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nuova serie
Testi ermeneutici
6. P. Rosa, Gli occhi del corpo e gli occhi della mente.
Cirillo Alessandrino.- testi ermeneutici
7. Gregorio di N'issa, Omelie sul Cantico dei cantici,
a cura dì V. Bonato
8. Origene, Testi ermeneutici, a cura di U. Neri
9. Tìconio, Sette regole per la Scrittura, a cura di L. e D. Leoni
10. Flacio Illirico, Comprendere le Scritture, a cura di U. Neri
Sapori
del racconto
biblico
Una nuova guida
a testi millenari
gJI [fra
mMD)
EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA
3. Conclusione: il protagonista del racconto
1978, 113; tr. it. Storia e discorso. La struttura narrativa nel romanzo e nel film, Prati-
che, Parma 1981, ried. Il Saggiatore, Milano 2010. Utile riflessione sul rapporto fra per-
sonaggio e trama in 0. LEHTIPUU, «Characterization and Persuasion: The Rich Man and the
Poor Man in Luke 16,19-31», in D. RHOADS - K. SYREENI (edd.), Characterization in the Go-
spel. Reconceiving Narrative Criticism, Sheffield Academic Press, ShefHed 1999, 74-81.
Capitolo settimo
IL GIOCO DELL'IRONIA
DRAMMATICA.
L'ESEMPIO DEI RACCONTI
DI ASTUZIE E INGANNI
André Wénin
* Prima pubblicazione sotto il titolo: «Le jeu de l'ironie dramatique dans les récits
de ruses et de tromperies», in A. PASQUIER - D. MARGUERAT - A. WÉNIN (edd.), L'intrigue
dans le récit biblique. Quatrième colloque international du RRENAB, Université Laval,
Québec, 19 mai - 1er juin 2008, Peeters, Leuven 2010, 159-170.
1 Non ogni racconto di tal genere sviluppa necessariamente questo motivo narrati-
vo allo scopo di ottenere degli effetti di ironia. Così, per esempio, nell'episodio detto «del-
la moglie sorella» in Gen 12,10-20; 20 e 26,7-11, il trucco del patriarca non dà spazio
ad alcuna particolare ironia. Inoltre, il motivo non viene sviluppato come tale, nella mi-
sura in cui non si racconta l'inganno propriamente detto.
frase», cioè legata alla formulazione stessa della parola. 2 Così, ad
esempio, dopo che Assalonne ha rovesciato Davide suo padre, l'amico
di quest'ultimo, Cusài, va da lui con lo scopo di fare la spia a favore del
re destituito. Arrivando, saluta Assalonne dicendo: «Viva il re! Viva il
re!» (2Sam 16,16). Ma qual è questo re? Dovrebbe essere Assalonne,
che Cusài sta salutando; in realtà quest'ultimo pensa a Davide, che sta
cercando di aiutare efficacemente (cf. 15,33-37). 3
L'ironia drammatica o di situazione risulta invece da un «contrasto
fra la percezione non corretta di una situazione da parte perlomeno di
uno dei personaggi e la percezione più completa della situazione da
parte del lettore (e, a volte, anche di alcuni dei personaggi)». 4 Nelle pa-
gine che seguono tratteremo questo tipo di ironia.
Un'ultima precisazione: nel senso letterale del termine, l'ironia non
è necessariamente divertente. Non va confusa con l'umorismo, anche
se il suo uso può far sorridere o ridere. Si caratterizza soprattutto per
il suo carattere allusivo o suggestivo, che lascia al lettore il compito di
riconoscerla. In questo si distingue dal sarcasmo o dalla derisione, che
di solito sono più espliciti, più pesanti e quindi anche più aggressivi.5
Detto questo, analizzeremo tre modelli presenti nei libri della Ge-
nesi e di Samuele. Il primo è di gran lunga il più ricorrente e il più at-
teso: il lettore vi si trova in posizione uguale a quella dell'ingannatore
e, con lui, in posizione superiore a quella dell'ingannato che paga lo
scotto dell'ironia. Nel secondo modello, il lettore, che conserva una po-
sizione superiore a quella dell'ingannato, è tuttavia in posizione infe-
riore in rapporto al personaggio che gioca d'astuzia. In un terzo mo-
dello, il narratore garantisce al lettore una posizione superiore o ugua-
2 J.-L. SKA, «I nostri padri ci hanno raccontato». Introduzione all'analisi dei rac-
conti dell'Antico Testamento, HUB, Bologna 2012, 97; ed. ir. «/Vos pères nous ont ra-
conté». Introduction à l'analyse des récits de l'Ancien Testament, Cahiers Évangile 155,
Cerf, Paris 2011, 58. Per una trattazione sintetica dell'ironia nei racconti biblici, cf. que-
sto studio pp. 95-101, o D. MAHWIWIAT - Y. BOUBOUIN, Per leggere i racconti biblici. Inizia-
zione all'analisi narrativa. Boria, Roma 2001, 117-118 e 122.
