Posizione
Le persone che suonano il pianoforte devono assumere una corretta postura sullo
sgabello. Essa è essenziale per raggiungere scioltezza, rilassatezza e per poter suonare
continuativamente per molte ore. Una cattiva posizione può provocare
indolenzimenti, dolori alle spalle, dolori alla schiena e forti tendiniti. La schiena deve
restare eretta quanto più possibile; bisogna controllare sempre che le spalle ed il collo
siano rilassati. Si devono perciò adottare alcuni semplice accorgimenti per non
correre il rischio di cadere in queste dolorose situazioni. È fondamentale sistemarsi
sul sgabello in modo da non sedersi completamente, cioè si deve occupare metà del
sedile. Si devono posizionare le dita sui tasti e si deve mantenere una distanza di circa
30 cm (dalla tastiera al bacino). Sedersi troppo distanti oppure troppo vicini al
pianoforte arreca danni alla colonna vertebrale.
Altezza
Gli sgabelli per pianoforte sono di forma rettangolare; la loro altezza deve essere
regolata in modo tale che braccio ed avambraccio formano un angolo di 90°. Lo
sgabello non deve essere troppo alto, ma nemmeno troppo basso; ciò permette di
mantenere una posizione rilassata ed allo stesso tempo dinamica. Per ottenere una
giusta posizione il gomito si deve trovare appena sopra la tastiera. Non è consigliabile
l'utilizzo di sgabelli rotondi oppure movibili in quanto non offrono una sufficiente
stabilità. Se l'allievo non riesce ancora a toccare il pavimento con i piedi è
consigliabile utilizzare uno sgabello della giusta altezza. In questo modo le gambe
non ciondolano. Inoltre, non è opportuno flettere troppo gli arti inferiori, altrimenti si
ha difficoltà ad utilizzare al meglio i pedali.
Equilibrio
Tantissimi musicisti hanno affermato che non esiste una posizione assoluta, cioè
quella "maggiormente corretta". Essi hanno ribadito che posizioni non convenzionali
delle mani possono dare migliori risultati. Si può dire che il vero segreto è quello di
trovare un equilibrio affinché tutti gli arti possano funzionare correttamente e con il
minor sforzo possibile. È giusto sapere, senza essere smentiti, che per trovare
l'equilibrio devono funzionare l'apparato spalla-braccio-avambraccio-dita e quando è
necessario tutto il corpo. Inoltre, il dito deve colpire la nota con il polpastrello e
bisogna tenere la nota per almeno 10 secondi. L'esercizio può essere eseguito con una
mano oppure simultaneamente con entrambe. È indispensabile effettuare l'esercizio
quotidianamente. Infine, l'impostazione al pianoforte si cura sin dalle prime lezioni,
anche con l'aiuto del maestro. Se vengono seguite attentamente tutte le indicazioni di
questa breve guida probabilmente si riesce ad avere una corretta postura sullo
sgabello quando si suona il pianoforte.
La chiave di violino o chiave di sol è una delle chiavi musicali più utilizzate. Fra le sette
chiavi esistenti, questa è la più comune poiché ci sono molti strumenti che leggono le note
utilizzando questa chiave. Solo per citarne qualcuno:
Prima di vedere nel dettaglio come si leggono le note in chiave di violino, c’è da fare una
precisazione. Le note nel pentagramma cambiano a seconda della chiave di
lettura. Le note non sono mai assolute ma cambiano a seconda della chiave che troviamo
posizionata all’inizio del pentagramma.
Ti faccio vedere ora qui di seguito uno dei classici esempi errati che si trovano su internet
o su alcuni testi di teoria musicale:
Queste note nel pentagramma, senza una chiave musicale posta all’inizio del rigo, non
hanno alcun significato. Perciò dimentica quest’immagine che ti ho appena fatto vedere.
Pentagramma e accollatura
Il rigo musicale è formato da 5 righe che creano 4 spazi. Queste 5 righe o linee sono
parallele ed equidistanti. Disegnando queste righe poste in orizzontale otteniamo il rigo
musicale o pentagramma.
Per fare un paragone potrei dire che ogni chiave musicale corrisponde a una lingua
diversa. La chiave di Sol è l’italiano, la chiave di Basso è l’inglese, la chiave di contralto è il
francese e così via. Sono linguaggi simili ma allo stesso tempo diversi.
