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Collana

“IL CRISTIANESIMO DI GESÙ CRISTO:


RACCOLTA DI MEDITAZIONI SU GESÙ E I SUOI DISCEPOLI”

Gesù,
in ogni cosa simile ai Fratelli.
I Fratelli:
desiderosi di essere simili a Gesù.

Pierluigi Evangelista

in copertina:
Alba su Vasto Marina (“Costa dei Trabocchi”)
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Pubblicazione:
15 febbraio 2023
Pubblicazione indipendente - Per la Gloria di Dio
Ristampa e diffusione libera

La presente Raccolta fa parte della COLLANA:


“IL CRISTIANESIMO DI GESÙ CRISTO:
RACCOLTA DI MEDITAZIONI SU GESÙ E I SUOI DISCEPOLI”

dello stesso Autore:

“La Luce dell’Evangelo della Gloria di Cristo: le singole


narrative degli Evangeli, raggruppate in base agli
avvenimenti ed insegnamenti della Grande Vita”
(disponibile su Amazon)

“Maria Maddalena, Apostola agli Apostoli”


(disponibile su: https://pierluigievangelista.home.blog)

“il Mistero della Pietà: il Falegname di Nazareth”


(disponibile su: https://pierluigievangelista.home.blog)

“Abrahamo: Io lo chiamai solo e lo benedissi”


(disponibile su: https://pierluigievangelista.home.blog)

@: evangelistapierluigi@gmail.com
YouTube: Pierluigi Evangelista
Sito: https://pierluigievangelista.home.blog/

ii
DEDICA

Al Falegname di Nazareth:
i cui Valori mi hanno sempre ispirato fin dall’infanzia.

A Coloro che amorevolmente mi hanno additato il Vangelo.

Alla mia Famiglia:


che mi ha sempre incoraggiato per la diffusione dell’Evangelo.

A Tutti:
con il sincero augurio di vivere fin da questa terra sempre più
Simili a Lui.
CONTENUTI
Prefazione (pg. 7)

Prologo (pg. 13)

1. Simile nella Povertà

1.1 “fasciato, coricato nella mangiatoia” (pg. 15)


1.2 “un paio di tortore o due piccioni” (pg. 19)

2. Simile nella Crescita


2.1 “ed era loro soggetto” (pg. 25)
2.2 “anni di silenzio” (pg. 31)

3. Simile nel Lavoro


3.1 “il figliuolo del falegname” – “il falegname” (pg. 39)

4. Simile nell’Umanità
4.1 “alla fine ebbe fame” (pg. 45)
4.2 “affaticato dal cammino” (pg. 51)
4.3 “Gesù fremé nello spirito e lacrimò” (pg. 63)
4.4 “Io ho sete” (pg. 77)
4.5 “Comunione e Unione” (pg. 88)
4.6 “oggi tu sarai meco in Paradiso” (pg. 93)

5. Simili nella Resurrezione


5.1 “ci ha risuscitati con Cristo” (pg. 97)
5.2 “cercate le Cose di Sopra” (pg. 107)
5.3 “come Angeli di Dio” (pg. 111)
5.4 “così è chiunque è nato dello Spirito” (pg. 125)
5.5 “vivendo sempre per intercedere” (pg. 147)
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

6. Morti e Risorti
6.1 Abrahamo (pg. 167)
6.2 Isacco (pg. 171)
6.3 Giacobbe e Rachele (pg. 177)
6.4 Giobbe (pg. 187)
6.5 Naomi (pg. 193)
6.6 Davide (pg. 199)
6.7 Giuseppe, Daniele, Eliseo (pg. 207)
6.8 Dalla matrice dell'alba (pg. 217)

7. I Risorti: Sue Ossa, Sua Carne


7.1 Qui – Ora (pg. 223)
7.2 la valle delle ossa secche (pg. 227)
7.3 Ossa secche - ascoltate! (pg. 233)
7.4 l'Alito di Vita (pg. 237)
7.5 conoscere il Signore (pg. 241)
7.6 scuotimenti e assetti (pg. 245)
7.7 il grande Esercito del Signore (pg. 251)
7.8 le Stimmate di Cristo (pg. 257)
7.9 da Ora in Poi (pg. 263)
7.10 la sentenza di morte (pg. 269)
7.11 Giovanni nell'isola di Patmos (pg. 275)
7.11.1 Crocifisso – Risuscitato (pg. 281)
7.12 Gesù: Regno di Dio e Resurrezione (pg. 287)
7.13 Resurrezione (pg. 293)
7.14 la manifestazione dei Figliuoli di Dio (pg. 299)
7.15 “non toccarmi” (pg. 305)
7.16 le tombe si aprirono (pg. 311)
7.17 dalla tomba al Paese - il vostro Paese (pg. 317)

8. Conclusione (pg. 323)


v
PREFAZIONE

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Quando consideriamo la Sua Umanità nel rendersi “in ogni cosa


simile ai Fratelli”, ci appaiono più chiare le Parole di Davide: “che cos’è
l’uomo che tu ne prenda cura?” (Salmo 8).

E contemplandoLo, appunto, quale Uomo Redentore che


prende Cura dell’uomo, è sorto il desiderio di raccogliere alcune
Meditazioni al riguardo tratte dai preziosi insegnamenti del Fratello
Giuseppe Petrelli [Noepoli (Italia), 1876 – Belleville (U.S.A.), 1957].

