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Alessandro Fabbri
Lo studio del Jazz nei Conservatori italiani è cosa piuttosto recente; si è finalmente colma-
ta una lacuna, un ritardo educativo che durava diversi anni nei confronti di altri paesi
europei ed, ovviamente, degli Stati Uniti.
L’apprendimento del linguaggio jazzistico, per tradizione, lo si è imparato “sul campo” in-
tendendo qui la pratica musicale collettiva e, in particolare, la “jam session”. Questo resta
senza ombra di dubbio il luogo dove ogni musicista si deve confrontare, e talvolta scontra-
re, con altri musicisti, il luogo dove può crescere e innamorarsi di questa arte del ‘900
troppo spesso relegata a mero folklore USA. In Italia le generazioni più recenti hanno visto
non solo la nascita di musicisti Jazz assolutamente di prim’ordine e talvolta di rilevanza
mondiale, sempre più consapevoli anche degli aspetti teorici della materia, ma anche di
studiosi, musicologi ed esperti competenti riguardo la storia e le peculiarità del Jazz d’ol-
treoceano e non solo; mi riferisco, ad esempio, alle realtà del nord Europa, a quella del
versante balcanico e, non ultimo, allo specifico italiano.
Molto si è detto e scritto sulla didattica del Jazz. Personalmente ritengo che insegnare
Jazz si possa; semplicemente perchè si tratta di musica.
Anche per questo motivo l’ascolto (e l’imitazione tramite l’ascolto) sono fattori insostituibili
nello studio del Jazz così come fondamentali sono la conoscenza profonda dell’armonia
tonale, delle “coloriture” modali, dell’inflessione ritmica dello swing, dell’approfondimento
sopra le varie specificità strumentali e, non ultimo, la capacità inventiva melodica e tecnica
nel ricomporre un brano attraverso l’ arrangiamento. In definitiva l’acquisizione delle com-
petenze necessarie per riuscire a manipolare coerentemente la materia musicale.
I materiali qui raccolti sono stati realizzati durante alcuni anni di insegnamento di
“musica Jazz” presso il Conservatorio “G. Puccini” di La Spezia al fine di esemplificare e/o
illustrare con sufficiente sintesi e, spero, chiarezza, alcune questioni che ritengo importanti
per l’approfondimento della materia e non costituiscono certo un "metodo".
Un buon insegnante, la pratica musicale quotidiana, l’ascolto ed il confronto con altri stu-
denti, uniti ad una buona dose di senso critico, costituiscono il compendio imprescindibile
senza il quale questi appunti non potranno mai esprimere il loro massimo potenziale.
Alessandro Fabbri
(h)emiola
Jerry Coker: “The Jerry Coker Figure Reading Series” - ed. Alfred Publishing 1988 ISBN:
0769233376
("Out of Nowhere")
Gmaj7 Bbm7 Eb7
3
"Real Book"
3
possibile
interpretazione
Bm7 Bbº Am7 D7 G6 Am7 D7
3
Due note contro tre oppure tre note contro due… è solo una questione
di punti di riferimento infatti:
Se prendiamo come riferimento il gruppo di due note, quello di tre risulterà una
terzina:
Se invece prendiamo come riferimento il gruppo di tre note, quello di due risulterà
una “duina”
Il “ciclo” ritmico si svolge su tre battute di 4/4, cioè il modello ritorna al suo punto di
partenza ogni tre battute.
e, su otto battute:
Peraltro, nella letteratura jazzistica, troveremo l’emiola raramente nella sua forma, per
così dire “pura” ; spesso, invece, si presenta in frammenti più o meno lunghi oppure
con l’utilizzo di altre figurazioni che implicano, comunque sempre una cellula ritmica
di 3/4 o di 3/8 .
“Budo” (da Miles Davis “The Complete Birth of The cool” Davis/Powell)
inizio del tema:
.
www.alessandrofabbri.net 8 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
(h)emiola
“Pent-Up” House (Sonny Rollins) inizio del tema:
“It don’t mean a thing (if it ain’t got that swing)” (Duke Ellington)
batt. 5-9 del tema:
Qui di seguito sono elencate alcune figurazioni che posso essere di spunto per strumenti
armonici, basso, per figurazioni di fiati in gruppi medi o big band o semplicemente come
ausilio alla corretta interpretazione di figure ritmiche ricorrenti nel linguaggio jazz.
suggerimenti di studio:
• cantare la figurazione evidenziando l’attacco del suono con una consonante “”d” , “t”,
“b”... avendo cura di mantenere la durata del suono come scritta
• per gli strumenti “armonici” (piano, chitarra): applicare la figurazione ad una sequenza
armonica scelta preferibilmente tra brani di jazz
• combinare varie figurazioni ottenendo sequenze di 4 od 8 misure (sia per quelle in 4/4
che per quelle in 3/4) anche ripetendo per alcune volte la medesima figurazione.
varianti modali
triadi estratte
Generalità
Si da per scontato l’uso di quadriadi o pentiadi senza obbligo di risoluzione e preparazione della settima -di
qualsiasi specie- e della nona nonchè di tutte le altre tensioni dell’accordo. E’ comunque buona norma condurre le parti
nel modo più musicale ed elegante utilizzando anche, e non ultimo, l’accorgimento del minor movimento possibile delle
parti.
Diamo inoltre per scontata la conoscenza delle tonalità relative e “vicine” ad una tonalità data e quella della qualità degli
intervalli armonici e melodici.
Le frequenti e veloci modulazioni, così consuete in ambito jazzistico, l’uso frequente dello “scambio modale” portano al
concetto di “tonalità allargata” (Arnold Schoenberg - Funzioni strutturali dell’armonia; ed. Il Saggiatore / NET)
ESERCIZI: REALIZZARE GLI ACCORDI GENERATI DALLE VARIE SCALE IN DIFFERENTI TONALITA’
Cadenze
Esempio in C minore: G7 – Cm(ma7) o Cm6/9 (sulla min. armonica e min. melodica ascendente)
Gm7 – Cm7 (sulla minore naturale)
Cadenza Plagale
o di sottodominante IV-I
Esempio in Eb maggiore: Abmaj7 – Ebmaj7
Es tradizionale in C minore:
Dominanti secondarie
Sono quegli accordi di settima di dominante costruiti su gradi diversi dal V e che funzionano come dominanti
momentanee per l’accordo seguente. Normalmente si trovano sul II, III, VI, VII grado e risultano dominanti
secondarie rispettivamente per il V, VI, II, III grado:
Es in C maggiore:
I VI II V
Versione diatonica: Cmaj7 Am7 Dm7 G7
Un esempio tipico è quando l’accordo sul I grado viene sostituito dall’accordo semidiminuito (“m7b5”)
costruito sul #IV (una sorta di sostituzione di tritono vedi oltre):
E’ una particolare settima secondaria (V del V); normalmente si utilizza con l’aggiunta della nona minore e l’omissione
della fondamentale; caratteristica è la quinta diminuita dell’accordo. La sua risoluzione tipica è sul I6/4 o direttamente sul
V grado
Esempio in C maggiore:
L’intervallo di sesta eccedente si viene a determinare tra il Lab ed il F#. Questo accordo viene spesso riconsiderato
enarmonicamente e risiglato così “Ab7”. (Es. Blues Minore)
Sostituzione di tritono
L’accordo sul V grado viene sostituito da un accordo della stessa specie (7’ di dominante) costruito ad un tritono di
distanza. Nota: la fondamentale e la 5’ del nuovo accordo risultano essere, enarmonicamente, rispettivamente la b5’ e la
b9’ del vecchio: in realtà ci troviamo quindi di fronte ad una “alterazione” dell’accordo sul V grado perché i suoi gradi
importanti e che determinano la dinamica cadenzale– la 3’ e la 7’ – si scambiano di ruolo ma rimangono gli stessi.
L’accordo sul II o sul IV grado viene sostituito con quello sul IV nella forma dominantica (7’) attribuendo un carattere
“bluesy”:
Esempio in Eb maggiore IV V7 I
Originale: Abmaj7 – Bb7 – Ebmaj7
IV7 V7 I (I7)
Modificata: Ab7 – Bb7 – Ebmaj7 (oppure Eb7 “bluesy”)
Anche in minore
Es in C minore: II V7(b9) I
Originale: Dm7b5 G7(b9) Cm6
L’accordo minore sul IV grado (seppur tonalità maggiore) viene sostituito dall’accordo “maj7” costruito sul bII (in realtà
una cadenza napoletana senza il V grado):
Es in F maggiore II IVm I
Originale: Gm7 Bbm7 Fmaj7
Oppure, più spesso, con quello costruito sul bVII nella forma dominantica “7”:
Es in G maggiore: IVm I
Originale: Cm7 Gmaj7
1. Gli accordi costruiti sul I, III e VI grado di una tonalità –maggiore o minore- si dicono appartenenti al “gruppo” di
tonica
2. Gli accordi costruiti sul II e IV grado di una tonalità –maggiore o minore- si dicono appartenenti al “gruppo” di
sottodominante
3. Gli accordi costruiti sul II e IV grado di una tonalità minore ma utilizzati nella tonalità maggiore con medesima
tonica, si dicono appartenenti al “gruppo” di sottodominante minore
4. Gli accordi costruiti sul V e VII grado di una tonalità –maggiore o minore- si dicono appartenenti al “gruppo” di
dominante (nota: il VII grado è da considerarsi (quasi sempre) un V senza la fondamentale)
Il V grado con funzione cadenzale verso il I (o sostituzioni di questo) può essere alterato nella sua undicesima, quinta,
nona, tredicesima.
Normalmente l’accordo V7#9b9 cadenza in minore, così come il V7#9b9 b13 od anche solo V7b13
Es in F minore:
L’abbassamento della nona e della tredicesima può però anche essere un cromatismo di passaggio
nella cadenza verso il Maggiore (vedi “Varianti Modali”)
Es: in F Maggiore
Così come quello della quinta sul secondo grado, pur risolvendo in maggiore: Gm7b5 – C7b9 – Fmaj7
L’alterazione ascendente della quinta viene utilizzato spesso nel Maggiore, mentre quella discendente sia nel minore che
nel Maggiore:
L’alterazione ascendente dell’undicesima spesso è accompagnata dalla nona naturale nell’accordo V7 e risolve salendo.
Es in C Maggiore
Si tratta dell’accordo di 7’ di dominante con il ritardo della terza. Spesso si accompagna con la nona naturale;
normalmente la 4’ scende sulla terza costituendo così il vero accordo di dominante. Si usa anche con l’aggiunta della
tredicesima naturale che può passare cromaticamente dalla b13 -così come la nona naturale dalla b9- sull’ accordo di
dominante.
Spesso la settima secondaria sul VI grado viene “rafforzata” con l’aggiunta della nona minore:
L’accordo di dominante con la nona minore, privato della sua fondamentale, diventa un accordo di settima diminuita; è
spesso siglato, infatti, in tal modo.
1.
IIm7 V7 Imaj7
IIm7 bII7 Imaj7
II7 V7 Imaj7
II7 IIm7 – V7 IIIm7
IVmaj7 V7 IIIm7
IIm7b5 V7b9 Imaj7 (Im)
… … …
2.
3.
IVmaj7 IVm7 V7 I
IV7 IVm7 V7(b9) Imaj7
IV7 IVm7b5 V7(b9) Imaj7 (Im)
IVmaj7 IIbmaj7(add9) V7(b9) Imaj7
… … … …
5.
* In questo esempio sono utilizzati: sostituzione di tritono sul secondo accordo; le varianti modali sul terzo (VI grado del
minore naturale stessa fondamentale) e sostituzione di tritono sul quarto accordo.
Cm7 F7 |Fm7 Bb7 |Bbm7 Eb7 |Ebm7 Ab7 |Abm7 Db7 |etc…
possiamo sempre operare la sostituzione di tritono: in questo modo tutte le voci scenderanno
parallelamente….
Tensioni degli accordi sugli altri gradi in relazione alla loro funzione armonica
E’ assai raro che tutte le tensioni si usino contemporaneamente sul medesimo accordo. Questo schema serve solo come
riferimento generale. La grande maggioranza degli accordi utilizzati implementa una o due tensioni, raramente tre.
Gli accordi sul III grado, come abbiamo visto, non rappresentano altro che il I grado senza la fondamentale. Quelli
invece sul VII, l’accordo di dominante (V) senza la fondamentale. Inutile quindi una ripetizione.
Si tratta di indentificare con una triade maggiore le tensioni di un accordo ed, eventualmente, altre note che
costituiscono l’accordo stesso.
Es:
Gli esempi potrebbero essere molti. Oltre a costituire un metodo razionale per il “voicing” (disposizione
pianistica od orchestrale) di un accordo, la tecnica delle triadi estratte può risultare preziosa per
l’orchestrazione di accordi particolarmente dissonanti o “clusters” (accordi in cui prevalgono intervalli di
seconda), dove ogni triade “estratta” viene diversificata timbricamente chiarificando, così, la tessitura.
Vediamo l’esempio di un “cluster”:
Pedale di Dominante:
In una semplice progressione di II V I avremo la possibilità di inserire un pedale di
dominante senza che il senso armonico ne sia snaturato:
Es: (tonaltà di C)
Stesso dicasi per un modello I VI II V (o III VI II V) anche con l’uso della dominante
secondaria sul VI grado:
Tonalità di Bb:
Il grado di attrazione del pedale di dominante è così forte che “sopporta” anche
accordi non direttamente connessi con la tonalità di impianto:
Es: (tonaltà di C)
F Gb F E Dm7b5 Db C
Pedale di g (dominante) - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
pedale di dominante:
Pedale di tonica:
Battute iniziali di A child Is Born
Battute iniziali di Green Dolphin Street
“Bridge” di Body and Soul
Es: profilo ritmico usato spesso sul pedale di dominante sul finale di “Moment’s
Notice” (John Coltrane)
Ci sono poi casi dove un “riff” del basso costituisce, in realtà anch’esso un pedale
come nel brano “On green dolphin’ street”:
Gradi appartenenti ad una tonalità minore vengono frequentemente usati sulla tonalità maggiore con mede-
sima tonica ed in particolare sugli accordi che fanno parte del gruppo di sottodominante o di dominante (II,
IV, V, VII).
I gradi che caretterizzano una tonalità minore sono il 3’, il 6’ il 7’ (scala minore naturale); a questi aggiunge-
rei anche il grado napoletano della tonica cioè il 2’ grado abbassato questo in relazione al normale uso che
si fa della cadenza napoletana in chiave minore.
E’ questo un frequente caso in cui si prepara una cadenza in tonalità minore ma la si risolve in maggiore: la
nota la bemolle, caratteristica del Cm (6’ grado) e presente in entrambi i primi due accordi (II e V) come 5’
diminuita nel primo e nona minore nel secondo, fa “presagire” la tonalità di C minore smentita, alla fine, con
la risoluzione in maggiore (avviene cioè quello che, nella storia della musica occidentale è conosciuta come
la “terza di picardia”)
Nella pratica jazzistica tutto ciò può essere ancora più esplicito e più “carico” di “varianti modali” del modo
minore usate su una cadenza che arriva sull’accordo maggiore. Es:
l’accordo siglato “F7 alt” significa che sono presenti, su tale accordo, le seguenti alterazioni: #9-b9 e #5-b5
(caratteristica del modo superlocrio che si trova sul 7’ grado della scala minore melodica ascendente). Le
note sib, reb e dob sono tutti gradi caratteristici della tonalità di Bb minore. Il mib è sì caratteristico dell’ac-
cordo di F7 ma non specificatamente della tonalità di Bb minore.
