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Mentre Alexander si trovava nella stessa situazione dell'autunno 1943, quando le prime sette divisioni

veterane gli erano state sottratte proprio mentre Roma sembrava a portata di mano, parallelamente
anche Kesselring si ritrovò nella stessa situazione che incontrò nella tarda estate del 1943, quando
l'Italia era uscita dal conflitto e gli Alleati erano sbarcati a Salerno. Adesso come allora aveva due
problemi da risolvere: come stabilizzare un fronte continuo attraverso la penisola e come guadagnare
tempo per creare una nuova posizione difensiva sulla quale resistere per il prossimo inverno. Stavolta
la grande differenza era che non si era alla fine, bensì all'inizio dell'estate, e ciò lo costringeva ad
affrontare una ritirata combattuta su terreno asciutto e contro due armate esperte e vittoriose[10]. Il
problema più impellente per il feldmaresciallo tedesco fu quello di rialzare il morale della 14ª Armata
sonoramente battuta dallo sfondamento di Anzio[25]. Dopo la caduta di Roma Kesselring sostituì il
generale Eberhard von Mackensen, indicato come responsabile del mancato coordinamento tedesco
contro la testa di ponte di Anzio, con il generale Joachim Lemelsen[26], e nel settore della 14ª Armata
vennero inviati cospicui rinforzi. A causa del terreno aperto e ondulato che si estendeva a ovest
del Tevere, Kesselring ritenne opportuno puntellare l'armata di Lemelsen con la 26ª Divisione
corazzata e la 29ª e 90ª Divisione panzergrenadier provenienti dalla 10ª Armata, in modo tale da
opporre un'efficace resistenza alla 5ª Armata statunitense; questa in quel momento era nettamente più
forte della sua controparte britannica, che al contrario poteva essere facilmente contenuta dalle
retroguardie della 10ª Armata sfruttando anche il terreno più impervio del versante adriatico[25].
Nel progettare l'azione ritardatrice, Kesselring stimò che le difficoltà logistiche avrebbero rallentato
l'avanzata alleata, sempre che egli nel ritirarsi avesse distrutto strade e ferrovie a sufficienza. Sebbene
a nord di Roma la penisola si allargasse, vi era una posizione difensiva che correva da est a ovest
attraverso il lago Trasimeno, e che egli considerava sufficientemente a nord per dare tempo alle sue
divisioni di riprendere l'equilibrio e ai suoi genieri la possibilità di effettuare una metodica distruzione
delle direttrici logistiche. A nord della linea del Trasimeno Kesselring avrebbe adottato nuovamente la
tattica di retrocedere attraverso una serie di posizioni ritardatrici fino a raggiungere il fiume Arno, sul
quale avrebbe opposto l'ultima resistenza prima di ritirarsi lentamente sulla linea Gotica, che egli
sperava di tenere per l'inverno[27].
Per impedire l'accerchiamento della 10ª Armata dopo che gli Alleati avevano compiuto la loro
importante puntata a nord di Roma, il XIV Corpo di Fridolin von Senger, che si era comportato
egregiamente durante i lunghi e duri combattimenti di Cassino, fu spostato a est del Tevere per
difenderne i punti di attraversamento e per fungere da legame tra le due armate tedesche. Questa
azione valse a contenere la penetrazione alleata tra Subiaco e Tivoli il 6 giugno; due giorni dopo
vennero efficacemente difesi gli attraversamenti sul fiume a Orte, mentre per il 9 giugno si era costituito
a Orvieto un forte concentramento di truppe[28]. Il 12 giugno il corpo di von Senger fu ufficialmente
spostato alle dipendenze della 14ª Armata, con disappunto dello stesso generale il quale si trovò a
guidare divisioni di terz'ordine, mentre le sue vecchie divisioni passarono alle dipendenze del I Corpo
paracadutisti che aveva ai suoi ordini l'ala sinistra della 14ª Armata. Il comando di von Senger fu quindi
spostato tra questo corpo e il LIV corpo d'armata che presidiava la costa tirrenica[29]. La Germania
stava ormai raschiando il fondo del barile, e le unità poste al comando di von Senger erano costituite da
rincalzi e uomini che non avevano ancora preso parte a combattimenti terrestri: la 19ª e la 20ª
Divisione da campo della Luftwaffe, formate da meccanici e altri specialisti che non avendo più aerei di
cui occuparsi erano stati trasformati in fanteria; la 356ª Divisione, che si trovava in Italia da maggio
dove però aveva svolto solo attività di addestramento e difesa costiera nella zona di Genova; la 162ª
Divisione di fanteria turcomanna, fino ad allora utilizzata solo in azioni nelle retrovie, composta per tre
quarti da prigionieri di guerra delle ex-repubbliche sovietiche di discutibile spirito combattivo[30][31].

