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La biopsia epatica: procedura che implic il prelievo di un campione di fegato.

Si suddivide in Percutanea
(ago nell’addome), Transgiugulare (attraverso una vena del collo) e Laparoscopica (con incisione
addominale).
Rischi: dolore, sanguinamento, infezioni danno accidentale a colecisti o polmone.

Biopsia midollo osseo o agoaspirato: prelievo del midollo nelle grandi ossa *per esaminare, diagnosticare,
monitorare eventuali patologie, (come tumori del sangue, anemia)
Si usa l’ago di grandi dimensioni per la parte solida, l’agoaspirato per la parte fluida.
Rischi: dolore, sanguinamento, infezioni, penetrazione sterno.

Colonscopia: osserva la parte inferiore del tubo digerente. Introduzione dall’ano del fibroscopio per
monitorare Neoplasie, polipi e restringimento del viscere.
Si esegue sul fianco sx.

Esofagogastroduodenoscopia: osserva la parte superiore del tubo digerente. L’introduzione dalla bocca
dell’endoscopio al cui interno vi sono le fibre ottiche per monitorare Esofagite, ulcere o gastrite/duodenite.
Rischi: dolore, emorragia, perforazione organo
Preparazione: digiuno da almeno 6/8h.

Gastroscopia transnasale: inserimento di un tubo sottile di 6mm. Il pz riesce a parlare e respirare.


Broncoscopia: osserva le vie aeree attraverso un fibrobroncoscopio a fibre ottiche, inserito in naso o bocca.
Preparazione: digiuno da almeno 6h.

Rachicentesi: prelievo del liquido cerebrospinale detto liquor attraverso la puntura in regione lombare tra la
terza e la quarta o la quarta e la quinta vertebra.
Si esegue col pz in decubito laterale con le gambe flesse e la testa piegata verso il torace per aumentare gli
spazi intervertebrali. Successivamente il pz rimane in posizione supina per qualche ora.

Toracentesi: diagnosi e trattamento di affezioni pleuriche, patologie come pneumotorace iperteso (che non
và mai ventilato in cui l’aria non esce in espirazione) e versamento pleurico.
Zona di elezione è la linea laterale lungo la linea ascellare posteriore. Il pz rimane vigile in anestesia locale.
Rischi: manovra con bassa % di mobilità ma con rischio di dolore, emorragia, pneumotorace, emotorace,
crisi vagale, edema polmonare, compromissione cardio-polmonare.

Paracentesi: prelievo di liquido dalla cavità addominale.


Può essere evacuativa o esplorativa.

NE:
Sondino naso-gastrico, attraverso una narice dalla nasofaringe fino allo stomaco.
Per l’inserimento si tiene conto della distanza orecchio – naso- processo xifoideo èiù 15 cm per posizionarlo
nella parte distale dello stomaco.

Metodi d’infusione: può essere


 Continua nelle 24h.
 Ciclica in 12/18h.
 A boli fino a 200-300 ml a volta.
Tempi d’infusione:
 I giornata 20ml/h.
 II 40.
 III 60.
 IV 80.
Levin: sonda nasogastrico – duodenale a lume singolo. E’ in poliuretano, lattice e in PVC lungo 120cm di
calibro compreso tra i 6 e i 12 Fr. Può essere Small bore e se utilizzato a scopo decompressivo è definito
Large Bore con calibro fino ai 18Fr.

Salem: sondino a doppio lume utilizzato per la decompressione, detto anche sondino ad imbuto lungo
sempre 120cm con calibro tra i 12 e i 18Fr.
Lume > aspira le secrezioni a pressione dello stomaco.
Lume < immette aria a pressione atmosferica.

Nutriflex (flocare): indicato solamente per la NE, fornito di guida metallica.

Sengstaken – Blakemore: indicato per emorragie in caso di rottura di varici esofagee. E’ a 3 lumi, 2 provvisti
di palloncino (cardias e esofago). Il terzo raggiunge lo stomaco e drena il contenuto.

Il sondino è indicato se i tempi di NE non superano i 30gg.


Durata > 30gg, si confeziona una stomia.

