Sei sulla pagina 1di 34

BILANCIO

E ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA

1. ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA
AZIENDA ® Senso soggettivo: “ente” composto da beni e persone, diretto al raggiungimento di fini economici;
® Senso oggettivo: insieme di attività che si traducono in “scambi” con terze economie.

Dall’insieme delle operazioni fondamentali di scambio si identificano le FASI DEL CIRCUITO DELLA GESTIONE:
1. Finanziamento: reperimento delle risorse finanziarie necessarie al fine di acquisire i fattori produttivi;
2. Acquisizione dei fattori produttivi:
- “patrimoniali” (durano più esercizi);
- “reddituali” (esauriscono l’utilità in un unico ciclo).
3. Impiego (consumo) dei fattori per la realizzazione dei prodotti ® fanno sorgere “costi di competenza
dell’esercizio” che rappresentano i consumi delle risorse;
4. Realizzazione e vendita dei prodotti.

Le operazioni compiute nelle fasi del circuito della gestione si traducono in “valori” (oggetto di rilevazione nei
documenti di bilancio), che vengono classificati secondo una DUPLICE RATIO:
A. Natura dei valori:
- Valori finanziari: aspetto originario delle operazioni, facendo riferimento alla dinamica della liquidità,
dei crediti e dei debiti;
- Valori economici: aspetto derivato delle operazioni, che determinano la ricchezza dell’azienda:
- valori economico-patrimoniali (determinano la consistenza della ricchezza a una certa data:
rimanenze, immobilizzazioni, capitale sociale, utile, riserve)
- valori economico-reddituali (determinano la variazione della ricchezza in un determinato
periodo: costi e ricavi).
B. Determinazione dei valori:
- Valori oggettivi: dati certi, derivanti da operazioni di “esterna gestione”
(disponibilità liquide, debiti, ricavi di vendita, costi per acquisti, costi
personale, proventi, oneri finanziari e imposte);
- Valori soggettivi: stime (ipotesi approssimate al reale) e congetture (giudizi
fondati sull’intuito, ma non dimostrati), derivanti da operazioni di “interna
gestione” ancora in corso al termine dell’esercizio (rimanenze, crediti,
immobilizzazioni, ammortamenti, imposte anticipate).

Esempio: Impianto acquistato Esempio: rimanenze prodotti finiti
à quanto vale dopo 2 anni? Chi lo decide? In base a cosa? à quali sono i 3 valori per determinare il valore delle rimanenze
à quali sono i tre elementi per determinare il valore? di prodotti finiti di fine esercizio?
1. Costo storico à valore certo (oggettivo); 1. Quantità à valore certo (oggettivo);
2. Vita utile àstima (soggettiva); 2. Costo di produzione, costo di produzione attuale, valore
3. Criterio di ripartizione del costo storico di mercato à stima;
(ammortamento); 3. Criterio di scelta tra quale valore scegliere à criterio
della prudenza: prendo quello inferiore (congettura).


IL MODELLO ECONOMICO-FINANZIARIO E IL MODELLO DI BILANCIO
MODELLO ECONOMICO-FINANZIARIO ® strumento che consente di misurare e rappresentare
l’economicità:
- intesa come il simultaneo equilibrio economico, patrimoniale e finanziario-monetario;
- nel rispetto delle condizioni di efficacia (raggiungimento di definiti obiettivi) e di
efficienza (congruità delle risorse consumate rispetto ai risultati raggiunti).

Dal modello economico-finanziario à al MODELLO DI BILANCIO: sistema di rilevazione ed
elaborazione delle operazioni di esterna/ interna gestione mediante il metodo della partita
doppia.

Prospetti del Modello di bilancio:
• Conto Economico: espone analiticamente i costi e i ricavi dell’esercizio e ne opera la sintesi
nella determinazione del reddito;
• Stato Patrimoniale: dà compiuta indicazione degli impieghi e delle fonti, cioè delle
componenti attive e passive del capitale e della loro sintesi nel patrimonio netto;
• Rendiconto Finanziario: rende “dinamica” la rilevazione dei valori esponendo le variazioni
degli impieghi e delle fonti, ricostruendo e integrando, in un unico prospetto, i movimenti
economici, i movimenti patrimoniali e quelli finanziari.

CONTO ECONOMICO, STATO PATRIMONIALE, RENDICONTO FINANAZIARIO
CONTO ECONOMICO:
- Scopo ® rappresentare tutte le operazioni di interna ed esterna gestione (avvenute nell’intero periodo
amministrativo considerato) che attengono alla creazione del reddito relative alla produzione tipica dell’impresa
(gestione caratteristica) e alle altre aree gestionali;
- Contenuto ® valori economico-reddituali;
- Oggetto di rappresentazione ® genesi del reddito, la nuova ricchezza prodotta e i fattori produttivi utilizzati
nella sua produzione, e in parte la sua distribuzione verso l’amministrazione finanziaria (le imposte di
competenza).

STATO PATRIMONIALE:
- Scopo ® mettere in luce le forme di finanziamento e di impiego delle risorse finanziarie acquisite in un dato
istante;
- Contenuto ® valori finanziari e economico-patrimoniali;
- Oggetto di rappresentazione ® capitale di funzionamento dell'impresa nella sua espressione di somma degli
impieghi effettuati (la cui utilità è ancora presente e “spendibile” nei successivi esercizi) a fronte delle fonti di
finanziamento ricevute (proprie e di terzi).

RENDICONTO FINANZIARIO:
- Scopo ® evidenziare la dinamica finanziaria, derivante dall’elaborazione dello stato patrimoniale e del conto
economico;
- Contenuto ® il rendiconto delle “variazioni di liquidità” espone i fabbisogni e le coperture di liquidità
intervenute nella gestione reddituale, degli investimenti e dei finanziamenti.

CLASSIFICAZIONE E RI-CLASSIFICAZIONE DEL BILANCIO
Per un’utilità informativa che raggiunga il più ampio numero di persone il bilancio deve essere:
Ø CLASSIFICATO in base:
- Natura dei valori;


- Determinazione dei valori.



Ø RI-CLASSIFICATO in base:
§ Durata dei valori;
§ Funzione dei valori.
2. RICLASSIFICAZIONE DEL BILANCIO
I documenti-base del bilancio sono oggetto di una “ri-organizzazione” delle voci sulla base di criteri omogenei,
strumentali all’efficacia dell’analisi e alla formazione di ratios significativi che riflettono due logiche:
• la durata, cioè la scansione temporale in cui prevedibilmente:
a) gli impieghi di risorse finanziarie ritorneranno in forma liquida;
b) le fonti richiederanno mezzi di pagamento per la loro estinzione (mediante utilizzo disponibilità
liquide o espansione indebitamento finanziario);
• la funzione, cioè in base all’appartenenza dei valori alle diverse aree gestionali (caratteristica o extra-
caratteristica).

DURATA: STATO PATRIMONIALE “FINANZIARIO”


à È applicabile solo allo Stato Patrimoniale.
Il criterio finanziario focalizza l‘attenzione sui tempi di ritorno in forma liquida degli impieghi e sulla scadenza delle fonti
di reperimento delle risorse finanziarie acquisite.

Questo criterio determina una ri-classificazione “finanziaria” dello S.P.:
• IMPIEGHI: attività, che esprimono attuali forme di impiego di risorse dalle quali ci si attende un ritorno in forma
liquida;
• FONTI: patrimonio netto e passività, che esprimo le fonti di finanziamento utilizzate per coprire i fabbisogni.

Per l’individuazione delle diverse classi all’interno delle fonti e degli impieghi la durata viene qualificata in:
§ breve periodo (entro 12 mesi) à attivo corrente e passivo corrente;
§ medio-lungo periodo (oltre 12 mesi) à attivo immobilizzato e passivo consolidato.

Per operare tale distinzioni tali distinzioni possono essere utilizzati due concetti di “durata”:
- in relazione al “TEMPO-FISICO” à si distingue tra attività/passività a breve e a medio-lungo in base alla loro
liquidabilità/esigibilità entro 12 mesi;
- in relazione al “TEMPO-PERIODO GESTIONALE” à si distingue tra attività/passività a breve e a medio-lungo in
base al loro legame con il normale ciclo produttivo gestionale (periodo tra acquisto materiali e realizzazione di
ricavi in forma liquida): è corrente ciò che è continuamente circolante nello svolgimento della gestione.



Giudizi: lo S.P. finanziario consente di formulare alcune considerazioni sul raggiungimento dell’EQUILIBRIO
PATRIMONIALE:
§ composizione e struttura degli impieghi (elasticità strutturale) à una buona elasticità strutturale permette
all’azienda di adattarsi più flessibilmente ai mutamenti dell’ambiente (maggiore è l’incidenza dell’attivo
corrente rispetto all’attivo immobilizzato, maggiore sarà l’elasticità);
§ composizione e struttura delle fonti (rischio finanziario) à il peso di capitale di terzi rispetto al capitale proprio
(maggiore è il livello di indebitamento, maggiore è il rischio di insolvenza e minore è il grado di indipendenza
rispetto ai terzi);
§ coerenza fra struttura degli impeghi e delle fonti à deve sussistere un equilibrio a livello temporale fra fonti e
impieghi (attivo corrente > passivo corrente).
Per agevolare la formulazione dell’ultimo tipo di giudizio è possibile determinare alcuni MARGINI:
§ Capitale circolante netto (attivo corrente – passivo corrente) à se positivo è indicatore di una buona solvibilità
a breve, ma se ottenuto con contributo di consistenti rimanenze il giudizio sarà meno buono;
§ Margine di tesoreria (attivo corrente – rimanenze – passivo corrente) à se positivo indica soddisfacente
condizione di equilibrio finanziario a breve, se negativo segnala la necessità di mettere sotto controllo la
gestione delle scorte, in modo da velocizzarne la trasformazione in risorse liquide;
§ Margine di struttura (patrimonio netto – attivo immobilizzato) à se negativo, purché non accentuato, non è
preoccupante se la differenza è coperta dal passivo consolidato (ossia se capitale circolante netto positivo);
un’elevata capitalizzazione facilita ma non assicura l’ottenimento di un margine di struttura positivo (perché
magari le immobilizzazioni sono ancor più alte).

FUNZIONE: STATO PATRIMONIALE/CONTO ECONOMICO “FUNZIONALE”
à si applica sia a stato patrimoniale che conto economico
Ri-organizza le voci in base alla loro appartenenza alle diverse aree gestionali (caratteristica ed extra-caratteristica).

STATO PATRIMONIALE “FUNZIONALE”
Lo S.P. finanziario divide le voci in base alla durata senza però considerare l’area gestionale à lo S.P. funzionale, invece,
evidenzia il legame esistente tra voci e aree gestionali in moda da illustrare l’ammontare del capitale investito nelle due
aree e le forme di copertura finanziaria che sono state attivate.

Si identificano due fondamentali aggregati:
§ Capitale investito netto aziendale à deriva da una sommatoria del valore degli impieghi della gestione
caratteristica e di quella extra-caratteristica:
Capitale circolante netto operativo (fabbisogno di breve) + Capitale immobilizzato netto operativo
(fabbisogno durevole) = Capitale investito netto caratteristico

Capitale investito netto caratteristico + Investimenti in gestione extra-caratteristica = Capitale investito


netto aziendale
Questo aggregato va mantenuto sotto controllo, in quanto maggiore è questo ammontare, che esprime
l’effettivo fabbisogno finanziario dell’azienda più rilevante risulterà la richiesta delle fonti di finanziamento.
Infatti, a questo aggregato si contrappongono le coperture finanziare offerte dalle fonti di finanziamento
esplicitamente onerose.

- Coperture finanziarie à fonti finanziarie (proprie o di terzi) necessarie per far fronte al capitale investito.
Patrimonio netto + posizione finanziaria netta = coperture finanziarie

Per ragioni di pareggio: capitale investito netto aziendale = coperture finanziarie

Altri aggregati:
§ Capitale circolante netto operativo * à esprime l’ammontare
delle risorse finanziare impiegate a breve nella gestione
caratteristica, al netto delle fonti di finanziamento a breve
generate “spontaneamente” dalla medesima gestione à
esprime l’ammontare del fabbisogno finanziario derivante dalla
gestione caratteristica corrente.
à è una grandezza che va attentamente monitorata perché il
suo ammontare e la sua dinamica possono risultare decisivi ai
fini delle sorti (positive o negative) dell’impresa à deve essere
contenuto il più possibile, poiché esprime l’importo degli
impieghi a breve non coperti dalle fonti di finanziamento
ottenuti dai finanziatori e che dovrà pertanto trovare copertura
nel patrimonio netto e/o attraverso il ricorso alle fonti
finanziarie di tipo “oneroso”.
§ Capitale immobilizzato operativo netto à esprime la consistenza degli investimenti durevoli necessari affinché
l’azienda possa svolgere internamente la propria attività tipica.
§ Capitale investito netto caratteristico à misura il totale delle risorse finanziare investite nelle attività tipiche
dell’impresa.
* CCNO ¹ CCN à il CCNO deve avere un importo contenuto (se non addirittura negativo), mentre il CCN negativo
segnala criticità dal punto di vista della solvibilità a breve à questa contraddizione è solo apparente perché questi due
indicatori svolgono indicazioni diverse.
CCN – CCNO = posizione finanziaria netta corrente

CONTO ECONOMICO “FUNZIONALE”
à monitora l’equilibrio economico (capacità di rispristinare la ricchezza consumata), il cui rispetto consente di operare
in condizioni di relativa autonomia, ossia senza la necessità di ricevere sostentamenti da terzi.
§ reddito < 0 à non indica necessariamente la presenza di un disequilibrio, in quanto il rispetto della condizione
di equilibrio economico non va osservato in un’ottica di breve periodo, ma accogliendo un orizzonte temporale
sufficientemente ampio (es. le start-up è più che probabile subirà delle perdite nei prima esercizi);
§ reddito > 0 à potrebbe essere dovuto esclusivamente a condizioni favorevoli non replicabili in futuro.
à per poter esprimere un giudizio sull’andamento reddituale non è sufficiente trovare se è stata creata/distrutta
ricchezza, ma è necessario evidenziare il contributo offerto dalle diverse aree di gestione à C.E. “funzionale”

