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un giudizio storico-critico
solo quello che sia riconosciuto tale attraverso
o di valore.
Diviene così meglio comprensibile l'affermazione brandiana che «il
restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell'o-
e nella sua duplice polarità
pera d'arte, nella sua consistenza fisica
estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro»"; in altre
meritevole d'essere
parole che si restaura solo ciò che si è giudicato
ossia
tramandato per il
proprio valore storico-documentario o artistico,
tutto ciò che è antico (anche indipendentemente dalla sua "bellezza', per
la sola storicità) e tutto ciò che è 'bello' o artistico (indipendentemente
dal fatto che sia o no antico, per la sola esteticità), ivi comprese le
bellezze naturali. Nelle pagine precedenti abbiamo anche fatto cenno,
tra breve torneremo,
seguendo un pensiero di G.C. Argan, sul quale
degli interessi di tutela agli oggetti di 'scienza',
non neces-
all'estendersi
sariamente prodotti dall'uomo (ché altrimenti ricadrebbero, senza pro-
ancora si crede. -i
più celebrati monumentio le
della Legge 1089/39, sono meritevoli opere notificate ai sensi
di tutela. Ma, per il loro carattere
duplice, sono da valutare più in termini di economia o di cultura'?
Oppure, relativisticamente, si è liberi di
apprezzarli in ragione delle
personali preferenze e necessità o dei propri compiti istituzionali? Oltre
un certo limite la
questione diventa oziosa o, meglio, tale diventa la
forzata contrapposizione dei due
termini; si tratta invece di vedere con
quale consapevolezza o intenzionalità il problema del restauro sia affron-
tato e. puð aggiungersi, con quale impegno e con quali strumenti sia
condotto. E una questione soprattutto di coscienza, d'equilibrio e di
accorto giudizio.
Si tratta dell'intendimento di chi vede
oggi il restauro (ed il recupero
dei beni culturali che, abbiamo detto, il più delle volte dovrebbe identifi-
carsi a pieno titolo col restauro) come campo affaristico e come
qualcosa
di analogo- pur se in modi apparentemente rinnovati ed aggiornati ai
tempi- alla frenetica e deludente vicenda edilizia dal dopoguerra fino
agli anni Settanta, i cui postumi stiamo ancora scontando, oppure di chi
lo intende come raifinata professionalità (imprenditoriale, progettuale,
amministrativa e di controllo) da intraprendere e perseguire con tutte le
carte in regola, in termini deontologici, tecnici, operativi?
In effetti il restauro 'architettonico' (o 'dei monumenti', perché
secondo l'attuale riflessione tutto ciò che è bene storico-artistico è ipso
facto monumento) in quanto 'restauro' si apparenta e discende dal più
generale 'restauro delle opere d'arte' (pittura e scultura) ed in questo è
atto di cultura; in quanto attinente all'edilizia è tema architettonico a
tutti gli effetti, da sempre intriso di aspetti culturali (artistici, formali,
linguistici) e pratici, politici, economico-finanziari, sociali.
L'impegno per ben operare nel futuro ed evitare che l'attuale lavoro
sui nostri centri storici si traduca, alla fine dei conti, in un rinnovato
'sacco' delle città antiche, come nei decenni passati è stato della città
nuova, richiederà di saper coniugare le due facce del problema, quella
culturale e quella pratica, con competenza, onestà e rigore. Ne deriva, in
primo luogo, il dovere di curare l'acquisizione sollecita di buone cono-
scenze specialistiche (che non sono quelle dell'edilizia corrente, come per
il medico specialista non sono quelle della medicina generica, pur fon-
dando, naturalmente, su di essa), senza rimandarle all'esperienza sul
sulla pelle dei monumenti.
campo, ov'è necessità di molti procurarsele
Da qui 1'importanza dell'educazione permanente in materia, del continuo
aggiornamento tecnico e, per i giovani, dela frequentazione di corsi
post-lauream di buon livello.
