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Piero Collu

I CONCETTI
FONDAMENTALI
DELLA MUSICA

Nozioni fondamentali di teoria


Accordi per Chitarra e Tastiere
Notazione e terminologia anglosassone
Primi solfeggi parlati e cantati
Gli accessori del musicista

Edizioni Peter's Day


Piero Collu

I CONCETTI FONDAMENTALI DELLA MUSICA


INDICE

Abbellimenti ………………………. 30
Accessori per il musicista …………. 46
Accordi ……………………………. 23
Accordi per chitarra ……………….. 41
Accordi per tastiere ……………….. 38
Accordi siglati …………………….. 28
Accordi sul pentagramma …….…… 27
Acustica …………………………… 36
Alterazioni ………………………… 14
Andamento ………………………… 33
Basso elettrico …………………...… 44
Batteria …………………...………... 45
Battuta e tempo …………………….. 8
Canto e voce umana ………………... 47
Chiavi musicali ...…………………… 4
Chitarra …………………………….. 40
Figure musicali …………………..…. 7
Intavolatura e tablatura ………..…… 43
Intervallo - tono - semitono ......……..13
Legatura e punto di valore …………. 11
Metronomo ………………………….33
Modulazione ………………………. 21
Notazione anglosassone …………..… 3
Notazione degli strumenti ………….. 35
Note sulle linee e sugli spazi……...… 5
Pianoforte e Tastiera ……………….. 37
Primi esercizi di lettura …………..…. 6
Primi solfeggi cantati ………………..10
Primi solfeggi parlati ……………….. 9
Rigo musicale ………………….…… 4
Scala Maggiore ……………………. 17
Scale e gradi ……………………….. 15
Scale Maggiori …………………….. 16
Scale minori ……………………….. 18
Segni di abbreviazione …………….. 34
Segni di espressione ……………….. 34
Sincope e contrattempo ……….…… 12
Sistema temperato ……………….… 14
Suoni e note ……………………..…. 3
Tavola degli intervalli ……………... 22
Terzina …………………………….. 12
Tonalità ………………………….… 20
Trasporto …………………………... 29

Edizioni Peter's Day


I SUONI e LE NOTE

La MUSICA è il risultato dei suoni variamente combinati tra loro secondo regole fisse.
Il SUONO è un fenomeno acustico prodotto da vibrazioni regolari dei corpi elastici.

Le PROPRIETA' DEL SUONO sono: ALTEZZA, INTENSITA', TIMBRO.


1) L'ALTEZZA di un suono è il suo essere più acuto (alto) o più grave (basso),
e dipende dal numero delle vibrazioni (frequenze) che il corpo vibrante produce in un minuto.
I suoni che superano le 20.000 vibrazioni al minuto (20.000 Hertz) si chiamano ULTRASUONI,
quelli inferiori a 16 Hz si chiamano INFRASUONI.

2) L'INTENSITA' è la forza con cui si sente un suono e può essere forte, fortissimo, piano, pianissimo
pur restando invariata la sua altezza. L'intensità di un suono dipende dalla sua ampiezza.

3) Il TIMBRO è quella qualità (colore) che ci permette di distinguere quale sia la fonte sonora,
e dipende dalla forma delle vibrazioni.

Gli ELEMENTI base della musica sono: RITMO, MELODIA, ARMONIA:

1) Il RITMO è il coordinamento della durata dei suoni.


2) La MELODIA è una successione di suoni.
3) L'ARMONIA è un’insieme di più suoni (affini) che si esprimono contemporaneamente.

LE NOTE MUSICALI
sono segni grafici che rappresentano i suoni, e sono sette:

DO RE MI FA SOL LA SI

I nomi delle note musicali sono stati ripresi da Guido D'Arezzo (995-1050) dalle prime sillabe di sei versi
di una preghiera in onore di S.Giovanni (UT RE MI FA SOL LA). Nel 1500 si aggiunse il "SI",
e nel 1600 "UT" viene modificata in DO.
In Francia anche attualmente la nota Do è denominata UT.

NOTAZIONE ANGLOSASSONE
I popoli di lingua inglese e tedesca (anglosassoni)
usano una notazione alfabetica:

DO RE MI FA SOL LA SI

C D E F G A B*

* Nella notazione tedesca -tuttavia- la lettera B non indica il SI,


ma il SI bemolle, mentre il SI viene indicato con H.

3
IL RIGO MUSICALE
Per riconoscere l'altezza di una determinata nota, ci si serve del RIGO MUSICALE chiamato anche PENTAGRAMMA.
Esso è l'insieme di 5 linee e 4 spazi che si contano dal basso verso l'alto:

5^ LINEA
4° SPAZIO
4^ LINEA
3° SPAZIO
3^ LINEA
2° SPAZIO
2^ LINEA
1° SPAZIO
1^ LINEA

Il Pentagramma può contenere nel suo complesso 9 note. Per poter trascrivere quelle più acute e più gravi ci si
serve, al di sopra e al di sotto dello stesso rigo, dei TAGLI ADDIZIONALI. Quando il taglio attraversa la nota prende
il nome di TAGLIO IN TESTA, quando invece non l'attraversa: TAGLIO IN GOLA.

LE CHIAVI
La lettura delle note nel pentagramma dipende -oltre che dalla posizione- dalla CHIAVE che si trova all'inizio del rigo.

Esistono 3 tipi di chiavi:

CHIAVE CHIAVE CHIAVE


DI DI DI
SOL FA DO

La chiave di SOL è una sola, e viene chiamata anche CHIAVE DI VIOLINO;


Le chiavi di Fa sono due: BASSO e BARITONO;
Quelle di DO sono quattro: SOPRANO, MEZZOSOPRANO, CONTRALTO, TENORE.
L'insieme di questo gruppo di chiavi dicesi SETTICLAVIO.

CHIAVE di CHIAVE di CHIAVE di CHIAVE di CHIAVE di CHIAVE di CHIAVE di


VIOLINO BASSO BARITONO SOPRANO MEZZOSOPRANO CONTRALTO TENORE

Nella musica strumentale il violino, il flauto, la chitarra, il sax, la tromba, ecc. leggono nella chiave di violino.
Il contrabbasso, il basso elettrico, il trombone ecc. leggono in chiave di basso. Il fagotto, il violoncello leggono
sia in chiave di tenore (per i suoni più acuti) che in chiave di basso (per quelli gravi). Il pianoforte, l'organo
e le tastiere leggono col doppio pentagramma (chiave di violino e basso). La viola in chiave di contralto. Ecc.
4
LA CHIAVE DI VIOLINO

NOTE SULLE LINEE NOTE SUGLI SPAZI

MI SOL SI RE FA FA LA DO MI

LA CHIAVE DI BASSO

NOTE SULLE LINEE NOTE SUGLI SPAZI

SOL SI RE FA LA LA DO MI SOL

GRAFICO RIASSUNTIVO DELLE NOTE


SUL DOPPIO PENTAGRAMMA

DO RE MI FA SOL LA SI DO RE MI FA SOL LA SI DO RE

DO SI LA SOL FA MI RE DO SI LA SOL FA MI RE DO SI
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PRIMI ESERCIZI DI LETTURA

3
6
LE FIGURE MUSICALI
Con la posizione delle note sul Pentagramma si deduce l'altezza dei suoni.
Per stabilire la loro durata si ricorre a delle figure differenti chiamate FIGURE MUSICALI.
Inoltre - dato che i suoni possono essere intervallati da silenzi più o meno lunghi - si usano le PAUSE.
Ogni figura di nota ha la sua figura di pausa corrispondente.

FIGURA NOME VALORE PAUSA

SEMIBREVE 4/4

MINIMA 2/4

SEMIMINIMA 1/4

CROMA 1/8

SEMICROMA 1/16

BISCROMA 1/32

SEMIBISCROMA 1/64

In passato venivano usate anche alcune figure e pause ormai in disuso:

la BREVE ( ) e la relativa pausa ( ) del valore di 8/4;

la FUSA ( ) e la relativa pausa ( ) del valore di 1/128.

Per convenzione di scrittura, nonchè per praticità ed estetica, le figure musicali scritte dalla terza linea in su vanno
raffigurate con il gambo verso il basso, a sinistra della testa della nota. Quelle scritte al di sotto della terza linea,
vanno raffigurate con il gambo in su, a destra della testa della nota. Inoltre quando le note con la coda (croma,
semicroma, biscroma, semibiscroma) non sono isolate, vanno unite tra loro con una o più sbarrette orizzontali.

Esempi di grafia musicale ESATTA ed ERRATA:

SI NO SI NO SI NO SI NO NO SI NO SI NO
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LA BATTUTA e IL TEMPO
Il susseguirsi di note e pause forma il brano musicale, composto a sua volta da frasi e periodi.
Il brano musicale, per facilità di lettura e di riferimento, viene diviso con delle stanghette verticali
poste sul pentagramma, creando così le MISURE (dette anche BATTUTE).
Per indicare la fine del brano si usa porre, dopo l'ultima battuta, la doppia stanghetta.

Il valore di ogni battuta viene stabilito da una FRAZIONE posta all'inizio del brano subito dopo la chiave.
Questa frazione corrisponde alla somma dei valori delle figure comprese in ciascuna battuta.
Le battute possono essere BINARIE (a 2 tempi), TERNARIE (a 3 tempi), QUATERNARIE (a 4 tempi), ecc.:
2/4 , 2/8 , 2/2 , 3/4 , 3/8, 3/2 , 4/4 , 4/2 , ecc...

Il tempo 4/4 (detto ancheTEMPO ORDINARIO) si indica anche con

Il tempo 2/2 (detto anche TEMPO TAGLIATO, o alla BREVE, o a CAPPELLA) si indica anche con

La battuta, a sua volta, si scompone in TEMPI (detti anche -impropriamente- MOVIMENTI).

Infatti il "NUMERATORE" della frazione indica il numero di questi tempi,


mentre il "DENOMINATORE" indica il valore di ciascun tempo.

Il TEMPO può essere:

- BINARIO quando il numeratore è pari (2/4 , 4/4 , ecc.).


- TERNARIO quando il numeratore è dispari (3/4 , 3/2 , ecc.).
- SEMPLICE quando il numeratore è 2, 3, o 4, e ogni movimento è divisibile per 2 (2/4, 3/4, 3/2, 4/4, ecc.).
- COMPOSTO quando il numeratore è 6, 9, o 12, e ogni movimento è divisibile per 3 (6/4, 9/8, 12/8, ecc.).

Nei tempi composti il "NUMERATORE" non indica il numero dei tempi (vedi tempi semplici) ma il
numero delle SUDDIVISIONI, mentre il "DENOMINATORE" indica il valore di ciascuna suddivisione.

Sono detti TEMPI IRREGOLARI l'unione di un tempo pari con un tempo dispari.
Essi sono i QUINARI e i SETTENARI (sia semplici che composti).

GLI ACCENTI
I tempi determinano anche l'ACCENTO MUSICALE, che è l'appoggio più o meno marcato del suono, e può essere
FORTE o DEBOLE.
Il primo tempo di ciascuna battuta ha sempre l'accento forte.
Nella misura binaria il primo tempo ha l'accento forte, il secondo debole.
Nella misura ternaria il primo tempo ha l'accento forte, il secondo e il terzo debole.
Nella misura quaternaria il primo tempo ha l'accento forte, il terzo mezzoforte, il secondo e il quarto debole.

