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veterane gli erano state sottratte proprio mentre Roma sembrava a portata di mano, parallelamente
anche Kesselring si ritrovò nella stessa situazione che incontrò nella tarda estate del 1943, quando
l'Italia era uscita dal conflitto e gli Alleati erano sbarcati a Salerno. Adesso come allora aveva due
problemi da risolvere: come stabilizzare un fronte continuo attraverso la penisola e come guadagnare
tempo per creare una nuova posizione difensiva sulla quale resistere per il prossimo inverno. Stavolta
la grande differenza era che non si era alla fine, bensì all'inizio dell'estate, e ciò lo costringeva ad
affrontare una ritirata combattuta su terreno asciutto e contro due armate esperte e vittoriose[10]. Il
problema più impellente per il feldmaresciallo tedesco fu quello di rialzare il morale della 14ª Armata
sonoramente battuta dallo sfondamento di Anzio[25]. Dopo la caduta di Roma Kesselring sostituì il
generale Eberhard von Mackensen, indicato come responsabile del mancato coordinamento tedesco
contro la testa di ponte di Anzio, con il generale Joachim Lemelsen[26], e nel settore della 14ª Armata
vennero inviati cospicui rinforzi. A causa del terreno aperto e ondulato che si estendeva a ovest
del Tevere, Kesselring ritenne opportuno puntellare l'armata di Lemelsen con la 26ª Divisione
corazzata e la 29ª e 90ª Divisione panzergrenadier provenienti dalla 10ª Armata, in modo tale da
opporre un'efficace resistenza alla 5ª Armata statunitense; questa in quel momento era nettamente più
forte della sua controparte britannica, che al contrario poteva essere facilmente contenuta dalle
retroguardie della 10ª Armata sfruttando anche il terreno più impervio del versante adriatico[25].
Nel progettare l'azione ritardatrice, Kesselring stimò che le difficoltà logistiche avrebbero rallentato
l'avanzata alleata, sempre che egli nel ritirarsi avesse distrutto strade e ferrovie a sufficienza. Sebbene
a nord di Roma la penisola si allargasse, vi era una posizione difensiva che correva da est a ovest
attraverso il lago Trasimeno, e che egli considerava sufficientemente a nord per dare tempo alle sue
divisioni di riprendere l'equilibrio e ai suoi genieri la possibilità di effettuare una metodica distruzione
delle direttrici logistiche. A nord della linea del Trasimeno Kesselring avrebbe adottato nuovamente la
tattica di retrocedere attraverso una serie di posizioni ritardatrici fino a raggiungere il fiume Arno, sul
quale avrebbe opposto l'ultima resistenza prima di ritirarsi lentamente sulla linea Gotica, che egli
sperava di tenere per l'inverno[27].
Per impedire l'accerchiamento della 10ª Armata dopo che gli Alleati avevano compiuto la loro
importante puntata a nord di Roma, il XIV Corpo di Fridolin von Senger, che si era comportato
egregiamente durante i lunghi e duri combattimenti di Cassino, fu spostato a est del Tevere per
difenderne i punti di attraversamento e per fungere da legame tra le due armate tedesche. Questa
azione valse a contenere la penetrazione alleata tra Subiaco e Tivoli il 6 giugno; due giorni dopo
vennero efficacemente difesi gli attraversamenti sul fiume a Orte, mentre per il 9 giugno si era costituito
a Orvieto un forte concentramento di truppe[28]. Il 12 giugno il corpo di von Senger fu ufficialmente
spostato alle dipendenze della 14ª Armata, con disappunto dello stesso generale il quale si trovò a
guidare divisioni di terz'ordine, mentre le sue vecchie divisioni passarono alle dipendenze del I Corpo
paracadutisti che aveva ai suoi ordini l'ala sinistra della 14ª Armata. Il comando di von Senger fu quindi
spostato tra questo corpo e il LIV corpo d'armata che presidiava la costa tirrenica[29]. La Germania
stava ormai raschiando il fondo del barile, e le unità poste al comando di von Senger erano costituite da
rincalzi e uomini che non avevano ancora preso parte a combattimenti terrestri: la 19ª e la 20ª
Divisione da campo della Luftwaffe, formate da meccanici e altri specialisti che non avendo più aerei di
cui occuparsi erano stati trasformati in fanteria; la 356ª Divisione, che si trovava in Italia da maggio
dove però aveva svolto solo attività di addestramento e difesa costiera nella zona di Genova; la 162ª
Divisione di fanteria turcomanna, fino ad allora utilizzata solo in azioni nelle retrovie, composta per tre
quarti da prigionieri di guerra delle ex-repubbliche sovietiche di discutibile spirito combattivo[30][31].