Utque –antla-xis
Re-so-na-re- fi-bris
Mi-ra ge-sto-rum
Fa-mu-li-tu-o-rum,
Sol-ve pol-lu-ti
Là-bi-i re-a-tum,
San-cte Jo-as-nes
Nei paesi di lingua inglese e tedesca viene ancora utilizzata la nomenclatura con le lettere
dell’alfabeto.
La prima sillaba (Ut) continua ad essere usata nella terminologia francese. Divenne poi il
famoso Do nella pratica italiana (pare che derivi dalla sillaba iniziale del teorico Giovanni
Doni, 1594-1647).
La chiave di violino: funzionamento
Come dicevamo sopra, ogni chiave è una lingua a sé. In questo articolo ci soffermiamo
sulla chiave di violino o di Sol, ma ci sono altre sei “lingue” che dovrai conoscere se
intendi intraprendere il percorso di studi del conservatorio.
Ogni chiave (di Sol, di Fa o di Do) indica la posizione di una nota. Grazie a quella posizione
noi possiamo conoscere tutte le altre.
La chiave di Sol fissa la posizione del Sol. Il Sol è posizionato sulla seconda riga del
pentagramma e corrisponde al Sol immediatamente sovrastante il Do centrale del
pianoforte.
Una nota posizionata sul secondo rigo (evidenziato in rosso a titolo pratico) equivale al Sol
posizionato sopra al Do centrale (frequenza 440 Hz).
A partire dal Sol (seconda riga), possiamo salire (andare verso l’alto in blu) o scendere
(andare verso il basso in rosso), ottenendo così le altre note.
Quello che è importante capire è che ogni passaggio fra una riga e uno spazio di un
pentagramma o viceversa, comporta un cambio di nota. Come vedi, se dal Sol (seconda
riga) saliamo verso l’alto di un “gradino” otteniamo il La (secondo spazio). Se dal La
(secondo spazio) saliamo sopra di un altro “gradino” otteniamo il Si (terza riga) e così via.
Perché salendo dal Sol abbiamo il La e poi il Si?
Quando dal Sol, vai verso l’alto, devi utilizzare la scala musicale in senso
ascendente (Sol, La, Si, Do, Re, Mi, Fa ecc…)
Quando dal Sol, vai verso il basso, devi utilizzare la scala musicale in senso
discendente (Sol, Fa, Mi, Re, Do, Si, La ecc…)
Se devi trovare una nota che è situata al di sopra della seconda riga, allora devi utilizzare
la scala in senso ascendente. Viceversa se devi trovare una nota posizionata sotto il
secondo rigo.
Per facilitare la lettura, alcuni metodi preferiscono dividere le note sulle righe con
quelle negli spazi. Ottenendo questo risultato:
Suddividendo le note in questo modo potrai avere le note in 4 negli spazi (Fa-La-do-Mi) e
5 sulle righe (Mi-Sol-Si-Re-Fa).
Le note possono essere sopra il pentagramma o sotto. In ogni modo occorre inserire
i tagli addizionali per far sì di avere delle linee guida di riferimento. I Tagli addizionali
non sono altro che brevi tratti di linea che si aggiungono provvisoriamente al di sopra o al
di sotto del pentagramma e che si scrivono soltanto in corrispondenza delle singole note
per le quali sono necessari.
In questo modo abbiamo delle note sopra il pentagramma negli spazi e nelle righe, e delle
note fuori dal pentagramma sotto, negli spazi e nelle righe.
Solitamente è buona norma non inserire più di quattro tagli addizionali per non rendere la
lettura difficoltosa.
La chiave di basso è una delle chiavi musicali più conosciute del setticlavio. Fa parte
della famiglia della chiave di fa (con la chiave di baritono e la meno conosciuta chiave di
subbasso) e viene espressa con un segno grafico convenzionale (vedi figura 1) posto
sul quarto rigo del pentagramma a indicare l’altezza della nota fa.
Fig. 2
– Esempio di partitura classica per pianoforte
A cosa serve la chiave di basso?