IL SOLFEGGIO
La lettura ritmica delle note sul pentagramma guidata da movimenti regolari della mano destra, dicesi SOLFEGGIO.
Il metodo maggiormente adottato per effettuare i movimenti della mano è quello di eseguire il primo in battere e gli
altri in levare. Altre volte si suggerisce di alternarne uno in battere e uno in levare, oppure -eccezionalmente- tutti in
battere.

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I PRIMI SOLFEGGI PARLATI

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I PRIMI SOLFEGGI CANTATI

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SEGNI DI AUMENTO
I valori musicali finora visti sono tutti di natura pari, insufficienti quindi a rappresentare graficamente combinazioni
ritmiche le più varie possibili.
Per ovviare a questo limite e creare quindi valori dispari, ci si serve dei segni di aumento:
LEGATURA DI VALORE, PUNTO DI VALORE, PUNTO CORONATO.

LEGATURA DI VALORE
La LEGATURA DI VALORE è una linea curva che unisce 2 o più note della stessa altezza, ottenendo così un unico
suono prolungato che ha come durata la somma dei valori legati:

2/4 + 1/4 = 3/4 1/4 + 1/4 = 2/4 1/4 + 1/8 = 3/8

PUNTO DI VALORE

Il PUNTO DI VALORE è un punto posto alla destra di una nota (o di una pausa).
Può essere di 3 specie:
SEMPLICE : Aumenta la nota stessa di metà del suo valore.
DOPPIO: Aumenta ulteriormente la nota della metà del valore del primo punto.
TRIPLO: Aumenta ul eriormente la nota della metà del valore del secondo punto.

2/4+1/4 = 3/4 1/4+1/8 = 3/8 1/8+1/16 = 3/16 1/4+1/8 = 3/8

2/4+1/4+1/8 1/4+1/8+1/16 2/4+1/4+1/8+1/16

PUNTO CORONATO

Il PUNTO CORONATO è una linea curva con un punto al centro.

Messo su una nota o su una pausa ne prolunga la durata a volontà dell'esecutore.


Quando si trova nel corso di un brano ne sospende momentaneamente l'esecuzione misurata.
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LA SINCOPE
La SINCOPE è quell'effeto ritmico che si crea quando il suono di un tempo debole si prolunga su un tempo forte
successivo, con un conseguente slittamento di accenti.
Può essere SEMPLICE o COMPOSTA, REGOLARE o IRREGOLARE:

SEMPLICE COMPOSTA REGOLARE IRREGOLARE


(o ANDAMENTO SINCOPATO)

IL CONTRATTEMPO
Il contrattempo è una figurazione ritmica che si ottiene quando al posto degli accenti forti si trovano le pause,
e al posto degli accenti deboli i suoni:

GRUPPI IRREGOLARI
Si tratta di gruppetti di note il cui valore è irregolare nei confronti del tempo stabilito dalla battuta.
Nascono dall'esigenza tecnica di dover sostituire in una misura semplice un tempo di una misura composta,
o -viceversa- in una misura composta un tempo di una misura semplice.
I più comuni sono la TERZINA e la SESTINA (nei tempi semplici), la DUINA (nei tempi composti).
Abbiamo inoltre: la QUARTINA, la DOPPIA TERZINA e i gruppi irregolari di 5 (QUINTINA), 7, 11 note, ecc.

La TERZINA è un gruppo di 3 note (normalmente identificate da una legatura con un numero 3) che -nella durata -
corrispondono a due note della stessa specie. Nell'esecuzione si accentua la prima delle tre note.

In altre parole: una terzina di crome ( ) si esegue nello stesso tempo occupato da due soli ottavi.

La sua realizzazione ritmica non subisce modifiche quando è composta anche da pause: ( ).

Le terzine che abbracciano più tempi vanno scomposte (mentalmente) in tre figure uguali per ciascun tempo:

SCOMPOSIZIONE

I restanti GRUPPI IRREGOLARI possono presentarsi sia per AUMENTAZIONE o ECCESSO (quando il valore della
notazione supera quello reale), che per DIMINUZIONE (quando il valore della notazione è inferiore a quello reale).
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INTERVALLO - TONO - SEMITONO
Le note musicali si differenziano tra loro per l'altezza del suono (cioè dal numero delle vibrazioni),
questa differenza di altezza di suono tra due note viene detta distanza, o più precisamente INTERVALLO.
Per INTERVALLO s'intende quindi la distanza che intercorre tra due suoni.
Nel sistema musicale prevalentemente utilizzato (detto SISTEMA TEMPERATO) l'ottava viene suddivisa in 12
parti uguali. Queste dodici parti (cioè le distanze più piccole possibili tra due suoni) vengono chiamate SEMITONI.
L'intervallo più piccolo tra due suoni è quindi il SEMITONO.
L'unione di due semitoni forma il TONO.

LE ALTERAZIONI
L'intonazione dei sette suoni musicali può essere modificata (verso l'alto o verso il basso) per mezzo di segni grafici
chiamati ALTERAZIONI (o ACCIDENTI MUSICALI) che si pongono davanti alle note o all'inizio di un brano musicale:

DIESIS INNALZA LA NOTA DI UN SEMITONO

BEMOLLE ABBASSA LA NOTA DI UN SEMITONO

DOPPIO DIESIS INNALZA LA NOTA DI UN TONO (2 semitoni)

DOPPIO BEMOLLE ABBASSA LA NOTA DI UN TONO (2 semitoni)

BEQUADRO ANNULLA L'EFFETTO DELLE ALTERAZIONI


E RIPORTA LA NOTA ALLO STATO NATURALE.

LA CORRISPONDENZA DEI SUONI SULLA TASTIERA

REb MIb SOLb LAb SIb


DO# RE# FA# SOL# LA#

DO RE MI FA SOL LA SI DO

IL SEMITONO DIATONICO e CROMATICO


Il SEMITONO può essere di 2 specie:

1) - DIATONICO: quando i 2 suoni hanno un nome diverso (DO REb ; FA# SOL ; ecc.)
2) - CROMATICO: quando i 2 suoni hanno lo stesso nome, e uno dei due è alterato (DO DO# ; MIb MI ; ecc.)

Il TONO è quindi l'unione di 2 semitoni, uno CROMATICO e l'altro DIATONICO, es: DO DO# + DO# RE = DO RE
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ALTERAZIONI FISSE E MOMENTANEE
Le ALTERAZIONI -a seconda della loro funzione- si distinguono in:

1) - FISSE (o PERMANENTI o COSTANTI): quando si segnano all'inizio del pentagramma, dopo la chiave:
ARMATURA DI CHIAVE.
Hanno valore per tutto il brano musicale, per tutte le note dello stesso nome, e anche di diversa altezza.

2) - MOMENTANEE (o TRANSITORIE): quando si incontrano saltuariamente nel corso di una composizione.


Hanno valore solo all'interno della stessa battuta.

3) - PRECAUZIONALI (o di RAMMENTO): quando servono a ricordare (anche se secondo regola non ce ne sarebbe
bisogno), l'esatta altezza di una nota precedentemente modificata da un'alterazione transitoria.
Spesso queste alterazioni vengono segnate tra parentesi.

SUCCESSIONE DELLE ALTERAZIONI

Poichè ogni nota può essere alterata si possono avere sino ad un massimo di 7 DIESIS e 7 BEMOLLI.
La SUCCESSIONE delle ALTERAZIONI (fondamentale nel contesto delle tonalità) procede per QUINTE ascendenti
per i Diesis, e per QUINTE discendenti per i Bemolli:

FA DO SOL RE LA MI SI

SI MI LA RE SOL DO FA

IL SISTEMA TEMPERATO
Nel concetto fisico-matematico il tono si suddivide in 9 parti dette COMMA ( intervallo piccolissimo calcolato tra 1/9
e 1/10 di tono). In questo contesto il semitono cromatico è composto da 5 comma, mentre quello diatonico da 4
comma, i quali -sommati- formano il tono composto appunto da 9 comma.

Nella pratica strumentale questo sistema creava notevoli difficoltà, per cui si giunse ad un compromesso fra
l'accordatura naturale e un nuovo sistema, detto appunto SISTEMA TEMPERATO, che, pur presentando qualche
imperfezione di carattere fisico-matematico, risponde meglio alle esigenze pratiche della musica.
In pratica un DO# e un REb da un punto di vista fisico sarebbero due suoni differenti (anche se per un solo comma),
mentre col sistema temperato si equivalgono (= SUONI OMOFONI).
Il SISTEMA TEMPERATO è quindi quel sistema musicale da noi comunemente utilizzato, che suddivide l'ottava in
12 semitoni. Fu concepito da ANDREAS WERCKMEISTER nel 1691, subito attuato da J.S. BACH, e successivamente
perfezionato.

I SUONI OMOFONI

I SUONI OMOFONI sono quei suoni che -pur avendo nome differente- hanno uguale intonazione:
es: DO# REb ; RE# MIb ; FA# SOLb ; SOL# LA b ; LA# SIb ; MIbb RE ; MI# FA ; DOb SI ; ecc....

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LE SCALE
La SCALA è una successione graduale di suoni, con la ripetizione del primo all'ottava superiore o inferiore.
Quando le note procedono dal grave all'acuto viene chiamata ASCENDENTE,
Al contrario - se procedono dall'acuto al grave - viene chiamata DISCENDENTE.
La scala può essere di due generi: CROMATICA e DIATONICA.

SCALA CROMATICA
La SCALA CROMATICA (o SEMITONALE) è la successione, ascendente o discendente, di 12 suoni che procedono
per semitoni, più la ripetizione del primo all'altra ottava.

ASCENDENTE DISCENDENTE
Da notare che per alterare i suoni ascendenti sono stati adoperati i # (diesis) , mentre per i discendenti i b (bemolli).

SCALA DIATONICA
La SCALA DIATONICA è una successione di 8 suoni consecutivi (ascendenti o discendenti) con la ripetizione del
primo suono all'altra ottava. E' composta da TONI e SEMITONI, che -secondo la loro disposizione- daranno luogo
a diversi tipi di scale.
Le scale diatoniche possono essere di MODO MAGGIORE e di MODO MINORE.
Una scala può iniziare con qualsiasi suono, e prende il nome dalla nota iniziale chiamata TONICA.

SCALA ASCENDENTE SCALA DISCENDENTE

I GRADI DELLA SCALA

Le note che compongono una scala prendono il nome di GRADI, ciascuno con una denominazione particolare che
ne qualifica la funzione in rapporto alla scala stessa

1° GRADO 2° GRADO 3° GRADO 4° GRADO 5° GRADO 6° GRADO 7° GRADO 8° GRADO


SOPRADOMINANTE
SOTTODOMINANTE
CARATTERISTICA

o SOTTOTONICA
SOPRATONICA

o MEDIANTE

DOMINANTE

SENSIBILE
o MODALE
TONICA

TONICA

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SCALE MAGGIORI
Come già detto, le scale diatoniche possono essere di MODO MAGGIORE o di MODO MINORE, differenza
determinata dalla diversa successione di toni e semitoni.

La scala di Do maggiore - composta da soli suoni naturali - è il modello da cui derivano tutte le altre scale maggiori.
Le SCALE MAGGIORI (costruite, quindi, secondo il modello di quella di Do maggiore) sono composte
da 5 toni e 2 semitoni, con la seguente successione:

2 TONI, 1 SEMITONO, 3 TONI, 1 SEMITONO:

DO RE MI FA SOL LA SI DO

I II III IV V VI VII VIII

1 TONO 1 TONO 1 SEMITONO 1 TONO 1 TONO 1 TONO 1 SEMITONO

Per costruire tutte le altre scale maggiori è necessario quindi seguire la disposizione di toni e semitoni di DO maggiore,
(con i semitoni disposti tra il III e il IV grado, e tra il VII e l'VIII) servendosi delle alterazioni per creare gli intervalli
appropriati.

