I CONCETTI
FONDAMENTALI
DELLA MUSICA
Abbellimenti ………………………. 30
Accessori per il musicista …………. 46
Accordi ……………………………. 23
Accordi per chitarra ……………….. 41
Accordi per tastiere ……………….. 38
Accordi siglati …………………….. 28
Accordi sul pentagramma …….…… 27
Acustica …………………………… 36
Alterazioni ………………………… 14
Andamento ………………………… 33
Basso elettrico …………………...… 44
Batteria …………………...………... 45
Battuta e tempo …………………….. 8
Canto e voce umana ………………... 47
Chiavi musicali ...…………………… 4
Chitarra …………………………….. 40
Figure musicali …………………..…. 7
Intavolatura e tablatura ………..…… 43
Intervallo - tono - semitono ......……..13
Legatura e punto di valore …………. 11
Metronomo ………………………….33
Modulazione ………………………. 21
Notazione anglosassone …………..… 3
Notazione degli strumenti ………….. 35
Note sulle linee e sugli spazi……...… 5
Pianoforte e Tastiera ……………….. 37
Primi esercizi di lettura …………..…. 6
Primi solfeggi cantati ………………..10
Primi solfeggi parlati ……………….. 9
Rigo musicale ………………….…… 4
Scala Maggiore ……………………. 17
Scale e gradi ……………………….. 15
Scale Maggiori …………………….. 16
Scale minori ……………………….. 18
Segni di abbreviazione …………….. 34
Segni di espressione ……………….. 34
Sincope e contrattempo ……….…… 12
Sistema temperato ……………….… 14
Suoni e note ……………………..…. 3
Tavola degli intervalli ……………... 22
Terzina …………………………….. 12
Tonalità ………………………….… 20
Trasporto …………………………... 29
La MUSICA è il risultato dei suoni variamente combinati tra loro secondo regole fisse.
Il SUONO è un fenomeno acustico prodotto da vibrazioni regolari dei corpi elastici.
2) L'INTENSITA' è la forza con cui si sente un suono e può essere forte, fortissimo, piano, pianissimo
pur restando invariata la sua altezza. L'intensità di un suono dipende dalla sua ampiezza.
3) Il TIMBRO è quella qualità (colore) che ci permette di distinguere quale sia la fonte sonora,
e dipende dalla forma delle vibrazioni.
LE NOTE MUSICALI
sono segni grafici che rappresentano i suoni, e sono sette:
DO RE MI FA SOL LA SI
I nomi delle note musicali sono stati ripresi da Guido D'Arezzo (995-1050) dalle prime sillabe di sei versi
di una preghiera in onore di S.Giovanni (UT RE MI FA SOL LA). Nel 1500 si aggiunse il "SI",
e nel 1600 "UT" viene modificata in DO.
In Francia anche attualmente la nota Do è denominata UT.
NOTAZIONE ANGLOSASSONE
I popoli di lingua inglese e tedesca (anglosassoni)
usano una notazione alfabetica:
DO RE MI FA SOL LA SI
C D E F G A B*
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IL RIGO MUSICALE
Per riconoscere l'altezza di una determinata nota, ci si serve del RIGO MUSICALE chiamato anche PENTAGRAMMA.
Esso è l'insieme di 5 linee e 4 spazi che si contano dal basso verso l'alto:
5^ LINEA
4° SPAZIO
4^ LINEA
3° SPAZIO
3^ LINEA
2° SPAZIO
2^ LINEA
1° SPAZIO
1^ LINEA
Il Pentagramma può contenere nel suo complesso 9 note. Per poter trascrivere quelle più acute e più gravi ci si
serve, al di sopra e al di sotto dello stesso rigo, dei TAGLI ADDIZIONALI. Quando il taglio attraversa la nota prende
il nome di TAGLIO IN TESTA, quando invece non l'attraversa: TAGLIO IN GOLA.
LE CHIAVI
La lettura delle note nel pentagramma dipende -oltre che dalla posizione- dalla CHIAVE che si trova all'inizio del rigo.
Nella musica strumentale il violino, il flauto, la chitarra, il sax, la tromba, ecc. leggono nella chiave di violino.
Il contrabbasso, il basso elettrico, il trombone ecc. leggono in chiave di basso. Il fagotto, il violoncello leggono
sia in chiave di tenore (per i suoni più acuti) che in chiave di basso (per quelli gravi). Il pianoforte, l'organo
e le tastiere leggono col doppio pentagramma (chiave di violino e basso). La viola in chiave di contralto. Ecc.
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LA CHIAVE DI VIOLINO
MI SOL SI RE FA FA LA DO MI
LA CHIAVE DI BASSO
SOL SI RE FA LA LA DO MI SOL
DO RE MI FA SOL LA SI DO RE MI FA SOL LA SI DO RE
DO SI LA SOL FA MI RE DO SI LA SOL FA MI RE DO SI
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PRIMI ESERCIZI DI LETTURA
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LE FIGURE MUSICALI
Con la posizione delle note sul Pentagramma si deduce l'altezza dei suoni.
Per stabilire la loro durata si ricorre a delle figure differenti chiamate FIGURE MUSICALI.
Inoltre - dato che i suoni possono essere intervallati da silenzi più o meno lunghi - si usano le PAUSE.
Ogni figura di nota ha la sua figura di pausa corrispondente.
SEMIBREVE 4/4
MINIMA 2/4
SEMIMINIMA 1/4
CROMA 1/8
SEMICROMA 1/16
BISCROMA 1/32
SEMIBISCROMA 1/64
Per convenzione di scrittura, nonchè per praticità ed estetica, le figure musicali scritte dalla terza linea in su vanno
raffigurate con il gambo verso il basso, a sinistra della testa della nota. Quelle scritte al di sotto della terza linea,
vanno raffigurate con il gambo in su, a destra della testa della nota. Inoltre quando le note con la coda (croma,
semicroma, biscroma, semibiscroma) non sono isolate, vanno unite tra loro con una o più sbarrette orizzontali.
SI NO SI NO SI NO SI NO NO SI NO SI NO
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LA BATTUTA e IL TEMPO
Il susseguirsi di note e pause forma il brano musicale, composto a sua volta da frasi e periodi.
Il brano musicale, per facilità di lettura e di riferimento, viene diviso con delle stanghette verticali
poste sul pentagramma, creando così le MISURE (dette anche BATTUTE).
Per indicare la fine del brano si usa porre, dopo l'ultima battuta, la doppia stanghetta.
Il valore di ogni battuta viene stabilito da una FRAZIONE posta all'inizio del brano subito dopo la chiave.
Questa frazione corrisponde alla somma dei valori delle figure comprese in ciascuna battuta.
Le battute possono essere BINARIE (a 2 tempi), TERNARIE (a 3 tempi), QUATERNARIE (a 4 tempi), ecc.:
2/4 , 2/8 , 2/2 , 3/4 , 3/8, 3/2 , 4/4 , 4/2 , ecc...
Il tempo 2/2 (detto anche TEMPO TAGLIATO, o alla BREVE, o a CAPPELLA) si indica anche con
Nei tempi composti il "NUMERATORE" non indica il numero dei tempi (vedi tempi semplici) ma il
numero delle SUDDIVISIONI, mentre il "DENOMINATORE" indica il valore di ciascuna suddivisione.
Sono detti TEMPI IRREGOLARI l'unione di un tempo pari con un tempo dispari.
Essi sono i QUINARI e i SETTENARI (sia semplici che composti).
GLI ACCENTI
I tempi determinano anche l'ACCENTO MUSICALE, che è l'appoggio più o meno marcato del suono, e può essere
FORTE o DEBOLE.
Il primo tempo di ciascuna battuta ha sempre l'accento forte.
Nella misura binaria il primo tempo ha l'accento forte, il secondo debole.
Nella misura ternaria il primo tempo ha l'accento forte, il secondo e il terzo debole.
Nella misura quaternaria il primo tempo ha l'accento forte, il terzo mezzoforte, il secondo e il quarto debole.