Il brano è in C maggiore ma
già alla terza battuta abbiamo,
sia in chiave melodica che
armonica, l’uso di varianti
modali della tonalità di C (no-
te: sib, ab) con accordi co-
struiti sul IV grado (Fm7) e sul
VII grado della scala minore
naturale (Bb7) della tonalità di
C minore. Il rapporto di 4’ tra
questi due accordi, Fm7 e
Bb7 non è casuale... . La ri-
prova che non si sta modu-
lando verso Ebmaj7 è dimo-
strata dal ritorno su C maggiore alla 5’ batt. e confermata dalla cadenza II V I tra la 5’ e la 6’ batt. L’armoniz-
zazione potrebbe anche essere stata di Fm7 su tutta la 3’ battuta e Bb7 su tutta la 4’ battuta... provare per
credere.
Il brano, in F maggiore,
inizia sul IV grado della
tonalità e slitta sul IVm7
di F minore (2’ batt.) e
sul VII7 (minore natura-
le) alla 3’ batt. per arri-
vare al I su batt. 5. Il
brano poi prosegue con
una progressione simile
per andare in Eb maggiore con gli accordi Abm7 (IVm7 di Eb min.) Db7 (VII7 di Eb min. naturale) ma arriva
su Gm7 (tipica sostituzione del I grado di Eb maggiore (vedi “rudimenti di armonia a indirizzo jazzistico”)
Da questi pochi esempi si può vedere come sia frequente l’uso melodico e, ancora più spesso, armonico
delle varianti modali del minore sulla tonalità omofona maggiore. Spesso, la melodia segue lo scambio mo-
dale nel momento in cui questo avviene (e così, ovviamente, l’improvvisazione), altre volte invece, come nel
caso precedente, la melodia rimane “neutra” e non rivela le armonizzazioni possibili. Avremo potuto, per
esempio armonizzare il precedente passaggio così:
oppure così:
Dal frequente dell’utilizzo di varianti modali nel repertorio jazzistico, si deduce come spesso si sia in presen-
za di un “politomodalità” oscillante tra maggiore e minore in cui i caratteri del modo minore si concentrano
sui gradi armonici di moto (V, IV, II). Un caso in cui i caratteri del minore si possono trovare anche sul I grado
è il blues.
ESERCIZI:
1.rintracciare i modelli armonici e melodici sopra presentati in brani “Standard” della tradizione jaz-
zisitica in particolare: Stella by Starlight, But not for me, Night and day, All the things you are, The
days of wine and roses, Joy spring, I love you, ...
Bb9sus4 Bb13(#11)
pos. fond.
1' riv.
2' riv.
fondamentale
implicita
ovvero:
Bb7(#9) Bb7(#9)
Bb7b5b9 Bb7b9(13)
ovvero:
Bb+7(#9)
Bb7b9(13)
Per armonizzare una melodia di cui non sia già nota l’armonia si devono tenere presenti alcuni pre-
supposti:
1. Non esiste una unica armonizzazione “corretta”. Spesso si presentano più possibilità plausibili e ciò rap-
presenta un aspetto positivo ed un’opportunità, purché la logica armonica (movimenti armonici) sia coerente.
Esiste sempre una possibilità in più a quella che avete appena trovato...
2. Assimilazione dei modelli armonici e delle consuetudini armoniche più usate, comprese le loro varianti ed
eccezioni, poiché tali modelli sono usati di frequente nel repertorio jazzistico.
3. Ovviamente una melodia può avere caratteristiche diverse che riguardano il metro, la velocità. La prima
cosa da stabilire è se una melodia può riferirsi ad un contesto armonico tonale e/o modale; in seguito potre-
mo decidere come armonizzarla ma l’analisi del carattere intrinseco della melodia ci chiarisce la sua natura.
Suonare o cantare varie volte la melodia ipotizzando i movimenti del basso che questa ci suggerisce
4.6. Un basso che “suoni bene” con la melodia e che chiarisca il più possibile i movimenti armonici. Si
deve tenere presente che tale basso può anche non rappresentare la fondamentale dell’accordo ma
anche un grado importante (3’, 5’ o 7’)
5. Un movimento armonico chiaro può essere suggerito da qualunque punto della melodia. Non dob-
biamo pensare di armonizzare la melodia sempre e solo dall’inizio ma possiamo anche determinare
l’armonia anche a “macchie” ricucendo poi l’armonia definitiva e tenendo conto delle possibili modu-
lazioni temporanee, modulazioni a toni non vicini e varianti modali (uso dei “modi misti”) così spesso
utilizzate nel linguaggio jazzistico.
6. Nell’analisi della melodia che si deve fare prima di accingersi a un’armonizzazione, si deve cercare
di identificare tutte quelle note di passaggio, di volta, appoggiature che, pur abbellendo la melodia,
possono ingannare sulla decisione dell’armonia da scegliere. Normalmente note di lunga durata
hanno un “peso” armonico maggiore.
Dopo aver suonato o cantato ripetutamente la melodia cercando di farci un’idea di un basso che esprima
una armonia semplice ma pertinente. Ipotizziamo C maggiore e verifichiamolo sulle ultime battute dove la
melodia ci porta molto presumibilmente a C.
Parafrasando la progressione melodica decidiamo anche i bassi precedenti ottenendo una sequenza di III VI
II V I:
Una volta stabilito che queste sono le fondamentali degli accordi, sigliamo i bassi: rimanendo in un ambiente
perfettamente diatonico avremo Em7 Am7 | Dm7 G7 | Cmaj7 |, ma se volessimo utilizzare ad esempio domi-
nati secondarie -semprechè la melodia lo consenta e, eventualmente aggiustando le sigle- potremo avere
Em7 A7(b13) | D7 G7 | Cmaj7 od anche altre possibilità, ad esempio, utilizzando la sostituzione di tritono sul
G7 cioè Db7(b9): dovremo però inserire nella sigla l’alterazione della nona sul Db perché la melodia porta
“d” naturale (il “c” è di passaggio o appoggiatura del “b”), cioè “ebb”, cioè nona minore di Db. La scelta di
un’armonizzazione piuttosto di un’altra dipende dal gusto della costruzione di un equilibrio armonico del pez-
zo: non dobbiamo deciderlo subito ma tener presente le varie possibilità per poi calibrarle nell’armonizzazio-
ne finale.
Facciamo qualche passo indietro e andiamo all’inizio della melodia. Nella battuta 2, 4 e 8 abbiamo tre note
“estranee” alla tonalità di C maggiore: “f#”, “bb”, “g#”; queste molto probabilmente indicano la presenza di
modulazioni, anche temporanee: il “f#” potrebbe indicare modulazione in G maggiore o E minore, mentre il
“bb” modulazione al F maggiore o D minore; tralasciamo per ora il “g#” e facciamo un tentativo con modula-
zione al G maggiore e al F maggiore:
Per preparare il G maggiore abbiamo inserito la sua dominante (D7) così come per preparare il F maggiore
abbiamo inserito il II e V di F che, apparentemente, concordano con la melodia. In effetti la modulazione a F
sembra più convincente di quella al G. I bassi però non sono molto soddisfacenti; proviamo quindi a seguire
un’altra strada inserendo un meccanismo armonico molto comune: I - VI - II - V:
Qui abbiamo un arrivo sul Em (l’altra possibilità) molto più elegante anche perchè il Em7 (III grado di C mag-
giore) è una delle sostituzioni armoniche del I grado più comuni nel jazz. Infatti non abbiamo una vera e pro-
pria modulazione al Em, cosa che, però, potremo ottenere se prendessimo in considerazione questi bassi
che seguono in qualche modo la progressione melodica:
“Tonicizzando” il II grado ed il III (cioè inserendo una sensibile temporanea del II e III) avremo poi:
L’inserimento della “tonicizzazione” e, quindi, delle dominanti secondarie, porta alla possibilità di una riarmo-
nizzazione del passaggio in cui i bassi saranno rispettivamente fondamentale e fondamentale e terza del-
l’accordo; avremo quindi una “modulazione” temporanea a Em:
Potremmo anche mantenere sia il Am7 che il G7 cambiando l’accordo sul 4’ movimento di ogni misura ma,
nel caso di una stesura dettagliata, dovremo fare attenzione alla conduzione delle voci:
Veniamo ora all’interpretazione del “g#”: questo potrebbe significare una “modulazione” al VI di C maggiore,
cioè A minore ma non c’è traccia di risoluzione sul “a” anzi, il “g#” si trasforma il “g” , dominante del C. Il “g#”
potrebbe essere la nota enarmonica di “ab”, nona minore di G, oppure il grado di una tonalità più lontana.
La prima ipotesi non è così soddisfacente: Il passaggio dal F (IV grado) al Dm (II grado) è debole perché
entrambi fanno parte del gruppo di accordi di sottodominante del C; l’armonia, quindi, risulta “ferma”, senza
moto (avremmo potuto infatti lasciare F o Dm per tutta la battuta; inoltre l’interpretazione enarmonica di “g#”
(“ab”) come nona minore di G suona forzata anche se può essere migliorata cambiando il basso sul G7b9 e
mettendo “b” (la terza dell’accordo che risulta più consonante con la melodia) invece della fondamentale “g”.
Lasciamo questa strada e tentiamo invece una modulazione considerando il “g#” come nota costitutiva di un
accordo stabile dato che la frase, fino al “g#”, suggerisce una conclusione. Avremo varie possibilità: Amaj7
(la 7’), G# (la fond.), E (la 3’), C# (la 5’), C#m (la 5’). Trattandosi di una modulazione a toni non vicini di C, ci
sarà probabilmente bisogno di una cadenza, seppur breve, che stabilisca la nuova tonalità, cioè un V7. Suo-
niamo sulla prima battuta la dominante del tono dove si vuole andare e sulla prima metà della seconda bat-
tuta il I; constateremo che le due cadenze più convincenti sono: B7 | E | e G#7 | C#. Articolando la cadenze
in II - V - I di ciascun tono ipotizzato avremo:
Nel primo caso “aggiusteremo” il F#m7 in F#m7b5 per accomodare la melodia (vedi varianti modali), mentre
nel secondo caso converrà mantenere il D#diminuito per tutta la battuta; consideriamo tra l’altro la similitudi-
ne tra quest’ultimo accordo ed il B7b9, alterazione che potremmo senz’altro inserire nel primo caso. La scel-
ta tra le due opzioni dipende innanzitutto da come ci si arriva e dal ritmo armonico che vogliamo ottenere:
Questa ipotesi appena illustrata ha almeno un vantaggio: una progressione diatonica di quarte che, partendo
dal IV di C, anticipa l’altro meccanismo di quarte, II V di E, presentandolo così con meno durezza. Il ritorno a
C è assicurato dalla cadenza Dm7 G7. La tonalità E maggiore, pur non essendo una tonalità vicina a C
maggiore 1, ha pur sempre qualche attinenza, almeno con quella di Am (relativa di C mag.). Certamente que-
sta non l’unica armonizzazione possibile ma è, per molti versi, soddisfacente. Veniamo ora alla parte finale
del secondo “A”:
il Em7 proviene dalla cadenza precedente. Analizzando la melodia troveremo che l’intervallo di settima dimi-
nuita “c#” - “bb” esprime con ogni probabilità la tonalità di Dm, in realtà semplicemente il II grado di C; per
questo motivo decidiamo di utilizzare in quel punto la dominante secondaria A7 a cui aggiungeremo la nona
minore, peraltro già presente nella melodia. Il “b#” che precede il “c#” altro non è che un approccio cromatico
ed il “a” ed il “g” che risolvono sul “f” ci confermano la risoluzione sulla terza di Dm7; il “eb” che appare come
variante modale del C, ci conduce a alterare l’accordo sul V che risulterà G7b13 e che, se vorremo, potremo
sostituire con tritono Db7(aggiungendo la nona per assecondare la melodia) od ancora con una cadenza di
sottodominante minore Fm7-Bb7(b9), nell’esempio indicata solo con le sigle.
Come si può vedere l’intuito musicale, pur fondamentale, deve essere sostenuto da una buona (meglio se
più che buona) conoscenza armonica di base così da poter gestire le diverse scelte che si prospettano. Co-
me già detto in precedenza non esiste una sola possibilità “corretta” di armonizzazione 2 ma questa deve
avere una sua coerenza funzionale ed anche stilistica.
2. armonizzazione a quattro parti strette: Generalmente non esiste solo una possibilità di
armonizzazione; ce ne sono spesso diverse. Si tratta di scegliere quella che musicalmente
funziona meglio per il contesto in cui deve essere applicata.
2.2. nel caso 1.2. : costruire l’accordo di settima diminuita partendo dalla nota
melodica e scendendo verso il basso. Pensare in enarmonia. Es:
2.2.1. oppure: far muovere le voci in modo parallelo e diatonico sulla scala di
riferimento dell’accordo (o degli accordi). Es:
N.B. la “tonicizzaione” è una tecnica utile per armonizzare anche note dell’accordo
che muovono su note di un altro accordo. Es:
2.3. nel caso 1.3. : costruire l’accordo come per 1.1. ma omettendo la prima che si
incontra, cioè, quella adiacente alla nota melodica. Es:
2.5. nel caso 1.5. : armonizzare come per 2.2. o seguenti 2.2.1. - 2.2.2.
2.6. nel caso 2.6. : armonizzare come se ogni nota di “aggiramento” risolvesse per suo
conto sulla nota dell’accordo. Es:
Alcune varianti:
3. Utilizzo della 9’ al posto della fondamentale. Per una migliore disposizione degli
intervalli o per una diversa condotta delle parti interne: Es:
(1) si può, in finale di frase o di semifrase come nell’esempio od in altri casi che
vedremo, applicare un movimento contrario delle parti.
4. Utilizzo della 6’ al posto della settima maggiore. Da usare nel caso in cui si debba
armonizzare la fondamentale dell’accordo (nota melodica) su un accordo maj7 e con
durata piuttosto lunga e dove, quindi, si verificherebbe una dissonanza aspra tra le due
prime parti se strumentate per fiati. Possiamo comunque usare il medesimo accorgimento
dove questo permetta di migliorare la fluidità delle parti interne. Es:
9→1 #11→3
7→6 9→1
9→1
maj7→6
11→3 13→5
9→F 11→3
5.4. accordi m7
11→3
9→1
7.7. incrocio delle parti: per evitare le note ribattute e/o migliorare la condotta delle
parti interne, è caldamente consigliabile lo scambio delle parti tra due linee adiacenti
specialmente quando si strumenta per la sezione dei saxes. (L’effetto di ribattuto, pur
essendo piuttosto indigeno e facilmente realizzabile sugli ottoni, non deve però
presentarsi a scapito della cantabilità della parte). Es:
Le freccie indicano
l’armonizzazione delle note
da effettuare per prime. Poi
condurre le parti in modo
autonomo, seguendo il
profilo melodico della parte
superiore e verificandone la
pertinenza e funzionalità. In
questi casi si può utilizzare,
con accortezza, anche il
moto contrario.