L’attività si può scomporre in:
§ area caratteristica à operazioni che qualificano l’attività tipica dell’impresa, attraverso cui essa persegue le
proprie finalità istituzionali.
L’impatto sull’equilibrio economico di questa area si concretizza nella generazione dei ricavi di vendita e del
consumo dei fattori produttivi impiegati. Dalla contrapposizione di tale valori si ottiene il risultato operativo
caratteristico, che segnala se l’impresa è in grado o meno di creare nuova ricchezza a seguito dello svolgimento
delle operazioni di gestione che si ricollegano alla sua ragione d’essere.
§ area extra-caratteristica: operazioni finalizzate a produrre redditi derivanti da investim. estranei all’att. tipica:
o gestione patrimoniale (proventi accessori-patrimoniali netti):
§ investimenti immobiliari (immobili posseduti non per finalità strumentali all’esercito ma per
ottenere redditi) à genere proventi sotto forma di canoni di locazione attivi e plusvalenze da
cessione ma anche oneri quali costi di manutenzione, ammortamenti, minusvalenze da cessione
e svalutazioni
§ partecipazioni à creano proventi dati da dividendi ricevuti e da rivalutazioni di fine esercizio, al
netto degli eventuali oneri che consistono nelle svalutazioni di fine esercizio. Vanno considerate
anche plusvalenze/minusvalenze deviranti dalla loro cessione.
o gestione finanziaria attiva (proventi finanziari netti) à genera proventi sotto forma di interessi attivi e
costi sotto forma di svalutazioni. Vanno considerate anche minusvalenze/plusvalenze.
§ Titoli;
§ Crediti finanziari;
§ Disponibilità liquide;
o Gestione finanziaria passiva (oneri finanziari)à esprime il costo dell’indebitamento oneroso (interessi
passivi e altre oneri finanziari come le commissioni passive);
o gestione fiscale à accoglie le imposte sul reddito.

Si identificano quattro risultati:
- Risultato operativo (EBIT) caratteristico à esprime il risultato economico parziale, che deriva da ricavi/costi
relativi allo svolgimento dell’attività tipica, a cui si può giungere tramite due modalità alternative di calcolo:
- Schema a Valore della produzione e Valore aggiunto*;
- Schema a Ricavi e costo del venduto*.
Risulta cruciale che la gestione caratteristica sia in grado di produrre un flusso positivo di ricchezza che
permetta di fronteggiare l’assordimento di risorse proveniente dalla gestione finanziaria passiva e da quella
fiscale à Il risultato passivo caratteristica segnale se la clientela attribuisce ai beni valore superiore a quello dei
fattori produttivi impieghi per ottenerli (ciò dipende dalla capacità di utilizzare efficientemente le risorse, di
negoziare i prezzi di approvvigionamento e di proporre beni che soddisfano le aspettative.

- Risultato operativo (EBIT) aziendale à esprime la capacità di produrre ricchezza a partire dalle risorse
complessivamente investite nell’attivo, prescindendo dalle forme di finanziamento attivate per coprirlo à è
preferibile sia alimentato più dall’area caratteristica che da gestione accessori-patrimoniale/ finanziaria;

Risultato operativo caratteristico + Proventi accessori-patrimoniali netti + Proventi finanziari netti
= Risultato operativo aziendale

- Risultato prima delle imposte à indicatore della capacità della complessiva situazione aziendale di produrre
reddito, senza pero essere influenzato dal peso della gestione fiscale;

- Reddito netto à risultato finale di sintesi a cui si giunge sottraendo al risultato operativo aziendale gli ulteriori
valori derivanti dall’area extra-caratteristica, cioè gli oneri finanziari e le imposte di competenza à misura la
remunerazione che riceve il capitale proprio per effetto della gestione, e rappresenta la ricchezza netta da
distribuire alla società e/o da accantonare a riserve.

* Schema a Valore della produzione e Valore aggiunto (focalizzazione sulla produzione) à consente di valutare la
gestione in quanto strumento di produzione di ricchezza e di distribuzione della stessa fra i fattori che partecipano alla
gestione (risaltando gli impieghi di personale e beni strumentali, si utilizza per imprese in cui essi sono rilevanti).
§ Valore della produzione à esprime il valore di ciò che è stato prodotto, a prescindere dal fatto che sia stato
venduto (le rimanenze vanno ad incrementare tale valore). Se tale valore cresce negli anni, ma
prevalentemente a seguito di un incremento del magazzino di prodotti finiti, non si può trarre un’indicazione
positiva dato che l’azienda sta producendo per il magazzino e non per il mercato;
§ Costi di produzione esterni;
§ Valore aggiunto à esprime la ricchezza internamente prodotta dall’impresa e dall’osservazione dell’incidenza di
tale valore sul valore della produzione è possibile ricavare informazioni sul grado di ricavare informazioni sul
grado di esternalizzazione dell’azienda;
§ Margine operativo lordo à ha una duplice valenza informativa in quanto risulta essere:
o un indicatore sufficientemente oggettivo dell’andamento economico della gestione caratteristica
(perché caratterizzato da valori oggettivi, tranne le rimanenze);
o un flusso monetario “potenziale”, poiché dal suo calcolo restano esclusi valori quali
ammortamenti/accantonamenti/svalutazioni che rappresentano dei costi non monetari.

Valore aggiunto (ricavi - costi) – costo personale – ammortamenti – oneri finanziari
= risultato operativo caratteristico

* Schema a Ricavi e costo del venduto (focalizzazione sulla vendita) à si usa in aziende con cicli produttivi di breve
durata, in cui esiste solo la fase di commercializzazione dei beni acquisiti dall’esterno.
§ Ricavi netti di vendita;
§ Costo del venuto à esprime i costi sostenuti per realizzare solo i prodotti che sono stati venduti, ossia si sottrae
ai costi totali i costi di ciò che è stato prodotto ma non venduto (rimanenza di prodotti finiti/in corso di
lavorazione e immobilizzazioni prodotte internamente).

ricavi – costi = risultato operativo caratteristico


3. RENDICONTO FINANZIARIO

Lo S.P. e il C.E. lasciano aperte alcune questioni: REDDITO à FLUSSO DI CASSA
§ In che misura il reddito (operativo/netto) incide sulla liquidità;
§ Quale relazione esiste tra aspetto economico e dinamicità finanziaria;
§ Come si può analizzare l’azienda unendo aspetti economici e finanziari, “traducendoli” (rendendoli omogenei)
in termini MONETARI;
§ Come si legano le operazioni fondamentali di gestione (in particolare la 4^ ”vendita” di prodotti” si lega alla 1^
”finanziamento”);
§ Quali sono le aree in cui si è prodotto un flusso negativo (uscita à fabbisogno);
§ Come ha contribuito la gestione caratteristica (e la gestione reddituale) alla generazione di nuove disponibilità
liquide.

à Il Rendiconto finanziario colma il vuoto informativo che rimane dopo aver compilato S.P. e C.E.

SCOPO à ricostruzione di come l’azienda ha saputo creare nuova liquidità dalla gestione, mediante:
• La “traduzione” della genesi del reddito in termini “finanziariamente rilevanti” (dal reddito al cash-flow) à
attività operativa (gestione reddituale);
• L’impatto degli investimenti effettuati à attività di investimento;
• L’impatto dei finanziamenti ricevuti à attività di finanziamento.

FINALITÀ:
• Restituire dinamicità ai valori economico-patrimoniali e finanziari à aggrega le voci patrimoniali, finanziarie,
reddituali per evidenziare i soli movimenti che risultano effettivamente espressivi della dinamica monetaria;
• Ricondurre ad unità le operazioni di gestione à mette in evidenza come avviene la generazione di risorse
monetarie dalle attività operative e in che modi vengono reperite le risorse finanziarie necessarie (misura
dell’autofinanziamento tramite la propria attività). La gestione economico-reddituale viene collegata con quella
finanziaria e viene messa in evidenza la capacità dell’azienda non solo di creare nuova ricchezza ma di renderla
monetariamente disponibile per successivi investimenti;
• Predisporre una classificazione funzionale delle operazioni di gestione secondo comuni aree di attività à in
modo da far emergere l’apporto dato dalle diverse attività gestionali alla generazione/assorbimento di risorse.

à tramite il Rendiconto finanziario risulta più efficace l’informazione sull’equilibrio finanziario, inteso come capacità di
far fronte alle necessità di investimento e di rimborso dei debiti con convenienti mezzi finanziari resi disponibili dalla
gestione.

FONDO E FLUSSO
Fondo à valore istantaneo, che esprime la consistenza di una grandezza in un certo momento;
Flusso à valore cinetico, che esprime un determinato movimento à flusso finanziario, ovvero variazione
(finanziariamente rilevante) intervenuta negli elementi di due S.P. successivi.

I flussi mettono in luce l’aspetto dinamico dei concetti di “FABBISOGNO E FONTE” (¹ nello S.P. sono rappresentate le
consistenze a una certa data, ossia l’aspetto statico):
§ Fabbisogni (flussi-uscita) à diminuzione di risorse finanziarie che deriva da:
o Aumento di attività (nuovi impieghi/investimenti);
o Diminuzione delle passività (rimborsi di finanziamento);
o Diminuzione del patrimonio netto (distribuzione utile/rimborsi capitale sociale/sostenimento costi).
§ Fonti (flussi-entrata) à incremento di risorse finanziarie che deriva da:
o Diminuzione di attività (smobilizzo impieghi/disinvestimenti);
o Aumento delle passività (nuovi finanziamenti);
o Aumento del patrimonio netto (aumento oneroso capitale sociale/conseguimento ricavi).

Anche se le risorse finanziarie indicate nello stato patrimoniale sono dei valori “fondo” a partire da questi si misurano le
variazioni intervenute nell’arco di un periodo. Per effettuare il rendiconto finanziario è utile lo studio dei flussi finanziari
degli AGGREGATI-FONDO, cioè le variabili che possiamo analizzare con il rendiconto finanziario:
§ al “capitale circolante netto” à differenza fra l’attivo circolante (disponibilità liquide, rimanenze, crediti) e il
passivo corrente (debiti verso fornitori e finanziamenti a breve). Presenta due caratteristiche che ne riducono
l’utilità in fase di valutazione delle performance aziendali:
- presenta valori soggettivi (crediti/rimanenze);
- nella valutazione del livello di solvibilità a breve, presenta una valenza informativa inferiore rispetto alla
liquidità, poiché risente dei movimenti di grandezze finanziare non immediatamente utilizzabili come
termini di pagamento;
§ alla “liquidità” che può essere intesa in:
- senso ampio o stretto: può limitarsi al denaro, ai valori in cassa e ai depositi bancari e postali, oppure
comprendere anche titoli a reddito fisso (a breve scadenza) di larga diffusione;
- lorda o netta; nel primo caso si considerano solo poste liquide attive, nel secondo vengono considerate
(con segno negativo) anche poste passive dei deb. v/banche per anticipazioni o scoperti di c/c.

Definito l’aggregato-fondo, le eventuali variazioni possono essere legate a:
- cause esogene à variazioni di elementi non compresi all’interno dell’aggregato, che ne modificano il valore
complessivo;
- cause endogene à variazioni di elementi compresi all’interno dell’aggregato, che ne modificano la
composizione;

STRUTTURA FORMALE DEL RENDICONTO
Vi sono molteplici modalità di esposizione della grandezza fondo e dei flussi finanziari. Si possono:
- adottare schemi a sezioni divise e contrapposte oppure in forma scalare;
- esporre i movimenti finanziari rilevanti secondo logiche diverse.

La forma espositiva più utilizzata prevede la classificazione dei movimenti finanziari in tre distinte aree di attività:
- Attività operativa (reddituale) à si riferiscono alle conseguenze finanziarie delle operazioni connesse con le
attività di gestione dell’impresa (caratteristica ed extra-caratteristica) volte al conseguimento del risultato
economico d’esercizio (si tratta di individuare gli effetti finanziari delle operazioni connessa ai ricavi e ai costi).
Per determinare tali flussi si può usare:
o Metodo diretto à considera le voci che influiscono sul risultato economico scartando quelle che, pur
avendo impatto sul reddito, non hanno rilevanza finanziaria (accantonamenti/ammortamenti) e quelle
inerenti alle altre aree di attività;
o Metodo indiretto à parte da un aggregato di sintesi del C.E. (reddito netto o reddito operativo) che
viene rettificato in aumento/ diminuzione per isolare l’impatto finanziario delle componenti reddituali
che non hanno rilevanza finanziaria e quelle inerenti alle altre aree.
- Attività di investimento à riguardano gli impegni di nuovi investimenti in immobilizzazioni e le fonti relative
alla loro dismissione;
- Attività di finanziamento à comprendono tutte le variazioni finanziariamente rilevanti delle fonti di
finanziamento dell’azienda (in termini sia di Patrimonio netto, sia di indebitamento finanziario).