3 C. CONROY, Absalom Absalom! Narrative and Language in 2Sam 13-20, Biblical In-
1. Al pari dell'ingannatore,
il lettore è superiore all'ingannato
Visto che l'ironia dipende dalle rispettive posizioni dei personaggi
e del lettore, il caso più frequente dei racconti di dissimulazione e di
astuzia è quello in cui il lettore si trova allo stesso livello di cono-
scenza dell'ingannatore e in posizione superiore a quella dell'ingan-
nato. Da questa posizione il lettore è in grado di seguire l'intero gioco
tra i personaggi, in particolare l'attuazione dell'inganno. L'ironia si
esplica quindi interamente a spese dell'ingannato. Questo tipo di sce-
na può essere molto breve oppure può dar vita a racconti più o meno
sviluppati, come nel caso di Gen 27,1-29 (Giacobbe inganna Isacco per
ottenere la sua benedizione), o Gen 39,11-20 (la moglie di Potifàr in-
ganna tutti sul conto di Giuseppe). Ecco in breve alcuni esempi.
In Gen 27,42-28,2, Rebecca è informata dell'ira vendicatrice di
Esaù nei confronti di Giacobbe. Dopo aver rivelato la cosa a Giacobbe
e avergli consigliato di mettersi al riparo per un certo tempo presso lo
zio Labano, si rivolge a Isacco: il suo modo di esprimersi («Se Giacob-
be prende moglie [...] tra le ragazze della regione, a che mi giova la
vita?») mostra chiaramente al lettore quello che Rebecca vuole: per-
suadere Isacco della necessità di inviare Giacobbe all'estero per pren-
dere moglie. Ma il lettore sa che ella omette di svelare al marito il ve-
ro motivo della sua iniziativa, cioè la paura di perdere i suoi due figli
nello stesso giorno, motivo che ha espresso parlando poco prima con
Giacobbe (27,45b). Quando, in seguito, Isacco convoca Giacobbe per
inviarlo presso Labano, non si rende conto di essere stato manipolato.
Questo fatto non è sfuggito al lettore che così è di nuovo «attirato» nel
campo di Giacobbe e Rebecca.
In Gen 31,33-35, dopo che Labano ha frugato tutte le tende del
campo di Giacobbe per trovarvi i suoi dèi che Rachele ha rubato, en-
tra nella tenda della ladra e la trova seduta sulla sella del cammello in
cui, come il narratore ha rivelato al lettore, ha nascosto il suo bottino.
Rachele usa il pretesto di una indisposizione femminile per non alzar-
si e rischiare di essere smascherata. Ignaro dell'inganno, Labano la-
scia la tenda a mani vuote. Con Rachele, il lettore respira e gode del-
l'ironia che colpisce il padre vendicativo.
In ISam 11,1-11, gli anziani di Iabes di Gàlaad, assediati dagli am-
moniti, domandano a Nacas, il re nemico, di poter beneficiare di una
tregua di sette giorni - il tempo di vedere se qualcuno in Israele verrà
a salvarli. Il narratore racconta allora che i messaggeri, a detta degli an-
ziani inviati in tutto il Paese di Israele, arrivano direttamente nella cit-
tà di Saul che è appena stato proclamato re. Quando i messaggeri tor-
nano a Iabes e annunciano ai loro concittadini assediati che la salvez-
za è vicina, questi informano Nacas che andranno da lui il giorno se-
guente. L'effetto-sorpresa è totale negli ammoniti, quando Saul li attac-
ca di primo mattino. Così diventano ugualmente vittime dell'ironia del
narratore.
