arricchire la vita
culturale delle corti indiane. La vicenda del grande prosatore Awfi emblematica in
questo senso: ai primi segnali dellimminente invasione mongola, lasci il suo pre-
stigioso incarico presso il divn-e ensh (cancelleria) a Samarcanda e nel 617/1220
era gi attivo alla corte di Nser al-din Qabcha, governatore del Sind. Al suo mini-
stro Awfi dedica la sua opera pi preziosa, il Lobb al-albb, nel 625/1227 circa.
Questa ondata migratoria rese pi diffusi e radicati i costumi persiani in quei territori
e lIndia musulmana si avvi a essere unestensione culturale della Persia. Dopo la
conquista ghuride la scena culturale ebbe come nuovo centro la Delhi di Iltutmish e
la Multan di Nser al-din Qabcha. In questi centri fior la poesia di corte con poeti
della fama di Shams al-din Mohammad Balkhi, nacque la storia letteraria con lopera
di Awfi, si svilupparono il pensiero politico con Fakhr-e Modabber (attivo dopo il
626/1228) e la storiografia con Mohammad Juzjni (n. 589/1193) e Nezmi Hasan
(m. dopo il 633/1235). Sempre in questepoca, si affermarono nei territori ghuridi
dellIndia due ordini sufi (la Sohravardiyye a Multan e la Chistiyye a Delhi e a
Ajmer) e al contempo vennero istituite numerose madrase mentre le opere teologi-
che di Mohammad al-Ghazli e di Fakhr al-din Rzi furono finalmente tradotte in
persiano.
32 I centri culturali
Nelle zone nord occidentali della Persia, compreso lArrn, gran parte dellA-
zerbaigian e il Jibal, dalla seconda met del VI/XII secolo ai primi decenni del
VII/XIII esercitarono il potere gli Ildeguzidi. Dinastia di schiavi turchi, essi si resero
indipendenti dai governatori selgiuchidi dopo la morte di Toghril Beg. Gli atabeg
Ildeguzidi rimasero formalmente subordinati alla dinastia, come dimostra il conio
delle loro monete, ma costituirono progressivamente una linea dinastica indipendente
fino a quando lespansione prima dei Khrezmshh (che conquistarono Tabriz nel
622/1225) e poi dei Mongoli non vi metter fine. Bench di origine turca, gli Ildegu-
zidi parteciparono in pieno alla civilizzazione arabo-islamica della loro epoca, ma
data la collocazione geografica dei loro territori, lattivit culturale di questa dinastia
fu fortemente influenzata dagli stretti e continui contatti con la Georgia cristiana e
con le popolazioni delle frontiere caucasiche che rappresentarono anche uno dei
maggiori problemi politici e militari di tutta la loro storia. Le loro corti attirarono
11
de Blois, Persian Literature, pp. 420-1.
I centri culturali 33
nuovi protettori intraprendendo, anche a questo fine, numerosi viaggi e tre pellegri-
naggi alla Mecca.
Al medesimo contesto culturale appartennero Athir al-din Akhsikati e il gi ci-
tato Mojir al-din Baylaqni, entrambi attivi anche presso le corti di altre regioni, ol-
tre a numerosi poeti minori citati da Awfi ma dei quali non ci pervenuto il canzo-
niere. Anche Nezmi Ganjavi (n. 535/1140, m. 605/1208-9 ca.) uno dei genii lette-
rari dellepoca, pur mantenendosi sempre estraneo alle dinamiche della vita di corte
e difendendo con decisione la propria libert artistica, fu legato agli Ildeguzidi e tra-
scorse tutta la sua vita in Transcaucasia. Almeno quattro dei suoi poemi sono dedi-
cati a questa dinastia e, secondo le fonti, egli intrattenne buoni rapporti con Ildeguz,
Pahlavn Mohammad e Kizil Arsln (gli ultimi due, infatti, sono fra i dedicatari del
poema Khosraw o Shirin).
Fra le personalit letterarie di maggior rilievo di questa zona troviamo ancora il
poliedrico Falaki Sharvni (morto fra il 516/1122 e il 555/1160), panegirista di
Manuchehr II Sharvnshh e astronomo di corte; Zahir Frybi (550-598/1155-
1201), poeta dotto, erudito nelle scienze e specialmente in astronomia il quale, dopo
una giovinezza trascorsa a vagare di corte in corte come panegirista (Nishpur, Isfa-
han, Mazanderan), trov finalmente una collocazione adeguata presso gli Ildeguzidi
in Azerbaigian. Oltre alle sue qaside, spesso comparate a quelle dei suoi due grandi
contemporanei Anvari e Khqni, gli si attribuisce anche un trattato astrologico in
cui criticava un famoso pronostico elaborato da Anvari e poi rivelatosi errato.
Dal panorama appena delineato emerge che difficilmente, nellarco della propria
esistenza, un letterato poteva attingere alla generosit di un solo sovrano: le frequenti
contese per la successione allinterno delle famiglie regnanti, le mire espansionisti-
che delle dinastie pi potenti, le alterne vicende personali, spesso spingevano poeti e
intellettuali a cercare protezione presso un nuovo mecenate o a tenersi aperte diverse
possibilit. Bisogna, dunque, tenere presente che molti autori del periodo selgiuchide
non ebbero costante fortuna presso ununica corte ma dovettero, per ambizione o per
necessit, cercare protezione e appoggio economico presso sovrani differenti e non
possono quindi essere collegati in modo definitivo a una dinastia o a unaltra.
Allinterno di questa categoria, emblematica la vicenda di Othmn Mokhtri
Ghaznavi (467-513/1074-1119 ca.) che diede inizio alla sua carriera letteraria in un
momento in cui la corte ghaznavide non era particolarmente favorevole ai poeti. Non
riuscendo a ottenere un posto appropriato alla corte di Masud III, si rec prima a
Lahore,12 poi a Balkh e infine a Kermn dove si ferm per tre anni in veste di
12
I contatti di Othmn Mokhtri con la corte di Lahore sono per messi in dubbio da de Bruijn, Of
Piety and Poetry, pp. 150-1.
I centri culturali 35
panegirista del principe selgiuchide Moezz al-din Arsln Shh Qvordi, e da dove
ripart per fare ritorno a Ghazna presso Masud III. A Ghazna, durante il regno del
successore di Masud III, Malek Arsln, Othmn godette di una certa tranquillit: fu
nominato malek al-shoar e ricompensato generosamente, ma lascesa di Bahrm
Shh lo port nuovamente lontano da Ghazna verso la corte qarakhanide di
Samarcanda dove compose vari poemi in lode di Qilich Tamghch Khn. Durante
tutto il suo peregrinare invi diversi panegirici ai notabili del tempo (dedic il suo
importante mathnavi filosofico Honarnme al governatore ismailita di Tabas,
Esmil ben Gilaki), sempre nellirrequieta ricerca di un mecenate adeguato. La sua
complessa vicenda poetica testimoniata dalla suddivisione tradizionale del suo
divn in Ghaznaviyyt, Kermniyyt, Samarqandiyyt: ognuna di queste sezioni
comprende i panegirici dedicati ai diversi sovrani e alle personalit del relativo
entourage, mentre una quarta sezione raccoglie tutte le composizioni che non
possono essere catalogate sulla base del patrono. Si tratta di uninteressante
testimonianza del senso di fluidit dei confini territoriali, culturali e ideologici con
cui gli intellettuali dellepoca erano disposti a vivere la loro vicenda professionale.
CAPITOLO TERZO
Il presente capitolo necessita di una breve premessa che metta in luce le problemati-
che legate alla suddivisione, suggerita dal titolo, della materia poetica in generi e
motivi. Dare per scontata una classificazione della poesia in categorie predefinite
rischia infatti di non tenere conto delle specifiche problematiche connesse alla pro-
duzione poetica del periodo selgiuchide.
Vi sono due fattori soprattutto che vanno considerati. In primo luogo, bisogna
tenere presente che in molti manoscritti che contengono poesia composta in epoca
selgiuchide,1 soprattutto in quelli pi antichi, non vi ancora una chiara differenzia-
zione fra qaside, ghazal e, in certi casi, qete.2 La questione pi complessa quella
della individuazione dei ghazal poich composizioni poi definite appartenenti a que-
sto genere inizialmente erano raccolte allinterno delle sezioni delle qaside. Agli
inizi dellepoca selgiuchide, infatti, la configurazione del ghazal tecnico ancora in
evoluzione e in questa fase di passaggio non si sentiva la necessit (e non sempre
cera la possibilit) di separare le due forme: la differenziazione chiara e definitiva
del ghazal come forma distinta si realizzer solo alla fine del VI/XII secolo, per
esempio nei divn di Anvari, di Khqni e di Attr. Spesso, dunque, nei manoscritti
su cui si basano le edizioni dei canzonieri dei poeti di cui ci occuperemo, la tradizio-
nale distinzione dei poemi in forme diverse (qaside, qete, ghazal, ecc.) assente, e
quella presentata dagli editori discutibile e basata su criteri spesso soggettivi. Un
esempio chiarificatore quello del divn di Sani, i cui manoscritti pi antichi mo-
strano chiaramente come allepoca fosse praticata una suddivisione del divn sulla
base di un criterio prevalentemente tematico e non si manifestasse ancora la
1
proprio nel VI-VII/XII-XIII secolo che i poemi di un autore cominciano ad essere raccolti in divn, in
alcuni casi anche dai poeti stessi: Nser-e Khosraw parla in alcuni poemi dei suoi due divn, Nezmi
Ganjavi afferma di aver messo insieme il suo divn prima dellanno 584/1188, e Attr scrive nella intro-
duzione del suo Mokhtrnme di aver gi compilato il proprio divn (de Blois, Divn iii., in Enc. Ira-
nica).
2
Solo nel caso in cui il primo verso era composto da due emistichi non in rima la classificazione di un
componimento come qete era inequivocabile; in molti altri casi, la lunghezza del componimento, il tema
trattato e il suo sviluppo potevano non essere fattori decisivi (cfr. infra III.4.). Le quartine (robiyyt)
invece hanno sempre costituito una forma distinta e in genere sono state raccolte in sezioni a parte: oltre
alla lunghezza fissa di quattro emistichi, la loro specificit dal punto di vista della metrica ha sempre
costituito un elemento distintivo.
I generi e i temi poetici 37
3
Per esempio, la qaside n. 29 delledizione Modarres-e Rezavi ha tutte le caratteristiche di un ghazal.
4
Per esempio, le qaside 98, 150, 183, 227, 250 delledizione Modarres-e Rezavi sono comprese fra i
ghazaliyyt nel manoscritto Kabul. La scelta di Moddares-e Rezavi non segna di fatto un progresso ri-
spetto al metodo degli antichi copisti (cfr. de Bruijn, Of Piety and Poetry, pp. 89-112, in particolare pp.
93-4).
5
Si tratta di composizioni in cui il poeta si lamenta (shekve = lamento) della prigionia o, in generale,
delle ingiustizie del destino, dellirriconoscenza del mecenate, dellinadeguata ricompensa alla propria
abilit.
6
Mojir al-din Baylaqni, Divn, ed. M. bdi, Tabriz 1358/1379, pp. haftdohasht - haftdonoh.
38 I generi e i temi poetici
via di formazione.7 Per quanto riguarda il ghazal e la qaside, forme e temi non sono
sempre due entit chiaramente distinte e separate ma ancora condividono ampi spazi
in una produzione poetica sentita con una forte unitariet di fondo.
Il secondo punto riguarda le edizioni dei divn: come messo in luce in pi sedi
da diversi studiosi, linsieme delle composizioni attribuite a un poeta e raccolte in
edizioni a stampa sono suscettibili di ampie discussioni.8 Di pochi poeti vissuti fra il
V/XI e il VII/XIII secolo, infatti, si pu contare su una tradizione manoscritta che
risalga a epoca pre-safavide, ovvero precedente al X/XVI secolo:9 per la maggior
parte, il materiale tardo e soggetto a molti dubbi relativamente alla quantit e alla
sostanza dei componimenti trasmessi, e per il lascito di molti autori resta ancora da
fare un lavoro filologico basato su criteri scientifici coerenti.10 Oltre a queste incer-
tezze e problematicit di ordine testuale, si deve tenere conto della difficolt, nella
stesura di un capitolo di storia letteraria, ad attingere informazioni sulle composi-
zioni dei singoli poeti facendo direttamente riferimento ai manoscritti, procedura che
permetterebbe, in parte, di sciogliere alcune questioni. ovviamente pi fattibile uno
studio dei testi sulla base delle migliori edizioni a stampa, e questa la procedura
seguita anche in questa sede. importante comunque tenere sempre presente che un
confronto diretto con la tradizione testuale potrebbe portare a mettere in discussione,
anche in maniera sostanziale, alcuni dei dati forniti dalle edizioni a stampa.11
7
I nomi stessi delle due forme in questione hanno un significato che ne richiama il motivo della
composizione: qaside indica una poesia che ha uno scopo (lodare un mecenate, ottenere un compenso),
ghazal indica una poesia che descrive la vicenda amorosa.
8
In molti casi, il principio guida nella compilazione delledizione di un divn stato quello di mettere
insieme il materiale attribuito al poeta nelle tadhkere, negli album poetici (safine, gonj), nelle opere sto-
riche, nei dizionari, ecc., non sempre sottoponendo i testi reperiti a un vaglio critico. Questo sistema si ,
in genere, rivelato tanto pi inadeguato quanto pi era grande la fama del poeta cui veniva applicato. In
questo frangente, infatti, si d non di rado il caso che, da parte di scribi e di cronisti, siano state attribuite
ad un poeta anche composizioni di poeti minori che in tal modo sarebbero entrate in una tradizione di
prestigio. Si tenga conto, inoltre, che il lavoro pi arduo che aspetta un filologo proprio quello sui testi
maggiormente apprezzati nella storia letteraria a causa della proliferazione delle copie manoscritte dovuta
appunto alla diffusione e alla fama dellopera (si pensi, per esempio, al divn di Hfez, poeta
dellVIII/XIV secolo, del quale si contano pi di mille manoscritti). Spesso, al contrario, i testi di autori
minori sono quelli che presentano minori incertezze (dellopera di Emdi Rzi, un poeta non particolar-
mente illustre, esiste, per esempio, un unico manoscritto, e dunque poco margine di discussione filolo-
gica; cfr. de Bruijn, Emdi Rzi, Enc. Iranica).
9
Secondo de Blois, una lista prudente dei poeti di epoca pre-mongola con un divn attestato in mano-
scritti del periodo Ilkhanide la seguente: Azraqi, Nser-e Khosraw, Anvari, Athir Akhsikati, Attr,
Kaml Esfahni, Khqni, Moezzi, Mokhtri, Qamar, Qevmi Rzi, Runi, Adib Sber, Sani, Shams-e
Tabasi e Zahir Frybi (de Blois, Persian Literature, p. 499).
10
Va ricordato che di alcuni autori di epoca selgiuchide non ancora stata realizzata unedizione del
divn; cfr. de Blois, Persian Literature, pp. IX-XI; per non citare che qualche nome di rilievo si pensi a
Sharaf al-din Shoforvah, Rzi Nishpuri e Ziy Prsi. Sulle delicate questioni inerenti la valutazione dei
manoscritti dei canzonieri, cfr. ibidem, pp. 498-502.
11
Il problema tocca innanzitutto le attribuzioni (molti dei ghazal attribuiti a Zahir Frybi, per esempio,
sono stati poi identificati come opera di Zahir al-din Shirzi, per non citare che un caso eclatante e certo
non isolato) ma anche le classificazioni per genere che nella maggior parte dei casi sono state a discre-
I generi e i temi poetici 39
1. Qaside
zione del filologo che cura ledizione: si pensi alle qasyed-e kuth (qaside brevi) raccolte da Kazzzi
nella sua recente edizione del divn di Khqni molte delle quali erano state classificate come qete
nelledizione curata da Sajjdi; o allinsieme dei ghazal di Sani che nei manoscritti pi antichi si tro-
vano spesso mescolati alle qaside.
12
Leccezione pi vistosa rappresentata da Attr che comunque, pur nei suoi abiti di poeta mistico,
compose alcune qaside: si tratta di una trentina di composizioni, modellate sulle qaside di Sani, nelle
quali espone precetti morali e contenuti mistici e ascetici.
13
Limportanza del modello rappresentato dalla produzione dei poeti ghaznavidi confermata, fra
laltro, dalle numerose qaside che i poeti selgiuchidi scrissero in risposta a qaside dei loro pi illustri
predecessori; cfr. M. J. Mahjub, Sabk-e khorsni dar sher-e frsi, Tehran 1345/1976, pp. 659-68; cfr.
anche Moezzi, Divn, ed. A. Eqbl, Tehran 1318/1939, pp. 13-5 della introduzione.
14
Coi termini nasib o tashbib si definisce la parte lirica introduttiva della qaside, di lunghezza variabile
fra i 6 e i 12 versi.
15
Col termine gorizgh si identificano i versi con i quali il poeta passa dal nasib/tashbib, lintroduzione
lirica della qaside, al madih, la parte panegiristica. Si tratta di pochi versi (1-3), giudicati di non facile
realizzazione, nei quali viene infatti messa alla prova labilit di un poeta e che spesso contengono il
nome del lodato (mamduh).
16
Col termine madih si indica lultima parte della qaside, quella dedicata alla lode delle gesta o delle
virt del personaggio (mamduh) cui dedicata la qaside; spesso il madih si chiude con unabile richiesta
di compenso da parte del poeta.
17
La poesia di questo periodo particolarmente ricca di elegie funebri (marthiye) spesso dedicate anche
ad altri poeti: Masud-e Sad-e Salmn compone una qaside per la morte di Hasan Ghaznavi, Sani per
la morte di Moezzi e di Othmn Mokhtri, Khqni scrive unelegia per Falaki Sharvni. I letterati pi
sensibili a questo tema furono innanzitutto Khqni, e poi Moezzi, Jabali, Rashid al-din Vatvt, Jaml
al-din Esfahni e suo figlio Kaml al-din.
18
Sullimportanza della tradizione nella formazione del poeta si vedano i capitoli dedicati a tale argo-
mento nei Chahr maqle (discorso n. 2), nel Qbusnme (capitolo 35) e nel Rhat al-sodur (capitolo 6,
allinterno dei motivi della composizione del libro).
40 I generi e i temi poetici
19
Le osservazioni che seguono riguardano soprattutto lo studio della qaside, la forma poetica pi in voga
allepoca, ma si riferiscono a fattori che condizionarono lo sviluppo anche di altri generi (ghazal e qete
soprattutto).
20
A conferma dellimportanza delle figure di Anvari e di Khqni come poeti dotti, c il fatto che essi
condividono oltre la fama anche il destino di vedere i propri canzonieri sottoposti ad ampi commentari la
cui compilazione, che ha inizio in epoca immediatamente successiva alla morte dei due poeti, sopperiva
proprio alla difficolt di comprensione delle immagini, delle metafore e delle allusioni dotte utilizzate
con grande variet e frequenza nei loro versi (per avere unidea del proliferare di questi commentari cfr.
de Blois, Persian Literature, pp. 225-6 per Anvari; pp. 326-8 per Khqni).
21
Per un quadro generale, si confronti A. Bausani, Religion in the Selgiuch Period, in The Cambridge
History of Iran, J.A. Boyle ed., vol. 5, Cambridge 1968, pp. 283-302; A. Bausani, Persia Religiosa, Mi-
lano 1959, pp. 177-214.
I generi e i temi poetici 41
22
Per avere unidea delle difficolt e delle incertezze da cui era contrassegnata la vita dei poeti in
questepoca, basta osservare quanti di loro finirono in prigione per motivi politici o religiosi, per periodi
pi o meno lunghi; fra i pi famosi ricordiamo: Masud-e Sad-e Salmn, Falaki Sharvni, Mojir al-din
Baylaqni, Khqni e Nser-e Khosraw.
23
In questo tipo di tematica particolarmente evidente linfluenza della poesia araba, influenza resa pi
forte in epoca selgiuchide dalla vicinanza fra i due contesti culturali (si pensi alla fitta rete di relazioni fra
Hamadan e Baghdad, per esempio): la tendenza a elogiare se stessi, il vantarsi della propria arte,
linvettiva contro colleghi e mecenati irriconoscenti, sono tutti temi presenti anche nella letteratura araba
precedente e coeva.
24
V. Zafari, Habsiye dar adab-e frsi, az ghz-e sher-e frsi t pyn-e zendiye, Tehran 1364/1985.
42 I generi e i temi poetici
altro poeta della quale si ripropongono gli aspetti tecnici (rima, metro e numero di
versi) e quelli tematici.25 La fitta rete di relazioni poetiche (esteqbl), dirette o indi-
rette, che si produce fra diversi autori, poteva avere intenti polemici sollecitati da
circostanze particolari (Khqni e Abu Al Ganjavi si scambiarono veementi qaside
in cui il primo accusava il secondo di tendenze ismailite) oppure, pi raramente, po-
teva farsi interprete di unespressione di stima e di ossequio (in diverse qaside Sani
loda Othmn Mokhtri, Anvari ha versi di apprezzamento per Abu l-Faraj Runi,
Rashid al-din Vatvt esprime la sua stima per Mojir al-din Baylaqni) o, infine, rap-
presentare semplicemente uno spunto dispirazione.26 In questo contesto, il tema
della satira costituisce un motivo di primaria importanza che testimonia la tendenza a
utilizzare la qaside per lespressione di fatti personali e contingenti. Anche se la
qete resta, come vedremo, la forma privilegiata per lo sviluppo del filone satirico,
lutilizzo della qaside a fini diffamatori porta con s un sovrappi di significato: uti-
lizzare il genere encomiastico-celebrativo a scopo denigratorio significa infatti capo-
volgere in modo totale e dirompente i princpi fondanti di quel genere. Il tema della
satira non nuovo rispetto al passato, ma in epoca selgiuchide raggiunge livelli altis-
simi di espressione poetica e di diffusione;27 in questo periodo, infatti, la vena critica
dei poeti non si limiter a colpire i colleghi, i mecenati avari, gli antagonisti, i nemici
personali, ecc., ma verr estesa a una problematica pi ampia fino ad assumere toni
sociali e politici (si pensi a Sani che aprir la strada allutilizzo, in campo mistico,
del filone delle hazliyyt oscenit poetiche e a Suzani Samarqandi le cui composi-
zioni sono modelli di uninvettiva veemente che avr numerosi epigoni).
Per quanto riguarda il livello della forma (lafz), i poeti selgiuchidi rendono la
qaside pi ricercata, preziosa ed elaborata attraverso lallargamento del patrimonio
lessicale, con la realizzazione di strutture sintattiche pi complesse e con
25
Per unintroduzione teorica alle modalit della risposta poetica e per unamplia bibliografia
sullargomento, cfr. R. Zipoli, The technique of the awb, Venezia 1993.
26
Questultima sembra fosse la motivazione pi diffusa fra i poeti ghaznavidi i quali a loro volta ave-
vano spesso messo in atto tale pratica: cfr. Mahjub, Sabk-e khorsni dar sher-e frsi, pp. 522-37.
27
Questa poesia [satirica e oscena / hajv e hazl] esplode, come del resto quella panegiristica, nellet
selgiuchide, quando i due filoni hajv e hazl vedono esasperata, nel corso del VI secolo, la loro commi-
stione, per cui si assiste spesso a miscele inestricabili. Fra le caratteristiche di maggior rilievo della rela-
tiva produzione, la grande capacit inventiva che raggiunge vette iperboliche, riflettendo quanto di
analogo avviene allora nella contemporanea poesia seria. Tale fiorire fu favorito dalla difficile situazione
politico-sociale che rende pi frequenti non solo le dispute fra i poeti ma anche le contese fra i poeti e i
mecenati. raro trovare un autore del VI secolo che non abbia composto qualche riga di hajv e di hazl,
ma in genere la palma (sia per quantit che per qualit) viene assegnata a Suzani e ad Anvari. Khqni,
dal canto suo, risulta spesso indicato come uno fra gli autori pi suscettibili e ombrosi, annoverando, nel
proprio canzoniere, versi diretti contro il proprio maestro (Abu l-Al-e Ganjavi), contro il proprio pre-
sunto allievo (Mojir al-din Baylaqni), contro altri poeti contemporanei (fra i quali Rashid al-din Vatvt),
contro maestri del passato (Onsori), contro i propri familiari, quali il padre e la figlia. Cfr. R. Zipoli,
Satirical, invective and burlesque poetry, in History of Persian Literature, New York, in corso di
stampa.
I generi e i temi poetici 43
lincremento delluso di figure retoriche, sia a livello del significato che del signifi-
cante. Per quanto riguarda il lessico, larricchimento del vocabolario poetico
unovvia conseguenza dellintroduzione, col contributo decisivo dei poeti dotti, di
un complesso di metafore, comparazioni e immagini attinte da campi semantici
nuovi quali, come sopra accennato, astrologia e astronomia, medicina e scienze teo-
logiche. Di conseguenza, poich nel mondo islamico la terminologia scientifica
sempre stata prerogativa della lingua araba, la scelta di allargare ad ambiti scienti-
fici il vocabolario poetico porta con s un incremento del lessico arabo nella qaside
persiana di questo periodo. Relativamente alla struttura sintattica, in questepoca si
pu notare una tendenza a rendere le costruzioni pi complesse e, a tratti, persino
oscure. Per quanto riguarda laspetto retorico, infine, interessante rilevare che in
quasi tutti i poeti di questepoca si registra una notevole attenzione allelaborazione
formale dei testi e tale tendenza ampiamente confermata dalla composizione di
numerose qaside-ye masnu (o motakallef) artificiose, ovvero di poesie nelle quali
lautore fa mostra di una particolare abilit tecnica evitando, per esempio, luso di
certe lettere, imponendosi in tutti i versi una rima ricca o la ripetizione di una o pi
parole. Non un caso che proprio a questepoca risalga la prima qaside-ye masnu di
cui si abbia notizia, quella di Qavmi Ganjavi,28 che presenta in ogni verso lesempio
di un artificio della scienza delle figure (elm-e badi).29 In generale, la figura pi
utilizzata per dare dimostrazione di virtuosismo sembra essere leltezm (artificio
che impone al poeta di rispettare una condizione che va oltre i canonici limiti del
metro e della rima) ma spesso troviamo anche laff o nashr (una sorta di parallelismo
sintattico-lessicale), e diverse figure basate sulla ripetizione (tajnis, radd al-sadr al
al-ajoz, ecc.).30
28
Allinizio questa qaside era stata erroneamente attribuita a Rashid al-din Vatvt, panegirista e cancel-
liere alla corte di Atsiz Garchi, e autore, fra laltro, di un manuale di elm-e badi (Hadyeq al-sehr-fi
daqyeq al-sher, cfr. infra V.7.); Rashid al-din Vatvt, Divn, ed. S. Nafisi, Tehran 1339, pp. 221-9.
Questa qaside stata tradotta e commentata da E.G. Browne, Literary History of Persia, 4 voll., repr.
Cambridge 1964-1969, vol. II, pp. 46-76.
29
Gi nei primi decenni del V/XI secolo vari poeti si erano cimentati nella composizione di versi o di
intere qaside artificiose (motakallef), costruendo figure legate alle caratteristiche dellalfabeto; ne tro-
viamo esempi nei canzonieri di Asjadi, Borhni, Qatrn Tabrizi, Monjik Termidhi.
30
Un esempio curioso di questa ricerca di virtuosismo e di dimostrazione di abilit tecnica rappresen-
tato da un poema strofico (tarkibband) in cui la poesia viene a contatto con liconografia. Il poema in
questione, composto da Sharaf al-din Shoforvah, panegirista alla corte dellatabeg ildeguzide Jahn
Pahlavn, riportato nella famosa antologia di epoca mongola di Mohammad Badr al-din Jjarmi,
Mones al-ahrr, in una versione che si rif a un testo, oggi perduto, accompagnato dalle immagini
dipinte da Rvandi (il quale fu non solo storico ma anche calligrafo e decoratore di libri): si tratta di una
poesia-rebus nella quale al posto delle parole che dovrebbero concludere ogni verso, inserita
unillustrazione che ne suggerisce il referente e il senso; cfr. A.H. Morton, The Munis al-Ahrr and its
Twenty-ninth Chapter, in Illustrated Poetry and Epic Images: Persian Painting of the 1330s and 1340s,
ed. by M. Lukens Swietochowski & S. Carboni, New York 1994, pp. 49-66.
44 I generi e i temi poetici
Una delle cause che viene individuata per spiegare levoluzione dei modi di
scrivere qaside nella direzione della ricercatezza e dellelaborazione del lafz, la
formazione sempre pi sofisticata della classe dei segretari (dabir).31 Prevalente-
mente di origine iranica, grazie alle varie funzioni ricoperte i dabir costituivano los-
satura dellamministrazione selgiuchide. Al di l delle competenze tecniche che do-
vevano possedere (amministrative, economiche, giuridiche, ecc.), si trattava di una
categoria di intellettuali fortemente influenzata dalla letteratura araba sulla quale
erano stati istruiti. Essi contribuirono a portare nella poesia (arte praticata non solo
dagli stessi segretari, ma anche dai nadim e, occasionalmente, da personaggi dai
ruoli pi diversi)32 le abilit retoriche e le competenze culturali tipiche della loro
eclettica funzione. Tale influenza, non limitata allarte della cancelleria, trover il
terreno pi fertile oltre che nella prosa, come vedremo, proprio nella qaside.
La maggior parte delle qaside del periodo selgiuchide sono in persiano; si ha
quindi in questepoca una tendenza inversa rispetto al periodo precedente, caratteriz-
zato da un forte apprezzamento per la poesia araba e nel quale la produzione panegi-
ristica in arabo era stata decisamente consistente.33 Vi sono comunque, anche nel
periodo che qui ci interessa, numerose qaside scritte in arabo34 anche se la tendenza
alluso dellarabo soprattutto prevalente nella costruzione di particolari figure reto-
riche in voga, quali, per esempio, il molamma35 nel quale il poeta compone poesia
introducendo alternativamente un verso in arabo e uno in persiano, e il tazmin nel
quale il poeta introduce versi di altri poeti, alloccasione anche arabi.
31
Per una descrizione della formazione e della funzione dei dabir in epoca selgiuchide, cfr. i Chahr
maqle (primo discorso) di Nezmi Aruzi e il Qbusnme (capitolo 39) di Kay Kaus ebn Eskandar.