SCELTE OPERATE PER LA REDAZONE DEL RENDICONTO FINANZIARIO DELLE VARIAZIONI DI LIQUIDITA’
Per la redazione del Rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità scegliamo di considerare:
1. Aggregato fondo di riferimento: liquidità lorda in senso stretto (cassa e conto corrente attivo) à È un concetto
di “liquidità lorda” (non depurata da elementi finanziari negativi, come gli scoperti bancari) e considerata in
senso “stretto” (non comprende i “mezzi equivalenti” come i titoli a brevissima scadenza);
2. Modalità di determinazione dei flussi: metodo diretto à Vengono calcolati i flussi per ciascuna voce
elementare che compone il bilancio, partendo dalle variazioni “grezze” successivamente “rettificate” per
giungere ai flussi monetari; si utilizza in questa fase un “foglio di lavoro”.
3. Forma espositiva: a sezioni divise à Si espongono separatamente fabbisogni e fonti di liquidità
4. Modalità di aggregazione dei flussi: aree gestionali à Vengono distinti i flussi relativi alle seguenti aree:
o area dell’attività operativa*: gestione reddituale resa monetariamente rilevante mediante l’isolamento
del flusso di cassa caratteristico (flusso monetario della gestione caratteristica), integrato dalle
componenti extra caratteristiche aventi impatto sulla liquidità (proventi accessori-patrimoniali netti,
proventi finanziari netti, oneri finanziari, imposte pagate);
o area dell’attività di investimento: acquisizione (fabbisogni) o alienazione (fonti) di immobilizzazioni
materiali e immateriali e attività finanziarie (titoli, partecipazioni...):
o area dell’attività di finanziamento: accensione e rimborsi di finanziamenti da terzi e con “mezzi propri”.


* FLUSSO MONETARIO DELL’ATTIVITA’ OPERATIVA
à Rappresenta la capacità dell’azienda di creare, tramite l’attività per cui è stata costituita, risorse monetarie da
impiegare nelle altre attività di finanziamento e deriva dalla somma di:
• flusso di capitale netto della gestione caratteristica;
• flusso derivante dalla variazione del capitale circolante netto operativo (formato da scorte, crediti e debiti),
del TFR e dei fondi per rischi e oneri;

N.B.: si potrebbe arrivare al flusso monetario anche mediante una rettifica delle componenti reddituali con la variazione
intervenuta nelle corrisponde voci patrimoniali (es. si rettificano i ricavi con la variazione dei crediti), ma in tal modo si
perderebbe una informazione importante: l’identità della “ricchezza monetaria potenziale” creata dalla gestione
caratteristica (flusso di capitale circolante netto), ossia quel reddito “rettificato” che può essere convertito
successivamente in utile spendibile per altre attività, ma che risulta temporaneamente impiegato in elementi che
compongono il CCNO à solo dal confronto tra “la ricchezza potenziale creata” e l’espansione che ha subito il CCNO si
può trarre la duplice informazione sulla capacità di generare nuova ricchezza e sulla disponibilità monetaria della stessa.

FASI DELLA REDAZIONE DEL RENDICONTO FINANZIARIO
1. Rilevazione di tutte le variazioni patrimoniali e reddituali che determinano le “variazioni finanziarie grezze”
(patrimoniali e reddituali, non ancora “monetariamente” rilevanti);
2. Neutralizzazione di quelle variazioni che, non avendo un impatto sulla liquidità (e sul capitale circolante),
devono essere “rettificate”; aggregazione delle variazioni “omogenee” di segno diverso, per far emergere un
unico flusso rilevante;
3. Determinazione dei flussi di liquidità e di capitale circolante nel foglio di lavoro (questi flussi non
rappresentano flussi di liquidità, ma rappresentano flussi di circolante e liquidità che verranno poi analizzati in
apposite tabelle) à solitamente nelle sezioni dei flussi viene rilevato il saldo fra fabbisogni e fonti, ma in alcuni
casi si preferisce evidenziare i due movimenti di segno opposto (es. per gli impianti non si sintetizzano i
fabbisogni, ossia acquisizioni, con le fonti, ossia le cessioni);
4. Redazione di tabelle complementari in cui vengono composte le voci elementari degli aggregati di sintesi più
rilevanti, così da poter analizzare, alla fine del processo, solo il Rendiconto e le tabelle à le tabelle principali
riguardano il “flusso di capitale circolante netto” e la “variazione del capitale circolante netto (altre tabelle
relative agli investimenti verranno redatte se quantitativamente importanti);
5. Redazione del prospetto di sintesi dei flussi finanziari (Rendiconto finanziario delle variazioni della liquidità).

RENDICONTO FINANZIARIO
à presenta un insieme organizzato di flussi finanziari, composti da dati di sintesi e da aggregati relativi alle tre aree di
attività (operativa, di investimento, di finanziamento):
• Attività operativa à esprime l’impatto della gestione reddituale sulla liquidità, suddivisa in:
o Flusso monetario della gestione caratteristica à deriva dalla capacità dell’azienda di rendere
monetariamente disponibile la ricchezza creata dall’attività tipica; dovrebbe rappresentare una fonte
spendibile per i fabbisogni dell’area extra-caratteristica, dei nuovi investimenti, dei rimborsi e dei
finanziamenti (se rappresenta un fabbisogno emerge l’esigenza di capire i motivi per cui la gestione
caratteristica pur creando nuova ricchezza finanziaria “potenziale” ( se il CCN è una fonte) non riesce a
renderlo monetariamente disponibile;
o Flussi di cassa della gestione extra-caratteristica comprendenti: proventi accessori-patrimoniali netti,
proventi finanziari netti, oneri finanziari e imposte.
• Attività di investimento à esprimo i flussi monetari connessi con fabbisogni e fonti legate alle immobilizzazioni
materiali, immateriali e ai movimenti delle attività finanziarie (correnti e immobilizzate). Generalmente
quest’area genera fabbisogni (le fonti possono derivare dalle vendite dei cespiti);
• Attività di finanziamento à bilanciano le due precedenti, producendo fonti derivanti dai finanziamenti da terzi
o dai soci e fabbisogni per il rimborso di debiti o per operazione legate al capitale proprio. I flussi sono
classificati:
o Flusso monetario derivante dai debiti finanziari (correnti e consolidati);
o Flusso monetario derivante dal capitale netto.


4. CODICE CIVILE E IFRS

Il bilancio d’esercizio deve assolvere contemporaneamente a due finalità:
• Una finalità conoscitiva interna all’impresa;
• Una finalità informativa verso l’esterno (interesse pubblico da tutelare).

Se avesse solo finalità conoscitive interne, i soggetti potrebbero fare le valutazioni di fine esercizio come vogliono, ma
avendo anche finalità conoscitive esterne, vi è un interesse pubblico da tutelare per evitare che le imprese utilizzino i
margini lasciati aperti dalla soggettività per mostrare all’esterno un’immagine migliore di quella reale.

Nel nostro Paese la tutela di questo interesse è esercitata dal Codice civile, che ha definito:
• I principi generali e i criteri per la redazione del bilancio;
• I criteri per la valutazione delle poste del bilancio;
• La struttura e il contenuto dei conti di sintesi e dei documenti informativi che compongono il bilancio;

La normativa civile è affiancata, e completata per tutti gli aspetti tecnici che essa non riesce a definire, dai principi
contabili dell’Organismo Italiano di Contabilità (OIC), i quali hanno origine nell’iniziativa privata.

A livello internazionale l’organismo che si occupa della statuizione dei principi contabili è lo IASB (International
Accounting Standards Board). I principi internazionali sono composti da:
- IAS (International Accounting Standards) emanati in precedenza dallo IASC (International Accounting Standards
Commitee), che ora vengono aggiornati dallo IASB;
- IFRS (International Financial Reporting Standards) direttamente emanati dallo IASB o frutto di una
rielaborazione sostanziale di “vecchi” IAS compiuta dallo IASB.

Gli IFRS (IAS+IFRS) assumono rilevanza nel nostro Paese perché:
o Costituiscono un punto di riferimento imprescindibile
nel processo di sviluppo e di aggiornamento della prassi
contabile, come risulta anche dagli espliciti richiami del
c.c.;
o Per alcuni tipi di imprese hanno completamente
sostituito la normativa civile e i principi contabili
nazionali.







I due modelli di bilancio si ispirano a logiche differenti
essendo diversi:
- I principali destinatari e le finalità informative a
cui il bilancio deve rispondere;
- I criteri di valutazione adottati;
- La nozione di risultato economico dell’esercizio.


FINALITA’ DEL BILANCIO
Ø Codice civile (art. 2423, 2° c.): il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero
e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell'esercizio.
o Chiarezza: il bilancio deve essere comprensibile nei modi in cui viene presentato, ordinato nell’esposizione
delle voci secondo criteri di rilevanza e completo nella diffusione delle informazioni rilevanti per la
comprensione dell’oggetto di bilancio;
o Rappresentazione veritiera e corretta: si riferisce all’obbligo per gli amministratori di iscrivere nel bilancio i
valori veri e corretti (per quanto riguarda le quantità oggettive come i debiti, costi e ricavi) e coerenti nella
formulazione delle stime e congetture (quantità soggettive come le rimanenze e i crediti) attenendosi agli
opportuni principi contabili e l’obbligo di esplicare l’interpretazione delle poste nella nota integrativa.

N.B.: il legislatore prevede addirittura deroghe alla legge nel caso in cui esse siano incompatibili con la
rappresentazione veritiera e corretta.

à solo il rispetto di entrambe le clausole consente al bilancio di espletare la sua finalità di essere concretamente
utile per un ampio spettro di utilizzatori.

Ø OIC: il bilancio d'esercizio è un bilancio inteso a fornire informazioni patrimoniali, finanziarie ed economiche di
un'impresa in funzionamento e non in situazioni particolari quali la cessione o la liquidazione.

Ø IFRS (Framework): scopo del bilancio è fornire informazioni economico-finanziarie che siano utili agli attuali e
potenziali investitori, istituti di credito e altri finanziatori nel prendere decisioni sul concedere risorse all’azienda. Si
tratta quindi di uno strumento di comunicazione verso l’esterno, di rappresentazione veritiera e corretta verso i
terzi secondo il principio introdotto dalle direttive europee del “true and fair value”.

OGGETTO DELLA RAPPRESENTAZIONE DI BILANCIO
Ø Codice civile (art. 2423, 2° c.): situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico.

Ø OIC: l’obiettivo informativo è fornire una periodica ed attendibile conoscenza:
- del risultato economico dell'esercizio, ivi inclusa una chiara dimostrazione dei relativi componenti positivi e
negativi di reddito;
- della connessa valutazione e composizione del patrimonio aziendale, in modo da esprimere la situazione
patrimoniale dell'impresa nonché la sua situazione finanziaria.

Ø IFRS (Framework): situazione patrimoniale-finanziaria dell’azienda (le sue risorse economiche e le sue obbligazioni)
e effetti delle transazioni e degli altri eventi che comportano variazioni delle risorse economiche e delle
obbligazioni, che derivano dai risultati economici conseguiti e da altre operazioni (come quelle compiute con i soci).

COMPOSIZIONE DEL BILANCIO D’ESERCIZIO
Ø Codice civile (art. 2423, 1° c.): il bilancio di esercizio è costituito da: Stato patrimoniale, Conto economico,
Rendiconto finanziario e Nota integrativa.

Il bilancio deve essere corredato da una Relazione sulla gestione, redatta dagli amministratori, che contenga un’analisi
della situazione della società e dell'andamento e il risultato della gestione nonché una descrizione dei principali rischi ed
incertezze cui la società è esposta.

Il bilancio può essere redatto da tabelle o da documenti discorsivi:
- il c.c. esplicita tre tavole numeriche (S.P., C.E., R.F.);
- OIC 28 ne prevede un’ulteriore: le informazioni della Nota integrativa relative ai movimenti intervenuti nelle
voci del patrimonio netto possono essere fornite in forma tabellare.

Ø IAS 1: un’informativa di bilancio completa comprende:
- il Prospetto della situazione patrimoniale-finanziaria a fine esercizio;
- il Prospetto dell’utile (perdita) d’esercizio e delle altre componenti di conto economico complessivo;
- il Prospetto delle variazioni di PN dell’esercizio;
- il Rendiconto finanziario dell’esercizio;
- le Note, contenenti un elenco dei principi contabili rilevanti e altre informazioni esplicative.

ASPETTI GENERALI DEL BILANCIO:
§ Periodicità à il bilancio deve essere redatto annualmente, in corrispondenza di inizio e fine esercizio. Quando
un’azienda cambia la data di chiusura del proprio esercizio e presenta un periodo più lungo o breve di un anno deve
indicare la ragione per cui si fa ciò e il fatto che gli importi presentati in bilancio non sono più del tutto comparabili;
§ Informativa comparativa à per ogni bilancio viene effettuato il confronto con quello precedente. Quindi per ogni
voce dello SP e CE deve essere riportato l’importo della voce dell’esercizio precedente. Se le voci non sono
comparabili, quelle dell’es. precedente devono essere adattate. Ciò deve essere segnalato nella nota integrativa;
§ Divieto di compensazione di partite à più precisamente compensazioni giuridiche di partite: per compenso di
partite si intende l’iscrizione in bilancio, anziché di due partite contabili separate aventi segno opposto, di un’unica
partita che riporta come valore il loro saldo. Sono vietate le compensazioni giuridiche di partite, ovvero la
compensazione di crediti e debiti verso clienti, fornitori o controllate. Si devono pertanto disporre distintamente le
attività e le passività, i ricavi e i costi. Sono permesse invece le compensazioni nelle immobilizzazioni materiali e
immateriali al netto dei rispettivi fondi di ammortamento.

STATO PATRIMONIALE
Deve rappresentare il patrimonio dell'impresa specificando:
• entità della ricchezza a disposizione per la gestione futura (il patrimonio netto);
• le modalità di formazione di tale ricchezza (le componenti del patrimonio netto);
• la composizione di tale ricchezza (le attività e le passività).

Può offrire nel contempo informazioni su:
- Struttura degli impieghi, intesa come composizione e consistenza dei beni (materiali e immateriali) disponibili
per l’esercizio dell’attività produttiva e degli impieghi finanziari complementari (accessori) rispetto all’attività
caratteristica (tipica);
- Struttura delle fonti: entità/ composizione dei finanziamenti ricevuti, sia da terzi sia mezzi propri (PN)

ATTIVITA’ E PASSIVITA’
Ø Attività à lo S.P. deve informare l’utente su:
- Utilità delle voci dell’attivo, consistente nella variabile attitudine delle stesse ad offrire un apporto allo svolgersi
futuro della gestione;
- Spendibilità degli impieghi che si traduce nella capacità dell’attivo di convertirsi in mezzi di pagamento per far
fronte all’estinzione dei finanziamenti ricevuti.
Ø Passività e Patrimonio netto à lo S.P. deve illustrarne l’origine e consistenza e la scadenza.