L'inseguimento verso la Gotica[modifica | modifica wikitesto]


L'inseguimento alleato a nord di Roma iniziò alle prime luci del 5 giugno. La valle del Tevere costituiva
grosso modo la linea di demarcazione fra la 5ª e l'8ª Armata e fra le due armate tedesche che esse
stavano inseguendo[32]. Nel settore statunitense il VI Corpo fu lanciato lungo la statale nº 1 lungo la
costa, dove occupò Civitavecchia il 7 giugno, mentre il II Corpo lungo la statale nº 2 si dirigeva
verso Viterbo che fu occupata il 9 giugno[28]. Entrambi i corpi statunitensi incontrarono pochissima
resistenza, dopodiché in vista di Anvil il VI Corpo fu sostituito dal neo-costituito IV Corpo
d'armata di Willis D. Crittenberger giunto in Italia nel mese di marzo, mentre il II Corpo fu
temporaneamente sostituito dal Corpo di spedizione francese e posto in riserva[32]. L'8ª Armata nel
frattempo incontrò grosse difficoltà ad aprire la via alle due divisioni corazzate del XIII Corpo d'armata
che attendevano di lanciarsi all'inseguimento del nemico: la 6ª Divisione corazzata sudafricana iniziò ad
avanzare lungo la statale nº 3 solo il 6 giugno, e in serata raggiunse Civita Castellana per poi trovare
una forte opposizione da parte della Divisione "Hermann Göring" vicino a Monterotondo[28]; nel mentre
la 6ª Divisione corazzata britannica iniziò ad avanzare lungo la statale nº 4, con la 4ª Divisione di
fanteria britannica in appoggio alle divisioni corazzate. Nonostante la resistenza della "Hermann
Göring" e della 15ª Divisione panzergrenadier che diede filo da torcere ai soldati britannici nei pressi
di Palombara, i soldati dell'8ª Armata fecero significativi progressi tanto che la divisione sudafricana al
mattino del 7 giugno era avanzata di circa 55 chilometri[28][33].
Il 7 giugno Alexander diramò gli obiettivi per le due armate, ordinando all'8ª Armata di avanzare fino alla
linea Firenze-Bibbiena-Arezzo e alla 5ª Armata di avanzare sulla zona di Pisa-Lucca-Pistoia. Per
sfruttare al massimo il tempo a sua disposizione prima di dover subire il prelievo di truppe per l'inizio
dell'operazione Anvil, Alexander ordinò a entrambi i comandi delle due armate di correre «rischi
estremi» pur di inseguire il nemico prima che questo potesse riprendere fiato[28][33]. Per i successivi
dieci giorni l'avanzata delle armate alleate fu rapida, ma con il trascorrere dei giorni vi fu un notevole
irrigidimento della resistenza tedesca[33]. Kesselring riuscì a prevedere la tattica degli alleati durante la
loro avanzata in Italia, e nonostante le sue divisioni risultassero fortemente provate lo spirito combattivo
non era diminuito. Secondo il generale tedesco gli Alleati non seppero sfruttare l'impiego dell'aviazione,
sia contro i facili obiettivi di prima linea sia nelle retrovie, non riuscirono a sostenere adeguatamente le
formazioni partigiane italiane nel nord Italia con il lancio di truppe aviotrasportate dietro le linee di
combattimento e non effettuarono sbarchi di carattere tattico alle spalle del fronte tedesco. Così quando
il XIV Corpo di von Senger completò il suo posizionamento all'altezza del lago di Bolsena, Kesselring si
decise a frenare più energicamente i movimenti di arretramento per ridurre gradualmente la spinta
alleata con una difesa combattuta[34]. Nonostante venisse ammonito frequentemente dal comando
supremo di limitare l'abbandono di terreno, Kesselring rimase generalmente libero di agire secondo
necessità, anche dopo che a inizio luglio fu richiamato per tale motivo dallo stesso Hitler. Dopo essersi
recato direttamente al quartier generale del Führer, Kesselring riuscì a convincerlo della necessità di
ritirarsi ordinatamente fino ad arrestare l'avanzata degli Alleati sugli Appennini, e così facendo durante il
prosieguo della campagna al feldmaresciallo tedesco fu accordata ampia libertà d'azione e comando[35].