SVILUPPI:
9.2. Esiste anche una tecnica chiamata “drop 3” in cui si abbassa di un’ottava la terza
voce ma è di non frequente utilizzo.
Questi tipi di armonizzazione stretta, semilata, e lata, e le varie tecniche possono essere
combinate tra di loro durante l’armonizzazione di un passaggio. Es per aatb:
esempi di imitazione
genesi di un “background”
progettazione di un arrangiamento
Bill Dobbins – Jazz Arranging And Composing, A Linear Approach; ed. Advance Music
Eʼ caldamente consigliata lʼanalisi di partiture per vari organici dei più importanti
Considerazioni generali
Gli strumenti a fiato utilizzano, appunto, il fiato. Gli esecutori hanno quindi bisogno di respirare. Chi li suona lo sa, chi non ha mai preso
in mano una tromba od un sassofono od un flauto, deve tenerne conto. Il dispendio di fiato è diverso a seconda degli strumenti, della
dinamica, della tessitura in cui si suona e, non ultimo, della bravura degli esecutori nel controllarlo. Quando si scrive per questi
strumenti occorre quindi immaginare non solo l’effetto timbrico risultante, ma considerare anche i necessari respiri.
• Particolarità:
Come per gli altri sassofoni le note immediatamente vicine agli estremi dell’estensione devono essere utilizzate con molta attenzione per
problemi di qualità del suono e controllo della dinamica: difficoltà nel “pp” e “p” nell’ultima terza min. più acuta e, maggiormente,
nell’ultima grave. Le migliori prestazioni in termini di controllo della dinamica, facilità di attacco, espressività si trovano nella zona
centrale dell’estensione. I suoni sopra l’estensione in acuto sono possibili ma con diteggiature particolari e non sono da prendere in
considerazione per una scrittura “sicura”.
• Particolarità:
vedi sax contralto
• Particolarità:
vedi sax contralto. I sassofonisti che si specializzano nel baritono sono normalmente esperti nel controllo della dinamica sulla zona
grave, essendo questa, una peculiarità dello strumento e una sua destinazione specifica nella jazz orchestra. Anche per questo motivo
alcuni modelli hanno la possibilità di suonare il C basso con due tagli in testa (A trasportato).
• Particolarità:
L’ultima quarta-quinta nel grave è di non facile intonazione e la dinamica non può essere maggiore di un p, mp. L’estensione verso
l’acuto è teoricamente limitata solo dalle capacità tecniche dell’esecutore ma ci terremo non oltre il Bb - C con i primi tagli addizionali
(note reali). Nel registro più acuto (dal F in su) lo strumento inizia normalmente ad essere faticoso per cui, nella scrittura, non si dovrà
esagerare nell’utilizzare di seguito questo registro. Si dovrà perciò assicurare un certo numero di battute di “riposo” prima e dopo; la
dinamica non potrà essere meno che mf. Anche nel caso della tromba il registro centrale è il più immediato.
• Sordine: ne esistono moltissime ma ci limiteremo, per ora, alla cosiddetta “Harmon” ed alla “Cup” . Sono entrambe sordine ad
inserimento nella campana per cui riducono di molto (più la prima che la seconda) il volume e restringono l’utilizzo efficace
dell’estensione (almeno di una quarta)
Trombone tenore
Abbr. Tb, tbn, quando in gruppo tbns.
• Strumento a bocchino della famiglia degli ottoni “chiari” . Normalmente si usa il Tb. “a coulisse” , esiste anche quello a pistoni. Il tb
a coulisse è virtualmente l’unico strumento in cui il “glissato” sia “indigeno” dello strumento.
• E’ uno strumento NON traspositore nonostante sia anch’esso tagliato in Bb.
• Particolarità: Le tre note (ab, a, bb) nel grave e staccate dall’estensione normale dello strumento sono dette note pedale;
normalmente non si utilizzano se non in casi rari e da arrangiatori esperti. Il trombone usa sette posizioni della coulisse per cui
certi fraseggi veloci che utilizzano spostamenti repentini tra posizioni molto lontane (es. II-VII od anche II- VI) sono da evitarsi. Il
problema è molto minore nella tessitura medio-alta dello strumento dove le note sono tutte raggiungibili in posizioni piuttosto
vicine. Per l’estensione verso l’acuto vale quanto detto per la tromba limitatamente al G-A. Nel registro più acuto si possono
utilizzare le chiavi di tenore o di sol anche se i trombonisti sono abituati a leggere in chiave di basso anche se con molti tagli
addizionali.
• Sordine: valgono le solite avvertenze date per la tromba ma le sordine più utilizzate sono la “Cup” e la “Plunger” (lo sturalavandini,
tanto per intendersi); quest’ultima è tenuta con la mano sinistra (che, nel contempo, contribuisce a sostenere lo strumento dalla
campana) che può “chiudere” lasciare aperto lo strumento modificando, in tempo reale, il timbro e l’espressività.
• Particolarità:
Alcuni modelli hanno anche la nota b2 ma la tessitura maggiormente usata è quella qui indicata tenendo presente che la
prima quinta, pur avendo caratteristiche timbriche molto belle, non è molto indicata in dinamiche eccedenti il mp. E che,
invece, nell’ottava c5 – c6 il flauto risulta molto brillante e penetrante.
• Particolarità:
vedi sax contralto”. Di timbro piuttosto “nasale”, Il sax soprano presenta particolari difficoltà di esatta intonazione
Clarinetto in Bb
Abbr. BbClari., BbCl., Cl.
• Di tradizione più antica del sassofono è molto usato anche nel Jazz, specialmente fino agli anni ’40. Tra i “legni” è lo strumento con
maggior estensione. Costruito in legno di ebano ha un timbro particolarmente caldo nel suo registro più basso (chalumeau) e
penetrante in quello più acuto tanto da essere usato, talvolta, sopra l’estensione delle trombe in Big Band. Notevoli le possibilità
virtuosistiche
• E’ uno strumento traspositore tagliato in Bb. Il suono reale deve essere scritto una seconda maggiore sopra.
• Particolarità:
In Big band viene suonato come strumento “optional” dai sassofonisti. Leggermente afono nella zona f3-bb3. Il passaggio veloce da bb3
a b3 è difficile perché si passa dalla apertura di tutte le chiavi(bb) alla completa chiusura (b). In alcuni modelli una chiave aggiunta
compensa questa difficoltà per il trillo tra le due note.
• Particolarità:
vedi clarinetto. In Biga Band è normalmente suonato, come strumento “optional” dal baritonista.
Flicorno soprano in Bb
Abbr. Flghl.,Flh.
• Strumento a bocchino della famiglia degli ottoni “scuri”. E’ lo strumento di cui praticamente ogni trombettista è dotato in qualità di
“optional”.
• E’ uno strumento traspositore tagliato in Bb. Il suono reale deve essere scritto una seconda maggiore sopra.
• Particolarità:
Il canneggio semiconico del flicorno conferisce un suono più “morbido” e più scuro della tromba migliorando la definizione del suono e
dell’intonazione nell’ultima quarta dello strumento pur non potendo , lì, eccedere in dinamica. L’estensione verso l’acuto è teoricamente
limitata solo dalle capacità tecniche dell’esecutore ma senz’altro con possibilità inferiori a quelle della tromba; ci terremo, per una
scrittura “sicura”, non oltre il g4 – a4 con i primi tagli addizionali (note reali). Sordine: Il flicorno non è normalmente utilizzato con
alcuna sordina.
• Particolarità: L’ultima ottava può essere utilizzata con dinamica di ff soprattutto se i corni sono più di due. L’impasto in unisono è
praticamente possibile con tutti gli altri strumenti della Big Band e questo fa del corno uno strumento prezioso. Può essere
utilizzato insieme ai tromboni ma il corno tende a ritardare leggermente l’attacco del suono per cui non è particolarmente indicato
per figurazioni ritmiche “percussive” come invece sono gli ottoni chiari. L’esecutore può cambiare l’intonazione di un semitono
infilando la mano dentro la campana (questo viene utilizzato anche per “correggere” l’intonazione) ottenendo così un “suono
chiuso” o “stoppato” molto caratteristico e notato così:” +” a differenza del suono “aperto” notato così: “o”. Si usa la scrittura sia
in chiave di basso (f) che di violino (g). Sono possibili suoni “pedale” un ottava sotto gli ultimi 7 suoni gravi dell’estensione dello
strumento.
Nel caso in cui si voglia specificare una determinata ritmica si procede nel seguente
modo:
Per motivi di arrangimento si può annotare una vera e propria linea ( detta anche
“obbligato”).
Ciò non toglie che si voglia una particolare sonorità. In questo caso, a meno che,
come ripeto, non si conoscano le caratteristiche dello strumento e la reale eseguibilità
del passaggio che si intende far eseguire, è meglio affidarsi alle competenze dello
strumentista per cui si sta scrivendo lasciandogli un margine di scelta. Questo vale,
forse ancora di più, per la batteria e le percussioni
Batteria / Percussioni
Le parti per batteria e percussioni sono forse le più particolari. Teniamo innanzi tutto
presente che un bravo batterista o percussionista riesce a realizzare la sua parte anche
solo seguendo una “lead sheet” (parte costituita dalla solo da melodia ed accordi e da
eventuali figurazioni ritmiche strutturali) lasciandosi guidare dalla sua sensibilità e
dalla sua capacità di leggere il ritmo della melodia adattando la sua “performance”
anche in relazione a questo.
Quando si scrive una parte per batteria si deve far in modo, infatti, che il batterista
suoni “intorno” alla parte. Per questo motivo le annotazioni essenziali devono
riguardare, nella maggioranza dei casi:
1. lo stile musicale (“swing”, “latin”, “tango”, “bossa nova” etc.…) e la
velocità metronometrica.
2. il o i “battenti” da utilizzare (bacchette, spazzole, mallets etc.…).
3. le figurazioni “suggerite” e che , cioè, non sono “obbligate”; ad esempio:
particolari figurazioni ritmiche dei fiati, del piano, del basso che, comunque
Gli strumenti della sezione ritmica, quindi hanno la necessità di una notazione che
evidenzi soprattutto l’essenziale, la struttura ritmico-armonica del brano e che lasci
all’esecutore un margine di interpretazione dettata dal linguaggio e dalle regole della
“performance” jazzistica.
Alessandro Fabbri
E’ questa una prerogativa del bassista ma ritengo opportuno che, per completezza,
si debba riuscire a scrivere un “walking bass” plausibile; questo risulta utile sia in sede di
arrangiamento, quando si rende necessario specificare e dettagliare la parte del basso, o
anche semplicemente per chiarire, utilizzando una linea monofonica, l’andamento armoni-
co di un brano.
Quelli che seguono sono alcuni esempi; da notare la scelta delle note e la cantabilità della
linea stessa. E’ importante precisare che questi esempi sono simili alle linee di basso che
suonerebbe un contrabbassista; in definitiva sono linee che funzionano anche suonandole
al pianoforte. Sono state osservate le seguenti semplici regole:
Ray Brown, Paul Chambers, Ron Carter, Sam Jones, Wilbur Ware, Buster Williams.....
c = approccio cromatico
v = nota di volta
etc..
X X X X X X X c X X p X X
X p c X X X X c X c X c X c X X X X X c X X X c
di tritono
X X X c X X X/c X/c X X X/c X/c X X X/c X/c X
*Non è stata inserita, tra i gruppi piccoli, la formazione del “duo”. Nella storia del jazz, soprattutto recente, se ne
riscontrano numerosi esempi ma non ricorre nessuna consuetudine strumentale per questa formazione: dal duo
piano/armonica di Bill Evans e “Toots” Thelemans a quello di Joe Pass (chitarra) e Ron Carter (contrabbasso) ad un
pionieristico duo Russ Freeman (piano) Shelly Manne (batteria) del ’59 all’insospettabile Lee Konitz (sax alto) Elvin
Jones (batteria)….
2.1 unisono e/o ottava: nessuna controindicazione; possibile in qualsiasi contesto compatibilmen-
te con l’estensione ed il timbro degli strumenti usati.
2.6 intervalli misti e moto contrario. Il tipo di scrittura più elegante che conferisce alla seconda voce
una maggiore identità.
3.1 il continuo movimento parallelo a due parti può risultare noioso; Se possibile è meglio inter-
romperlo usando il moto obliquo e/o contrario senza per questo disturbare il carattere della melo-
dia data.
3.2 in finale di frasi o semifrasi è spesso preferibile il moto contrario e, nel caso di accordi di setti-
ma di dominante, l’uso di dissonanze (2’M, 7’m, tritono) soprattutto se la note del finale di frase è
breve (croma).
3.3 L’uso della dissonanza è altresì preferibile laddove si cerchi un carattere “percussivo” nelle no-
te di breve durata.
Esercizi:
Armonizzare a due voci e con figurazioni omoritmiche, diversi temi su indicazione dell’in-
segnante usando le sei diverse possibilità illustrate al punto 2.
2.1 unisono e/o ottava: nessuna controindicazione; possibile in qualsiasi contesto compatibilmen-
te con l’estensione ed il timbro degli strumenti usati. Per certi profili melodici congiunti a particolari
strumentazioni si possono avere tre ottave reali tra gli strumenti (es: flauto, clarinetto, clarinetto
basso)
2.2 unisono e/o ottava di due voci + intervalli di terza e sesta (maggiore e minore) nell’altra
voce (vedi 2.2 di “armonizzazione omoritimca a due parti di una melodia data”)
2.3 unisono e/o ottava di due voci + intervalli di quarta e quinta (giusta) nell’altra voce. (vedi
2.3 di “armonizzazione omoritimca a due parti di una melodia data”)
2.4 unisono e/o ottava di due voci + intervalli di seconda maggiore e di settima (maggiore e
minore) nell’altra voce. (vedi 2.4 di “armonizzazione omoritimca a due parti di una melodia data”)
2.5 unisono e/o ottava di due voci + intervallo di tritono nell’altra voce. (vedi 2.5 di “armonizza-
zione omoritimca a due parti di una melodia data”)
2.6 unisono e/o ottava di due voci + intervalli misti e moto contrario nell’altra voce. (vedi 2.6
di “armonizzazione omoritimca a due parti di una melodia data”)
3.1 uso di triadi (minori e maggiori o diminuite). Tali triadi possono comprendere note dell’accordo
siglato e/o note di passaggio. es (Alice in Wonderland):
si può usare la forma lata della triade se la strumentazione lo permette e se la nota più bassa delle
tre non interferisce con il basso vero e proprio della sigla. es:
Nell’armonizzazione di note di lunga durata è spesso preferibile che la triade contenga almeno una
nota dell’accordo siglato.