Di fronte all'immensa schiera di vegliardi, chi più chi meno in buona
salute,costituita dai nostri monumenti non servono solo medici, né tanto
meno medici generici, ma specialisti nei diversi campi dele tecniche
ricerca e
contatto col mondo della
polra quindi che trarre vantaggio dal una materia
perché si agisce su
COn quello universitario, tanto più culturali.
dei beni
particolarmente fragile, quella, appunto, di perdite per la
e r r o r e sarebbe
letale, e c a u s a
n questo campo ogni motivo è
necessario adde-
definitive. Per tale
maggior parte insanabili e sicurezZa. Cio per
una
massima attenzione e
Strarsi ad operare con la si fa in
sociali ed economici,
Scelta che, se pure ricca di
risvolti pratici, le comuni
di c o n s e r v a r e
di 'civiltà', al fine
primo luogo per ragioni sarebbe più facile e
Se così non fosse, assai
di frequente
memorie. edificio e costruirne,
demolire l'antico
vantaggioso, in termini economici, s e n z a tanti problemi,
al suo posto, uno n u o v o di zecca;
èè quanto avviene,
fortuna n o n è pratica
in molti paesi forse più
ricchi del nostro. Ma per
testimonianze architettoni-
conservazione delle
corrente in Italia, dove la
è scelta etica e civile
che, di quelle in apparenza m e n o 'importanti',
anche
nel senso più pieno del termine. n o n ci
casi specifici, che in questa sede
Senza entrare nel merito di
carattere generale
v o r r e m m o solo aggiungere
qualche nota di
compete, su uno dei
attraverso il riuso, esemplificando
sul problema della tutela architetture fortificate e dei
temi più complessi difficili, quello delle
e
implicante
castelli. Si tratta d'una questione
di straordinario interesse,
realtà storica
estraniati dalla
totalmente
Soggetti 'a rischio' ormai quasi per le
di studio arduo, in primo luogo
che li ha visti nascere; argomento e
di materiale bibliografico
difficoltà che comportano il reperimento la dimen-
rilievo diretto ed originale,
documentario, l'esecuzione d'un ed il loro stato
situazione per lo più impervia
sione stessa delle opere, la di
l'impegno, non semplice,
di conservazione. In secondo luogo per di
delineare una credibile prospettiva
di riuso per manufatti che più
hanno smarrito l'antica ragione
qualunque altro tipo edilizio, forse,
ed economica che li aveva
d'essere e la motivazione, militare, politica
suscitati.
la perdita della
Oggi perfettamente consapevoli di quanto
siamo
l'immissione di una destinazione
funzione originale e, in misura minore,
causa d'una rovina che procede con
267-268 d'uso degradante o incongrua siano
nel volgere non di secoli ma
ritmi esponenziali, riuscendo a distruggere,
di decenni, strutture in antico solidissime. Nella convinzione di quanta
il restauro 'delle sole pietre' in assenza del
poca efficacia abbia, quindi,
ristabilimento di un'adeguata funzione, ogni intervento che da questa
meritevole d'attenzione.
voglia partire si presenta già
Potrebbe sembrare, per quanto detto in precedenza, che parlare
tout-court di riuso invece che di restauro, inteso come procedura scienti-
fica, critica e conservativa, sia riduttivo e praticistico. Ma cosi non è, per
quella preliminare osservazione secondo cui, trattandosi di antiche e
dismesse architetture, la causa prima della rovina è costituita proprio
dalla perdita di funzione e non da agenti d'altro tipo, i quali, sisma
compreso, proprio dall'abbandono traggono maggiore efficacia distrut-
tiva. Da qui il concetto di "conservazione integrata', enunciato nella
Restauro, riuso, recupero 375
attuale delle
Ciribini, Conservazione recupero restauro. Precisazioni sullo stato
A.L.C. il 'riuso', visto come «cambio di destina-
del costruito, Firenze 1991, distingue
aiscipline livello prestazionale della
c o m e «incremento del
funzionale», e la 'riqualificazione',
1One ricondotto ad un senso
conservativo e manutentivo.