32
Nei capitoli dedicati al segretario e al poeta nei Chahr maqle di Nezmi Aruzi (maqle 1 e 2), da
numerosi passi si evince come la pratica della poesia fosse unabilit diffusa, con esiti diversi, fra tutti i
personaggi che frequentavano la corte. Una chiara conferma in questo senso viene dal Lobb al-Albb di
Awf, che cita pi di cento poeti, non tutti professionisti, per il periodo in questione (cfr. Awf, The
Lubbul-Albb, second part, pp. 67-418).
33
Cfr. V. Danner, Arabic Literature in Iran, in Enc. Iranica, s.v. Arabic.
34
Le numerose qaside in arabo sono dedicate soprattutto a visir e a membri colti della burocrazia: si
ricordino il gi citato Abu l-Qsem Ali Bkharzi (m. 468/1075) che loda in arabo al-Kondori, potente
ministro di Toghril Beg, e i panegiristi di Nezm al-Molk, per esempio, al-Husayn ben Ali al-Toghri
(m. 516/1122 ca.), che in arabo compil un intero divn, e Ahmad ben Abd al-Razzq al-Tantarni au-
tore di una ricercata qaside in arabo a strofe (qaside-ye tarjiiyye). Come gi ricordato, Nser-e Khosraw
compose un intero canzoniere in arabo che non ci pervenuto. Qualche qaside in arabo si trova comun-
que nei canzonieri di tutti i maggiori poeti dellepoca, come, per esempio, in Hasan Ghaznavi (Divn, ed.
M. T. Modarres-e Rezavi, Tehran 1328/1949, pp. 352-4) e in Khqni (Divn, ed. J. Kazzzi, 2 voll.,
Tehran 1375/1996, vol. II, pp. 1340-71); Kaml al-din Esfahni compose anche un breve trattato in
arabo, la Reslat al-qaws (Divn-e khallq al-mani, ed. H. Bahr al Olumi, Tehran 1348/1969-70, pp.
sadose - sadosizdah).
35
Abd al-Vse Jabali, Divn, ed. Dh. Saf, 2 voll., Tehran 1339-41/1960-2, pp. 483-7.
I generi e i temi poetici 45
Tutti i poeti vissuti fra il V/XI e il VII/XIII secolo lasciano uneredit letteraria co-
stituita per la maggior parte di qaside, a conferma del fatto che si tratta del genere
pi importante per lepoca. Nellimpossibilit di entrare nel dettaglio della produ-
zione generalmente vastissima dei maggiori qasidisti (qasidesaryn), ci limitiamo a
tracciarne di seguito un rapido profilo che cerchi di mettere in risalto le singole spe-
cificit cos come sono state individuate dai critici.36
Per iniziare,37 introduciamo un autore, Nser-e Khosraw38 (394-470/1004-
1077), nome darte Hojjat, che non ha mai usato la qaside a fini panegiristici con lo
scopo di ottenerne un compenso (solo alla fine di alcune qaside troviamo degli elogi
rivolti al califfo fatimide al-Mustansir che fu al potere fra il 427/1035 e il 487/1094)
ma che si servito di questa forma poetica come mezzo dinsegnamento morale e di
propaganda religiosa trattando temi del tutto nuovi ed estranei alleredit
ghaznavide. Egli utilizz la qaside per descrivere i propri ideali religiosi, la propria
evoluzione spirituale nonch per denunciare la corruzione e lipocrisia della classe
religiosa ufficiale. Dopo aver abbracciato la dottrina ismailita, Nser-e Khosraw al-
larga i propri ambiti tematici includendo nelle sue qaside (piuttosto trascurate, se-
condo i critici, dal punto di vista formale) esposizioni propagandistiche e pi ampie
riflessioni sulla condizione umana e sullesperienza religiosa. Lo stile personale di
Nser-e Khosraw si mostra anche nello sviluppo dei temi tradizionali: qualora nelle
sue qaside esordisca con un nasib naturalistico, questo non descrive la bellezza
dellambiente ma piuttosto il suo valore effimero, caduco, transeunte, ingannevole, al
fine di invitare luomo al distacco dalle cose terrene e spingerlo verso lunica verit.
Nella sua poesia, lintento didattico prevale sempre sul fine estetico. Al di l del loro
valore in rapporto alla vicenda personale e ai contenuti storico-religiosi cui si ispira-
rono, le qaside di Nser-e Khosraw, la cui vicenda umana e poetica comunque sin-
36
Per le notizie biografiche, la descrizione delle edizioni dei divn e del patrimonio manoscritto, e i mag-
giori riferimenti bibliografici relativi ai singoli poeti, rimandiamo al volume di de Blois, Persian
Literature, che costituisce il contributo descrittivo e critico pi completo e dettagliato sui poeti di epoca
selgiuchide. Utili sintesi sono reperibili sotto i nomi dei singoli poeti in The Encyclopaedia of Islam,
New edition, Leiden 1960- (Zakt pi supplementi), nella Encyclopaedia Iranica, ed. by E. Yarshater,
London New York 1982- (Human pi supplementi), e nel Dirat al-maref-e bozorg-e eslmi, ed.
K. M. Bojnurdi, Tehran 1374/1996- (Bermvi). Un ampio resoconto delle informazioni riportate nelle
tadhkere e unantologia di testi si trova in Dh. Saf, Tarikh-e adabiyyt dar Irn, 5 voll., Tehran
1332/1954, voll. I e II.
37
Lordine con cui introduciamo gli autori segue un criterio di opportunit espositiva senza tenere conto
del fattore cronologico.
38
Malgrado la novit dellesperienza poetica di Nser-e Khosraw, si pu rintracciare un suo antecedente
poetico nelle qaside religiose di Kasi Marvazi (n. 341/953) rispetto al quale, tuttavia, Nser-e Khosraw
dichiara la propria superiorit.
46 I generi e i temi poetici
39
Si veda la ricca monografia di A. Hunsberg, Nasir Khusraw: the ruby of badakhshan. A portrait of
the Persian Poet, traveller and philosopher, London & NewYork 2000.
40
Lopera poetica di Sani stata studiata in dettaglio (biografia, testi, questioni filologiche) in
unampia monografia dedicata al poeta: de Bruijn, Of Piety and Poetry; cfr. anche M.R. Shafii Kadkani,
Tziyneh-ye soluk. Naqd va tahlil-e chand qaside az Hakim Sani, Tehran 1372/1993.
I generi e i temi poetici 47
della qaside,41 non con invenzioni cerebrali, come aveva fatto Azraqi (cfr. infra), ma
con una raffinatezza che va nel senso dellarmonia del verso: sar questultima la li-
nea di tendenza che prevarr anche nella qaside posteriore.
A loro volta, anche le qaside di Othmn Mokhtri (467-513/1074-1119 ca.)
testimoniano con evidenza linfluenza dei modelli dei poeti ghaznavidi sui panegiri-
sti selgiuchidi. Tale influenza va per oltre il riproporre temi e immagini standard e
si spinge fino a forme di vera e proprio imitazione (tatabbo) quando Othmn
Mokhtri riprende, per esempio, schemi rimici, metrici e motivi ispiratori di qualche
famosa qaside di Farrokhi. Ammirato soprattutto per le sue descrizioni naturali
(spesso contenenti degli enigmi) e per la sua padronanza perfetta di tutte le figure
della elm-e badi, nei suoi poemi ricorre in numerose circostanze la nostalgia per i
tempi passati e per i fasti delle corti di Mahmud di Ghazna e di Masud I, come in
una sorta di panegirico rivolto al passato.
Sayyed Hasan Ghaznavi (m. 556/1160), nome darte Ashraf, fu uno dei qasi-
disti pi ammirati allepoca, non solo per le sue qualit artistiche ma anche per la sua
statura morale e intellettuale: arbitro di stile e giudice di giovani talenti resta famoso
un aneddoto del Rhat al-sodur nel quale Rvandi riporta le indicazioni di Hasan
Ghaznavi a proposito della corretta formazione di un poeta.42 I suoi modelli dichia-
rati furono le qaside di Moezzi, Sani, Masud-e Sad-e Salmn e a sua volta
linfluenza del suo stile si pu notare nelle qaside di Jaml al-din Esfahni, di Kaml
al-din Esfahni e di Mojir al-din Baylaqni. Pur manifestando una grande maestria
nelluso degli abbellimenti retorici, diversamente da molti suoi contemporanei non
ne fece un uso forzato e artificioso e si mantenne molto vicino alleredit dello stile
khorasanico.
Nelle qaside di Abu l-Faraj Runi (m. 500-508/1106-1114) si nota labbandono
del nasib tradizionale e lintroduzione di elementi di novit stilistica che i critici
identificano soprattutto in una sintassi pi complessa, nelluso di composti nuovi,
nella creazione di metafore e iperboli originali accompagnata dalla presenza pi insi-
stita di figure retoriche. Il suo vocabolario ricco di termini mutuati dalle scienze
religiose e dalle scienze naturali e testimonia, relativamente a questo aspetto, le-
voluzione che si realizza in epoca selgiuchide rispetto allo stile khorasanico. Gi i
poeti contemporanei avevano percepito gli elementi di novit presenti nel suo stile e
saranno numerosi gli autori successivi a riconoscerne linfluenza nella propria poe-
41
Una conferma in questo senso viene anche dalle modalit con cui descrive la natura nelle sue qaside;
cfr. de Fouchcour, La description de la nature dans la posie lyrique persane du XIe sicle, Paris 1969,
pp. 201-26.
42
M. b. Ali b. Solaymn al-Rvandi, Rhat al-sodur fi yat al-sorur dar trikh-e l-e saljuq, ed. M.
Iqbl e M. Minovi, Tehran 1364/1985, pp. 57-9; a riprova del prestigio di cui godeva Ashraf, ricordiamo
che Rvandi nella sua opera cita ben 196 versi di questo poeta.
48 I generi e i temi poetici
sia: il caso pi famoso senzaltro quello di Anvari che ammette il suo debito verso
lillustre predecessore con citazioni dirette o riferimenti indiretti.43 Il carattere esem-
plare della sua poesia fu percepito non solo dai poeti ma anche dagli studiosi di po-
etica (Rduyni e Rashid al-din Vatvt, nei loro trattati, per esempio, citano spesso i
suoi versi per esemplificare la buona realizzazione di un artificio) e da diversi pro-
satori che arricchirono i propri testi con le sue poesie (Abu l-Mali Nasrollh
Monshi, nella sua versione del Kalile va Demne, ne lesempio pi significativo;
cfr. infra V.2.).
Masud-e Sad-e Salmn (440-515/1048-1121)44 fu abile panegirista e emulo
dichiarato dei poeti della pleiade ghaznavide: Onsori, Farrokhi e Manuchehri so-
prattutto. Le sue qaside, infatti, non apportano elementi di novit e non mostrano an-
cora i segni dellinfluenza del sufismo, restando perci molto pi vicine alle compo-
sizioni dei poeti khorasanici del periodo ghaznavide. Le sue qaside contengono pre-
ziose informazioni storiche ma leredit pi importante della sua opera costituita
dalle habsiyyt, dalle poesie composte in carcere in prevalenza in forma di qaside.
Masud-e Sad-e Salmn il primo a introdurre questo genere di componimenti nella
poesia persiana: in esse, utilizzando con grande maestria il linguaggio del panegirico
convenzionale, il poeta esprime con profondit e intensit di toni, piuttosto rari nel
panorama della poesia persiana tendenzialmente impersonale, il dolore per la propria
condizione e il rammarico per il proprio destino. Nelle sue habsiyyt, la personalit
del poeta acquista spessore e individualit e i versi assumono un tono quasi narrativo
nellambito della sua vicenda personale.45
Anvari (m. 585/1189 ca.) rappresenta lapice del genere qaside in epoca selgiu-
chide.46 Tre secoli dopo, Jmi, nel suo Bahrestn, lo definisce uno dei profeti
della poesia persiana, insieme a Ferdousi e a Sadi. Bench sia uno di quegli autori
che denunciano ripetutamente gli aspetti negativi della professione del poeta di corte,
quasi tutte le sue qaside sono panegiristiche.47 Della struttura tradizionale della
qaside Anvari per infrange spesso le regole: molte sue composizioni esordiscono
43
Gli elementi di influenza di Abu l-Faraj Runi su Anvari sono stati messi in luce, recuperando numerosi
riferimenti testuali, da M. T. Modarres-e Rezavi, Divn-e Anvari, 2 voll., Tehran 1364/1986, vol. I, pp.
104-8.
44
Una recente monografia su Masud-e Sad-e Salmn : Sunil Sharma, Persian Poetry at the Indian
Frontier: Masud Sad Salmn of Lahore, Delhi 2000; ancora valido per la ricchezza delle fonti : M. M.
Qazvini, transl. by E.G. Browne, Masud-i-Sad-i-Salmn, Journal of Royal Asiatic Society, 1905, pp.
693-740 e 1906, pp. 11-51.
45
Zafari, Habsiye dar adab-e frsi, passim.
46
Unantologia corredata da unampia introduzione sulla vita e sulla poetica di Anvari : M. R. Shafii
Kadkani, Mofles-e kimiyforush, naqd va tahlil-e sher-e Anvari, Tehran 1374/1995.
47
Anvari rinunci, per motivi economici, alla carriera di scienziato e ripieg su quella di poeta di corte
con grande riluttanza. Solo alla fine della sua vita riusc finalmente a ritirarsi e a godere della quieta so-
litudine adatta a uno studioso.
I generi e i temi poetici 49
direttamente col madih (sulla cui realizzazione si concentra tutta la sua arte) e rara-
mente i suoi nasib contengono descrizioni della natura; risultano particolarmente
toccanti i suoi dialoghi con lamato, personaggio che coincide, in gran parte dei casi,
con il lodato. La sua maestria nella composizione di qaside viene individuata so-
prattutto nelluso poetico che egli fa della sua straordinaria erudizione, utilizzan-
dola non solo come ornamento (arricchendo con materiale dotto il sistema delle fi-
gure), ma come parte integrante della sostanza del panegirico; linsieme di immagini
nuove che introduce sono mutuate dal campo della filosofia, della musica, della-
stronomia e delle scienze naturali al punto che la sua poesia stata definita una sorta
di enciclopedia delle conoscenze dellepoca selgiuchide. Grazie alla sua im-
maginazione, alla sua erudizione, alla sua maestria nella manipolazione della lingua
e nelluso delle figure retoriche, conduce la qaside a una complessit tale che il suc-
cessivo declino sar inevitabile.48 Il suo linguaggio elaborato e fortemente arabizzato
e la sua arte nella costruzione delle metafore sono capaci di trasmettere una straordi-
naria densit di significati ma al contempo possono risultare contorti o perfino
oscuri. Anvari , dunque, un rappresentante esemplare del poeta dotto (viene spesso
indicato col titolo di hakim, sapiente), fortemente influenzato dalla filosofia di Avi-
cenna, ma ricordato dai critici anche per la sottile ironia, i tocchi di umorismo, e i
sentimenti di lealt (si pensi alla qaside Le lacrime del Khorasan)49 che emergono
dai suoi versi.
A contendere a Anvari il primato del maggior qasidista del periodo selgiuchide
Khqni Sharvni (520-595/1126-1198):50 i critici lo definiscono il poeta dotto
per eccellenza poich le sue qaside dimostrano una vastit di nozioni insuperata, ar-
ricchita dallo stimolante contesto culturale e religioso (cristiano e musulmano al
contempo) in cui si era formato.51 Viene in genere definito come creatore di motivi
nuovi e originali arricchiti, a loro volta, dalluso magistrale di figure retoriche quali:
eziologia fantastica (hosn-e talil), mort-e nazir (uso di termini appartenenti allo
stesso campo semantico), iperbole (eghrq, mobleghe, gholovv) e metafora
(estere). Le sue qaside sono rivolte non solo ai mecenati ma anche a parenti e
amici, e mostrano spesso la compresenza di parti ispirate a temi differenti; intento
panegiristico e poesia religiosa, i temi che lo legano con un filo diretto alla poesia di
Sani, si fondono spesso in ununica combinazione in particolare nelle qaside dedi-
48
Rypka, A History of Iranian Literature, p. 198.
49
Anvari, Divn, vol. I, no. 82. Questa famosa qaside stata tradotta in italiano da G. Scarcia, Lettera-
tura persiana, in Storia delle letterature dOriente, Milano 1969, vol. II, pp. 308-9.
50
Sulla poetica di Khqni unampia monografia : A.L.F.A. Beelaert, A cure for the grieving, Leiden
2000; bench le considerazioni espresse dalla studiosa si basino principalmente sul mathnavi Tohfat al-
Erqayn, molte delle osservazioni presenti in quello studio sono valide anche per le qaside.
51
La madre di Khqni era una cristiana nestoriana convertita allIslam.
50 I generi e i temi poetici
52
Per alcuni critici la descrizione naturalistica, intesa come tematica autonoma, assume connotazioni tali
da renderla, allinterno di un genere, una forma a s stante di poesia che viene in questo caso denominata
vasf.
53
Khqni, Divn, ed. S.Sajjdi, pp. 358-60. Questa famosa qaside stata tradotta in italiano da G.
Scarcia in A.M. Piemontese, Storia della letteratura persiana, 2 voll, Milano 1970, vol. I, pp. 107-8.
54
Cfr. Mojir al-din Baylaqni, Divn, ed. M. bdi, Tabriz 1358/1979, pp. se-hefdah.
55
Questa rimostranza dar lo spunto a vari poeti, fra cui Jaml al-din Esfahni, per rivolgere pungenti
satire contro Mojir al-din Baylaqni; cfr. Jaml al-din Esfahni, Divn, ed. V. Dastgerdi, [Tehran]
1362/1983, pp. 400-1.
56
Rypka, nella sua storia letteraria, menziona il fatto curioso che un poeta della levatura di Amir
Khosraw Dehlavi tenesse Mojir al-din Baylaqni in pi alta stima dello stesso Khqni. Che la sua fama
avesse raggiunto un notevole livello fra i suoi contemporanei dimostrato anche dal fatto che il poeta
pi citato da Rvandi il quale nel suo Rhat al-sodur introduce ben 348 suoi versi.
57
Ricordiamo, in proposito, la composizione di qaside che presentano rispettivamente le parole yine
(specchio), sham(candela), shir (leone) in ogni verso, o composte utilizzando solo lettere senza punti o,
ancora, prive dellalef (Mojir al-din Baylaqni, Divn, pp. 39-42 e p. 134).
I generi e i temi poetici 51
58
Anvari pone Adib Sber sullo stesso livello di prestigio di Sani (Anvari, Divn, qete 350, pp. 686-
7).
59
Awf, The Lubbul-Albb, second part, pp. 224-5.
60
Abd al-Vse Jabali, Divn, pp. 483-87.
52 I generi e i temi poetici
zione. Resta da verificare il suo debito verso la poesia di Khqni nei confronti della
quale Saf lo accusa di plagio.61
La linea eterodossa della qaside selgiuchide rappresentata da Azraqi Heravi
(m. 465/1072 ca.), poeta che porta ai limiti estremi la tecnica tradizionale della co-
struzione delle immagini.62 Sulla linea tracciata da Manuchehri, lillustre poeta di
Dmghn, Azraqi realizza delle qaside in cui lelemento decorativo straordinaria-
mente accentuato, attraverso la personificazione degli astratti, lintroduzione di
nuovi oggetti di paragone e un singolare senso del dinamismo nelle descrizioni che si
differenzia fortemente dalla staticit delle immagini tipica della qaside tradizionale.
In questo senso egli si pone in aperto contrasto con le qaside del contemporaneo
Moezzi, a loro volta esempi perfetti di armonia formale e descrit-tiva, di staticit
decorativa e raffinatezza delle allusioni.
2. Ghazal
Se da una parte, come sopra descritto, la qaside del periodo selgiuchide si evolve in
modo significativo raggiungendo le proprie espressioni pi complesse e iniziando,
appena dopo, il proprio declino, il genere ghazal, al contempo, entra definitivamente
nella scena poetica. Fra il V/XI e il VI/XII secolo, infatti, vengono messe a punto,
progressivamente, le sue caratteristiche tecniche e si delineano le forme e i contenuti
per mezzo dei quali il ghazal raggiunger la sua massima espressione nei due secoli
successivi. Se lepoca selgiuchide , dunque, ricordata a ragione come lapice dello
sviluppo della qaside, la nascita del ghazal costituisce un fenomeno altrettanto rile-
vante, non solo per i risultati estetici raggiunti, ma anche per la sperimentazione di
forme e di contenuti che, evolvendosi, porteranno poi alle produzioni di Jall al-din
Rumi, di Sadi e di Hfez. Il VI/XII secolo viene infatti generalmente descritto negli
studi dedicati al ghazal, come la linea di demarcazione fra quellinsieme di versi
damore che spesso introducevano le qaside degli antichi (la tipologia tematica de-
nominata taghazzol) e il ghazal maturo del VII/XIII secolo; come lepoca, cio, in
61
Dh. Saf, Athir al-din Akhsikati, in Enc. Iranica. Il giudizio espresso da Saf in quella sede pi
severo di quello che troviamo nella sua storia letteraria: Saf, Tarikh-e adabiyyt dar Irn, vol. II, pp.
707-9.
62
Linaccettabile diversit della poesia di Azraqi fu subito notata dai critici coevi e da quelli immediata-
mente successivi: Rashid al-din Vatvt e Shams-e Qays nei loro trattati di retorica citano i versi di Azraqi
per esemplificare ci che non si deve fare in particolare nella costruzione delle similitudini: Azraqi viene
infatti accusato di costruire delle comparazioni con oggetti che non esistono nella realt ma solo nella
fantasia, disattendendo cos la regola della reversibilit del paragone, fattore molto importante nel canone
poetico classico.
I generi e i temi poetici 53
63
Cfr., per esempio, S. Shamis, Sayr-e ghazal dar sher-e frsi, Tehran 1376/1997, pp. 67-76.
64
Sullorigine e sulluso del takhallos cfr. J.T.P. de Bruijn, The name of the poet in Classical Persian
Poetry, Proceedings of the Third European Conference of Iranian Studies, Wiesbaden 1999, pp. 45-56.
Per altri aspetti del fenomeno, si veda P. Losensky, Linguistic and Rhetorical Aspects of the Signature
Verse (Takhallus) in the Persian Ghazal, Edebiyt, vol.8, 1998, pp. 239-71.
54 I generi e i temi poetici
65
A questo aspetto molti critici associano severe considerazioni sulla grettezza culturale dei prncipi
selgiuchidi accusati di essere semi-analfabeti, privi di una propria tradizione culturale e incapaci di con-
frontarsi efficacemente con unattivit letteraria che, nel contesto in cui si insediarono, era gi altamente
sviluppata e sofisticata. Recenti studi, tuttavia, ridimensionano notevolmente la portata di queste osser-
vazioni (J. Scott Meisami, Persian Historiography, Edinburgh 1999, pp. 141-4).
66
Fra il IV/X e il V/XI secolo, la poesia damore in persiano fu dispirazione profana, e si suppone che a
quellepoca il ghazal fosse essenzialmente un tipo di poesia appannaggio di musicanti e menestrelli.
Sebbene sia probabile che anche i poeti di corte occasionalmente vi si dedicassero, non sono stati tra-
smessi fino a noi poemi di questo genere. Una delle ragioni di questa carenza di testimonianze scritte
potrebbe essere che quei poemi damore non fossero considerati degni di venir conservati attraverso la
scrittura. La registrazione scritta di composizioni in forma ghazal risale infatti al VI/XII secolo, quando
compaiono le prime consistenti collezioni di poemi di questo genere. Potrebbe non essere per caso che
questo fenomeno coincida con il crescente uso del ghazal come mezzo di espressione dellamore mistico
e che questo fenomeno abbia in qualche modo conferito dignit e rispettabilit ad un genere prima con-
siderato frivolo (J.T.P. de Bruijn, Persian Sufi Poetry, Richmond 1997, p. 55; idem, Gazal, in Enc.
Iranica).
67
interessante ricordare la relazione che Motaman suggerisce fra lascesa della mistica e la decadenza
dei valori antico-iranici: egli afferma che, in epoca ghaznavide, lattenzione dei letterati era focalizzata
sul mito delleroe iranico, sulla gloria militare, sulla tensione guerresca, il tutto accentuato dalleffetto
delle conquiste di Mahmud di Ghazna. A mano a mano che questi fattori si indeboliscono, la mistica
prende il sopravvento e trova nella poesia il suo veicolo preferenziale di espressione. Motaman attribui-
sce a questa decadenza dello spirito guerresco, alla penetrazione della mistica e al chiudersi degli intel-
lettuali nellesperienza religiosa individuale, una responsabilit anche nella disfatta subita per mano dei
Mongoli dalle popolazioni dellaltipiano iranico, dilungandosi molto su questo aspetto. Il fatto che lo
spirito bellicoso lasci il posto alla mistica anche uno dei motivi per cui la qaside decade: il poema epico
e guerresco perde il suo primato mentre i temi amorosi e lirici in generale ne prendono il posto (cfr. Z.
Motaman, Tahavvol-e sher-e frsi, Tehran2 1352/1973, passim). La perdita di questo motivo ispiratore
nelle qaside, pu essere in parte dovuta al fatto che i Selgiuchidi, che erano di stirpe turca e non avevano
nessun legame con le precedenti dinastie di stirpe iranica, avrebbero potuto sentirsi urtati da riferimenti a
un passato glorioso che non condividevano con le popolazioni dei territori conquistati.
I generi e i temi poetici 55
68
J. Scott Meisami, Medieval Persian Court Poetry, Princeton 1987, pp. 273-9.
69
La necessit di distinguere fra le composizioni che cantano lamore profano e quelle dedicate
allamore mistico, perlomeno in questa prima fase della storia del ghazal, sentita da diversi studiosi ma
spesso gli elementi individuati a supporto di una delle due tesi non possono essere considerati definitivi;
cfr. de Bruijn, Persian Sufi Poetry, in particolare pp. 54-68. Per un approccio alla storia del ghazal su
base tematica si veda: D. Sabur, fq-e ghazal-e frsi, Tehran 1370/1991.
70
Con il termine malmati si indica una corrente di pensiero sviluppatasi in ambienti mistici estremisti
la quale ebbe un forte impatto sulla poesia: al pari dei suoi adepti, il poeta assume un atteggiamento au-
todenigratorio affermando un apparente capovolgimento dei valori rispetto allortodossia ed esaltando
lidolatria, il vino e la miscredenza soprattutto; cfr. J.T.P. de Bruijn, The qalandariyyt in Persian
Mystical Poetry, from Sani onwards, in The Legacy of Medieval Persian Sufism, ed. L. Lewishon,
London 1992, pp. 75-86.
56 I generi e i temi poetici
epoca mongola, tutti questi motivi sono gi chiaramente rintracciabili in alcune com-
posizioni di Sani e in molti ghazal di Attr. Anche la commistione inestricabile
dei temi erotici, anacreontici e mistici, essenza del ghazal maturo, solo in nuce in
questepoca e non si realizzer a pieno che nel VII/XIII secolo con lesperienza di
Sadi. Bench lontani dal loro pieno sviluppo, linsieme di temi-soggetti che si pre-
steranno ai processi di costruzione simbolica e allegorica nellepoca successiva sono
gi comunque tutti rintracciabili nei ghazal del periodo selgiuchide.71
Nel VI/XII secolo una sezione di ghazal presente nei divn di quasi tutti i po-
eti72 e non si nota, inoltre, alcuna differenza fra poeti che seguono una carriera
professionale presso la corte e quelli, comunque rari, che ne sono pi estranei.
Hanno, dunque, pi o meno ampie sezioni di ghazal molti dei canzonieri degli autori
elencati nella parte precedente come rappresentativi del genere qaside: Anvari,
Khqni, Hasan Ghaznavi, Abd al-Vse Jabali, Athir al-din Akhsikati, Moezzi,
Mojir al-din Baylaqni e, ovviamente, Sani. Autori della statura di Kaml al-din
Esfahni e di Attr, che sono stati tralasciati nella sezione sulla qaside, per quanto
riguarda la storia della poesia diedero il loro maggiore contributo proprio nello svi-
luppo del ghazal e saranno trattati qui di seguito.
71
interessante rilevare che la quasi totalit degli studiosi affronta la storia del ghazal selgiuchide non
come un momento a s stante della storia della poesia ma in relazione agli sviluppi successivi: il centro
dellattenzione il ghazal dellVII/XIII e dellVIII/XIV secolo, da Jall al-din Rumi a Hfez, e le espe-
rienze precedenti vengono osservate nella prospettiva di quegli sviluppi e poco studiate nel loro valore
intrinseco e specifico.
72
Sono rare le eccezioni: ricordiamo, per esempio, Qatrn-e Tabrizi, Nser-e Khosraw, Adib Sber e
Rashid al-din Vatvt.
73
Per una descrizione dellambiente culturale in cui si afferma questo primato dellopera di Sani, cfr.
F.D. Lewis, Reading, Writing and Recitation: Sani and the Origin of the Persian Ghazal, PHD
dissertation, University of Chicago, Ann Arbor 1995.
74
Le poesie cui ci riferiamo si trovano fra le qaside nelledizione del divn curata da Modarres-e Rezavi
ma, a parte la menzione del lodato, hanno in effetti tutte le caratteristiche di ghazal (cfr., per esempio, n.
23 e n. 308).
I generi e i temi poetici 57
capogruppo dei poeti che introducono la mistica fra le tematiche del ghazal: si ri-
cordi che, dopo il pellegrinaggio alla Mecca, egli si leg a un gruppo di mistici e
mut il proprio approccio sia al mondo che allarte. Quella esperienza esistenziale lo
assorb completamente e la sua poesia divenne interprete di una forma pi profonda
di religiosit. Il rinnovato atteggiamento spirituale conferisce ai ghazal di Sani toni
originali e personali: bench nella forma essi non raggiungano le altezze di certi suoi
contemporanei, le espressioni e le descrizioni dellamore sono efficaci e persuasive.
