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Guardini. Dialettica e
Antropologia
Filosofia morale
Università degli Studi di Perugia
28 pag.
Ma da dove trae l’idea di opposizione polare? Che esistano opposti non è una novità
anzi appartiene al pensiero platonicamente ispirato (romant., Goethe) e negli ultimi
vent’anni è ricomparso spesso. L’osservazione descrive il contesto storico all’interno del
quale l’idea dell’opposizione polare è apparsa come cifra autentica dell’esistente. Nel 1922
Guardini scrive «Tutto ciò che è vitale ha ripreso in pieno i suoi diritti. Accanto
all’intelletto hanno assunto uguale valore la volontà, l’energia creativa e il sentimento.
L’essere, accanto all’operare, ha acquistato maggiore importanza. Il vero problema è ora
in quale relazione stiano concetto e intuizione, essere ed agire, come l’uno sussista in virtù
dell’altro e l’unità in virtù di tutte le sue componenti».
Il tempo storico con le sue polarizzazioni estreme e i suoi contrasti, induce alla
riconciliazione. Ciò spiega l’influenza di Simmel: Guardini in Der Gegensatz ricorre a
Simmel riferendosi ad una sua opera del 1918 dove sviluppava una metafisica della vita
la vita è flusso continuo e illimitato e allo stesso tempo individualità limitata e
limitante, essa non è il puro fluire e nemmeno l’insieme delle forme che da quel fluire
scaturiscono, è entrambe le cose: è variabile e invariabile, fissa e mobile, formata e
informe, libera e vincolata [...] contraddizioni che esprimono tutte la stessa verità: che la
vita è un continuo trascendersi, un porre confini nell’atto stesso di superarli.
RAPPORTO DEGLI OPPOSTI FRA LORO (II sez. del Der Gegensatz). Qual è il
legame che unisce tra loro le varie coppie di opposti? Si stabiliscono nel quadro
generale degli opposti una serie di collegamenti incrociati che trascendono l’orizzonte
delle singole coppie. La relazione non sussiste solo per l’elemento opposto all’interno del
proprio paio ma anche per le altre 2 paia di opposizioni all’interno del rapporto incrociato.
In ogni elemento polarmente opposto sono contenuti entrambi gli elementi delle altre 2
paia di opposti.
Il concreto vivente è una totalità in cui i poli si richiamano reciprocamente: in ogni suo
punto è dato il sistema dei rapporti. [rivedi pag41 rapporti in serie]
L’ordine delle serie dell’opposizione polare si fonda su un’affinità qualitativa tra vari
elementi. Rivedi pag 42
IL TIPO IDEALE: Gli opposti non possono realizzarsi mai in purezza dunque quando ciò
accade si ha il tipo ideale che esprime sì valori limite ma questi brillano però solo nel
naufragio della vita naturale. Guardini ipotizza una situazione di equilibrio, nel transito
dalla preponderanza da un opposto a quella dell’altro. Il rapporto di equilibrio è una
situazione eccezionale, possibile solo come passaggio. Esso rappresenta non solo un caso
limite ma anche un valore limite, e come tale brilla solo nel proprio naufragio. L’essenza
della possibilità vitale e della non mortale ma vitale perfezione è la misura. Il variare
della misura è ritmato da un succedersi alternante di poli, continuo oscillare fra poli
opposti. I singoli elementi dell’opposizione polare si ordinano in coppie, le coppie in
gruppi, i gruppi si ordinano nel sistema totale attraverso il quale corre il rapporto d’affinità
delle serie. Costantemente varia il rapporto di misura all’interno di ogni singola coppia di
opposti. Rivedi fine 45/46
LA DIALETTICA. L’affermazione diretta si riferisce immediatamente a ciò che pensa, al
contrario il metodo dialettico elabora una struttura di affermazioni di cui ognuna è in
rapporto con una che le sta accanto ed insieme con essa racchiude il reale pensiero
attraverso questa struttura lo spirito è indotto a lasciare cadere le singole affermazione e a
puntare lo sguardo sull’essenza a partire dal proprio centro vivente. Guardini chiarisce il
senso che assegna al metodo dialettico: quello di essere il procedimento adeguato per
la comprensione del concreto vivente.