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PROSPETTO DELLE SCALE MAGGIORI

DO Maggiore (nessuna alterazione) RE Maggiore (2#: FA DO)

MI Maggiore (4#: FA DO SOL RE) FA Maggiore (1b : SI)

SOL Maggiore (1#: FA ) LA Maggiore (3#: FA DO SOL)

SI Maggiore (5#: FA DO SOL RE LA) DO# Maggiore (7#: FA DO SOL RE LA MI SI)

RE# Maggiore (5#, 2 ) FA# Maggiore (6#)

SOL# Maggiore (6#, 1 ) LA# Maggiore (4#, 3 )

REb Maggiore (5b: SI MI LA RE SOL) MIb Maggiore (3b: SI MI LA)

SOLb Maggiore (6b: SI MI LA RE SOL DO) LAb Maggiore (4b: SI MI LA RE)

SIb Maggiore (2b: SI MI) DOb Maggiore (7b: SI MI LA RE SOL DO FA)

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LE SCALE MINORI
Ad ogni scala maggiore corrisponde una scala RELATIVA MINORE, si costruisce infatti, sul VI grado di quella maggiore.
E' una scala che conserva le stesse alterazioni costanti di quella maggiore.
Un suggerimento mnemonico per ottenere le scale relative minori (oltre a quello appena riferito di partire dal VI grado
della scala maggiore, che diverrà quindi la nuova tonica), è quello di scendere di una TERZA MINORE (1 tono e mezzo)
rispetto alla tonica della tonalità maggiore.

Le scale di modo MINORE -rispetto a quelle maggiori- hanno una diversa disposizione dei toni e semitoni.

Esistono varie forme di scale minori, le principali sono:


1) - SCALA MINORE NATURALE; 2) - SCALA MINORE ARMONICA; 3) - SCALA MINORE MELODICA.

SCALA MINORE NATURALE


La SCALA MINORE NATURALE deriva direttamente dalla relativa maggiore ed è formata perciò dagli stessi suoni.
Come la scala maggiore è composta da 5 TONI e 2 SEMITONI, ma con una diversa successione:
TONO - SEMITONO - TONO - TONO - SEMITONO - TONO - TONO, con i semitoni disposti quindi tra II e III grado
e tra V e VI.

I II III IV V VI VII VIII

I II III IV V VI VII VIII

1/2 TONO 1/2 TONO

La caratteristica di questa scala è la mancanza di sensibile (il VII grado dista infatti 1 tono dall'VIII e prende il nome di
sottotonica).
Questa particolarità ha dato luogo alla formazione di una scala simile, ma con la presenza della sensibile (semitono
tra il 7° e l’8° grado): SCALA MINORE ARMONICA.

SCALA MINORE ARMONICA

La SCALA MINORE ARMONICA è composta da 3 TONI, 3 SEMITONI, e 1 TONO e MEZZO. Quest'ultimo Tono e 1/2
tra il VI e VII grado (che caratterizza questa scala), è l'ovvia conseguenza dell'avvicinamento di 1/2 tono (sensibile)
tra il VII e VIII grado rispetto alla scala minore naturale.

I II III IV V VI VII VIII

1/2 1/2 1TONO 1/2


TONO TONO e MEZZO TONO

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SCALA MINORE MELODICA
L'intervallo di 1 tono e mezzo (di particolare effetto) ha reso necessaria la creazione di un'altra scala minore, che
escludesse quest'intervallo. Alterando quindi il VI grado in senso ascendente, si ottiene la SCALA MINORE MELODICA:
5 TONI e 2 SEMITONI.
La particolarità di questa scala sta nella differente posizione dei semitoni tra il moto ascendente e quello discendente:
nella fase ascendente i semitoni si trovano infatti tra II e III grado e VII e VIII, nella fase discendente tra VI e V e tra III e II.

I II III IV V VI VII VIII VII VI V IV III II I

1/2 1/2 1/2 1/2


TONO TONO TONO TONO

ALTRI TIPI DI SCALE


SCALA MINORE MISTA: è una scala composta da quella MINORE ARMONICA nel moto ascendente, e da quella
MINORE MELODICA nel moto discendente:

SCALA MINORE NAPOLETANA: si rifà alla scala minore armonica, ma col II grado abbassato di mezzo tono:

SCALA MINORE ORIENTALE: si rifà alla scala minore armonica, ma col IV grado elevato di mezzo tono:

SCALA BACHIANA: si rifà alla scala minore melodica ascendente, riprendendo gli stessi intervalli anche nel moto discendente:

SCALA ESATONALE (di Debussy): costruita dalla successione di sei toni, senza alcuna presenza di semitoni:

SCALA PENTATONICA: Di origine orientale,


molto usata nel rock e nel jazz, è composta da sole
cinque note. E' in pratica una scala maggiore diatonica
con l'assenza del 4° e 7° grado.
La successione degli intervalli è la seguente:
TONO - TONO - TONO e MEZZO - TONO - TONO e MEZZO.

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TONALITA'
Tutti i brani musicali (fatta eccezione per alcune correnti di musica moderna "ATONALE"), pur seguendo sempre una
libertà di composizione, tendono ad appoggiarsi -durante lo svolgimento- su un particolare suono o nota fondamentale
su cui il brano stesso si conclude, questo suono non è altro che la TONICA (I grado) di quella determinata scala.
Una composizione -quindi- viene costruita in base ai suoni di una scala che ne identifica l'aspetto tonale, questa
identificazione viene chiamata TONALITA'.
La tonalità (secondo il tipo di scala che la compone) può essere di due modi: MAGGIORE o MINORE.

COME RICONOSCERE LA TONALITA'


Per identificare la tonalità di un brano musicale è necessario verificare l'IMPIANTO TONALE, cioè le alterazioni in
chiave (fisse).
Dato per scontato che la tonalità di DO maggiore con la sua relativa minore (LA minore) è l'unica che non presenta
nessuna alterazione fissa, in quanto la sua scala comprende solo suoni naturali, tutte le altre tonalità presenteranno
in chiave o dei diesis o dei bemolli.

La tonalità di un brano con i diesis si deduce ascendendo


di mezzo tono rispetto all'ultimo diesis presente in chiave.

Esempio:

In questo caso i diesis in chiave sono tre: fa# do# sol#. Si tratta quindi di aumentare di mezzo tono l'ultimo (sol#),
e si dedurrà la tonalità del brano in questione = LA maggiore (oppure la sua relativa minore* = FA#minore).

Per i bemolle il discorso è anche più semplice perchè

La tonalità di un brano con i bemolli


si deduce dal penultimo bemolle presente in chiave

Unica eccezione avviene con la presenza in chiave di un solo bemolle (Sib), e non essendoci ovviamente il penultimo,
la tonalità maggiore si troverà salendo una quinta sopra il bemolle (Sib) presente in chiave = FA maggiore.

Esempio:

In questo caso i bemolli in chiave sono quattro: Sib Mib Lab Reb. Si tratta quindi di dedurre dal penultimo (Lab) qual'è
la tonalità del brano in questione = LAb maggiore (oppure la sua relativa minore* = FA minore).

(*) Come già detto nel paragrafo dedicato alle scale minori, ad ogni scala maggiore corrisponde la sua RELATIVA
MINORE (una scala che conserva le stesse alterazioni costanti di quella maggiore) che si ottiene scendendo di una
TERZA MINORE (1 tono e mezzo) rispetto alla tonica della tonalità maggiore.
Perciò se nei due esempi esposti sopra si faceva riferimento alla tonalità maggiore (dedotta secondo due differenti
criteri per le tonalità con i # e per quelle con i b) alla eventuale relativa minore si è giunti scendendo appunto di una
TERZA MINORE.
Per stabilire se si tratta dell' una o dell'altra (maggiore o relativa minore) è necessario esaminare le prime misure del
brano ed osservare se le note compongono l'accordo maggiore o minore (anche se non sempre questo si verifica nelle
prime battute). Spesso la conferma della relativa minore si ha con la presenza della sensibile (VII grado della minore, e
dominante della scala maggiore alterata di mezzo tono).
E' comunque importante sottolineare il fatto che -in alcuni casi- per risolvere con precisione il dubbio, è necessaria una
più approfondita conoscenza delle regole dell'armonia.
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MODULAZIONE
Un brano musicale nel suo sviluppo può cambiare tonalità, questo passaggio da una tonalità all'altra si chiama
MODULAZIONE.
La modulazione può effettuarsi ai toni vicini o ai toni lontani, e può essere preparata o immediata.

MODULAZIONE AI TONI VICINI: quando si effettua non oltre una quinta giusta sopra o sotto, con relative minori o
maggiori: Ecco le principali possibilità:
1) La tonalità relativa al tono iniziale (es: SOL magg. = Mi min.; opp.: RE min. = FA magg.).
2) La tonalità con un'alterazione in più (es: SIb = MIb).
3) La tonalità con un'alterazione in meno (es: RE = SOL).
4) La relativa minore della tonialità con un'alterazione in più o in meno (es: RE = MI min.; opp: SIb = DOmin.).

MODULAZIONE AI TONI LONTANI: quando si effettua oltre due o più quinte ascendenti o discendenti.
Nella norma questa modulazione va preparata "toccando" progressivamente le tonalità che la precedono.
Quando ci si porta direttamente e immediatamente sulla nuova tonalità dicesi MODULAZIONE IMMEDIATA.

La modulazione può anche essere PASSEGGERA quando la nuova tonalità ha una brevissima durata.

CLASSIFICAZIONE DEGLI INTERVALLI


In un paragrafo precedente si è detto che l'INTERVALLO è la distanza che intercorre tra due suoni.
Può essere MELODICO quando le note che lo compongono sono eseguite successivamente,
ARMONICO quando le note che lo compongono sono eseguite contemporaneamente (bicordo).
L'intervallo armonico va inteso sempre dal basso verso l'alto (ascendente), mentre quello melodico si può considerare
sia ascendente che discendente.
L'intervallo musicale si misura contando i suoni che abbraccia, la sua denominazione viene data dal numero dei suoni
contenuti nell'intervallo stesso, contando sia il suono di partenza che quello di arrivo (es: DO MI = intervallo di terza).
C'è da dire, inoltre, che per una classificazione più specifica (maggiore, minore, giusto, ecc.), oltre ai numeri dei gradi
compresi bisogna calcolare anche il numero dei toni e semitoni che abbraccia l'intervallo stesso.
(Es: DO MI -due toni- = TERZA MAGGIORE; DO MIb -un tono e mezzo- = TERZA MINORE).

N.B./ Due suoni dello stesso nome e della stessa altezza si dicono UNISONO, e non vengono classificati tra gli
intervalli.
Esempio:

Unìsono

Gli intervalli si dividono in:


MAGGIORI, MINORI, GIUSTI, ECCEDENTI, PIU' CHE ECCEDENTI, DIMINUITI, PIU' CHE DIMINUITI, a seconda dei
toni e semitoni contenuti, che rendono la distanza più o meno ampia.