Sani il primo che modifica la figura dellamato che in Anvari e in Jaml al-din
Esfahni, per esempio, era ancora descritta sul modello sviluppato nei taghazzol con
un approccio prevalentemente psicologico-descrittivo. Nei suoi versi lamato rappre-
senta la perfezione, una manifestazione della bellezza assoluta e, proprio in rela-
zione a tale bellezza Sani inserisce il motivo della nullit dellamato rispetto
allamante, anchesso nuovo rispetto al repertorio del taghazzol samanide e ghazna-
vide e ricco di implicazioni allinterno della successiva poesia mistica. Nei ghazal di
Sani si aggiunge anche il tema del dolore damore espresso con toni eloquenti e
intensi, e la cui descrizione domina molti dei suoi ghazal pi belli. Essi, dunque,
espongono contenuti che rivelano una nuova sensibilit poetica nella descrizione del
sentimento amoroso e della nuova esperienza religiosa, anche se la forma non sem-
pre raffinata e c ancora una forte impronta dello stile degli antichi. Fra i suoi
ghazal pi interessanti, risultano senzaltro alcune composizioni shahrshub75 dedi-
cate a diversi personaggi della citt di Ghazna (un giovane macellaio, un cappelaio,
un sarto, ecc.).76
Lesperienza lirico-panegiristica di Khqni strettamente legata a quella di
Sani: in molti versi egli esprime il suo debito verso di lui e si dichiara continuatore
della sua poetica. I suoi ghazal rivestono notevole importanza non tanto dal punto di
vista dellespressione quanto per lo sviluppo dei contenuti. Il livello delle sue com-
posizioni in questo genere molto alterno e in esse risuona ancora evidente lo stile
del panegirico; il tema amoroso non il tema dominante e non viene articolato nella
complessit dellesperienza mistica (la tematica soprattutto introspettiva in senso
lato) ma in modo piuttosto discorsivo e con un linguaggio lirico giudicato, in genere,
ancora immaturo e imperfetto. Tuttavia la ricchezza del suo lessico e lampiezza dei
suoi registri tematici, la raffinatezza della sua speculazione intellettuale e lefficacia
delle sue immagini e delle sue metafore, i fattori cio che rendono le sue qaside dei
75
Col termine shahrshub (o shahrangiz), una parola composta che letteralmente significa che scon-
volge / che mette in subbuglio la citt vengono indicate composizioni di genere diverso (qaside, ghazal,
robi, qete, mathnavi brevi), su tema amoroso, dedicate a giovani artigiani o a personaggi del bazar
spesso associati a una citt particolare; cfr. lampia trattazione di A. Golchin-e Mani, Shahrshub dar
sher-e frsi, Tehran 1346/1967; cfr. anche Mahjub, Sabk-e khorsni, pp. 677-99.
76
Cfr., per esempio,Sani, Divn, ghazal n. 45, 62, 258, 364.
58 I generi e i temi poetici
capolavori dellepoca, si ritrovano anche nei suoi ghazal e rendono questi ultimi una
tappa fondamentale nellevoluzione del genere.77 Infatti, nelle storie letterarie la sua
esperienza di compositore di ghazal viene menzionata non tanto per le qualit intrin-
seche, quanto per il filo sottile ma evidente che la lega allesperienza di autori suc-
cessivi quali Sadi e Hfez.
Accanto a Khqni, senza dubbio Anvari uno dei pi importanti iniziatori del
genere ghazal anche se la sua fama giustamente legata soprattutto alle sue qaside.
Anvari viene definito il primo autore nella cui opera sia ormai evidente quella distin-
zione fra ghazal e taghazzol della qaside che in Sani ancora per certi versi in-
completa o incerta. Tale giudizio si basa principalmente sulla totale difformit fra lo
stile elaborato, dotto e fortemente arabizzato delle sue qaside rispetto alla scorrevo-
lezza e alla semplicit sintattica dei suoi ghazal. Nei suoi ghazal, infatti, egli non
solo fa mostra della propria abilit e di una raffinata tecnica poetica, ma realizza uno
stile nuovo dando particolare rilievo al ritmo delle composizioni attraverso luso sa-
piente di numerosi espedienti fonoprosodici, soprattutto tajnis (assonanze e parono-
masie) e sol o javb (forma dialogica). I contenuti dei suoi ghazal sono piuttosto
convenzionali e poco appassionati bench prevalentemente amorosi: privi degli ele-
menti innovatori dellispirazione mistica, in essi lamato non ha ancora raggiunto il
ruolo e il valore poetico che avr nella inestricabile fusione dellamore mistico e
dellamore terreno del ghazal successivo. Se Anvari non introduce nel ghazal so-
stanziali innovazioni dal punto di vista contenutistico, tuttavia la sua esperienza,
nellambito di questo genere, rappresenta un modello di espressione raffinata ed ele-
gante al punto da essere accostata a quella dei ghazal dellVIII/XIV secolo: proprio
per gli aspetti formali,78 infatti, i ghazal di Anvari vengono indicati come i naturali
precursori di quelli di Sadi il quale di Anvari recupera anche temi e motivi ispiratori
come testimoniato dai diversi ghazal che il poeta di Shiraz compose a diretta imita-
zione del suo famoso predecessore.
Jaml al-din Esfahni (m. 588/1192), oltre a essere ricordato come panegirista
di numerosi dignitari di Isfahan, costituisce per i critici un passaggio importante
nella storia del ghazal, in particolare per il suo stile limpido e fluente. La genera-
zione successiva vede come protagonista e erede suo figlio Kaml al-din Esfahni
(568-635/1172-1237 ca.),79 la cui poesia viene considerata fra le fonti ispiratrici
77
Le particolarit dello stile dei ghazal di Khqni hanno indotto alcuni critici a definirlo come il punto
di partenza di quel modo di scrivere ghazal che porter allo sviluppo dello stile indiano; cfr. A. Dashti,
Sher-e dirshn, Tehran 1340/1961, pp. 57-9, e Shamis, Sayr-e ghazal dar sher-e frsi, pp. 98-100.
78
Dal punto di vista tecnico, si noti che il takhallos presente in pi di un terzo dei suoi ghazal.
79
Sulle qaside di Kaml al-din Esfahni esiste unampia monografia (M. Glnz, Die panegyrische
qasida bei Kaml ud-dn Isml aus Isfahan, Beirut 1993) molte delle cui osservazioni stilistiche sono
valide anche per il resto della sua produzione poetica.
I generi e i temi poetici 59
dello stesso Hfez. Con Kaml al-din, che pure viene ricordato soprattutto come
scrittore di qaside, la storia del ghazal giunta al suo momento di passaggio dallo
stile khorasanico a una fase denominata sabk-e erqi-ye qadim ovvero stile iraqeno
antico. Fu un autore estremamente raffinato e, come dice il suo titolo, khallq al-
mani, inventore di nuovi temi.80 La sua fama di compositore di ghazal infatti le-
gata principalmente alla fertilit della sua fantasia, alla ricchezza delle sue idee e
alloriginalit delle sue immagini poetiche, oggetto di ammirazione anche da parte
del critico Shams-e Qays.81
Il ghazal di epoca selgiuchide, che abbiamo detto si apre con un grande poeta
religioso, Sani, idealmente si chiude con un poeta mistico, Farid al-din Attr (m.
617/1220 ca.), lautore che maggiormente arricchir e svilupper le tematiche misti-
che del ghazal. Limportanza di Attr nella storia del ghazal, da lui praticato in una
forma tecnicamente ormai compiuta (il numero di versi e la presenza del takhallos
nel suo divn sono regolari), duplice: dal punto di vista del contenuto i suoi ghazal,
che sono esclusivamente dispirazione mistica, riprendono tutte le tematiche intro-
dotte da Sani sviluppandone in particolare i motivi della dissolutezza e della mi-
scredenza tipici delle correnti rendi, qalandari e malmati. Il repertorio classico del
ghazal erotico attraverso la poetica di Attr si arricchisce di valenze allegoriche,
simboliche e metaforiche, al punto che egli viene generalmente descritto come il po-
eta che adatta definitivamente la terminologia della lirica allespressione del rapi-
mento estatico e allideologia del misticismo. I critici notano per, quale elemento di
immaturit nei suoi ghazal, il fatto che essi sono ancora piuttosto monocordi e
troppo omogenei dal punto di vista tematico: in molti casi le sue poesie trattano i dif-
ferenti aspetti di un unico tema centrale restando ancora lontane da quella commi-
stione di argomenti e di registri che sar una caratteristica fondamentale del ghazal
maturo.82 Dai ghazal di Attr traspaiono soprattutto una forte spiritualit, un mistici-
smo vissuto intimamente e una religiosit che prende il sopravvento sullamore, sulla
descrizione dei sentimenti e della condizione dellinnamorato: nei suoi ghazal non
c infatti elaborazione psicologica, ma una statica contemplazione e descrizione
della propria condizione (hasb-e hl in chiave mistica), priva di risvolti emozionali.
Di conseguenza, i ghazal di Attr alla lettura risultano spesso uniformi, a tratti an-
che monotoni. Malgrado i giudizi estetici non entusiastici sui suoi ghazal, resta il
80
Kaml al-din Esfahni, Divn, pp. shastopanj haftd.
81
Shams-e Qays, al-Mojam fi mayer ashr al-ajam, ed. M. T. Modarres-e Rezavi, Tehran
1338/1956, p. 367, cos si espreme: la poesia di Kaml possiede metafore sottili e belle anfibologie.
82
Questo carattere di uniformit tematica ha portato ad accostare la sua lirica alla sua produzione di
mathnavi: sullo sfondo di una stessa unica ispirazione, che quella del percorso mistico, i suoi ghazal
hanno, come i suoi poemi didattici, una forte coerenza tematica e un ritmo prevalentemente discorsivo e
descrittivo.
60 I generi e i temi poetici
fatto che sar Attr a elaborare la simbologia mistica di questo genere poetico, la
quale verr largamente sfruttata dagli autori successivi. Il patrimonio costituito dai
ghazal di Attr, che rivestono dunque pi unimportanza storico letteraria che un
effettivo valore estetico, verr accolto e rielaborato pochi decenni dopo, in maniera
molto personale, da Jall al-din Rumi, senzaltro il maggiore interprete del ghazal
mistico-estatico.
3. Robi
Questo genere di poesia trova, nel periodo selgiuchide, il suo momento di maggior
espansione: sulla base delle testimonianze biografiche e storiche e confrontando i
canzonieri che sono giunti fino a noi, documentato che molti poeti di questo pe-
riodo scrissero quantit enormi di robi.83 Un aneddoto significativo in questo senso
lo troviamo nel Rhat al-sodur di Rvandi dove si legge che, ai tempi dellautore, un
tale dal nome emblematico di Najm-e Dobayti se ne andava in giro con carta, penna
e calamaio per annotare tutte le quartine che gli capitava di ascoltare; alla sua morte
avrebbe lasciato, come unico patrimonio, pi di 50 mann (40 Kg. circa) di carta su
cui aveva registrato tutte le quartine che gli erano giunte allorecchio.84
Come per il ghazal, la tradizione vuole ancora una volta Rudaki come iniziatore
di questo genere;85 praticata inizialmente soprattutto dai mistici, in seguito, fra il
V/XI e il VII/XIII secolo, la robi raggiunger i livelli quantitativi e lelaborazione
83
Alcuni poeti si espressero utilizzando quasi esclusivamente questa forma, per esempio Bb Afzal al-
din Kshani (cfr. infra); si veda S. Shamis, Sayr-e robi dar sher-e frsi, Tehran 1363/1974, p. 46.
84
Rvandi, Rhat al-sudr, p. 344. Una testimonianza significativa della fortuna della robi in epoca
selgiuchide fornita, fra laltro, dal Nozhat al- majles, la famosa raccolta, composta fra il 622/1225 e il
653/1255, di Jaml al-din Khalil Sharvni (ed. M. A. Riyhi, Tehran 1375/1996); si tratta di una colle-
zione di oltre 4000 quartine organizzate per tema e attribuite a oltre 300 poeti, come si dichiara nel sot-
totitolo: le pi belle e famose quartine persiane composte fra il IV e il VII secolo.
85
Sulle origini della quartina persiana (che si ipotizza possano risalire allambito antico-iranico, turco
centro-asiatico o cinese) c stato, ed ancora attuale, un ampio dibattito fra gli specialisti: i tentativi di
localizzare e di datare la nascita della robi si sono infatti rivelati problematici. Si tratta di una que-
stione che ha interessato gli studiosi di poesia fin dalle prime riflessioni sui generi poetici: Shams-e Qays,
nel VII/XIII secolo, riteneva tale forma una creazione persiana e ne faceva risalire lorigine agli inizi della
poesia citando un famoso aneddoto di cui protagonista il poeta Rudaki (Shams-e Qays, al-Mojam, pp.
112-4). Il critico affermava, in sintesi, che la robi una composizione di origine persiana alla quale
successivamente si voluto adattare un metro arabo (hazaj). Tale adattamento ha comportato, peraltro,
notevoli difficolt: uno studio statistico ha messo in evidenza che la scansione hazaj viene sottoposta
nelle robi a un numero tale di eccezioni e varianti da far affermare che la metrica della robi persiana
segue regole proprie (P.N. Khnlari, Vazn-e sher-e frsi, Tehran 1345/1966, pp. 272-5; Elwell-Sutton,
The Rubi in the Early Persian Literature, in The Cambridge History of Iran, vol. 4, R.N. Frye ed.,
Cambridge 1975, pp. 633-57).
I generi e i temi poetici 61
formale che rendono questo genere poetico uno dei momenti caratterizzanti della po-
esia di questo periodo.
La robi, molto popolare fin dalle sue origini,86 deve la propria fortuna anche
alla brevit che la caratterizza. Il limite dei quattro emistichi la rende adatta
allimprovvisazione87 e a esprimere le idee o i sentimenti pi diversi senza dover cer-
care molte parole rima o dover versificare a lungo sullo stesso metro. Le caratteri-
stiche tecniche che ne rendono agevole la composizione non impedirono tuttavia alla
quartina di essere a pieno titolo un mezzo espressivo dellarte poetica dei suoi autori,
sia dal punto di vista del contenuto che dal punto di vista della forma.
La quantit di quartine reperibili nella letteratura persiana di epoca selgiuchide
va di pari passo con le enormi difficolt di attribuzione caratteristiche di questo ge-
nere, difficolt riscontrabili, comunque, anche per le quartine di altri periodi: la bre-
vit di questo componimento lo rende difficilmente caratterizzabile dal punto di vista
stilistico, al fine di inserirlo nella produzione di un poeta piuttosto che di un altro. In
nessunaltra forma poetica abbiamo cos tante composizioni senza autore o attri-
buite di volta in volta ad autori diversi (le cosiddette robi-ye sargardn quartine
vaganti), e tale sorte ha condizionato anche due delle pi interessanti raccolte di
quartine di cui ci occuperemo pi sotto: quella attribuita a Omar Khayym e quella
attribuita a Mahsati Ganjavi.
Le tematiche presenti nelle quartine di epoca selgiuchide sono svariate: questo
genere di poesia viene utilizzato per trattare temi lirici, mistici, filosofici, encomia-
stici, satirici (hajv) e osceni (hazl); restano esclusi dalla robi solo i temi dellepica
che necessitano ovviamente di uno sviluppo narrativo. Le tre categorie espressive
che le competono, tradizionalmente definite come boland (alta per la quartina
dispirazione encomiastica, mistica e filosofica), latif (delicata per la quartina
dispirazione lirica, amorosa-anacreontica) e tiz (pungente per la quartina
dispirazione satirica e oscena), la rendono adatta a diverse circostanze composi-tive.
La particolare versatilit contenutistica della quartina ne fece un genere ade-
guato sia a temi religiosi che a temi profani, come si evidenzia nelle due tendenze di
sviluppo del tema amoroso. Da una parte, nellambito delle tematiche religiose, si
ricorrer spesso alla quartina per esprimere entusiasmi immediati, lesaltazione del-
86
Per dare unidea della popolarit di questa forma poetica ricordiamo che essa si trova utilizzata anche
nelle iscrizioni su pietre tombali e che certi tipi di quartine venivano recitate con funzione magico-cura-
tiva per alleviare le pene del corpo e dellanima (cfr. F. Meier, Die Schne Mahsati, Wiesbaden 1963,
pp. 1-13).
87
Sullimportanza dellimprovvisazione relativamente a questo genere poetico cfr. Shamis, Sayr-e
robi, pp. 199-204. In generale, limprovvisazione in epoca selgiuchide ancora un aspetto fondamen-
tale dellattivit del poeta come testimoniano fonti coeve quali il Chahr maqle, il Rhat al-sodur e il
Qbusnme.
62 I generi e i temi poetici
88
Tale tradizione sembra corrispondere pi a una leggenda che alla verit: le quartine sparse in varie
fonti che gli sono state attribuite sembrano essere opera di altri. Tuttavia il richiamo a un personaggio di
tale rilievo spirituale nobilita questa forma poetica e ne legittima luso come strumento di espressione
dellesperienza mistica (cfr. F. Meier, Abu Said-i Abu l-Hayr, Acta Iranica 11, Tehran - Lige 1976, p.
212).
89
Sulluso delle quartine nelle pratiche sufi, cfr. Shamis, Sayr-e robi, pp. 47-50.
90
Cfr. nota 106.
91
Shamis arriva ad affermare che: la quartina, nella letteratura persiana, si specializzata su due
tematiche: prima quella mistica e in un secondo momento quella filosofica; Shamis, Sayr-e robi, p.
50.
I generi e i temi poetici 63
Nel periodo che oggetto del nostro studio quasi tutti i poeti hanno composto
robi, in gran parte con tutti e quattro gli emistichi in rima (questo tipo di quartina
viene denominata chahrqfiye e segue lo schema aa aa, in alternativa alla quartina
seqfiye in cui lo schema aa ba). Le quantit di robi presenti nei divn sono lar-
gamente disomogenee e variano dalle poche unit, per esempio, di Falaki Sharvni
(10) e Amaq Bokhri (18), alle 867 unit di Kaml al-din Esfahni. In ogni caso,
troviamo una consistente sezione di quartine nei canzonieri dei primi poeti selgiu-
chidi, quali Qatrn-e Tabrizi, Azraqi Heravi, Nser-e Khosraw, Masud-e Sad-e
Salmn (di cui alcune sulla prigionia), Abu l-Faraj Runi, Moezzi, Sani, Rashid al-
din Vatvt, Athir al-din Akhsikati, ecc., cos come nei divn dei poeti pi tardi quali
Khqni, Anvari, Zahir Frybi e Mojir al-din Baylaqni, per non citarne che alcuni.
Non possibile in questa sede trattare in dettaglio la produzione di quartine di
tutti gli autori sopra citati. Al fine di inquadrare le caratteristiche pi salienti di que-
sto genere poetico in epoca selgiuchide, qui di seguito descriveremo solo lopera dei
compositori di robi (robisaryn) pi importanti e originali.
92
La discussione su questo poeta comincia fin dal nome: Khayym o Khayymi? (cfr. de Blois, Persian
literature, pp. 299-300, note 3 e 4). Qui di seguito stata adottata la forma pi diffusa, Khayym.
93
Un punto fermo sulla questione relativa a Khayym pu essere considerata la trattazione di de Blois,
Persian Literature, pp. 299-318.
94
Gi nel 1897 lorientalista russo Vladimir Zhukovskij dimostrava che numerose quartine che in molti
manoscritti medievali circolavano sotto il nome di Omar Khayym avrebbero dovuto essere attribuite ad
altri autori (quello storico articolo in russo fu tradotto e sintetizzato da E.D. Ross per il Journal of the
Royal Asiatic Society, XXX 1898, pp. 349-66).
95
Si pensi alle parole di totale condanna della falsa dottrina del filosofo espresse da Attr
nellElhinme (vv. 5169-5183), e a quelle altrettanto severe che troviamo nel testo di Najm al-din Rzi
(pi noto come Dye) nel suo Mersd al-ebd (ed. M. A. Riyhi, Tehran 1352/1973, p. 31).
64 I generi e i temi poetici
Considerando gli enormi problemi testuali legati alla sua produzione in versi, diffi-
cile delineare la sua personalit poetica. Quello su cui tutti i critici sono concordi
che il corpus di quartine attribuito a Omar Khayym o anche, in altre parole, la per-
sona poetica Omar Khayym,96 trova fusi al suo interno tutti i motivi e le tendenza
della robi precedente mostrandosi, di volta in volta, realista, mistico, scettico-pes-
simista o filosofo-umanista. Di professione Omar Khayym era matematico e astro-
nomo e, prima della straordinaria fortuna che le sue quartine conobbero in Occi-
dente, veniva ricordato esclusivamente come scienziato. Lunica data certa che si
conosce della sua biografia infatti legata alla sua attivit professionale: nellanno
467/1074 fu chiamato da Nezm al-Molk alla corte di Malek Shh per formare una
commissione di astronomi che riformasse il calendario. Omar Khayym non pratic
mai la poesia in modo professionale: a lui vengono attribuite infatti solo raccolte di
robi che confermano lipotesi che egli componesse poesia esclusivamente per un
circolo ristretto e per proprio diletto. Non affronteremo certo in questa sede le com-
plesse questioni, che hanno interessato tanti iranisti, relative allautenticit delle
quartine attribuite a Omar Khayym e alla chiave interpretativa, realistica o gno-
stica, che deve essere applicata alle sue composizioni. Ci limitiamo a ricordare che
dalle quartine a lui attribuite, il personaggio Omar Khayym emerge come un filo-
sofo razionalista negatore dei dogmi della religione, ateo e scettico,97 e che proprio
sulla base di questi elementi, i primi giudizi emessi su di lui in Persia furono estre-
mamente severi. Non sono mancati i critici, antichi e moderni, che, dando
uninterpretazione pi profonda alle sue affermazioni eterodosse, lo hanno giudicato
un mistico esoterico o un filosofo dominato dallansia di conoscere la verit con gli
strumenti della propria ragione. Gli spunti tematici e gli sviluppi logici che consen-
tono uninterpretazione piuttosto che unaltra sono tutti presenti nelle quartine attri-
buite a Omar Khayym, giacch in esse vediamo una variet di temi, una rete allu-
siva, una densit di significati che hanno condotto Bausani a definire la sua persona
poetica un Hfez della robi poich inserisce, nello sviluppo di una stessa com-
posizione, lelemento scettico e filosofico in quello erotico-anacreontico.98
96
Lipotesi di una persona poetica creata dallimmaginario collettivo ben descritta anche in de Bruijn,
Persian Sufi Poetry, pp. 9-13.
97
Proprio a questi specifici temi, ricorrenti in numerose sue quartine, Khayym deve gran parte della sua
fortuna in Occidente.
98
Per avere unidea dei contenuti di queste quartine si veda la raccolta: Omar Khayym, Quartine
(Robiyyt), a cura di A. Bausani, Torino 1956.
I generi e i temi poetici 65
Mahsati Ganjavi99 (attiva nella prima met del VI/XII secolo) frequent proba-
bilmente la corte di Sangiar (al potere fra il 511/1117 e il 552/1157) ma non si ha
alcuna notizia precisa sulla sua vita.100 Abile suonatrice e improvvisatrice di talento,
la prima donna che abbia raggiunto la fama con la composizione di quartine,101
genere che costituisce la parte pi consistente del suo lascito poetico. La sua colle-
zione di robi mette in evidenza una pluralit di accenti e di temi, una ricercatezza
formale e unabilit nellarchitettura della composizione da rendere questautrice una
protagonista nel panorama della quartina selgiuchide. Anche il suo corpus di testi
lascia irrisolte numerose questioni filologiche e di attribuzione, tuttavia sembra plau-
sibile rilevarne alcune caratteristiche. Dal punto di vista del contenuto, il tema domi-
nante quello dellamore generalmente trattato in modo immediato e senza implica-
zioni simboliche. Allinterno di questo tema, una quarantina di quartine possono es-
sere classificate nel genere cosiddetto shahrshub/shahrangiz e Mahsati infatti il
primo poeta ad aver utilizzato la forma della quartina in questo fortunato filone.102
Macellai, panettieri, sarti, lottatori, ecc., sono i protagonisti di queste quartine in cui
la ricchezza del lessico tecnico d vita a immagini nuove e a preziosi giochi di pa-
role. Le sue descrizioni naturali sono estremamente stilizzate e la ricerca
dellanalogia formale fra gli elementi comparati le avvicina a quelle dello stile kho-
rasanico anche se ne supera lestrema staticit e il carattere decorativo. Le sue quar-
tine, infatti, mostrano unattenta trattazione degli stati psicologici dellamore, un uso
frequente dellanfibologia e la costruzione di originali eziologie fantastiche, fattori
che ne accentuano il carattere innovativo e di rivisitazione personale del canone po-
etico ghaznavide.103
Un personaggio ai confini della storia della quartina selgiuchide Bb Ther
(m. dopo il 450/1058), detto Oryn, un poeta derviscio probabilmente vissuto nella
zona di Hamadan. Malgrado non vi sia alcun dato relativo alla sua vita, un aneddoto
riportato dal Rhat al-sodur di Rvandi, ne colloca lattivit ai primi decenni
dellepoca selgiuchide. Egli compose una serie di dobayti (una forma che si distin-
99
Per la dettagliata introduzione e lampia bibliografia, non selettiva, relativa a Mahsati Ganjavi, riman-
diamo al recente volume: Mahsati Gangei, bozorgtarin shere-ye robisar, ed. Moin al-din
Mehrbi, Spanga-Kln 1373/1994, pp. 13-64 e pp. 383-98. La monografia pi attendibile sulla vita e
sullopera della poetessa resta per ancora oggi il libro di Fritz Meier, Die Schne Mahsati.
100
Diversamente da quanto accaduto per Omar Khayym, Attr nel suo Elhinme (vv. 4472-4509) fa
della poetessa un ritratto positivo.
101
La storia della letteratura parla di due sole poetesse precedenti: Rbee Qozdri e Motrebe Kashgari;
cfr. A. A. Moshir Salimi, Zann-e sokhanvar, Tehrn 1335-7/1956-8.
102
Anche il contemporaneo Masud-e Sad-e Salmn comporr una serie di poesie shahrshub ma utiliz-
zando la forma della qete (cfr. infra).
103
Tutte le quartine della poetessa sono tradotte in italiano nel volume: Mahsati Ganjavi, La luna e le
perle. Quartine di una poetessa persiana del XII secolo, a cura di R. Bargigli e D. Meneghini, Milano
1999.
66 I generi e i temi poetici
gue dalla robi per la scansione metrica) utilizzando alcune espressioni dialettali, e
dando cos vita a una tipologia di versi denominata fahlaviyyt.104 Anche il lascito
poetico di Bb Ther risulta di difficile definizione, non meno di quello di Omar
Khayym e della Mahsati; la presenza di espressioni dialettali non rappresenta in ef-
fetti un carattere distintivo dei suoi versi: oltre al fatto che molti altri poeti hanno
composto fahlaviyyt, probabilmente lintervento dei copisti ha in gran parte norma-
lizzato le parole dialettali che risultavano incomprensibili ai copisti stessi (magari
originari di una regione diversa). La fama di Bb Ther legata soprattutto al suo
personaggio di sufi e di derviscio (la sua biografia leggendaria descrive vari inter-
venti miracolosi) e con tale immagine i toni della sua poesia sono perfettamente coe-
renti: semplicit di concetti, sincerit delle espressioni, lumilt come modello esi-
stenziale, sono alcune delle caratteristiche che ricorrono nei suoi dobayti. una poe-
sia in cui risulta assente ogni artificio e ogni concettismo intellettuale, prerogative
che vengono particolarmente esaltate dalluso di una lingua a sua volta essenziale,
povera, semplice. Tale semplicit espressiva, unitamente alle qualit di santo e di
mistico illuminato, conferite al suo personaggio, hanno reso questo poeta straordina-
riamente popolare al punto che i suoi do-bayti venivano utilizzati anche a scopo ri-
tuale.105
Di ispirazione differente sono le robi filosofiche di uno dei maggiori quartini-
sti della storia della poesia persiana, Bb Afzal al-din Kshni (m. 610/1213 ca.;
ma alcuni studiosi collocano la sua morte qualche decennio dopo linvasione mon-
gola). Anche il suo lascito poetico, come quello di Omar Khayym e quello di
Mahsati, risulta molto difficile da definire e numerose quartine a lui attribuite sono
senzaltro spurie. Uno studio filologico serio non stato ancora realizzato sullopera
poetica di questo autore, che gode tuttavia di grande fama nella storia letteraria. Il
suo pensiero filosofico si riflette chiaramente nei contenuti e nella forma delle sue
quartine: la messa in guardia contro la futilit delle cose materiali e contro il coin-
volgimento nella vita terrena, la descrizione delle corrispondenze fra macrocosmo e
microcosmo e lesortazione a conoscere se stessi rappresentano i temi cruciali della
sua poetica.
Chiudiamo questa sezione dedicata alle robi introducendo una raccolta deci-
samente originale. Per la maggior parte dei poeti persiani stata generalmente tra-
mandata una sezione di quartine allinterno dei divn; il caso di Attr (m. 617/1220
104
Fahlavi, singolare di fahlaviyyt, il termine con cui gli arabi designavano la poesia composta in
pahlavi ovvero nella lingua parlata dai persiani assoggettati con la conquista dellimpero sasanide. Sulle
fahlaviyyt, cfr. Shamis, Sayr-e robi, pp. 303-66.
105
Il lettore italiano ha a disposiione una traduzione delle sue quartine: Bb Ther Oryn, Quartine
(Do-Beiti), a cura di G. Rebecchi, Roma (Istituto Culturale della Repubblica Islamica dIran) 2001.