IL SOLFEGGIO
La lettura ritmica delle note sul pentagramma guidata da movimenti regolari della mano destra, dicesi SOLFEGGIO.
Il metodo maggiormente adottato per effettuare i movimenti della mano è quello di eseguire il primo in battere e gli
altri in levare. Altre volte si suggerisce di alternarne uno in battere e uno in levare, oppure -eccezionalmente- tutti in
battere.
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I PRIMI SOLFEGGI PARLATI
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I PRIMI SOLFEGGI CANTATI
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SEGNI DI AUMENTO
I valori musicali finora visti sono tutti di natura pari, insufficienti quindi a rappresentare graficamente combinazioni
ritmiche le più varie possibili.
Per ovviare a questo limite e creare quindi valori dispari, ci si serve dei segni di aumento:
LEGATURA DI VALORE, PUNTO DI VALORE, PUNTO CORONATO.
LEGATURA DI VALORE
La LEGATURA DI VALORE è una linea curva che unisce 2 o più note della stessa altezza, ottenendo così un unico
suono prolungato che ha come durata la somma dei valori legati:
PUNTO DI VALORE
Il PUNTO DI VALORE è un punto posto alla destra di una nota (o di una pausa).
Può essere di 3 specie:
SEMPLICE : Aumenta la nota stessa di metà del suo valore.
DOPPIO: Aumenta ulteriormente la nota della metà del valore del primo punto.
TRIPLO: Aumenta ul eriormente la nota della metà del valore del secondo punto.
PUNTO CORONATO
IL CONTRATTEMPO
Il contrattempo è una figurazione ritmica che si ottiene quando al posto degli accenti forti si trovano le pause,
e al posto degli accenti deboli i suoni:
GRUPPI IRREGOLARI
Si tratta di gruppetti di note il cui valore è irregolare nei confronti del tempo stabilito dalla battuta.
Nascono dall'esigenza tecnica di dover sostituire in una misura semplice un tempo di una misura composta,
o -viceversa- in una misura composta un tempo di una misura semplice.
I più comuni sono la TERZINA e la SESTINA (nei tempi semplici), la DUINA (nei tempi composti).
Abbiamo inoltre: la QUARTINA, la DOPPIA TERZINA e i gruppi irregolari di 5 (QUINTINA), 7, 11 note, ecc.
La TERZINA è un gruppo di 3 note (normalmente identificate da una legatura con un numero 3) che -nella durata -
corrispondono a due note della stessa specie. Nell'esecuzione si accentua la prima delle tre note.
In altre parole: una terzina di crome ( ) si esegue nello stesso tempo occupato da due soli ottavi.
La sua realizzazione ritmica non subisce modifiche quando è composta anche da pause: ( ).
Le terzine che abbracciano più tempi vanno scomposte (mentalmente) in tre figure uguali per ciascun tempo:
SCOMPOSIZIONE
I restanti GRUPPI IRREGOLARI possono presentarsi sia per AUMENTAZIONE o ECCESSO (quando il valore della
notazione supera quello reale), che per DIMINUZIONE (quando il valore della notazione è inferiore a quello reale).
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INTERVALLO - TONO - SEMITONO
Le note musicali si differenziano tra loro per l'altezza del suono (cioè dal numero delle vibrazioni),
questa differenza di altezza di suono tra due note viene detta distanza, o più precisamente INTERVALLO.
Per INTERVALLO s'intende quindi la distanza che intercorre tra due suoni.
Nel sistema musicale prevalentemente utilizzato (detto SISTEMA TEMPERATO) l'ottava viene suddivisa in 12
parti uguali. Queste dodici parti (cioè le distanze più piccole possibili tra due suoni) vengono chiamate SEMITONI.
L'intervallo più piccolo tra due suoni è quindi il SEMITONO.
L'unione di due semitoni forma il TONO.
LE ALTERAZIONI
L'intonazione dei sette suoni musicali può essere modificata (verso l'alto o verso il basso) per mezzo di segni grafici
chiamati ALTERAZIONI (o ACCIDENTI MUSICALI) che si pongono davanti alle note o all'inizio di un brano musicale:
DO RE MI FA SOL LA SI DO
1) - DIATONICO: quando i 2 suoni hanno un nome diverso (DO REb ; FA# SOL ; ecc.)
2) - CROMATICO: quando i 2 suoni hanno lo stesso nome, e uno dei due è alterato (DO DO# ; MIb MI ; ecc.)
Il TONO è quindi l'unione di 2 semitoni, uno CROMATICO e l'altro DIATONICO, es: DO DO# + DO# RE = DO RE
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ALTERAZIONI FISSE E MOMENTANEE
Le ALTERAZIONI -a seconda della loro funzione- si distinguono in:
1) - FISSE (o PERMANENTI o COSTANTI): quando si segnano all'inizio del pentagramma, dopo la chiave:
ARMATURA DI CHIAVE.
Hanno valore per tutto il brano musicale, per tutte le note dello stesso nome, e anche di diversa altezza.
3) - PRECAUZIONALI (o di RAMMENTO): quando servono a ricordare (anche se secondo regola non ce ne sarebbe
bisogno), l'esatta altezza di una nota precedentemente modificata da un'alterazione transitoria.
Spesso queste alterazioni vengono segnate tra parentesi.
Poichè ogni nota può essere alterata si possono avere sino ad un massimo di 7 DIESIS e 7 BEMOLLI.
La SUCCESSIONE delle ALTERAZIONI (fondamentale nel contesto delle tonalità) procede per QUINTE ascendenti
per i Diesis, e per QUINTE discendenti per i Bemolli:
FA DO SOL RE LA MI SI
SI MI LA RE SOL DO FA
IL SISTEMA TEMPERATO
Nel concetto fisico-matematico il tono si suddivide in 9 parti dette COMMA ( intervallo piccolissimo calcolato tra 1/9
e 1/10 di tono). In questo contesto il semitono cromatico è composto da 5 comma, mentre quello diatonico da 4
comma, i quali -sommati- formano il tono composto appunto da 9 comma.
Nella pratica strumentale questo sistema creava notevoli difficoltà, per cui si giunse ad un compromesso fra
l'accordatura naturale e un nuovo sistema, detto appunto SISTEMA TEMPERATO, che, pur presentando qualche
imperfezione di carattere fisico-matematico, risponde meglio alle esigenze pratiche della musica.
In pratica un DO# e un REb da un punto di vista fisico sarebbero due suoni differenti (anche se per un solo comma),
mentre col sistema temperato si equivalgono (= SUONI OMOFONI).
Il SISTEMA TEMPERATO è quindi quel sistema musicale da noi comunemente utilizzato, che suddivide l'ottava in
12 semitoni. Fu concepito da ANDREAS WERCKMEISTER nel 1691, subito attuato da J.S. BACH, e successivamente
perfezionato.
I SUONI OMOFONI
I SUONI OMOFONI sono quei suoni che -pur avendo nome differente- hanno uguale intonazione:
es: DO# REb ; RE# MIb ; FA# SOLb ; SOL# LA b ; LA# SIb ; MIbb RE ; MI# FA ; DOb SI ; ecc....
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LE SCALE
La SCALA è una successione graduale di suoni, con la ripetizione del primo all'ottava superiore o inferiore.
Quando le note procedono dal grave all'acuto viene chiamata ASCENDENTE,
Al contrario - se procedono dall'acuto al grave - viene chiamata DISCENDENTE.
La scala può essere di due generi: CROMATICA e DIATONICA.
SCALA CROMATICA
La SCALA CROMATICA (o SEMITONALE) è la successione, ascendente o discendente, di 12 suoni che procedono
per semitoni, più la ripetizione del primo all'altra ottava.
ASCENDENTE DISCENDENTE
Da notare che per alterare i suoni ascendenti sono stati adoperati i # (diesis) , mentre per i discendenti i b (bemolli).
SCALA DIATONICA
La SCALA DIATONICA è una successione di 8 suoni consecutivi (ascendenti o discendenti) con la ripetizione del
primo suono all'altra ottava. E' composta da TONI e SEMITONI, che -secondo la loro disposizione- daranno luogo
a diversi tipi di scale.
