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20/11/21, 07:05 Armonizzare una melodia.

1 – Procedura | appunti-contrappunti

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di Rocco De Cia

Armonizzare una melodia. 1 – Procedura

10 aprile 2020 di roccodecia


Armonizzare una melodia. 1 – Procedura
(https://appunticontrappunti.files.wordpress.com/2020/04/33-procedura_melodia-1-3.pdf)

[12.4.2020]

 Per armonizzare una melodia seguiamo questa procedura:

1. Canta la melodia.
2. Individua la tonalità e prepara uno schema con le funzioni armoniche principali, indicando i nomi
delle note e sottolineando la sensibile.
3. Canta di nuovo la melodia e analizza il fraseggio.
4. Individua le dissonanze presenti nella melodia.
5. Analizza l’armonia segnando i gradi.
6. Scrivi il basso (prima stesura); decidi i rivolti per evitare eventuali errori nella conduzione delle
parti (seconda stesura).
7. Realizza gli accordi.
8. Sviluppa le figure di accompagnamento.

La scrittura è su tre pentagrammi:

il pentagramma in alto presenta la melodia;


nei due pentagrammi inferiori, uniti da parentesi graffa, scriviamo l’accompagnamento: in quello
più in basso scriviamo la nota del basso, in quello intermedio realizziamo l’armonia.

Il seguente esempio, molto semplice, permetterà di vedere alcuni punti della procedura.

1. Canta la melodia.

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2. Individua la tonalità e prepara uno schema con le funzioni armoniche principali, indicando i
nomi delle note e sottolineando la sensibile.

Alla tonica corrisponde il I grado, alla sottodominante il IV e il II, alla dominante il V7. La tonalità
della melodia è Fa maggiore. Indichiamo i nomi delle note corrispondenti ai gradi:[1]

I Fa La Do
IV Sib Re Fa
II Sol Sib Re
V7 Do Mi Sol Sib

3. Canta di nuovo la melodia e analizza il fraseggio.

Per quanto riguarda il fraseggio ci riferiamo all’analisi del periodo classico, strutturato in incisi di 2
battute, raggruppati in semifrasi di 4 battute, a loro volta raggruppate in frasi di 8 battute, per
arrivare infine al periodo di 16 battute. Ciascuno di questi elementi assume la funzione di proposta o
di risposta. Abbiamo quindi il seguente schema:

Periodo (16 batt)

Frase (8 batt) Frase (8 batt)

proposta → → risposta

Semifrase (4 batt) Semifrase (4 batt) Semifrase (4 batt) Semifrase (4 batt)

proposta → → risposta proposta → → risposta

Inciso Inciso Inciso Inciso Inciso Inciso Inciso Inciso

(2 batt) (2 batt) (2 batt) (2 batt) (2 batt) (2 batt) (2 batt) (2 batt)

proposta → proposta → proposta → proposta →


→ risposta → risposta → risposta → risposta

Questo modello generale si presta a infinite varianti.[2]

La melodia proposta come esempio è in ogni caso troppo breve e troppo poco articolata per essere
analizzata nel dettaglio.

 
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4. Individua le dissonanze presenti nella melodia.

Prima di fissare i gradi, dobbiamo individuare eventuali dissonanze (note di passaggio, note di volta,
ritardi, appoggiature…) presenti nella melodia. Le dissonanze non vengono armonizzate: bisogna
dunque distinguere fra note presenti nell’armonia e note non presenti.

Spesso è comunque possibile decidere, senza che ci sia necessariamente una soluzione preferibile, se
considerare una nota della melodia come nota reale oppure come dissonanza: nel primo caso
dobbiamo attribuirle un accordo, nel secondo no.

Nell’esempio proposto non sono presenti dissonanze: questo vuol dire che ogni nota deve essere
armonizzata.[3] Per un esempio di armonizzazione di una melodia che presenta dissonanze, vedi la
scheda Armonizzare una melodia. 2.2 – Trattamento delle dissonanze.

5. Analizza l’armonia segnando i gradi.

Dal momento che non sono presenti dissonanze nella melodia, a ciascuna nota dobbiamo far
corrispondere un grado armonico.

Teoricamente, ciascuna nota della melodia può essere armonizzata con tre triadi differenti, come si
vede nell’esempio seguente (se utilizziamo le quadriadi, ciascuna nota può essere armonizzata con
quattro quadriadi differenti).

A livello pratico, le possibilità sono molte meno: innanzitutto, l’armonizzazione deve sempre iniziare
con il I, e deve sempre concludere con V – I.

In secondo luogo, trovandoci in modo maggiore escludiamo – almeno per il momento – i gradi III e
VII, di utilizzo meno frequente. Utilizziamo quindi lo schema che abbiamo preparato al punto 2. Se
ad esempio la melodia, nella tonalità di Fa maggiore, presenta la nota Fa, possiamo segnare il I
(accordo Fa-La-Do) oppure il IV (accordo Sib-Re-Fa) oppure il VI (accordo Re-Fa-La); se la melodia
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presenta la nota Sol, possiamo segnare il II (Sol– Sib-Re) oppure il V (Do-Mi-Sol-Sib).

In terzo luogo, ricordiamo che nella tonalità funzionale (o tonalità classica) sono possibili solo alcune
successioni: ad esempio, è frequente IV → V, mentre V → IV non è utilizzato. L’analisi armonica viene
trattata in modo più esteso nella scheda Armonizzare una melodia. 2 – Come individuare l’armonia.