unzione» (p. 107), dal 'recupero', minime (da
rendere leg-
manutentivo l'atteggiamento inteso a
4Sintende per recupero la concessione di alcun privileg0 a
sostituzioni materiche, senza
BCTSI quasi necessarie) le costruzione, visibile o invisibile,
dotata, in virtù del
quaisiasi parte, di qualsivoglia valore testinmoniale» (P. 46);
illimitato
Carattere relativo del giudizio storiografico, di M. Dezzi
delle posizioni espresse da
evidente, da un lato, il debito nei confronti della
appare da G. Rocchi, dall'altro la
s c a r s a identità
Daraeschi o, con qualche differenza, a quella, tout court, di 'conservazione o,
OZ1one di 'recupero', così determinata, rispetto
inteso in senso fortemente conservativo.
PEr altri, addirittura di 'restauro', pur
376 Avvicinamento al restauro
Cfr. G. Miarelli Mariani, La città storica: alcuni nodi del recupero, in ANaSTILOSI.
L'antico, il restauro, la città, a cura di Francesco Perego, Roma-Bari 1986, pp. 264-269. in
specie p. 264 («ll binomio inscindibile fra recupero e preesistenze non può tuttavia far
considerare i l termine - seguendo un uso diffuso, quanto impreciso- come sinonimo di
restauro, Infatti ciò che esiste... non sempre postula di essere conservato e. in questi casi,
i "recupero. può legittimamente prevedere, quali suoi strumenti, interventi di sostitu-
zione elo di ristrutturazione, al fine di "rendere idonei alle necessità del nostro tempo
Oggetti nati per soddisfare bisogni diversi'"'»; fra questi strumenti ne troveremo di
«conservativi (come, appunto, la manutenzione e il restauro), non conservativi (conme le
ristrutturazioni, ripristini ecc.) oppure autenticamente innovativi (come le sostituzioni
con opere moderne). Ciò senza naturalmente impegnare, in questa sede, alcun giudizio di
merito sopra la congruità degli strumenti scelti in ogni specifica situazione...», Dello stesso
autore si v. Centri storici, note sul tema, Scuola di specializzazione per lo studio ed l
restauro dei monumenti, Università degli studi di Roma "La Sapienza", Roma 1992, pp.
S5-69.
378 Avvicinamento al restauro
come
si definiva
contributo, alcuni anni o r sono,
In un puntuale interventi sull'esistente»,
senza
per -
P. 5.P. Tosoni, Considerazioni sul ricupero, in ArTI del Convegno Patrimonio edilizio
A cura di Alberto Abriani
esistente, un passato e un futuro. Interventi e proposte'.
Torino 1981, p. 49.
(Collegn0-Torino, 2-3 maggio 1980),
L. Grassi, voce Restauro nel DizioNARIO Enciclopedico UNEDI, vol. XII, Roma 1980,
le parole e le cose. Metodi
penultima colonna. Più di recente C. Fontana, Recuperare,
progettuali ed esiti pratici dell'intervento sull'edificato esistente in Italia, Firenze 1991,
ripercorrendo la vicenda del recupero ha rammentato «la proposta del riuso come ipotesi
politica» in relazione al problema della carenza d'alloggi popolari (p. 9) e la circostanza
che la parola abbia fatto «una delle sue prime apparizioni ufficiali, riassumendo in un solo
termine il riuso funzionale ed il risanamento fisico», nella Carta del restauro del 1972 (p.
37), precisamente nelle Istruzioni per la tutela dei "Centri Storici' e con la dizione
conservativo».
«recupero in termini di risanamento
Restauro, riuso, recupero 379
254 256
255
258
257
259
258) Crocifisso di Cimabue, reintegrazione della figura del Cristo con un inter
vento di 'selezione cromatica.
Si noti il ductus avvolgente delle pennellate, ciascuna portatrice d'un colore
puro che andrà a comporsi divisionisticamente con gli altri colori selezionati
per ottenere l'effetto cromatico voluto. L'importanza attribuita al ductus e la
selezione dei colori rendono questa soluzione molto diversa dal 'rigatino'
brandiano (ibidem, tav. 9, p. 99).