Le scale diatoniche possono essere di MODO MAGGIORE e di MODO MINORE.
Una scala può iniziare con qualsiasi suono, e prende il nome dalla nota iniziale chiamata TONICA.
Le note che compongono una scala prendono il nome di GRADI, ciascuno con una denominazione particolare che
ne qualifica la funzione in rapporto alla scala stessa
o SOTTOTONICA
SOPRATONICA
o MEDIANTE
DOMINANTE
SENSIBILE
o MODALE
TONICA
TONICA
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SCALE MAGGIORI
Come già detto, le scale diatoniche possono essere di MODO MAGGIORE o di MODO MINORE, differenza
determinata dalla diversa successione di toni e semitoni.
La scala di Do maggiore - composta da soli suoni naturali - è il modello da cui derivano tutte le altre scale maggiori.
Le SCALE MAGGIORI (costruite, quindi, secondo il modello di quella di Do maggiore) sono composte
da 5 toni e 2 semitoni, con la seguente successione:
DO RE MI FA SOL LA SI DO
Per costruire tutte le altre scale maggiori è necessario quindi seguire la disposizione di toni e semitoni di DO maggiore,
(con i semitoni disposti tra il III e il IV grado, e tra il VII e l'VIII) servendosi delle alterazioni per creare gli intervalli
appropriati.
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PROSPETTO DELLE SCALE MAGGIORI
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LE SCALE MINORI
Ad ogni scala maggiore corrisponde una scala RELATIVA MINORE, si costruisce infatti, sul VI grado di quella maggiore.
E' una scala che conserva le stesse alterazioni costanti di quella maggiore.
Un suggerimento mnemonico per ottenere le scale relative minori (oltre a quello appena riferito di partire dal VI grado
della scala maggiore, che diverrà quindi la nuova tonica), è quello di scendere di una TERZA MINORE (1 tono e mezzo)
rispetto alla tonica della tonalità maggiore.
Le scale di modo MINORE -rispetto a quelle maggiori- hanno una diversa disposizione dei toni e semitoni.
La caratteristica di questa scala è la mancanza di sensibile (il VII grado dista infatti 1 tono dall'VIII e prende il nome di
sottotonica).
Questa particolarità ha dato luogo alla formazione di una scala simile, ma con la presenza della sensibile (semitono
tra il 7° e l’8° grado): SCALA MINORE ARMONICA.
La SCALA MINORE ARMONICA è composta da 3 TONI, 3 SEMITONI, e 1 TONO e MEZZO. Quest'ultimo Tono e 1/2
tra il VI e VII grado (che caratterizza questa scala), è l'ovvia conseguenza dell'avvicinamento di 1/2 tono (sensibile)
tra il VII e VIII grado rispetto alla scala minore naturale.
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SCALA MINORE MELODICA
L'intervallo di 1 tono e mezzo (di particolare effetto) ha reso necessaria la creazione di un'altra scala minore, che
escludesse quest'intervallo. Alterando quindi il VI grado in senso ascendente, si ottiene la SCALA MINORE MELODICA:
5 TONI e 2 SEMITONI.
La particolarità di questa scala sta nella differente posizione dei semitoni tra il moto ascendente e quello discendente:
nella fase ascendente i semitoni si trovano infatti tra II e III grado e VII e VIII, nella fase discendente tra VI e V e tra III e II.
SCALA MINORE NAPOLETANA: si rifà alla scala minore armonica, ma col II grado abbassato di mezzo tono:
SCALA MINORE ORIENTALE: si rifà alla scala minore armonica, ma col IV grado elevato di mezzo tono:
SCALA BACHIANA: si rifà alla scala minore melodica ascendente, riprendendo gli stessi intervalli anche nel moto discendente:
SCALA ESATONALE (di Debussy): costruita dalla successione di sei toni, senza alcuna presenza di semitoni:
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TONALITA'
Tutti i brani musicali (fatta eccezione per alcune correnti di musica moderna "ATONALE"), pur seguendo sempre una
libertà di composizione, tendono ad appoggiarsi -durante lo svolgimento- su un particolare suono o nota fondamentale
su cui il brano stesso si conclude, questo suono non è altro che la TONICA (I grado) di quella determinata scala.
Una composizione -quindi- viene costruita in base ai suoni di una scala che ne identifica l'aspetto tonale, questa
identificazione viene chiamata TONALITA'.
La tonalità (secondo il tipo di scala che la compone) può essere di due modi: MAGGIORE o MINORE.
Esempio:
In questo caso i diesis in chiave sono tre: fa# do# sol#. Si tratta quindi di aumentare di mezzo tono l'ultimo (sol#),
e si dedurrà la tonalità del brano in questione = LA maggiore (oppure la sua relativa minore* = FA#minore).
Unica eccezione avviene con la presenza in chiave di un solo bemolle (Sib), e non essendoci ovviamente il penultimo,
la tonalità maggiore si troverà salendo una quinta sopra il bemolle (Sib) presente in chiave = FA maggiore.
Esempio:
In questo caso i bemolli in chiave sono quattro: Sib Mib Lab Reb. Si tratta quindi di dedurre dal penultimo (Lab) qual'è
la tonalità del brano in questione = LAb maggiore (oppure la sua relativa minore* = FA minore).
(*) Come già detto nel paragrafo dedicato alle scale minori, ad ogni scala maggiore corrisponde la sua RELATIVA
MINORE (una scala che conserva le stesse alterazioni costanti di quella maggiore) che si ottiene scendendo di una
TERZA MINORE (1 tono e mezzo) rispetto alla tonica della tonalità maggiore.
Perciò se nei due esempi esposti sopra si faceva riferimento alla tonalità maggiore (dedotta secondo due differenti
criteri per le tonalità con i # e per quelle con i b) alla eventuale relativa minore si è giunti scendendo appunto di una
TERZA MINORE.
Per stabilire se si tratta dell' una o dell'altra (maggiore o relativa minore) è necessario esaminare le prime misure del
brano ed osservare se le note compongono l'accordo maggiore o minore (anche se non sempre questo si verifica nelle
prime battute). Spesso la conferma della relativa minore si ha con la presenza della sensibile (VII grado della minore, e
dominante della scala maggiore alterata di mezzo tono).
E' comunque importante sottolineare il fatto che -in alcuni casi- per risolvere con precisione il dubbio, è necessaria una
più approfondita conoscenza delle regole dell'armonia.
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MODULAZIONE
Un brano musicale nel suo sviluppo può cambiare tonalità, questo passaggio da una tonalità all'altra si chiama
MODULAZIONE.
La modulazione può effettuarsi ai toni vicini o ai toni lontani, e può essere preparata o immediata.
MODULAZIONE AI TONI VICINI: quando si effettua non oltre una quinta giusta sopra o sotto, con relative minori o
maggiori: Ecco le principali possibilità:
1) La tonalità relativa al tono iniziale (es: SOL magg. = Mi min.; opp.: RE min. = FA magg.).
2) La tonalità con un'alterazione in più (es: SIb = MIb).
3) La tonalità con un'alterazione in meno (es: RE = SOL).
4) La relativa minore della tonialità con un'alterazione in più o in meno (es: RE = MI min.; opp: SIb = DOmin.).
MODULAZIONE AI TONI LONTANI: quando si effettua oltre due o più quinte ascendenti o discendenti.
Nella norma questa modulazione va preparata "toccando" progressivamente le tonalità che la precedono.
Quando ci si porta direttamente e immediatamente sulla nuova tonalità dicesi MODULAZIONE IMMEDIATA.
La modulazione può anche essere PASSEGGERA quando la nuova tonalità ha una brevissima durata.
N.B./ Due suoni dello stesso nome e della stessa altezza si dicono UNISONO, e non vengono classificati tra gli
intervalli.
Esempio:
Unìsono
Gli intervalli di 2^, 3^, 6^, 7^ possono essere MAGGIORI (M) o MINORI (m).