Restringendo quindi le possibilità secondo i criteri appena esposti, questi sono i gradi che potremmo
attribuire alla melodia proposta:

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Per la terza e la quarta nota sono possibili delle alternative: sono infatti corrette sia la successione I →
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V → VI → IV → I → V → I, sia I → V → I → IV → I → V → I, sia I → V → I → V → I → V → I. Fra le
tre alternative scelgo I → V → I → IV → I → V → I per due ragioni: tramite la cadenza perfetta ai
primi tre accordi (I → V → I) questa armonizzazione afferma la tonalità di impianto in modo più
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chiaro rispetto alle altre; inoltre se il Sib venisse armonizzato con V avremmo un utilizzo esclusivo
di tonica e dominante nell’intero esercizio: per evitare una eccessiva ripetitività sul Sib utilizzo il IV,
funzione di sottodominante.

È importante individuare le varie tipologie di cadenza (perfetta, imperfetta, composta, sospesa,


d’inganno) in rapporto al fraseggio:[4] tipicamente, a fine semifrase e a fine frase.
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Ovviamente in esercizi più complessi non ci limiteremo a utilizzare I, II, V e V ; in questa prima fase
sono però sufficienti questi accordi.

6. Scrivi il basso (prima stesura); decidi i rivolti per evitare eventuali errori nella conduzione
delle parti (seconda stesura).

Una volta stabilita la successione dei gradi, si scrive il basso, traducendo i gradi in note (prima
stesura).

Dobbiamo poi verificare che tra basso e melodia non si verifichino errori armonici: dobbiamo infatti
evitare di produrre ottave parallele e quinte parallele fra basso e melodia. Nell’esempio appena fatto non
sono presenti errori.

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Se rileviamo un errore di questo tipo, le soluzioni sono due: o cambiamo il grado dell’accordo che
determina l’errore, sostituendolo con un altro grado che non determina l’errore, oppure –
preferibilmente – manteniamo lo stesso grado cambiando il basso mediante un rivolto.

Esempio 1.1 Esempio 1.2

Nell’esempio 1.1 scegliamo di utilizzare la semplice successione I – II – V – I, che costituisce una


cadenza composta. Fra il primo e il secondo accordo si creano però delle ottave parallele fra basso e
melodia. Volendo mantenere la successione I – II – V – I, dobbiamo cambiare il basso. Ovviamente
non possiamo cambiare il basso del primo accordo, perché l’accordo iniziale deve essere in stato
fondamentale; dobbiamo quindi cambiare il basso del secondo accordo: anziché II in stato
fondamentale, utilizziamo il II in primo rivolto, ossia II6. In questo modo si evitano le ottave parallele
(esempio 1.2).

Qui di seguito si vede la realizzazione dell’esempio con accordi a quattro voci.

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Per quanto riguarda l’impiego dei rivolti, il nostro esempio in Fa maggiore si presta a un ultimo
ritocco. Nella scheda Armonizzare una melodia. 2 – Come individuare l’armonia, al paragrafo
Conclusione con I46 – V – I, si spiega: quando la melodia conclude con una discesa di grado dalla
mediante alla tonica il basso I – V – I può essere sostituito con la successione I46 – V – I, con il tipico
salto di ottava discendente al basso sulla dominante. Di conseguenza:

7. Realizza gli accordi.

A questo punto abbiamo la melodia e il basso. Rimane da completare l’accordo: possiamo utilizzare
l’armonia a quattro voci a parti strette, scrivendo le voci di tenore, contralto e soprano nel
pentagramma superiore dell’accompagnamento. Ovviamente dobbiamo seguire le consuete regole
dell’armonia a quattro voci, evitando ad esempio di produrre ottave parallele o quinte parallele fra il
basso e le altre tre voci dell’accompagnamento; è invece irrilevante se fra la melodia e la tre voci
superiori dell’accompagnamento si producono ottave parallele, quinte parallele o unisoni paralleli.

Al penultimo accordo aggiungo la settima (settima di dominante incompleta), ma è sempre possibile


utilizzare la triade.

8. Sviluppa le figure di accompagnamento.

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Infine, sulle basi dell’armonia stabilita bisogna realizzare una figura di accompagnamento; ad
esempio:

Per quanto riguarda quest’ultimo punto, vedi la scheda Armonizzare una melodia. 3 – Sviluppo della
figura di accompagnamento.

Note

[1] Nel modo minore ricordiamo che nella settima di dominante deve sempre essere alterata la
sensibile. Ad esempio in Re minore scriveremo (la sensibile Do# è sottolineata):

I Re Fa La
IV Sol Sib Re
II Mi Sol Sib
V7 La Do# Mi Sol

[2] Vedi in particolare Strumenti per l’analisi musicale – Il tema nel Classicismo viennese.

[3] Sarebbe in ogni caso possibile ipotizzare la presenza di note di passaggio: ad esempio il Sol fra il Fa
e il La. In tal caso manterremmo il I in tutta la prima battuta.

[4] Vedi Teoria. 10 – Cadenze.

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composta, Cadenza perfetta, Cadenze, Dominante, Funzioni armoniche, Melodia, Quarta e sesta,
Sottodominante, Tonica. Contrassegna il permalink.

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