La visione, punto di incontro tra intuizione e concetto, pare ordinata all’atto stesso
del vedere sensibile, come suo approfondimento interno nella percezione della cosa.
Per Guardini la percezione visiva non può non presupporre un minimum concettuale a
partire da cui lo sguardo sulla realtà avviene. Ogni percepire dei sensi è accompagnato o
attraversato da un pensare costante che distingue, compara, ordine e che a sua volta rende
il pensiero migliore, più sicuro, acuto, profondo.
I caratteri della realtà per come si palesano alla percezione non formano un
allineamento di cose singole giustapposte ma un tutto, una struttura in cui ogni
elemento condiziona l’altra. La struttura è data dal fenomeno, non è pensata, è vista.
Vedere [Sehen] significa anzitutto “venir colpiti” [sinnerscheinug] dall’apparire significativo
dell’oggetto e sollecitati alla comprensione del suo contenuto. NELL’ATTO DEL
VEDERE SI PALESA IL MONDO NELLA SUA ESSENZA. Quando io guardo nel
mobile viso di una creatura umana io vedo intelligenza o bontà o collera. Non percepisco
solo pelle e movimento dei muscoli ma afferro un espressione in atto.
Espressione: l’essenziale delle cose, invisibile di per sé, giunge alla visibilità; è il modo
secondo cui qualcosa, che i sensi per se stessi non possono raggiungere, si manifesta nella
Husserl (Ideen II): l’altro viene colto in forma immediata, intuitiva, come unità di corpo
e di spirito. Quando io vedo un uomo colgo un’esistenza corporea, lo vedo e vedendolo
vedo anche il suo corpo proprio l’apprensione dell’uomo va oltre l’apparizione del corpo.
L’apprensione dell’uomo è l’apprensione di qualcosa che si compie attraverso il medium
dell’apparizione del corpo ma l’uomo non è una mera connessione tra anima e corpo, il
corpo proprio è in quanto tale un corpo proprio colmo della psiche.
GUARDINI ≠ SCHELER: Diversamente da Scheler quel rivelarsi dell’autentico nei dati
immediati appare come l’orizzonte prioritario all’interno del quale si schiude la realtà
corporea. Quando guardo un uomo vedo la sua anima addirittura prima del suo corpo.
Anche se Scheler negava una priorità dell’io sul corpo ammetteva che si potesse
comprendere la bontà o meno di un essere umano dall’unità del suo sguardo prima di
indicare il colore dei suoi occhi.
GUARDINI ≠ KANT: Il fenomeno in Guardini deve avere la sua nozione originaria di
“ciò che appare”, ciò che si offre alla vista, che non è un fantasma [phantasma=illusione]
ma il chiarirsi d’una essenza che ci viene incontro da sé, indipendente rispetto a chi vede.
Il mio sguardo vede l’essenza ma l’essenza guarda fuori di sé, e solo il suo guardare rende
possibile il mio. L’uomo è un animale simbolico, sinolo di ragione e sensibilità,
immagine e concetto, anima e corpo.
Vi è un privilegio di una serie sull’altra? Solo a livello funzionale una qualche priorità è
rintracciabile, per Guardini, nella serie della forma: non perché contenga più valore ma
perché nel complesso della vita si danno funzioni diverse, entrambe egualmente valide e
significative, una delle quali è la rappresentativa e l’ordinatrice. Però l’errore sarebbe
l’incorrere in una coincidenza la serie formale con lo spirituale di contro la informale
pensata come propria della dimensione fisico vitale. La tipologia formale tende a
cancellare la precarietà, a far somigliare con l’Assoluto una realtà assoluta; ad
eguagliare a Dio idee e valori. Il rischio più elevato della volontà di forma è di
Per Guardini, come per Kierkegaard, il male non è contro-polo del bene, come non lo è il
no del si o il nulla dell’essere. Il bene è ciò che è categoricamente valido che esiste di
suo diritto; il male è ciò a cui giammai è lecito essere e che implica essenzialmente un
non senso. Il bene è ciò che deve esserci, il male non dev’essere e ciò che non occorre che
sia, l’assolutamente superfluo. L’ERRORE STA NEL CONFONDERE UN CONTRASTO
DI TIPO ETICO CON LA POLARITA’ VIVENTE, viene identificata una opposizione con
una contraddizione. Non l’unità in tensione della polarità ma l’aut-aut della
contraddizione.