La chiave di basso viene utilizzata per leggere con maggiore chiarezza e
semplicità le note gravi che difficilmente sarebbero state comprensibili se scritte in
chiave di violino. Immagina quanti tagli addizionali sarebbero stati necessari per scrivere
un do2.
1) memorizzare le note in base alla posizione. Le note sulle righe, dal basso verso
l’alto sono: sol, si, re, fa, la. Mentre le note negli spazi dal basso verso l’alto sono: la do
mi sol;
Capire la tonalità di un brano è molto semplice e per farlo è sufficiente prestare attenzione
ad alcuni fattori:
Il circolo (o ciclo) delle quinte è uno schema che ci permette di identificare con facilità
tutte le tonalità musicali esistenti e di capire esattamente quali alterazioni (diesis e
bemolli) ha in chiave ciascuna di esse. Per costruire questo schema, dobbiamo partire
dal DO centrale – scala di Do Maggiore, considerato il punto di riferimento perché è l’unico
suono comune a tutti gli strumenti musicali.
Occorre specificare che 6 di queste tonalità, 3 Maggiori e 3 minori, esistono in base alle
regole teoriche, ma non vengono mai utilizzate all’atto pratico, poiché la loro armatura di
chiave richiede l’uso dei doppi diesis e dei doppi bemolli. Sono:
Proprio come dice il nome, lo schema è di forma circolare e si costruisce partendo dal Do
centrale procedendo per intervallo di quinta giusta ascendente,
o quinta giusta discendente. Troveremo rispettivamente le scale Maggiori e minori che in
chiave hanno i diesis # nel primo caso, e le scale Maggiori e minori che in chiave hanno i
bemolli b nel secondo caso.
Prima di parlare di tonalità, è importante avere chiari alcuni concetti di teoria musicale.
DO – RE – MI – FA – SOL – LA – SI – DO
Per esempio:
– Sib Magg. (armatura di chiave sib e mib)-> VI grado = sol -> relativa minore: sol min.
(armatura di chiave sib e mib)
– do# min. (armatura di chiave fa#, do#, sol#, re#) -> III grado = mi -> relativa
Maggiore: Mi Magg. (armatura di chiave fa#, do#, sol#, re#)
– la min. (no alterazioni) -> III grado = do -> relativa Maggiore: Do Magg. (no
alterazioni)
Dunque abbiamo visto che un intervallo di seconda è formato dalle note Do-Re, un
intervallo di terza dalle note Do-Mi e così via.
Se ad uno di questi intervalli (2°, 3°, 6°, 7°) interveniamo restringendolo, ecco che non
otteniamo più intervalli maggiori ma intervalli minori.
La regola del 9
Tutti gli intervalli semplici possono essere rivoltati. Un Do-Mi (ascendente) può diventare
un Mi-Do (ascendente). Rivoltare significa portare all’ottava superiore il suono più basso.
Le scale musicali
Secondo la teoria, una scala musicale è una successione di suoni (gradi) congiunti.
Praticamente significa che per ottenere una scala musicale, bisogna suonare in
successione un tasto dopo l’altro.
Questa definizione è però superficiale poiché ogni scala musicale (scala di DO maggiore,
scala di Do minore, scala di Do# maggiore, scala di Do# minore, scala di La maggiore
ecc.) ha uno schema rigido da seguire.
Se noi suoniamo la successione di tasti bianchi che va da un Do più basso a un Do più
acuto, otteniamo la scala di Do maggiore.
Se noi invece suoniamo la successione di tasti bianchi che vanno dal Re più basso a quello
più acuto, non otteniamo la scala di Re maggiore e nemmeno quella di Re minore.
Per conoscere gli “schemi” sui quali sono costruite le scale musicali, ci basterà prendere
come riferimento una sola scala maggiore e tre scale minori. Esiste un unico
modello per la costruzione di una scala maggiore (a parte altre scale particolari come la
“maggiore armonica”) e tre modelli per le scale minori.
Il primo passo che dobbiamo fare è quello di prendere in esame una qualsiasi scala
maggiore e analizzarla. Per semplificare prenderemo in esame la scala di Do maggiore,
poiché è priva di alterazioni fisse.
Le note che compongono la scala di Do maggiore sono:
Nota bene che per completare una scala è importante che ci siano almeno 8
suoni. Una successione di sole 4 note per esempio rappresenta solo
un frammento di scala musicale.