In ISam 27,8-12, Davide è diventato vassallo del principe filisteo
Achis che gli ha donato la città di Siklag. Da lì, Davide attacca alcuni
gruppi stranieri del sud del Paese. Quando il suo sovrano filisteo glie-
ne chiede conto, Davide fa intendere di aver condotto le sue razzie con-
tro Giuda e i suoi alleati. Il narratore racconta come Achis cada nella
trappola: egli crede che Davide, per dimostrarsi leale verso di lui, non
abbia esitato a rendersi odioso verso il suo popolo. Per colmo di iro-
nia, in 29,6-11, Achis dirà perfino a Davide quanto lo stimi, mentre
quest'ultimo non esiterà a calcare la dose presentandosi come un an-
gioletto (v. 8).
In questi pochi esempi, il narratore offre al lettore tutti gli elemen-
ti necessari perché possa godersi l'ironia osservando il nucleo del pro-
cesso della dissimulazione o dell'inganno così come è messo in atto
dall'ingannatore. Se necessario, fa uso della sua onniscienza per chia-
rire alcuni elementi suscettibili di far vedere come l'inganno riesca a
spese dell'ingannato, che rimane in posizione inferiore e non si rende
conto di essere stato abbindolato. Quando, in seguito, il narratore rac-
conta come l'ingannato si renda conto, ma troppo tardi, di essere sta-
to tradito, l'effetto dell'ironia si trova raddoppiato nella misura in cui
è evidenziata l'impotenza del personaggio. Così, in ISam 19,11-17,
quando Saul, informato dai suoi emissari, scopre che Mical ha protet-
to la fuga di Davide, deve accontentarsi di rimproverare sua figlia che
si è dimostrata più astuta di lui.
2. Il lettore in posizione inferiore
in rapporto all'imbroglione
* Per un'analisi sistematica dell'ironia in Gen 38, cf. M. O'CALLAGHAN, «The Structu-
re and Meaning of Genesis 3: Judah and Tamar», in Proceedings of the Irish Biblical As-
sociation 5 ( 1 9 8 1 ) , 7 2 - 8 8 , e J.-L. SKA, «L'ironie de Tamar (Gen 3 8 ) » , in Zeitschrift fiir die
alttestamentliche Wissenschaft 1 0 0 ( 1 9 8 8 ) , 2 6 1 - 2 6 3 .
sua onniscienza per svelare al lettore, questa volta, il punto di vista del-
la donna. In questo modo rovescia le posizioni: con la sua intuizione,
Tamar raggiunge la posizione del lettore e di Giuda, ma all'insaputa di
quest'ultimo. Il lettore si ritrova così a fianco di Tamar, e guadagna una
posizione superiore rispetto a Giuda, un ingannatore che, a sua insa-
puta, sta per essere ingannato a sua volta da un'astuzia di colei che
egli cerca di trarre in inganno.
In realtà, in rapporto a Tamar, le cose sono più complesse. Infatti,
prima ancora che il narratore garantisca al lettore una posizione ugua-
le a quella della nuora di Giuda in ciò che concerne il motivo della sua
iniziativa, gliel'ha mostrata mentre si travestiva e si velava, poi mentre
andava ad aspettare Giuda a lato della strada (w. 13-14a). Assicura co-
sì la posizione superiore del lettore nei confronti di Giuda, ma lo lascia
in posizione inferiore rispetto a Tamar per quanto riguarda la strategia
concreta e lo scopo che essa persegue mascherandosi in quel modo.
Verso i personaggi il lettore si ritrova dunque nella stessa posizio-
ne rilevata in 2Sam 14. Ma qui il modello è anche più raffinato. In-
fatti, le indicazioni del narratore che permettono al lettore di uscire a
poco a poco dalla sua iniziale posizione inferiore in rapporto a Tamar
sono nettamente più sottili e nel racconto giungono più tardi. Duran-
te tutto l'incontro della donna con Giuda, il lettore gode dell'ignoran-
za di costui sottolineata dal narratore (Gen 38,15-18); inoltre, nulla
capisce della strategia di Tamar e delle sue intenzioni, per esempio
quando ella chiede dei pegni a Giuda. Nulla del resto gli rivela che es-
sa abbia delle idee precostituite al riguardo: troppi elementi della si-
tuazione gli sfuggono. Quando il lettore viene a sapere che lei ha con-
cepito dal suo rapporto intimo con Giuda, può immaginare che po-
trebbe aver raggiunto uno dei suoi scopi: avere un figlio dal sangue
del marito defunto (v. 19), ma il narratore non lo conferma. In segui-
to, quando vede che Giuda si rassegna a lasciare alla «prostituta» i pe-
gni per non coprirsi di ridicolo, ma senza la minima coscienza di ciò
che realmente sta facendo - nuovo tratto di ironia a suo discapito -
(vv. 20-23), il lettore si dice che Tamar sarà in grado, in caso di falli-
mento, di fornire le prove dell'identità del genitore di suo figlio, ma
ignora se essa ne farà uso, e, in caso affermativo, in che modo. Solo
quando Giuda ordina di condurla per essere bruciata il lettore com-
prende come Tamar userà delle prove che ha in mano e che quindi
Giuda sta per essere smascherato, mentre è ben lungi dall'immagi-
nare ciò che lo aspetta (vv. 24-25).
