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LA POLITICA ESTERA

Per quanto riguardava la questione nazionale invece, Cavour era


fermamente contrario a ogni ipotesi rivoluzionaria, e non vedeva fra gli
obiettivi più urgenti la formazione di uno Stato unitario che comprendesse
l’intera penisola. Mirava, però, a un’estensione dello Stato sabaudo, che a
suo avviso sarebbe potuto trasformarsi in un regno d’alta Italia, inglobando
le altre regioni Settentrionali. Cavour riuscì ad assegnare al regno di
Sardegna un nuovo ruolo sulla scena politica internazionale. Fino a quel
momento, il regno dei Savoia era stato considerato dalle diplomazie
europee come un modesto stato alpino schiacciato tra la Francia e
l’Australia. Dal contrasto che per secoli aveva opposto queste due potenze,
la dinastia sabauda aveva ricavato solo piccoli ingrandimenti territoriali.
Le cose cambiarono con Cavour, che seppe approfittare della tendenza dei
francesi a intervenire nella politica italiana per contrastare l’egemonia
austriaca nella penisola.
In Francia le cose erano molto cambiate nell’arco di pochi anni con la
rivoluzione del 1848 la dinastia borbonica era stata definitivamente
allontanata dal trono. C’era stata poi la breve e travagliata parentesi della
seconda Repubblica: il presidente eletto nel dicembre nel 1848, Luigi
Napoleone Bonaparte era entrato quasi subito in conflitto con l’assemblea
nazionale. Dopo tre anni di braccio di ferro tra il presidente, titolare del
potere esecutivo, e l’assemblea che esprimeva il potere legislativo, il 2
dicembre 1851 Bonaparte si era impadronito dei pieni poteri con un colpo
di stato. Qualche mese dopo, il 20 novembre 1852 si era fatto nominare
imperatore dei francesi con il nome di Napoleone III. Una volta sul trono,
aveva iniziato a interferire negli equilibri italiani. Ma Cavour intuì molto
presto come sia le ambizioni sia le frustrazioni di Napoleone III potessero
tornare utili alla causa del Piemonte sabaudo.
Un politico accorto come Cavour non poteva dimenticare la lezione
appressa alla prima guerra d’ indipendenza: l’esercito sabaudo Poteva
sfidare quello asburgico, ma non era abbastanza forte per sconfiggerlo né
da solo, né con l’aiuto di contingenti di volontari provenienti da altri Stati
italiani. Per sbaragliare gli austriaci occorrevano alleati migliori: d’accordo
con il re Vittorio Emanuele II, Cavour decise quindi di ottenere il sostegno
di Napoleone III, per poi attaccare nuovamente l’Australia. Inoltre, Cavour
capì che era necessario garantirsi in anticipo anche la neutralità
dell’Inghilterra, la cui flotta dominava il Mediterraneo.
La partecipazione della guerra di CRIMEA
La partecipazione alla guerra di Crimea nel 1855, Cavour riuscì a
imprimere una svolta decisiva alle relazioni fra il regno di Sardegna da un
lato e la Francia e Inghilterra dall’altro. Decise infatti di inviare 15.000
soldati Sabaudi nella penisola di Crimea, sul Mar Nero, dove un
contingente Anglo- francese di 200.000 uomini era impegnato, insieme
all’impero ottomano, in una guerra contro la Russia. Si trattava di un
conflitto estremamente delicato, data l’importanza politica della posta in
gioco. Là guerra di Crimea si combatteva infatti nell’ambito di una sempre
più intricata questione d’oriente: Al progressivo, In arrestabile declino
dell’impero ottomano si associava a una continua espansione verso sud
dell’impero russo, che l’Inghilterra la Francia erano intenzionate ad
arginare. Nel 1856 la principale base zarista del Mar Nero, fortezza di
Sebastopoli, fu conquistato dopo un lungo assedio: lo zar Alessandro II
dovette rinunciare alla Crimea e la fine dell’impero ottomano poté apparire
quantomeno rinviato. Ma quel punto Cavour, facendo leva sul contributo
importante prestato alla causa anglo-francese del corpo di spedizione
sabaudo, Poté sedersi al tavolo delle trattative di pace durante il congresso
di Parigi, reclamando per il regno di Sardegna un ruolo da potenza di
primo piano, e una volta lì non mancò di richiamare l’attenzione di inglesi
e francesi sulla questione italiana.

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