Gli intervalli di 4^, 5^, 8^ sono GIUSTI (G).
Se questi intervalli vengono aumentati o diminuiti con l'aggiunta o la detrazione di un semitono cromatico si
chiameranno ECCEDENTI (ECC), o DIMINUITI (DIM).
Se invece vengono aumentati o diminuiti con l'aggiunta o la detrazione di due semitoni cromatici si chiameranno
PIU' CHE ECCEDENTI (+che ECC), o PIU' CHE DIMINUITI (+che DIM).
Qualsiasi intervallo può avere un RIVOLTO: quando il suono più grave viene trasportato all'ottava superiore (o viceversa).
Da notare che la somma di ogni intervallo col suo rivolto dà sempre il risultato di 9.
Esempio:
INTERV. di 4^ INTERV. di 5^ = 9
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TAVOLA DEGLI INTERVALLI
INTERVALLO
di
+CHE DIMINUITO DIMINUITO MINORE GIUSTO MAGGIORE ECCEDENTE +CHE ECCEDENTE
SECONDA
TERZA
QUARTA
QUINTA
SESTA
SETTIMA
OTTAVA
INTERVALLI ARMONICI
DISSONANTI: Quelli che producono all'orecchio una sensazione oltre che sgradevole anche di moto, in quanto tendono
a risolvere su un intervallo consonante: Seconda, Settima, e tutti gli Eccedenti e Diminuiti.
Gli intervalli formati da suoni appartenenti ad una stessa scala sono denominati DIATONICI,
se invece sono formati da suoni non appartenenti ad una stessa scala sono denominati CROMATICI.
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GLI ACCORDI
L'accordo è l'esecuzione simultanea di 3 o più suoni. L'esecuzione contemporanea di soli 2 suoni forma un BICORDO.
L'accordo per eccellenza è l'ACCORDO PERFETTO (detto anche TONALE), composto dai tre gradi principali della
scala: 1° , 3° , 5° (tonica - caratteristica - dominante):
esempio (DO maggiore):
Se l'esempio sopra riportato fa riferimento ad un accordo perfetto maggiore ottenuto dalla corrispondente scala maggiore,
lo stesso discorso varrà per un accordo perfetto minore ottenuto col 1°,3°,5° grado della scala minore corrispondente:
esempio (DO minore):
Dagli esempi sopra riportati si possono evidenziare i differenti intervalli che compongono gli accordi:
Sia nell''accordo maggiore che nel minore rimane invariato l'intervallo tra il suono più grave e quello più acuto (DO SOL):
INTERVALLO di 5^ (perciò denominato anche ACCORDO di QUINTA).
Nell'accordo maggiore tra i primi due suoni (DO MI) abbiamo un INTERVALLO di 3^ maggiore (composto da due toni),
mentre tra il secondo e il terzo suono (MI SOL) abbiamo un INTERVALLO di 3^ minore (un tono e mezzo).
Nell'accordo minore la successione degli intervalli è esattamente all'opposto: terza minore tra i primi due suoni, e terza
maggiore tra il secondo e terzo suono.
Riassumendo:
ACCORDO PERFETTO MAGGIORE = TERZA Magg. + TERZA min. (Terza Magg. e Quinta giusta).
ACCORDO PERFETTO MINORE = TERZA min. + TERZA Magg. (Terza min. e Quinta giusta).
I RIVOLTI
Quando i suoni che compongono un accordo sono disposti in ordine di terza, ed al basso si trova la tonica, dicesi
ACCORDO FONDAMENTALE.
Ogni accordo fondamentale può essere rivoltato (portando al basso la terza o la quinta), ottenendo così i RIVOLTI:
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Gli accordi basati sul 1°, 4° e 5° grado sono chiamati PRINCIPALI (o Tonali), perchè nella formazione degli stessi
vengono racchiuse tutte le note di una determinata scala. La loro successione dà un senso tonale completo.
Sono invece detti accordi SECONDARI quelli posti sul 2°, 3° e 6° grado.
Oltre agli accordi composti da 3 suoni chiamati TRIADI, troviamo quelli composti da 4 suoni (quadriadi): ACCORDI
di SETTMA (7). Quelli composti da 5 suoni: ACCORDI di NONA (9). Quelli composti da 6 suoni: ACCORDI di
UNDICESIMA (11). Ecc...
Nella musica strumentale può capitare che certi strumenti (vedi chitarra) raddoppino una o più note comprese
nell'accordo,ciò non significa che quel determinato accordo esca dagli schemi che regolano la sua formazione,
ma va visto come semplice raddoppiamento di note dovuto alla struttura dello strumento e tendente a rafforzare il
suono complessivo dell'accordo.
SOL DO MI SOL DO MI
ACCORDI DI SETTIMA
Gli accordi di settima sono costituiti da una nota fondamentale, una 3^, una 5^ e una 7^, praticamente una triade
(accordo perfetto) con l'aggiunta di una terza.
Perciò allo stato fondamentale ogni accordo di settima vede la sovrapposizione di tre terze, per un intervallo totale
di una settima (da qui la denominazione) tra la nota più grave e quella più acuta.
L'accordo minore settima è formato da una settima minore sovrapposta a una triade minore.
Più semplicemente all' accordo perfetto minore si sovrappone una terza minore:
Gli accordi di settima maggiore differiscono dai precedenti per l'intervallo tra la nota più grave (fondamentale) e
quella più acuta (7) che non è una settima minore, ma una SETTIMA MAGGIORE.
La famiglia dei “settima maggiore” include due accordi principali:
E due secondari:
Gli accordi costruiti sul 7° grado (sensibile) della scala minore sono detti di SETTIMA DIMINUITA
o, semplicemente, DIMINUITI (Dim).
La caratteristica di quest'accordo è che è formato da tre terze minori poste una sull'altra.
Un altro modo per ottenerlo è quello di abbassare di mezzo tono 3^, 5^ e 7^ dell' accordo di settima di dominante.
E' importante sottolineare il fatto che rivoltando quest'accordo le singole note divengono
di volta in volta fondamentale di un nuovo accordo di settima diminuita e questo fa sì che
gli accordi diminuiti enarmonicamente si riducano a tre:
Lo stesso discorso varrà per l'accordo di RE dim, che con i suoi rivolti equivale enarmonicamente anche a:
FA dim = LAb dim = DObdim (SI dim)
Quando il quarto grado della scala (sottodominante) viene incluso nella triade maggiore, va a sostituire il terzo
grado, l'accordo risultante viene detto QUARTA SOSPESA, o semplicemente QUARTA.
Anche nell'accordo di settima di dominante il quarto grado può sostituire il terzo, creando l'accordo di
SETTIMA QUARTA (7/4).
Nella notazione siglata anglosassone l'accordo di quarta viene quasi sempre indicato con l'aggiunta della sigla "sus"
(= sospeso).
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ACCORDI ESTESI (9^ - 11^ - 13^)
Quando ad un accordo di settima viene aggiunta una nota che si trovi più di un ottava sopra la tonica, vengono a
crearsi gli ACCORDI ESTESI:
ACCORDI di NONA (composti da 5 note): quando la 2^ viene aggiunta all'accordo e portata un'ottava sopra.
ACCORDI di UNDICESIMA (di 6 note): quando all'accordo di nona viene aggiunta la 4^ e portata un'ottava sopra.
ACCORDI di TREDICESIMA (di 7 note): quando all'accordo di undicesima viene aggiunta la 6^ e portata un'ottava
sopra.
Gli accordi estesi si possono costruire su tutti gli accordi di settima (settima di dominante, maggiore settima e
minore settima) ottenendo così le diverse varianti.
DO 9 DO 11 DO 13
Bisogna dire che spesso le numerose note che compongono questi accordi rappresentano soltanto una struttura
di base, e nell'esecuzione pratica se ne scelgono solo alcune, anche perchè con certi strumenti (vedi chitarra) non
sarebbe possibile eseguire contemporaneamente le 7 note di un accordo di tredicesima.
Un discorso a parte bisogna farlo per gli ACCORDI di NONA AGGIUNTA, più precisamente definibili come
“accordi di seconda".