I generi e i temi poetici 67
ca.), invece, rappresenta una singolare eccezione. Come tutti i poeti sufi, Attr
aveva una particolare predisposizione e predilezione per le quartine ed egli stesso
raccolse un terzo dei circa 6.000 versi di robi che aveva composto in un insieme
intitolato Mokhtrname cui appose anche una prefazione di suo pugno. La presenza
di una prefazione un fatto decisamente raro nelle raccolte di poesia persiana clas-
sica: in quelle righe Attr descrive il significato spirituale che si pu trovare nelle
composizioni da lui raccolte e delinea al contempo il manifesto della quartina mi-
stica: Questi versi sono il prodotto dellesperienza e non di una costruzione artifi-
ciosa e sono liberi da ogni preziosismo. Cos come le cose sono avvenute cos noi le
abbiamo descritte secondo il nostro intimo sentire. E se un giorno la realt
dellesperienza afferrer la veste della tua anima e se tu, per alcune notti affonderai
la testa nel colletto dello stupore, allora da quel momento saprai da quale nido hanno
preso il volo questi usignoli delicati e questi pappagalli mangia-zucchero.106
Allinterno del Mokhtrnme, le composizioni sono suddivise per soggetto in cin-
quanta capitoli nella cui attenta scansione si mostrano i princpi che furono alla base
della ripartizione tematica. Nelle comunit di mistici, la prassi di catalogare le quar-
tine a seconda dellargomento trattato era probabilmente diffusa gi ai tempi di
Attr ed aveva in prima istanza lo scopo pratico di rendere subito riconoscibile il
materiale pi adatto alle riunioni sufi durante le quali le quartine venivano declamate
e cantate. Ma oltre a rispondere allelementare criterio di una suddivisione per temi,
lidea che sta dietro a questa organizzazione del testo pi articolata. I primi 3 ca-
pitoli ricalcano le invocazioni che aprono in genere i mathnavi (lode a Dio, glorifi-
cazione del Profeta e dei suoi Compagni); i capitoli dal 4 al 28 trattano dellunicit
di Dio, del panteismo sufi, dellannullamento e dellesperienza dellascesi; i capitoli
dal 29 al 39 trattano i differenti aspetti del tema dellamore, descrivendo lo stato
dellamante, parlando della condotta dellamato, elencando le parti del corpo
dellamato che rappresentano le massime espressioni della sua bellezza; dal 40 al 43
si parla del dolore dellamante; i 5 capitoli successivi sono dedicati a soggetti tipici
della poesia lirica (biasimo e miscredenza, vino, rosa, alba, falena e candela) mentre
negli ultimi due Attr esprime considerazioni varie riferite alla sua vicenda spiri-
tuale e alla sua poesia. Viene delineato, insomma, un insieme coerente di soggetti
mistici e religiosi (la ricerca dellunione, il senso dellunicit, il distacco dal mondo,
lannullamento, lo stupore, langoscia, il dolore, la coscienza della morte, ecc.) e un
insieme altrettanto ricco e coerente di temi caratteristici della poesia dispirazione
erotica fatti propri dalla mistica (la pena damore, lunione irrealizzabile, la bellezza
dellamato, gli stereotipi della vicenda amorosa quali la debolezza, il pianto, e la se-
106
Attr, Mokhtrnme majmue-ye robiyyt, ed. M.R. Shafii Kadkani, Tehran 1358/1979, p. 71.
68 I generi e i temi poetici
4. Qete
107
Attr, Mokhtrnme, p. 71.
108
Khleqi Rd ipotizza che sia stato proprio un poeta di epoca selgiuchide, Azraqi Heravi, a utilizzare
per la prima volta in poesia la parola qete in senso tecnico, nellesordio di una sua qete (Divn-e Azraqi
Heravi, ed S. Nafisi, Tehran 1336/1957, p. 96), appunto, dove parla della funzione panegiristica della
poesia (H. Khleqi Rd, Qete va qetesaryi dar sher-e frsi, Tehran 1375/1996, p. 10).
I generi e i temi poetici 69
sociali e culturali individuate nei capitoli precedenti (si confronti la parte introduttiva
del capitolo sulla qaside) hanno influito anche sullo sviluppo e sulla diffusione di
questo genere. Ricordiamo, brevemente, lallargamento del pubblico cui era desti-
nata la poesia, la tendenza dei poeti a liberarsi dai condizionamenti della poesia uffi-
ciale, la nascita di un senso di stanchezza verso il panegirico tradizionale, limpulso
della mistica. Tradizionalmente la qete viene descritta come una forma minore
utilizzata molto spesso per limprovvisazione, un banco di prova per gli aspiranti
giovani poeti, unoccasione per i poeti pi anziani di riaffermare il proprio prestigio.
In realt, in epoca selgiuchide questa forma raggiunger un punto di elaborazione
tale da far dubitare che fosse un genere utilizzato in modo occasionale. Quello che
maggiormente colpisce, leggendo le qete del VI/XII secolo, luso originale che se
ne fatto per trattare temi di diversa natura (dal lamento per la morte di un figlio,
alloscenit pi spinta) e, in particolare, per registrare le proprie esperienze perso-
nali. Lo specifico interesse di questa forma poetica, che si configura come una via di
fuga sia dalla rigida convenzione e dal registro alto della qaside e del ghazal sia
dai limiti tecnici della robi, sta, dunque, principalmente, nella libera variet dei
temi che vi vengono trattati e nelle modalit espressive (lessico e sintassi) meno con-
venzionali con cui questi vengono sviluppati.
Una precisa definizione tecnica di questo genere a tuttoggi non stata formu-
lata in maniera definitiva. Testi di poetica e storie letterarie ne danno spiegazioni va-
ghe, spesso smentite dalla realt dei testi; vale, dunque, la pena di soffermarsi bre-
vemente su tale questione. Lidea pi diffusa che la qete sia una composizione
monirime, monometro, senza matla,109 ovvero avente il primo verso i cui emistichi
non rimano fra loro (ba, ca, da, ) e composta da un minimo di due a un massimo
di 15 versi.110 Il primo criterio formale, accolto da molti studiosi come discriminante,
che vedeva nellassenza del matla un elemento decisivo per distinguere una qete da
una qaside o da un ghazal, si per statisticamente rivelato insufficiente e privo di
fondamento (numerose sono infatti le qete con matla);111 allo stesso modo, anche il
classico criterio della lunghezza viene contraddetto dal confronto con i testi (ab-
biamo qete di oltre cinquanta versi).112 Eppure troviamo sezioni di qetet (o
109
Nel presente capitolo col termine matla ci riferiamo non in senso generico al primo verso di una poe-
sia ma in senso tecnico al primo verso i cui due emistichi rimano fra loro.
110
Si veda, per esempio, quanto riportato nel testo di J. Homi, Fonun-e balghat va sant-e adabi, 2
voll., Tehran 1354/1975, repr. 1361/1982, vol. I, pp. 148-9.
111
Un excursus critico delle diverse definizioni formulate di qete e una verifica sulla questione del
matla si trova in R. Zipoli, A note on the Neopersian qete, in Ex Oriente Collected Papers in Honour
of Jiri Becka, ed. by A. Krikavova & L. Hrebicek, Prague 1995, pp. 191-209.
112
Anche lo studio pi recente sullargomento, nella parte introduttiva di definizione della qete, non va
del tutto a fondo della questione e si accontenta di riproporre gli elementi che, pi che realmente distin-
tivi, possono essere considerati solo caratteristici del genere: 1) lunghezza intorno ai 30 versi; 2) assenza,
70 I generi e i temi poetici
non obbligatoria, del matla; 3) aspetti tematici: consigli moraleggianti, critica sociale, questioni politi-
che, satira e invettiva, panegirico e elegia; 4) struttura compositiva che comprende forme narrative o di-
dattico-didascaliche espresse con un linguaggio diretto e vicino alla lingua parlata. Come si pu notare la
descrizione ancora vaga e tradisce lo sforzo di individuare dei limiti concreti che permettano di formu-
lare una definizione rigida. Il grosso lavoro fatto da Khleqi Rd di raccolta antologica e di classifica-
zione di autori e di composizioni non stato purtroppo utilizzato per far progredire la discussione su que-
sto punto. Il libro presenta qualche dato interessante nella sezione in cui lo studioso individua i fattori
che permettono di distinguere una qete da una qaside o da un ghazal: pi dell80% delle qete non ha il
matla, le qete trattano anche argomenti estranei alla qaside e al ghazal e, infine, vi si pu individuare
un lessico caratteristico; cfr. Khleqi Rd, Qete va qetesaryi, pp. 7-10.
113
In alcuni canzonieri, per esempio in quello di Masud-e Sad-e Salmn e in quello di Anvari,
linsieme delle qete denominato moqattat, con un plurale il cui significato si ormai specializzato
ed ha assunto in senso tecnico il significato di raccolta di qete ma il cui singolare moqattae non corri-
sponde allo stesso referente del plurale.
114
Con questo significato lo troviamo utilizzato nellespressione chand qete sher (alcuni brani di
poesia) a fare da titolo a moderne antologie che comprendono pezzi di mathnavi, di qaside, di ghazal e
altro.
I generi e i temi poetici 71
tata. [] Ma la qete ha anche unaltra possibilit rimica che aa, ba, ca, [], e
a volte capita anche di trovare qete-ye mayde (cio raffinata) nella quale tutti gli
emistichi rimano fra loro [] Molte qete di poeti medievali hanno anche il verso
col takhallos ed interessante il fatto che il nome del poeta, al contrario che nel
ghazal, [] si trova prevalentemente allinizio della poesia.. []. Questa circo-
stanza potrebbe essere dovuta al fatto che, come abbiamo accennato, il carattere con-
fidenziale sia una particolarit di questo genere: il poeta, introducendo il proprio
nome allinizio della poesia, riesce a enfattizzare la veridicit delle sue descri-
zioni.115
Nelle parole di Musulmonion troviamo sintetizzate tutte le caratteristiche pi
salienti di questo genere e vediamo messi in rilievo gli aspetti che rendono la qete di
grande interesse non solo dal punto di vista poetico ma anche dal punto di vista sto-
rico-sociale e biografico. Infatti, come vedremo pi sotto, le tematiche della qete
offrono materiale interessante e acquistano notevole valore letterario nella produ-
zione dei grandi poeti e in certi contesti tematici. A proposito degli argomenti trat-
tati, vale la pena di precisare alcuni ambiti che sembrano appartenere quasi esclusi-
vamente a questo genere: se il tema encomiastico, quello didattico e moraleggiante,
quello religioso, misticheggiante ed erudito sono ampiamente trattati anche nelle
qaside dellepoca, gli spunti di critica sociale, lispirazione intimista, i temi satirici e
osceni116 cos come le dichiarazioni di affetto e di stima (ahvniyyt), sono terreno
privilegiato delle qete.
Anvari117 riconosciuto come il grande maestro della qete selgiuchide, il poeta
che nobilita questa forma sottraendola a una condizione di subordinazione rispetto
agli altri generi e realizzandone appieno le possibilit espressive. Le motivazioni
che portano a questo giudizio sono essenzialmente tre: dal punto di vista quantita-
tivo il primo autore a comporre un numero consistente di questo tipo di poesie (il
suo divn ne contiene circa 500); in seconda istanza il primo a trattare una lar-
115
R. Musulmonion, Nazariya-i adabiyot, Dushanbe 1990, pp. 165-8.
116
Nellambito della poesia satirica, la qete la forma pi ricorrente grazie soprattutto al suo status che
permette sia una libert tematica estesa anche alla sfera del quotidiano sia una certa elasticit espressiva
proprio grazie alla possibile mancanza della doppia rima nei due emistichi iniziali e alla flessibilit nel
numero dei versi. Pertanto la produzione di qete satiriche in epoca selgiuchide diffusissima e praticata
da un gran numero di poeti, fra cui Adib Sber, Amaq-e Bokhri, Anvari, Athir Akhsikati, Attr,
Jaml al-din Esfahni, Khqni, Mojir al-din Baylaqni, Othmn Mokhtri, Rashid al-din Vatvt,
Sani, Shatranji Samarqandi, Zahir Frybi e, ovviamente Suzani (per una lettura e classificazione dei
testi satirici di questi autori cfr. R. Zipoli, Satirical, invective and burlesque poetry, in History of
Persian Literature, in corso di stampa, che presenta oltre 70 composizioni, molte delle quali di genere
qete). Malgrado la mole e la qualit della produzione hajv e hazl (satirica e oscena) nella qete selgiu-
chide, interessante notare come questi testi siano tuttora soggetti ad una rigida censura da parte di al-
cuni studiosi: si veda il severo giudizio di Khleqi Rd, Qete va qetesaryi, pp. 136-40.
117
Khleqi Rd, Qete va qetesaryi, pp. 291-314.
72 I generi e i temi poetici
ghissima variet di argomenti utilizzando questa forma poetica; va infine detto che
le qete di Anvari mostrano una straordinaria nitidezza e fluidit linguistica anche
nel descrivere soggetti diversissimi. Non va inoltre sottovalutato il valore docu-
mentario di queste composizioni, giacch egli vi registra vari aspetti della sua car-
riera di poeta di corte, nonch delle sue relazioni coi diversi patroni, in occasione di
congratulazioni, ringraziamenti, lamentele ed altro. In tale contesto autobiogra-
fico, sono numerose le sue qete dispirazione satirica e invettiva (pi di 40) in cui
fa uso frequente anche di immagini oscene.118 Anche in questultimo genere di
composizioni, Anvari mostra la raffinatezza e la ricchezza dispirazione che lo
contraddistinguono come autore. Un altro gruppo di qete che si evidenzia nella sua
collezione (e che rappresenta circa la met del totale) quello in cui egli avanza la
richiesta di oggetti di poco valore e di uso quotidiano, soggetti poetici decisamente
estranei a un contesto letterario. Tali richieste seguono in genere versi di lode rivolti
a un mecenate e presentano, con curiosi dettagli, loggetto preteso: meloni, denaro
per recarsi al bagno, tessuti, carta, orzo, legna da ardere, ecc. In questo ambito
spicca anche la classica richiesta di vino la quale compare in pi di 50 composi-
zioni. Questa tipologia di qete mostra in maniera chiara le caratteristiche distintive
del genere che abbiamo delineato allinizio del capitolo.
Pi in linea con la poetica di Anvari compositore di qaside, sono le sue qete pi
convenzionali, quelle che esprimono ammonimenti e consigli moraleggianti, esor-
tano alla religiosit, allascesi, alla rinuncia ai beni materiali e alla ricerca spirituale
e intellettuale. In esse il poeta si rivolge in maniera diretta al lettore/ascoltatore con
toni imperativi e di esortazione molto efficaci. Sempre allinterno di questa tematica
un certo numero di qete riporta brevi racconti o aneddoti didascalici, o utilizza la
struttura della tenzone coi medesimi scopi educativi. Infine, vale la pena di menzio-
nare un gruppo di qete denominate sawgandnme poich esordiscono con un giu-
ramento rivolto a Dio che viene chiamato come testimone di quanto si afferma suc-
cessivamente.
Anche nellambito della qete, cos come in quello della qaside e dei ghazal,
Khqni contende a Anvari la posizione di maggior prestigio. Il suo divn com-
prende circa 320 qete119 su argomenti di varia natura e, rispetto ad Anvari, il suo
118
Anvari si espresse a pi riprese in favore della poesia dispirazione oscena, come dimostra la sua va-
sta produzione in tale ambito e come conferma, fra i tanti, questo suo verso: I saggi dicono che i discorsi
seri privi di facezie (hazl) accorciano la vita e aumentano la tristezza; Anvari, Divn, ed. S. Nafisi, p.
398.
119
Il divn di Khqni presenta serie difficolt nella delimitazione del corpus delle qete: nelle edizioni a
stampa molte composizioni vengono collocate a volte fra le qaside a volte fra le qete. Sotto la denomi-
nazione di qasyed-e kuth, per esempio, Kazzzi, nella sua recente edizione del divn, raccoglie anche
una serie di qete con matla.
I generi e i temi poetici 73
corpus assume caratteristiche proprie: Khqni mostra, per esempio, un vivo inte-
resse per gli argomenti religiosi e per le problematiche legate al contesto sociale e si
esprime con spunti di forte intolleranza e di fanatismo. La vena polemica del poeta di
Sharvn, tradizionalmente definito come uno dei personaggi pi litigiosi dellintera
storia letteraria di Persia, si manifesta chiaramente anche nelle sue qete satiriche
ispirate alla fitta rete di contrasti e di sentimenti di avversione che seppe creare in-
torno alla sua figura.120 Nel suo corpus di qete non sono presenti molti panegirici
rivolti a mecenati e a patroni, e le composizioni encomiastiche si rivolgono di prefe-
renza al Profeta e ad altre autorit religiose. La sua vena encomiastica trova pi fe-
lice e originale realizzazione nelle lodi che Khqni rivolge a se stesso (fakhriyyt):
infatti appare decisamente singolare, pur nel panorama dei poeti del tempo molto
sensibili a questa tematica, lintensit e la decisione con cui il nostro tesse le lodi di
se stesso collocandosi allapice dellarte poetica, ignorando e rifiutando qualsiasi
confronto, perfino con le autorit dei poeti del passato. Non mancano tuttavia nelle
sue qete anche momenti di espressione di dolore e autocompatimento, per esempio
nelle elegie in morte della figlia e del figlio,121 in occasione della sua carcerazione,
ecc. Un altro tratto che caratterizza le qete di Khqni la presenza occasionale di
espressioni e di proverbi originari dellAzerbaigian mentre, dal punto di vista della
tecnica compositiva, Khqni va ricordato perch uno degli autori che con maggior
frequenza utilizza il takhallos nellesordio delle sue qete (tendenza perfettamente in
linea con il tema a lui cos caro della lode rivolta a se stesso).
In questo tentativo di descrivere i momenti pi interessanti della qete selgiu-
chide, un cenno merita anche la raccolta di qete-ye improntate al tema shahrshub
composta da Masud-e Sad-e Salmn. Ben distinte dalle altre qete il cui tema do-
minante la prigionia, il canzoniere di Masud presenta 92 qete122 di lunghezza di-
versa, la maggior parte delle quali senza matla, che trattano il tema damore sotto la
particolare prospettiva del genere shahrshub: i versi sono infatti dedicati a giovani
artigiani (tintori, ricamatori, fabbri, profumieri, orefici, gioiellieri, ecc.), a perso-
naggi della citt (coppieri, danzatori, geometri, sufi, predicatori, cacciatori, soldati,
astrologi, ecc.) o a un amato generico che viene presentato in una circostanza speci-
fica (quando piange, gli spunta la barba, estrae la spada, parte per un viaggio o va in
pellegrinaggio, ecc.). Il poeta si dichiara innamorato del personaggio descritto e ne
tesse le lodi sfruttando, da una parte il lessico e limmaginario erotico tradizionale
120
Delle tante satire da lui scritte contro colleghi, basti citare quelle contro Rashid al-din Vatvt e quelle
contro il suocero e maestro Abu Al Ganjavi; entrambe le vittime comunque non gli risparmiarono
risposte pungenti.
121
Unelegia di Khqni per la morte del figlio stata tradotta in italiano da G. Scarcia, Poesia damore
turca e persiana, Novara 1973, pp. 108-9.
122
Masud-e Sad-e Salmn, Divn, ed. M. Nuryn, 2 vol., Tehran 1364-5/1986-7, vol. II, pp. 915-35.
74 I generi e i temi poetici
(ricciolo, neo, peluria, denti, ecc.) dallaltra i termini tecnici legati al mestiere o alla
situazione descritta: i due universi, quello convenzionale e quello doccasione, ven-
gono fusi in un genere ricco di immagini originali e ricercate non prive di novit. Il
genere shahrshub diventa cos per il poeta un espediente per parlare damore su un
registro nuovo che lascia maggior spazio a originali variazioni sul tema.
I canzonieri dei poeti selgiuchidi, oltre alle forme sopra trattate (qaside, ghazal,
robi e qete) che sono quelle di maggiore importanza, presentano quasi tutti delle
sezioni pi o meno estese di componimenti di altro genere, in particolare tarjiband,
tarkibband e mosammat.123 Si tratta di poesie strofiche, considerate una sotto-classe
delle qaside poich sviluppano i suoi stessi temi e hanno una struttura simile (con la
presenza del matla). Sono forme utilizzate con minor frequenza e che non presen-
tano elementi contenutistici o stilistici di rilievo: riprendono gli stessi argomenti
trattati nelle qaside, in particolare quello panegiristico e, pi raramente, quello amo-
roso, quello mistico ma anche quello satirico e osceno.
Di maggior interesse, per la storia della poesia, ci sembra la presenza, nuova ri-
spetto al passato, di brevi mathnavi su argomenti di vario genere. Data la natura di
quei componimenti, bench essi si trovino di norma inseriti nei divn, li tratteremo di
seguito, in chiusura del capitolo dedicato al mathnavi.
123
Per una panoramica sulle varie tipologie di mosammat con antologia di testi, cfr. Azamird G. D.,
Mosammat dar sher-e frsi, Tehran 1366/1987.
CAPITOLO QUARTO
IL MATHNAVI
1
Questa scelta non nuova. Essa ha un diretto precedente nel poema di epoca ghaznavide Varqa va
Golshh di Ayyuqi, ispirato a una storia damore ambientata, come quella di Layl e Majnun,
nellArabia preislamica. Caratteristica dellopera di Ayyuqi linterpolazione di numerosi ghazal nel
corso dello sviluppo narrativo per dare voce ai due sfortunati amanti. Questo espediente compositivo
verr accolto successivamente da vari autori, per esempio, da Erqi e da Obayd Zkni nei loro
Oshshqnme.
76 Il Mathnavi
secolare di corte, sono suscettibili di una doppia lettura, secolare e mistica, e hanno
alla base una dualit di significati di cui bisogna tenere conto nella lettura e
nellinterpretazione del testo.
Sul versante dellispirazione religiosa, questa lepoca doro del mathnavi di-
dattico e di quello mistico: da una parte si pongono le basi per il trattamento in versi
della materia religiosa descritta nei suoi sviluppi teologici e dottrinali, dallaltra, coi
poemi mistici, si ha la nascita della narrazione didascalica e allegorica, ricca di
aneddoti e organizzata, spesso, allinterno di storie cornice. Gli scrittori di mathnavi
didattico-religiosi, infatti, che si proponevano innanzi tutto come maestri di morale,
trovarono nel ruolo del narratore la condizione ideale per trasmettere i loro insegna-
menti, e ci ebbe una grande influenza sulla fortuna della tematica mistica nel
mathnavi. Risulta cos che molte delle grandi opere scritte da poeti mistici sono al
contempo dei capolavori di arte narrativa.
La letteratura in forma di mathnavi di questo periodo presenta dunque una stra-
ordinaria proliferazione di opere ispirate a temi diversi e organizzate secondo strut-
ture molto eterogenee (si pensi al Korshspnme, alla Hadiqat al-haqiqa, al
Khosraw o Shirin e al Manteq al-tayr, per esempio); tutte per sono legate da un
comune filo conduttore che quello di trasmettere un insegnamento, dei valori etici e
morali, una visione del mondo, la proposta di un percorso esistenziale. I mathnavi di
epoca selgiuchide vanno quindi letti tenendo presente questa comune motivazione di
fondo la quale, sebbene fosse implicita nellidea stessa di letteratura nel mondo mu-
sulmano medievale, per particolarmente visibile proprio nel mathnavi.
1. Mathnavi epico2
2
Qui di seguito, nella descrizione dei mathnavi, ci limiteremo a pochi elementi essenziali che permettano
di farsi unidea generale dei contenuti dellopera e dei principali significati che veicola. La ricchissima
produzione di mathnavi di questepoca comprende poemi di grande complessit formale e contenutistica
una cui descrizione esauriente, anche solo delle trame, sarebbe impossibile in questa sede.
3
Mojmal al-tavrikh va al-qess, ed. M. T. Bahr, Tehran 1318/1949, p. 2.
Il Mathnavi 77
mata dal fatto che in un certo numero di manoscritti tardi dello Shhnme, queste
opere derivate sono inserite nel testo principale: una specie di tentativo dei copisti di
produrre la versione pi completa possibile dellepica nazionale. Tali interpola-
zioni potrebbero anche essere il risultato della combinazione e della fusione di varie
epiche presenti nella tradizione orale dei recitatori dello Shhnme. Si pu parlare,
dunque, di un ciclo epico persiano a integrazione dello Shhnme che in epoca sel-
giuchide trova una sua registrazione scritta in un numero considerevole di opere. Per
comprendere la fortuna di questo genere bisogna fra laltro ricordare che il mathnavi
epico, dedicato a re e a eroi del passato, fu sempre altamente apprezzato per il suo
valore esemplare: gli storici stessi, fra cui Bayhaqi, riferiscono che la recitazione di
poemi epici, oltre allo scopo di dilettare, avevano la funzione di perpetuare lantico
costume della Persia preislamica di trasmettere oralmente il racconto delle gesta de-
gli antichi re.
Tutti in metro motaqreb (il metro in cui fu composto lo Shhnme e divenuto tipico
dei poemi epici), questi mathnavi sviluppano elementi mitici e favolistici di antiche
leggende, narrando le straordinarie imprese di un eroe principale nella maggior parte
dei casi legato alla dinastia di Rostam.
Il pi conosciuto di questi poemi il Korshspnme composto da Abu Mansur
Ali ben Ahmad Asadi nel 458/1065 in Azerbaigian e dedicato al governatore di
Nakhjavn (Transcaucasia). Korshsp, uccisore di draghi della tradizione zoroa-
striana medio-persiana, nel poema di Asadi il trisnonno delleroe Rostam e affronta
avventure delle quali non sono stati rintracciati accenni nella tradizione pre-islamica.
Lintento di Asadi, dichiarato nellintroduzione del poema, quello di salvare
dalloblio una parte della saga iranica che Ferdousi aveva scartato e della quale per
non menziona le fonti. Bench Asadi non sia allaltezza del suo modello per forza
descrittiva, soprattutto nelle scene di guerra, la sua opera si distingue per le vivide
descrizioni di vicende e paesi favolosi e per le disquisizioni morali e filosofiche che
occupano quasi un terzo del poema. Nel Korshspnme emerge chiaramente quella
tendenza didattica sopra accennata, che porta Asadi a fare del proprio eroe una spe-
cie di campione del monoteismo con tratti da profeta. Resta di fondamentale impor-
tanza, per la storia letteraria, il fatto che Asadi d inizio a quella tipologia del breve
poema epico romanzesco che isola e sviluppa un episodio singolo della grande epica
ferdusiana e che trover la sua maggiore e pi originale espressione nel-
lEskandarnme di Nezmi.
78 Il Mathnavi
4
Per una descrizione dettagliata di questi poemi minori cui di seguito si far solo un breve accenno, e
per i riferimenti bibliografici relativi, cfr. de Blois, Persian Literature, pp. 465-82; per le trame, cfr. Dh.
Saf Z., Hamsesaryi dar Irn, Tehran 1363/1984.
5
Khleqi Motlaq (Farmarznme, Enc. Iranica) nota che questopera ha molto materiale in comune
con il Nozhatnme-ye ali di Shahmardn al-Rzi (cfr. infra V.6.). Tale riferimento utile per la data-
zione del testo che in questo caso si collocherebbe appunto nel VI/XII secolo. Di entrambe queste opere
non esistono edizioni a stampa.
6
Il poema stato edito solo di recente (Bnugoshaspnme, ed. R. Karchi, Tehran 1382/2003), ma non
ancora stato studiato in dettaglio (cfr. de Blois, Epics, Enc. Iranica).
7
Dh. Saf, Hamsesaryi dar Irn, pp. 324-35.
8
Una versione abbreviata del poema fu pubblicata da Turner Macan come appendice a unedizione dello
Shhnme (Calcutta 1829, vol.IV, pp. 2160-296); solo recentemente stato edito come opera a se stante:
Borzunme b kashf al-abiyyt va dstn-e Kok-e kuhzd, ed. S.M. Dabirsiyqi, Tehran 1382/2003.
9
Il mathnavi Shahryrnme, attribuito a Othmn Mokhtri e ispirato alle campagne militari di Masud
III in India, da molti critici ritenuto un apocrifo: lo stile, gli errori di metrica, e altri aspetti formali
fanno pensare che sia stato scritto intorno al IV/X-V/XI secolo, da un poeta sconosciuto, probabilmente
in India. Ne sussistono solo dei frammenti in cui si sente lispirazione dello Shhnme di Ferdousi ma si
Il Mathnavi 79
Oltre allo sviluppo dei cicli di eroi minori, nella stessa epoca abbiamo anche la
produzione di antologie di passi scelti dello Shhnme: la pi famosa fu dedicata a
Malek Shh, nel 474/1081, da Ali ben Ahmad, autore altrimenti sconosciuto.
A Mohammad ben Malek Shh furono dedicate due lunghe epopee anonime: il
Bahmannme e il Kushnme, opere a tema eroico, probabilmente di uno stesso
autore. La prima fu composta intorno al 495/1101 e racconta la storia della incoro-
nazione di Bahman e delle sue avventure con Katyun, la figlia del re del Kashmir, e
con Homy, la figlia del re dEgitto. Prosegue col racconto della morte di Rostam e
della guerra di Bahman contro il ramo della famiglia di Rostam residente nel Sistan.
Dopo aver sconfitto tutti i nemici, Bahman abdica a favore di Homy e subito dopo
viene ucciso da un drago.10 Il medesimo autore compose successivamente unaltra
epopea, il Kushnme, incoraggiato dal generoso compenso ricevuto dal sovrano per
la composizione del Bahmannme, come dichiara egli stesso nella introduzione al
secondo mathnavi. Questa volta i protagonisti sono Kush, fratello di Zahhk e go-
vernatore della Cina e suo figlio Kush-e Pildandn; il tema la guerra contro gli ira-
niani. interessante notare che entrambi i poemi (Kushnme e Bahmannme) hanno
come protagonisti i nemici degli eroi iranici dello Shhnme.
Dopo questa rapida rassegna dei poemi minori legati al ciclo dellepica ferdu-
siana, passiamo a un poema di Nezmi, lEskandarnme, che pur non avendo le ca-
ratteristiche tipiche di un poema epico, strettamente legato alla tradizione dello
Shhnme e combina elementi eroici, didascalici e lirici.
Il poema di Nezmi di grande complessit e in esso convergono fonti diverse:
oltre allo Shhnme, vi la rivisitazione coranica della figura di Alessandro e la tra-
dizione trasmessa dal romanzo dello Pseudo Callistene. Con la fusione riuscita di
questi apporti, la leggenda di Alessandro riceve, nellopera di Nezmi, la sua defini-
tiva sistemazione letteraria caratterizzata dalla prospettiva islamica dellautore.
LEskandarnme, composto fra il 584/1188 e il 593/1196 e dedicato a patroni
diversi, diviso in due parti, Sharafnme e Eqblnme. lunico poema di Nezmi
in metro motaqreb e si differenzia moltissimo dalla versione ferdusiana della vi-
cenda di Alessandro anche se con quella condivide molto materiale narrativo. Si
tratta del poema pi lungo della Khamse (il Quintetto, termine con cui di norma si
definisce linsieme dei cinque mathnavi di Nezmi), composto da 10.500 distici
circa, e si configura come lopera della maturit artistica e intellettuale del suo au-
trovano materiali che non figurano nella grande epopea ferdusiana. Il protagonista un pronipote di
Rostam, Shahriyr appunto, di cui si narrano avventure e battaglie in terra dIndia.