Rischi: aspirazione tracheo-bronchiale per inalazione involontaria di materiale gastrico o orofaringeo; il pz


rimane semiseduto durante la nutrizione e per 30 min dopo la sospensione.
Mal posizionamento che può portare a pneumotorace e polmoniti.
Lesioni della mucosa esofagea e delle prime vie aeree.

PEG o PEJ: indicata quando il sondino è controindicato a causa di reflusso gastroesofageo o ab ingestis
oppure in presenza di ulcera o neoplasia.

Stomia: connessione di un viscere cavo dell’apparato digerente (enterostomie) o dell’apparato urinario


(urostomie) con la superficie cutanea.
L’enterostomia può essere:
 Temporanea, tolta mediante ricanalizzazione.
 Permanente, per lesioni e patologie irreparabili del retto e sfintere anale.

Ileostomia:
 Laterale facendo uscire un’ansa ileale con dispositivo di fissaggio.
 Terminale con feci di origine poltacea ricche di acqua, enzimi digestivi e Sali.
Colostomia:
 Ascendente.
 Trasversa o centrale.
 Sigmoidea.

Ureterocutaneostomia.
Ureteroileocutaneaostomia collegato all’ansa addominale dell’ileo.
Nefrostomia con sondino nefrostomico al rene:
 Temporanea.
 Permanente.
Cistostomia con catetere in regione sotto – ombelicale.

Rischi: dolore, sanguinamento, mal posizionamento, fistolizzazione, retrazione, stenosi, reazioni cutanee
fino all’ustione di 2° grado.

Gestione: si esegue tramite sistemi di raccolta provvisti di adesivi che permettono l’ancoraggio.
 A due pezzi costituiti da una placca protettiva munita di anello di collegamento (flangia) e sacchetto
di raccolta.
 A un pezzo che si ancora direttamente su cute. Sostituzione ogni 12 h.
Bisogna monitorare lo stoma, se irregolare o irritata.

Cateterismo Vescicale: introduzione temporanea o permanente di un catetere sterile in vescica per via
transuretrale.
 Calibro: Charrierè [diametro esterno. Il Fr diametro esterno. Il G diametro interno].
 Materiale: Lattice (cateterismi a breve termine, max 7 gg a causa di allergie e favorisce le
incrostazioni). Silicone (morbido, inerte ed elevata biocompatibilità. Cateterismi a lungo termine
max 30 gg). Hydrogel (lattice con rivestimento polimerico idrofilo, delicato sulla mucosa uretrale,
abbassa sensibilimente il rischio di incrostazioni e colonizzazione batterica). PVC (materiale
fisiologicamente innocuo indicato nel cateterismo intermittente).
 Consistenza: Rigidi (materiale sintetico, uso limitato), Semi – rigidi (gomma o plastica), Molli
(gomma, lattice, sillicone per uso protratto nel tempo), Autolubrificanti in PVC (per restringimento
uretrale).
 Vie.
 Estremità prossimale:
o Foley; estremità dotata di un palloncino che ne permette l’ancoraggio e due fori
contrapposti e simmetrici.
o Nelaton; estremità arrotondata e rettilinea con uno o due fori di drenaggio.
o Mercier; estremità arrotondata con uno o due fori e curvatura di 30-45° per facilitare
l’ingresso nell’uretra membranosa e prostatica. Semirigido.
o Couvelaire; estremità a becco di flauto con uno o due fori laterali in caso di emorragia
vescicale o dopo prostatectomia radicale. Semirigido.
o Tiemann; estremità di forma conica e dall’angolatura di 30° in caso di restringimento uretra
maschile. Semirigido.
o Dufour; estremità a becco di flauto con curvatura di 30° gradi e due fori laterali indicato per
tamponamento vescicale e relativa ematuria. Semirigido.
Alterazioni urine:
o Enuresi.
o Pollachiuria.
o Stranguria; minzione a gocce.
o Disuria.
o Tenesmo.
o Ritenzione; mancata minzione e ristagno in vescica.
o Incontinenza.
o Oliguria.
o Poliuria.
o Anuria.
o Isostenuria; bassa concentrazione.
o Nicturia.
o Ematuria.
o Emoglobinuria.
o Piuria.
o Cilindruria.
o Proteinuria.
o Leucocituria.
o Glicosuria.
o Pneumaturia.