Sono composti, infatti, da una triade perfetta con l'aggiunta del 2° grado, che viene portato un ottava sopra (9^).
Si distinguono dagli accordi estesi di nona per l'assenza della 7^ e per questo motivo nelle sigle di abbreviazione
anglosassone si ritrova il prefisso "add" (added = aggiunto) e talvolta in italiano "agg" (es: C add 9).
Nella musica leggera va sempre più accrescendo l'uso di nuove sigle indicanti sovrapposizioni tonali.
Per sovrapposizione tonale s'intende l'esecuzione contemporanea di due accordichiamati anche accordi politonali.
Alcuni accordi estesi -in realtà- non sono altro che sovrapposizioni tonali: es: DO 9 = DO MI SOL SI RE, sono infatti
presenti sia l'accordo di Do magg. (do mi sol), che quello di SOL magg. (sol si re).
Queste sovrapposizioni tonali nell'uso attuale possono prendere diverse forme, una delle più diffuse è quella che
sovrappone a un accordo un basso che -nella norma- non gli appartiene.
Perciò le posizioni di questo tipo possono considerarsi "bitonali", e vanno pensate come accordi con basso alterato,
che vengono indicati con due sigle separate da una frazione: sopra si riferisce all'accordo, sotto al basso.
Esempio:
RE opp: RE/DO
DO
significa che bisogna
suonare un accordo
di RE maggiore con RE
un DO al basso. (D/C)
DO
26
ACCORDI PRINCIPALI
Maggiore minore 4 7 7+ dim
Fond. 1° Riv. 2° Riv. Fond. 1° Riv. 2° Riv.
DO
DO#
REb
RE
RE#
MIb
MI
FA
FA#
SOLb
SOL
SOL#
LAb
LA
LA#
SIb
SI
27
ACCORDI SIGLATI
Come sicuramente sarà già stato dedotto dall'esposizione dei paragrafi attinenti, è una norma -nella musica leggera-
esporre gli accordi di un brano musicale non sempre o non solo per esteso sul pentagramma, ma anche sotto forma
siglata. Ciò avviene sia per semplificare uno spartito che per agevolare chi non saprebbe altrimenti leggere le
principali componenti armoniche di un determinato brano.
A questo va aggiunto il fatto che negli anni ha sempre più preso piede la notazione anglosassone, con una
conseguente presenza, anche in molti spartiti di autori italiani, di nuove sigle e abbreviazioni che gli stessi esperti
di armonia classica stentano a decifrare.
Si espongono quì di seguito le principali sigle e abbreviazioni sia di origine italiana che anglosassone, dando per
scontato che l'accordo utilizzato (DO) è un semplice riferimento attraverso il quale si possono dedurre tutti gli altri;
sono stati -inoltre- esclusi quegli accordi che non presentano differenze di abbreviazione (vedi DO6 = C6, ecc.):
DO RE MI FA SOL LA SI
C D E F G A B
PRINCIPALI SIGLE
DENOMINAZIONE
COMPLETA
PER ESTESO DO MAGGIORE DO MINORE DO SETTIMA DO SETTIMA DO ECCEDENTE DO QUARTA DO DIMINUITA DO NONA
MAGGIORE AGGIUNTA
ACCORDO
ACCORDO
SIGLATO
ANGLOSASSONE
C Cm C7 C maj 7 C aug Csus4 Cdim Cadd9
ALTRE DO - / C - C+
DoM (opp.) Do m. DO 7 dom. CD7 Csus C°
VARIANTI
C5#
28
IL TRASPORTO
Per trasporto s'intende il cambiamento della tonalità di un brano musicale in un'altra tonalità più acuta o più grave,
tale da essere più idonea alle nostre esigenze.
Questo può essere necessario quando si vuol rendere possibile l'esecuzione di un brano vocale con estensione
differente, oppure quando si vuole "facilitare" la parte armonica di un brano che originariamente presenta, per un
principiante, accordi di una certa difficoltà (vedi barré per i chitarristi), ecc......
4 - Le eventuali alterazioni momentanee vanno modificate in base alla nuova tonalità, considerando -in ogni caso-
che il rapporto tra i suoni della nuova tonalità dovrà essere uguale a quello della precedente.
5 - Il trasporto di mezzo tono si può effettuare in due modi:
a) - Leggendo nella stessa chiave e alterando tutti i suoni di un semitono (ascendente o discendente).
b) - Cambiando la chiave e l'impianto tonale e leggendo un tono sopra o sotto.
29
ABBELLIMENTI
Gli ABBELLIMENTI (o NOTE AUSILIARIE ORNAMENTALI) sono gruppi di notine che -come dice il nome- arricchiscono
e ornano la melodia e vengono rappresentati con simboli particolari o con gruppi di figure di più piccole dimensioni che
non vengono calcolate nei valori della battuta.
Bisogna premettere che la realizzazione pratica dei gruppetti espressi con i simboli è sempre stata soggettiva e poco
chiara a causa della mancanza di un metro comune di interpretazione. In ogni caso per una loro esecuzione corretta
è indispensabile avere una conoscenza dell'autore, del carattere del brano e dell'epoca.
Nelle musiche moderne gli autori scrivono quasi sempre per esteso questi arricchimenti melodici, mentre per ciò che si
riferisce agli autori classici si cerca di darne quì di seguito una presentazione che comprenda le sole regole generali.
I principali abbellimenti sono cinque: ACCIACCATURA, APPOGGIATURA, MORDENTE, TRILLO, GRUPPETTO.
ACCIACCATURA
L'acciaccatura è composta da una, due o tre noticine (denominata perciò rispettivamente: semplice, doppia o tripla),
da eseguire rapidamente, in rapporto all'andamento della composizione. L'acciaccatura semplice viene identificata
anche da una piccola sbarratura.
Si possono realizzare sia in battere che in levare e conseguentemente sottrarranno una minima parte di valore alla
nota reale che le precede o a quella che le segue.
Esempi:
SEMPLICE DOPPIA TRIPLA
POSSIBILI REALIZZAZIONI
APPOGGIATURA
E' una notina di espressione che precede la nota reale e dalla quale sottrae il valore che rappresenta. Può trovarsi a
distanza di tono e semitono quando è superiore e di solo semitono se inferiore.
REALIZZAZIONI
30
MORDENTE
SEMPLICE:
SUPERIORE ( ) : nota reale + nota superiore + nota reale.
INFERIORE ( ) : nota reale + nota inferiore + nota reale.
DOPPIO
POSSIBILI REALIZZAZIONI
TRILLO
E' un abbellimento formato dall'alternarsi rapido della nota reale con l'ausiliaria superiore e la sua durata è pari al valore
della nota sulla quale è posto il segno grafico che lo rappresenta:
La realizzazione del trillo, pur con numerose eccezioni, può ossere definita:
DIRETTO INDIRETTO
POSSIBILI ESECUZIONI
31
GRUPPETTO
E' un abbellimento formato dall'alternarsi della nota reale con la nota ausiliaria superiore e inferiore.
Può essere:
REALIZZAZIONI POSSIBILI
3 3 3 3
OPPURE
5 5
Le VOLATINE sono gruppi di notine poste tra due note, al fine di dare maggior grazia all'esecuzione.
L'ARPEGGIO ( ) rappresentato da una serpentina verticale posta davanti ad un accordo, indica che le note che
compongono l'accordo stesso devono essere eseguite in rapida successione, una dopo l'altra, anzichè
contemporaneamente. E' un abbellimento caratteristico per arpa e pianoforte.
Il GLISSANDO (dal francese glisser = scivolare) è un effetto che si realizza con la rapida esecuzione di una scala sia
diatonica che cromatica, ascendente o discendente.
Si può realizzare con diversi strumenti (tastiere, archi, fiati):
Il TREMOLO ( ) come detto nel paragrafo relativo al trillo, consiste nella rapidissima ripetizione di due note con un
intervallo almeno di terza.