La 5ª Armata continuò a utilizzare il IV Corpo e il Corpo di spedizione francese di Alphonse Juin lungo
le statali nº 1 e 2, mentre l'8ª Armata portò il X Corpo britannico sul fianco orientale del XIII Corpo per
continuare a premere in direzione nord-ovest, mirando a superare sui due lati il lago Trasimeno per
occupare l'importante nodo ferroviario di Arezzo. Il 20 giugno entrambe le armate alleate si trovarono di
fronte alla linea del Trasimeno, dove il IV Corpo incontrò una forte resistenza sul fiume Ombrone, il
Corpo francese fu contrastato sul suo tributario, il fiume Orcia, mentre il XIII Corpo britannico fu fermato
davanti a Chiusi; il X Corpo, dopo aver conquistato Perugia, fu costretto a fermarsi a est del Trasimeno.
Sulla costa adriatica il V Corpo continuò a seguire il nemico in ritirata penetrando
a Pescara e Chieti (vecchi obiettivi del fallito attacco sul Sangro di Montgomery), quando il fronte fu
preso in consegna dal II Corpo polacco che avanzò ancora sul fiume Chienti, estensione della linea del
Trasimeno nel settore adriatico, che raggiunse il 21 giugno[36]. L'inseguimento si era quindi concluso
sulla linea del Trasimeno, un ostacolo temporaneo allestito dai tedeschi che costrinse gli Alleati a
raggrupparsi e a riorganizzarsi per un attacco decisivo che fece perdere loro tempo e uomini. Ci vollero
tre settimane per avanzare di 72 chilometri[37].
Nel frattempo Kesselring poté usufruire dei rinforzi promessi: la 34ª Divisione di fanteria cominciò ad
arrivare dal fronte orientale e assieme alla 16ª Divisione SS Panzegrenadier si posizionò a tergo del
XIV Corpo, giusto in tempo per far sentire il suo peso e infliggere le prime gravi perdite al IV Corpo
statunitense quando questo tentò di arrivare a Cecina durante i primi assalti alla linea del Trasimeno.
Tra i giorno 20 e 30 giugno le forze alleate ricominciarono a incalzare i tedeschi: i francesi riuscirono a
entrare a Siena il 3 luglio, ma non affondarono il colpo consapevoli che il 22 luglio sarebbero stati
trasferiti tra le unità che avrebbero partecipato allo sbarco alleato in Provenza (rinominato operazione
Dragoon e previsto per il 15 agosto); nel mentre i due corpi britannici (X e XIII) che cercavano di aprirsi
la strada ai due lati del Trasimeno dovettero sostenere gli scontri più accaniti contro le veterane
divisioni tedesche "Hermann Göring", 15ª Panzergrenadier e 1ª paracadutisti[38].
Il 1º luglio il IV Corpo entrò a Cecina, mentre i due corpi britannici cominciarono ad avanzare oltre le
difese tedesche il 30 giugno, quando si accorsero che i difensori avevano evacuato le loro posizioni. La
ritirata di Kesselring fu abbastanza rapida e ben coordinata, e permise ai tedeschi di attestarsi su una
nuova linea difensiva che partiva dalla costa occidentale a circa dieci chilometri a nord di Cecina,
attraversava Volterra e le alture a sud di Arezzo e giungeva sulla costa orientale a sud di Ancona. I
combattimenti su questa linea furono una ripetizione di quelli avvenuti sulla linea del Trasimeno, e
anche in questa occasione Kesselring riuscì a tenere impegnati gli Alleati fino al 15 luglio, quando nella
notte riprese a ritirarsi lungo una serie di postazioni difensive che disturbavano l'avanzata delle forze
nemiche. Talvolta le posizioni tedesche erano facilmente ricacciate indietro e l'avanzata veniva ripresa,
ma più spesso occorreva dispiegare forze sempre maggiori di reparti per avere ragione dei difensori,
obbligando gli attaccanti a fermarsi anche per due o tre notti[39]. In tal modo le divisioni anglo-americane
si stancavano e Alexander vedeva lentamente trascorrere i giorni estivi senza riuscire ad avvicinarsi
abbastanza alla linea Gotica, in modo da poter sferrare l'attacco decisivo come aveva programmato.
Solo il 4 agosto le divisioni tedesche decisero di indietreggiare sulla linea ritardatrice finale approntata
da Kesselring davanti alla Gotica, la linea dell'Arno, che partiva da Pisa, attraversava Firenze e quindi
superava gli Appennini per finire sul fiume Metauro. La città di Ancona fu abbandonata e lasciata ai
polacchi il 18 luglio e Livorno agli statunitensi il giorno dopo. Il 4 agosto i tedeschi si ritirarono dalla
sponda nord dell'Arno solo dopo aver fatto saltare tutti i ponti di Firenze, eccetto Ponte Vecchio che
bloccarono demolendo le case poste alla sua estremità e non abbastanza solido per reggere il traffico
pesante[N 1]. Da parte alleata era giunto il momento di raggrupparsi e prepararsi per la battaglia della
linea Gotica, che adesso si estendeva ad appena 25 chilometri davanti a loro[40].

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