Emotrasfusione:
Somministrazione standard 15 gtt/min per i primi 15 min – 40/60 gtt/min
Globuli rossi: 90 min. Plasma: 30 min. Piastrine: 30 min. (non in frigorifero).

Emocultura: prelievo venoso in un terreno di coltura con lo scopo di indagare presenza di batteri e miceti.
AEROBI (verde, primo flacone) e ANAEROBI (arancione, secondo flacone).
Si effettua in concomitanza del picco febbrile e pre-somministrazione antibiotica.
2 o 3 prelievi a distanza di 30 min.

Accesso Venoso:
 Periferico: nessuna prossimità in giunzione della vena cava superiore e inferiore. Aghi canula o
catetere Midline.
 Centrale: CVC: permette di accedere ai vasi di grande calibro (accesso superficiali: vena giugulare
esterna del collo, vena basilica, cefalica o safena e accesso profondo: vena giugulare interna e vena
succlavia sotto clavicolare) con estremità collocata nella vena cava inferiore o superiore in
prossimità dell’atrio destro. Utilizzato per la somministrazione di farmaci, infusioni ipertoniche,
NPT, emoderivati o misurazione PVC. Sono fabbricati in gomma silliconata o in poliuretano dotati di
un sistema di fissazione-cuffia e manicotto ad azione antisettica. Classificati in parzialmente
impiantabili, valvolati e non e totalmente impiantabili.
In cateteri tunnellizzati la medicazione si esegue una volta a settimana.
I cateteri a breve termine devono essere medicati ogni 2 giorni se con garza, ogni 7 se trasparenti.
(biopatch)
PICC: (starlock e tegaderm) minor rischio di asepsi e minor costo, impianto infermieristico fatto su
vene agibili e eco-guidate con durata limitata nel t (180gg) e controllo RX torace post-impianto.
Catetere venoso centrale ad inserzione periferica inserito in vene di grosso calibro come giugulare
interna, succlavia, femorale, brachiale-cefalica-basilica.
La medicazione standard si esegue ogni 48h con cute pulita senza flogosi.
La medicazione sporca si esegue in caso di tossicità cutanea e segni di flogosi.
Di norma si esegue ogni 7gg.

Rischi: Immediate legate all’impianto, si manifestano entro 48h (PNX). Precoci legate all’impianto,
entro 1 sett. (emotorace se succlavia, PNX tardivo ed ematomi). Tardive legate alla gestione dopo 1
sett.

Somministrazioni:
 Intradermica:5/10°, parte interna dell’avambraccio. Utilizzata per prove di sensibilità cutanea
(tubercolina)
 Sottocutanea:90° o 45°, nel tessuto adiposo scarsamente vascolarizzato, nella parte esterna braccio
– zona periombelicale addome – gluteo superiore – coscia anteriore. 1ml è il max.
 Intramuscolo:90°, max 75° con tecnica del tratto Z o metodo standard. Prevede assorbimento più
rapido e minor dolore. L’ago varia in base all’età. Si somministrano max 5ml negli adulti e max 2ml
nei bambini. I principali siti sono il deltoide – dorsogluteale – ventrogluteale – vastus lateralis
esterno – rectus femoralis.
 Endovenosa: macrogocciolatore (1ml:20gtt/min) e microgocciolatore (60gtt/min)
 Elastomero: sistema chiuso, costituito da un unico corpo trasparente per permettere
l’ispezionabilità. In esso è racchiuso un palloncino serbatoio che esercita sul fluido una pressione
costante. La via di riempimento consta di un valvola unidirezionale anti reflusso.
Modelli multiflusso che permettono di aumentare/diminuire la velocità di flusso secondo 3
modalità.
Pompe elastomeriche che hanno la possibilità di aggiungere un modulo per autosomministrazione
di boli.
Lesioni:
 Gialla: tessuto giallo devitalizzato detto slough, formato da essudato, leucociti, batteri e cellule di
sfaldamento
 Verde: tessuto con presenza di infezione che può estendersi ai tessuti profondi, provocando
celluliti, fasciti necrotizzanti e batteriemie ad alto rischio di mortalità.
 Rossa: tessuto con granulazione con cicatrizzazione.
 Nera: tessuto necrotico e secco, in rapporto ad assenza di ossigeno e nutrienti. Ispessimento del
tessuto devitalizzato.
 Rosa: tessuto in ri – epitelizzazione.