3.2 intervalli fissi diatonici all’accordo siglato od alla scala di rifermento.(“Footprints” - Wayne Shor-
ter) es:
L’unica generica controindicazione in questi casi è l’uso della 9’ minore che dovrebbe essere evita-
to. Peraltro abbiamo questo esempio mirabile di Gil Evans dove, invece, l’intervallo di nona mino-
re è genialmente enfatizzato!: (“Las Vegas tango”)
o, più elegan-
temente:
3.3 movimento indipendente delle tre parti. Il più complicato ma certamente interessante. es
(Straight no chaser):
3.4 uso di triadi “estratte”. E’ questo un caso particolare dell’uso di triadi, questo possono contene-
re gradi e tensioni dell’accordo siglato. es (“bridge” di Stella by starlight):
si può notare come ogni triade (Maggiore, diminuita o minore) contenga gradi e tensioni caratteri-
stiche dell’accordo siglato. L’efficacia di tale armonizzazione è maggiore quando l’armonia comple-
ta è comunque espressa da altri strumenti.
la notazione è in suoni reali; il clarinetto sfrutta il suo registro grave e ricco mentre tromba e trom-
bone in sordina “plunger” - quest’ultimo in un registro alto ma non proibitivo - armonizzano la me-
lodia prevalentemente a terze (eccetto la prima nota di battuta 3). E’ un esempio da studiare e
considerare per la sua semplice genialità e strumentazione.
4.1 Come nell’armonizzazione a due voci, è sempre raccomandabile verificare la cantabilità delle
voci aggiunte al “lead”. Spesso la conduzione indipendente e/o l’uso di raddoppi è un ottimo dispo-
sitivo a tal proposito.
4.2. Se possibile usare il moto contrario in una delle voci all’inizio ed al termine della frase o semi-
frase.
4.3. La strumentazione è decisiva per la scelta di una delle tecniche fin qui descritte. si consiglia di
verificare quindi la fattibilità in termini di estensione e di caratteristiche del registro. In linea di mas-
sima si deve operare in modo da non nascondere la melodia principale.
E’ a tutti evidente che lo studio del contrappunto rigoroso non può essere fatta in
questa sede. Per chi voglia intraprenderne lo studio si raccomanda un corso specificata-
mente dedicato.
Peraltro il trattamento contrappuntistico di una melodia (canto dato) è parte integrante del-
l’arrangiamento-composizione e, cioè, di quel tipo di manipolazione ed elaborazione di un
lead sheet1
I due semplici esempi qui riportati tengono conto dei seguenti accorgimenti:
• laddove la melodia risulta ritmicamente e melodicamente attiva, il c.p. tace oppure man-
tiene un profilo semplice (a meno che non si scelga la tecnica, esaminata in precedenza,
dell’armonizzazione omoritmica della melodia, però con scarso effetto di indipendenza
delle voci).
• il c.p. dovrebbe avere per quanto possibile, una sua logica autonoma e, cioè, avere an-
ch’esso carattere melodico
• è preferibile che la scelta delle note che compongono il c.p. delinei i cambiamenti armo-
nici importanti indicati dalle sigle accordali e, in particolar modo, laddove questo avvenga
per cambio cromatico di una voce (es: 2’ e 3’ battuta del primo esempio “How High The
Moon”).
• La terza e settima dell’accordo, laddove è possibile utilizzarle, sono le note che più chia-
ramente delineano il movimento armonico.
• In definitiva si deve creare un equilibrio tra la melodia data (o il ritrattamento ritmico della
melodia data) ed il c.p.
contrappunto rigoroso:
Gordon Delamont - tecnica moderna di contrappunto, ed. Piccolo Conservatorio Nuova Milano
Gmaj7 Gm7 C7
TEMA
Contrappunto
Fmaj7 Fm7 Bb7
Ebmaj7 Am7 D7 Gm7 Am7b5 D7b9
Gmaj7
Am7 D7 Bm7 Bb7 Am7 D7
Gmaj7 (Em7) Gm7 C7
Fmaj7 Fm7 Bb7
Am7 D7 Gmaj7 Am7 D7b9
Bm7 Bb7 Am7 D7 G6 E7b9 (Am7 D7b9)
www.alessandrofabbri.net 68 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
Esempio di contrappunto a 3 parti
(The days of wine and roses)
q=150 F^ Eb7 D7
3 3
3 3 3
9 Dm7 Gm7 C7 Em7b5 A7b9
Versione riarmonizzata di Bill Evans seconde16 una terza min. sopra. etc...
13
3
etc...
etc...
3
1. scegliere note lunghe cercando di evitare dissonanze aspre in battere (sopratutto nel caso di
accompagnamento di un/a cantante). Le note possone essere scelte anche tra le “tensioni”
dell’accordo verificandone la realtiva consonanza con le note importanti (spesso cioè quelle di
maggior durata) del tema. es:
2. muovere ora il ritmo delle note scelte in base al disegno del tema e tenendo presente il caratte-
re di “sfondo” che la linea deve mantenere:
3. Potremo, ovviamente, variare ed arricchire con note di passaggio etc. mantenendo però preva-
lente la durata delle note scelte:
Il tipo di trattamento ritmico dipende in gran parte (ma non solo) dalla sezione che vogliamo impe-
gnare nel background = più scorrevole e senza ribattuti per i saxes (simile al precedente esempio),
più percussiva per i brass. es:
• A sassofoni (saxes)
1. unisono e ottava es:
Se il registro lo permette potremo avere anche altre combinazioni di unisono/ottava tenendo pre-
sente però che, se si scende troppo verso il grave, la nota acquisterà sempre più “peso” armonico.
Per alleggerire potremo tener fuori il baritono o far suonare solo gli alti o solo i tenori. Possibile
strumentazione per la melodia: 1tpts o 1tbn (con sax dinamica “p” - “mp” altrimenti 2tpts o 2tbns)
2. saxes armonizzati con disposizione prevalentemente lata ed uso di tensioni interne. es:
in questo caso il il 1’ tenore risulta più alto del 2’ alto ma la cosa non crea alcun problema data la
tessitura comoda per tutti i saxes e il carattere di sostanziale omogeneità del timbro. Si noti inoltre
come, in questo caso, sia stata scelta una linea di background meno attiva compensata dal mag-
gior spessore dell’armonizzazione. Possibile strumentazione per la melodia: come precedente.
3. molto elegante risulta l’uso del moto contrario avvalendosi anche di posizioni strettissime
(clusters):
Notate come in quest’ultimo caso si sia scelto la versione più “attiva”, si siano armonizzate solo le
note di maggior durata e come le armonizzazioni possono risultare diverse dalle precedenti con
l’esclusione, ad esempio, della fondamentale (Ab7add9/13). Notate inoltre come sia prevalente
l’uso di intervalli consonanti tra la la voce più acuta e quella più grave. Possibile strumentazione
per la melodia: come precedente.
• B ottoni (brass)
Sceglieremo una versione ritmicamente attiva tenendo presente che questo accorgimento è il più
frequente ma non è obbligatorio.
1. unisono e ottava. Non così frequente ma possibile tenendo presente il livello dinamico di cui la
sezione delle trombe più quella dei tromboni è capace. Se vogliamo un suono meno “invasivo”
potremo scegliere di ridurre la partecipazione al background a due tpts e due tbns oppure alle
sole tpts od a i soli tbns od ancora, se il registro lo permette, prevedere l’uso delle varie sordi-
ne.
Le note tra parentesi potrebbero essere omesse per dare un carattere ancora più “ritmico” al
background.
Si deve tenere presente che la tessitura del background è un elemento decisivo per le possibilità
dinamiche degli strumenti, in particolare per gli ottoni. Il nostro esempio non crea alcun problema e
può essere suonato sostanzialmente con qualsiasi dinamica. La strumentazione della melodia do-
vrà però essere proporzionata al peso dell’organico dei brass. Qui di seguito alcune ipotesi:
2 tpts, due tbns (aperte o in sordina) 1 sax alto (se i brass sono in sordina)
4 tbns (aperti o in sordina) 1 sax alto + 1 sax tenore (se brass aperti)
4 tpts + 4 tbns (aperti o in sordina) 1 sax alto + 1 sax tenore se brass in sordina
5 saxes 2 saxes alto + 2 saxes tenori (+ sax baritono)
5 saxes 4 tpts
4 tbns
4 tbns + 4 tpts
Le possibilità di armonizzazione del background sono molteplici. Ne diamo solo qualche esempio
gli accordi sono stati risiglati per evidenziare le tensioni aggiunte nell’armonizzazione dei tbns. Il
raddoppio di ottava delle tpts a batt. 3 serve ad equilibrare maggiormente il “voicing” in questione.
di non frequente uso, in questo caso la strumentazione non è particolarmente felice per la bassa
estensione delle tpts nella 1’ battuta e per il necessario raddoppio delle voci nella 4’ battuta per-
chè, anche se armonizzate anche a parti strette, la 2’ e 4’ tpts risulterebbero troppo basse seppur
in una estensione ancora fattibile. Per avere una migliore strumentazione dovremmo ridurre le par-
4. Riduzione della parti: due tpts due tbns (oppure raddoppio delle parti reali per 4 + 4)
batt. 3: le tpts sono disposte con tecnica di “triade estratta” (F) su accordo completo dei tbns (Eb7).
La tecnica delle “triadi estratte” oltre ad assicurare la compattezza della struttura armonica supe-
riore che delinea, in questo caso, la 13’, la #11 e la 9’ dell’accordo di Eb7, mitiga le eventuali dis-
sonanze che si vengono a creare. La 4’ tpt replica all’ottava bassa la 1’ voce, inoltre
batt. 4, primi due movimenti: i tbns sono disposti in posizione lata comprendendo, oltre alla fonda-
mentale, anche la 3’, la 7’ e la 13’ dell’accordo. Le tpts sono in triade estratta di Ebm.
batt. 4, 3’ movimento: le tpts si riuniscono in due voci reali enfatizzando il moto contrario dei tbns.
La fondamentale (Ab) è omessa (la si è sentita un attimo prima).
dati l’estensione limitata del background ed il congiunto uso delle sordine dovremo condensare, in
alcuni casi, le parti reali così da poter assegnare un registro comodo per tutti i brass:
Ovviamente le possibilità sono tante quante le combinazioni del numero e degli strumenti coinvolti.
Diamo solo un esempio per 5 voci reali: tpt, sax alto, sax tenore, tbn, sax bar.
La definizione di un background per un solista è senz’altro più “libero” nel senso che non si devono
fare i conti con una melodia preesistente ma “solo” con la siglatura degli accordi. Ciònondimeno la
scelta del carattere del background è importante per sostenere il solista, e non per ostacolarlo, e
dare un carattere al pezzo. Di regola un background dovrebbe “contrastare” timbricamente il soli-
sta (ad esempio: solista brass - background: saxes o l’inverso) e non interferire con il registro del
solista a meno che il timbri del solista e del background differiscano sufficientemente (es solo di
sax baritono, background di tbns o tpts). Tutte le eventuali sostituzioni e tensioni armoniche devo-
no essere annotate sulla parte del solista.
saxes
Come già detto, di regola, il carattere di un background di saxes è disteso, armonicamente ricco,
con uso di note lunghe e movimenti indipendenti delle voci e di legature per le note comuni. In
questo caso, si deve naturalmente far attenzione a dosare i respiri anche in funzione espressiva.
Di ottimo effetto anche la scrittura in unisono od ottava. Un bellissimo effetto per i saxes è il “sub-
tone” che si ottiene facilmente nei registri medio-gravi dello strumento.
brass
Anche qui ci limiteremo al carattere più ritmico, con carattere “percussivo” tale da sostenere bene
anche dissonanze aspre e spesso armonizzato. Anche in questo caso è senz’altro raccomandabile
l’uso di accenti, dinamiche in crescendo effetti del tipo “sfz p cresc....” tipici dei brass.
tipologie di background
Un tipo di backround efficacissimo (sia per la sezione dei saxes che per quella dei brass ed anche
per strumentazioni miste) è quella dell’uso della nota “pedale” intesa come nota lunga della domi-
nante o tonica dell’accordo ma anche come nota comune ad una progressione di accordi (in que-
st’ultimo caso si deve usare una certa accortezza nella scelta del registro). Di uso senz’altro fre-
quente è il background “riff” in cui, appunto una semplice frase ripetuta (riff) anche ritmicamente
viva ma con spazio sufficiente per gli interventi del solista, suggerisce un carattere “resposoriale”
al background.
(Stella by Starlight)
Ab7 Bbmaj7 Em7b5 A7 Dm7 Bbm7 Eb7 Fmaj7 Em7b5 A7
8
Am7b5 D7b9 G7#5 Cm7 Ab7
15
23 Bbmaj7 Em7b5 A7b9 Dm7b5 G7b9 Cm7b5 F7b9 Bbmaj7
mf
ottoni
mf
Dbmaj7 Gb7b9(#11) Cm7 F7#9 Bbm7 Eb7#9
sfzp sfzp
sfzp
sfzp
sfzp
sfzp
sfzp sfzp
(My Foolish heart)
Ballad ØTo Coda
$ Bbmaj7 Ebmaj7 Dm7 G7 Cm7 Cm7/Bb A7sus4 A7 Dm7 D7b9 Gm7 Db7
Cm7 Cm7b5 F7b9 Bbmaj7 Fm7 Bb&7 Ebmaj7 Am7b5 D7b9 Gm D7b9
7
Coda Ø
Gm C7 Cm7 G7 Cm7 F7(b9) Cm7 Cm7/Bb Am7b5 D7b5 Gm7
D.S. al Coda
14
Ab7b9 G7b9 C13 F7sus4
Ebm7 Ab13 Bbmaj7 Ebmaj7 Ab7b9#11 G7#9 Cm7 G7b9 C7b13 F7b9
20
Alcune ipotesi di strumentazione:
q=140
Alto 1
Trombone 1
mf
f
Trombone 2
mf f
Trombone 3
mf f
Trombone 4
mf f
F7b13add9
Bbmaj7 Cm9 Dm7 Dbº Cm7 F13add9 Bbmaj9 D7b13#9 D7b9
dettaglio
armonico
Bbmaj7 Cm7 Dm7 Dbº Cm7 F7 Bbmaj7 D7b9
Bass
q=140
Drums
5
3
...ETC...
Alto 1
Tbn. 1
f
mp
Tbn. 2
mp f
Tbn. 3
mp f
Tbn. 4 mp f
F7b9b13
Gm(add9) Gm9^ Gm7 Gm7 G7#9b13 Cm7add9 F7b9 Bbmaj9 Bbmaj9 Bb7
dettaglio
armonico
Gm Gm^ Gm7 G7 Cm7 F7 Bbmaj7 Bb7
Bass
Dr.
Per analizzare e studiare partiture abbastanza complesse (big band) il passo iniziale
dovrebbe essere quello di farne una “riduzione” su due, o al massimo tre, doppi penta-
grammi. In questo modo potremo avere uno sguardo generale alla composizione, all’ar-
rangiamento, alla disposizione dei voicings esercitandosi, tra l’altro, alla notazione in suoni
d’effetto degli strumenti traspositori.