10
La storia della famiglia di Bahman compare anche nel racconto in prosa del VII/XIII secolo, scritto da
Abu Ther Mohammad Tarsusi, intitolato Drbnme (Drb era infatti figlio di Bahman/Ardashir e
della principessa Homy); cfr. infra V.3. I due testi condividono molti particolari delle vicende narrate.
80 Il Mathnavi
nme, Alessandro, che ha realizzato tutte le sue conquiste, viene descritto come un
uomo alla ricerca di un proprio progresso spirituale: da tutti i territori conquistati ha
riportato le opere dei sapienti ed ha in progetto di farle tradurre per la propria
biblioteca; ha raccolto intorno a s i pi grandi saggi dellantichit e con loro si
dilunga in dotte conversazioni sulle questioni fondamentali delluomo. Il poema, che
dal punto di vista della narrazione si conclude con la descrizione commovente della
morte di Alessandro, ritrae un profeta ispirato, senza connotazioni dottrinali, dal
momento che Nezmi evita abilmente di definirne il credo religioso. Leroe, nella
concezione di Nezmi, incarna il concetto stesso di monoteismo, lidea originaria
dellesistenza di un unico Dio che storicamente avrebbe poi aperto le porte allIslam.
Nel poema di Nezmi muore definitivamente leroe interprete di antichi ideali
cavallereschi e prende forma un eroe nuovo che incarna letica islamica. Nella
prospettiva del poeta, la storia si fa dottrina morale e religiosa.11
2. Mathnavi romantico
11
Di questa parte dellopera disponibile la traduzione italiana: Nezmi Ganjavi, Il libro della fortuna
di Alessandro (Eqblnme), a cura di C. Saccone, Milano 1997.
12
interessante il legame che viene individuato fra epica romantica e ghazal: ci cui si allude nel
ghazal ampiamente sviluppato nellepica romantica, ci che nel ghazal astratto nel mathnavi roman-
82 Il Mathnavi
Lopera Vis o Rmin di Fakhr al-din Gorgni, composta non molti anni dopo il
441/1049, non rappresenta il primo poema romantico in assoluto poich si possono
considerare suoi precedenti il Vmeq o Adhr di Onsori e il Varqa va Golshh di
Ayyuqi (entrambi in metro motaqreb). per lopera di Gorgni a inaugurare de-
finitivamente questo filone di mathnavi. Dedicata a Toghril Beg, al suo ministro Abu
Nasr ben Mansur e al governatore di Isfahan, Abu l-Fath ben Mohammad, vero pa-
trono del poeta, tale opera fu composta in metro hazaj che da allora diviene il metro
pi diffuso nellepica romantica. Vis o Rmin racconta la storia di un amore contra-
stato: Vis viene promessa in sposa al re Mobd di Marv prima ancora della sua na-
scita, ma poi costretta al matrimonio col fratello Viru secondo luso zoroastriano.
Viru viene ucciso in battaglia e Vis rapita dal vecchio re Mobd col quale rifiuta
per ogni rapporto. Nel frattempo Rmin, fratello di Mobd, che da sempre inna-
morato di Vis, riesce a conquistarla grazie agli incantesimi della nutrice. Dopo di-
verse avventure e la morte di Mobd i due protagonisti riusciranno a realizzare le
attese nozze e regneranno sul paese con giustizia. Lambiente in cui si svolge la vi-
cenda quello di una corte reale della Partia preislamica, e infatti lautore afferma di
aver basato la sua storia su un antico libro pahlavi. A Gorgni si riconosce una certa
abilit nel delineare il procedere drammatico della storia e nella descrizione dei tratti
psicologici soprattutto attraverso lespediente narrativo dei dialoghi e dei monologhi.
Vis e Rmin rappresentano i veri innamorati disposti a tutto che si trovano a subire
grandi afflizioni o a comportarsi contro le regole pur di realizzare il proprio amore.
Anche la figura di Mobd viene tracciata con notevole abilit nelle vesti di un rigido
moralista incapace di un vero sentimento damore, cos come magistralmente sono
descritti gli inganni e gli incantesimi messi in atto per impedire a Vis lunione col
vecchio re.13
Vis o Rmin un poema molto studiato per la grande importanza che riveste nella
storia letteraria persiana, dovuta non tanto alle sue qualit letterarie (da pi critici
giudicate deboli) quanto allenorme influenza che esso esercit sulla letteratura
posteriore: un esempio dato dalle lettere che Vis e Rmin si scambiano nel poema e
tico si fa concreto; in questo senso lepica romantica lo sfondo materiale, la miniera di immagini e di
vicende, indispensabile agli sviluppi simbolici e allusivi della lirica (cfr. C. Brgel, The Romance, in
Persian Literature, ed. by E. Yarshater, New York 1988, pp. 161-78).
13
Burgel, The Romance, pp. 161-78.
Il Mathnavi 83
che costituiranno un modello dei mathnavi cosiddetti dahnme (Dieci lettere) delle
epoche successive. Alla vicenda poetica dei due protagonisti allude spesso peraltro
la lirica successiva (questo motivo particolarmente ricorrente, per esempio, nei
ghazal di Khwju Kermni poeta del VII/XIII sec.).
14
de Blois, Persian Literature, pp. 474-5.
15
de Blois, Persian Literature, pp. 476-82.
84 Il Mathnavi
Khosraw II Parviz) e che aveva una ricca tradizione orale. Nezmi sa infondere alla
nota vicenda elementi di analisi psicologica e un percorso narrativo tali da creare un
romanzo di grande intensit drammatica: la trama si sviluppa in modo chiaro e line-
are, con un crescendo di mistero, crisi, soluzione e dramma finale che portano a de-
finire questo poema la pi bella fiaba storica sullamore e sulla castit, un tesoro di
eloquenza, di persuasione e di saggezza16 e ancora uno dei grandi capolavori della
letteratura mondiale. Per la prima volta nella poesia del Vicino Oriente, la persona-
lit di un essere umano mostrata in tutta la sua ricchezza le sue contraddizioni, i
suoi alti e bassi.17 La trama centrale molto semplice: Khosraw, ultimo grande re
sasanide, si innamora, contraccambiato, di Shirin, principessa armena, ma una serie
di ostacoli si frappongono fra i due amanti cos che essi si trovano a dover rimandare
di continuo la realizzazione del loro matrimonio. Alle vicende amorose si mescolano
le vicende militari e politiche del re Khosraw, vicende che lo portano lontano
dallamata e lo vedono costretto a contrarre un matrimonio di opportunit con
unaltra principessa, Maryam. Unaltra storia damore si inserisce a questo punto
della vicenda: Shirin, esiliata in un lontano castello, con la sua bellezza e dolcezza
ispira a Farhd, spaccapietre e leale amico di Khosraw, un forte sentimento amoroso
che si concluder drammaticamente col suicidio del giovane. Infine i due protagoni-
sti riusciranno a realizzare il loro progetto anche se la loro felicit sar breve.
In questo poema, Nezmi utilizza le diverse vicende per mostrare un paesaggio
umano di straordinaria ricchezza; uno degli aspetti che maggiormente ha colpito la
critica la profonda conoscenza dellanimo femminile del quale Nezmi mette in
rilievo la forza, il senso della giustizia e la moralit18 di fronte alla debolezza, al
capriccio e alla grettezza spirituale della figura maschile rappresentata da Khosraw.
Shirin, grazie alle virt umane che possiede, dallinizio alla fine del poema ha il
compito di educare Khosraw, con lamore e con lesempio, esercitando su di lui
uninfluenza che gli insegner il senso di responsabilit, il senso della giustizia e
lintegrit morale. Questopera educativa porta il re a maturare anche come sovrano
e alla fine del poema questo cambiamento condurr il paese alla prosperit, al trionfo
della giustizia e al fiorire della cultura e delle scienze. Il vero protagonista di questo
mathnavi , dunque, lamore, inteso come grande forza cosmica, origine della crea-
zione e motore delluniverso. Dal punto di vista stilistico, la lingua straordinaria-
mente ricca di allegorie, di comparazioni originali, di nuove metafore e di espres-
16
Con queste parole si esprime Vahid Dastgerdi nella sua introduzione alla storica edizione a stampa
dellopera da lui curata (Tehran 1313/1934).
17
Y. E. Bertels, Izbrannye Trudy Istorija Persidsko-tadzikskoj Literatury, Moskva 1960, p. 227.
18
A questo proposito, e sulla base di vari riferimenti interni allopera, alcuni studiosi (in particolare
Bertels, Izbrannye Trudy, p. 225) hanno voluto vedere nella figura di Shirin un omaggio di Nezmi alla
sua prima moglie Afaq morta in giovane et.
Il Mathnavi 85
sioni a doppio senso che fanno di Khosraw o Shirin un capolavoro non solo di arte
narrativa ma anche di forma e di stile.
Haft paykar il quarto dei poemi di Nezmi e, dal punto di vista narrativo,
lopera pi complessa di questo autore. Composta nel 593/1196, fu dedicata a Korp
Arsln, principe selgiuchide governatore di Marghe. Si tratta di un racconto a cor-
nice: il racconto che fa da contenitore quello della vita del sovrano sasanide
Bahrm V (regnante nel V secolo) con le sue guerre, gli amori e i giochi di potere, al
cui interno si collocano sette racconti ambientati in altrettanti diversi contesti. La
parte centrale del poema occupata dalle storie narrate dalle sette principesse spose
di Bahrm, ognuna originaria di una diversa parte del mondo, ognuna residente in un
diverso padiglione al quale collegato simbolicamente un colore, un pianeta e un
giorno della settimana (quello in cui il re fa visita alla sposa che vi risiede). Il nu-
mero sette, il primo numero perfetto secondo la tradizione islamica, domina tutto il
poema, gli conferisce unit attraverso la molteplicit dei singoli contesti (sposa, pa-
diglione, giorno, colore, storia), creando un senso di armonia che si impone sul
caos apparente degli eventi umani. Cos Nezmi, utilizzando la simbologia delle
sette cupole (i sette cieli), dei sette pianeti, dei sette climi, colori e giorni, rappre-
senta la perfetta struttura delluniverso e ne illustra larmonia superiore in cui si fon-
dono sacro e profano, nuova etica islamica e antica cultura preislamica. Quella di
Nezmi , dunque, unispirazione e unaspirazione umanistica che si esprime in
una complessa costruzione narrativa basata sui princpi della cosmologia islamica,
dove la struttura del poema ricalca la struttura del cosmo (la terra situata al centro
rispetto ai sette pianeti che coi loro movimenti influiscono sugli esseri e sugli avve-
nimenti terrestri). Il poema sembra svolgersi nellarco di un anno e simboleggia la
vita ideale delluomo, sottoposto allinflusso dei vari pianeti e destinato alla morte. Il
tema centrale, quello dellamore e del piacere, temperato dalle continue riflessioni
di Nezmi sulla transitoriet dei beni e delle gioie mondane e sulla inconsistenza di
tutto ci che non Dio; tali leggi universali valgono anche per i re e i loro beni.
Mantenendo una prospettiva di etica islamica, in questopera Nezmi non condanna i
piaceri ma li colloca in una giusta dimensione che quella dellarmonia degli ele-
menti che compongono la vita umana voluta da Dio. Tutte e sette le storie hanno,
dunque, un finale moraleggiante in cui si condannano difetti umani di diversa natura:
impazienza, lascivia, arroganza, ecc., e dove il tema dellamore, collocato com in
unarticolata e complessa struttura simbolica, pu dare luogo anche a uninter-
pretazione mistica.19
19
Di questo mathnavi disponibile la traduzione italiana: Nezm di Ganj, Le sette principesse, a cura
di A. Bausani, note di A. Bausani e G. Calasso, Milano 1982.
86 Il Mathnavi
del biasimo e della denigrazione, ignominia, uscita dalla societ e violazione di tutte
le sue norme esteriori. Tuttavia il testo di Nezmi, nel quale impossibile distin-
guere in modo chiaro gli elementi erotici da quelli mistici, resta aperto a diverse let-
ture e si sottrae a una collocazione univoca allinterno di certe correnti del sufismo
mantenendo il suo aspetto anche di semplice fiaba, di storia damore beduino rivisi-
tata dalla convenzione letteraria persiana.20
Inseriamo come annotazione, in chiusura di questa sezione, laccenno ad
unopera la cui datazione e la cui attribuzione sono tuttoggi oggetto di controverse
discussioni, il Khosrawnme. Diversi studiosi attribuiscono questo poema damore
che ha unambientazione cortese a Farid al-din Attr, ma le indicazioni che, sulla
base di una lettura pi approfondita del testo, inducono a escludere tale paternit e a
collocarne la datazione in unepoca successiva paiono pi convincenti.21
3. Mathnavi didattico-religioso
20
Si veda dellopera la traduzione italiana: Nezmi, Layl e Majnn, a cura di G. Calasso, Milano 1985.
21
Si vedano le osservazioni di Shafii Kadkani in Attr, Mokhtrnme, pp. 35-59.
22
Lopera pi completa sulla letteratura didattica e moraleggiante in generale, senza distinzione di ge-
neri, il volume di Ch. H. de Fouchcour, Moralia. Les notions morales dans la littrature persane du
3e/9e au 7e/13e sicle, Paris 1986 (di questopera fondamentale stata pubblicata anche la traduzione in
persiano: Akhlqiyyt, Tehran 1377/1998).
88 Il Mathnavi
persiana dei primi secoli estremamente sottile e tale distinzione, che si fece sempre
pi tenue con laffermarsi delletica islamica, pu considerarsi quasi scomparsa
nellepoca di cui ci occupiamo. Le opere che vedremo sono, dunque, il prodotto di
una cultura totalmente islamizzata e sono il veicolo di una morale fortemente in-
fluenzate dalla religione; fra il gran numero di mathnavi didattici di questepoca,
lunica opera che possa considerarsi, per certi aspetti, esempio di moralismo secolare
soltanto il Makhzan al-asrr di Nezmi.
23
de Fouchcour, Moralia, pp. 253-63.
Il Mathnavi 89
24
Questopera di Nser-e Khosraw stata tradotta in italiano: Nser-e Xosrow e il suo Rowshani-
nme (Il libro della luce), a cura di C. Saccone, Quaderni II, Istituto della Repubblica Islamica dIran
in Italia, Roma 1991, pp. 21-50. Allo stesso poeta stato per lungo tempo attribuito un altro poema, in-
titolato Sadatnme, a causa della quasi omonimia col vero autore dellopera, Nser al-din ben Khosraw
al-Esfahni (detto Sharif), vissuto nellVIII/XIV secolo. Il fatto che lopera presentasse soprattutto con-
cetti etici e molti dei temi cari al pensatore e poeta ismailita, ha giocato a favore di tale attribuzione: an-
che nel Sadatnme infatti, suddiviso in 30 bb tutti di dieci versi, si elogiano virt e opere utili, si con-
dannano i potenti per la loro arroganza e la loro incapacit di riconoscere e rispettare la vera saggezza e il
bene comune.
90 Il Mathnavi
Khosraw, le due opere tuttavia, oltre alla comune ideologia di riferimento, non pre-
sentano alcuna somiglianza.
25
Il titolo di questo mathnavi (Il viaggio degli schiavi al luogo del ritorno) particolarmente significa-
tivo rispetto al suo contenuto poich allude a due momenti (viaggio e ritorno) che riassumono il concetto
chiave del poema: quello del meraj del profeta (viaggio nellaldil), e quello parallelo del percorso
escatologico che deve seguire ogni essere umano per ricongiungersi al principio primo: cfr. de Bruijn,
Persian Sufi Poetry, pp. 88-92.
26
Di questo importantissimo documento esiste una traduzione francese a cura di Ph. Gignoux, Le livre
dArd Vrz, Paris 1984.
27
Questo mathnavi accessibile in traduzione: San, Viaggio nel regno del ritorno, a cura di C. Sac-
cone, Parma 1993.
Il Mathnavi 91
che laveva accusato di promuovere idee sciite. Vi fu, dunque, da parte del poeta un
intenso lavoro di riscrittura e ampliamento del nucleo originale. Alla morte del po-
eta, Bahrm Shh ordin a un certo Mohammad Ali al-Raff di realizzare una
nuova redazione della Hadiqe, il che aggiunse, ai gi ampi rifacimenti iniziali,
ulteriori interferenze. Fu cos che questo testo fu trasmesso sotto numerose e
differenti versioni fino a quando, nellXI/XVII secolo, lerudito indiano Abd al-
Latif al-Abbsi, tenter di armonizzare le varie versioni del testo aggiungendovi
anche un commentario (Latef al-hadeq men nafes al-daqeq).28 Il numero
enorme di manoscritti di questopera compilati in tutte le epoche evidente
testimonianza della sua straordinaria popolarit.
La Hadiqat al-haqiqa definito il primo esempio di mathnavi didattico-reli-
gioso, arricchito da spunti mistici, della letteratura persiana: dopo gli esperimenti
puramente dottrinali di Nser-e Khosraw, Sani crea, in metro khafif, il mathnavi
didattico-religioso ad aneddoti, una tipologia che, come sopra accennato, avr
grande fortuna nelle epoche successive (si pensi al Mathnavi-ye manavi di Jall al-
din Rumi). Nelledizione tuttoggi pi diffusa, la Hadiqat al-haqiqa si compone di
11.500 versi circa, divisi in dieci capitoli di contenuto religioso e sapienziale, inter-
rotti da aneddoti e parabole allegoriche e seguiti da spiegazioni e riflessioni. Ogni
aneddoto a s stante, il che conferisce allopera un carattere lineare e semplice. Il
motivo conduttore dellintero poema lesortazione ad abbandonare le cose del
mondo e ad affidarsi completamente a Dio per raggiungere lunione con Lui. Si tratta
di un poema didattico ideato come un discorso continuo, su unampia variet di sog-
getti etici e religiosi, e privo di unorganizzazione sistematica; lopera contiene molti
riferimenti dotti alla filosofia e alle scienze del tempo ed per questo che la tro-
viamo spesso definita come una enciclopedia del sufismo. Questa definizione non
tuttavia adeguata secondo de Bruijn, il maggior studioso di Sani, perch le in-
formazioni dotte e dottrinali non sono riportate per il proprio valore intrinseco ma
sono sempre subordinate al discorso didascalico e educativo-moraleggiante. Rispetto
ai poemi didattici successivi, quelli di Attr in particolare, nella Hadiqat al-haqiqa
la parte narrativa gioca un ruolo secondario rispetto alla riflessione generale e alle
finalit educative: in questopera, gli aneddoti sono molto brevi ed interamente su-
bordinati ai contenuti teorici che devono esemplificare. Il linguaggio piano, a tratti
trascurato, e questa sar, anche successivamente, la tendenza di questo genere di po-
emi che dovevano essere compresi immediatamente dai discepoli e nei quali era dif-
ficile mantenere uno stile elegante e accurato per migliaia di versi.
28
Per una storia dettagliata del testo della Hadiqat al-haqiqe, cfr. de Bruijn, Of Piety and Poetry, pp.
119-39, su cui peraltro si basano gran parte delle nostre informazioni.
92 Il Mathnavi
Anche il primo dei cinque poemi di Nezmi Ganjavi appartiene alla categoria dei
mathnavi didattici ma ha una connotazione pi filosofica che religiosa.29 Il Makhzan
al-asrr, che include uneulogia a Toghril III ed lunico poema di Nezmi dedicato
espressamente a un principe selgiuchide, si ispira, come afferma lo stesso Nezmi in
un passo dellintroduzione, alla Hadiqat al-haqiqa di Sani pur non configurandosi
come una vera e propria imitazione anzi proponendosi di superare quel modello. Il
poema, in metro sari,30 conta circa 2.250 versi e comincia con una lunga serie di
esordi, dallo stile piuttosto elaborato, che comprendono le lodi a Dio, al profeta (con
la descrizione del merj, lascensione di Maometto) e al mecenate destinatario
dellopera. Segue un capitolo sulle virt della parola e sullalta dignit del poeta;
Nezmi chiude la sezione introduttiva rivolgendosi infine a se stesso e dichiarandosi
desideroso di approfondire la conoscenza di s e di stabilire un contatto con Dio.31 Il
nucleo del poema, il cui piano chiaro e coerente, costituito da venti discorsi di
argomento sapienziale, ognuno con la medesima struttura: titolo che indica il conte-
nuto, esordio con una parte teorica, storia esemplificativa, conclusione moraleg-
giante che si ricollega alla storia. Alcuni dei racconti sono entrati a far parte del pa-
trimonio culturale collettivo e sono ancora oggi ben conosciuti: ricordiamo, per
esempio, quello di Sangiar che ascolta i consigli di una povera donna, e quello del re
sasanide Anushirvn e del suo ministro che ascoltano la conversazione di due uc-
celli. Lo stile di Nezmi molto lontano da quello del suo modello dichiarato: la co-
struzione dei discorsi accurata e precisa, ogni verso limato alla perfezione,
lespressione elaborata ma senza eccessivi preziosismi. La lingua del Makhzan
ricca di metafore, di immagini ricercate e originali, di neologismi e di espressioni
enigmatiche e difficili, un linguaggio che ben si adatta al registro alto del poema. In
sintonia col poema di Sani, quello di Nezmi mantiene un carattere omiletico e di-
dascalico nelle sezioni in cui predica un ideale di vita e porta lattenzione del lettore
sul supremo rango delluomo nel sistema della creazione, sulla consapevolezza del
proprio destino ultimo e sulla prossimit della propria fine terrena. Anche se in qual-
che capitolo Nezmi descrive i doveri di un re e sembra rivolgersi ai potenti, il suo
interlocutore ideale lessere umano in generale; uno dei tratti caratteristici di
questopera , infatti, il tentativo di trascendere i limiti della letteratura di corte e di
proporsi come modello dispirazione umanistica e spirituale.
29
de Fouchcour, Moralia, pp. 275-83.
30
La scelta di utilizzare un metro diverso da quello del proprio modello dichiarato era di per s
unaffermazione di indipendenza e di autonomia rispetto al modello stesso.
31
Questo tipo di scansione della parte iniziale del mathnavi verr ripresa anche nelle altre opere che
compongono la Khamse; ad essa si rifaranno anche gli epigoni di Nezmi, al punto da diventare un tratto
comune a molti mathnavi successivi.
Il Mathnavi 93
Passiamo ora a Farid al-din Attr, autore la cui fama di mistico, poeta e abile nar-
ratore resta prevalentemente legata alla sua produzione di mathnavi, opere riuscite,
persuasive e di grande sistematicit. Va premesso che sussiste un grosso problema di
autenticit relativamente alle opere di Attr: moltissime gli sono state attribuite (per
un insieme di oltre 200 mila versi),32 molte sono risultate spurie, e solo a quattro il
poeta stesso fa riferimento nei suoi versi. Si tratta di opere di chiara ispirazione sufi:
bench nulla si sappia di certo sulla sua affiliazione a una specifica tariqe, sicuro,
sulla base delle sue stesse affermazioni, che fin dallinfanzia, incoraggiato dal padre,
Attr si interess ai sufi, al loro stile di vita, ai loro dettami e consider alcuni
santi come sue guide spirituali. La sua esperienza esistenziale ebbe un impatto de-
terminante sulla sua opera. Di seguito cercheremo di fornire unidea generale dei
quattro mathnavi didattico-religiosi di sicura attribuzione: Asrrnme, Manteq al-
tayr, Elhinme e Mosibatnme.33
Il primo poema di Attr lAsrrnme: pur rappresentando il punto di partenza
dellesperienza poetica del mistico di Nishpur, questopera non stata indagata in
maniera approfondita, forse perch, mancando di una narrazione che tenga uniti gli
elementi del poema (come nella Hadiqe che ne viene considerata il modello), la sua
lettura risulta discontinua, faticosa e non ha suscitato grande interesse. LAsrrnme
comprende 22 discorsi (maqlt), che si susseguono senza evidenziare una precisa
sequenza didee: ogni maqle viene introdotto dalla spiegazione di un concetto
esemplificato successivamente da alcuni brevi aneddoti; questi ultimi sono a loro
volta accompagnati da ulteriori riflessioni sullidea conduttrice, anche se a volte i
ragionamenti possono allontanarsi dal concetto di partenza. Il poema manca, dunque,
di una struttura concettuale unitaria e il messaggio finale si concentra sulla speranza
che luomo riesca a liberare la propria sostanza spirituale dai legami col mondo ma-
teriale costituiti prevalentemente dai desideri. Questa lopera in cui Attr con
maggior energia si sofferma sul concetto gnostico della caduta dellanima e sul do-
vere che ogni uomo ha di liberarla dai limiti del mondo materiale. Questidea di
fondo, comune anche alla sezione introduttiva del Mathnavi-ye manavi di Jall al-
din Rumi, ha creato la leggenda che questultimo fosse stato direttamente influenzato
dallopera di Attr il quale avrebbe consegnato al grande mistico di Konya una co-
pia di questo suo primo poema.
32
Per una descrizione completa delle opere di dubbia attribuzione o spurie, cfr. de Blois F., Persian
Literature, pp. 253-70.
33
Lo studio pi sistematico su Attr e la sua opera la monografia di H. Ritter, Das Meer der Seele,
Leiden 1955, che contiene, fra laltro, un resoconto dettagliato dei suoi mathnavi (se ne veda la tradu-
zione italiana: Il mare dellanima. Uomo, mondo e Dio in Fariduddin Attr, a cura di D. Roso, Milano
2004).
94 Il Mathnavi
34
Il fratello, Ahmad al-Ghazli, ne scrisse successivamente unaltra versione in prosa persiana (cfr. infra
V.5.).
35
Il Manteq al-tayr basato, come mostrato da M.L. Reisner (Sufi symbols of "birds" in Sanis
poetry. Qasidat Tasbih at Tayur, Proceedings of the 20th congress of the Union Europenne des
Arabisants et Islamisants, part one, ed. by K. Dvnyi, Budapest 2002, pp. 157-61), non solo sugli scritti
di filosofi e teologi come Avicenna e M. al-Ghazli ma anche su immagini gi codificate dalla poesia
lirica e da quella epico-lirica dei suoi predecessori, Sani e Khqni. Le immagini degli uccelli con le
diverse simbologie che assumono (lusignolo amante perfetto, il pappagallo poeta eloquente, ecc.) si for-
marono e si svilupparono nelle qaside e vennero successivamente usate nei mathnavi.
36
Di questopera disponibile la traduzione in italiano: Farid al-din Attr, Il verbo degli uccelli, a cura
di C. Saccone, Milano 1986.
Il Mathnavi 95
facevano ritiri di 40 giorni (il cosiddetto chelle) alla fine dei quali narravano al mae-
stro le loro visioni e ne ricevevano una spiegazione. Limmagine del viandante, per-
sonifica lidea del pensiero dedicato alla meditazione: il viandante protagonista del
poema guidato da un maestro attraverso 40 stazioni visionarie, dopo ognuna delle
quali ha luogo un dialogo chiarificatore fra i due. La microstruttura del poema
quindi costituita da una prima fase espositiva, una fase di risposta e una conclusione
che si ripetono per 40 volte: questo poema dunque, cos come sar lElhinme, in
buona parte costruito su dialoghi. Lo stato danimo del viandante, lungo tutto il po-
ema, quello del turbamento e della disperazione; linsofferenza verso il proprio di-
sagio esistenziale e limpulso fondamentale verso la ricerca della conoscenza che
deve acquietare il dolore originale, spingono il viandante a chiedere aiuto e libera-
zione a 40 diverse entit, da Adamo a Maometto. I primi 39 elementi si dichiare-
ranno, per un motivo o per un altro, nello stesso stato del viandante che li interroga e
solo lanima universale, rappresentata dal profeta, sapr soddisfare la sua richiesta di
sollievo e di quiete indicandogli, ancora una volta, di cercare la soluzione allinterno
di se stesso. In questo poema Attr identifica il viandante con il mistico ideale e al
contempo sottolinea limportanza del ruolo del maestro e la necessit della sua
guida. Anche qui larte narrativa di Attr si esprime a livelli altissimi nella serie di
aneddoti di diversa natura e lunghezza utilizzati dal poeta per spiegare e discutere
largomento centrale delle diverse stazioni.
LElhinme appartiene alla maturit artistica di Attr; secondo quanto si
legge in alcuni versi del testo stesso, fu composto quando il poeta aveva circa ses-
santanni. Come tutti i mathnavi di Attr, eccetto lAsrrnme, la struttura
dellElhinme si presenta come una successione di storie allinterno di una vicenda
unitaria. Dopo il prologo costituito dalle lodi consuete (a Dio, al Profeta, ai quattro
califfi, allo Spirito, alla Parola), troviamo 22 capitoli e un epilogo. Linsieme dei ca-
pitoli ha la forma di un lungo dialogo dagli intenti educativi che si svolge fra un re e
i suoi sei figli intorno al concetto fondamentale di zohd (ascesi, rinuncia) inteso
come distacco dal mondo. Il dialogo costituisce lessenza stessa della costruzione del
poema. Il re chiede ai suoi figli di esprimere i loro desideri pi profondi in modo che
egli possa esaudirli. Una volta che i figli hanno descritto i loro desideri, il padre
passa a dimostrare a ognuno di loro la vanit di quanto richiesto persuadendoli a ri-
volgere le proprie ambizioni a mete pi elevate. Al contempo, ogni richiesta dei gio-
vani che viene rifiutata nel suo significato immediato e materiale, viene letta dal re
anche in chiave esoterica: il saggio mostra, dunque, quale sia il senso profondo che
sta dietro a una richiesta apparentemente fatua e come questo senso simbolico possa
guidare il giovane nel proprio percorso di conoscenza interiore. Il racconto princi-
pale fa da cornice a una serie di storie e di aneddoti secondari che sono di supporto
96 Il Mathnavi
37
Anche questo mathnavi stato tradotto in italiano: Farid al-din Attr, Il poema celeste, a cura di M.
T. Granata, Milano 1990.
38
Sul questo mathnavi, cfr. lo studio di Beelaert, A cure for the grieving.