 Stadio I: eritema non sbiancabile alla digitopressione.


 Stadio II: lesione superficiale priva di slough (abrasione, vescicola o cratere poco profondo) che
coinvolge epidermide e in alcuni casi il derma.
 Stadio III: lesione profonda e cavitaria, implica danno o necrosi sottocutanea e può estendersi alla
fascia muscolare. Può includere slough, tratti sotto – minati e tunnellizzazione.
 Stadio IV: necrosi o danno ai muscoli, ossa e/o tendini. Può includere slough o escara con tratti
sotto – minati e tunnellizzazioni.
 Non stadiabili: la profondità della lesione, essendo totalmente coperta da slough o escara, è
impossibile da determinare.

Scale di valutazione: Braden e Norton.


Scale valutazione mobilità: Conley e Tinetti.

Ustioni: lesioni della cute e delle mucose provocate da agenti termici, chimici e fisici. Oltre ai 44° le proteine
si sfaldano. I criteri di classificazione sono profondità, estensione ed eziologia.
 1° grado superficiale: coinvolge l’epidermide, si presenta con eritema e dolore, senza formazioni
vescicolo – bollose.
 2° grado superficiale: coinvolge il derma papillare, eritema, dolore, con formazione vescicolo-
bollose.
2° grado profondo: coinvolge il derma reticolare.
 3° grado: coinvolge il derma in toto e si approfondisce nel sottocute con escara estesa, distruzione
delle strutture nervose.
Estensione: 50% - 30/40% - 20%.
 Regola di Wallace: suddivide l’intera superficie corporea in aree corrispondenti al 9% o multipli e
sottomultipli.
 Regola di Lund & Browder: ustione localizzata (20%) e diffuse.
Rischi: Infezioni dovuta alla grave immunocompromissione. Gastrointestinali perché la sespsi e l’ipovolemia
producono modificazioni ischemiche a carico della mucosa e della parete gastrointestinale con ulcere di
Curling. Complicanze respiratorie con broncopolmoniti per i gas inalati oppure polmone da shock.
Complicanze renali come oliguria e anuria.

Terapia:
 Locale (ustioni minori) con medicazione asettica occlusiva.
 Generale (ustioni maggiori) quadro di shock al fine di mantenere un equilibrio emodinamco e una
buona perfusione renale mediante sangue, plasma, soluzioni idroelettrolitiche (Regola di
Parkland:3ml/kg/%).

Medicazioni primarie:
 Schiume di poliuretano.
 Idrocolloidi.
 Idrogel.
 Alginati.
Medicazioni secondarie: mantengono stabili le primarie.
Medicazioni avanzate:
 Favoriscono umidità mantenendo occlusività, autolisi, ipossia, angiogenesi.

Medicazioni idrogel: trattengono liquidi, utili su tessuti puliti – umidi o macerati. Necessitano di
medicazione secondaria. Utilizzate per ustioni superficiali, lesioni necrotiche e detersione chirurgica.
Medicazioni in schiuma: assorbono essudato. Utilizzate per ustioni di 2° grado, lesioni da decubito e
vascolari.
Medicazioni a base di alginati: assorbenti e ad attività emostatica. Utilizzate per ustioni essudanti e lesioni
sanguinanti.
Medicazioni a base d’argento: riducono la carica batterica in lesioni infette. Utilizzate per ustioni di 2°
grado, piede diabetico e ferite infette.
Medicazioni in sillicone.
Medicazioni a base di acido ialuronico: utilizzate per ogni tipo di lesione, purchè non infetta.

Ferite Chirurgiche:
 1° intenzione: ferite con margini ben accostati l’uno all’altro con fili di sutura, non presenta
secrezioni, il tessuto di granulazione non è visibile e la formazione della cicatrice.
 2° intenzione: ferite che vengono lasciate aperte per guarire spontaneamente o in cui vi è un
processo infettivo, vi è una reazione flogistica con maggiore tessuto di granulazione, i margini della
ferita non sono più ravvicinati e la cicatrice sarà più profonda e larga. Lembi non ben accostati tra
loro a causa di una perdita di materiale spesso dovuta ad infezione. Possono essere presenti
drenaggi.
 3° intenzione: ferite che vanno incontro a deiscenza parziale o totale; le ferite vengono riaperte,
deterse, pulite dalle aeree mortificate.