In alcuni testi puoi trovare la definizione di scala musicale con solo 7 note: Do,
Re, Mi, Fa, Sol, La, Si ; escludendo il Do acuto poiché è intesa come ripetizione
del primo grado. Tuttavia trovo incompleta una scala con l’assenza dell’ottavo
grado (o primo grado ripetuto all’ottava più acuta).
In questo articolo leggerai spesso la parola “grado” o “gradi”. In una scala
musicale, per esempio quella di Do maggiore, la nota “Mi” è il terzo grado, la
nota “La” è il sesto grado e così via.
Il “semitono” è la più piccola distanza fra due tasti (Do-Do#, Mi-Fa, La-Lab, Re-
Re# ecc..). Il “tono” è la somma di due semitoni (Do-Re, Fa#-Sol#, Sib-Do, Re-
Mi ecc…).
Le scale maggiori
Ora possiamo ritornare alla nostra scala di Do. Analizziamo i rapporti che ci sono fra un
suono e quello successivo:
Do-Re = 1 Tono
Re-Mi = 1 Tono
Mi-Fa = 1 Semitono
Sol-La = 1 Tono
La-Si = 1 Tono
Si-Do = 1 Semitono
Bene. Guarda e memorizza questa successione di toni e semitoni perché ci servirà per
applicare questa successione a qualsiasi scala musicale maggiore. Proviamo insieme?
Proviamo a costruire la scala maggiore a partire dalla nota La. Ciò significa che dal La
dovremo suonare tutti i tasti, bianchi o neri che siano, fino ad arrivare al La successivo.
Il primo passo che dobbiamo fare è quello di costruire 1 tono a partire dal La.
La-Si= 1 Tono
Ora dalla nota “Si” che abbiamo ricavato, dobbiamo salire di un altro tono.
Ora dal “Do#” si va ancora sopra, ma questa volta di un semitono e si ottiene il Re.
E ora abbiamo: La-Si-Do#-Re-Mi.
Scala: La-Si-Do#-Re-Mi-Fa#-Sol#.
Scala completa: La-Si-Do#-Re-Mi-Fa#-Sol#-La.
Mettiamo a confronto la Scala di Do maggiore con questa di La maggiore che abbiamo
ricavato:
Do La
1 tono 1 tono
Re Si
1 tono 1 tono
Mi Do#
1 semitono 1 semitono
Fa Re
Sol Mi
1 tono 1 tono
La Fa#
Si Sol#
1 semitono 1 semitono
Do La
Prova ad andare al pianoforte e a suonare la successione di queste scale e sentirai come
le sonorità saranno molto affini.
Le scale minori
Abbiamo detto che principalmente esistono tre tipi di scale minori.
Ognuna di queste scale ha una sua struttura ben precisa. Prendiamo in esame ciascuna
scala, osservando quella di La minore che è priva di alterazioni fisse. N.B. la scala
minore melodica è l’unica che varia nei due sensi (ascendente e discendente).
Scala min. Scala min. Sc. Min. Melodica Sc. Min. Melodica
Naturale Armonica – asc. – disc.
La La La La
Tono Tono Tono Tono
Si Si Si Sol
Semitono Semitono Semitono Tono
Do Do Do Fa
Tono Tono Tono Semitono
Re Re Re Mi
Tono Tono Tono Tono
Mi Mi Mi Re
Semitono Semitono Tono Tono
Fa Fa Fa# Do
Tono Tono + semitono Tono Semitono
Sol Sol# Sol# Si
Tono Semitono Semitono Tono
La La La La
Come puoi notare da questa tabella, ognuna di queste scale ha una sua struttura ben
precisa.
Perché ogni scala ha una funzione differente. La prima, la scala minore naturale, viene
poco utilizzata nella musica classica perché ha uno stile più “modale”. Infatti la
successione di note La-Si-Do-Re-Mi-Fa-Sol-La formano proprio il modo eolio.
Ecco che, per ovviare a questo inconveniente, è stata creata la scala minore
melodica, una scala che ha il sesto grado alzato, in modo tale che non ci sia più il gradino
Fa-Sol# (di 1 tono e mezzo) ma Fa#-Sol# (di 1 tono).