La CADENZA (oltre che una successione armonica con senso di riposo e conclusione posta alla fine di una frase o
brano musicale) è -impropriamente- un abbellimento composto da una successione di note a carattere viruosistico
inserito nel contesto di un brano vocale o strumentale. Graficamente viene trascritta con caratteri più piccoli del normale,
con una interpretazione totalmente ad libitum (a piacere). Durante la cadenza il movimento regolare del tempo è sospeso.
32
ANDAMENTO
Per stabilire -anche se in modo approssimativo e spesso soggettivo- il grado di velocità e il movimento ritmico musicale,
all'inizio di un brano musicale si trovano delle indicazioni in italiano che sempre più -soprattutto nella musica leggera-
vengono sostituiti da termini inglesi. Tra le principali indicazioni di andamento si segnalano:
Altri termini, meno frequenti, indicano il carattere della composizione: SOLENNE, MARZIALE, MAESTOSO, ecc....
Per stabilire una più esatta velocità si ricorre al metronomo. In alcuni casi certi compositori danno,
all'inizio del brano, un' INDICAZIONE METRONOMICA, consistente nel valore preciso che deve avere
l'unità di tempo o di suddivisione.
Es: q = 110 opp. q . = 110 opp. bpm = 110
IL METRONOMO
Il metronomo è uno strumento meccanico o elettronico che serve a stabilire con esattezza il
grado di velocità di una composizione. Il termine infatti deriva dal greco "metron" (=misura)
e "nomos" (= legge). In fase di studio -inoltre- è un valido aiuto per il musicista che deve
ancora perfezionare l'aspetto ritmico di un brano.
Il metronomo meccanico -ideato agli inizi dell'800 dall'olandese D.N. Winkel - è stato
perfezionato nel 1812 dal tedesco Johann Maelzel. E' composto da un'asta metallica simile
ad un pendolo capovolto, da un contrappeso regolabile e da una scala graduata verticale.
L'accelerazione o il rallentamento delle oscillazioni si ottiene spostando il contrappeso in
corrispondenza di numeri che vanno da 40 a 208, indicanti il numero dei battiti al minuto (bpm).
La forma tipica del metronomo meccanico è una cassetta piramidale in legno, anche se ormai
è diffuso in varie forme e materiali. Alcuni modelli elettronici -inoltre- hanno il vantaggio di
essere tascabili e, grazie alla presa per le cuffie, possono essere un valido aiuto anche per
strumenti (come la batteria) che sovrastano il volume del metronomo meccanico.
In questo caso la regolazione della velocità avviene per mezzo di un potenziometro
(regolatore elettronico).
grave
40
largo
46
lento
52
adagio
58
larghetto
62
andante
70
sostenuto
80
INDICAZIONI DI MOVIMENTO maestoso
84
moderato
100
Movimenti lenti: Grave, Largo, Lento, Adagio.
allegretto
120
Movimenti moderati: Andante, Moderato, Allegretto. 140 allegro
vivace 160
Movimenti veloci: Allegro, Presto, Prestissimo.
170
presto
190
prestissimo
208
33
SEGNI di ESPRESSIONE
DINAMICA - AGOGICA
Sono dei segni che contribuiscono a dare maggiore espressività ed efficacia interpretativa ad un componimento
musicale. Quelli di dinamica e di agogica, inoltre, indicano temporanee variazioni dell'andamento del tempo iniziale
e diversi gradi di intensità e sonorità.
Sia nella musica vocale che strumentale, per indicare se i suoni debbano essere emessi o prodotti con più o meno
forza, troviamo anche altre indicazioni con dei termini dinamici in italiano (anche se ormai questa tradizione sta
lasciando sempre più spazio ad una terminologia inglese) espressi per intero o abbreviati. Ecco i principali:
p mf f f mf p
SEGNI di ABBREVIAZIONE
Per abbreviare la stesura musicale, evitando la trascrizione di parti uguali e facilitandone la lettura, ci si serve di alcuni
segni grafici chiamati abbreviature. Ecco i più comuni, che si possono trovare anche in combinazioni differenti:
RITORNELLO: si deve ripetere la parte del brano racchiusa tra i segni. Quando una o più battute
della parte finale della ripetizione sono differenti rispetto alla prima volta, si ricorre ai segni "1." e " 2.",
che indicano, appunto, "prima" e "seconda" volta.
D.C. al Fine DA CAPO AL FINE: è una variante del ritornello. Indica che si deve ripetere la parte del brano che va
dall'inizio alla dicitura Fine.
DAL SEGNO AL SEGNO: che non viene mai scritto per esteso, ma con i segni quì indicati
Dal al (o altre varianti: ). Indica che va ripetuta la parte del brano compresa tra i due segni.
SEGNO DI SUDDIVISIONE: indica che il valore dela nota con una, due o tre lineette trascersali,
sarà suddiviso in Ottavi, Sedicesimi, Trentaduesimi.
OTTAVA: indica che quella parte del brano va eseguita un'ottava sopra (se l'indicazione sta sopra il
rigo) o un'ottava sotto (se sta sotto il rigo).
34
NOTAZIONE
DEGLI STRUMENTI MUSICALI
Nella lettura di uno spartito non tutti gli strumenti -a causa della loro struttura- emettono i suoni realmente trascritti.
Per convenzione si usa quindi trasportare tutta la notazione sul rigo musicale in modo che l'esecutore legga le note
trasportate, emettendo così i suoni reali (quelli cioè effettivamente voluti).
2 - STRUMENTI TRASPOSITORI
in cui le note emesse non corrispondono a quelle scritte.
STRUMENTI TRASPOSITORI
BASSO e CONTRABBASSO
CHITARRA:
CLARINETTO in SIb
TROMBA in SIb
35
BREVI CENNI di ACUSTICA
Come detto nel primo capitolo, il SUONO è un fenomeno acustico prodotto dalle vibrazioni di corpi elastici
caratterizzato dall'altezza, dall'intensità e dal timbro.
I suoni hanno un estensione tra i 16 e i 18.000 Hertz (vibrazioni al minuto) ma quelli apprezzabili musicalmente
sono contenuti tra i 27 e i 4.000 Hz.
Sono da considerare ULTRASUONI quelli che superano i 32.000 Hz.
SUONI ARMONICI
Un corpo vibrante, oltre al suono fondamentale, produce altri suoni che hanno numero di vibrazioni doppio, triplo ...
Questi suoni -prodotti contemporaneamente al fondamentale, ma di minore intensità- si chiamano SUONI ARMONICI
(o concomitanti). Non tutti i corpi producono o lasciano percepire lo stesso numero di armonici. Quelli che emettono
pochi armonici danno un suono povero, al contrario, quelli con più suoni armonici danno un suono pieno e rotondo.
Prevalentemente i suoni armonici sono più acuti del fondamentale e sono detti armonici superiori (IPERTONI), a
questi vanno aggiunti quelli più gravi detti armonici inferiori (IPOTONI).
L'equilibrio e il rapporto tra fondamentale e armonici determina il TIMBRO dello strumento.
Quello dei suoni armonici è comunque un argomento di fisica assai complesso, ci limiteremo ad elencare la serie
principale di quelli superiori:
Quando si emettono contemporaneamente due suoni di diversa altezza (Bicordo) si ottiene un terzo suono detto
SUONO RISULTANTE. Sarà un suono più grave in quanto il numero di vibrazioni del suono risultante sarà dato
dalla differenza di vibrazioni esistenti tra i due suoni primari. (Fenomeno scoperto nel 1770 dal violinista G.Tartini).
DO RE MI FA SOL LA SI DO RE MI FA SOL LA
5 4 3 2 13 2 1 1 2 31 2 3 4 5
3 2 3
4 2 4
5 5
1 1
M.D.
(Mano Destra) 1 2 3 1 2 3 4 5 5 4 3 2 1 3 2 1
M.S.
(Mano Sinistra) 5 4 3 2 1 3 2 1 1 2 3 1 2 3 4 5
37
ACCORDI PRINCIPALI PER LA TASTIERA
ACCORDI MAGGIORI
DO Magg.