Fase infiammatoria: Risposta dell’organismo alla presenza di eventuali patogeni. Dura 4-6 gg, caratterizzata
da eritema, calore, edema e dolore.
Fase proliferativa: I fibroblasti sono responsabili di gettare le basi per una nuova matrice extracellulare per
il collagene. Dura 6-21 gg, tempo di proliferazione, crescita tessuto, angiogenesi.
Fase maturativa: dura 21-2 anni, in cui vi è la chiusura stabile della lesione con formazione di cicatrice.

I tipi di ferite sono 4: Pulita, pulita-contaminata-contaminata-sporca/infetta.

Medicazione del drenaggio: ogni 24-48h.


Drenaggio toracico: il punto di inserzione è frontale o laterale (2-3° spazio intercostale in caso di
aria, 7-8° in caso di fluidi). I tubi sono Trocar (più traumatico) e Pitgail.
I sistemi di raccolta sono Valvola di Heimlich con relativo sacchetto unidirezionale) e la bottiglia di Bulau con
valvola ad acqua e il Pleurevac a secco o ad acqua.
3 camere:
 Valvola ad acqua, che funge da valvola unidirezionale per permettere l’uscita dell’aria dallo spazio
pleurico e che consente l’osservazione del grado di perdita d’aria.
Nell’inserimento il pz è semiseduto circa a 45-60°

Il drenaggio in sé rappresenta un sistema temporaneo che convoglia all’esterno dell’organismo, da cavità


naturali o neoformate, secrezioni organiche, liquidi o coaguli e aria.
I drenaggi possono essere:
 Caduta: collegati ad una sacca o bottiglia di raccolta sterile. Il materiale da drenare viene raccolto
per gravità in contenitori sterili collegati ad un tubo.
 Aspirazione: se raccordato ad un apparento aspirante.
ECG: registrazione grafica dell’attività elettrica del cuore. E’ il risultato dell’interazione e della sommazione
dell’attività elettrica di ogni singola fibromiocellula muscolare del miocardio e del suo sistema di
conduzione.
 Onda P: prima deflessione del ciclo, rappresenta la depolarizzazione atriale. La sus presenza
permette di definite il ritmo sinusale.
 Onda Q: prima deflessione negativa, può non essere presente.
 Intervallo PQ o PR: tempo di conduzione atrioventricolare.
 Onda R: periodo refrattario assoluto.
 Complesso QRS: depolarizzazione ventricolare.
 Tratto ST: di norma isoelettrico, il miocardio rimane depolarizzato.
 Onda T: ripolarizzazione ventricolare.

Nodo SA – Nodo AV mediante le vie internodali – fascio di His nel setto interventricolare – rami destro e
sinistro – ventricolo – ramificazioni dette Fibre di Purkinjie.

10 elettrodi, 12 derivazioni.
6 derivazioni degli arti o periferiche, di cui 3 unipolari e 3 biporali.
 Triangolo di Einthoven (DI, DII, DIII).
 Triangolo di Goldberg (AVR, AVL, AVF).
 Derivazioni unipolari toraciche o precordiali di Wilson (V1, V2, V3, V4, V5, V6).

aVL, DI, DII esplorano il lato sinistro.


aVR esplora l’atrio destro.
DIII e aVF la faccia inferiore.
V1 e V2 il ventricolo dx.
V3 e V4 il setto interventricolare.
V5 e V6 la parte anteriore e laterale del ventricolo sx.

Punto di repere è l’angolo di Louis, sporgenza sternale.


La registrazione avviene su carta millimetrata (0,4 sec corrisponde ad 1mm = 1 quadrato).

Tachicardia e Bradicardia sinusale: frequenza normale compresa tra i 60 e i 100 bpm.


Flutter atriale: frequenza atriale > 250 bpm; 4 onde P per ogni complesso QRS.
Fibrillazione atriale: assenza di onde P. I miocardiociti si contraggono indipendentemente. Si risolve con la
cardioversione elettrica.
Tachicardia ventricolare: un centro situato nel muscolo ventricolare si depolarizza con frequenza tra 120 e i
200 bpm. La torsione di punta è un tipo.
Fibrillazione ventricolare.