Qui, insomma, la posizione superiore del lettore in rapporto alla
parte ingannata si rafforza solo lentamente, anche se si verifica in più
riprese. Il lettore è lasciato per così dire in aspettativa. Quanto alla sua
posizione inferiore in rapporto al personaggio che inganna, essa evol-
ve, diversamente da ciò che accade nell'episodio di Dina nel quale nul-
la filtra prima dello scioglimento. Ma questa evoluzione è molto lenta,
cosa che contribuisce a tenere intatto il mistero, ad accrescere l'impa-
zienza del lettore e quindi a rafforzare l'effetto sorpresa dell'azione de-
cisiva, costituita dall'iniziativa intempestiva del personaggio inganna-
to a sua insaputa. Questo modello sarà riprodotto su vasta scala nel
lungo racconto dei capitoli da 42 a 45 della Genesi, nei quali il lettore
si trova in posizione superiore in rapporto ai fratelli di Giuseppe e al
loro padre Giacobbe (lui stesso in posizione inferiore in rapporto ai fi-
gli), ma in posizione inferiore riguardo a Giuseppe. Anche qui il ribal-
tamento è dovuto all'iniziativa di uno dei personaggi vittima (di nuo-
vo) della strategia di dissimulazione, e cioè di Giuda (44.18-34). 9
seph», in Revue Biblique 111(2004), 5-27 (soprattutto pp. 19-21), e ID., Giuseppe o l'in-
venzione della fratellanza. Lettura narrativa e antropologica della Genesi. IV. Gen
37-50, EDB, Bologna 2007, passim.
3.1. Saul cerca di attirare Davide in una trappola
(ISam 18,14-29)
10 Sulle tecniche narrative che permettono di rendere Saul trasparente per il letto-
re, cf. A. WÉNIN, «Marques linguistiques du point de vue dans le récit biblique. L'exem-
ple du mariage de David (1S 18,17-19)», in Ephemerides Theologicae Lovanienses
83(2007), 319-337.
r«ingannatore», evidentemente), David resta straordinariamente in
ombra. Davanti alle proposte insidiose di Saul, risponde con domande
o, con molta diplomazia, evita di confidarsi: «Chi sono io, che cos'è la
mia vita, e che cos'è la famiglia di mio padre in Israele, perché io pos-
sa diventare genero del re?» (v. 18); e ai servitori: «Vi pare piccola co-
sa diventare genero del re? Io sono povero e di umile condizione» (v.
23b). Fiuta forse la trappola di Saul che ha già tentato due volte di uc-
ciderlo (18,11)? Vuole nascondere il suo desiderio o le sue ambizioni?
Anche se l'espressione «diventare genero di» lascia intravedere il pun-
to di vista del giovane eroe, forse anche la sua speranza inespressa, le
sue risposte lasciano il lettore - e verosimilmente anche Saul - in una
posizione inferiore. Solo poco prima della conclusione finale il narra-
tore rivela al lettore il sentimento di Davide in rapporto alla proposta
di Saul che «a Davide sembrò giusta» (v.'26a), cosa che lo decide a met-
tersi all'opera per ottemperare alla condizione fissata dal re che vede
fallire il suo trucco quando Davide gli porta i prepuzi di duecento fili-
stei (w. 26b-27). Così, in questa scena, se l'ironia scorna seriamente
l'immagine del re, non intacca affatto la personalità di Davide.