Gli IFRS descrivono in questo modo gli elementi dello S.P.:
• Attività: risorse controllate dall’azienda, risultato di eventi passati, dalle quali sono attesi in futuro flussi di
benefici economici. Sono da iscrivere in Stato patrimoniale se:
- è probabile che i benefici economici futuri affluiranno all’azienda;
- hanno un costo o un valore che può essere valutato attendibilmente.
• Passività: obbligazioni attuali dell’azienda derivanti da eventi passati, la cui estinzione comporterà l’uscita
dall’azienda di risorse che incorporano benefici economici (ciò vale anche per gli accantonamenti). Sono da
iscrivere in Stato patrimoniale se:
- è probabile che per l’estinzione si manifesterà un flusso in uscita di risorse che incorporano benefici
economici;
- si può quantificare in modo attendibile l’importo al quale avverrà l’estinzione.
• Patrimonio netto: valore residuo delle attività dopo aver detratto le passività.

STATO PATRIMONIALE CIVILISTICO
Le voci devono essere scritte secondo 4 livelli (lettera maiuscola, numero romano, numero arabo, lettera minuscola).

L’art 2343-ter prevede (solo per il 3 e 4 livello):
• Obblighi:
- Aggiunta di voci qualora il loro contenuto non sia compreso in nessuna delle voci;
- Adattamento delle voci in riferimento alla natura dell’attività esercitata.
• Facoltà:
- Suddivisione delle voci con mantenimento della voce complessiva e dell’importo corrispondente;
- Raggruppamento di voci se il loro importo è irrilevante ai fini della rappresentazione corretta e veritiera.
Aspetti dello S.P. civilistico:
• Iscrizione delle poste rettificative à si devono iscrivere le varie poste dell’attivo al netto delle relative poste
rettificative (fondi ammortamento, fondi svalutazione…);
• Elementi che ricadono sotto più voci à se un elemento ricade sotto più voci dello schema, nella Nota
integrativa deve annotarsi, qualora ciò sia necessario ai fini della comprensione, la sua appartenenza anche a
voci diverse da quella nella quale è iscritto;
• Distinzione delle poste relative a imprese controllate, collegate, controllanti e sottoposte al controllo delle
controllanti à Sono considerate società controllate:
- Le società in cui un’altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili in assemblea ordinaria;
- Le società in cui un’altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante
nell’assemblea ordinaria;
- Le società che sono sotto influenza dominante di un’altra società in virtù di particolari vincoli
contrattuali con essa.
Sono considerate collegate le società sulle quali un’altra società esercita un’influenza notevole (almeno 1/5 dei
voti oppure 1/10 se la società ha azioni quotate in borsa);
• Classificazione delle partecipazioni à il c.c. prevede che:
- gli elementi patrimoniali destinati a essere utilizzati durevolmente devono essere iscritti tra le
immobilizzazioni;
- le partecipazioni in altre imprese in misura non inferiore a quelle stabilite dal terzo comma dell’art.
2359 si presumo immobilizzazioni.
• Natura delle voci à vedi tabella pag 157-168

STATO PATRIMONIALE SECONDO IFRS
Gli IFRS non prescrivono l’ordine e lo schema con il quale vanno esposte le voci dello S.P., ma si limitano ad elencare le
voci che sono sufficientemente diverse per natura/destinazione da richiedere una esposizione separata.

Secondo lo IAS 1 le voci che come minimo lo S.P. deve includere sono:



Lo IAS 1 prevede che si debba distinguere tra passività correnti e non correnti e attività correnti e non correnti ad
eccezione dei casi in cui una presentazione basata sulla liquidità fornisce informazioni che sono attendibili e più rilevanti
à in tal caso attività e passività devono essere presentate nell’ordine della loro liquidità.

Criteri di classificazione:
• Attività à è corrente quando:
- Si suppone sia realizzata/posseduta per la vendita o il consumo nel normale svolgimento del ciclo
operativo dell’azienda, ovvero entro 12 mesi dalla data di riferimento del bilancio;
- Posseduta principalmente con la finalità di essere negoziata;
- È costituita da disponibilità liquide o mezzi equivalenti a meno che non sia vietato scambiarla o
utilizzarla per estinguere una passività per almeno dodici mesi dalla data di chiusura dell’esercizio.
• Passività à è corrente quando:
- È previsto che sia estinta nel normale ciclo operativo;
- È posseduta principalmente con la finalità di essere negoziata;
- Deve essere estinta entro 12 mesi dalla chiusura dell’esercizio;
- L’azienda non ha diritto incondizionato a differire il regolamento della passività per almeno 12 mesi
dalla data di riferimento del bilancio.
Gli IFRS adottano un criterio misto di classificazione à nelle attività correnti possono essere compresi tutti i crediti
commerciali e rimanenze che ci si attende realizzare in un normale ciclo produttivo, anche se ciò non avviene entro 12
mesi dalla chiusura. Per quanto riguarda l’attività finanziaria vengono considerati nell’attivo corrente tutte quelle
possedute principalmente per essere negoziate e non solo quelle che per loro natura torneranno in forma liquida entro
un anno. In modo analogo, nelle passività correnti sono compresi i debiti commerciali e gli accantonamenti relativi al
personale e a altri costi relativi al normale ciclo operativo dell’azienda, ma anche le passività finanziarie che devono
essere estinte entro 12 mesi.

CONTO ECONOMICO
Il conto economico ha come principale finalità quella di mettere in evidenzia le determinanti del risultato reddituale,
ovvero descrivere un modo analitico le operazioni di gestione che hanno generato un utile o una perdita nel periodo
considerato.

Gli IFRS danno le seguenti definizioni di:
• ricavo à incrementi dei benefizi economici di competenza dell’esercizio che si manifestano sotto
forma di afflusso o rivalutazione di attività o di decremento di passività che si concretizzano in
incrementi del patrimonio netto diversi da quelli connessi alle contribuzioni di coloro che partecipano
al capitale;
• costo à decrementi dei benefizi economici di competenza dell’esercizio che si manifestano sotto
forma di flusso finanziari in uscita o riduzione di valore di attività o di sostenimento di passività che si
concretizzano in decrementi del patrimonio netto diversi da quelli connessi alle distribuzioni di coloro
che partecipano al capitale;

CONTO ECONOMICO CIVILISTICO
à presenta uno schema obbligatorio molto rigido, con vincoli molto precisi. Così come nello stato patrimoniale le voci
sono ordinate secondo 3 livelli gerarchici:
• Primo livello: lettera maiuscola (B), molto rigido, immodificabile;
• Secondo livello: numero arabo (9);
• Terzo livello: lettera minuscola (a);

Valgono per il conto economico gli stessi obblighi e facoltà dello stato patrimoniale.

Caratteristiche del C.E. civilistico:
• Definisce l’aggregato di partenza nel “valore della produzione ottenuta nel periodo”;
• Opera una classificazione dei costi per “natura” (e non per area funzionale);
• Iscrive due soli risultati intermedi prima del risultato netto (differenza tra valore e costi della produzione e
risultato prima delle imposte).

Il C.E. civilistico accoglie elementi classificatori della struttura “a valore della produzione e valore aggiunto” senza
tuttavia raggiungere i medesimi risultati informativi poiché:
- Espone il valore della produzione realizzata senza fornire una esplicita rappresentazione del valore aggiunto.
- Non evidenzia il risultato operativo della gestione caratteristica dal momento che il valore e i costi della
produzione comprendono anche elementi reddituali suscitati dalla gestione patrimoniale come ad esempio
ammortamenti, oneri diversi di gestione e svalutazioni.

Modalità di esposizione delle variazioni di rimanenze:
Non appaiono i valori delle rimanenze iniziali e finali, ma la loro differenza, che segnala la variazione intervenuta nell’es.
Le rimanenze vengono distinte in:
- Prodotti finiti, semilavorati in corso di trasformazione (beni frutto di un’attività di trasformazione svolta
dall’impresa) à contribuiscono alla formazione del “valore della produzione” (da ricordare che variazioni in
aumento assumono segno positivo: Anno1=50 Anno2=80 Δ=80-50=+30)
- Materie prime (beni che si trovano nello stesso stato in cui erano quando sono stati acquistati dai fornitori) à
contribuiscono ai “costi della produzione” (da ricordare che variazioni in aumento assumono segno negativo:
Anno1=50 Anno2=80 Δ=50-80= -30)

Natura delle voci: tabella pag 180-192
CONTO ECONOMICO SECONDO IFRS
Gli IAS/IFRS non forniscono una vera e propria struttura di Conto economico à c’è quindi una certa flessibilità nella
redazione.

Gli amministratori possono optare tra 2 diverse soluzioni:
• redigere un unico documento chiamato “Prospetto dell’utile/perdita d’esercizio e delle altre componenti di
conto economico complessivo”, in cui viene distinta una parte finale relativa alle Altre componenti di conto
economico. La classificazione delle voci viene effettuata per destinazione, ovvero secondo lo schema A+B+C-D-E;
• redigere 2 prospetti:
- Il “Prospetto dell’utile/perdita d’esercizio”, che mostra le componenti dell'utile/perdita. Le voci sono
classificate per natura;
- Il “Prospetto di conto economico complessivo”, che inizia dall’utile/perdita d’esercizio e riporta le altre
componenti di conto economico.

PROSPETTO DELL'UTILE/PERDITA D'ESERCIZIO E DELLE ALTRE PROSPETTO DELL'UTILE/PERDITA D'ESERCIZIO con classificazione per natura
COMPONENTI DI CONTO ECONOMICO COMPLESSIVO con
classificazione per destinazione

PROSPETTO DI CONTO ECONOMICO COMPLESSIVO


Che gli amministratori scelgano l’una o l’altra soluzione è indifferente, a patto che nella prima parte “Prospetto
dell’utile/ perdita d’esercizio” vengano incluse una serie minima di voci:
- Ricavi
- Oneri finanziari
- Quota dell’utile o perdita di collegate e joint venture contabilizzata con il metodo del patrimonio netto;
- Oneri tributari
- Un importo che comprenda il totale delle attività operative cessate

Le ulteriori voci, che vengono esposte nella seconda parte “Altre componenti di conto economico complessivo”, sono
le altre voci che influiscono sul patrimonio netto dell’impresa diverse da quelle considerate per la determinazione del
reddito d’esercizio e da quelle derivanti dai rapporti con i soci à sono voci che sono contabilizzate tra le poste che
compongono il patrimonio netto come variazioni di riserve. Esse comprendono:
- Variazioni nella riserva di rivalutazione di immobili, impianti e macchinari e di attività immateriali;
- Rivalutazione dei piani a benefici definiti ai dipendenti;
- Utili e perdite della rideterminazione di attività finanziarie al fair value rilevato nelle altre componenti di C.E.
complessivo;
- La parte efficace degli utili e delle perdite sugli strumenti di copertura in una copertura di flussi finanziari;
- Quota parte delle altre componenti di conto economico complessivo di pertinenza di collegate e joint venture
contabilizzate con il metodo di patrimonio netto;
- Totale C.E. complessivo.
RENDICONTO FINANZIARIO
Codice civile à è stato esplicitamente previsto a partire dal 1°gennaio 2016.

OIC10 à il Rendiconto finanziario fornisce informazioni per valutare la situazione finanziaria nell’esercizio di riferimento
e la sua evoluzione negli esercizi successivi.
Fornisce informazioni su:
- Le disponibilità liquide prodotte/assorbite dall’attività operativa e le modalità di impiego/copertura;
- La capacità di affrontare gli impieghi finanziari a breve termine;
- La capacità di autofinanziarsi.

IAS7 à il Rendiconto finanziario deve fornire le informazioni che permettono ai destinatari del bilancio di valutare le
variazioni nell’attivo netto, la struttura finanziaria e la capacità di influire sulla dimensione e sulla tempistica dei flussi
finanziari allo scopo di adeguarsi ai cambiamenti.

RISORSA FINAZIARIA DI RIFERIMENTO
Codice civile (art.2425-ter) à dal Rendiconto finanziario risultano l’ammontare e la composizione delle disponibilità
liquide, all’inizio e alle fine dell’esercizio.

OICà specifica che le disponibilità liquide sono rappresentate dai depositi bancari e postali, dagli assegni e dal denaro e
valori in cassa (anche espressi in valuta estera).

IFRS à disponibilità liquide (cassa e depositi a vista) + disponibilità liquide equivalenti (investimenti finanziari a breve
termine, altamente liquidi, prontamente convertibili in un ammontare definito di denaro, e soggetti ad un irrilevante
rischio di variazione del loro valore)

CONTENUTO E STRUTTURA ESPOSITIVA
Ø CONTENUTO à Codice civile/ OIC/ IFRS à dal Rendiconto risultano i flussi finanziari derivanti da attività operativa,
attività di investimento, attività di finanziamento (ivi comprese, con autonoma indicazione, le operazioni con i soci).

Ø STRUTTURA à OIC 10/ IAS 7 à per l’esposizione dei flussi finanziari che derivano dall’attività operativa consentono
l’impiego di due metodi alternativi: metodo diretto e metodo indiretto

ATTIVITA’ OPERATIVA
Contenuto
OIC10 à flussi che derivano da acquisizione/ produzione/ distribuzione di beni e fornitura di servizi (anche se riferibili a
gestioni accessorie), e altri flussi non compresi in attività di investimento/ finanziamento:
- Incassi da vendita di prodotti/ prestazione servizi;
- Incassi da royalty, commissioni, compensi, rimborsi assicurativi…
- Pagamenti per acquisto di fattori produttivi;
- Pagamenti a, e per conto di, dipendenti;
- Pagamenti/ rimborsi imposte;
- Incassi per proventi finanziari;

IAS 7 à flussi derivanti da attività generatrici di ricavi e altre attività non comprese in investimento e finanziamento à
le prime 5 coincidono con l’OIC, a cui si aggiungono incassi/ pagamenti derivanti da contratti stipulati a scopo
commerciale/ di negoziazione e da aziende assicuratrici.