262
261
264 265
266
* * *
en's
265) Greenwich (Londra), Quee
House, arch. Inigo Jones, 1616-3r i s t i
Terno dopo il recente completo ripi
no (foto Fiorani
1993).
der
266) Esempio di restauro degl
nizzante: Madrid, sistemazione
Scavi presso la parrocchiale di
(toto
Andrès, dove visse s. Isidoro
Fiorani 1994).
267
268
DOomion)
olrare|
iT..
273
272) Roma, via S. Caterina dei Funari, un palazzetto quasi del tutto privo del suo
vecchio intonaco. i tratta d'un caso alquanto raro, per lo più dovutoaun interven
to intenzionale dell'uomo e non ad abbandono o assenza di manutenzione. Di
consueto le cadute d'intonaco sono molto più contentute e si limitano alle zone piu
esposte all'azione dell'umidità di risalita dal terreno o discendente dai tetti; in altre
si possono manifestare fenomeni di distacco e rigonfiamenti, senza caduta, del
Pintonaco. Tutto ciò sta a significare che, il più délle volte, pesanti operazioni dil
274 rinnovamento delle superfici architettoniche esterne non sono realmente giustir-
cate (né sul piano tecnico né, a maggior ragione, su quello storico-critico) e ci
basterebbero, per la buona conservazione della fabbrica, modeste opere di npa-
razione localizzata (foto 1988).
u
273) Arenzano (presso Anagni, Frosinone), torre, prima degli ultimi interveni
restauro' (foto Fiorani 1992).
274) Arenzano, torre dopo i lavori. Poche ma ben mirate alterazioni materiai
volumetriche (modifica della finestrella, reintegrazione degli spigoli murart, chiu
Sura delle buche pontaie, riprese dei paramenti, rifacimento del tetto e delle a
daie) sono riuscite, in totale assenza di comprensione del valore del mdla
distruggere ogni carica poetica ed evocativa della torre, banalizzandola nela
ste d'una incomprensibile abitazione, né moderna né antica, tipological am
bigua e storicamente incerta (foto Fiorani 1993).
to: rivestimento con piastrelle ceramiche d'un vecchio edificio del centro s
storico
276) Bellezza naturale: le coste delllrlanda, arricchite dalla 278) Milano, Ospedale Maggiore, il Chiostro della Ghiacciaia
presenza dei ruderi di Dunluce Castle, a Portrush. Documen dopo i restauri postbellici che presentano 'criticamente' di-
tato fin dal XIV secolo, il castello fu abbandonato nel 1690 verse modalità d'intervento sulle lacune provocate dai bom-
(da J.O'Brien - D. Guinness, Great Irish Houses and Castles, bardamenti: inserzione di parti moderne, riprese localizzate,
Weidenfeld and Nicolson, Londra 1992, p. 15). sistemazioni a rudere, attento uso del verde. II risultato è di
alta qualità, tanto sul piano figurativo quanto su quello stori-
277) Vecchi muri patinati dal tempo: Aix-en-Provence, abba- co-testimoniale (da L. Grassi, Lo 'Spedale di Pover' del
zia cistercense del Thoronet, metà XII-XIll secolo (da Tesori Filarete. Storia e Restauro, Ed. dell'Università degli Studi di
d'arte cristiana, 13, 1966, fig. 1, p. 340). Milano, Milano 1972, fig. 293).
278
279
"LE RAGIONI degli architetti, intervista a Renzo Piano, in «ltalia Nostra», XXXI, 1987,
254, p. 6.
382 Avvicinamento al restauro
5
A. Nicoletti R. Redivo, Il recupero del patrimonio edilizio esistente, Roma 1983, PpP:
-
49-50.
G . Rocchi, Istituzioni di restauro dei beni architettonici e ambientali, Milano 1985, p.
290 e, ugualmente, anche nella nuova edizione, Milano 1990*, p. 312.