 Blocco 1° grado.
 Blocco 2° grado: l’eccitazione non attraversa affatto il nodo AV o fascio di His, in depolarizzazione
intermittente. C’è il bocco tipo Mobitzll e Wenckebach.
 Blocco 3°: nessun battito è trasmesso ai ventricoli.

Sindrome Coronica Acuta: insieme di manifestazioni che portano ad ischemia a causa di una placca
ateromasica costituita da colesterolo e lipidi. Inefficace perfusione tissutale periferica correlata a
compromissione del flusso ematico secondaria a TV.

Angina Pectoris:
 A riposo: dolore toracico improvviso a riposo con variazione di marker tumorali e ecg.
 Instabile: non durano più di 20 min e indica la stenosi progressiva del vaso coronarico che
progredisce verso l’ostruzione.
 Stabile: sintomi sotto sforzo. Si distingue dall’IMA per mancanza del sovra-slivellamento del tratto
ST e alterazione di enzimi miocardici (CPK, troponina, mioglobina).
 Prizmetal o variante: fulminante a riposo. Si riscontra spesso a riposo causata da uno spasmo
coronarico epicardico.
IMA STEMI: con sovraslivellamento del tratto ST data dall’occlusione completa e stabile. Seguito da indici dii
necrosi.
IMA N-STEMI: senza sovraslivellamento dovuto ad occlusione incompleta e doppiamento degli indici di
necrosi.

Ictus: danno cerebrale che si verifica quando l’afflusso continuo di sangue diretto al cervello si interrompe
(ischemico:4-5 ore) e rottura di un’arteria (emorragico:neurochirurgia) provocata dall’accumulo di
materiale ematico e tissutali, detto ateroma (o placca ateromasica), che riduce l’elasticità delle arterie e il
loro ispessimento.

Frattura: interruzione dell’integrità strutturale dell’osso che può essere di origine traumatica o spontanea.
 Frattura composta/scomposta.
 Frattura chiusa/esposta.
 Completa/incompleta.

Emotrasfusione: Legge 2005 al 219.


Infusione di sangue da un soggetto donatore ad un soggetto ricevente. Si tratta di un vero e proprio
trapianto di tessuto, è un atto medico di cui l’infermiere svolge.
Eterologa –
Autologa –

Emocomponenti: costituenti terapeutici del sangue che, attraverso mezzi fisici che ne ottengono la
reciproca separazione, possono essere predisposti.
 Emazie concentrate.
 Plasma fresco congelato.
 Concentrati piastrinici.
Le unità trasfusionali possono trasportate all’U.O. a temperatura ambiente. Devono essere infuse entro 30
minuti.

Emoderivati: si ottengono mediante frazionamento industriale del plasma; questi possono essere utilizzati
come farmaci plasmaderivati.
 Albumina.
 Immunoglobuline.
 Concentrati dei fattori di coagulazione.

L’accesso venoso comprende aghi non < 18-19 Gauge negli adulti, > Gauge.

Tempo di infusioni:
 GR: in media 90 minuti.
 Plasma: 30 minuti.
 Piastrine: 15-30 minuti. Mai in frigorifero.

Calcoli Farmacologici:
Dose da somministrare: Dose desiderata * Veicolo/ R (dose disponibile) 500mg : 5ml = 250mg : x
Velocità di flusso: ml/h = Volume di infusione totale/tempo di infusione totale => volume * fattore di
gocciolamento / 60 min
Gtt/min = Volume di infusione totale * fattore di gocciolamento / tempo di infusione in min => volume *
60/ fattore di gocciolamento

1ml = 20gtt = 1 UI

Emodialisi: procedura effettuata per purificare il sangue dalle sostanze che vengono eliminate dal rene. Può
essere bisettimanale o trisettimanale. Il paziente dialitico è un pz con sindrome uremica: tutte le tossine che
non vengono eliminate, rimangono nell’organismo (iperazotemia, ipercretinemia e iperpotassiemia).