Struttura
OIC à dichiara dapprima che il flusso finanziario dell’attività operativa è determinato con il metodo indiretto (l’utile è
rettificato per tener conto di elementi non monetari, variazioni di CCNO e operazioni i cui effetti sono riconducibili a
investimento/ finanziamento) e successivamente afferma che si può utilizzare anche il metodo diretto.

IAS 7 à presenta da subito i due metodi.
IFRS à preferisce il metodo diretto.

ATTIVITA’ DI INVESTIMENTO
OIC à flussi che derivano da attività di acquisto/ vendita di immobilizzazioni e attività finanziarie non immobilizzate.

IAS à pagamenti/ incassi che derivano dalla negoziazione delle risorse dalle quali ci si attendono i futuri redditi e i futuri
flussi finanziari.

ATTIVITA’ DI FINANZIAMENTO
OIC à flussi derivanti dall’ottenimento/ restituzione di disponibilità liquide sotto forma di capitale di rischio o di debito:
- Incassi per emissioni di azioni;
- Pagamento dividendi;
- Pagamenti rimborso capitale di rischio;
- Incassi/ pagamenti per prestiti obbligazionari, titoli e reddito fisso, mutui e altri finanziamenti;
- Incremento/ decremento di altri debiti finanziari;
IAS à segnala:
- Incassi per emissioni azioni;
- Pagamenti a soci per acquistare/ liberare azioni;
- Incassi per obbligazioni, prestiti, cambiali, titoli, reddito fisso, mutui e altri finanziamenti;
- Rimborso prestiti;
- Pagamenti da parte del locatario per riduzione passività esistente relativa a leasing.

OIC e IAS à specificano modalità di esposizione di alcune voci:
1. Flussi finanziari di operazioni in valuta estera à vanno indicati al tasso di cambio della data del movimento;
2. Pagamenti/ incassi di interessi e dividendi:
- OIC à interessi/ dividendi incassati vanno presentati nell’attività operativa; dividendi pagati nell’attività
di finanziamenti;
- IAS à interessi/ dividendi incassati possono essere presentati in entrambe; i dividendi corrisposti vanno
nell’attività di finanziamento, ma resta la possibilità di inserirli in quella operativa.
3. Pagamenti/ rimborsi di imposte sul reddito:
- OIC à vanno inseriti nell’attività operativa;
- IASà i flussi finanziari per imposte vanno nell’attività operativa, mentre i costi delle imposte vanno in
quella di investimento o finanziamento.

NOTA INTEGRATIVA CIVILISTICA
à Prevista dal c.c.
à parte integrante di SP e CE e costituisce il terzo documento del bilancio. Il c.c., infatti, stabilisce che la Nota
integrativa è il prospetto nel quale, con analiticità e chiarezza, vengono integrati ed esplicitati i dati numerici contenuti
nello SP e CE.

Funzioni:
• Descrivere in modo dettagliato, esplicando il significato dei valori che troviamo in stato patrimoniale e conto
economico;
• Dare informazioni integranti alle voci di bilancio, aggiungendo dettagli riguardanti le composizioni delle voci, che
non possono essere esposti nei prospetti contabili (ad esempio il numero dei dipendenti; % del fatturato per
area geografica);
• Esplicitare quali criteri di valutazione sono stati utilizzati e se sono stati modificati rispetto all’esercizio
precedente spiegare il motivo di questa variazione contabile.

Contenuto:
à stabilito dal c.c attraverso:
• una specifica elencazione delle informazioni da indicare fornite dall’articolo 2427 (in 34 punti); à vedi tabella
pag 213-217;
• ulteriori obblighi informativi specificati da altre disposizioni del c.c. à vedi tabella pag 217-219.

Struttura:
Il legislatore non impone una struttura definita, come avviene per lo SP e CE, ma stabilisce solamente l’elenco delle
informazioni da fornire e prevede che quelle relative a S.P. e C.E. siano presentate secondo lo stesso ordine in cui le
relative voci sono indicate nei due prospetti.

Nella prassi, la struttura più utilizzata prevede:
• Il richiamo delle condizioni generali di redazione del bilancio (norme di riferimento o eventuali deroghe);
• Esposizione dei criteri di valutazione delle poste di bilancio e dei principi contabili adottati;
• Esposizione, spesso tabellare, delle informazioni specifiche sulle voci dello S.P. secondo l’ordine in cui le relative
voci sono indicate nel prospetto;
• Esposizione delle informazioni specifiche sulle voci del C.E. secondo l’ordine in cui le relative voci sono indicate
nel prospetto;
• Altre informazioni complementari (dati sui dipendenti, compensi degli amministratori).

RELAZIONE SULLA GESTIONE
à previsto dal Codice civile per tutte le società (sia quelle che redigono il bilancio civilistico o quello IFRS).
à documento, redatto dagli amministratori, che

A riguardo il Codice civile detta:
• Prescrizioni di carattere generale à la relazione contiene un’analisi fedele, equilibrata ed esauriente della
situazione della società, dell’andamento e il risultato della gestione (nel suo complesso e nei vari settori in cui essa
ha operato, anche attraverso imprese controllate) nonché una descrizione dei principali rischi ed incertezze cui la
società è esposta;
• Un contenuto minimale di voci à dalla relazione devono in ogni caso risultare:
1) le attività di ricerca e di sviluppo e i relativi risultati;
2) i rapporti con imprese controllate, collegate, controllanti e imprese sottoposte al controllo di queste ultime;
3) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società controllanti
possedute dalla società, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, con l'indicazione
della parte di capitale corrispondente; spiegare il motivo strategico alla base della detenzione di
partecipazioni;
4) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società controllanti
acquistate o alienate dalla società, nel corso dell'esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o per
interposta persona, con l'indicazione della corrispondente parte di capitale, dei corrispettivi e dei motivi
degli acquisti e delle alienazioni;
5) (abrogato);
6) l'evoluzione prevedibile della gestione;
6-bis) in relazione all'uso da parte della società di strumenti finanziari e se rilevanti per la valutazione della
situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dell'esercizio:
gli obiettivi e le politiche della società in materia di gestione del rischio finanziario, compresa la
politica di copertura per ciascuna principale categoria di operazioni previste;
l'esposizione della società al rischio di prezzo, al rischio di credito, al rischio di liquidità e al rischio di
variazione dei flussi finanziari.

BILANCIO IN FORMA ABBREVIATA
Il Codice civile prevede che le società, che non abbiano emesso titoli negoziati sui mercati regolamentati, possono
redigere il bilancio in forma abbreviata quando, nel primo esercizio o successivamente per 2 esercizi consecutivi non
abbiano superato 2 dei seguenti limiti:
- Totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 4.400.000€;
- Ricavi delle vendite e delle prestazioni: 8.800.000€;
- Dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 50 unità;

à Si tratta di una facoltà, non di un obbligo.

Periodo di riferimento à le società che redigono il bilancio in forma abbreviata, perdono tale facoltà e devono
redigerlo in forma ordinaria quando per il 2° esercizio consecutivo o nel 1°, abbiano superato 2 dei limiti indicati sopra.

Oggetto delle semplificazioni à si fa riferimento a tutti i documenti che compongono il bilancio:
- Lo S.P., il C.E. e la Nota Integrativa vengono semplificati nel contenuto (articolazione delle voci);
- Vengono semplificati alcuni criteri di valutazione;
- Il Rendiconto Finanziario può essere omesso;
- È disciplinata una pressoché totale omissione della Relazione sulla gestione.



STATO PATRIMONIALE ABBREVIATO
Lo S.P. abbreviato comprende solamente le voci contrassegnate da lettere maiuscole (macroclassi) e numeri romani
(classi) à scompaiono voci e sottovoci (3° e 4° livello).
- Le voci A e D dell’attivo sono comprese nella voce C.II;
- La voce E del passivo può essere compresa nella voce B;
- Nelle voci CII dell’attivo e D del passivo devono essere
separatamente indicati crediti e debiti esigibili oltre
l’esercizio successivo.

à nei crediti e debiti si vengono a perdere tutte le informazioni
relative alle voci (natura del credito/debito) e soggetto
destinatario del rapporto.


CONTO ECONOMIO ABBREVIATO
Le abbreviazioni comportano alcune semplificazioni:
- Si sono accorpate le variazioni delle rimanenze presenti nel Valore della produzione (voci A.2 e A.3)
- Si è prodotta una sintesi degli altri costi relativi al personale dipendente (voci B.9 c, d, e)
- Si è prodotta sintesi degli ammortamenti e svalutazioni delle immobilizzazioni materiali e immateriali (voci B.10
a, b, c);
- Si sono aggregati in un’unica voce “proventi da titoli” i titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono
partecipazioni (16b) e quelli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni (16c);
- Vengono aggregate, in un’unica voce sia le rivalutazioni (18) che le svalutazioni (19).

à le semplificazioni del documento economico risultano coerenti con la ratio di semplificazione dei bilanci delle piccole
società senza intaccarne il contenuto informativo minimale.



NOTA INTEGRATIVA ABBREVIATA
à si riduce ad un insieme di prescrizioni che sono, da un lato, povere di dati sia integrativi sia esplicativi dei dati
numerici espressi da SP e CE, dall’altro, focalizzano l’attenzione su aspetti marginali e a volte inesistenti nella società di
piccole dimensioni.
à vedi tabella pag 231-232
LA RELAZIONE SULLA GESTIONE ABBREVIATA
L’art. 2435-bis esonera dalla relazione sulla gestione le società che redigono in forma abbreviata, purché forniscano
nella Nota integrativa le informazioni richieste dai numeri 3 e 4 dell’art.2428 à le informazioni che il legislatore ha
inteso salvaguardare riguardano il possesso (3), l’acquisizione e l’alienazione (4) di azioni proprie o quote di società
controllanti, effettuate nel corso dell’esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, con
l’indicazione della corrispondente parte di capitale, dei corrispettivi e dei motivi degli acquisiti e delle alienazioni.

Pertanto non deve essere indicato nulla, nei bilanci abbreviati, in merito:
- Alle attività di ricerca;
- Ai rapporti con imprese controllate, collegate e controllanti;
- Alla prevedibile evoluzione della gestione.

IL BILANCIO DELLE MICRO-IMPRESE
Codice civile à definisce micro-imprese le società, che non abbiano emesso titoli negoziati in mercati regolamentati,
che nel primo esercizio o successivamente, per due esercizi consecutivi, non abbiamo superato due dei seguenti limiti:
• Totale dell’attivo dello S.P.: 175000 €;
• Ricavi delle vendite e delle prestazioni: 350000 €;
• Dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 5 unità.

à le micro-imprese perdono questo beneficio, e quindi devono redigere il bilancio in forma abbreviata o ordinaria,
quando per il secondo esercizio consecutivo abbiano superato due dei tre limiti precedentemente indicati.

Riguardo tutti i documenti che compongono il bilancio:
• Lo S.P., il C.E. vengono semplificati nel contenuto come nel bilancio in forma abbreviata;
• Vengono semplificati ulteriori criteri di valutazione (strumenti finanziari derivati, casi eccezionali);
• Il Rendiconto finanziario può essere omesso;
• È disciplinata una pressoché totale omissione sia della Nota integrativa che della relazione sulla gestione.

Le micro-imprese sono esonerate dalla redazione:
• Della Nota integrativa, quando in calce allo S.P. risultino le informazioni previste dal primo comma dell’art.2427
relative agli impegni, garanzie e passività potenziali (9) e all’ammontare dei compensi, delle anticipazioni e dei
crediti spettanti agli amministratori ed ai sindaci (16);
• Della Relazione sulla gestione, quando in calce allo S.P. risultino le informazioni richieste nei punti 3 e 4
dell’art.2428 (come nel caso della Relazione sulla gestione abbreviata).

PROSPETTO DELLE VARIAZIONI DI PATRIMONIO NETTO
Codice civile à dispone che in Nota integrativa vadano indicate le variazioni intervenute nelle voci del patrimonio netto.
à Ciò vale anche per la nota integrativa abbreviata, a cui deve essere allegato un prospetto variazioni del patrimonio
netto, completata secondo le indicazioni dei principi contabili.

Per IAS/IFRS questo prospetto è parte integrante di un’informativa di bilancio completa.

IAS à il prospetto delle variazioni di P.N. deve indicare:
- Totale C.E. complessivo (riportando separatamente i totali attribuibili alla controllante e quelli alle
partecipazioni di minoranza;
- Per ciascuna voce del P.N. gli effetti dell’applicazione retroattiva o della rideterminazione retroattiva rilevati
secondo quanto previsto dallo IAS 8;
- Per ciascuna voce del P.N: una riconciliazione tra il V.C. iniziale e quello finale.


5. DAL BILANCIO CIVILISTICO AI PROSPETTI CONTABILI RICLASSIFICATI

IL RENDICONTO FINANZIARIO NELL’INFORMATIVA ESTERNA DI BILANCIO (SECONDO L’OIC10)
Il Codice civile nell’imporre l’obbligo di redazione del Rendiconto Finanziario per i bilanci ordinari, non ha previsto uno
schema rigido e obbligatorio, bensì si è limitato a indicarne il contenuto minimale, demandando all’OIC10 il compito di
identificarne la struttura.

Per il Codice civile (art. 2425-ter) la risorsa finanziaria di riferimento del Rendiconto finanziario è costituita dalle
disponibilità liquide. Per l’OIC 10 le disponibilità liquide sono rappresentate dai depositi bancari e postali, dagli assegni e
dal denaro e valori in cassa (anche espressi in valuta estera).

