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spagnolo, il Duca-Conte di Olivares stabilì il Colegio Imperial gesuita a Madrid per
preparare gli spagnoli nobili all'umanità ed alle arti militari.
L'espulsione dei Mori da Valencia
Nel 1502 i Mori del sud della Spagna vennero convertiti al cristianesimo
forzatamente, ma sotto il governo di Carlo I ottennero un certo grado di tolleranza
da parte dei governanti cristiani. Gli fu permesso di utilizzare i loro costumi, gli
indumenti e la lingua precedenti e le leggi religiose vennero imposte in maniera più
rilassata. Nonostante questo, nel 1568, sotto Filippo II, i Mori si ribellarono (si
veda Ribellione di Alpujarras) dopo che vennero imposte nuovamente le vecchie
leggi. La rivolta venne repressa solamente da truppe italiane sotto Don Giovanni
d'Austria, ed anche allora i mori si ritirarono sulle zone montuose e non furono
scon tti no al 1570. Alla rivolta seguì un enorme programma di ricollocamento in
cui 12.000 contadini cristiani presero il posto dei mori. Nel 1609 Filippo III,
consigliato dal Duca di Lerma, espulse 300.000 mori dalla Spagna.
L'Illustrazione criticò gli spagnoli principalmente per il loro eccessivo zelo religioso
e la pigrizia. Tra i membri dell'aristocrazia, che godevano di più sicurezza nelle loro
posizioni di potere (a differenza dei loro colleghi in Francia ed Inghilterra, che
erano sempre più competitivi) si poteva applicare l'argomento della «pigrizia
spagnola». L'espulsione dei lavoratori di origine araba o ebraica fu probabilmente
deleterio per l'economia spagnola.
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