Il Mathnavi 97
mathnavi sul tema del viaggio della letteratura persiana in forma di diario e contiene
delle descrizioni magistrali di luoghi, eventi e personaggi.
4. Mathnavi brevi
C un gruppo di mathnavi, composti fra il V/XI e il VI/XII secolo, che trattano ar-
gomenti religiosi, vicende e situazioni della vita di corte, e che non sono collocabili
nelle categorie sopra descritte.39
Ricordiamo brevemente il Krnme-ye Balkh, intitolato anche Motyebenme,
di Sani, un mathnavi di 433 distici dispirazione interamente profana. In una fu-
sione di toni encomiastici e satirici, il poema passa in rassegna i personaggi che fu-
rono patroni del poeta negli anni della sua giovinezza, classificandoli secondo la loro
posizione sociale. Vi si trova descritto, dunque, il circolo dei contatti professionali di
Sani, compreso qualche passo dedicato a colleghi come Othmn Mokhtri, che
ruotavano intorno alla corte del sultano ghaznavide Bahrm Shh.
Di tono decisamente satirico il breve mathnavi composto da Anvari contro Tj
al-din Amzd Balkhi (poema famoso con il titolo di Hajv-e Qzi Kirang).40
Ricordiamo anche un mathnavi di 372 versi, senza titolo, di Masud-e Sad-e
Salmn ispirato a un episodio della sua carriera di ufficiale nelle fila dellesercito
ghaznavide. Dalla remota e melanconica fortezza di Chlandar, Masud descrive con
efficacia e ironia alcuni momenti di convivialit vissuti alla corte di Lahore, durante i
quali si presentavano al principe Shirzd file di artisti specializzati in diverse arti.41
Il divn di Kaml al-din Esfahni contiene, nella sezione delle qaside e delle
qete, due mathnavi brevi; il primo,42 di 125 versi, si trova fra le qaside ed una sa-
tira rivolta a Shehb al-din Omar Nabbni che doveva essersi rivelato poco gene-
roso nei confronti del poeta; il secondo,43 pi breve, di soli 26 versi, descrive con un
linguaggio metaforico un prezioso cofanetto e si trova, visto il soggetto, inserito fra
le qete.
39
La composizione di brevi mathnavi non una novit di epoca selgiuchide: Qatrn Tabrizi fu uno dei
primi a praticare questo tipo di composizione ai fini panegiristici (cfr. Divn, ed. M. Nakhjavni, Tehran
1362/1983, pp. 518-22). Secondo alcuni studiosi, anche Attr scrisse un breve mathnavi, composto di
80 versi, dal titolo Fotovvatnme-ye manzum, nel quale esorta e istruisce ad una condotta che esprima
nobilt danimo, virt di cuore, saggezza di condotta e intelligenza nel discernere il bene dal male (cfr.
Divn, ed. M. Darvish, 4 ed., sl. 1366/1987, pp. 666-9).
40
Anvari, Divn, ed. S. Nafisi, pp. 477-83.
41
Masud-e Sad-e Salmn, Divn, ed. Nuryn, pp. 787-817.
42
Kaml al-din Esfahni, Divn, pp. 450-6.
43
Kaml al-din Esfahni, Divn, pp. 554-5.
98 Il Mathnavi
Due mathnavi brevissimi si trovano anche nella recente edizione del divn di
Zahir Frybi:44 il primo (17 versi) rivela unispirazione di tipo encomiastico, il se-
condo (41 versi) una composizione di argomento lirico amoroso.
Alle corti selgiuchidi si ha anche la produzione di mathnavi in arabo: fra tutti
menzioniamo il Natyej al-fetne fi nazm Kalile va Demne di ebn al-Habbriyya, il
quale, fra il 489/1095 e il 492/1098, dedic al ministro Majd al-Molk (alla corte de-
gli Irnshh di Kermn) questopera che consiste nella messa in versi del libro Kalile
va Demne.
44
Zahir Frybi, Divn, ed. H. Yazdgerdi e A. Ddbeh, Tehran 1381/2002, pp. 251-3.
CAPITOLO QUINTO
LA PROSA
Nel corso dei quasi due secoli di dominazione selgiuchide, la prosa persiana co-
nobbe uno sviluppo notevole. Dal punto di vista dei contenuti, il panorama letterario
comprende non solo opere storiche, narrative e di adab, ma vede prendere definiti-
vamente impulso anche la prosa religiosa, quella scientifica e la trattatistica retorica.
Anche per quanto riguarda la forma, in questepoca si registrano novit: da un lato si
assiste alla piena maturazione dello stile semplice e lineare della prosa di epoca
ghaznavide, dallaltro, stimolate da un senso di stanchezza verso i vecchi modelli e
dallinfluenza dellesperienza araba, si hanno le prime sperimentazioni e realizza-
zioni di prosa ornata (nathr-e fanni). Un fenomeno importante che chiarisce la nuova
tendenza verso lo stile ornato nella prosa persiana di questo periodo rappresentato
dalla ri-scrittura di numerose opere del periodo samanide. Nelle motivazioni di al-
cune di queste composizioni si legge che lo stile degli originali era sentito come
troppo elementare e di scarso valore artistico, al punto da non incontrare pi i gusti
della nuova elite culturale. Gli esempi maggiori di queste ri-scritture sono il
Sendbdnme di Zahiri Samarqandi e il Marzbnnme di Varvini.
Caratteristica della prosa selgiuchide , dunque, la presenza di un doppio stile:
uno semplice sul modello dello stile tardo-ghaznavide e uno ornato che prender de-
finitivamente il sopravvento nellepoca successiva (cfr. infra VI.2.). La scelta di una
o dellaltra modalit di scrittura fortemente influenzata dalle finalit dellopera e
dai destinatari della stessa. Le opere di tipo didattico sono quelle che mantengono
pi a lungo uno stile piano e arcaizzante, intendendo questultimo aggettivo nel
senso di semplice e poco arabizzato: quando un autore componeva per essere letto a
fini pratici, costruiva un periodare scorrevole e utilizzava un lessico immediatamente
accessibile. Le opere composte anche (se non solo) con una finalit estetica, desti-
nate a un uditorio colto, sempre pi esigente e difficile da soddisfare nel gusto e da
stupire con qualche novit stilistica, sono quelle pi spinte nelluso di un lessico ri-
cercato, di calchi dallarabo, di espedienti fonoprosodici (per esempio rime interne e
scansioni ritmate dei periodi) e retorici (in particolare nelluso del linguaggio figu-
rato) molto elaborati.
100 La prosa
Tra la fine del V/XI e i primi decenni del VI/XII secolo, la prosa persiana oltre a
presentare unenorme quantit e variet di opere (malgrado le distruzioni perpetrate
dai Mongoli comunque giunto fino a noi moltissimo), produce alcuni dei pi grandi
capolavori della storia letteraria persiana, quali il Qbusnme di Kay Kus ebn
Eskandar (m. 492/1098), il Siysatnme di Nezm al-Molk (m. 495/1101), il Nasihat
al-moluk di Mohammad al-Ghazli (m. 505/1111), e i Chahr maqle di Nezmi
Aruzi Samarqandi (m. 560/1164). Questa ricchezza di produzione, che accomuna la
prosa alla poesia, il risultato di condizioni culturali particolarmente favorevoli,
prima fra tutte la larghissima diffusione della lingua persiana che si afferma come
lingua di cultura, accanto allarabo, dai territori dellAsia Minore fino allIndia.
Come gi detto nellintroduzione, i prncipi selgiuchidi avevano adottato il persiano
come lingua dellamministrazione su tutti i territori da loro governati (a Marv come a
Konya) e anche su gran parte dei territori sottoposti a vassallaggio il persiano era la
lingua di cultura dominante.
Riguardo alla prosa di questo periodo, va tenuto presente che i tratti caratteri-
stici della prosa artistica non sono confinati ai lavori classificati fra le belle lettere,
ovvero fra quelle opere prodotte con chiare finalit estetiche, ma sono presenti anche
in molti altri lavori che avevano scopi pi utilitaristici. A questo proposito interes-
sante ricostruire, in breve, il processo che conduce in epoca selgiuchide alla compi-
lazione di opere in persiano su argomenti che precedentemente erano stati trattati
esclusivamente in arabo (anche se spesso dalla penna di eruditi di origine persiana):
testi di medicina, astronomia, filosofia, mistica, poetica, ecc. Tale insieme di opere
affianca, da ora, la composizione dei testi tradizionali di narrativa, di storia e di
etica. Questo ampliamento dei temi trattabili in lingua persiana fu il risultato di una
lunga e laboriosa sperimentazione fatta nei secoli precedenti, quando intellettuali
come Avicenna (370-429/980-1037) in opere come il Dneshnme-ye Ali, ave-
vano posto le basi della trattazione di argomenti scientifici in persiano elaborando
una terminologia tecnica e specialistica e mettendo a punto una sintassi adatta ad ar-
gomenti speculativi. La fine del V/XI secolo , dunque, il periodo in cui si conclude
per la prosa scientifica il processo di costruzione di un vocabolario tecnico e di una
sintassi adeguati, condizioni necessarie alla trattazione di dottrina e di scienza; si su-
pera finalmente quel senso di inadeguatezza sentito nelluso della lingua persiana in
ambito scientifico e teologico che aveva portato al-Biruni ad affermare che il per-
siano era una lingua decisamente inadatta a esprimere con chiarezza un pensiero
scientifico.1 In epoca selgiuchide, limpegno a costituire un lessico persiano adatto a
soggetti speculativi e scientifici viene portato avanti e si realizza in due modi: da una
1
M. Massignon, in Al-Biruni Commemorative volume, Calcutta 1951, p. 218.
La prosa 101
parte adottando la terminologia araba (per il linguaggio delle scienze religiose, per
esempio, essa verr accolta in blocco), dallaltra tentando di costruire, utilizzando il
lessico iranico, un vocabolario tecnico adeguato al trattamento di scienze diverse. Lo
sforzo in questa seconda direzione, e i relativi risultati, sono evidenti nelle opere di
due autori in particolare, il gi citato Avicenna e Nser-e Khosraw, i quali non si
astennero dalluso di parole arabe ma utilizzarono anche una serie di termini iranici
che erano in parte neologismi e in parte termini gi esistenti in medio persiano (il che
conferma, fra laltro, che allepoca vi era ancora un contatto vivo con la letteratura
pahlavi). Questi due autori, infatti, invece di riprodurre passivamente i termini tec-
nici arabi si sforzarono di tradurli o di parafrasarli in persiano. In molto casi si veri-
fic, per, una contraddizione: si scriveva in persiano spesso traducendo opere
scritte originariamente in arabo, con lintento di renderle disponibili a un pubblico
pi ampio che comprendesse i lettori che non conoscevano larabo ma risultava (a
volte) che molte delle parole persiane utilizzate per tradurre termini tecnici e scienti-
fici fossero a quel pubblico ancora pi estranee che i corrispondenti arabi.2 La ten-
denza che oggi potremmo definire purista, dunque, non ebbe completo successo e
nella seconda met del V/XI secolo ancora il vocabolario arabo a prevalere nei te-
sti scientifici come in quelli religiosi; ma limpegno non sar stato inutile. I risultati
pi validi e duraturi di questo sforzo saranno quelli in cui si fonde il tentativo di
adattare il persiano ai testi scientifici unitamente alla realizzazione di un equilibrato
compromesso con la lingua araba, lavoro che comincia a dare i suoi frutti proprio in
epoca selgiuchide. Un esempio chiaro di questo compromesso fornito dalla prosa
filosofica di Bb Afzal al-din Kshni (m. 610/1213); questo grande poeta e pen-
satore compose le sue opere in prosa utilizzando un vasto vocabolario persiano ma
facendo una scelta molto attenta dei termini al fine di rendere il proprio stile piace-
vole alla lettura. Perseguendo questo fine, non si sforz troppo di evitare termini
arabi quando questi servivano a rendere il discorso pi chiaro e comprensibile.
Nella parte che segue, dopo uno sguardo agli aspetti pi importante dellinfluenza
dellarabo sulla prosa del periodo selgiuchide, abbiamo raccolto le opere pi
importanti in sei sezioni differenti: prosa didattica, romanzo popolare, prosa storica e
epistolografia, prosa religiosa, prosa scientifica e opere di poetica e di lessicografia.
Allinterno di queste categorie, convenzionali ma utili allorganizzazione di un mate-
2
Per quando riguarda la lingua scritta, la maggior familiarit e scioltezza della classe colta dellepoca col
vocabolario arabo rispetto a quello persiano , per esempio, dimostrata dalle lettere personali di Bb
Afzal al-din Kshni che, scritte senza preoccupazioni formali, mostrano una forte preponderanza del
vocabolario arabo.
102 La prosa
riale cos abbondante, abbiamo inserito solo le opere di maggior rilievo dandone una
rapida collocazione storica e la descrizione sommaria degli aspetti pi importanti.
1. Linfluenza dellarabo
Facendo un passo indietro, nel periodo samanide, a causa della lontananza geogra-
fica dei centri del potere (Bukhara e Baghdad) e del bisogno di rafforzare lin-
dipendenza, politica e culturale, dal califfato abbaside, non si nota una grande in-
fluenza dellarabo sulla prosa. Successivamente, sotto la dominazione dei Ghazna-
vidi (dinastia non iranica e pertanto non direttamente legata ai fasti della cultura
preislamica), le relazioni con Baghdad si fecero pi strette e di conseguenza, pro-
gressivamente, aument anche linfluenza dellarabo; ma il Khorasan orientale rima-
neva il centro del potere e della vita di corte, e la grande distanza geografica garan-
tiva comunque una certa distanza anche culturale dalla capitale del mondo arabo-
fono. Sotto i Selgiuchidi, a causa della contiguit geografica e politica dei loro terri-
tori con le province del califfato e del forte spingersi a Occidente delle conquiste,
limpatto della cultura araba su quella persiana diventa molto forte.
Dal punto di vista stilistico, linfluenza dellarabo pi visibile nella prosa che
non nella poesia: oltre allincremento del vocabolario, dovuto anche alla diffusione
di testi scientifici scritti quasi esclusivamente in lingua araba, si nota lintroduzione
di usi grammaticali arabi, come laccordo degli aggettivi e luso di plurali fratti, per
parole arabe che prima venivano utilizzate secondo le regole della morfologia per-
siana; luso di nomi deverbali arabi al posto di derivati o di composti persiani; luso
di nomi verbali arabi con terminazioni nominali persiane; luso del duale; lin-
troduzione di intere frasi arabe come espressioni fisse; la costruzione della frase su
modello arabo e non persiano (per quanto riguarda, per esempio, la posizione del
verbo e del complemento oggetto).3
La crescente tendenza alluso di uno stile elaborato e ricco di figure retoriche
pare invece sentita sia dallarabo che dal persiano dellepoca e non sembra si possa
rintracciare una chiara linea dinfluenza del primo sul secondo. Tale caratteristica
pu infatti essere considerata come un tratto comune a entrambi i contesti culturali i
quali in gran parte condividevano, a Baghdad come a Marv, i percorsi formativi de-
gli intellettuali e il concetto di adab; in entrambi gli ambienti, inoltre, abbiamo una
limitata classe di eruditi, spesso itineranti, che produce letteratura per un pubblico
3
L.P. Elwell-Sutton, Arabic Influence in Persian Literature, s.v. Arabic, Enc. Iranica; M.T. Bahr,
Sabkshensi, 3 voll., Tehran 1321/1942, vol. II, pp. 229-317.
La prosa 103
ristretto dai gusti sempre pi sofisticati. Il fatto, infine, che in ambito iranico gli eru-
diti fossero fini conoscitori di entrambe le lingue, si fossero formati su testi in arabo
e avessero dunque acquisito familiarit con la prosa araba,4 costituisce un elemento
in pi per spiegare questa comune tendenza della prosa araba e persiana dellepoca,
entrambe alla ricerca di pi elaborati modelli espressivi indipendentemente dal-
lambito linguistico di espressione.
Il fenomeno pi vistoso dellinfluenza della letteratura araba su quella persiana
senzaltro lingresso delle Maqmt. Le Maqmt, secondo la tradizione araba, sono
una raccolta di racconti brevi, in prosa rimata e ritmata, inframmezzati da versi,5 che
mostrano una grande ricercatezza della forma e una elaborazione originale dei con-
tenuti; il racconto in s un espediente che lautore utilizza per inserire il maggior
numero di artifici retorici, parole rare e nuovi composti in un testo che in molti casi
si avvicina a un vero e proprio esercizio di stile. In genere le Maqmt presentano
racconti che condividono, come filo conduttore, il narratore e il protagonista ed
hanno una struttura molto elementare e piuttosto ripetitiva che spesso si chiude con
qualche verso nel quale si sintetizzano sagge riflessioni. Il titolo delle Maqmt
spesso legato al luogo in cui accade il fatto narrato; il racconto pu presentare un
contenuto descrittivo, speculativo, filosofico o didattico, o narrare di personalit
esemplari del passato. Gli autori persiani utilizzano lo schema ormai consolidato
della maqme araba e lo ripropongono nella loro lingua, ma alcune caratteristiche
strutturali della lingua persiana (mancanza dei generi, sistema di derivazione, ordine
della frase, ecc.) impediscono di giungere ai livelli di elaborazione formale degli
analoghi arabi e questo tipo di composizione non avr mai un ruolo di grande rilievo
nella letteratura persiana. Lesempio pi importante in questo contesto si ha proprio
in epoca selgiuchide ed rappresentato dallopera di Hamid al-din Balkhi (detto an-
che Hamidi, m. 559/1163), che pu essere considerato lunico scrittore persiano che
abbia imitato la forma delle opere di al-Hamadni6 e di al-Hariri,7 sia dal punto di
vista della struttura narrativa che dal punto di vista della forma, in uno stile che fa
largo uso di assonanze, di figure retoriche e di un vocabolario ricercato. Hamidi
scrisse, nel 551/1156, ventitr Maqmt dando alla propria opera appunto il titolo di
4
Emblematico in questo senso il trattato retorico di Rashid al-din Vatvt, Hadyeq al-sehr fi daqyeq
al-sher, nel quale tutte le figure trattate vengono esemplificate tanto in arabo quanto in persiano (cfr.
infra V.7.).
5
Sulla prassi di inframezzare la prosa con la poesia nella letteratura persiana, cfr. lo studio di J. Scott
Meisami, Mixed Prose and Verse in Medieval Persian Literature, in Prosimetrum: Cross Cultural
Perspectives on Narrative Prose and Verse, J. Harris and K. Reichl eds., Cambridge 1997, pp. 295-316.
6
Per farsi unidea di questo genere di opere, il lettore italiano ha a disposizione la traduzione completa
delle maqmt di al-Hamadni: Badi az-Zamn al-Hamadni, Le Maqmt, a cura di M. Montanaro, 2
voll., Milano 1995.
7
Cfr. Amaldi, Storia della letteratura araba classica, pp. 134-5 (su al-Hamadni) e 158-9 (su al-Hariri).
104 La prosa
Maqmt. In alcuni dei sui racconti cita il nome dei maestri arabi, al-Hamadni e
al-Hariri, indicandoli come suoi modelli di riferimento; le sue Maqmt ebbero uno
straordinario successo e una larghissima diffusione allepoca e pare venissero utiliz-
zate come testo desercitazione anche nelle scuole.8
Ricordiamo, infine, che molti degli autori che citeremo nelle sezioni che seguono
(per esempio Abd al-lh Ansri, Mohammad al-Ghazli, Sohravardi al-Maqtul e
Fakhr al-din Rzi) oltre alle opere in persiano che qui ci interessano composero altre
importanti opere in arabo (per gli autori appena citati si pensi rispettivamente alle
opere: Manzel al-serin, Ehy al-olum al-din, Hekmat al-eshrq, Maftih al-
ghayb), a conferma del bisogno ancora forte, da parte degli intellettuali persiani, di
esprimersi su soggetti ritenuti elevati con lidioma pi prestigioso del mondo mu-
sulmano.
2. La prosa didattica
8
Per unanalisi critica dellopera, cfr. H. Khatibi, Trikh-e tatavvor-e nathr-e fanni dar qarn-e sheshom
o haftom-e hejri, Tehran 1344/1965 (ristampa1375/1996), pp. 569-97 e la premessa di Anzbi Nezhd
alledizione di Tehran 1365/1986, pp. 1-17.
9
Lopera pi dettagliata, critica e descrittiva, sulla prosa dispirazione moraleggiante ancora de
Fouchcour, Moralia. Come risulta dallo studio delliranista francese, anche in questo settore parte della
produzione di epoca selgiuchide ancora in forma manoscritta.
La prosa 105
10
Bahr, Sabkshensi, vol. II, p. 113.
11
de Fouchcour, Moralia, pp. 179-222. Di questopera accessibile la traduzione italiana: Kay Ks
ibn Iskandar, Il libro dei consigli (Qbs-Nma), a cura di R. Zipoli, con una nota di A. Bausani, Milano
1981.
106 La prosa
12
de Fouchcour, Moralia, pp. 381-9; Meisami, Persian Historiography, pp. 145-62.
13
Bahr, Sabkshinsi, vol. II, pp. 95-113.
14
Si legga dellopera la traduzione italiana: Nizm al-Mulk, Larte della politica (Lo specchio del prin-
cipe nella Persia dellXI secolo) (Siysatnme) Trattato sullarte del governo, a cura di M. Pistoso,
Trento 1999.
La prosa 107
15
Mohammad al-Ghazli seppe realizzare unarmonica sintesi fra metodo dialettico, mistica e ortodossia
legale, sintesi che considerata il culmine della speculazione ortodossa dellIslam e che, diffusa in par-
ziali tradizioni latine gi prima del 1150 dellera cristiana, esercit un notevole influsso anche nella filo-
sofia scolastica ebraica e cristiana.
16
de Fouchcour, Moralia, pp. 223-50.
17
Di questopera esiste una versione in arabo dedicata al sultano Mohammad ebn Malek Shh definito
re dellEst e dellOvest. Il manoscritto persiano utilizzato da J. Homi per ledizione da lui curata del
Nasihat al- moluk riporta invece la semplice dicitura re dellEst termine col quale si soliti identificare,
per lepoca, il sultano Sangiar.
108 La prosa
donne. La seconda parte, sulla cui attribuzione sono stati per avanzati diversi dubbi,
quella pi propriamente etica e didattica e mostra quella attitudine sufi verso la vita
della quale al-Ghazli era un prestigioso esponente. Nellopera sono presenti registri
differenti: accanto a sezioni di interesse molto pratico ve ne sono altre in cui si nota
la ricerca, da parte dellautore, di un effetto estetico e letterario. Il Nasihat al-moluk
un testo nel quale si percepisce con chiarezza che la civilt musulmana nella quale
lautore viveva, era sentita come unefficace compenetrazione di elementi iranici e
islamici: nellopera, infatti, trovano spazio e si armonizzano un insieme di aneddoti e
di aforismi attinti dalla tradizione sasanide e da quella musulmana, oltre a detti
attribuiti a Aristotele, Socrate, Alessandro e Bozorgmehr. Il Nasihat al-moluk
unopera sui princpi e sui concetti morali della Persia medievale e al contempo un
compendio delle correnti culturali dellepoca.18
18
de Fouchcour, Moralia, pp. 389-412.
19
Nizmi Aruzi Samarqandi, Chahr maqle, ed. M. M. Qazvini, London 1910.
La prosa 109
santito da ridondanti e difficili vocaboli arabi (lo studio di tale lingua viene da
Nezmi Aruzi in pi punti raccomandato) mentre alcuni aneddoti mantengono una
freschezza arcaizzante molto piacevole e di grande valore artistico. Bahr definisce
infatti i Chahr maqle il suggello finale della prosa degli antichi, dopo la Trikh-e
Bayhaqi, il Qbusnme e il Siysatnme.20 Oltre al suo riconosciuto valore
documentario, i Chahr maqle hanno infatti una notevole importanza stilistica: la
scorrevolezza della lingua, la chiarezza espositiva e la concisione del discorso, sono
caratteristiche che diverranno rare nel florido e prolisso stile degli scrittori succes-
sivi. Bench contenga dei brani in prosa rimata e ritmata, in particolare nelle parti
introduttive e nei capitoli sul segretario e sul poeta, il testo di Nezmi Aruzi mostra
un periodare semplice dove gli artifici formali utilizzati non ostacolano unefficace
comunicazione dei significati.21
20
Bahr, Sabkshensi, vol. II, pp. 297-318.
21
Di questopera disponibile una versione italiana: Nezmi Aruzi di Samarqanda, I quattro discorsi, a
cura di G. Vercellin, Roma 1977.
22
Di questa versione araba esiste una traduzione in italiano: Ibn al-Muqaffa, Il libro di Kalila e Dimna,
a cura di A. Borruso e M. Cassarino, Roma 1991; su questo autore, cfr. Amaldi, Storia della letteratura
araba classica, pp. 71-2.
110 La prosa
conoscere lindole delle persone che gli stanno intorno. Da questa vicenda centrale si
dipartono una serie di racconti secondari che permettono di esemplificare,
attraverso il valore allegorico delle fiabe di animali, le diverse tipologie umane. Il
testo avr da subito enorme fortuna e conoscer diverse versioni nei secoli
successivi, la pi famosa delle quali, intitolata Anvr-e Sohayli e scritta da Vez
Kshefi (m. 910/1504), oscurer definitivamente la fama del testo di Abu l-Mali.
Bench lespediente letterario sia fornito dalle favole di animali, il Kalile va Demne
pu collocarsi nel genere degli specchi per prncipi, dal momento che lo scopo
appunto quello di istruire il sovrano alla saggezza e al buon governo.23 Dal punto di
vista linguistico, la versione del testo giunta fino a noi presumibilmente piuttosto
lontana dalloriginale; vi si possono tuttavia notare gli strumenti messi in atto
dallautore per creare in persiano una prosa ornata sul genere di quella araba, ovvero
il largo uso di sinonimi, lintroduzione di rime interne (in una forma ancora
imperfetta di prosa rimata e ritmata, il cosiddetto saj), la costruzione ritmata di
numerosi passi, lintroduzione massiccia di versi e proverbi, le espressioni attributive
in fine verso, lomissione degli ausiliari, il forte incremento di parole e di espressioni
arabe.
23
de Fouchcour, Moralia, pp. 414-20.
24
de Fouchcour, Moralia, pp. 421-3.
La prosa 111
Si tratta dunque, anche in questo caso, di un racconto a cornice dove, per ritardare
una morte, si procede alla narrazione di 34 storie legate, comunque, al tema princi-
pale. Lattenzione dellautore sembra rivolta soprattutto alla questione fondamentale
di come rendere conciliabile la volont divina e la libert delluomo, tema di grande
importanza nellambito della riflessione islamica. Tuttavia saranno soprattutto gli
aneddoti e le vicende esemplificative a decretare lo straordinario successo del
Sendbdnme anche in Occidente.25 La grande notoriet dellopera dovuta, fra
laltro ai suoi legami con le Mille e una Notte, opera in cui molti racconti hanno dei
punti in comune con quelli del Sendbdnme.26
25
D. Bogdanovic, Le livre de sept vizirs, Paris 1975, pp. 277-90.
26
Oltre a questo testo, e dedicato al medesimo mecenate, Zahiri ci ha lasciato anche un meno famoso e
poco originale specchio per prncipi (Aghrz al-siysat fi arz al-riysat, ed. J. Sher, Tehran
1349/1970) nel quale, ispirandosi in ogni capitolo ad un diverso grande re del passato, in tutto 74 da
Jamshid a Sangiar, lautore presenta una serie di aneddoti e di consigli destinati alleducazione e alla
riflessione di chi detiene il potere (cfr. de Fouchcour, Moralia, pp. 420-1). Secondo il giudizio di de
Fouchcour, lo stile di questopera estremamente ricercato ma chiaro, infarcito di versi arabi e persiani,
e con numerosi passaggi di tono panegiristico.
27
Marzbn ben Sharvin, personaggio storico (m. 370/980 ca.) cui vengono fatti risalire i racconti della
raccolta, apparteneva ad una dinastia del Tabaristn che pretendeva di discendere dal principe sasanide
Kvus, fratello di Khosraw Anushirvn.
112 La prosa
conto della cattiva condotta del proprio visir. Si tratta di un testo con finalit mora-
leggianti, ispirato soprattutto alletica antico-iranica e con scarsi riferimenti ai prin-
cpi dellIslam.28 Lo stile quello della corrispondenza ufficiale (anche Varvini
aveva funzioni di segretario) e rappresenta uno dei migliori esempi di prosa ornata
della letteratura persiana.
3. Il romanzo popolare
Alcuni dei temi eroici del mathnavi epico trovano, nella prosa di epoca selgiuchide,
un momento di sviluppo di notevole interesse; essi vengono infatti ripresi in alcune
opere di carattere popolare che costituiscono una tappa significativa per la storia
culturale e letteraria dellepoca.
In questo ambito, il primo testo degno di nota il Drbnme, un romanzo re-
datto nel VI/XII secolo da Abu Ther Mohammad Tarsusi, in cui vengono narrate le
gesta leggendarie del re Drb, figlio di Bahman (chiamato anche Ardashir) e della
principessa Homy (figlia del re dEgitto). Il romanzo include anche una delle va-
rianti iraniche della storia di Alessandro e della sua conquista della Persia. Pare che
questo romanzo popolare fosse allepoca prevalentemente recitato piuttosto che letto
(dedicando ogni seduta a singole vicende) e che si rivolgesse a un pubblico spesso
analfabeta. pertanto difficile considerarlo come un testo fisso: le circostanze e la
qualit della recitazione dovevano infatti giocare un ruolo fondamentale nelle di-
verse versioni della storia messe a punto di volta in volta, conformandosi al pubblico
presente, per il successo della narrazione. Il testo che giunto fino a noi (stabilito
appunto nel VI/XII secolo) solo una delle versioni possibili di una storia che aveva
alle spalle un lungo periodo di trasmissione orale.
28
de Fouchcour, Moralia, pp. 430-2.
29
Col termine ayyr si indicano i membri di gruppi, non vincolati a precisi ambiti religiosi, costituiti da
giovani appartenenti al contesto popolare urbano che si mettevano al servizio di nobili cause; coltivando
la virt del coraggio, della generosit e della solidariet, gli ayyrn del VI/XII secolo incarnavano le
aspirazioni morali e di riscatto sociale di larga parte della popolazione.