Sia il Codice civile che l’OIC 10 prevedono di evidenziare nel rendiconto finanziario tre aree di flussi:
• attività operativa à a cui si arriva trame il metodo diretto o quello indiretto;
• attività di investimento;
• attività di finanziamento.

Il rendiconto finanziario secondo l’OIC10 segue il metodo indiretto:
Ø ATTIVITA’ OPERATIVA
1. Partendo dal reddito di esercizio, si arriva ad un primo risultato intermedio, denominato “Utile (perdita)
dell’esercizio prima delle imposte sul reddito, interessi, dividendi e plus/minusvalenze da cessione” dopo aver
stornato con segno opposto a quello di conto economico, il valore delle imposte di competenza, degli interessi
attivi e passivi, proventi per dividendi e delle plusvalenze e minusvalenze à tale risultato non è un flusso
monetario né effettivo né potenziale, ma un risultato economico che approssima il Risultato operativo (EBIT)
caratteristico;
2. Rettificando questo primo risultato intermedio per eliminare l’effetto degli elementi di natura non monetaria
(accantonamenti e svalutazioni) si ottiene il secondo risultato intermedio “Flusso finanziario prima delle
variazioni del CCN” à considerato un flusso monetario potenziale, simile al MOL;
3. Contrapponendo a quest’ultimo flusso l’ammontare delle variazioni di CCN si determina il “Flusso finanziario
dopo le variazioni di CCN” à è il primo flusso finanziario effettivo della gestione caratteristica e esprime la
reale capacità dell’impresa di creare cassa attraverso il proprio core business à l’incremento di tale flusso avrà
segno negativo nel Rendiconto, in quanto rappresenta un assorbimento di risorse (la variazione di CCN nel
Rendiconto avrà sempre segno opposto all’effettiva variazione di tale aggregato).
4. Sommando a quest’ultimo risultato gli interessi attivi/passivi effettivamente incassati/pagati, le imposte pagate
i dividendi incassati, i pagamenti per utilizzo di fondi e gli eventuali altri incassi/pagamenti relativi all’attività
operativa si ottiene il “FLUSSO FINANZIARIO DELL’ATTIVITA’ OPERATIVA” à è la traduzione monetaria del
reddito d’esercizio.
Ø ATTIVITA’ DI INVESTIMENTO à contiene diversi movimenti che influenzano direttamente le disponibilità liquide:
- investimenti/ disinvestimenti di immobilizzazioni immateriali, materiali e finanziarie;
- acquisti/ smobilizzi di attività finanziarie dell’attivo circolante;
- riscossioni/ concessioni di crediti finanziari.
Ø ATTIVITA’ DI FINANZIAMENTO à i movimenti monetari rilevanti di questa area riguardano la gestione:
- dell’indebitamento finanziario (Mezzi di terzi) à essendo vietata la compensazione, si devono indicare
separatamente i debiti finanziari correnti da quelli consolidati;
- del patrimonio netto (Mezzi propri) à si tratta di individuare, da un lato, gli incassi per aumenti di capitale o i
pagamenti per rimborsi ai soci e, dall’altro, l’entità dei dividendi distribuiti.




6. INDICATORI DI BILANCIO

à serie di informazioni utili, derivanti dal bilancio riclassificato, che ci servono per interpretare la performance, lo stato
di salute dell’impresa ed il rispetto dei relativi equilibri aziendali (economico, patrimoniale e finanziario dinamico).

Tali indicatori possono essere classificati secondo una duplice dimensione:
- modalità attraverso le quali si giunge alla costruzione dell’indicatore: valori aggregati (sommatoria di valori
relativi a grandezze che si presentano omogenee sotto un determinato profilo) vs. valori differenziali
(contrapposizioni tra grandezze tendenzialmente di segno opposto);
- natura dell’indicatore: grandezze fondo (esprimono la consistenza di una risorsa in un preciso istante) vs.
grandezze flusso (flussi economici e flussi finanziari che misurano la creazione/ distruzione di ricchezza in un
arco temporale).

Gli indicatori così costruiti presentano dei vantaggi:


• Sono di immediata comprensione perché desumibili in via diretta dagli schemi di bilancio riclassificato;
• Forniscono un dato oggettivo, nel senso di valore assoluto.

Essendo però dei valori assoluti presentano dei limiti:
• È difficile effettuare confronti spaziali (tra concorrenti) e confronti temporali (rispetto agli esercizi precedenti)
poiché ogni risultato è il frutto di una situazione contingente difficilmente ripetibile;
• Mancano termini di riferimento per potere esprimere un giudizio sul valore raggiunto dall’indicatore;
• Vi è rischio di distorsioni derivanti da una lettura parziale dei dati economico finanziari dell’impresa.

à Per superare i limiti evidenziati, una delle tecniche di indagine maggiormente utilizzate si basa sull’utilizzo degli
INDICI DI BILANCIO. Essi consentono di:
• migliorare il confronto spazio-temporale tra bilanci anche di imprese differenti;
• raffrontare valori presenti in diversi prospetti di bilancio palesando collegamenti tra variabili economiche,
patrimoniali e finanziarie;
• confrontare grandezze flusso con grandezze stock e grandezze flusso di origine economica con grandezze flusso
di origine finanziaria.

CLASSIFICAZIONE DEGLI INDICI à criteri:
• capacità segnaletica à finalità di indagine a cui si propongono di rispondere;
• oppure, modalità di costruzione in ragione della tipologia di risorse utilizzate nella composizione degli indici;

Gli indici sono volti a monitorare:
• equilibrio economico*: capacità di generare redditi positivi e soddisfacenti in un arco M/L periodo;
• equilibrio patrimoniale*: soddisfatto quando si ha una adeguata struttura degli impieghi, un livello di
indebitamento non eccessivamente elevato e una congruità tra le fonti e gli impieghi;
• equilibrio finanziario*: capacità di attivare, in un certo arco temporale, fonti di finanziamento idonee a coprire i
fabbisogni finanziari.

* studia il livello di redditività e le basi su cui poggia la relativa modalità di creazione di valore à gli indici di redditività
posso essere costruiti mettendo in relazione:
- un risultato economico con una grandezza fondo di natura patrimoniale à misura il rendimento % generato dal
capitale oggetto di misurazione;
- un risultato economico con un altro risultato di natura economica à misura l’incidenza % degli oneri/proventi
che si frappongono nel C.E. fra le due grandezze.

* determinati mettendo in rapporto gli aggregati costruiti nei prospetti
classificati di S.P. e possono derivare da indici costruiti in “verticale” (rapporto di
grandezze della stessa sezione) o in “orizzontale”.

* si basano sull’impiego di alcune grandezze flusso del Rendiconto che potranno
essere rapportate:
- a grandezze fondo di natura patrimoniale per misurare percentualmente
il rendimento monetario/finanziario generato dall’investimento;
- a grandezze flusso di natura economica per valutare quanta parte del
risultato economico ha prodotto effetti anche di natura finanziaria
monetaria.

ASPETTI RILEVANTI PER LA LETTURA DEGLI INDICI SCHEMA LOGICO ESPOSITIVO



ANALISI DELL’EQUILIBRIO ECONOMICO: INDICI DI REDDITIVITÀ
REDDITTIVITA’ à capacità dell’azienda di remunerare congruamente tutti i fattori produttivi impiegati nella gestione ed
il capitale di rischio apportato dai soggetti proprietari dell’azienda.

N.B.: uno stesso ammontare di reddito potrebbe risultare soddisfacente per un’impresa di modeste dimensioni e con
ridotte necessita di investimento, ma deludente per un’impresa che ha richiesto cospicui apporti di captale e
investimenti.

Per comprendere le cause che sono alla base della creazione/distruzione di valore affronteremo lo studio della
redditività distribuendo i seguenti livelli:
- Redditività del patrimonio netto (ROE);
- Redditività dell’attivo netto (ROA);
- Onerosità dell’area operativa extra-caratteristica (ROD e t).

REDDITIVITÀ DEL PATRIMONIO NETTO: IL ROE (Return on Equity)
à Esprime il rendimento del capitale apportato dai soggetti titolari del rischio d’impresa, ovvero la redditività globale
della gestione.

N.B.: il reddito netto esprime proprio il compenso che, direttamente (dividendi) o indirettamente (incremento
patrimonio netto), spetta ai portatori di capitale proprio.
Modalità di costruzione



Ø Il Reddito netto coincide con quello riportato in C.E.

Ø Il Patrimonio netto, invece, può essere determinato in 3 modi:
- impiego del P.N. iniziale à da risultati più coerenti con i rendimenti delle alternative di investimento, che
vengono sempre espressi sul valore dell’investimento iniziale, ma richiede la disponibilità di almeno due bilanci;
- impiego del P.N. di fine esercizio à soluzione più semplice perché basta un solo bilancio;
- media del P.N. iniziale e il P.N. finale à fornisce risultati più significativi, per il fatto che l’utile/perdita è il frutto
di un patrimonio netto che è variato nel corso dell’esercizio, ma richiede la disponibilità di due bilanci.

Significato dell’indice
Il ROE è considerato l’indice di redditività più sintetico in assoluto, poiché prende in considerazione gli effetti economici
di tutte le aree di gestione su cui si sviluppa l’impresa (caratteristica, patrimoniale, finanziaria e tributaria).

Il ROE ha due chiavi di lettura:
- misura il rendimento percentuale del capitale di rischio;
- misura il tasso potenziale di sviluppo interno dell’impresa, ossia il livello di crescita possibile per gli investimenti
realizzabili senza aumentare il saggio di indebitamento (se non si distribuiscono utili).

Interpretazione dei risultati e termini di riferimento
Come si identifica la soglia oltre la quale il valore del ROE identica un congruo rendimento per gli apportatori di
capitale?

Si deve confrontare il ROE con un valore derivante dalla sommatoria dei seguenti elementi:
- rendimento degli investimenti privi di rischio (titoli di Stato) à consente di comprendere quanto avrebbe reso il
capitale investito nell’impresa se fosse stato impiegato in un’attività free risk;
- premio per il rischio à remunerazione aggiuntiva che tiene in considerazione il livello di rischio supportato a
fronte dell’investimento nell’impresa, rispetto ad investimenti privi di rischio.

à Se ROE > “free risk + premio per il rischio” allora l’impresa sta andando bene, ma non è detto. Bisogna sempre
contestualizzare il risultato calcolato con la situazione dei mercati finanziari al tempo in cui il ROE è stato conseguito.

Rischi che devono essere tenuti in considerazione quando si valuta un’attività d’impresa:
1. rischio collegato al rendimento dell’impresa à l’investimento nel patrimonio netto aziendale è incerto e
subordinato alla produzione di congrui risultati economici (a differenza di quello in titoli di Stato);
2. rischio collegato al rimborso del capitale à l’investimento in un’impresa potrebbe arrivare, in caso di perdite,
anche a erodere l’investimento iniziale;
3. rischio di smobilizzo dell’investimento à il rimborso del capitale potrebbe essere compromesso non solo da
perdite, ma anche da situazioni che rendono difficoltosa la liquidazione della quota:
- non è sempre possibile cedere la propria quota in virtù dei vincoli che presenti nello statuto societario;
- anche senza tali vincoli, non è detto che sia possibile individuare tempestivamente un acquirente;
- in ipotesi di recesso, la società, potrebbe non essere disponibile a liquidare l’investimento.

Queste considerazioni portano ad alcune riflessioni da tenere presente nell’interpretazione del ROE:
• il giudizio sulla redditività del P.N. risente delle scelte di politica monetaria dello Stato à in presenza di tassi
ufficiali di interesse bassi, si riducono anche le aspettative di redditività del socio;
• per tale ragione, la lettura del ROE in una prospettiva multi-periodale deve essere contestualizzata alla
situazione dei mercati finanziari al tempo in cui il ROE è stato conseguito.

Altri indici collegati
Poiché il ROE esprime la redditività globale (gestione caratteristica + extra-caratteristica), ad esso risultano collegati la
maggior parte degli indicatori.

Il ROE risente molto del livello di indebitamento dell’impresaà gli interessi passivi hanno ripercussioni sul reddito netto.
REDDITIVITÀ DELL’ATTIVO NETTO: IL ROA (Return on Assets)
à misura il valore complessivo delle risorse investite nella gestione caratteristica, accessoria-patrimoniale e finanziaria
attiva.

Sussiste uno stretto legame tra il rendimento dell’Attivo netto e quello del Patrimonio netto à quest’ultimo
contribuisce (con i mezzi di terzi) a finanziare gli impieghi à maggiore sarà il ritorno derivante dall’investimento di
risorse nell’Attivo, tanto maggiore sarà il rendimento del P.N. per gli apportatori di capitale.

Modalità di costruzione


Ø NUMERATORE à per comprendere la configurazione del REDDITO coerente con il totale Attivo è necessario:
Ø Definire le caratteristiche degli impieghi e le aree gestionali a cui si riferiscono (useremo lo S.P. finanziario) à gli
impieghi possono essere ricondotti a:
o risorse impiegate nella gestione caratteristica (cred. v/clienti, rimanenze, impianti, attrezzature…);
o investimenti di gestione accessoria patrimoniale (investimenti in partecipazioni e di natura
immobiliare non destinati ad essere utilizzati nella gestione caratteristica)
o investimenti di gestione finanziaria attiva (liquidità, crediti finanziari, titoli).
Ø Riprendere gli schemi di C.E. riclassificato e costruire la corrispondente configurazione di reddito da mettere a
rapporto con l’attivo netto à il risultato che riassume gli effetti prodotti da queste aree è il Risultato Operativo
(EBIT) Aziendale.

Ø DENOMINATORE à per l’ATTIVO NETTO, si presentano le stesse opzioni (iniziale, finale, medio) del P.N.

Significato dell’indice
à esprime il rendimento di tutte le risorse impiegate nell’attività dell’impresa.