Emodialisi extracorporea costituita da filtro dializzatore, circuito ematico extracorporeo, circuito del liquido
di dialisi e monitor di controllo. Si incontrano a livello del filtro sangue e dialisato che contiene sodio,
potassio, magnesio, calcio, glucosio.

Complicanze ipovolemia, ipotermia, vasodilatazione.


 Ipopotassiemia: oliguria, crampi, modificazioni ECG.
 Iponatriemia: cefalea, debolezza, crampi.
 Ipocalcemia: torpore, modificazioni ECG.
 Ipomagnesemia: disfagia, nausea.
 Ipocloremia: diminuizione PA.

Cirrosi epatica: alterazione strutturale del fegato caratterizzata dalla presenza di aree necrotiche, noduli
rigenerativi, fibrosi e notevole alterazione del sistema vascolare dell’organo.
L’unica soluzione è il trapianto ed è difficile per poter mantenere l’equilibrio il compenso idrodinamico.
Cause:
 Epatite B-C croniche.
 Alcool.
 Malattie autoimmune.
 Ostruzione biliare cronica.
 Nash.

Il parenchima epatico è sostituito da tessuto fibroso il sangue portale defluisce con difficoltà causando
l’ipertensione portale, la riduzione dell’albumina diminuisce con la pressione oncotica ematica. Sono fattori
determinanti all’ascite (ritenzione nella cavità peritoneale di liquido con caratteristiche di essudato [ricco di
proteine e leucociti] e trasudato. Il liquido ascitico può infettarsi determinando la peritonite batterica
spontanea correlata alla sindrome epatorenale di tipo 2.
La sindrome epatorenale di tipo 1, invece, è un problema funzionale e non organico e se non trattata porta
ad una mortalità del 100%.
La riduzione della metabolizzazione di sostanze tossiche può provocare l’accumulo con conseguenze sul
SNC per iperammoniemia che causa un’alterazione dello stato di coscienza portando all’encefalopatia
epatica.

Diabete: disordine metabolico ad eziologia multipla caratterizzata da iperglicemia cronica col disturbo del
metabolismo dei carboidrati, lipidi, proteine. E’ secondaria alla ridotta disponibilità d’insulina e ridotta
risposta dell’organismo ad essa.
Diagnosi si esegue con:
 Glicemia a digiuno > 126 g/dl
 Glicemia > 200 g/dl dopo carico di glucosio.
 HB glicata > 6.5%
Diabete di tipo 1: incapacità di produrre insulina a causa di un deficit delle cellule B pancreatice***. E’
idiopatica e immunomediata. I sintomi sono poliuria, poliurodipsia e polifagia paradossa.
Diabete di tipo 2: combinazione di mancata produzione insulinica e resistenza a livello cellulare.
Diabete gestazionale: nella placenta viene prodotto un ormone iperglicemizzante, il BHCG.

Il glucosio entra nelle cellule grazie ad un meccanismo attivo mediate da una famiglia di molecole di
trasporto definite GLUT.

Rischi:
 Microangiopatia: retinopatia, nefropatia e neuropatia (periferica e autonomica)
 Macroangiopatia: ateromatosi.

Chetoacidosi diabetica: la carenza insulinica impedisce l’ingresso di glucosio nelle cellule e nei tessuti
insulino-dipendenti. Nel circolo ematico è presente già un carico di glucosio ma l’organismo interpreta una
carenza a livello sistemico e attiva gli ormoni controregolatori come il glucagone (azione iperglicemizzante
opposta all’insulina, prodotto dalle cellule alpha del pancreas) , il cortisolo (prodotto dalla zona fascicolata
della porzione corticale del surrene, è un glucorticoide), l’ormone della crescita e l’adrenalina
(neurotrasmettitore appartenente alle catecolamine prodotto dalla midollare del surrene).
Viene attivata la trasformazione dei trigliceridi in acidi grassi. Quest’ultimi vengono convertiti in corpi
chetonici, producendo acidosi.

Complicanze: iperventilazione con respiro di Kussmaul (respiri lenti con inspirazioni rumorose a cui segue
un’apnea inspiratoria, continuando con espirazione breve, gemente e apnea espiratoria).

Coma iperosmolare non chetosico: in pz anziani con glicemia non controllata a causa del ridotto stimolo
della sete e ridotto compenso idrico.