Al momento in cui si acquisirà velocità nella trasposizione a prima vista, l’analisi potrà es-
sere effettuata direttamente sulla partitura completa suonandola al pianoforte.
Quello che segue è un esempio di riduzione di un mio arrangiamento per un organico ap-
pena di poco inferiore alla big band e, quindi, un po’ più agile.
L’ultimo pentagramma singolo è stato riservato per annotazioni della ritmica e/o del basso;
se è il caso anche questo potrebbe diventare un pentagramma doppio con annotazioni per
la batteria od il pianoforte/chitarra. In definitiva si tratta di un “condensato” della partitura.
q = 130
INTRO
1' Alto Saxophone
f
f
Tenor Saxophone
Baritone Saxophone
f
1' Trumpet
f
2' Trumpet
f
3' Trumpet
f
1' Trombone
f
2' Trombone
f
Drums
f
Electric guitar
f
Bass
INTRO
q = 130
f
saxes
f
f
brass
f
6
$
A
3
1' A. Sax.
mf sfzp
3
2' A. Sax.
mf 3
sfzp
T. Sax.
mf sfzp
3
Bar. Sax.
mf sfzp
1' Tpt
2' Tpt
3' Tpt
1' Tbn.
mf
2' Tbn.
mf
Dr.
El. gtr
Bass
3
A $
mf
sfzp
saxes
3
mf 3 sfzp
brass
mf
Introduzione: può essere tematica o non tematica, cioè contenere o meno elementi
della melodia data; può coinvolgere pochi strumenti o tutta l’orchestra. Introduzione
minima: sezione ritmica su accordi siglati appartenenti al canovaccio armonico del
tema dato o su progressione armonica originale.
Spazio solistico improvvisativo: può essere assegnato a qualsiasi strumento (non più
di due “chorus” o “giri” del canovaccio armonico). Deve essere realizzato un fondale
(background) orchestrale che può essere di varia natura: dalla semplice
armonizzazione e strumentazione delle sigle all’ uso di “riffs” a semplici elementi
Ri-esposizione: Può essere integrale ma, nel caso di una elaborazione più breve della
stesura completa, dovrebbe riprendere da una sezione centrale della forma. Es: forma
AABA – elaborazione su AA, Ri-esposizione BA. La Ri-esposizione può essere
identica all’esposizione (Dal$ al “palla”) in fatto di strumentazione e/o
armonizzazione, ma è decisamente preferibile introdurre delle varianti.
L’organico non è esattamente quello della big band ma offre le stesse opportunità tenendo
conto che questo tipo di formazione (4 saxes, 3 trombe, 2 tromboni e sezione ritmica, ad
esclusione del corno francese), è abbastanza comune.
La partitura è in suoni scritti per gli strumenti e non in suoni d’effetto; per una ricostruzione
in suoni d’effetto e in concert sketch si dovrà fare una riduzione (vedi sopra)
www.alessandrofabbri.net
Tenor 2
mp
3
3
3
Baritone
ff 3
mp 3
Horn in F
f
ff
Trumpet 1
ff
87
Trumpet 2
ff
Trumpet 3
ff
Trombone 1
f ff
Trombone 2
f
ff
Guitar
f
ff
Bass
f ff
q = 180 SOLO FILL
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f 3
B. Sax.
3
f
play on 2 X
Hn.
f
play on 2 X
Tpt. 1
f
play on 2 X
Tpt. 2
88
f
play on 2 X
Tpt. 3
f
play on 2 X
Tbn. 1
f
play on 2 X
Tbn. 2
mf
Bbmaj7 Ebmaj7 Eº Bbmaj7 Fm7 Bb7b9 Ebmaj7 C7b9 Bbmaj7
Gtr.
Bbmaj7 Ebmaj7 Eº Bbmaj7 Fm7 Bb7b9 Ebmaj7 C7b9 Bbmaj7
Bass
A
1.2.
$
20 B
Alto 1
3
T. Sax 1
3
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T. Sax. 2
3
B. Sax.
3
Hn.
Tpt. 1
89
Tpt. 2
Tpt. 3
Tbn. 1
Tbn. 2
Dm7 G7 Cm7 F7 Bbmaj7 G7 Cm7 F13b9 Gb7sus4 Gb7#5#9 F7sus4
Gtr.
Dm7 G7 Cm7 F7 Bbmaj7 G7 Cm7 F13b9 Gb7sus4 Gb7#5#9 F7sus4
Bass
B
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T. Sax. 2
mf
B. Sax.
ff
Hn.
mf
Tpt. 1
mf
90
Tpt. 2
mf
Tpt. 3
mf
Tbn. 1
mf
Tbn. 2
mf
F13#11
Gtr.
ff
F13#11
Bass
ff
Ø
40
D background on CUE
Alto 1
p
T. Sax 1
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T. Sax. 2
p
B. Sax.
p
Hn.
p
play on 2 X
Tpt. 1
mf fp fp
play on 2 X
91
Tpt. 2
mf p
f p
f
(in assenza del corno)
Tpt. 3
p
Tbn. 1
p
Tbn. 2
p
SOLO cont. Blues in B flat major
Gtr.
cont. Blues in B flat major
Bass
D background on CUE
52 3 E
Alto 1
T. Sax 1
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3
T. Sax. 2
B. Sax.
Hn.
Tpt. 1
f
92
Tpt. 2
f
Tpt. 3
Tbn. 1
Tbn. 2
cont. Blues in B flat major
Gtr.
cont. Blues in B flat major
Bass
SOLO
E
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T. Sax. 2
f
B. Sax.
f
Hn.
f
Tpt. 1
f
93
Tpt. 2
f
Tpt. 3
f
Tbn. 1
f
Tbn. 2
f
cont. Blues in B flat major
Gtr.
cont. Blues in B flat major
Bass
F
G
Alto 1
T. Sax 1
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T. Sax. 2
B. Sax.
Hn.
Tpt. 1
94
Tpt. 2
Tpt. 3
Tbn. 1
Tbn. 2
Gtr.
Bb Eb7 Bb Bb7
Bass
G
H
Alto 1
mp 3
T. Sax 1
3
mp
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T. Sax. 2
mp
3
B. Sax.
mp
3
Hn.
Tpt. 1
95
Tpt. 2
Tpt. 3
Tbn. 1
Tbn. 2
Eb7 E° Bb7 G7 Cm7 F7 Dm7 G7 Cm7 F7
Gtr.
Eb7 E° Bb7 G7 Cm7 F7 Dm7 G7 Cm7 F7
Bass
Hf
Alto 1
f
T. Sax 1
f
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T. Sax. 2
f
B. Sax.
f
Hn.
Tpt. 1
96
Tpt. 2
Tpt. 3
Tbn. 1
Tbn. 2
Gtr.
Bass
I
Alto 1
T. Sax 1
T. Sax. 2
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B. Sax.
Hn.
Tpt. 1
97
Tpt. 2
Tpt. 3
Tbn. 1
Tbn. 2
Gtr.
Bass
I
D.S. al Coda
Ø
Alto 1
mf
T. Sax 1
mf
T. Sax. 2
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mf
B. Sax.
Hn.
mf
Tpt. 1
mf
98
Tpt. 2
mf
Tpt. 3
mf
Tbn. 1
mf
Tbn. 2
mf
Gtr.
Bass
D.S. al Coda
Ø
In questa sezione sono raccolti alcune indicazioni utili per i non-pianisti ad usare il pianofor-
te come strumento “accessorio”. Non è più ammissibile, per qualunque strumentista, non
avere almeno un minimo di pratica e di conoscenza pianistica di base. Gli ultimi due
esempi di armonizzazione per pf indicano un minimo ed un massimo di elaborazione per
una delle prove di esame finale.
livello avanzato:
Mark Levine – The Jazz Piano Book; Sher music co./ Advance music
con omissione della fondamentale ed eventuale aggiunta di una tensione
Cm% Cm^ C7'9 C7 C7(b5) C7(#5)
C7(b9) C7(#9) C7'13 C7b13 Cm7('9) Cm7
Cm7b5 [CØ]
JAZZ
www.alessandrofabbri.net 101 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
esempi di disposizioni a 3 voci per pf. (mano sinistra)
con possibile omissione della fondamentale ed eventuale aggiunta di tensione.
su II V I (in maggiore e in minore)
Cm7 F7
Bbmaj7 Cm7 F9 Bbmaj7 Cm7 F7b9 Bbmaj7
Gm7b5 C7 Fm(' 9) Gm7b5 C7b9 Fm(' 9) Gm7b5 Cb9b13 Fm(' 9)
www.alessandrofabbri.net 102 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
esempi di disposizioni a 4 voci per pf.
con possibile omissione della fondamentale ed aggiunta di una o due tensioni.
su II V I (in maggiore e minore)
Cm9 F7 Bbmaj7[add9] Cm9 F7'13 Bbmaj7 Cm9 F9'13 Bbmaj7 Cm9 F7b9'13 Bbmaj7
5 F 5 5 F 5 5 9 5 5 b9 5
9 5 9 9 13 9 9 13 9 9 13 9
7 7 7 7
3 7 3 7 3 3
3 7 3 3 7 3 3 7 7 3 7 7
3 3
Cm9 F9'b13 Bbmaj7 Cm9 F7'b13 Bbmaj7 Cm9 F7b9 Bbmaj7 Cm9 F7b9b13 Bbmaj7
5 9 5 5
F 5 5
b9 5 5
b9 5
9 b13 9 b13 9 5 9 b13 9
9 9 9
7 3 3 3 3
7 7 7
3 7 7 7 7 7 7 7 7
3 3 3
3 3 3 3
RIVOLTI
Cm9 F7 Bbmaj7 Cm9 F7'13 Bbmaj7 Cm9 F9'13 Bbmaj7 Cm9 F7b9'13 Bbmaj7
9 5 9
5 F 5
3
7 3
7
3 7
Cm9 F9'b13 Bbmaj7 Cm9 F7'b13 Bbmaj7 Cm9 F7b9 Bbmaj7 Cm9 F7b9b13 Bbmaj7
www.alessandrofabbri.net 103 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
2
3
7 3 3 7 3 3 7 3
7 3
3 7 7 7 7 3 7
RIVOLTI
IN MINORE
b9
F F b5 5
5 5
(b)5
F F 7 3
5 5 F F F
7 5 7 5 3 7
3
Ebm7 Bb7 Ebm7 Ab7 Dbmaj7 Gb7 Fm7 Eº
7''
3'
7''
5'
3'F 7''
F F
1. 2.
Ebm7 Ebm7/Db CØ F7b9 Bbm7 Ebm7 Ab7 3 Dbmaj7 Bb7b9 Db6 Em7 A7
6' invece della 7' per non
creare dissonanza con la melodia
Dmaj7 Em7 Dmaj7/F# Gm7 C7 F#m7 B7 Em7 A7 Dmaj7
Dm7 G7 Em7 Ebº Dm7 G7 C7 B7 Bb7 E7
Ebm7 Bb7 Em7 Ab7 Dbmaj7 Gb7 Fm7 Eº
Ebm7 Ebm7/Db CØ F7b9 Bbm7 Ebm7 Ab7 3 Db6
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My one and only love
esempio di armonizzazione per pf senza l'uso di sigle
(prova di esame)
Ballad
A
4
3
3
3
8
B
12
16
28
D
rall......
32
note:
tratta dalla siglatura del real book n. 1 pag. 310
batt. 1-3 breve intro che parafrasa l'incipit melodico del tema basata sull'arpeggio del II, II abbassato (scambio modale), I, VII (sost. sott.), VII minore (scambio modale)
V alterato. lo scambio modale prevede l'utilizzo di note dell'omofono minore: Eb - Bb - Ab - Db (Napoletano). il tutto su pedale di dominante
batt. 11 sostituzione di tritono sul 2' e 4' mov.
batt. 13-14 scambio del tema tra m.d. e m.s.
batt. 20 movimento della seconda voce (5' 6'm 6' M 7'm) non presente in siglatura real book
batt. 28-29 e 4' mov. della 30 armonizzazione diversa dalla siglatura real book
batt. 31 sostituzione di tritono sul 4' movimento
batt. 32 moto contrario tra parti estreme
batt. 33 accordo disesta eccedente sul 3' movimento (enarmonicamente Ab7)
batt. 34 eliminazione del II gradi presente nella siglatura real book
batt. 35-36 piccola coda basata su cadenza d'inganno (scambio modale) e su II grado abbassato (sostituzione di sottodominante minore)
alcuni esercizi sulle sigle accordali (arpeggi estesi, arpeggi e note di volta, note di volta e
di passaggio)
esempi di “riffs”
note:
Lungi dal voler essere un capitolo esaustivo, queste brevi riflessioni e materiali dovrebbero
invece mettere lo studente di fronte a se stesso stimolandolo a cercare la propria voce ini-
ziando dallo studio dei maggiori solisti della storia del Jazz. Una ricerca ed uno studio lun-
go tutta una vita, fortunatamente.
La principale fonte di apprendimento è, e rimane, la discografia dei grandi solisti che costi-
tuisce la vera “letteratura” per il musicista di Jazz. A questa fonte rimando senzʼaltro
chiunque voglia accostarsi seriamente, e senza essere influenzato dai troppi luoghi comu-
ni, allo studio dellʼimprovvisazione che, a differenza di quello che si potrebbe pensare, in-
vece non si improvvisa ma si prepara accuratamente.
esempi di variazioni
(inizio di Autumn Leaves)
Bbmaj7
ORIGINALE da REAL BOOK
Cm7 F7
etc.....
A Esempi di variazioni
etc.....
etc.....
B
3
etc.....
C
etc.....
D
etc.....
E
Trascrizioni
• Il Jazz è una musica di forte tradizione orale. Lʼapprendimento per imitazione e la se-
guente elaborazione, è dunque uno dei fondamenti per lo studio di questo linguaggio.
• La trascrizione, intesa nel suo senso jazzistico, significa capire, imitare con il proprio
strumento, analizzare e, infine memorizzare ciò che si è ascoltato. Questa pratica è di
fondamentale importanza per la costruzione del proprio vocabolario musicale.1
• Il mercato e la rete internet sono oggi stracolmi di trascrizioni di assoli dei più importanti
jazzisti. La valenza didattica della sola lettura di tali trascrizioni è praticamente nulla se
non affiancata, almeno, da unʼanalisi approfondita ed un apprendimento a memoria an-
che solo di frammenti di essi. Una trascrizione effettuata da unʼaltra persona evita infatti
tutto il lavoro di affinamento dellʼorecchio che un musicista di jazz deve praticare costan-
temente. Trascrivere invece per proprio conto un assolo o anche soltanto parte di esso,
è di fatto uno degli strumenti indispensabili per tentare di apprendere realmente il lin-
guaggio jazzistico.
• Eʼ quindi forse più importante ascoltare, imitare, imparare e fare propri sullo strumento, i
frammenti più significativi di un assolo che non un assolo per intero, ferma restando la
sua valenza artistica e la sua compiutezza.