La prosa 113
sua redazione definitiva viene collocata in epoca selgiuchide sulla base di alcune ca-
ratteristiche linguistiche (scelte lessicali, codifica dei nomi propri, ecc.), ma in realt
il libro di per s non fornisce alcun elemento determinante per ipotizzare una data-
zione precisa. Si tratta, come per il Drbnme, di un testo legato prevalentemente
alla trasmissione orale e alla recitazione di singoli passaggi, per cui manca
allinsieme una struttura narrativa coerente. Malgrado le carenze nellorganizzazione
della trama, unopera importante per il tesoro di parole, di espressioni popolari e di
termini tecnici che registra; lo stile semplice e chiaro senza sovraccarico di parole
arabe, capace di riprodurre una lingua lontana da ricercatezze stilistiche e piuttosto
legata al gusto e alle attese del pubblico popolare cui era rivolta. Il Samak-e ayyr
fornisce unidea del contesto sociale e culturale dellepoca, della morale corrente
oltre a una serie di particolari relativi a diversi aspetti della vita quotidiana.
30
Bahr, per esempio, nel suo lavoro capitale sulla prosa persiana (Sabkshensi), non vi accenna nep-
pure.
31
Il Samak-e ayyr stato oggetto di un solo studio approfondito, quello di M. Gaillard (Le livre de
Samak-e Ayyar, structure et idologie du roman persan mdival, Paris 1987), ricerca che ha messo
particolarmente in evidenza proprio il fondo moraleggiante di questo complicato racconto.
114 La prosa
Gli storici del periodo selgiuchide sono prevalentemente dei burocrati che scrivono
per i personaggi di alto rango che frequentano la corte, in una prospettiva pi docu-
mentaria che critica e con una significativa tendenza verso uno stile figurato e ricco
di artifici retorici, che assurger a modello nei secoli VI-VII/XII-XIII. Lo stile elo-
quente e artificioso, tipico della cancelleria e della diplomazia, influenza in modo
32
Per quanto riguarda la storiografia di epoca selgiuchide, uno studio dettagliato contenuto in Meisami,
Persian Historiography, pp. 141-280 (si vedano anche lintroduzione, pp. 1-14, e le conclusioni, pp.
281-302).
33
Meisami, Persian Historiography, p. 143.
34
Il regno di Mahmud di Ghazna rappresenta il punto di riferimento ideale per gli storici dellepoca
selgiuchide, come viene dichiarato, per esempio, in numerosi passaggi del Siysatnme e nel Tarjome-ye
trikh-e Yamini (cfr. infra).
La prosa 115
35
Meisami, Persian Historiography, p. 297.
116 La prosa
versi passi). Queste caratteristiche della lingua del Mojmal si sono probabilmente
mantenute anche grazie alla scarsa notoriet dellopera e quindi alla minor manipo-
lazione subita dal testo da parte dei copisti nei secoli successivi. Fra le caratteristiche
dello stile, i critici evidenziano anche alcuni aspetti negativi: lopera molto somma-
ria e sintetica, nella traduzione di espressioni arabe lautore fa degli errori e non
sempre ottiene una corrispondenza fedele fra le due lingue, spesso i calchi dallarabo
vanno a discapito della linearit della frase persiana e la struttura piuttosto fram-
mentaria.36
36
Meisami, Persian Historiography, pp. 188-209.
La prosa 117
conto altrimenti spoglio; inserisce di frequente versi poetici (321 in persiano, so-
prattutto di Daqiqi e di Rudaqi, e 147 in arabo) con lo scopo di commentare un
evento o di documentare una particolare circostanza. Nella prosa di Bayhaqi, se-
condo lapprofondito studio di Bahr,37 fanno dunque la loro prima discreta e misu-
rata apparizione alcune tendenze dello stile ornato che si affermeranno definitiva-
mente dal VII/XIII secolo in poi.
Il periodo selgiuchide si apre dunque con una storia della dinastia ghaznavide e si
deve attendere pi di un secolo perch due autori dedichino la loro opera specifica-
mente alla storia della subentrata dinastia: il primo, Zahir al-din Nishpuri, scrisse il
Saljuqnme nel 571/1175; circa trentanni dopo (601/1204), il secondo, Mohammad
ebn Ali Rvandi, compil il Rhat al-sodur va yat al-sorur.
Le due opere hanno molti elementi in comune: entrambe trattano il periodo sel-
giuchide dallavvento della dinastia nel Khorasan fino al momento del suo declino;
entrambi gli autori furono al servizio della corte selgiuchide di Hamadan e, secondo
quanto scrive Rvandi, avevano perfino un qualche legame di parentela fra loro.
Rvandi, infine, riconosce che per ampi stralci del suo lavoro debitore allopera del
suo predecessore, il cui modello, tuttavia, sar da lui sostanzialmente rinnovato.
Il valore del Saljuqnme, dal punto di vista letterario, si fonda soprattutto sullo
stile semplice e disadorno della sua prosa mentre, dal punto di vista storiografico, il
pregio del libro risiede nel presentare un resoconto dettagliato degli eventi che diver-
ranno poi la base dellopera di Rvandi.
Il Rhat al-sodur va yat al-sorur di Mohammad ebn Ali Rvandi merita mag-
giore attenzione. Il libro fu dedicato, a stesura finita,38 al governatore selgiuchide di
Konya, Kaykhosraw ebn Qilich Arsln, bench lautore fosse originario di Kshn e
avesse trascorso lunghi periodi ad Hamadan legandosi come precettore allalta ari-
stocrazia del luogo. Si tratta di unopera che, alla sua prima pubblicazione, fu accolta
dagli storici con una certa freddezza dovuta alle osservazioni negative con cui
Mohammad Iqbl presenta il testo nelledizione da lui curata:39 dal punto di vista
stilistico linsigne studioso giudica lopera eccessivamente prolissa e appesantita da
inutili interpolazioni di citazioni e di versi poetici; dal punto di vista storiografico vi
osserva il difetto di essere solo derivativa (rispetto al Saljuqnme) con pochi apporti
originali. Tali osservazioni non tengono per conto di altri aspetti importanti del
Rhat al-sodur. Essa infatti, oltre a costituire una revisione, e in certi punti una cor-
37
Bahr, Sabkshensi, vol. II, pp. 66-87.
38
In diverse fasi compositive lopera era stata infatti dedicata a patroni differenti.
39
Rwandi, The Rhat-us-sudur, pp. IX-XLII.
118 La prosa
rezione, della versione di Zahir al-din Nishpuri della storia dei selgiuchidi, contiene
preziose citazioni di poeti che lavoravano alle corti di quella dinastia, e alcuni capi-
toli di adab dedicati a diversi aspetti delletichetta cortese (vino, caccia, diverti-
menti, calligrafia, ed altri soggetti relativi al protocollo di corte) che contengono
materiale prezioso per la storia culturale dellepoca. Nelle intenzioni di Rvandi il
Rhat al-sodur era innanzitutto un trattato educativo e edificante e non esclusiva-
mente unopera storiografica.40
40
Meisami, Persian Historiography, pp. 229-34.
41
Meisami, Persian Historiography, pp. 162-88. Questo particolare aspetto dellopera ha suscitato
lattenzione di molti iranisti interessati alletica del potere nella Persia medievale: cfr. de Fouchcour,
Moralia, p. 414.
La prosa 119
Sempre nellambito delle storie locali, va menzionato anche il libro di Afzal al-din
Ahmad Kermni, Ketb eqd al-ul lil-mawqef al-al, composto nel 584/1188,
ispirato alla storia di Kermn e dedicato al conquistatore Ghozz di Kermn, Malek
Dinr (al potere da 582/1186 al 591/1194) alla cui corte lautore aveva prestato ser-
vizio. Lopera non particolarmente ricca di informazioni storiche, e si configura
piuttosto come una fusione di cronaca e di nozioni morali: i fatti descritti sono letti in
chiave moraleggiante e costituiscono unoccasione per lunghe digressioni didattiche
ed etiche sulla condotta dei prncipi e sulle vicissitudini del tempo. Il testo rappre-
senta un esempio notevole dello stile ornato in voga nelle cancellerie dellepoca, con
frequenti interpolazioni di versi, versetti coranici e aforismi, elementi caratteristici
dellopera di Rvandi (cfr. sopra) e di Jorfdqni (cfr. infra).
42
Meisami, Persian Historiography, pp. 209-29.
43
Unedizione a stampa di questo testo non ancora stata realizzata; per maggiori notizie sui contenuti e
per la bibliografia, cfr. Dneshnme-ye adab-e frsi, H. Anushe ed., vol. 4, parte 1, Tehran 1375/1996,
p. 621.
120 La prosa
eventi storici che coinvolsero Afganistan e India del nord fra la fine del VI/XII e gli
inizi del VII/XIII secolo e ad essa sono debitrice molte opere storiche successive.44
44
Allo stesso contesto storico e geografico appartengono anche le opere di Mohammad ben
Mobrakshh, pi noto come Fakhr-e Modabber, uno dei protagonisti dellintensa vita culturale della
corte ghuride in India: sotto il regno di Shams al-din Iltutmish, Fakhr-e Modabber compose un volume
sulla genealogia e un pi famoso specchio per prncipi dal titolo db al-harb va al-shaje. Le sue
opere furono composte ai limiti del periodo da noi considerato e non sono ancora state integralmente
pubblicate (una sezione dell db al-harb stata edita da A. Soheili Khwnsri, Tehran 1346/1967);
cfr. de Fouchcour, Moralia, pp. 159-61.
45
Diverse fonti riportano diverse versioni arabizzate (Jarbdhqni, Jorbdhqni, Jorfdhqni) della nisba
che fa riferimento al villaggio di Golpyign nella provincia di Kshn.
46
Meisami, Persian Historiography, pp. 256-69.
47
Dellabbondante materiale relativo allepistolografia dellepoca, molte raccolte, anche di notevole
importanza, sono ancora in forma manoscritta.
La prosa 121
Rashid al-din Vatvt che raccolse le lettere ufficiali (in arabo per il califfo, in per-
siano per Sangiar e per altre personalit attive nel contesto iranico) e la sua corri-
spondenza privata (in arabo e in persiano) in due raccolte bilingui: Abkr al-afkr fi
l-rasel va l-ashr e Ares al-khavter va nafes al-navder.
Altri esempi dello stile epistolare praticato da personaggi non legati diretta-
mente alla cancelleria sono forniti dalla corrispondenza composta da intellettuali,
teologi, poeti e uomini di scienza che godettero di grande prestigio. Ricordiamo la
raccolta intitolata Fazel al-anm di Mohammad al-Ghazli, le lettere del fratello
Ahmad indirizzate a Ayn al-Qodt Hamadni e infine le lettere di poeti quali
Khaqni e Sanai.
5. La prosa religiosa
Alla letteratura religiosa in prosa prodotta nel periodo selgiuchide viene ricono-
sciuto, oltre alla notevole importanza dottrinaria, un grande valore artistico. Alcuni
dei capolavori dellepoca, quali i racconti allegorici di Shehb al-din Yahy
Sohravardi o il Savneh al-oshshq di Ahmad al-Ghazli, si collocano infatti fra i
pi importanti testi di ispirazione religiosa e specificamente mistica di tutta la storia
della letteratura persiana.
Anche dal punto di vista dello stile, lambito della prosa religiosa ha un suo primato;
fu proprio unopera dispirazione religiosa a presentare i primi esperimenti di prosa
rimata, ritmata e frammista a versi. Che sia un testo religioso il primo a mostrare
questa scelta stilistica non deve sorprendere dato il legame particolarmente stretto
della letteratura dispirazione religiosa in lingua persiana con quella in lingua araba
nella quale la prosa rimata e ritmata (saj) fin dalle origini una tipologia diffusa.48
Precursore e iniziatore del saj persiano generalmente riconosciuto Khwje
Abd al-lh Ansri (396-481/1005-1088), maestro spirituale, commentatore del Co-
rano, personaggio di grande talento oratorio e poetico. Abd al-lh Ansri fu autore
di diverse resle (trattato) su tematiche religiose, sia in arabo che in persiano, la pi
importante delle quali, intitolata Tabaqt al-sufiye e contenente numerose e famose
Monjt,49 viene convenzionalmente considerata il primo testo persiano in saj. Si
48
Non va dimenticato che il Corano stesso era stato composto con un particolare tipo di prosa che, pur
distinguendosi dal saj vero e proprio (che una forma realizzata dagli uomini), utilizzava degli espe-
dienti formali atti a facilitare la memorizzazione e a conferire grande musicalit al testo.
49
Il termine generalmente tradotto con preghiere, ma corrisponde pi precisamente allidea di un di-
scorso diretto delluomo con Dio.
122 La prosa
50
Bahr, Sabkshensi, vol. II, pp. 240-4.
51
Questo testo stato tradotto in italiano: Nser-e Khosrow, Il libro dello scioglimento e della libera-
zione (Ketb-e Goshyesh va Rahyesh), a cura di P. Filippani-Ronconi, Napoli 1959.
La prosa 123
breve soggiorno prima di fare ritorno al suo nido. Nellopera si trovano descritti gli
stati, i significati e i segreti dellamore con un linguaggio tipicamente sufi. Il trattato,
scritto intorno al 508/1114, il testo in persiano pi famoso di Ahmad al-Ghazli: la
sua organizzazione in 77 capitoli di prosa frammista a versi, doveva essere ancora
sentita come una forma nuova allepoca della composizione. Ahmad al-Ghazli
ricorre ai versi per illustrare in modo metaforico i temi precedentemente descritti con
un linguaggio tecnico nelle parti in prosa. La lunga trattazione composta da molte
storie edificanti in cui si notano pochi riferimenti al Corano e agli hadith e invece
numerosi aneddoti ispirati a storie damore dorigine profana come quelle di Layl e
Majnun e di Mahmud e Ayz. Ahmad al-Ghazli si impone luso di complesse allu-
sioni per esprimere le proprie idee e per questo il discorso si fa spesso ambiguo ed
oscuro. importante ricordare che limmagine dellAmore Uccello, utilizzata nel
Savneh (Ahmad al-Ghazli aveva fatto la stessa scelta nel breve trattato Reslat al-
tayr), costituisce un tema che avr grande fortuna nella storia letteraria grazie alluso
magistrale che ne far successivamente Attr nel suo Manteq al-tayr, dove
limmagine delluccello sar utilizzata per rappresentare lidea dellanima.
Asrr al-tawhid fi maqmt al-Shaykh Abi Said la fonte principale sulla vita,
sulle opere poetiche e sulla dottrina del famoso mistico khorasanico Abu Said
Balkhi (357-440/967-1048) compilata dal pronipote ebn Monavvar il cui scopo era
quello di completare le informazioni sullantenato gi raccolte dal cugino Jaml al-
din Abu Rawh Lotfallh (m. 541/1146) in un libro intitolato Hlt va sokhann-e
Shaykh Abu Said. I maggiori studiosi dellopera non concordano su una possibile
data di composizione che presumibilmente si colloca fra il 553/1158 e il 588/1192. Il
libro fu dedicato a un governatore ghuride e tale elemento la rende la prima opera
sufi dedicata a un principe e mecenate. Il contenuto dellAsrr al-tawhid
organizzato in un modo che successivamente diverr tipico delle biografie di sufi: vi
sono tre capitoli dedicati rispettivamente alla parte iniziale, a quella centrale e a
quella finale della vita spirituale di Abu Said. Il primo capitolo unico, il secondo
invece suddiviso a sua volta in tre parti: la prima riporta le azioni miracolose del
mistico, la seconda le storie relative ad altri shaykh e la terza i detti, le poesie, le
lettere di Abu Said. Il terzo capitolo, analogamente, contiene tre sezioni: una il
suo testamento spirituale, una descrive le circostanze della sua morte e lultima i po-
teri miracolosi che il santo avrebbe manifestato anche dalla tomba. Lopera, nel suo
complesso, non ha unorganizzazione coerente: le fonti, orali e scritte, sono utilizzate
in modo dispersivo ed episodico, non c un ordine cronologico fra i fatti, rimanendo
lobiettivo principale dellopera quello agiografico. Va tenuto presente, fra laltro,
che trattandosi della vita e delle opere di un santo veneratissimo, la fedelt e il ri-
124 La prosa
spetto nel riportare gli eventi in certi punti sono eccessivamente minuziosi e detta-
gliati. Accanto alle notizie su Abu Said, vengono presentati una serie di personaggi
secondari che ebbero una qualche relazione con lo shaykh, il che fa di questopera
un importante documento storico e sociale. Va infine detto che si tratta di un testo
dai numerosi pregi linguistici e letterari, collocato fra i capolavori della prosa per-
siana in quanto riesce a evitare ogni artificiosit mantenedo uno stile semplice e
chiaro. Un deciso apprezzamento di questopera espresso da Bahr che vede nel
Asrr al-tawhid uno dei pi eccellenti testi sul sufismo e uno dei pochi libri che
possano essere definiti completi ed accurati esempi di stile samanide.52
Tadhkerat al-awliy lunica opera in prosa di Farid al-din Attr Nishpuri (540-
618/1145-1221); si tratta di un insieme di biografie, di storie edificanti, di aneddoti e
detti, dedicati a 97 grandi maestri sufi vissuti nei primi tre secoli dellegira. Attr
esordisce con la storia dellimm Jafar al-Sdeq e conclude il suo libro con la bio-
grafia di Hallj che per il poeta incarna la perfezione dellesperienza mistica. Le
biografie degli ultimi sufi, fra cui quella del venerato Abu Said, sembra non siano
dovute alla penna di Attr. Lautore si bas senzaltro, in gran parte, su precedenti
fonti scritte per la stesura di questo trattato agiografico ma di tali fonti non fa mai
esplicita menzione. Secondo Tauer,53 una delle sue fonti fu senzaltro il Tabaqt al-
sufiye (cfr. sopra), opera che a sua volta si basa sullomonimo testo, in arabo, di
Hosayn al-Sollami morto nel 412/1021. Anche se gran parte del suo materiale aned-
dotico attinto da opere precedenti, la Tadhkerat al-awliy, nella scelta e nella nar-
razione di storie memorabili ed edificanti, mostra tratti specifici e individuali: la sua
originalit messa in evidenza confrontando la narrazione di una stessa vicenda in
altre fonti, operando un parallelo che rivela gli interventi e le rielaborazioni di Attr.
Altri tratti importanti di questopera sono rappresentati dalla traduzione di detti sufi
arabi in persiano, dai tratti arcaizzanti dello stile e dalle sezioni dialogiche, passaggi
che rendono questo testo di particolare interesse per lo studio della storia della lin-
gua.54
52
Bahr, Sabkshensi, vol. II, pp. 197-205. Lo stile della prosa samanide , per il critico, il punto di
riferimento per la valutazione estetica di unopera.
53
In Rypka, History of Iranian Literature, p. 452.
54
Il lettore italiano ha a disposizione una traduzione di questopera (non condotta, per, sulloriginale
persiano): Farid al-Din Attr, Parole di Sufi, introduzione di P. Nutrizio e traduzione di L. Pirinoli, To-
rino 1964.
La prosa 125
numerose opere (la tradizione lega al suo nome una cinquantina di titoli la maggior
parte dei quali non ancora pubblicati). I suoi scritti di filosofia, fra cui i testi ricono-
sciuti come fondamentali per la conoscenza e per linterpretazione del suo pensiero,
sono composti in arabo, mentre in persiano il celebre pensatore compose una serie di
racconti visionari di natura allegorica fra i quali i pi importanti sono: vz-e par-e
Jebril, Aql-e sorkh, Ruz-i ba jamat-e sufiyn, Loghat-e murn, Safir-e simorgh.
Si tratta di narrazioni fantastiche, dai contenuti simbolici profondi, che rappresen-
tano alcune delle pagine pi belle della letteratura persiana dispirazione mistica.55
Tra le categorie sopra citate non trova posto un testo di notevole importanza che co-
stituisce un unicum nel panorama letterario dellepoca: si tratta del Safarnme di
Nser-e Khosraw (395-470/1004-1077), lunico diario di viaggio in prosa
dellepoca. Composto in et matura, questo libro sicuramente lopera in prosa di
Nser-e Khosraw che ha maggior importanza dal punto di vista storico letterario e
stilistico. Le altre, un commento ad alcune qaside e qualche testo di ispirazione filo-
sofico-religiosa, sono importanti dal punto di vista dottrinale e linguistico ma non
hanno particolare valore artistico (come, per esempio, il gi descritto Ketb-e
goshyesh va rahyesh). Nel Safarnme, Nser-e Khosraw narra i fatti relativi al
viaggio intrapreso da Balkh alla Mecca al fine di compiere il pellegrinaggio rituale.
Un sogno spinge il letterato e filosofo a mettersi in viaggio nel 437/1045, sostando di
volta in volta nei centri pi importanti dellepoca (Marv, Nishpur, Semnn, Ray,
Qazvin, ecc.). Si fermer molto a lungo al Cairo e da l compir per tre volte il pelle-
grinaggio alla Mecca prima di rientrare nuovamente a Balkh nel 444/1052. Il testo
descrive tutti i fatti degni di nota osservati dallautore, le traversie e le difficolt af-
frontate, i personaggi illustri incontrati e, soprattutto, il suo contatto con le teorie
ismailite nel Cairo fatimide. Nser-e Khosraw si dedicher con slancio allo studio di
tali teorie e accoglier la fede ismailita con grande entusiasmo e partecipazione. Il
testo scorrevole e di piacevole lettura e fornisce notizie preziose e dettagliate sulla
geografia, sulla storia, sugli usi e sui costumi di popolazioni e di culture diverse.
Molti critici considerano il Safarnme una delle migliori opere in prosa dellautore:
essa mostra in pieno lo stile di passaggio fra le modalit antiche e le nuove tendenze;
non avendo di per s scopi educativi ma proponendosi piuttosto come cronaca de-
scrittiva, questo testo mostra uno stile vivace e scorrevole, con interessanti spunti
realistici e autobiografici e un fraseggiare molto diretto.56
55
Bausani, Persia religiosa, pp. 239-61. Si veda anche la traduzione italiana di alcuni racconti in:
Suhravardi, Langelo purpureo, a cura di S. Foti, Milano, Trento 2000.
56
Il Safarnme stato tradotto in italiano: Il Viaggio, a cura di Amina Magi, Quaderni II, Istituto della
Repubblica Islamica dIran in Italia, Roma 1991, pp. 51-130.
126 La prosa
6. La prosa scientifica
La scienza medica persiana, influenzata dalle teorie e dalla pratica greca e in certa
misura anche da quella indiana fin dallepoca sasanide, nei primi secoli dellIslam si
espresse prevalentemente in arabo, condividendo la prassi di tutte le altre scienze
57
Sempre in relazione alla storica iniziativa di Malek Shh, Omar Khayym compose, in arabo, lopera
Zij al-malekshhi, una descrizione delle tavole astronomiche messe a punto per la costruzione del nuovo
calendario voluto dal sultano; di questopera rimangono soltanto dei frammenti.
58
Una testimonianza preziosa sul ruolo dellastronomo-astrologo alle corti che fiorirono nel periodo
selgiuchide data dal terzo discorso dei Chahr maqle di Nezmi Aruzi.
La prosa 127
Se Avicenna nel V/XI secolo aveva posto le basi della trattazione filosofica e scienti-
fica in persiano con la sua enciclopedia dal titolo Dneshnme-ye Ali (composta
fra il 414/1023 e il 428/1036), nel periodo selgiuchide vediamo i frutti di quelle-
sperimento con la compilazione di numerose opere enciclopediche su soggetti di-
59
M. Najmbdi, Trikh-e tebb dar Irn, Tehran 1341/1962, passim.
60
Cfr. ashm-pezeshki, in Enc. Iranica. Sui diversi aspetti del ruolo del medico alle corti dellepoca, si
veda il quarto discorso di Nezmi Aruzi nei Chahr Maqle e il capitolo 33 del Qbusnme di Kay
Kaus ebn Eskandar.
128 La prosa
61
. Vesel, Les encyclopdies persanes essai de typologie et de classification des sciences, Paris 1986.
62
de Fouchcour, Moralia, pp. 263-75.
63
de Fouchcour, Moralia, pp. 425-9.
64
In arabo esisteva gi allepoca una tradizione consolidata di questo genere di testi; si pensi al famoso
Ajyeb al-makhluqt di Zakariy Qazvini tradotto in persiano gi nel VII/XIII secolo (ed. N. Sobuhi,
Tehran 1361/1982).
La prosa 129
7. La poetica e la lessicografia
65
Nel contesto della poetica arabo-persiana i concetti di lafz e di man sono in realt molto pi artico-
lati di quanto i traducenti da noi proposti suggeriscano. Per un approfondimento di questi concetti si pu
partire dalle voci dellEncyclopaedia of Islam (2nd edition).
130 La prosa
stica e stilistica sulla corretta realizzazione delle figure.66 Rduyni e Vatvt pon-
gono, dunque, solide premesse allopera del primo vero linguista della storia per-
siana, ovvero Shams-e Qays che, nel contesto sicuro della corte di Sad ben Zangi a
Shiraz, nel 623/1226 circa compone lopera Al-mojam fi al-mayer ashr al-
ajam, un testo fondamentale per la storia della poetica persiana: in esso lo studio
della elm-e badi viene finalmente integrato da capitoli dedicati ai generi poetici,
alla elm-e aruz (la scienza della metrica) e alla elm-e qfiye (la scienza che pre-
siede le regole della rima e del ritornello).
Per quanto non si possa definirla unopera in prosa in senso stretto, ricordiamo in
chiusura un altro testo di grande importanza storica e culturale prodotto nellarco di
tempo qui studiato, ovvero il pi antico dizionario persiano monolingue che sia
giunto fino a noi, il Loghat-e fors di Asadi Tusi.67 Composto nel 458/1066, dopo
che lautore, nativo del Khorasan, si era rifugiato in Azerbaigian per sfuggire
allinvasione selgiuchide, lopera che apre la storia ricchissima della lessicografia
persiana. Nella sua versione filologicamente pi attendibile, il Loghat-e fors contiene
circa 1.200 parole, esemplificate dai versi di 77 poeti e suddivise in 21 capitoli sulla
base della lettera finale (ordinate cio, come un rimario). Si tratta di una testimo-
nianza importante, dal punto di vista linguistico, di quella parte del lessico che nelle
regioni occidentali dei territori persofoni veniva percepita come difficile e bisognosa
di spiegazioni, ma al contempo costituisce il modello di dizionario che ebbe un se-
guito straordinario in terra dIran fino al X/XVI secolo.68
66
Linfluenza del Hadyeq al-sehr di Rashid al-din Vatvt nella storia della retorica persiana stata
enorme. Si pu senzaltro affermare che questopera rimasta il punto di riferimento imprescindibile per
trattatisti e critici antichi (si veda il sesto capitolo del al-Mojam di Shams-e Qays) e moderni (si con-
frontino le definizioni e gli esempi di sanye-e lafzi e sanye-e manavi del Fonun-e balghat di J.
Homi). Solo molto recentemente sono stati pubblicati dei manuali sul elm-e badi con
unimpostazione metodologica e un approccio critico nuovi rispetto alla tradizione consolidatasi nel
VI/XII secolo (cfr., per esempio, S. Shamis, Negh-i tze be badi, Tehran 1368/1989 e M. Mohabbati,
Badi-e naw, Tehran 1380/2001).
67
Secondo la tradizione, era stato il poeta Qatrn Tabrizi a comporre il primo dizionario persiano, oggi
perduto, spinto a realizzare questimpresa dalla difficolt con cui i poeti dellovest, in particolare
dellAzerbaigian, comprendevano i testi poetici degli autori khorasanici dellest. Lopera di Asadi si inse-
risce in tale filone.
68
Per una descrizione dettagliata di questo dizionario, cfr. D. Guizzo, I tre classici della lessicografia
persiana depoca moghul: Farhang-i ahngr, Burhn-i Qti e Farhang-i Rashd, Venezia 2002, pp.
13-7 (questo testo contiene, fra laltro, unottima sintesi di tutta la storia della lessicografia persiana).
CAPITOLO SESTO
1
Per la storia di questo genere di qaside, cfr. A A Vafyi, Qasideh-ye masnu, Tehran 1382/2003.
2
Alla scuola di Isfahan dovremmo aggiungere anche un altro poeta, Rafii al-din Lonbni, sulla cui
poesia mancano per studi approfonditi.
3
Per questa parte ci siamo basati principalmente su Mahjub, Sabk-e khorsni, pp. 551-675, e su de
Bruijn, Of Piety and Poetry, pp. 148-60. Cfr. anche M. Gholmrezi, Sabkshensi-ye sher-e frsi,
Tehran 1377/1998, pp. 109-237; A. H. Zarrinkub, Sayr-i dar sher-e frsi, Tehran 1363/1984, pp. 34-7.
134 Appunti sullo stile
giuchidi con quella dei loro predecessori ghaznavidi ha portato a coniare la defini-
zione di seconda scuola ghaznavide.4 Le loro qaside delineano con chiarezza la
fase di transizione: pur conformandosi ai modelli precedenti (i pi conservatori sono
senzaltro Moezzi,5 Hasan Ghaznavi e Othmn Mokhtri) nello sviluppo dei temi,
nella costruzione delle immagini e negli artifici retorici, mostrano, a diversi livelli,
qualche caratteristica nuova. Moezzi, per esempio, utilizza il radif con maggior fre-
quenza rispetto ai poeti ghaznavidi, spesso scegliendo sostantivi difficili, gene-
rando una tendenza che si affermer nelle qaside e nei ghazal del secolo successivo.6
Masud-e Sad-e Salmn inaugura il genere delle habsiyyt con rinnovata sensibilit
poetica (introducendo riflessioni personali e esistenziali) e propone in forma com-
piuta la poesia di genere shahrshub che vedr un duraturo successo. Abu l-Faraj
Runi introduce considerevoli innovazioni nella scelta dei metri, nella costruzione di
composti e di metafore e viene riconosciuto come uno dei diretti precursori dello
stile di Anvari il quale, a sua volta, rappresenta un antecedente dei poeti dello stile
iraqeno.7 Azraqi d una svolta decisiva alluso della comparazione attingendo a
campi semantici nuovi e dimostrando le grandi potenzialit dellimmaginario poetico
nei processi di personificazione. Fra gli autori che seguono in poesia lo stile ghazna-
vide ricordiamo anche Nser-e Khosraw, che vi inserisce riflessioni filosofiche e te-
matiche religioso-propagandistiche del tutto nuove per il genere. Utilizzando le pa-
role di Mahjub si pu, dunque, affermare che i poeti (selgiuchidi) entrarono con
spirito nuovo nellarena della poesia, si allontanarono dallo stile dei maestri del Kho-
rasan sostituendo alla pomposit, allelevatezza e alla solidit della poesia khorasa-
nica, la delicatezza, la scorrevolezza, la dolcezza e la sottigliezza di un nuovo modo
di fare poesia.8 Nei primi decenni dellepoca selgiuchide, dunque, facendo riferi-
mento ai modelli antichi, si sperimentano progressivamente, senza rotture e con
cautela, nuovi temi e nuovi linguaggi.