N.B.: è utile per tutte quelle aziende che non hanno un core business sufficientemente circoscritto o che sono
capogruppo di società che operano in settori anche molto differenziati.

Il ROA “neutralizza” le dimensioni della gestione che incidono invece sul ROE:
• l’onerosità dei mezzi di terzi (oneri finanziari) à dipendono dalle politiche aziendali;
• gli effetti dell’imposizione fiscale (imposte sul reddito) à dipende a seconda del paese in cui si trova.
à consente di isolare l’abilità del management di far fruttare le risorse investite nella sola gestione caratteristica e
accessoria-patrimoniale.
à consente di effettuare confronti spazio temporali “a parità di condizioni”, ossia senza considerare gli effetti delle
scelte di finanziamento e delle modalità impositive previste dalla normativa fiscale.

Interpretazione dei risultati e termini di riferimento
Nella valutazione del ROA possono essere impiegati due termini di riferimento:
1. valore che lo stesso indice assume con riferimento alla concorrenza più significativa (esterna all’azienda) à
risente tuttavia di sue limiti:
o non è sempre agevole identificare competitor pienamente confrontabili con l’impresa in oggetto a
causa dell’elevata differenziazione;
o non è detto che in presenza di un ROA maggiore (o in linea) con quello del settore o dei principali
competitor, si possa comunque esprimere un giudizio positivo sulla gestione à poiché una parte degli
impieghi è finanziata con mezzi di terzi a titolo oneroso è importante capire se ROA > costo medio dei
mezzi di terzi.
2. onerosità media dei mezzi di terzi (interno all’impresa).

Altri indici collegati
Per valutare il ROA è necessario studiare le sue componenti attraverso una scomposizione in due ulteriori indici:
• ROS
• Assets Turnover



LE DETERMINANTI DEL ROA: ROS E ASSETS TURNOVER



Significato dell’indice
Ø Redditività delle vendite (ROS) à misura la capacità di generare margini dell’impresa a partire dal livello delle
vendite complessivamente effettuate nel periodo.

Il valore assunto dal ROS riflette quattro dimensioni dell’area operativa:
1. Livello di efficienza dei processi produttivi;
2. Capacità commerciale dell’impresa à abilità di spuntare dai fornitori prezzi convenienti e vendere a prezzi
più elevati;
3. Mix di prodotti venduti in presenza di marginalità differenti per ciascuna linea di produzione
4. Ammontare di proventi accessori-patrimoniali netti quelli finanziari netti à quanto minore è il loro peso al
numeratore, tanto più il ROS si avvicina alla redditività della sola gestione caratteristica.

Ø Indice di rotazione dell’attivo netto (Asset turnover) esprime:
- una misura di quante volte l’Attivo netto è stato idealmente “rinnovato” nel corso dell’anno attraverso le
vendite;
- l’ammontare di fatturato per ogni euro di capitale investito nell’attivo netto.

L’Attivo netto è composto da risorse che subiscono una consistente movimentazione nel corso dell’anno (es. crediti
v/clienti) e da altre che risultano immutate (es. fabbricati) à l’Asset turnover, quindi, misura il livello medio di
rotazione dell’Attivo netto, considerando che alcune grandezze, proprio grazie alle vendite, vengono rinnovate più
volte à può essere considerato come una buona proxy del n° di volte in cui l’Attivo netto ritorna mediamente in
forma liquida attraverso i ricavi di vendita.

Interpretazione dei risultati e termini di riferimento
Per questi indici non sono proponibili dei termini di raffronto validi in assoluto, dato che la congruità dei relativi valori
deve sempre essere valutata congiuntamente à la composizione dei valori derivanti dal ROS e dall’Asset turnover
riflette, infatti, le caratteristiche del modello di business adottato dall’ impresa che potrebbe poggiarsi:
§ Su politiche di vendita orientate all‘ ottenimento di margini economici significativi per ciascun prodotto venduto
(elevata redditività delle vendite).
§ Su politiche commerciali basate su ingenti volumi di vendite (e quindi non importanti rotazioni dell’attivo)
associati a margini più contenuti per ciascun prodotto venduto.

Il valore ottenuto dal ROS o dall’Asset turnover non può essere valutato singolarmente ma richiede sempre di essere
ponderato con il risultato ottenuto dall’altro indice à una bassa marginalità delle vendite può portare a risultati
significativi in termini di redditività dell’Attivo netto (ROA) se supportata da un elevato tasso di rotazione dell’attivo
(Asset turnover).

L’assenza di termini di riferimento significativi rende opportuno valutare il trend temporale dei valori assunti da questi
indici con riferimento alla medesima impresa.

Altri indici collegati
Ø ROS à non esistono altri indici significativi che si pongono in diretta relazione. Tuttavia, è possibile individuare le
determinanti del ROS avvalendosi di un semplice C.E. a valori percentuali à consente di apprezzare l’incidenza di
ogni costo nella determinazione del risultato operativo e nella formazione del ROS.

!"#$"%&%'& )* +",'"
= %
-*+./* %&''* )* /&%)*'.
Ø ASSET TURNOVER à è correlato ad altri indici di rotazione che forniscono un’informazione analoga a tale indice,
restringendo però il campo di analisi ad una singola voce/ aggregato dell’Attivo.
Essi possono essere espressi attraverso:
Ø Indici di durata à esprimono la lunghezza media del periodo di permanenza di una risorsa nel patrimonio;
Ø Indice di rotazione à misurano il n° medio di volte in cui una risorsa del patrimonio si azzera e si riforma.

N.B.: per comodità, alcuni indici sono espressi in durata (es. durata media dei crediti), altri trovano migliore
rappresentazione in termini di rotazione.

à La capacità di ridurre i tempi di incasso dei crediti e di
aumentare la rotazione del magazzino (a parità di fatturato e
marginalità delle vendite) può ripercuotersi significativamente
sulla redditività dell’Attivo netto.

A sua volta, la Rotazione dell’attivo corrente può essere analizzata
attraverso due indicatori volti a indagare:
- la velocità di incasso dei crediti verso clienti (DSO) à informa
sulle politiche commerciali dell’impresa, poiché misura le
dilazioni di pagamento mediamente concesse. Se il risultato
si discosta molto dalle prassi commerciali del settore, ciò
potrebbe dipendere da:
§ Specifiche strategie commerciali adottate dall’impresa
in contrapposizione con le scelte dei propri
competitor;
ONEROSITÀ DELL’AREA OPERATIVA EXTRA- § Distorsioni dell’indicatore derivanti dalla presenza di
CARATTERISTICA: ROD e t crediti ormai inesigibili.
L’impatto in termini di onerosità dell’area finanziaria - la permanenza delle scorte di magazzino (rotazione del
della gestione e di quella tributaria. I rapporti sono: magazzino) à esprime il n° di volte in cui il magazzino si
- costo medio dei mezzi di terzi à ROD; rinnova nell’anno grazie alla produzione/ vendita dei beni. In
- tasso di incidenza della gestione tributaria. presenza di rotazioni molto basse (<2-3 volte) l’impresa
rischia che i beni in magazzino perdano valore.
Modalità di costruzione
Ø ROD à misura il costo medio che sostiene l’impresa nel farsi finanziare attraverso io ricorso a Mezzi di terzi
comprendendo sia quelli di funzionamento sia quelli aventi natura finanziaria.



Gli oneri finanziari sono desumibili dal C.E. riclassificato, mentre i Mezzi di terzi sono esposti nello S.P. finanziario.

Trattandosi di una grandezza flusso rapportata ad una grandezza fondo, l’indice troverebbe piena coerenza se si
utilizzasse una media tra i Mezzi terzi iniziali e quelli finali.

Ø Tasso di incidenza della gestione tributaria à fornisce una misura dell’assorbimento di risorse generato dallo Stato
sul reddito ante imposte (si base sul rapporto tra due grandezze flusso desumibili dal C.E. riclassificato).



N.B.: denominatore - numeratore = Reddito netto.

Significato dell’indice
ROD à fornisce un’indicazione del costo medio che l’impresa sostiene per accedere al capitale di debito a prescindere
dalla sua natura commerciale o finanziaria à ¹ dal costo medio per l’indebitamento bancario.

Scontando la presenza anche di debiti non onerosi al denominatore l’indice fornisce un valore, tendenzialmente,
inferiore rispetto al reale costo dei debiti finanziari à la differenza tra ROD ed il costo dei debiti finanziari risulta tanto
più amplificato quanto maggiore è il peso dei debiti di funzionamento.

Interpretazione dei risultati e termini di riferimento
Ø ROD à risente di diversi elementi che devono essere tenuti in considerazione nella valutazione del risultato:
- Le consuetudini presenti nel settore in ordine alla modalità di pagamento dei fornitori;
- La forza contrattuale nei confronti degli istituti di credito;
- L’andamento dei tassi ufficiali di interesse;
- Le strategie di funzionamento.

L’influenza di tutte queste variabili impedisce di disporre di valori di riferimento “esterni” all’azienda validi in
assoluto à si deve considerare il contesto competitivo in cui opera l’impresa.

Se il ROD funge da parametro per la valutazione della bontà del ROA, specularmente quest’ultimo è un termine di
paragone fondamentale per valutare la sostenibilità delle politiche finanziare dell’azienda à per esprime per un
giudizio positivo sul ROD, quest’ultimo dovrà risultare inferiore al ROA.

Ø Tasso di incidenza gestione tributaria à dovrebbe dipendere dall’incidenza delle aliquote fiscali vigenti alla data di
riferimento del bilancio. Qualora si osservino differenze significative tra t ed il valore medio delle aliquote fiscali, ciò
potrebbe derivare:
- Dalla presenza di agevolazioni fiscali legate al settore;
- Da una struttura costi/ricavi che risulta penalizzante/vantaggiosa nella determinazione delle imposte.

Altri indici collegati
ROD e t non richiedono ulteriori scomposizioni.

ANALISI DELL’EQUILIBRIO PATRIMONIALE: INDICI DI ELASTICITA’ DEGLI IMPIEGHI, DI
INDEBITAMENTO E DISPONIBILITA’/LIQUIDITA’.
L’equilibrio patrimoniale si riscontra quando sono rispettate le seguenti condizioni:
1. elasticità degli impieghi adeguata a rispondere tempestivamente a cambiamenti imposti dal mercato;
2. livello di indebitamento non necessariamente elevato;
3 congruità tra le fonti di finanziamento attivate e le corrispondenti modalità di impiego.

ELASTICITA’ DEGLI IMPIEGHI
Elasticità degli impieghi à misura il peso relativo dell’Attivo corrente sul totale degli impieghi (Attivo netto) desumibile
dallo S.P. finanziario.



Trattandosi di grandezze fondo possono essere utilizzati i valori a fine esercizio.

Significato dell’indice
Un’azienda dotata di una buona elasticità strutturale è generalmente in grado di adattarsi con maggior flessibilità ai
mutamenti dell’ambiente à le poste comprese nell’attivo corrente possono essere liquidate con maggior facilità.

Maggiore è l’elasticità degli impieghi e più consistente sarà il ritorno in forma liquida dell’attivo nei 12 mesi successivi
alla data di riferimento del bilancio.

Interpretazione dei risultati e termini di riferimento.
Non esiste un valore ottimale à il fabbisogno di investimenti durevoli rispetto a quelli correnti dipende da moltissimi
fattori, in primis la tipologia di attività svolta (es. imprese industriali hanno prevalenza di immobilizzazioni; aziende di
servizi sono più elastiche).

Si potrà solo esprimere una valutazione sulla prevalenza dell’attivo corrente su quello immobilizzato o viceversa à nel
primo esempio saremo in presenza di un’elasticità superiore al 50%, nel secondo inferiore al 50%.

Questo indice si presta ad analisi di trend per valutare la variazione del livello di elasticità degli impieghi subito
dall’impresa nel tempo.

Altri indici collegati.
La costruzione di uno S.P. a valori percentuali permette una seconda lettura: l’incidenza sull’Attivo netto di ciascun
elemento dell’attivo rappresenta, a sua volta, un indice:

23454678 9433′;77<=8/?;@@<=8
= %
A77<=8 64778

LIVELLO DI INDEBITAMENTO DELL’IMPRESA
Tasso di indebitamento à esprime la proporzione tra il valore totale dei Mezzi di terzi e l’ammontare del Patrimonio
netto dell’impresa.



Trattandosi di grandezze fondo, il confronto può essere condotto utilizzando valori di fine esercizio.

Significato dell’indice
à fornisce una misura relativa del valore complessivo delle passività che risulta molto più significativa della loro
espressione in termini assoluti, dato che il medesimo valore dei debiti potrebbe essere considerato congruo per
un’impresa ed eccessivo per un’altra.

Rischio finanziario à livello di probabilità che l’impresa non sia in grado di disporre dei mezzi di pagamento per onorare
i propri impegni futuri à un’adeguata consistenza del P.N. rispetto al valore dei Mezzi di terzi riduce tale rischio.

Un aumento progressivo del Tasso di indebitamento può agire negativamente sulle aspettative degli stakeholder, sino a
causare pericolose conseguenze per la sopravvivenza dell’impresa, quali:
Ø Richieste di rimborso da parte degli istituti di credito;
Ø Sospensione delle consegne da parte dei fornitori;
Ø Dimissione del management e delle altre figure che ricoprono posizioni chiave.

Interpretazioni dei risultati e termini di riferimento
L’interpretazione deve essere realizzata tenendo in considerazione i seguenti elementi:
Ø Osservazione del trend temporale subito da questo indice negli ultimi 3-5 esercizi;
Ø Qualità dell’indebitamento, misurata in relazione al peso dei debiti di finanziamento (più rischiosi) rispetto a
quelli di funzionamento;
Ø Segno e ampiezza della differenza tra ROA e ROD à se positivo significa che l’indebitamento contribuisce a
migliorare la redditività del P.N. (ROE);
Ø Congruità fonti-impieghi à un disallineamento tra scadenze fonti e durata impieghi aggrava la lettura dello
stesso tasso di indebitamento che invece in presenza di una congruità può essere giudicato meno rischioso.
Nella prassi, se il rapporto è superiore a 3, si associa alla struttura finanziaria dell’impresa un rischio medio/alto.