Gli intervalli di 2^, 3^, 6^, 7^ possono essere MAGGIORI (M) o MINORI (m).
Gli intervalli di 4^, 5^, 8^ sono GIUSTI (G).
Se questi intervalli vengono aumentati o diminuiti con l'aggiunta o la detrazione di un semitono cromatico si
chiameranno ECCEDENTI (ECC), o DIMINUITI (DIM).
Se invece vengono aumentati o diminuiti con l'aggiunta o la detrazione di due semitoni cromatici si chiameranno
PIU' CHE ECCEDENTI (+che ECC), o PIU' CHE DIMINUITI (+che DIM).

Qualsiasi intervallo può avere un RIVOLTO: quando il suono più grave viene trasportato all'ottava superiore (o viceversa).
Da notare che la somma di ogni intervallo col suo rivolto dà sempre il risultato di 9.

Esempio:

INTERV. di 4^ INTERV. di 5^ = 9

21
TAVOLA DEGLI INTERVALLI

INTERVALLO
di
+CHE DIMINUITO DIMINUITO MINORE GIUSTO MAGGIORE ECCEDENTE +CHE ECCEDENTE

SECONDA

TERZA

QUARTA

QUINTA

SESTA

SETTIMA

OTTAVA

INTERVALLI ARMONICI

Gli INTERVALLI ARMONICI (quando le note vengono eseguite contemporaneamente),


in relazione al loro effetto acustico, si dividono in CONSONANTI e DISSONANTI.

CONSONANTI: Quelli che producono all'orecchio una sensazione gradevole e riposante:


Unisono, Terza. Quarta, Quinta, Sesta, Ottava.
Tra questi alcuni sono detti CONSONANZE PERFETTE Iin quanto immutabili sia nel modo maggiore
che nel minore: Quarta, Quinta, Ottava.
Gli altri CONSONANZE IMPERFETTE perchè mutano tra il modo maggiore e il minore: Terza, Sesta.

DISSONANTI: Quelli che producono all'orecchio una sensazione oltre che sgradevole anche di moto, in quanto tendono
a risolvere su un intervallo consonante: Seconda, Settima, e tutti gli Eccedenti e Diminuiti.

Gli intervalli formati da suoni appartenenti ad una stessa scala sono denominati DIATONICI,
se invece sono formati da suoni non appartenenti ad una stessa scala sono denominati CROMATICI.

22
GLI ACCORDI
L'accordo è l'esecuzione simultanea di 3 o più suoni. L'esecuzione contemporanea di soli 2 suoni forma un BICORDO.
L'accordo per eccellenza è l'ACCORDO PERFETTO (detto anche TONALE), composto dai tre gradi principali della
scala: 1° , 3° , 5° (tonica - caratteristica - dominante):
esempio (DO maggiore):

I II III IV V VI VII VIII

L'accordo di DO magg. sulla tastiera

Se l'esempio sopra riportato fa riferimento ad un accordo perfetto maggiore ottenuto dalla corrispondente scala maggiore,
lo stesso discorso varrà per un accordo perfetto minore ottenuto col 1°,3°,5° grado della scala minore corrispondente:
esempio (DO minore):

I II III IV V VI VII VIII

L'accordo di DO min. sulla tastiera

Dagli esempi sopra riportati si possono evidenziare i differenti intervalli che compongono gli accordi:

Sia nell''accordo maggiore che nel minore rimane invariato l'intervallo tra il suono più grave e quello più acuto (DO SOL):
INTERVALLO di 5^ (perciò denominato anche ACCORDO di QUINTA).
Nell'accordo maggiore tra i primi due suoni (DO MI) abbiamo un INTERVALLO di 3^ maggiore (composto da due toni),
mentre tra il secondo e il terzo suono (MI SOL) abbiamo un INTERVALLO di 3^ minore (un tono e mezzo).
Nell'accordo minore la successione degli intervalli è esattamente all'opposto: terza minore tra i primi due suoni, e terza
maggiore tra il secondo e terzo suono.
Riassumendo:

ACCORDO PERFETTO MAGGIORE = TERZA Magg. + TERZA min. (Terza Magg. e Quinta giusta).
ACCORDO PERFETTO MINORE = TERZA min. + TERZA Magg. (Terza min. e Quinta giusta).

Per la precisione le TRIADI (accordi composti da 3 suoni) possono essere di 4 specie:


1 - ACCORDO PERFETTO MAGGIORE, formato da 3^ maggiore e 5^ giusta.
2 - ACCORDO PERFETTO MINORE, formato da 3^ minore e 5^ giusta.
3 - ACCORDO di 5^ DIMINUITA, formato da 3^ minore e 5^ diminuita.
4 - ACCORDO di 5^ ECCEDENTE, formato da 3^ maggiore e 5^ eccedente.

I RIVOLTI
Quando i suoni che compongono un accordo sono disposti in ordine di terza, ed al basso si trova la tonica, dicesi
ACCORDO FONDAMENTALE.
Ogni accordo fondamentale può essere rivoltato (portando al basso la terza o la quinta), ottenendo così i RIVOLTI:

FONDAMENTALE PRIMO RIVOLTO SECONDO RIVOLTO

23
Gli accordi basati sul 1°, 4° e 5° grado sono chiamati PRINCIPALI (o Tonali), perchè nella formazione degli stessi
vengono racchiuse tutte le note di una determinata scala. La loro successione dà un senso tonale completo.
Sono invece detti accordi SECONDARI quelli posti sul 2°, 3° e 6° grado.

Oltre agli accordi composti da 3 suoni chiamati TRIADI, troviamo quelli composti da 4 suoni (quadriadi): ACCORDI
di SETTMA (7). Quelli composti da 5 suoni: ACCORDI di NONA (9). Quelli composti da 6 suoni: ACCORDI di
UNDICESIMA (11). Ecc...
Nella musica strumentale può capitare che certi strumenti (vedi chitarra) raddoppino una o più note comprese
nell'accordo,ciò non significa che quel determinato accordo esca dagli schemi che regolano la sua formazione,
ma va visto come semplice raddoppiamento di note dovuto alla struttura dello strumento e tendente a rafforzare il
suono complessivo dell'accordo.

Esempio con l'accordo


di DO magg. sulla chitarra:

SOL DO MI SOL DO MI

ACCORDI DI SETTIMA
Gli accordi di settima sono costituiti da una nota fondamentale, una 3^, una 5^ e una 7^, praticamente una triade
(accordo perfetto) con l'aggiunta di una terza.
Perciò allo stato fondamentale ogni accordo di settima vede la sovrapposizione di tre terze, per un intervallo totale
di una settima (da qui la denominazione) tra la nota più grave e quella più acuta.

ACCORDO DI SETTIMA di DOMINANTE (7)


E un accordo che si forma sul 5° grado (dominante) di una determinata scala, sul quale si realizza l'accordo perfetto
maggiore e si sovrappone un ulteriore intervallo di Terza minore.
Chiamato, quindi, di settima di dominante perchè -come detto- è posto sulla dominante (5° grado) della scala.
Esempio:
(Partendo dalla scala di Do maggiore,
si cerca il 5° grado: SOL,
e su questo si realizza l'accordo perfetto,
nel quale si sovrappone
un'intervallo di terza minore): SOL 7

ACCORDO MINORE SETTIMA

L'accordo minore settima è formato da una settima minore sovrapposta a una triade minore.
Più semplicemente all' accordo perfetto minore si sovrappone una terza minore:

ACCORDO DI SETTIMA MAGGIORE

Gli accordi di settima maggiore differiscono dai precedenti per l'intervallo tra la nota più grave (fondamentale) e
quella più acuta (7) che non è una settima minore, ma una SETTIMA MAGGIORE.
La famiglia dei “settima maggiore” include due accordi principali:

SETTIMA MAGGIORE = MINORE SETTIMA MAGGIORE =


accordo perfetto maggiore + accordo perfetto minore +
terza maggiore: terza maggiore:

E due secondari:

SETTIMA MAGGIORE SETTIMA MAGGIORE


QUINTA DIMINUITA = QUINTA ECCEDENTE =
accordo di quinta dim. + accordo di quinta ecced. +
settima magg: settima magg:
24
GLI ACCORDI DIMINUITI

Gli accordi costruiti sul 7° grado (sensibile) della scala minore sono detti di SETTIMA DIMINUITA
o, semplicemente, DIMINUITI (Dim).
La caratteristica di quest'accordo è che è formato da tre terze minori poste una sull'altra.
Un altro modo per ottenerlo è quello di abbassare di mezzo tono 3^, 5^ e 7^ dell' accordo di settima di dominante.
E' importante sottolineare il fatto che rivoltando quest'accordo le singole note divengono
di volta in volta fondamentale di un nuovo accordo di settima diminuita e questo fa sì che
gli accordi diminuiti enarmonicamente si riducano a tre:

DO dim = MIb dim = SOLb dim = SIbb (LAdim)

FONDAMENTALE 1° RIVOLTO 2° RIVOLTO 3° RIVOLTO

Lo stesso discorso varrà per l'accordo di RE dim, che con i suoi rivolti equivale enarmonicamente anche a:
FA dim = LAb dim = DObdim (SI dim)

e MI dim che equivale a: SOL dim = SIb dim = REb dim

GLI ACCORDI DI SESTA

Quando a una triade viene aggiunta la 6^ si ottiene un accordo chiamato SESTA.

TRIADE MAGGIORE + SESTA = SESTA DO 6

TRIADE MINORE + SESTA = minore SESTA.


DOmin6

GLI ACCORDI DI QUARTA

Quando il quarto grado della scala (sottodominante) viene incluso nella triade maggiore, va a sostituire il terzo
grado, l'accordo risultante viene detto QUARTA SOSPESA, o semplicemente QUARTA.
Anche nell'accordo di settima di dominante il quarto grado può sostituire il terzo, creando l'accordo di
SETTIMA QUARTA (7/4).
Nella notazione siglata anglosassone l'accordo di quarta viene quasi sempre indicato con l'aggiunta della sigla "sus"
(= sospeso).

ACCORDO di QUARTA = TRIADE Magg + 4^ - 3^ DO 4


(C sus4)

ACCORDO di SETTIMA QUARTA = TRIADE Magg + 4^ + 7^ - 3^ DO 7/4

25
ACCORDI ESTESI (9^ - 11^ - 13^)
Quando ad un accordo di settima viene aggiunta una nota che si trovi più di un ottava sopra la tonica, vengono a
crearsi gli ACCORDI ESTESI:
ACCORDI di NONA (composti da 5 note): quando la 2^ viene aggiunta all'accordo e portata un'ottava sopra.
ACCORDI di UNDICESIMA (di 6 note): quando all'accordo di nona viene aggiunta la 4^ e portata un'ottava sopra.
ACCORDI di TREDICESIMA (di 7 note): quando all'accordo di undicesima viene aggiunta la 6^ e portata un'ottava
sopra.
Gli accordi estesi si possono costruire su tutti gli accordi di settima (settima di dominante, maggiore settima e
minore settima) ottenendo così le diverse varianti.

DO 9 DO 11 DO 13

Bisogna dire che spesso le numerose note che compongono questi accordi rappresentano soltanto una struttura
di base, e nell'esecuzione pratica se ne scelgono solo alcune, anche perchè con certi strumenti (vedi chitarra) non
sarebbe possibile eseguire contemporaneamente le 7 note di un accordo di tredicesima.