• La trascrizione, inoltre, deve essere fatta con cognizione delle implicazioni non solo me-
lodiche ma anche armoniche e timbriche e cioè, analizzando il passaggio dopo che è
stato ascoltato, capito e risuonato.
• Contrariamente a quello che si può pensare è utile trascrivere anche passaggi di stru-
mentisti che non suonano il vostro stesso strumento: ad esempio un trombettista può
trovare utile trascrivere da un sassofonista o un chitarrista da un bassista e, ovviamente,
viceversa tenendo conto dellʼeventuale adattamento causata dalla differente estensione
degli strumenti.
• Una volta trascritto un passo lungo o breve che sia, questo deve essere risuonato con lʼ
intenzione lʼinflessione più simile possibile originale. Da qui inizia il lavoro di apprendi-
mento ed elaborazione del passo in questione.
1 Il termine trascrizione va qui distinto dal suo significato tradizionale che è quello di riadattare un brano per un organico
differente da quello originario.
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2
• A questo punto inizia l’elaborazione personale del passo o di frammenti di esso. Questo
può essere fatto in molti modi: dipende dal passo in questione, dalla propria curiosità e
creatività nello studio. Diamo solo alcuni esempi in relazione al passaggio trascritto:
• Usare in maniera progressiva una parte del frammento sulla armonia originale:
• La scelta di un solo o dei frammenti di solo da trascrivere può essere suggerita dal
vostro insegnante ma anche dal vostro gusto personale: l’ascolto approfondito risulta
quindi, al solito, la chiave imprescindibile per l’acquisizione di un bagaglio di “frasi”.
Cmaj7 C7 Cm7
Cm C7b9
4
PER QUARTE
C7
9
Cmaj9(#11)
Cm7
12 Cm
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arpeggi e note di volta
iniziare dalla nota più bassa o più alta disponibile sullo strumento:
utilizzare, cioè, TUTTA l'estensione dello strumento
C
etc...
etc...
3 3 3 3
3 3
etc...
3
3
3 3
3 3
Cm
etc...
etc...
Cm
3
etc... 3 3 3 3 etc...
3 3 3 3 3 3 3
C7
etc...
C7
etc...
C7
3
etc...
3
3 3 3
3 3
3
C7
3 3 3 3
3 3 3 3 etc...
Cm7
etc...
Cm7
etc...
Cm7
3 etc...
3
3 3 3
3 3 3
C7
3 3 3 3 3
etc...
3 3 3
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note di volta e di passaggio
iniziare dalla nota più bassa o più alta disponibile sullo strumento:
utilizzare, cioè, TUTTA l'estensione dello strumento
C
etc...
C
etc...
Cm
etc...
Cm
etc...
C7
etc...
C7
etc...
Cm7
etc...
Cm7
etc...
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Esempi schematici di alcuni possibili approcci al "solo" (I)
Fm%
etc.....
Gbm7
etc.....
Gm7
C7
Fmaj7
etc.....
SOLAMENTE CROMATICO
Gm7 C7 Fmaj7
3
Dm7b5 G7b9 Cm Cm
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approcci al solo (I) 3
Dm7
G7 (Db7)
Cm7
F7 (B7) Bbmaj7
3
LIRICO/"LIBERO"
Bbmaj7 Eb7
3
Ab7(#11) G7 C7
TRIADI "ESTRATTE"
QUARTE
Cm7
C7(#9b13)
Fm7
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Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
Alcuni materiali per la sequenza II V I
tonalità maggiore
Dm7 G7 Cmaj7
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diatonico in C maggiore diatonico in C maggiore diatonico in C maggiore (evitare
risoluzione statica sul 4’ grado
sempre)
arpeggi estesi fino alla 11’ arpeggi estesi fino alla 13’ arpeggi estesi fino alla #11’ e 13’
120
pentafoniche di C, F, G pentafoniche di C, F, G pentafoniche di C, F, G
pentafonica di Db (G7alt.),
I materiali qui presentati non pretendono di essere esaustivi di tutte le possibilità: Non sono infatti ad esempio considerate le “tonicizza-
zioni” ed i passaggi cromatici; peraltro una buona conduzione melodica non può derivare altro che dallo studio, analisi e memorizzazione
di “frasi” (licks) dei maggiori solisti di Jazz. Si deve sempre tenere a mente che questi ed anche altri materiali di per sè non assicurano la
riuscita di un buon assolo come invece fanno la coerenza e la cantabilità. Comporre e improvvisare con i vari intervalli contenuti nei ma-
Cm Gm7 C7
e trasportato
Dm7b5 G7
0 1 2 3 4
conclusione
2' grado maggiore risoluzione ritardata sulla 3' dell'accordo
su accordo Ø con nota di volta sup. "d":
cioè aggiramento del "c"
9 10 11 12
3' e fond. dell'accordo
+ framm. di scala di Eb
scala di C min. nat..
con aggiunta di sensibile
su II V
Cm Gm7 C7
risoluzione ritardata inciso "M" elemento ritardo della 3' anticipo ritmico
della fond. progressivo sulla 3' di F
13
14
15
16
17 18 19 20
21 22 23 24
elemento
progressivo scala di C min. nat..
con aggiunta di sensibile su II V
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Miles Davis' solo on Solar
Cm Gm7 C7
2 arpeggio di C min inciso "M"
aggiramento della 3'
25
26 27
28
aggiramento nota comune
Dbmaj7
33
34
35 36
3' e fond. dell'accordo siamo già in Db risoluzione
ritardata conclusione
sulla 5' dell'accordo
TUTTO IL PASSAGGIO SI PUO' CONSIDERARE - AD ESCLUSIONE DEL "C" -
COME BASATO SU PENTAFONICA DI Db
Cm (Gm7) C7
aggiramento della 5'
37
38
39
40
minore melodico o anche Dorico
arpeggio di Fm7
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Esempi di riffs
utilizzo della blues di F su schema di blues
F7
3 3 3 3
Bb7 F7 D7
3 3 3 3
Gm7 C7 F7
3 3 3 3
3 3
ss s.
.
Oppure:
ss s.
.
Ovvero:
Bb7 Eb7 Bb7 Eb7 etc...
gli glis
Lester Leaps in: (tema sezione A)
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altri materiali
glossario
“La storia del jazz in 50 dischi” e “Come sopravvivere ad una jam session” (a cura di Pietro
Leveratto)
analisi metrico/formale:
il brano, in 4/4, ha una semplice forma AABA di 32 battute. Ogni sezione è di 8 battute. Le uniche
differenze tra il primo e gli altri A è la chiusura di questi ultimi sulla tonalità di impianto di Bb con
cadenza di II -V- I alle battute 14-16 e 30-32.
analisi melodica:
la melodia della sezione A è composta da due diversi frammenti progressivi per quarte (batt. 1 e 2
e batt. 4-5 e 6 -7) ed inizia con un anacrusi (batt. 0), riesposta anche a batt 8, 24 e 32. I primi due
frammenti progressivi compongono quindi una semifrase positiva così come quella seguente. La
totalità della frase di 8 battute risulta essere invece negativa. Le due semifrasi sono unite da una
minima a batt. 3, valore che, poi, entra a far parte della seguente semifrase.
La struttura intervallare del primo frammento è di natura discendente per grado congiunto salvo
l'ultimo intervallo compensato dalla risalita verso la ripetizione progressiva del medesimo elemen-
to.
La struttura intervallare del secondo elemento è complementare a quella del primo: salto ascen-
dente e discesa cromatica che ricorda quella della seconda ripetizione del primo elemento.
La sezione B è composta anch'essa da un elemento progressivo non modulante (batt. 17-18 e 19-
20); il disegno melodico di questo terzo elemento è un arpeggio di D7 mentre il secondo di F#di-
minuito o, meglio, D7b9 senza la fondamentale; la terza ripetizione dell'elemento è interrotta da un
frammento discendente fino a C identico, si noti, al primo frammento del tema A su armonia diffe-
rente.
analisi armonica:
C7 F7
##
5 6 7 8
" & % % % #% & $ % % %
% %
A' Bb^ Eb7 Ab7 G7
# % %#
9 10 11 12
"# % %
' % #% % & % %
% #%
%
C7 Cm7 F7 Bb
##
13 14 15 16
" % % % % ( ( & ( )
B AØ D7 Gm AØ D7 Gm
## %
17 18 19 20
" % % & % % &
% *% *%
& &
AØ D7 Gm C7 F7
#
21 22 23 24
"# % % % % % $ % % %
% *% % &
$
A'' Bb^ Eb7 Ab7 G7
%#
#
25 26 27 28
"# % %
%
' % #% % & % %
% #%
%
## '
C7 Cm7 F7 Bb (F7)
##
29 30 31 32
%
(
" % % % ( ( & $ % % %
Acutista: in una Big band si riferisce al trombettista che nella sezione delle trombe si è
specializzato nelle note più alte del suo strumento. Solitamente l’acutista non improvvisa.
Anatole: vedi Rhythm Changes, può essere anche sinonimo di forma canzone AABA
Ballad: tempo lento, il tema viene esposto ad ottavi uguali, non enfatizzando la pronuncia
swing.
Background: sottofondo, materiale secondario, stabilito a priori e scritto, o quantomeno
definito precisamente, sul quale improvvisa il solista, naturalmente i B.G possono essere anche
improvvisati, in questo caso è probabile siano costituiti da sequenze di Riffs.
Backup: vedi Background.
Bebop (anche rebop o bop): stile jazzistico definitosi verso la metà degli anni quaranta. Alcuni
aspetti, legati al fraseggio e a certe procedure esecutive, derivate dalla concezione elaborata da
musicisti come Charlie "Bird" Parker, Dizzy Gillespie, Kenny Clarke e Bud Powell,
rappresentano tutt’ora il parametro di riferimento del linguaggio del Jazz postbellico.
Beat: battito, pulsazione. Nel gergo jazzistico non ha nulla a che vedere col movimento della
musica giovanile pop/rock degli anni ‘60/’70 ma indica la scansione della battuta, e in senso
lato anche lo Swing.
Big band: anche stage band, dagli anni ’30 rappresenta l’organico più vasto normalmente in
uso nel Jazz. La sua composizione tipica vede 4 trombe, 4 tromboni, (brass) 5 saxofoni di cui 2
alti, 2 tenori, un baritono (reeds), e la sezione ritmica (piano, basso e batteria, la chitarra, è
presente nell’organico fino agli anni ’50, da allora è divenuta di raro impiego). Esistono
comunque alcune varianti dell’organico che possono andare dalla presenza di un numero
maggiore di ottoni, all’uso di strumenti a percussione, tastiere elettroniche, sezioni di corni,
tuba. Solitamente i membri della sezione delle ance si occupano di suonare anche altri strumenti,
il clarinetto fino agli anni ’50 e poi soprattutto il saxofono soprano ed il flauto. Le prime parti, e
quasi sempre la prima tromba, difficilmente ricoprono un ruolo solistico.
Block Chords: tecnica pianistica, mutata da un procedimento di armonizzazione per Big Band.
La melodia viene solitamente raddoppiata al basso, un’ottava sotto e le parti interne si muovono
omoritmicamente, le note estranee all’accordo e quelle di passaggio solitamente armonizzate con
un modello di accordo diminuito. Contrariamente alla prassi consueta, che vuole la mano destra
impegnata a suonare il blocco dell’accordo e la melodia, affidando alla sinistra il solo
raddoppio, Bill Evans, che era mancino, faceva esattamente il contrario..
Blues: forma di verso cantanto, di solito, ma non necessariamente, basata su dodici battute
suddivise in tre gruppi e diffuso almeno dalla fine dell’ottocento in tutte le comunità di colore
degli Stati Uniti. Nel Jazz moderno, persi gli aspetti più legati al folklore, rappresenta
sostanzialmente una forma di dodici misure con una struttura accordale soggetta a varianti ma
immutabile nella sostanza. In generale il blues è connotato armonicamente da una struttura di
tipo modale, nella quale l’accordo di settima di dominante gioca un ruolo ambiguo.
Blue notes: nella tradizione del blues e del Jazz delle origini, l’abbassamento di un semitono
della terza della quinta e della settima dell’accordo, l’origine di questa procedura deriva
presumibilmente da un modello di scala pentatonica sovrapposta ai modelli occidentali diatonici,
a questo proposito le perplessità dei musicologi più attendibili rendono del tutto plausibile
qualsiasi teoria. L’utilizzo delle "Blue notes", almeno viste come materiale qualificante del
linguaggio jazzistico, è ormai raro e circoscritto alla scena del Blues e al Jazz tradizionale.
Break: rottura, spezzatura. Caratteristica del Jazz dei primordi, si tratta una breve figura, che
difficilmente durava più di due misure, suonata da uno dei musicisti che si staccava dal
Conservatorio di Musica
Giacomo Puccini
La Spezia
Il senso della faccenda è farsi un idea della storia del Jazz, e naturalmente alcune scelte saranno discutibili, per esempio
sembrerebbe ingeneroso l’aver limitato a due i dischi di Charlie Parker mentre magari ne ne consiglio uno di più per
musicisti il cui peso storico potrebbe essere ritenuto inferiore, almeno in questo caso mi sembra corretto dare una
spiegazione: la grande stagione creativa di Parker fu, tutto sommato, circoscritta a un decennio di attività, e il suo
linguaggio è perfettamente messo a fuoco sino dalle prime registrazioni (accade talvolta ai veri innovatori) inoltre, anche
per ragioni meramente biografiche (morì poco più che trentenne) non ebbe il tempo per un eventuale ulteriore sviluppo
della sua concezione stilistica.
Va anche detto che il linguaggio di Parker permea comunque tutto quello che è stato fatto dopo, quindi in un certo senso
ascoltiamo Parker dentro qualsiasi incisione realizzata dai Jazzisti venuti dopo di lui.
Ben diverso è quello che succede con figure come Miles Davis o John Coltrane (per non parlare di Ellington...) che
nella loro vita hanno più volte rimesso in discussione il loro percorso artistico, prendendo strade del tutto inattese.
Nel tentativo di ottenere una certa completezza ho dovuto lottare ferocemente con lo spazio, quindi mi sono trovato a
limitare le mie scelte ad un numero massimo di tre dischi per ogni musicista, c’è una sola eccezione, (forse...) essenziale al
fine di confermare la regola, la scoprirete leggendo le mie proposte.
Non ho inserito indicazioni discografiche accurate, intanto perché tutti i dischi .inclusi sono di facile reperibilità, in
secondo luogo perché molti di loro, soprattutto quelli più vecchi, si possono trovare pubblicati da diverse etichette,
comperate l’edizione che costa meno.
P.S. Quasi tutti quelli incisi dal vivo riprendono concerti effettuati al Village Vanguard di New York... bel posto per
sentire la musica, diciamolo pure!
Manca un sacco di roba importante, lo so, ma insomma bisogna pure cominciare da qualche parte e se vi va di fidarvi
potete seguire le mie proposte, altrimenti pazienza.
Joseph Louis in realtà si tratta di una compilation della King Oliver Creole Jazz band, insomma
"King" Armstrong il capo era ancora il grande Joseph "King" e Louis faceva il ragazzo di bottega
Oliver and King (mai mettersi in casa quelli troppo bravi...) possiamo ascoltare anche qualche
Oliver traccia con Sidney Bechet e i fratelli Dodds.