Terapia Diabete:
 Ipoglicemizzanti orali nel diabete di tipo 2.
 Segretagoghi insulinici che si distinguono in sulfaniluree e non. La prima è rappresentata dalla
metformina, euglicemizzante.
 Inibitori DPP4 che riducono le incretine (GIP e GLP1).
 Insulina che si distingue in rapida, intermedia, protratta, lispro (humalog).

TVP: consiste nella formazioni di coaguli del sangue all’interno delle vene profonde => Score di Wells con
segni clinici di:
 Edema
 Fovea
 Vene superficiali collaterali
Si monitorano i polsi periferici.
Si applicano calze elastocompressive.
Si sollevano gli arti inferiori. ******

Emopneumotorace: coesistenza di sangue e aria nel cavo pleurico.


Pneumotorace: presenza di aria nel cavo pleurico: se l’aria entra nel cavo pleurico durante l’inspirazione e
ne fuoriesce durante l’espirazione si tratta di PNX normoteso. Se l’aria non esce durante l’espirazione, è
iperteso; questo ha gravi compromissioni sull’emodinamica quali la compressione della vena cava inferiore
e superiore e successivo ridotto ritorno venoso, fibrillazione ventricolare e arresto.
Emotorace: presenza di sangue nel cavo pleurico, causate da lesioni aortiche e arterie intercostali.
Volet costale: frattura di due o più coste contigue che determinano un movimento paradosso durante la
respirazione.
Diagnosi di insufficienza respiratoria.
Pa02 < 60mmHg. Si tiene conto della curva di dissociazione dell’ossiemoglobina; sotto quel valore essa
diventa sempre più ripida.
PaCO2 > 45-50mmHg.

Essa può essere acuta, cronica o riacutizzata. N


Le principali cause sono una ridotta efficienza della pompa ventilatoria oppure la presenza di patologie
delle vie aeree e/o polmone.
Il primo punto può accadere in caso di riduzione d’input del SNC per trauma cranico oppure ingestione di
depressivi, emorragia intracranica, alterazioni della giunzione neuromuscolare e debolezza muscolare.

Le patologie possono essere la BPCO ossia lo stato morboso caratterizzato da una limitazione del flusso
aereo completamente reversibili.
Enfisema ossia modificazione del tessuto polmonare caratterizzata da un’anomala dilatazione degli spazi
distali ai bronchioli terminali, che portano poi a fibrosi.

Ossigenoterapia
 Basso flusso: cannula nasale con concentrazione di 24-44% con un flusso da 2-6 L/min. Ogni L/min
aggiunge 4% di O2.
 Maschera facciale semplice (hanno fori che permettono la fuoriuscita di anidride carbonica).
Concentrazione del 40-60% con un flusso di 5-8 L/min.
 Maschera con serbatoio con flusso unidirezionale fornisce 100% di O2 con un flusso di 10-15 L/min.
 Alto flusso: Maschera di Venturi con concentrazione di 24-50% al flusso di 4-10 L/min.
 Tubo endotracheale con flusso elevate 15-20 L/min.
 NIV sistema ventilatorio meccanico a pressione positiva.
 CPAP ventilazione assistita a pressione positiva.

HCO3: bicarbonati ematici.


Ipossia: riduzione O2 a livello tissutale, periferico.
Ipossiemia: riduzione O2 nel sangue arterioso.

EGA: l’infermiere lo svolge sulla radiale, il medico sulla brachiale e sulla femorale.
Test di Allen (7-14 sec)
Introduzione dell’ago di 30°.

Tracheostomia
Rispetto ad una intubazione endotracheale ha maggior comfort, riduzione dei traumi laringei, faringei, orali
e nasali.
Cannule tracheostomiche: morbide o flessibili, metalliche o rigide. Cannula esterna che viene inserita nella
trachea con una flangia che poggia sul collo. Presentano un otturatore che viene impiegato per
l’inserimento. Alcuni hanno una cannula interna.

 Senza cuffia: di plastica o di metallo, permette all’aria di fluire intorno alla cannula e può essere
utilizzata in pz con tracheostomia permanente.
 Con cuffia: gonfiabile che determina una chiusura ermetica che previene le aspirazioni e la perdita
d’aria.
 Fenestrata: presenta fori sulla cannula.

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