DO# Magg.
REb Magg.
RE Magg.
RE# Magg.
MIb Magg.
MI Magg.
FA Magg.
FA# Magg.
SOLb Magg.
SOL Magg.
SOL# Magg.
LAb Magg.
LA Magg.
LA# Magg.
SIb Magg.
SI Magg.
38
ACCORDI PRINCIPALI PER LA TASTIERA (II)
ACCORDI MINORI
DO min.
DO# min.
Reb min.
RE min.
RE# min.
Mib min..
MI min.
FA min.
FA# min.
SOLb min.
SOL min.
SOL# min.
Lab min.
LA Min.
LA# min.
Sib min.
SIMin.
39
LA CHITARRA
PALETTA
LE CORDE DELLA CHITARRA
CHIAVI (piroli)
E LA LORO CORRISPONDENZA
CAPOTASTO
SUL PENTAGRAMMA.
MANICO TASTI
TASTIERA
CORDE
CASSA MI LA RE SOL SI MI
ARMONICA (basso) (cantino)
BUCA
TAVOLA
ARMONICA
PONTICELLO
SI DO DO# / REb RE RE# / MIb MI FA FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI
SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI DO DO# / REb RE RE# / MIb MI FA FA# / SOLb SOL
RE RE# / MIb MI FA FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI DO DO# / REb RE
LA LA# / SIb SI DO DO# / REb RE RE# / MIb MI FA FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA
MI (basso) FA FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI DO DO# / REb RE RE# / MIb MI
A) Accordare la 5^ corda (LA) con il Diapason (o corista, o altro. -Vedere paragrafo "Accordatore"-)
B) Accordare la 4^ corda (RE) premendo la 5^ in corrispondenza del quinto tasto.
C) Accordare la 3^ corda (SOL) premendo la 4^ in corrispondenza del quinto tasto.
D) Accordare la 2^ corda (SI) premendo la 3^ in corrispondenza del quarto tasto.
E) Accordare la 1^ corda (MI) premendo la 2^ in corrispondenza del quinto tasto.
F) Accordare la 6^ corda (MI) utilizzando il suono a vuoto della 1^ corda, tenendo conto che
il suono della 6^ corda è due ottave più basso.
LA
MI LA
MI
40
ACCORDI PRINCIPALI PER LA CHITARRA (I)
DO DO# / REb RE RE# / MIb MI FA
IV III
1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1
Magg 2 1 2 2 23 2
3 2 34 3 3 3 4
IV
1 1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1
4 3
2
23
1
3 4
2 2
4
1 2 3
3 4
III III
11 1 1 1 2 1
5+ 2 2 3 2 2 3 3 3 2 2
3 4 3 4 4 3
III
1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 1
6 3
2 2
3
2 1 2
3
2 23 4 2
IV VI
1 1 ............. 1 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1
7 2 2 3 23 2
3 4 3 4 3 4 4 3
1 ............. 1 1 2 1 2 1
7+ 3
2
3
1 ... 1
44
3
3
2
V II
1 ...... 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1
9 3 2 3 2
3
2
4 3
2
4 3
2
II
1 1 1 .............. 1 1 .............. 1 1 ............. 1
11 1 ...... 1
2 2
3
2
3
2
4 ......... 4
III
1 2 1 2 1 2 1 2
dim 3 4 1 2 3 4 1 2
3 4 3 4
III IV II
1 ......... 1 1 ............. 1 1 1 1 ............. 1
min 3 4
2
34
2 2
3 3
2
4
12
3 4
III
1 2 1 2 1 1 ...... 1 1 ...... 1
min 6 3 4 2
3
2 1 2 3
3
2
III IV
1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 1 1 ............. 1
min 7 2 2 2 23 1 2
3 3 4 4 3
41
ACCORDI PRINCIPALI PER LA CHITARRA (II)
FA# / SOLb SOL SOL# / LAb LA LA# / SIb SI
IV
1 ............. 1 1 ............. 1
1 ............. 1 1 2 1 2 3 1 ............. 1
Magg 2 2 3 3 4 2 34
3 4 2 34
IV II
1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1
1 ............. 1 2 1 2
4 3 4 2 3 4 3 2 3 2 3
3 4 4 4
IV II III
1 1 1 1 1 1
2 3 2 3 2 3 2 3
5+ 4 3
2
4 4 4 4 4
2 3
II
1 1 ......... 1 1 1 1 1
23 1 2 1 ......... 1
6 4 3 3 3 ..... 3 3 ..... 3
IV
1 1 ............. 1 1 ............. 1 1
1 ............. 1 2 1 ......... 1
7 2 3
2
3 2 3 4
2 3 4
III II
1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 1 ............. 1 1 ............. 1
2 2 1 2 23 2 2
7+ 3 3 3 3 4 3 4
4 4
III II II
1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1 1 ............. 1 1
1 ......... 1 2 2 2 2 2 2 33 3
9 2 3 4
3 4
IV VI
III
1 ............. 1 1 .............. 1 1 .............. 1 1
1 ......... 1 2 2 1 2 3 2 2 3 3 3
11 2 3 3 4 3
1 2 1 2 1 2 1 2
3 4 1
dim 3
2
4
3 4 1
3
2
III IV
1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1
1 ......... 1 2 3 2 1 ............. 1
min 34 34 3 4 2
3 4 3 4
III II III
1 1 ............. 1 1 1 1 1
2 3 4 2 3 4
min 6 2 22
2 3 4
2
3
2 3 4
III II
1 ............. 1 1 ............. 1 1 1 ............. 1
1 ............. 1
min 7 3 3 ..... 3
23
4 3
2 1 ............. 1
2
3 3
42
INTAVOLATURA o TABLATURA
METODO ALTERNATIVO PER SCRIVERE LA MUSICA
Per la chitarra, oltre alla tradizionale notazione sul pentagramma, si può utilizzare un particolare sistema di scrittura
musicale - molto usato nei secoli XVI e XVII - chiamato INTAVOLATURA o TABLATURA.
E' basata su una griglia di 6 linee dove ogni linea rappresenta una corda della chitarra.
I numeri trascritti sulle linee indicano il tasto mentre lo zero indicherà che la corda va suonata a vuoto.
Non essendo rappresentata la durata delle note questo metodo non sostituisce del tutto la precisione e la
completezza della notazione classica. Negli ambienti musicali viene infatti considerata una specie di stenografia.
2
T 3 3
5 2
A
B 0
Suonare
Suonare la 2^ Suonare la 3^ Suonare la 5^ contemporaneamente
corda al terzo corda al quinto corda a vuoto 1^ e 3^ corda
tasto (=RE) tasto (DO) (=LA) sul secondo tasto,
e 2^ corda sul terzo
tasto (= accordo di RE)
ACCORDATURE ALTERNATIVE
Il metodo di accordatura precedentemente esposto (MI SI SOL RE LA MI) è una convenzione evolutasi nei secoli ed è
sicuramente quello che fornisce maggior praticità e comodità sia per le posizioni che per la diteggiatura.
Non è comunque l'unico ma esistono diversi metodi di accordature divisibili in 2 gruppi:
ACCORDATURE APERTE: quando le corde vengono accordate in modo tale da produrre un accordo se suonate tutte
a vuoto.
ACCORDATURE CALATE: quando si abbassano solamente una o due corde.
Le accordature alternative sono ampiamente usate nel folk, blues, ragtime e soprattutto nelle tecniche con bottlesneck e slide.
Ecco alcuni esempi:
D G D G B D D A D G A D
D A D F# A D D A D G B E
C G C G C E D A D G A E
43
IL BASSO ELETTRICO
LE NOTE SULLA
TASTIERA del BASSO LE NOTE IN CHIAVE DI BASSO
IV III II I
MI LA RE SOL
MI FA SOL LA SI DO RE MI FA SOL LA SI DO
FA# SI MI LA
LE CORDE DEL BASSO
E LA LORO CORRISPONDENZA
SUL PENTAGRAMMA.