Un altro episodio dello stesso tipo vede questa volta Davide essere
oggetto di un'analoga ironia dalla parte del narratore. Questa è tutta-
via più fine che nel racconto appena letto, nella misura in cui il narra-
tore lavora molto di più per allusione, lasciando al lettore la cura di in-
dovinare ciò che è scritto tra le righe. Si tratta della breve scena che
narra diversi incontri tra Davide e Uria l'Ittita in 2Sam 11,7-13.
Dopo aver saputo che Betsabea è incinta in seguito al suo adulterio
con lei, Davide manda a chiamare Uria al fronte. Da quando questi ar-
riva, il narratore fa capire al lettore che il re non si comporterà leal-
mente. «Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come an-
dasse la guerra» (v. 7b). 11 narratore comincia dunque riassumendo ra-
pidamente un interrogatorio che Davide ha probabilmente voluto esau-
stivo, come fa pensare la triplice ripetizione del termine lishlòm («no-
tizie»). Riporta in seguito in extenso e con l'uso del discorso diretto le
ultime parole del re che, per il lettore che conosce gli avvenimenti pas-
sati ed è al corrente della gravidanza di Betsabea, mostrano chiara-
mente dove Davide vuole arrivare. «Poi Davide disse a Uria: "Scendi a
casa tua e lavati i piedi"» (v. 8a). Con ogni evidenza, il trucco di Davi-
de mira ad addossare a Uria la paternità del figlio dell'adulterio per
mascherare quest'ultimo.11 In questo contesto, l'offerta di cibo desti-
nata a Uria (v. 8b) ha come probabile scopo di ben disporlo quando ri-
entrerà da sua moglie. Ma quando il lettore vede in seguito che Uria
rimane col corpo di guardia del palazzo e va a dormire con i servi del
re, capisce che il trucco di Davide è fallito. Del resto, il narratore vi in-
siste quando conclude riprendendo (ironicamente) le parole dell'ordi-
ne reale: «Non scese a casa sua» (v. 9). Dopo la spiegazione dell'Ittita
alla domanda stupefatta di Davide che gli chiede perché non è andato
a casa sua, il narratore riprende la scena con altri elementi di su-
spense. Anche se Davide lo ha ubriacato durante un pasto ben innaf-
fiato, Uria esce nuovamente «la sera per andarsene a dormire sul suo
giaciglio [...] con i servi del suo signore». E il narratore torna a sotto-
lineare lo scacco della strategia di dissimulazione del re ripetendo: «Ma
non scese a casa sua» (v. 13).
Diversamente da quanto accade nel racconto precedente, il narra-
tore non usa mai la sua onniscienza per svelare chiaramente il trucco
di Davide. Preferisce limitarsi a una narrazione apparentemente og-
gettiva della scena, lasciando al lettore il compito di comprendere da
sé quanto accade tra i personaggi. Ma focalizzando l'attenzione, dall'i-
nizio e per tutta la scena, sui soli tentativi di Davide di condurre il ma-
rito tradito a rientrare a casa sua, fa in modo che il lettore, al corren-
te del problema al quale il re cerca di dare una soluzione, possa capi-
re chiaramente la strategia di Davide. Ma in questo modo non è solo
una posizione uguale che il narratore dà al lettore nei confronti di Da-
vide. Infatti, se questi cerca di nascondere il suo gioco, lo smaschera-
tore - a sua insaputa, potremmo dire - si trova in vantaggio su di lui.
Così il narratore offre astutamente al lettore una posizione superiore
nei confronti del re e gli concede di gustare l'ironia che lo colpisce
quando vede i suoi ripetuti sforzi scontrarsi con la resistenza tanto fer-
ma quanto inattesa dell'ufficiale ittita.12
13 STKHNBHBG, The Poetics of Biblical Narrative. Ideological Literature and the Dra-
ma of Reading, 201-203 si basa principalmente sul fatto che la venuta di Betsabèa e l'an-
nuncio dolla sua gravidanza hanno avuto dei testimoni, fossero pure soltanto i messag-
geri che, per almeno due volte, hanno fatto da tramite fra gli amanti di una sera (11,4-
5). Per l'analisi della dichiarazione di Uria. cf. pp. 203-207.
suo successo - per quanto effimero possa essere. Invece, se qualcuno
cerca di ingannare e non ci riesce, non presta facilmente il fianco al-
l'ironia?
4. Conclusione