Un discorso a parte bisogna farlo per gli ACCORDI di NONA AGGIUNTA, più precisamente definibili come
“accordi di seconda".
Sono composti, infatti, da una triade perfetta con l'aggiunta del 2° grado, che viene portato un ottava sopra (9^).
Si distinguono dagli accordi estesi di nona per l'assenza della 7^ e per questo motivo nelle sigle di abbreviazione
anglosassone si ritrova il prefisso "add" (added = aggiunto) e talvolta in italiano "agg" (es: C add 9).

DO 9 agg DO min 9 agg


(C add 9) (C min add 9)

ACCORDI CON BASSO ALTERATO


(SOVRAPPOSIZIONI TONALI)

Nella musica leggera va sempre più accrescendo l'uso di nuove sigle indicanti sovrapposizioni tonali.
Per sovrapposizione tonale s'intende l'esecuzione contemporanea di due accordichiamati anche accordi politonali.
Alcuni accordi estesi -in realtà- non sono altro che sovrapposizioni tonali: es: DO 9 = DO MI SOL SI RE, sono infatti
presenti sia l'accordo di Do magg. (do mi sol), che quello di SOL magg. (sol si re).
Queste sovrapposizioni tonali nell'uso attuale possono prendere diverse forme, una delle più diffuse è quella che
sovrappone a un accordo un basso che -nella norma- non gli appartiene.
Perciò le posizioni di questo tipo possono considerarsi "bitonali", e vanno pensate come accordi con basso alterato,
che vengono indicati con due sigle separate da una frazione: sopra si riferisce all'accordo, sotto al basso.

Esempio:

RE opp: RE/DO
DO
significa che bisogna
suonare un accordo
di RE maggiore con RE
un DO al basso. (D/C)
DO

26
ACCORDI PRINCIPALI
Maggiore minore 4 7 7+ dim
Fond. 1° Riv. 2° Riv. Fond. 1° Riv. 2° Riv.

DO

DO#

REb

RE

RE#

MIb

MI

FA

FA#

SOLb

SOL

SOL#

LAb

LA

LA#

SIb

SI
27
ACCORDI SIGLATI
Come sicuramente sarà già stato dedotto dall'esposizione dei paragrafi attinenti, è una norma -nella musica leggera-
esporre gli accordi di un brano musicale non sempre o non solo per esteso sul pentagramma, ma anche sotto forma
siglata. Ciò avviene sia per semplificare uno spartito che per agevolare chi non saprebbe altrimenti leggere le
principali componenti armoniche di un determinato brano.
A questo va aggiunto il fatto che negli anni ha sempre più preso piede la notazione anglosassone, con una
conseguente presenza, anche in molti spartiti di autori italiani, di nuove sigle e abbreviazioni che gli stessi esperti
di armonia classica stentano a decifrare.

Si espongono quì di seguito le principali sigle e abbreviazioni sia di origine italiana che anglosassone, dando per
scontato che l'accordo utilizzato (DO) è un semplice riferimento attraverso il quale si possono dedurre tutti gli altri;
sono stati -inoltre- esclusi quegli accordi che non presentano differenze di abbreviazione (vedi DO6 = C6, ecc.):

DO RE MI FA SOL LA SI

C D E F G A B

PRINCIPALI SIGLE

DENOMINAZIONE
COMPLETA
PER ESTESO DO MAGGIORE DO MINORE DO SETTIMA DO SETTIMA DO ECCEDENTE DO QUARTA DO DIMINUITA DO NONA
MAGGIORE AGGIUNTA

ACCORDO

DO Magg DO min DO 7 DO 7+ DO 5+ DO 4 DO dim DO 9 agg


SIGLATO
TRADIZIONALE

ACCORDO
SIGLATO
ANGLOSASSONE
C Cm C7 C maj 7 C aug Csus4 Cdim Cadd9

ALTRE DO - / C - C+
DoM (opp.) Do m. DO 7 dom. CD7 Csus C°
VARIANTI
C5#

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IL TRASPORTO
Per trasporto s'intende il cambiamento della tonalità di un brano musicale in un'altra tonalità più acuta o più grave,
tale da essere più idonea alle nostre esigenze.
Questo può essere necessario quando si vuol rendere possibile l'esecuzione di un brano vocale con estensione
differente, oppure quando si vuole "facilitare" la parte armonica di un brano che originariamente presenta, per un
principiante, accordi di una certa difficoltà (vedi barré per i chitarristi), ecc......

Quando si trasporta un brano bisogna tener presenti le seguenti regole:


1 - Il modo non cambia (se è maggiore resta maggiore, se è minore resta minore).
2 - Sostituire l'impianto tonale: cambiare le alterazioni fisse per la nuova tonalità.
(Es: se si deve trasportare un tono sopra un brano originario in RE magg, si dovranno modificare le sue
alterazioni fisse (2 diesis), in quelle della nuova tonalità: MI magg = 4 diesis).
3 - Sostituire mentalmente la chiave che permetta di leggere le note con la denominazione che assumono nella
nuova tonalità. (Es: Per un brano in Do magg. da trasportare un tono sopra, la chiave di violino verrà sostituita
con quella di contralto).
Questo metodo richiede ovviamente la conoscenza del setticlavio. Unico metodo alternativo (non troppo pratico
e poco professionale) è quello di trasportare una nota per volta calcolando l' intervallo appropriato.

Esempio: Trasporto di un tono ascendente.


da RE maggiore a MI maggiore.

4 - Le eventuali alterazioni momentanee vanno modificate in base alla nuova tonalità, considerando -in ogni caso-
che il rapporto tra i suoni della nuova tonalità dovrà essere uguale a quello della precedente.
5 - Il trasporto di mezzo tono si può effettuare in due modi:
a) - Leggendo nella stessa chiave e alterando tutti i suoni di un semitono (ascendente o discendente).
b) - Cambiando la chiave e l'impianto tonale e leggendo un tono sopra o sotto.

TAVOLA PER IL TRASPORTO


+1 +2 +3 +4 +5 +6 +7 +8 +9 +10 +11

DO DO# RE RE# MI FA FA# SOL SOL# LA LA# SI

DO# RE RE# MI FA FA# SOL SOL# LA LA# SI DO

RE RE# MI FA FA# SOL SOL# LA LA# SI DO DO#

Questa tavola - TRASPORTO CON


LA PROGRESSIONE DEI SEMITONI - RE# MI FA FA# SOL SOL# LA LA# SI DO DO# RE
è un utile punto di riferimento per tutti
coloro che non hanno ancora raggiunto MI FA FA# SOL SOL# LA LA# SI DO DO# RE RE#
sufficiente dimestichezza con il trasporto
per mezzo del setticlavio, o con il
FA FA# SOL SOL# LA LA# SI DO DO# RE RE# MI
calcolo degli intervalli.
Da notare che nella parte superiore
dello schema i numeri preceduti dal FA# SOL SOL# LA LA# SI DO DO# RE RE# MI FA
segno "+" si riferiscono ai semitoni,
come si interviene ormai in tutte le
SOL SOL# LA LA# SI DO DO# RE RE# MI FA FA#
tastiere elettroniche o sui files MIDI per
effettuare la trasposizione di tonalità.
SOL# LA LA# SI DO DO# RE RE# MI FA FA# SOL

LA LA# SI DO DO# RE RE# MI FA FA# SOL SOL#

LA# SI DO DO# RE RE# MI FA FA# SOL SOL# LA

SI DO DO# RE RE# MI FA FA# SOL SOL# LA LA#

29
ABBELLIMENTI
Gli ABBELLIMENTI (o NOTE AUSILIARIE ORNAMENTALI) sono gruppi di notine che -come dice il nome- arricchiscono
e ornano la melodia e vengono rappresentati con simboli particolari o con gruppi di figure di più piccole dimensioni che
non vengono calcolate nei valori della battuta.
Bisogna premettere che la realizzazione pratica dei gruppetti espressi con i simboli è sempre stata soggettiva e poco
chiara a causa della mancanza di un metro comune di interpretazione. In ogni caso per una loro esecuzione corretta
è indispensabile avere una conoscenza dell'autore, del carattere del brano e dell'epoca.
Nelle musiche moderne gli autori scrivono quasi sempre per esteso questi arricchimenti melodici, mentre per ciò che si
riferisce agli autori classici si cerca di darne quì di seguito una presentazione che comprenda le sole regole generali.
I principali abbellimenti sono cinque: ACCIACCATURA, APPOGGIATURA, MORDENTE, TRILLO, GRUPPETTO.

ACCIACCATURA
L'acciaccatura è composta da una, due o tre noticine (denominata perciò rispettivamente: semplice, doppia o tripla),
da eseguire rapidamente, in rapporto all'andamento della composizione. L'acciaccatura semplice viene identificata
anche da una piccola sbarratura.
Si possono realizzare sia in battere che in levare e conseguentemente sottrarranno una minima parte di valore alla
nota reale che le precede o a quella che le segue.
Esempi:
SEMPLICE DOPPIA TRIPLA

POSSIBILI REALIZZAZIONI

APPOGGIATURA

E' una notina di espressione che precede la nota reale e dalla quale sottrae il valore che rappresenta. Può trovarsi a
distanza di tono e semitono quando è superiore e di solo semitono se inferiore.

REALIZZAZIONI

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MORDENTE

E' formato da tre note eseguite rapidamente, e può essere:

SEMPLICE:
SUPERIORE ( ) : nota reale + nota superiore + nota reale.
INFERIORE ( ) : nota reale + nota inferiore + nota reale.

DOPPIO

( ) : anch'esso può essere superiore o inferiore,


ma è composto da cinque note.

Nell'esecuzione l'accento cade sulla prima nota del gruppo,


e la rapidità dell'esecuzione dipende dall'andamento del brano.

POSSIBILI REALIZZAZIONI

TRILLO

E' un abbellimento formato dall'alternarsi rapido della nota reale con l'ausiliaria superiore e la sua durata è pari al valore
della nota sulla quale è posto il segno grafico che lo rappresenta:

Può essere di due specie:


DIRETTO: quando inizia con la notta reale.
INDIRETTO (o ROVESCIATO): se è preceduto da una notina,
ed inizia perciò con la nota ausiliaria.
Altre volte si possono trovare più notine che precedono o seguono il segno del trillo,
denominate note di preparazione o di chiusura.

La realizzazione del trillo, pur con numerose eccezioni, può ossere definita:

MISURATA: se eseguita con figurazioni ritmiche prestabilite, in rapporto


ll'andamento della composizione e solitamente in gruppi di 4, 5, 6 o 8 note.
LIBERA: se interpretata secondo il gusto dell'esecutore.

N.B. Il rapido alternarsi di due note che superino l'intervallo di 2^


non viene classificato come trillo, ma come TREMOLO.

DIRETTO INDIRETTO

POSSIBILI ESECUZIONI

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GRUPPETTO
E' un abbellimento formato dall'alternarsi della nota reale con la nota ausiliaria superiore e inferiore.
Può essere:

SUPERIORE o DIRETTO ( ), esecuzione:


nota superiore + nota reale + nota inferiore + nota reale (in varie combinazioni).

INFERIORE o ROVESCIATO ( ), esecuzione:


nota inferiore + nota reale + nota superiore + nota reale (in varie combinazioni).
La velocità di esecuzione è sempre in relazione all'andamento e all'espressività della composizione.
La realizzazione del gruppetto è sicuramente la più variegata, e con numerose possibilità interpretative.
Gli esempi con le esecuzioni che si riportano quì di seguito sono perciò da considerarsi come alcune delle possibili
interpretazioni:

REALIZZAZIONI POSSIBILI

3 3 3 3

OPPURE
5 5

VOLATINE - ARPEGGIO - GLISSANDO - TREMOLO - CADENZA

Le VOLATINE sono gruppi di notine poste tra due note, al fine di dare maggior grazia all'esecuzione.

