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Gli statunitensi però non cedettero dalle loro posizioni, e accettarono le tre proposte originarie di Wilson

per Anvil: uno sbarco anfibio nel golfo di Biscaglia, un assalto alla Francia meridionale o un assalto
all'estremità settentrionale dell'Adriatico per aiutare l'avanzata di Alexander oltre il Po. Poiché ogni
opzione implicava un grosso sbarco anfibio ogni decisione fu rimandata finché non vi fossero chiare
indicazioni sugli sviluppi di Overlord e dell'imponente offensiva estiva sovietica. Nel frattempo il ritiro
delle divisioni americane e francesi dall'Italia ebbe inizio, ma Wilson garantì ad Alexander il
mantenimento di un numero sufficiente di truppe per consentirgli di serrare rapidamente la linea Pisa-
Rimini[16]. Essendo in Europa per rendersi conto in prima persona dello svolgimento dei combattimenti
in Normandia, il capo di stato maggiore dell'esercito statunitense George Marshall visitò il comando di
Wilson prima di rientrare a Washington, e seppur riconoscendo il punto di vista britannico sottolineò che
l'unica cosa che serviva in quel momento alle forze statunitensi erano porti dove sbarcare le cinquanta
divisioni che aspettavano negli Stati Uniti di partire per l'Europa nord-occidentale. Tali divisioni erano
destinate in ogni modo alla Francia; in nessun caso sarebbero state impiegate altrove, e secondo
Marshall era improbabile che l'OKW inviasse otto/dieci divisioni in Italia come supponeva Alexander.
Inoltre egli dubitava che Charles de Gaulle avrebbe acconsentito a spostare alcune delle sue migliori
truppe nei Balcani piuttosto che prendere parte alla liberazione della Francia. Ad ogni modo la svolta
decisiva si ebbe con l'intervento del Comandante supremo delle forze alleate in Europa, Dwight D.
Eisenhower, il quale dichiarò che uno sbarco sulle coste meridionali francesi sarebbe stato il modo
migliore per accelerare l'annientamento delle forze tedesche che gli si opponevano nell'Europa nord-
occidentale, e con il totale supporto dei capi di stato maggiore statunitensi il piano di Alexander passò
in secondo piano e il generale britannico si dovette accontentare di proseguire i suoi obiettivi con truppe
limitate[17].
Il dibattito fu poi elevato a livello politico dalle insistenze di Churchill, che il 28 giugno inviò al presidente
degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt un memorandum in cui criticava velatamente l'apertura di un
terzo fronte nel Mediterraneo a favore di un impegno maggiore in Italia. Roosevelt rispose il giorno
dopo, confermando che i piani rimanevano immutabili, facendo inoltre pesare l'impossibilità di
abbandonare quanto concordato a Teheran con Iosif Stalin, ossia concentrare gli sforzi in
un'operazione che impegnasse il nemico nella più vasta scala possibile e con la più grande violenza e
continuità, quindi relegando inevitabilmente il fronte italiano in secondo piano rispetto al nuovo fronte
francese[18]. L'amarezza di Londra fu acuita dalla notizia che gli statunitensi stavano già provvedendo al
ritiro delle proprie truppe dall'Italia, e Alan Brooke consigliò Churchill di cedere per il più vasto interesse
dell'unità tra gli Alleati. Il 2 luglio infine i capi di stato maggiore alleati impartirono a Wilson direttive per
lanciare verso il 15 agosto l'operazione Anvil con tre divisioni iniziali, più uno sbarco aereo, mentre la
battaglia in Italia sarebbe continuata con tutte le forze rimanenti[19]. Il 5 luglio Alexander e il suo stato
maggiore ricevettero la notizia sotto forma di una nuova direttiva, in cui veniva ordinato che Anvil
avrebbe avuto la precedenza assoluta su tutte le risorse alleate di terra, mare e aria[20]. Questa
decisione, probabilmente non del tutto inattesa, costituì un'amara delusione per i comandi alleati in
Italia, ed ebbe un effetto molto profondo nella campagna, che doveva ora trascinarsi con le poche
risorse disponibili[19]. Per ragioni politiche era comunque necessario completare la liberazione dell'Italia
per impegnare quante più divisioni tedesche possibili e impedire al nemico di continuare a sfruttare le
risorse economiche delle industrie della valle del Po. Divenne chiaro che questi erano obiettivi
secondari e vaghi; ormai si era sparso troppo sangue perché la campagna venisse abbandonata, ma
l'assenza di uno scopo, abbinata alle spaventose condizioni invernali degli Appennini, si sarebbe
rivelato un fattore importante nel contenere i problemi disciplinari che in seguito sarebbero sorti[21].
Una settimana dopo la conquista di Roma il quartier generale del VI Corpo di Lucian Truscott fu ritirato
dall'Italia per unirsi alla 7ª Armata del generale Alexander Patch, ossia l'armata incaricata di effettuare
l'operazione Anvil. Di conseguenza Truscott decise di ritirare immediatamente la 45ª Divisione di
fanteria, seguita poi il 17 giugno dalla 3ª Divisione, dalla 36ª il 27 e da due divisioni francesi tra il 24
giugno e la prima settimana di luglio, mentre le altre due divisioni francesi e la maggior parte delle
truppe del VI Corpo seguirono più tardi[22]. Il VI Corpo e tre divisioni statunitensi erano ormai perse
assieme alle quattro divisioni francesi, mentre il 70% delle forze aeree del gruppo d'armate in Italia e un
ingente numero di reparti logistici furono dirottati per Anvil. Il 15º Gruppo d'armate fu ridotto a diciotto
divisioni, la 5ª Armata fu ridotta a sole cinque divisioni, mentre i tedeschi assunsero l'atteggiamento che
Alexander aveva previsto. Hitler aveva ordinato a Kesselring di tenere la linea Gotica, e in aggiunta alle
quattro divisioni già inviate a rinforzare il suo Gruppo d'armate C Kesselring stava per ricevere altre tre
divisioni destinate originariamente al fronte russo, e una dal fronte russo stesso[23]. Sicché mentre
Alexander perdeva sette divisioni e una vasta parte delle forze aeree, Kesselring vedeva le sue unità
aumentare di otto divisioni, oltre a sostanziosi rinforzi atti a riportare in organico le sue malconce
divisioni[24].

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