L’etica moderna culmina nel principio di Kant: Buona è soltanto la volontà per cui la validità morale
non entra nel reale, nella forma viva, ma resta in quella della validità, nella sua sfera.
Il vero nodo è qui nella ricostruzione di una dialettica morale che muovendosi nello spazio
esistenziale della persona, dominato dalla tensione sopra-dentro, non si traduca in una
contraddizione antropologica tra razionalità e sensibilità. Da un lato la morale dipende
dall’esistenza di una norma, un ideale che a partire da Platone si colloca in alto, sopra di
noi, come legge del nostro essere. Un reale ordine di valori e della loro realizzazione non
è definibile che secondo lo schema della graduazione per altezza.
La norma etica, se autentica, non si risolve in una pura struttura funzionale. Non
significa essa l’oggettivazione di una struttura psicologica, così che determinati modi del
comportamento, essenziali all’esistenza della personalità, proiettandosi nel sovrapersonale
assumono carattere di obbligatorietà assoluta, e neppure come sostiene il sociologismo la
risultanza di interessi sociali tramite cui una condotta viene resa abitudine buona.
Piuttosto si tratta di qualcosa di primario, sussistente per sé.
Qual è però l’organo adeguato capace di discernere tra valori autentici e inautentici?
Guardini riconosce tale funzione alla coscienza [das Gewissen]: c’è in me qualcosa che
per sua natura risponde al bene come l’occhio alla luce, la co-scienza [ge-wissen].
È quell’organo, per mezzo del quale io rispondo al bene e sono conscio con me stesso
che il bene esiste; che ha un’importanza assoluta. L’atto di coscienza è quell’atto con cui
penetro di volta in volta la situazione e intendo che cosa sia, in tale situazione, il
giusto, ossia il bene. Il vero e il buono non sono solo norma ma anche valore. Mentre nel
suo aspetto normativo l’ideale appare collocato in alto, sopra, come valore esso appare
capace di far vibrare l’io da dentro. Ha qualche cosa di dinamico.
Il momento soggettivo ha una specifica realtà e un nome: l’eros. Se così è, coscienza
ed eros si devono chiamare quelle due forme fondamentali della norma e del valore.
Nell’uomo formano un tutto unico.
• Coscienza l’interno deve e può sentire il richiamo della norma nel suo diritto;
• Eros il fondo essenziale e vivo è ordinato al valore;
• Cuore il cuore è esso stesso spirito ma spirito che sente il valore, che porta l’eros.
Lo spirito riuscirà a ricreare il mondo degli istinti a formarlo secondo la verità e la libertà
solo se il suo sguardo e la sua volontà entreranno nella sfera del cuore. L’atto del cuore è
atto che alla conoscenza dà, è nutrimento. Il cuore è innanzitutto luogo in cui si rende
evidente per lo spirito il carattere assiologico dell’essere, l’ambito vivo che vibra in noi a
contatto con l’essere che vale.
Qual è il problema che si pone come centrale nell’uomo del nostro tempo?
Una volta l’uomo aveva come primo obiettivo quello di affermarsi di fronte la natura che
lo minacciava perché egli non l’aveva ancora dominata. Man mano che l’uomo entrava in
possesso della terra liberava con la sua stessa azione forze nuove. Queste andarono
crescendo e oggi, scatenate hanno provocato un nuovo caos.