L'ARPEGGIO ( ) rappresentato da una serpentina verticale posta davanti ad un accordo, indica che le note che
compongono l'accordo stesso devono essere eseguite in rapida successione, una dopo l'altra, anzichè
contemporaneamente. E' un abbellimento caratteristico per arpa e pianoforte.

Il GLISSANDO (dal francese glisser = scivolare) è un effetto che si realizza con la rapida esecuzione di una scala sia
diatonica che cromatica, ascendente o discendente.
Si può realizzare con diversi strumenti (tastiere, archi, fiati):

Il TREMOLO ( ) come detto nel paragrafo relativo al trillo, consiste nella rapidissima ripetizione di due note con un
intervallo almeno di terza.

La CADENZA (oltre che una successione armonica con senso di riposo e conclusione posta alla fine di una frase o
brano musicale) è -impropriamente- un abbellimento composto da una successione di note a carattere viruosistico
inserito nel contesto di un brano vocale o strumentale. Graficamente viene trascritta con caratteri più piccoli del normale,
con una interpretazione totalmente ad libitum (a piacere). Durante la cadenza il movimento regolare del tempo è sospeso.
32
ANDAMENTO
Per stabilire -anche se in modo approssimativo e spesso soggettivo- il grado di velocità e il movimento ritmico musicale,
all'inizio di un brano musicale si trovano delle indicazioni in italiano che sempre più -soprattutto nella musica leggera-
vengono sostituiti da termini inglesi. Tra le principali indicazioni di andamento si segnalano:

grave largo lento adagio andante allegretto allegro presto prestissimo


heavy broad slow slow quiet quick day fast very fast

Altri termini, meno frequenti, indicano il carattere della composizione: SOLENNE, MARZIALE, MAESTOSO, ecc....

Per stabilire una più esatta velocità si ricorre al metronomo. In alcuni casi certi compositori danno,
all'inizio del brano, un' INDICAZIONE METRONOMICA, consistente nel valore preciso che deve avere
l'unità di tempo o di suddivisione.
Es: q = 110 opp. q . = 110 opp. bpm = 110

IL METRONOMO
Il metronomo è uno strumento meccanico o elettronico che serve a stabilire con esattezza il
grado di velocità di una composizione. Il termine infatti deriva dal greco "metron" (=misura)
e "nomos" (= legge). In fase di studio -inoltre- è un valido aiuto per il musicista che deve
ancora perfezionare l'aspetto ritmico di un brano.

Il metronomo meccanico -ideato agli inizi dell'800 dall'olandese D.N. Winkel - è stato
perfezionato nel 1812 dal tedesco Johann Maelzel. E' composto da un'asta metallica simile
ad un pendolo capovolto, da un contrappeso regolabile e da una scala graduata verticale.
L'accelerazione o il rallentamento delle oscillazioni si ottiene spostando il contrappeso in
corrispondenza di numeri che vanno da 40 a 208, indicanti il numero dei battiti al minuto (bpm).
La forma tipica del metronomo meccanico è una cassetta piramidale in legno, anche se ormai
è diffuso in varie forme e materiali. Alcuni modelli elettronici -inoltre- hanno il vantaggio di
essere tascabili e, grazie alla presa per le cuffie, possono essere un valido aiuto anche per
strumenti (come la batteria) che sovrastano il volume del metronomo meccanico.
In questo caso la regolazione della velocità avviene per mezzo di un potenziometro
(regolatore elettronico).

grave
40
largo
46
lento
52
adagio
58
larghetto
62
andante
70
sostenuto
80
INDICAZIONI DI MOVIMENTO maestoso
84
moderato
100
Movimenti lenti: Grave, Largo, Lento, Adagio.
allegretto
120
Movimenti moderati: Andante, Moderato, Allegretto. 140 allegro

vivace 160
Movimenti veloci: Allegro, Presto, Prestissimo.
170
presto

190
prestissimo
208

33
SEGNI di ESPRESSIONE
DINAMICA - AGOGICA
Sono dei segni che contribuiscono a dare maggiore espressività ed efficacia interpretativa ad un componimento
musicale. Quelli di dinamica e di agogica, inoltre, indicano temporanee variazioni dell'andamento del tempo iniziale
e diversi gradi di intensità e sonorità.

LEGATURA DI PORTAMENTO: è una linea curva che unisce due


note di altezza differente la cui esecuzione non deve avere
interruzioni, ottenendo così l'effetto del LEGATO.

LEGATURA DI FRASE: è una linea curva che abbraccia più suoni


la cui esecuzione non deve avere interruzione o respiri e serve
per definire la frase musicale.

PUNTO DI STACCATURA: è un punto che si trova sopra o sotto


la nota per far sì che quei suoni vadano eseguiti staccati perdendo
parte del loro valore: effetto completamente opposto al legato.

PUNTO ALLUNGATO (o STACCATISSIMO): è una piccola lineetta


(o piccola freccia) che -come il punto di staccatura- indica che quella
nota venga eseguita staccata ma in maniera più marcata e decisa,
perdendo circa tre quarti del suo valore.

APPOGGIATO: è un trattino che, posto su una nota, indica che


il suono richiede un certo appoggio nell'esecuzione, cioè
lievemente marcato.

MARCATO (o ACCENTATO): è una piccola "V" rovesciata oppure


orizzontale posta su una nota da mettere in risalto.

Sia nella musica vocale che strumentale, per indicare se i suoni debbano essere emessi o prodotti con più o meno
forza, troviamo anche altre indicazioni con dei termini dinamici in italiano (anche se ormai questa tradizione sta
lasciando sempre più spazio ad una terminologia inglese) espressi per intero o abbreviati. Ecco i principali:

piano pianissimo forte fortissimo mezzopiano mezzoforte crescendo diminuendo rinforzando


p pp f ff mp mf cresc. dim. rfz

Per indicare il crescendo e il diminuendo si usano anche le così dette "forcelle":


crescendo diminuendo

p mf f f mf p

SEGNI di ABBREVIAZIONE
Per abbreviare la stesura musicale, evitando la trascrizione di parti uguali e facilitandone la lettura, ci si serve di alcuni
segni grafici chiamati abbreviature. Ecco i più comuni, che si possono trovare anche in combinazioni differenti:

RITORNELLO: si deve ripetere la parte del brano racchiusa tra i segni. Quando una o più battute
della parte finale della ripetizione sono differenti rispetto alla prima volta, si ricorre ai segni "1." e " 2.",
che indicano, appunto, "prima" e "seconda" volta.

D.C. al Fine DA CAPO AL FINE: è una variante del ritornello. Indica che si deve ripetere la parte del brano che va
dall'inizio alla dicitura Fine.
DAL SEGNO AL SEGNO: che non viene mai scritto per esteso, ma con i segni quì indicati
Dal al (o altre varianti: ). Indica che va ripetuta la parte del brano compresa tra i due segni.

RIPETIZIONE: indica che si deve ripetere la figurazione, o la battuta, o le battute precedenti.

SEGNO DI SUDDIVISIONE: indica che il valore dela nota con una, due o tre lineette trascersali,
sarà suddiviso in Ottavi, Sedicesimi, Trentaduesimi.
OTTAVA: indica che quella parte del brano va eseguita un'ottava sopra (se l'indicazione sta sopra il
rigo) o un'ottava sotto (se sta sotto il rigo).
34
NOTAZIONE
DEGLI STRUMENTI MUSICALI
Nella lettura di uno spartito non tutti gli strumenti -a causa della loro struttura- emettono i suoni realmente trascritti.
Per convenzione si usa quindi trasportare tutta la notazione sul rigo musicale in modo che l'esecutore legga le note
trasportate, emettendo così i suoni reali (quelli cioè effettivamente voluti).

A questo proposito gli strumenti si dividono in:

1 - STRUMENTI NON TRASPOSITORI


in cui le note emesse corrispondono a quelle scritte sul pentagramma.

2 - STRUMENTI TRASPOSITORI
in cui le note emesse non corrispondono a quelle scritte.

STRUMENTI NON TRASPOSITORI

VIOLINO: Si scrive in chiave di VIOLINO


VIOLA: Si scrive in chiave di CONTRALTO
VIOLONCELLO: Si scrive in chiave di BASSO e di TENORE (per le note acute)
FLAUTO: Si scrive in chiave di VIOLINO
OBOE: Si scrive in chiave di VIOLINO
TROMBONE e BASSO TUBA: Si scrive in chiave di BASSO
PIANOFORTE: Si scrive in chiave di VIOLINO e BASSO

STRUMENTI TRASPOSITORI

NOTE REALI NOTAZIONE GRAFICA

BASSO e CONTRABBASSO

CHITARRA:

CLARINETTO in SIb

TROMBA in SIb

SAX SOPRANO in SIb

SAX CONTRALTO in MIb

SAX TENORE in SIb

SAX BARITONO in MIb

35
BREVI CENNI di ACUSTICA
Come detto nel primo capitolo, il SUONO è un fenomeno acustico prodotto dalle vibrazioni di corpi elastici
caratterizzato dall'altezza, dall'intensità e dal timbro.
I suoni hanno un estensione tra i 16 e i 18.000 Hertz (vibrazioni al minuto) ma quelli apprezzabili musicalmente
sono contenuti tra i 27 e i 4.000 Hz.
Sono da considerare ULTRASUONI quelli che superano i 32.000 Hz.

SUONI ARMONICI
Un corpo vibrante, oltre al suono fondamentale, produce altri suoni che hanno numero di vibrazioni doppio, triplo ...
Questi suoni -prodotti contemporaneamente al fondamentale, ma di minore intensità- si chiamano SUONI ARMONICI
(o concomitanti). Non tutti i corpi producono o lasciano percepire lo stesso numero di armonici. Quelli che emettono
pochi armonici danno un suono povero, al contrario, quelli con più suoni armonici danno un suono pieno e rotondo.
Prevalentemente i suoni armonici sono più acuti del fondamentale e sono detti armonici superiori (IPERTONI), a
questi vanno aggiunti quelli più gravi detti armonici inferiori (IPOTONI).
L'equilibrio e il rapporto tra fondamentale e armonici determina il TIMBRO dello strumento.
Quello dei suoni armonici è comunque un argomento di fisica assai complesso, ci limiteremo ad elencare la serie
principale di quelli superiori:

1° ARMONICO: SUONO FONDAMENTALE


2° ARMONICO: OTTAVA SUPERIORE
3° ARMONICO: QUINTA GIUSTA (dal 2° armonico)
4° ARMONICO: QUARTA GIUSTA (dal 3°)
5° ARMONICO: TERZA MAGGIORE (dal 4°)
6° ARMONICO: TERZA MINORE (dal 5°)
7° ARMONICO: TERZA MINORE (DAL 6°)

BATTIMENTI e SUONI RISULTANTI


Due suoni della stessa altezza, ma con una piccola differenza di vibrazioni, creano un effetto vibratorio particolare
caratterizzato da rapide ondulazioni acustiche, chiamati BATTIMENTI.
Questo fenomeno è facilmente individuabile nella fase di accordatura di uno strumento a corda, quando cioè due
suoni sono vicini, come altezza, ma non uguali.