(Milestones)
Fletcher A study in ci sono dentro gli arrangiamenti di Don Redman e Benny Carter, e, tra gli altri,
Henderson frustration un giovanissimo Armstrong e Coleman Hawkins altrettanto giovane
(Columbia)
Jelly Roll The complete registrazioni del ‘39/40, quindi teoricamente lontane dal periodo veramente
Morton General creativo del pianista-compositore creolo, ma suona e benissimo gli stessi pezzi
recordings che suonava vent’anni prima col vantaggio di essere registrato ottimamente.
(General)
...solo 2 dischi del grande Pops è una vergogna! compratevi almeno anche I got the world on a
string, (Verve) dove canta come nessuno ha mai fatto prima o dopo di lui
Bix Singin the I due volumi pubblicati dalla CBS sono piuttosto esaustivi per quello che riguarda
Beiderbecke blues e At Bix e I musicisti bianchi degli anni ’20 e dei primi anni ’30 (da Eddie Lang a
the jazz band Joe Venuti)
ball
Duke Early per quanto riguarda il primo Ellington va benissimo anche the Okeh Ellington.
Ellington Ellington (Columbia)
(MCA)
The Blanton- i capolavori della prima maturità con una orchestra semplicemente straordinaria.
Webster era
(Bluebird
RCA)
(è uno dei casi nei quali ho barato... i primi due sono cofanetti da 3 Cd, ma di
prezzo economico)
Reflection non è un disco famosissimo ma Duke era anche un grande pianista e qui suona in
( Capitol) trio meravigliosamente bene
(Savoy)
Count Basie Basie L’esemplificazione del "Basie Style" cioè del suono di una Big band Mainstream,
Straight negli arrangiamenti di Sammy Nestico
Ahead
(Chessmate
GRP)
Benny The Carnegy era il ’38, i ragazzi venuti al concerto impazzirono per lo swing e semidistrussero
Goodman Hall concert la sala... bisognerà aspettare i Beatles perché accada di nuovo qualcosa del
(CBS) genere...
Jimmy Stomp it off Ci vogliamo mettere almeno un esempio di Big band Swing formata da musicisti
Lunceford (MCA) di colore?
Charlie C.P. quartet in alternativa e comunque per integrare potete comperarvi uno dei tanti CD
Parker (Verve) compilation coi pezzi registrati in quintetto, con trombettisti come Miles Davis,
Dizzy Gillespie, Fats Navarro eccetera, per la Savoy o la Dial.
Jazz at (è il famoso concerto tenuto nel ‘53 da una "All stars" di bopper formata da Bird,
Massey Hall Dizzy Gillespie, Bud Powell, Mingus e Max Roach, rende bene l’idea...)
(Prestige)
The complete
Four and
more e My
funny
Valentine
(CBS)
Nefertiti Ebbene si, sono quattro... ne avrei messo volentieri almeno il doppio e non sarei
(CBS) stato esauriente lo stesso, quindi aggiungiamo qualcuno dei dischi Prestige e
Fantasy, con il primo quintetto (Relaxin, per esempio) poi The Complete Birth of
the Cool, (Capitol) che forse è mitizzato oltre i meriti ma è storicamente
importante e Bitches Brew, con la venuta alla luce del Jazz elettrico.
Clifford At basin I dischi del quintetto con Max Roach, sono importanti
Brown Street o C.B
and M.R.
(Emarcy)
Bill Evans Live at il mitico trio con Scott La Faro e Paul Motian.
Village
vanguard
(Riverside)
Comprerei per ascoltare lo stile di Getz, ma con il piacere speciale di sentirlo, assieme al
anche grande pianista, con il bonus di Elvin Jones e Ron Carter (o Richard Davis)
Stan Getz & nella sezione ritmica.
Bill Evans
(Verve)
Sonny Saxophone
Rollins colossus
(Prestige)
Live at o un altro dei tanti bei dischi che Rollins realizzò in trio
Village
Vanguard
in alternativa
Freedom
suite
(Prestige)
o anche dove ci sono anche Freddie Hubbard, Jimmy Garrison e Elvin Jones
East
Broadway
run down
(Impulse)
Chet Baker ascoltiamoli Chissà perchè la critica musicale continua a trovare "conservatore" il loro gruppo
con Gerry in senza pianoforte,
Mulligan (e compagnia,
viceversa) tra gli altri,
di Konitz e
Zoot Sims in
Revelation
(Blue note)
Cootie The big Il Jazz andava avanti ma ci vuole anche qualcosa che riguardi il buon vecchio
Williams e Challenge mainstream
Rex (Fresh
Stewart Sound).
John Ascoltiamo
Coltrane parecchi di
Trane nei
dischi con
Davis ma ci
occorrono
almeno
anche
Giant steps
(Atlantic)
Crescent
(Impulse)
in alternativa
A love
supreme
space
(Impulse)
o
Live at
Village
Vanguard
again
(Impulse)
Page one che è a nome di Horace Silver e ci vuole per completare il panorama del
(Blue note) cosiddetto Hard Bop
e magari
Song For My
Father
(Blue note)
Wayne Adam’s I suoi dischi incisi per la Blue note vanno bene tutti, a me piace particolarmente
Shorter apple
Atlantis
(Columbia)
The shape of (o un altro del quartetto con Don Cherry, Charlie Haden, Billy Higgins)
Jazz to come
(Atlantic)
Herbie Maiden praticamente il gruppo di Davis con Freddie Hubbard alla tromba.
Hancock voyage
(Blue note)
Mingus Concert of
C.M
(America)
The black
saint and the
sinner lady
(Impulse)
Paul Bley Turns con Peacock, Motian e il misconosciuto sassofonista John Gilmore, che legò la
se lo trovate sua carriera all’ Arkestra di Sun Ra (a proposito, di quest’ultima se trovate un
video, più che un CD, potrebbe valerne la pena) in caso contrario è facile reperire
il duo con Peacock inciso per la ECM oppure il trio con Steve Swallow e Jimmy
Giuffre 3 ("Tre" è il titolo, il disco venne registrato nel ’61 recentemente
ripubblicato dall’ ECM)
Keith Facing you (domanda: non i trii con Peacock e De Jonnette? No, semmai i vecchi dischi del
Jarrett (ECM) quartetto americano o i due incisi in trio, con Haden e Paul Motian, negli anni
‘70)
Kenny Music for anche perchè è una specie di "All stars" di musicisti europei, inglesi soprattutto.
Wheeler large and
(ECM) small
ensemble
(ECM)
Notarella finale:
Ci sono pochi musicisti contemporanei e/o europei? Si, ma quelli sono ancora VIVI, andate ai concerti e ascoltateli!
Conservatorio di Musica
Giacomo Puccini
La Spezia
Standards
Non tutto quello che è stato composto da Gerswin o Cole Porter è necessariamente entrato nel repertorio dei Jazzisti, lo
Standard tipico è caratterizzato da una forma semplice e breve, organizzata su cicli di battute pari (4, 8, 16) suddivise
normalmente in brevi periodi che vengono convenzionalmente chiamati: Strofa (parte introduttiva, affine al recitatativo
che denuncia l’origine teatrale della maggior parte degli standards e quasi sempre non utilizzata nella prassi jazzistica),
una esposizione del materiale principale, spesso ritornellata (A) chiamata Refrain, un Bridge (B), nel quale viene esposto
del materiale secondario, quasi sempre modulante o in una tonalità relativa, ed una parte conclusiva che di solito si rifà
alla lettera A, spesso anche ripetuta testualmente.
Sulla base di questa formula semplicissima le varianti sono decine, si va dalla presenza di code ad elaborazioni dei periodi
che compongono la struttura, quindi AABC, ABAC eccetera.
1. All the things you are (Kern) 32+ 4 AABA+coda, le due prime A utilizzano lo stesso materiale melodico, ma
modulando di una quarta.
2. Autums leaves (Kosma, era francese, un raro caso di standard che non arriva da Broadway) 32 AABC suonato sia
ballad che med-fast, in un paio di tonalità
3. Body & soul (Green) 32 misure AABA per divertirvi cercate la versione di Coltrane
4. But not for me (Gershwin) 32 misure ABAC è uno dei rari brani dei quali potrebbe capitare vi chiedano la strofa,
che di solito non viene suonata, almeno nella comune prassi Jazzistica, la trovate nelle versioni di Chet Baker
5. Bye bye blackbird (Henderson) 32 misure AABA mettetevi d’accordo per gli accordi delle prime battute, c’è chi
suona dei II V e chi invece resta sullo stesso accordo.
6. Cherokee (Noble) 32 misure AABA, su questi venerandi accordi Parker scriverà Koko
7. Days of wine and roses (Mancini) ABAC un esempio di standard nato dopo la grande stagione degli anni ’30,
occhio che ne esistono diverse armonizzazioni
8. Have you meet miss Jones (Rodgers) 32 misure AABA
9. How high the moon (Lewis) 32 misure ABAC, Parker ne farà Ornithology
10. Indiana (Hanley) 32 misure ABAC, si intitola in realtà Come back in Indiana, Parker, o più probabilmente Davis,
Sono rimasti fuori molti autori importanti come Jules Styne, Jimmy Mc Hugh, Artur Schwartz, Jimmy Van Housen, Kurt
Weill, Frank Loesser…mettetevi a cercare i loro pezzi, appena sentite di padroneggiare quelli che ho indicato qui sopra.
Jazz standards
Il jazz standards è, sostanzialmente un brano scritto da un musicista di jazz, che quindi non ha percorso la strada da e per
Broadway o Tin pan alley, ma che utilizza le stesse strutture formali e le logiche armoniche che caratterizzano la canzone
americana "classica", oppure un brano che comunque è così diffuso, eseguito e registrato dagli altri jazzisti da essere
entrato nel repertorio ed essersi guadagnato il blasone di standard.
Ovviamente il confine tra le due cose può essere piuttosto sfumato, Misty di Errol Garner o What’s new di Bob Haggart
sono brani scritti da Jazzisti ma sono anche entrati a pieno titolo nel Book della grande canzone "popular" americana.
La maggior parte di essi sono composti partendo da chorus di standards, ricordiamo Quasimodo (Embraceable you)
Groovin’ High (Whispering) ma impariamo subito almeno:
1. Confirmation (deriva da un vecchio standard, anni dopo Coltrane ci caverà fuori il difficile 26/2)
2. Ornithology (sugli accordi di How high the moon)
3. Scrapple from the apple (sugli accordi di Honeysuckle Rose di Fats Waller)
4. Donna Lee (pare lo abbia scritto Davis, gli accordi sono quelli di Indiana, c’è sempre un "virtuoso" che lo
proporrà)
5. Night in Tunisia (Dizzy Gillespie scrisse molti bei temi, vale la pena di impararne qualcuno, così come per Tadd
Dameron, per esempio il già citato Hot House, Ladybird, On Misty Night e Bud Powell, che ha scritto
interessanti varianti di Rhythm Changes come Celia, Webb City e Hallucinations)
6. My little suede shoes
Thelonius Monk
Addentrarsi nel mondo musicale di Thelonius Monk è un’esperienza tra le più straordinarie che possa fare un musicista di
Jazz, impariamo perlomeno un paio di temi molto suonati.
1. Round midnight, con intro e coda (ne esistono molte armonizzazioni, se fate parte della ritmica dovreste conoscere
le principali)
2. Well, you need’t (di solito si suona la versione di Davis, fate bella figura e proponete quella con il bridge
originale)
Bossa nova
1. Girl of Ipanema
2. Wawe
Ellington
I temi di Ellington bisognerebbe saperli tutti, ma almeno cominciamo con alcuni di quelli che è più probabile incontrare in
una Jam
1. In a sentimental mood
2. Take the "A" train (che è di Strayhorn)
3. Prelude to a kiss (oppure Sophisticated lady, o Solitude e anche I got it bad, tanto per avere in repertorio
almeno un paio di Ballads ellingtoniane)
4. Satin doll
5. Caravan ( di Juan Tizol, esiste anche un bridge alternativo, antecedente quello suonato di solito)
6. Perdido (Tizol)
7. In a mellow tone
Miles Davis:
Sonny Rollins:
1. Doxy
2. Saint Thomas (il calypso di riferimento…)
John Coltrane:
2. Impressions (valida anche per So What di Davis, ma se siete bassisti quest’ ultimo è uno dei pochi temi che
dovete sapere)
3. Moment Notice (un po' passata di moda, ma non fa male studiarsela)
Varie ed eventuali:
1. almeno un tema di Benny Golson, scegliete tra Along came Betty , Stablemates, Whisper not…
2. qualche pezzo degli anni ’60, Maiden Voyage (di Hancock imparatevi pure qualche pezzo costruito su pedali funky
tipo "Watermelon man" o "Canteloupe Island" così come Little sunflower di Freddie Hubbard, che è
veramente semplice; di Hancock si suona spesso anche anche "Dolphin dance", che non è semplice per niente)
3. Blue Bossa (di K.Dorham, tutti dicono che è orrenda, ma suonatela bene e poi si vedrà)
4. qualcosa di Wayne Shorter, magari "Yes or no" , fermo restando che anche sui pezzi di questo grande sarà
proficuo spendere parecchio tempo.
5. un paio di temi "veramente" hard bop (pescate nel ricchissimo book di Horace Silver, per esempio Song for my
father)
Se un’anziano appassionato vi chiede Take five (che non è di Dave Brubeck ma del suo sassofonista, Paul Desmond) dite
di no, oltretutto probabilmente andreste fuori tempo…
Imparare questi pezzi vuol dire non doverli leggere e poterli suonare in diverse tonalità.
Dove trovarli:
Fate lo sforzo di trascrivervi i chorus dai dischi, oltre ad essere un eccellente esercizio per le orecchie otterrete gli accordi
più giusti, Miles Davis, nel periodo nel quale registrava per la Prestige ha suonato praticamente tutti quelli che si
continuano a eseguire oggi (La lista è interminabile: autumn leaves, but not for me, love for sale, on green dolphin street, my funny valentine,
stella by starlight, all of you, bye bye blackbird…) e comunque non credo che scovare gli standards sui dischi possa rappresentare
un problema…
Se proprio siete pigri sapete benissimo dove trovarli, i vari Real book illegali, (che restano il riferimento ma sono
notoriamente pieni di armonizzazioni discutibili e temi non sempre attendibili), i 3 "legal"editi da Sher Music, accurati ma
anche pieni di pezzi che nessuno suona, a parte forse gli autori, gli svariati volumi curati da Jamey Aebersold, anche loro
non esenti da qualche pecca, il Jazz fake book edito da Hal Leonard, che quantomeno riporta le melodie giuste, i due
eccellenti volumi curati da Dick Hyman (D.H Chord changes and substitutions, edizioni Ekay music) validi soprattutto
per il repertorio Mainstream.
Per quello che riguarda i temi possiamo saccheggiare i dischi di Frank Sinatra, "Old blue eyes" cantava le melodie
rispettando assolutamente il materiale originale.