In questo contesto stilistico di tipo tradizionalista, che si fonda su un indiscusso
apprezzamento per i maestri riconosciuti, emerge nettamente la figura di Anvari il
4
In alcuni casi le affinit stilistiche sono talmente consistenti da aver condotto alcuni critici ad accusare
poeti come Moezzi di vero e proprio plagio.
5
Si ricordi che, secondo il significativo giudizio di Awfi, il poeta Moezzi si colloca con Rudaki e
Onsori nella triade dei maggiori panegiristi persiani.
6
Un poeta come Khqni, per esempio, incrementer ulteriormente nelle sue qaside la frequenza e la
difficolt delluso del radif.
7
Masud-e Sad-e Salmn e Abu l-Faraj Runi sono considerati, fra laltro, i precursori e i fondatori della
poesia persiana in terra dIndia, poesia che nei secoli successivi mostrer una forte specificit stilistica ed
un legame ricco e profondo col complesso contesto linguistico-culturale nel quale si andr sviluppando (a
Masud la tradizione attribuisce un divn composto in hindi del quale per non c traccia; de Blois,
Persian Literature, p. 345 nota 1).
8
Mahjub, Sabk-e khorsni, p. 558.
Appunti sullo stile 135
quale, restando nellambito del canone khorasanico, dar una straordinaria spinta in-
novativa alla poesia lirica. La sua poetica va verso il superamento della staticit e
della rigidit delle forme e delle espressioni della lirica ghaznavide e a tal fine rifor-
mula le descrizioni naturali e introduce riflessioni filosofiche e moraleggianti e de-
scrizioni di vicende personali e pubbliche sentite in precedenza come estranee alla
qaside. Anche il lessico poetico di Anvari ha come punto di riferimento lesperienza
ghaznavide, ma egli riesce ad apportare al vocabolario tradizionale notevoli novit.
Nelle sue qaside, metafore, similitudini, allusioni e iperboli vengono attinte, sempre
con grande equilibrio, da nuovi campi semantici e da un vocabolario dotto che fa ri-
ferimento a scienze diverse (astronomia soprattutto). Ampliando, nei suoi ghazal, la
gamma dei temi e delle espressioni adeguate alla poesia, senza per introdurre alcun
elemento innaturale o inappropriato al canone poetico (egli godette gi presso i con-
temporanei di riconoscimento incondizionato), Anvari anticipa molti aspetti della
poetica di Sadi (come da questultimo riconosciuto in alcuni versi) in particolare
quel sahl-e momtane, la capacit inimitabile di saper esprimere in modo apparente-
mente semplice unidea in realt complessa, che costituir una delle qualit tipiche
della poesia dello shaykh di Shiraz.
9
Rypka, History of Iranian Literature, pp. 201-9; si veda dello stesso autore, Poets and Prose Writers
of the Late Seljuq and Mongol Periods, in The Cambridge History of Iran, vol 5, J. A. Boyle ed.,
Cambridge 1968, pp. 550-625.
Appunti sullo stile 137
forza delle sue immagini, la profondit della sua riflessione etica e filosofica, la sen-
sibilit psicologica nella descrizione di vicende e di personaggi resteranno per secoli
un modello, la cui influenza non sar limitata allambito del mathnavi ma peser an-
che sulla lirica. Con la sua Khamse, Nezmi diede un impulso decisivo al rinnova-
mento del mathnavi, una forma che, dopo Ferdousi, aveva conosciuto una lunga fase
di stasi imitativa:10 il grande poeta azerbaigiano seppe utilizzare il linguaggio cor-
rente per esprimere concetti elevati, introdusse il vocabolario della lirica anche per
trattare temi epici e romantici, e si svincol dalle convenzioni del genere per rinno-
vare e sviluppare tutte le potenzialit del poema lungo.
10
I tentativi precedenti di superare il modello ferdousiano, si pensi per esempio al Gorshspnme di
Asadi Tusi, non avevano raggiunto in pieno lobiettivo. Come visto nel capitolo IV.1., tutta lepica del
periodo selgiuchide ancora fortemente debitrice, per contenuti, per linguaggio e per strutture narrative,
allo Shhnme.
11
Questo particolare momento della storia della poesia persiana stato ampiamente indagato, soprattutto
nei suoi aspetti storico-sociali, nel volume: Z.N.Voroejkina, Isfahanskaya kola poetov i literaturnaya
izn irana, Moskva 1984.
138 Appunti sullo stile
Indipendentemente dalle scuole locali, lo stile dei poeti del tardo VI/XII secolo,
definito spesso come sabk-e erqi-ye qadim, misura, verifica e mette a punto, nella
qaside e nel ghazal, quegli elementi di novit espressiva e contenutistica proposti e
sperimentati dai poeti vissuti nei decenni precedenti. Tale processo costitu la base
dello sviluppo e dellaffermazione, nella poesia persiana, dello stile cosiddetto ira-
qeno: nello stile iraqeno, infatti, gli eccessi dellelaborazione stilistica di alcuni au-
tori selgiuchidi furono aboliti e le ricercatezze espressive vennero smorzate in una
lingua pi semplice e fluente; alcune innovazioni tematiche, per, quali
lintroduzione di riflessioni personali e esistenziali, la descrizione degli stati psicolo-
gici dellamore, la simbolizzazione dei soggetti decorativi (natura, vino, ecc.) ven-
nero accolte e coltivate per sfociare successivamente in alcune caratteristiche pecu-
liari della poetica del VII/XIII e dellVIII/XIV secolo.
Appunti sullo stile 139
La prosa del periodo selgiuchide si differenzia sensibilmente dalla prosa del periodo
arcaico, come in pi punti precedentemente messo in rilievo (cfr. cap. V). Tra il
IV/X e il V/XI secolo i maggiori capolavori della prosa persiana erano con-
traddistinti da espressioni concise e dirette, da un fraseggiare lineare e paratattico,
con rare digressioni e senza linserzione di materiale decorativo (versi, proverbi,
rime interne, ecc.); anche lutilizzo di parole arabe e di forme grammaticali proprie
dellarabo era molto limitato in unattivit compositiva che era mossa principalmente
da esigenze pratiche e dallintento di trasmettere un particolare sapere. Rispetto a tali
caratteristiche, vediamo agli inizi del periodo selgiuchide (seconda met del V/XI
secolo) una fase di transizione dettata da un senso di stanchezza e di insoddisfazione
nei confronti della semplicit e della linearit della prosa samanide e ghaznavide.
Come conseguenza di questo cambiamento di gusto, assistiamo, dal VI/XII secolo in
poi, al progressivo affermarsi della prosa ornata (nathr-e fanni). Levoluzione che
porta dalla prosa samanide alla prosa ornata del VI/XII secolo vede il crescente
diffondersi di una vasta gamma di preziosismi retorici e di figure stilistiche,
rappresentati principalmente dalluso della prosa rimata, di catene di sinonimi, di
inserzioni di versi, di metafore tipiche del linguaggio poetico. Questi elementi
stilistici penetreranno nella prosa fino a diventare, nellepoca successiva, una
componente formale imprescindibile.
Il momento di passaggio rappresentato principalmente da opere quali la
Trikh-e Masudi di Abu l-Fazl Bayhaqi, il Siysatnme di Nezm al- Molk e il
Qbusnme di Kay Kus. Bayhaqi fu in effetti il primo prosatore persiano a rendere
letteraria unopera storica, utilizzando nella sua stesura quellinsieme di tropi e di
stilemi che un segretario doveva maneggiare alla perfezione per scrivere i documenti
richiesti dallattivit di corte (soprattutto in arabo presso i Ghaznavidi). Dopo di lui,
autori come Nezm al-Molk e Kay Kus, riescono a proporre argomenti di attualit
politica e norme di condotta pratica e morale, con un linguaggio diretto ma attento a
venire incontro al gusto estetico che si andava evolvendo. Se queste sono le opere di
transizione, il momento di passaggio vero e proprio si ha coi Chahr maqle di
Nezmi Aruzi, opera in cui le esigenze stilistiche si fanno dominanti, soprattutto
nelle parti generali e introduttive.
Unanalisi attenta di questi testi mostra con chiarezza come il linguaggio can-
celleresco, fondato in modo saldo e articolato sulle norme della retorica araba, porti
a introdurre nella prosa caratteri stilistici e innovazioni formali da esso derivate. Ri-
140 Appunti sullo stile
12
Le considerazioni che seguono si basano soprattutto sulle osservazioni di Bahr, Sabkshensi, vol. II,
pp. 66-87; e di S. Shamis, Sabkshensi-ye nathr, Tehran 1377/1998, pp. 46-137. Shamis tenta nel suo
libro anche una suddivisione della prosa selgiuchide in tre distinte categorie: 1) nathr-e fanni (in cui in-
clude il Kalile va Demne, le raccolte di lettere, le Maqmt, la Tarjome-ye trikh-e yamini e il Rhat al-
sodur); 2) nathr-e beynbeyn / mediana (in cui include il Siysatnme, il Qabusnme, per la fase antica,
e i Chahr maqle e la Trikh-e Tabaristan per la fase successiva); 3) nathr-e sde / semplice (in cui
include gran parte delle opere dispirazione religiosa).
Appunti sullo stile 141
Le opere
Divn e mathnavi
Abd al-Vse Jabali, Divn, ed. Dh. Saf, 2 voll., Tehran 1339-41/1960-2;
Abu l-Faraj Runi, Divn, ed. M. Mahdavi - Dmghni, Mashhad n.d. [1347/1968];
Adib Sber Termizi, Divn, ed. M. A. Nseh, Tehran 1343/1964;
Amni, Yusof o Zolaykha, ed. K. Tjer Shirzi, Bombay 1349/1970;
Amaq Bokhri, Divn-e Amaq Bokhri, ed. S. Nafisi, Tehran 1339/1961;
Anvari, Divn, ed. S. Nafisi, Tehran 1337/1958;
____ , Divn, ed. M. T. Modarres-e Rezavi, 2 voll., Tehran 1337-40/1959-61;
Asadi Tusi, Korshspnme, ed. H. Yaghmi, Tehran 1354/1975;
At ben Yaqub (maruf be Ati Rzi), Borzunme b kashf al-abiyyt va dstn-e Kok-e
kuhzd, ed. S.M. Dabirsiyqi, Tehran 1382/2003;
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Le traduzioni1
Unantologia di testi del periodo selgiuchide, soprattutto di liriche, si trova nei seguenti
volumi:
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Milano 1970, vol. I;
Poesia damore turca e persiana, a cura di A. M. Piemontese e G. Scarcia, Novara 1973;
Divano Occidentale, a cura di G. Scarcia, Bologna 1986;
Ti amo di due amori, a cura di B. Lewis, trad. dal persiano di M. Casari, Roma 2003, (in par-
ticolare pp. 51-98);
Poesia dellIslam, a cura di Scarcia G., Palermo 2004, (in particolare pp. 132-53).
1
Il titolo originale dellopera, se non presente nel titolo della traduzione, viene riportato fra parentesi
quadre alla fine del riferimento.
2
Numerose sono state le traduzioni in italiano delle quartine di Omar Khayym: per una rassegna com-
pleta fino al 1982 cfr. A.M. Piemontese, Bibliografia italiana dellIran (1462 1982), 2 voll., Napoli
1982, vol. II, pp. 614 621.
Indice dei nomi
man, 40, 129, 129n, 132 47, 50, 56, 63, 71n, 135
Manzel al-s'erin, 104 al-Mojam fi al-mayer ashr al-ajam,
Manteq al-tayr (Maqmt-e toyur), 76, 59n, 60n, 130, 130n
93, 94, 94n, 96, 123 Mojmal al-tavrikh va al-qess, 76, 76n,
Manuchehr II Sharvnshh, 33, 34 115-116
Manuchehri Dmghni (m. 432/1040 ca.), Mokhtrnme, 36n, 67 68, 87n
39, 46, 48, 50, 52, 68 molamma, 44, 51
maqle(maqlt), 93, 108 Monjt, 121, 122
Maqmt, 103-104 monzere, 133
al-Marghinanni, 129 Mongoli, 17, 32, 54n, 100, 114
Masud I ghaznavide, 28, 29, 47, 116 Montajab al-din Badi Ali Jovayni
Masud III, Sayf al-Dawla Mahmud (VI/XII sec.), 120
ghaznavide, 30, 34, 35, 78, 78n Moqaddamat al-adab, 28
Masud-e Sad-e Salmn (440-515/1048- moqattat, 70, 70n
1121), 29, 30, 39n, 41, 41n, 47, 48, mort-e nazir, 49
48n, 53, 55, 63, 65n, 70n, 73, 73n, mosammat, 15, 74, 74n
97, 97n, 133, 134, 134n Mosibatnme, 93, 94-95
masnu / motakallef (qaside), 43, 133 motaqreb, 77, 79, 81, 82
Mathnavi-ye manavi, 91, 93 motyebt, 37
matla, 14n, 69, 69n, 70, 70n, 72n, 73, 74 Multan, 31
merj, 90n, 92, 96 Mones al-ahrr fi daqeq al-ashr,
Mersd al-ebd, 63n 43n
Mobd, 82 al-Mustansir (califfo fatimide), 45
Moezz al-din Arsln Shh Qvordi
selgiuchide, 35 nadim, 23, 23n, 44, 115
Moezzi (440-521/1048-1127 ca.), 23, Nafaht al-ons, 122
24, 38n, 39n, 46-47, 52, 55, 56, 63, Najm al-din Rzi (Dye), 63n
108, 133, 134, 134n Najm-e Dobayti, 60
Mohammad ben Ali al Raff, 91 Nser al-din Qabcha ghuride, 31
Mohammad ben Ayyub al-Tabari (V/XI Nser al-din ben Khosraw al-Esfahni
sec.), 128 (VIII/XIV sec.), 89n
Mohammad al-Ghazli (450-505/1058- Nser-e Khosraw (Hojjat), 11n, 12, 14,
1111), 11, 23n, 25, 31, 94, 94n, 100, 16, 23n, 36n, 38n, 40, 41n, 44n, 45,
104, 107-108, 121 56n, 63, 88, 89, 89n, 90, 91, 101,
Mohammad Badr al-Jjarmi, 43n 122, 122n, 125, 134
Mohammad ben Ghzi al-Malatyavi nasib, 14n, 39, 39n, 45, 47, 49, 50, 53,
(attivo 598/1201), 111 132, 133
Mohammad ben al-Hasan ben Isfandiyr Nasihat al-moluk, 25, 100, 107-8
(attivo 613/1216), 119 Natyej al-fetna fi nazm Kalile va Dimne,
Mohammad Jorjni (attivo 480/1087), 98
127 nathr-e fanni, 16, 99, 139, 140n, 141
Mohammad Juzjni (n. 589/1193), 31 Nawruznme, 126
Mohammad ben Malek Shh selgiuchide, Nezm al-Molk (408-485/1017-1092),
79, 115, 118 12, 23, 23n, 44n, 64, 100, 105-6, 139
Mohammad ben Sm ghuride, 119 Nezmi Aruzi Samarqandi (m.
Mohammad Tusi (attivo 555/1160), 128 560/1164), 18, 24n, 31, 44n, 100,
Mojir al-din Baylaqni (m. 594/1178), 108, 108n, 109, 109n, 126n, 127n,
25, 33, 34, 37, 37n, 41, 41n, 42, 42n, 139
160 Indice dei nomi
Nezmi Ganjavi (535-605/1140-1208-9 39n, 47, 47n, 50n, 60, 60n, 61n, 65,
ca.), 14, 17, 34, 36n, 55, 75, 77, 79 117-8, 140, 140n
81, 83-88, 92, 92n, 96, 132, 135, 136, Rmin, 75, 82
137, 139 Rashid al-din Vatvt (481-573/1088-
Nezmi Hasan (m. dopo 633/1235), 31, 1177), 18, 18n, 27, 39n, 42, 42n, 43n,
119 48, 52n, 56n, 63, 71n, 73n, 103n,
Nishpur, 12n, 22, 29, 34, 93, 125 121, 129, 130, 130n, 137
Nozhatnme-ye alyi, 78n, 128 Rashidi Samarqandi (fine V/XI sec.), 32
Nur al-oyun, 127 Rvandi Mohammad ebn Ali (attivo
595/1199), 26n, 43n, 47, 47n, 50n,
Omar Khayym (439-517/1047-1123), 60, 60n, 65, 117119, 140
24, 61, 62, 63-64, 65n, 66, 108, 126, Rawshanyinme, 88, 89, 89n
126n Rawzat al-oqul, 111
Onsori Balkhi (m. 431/1039), 24, 24n, razm, 86
39, 42n, 46, 48, 68, 82, 133, 134n rend, 55
Othmn Mokhtri Ghaznavi (467- Reslat al-tayr, 94, 123
513/1074-1119 ca.), 34, 34n, 38n, Reslat al-toyur, 94
39n, 42, 47, 55, 71n, 78, 78n, 89-90, Reslat al-qaws, 44n
97, 133, 134 Rokn al-din Solaymnshh selgiuchide,
29, 111
Pancatantra, 109 Rostam, 77-79, 81
pandnamak, 87 Rudaki (IV/X sec.), 24, 53, 60, 60n, 134n
Panjab, 13, 29, 30 Rumi, Jall al-din (n. 604/1207), 26, 52,
56n, 60, 91, 93, 132, 136
Qbusnme, 17, 18, 23n, 39n, 44n, 61n, Ruz-i ba jamat-e sufiyn, 125
100, 105-6, 109, 127n, 139, 140n
Qf (monte), 94 Sad ben Zangi salghuride, 130
qalandar, 55, 59 Sadi (m. 691/1292), 48, 52, 56, 58, 135,
qalandariyyt, 37 137
Qarakhanidi, 13, 27, 32 sabk-e erqi-ye qadim, 59, 138
Qsem-e Mdeh, 78 Saboktegin ghaznavide, 29
qaside-ye tarjiiyye, 44n Sdeq abu al-Qsem Shirzi, 112
qaside-ye madaen (Khqni Sharvni), Safarnme, 125-126
50 Safir-e simorgh, 125
Qatrn-e Tabrizi (m. 465/1072-3 ca.), sahl-e momtane, 135
43n, 56n, 63, 97n, 130n saj, 110, 121-2, 121n, 141
Qavmi Ganjavi (VI/XII sec.), 43, 133, Saljuqnme, 117
135 Samak, 112
Qazvin, 125 Samak-e ayyr, 112-113
Qilich Tamghch Khn qarakhanide, 32, Samanidi (III-IV/IX-X), 9n, 22n, 114
35, 110 Samarcanda, 9n, 24, 31, 32, 35, 110
Qotb al-din Mohammad khrezmshh, Samarqandiyyt, 35
27, 127 San'i (437-525/1045-1130 ca.), 14, 16,
29, 36, 37, 38n, 39n, 40, 42, 46, 47,
radd al-sadr al l-ajoz, 43 49, 51n, 55, 55n, 56-57, 58, 59, 63,
Rduyni, Mohammad ben Omar (481- 71n, 88, 90-92, 94n, 94, 96, 97, 121,
507/1088-1113), 18, 48, 129, 130 132, 135
Rhat al-sodur va yat al-sorur, 26n, Savneh al-oshshq, 121, 122-123
Indice dei nomi 161
Zahiri Samarqandi (attivo 556/1160), 99, Zayn al-din Esmil Jorjni (VI/XII
110, 111n secolo), 28, 127
Zl o Rudbe, 81 Zij al-malekshhi, 126, 126n
Zamakhshari, Mohammad (m. 538/1143), Zij al-sangiari, 126
28 zohdiyyt, 37
QUADERNI
del Seminario di Iranistica, Uralo-Altaistica e Caucasologia dellUniversit degli Studi di
Venezia
1 Giacomo E. CARRETTO
Saggi su Mesale. Unavanguardia letteraria turca del 1928, Venezia 1979 (Roma, Arti
Grafiche Scalia).
3 Giacomo E. CARRETTO
Hars-Kultur. Nascita di una cultura nazionale, Venezia 1979 (Roma, Arti Grafiche Scalia).
4 Giorgio VERCELLIN
Afghanistan 1973-1978, dalla Repubblica Presidenziale alla Repubblica Democratica,
Venezia 1979 (Roma, Arti Grafiche Scalia).
8 Atti del III Convegno Internazionale sullArte e sulla civilt islamica (Venezia 22-25
ottobre 1979). Problemi dellet timuride, Venezia, La Tipografica, 1980.
11 Tehran-Kabul. A Tale of Two Cities. A cura di Silvia CURZU, Lucia Serena LOI,
Gianroberto SCARCIA, Venezia 1980 (Roma, Arti Grafiche Scalia).
12 Mario NORDIO
Lessico dei logogrammi aramaici in Medio-Persiano, Venezia, La Tipografica, 1980.
14 La lingua e la cultura ungherese come fenomeno areale. Atti del III Convegno
Interuniversitario degli studiosi di lingua e letteratura ungherese e di filologia ugro-finnica
(Ca Foscari, 8-11 novembre 1977). A cura di Andrea CSILLAGHY, Venezia 1977-1981.
15 Gianroberto SCARCIA
Kabul come test. Note di un viaggio autunnale tra Kosovo e Kashmir, Venezia 1981 (Roma,
Tipografia Don Bosco).
16 Il Tesoro nascosto degli afghani. A cura di Lucia Serena LOI, Bologna, Il Cavaliere
Azzurro, 1987.
18 Elisabetta GASPARINI
Le pitture murali della Muradiye di Edirne, Padova, [Sargon Ed.], 1985.
23 Gennadij AJGI
I canti dei popoli del Volga, I. Antologia ciuvascia. A cura di Gianroberto SCARCIA e
Alessandra TREVISAN, Roma, Arti Grafiche Scalia, 1986.
EURASIATICA
Quaderni del Dipartimento di Studi Eurasiatici dellUniversit degli Studi Ca Foscari di
Venezia
1 Irina SEMENKO
Poetika pozdnego Mandelshtama, Roma, Carucci Editore, 1986.
2 Giulio BUSI
La istoria de Purim io ve racconto .... Il libro di Ester secondo un rabbino emiliano del
Cinquecento, Rimini, Luis Editore, 1987.
4 SEBOS
Storia. A cura di Claudio GUGEROTTI, Verona, Casa Editrice Mazziana, 1990.
6 Stefano CARBONI
Il Kitab al-bulhan di Oxford, Torino, Editrice Tirrenia Stampatori, 1988.
7 Igor TERENTEV
Sobranie sochinenij. A cura di Marzio MARZADURI e Tatjana NIKOLSKAJA, Bologna,
S. Francesco, 1988.
9 Daniela RIZZI
La rifrazione del simbolo. Teorie del teatro nel simbolismo russo, Padova, Edizioni GB,
1989.
14 Giulio BUSI
Libri e scrittori nella Roma ebraica del Medioevo, Rimini, Luis Editore, 1990.
15 Giovanni CURATOLA
Draghi. La tradizione artistica orientale e i disegni del tesoro del Topkap, Venezia,
Poligrafo, 1989.
16 Vladimir N. TOPOROV
Neomifologizm v russkoj literature nachala XX veka. Roman A.A. Kondrateva Na beregah
Jaryni, Trento, M.Y., 1990.
19 Alessandro BAUSANI
LItalia nel Kitab- Bahriyye di Piri Reis. A cura di Leonardo CAPEZZONE, Venezia 1990
(Roma, Tipografia Don Bosco).
21 Glauco CIAMMAICHELLA
Il Giornale Istorico di Marino Doxar. Vertenze veneto-tunisine e osservazioni di un
commerciante sulle Reggenze barbaresche (1783-84), 1.a ed.: Pordenone, Edizioni CLAPS,
1990; 2a ed.: Pordenone, Biblioteca dellImmagine, 1991.
23 Sergio MOLINARI
Lo spirito del testo. Saggi e lezioni di letteratura russa 1965-1989. A cura di Gianroberto
SCARCIA, Venezia, Il Cardo, 1993.
24 Mario NORDIO
Malta e lEuropa. Un caso di immaginario politico [in stampa].
25 Daniela MENEGHINI CORREALE
Farroxi Concordance and lexical repertories of 1000 lines (Lirica Persica 6), Venezia,
Poligrafo, 1991.
26 Riccardo ZIPOLI
Statistics and Lirica Persica (Lirica Persica 7), Venezia, Poligrafo, 1992.
27 Giusto TRAINA
Il complesso di Trimalcione. Movss Xorenaci e le origini del pensiero storico armeno,
[Venezia, Casa Editrice Armena], 1991.
29 Mauro ZONTA
La Classificazione delle scienze di al-Frabi nella tradizione ebraica. Edizione critica e
traduzione annotata della versione ebraica di Qalonymos ben Qalonymos ben Meir, Torino,
Silvio Zamorani Editore, 1992.
30 Aleksandr VOLKOV
Motivi Uzbechi. A cura di Giampiero BELLINGERI, Cristina MANFREDI e Gianroberto
SCARCIA, Venezia, Poligrafo, 1998.
31 Matthias KAPPLER
Turcismi nell Alipasiadha di Chatzi Sechretis, Torino, Silvio Zamorani Editore, 1993.
33 Canti Lapponi. A cura di Giorgio PIERETTO, Venezia 1992 (Roma, Tipografia Don
Bosco).
35 Riccardo ZIPOLI
The technique of the Gawab Replies by Nawa to Hafiz and Gami, Venezia, Cafoscarina,
1993.
38 Johannes REUCHLIN
Larte cabbalistica (De arte cabbalistica). A cura di Giulio BUSI e Saverio CAMPANINI,
Firenze, Opus Libri, 1995.
39 Mauro ZONTA
Un interprete ebreo della filosofia di Galeno. Gli scritti filosofici di Galeno nellopera di
Shem Tob ibn Falaquera, Torino, Silvio Zamorani Editore, 1995.
41 Riccardo ZIPOLI
Bidel Concordance and lexical repertories of 1000 lines (Lirica Persica 11), Venezia, Il
Cardo, 1994.
42 Marco SALATI
I viaggi in Oriente di Sayyid Abbs b. Al al-Makk, letterato e cortigiano, Padova,
Editoriale Programma, 1995.
45 Mahmud DARWISH
Meno Rose. Traduzione di Gianroberto SCARCIA e Francesca RAMBALDI, Venezia,
Cafoscarina, 1997.
47 Valentina ZANOLLA
Sanai Concordance and lexical repertories of 1000 lines (Lirica Persica 13), Venezia,
Cafoscarina, 1997.
48 Timur ZULFIKAROV
Leggenda di Ivan il Terribile. Traduzione di Gianroberto SCARCIA e Alessandra
TREVISAN, Venezia, Cafoscarina, 1997.
49 Boghos Levon ZEKIYAN
The Armenian Way to Modernity Armenian Identity Between Tradition and Innovation,
Specificity and Universality, Venezia, Supernova, 1997.
50 Riccardo ZIPOLI
Kamal Concordance and lexical repertories of 1000 lines (Lirica Persica 14), Venezia,
Cafoscarina, 1997.
52 LUcraina nel XX secolo. Atti del II Congresso dellAISU, Venezia 3-5 dicembre 1995.
A cura di Luca CALVI e Gianfranco GIRAUDO (Ucrainica Italica 2), Podova, E.V.A., 1998.
54 Marco SALATI
Il passaggio in India di Alikhan al-Shirazi al-Madani (1642-1707), Padova, CLEUP, 1999.
59 Danilo CAVAION
Aspetto verbale e racconto, Padova, CLEUP, 2000.
64 Simone CRISTOFORETTI
Forme neopersiane del calendario zoroastriano tra Iran e Transoxiana, Venezia,
Grafiche Biesse, 2000
65 Gli armeni lungo le strade dItalia. Atti del convegno Internazionale di Torino, Genova
e Livorno 8-11 marzo 1997. A Cura di Claudia BONARDI [in stampa].
67 Daniele GUIZZO
I tre classici della lessicografia persiana depoca Moghul (Farhang-i Jahangiri, Burhan-i
qati, Farhang-i Rashidi), Venezia, Cafoscarina 2002.
68 - Le minoranze come oggetto di satira. Atti del convegno Le minoranze come oggetto di
satira, Jesolo 13-15 ottobre 2000. A cura di Gianfranco GIRAUDO e Adriano PAVAN,
postfazione di Gianfranco GIRAUDO, (Studi sulle minoranze, 1), 2 volumi, Padova E.V.A.,
2001.
70 - La teoria della qafiya nel Mizan al-Afkar di Muhammad Sad Allah-i Muradabadi. A
cura di Stefano PELLO, Venezia, Cafoscarina, 2003.
72 - Daniela MENEGHINI
Letteratura persiana in epoca selgiuchide , Venezia, Cafoscarina, 2004.
PUBBLICAZIONI FUORI COLLANA
Riccardo ZIPOLI
The Tomb of Arghn, Venezia-Tehran, Roma, [Arti Grafiche Scalia], 1978.
Carla COCO, Flora MANZONETTO Baili veneziani alla Sublime Porta. Storia e
caratteristiche dellambasciata veneta a Costantinopoli, Venezia, Stamperia di Venezia,
1985.
Cecilia COSSIO
Il romanzo anchalik hindi, Milano, Cesviet, 1987.
PHANISHVARNATH RENU
Il lembo sporco. A cura di Cecilia COSSIO, Milano, Cesviet, 1989.
Mariola OFFREDI
Lo yoga di Gorakh, tre manoscritti inediti, Milano, Cesviet, 1991.
Aristotele e i suoi commentatori nel mondo arabo. A cura di Giuseppe SERRA. Padova, Il
Poligrafo Casa Editrice srl., 2002.