Nella storia siamo ritornati al punto in cui si trovò l’uomo primitivo quando affrontò il
compito di creare il mondo. L’età moderna aveva accolto come assoluta vittoria l’aumento
della potenza scientifica e tecnica; le sue conquiste le erano senz’altro apparse come un
progresso ma l’aumento del potere non è più percepito come sinonimo di elevazione dei
valori della vita. La soluzione dunque non può essere data dal rifiuto della tecnica o
dalla diminuzione del potere bensì dal suo dominio. L’epoca futura in definitiva non
L’epoca nuova richiede un potere capace di dominare il proprio potere, questo è il suo
limite fondamentale espresso dalla rottura della bipolarità uomo-Dio a favore dell’uomo. Il
rifiuto di Dio ha significato per l’uomo moderno, il rifiuto a governare il proprio
potere. Sempre più evanescente divenne quel che doveva valere ancora come norma
comune per l’uomo come uomo. Cosa rimane? Lotte di ogni tipo in cui è decisivo solo il
brutale successo. Anche l’idea, la norma, sono solo brutali randelli, dietro i quali si
nascondono gli egoismi di gruppo. Guardini noterà come nell’arco della modernità la
negazione è stata diretta per molto tempo verso la Rivelazione e i contenuti etici,
individuali, sociali che si sono scaturiti da essa. L’autentica personalità assieme al suo
mondo di valori e atteggiamenti era scomparsa dalla coscienza con il rifiuto della
rivelazione. La soggettività moderna può sorgere storicamente solo in un suolo cristiano.
Nel 1945 Guardini legge il pensiero di Heidegger focalizzando i suoi riferimenti ad
affermazioni di H. come queste: ciò che prima determinava l’uomo ha perso la sua
efficacia. L’amore che domina il suo mondo non è più il principio efficiente e
operante di ciò che avviene e questo è ciò che significa metafisicamente l’espressione
“Dio è morto” Il declino dei valori, scrive Guardini, appare connesso alla morte del
Dio cristiano. Questa morte ha una rilevanza pratico-politica ben precisa, citando
Heidegger: “se Dio e gli dei sono morti, ne viene che il dominio sull’ente come tale,
come terra, ricade nelle mani del nuovo volere dell’uomo”. Nella prospettiva di Guardini
il potere trapassa da potere dell’uomo a potere sull’uomo, perché la sfera della potenza, nel
Secondo Shmitt è lampante l’immagine in questo senso data da Dostoevskij nei Fratelli
Karamazov della LEGGENDA DEL GRANDE INQUISITORE: Il Grande Inquisitore
di Dost. Confessa di aver ceduto alle tentazioni del diavolo perché sa che l’uomo è per
natura malvagio e che solo il sacerdote cattolico può avere il coraggio di caricarsi della
dannazione implicita in tale forma di potere – qui Dost. Proietta sulla chiesa cattolica il
proprio potenziale ateismo. La leggenda narrata da Schmitt diviene la cifra della
tentazione cui il cristianesimo è sottoposto: una sua conclamata purezza che coincide
con la sua estraneazione dal mondo e dalla sfera del potere.
In ambito cattolico coloro che pervennero ad una elaborazione sistematica di una dialettica
della polarità vivente furono Guardini e Przywara (pshvara): quest’ultimo diceva che ciò
di cui abbiamo bisogno è una filosofia di un movimento fluttuante avanti e indietro fra i
poli, la filosofia di una tensione mai sciolta fra i due poli. Una polarità che è uno sguardo
profondo sull’essere della creaturalità, una creaturalità che è una domanda aperta, la cui
risposta è Dio come essere puro, al di sopra della polarità.
Il renouveau cattolico tedesco declina negli anni ‘20, la capacità di sintesi del pensiero
cattolico si rivela più fragile del previsto. Occorre un impianto più solido. Nel ‘22
Guardini raffigura la fisionomia cristiana in una atteggiamento di resistenza capace solo
nel recupere del “centro”, capace di spezzare idealmente il cerchio per cui il potere si
poneva come assoluto il nazionalsocialismo farà dell’impolitico Guardini una figura
politica, un oppositore – In Welt und Person afferma che il mondo diventa sempre più
completo, dispiega come propri valori considerati prima possesso privato dell’esistenza
cristiane e respinge indietro ciò che è cristiano. Il non credente deve uscire dalle nebbie
della laicizzazione: deve attuare onestamente la sua vita senza Cristo e senza il Dio da
Cristo rivelato. Il momento essenziale della dimensione cristiana è l’epifania, il momento
in cui il divino appare in forma sensibile. Il cristiano diviene rappresentazione vivente di
Cristo. Rileggi 280-282