SOL DO FA LA#
LA RE SOL DO
SI MI LA RE
PRIMI ESERCIZI
DO FA LA# RE#
____ | | | |
4
4
DO# FA# SI MI i m i m
RE SOL
_. _ _ | . | . | |
DO FA 4 .
4
i m i
RE# SOL# DO# FA#
_._ _._ | . . | . . | |
4 . .
MI LA RE SOL 4
i m i m
44
LA BATTERIA
TOM TOM TOM TOM
PIATTO MEDIO ALTO PIATTO
La batteria è l’insieme Oltre al Crash e al Ride,
RIDE CRASH
di varie percussioni (set) gli altri Piatti che
combinate differentemente. TIMPANO CHARLESTON possono essere
I principali componenti sono: (Hi Hat) integrati sul set sono:
Cassa, Rullante, Charleston, splash, china,
RULLANTE
Tom tom alto, Tom tom medio Bell e Efx
(detti più semplicemente tom),
Timpano e Piatti. CASSA
La batteria nasce negli Stati Uniti nella seconda metà del XIX secolo. Ogni etnia presente in America diede il suo contributo
per l’evoluzione dello strumento. Tra questi i cinesi importarono i tom (tamburi di piccole dimensioni) e i turchi perfezionarono
la produzione dei piatti. Il materiale utilizzato maggiormente per la costruzione dei tamburi (fusti) è il legno (acero, betulla,
quercia, mogano, tiglio, bubinga, noce, pioppo, faggio, ecc...). Il componente principe della batteria è il rullante che può essere
costruito anche in metallo. Anticamente la grancassa veniva suonata con il piede come ricorda la sua denominazione in inglese
“kick drum” (tamburo a calcio), mentre oramai sia sempre suonata con l'apposito pedale per cassa.
Le bacchette della batteria (drum stick), dalla lunghezza di circa 40 centimetri, sono realizzate principalmente in legno di noce,
ma ne esistono modelli in carbonio ed in plastica. Il modello delle bacchette viene indicato da una sigla composta da un numero
e da una lettera (7A, 2B, 5B...) che ne distinguono la lunghezza e lo spessore. Per verificarne la precisione si fa ruotare la
bacchetta su di un piano perfettamente piatto notando se l'andamento è regolare oppure vi sono delle oscillazioni.
Nel primo caso la bacchetta è perfettamente dritta, nel secondo è da buttare. Oltre alle bacchette si possono usare le spazzole,
i rod (bacchette composte da fasci di legno) e i mallet (battenti).
Un discorso a parte merita la NOTAZIONE riguardante la batteria che, pur essendo uno strumento a suono indeterminato,
i ritmi eseguiti con grancassa, rullante, tom, ecc, vengono rappresentati ugualmente su un pentagramma. Risulta chiaro che
in questo caso il pentagramma funge da semplice supporto di identificazione grafica e non di distinzione d'altezza.
N.B. Esistono diversi modi per indicare sul rigo i componenti della batteria, quello che segue è uno dei più utilizzati:
I PRIMI ESERCIZI
45
ACCESSORI PER IL MUSICISTA
IL DIAPASON
E' un piccolo strumento d'acciaio a forma di forcella atto a produrre la nota LA (440 Hz - secondo spazio
in chiave di sol). Serve, quindi, come punto di riferimento per l'accordatura e l'intonazione.
Il diapason si mette in vibrazione mediante la percussione di uno dei due bracci (chiamati rebbi), ma le cui
vibrazioni diventano sonore solo avvicinandolo all'orecchio o appoggiandolo ad una cassa o corpo risonante
(es: chitarra, pianoforte, ecc...).
IL CORISTA
E' un piccolo cilindro d'acciaio provvisto, all'interno, di una sottile lamina d'ottone (ancia)
che si mette in vibrazione soffiandovi dentro. Anche il corista, come il diapason, produce
la nota LA (440 Hz) utile per l'accordatura e l'intonazione. Esistono anche dei coristi multipli
costituiti da più cilindri che producono note differenti.
L'ACCORDATORE ELETTRONICO
Se accordare uno strumento con il "LA" ottenuto dal Diapason o dal Corista necessita di una certa
esperienza nel riconoscere con precisione l'avvenuta accordatura, l'ultima possibilità è data
dall'accordatore elettronico. E' un'apparecchiatura elettronica dotata sia di microfono che di presa
diretta per spinotto jack che permette di accordare con la massima precisione sia uno strumento
acustico che elettrico. Non è quindi un accessorio dedicato ai soli chitarristi, ma a tutti i musicisti
che vogliono ottenere dallo strumento la massima precisione.
P.S./ Se non si è in possesso dell'ORECCHIO ASSOLUTO (dote innata del riconoscere l'altezza dei suoni senza
ausilio di strumenti), e se ci si ritrova sprovvisti momentaneamente di qualsiasi accessorio utile per l'accordatura
(diapason, corista, accordatore, tastiera elettronica, pianoforte, flauto, ecc.), rimane come ultimissima possibilità
il .. tu ..tu ..tu ... del telefono!
Ma attenzione! Spesso capita di trovarlo un pò calante o crescente (e non a 440 Hz). Sempre meglio di niente …
IL CAPOTASTO MOBILE
Il capotasto mobile è un dispositivo dedicato alla chitarra (o -raramente- ad altri strumenti a plettro),
che permette di suonare in diverse tonalità pur mantenendo le stesse posizioni.
Esso, in realtà, agisce da barré artificiale, portando su il tono in conseguenza del tasto in cui viene posto,
premendo tutte le 6 corde.
Esistono diversi tipi di capotasto mobile, i più diffusi sono quelli a molla, a vite, o con cinturino in nylon.
SLIDE o BOTTLENECK
Dall'evoluzione della musica blues e, in seguito, con l'influenza della musica hawaiana, nasce lo stile
chitarristico dello SLIDE (=scivolata) con l'uso, almeno inizialmente, di veri e propri BOTTLENECK
(= collo di bottiglia).
Attualmente questi due termini inglesi vengono usati indifferentemente per indicare quello stile in cui
le note sulla chitarra si ottengono non premendo le corde con le dita, ma sfiorandole con un piccolo
cilindro di vetro o di metallo infilato su un dito (quasi sempre il mignolo) della mano sinistra.
Tra i chitarristi che ne hanno fatto largo uso possiamo citare Muddy Waters e Eric Clapton,
oltre a tutti i grandi bluesman.
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IL CANTO e LA VOCE UMANA
Il canto è l'emissione, mediante la voce, di suoni ordinati per ritmo e altezza a formare una melodia.
Quando si parla o si canta l'aria inspirata dai polmoni, durante l'espirazione viene spinta nella laringe. Qui per effetto della
pressione dell'aria le corde vocali -essendo elastiche- vibrano, emettendo dei suoni che vengono amplificati dalla cavità toracica.
Come per gli strumenti musicali, anche per la voce umana l'altezza dei suoni emessi dipende dal numero delle vibrazioni delle
corde vocali (più o meno tese). Il timbro -che varia da individuo a individuo- dipende dalla particolare conformazione
dell'apparato vocale (cavità toracica, cavità orale e cavità nasale) e dal numero di suoni armonici. A seconda del modo in cui
la voce viene prodotta si possono distinguere 3 tipi di emissione: voce di petto, voce di gola, voce di testa.
L'APPARATO FONATORIO:
- A Glottide
- B Faringe
- C Velo del palato
- D Palato molle
- E Palato duro
- F Alveoli
- G Denti
- H Labbra
ESTENSIONE VOCALE
L’estensione vocale musicalmente utile di una voce educata, qualunque sia la sua classe (bassa, media o acuta),
è in media di due ottave anche se l'attitudine della laringe all'emissione del suono supera ampiamente tale limite.
L'ESTENSIONE VOCALE nella quale il cantante ottiene il massimo risultato senza alcuno sforzo dicesi TESSITURA.
VOCI BIANCHE
DO3
CENTRALE
SOPRANO
MEZZOSOPRANO
CONTRALTO
TENORE
BARITONO
BASSO
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Edizioni Peter's Day