Quando si emettono contemporaneamente due suoni di diversa altezza (Bicordo) si ottiene un terzo suono detto
SUONO RISULTANTE. Sarà un suono più grave in quanto il numero di vibrazioni del suono risultante sarà dato
dalla differenza di vibrazioni esistenti tra i due suoni primari. (Fenomeno scoperto nel 1770 dal violinista G.Tartini).

VELOCITA' DEL SUONO - ECO - RISONANZA


Per VELOCITÀ s'intende lo spazio che una vibrazione sonora percorre in un minuto.
A zero gradi il suono si propaga nell'aria ad una velocità di circa 330 metri al secondo e aumenta di 60 cm. per
ogni grado di temperatura in più. Il suono si propaga anche attraverso i liquidi, i solidi e i gas, con differenti velocità.
Le vibrazioni si propagano nell'aria creando un' ONDA SONORA.
Quando un'onda sonora (chiamata ONDA DIRETTA) incontra una parete o un altro ostacolo, rimbalza su di esso,
creando un'altra onda di ritorno detta ONDA RIFLESSA, che si distingue in:
1 - ECO, quando l'ostacolo si trova ad una distanza minima di 17 metri, risultando chiara la ripetizione del suono
riflesso.
2 - RISONANZA o RIMBOMBO, quando uno o più ostacoli si trovano ad una distanza inferiore ai 17 metri, creando
un unico suono disturbato e meno definito oltre che rinforzato e prolungato.
Pannelli acustici, tendaggi, e altri materiali fonoassorbenti sono gli accorgimenti più diffusi per attutirne gli effetti.
C'è da dire tuttavia che in talune circostanze i segnali riflessi possono migliorare il suono creando una risonanza
che tecnicamente viene denominata RIVERBERO e che -assieme all'eco e ad altri effetti particolari- può essere
riprodotto artificialmente con apparecchiature elettroniche di elaborazione del suono.
36
PIANOFORTE e TASTIERA
Se il pianoforte è uno strumento musicale a corde percosse mediante martelletti azionati da una tastiera,
nella moderna terminologia prendono il nome di “tastiere” tutti gli strumenti elettrici ed elettronici dotati di una tastiera simile
a quella del pianoforte ma che riproducono dei suoni elettronici: Tastiera elettronica, Sintetizzatore, Organo elettronico, ecc...
Scompare invece il termine “pianola” usato in Italia nel secolo scorso per indicare i primi modelli amatoriali di organi elettrici.
Per esigenze pratiche le indicazioni indicate in questa breve scheda si riferiscono sia al pianoforte che alle tastiere in genere.

LA CORRISPONDENZA DEI SUONI SULLA TASTIERA

REb MIb SOLb LAb SIb REb MIb SOLb LAb


DO# RE# FA# SOL# LA# DO# RE# FA# SOL#

DO RE MI FA SOL LA SI DO RE MI FA SOL LA

LA DITEGGIATURA nella SCALA di DO

5 4 3 2 13 2 1 1 2 31 2 3 4 5

3 2 3
4 2 4
5 5
1 1

MANO SINISTRA MANO DESTRA

SCALA ASCENDENTE SCALA DISCENDENTE

M.D.
(Mano Destra) 1 2 3 1 2 3 4 5 5 4 3 2 1 3 2 1
M.S.
(Mano Sinistra) 5 4 3 2 1 3 2 1 1 2 3 1 2 3 4 5
37
ACCORDI PRINCIPALI PER LA TASTIERA
ACCORDI MAGGIORI

FONDAMENTALE 1° RIVOLTO 2° RIVOLTO

DO Magg.

DO# Magg.
REb Magg.

RE Magg.

RE# Magg.
MIb Magg.

MI Magg.

FA Magg.

FA# Magg.
SOLb Magg.

SOL Magg.

SOL# Magg.
LAb Magg.

LA Magg.

LA# Magg.
SIb Magg.

SI Magg.

38
ACCORDI PRINCIPALI PER LA TASTIERA (II)
ACCORDI MINORI

FONDAMENTALE 1° RIVOLTO 2° RIVOLTO

DO min.

DO# min.
Reb min.

RE min.

RE# min.
Mib min..

MI min.

FA min.

FA# min.
SOLb min.

SOL min.

SOL# min.
Lab min.

LA Min.

LA# min.
Sib min.

SIMin.

39
LA CHITARRA
PALETTA
LE CORDE DELLA CHITARRA
CHIAVI (piroli)
E LA LORO CORRISPONDENZA
CAPOTASTO
SUL PENTAGRAMMA.
MANICO TASTI
TASTIERA

CORDE

CASSA MI LA RE SOL SI MI
ARMONICA (basso) (cantino)

BUCA

TAVOLA
ARMONICA
PONTICELLO

LA TASTIERA della CHITARRA


MI (cantino)
FA FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI DO DO# / REb RE RE# / MIb MI

SI DO DO# / REb RE RE# / MIb MI FA FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI

SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI DO DO# / REb RE RE# / MIb MI FA FA# / SOLb SOL

RE RE# / MIb MI FA FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI DO DO# / REb RE

LA LA# / SIb SI DO DO# / REb RE RE# / MIb MI FA FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA

MI (basso) FA FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI DO DO# / REb RE RE# / MIb MI

COME SI ACCORDA LA CHITARRA


Accordare la chitarra significa portare ciascuna corda dello strumento (mediante la rotazione delle chiavi) ad un suono
prestabilito. L'accordatura classica è quella indicata nel grafico soprastante (MI SI SOL RE LA MI).
Premettendo che una precisa accordatura si potrà ottenere solo con l'esperienza e che esistono diversi modi
per accordare la chitarra, qui di seguito si espone il metodo più diffuso, quello più adatto ai principianti:

A) Accordare la 5^ corda (LA) con il Diapason (o corista, o altro. -Vedere paragrafo "Accordatore"-)
B) Accordare la 4^ corda (RE) premendo la 5^ in corrispondenza del quinto tasto.
C) Accordare la 3^ corda (SOL) premendo la 4^ in corrispondenza del quinto tasto.
D) Accordare la 2^ corda (SI) premendo la 3^ in corrispondenza del quarto tasto.
E) Accordare la 1^ corda (MI) premendo la 2^ in corrispondenza del quinto tasto.
F) Accordare la 6^ corda (MI) utilizzando il suono a vuoto della 1^ corda, tenendo conto che
il suono della 6^ corda è due ottave più basso.

ACCORDATURA CON GLI ARMONICI


Ricordando che gli armonici si ottengono sfiorando la corda (e non premendola) esattamente sopra il tasto in questione,
si espone quì di seguito una altro metodo di accordatura: quello con gli armonici. Si precisa che tale metodo si può
attuare sia tra gli armonici dei tasti 7° e 12° che tra quelli dei tasti 5° e 7°. Ecco lo schema tra il 7° e 12° tasto:

A) Armonici di MI: dodicesimo tasto 6^ corda + settimo tasto 5^ corda.


B) Armonici di LA: dodicesimo tasto 5^ corda + settimo tasto 4^ corda.
D) Armonici di RE: dodicesimo tasto 4^ corda + settimo tasto 3^ corda.
E) Armonici di SI: dodicesimo tasto 2^ corda + settimo tasto 1^ corda.
1° TASTO 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 11° 12°
SI
SI

LA
MI LA
MI
40
ACCORDI PRINCIPALI PER LA CHITARRA (I)
DO DO# / REb RE RE# / MIb MI FA
IV III
1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1

Magg 2 1 2 2 23 2

3 2 34 3 3 3 4

IV
1 1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1

4 3
2

23
1

3 4
2 2

4
1 2 3

3 4

III III
11 1 1 1 2 1

5+ 2 2 3 2 2 3 3 3 2 2

3 4 3 4 4 3

III
1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 1

6 3
2 2

3
2 1 2

3
2 23 4 2

IV VI
1 1 ............. 1 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1

7 2 2 3 23 2

3 4 3 4 3 4 4 3

1 ............. 1 1 2 1 2 1

7+ 3
2

3
1 ... 1

44
3

3
2

V II
1 ...... 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1

9 3 2 3 2

3
2

4 3
2

4 3
2

II
1 1 1 .............. 1 1 .............. 1 1 ............. 1

11 1 ...... 1
2 2
3
2

3
2

4 ......... 4

III
1 2 1 2 1 2 1 2

dim 3 4 1 2 3 4 1 2

3 4 3 4

III IV II
1 ......... 1 1 ............. 1 1 1 1 ............. 1

min 3 4
2

34
2 2

3 3
2

4
12

3 4

III
1 2 1 2 1 1 ...... 1 1 ...... 1

min 6 3 4 2

3
2 1 2 3

3
2

III IV
1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 1 1 ............. 1

min 7 2 2 2 23 1 2

3 3 4 4 3

41
ACCORDI PRINCIPALI PER LA CHITARRA (II)
FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI
IV
1 ............. 1 1 ............. 1

1 ............. 1 1 2 1 2 3 1 ............. 1
Magg 2 2 3 3 4 2 34

3 4 2 34

IV II
1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1
1 ............. 1 2 1 2

4 3 4 2 3 4 3 2 3 2 3
3 4 4 4

IV II III
1 1 1 1 1 1

2 3 2 3 2 3 2 3
5+ 4 3
2

4 4 4 4 4
2 3

II
1 1 ......... 1 1 1 1 1

23 1 2 1 ......... 1
6 4 3 3 3 ..... 3 3 ..... 3

IV
1 1 ............. 1 1 ............. 1 1
1 ............. 1 2 1 ......... 1
7 2 3
2

3 2 3 4
2 3 4

III II
1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 1 ............. 1 1 ............. 1
2 2 1 2 23 2 2
7+ 3 3 3 3 4 3 4

4 4

III II II
1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1 1

1 ......... 1 2 2 2 2 2 2 33 3
9 2 3 4

3 4

IV VI
III
1 ............. 1 1 .............. 1 1 .............. 1 1

1 ......... 1 2 2 1 2 3 2 2 3 3 3
11 2 3 3 4 3

1 2 1 2 1 2 1 2

3 4 1
dim 3
2

4
3 4 1

3
2

III IV
1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1

1 ......... 1 2 3 2 1 ............. 1
min 34 34 3 4 2

3 4 3 4

III II III
1 1 ............. 1 1 1 1 1

2 3 4 2 3 4
min 6 2 22

2 3 4
2

3
2 3 4

III II
1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1
1 ............. 1
min 7 3 3 ..... 3
23

4 3
2 1 ............. 1

2
3 3

42
INTAVOLATURA o TABLATURA
METODO ALTERNATIVO PER SCRIVERE LA MUSICA

Per la chitarra, oltre alla tradizionale notazione sul pentagramma, si può utilizzare un particolare sistema di scrittura
musicale - molto usato nei secoli XVI e XVII - chiamato INTAVOLATURA o TABLATURA.
E' basata su una griglia di 6 linee dove ogni linea rappresenta una corda della chitarra.
I numeri trascritti sulle linee indicano il tasto mentre lo zero indicherà che la corda va suonata a vuoto.
Non essendo rappresentata la durata delle note questo metodo non sostituisce del tutto la precisione e la
completezza della notazione classica. Negli ambienti musicali viene infatti considerata una specie di stenografia.