Drizzate le orecchie, sia pure con le debite eccezioni gli standards seguono i flussi delle mode; nel recente disco
dell’ultimo tenorista spinto dalle major del disco c’è probabilmente la ballad che tutti vi chiederanno di suonare, almeno
fino al prossimo sassofonista.
Per qualche misterioso motivo alcuni pezzi (e i loro autori) possono scomparire per un po’, ultimamente vengono suonati
piuttosto di rado i pezzi di Hoagy Carmaichel (ed è roba del calibro di Stardust o Skylark) o Joseph Arlan e Irving
Berlin, tanto per fare qualche nome, ci sono poi pezzi magnifici ma talmente legati alla visione estetica dell’autore da
rendere molto difficile renderli in maniera creativa e personale, pensiamo per esempio alle composizioni di Charles
Mingus o di Ornette Coleman, eseguirli in maniera testuale non avrebbe molto senso, d’altra parte elaborare un materiale
così consistente e fecondo implica una maturità non comune, può essere una sfida che varrebbe la pena di accettare, male
che vada acquisterete delle competenze preziose e avrete una verifica dei vostri limiti, nel bene e nel male.
C’è sempre un pezzo da imparare, il book di autori come Porter o Kern è così copioso da permettere scoperte
entusiasmanti.
Vi sono musicisti che hanno scavato molto nei songbooks a caccia di materiale di rara esecuzione , Sonny Rollins per
esempio.
Non vi mettete da soli nei pasticci, se state facendo una Jam coi membri del " New Orleans ministrel legacy stompers"
e il trombettista attacca "Tiger-rag" o vi chiede una introduzione stride a "12 street rag" ve la siete voluta voi…
Troppa roba? Pure considerando quelli costruiti sugli stessi accordi non sono che 60 pezzi… studiatene uno alla settimana
e in un anno siete quasi a posto per sopravvivere ad un Jam session…cosa avete da fare di così importante per non riuscire
ad imparare a memoria 32 misure di musica (al massimo) alla settimana? ;-))
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Bass ¢
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3 horns + rhythm
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Saxes
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Brass
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Rhythm
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°
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Drums
perc
Big Band reduction
Alto 1
Alto 2
Tenor 1
Tenor 2
Bari. Sax.
Trumpet 1
Trumpet 2
Trumpet 3
Trumpet 4
Trombone 1
Trombone 2
Trombone 3
Trombone 4
Guitar
Piano
Bass
Drums
Armonizzazione in blocco della melodia
comparazione di differenti tecniche
{
1) "closed"
C7 F7 Bb7 Bdim F7
c v/c c c cr c c nc c c c c c
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3) "drop 2 and 4" (trasposto 8va alta)
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4 J J 4
{
4) "closed double lead"
j j
& b 44 j b œœ n#œœ œœ b œœ œœ œœ œœ b œœ œœ ‰ ‰ œœ œj b œœ
4
4
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{
5) "drop 3 double lead" (poco usata)
b œœ n#œœ œœ b œœ œ œœ œœ œ œœ ‰ ‰ œœ œ b œœ
b 4 œœ nœ œ bœ J nœ J 4
& 4 J #œ œ œ
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www.alessandrofabbri.net
www.alessandrofabbri.net 153 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
{
comparazione tecniche armonizzazione
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{
7) "Linear"
accordi "obiettivo"
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4 J œJ bœ J J 4
{
8) "five parts - no doublings" (5 parti reali) tonicizzazione con sost. trit
{
9) misto: unisono/ottava - semilato (drop 2)
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n œ œ œ #œ œ œ œ œœ œœ œ œœ ‰ ‰ n œœ œœ œ
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j
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www.alessandrofabbri.net
www.alessandrofabbri.net 154 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
Esempi di voicings a cinque parti per accordi di dominante
con uso di triadi (minori) estratte
{
C7[áÆ] ovvero: C13(“4) C7[åÅ]
w
ovvero:
4
&4 bbb w
w
w bb w
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w
w
w
w w bbb w
#w
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w
{
C13[âÅ] C9 C13 C7(b9“4)
b#w
ovvero:
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b#w
w w w w
# w
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w
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w
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w bw bw
w bw w w
w ww w w
w w
w w w w w
(fondamentale
implicita)
w (fondamentale
implicita)
Triadi (maggiori) con basso e relazione con i modi derivati dalla scala maggiore
{
D¨/C D/C C lidio
C frigio
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C eolio C dorico
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C frigio
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{
G/C C ionio G¨/C C locrio
&
www.alessandrofabbri.net
www.alessandrofabbri.net 155 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
{
2
A¨/C C frigio
C eolio
& œ bœ bœ œ bœ bœ œ œ bœ œ œ bœ bœ œ bœ bœ œ œ bœ bœ
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& œ bœ bœ œ bœ bœ bœ œ bœ bœ bœ œ bœ bœ ˙ ∑ ∑ ∑ ∑
{
C locrio
B¨/C C dorico
C misolidio
& œ œ bœ œ bœ œ œ œ œ œ œ œ bœ œ bœ œ œ œ bœ œ
œœ œœ ˙ œ œ bœ œ ˙
& b œ œ œ bœ bœ œ bœ bœ œ œ bœ œ ∑ ∑ ∑ ∑
œ œ ˙
C eolio
{
La sequenza di due triadi con basso definisce univocamente il modo
Esempi:
w
C misolidio
w bb w
C lidio C ionio C dorico
& w
w #w
w w
w w
w bw
w
w
w
w w
w w
w
w w w w
? w w w w w w w w
{
C frigio C locrio
w
C eolio
bw
&b w
w bb w
w
w bb w
w bb w
w
w bbb w
w
w bb w
w
w
? w w w w w w
{
Altri casi di triadi con basso e/o relazioni con altri modi
E/C C Lidio aumentato (3' modo della minore mel.) G¨/C C superlocrio (7'' modo della minore mel..)
& œ œ œ #œ #œ œ œ œ œ œ #œ #œ œ œ ˙ œ bœ œ bœ œ œ
œ # œ b œ nœ #œ œ #œ œ b œ# œ
F/C G¨/C
C Ionio C octofonico
œœœ œœ œ œ œœ œ b œ œ b œ œ œ #œ œ b œ
{
& œ œ œ œ b œ nœ # œ œ
œ ˙ œ#œ #œ
A/C
C octofonico
& œ # œ b œ nœ œ œ bœ œ bœ œ œ
#œ #œ œ bœ # œ
B/C C Lidio #2 (6' modo della minore armonica)
& œ #œ œ œ œ œ œ œ œ #œ
œ #œ œ #œ ˙
www.alessandrofabbri.net
www.alessandrofabbri.net 156 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
(All The Things You Are)
progressioni, ritardi e imitazioni
Dbmaj7 modelli progressivi
G7 Cmaj7
etc.
Fm7 Bbm7 Eb7 Abmaj7
ritardo della Fond.
ritardo della Fond.
Dbmaj7 G7 Cmaj7
etc.
Fm7 Bbm7 Eb7 Abmaj7
ritardi simultanei 3' e Fond.
Dbmaj7 G7 Cmaj7
etc.
www.alessandrofabbri.net 157 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
Esempio di armonizzazione a 4 parti
{
Ballad con rivolti, tensioni, ritardi e imitazioni
<n> œ̇ ™ ˙ œ
4
& b 4 œœ œ œœ #˙˙ bœ
œ
bœ
? 4 œœ bœ n
œ̇ œ œ ẇ b˙
b4
{
Fmaj7 Bb9 Am9 Abm9
œ œ nœ œ œ˙
3
& b <n> œœ œœ œ b œ˙ nœ bb ˙˙
? b œ̇ œ œ œ œ n˙ ˙
œ
bœ
bœ
˙ œ œ œ œ œ b˙
{
Gm9 C7 F#º Gm9 C7b13
& b ˙œ ™ œ
5
œ œ œ b œœ ˙˙ <n> b œ̇ <n> œ
? b œ̇ œ n˙ ˙ b˙
œ nœ
™ #œ œ œ œ nœ œ
{
7 Fmaj9 D/F© Gm7 C7b9 Fmaj7
&b
œ̇ œ œ #˙œ œ <n> ˙˙ ™ b˙ œ w
w
? b <n> ẇ #˙ œw w
œ œ œ ˙ w
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www.alessandrofabbri.net 158 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
Armonizzazione di una melodia 2
alcune differenti possibilità di armonizzazione di una breve frase
{
F B¨ C7 F
œ ™ œj Ó œœ ™ j
4
&b 4 Ó œ œ œ œ̇ œ œ
œ ˙ Ó œ ˙˙ ™ œœ
œœ™™
J
?b 4 ˙˙ ˙˙ œœ
4 ∑ ∑ Ó J
{
I IV V7 I
D‹7 G‹7 C7 F D7 G7 C7 F
Ϫ Ϫ
Ó j Ó j
&b Ó œ̇ œ œ
œ ˙˙ œ Ó œ̇ œ œ
œ n ˙˙ œ
œ™ œJ b œ™ œJ
?b Ó ˙˙ ˙ œœ™™ œj Ó #˙˙ n˙ œœ™™ œj
˙ œ ˙ nœ
VI II V7 I V7/II V7/V V7 I
{
A7 D7 G‹7 G7 C C7 F E¨7 D7 G7 C7(“4) C7 D‹
& b ÓÓ œ œ ™ œj Ó œ ™ j
# œ œ n œœ œ œ̇ n œ Ó œ œ ˙
b œ œ nœ n ˙ œ œ
œ bœ œ b œ™ œ
J
œœ™™ œ
œœ #œœ n˙ j
?b Ó Ó b œœ #œœ œ œ nœ nœ œœ
Ϫ J
˙ nœ ˙
V7/VI V7/II II V7/v V7 I subV7/VI V7/II V7/V V7 VI
{
E‹7 A7 D‹7 G7(b9) G‹7 EØ7 A7 D‹
& b ÓÓ œ œ œ™ j
œ #œ n œœ n œœ b ˙˙ œ œ
œ
œ
?b Ó œœ œ œ b œœ œ œœ œœ
Ó
œ #œœ œ
in F II/VI V7/VI VI V7/II II
{
II V7 I
in D- IV
& b ÓÓ œ̇ œ œ œ œ œœ ™ œœ
j
œ̇ #œ
?b Ó œ̇ œ œ̇ œ œ œ œ
œ™ œ
Ó J
in F IV II V7 IV
in D- VII VI II V7 I
www.alessandrofabbri.net 159 (nat.) www.alessandrofabbri.net
Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
2 armonizzazione di una melodia 2
{
E‹7 A7 A¨7 G7 G‹7 GØ7 C7(“4) G¨7(b9) F6
&b Ó œœ œ œ™ j
#œ n œœ n œœ b ˙˙ œ™ œ
œ
?b Ó œœ œ bb œœ nnœ ˙œ bœ œœ œ nœ
Ó bœ œ
II/VI V7/VI subV7/II V7/V II7 V7 subV7 I
{
stessa frase con "blue note" F7 B¨ C7 F
œ™ œœ ™
j Ó j
&b Ó bœ œ œ bb œ̇ œ œ œ ˙˙
œ ˙ ™
œ Ó œœ
œœ™™
J
?b
blue note ˙˙ ˙˙ œœ
∑ ∑ Ó J
{
V7/IV IV V7 I
F7 B¨7 Bº7 C7(“4) C7 D‹
& b ÓÓ bb œœ œ œœ œ ˙˙ œ™ œ
j
œ™ œJ
?b Ó œœ bœ œ˙ œ j
Ó œ nœ #œ™
œ™ œ
J
in F V7/IV IV7 V7 V7 VI
in D- V7 I
{
F7
G7 C7(“4) C7 FŒ„Š7
Ϫ
Ó j
&b Ó b œ̇ œ œ
n œ b ˙˙ œ™
œ
œJ
œœ™™ <b> œ
?b Ó ˙ ˙˙ j
˙ œ
V7/V V7sus4 V7 I(7)
Imaj7
{
F7
DØ7 D¨7(b9) C7(“4) C7 FŒ„Š7
& b ÓÓ bœ œ œ™ j
œ n œœ œ b ˙˙ œ™
œ
n œJ
<b> œ
?b Ó œ œ j
œ̇ bœ ˙ œ™
Ϫ
Ó œ œJ
ETC...
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www.alessandrofabbri.net <160 Alessandro Fabbri - Materiali per lo studio del Jazz
esempio di sviluppo
di un incipit dato
Ϫ
4 bw w
&4 ‰ œ bœ ‰ œ™ œ œ
A Esempi di variazioni
b˙ ™
etc.....
& ‰ œj œ œ #œ œ œ b œ Œ Œ ‰ œj œ œ œ œ œ b œ #œ œ ˙
etc.....
B
bœ ™ œ œ b œ œ Ó™
& ‰ œ™
3
œ bœ J ‰ œJ œ b œ œ œ b œ œ œ œ œ
etc.....
C
& Œ œ œ œ œ bœ œ
b˙ œ œ œ ‰ j ‰ j œ œ œ œ ˙
œ œ
etc.....
D
b œ œ œ œ œ j -œ - -
‰ b œ
& J œ œ #œ œ œ œ b œ œ ‰ œ œ œ œ œ œ œ œ bœ œ œ
etc.....
E
™
. bœ j
& Œ b œ œ œ œ œ œ ‰ œ œ œ b œ œ ‰ b œJ œ œ œ œ œ œ œJ œ™ b œ œ œ
Armonia! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! p.! 13
! Rudimenti di armonia ad orientamento Jazzistico (1)! ! ! ! ! p.! 14
! Rudimenti di armonia ad orientamento Jazzistico (2)! ! ! ! ! p.! 23
! Rudimenti di armonia ad orientamento Jazzistico (3)! ! ! ! ! p.! 25
! Cenni sullʼuso della nota “pedale” su modelli armonici più comuni! ! ! p.! 28
! Varianti modali! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! p.! 30
! Esempio di “voicings” a 5 parti con triadi estratte! ! ! ! ! ! p.! 33
! Indicazioni per lʼarmonizzazione di una melodia! ! ! ! ! ! p.! 34
! Armonizzazione a 4 parti di una melodia data (1) (block harmonization)! ! p.! 40
! Armonizzazione a 4 parti di una melodia data (2) (block harmonization)! ! p.! 44
Integrazioni
! Armonia
! ! Comparazione di diverse tecniche di armonizzazione in blocco! ! ! p.! 153
! ! Triadi estratte (2) e triadi con basso! ! ! ! ! ! ! p.! 155
! ! Esempio di progressioni, ritardi e imitazioni (All the things you are)! ! p.! 157
! ! Esempio polifonico a 4 parti con rivolti, tensioni, ritardi e imitazioni ! ! p.! 158
! ! Esempi di possibili armonizzazioni di una breve frase! ! ! !
! Composizione
! ! Esempio di sviluppo di un incipit dato! ! ! ! ! ! ! p.! 161
! Approcci al solismo
! ! Esempi di variazioni melodiche e ritmiche di un tema dato (Autumn Leaves)! p.! 162
!
!