Altri indici collegati
Il livello di indebitamento può essere approfondito analizzando la composizione delle fonti di finanziamento à quanto
maggiore è il peso dei debiti a breve (se composizione in base alla scadenza) e dei debiti finanziari (se composizione in
base alla qualità) tanto più rischiosa sarà percepita l’impresa a parità di tasso di indebitamento.


Se i debiti di funzionamento assumo un peso significativo nella composizione dei Mezzi di terzi è opportuno stimare la
durata media delle dilazioni di pagamento ottenute dai fornitori.

B&C*'* /&D," E"D%*'"D* / (GHIJK)
DPO = P 360
K+MN*,'" )* C&%* & ,&D/*O*

N.B.: per correttezza, poiché in bilancio i debiti risultano comprensivi di IVA, è necessario scorporarla.

CONGRUITA’ FONTI-IMPIEGHI: INDICI DI DISPONIBILITA’ E DI LIQUIDITA’
Ø Indice di disponibilità (equivale al CCN)
K''*/" +"DD&%'&
Indice di disponibilità=
T.,,*/" +"DD&%'&

Ø Indice di liquidità (equivale al MdT)
K''*/" +"DD&%'&U-*#.%&%O&
Indice di liquidità=
T.,,*/" +"DD&%'&

Significato degli indici
Per garantire la congruità fonti-impieghi occorre rispettare un equilibrio temporale à se Attivo corrente > Passivo
corrente, gli impieghi destinati al a tornare in forma liquida entro l’esercizio successivo sono in grado di coprire
l’ammontare delle fonti che dovranno essere rimborsate entro la medesima scadenza.

à gli indici di disponibilità/liquidità consentono di valutare in termini relativi tale proporzione e risultano più
significativi della corrispondente informazione fornita dal CCN e MdT che sono, invece, espressi in termini assoluti.

Interpretazione ei risultati e termini di riferimento
Ø Indice di disponibilità > 1 à si riesce a far fronte alle passività correnti con le disponibilità liquide, le attività
finanziarie correnti, l’incasso dei crediti a breve e la vendita di alcune rimanenze.

Ø Indice di liquidità > 1 à si riesce a disporre di mezzi di pagamento per affrontare le passività correnti solamente
con l’uso delle componenti più liquide dell’attivo corrente.

N.B: è ovvio che se indice di liquidità > 1, anche indice di disponibilità > 1

Indice di disponibilità – indice di liquidità = peso delle rimanenze nel garantire l’equilibrio patrimoniale a breve à è
possibile esprime un giudizio positivo se indice di disponibilità > 1 anche se indice di liquidità < 1 purché il peso delle
rimanenze non sia eccessivo (è accettabile indice di liquidità = 0,7/0,8)

Altri indici collegati
Questi indici devono essere letti congiuntamente con tutti gli altri quozienti che indagano sull’equilibrio patrimoniale.

INTERPRETAZIONE DEL ROE ATTRAVERSO LA LEVA FINANZIARIA: PRIMO SCHEMA DI ANALISI
Esistono collegamenti anche tra indici di redditività e indici patrimoniali à è possibile esplicitarne alcuni che spiegano in
che modo le diverse aree contribuiscano alla redditività complessiva, attraverso la scomposizione del ROE.

L’utilizzo della leva finanziaria ci permette di scomporre il ROE secondo 2 schemi di analisi a seconda del modello di
riclassificazione del bilancio considerata:
7. Primo schema à scomposizione del ROE secondo il ROA; usa S.P. finanziario e C.E a ricavi e costo del venduto.
8. Secondo schema à scomposizione del ROE secondo il ROI; usa S.P. funzionale e C.E. a valore della produzione e
valore aggiunto.

PRIMO SCHEMA à esplicita le relazioni che sussistono tra le scelte di indebitamento (profilo patrimoniale) e le modalità
di creazione di valore dell’impresa (profilo economico):



Il reddito netto può essere visto come il risultato dell’attività
svolta grazie alle risorse investite e raccolte a titolo di PN e mezzi
di terzi à più precisamente il reddito netto deriva dalla somma
di due rendimenti:
- quello del patrimonio netto al tasso ROA;
- quello dei mezzi di terzi al tasso ROA-ROD.

In base a questa scomposizione, abbiamo che la redditività del
patrimonio netto ROE dipende da:
- redditività dell’attivo netto ROA;
- il differenziale di leva (ROA – ROD);
- livello di indebitamento ROD.

Se ROA > ROD à un aumento del livello di indebitamento
produce un incremento più che proporzionale della redditività
del PN (ROE).

à l’effetto leva si verifica poiché il ROE, ad un aumento del ROA o ROD, si modifica più che proporzionalmente rispetto
a quella variazione à il livello di indebitamento agisce come “moltiplicatore” del differenziale di leva: se quest’ultimo è
positivo il moltiplicatore amplifica il valore assunto dal ROE rispetto al ROA e viceversa.

à quindi il ricorso all’indebitamento può contribuire al miglioramento del ROE, a patto però che il ROA sia maggiore del
costo medio dei mezzi dei terzi ROD.

Per confrontare imprese in paesi diversi, oppure semplicemente per considerare quanto incide la gestione tributaria
sulla redditività del patrimonio ROE, è opportuno scontare il ROE lordo al tasso dell’imposizione fiscale t.

INTERPRETAZIONE DEL ROE ATTRAVERSO LA LEVA FINANZIARIA: SECONDO SCHEMA



Questo schema, a differenza del precedente, permette di separare i
contributi offerti dall’attività caratteristica rispetto a quella
patrimoniale e finanziaria (grazie al ROI che permette di ottenere una
visione più “pulita” della redditività del core business) à l’altro
schema risentiva delle promiscuità tra gestione operativa e finanziaria
presente sia nel tasso di indebitamento complessivo (considerava sia i
debiti finanziari che quelli di funzionamento) sia nel ROD.

In presenza di una PFN a debito (passività finanziarie > attività
finanziarie), la redditività del PN (ROE) può essere spiegata partendo
dalla Redditività del Capitale investito netto aziendale ROI (a
differenza dell’altro schema imperniato sulla redditività dell’Attivo
netto ROA) desumibile dal S.P. funzionale.

Poiché il ROI esprime la redditività del Capitale investito netto aziendale, il differenziale di leva dovrà essere
determinato confrontando tale indice con il Costo dell’indebitamento finanziario netto (costo dei mezzi utilizzati per
garantire la copertura finanziaria del Capitale investito netto aziendale) à se ROI > Costo indebitamento finanziario
netto, un aumento del livello di indebitamento produce un incremento più che proporzionale della redditività del
patrimonio netto ROE à il ricorso all’indebitamento finanziario può contribuire al miglioramento del ROE

Tale differenziale dovrà essere moltiplicato per il Tasso di indebitamento finanziario netto che produrrà il medesimo
effetto moltiplicatore sul differenziale di leva osservato nell’altro schema di leva.

CAPITALE INVESTITO NETTO AZIENDALE à risulterà sempre minore (o al più uguale) all’Attivo netto in considerazione
del legame esistente tra essi:
Capitale investito netto aziendale = Attivo netto – passività operative a breve e a medio/lungo
– titoli – Crediti finanziari – Liquidità

Abbiamo anche visto che il Capitale investito netto aziendale deriva dalla somma delle risorse investite nette nella
gestione caratteristica e nella gestione accessoria-patrimoniale.


à dunque, il Capitale investito netto aziendale può essere interpretato come il fabbisogno finanziario che la gestione
caratteristica non riesce a coprire attraverso le proprie fonti a cui si somma il fabbisogno derivante dagli investimenti
realizzati nella gestione accessoria-patrimoniale. Tale fabbisogno complessivo deve trovare copertura con:
- Mezzi di terzi di natura finanziaria;
- Patrimonio netto.

ROI à per calcolarlo dovremo considerare al numeratore i risultati associati al Capitale investito nella gestione
caratteristica e agli investimenti nella gestione accessoria-patrimoniale.



Differenze tra ROA e ROI:
- al numeratore, dall’assenza dei proventi finanziari netti derivanti dagli investimenti finanziari
- al denominatore, come discusso in precedenza, dall’impiego del Capitale investito netto aziendale al posto
dell’Attivo netto.
à il ROI presenta una maggiore valenza esplicativa del ROA in quanto si sofferma in maniera più circostanziale sulla
redditività operativa dell’impresa.

È possibile osservare il contributo fornito dalle due aree alla redditività attraverso la scomposizione dl ROI. Inoltre, una
volta individuata la Redditività del Capitale investito nella gestione caratteristica si può procedere all’individuazione
delle determinanti, attraverso la scomposizione di questo indice.


N.B.: la suddivisione del ROI della gestione caratteristica segue i medesimi criteri della scomposizione del ROA.

DETERMINANTI DELLA REDDITTIVITÀ DEL CAPITALE INVESTITO NELLA GESTIONE CARATTERISTICA:
- ROS;
- Rotazione del capitale investito nella gestione caratteristica.


Ø La redditività delle vendite (ROS)
Questa formulazione del ROS appare più convincente di quella utilizzata per il ROA, poiché presenta una maggiore
coerenza tra i Ricavi di vendita esposti al denominatore ed il Risultato operativo riportato al numeratore (il quale
non risente degli influssi dei proventi netti da partecipazioni e degli altri proventi impiegati nel calcolo del ROA) à
solamente il Risultato operativo (EBIT) caratteristico appare direttamente correlato al fatturato dell’impresa.

N.B.: lo schema a “Valore della produzione e valore aggiunto” si presta ad una più agevole comprensione delle
modalità di formazione del Risultato operativo caratteristico.

Tra gli indici più utilizzati:
§ Incidenza del MOL sulle vendite à significativo poiché il MOL fornisce un’indicazione del flusso potenziale di
liquidità generato dalla gestione caratteristica.


§ Incidenza del Valore Aggiunto sulle vendite à fornisce una misura relativa della creazione di valore generata
dall’impresa a favore degli stakeholder “interni” o, specularmente, consente di apprezzare l’incidenza del
fatturato dei costi “esterni” per acquisti di beni e servizi della gestione caratteristica.



Ricavi netti di vendita – Valore Aggiunto = Costi di produzione esterni à al crescere di questi componenti
negativi di reddito, a parità di fatturato, l’indice tenderà a decrescere. Ciò a causa di:
- un incremento dei prezzi di acquisto
- un aumento delle quantità consumate in rapporto ai ricavi di vendita
- l’avvio di un processo di esternalizzazione che aumenta l’incidenza dei costi esterni di produzione.

Una variante di questo rapporto può essere calcolata rapportando il Valore aggiunto al Valore della produzione
à misura i livelli di efficienza produttiva nell’impiego dei beni e servizi acquistati esternamente.

Ø La rotazione del capitale investito nella gestione caratteristica
Risulta più coerente della Rotazione dell’Attivo netto (Asset Turnover) utilizzata nello schema precedente à i ricavi
delle vendite risultano direttamente correlati con la sola gestione caratteristica “interna”, mentre non presentano
nessun nesso con gli investimenti nella gestione accessoria-patrimoniale (che l’indice precedente comprendeva
nell’attivo netto).

Le determinanti della Rotazione del Capitale investito nella gestione caratteristica vanno ricercate negli indici che
esprimono la velocità dei processi aziendali:



La lettura congiunta del DSO, della rotazione del magazzino e del DPO, consente di ricostruire un’informazione
molto importante relativa alla durata del ciclo monetario dell’impresa.

Durata del ciclo monetario à identifica il periodo di “scopertura”
finanziaria che si genera dallo svolgimento della gestione
caratteristica à quanto maggiore è la distanza tra la somma
della durata dei crediti con la durata delle giacenze e la durata
dei debiti commerciali, tanto maggiore sarà il CCNO e, quindi, il
fabbisogno finanziario della gestione operativa.

N.B.: in fase di forte espansione dei volumi di vendita (e quindi
degli acquisti) è normale che il CCNO presenti una tendenza a
crescere nel tempo e quindi ad assorbire liquidità.

Il CCNO può considerarsi “sotto controllo” quando si presenta un rapporto tendenzialmente stabile sui ricavi che lo
hanno generato nel corso degli anni.
à una diminuzione nel corso degli esercizi è positivo; un
incremento può essere indizio di scarsa attenzione nella
gestione del magazzino o sui tempi di incasso/pagamento.

A causa delle molteplici cause che possono incidere sul CCNO è difficile identificare un benchmarck ottimale à in
termini indicativi, si attribuisce un giudizio positivo a valori inferiori al 25-30%.

Il tasso di indebitamento finanziario netto e la relativa onerosità
Lo S.P. funzionale contrappone al Capitale investito netto le coperture finanziarie utilizzate:
- Patrimonio netto;
- Posizione finanziaria netta à formata da debiti finanziari a B/L nei confronti del sistema bancario e del mercato
dei capitali al netto delle attività finanziarie.

Tasso di indebitamento finanziario netto à utile per disporre di un’informazione relativa alla solidità della struttura
patrimoniale da affiancare al Tasso di indebitamento complessivo (totale dei Mezzi di terzi / Patrimonio netto).



Tasso di indebitamento finanziario netto < Tasso di indebitamento complessivo, poiché:
- la PFN considera esclusivamente i debiti di natura finanziaria;
- la PFN costituisce un valore differenziale, in quanto i debiti finanziari sono esposti al netto delle attività
finanziarie (liquidità, crediti finanziari e titoli).
à perciò, se si tende ad associare un rischio medio/alto a indebitamento complessivo > 3, nel caso del Tasso di
indebitamento finanziario tale soglia si abbassa a 1,5.

Costo dell’indebitamento finanziario netto à misura gli effetti economici della PFN.

Potrebbero piacerti anche