2
T 3 3
5 2
A
B 0
Suonare
Suonare la 2^ Suonare la 3^ Suonare la 5^ contemporaneamente
corda al terzo corda al quinto corda a vuoto 1^ e 3^ corda
tasto (=RE) tasto (DO) (=LA) sul secondo tasto,
e 2^ corda sul terzo
tasto (= accordo di RE)

ACCORDATURE ALTERNATIVE
Il metodo di accordatura precedentemente esposto (MI SI SOL RE LA MI) è una convenzione evolutasi nei secoli ed è
sicuramente quello che fornisce maggior praticità e comodità sia per le posizioni che per la diteggiatura.
Non è comunque l'unico ma esistono diversi metodi di accordature divisibili in 2 gruppi:
ACCORDATURE APERTE: quando le corde vengono accordate in modo tale da produrre un accordo se suonate tutte
a vuoto.
ACCORDATURE CALATE: quando si abbassano solamente una o due corde.

Le accordature alternative sono ampiamente usate nel folk, blues, ragtime e soprattutto nelle tecniche con bottlesneck e slide.
Ecco alcuni esempi:

ACCORDATURA APERTA IN SOL ACCORDATURA MODALE IN RE


6^ 5^ 4^ 3^ 2^ 1^ 6^ 5^ 4^ 3^ 2^ 1^

D G D G B D D A D G A D

ACCORDATURA APERTA IN RE ACCORDATURA CALATA IN RE (1)


6^ 5^ 4^ 3^ 2^ 1^ 6^ 5^ 4^ 3^ 2^ 1^

D A D F# A D D A D G B E

ACCORDATURA APERTA IN DO ACCORDATURA CALATA IN RE (2)


6^ 5^ 4^ 3^ 2^ 1^ 6^ 5^ 4^ 3^ 2^ 1^

C G C G C E D A D G A E

43
IL BASSO ELETTRICO
LE NOTE SULLA
TASTIERA del BASSO LE NOTE IN CHIAVE DI BASSO
IV III II I
MI LA RE SOL
MI FA SOL LA SI DO RE MI FA SOL LA SI DO

FA LA# RE# SOL#

FA# SI MI LA
LE CORDE DEL BASSO
E LA LORO CORRISPONDENZA
SUL PENTAGRAMMA.
SOL DO FA LA#

SOL# DO# FA# SI


MI LA RE SOL

LA RE SOL DO

LA# RE# SOL# DO#

SI MI LA RE

PRIMI ESERCIZI
DO FA LA# RE#

____ | | | |
4
4
DO# FA# SI MI i m i m

RE SOL
_. _ _ | . | . | |
DO FA 4 .
4
i m i
RE# SOL# DO# FA#

_._ _._ | . . | . . | |
4 . .
MI LA RE SOL 4
i m i m

44
LA BATTERIA
TOM TOM TOM TOM
PIATTO MEDIO ALTO PIATTO
La batteria è l’insieme Oltre al Crash e al Ride,
RIDE CRASH
di varie percussioni (set) gli altri Piatti che
combinate differentemente. TIMPANO CHARLESTON possono essere
I principali componenti sono: (Hi Hat) integrati sul set sono:
Cassa, Rullante, Charleston, splash, china,
RULLANTE
Tom tom alto, Tom tom medio Bell e Efx
(detti più semplicemente tom),
Timpano e Piatti. CASSA

La batteria nasce negli Stati Uniti nella seconda metà del XIX secolo. Ogni etnia presente in America diede il suo contributo
per l’evoluzione dello strumento. Tra questi i cinesi importarono i tom (tamburi di piccole dimensioni) e i turchi perfezionarono
la produzione dei piatti. Il materiale utilizzato maggiormente per la costruzione dei tamburi (fusti) è il legno (acero, betulla,
quercia, mogano, tiglio, bubinga, noce, pioppo, faggio, ecc...). Il componente principe della batteria è il rullante che può essere
costruito anche in metallo. Anticamente la grancassa veniva suonata con il piede come ricorda la sua denominazione in inglese
“kick drum” (tamburo a calcio), mentre oramai sia sempre suonata con l'apposito pedale per cassa.
Le bacchette della batteria (drum stick), dalla lunghezza di circa 40 centimetri, sono realizzate principalmente in legno di noce,
ma ne esistono modelli in carbonio ed in plastica. Il modello delle bacchette viene indicato da una sigla composta da un numero
e da una lettera (7A, 2B, 5B...) che ne distinguono la lunghezza e lo spessore. Per verificarne la precisione si fa ruotare la
bacchetta su di un piano perfettamente piatto notando se l'andamento è regolare oppure vi sono delle oscillazioni.
Nel primo caso la bacchetta è perfettamente dritta, nel secondo è da buttare. Oltre alle bacchette si possono usare le spazzole,
i rod (bacchette composte da fasci di legno) e i mallet (battenti).
Un discorso a parte merita la NOTAZIONE riguardante la batteria che, pur essendo uno strumento a suono indeterminato,
i ritmi eseguiti con grancassa, rullante, tom, ecc, vengono rappresentati ugualmente su un pentagramma. Risulta chiaro che
in questo caso il pentagramma funge da semplice supporto di identificazione grafica e non di distinzione d'altezza.
N.B. Esistono diversi modi per indicare sul rigo i componenti della batteria, quello che segue è uno dei più utilizzati:

I PRIMI ESERCIZI

45
ACCESSORI PER IL MUSICISTA
IL DIAPASON
E' un piccolo strumento d'acciaio a forma di forcella atto a produrre la nota LA (440 Hz - secondo spazio
in chiave di sol). Serve, quindi, come punto di riferimento per l'accordatura e l'intonazione.
Il diapason si mette in vibrazione mediante la percussione di uno dei due bracci (chiamati rebbi), ma le cui
vibrazioni diventano sonore solo avvicinandolo all'orecchio o appoggiandolo ad una cassa o corpo risonante
(es: chitarra, pianoforte, ecc...).

IL CORISTA
E' un piccolo cilindro d'acciaio provvisto, all'interno, di una sottile lamina d'ottone (ancia)
che si mette in vibrazione soffiandovi dentro. Anche il corista, come il diapason, produce
la nota LA (440 Hz) utile per l'accordatura e l'intonazione. Esistono anche dei coristi multipli
costituiti da più cilindri che producono note differenti.

L'ACCORDATORE ELETTRONICO
Se accordare uno strumento con il "LA" ottenuto dal Diapason o dal Corista necessita di una certa
esperienza nel riconoscere con precisione l'avvenuta accordatura, l'ultima possibilità è data
dall'accordatore elettronico. E' un'apparecchiatura elettronica dotata sia di microfono che di presa
diretta per spinotto jack che permette di accordare con la massima precisione sia uno strumento
acustico che elettrico. Non è quindi un accessorio dedicato ai soli chitarristi, ma a tutti i musicisti
che vogliono ottenere dallo strumento la massima precisione.
P.S./ Se non si è in possesso dell'ORECCHIO ASSOLUTO (dote innata del riconoscere l'altezza dei suoni senza
ausilio di strumenti), e se ci si ritrova sprovvisti momentaneamente di qualsiasi accessorio utile per l'accordatura
(diapason, corista, accordatore, tastiera elettronica, pianoforte, flauto, ecc.), rimane come ultimissima possibilità
il .. tu ..tu ..tu ... del telefono!
Ma attenzione! Spesso capita di trovarlo un pò calante o crescente (e non a 440 Hz). Sempre meglio di niente …

IL CAPOTASTO MOBILE

Il capotasto mobile è un dispositivo dedicato alla chitarra (o -raramente- ad altri strumenti a plettro),
che permette di suonare in diverse tonalità pur mantenendo le stesse posizioni.
Esso, in realtà, agisce da barré artificiale, portando su il tono in conseguenza del tasto in cui viene posto,
premendo tutte le 6 corde.
Esistono diversi tipi di capotasto mobile, i più diffusi sono quelli a molla, a vite, o con cinturino in nylon.

SLIDE o BOTTLENECK
Dall'evoluzione della musica blues e, in seguito, con l'influenza della musica hawaiana, nasce lo stile
chitarristico dello SLIDE (=scivolata) con l'uso, almeno inizialmente, di veri e propri BOTTLENECK
(= collo di bottiglia).
Attualmente questi due termini inglesi vengono usati indifferentemente per indicare quello stile in cui
le note sulla chitarra si ottengono non premendo le corde con le dita, ma sfiorandole con un piccolo
cilindro di vetro o di metallo infilato su un dito (quasi sempre il mignolo) della mano sinistra.
Tra i chitarristi che ne hanno fatto largo uso possiamo citare Muddy Waters e Eric Clapton,
oltre a tutti i grandi bluesman.
46
IL CANTO e LA VOCE UMANA
Il canto è l'emissione, mediante la voce, di suoni ordinati per ritmo e altezza a formare una melodia.
Quando si parla o si canta l'aria inspirata dai polmoni, durante l'espirazione viene spinta nella laringe. Qui per effetto della
pressione dell'aria le corde vocali -essendo elastiche- vibrano, emettendo dei suoni che vengono amplificati dalla cavità toracica.
Come per gli strumenti musicali, anche per la voce umana l'altezza dei suoni emessi dipende dal numero delle vibrazioni delle
corde vocali (più o meno tese). Il timbro -che varia da individuo a individuo- dipende dalla particolare conformazione
dell'apparato vocale (cavità toracica, cavità orale e cavità nasale) e dal numero di suoni armonici. A seconda del modo in cui
la voce viene prodotta si possono distinguere 3 tipi di emissione: voce di petto, voce di gola, voce di testa.

L'APPARATO FONATORIO:
- A Glottide
- B Faringe
- C Velo del palato
- D Palato molle
- E Palato duro
- F Alveoli
- G Denti
- H Labbra

Le voci si dividono in VOCI BIANCHE, VOCI MASCHILI e VOCI FEMMINILI.


Le voci dei bambini e delle bambine fino ai 12/13 anni sono dette VOCI BIANCHE perchè di timbro più chiaro rispetto a quelle
degli adulti e -nonostante siano uguali per tutti e solo dopo l'adolescenza si differenzino in MASCHILI e FEMMINILI-
possono ugualmente essere suddivise in SOPRANI (voci acute), MEZZOSOPRANI (medie) e CONTRALTI (gravi).

Le VOCI MASCHILI dalle più acute alle più gravi si suddividono in


TENORE, BARITONO, BASSO.
Le VOCI FEMMINILI, sempre dalle più acute alle più gravi, si suddividono in
SOPRANO, MEZZOSOPRANO, CONTRALTO.
Il CORO è un complesso di voci che cantano insieme e può essere:
MONODICO o OMOFONO se tutte le voci cantano la stessa melodia;
POLIFONICO se le voci cantano parti diverse;
A CAPPELLA se le voci cantano senza sostegno e accompagnamento strumentale.
Secondo le voci che lo compongono si ha:
CORO DI VOCI BIANCHE: voci maschili e/o femminili di fanciulli ;
CORO A VOCI PARI: solo voci maschili o solo voci femminili;
CORO A VOCI DISPARI o MISTE: voci maschili e femminili insieme.

ESTENSIONE VOCALE
L’estensione vocale musicalmente utile di una voce educata, qualunque sia la sua classe (bassa, media o acuta),
è in media di due ottave anche se l'attitudine della laringe all'emissione del suono supera ampiamente tale limite.
L'ESTENSIONE VOCALE nella quale il cantante ottiene il massimo risultato senza alcuno sforzo dicesi TESSITURA.
VOCI BIANCHE

DO3
CENTRALE

SOPRANO
MEZZOSOPRANO
CONTRALTO
TENORE
BARITONO
BASSO

47
Edizioni Peter's Day

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