Cari Amici in Gesù: Egli si è fatto simile all’uomo nella Povertà,


nella Crescita, nel Lavoro e nell’Umanità; in tutto. Affinché noi
avessimo fiducia più in Lui. Il Nostro Redentore ci avrebbe
compreso ugualmente, pur non facendoSi Uomo; ma ha voluto,
come gesto estremo del Suo Amore, far sì che lo vedessimo come
noi!

Ed Egli, proprio perché si è fatto Uomo, desidera che altresì che


siamo sempre più “alla Sua immagine e somiglianza”: anche nella
Vita della Resurrezione.

8
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Sono queste considerazioni che mi hanno ispirato per la


presente Raccolta: realizzata in Santa Semplicità, per il Bene di Tutti.

E tra le Meditazioni raccolte, ti anticipo - quale prefazione - la


nota autobiografica di un Missionario del secolo scorso:

… Ieri, intorno alle ore dodici, attendevo un fratello per andare, con lui, a
visitare un ammalato: ero stanco, e mi sdraiai sulla sedia nuova che mi ha
regalata un fratello. Fui preso da un dolce assopimento; e, in quel dormiveglia,
la mente fu portata a tutto il mio passato.

Mi sfilarono nella mente persone con le quali, molti anni addietro, ebbi
dispiaceri, parenti ed estranei, amici e nemici; una folla di persone, che, una
volta, credevo mi avessero perseguitato, ma le quali da qualche tempo in qua,
vedo sotto altra luce, e che, se incontrassi sulla terra, mi sentirei di trattare bene.
Ohimè! la maggiore parte sono morte... Le vedo migliori assai di come le ho
giudicate. Molte cose mi sono passate davanti. Da un po' di tempo mi accorgo
che, non tali persone, ma io le ho maltrattate, e mi sento loro debitore.

Sfilarono nella mente colpe, falli e peccati di varie maniere: cose che hanno
danneggiato non solo me e famiglia, ma chissà quanti altri. La memoria correva
indietro, indietro, dagli anni più teneri, sino agli ultimi tempi, e un peso di dolore
e di pentimento mi schiacciava. E, con questo, un’angosciosa domanda: lddio mi
ha perdonato, è vero; ma il passato, chi lo ripara? Ciò che è perso, è perso, e
quelli che ho danneggiati non potrò compensarli mai...

Quando, ecco, al quadro sciagurato, ne succede uno ben diverso.

Vedo, innanzi a me, una croce grande, e, su di essa, un corpo sformato,


tanto che appena lo si riconosceva appartenere ad un uomo. Il volto specialmente,
non si poteva distinguere, coperto da solchi di sofferenze di ogni maniera. Gli
occhi, le labbra, l'assieme dell'espressione indicavano un'angoscia tale, da parere
che quell'esistenza stesse per spezzarsi in modo violento, sotto un peso di cui era
impossibile indovinare la immensità e la durezza.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Poi, una voce, dolce e chiara, parlò all'orecchio della mia anima, e disse
presso a poco così: “vedi questo Crocifisso? Guardalo bene... Su di Lui è pesato
tutto”.

TUTTO (ripetuto con enfasi).

Lo domandai: “i miei peccati, ad uno ad uno? E anche tutti gli sbagli, ed


errori?” E, dopo una pausa, aggiunsi: “anche i maltrattamenti fatti ad altri?
Cose fatte che non si dovevano, e non fatte che si dovevano?”

E, nello spirito, continuavo ad interrogare così: “Tu hai perdonato me; ma


come potrò riparare quelli che furono danneggiati? E, anche se potessi, la maggior
parte di loro sono morti ... Chi ha riparato ciò?”

“Io ho preso anche questo conto su di Me”, rispose la Voce nel mio cuore,
divenuta più diretta e personale. “La Redenzione sarebbe incompleta, se non
avessi aggiustato anche questo. Nessun debito ti deve rimanere per l'eternità;
nemmeno indiretto, altrimenti sarebbe stata una parziale redenzione; nessuna
memoria di torto non riparato. Tutto ho fatto, ho perdonato, ed ho portato i tuoi
errori, infermità, temperamento, iniquità e peccati. Perciò fui chiamato: ‘Uomo
di dolori esperto in languori’.

“Il castigamento della tua pace, e tutte le tue vie, sono cadute su di Me, ed
ho portato tutto. Ti ho seguito, senza che tu lo sapessi, dalla nascita; molte volte,
ho impedito che tu facessi male; e tante altre le ho limitate; dove male vi è stato,
io l'ho riparato presso gli altri; ho pagato, in segreto, senza che tu, o altri, lo
sapesse. Ho compensato, con una bilancia minuta e precisa, alla quale non è
sfuggito nulla. Tutto ho riparato, compensando i tuoi creditori, in maniera che
niuno abbia niente contro di te, mai. Altre volte, i tuoi mancamenti verso altri,
io li ho volti a loro bene, tanto le cose minime, che le gravi, tutto è pagato”.

“Tutto, Signore?”

“Tutto, nulla è sfuggito. Guarda il tuo passato caricato su di me!”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

E, mentre così diceva, mi parve che quel peso indescrivibile sotto cui Lo
vedevo, glielo avessi caricato io solo.

Contemplami!

“Signore”, esclamai, “la salvezza è un Mistero. Non potrò mai pagare.


Potrò, col Tuo aiuto, vivere meglio, ma pagare no. Signore, Ti vedo in una luce,
più grande e più tenera, di quella a cui Ti ho mai veduto. Signore, il Salvatore
che ci voleva e ci vuole per me, non deve essere da meno di quello che Tu mi
mostri”.

“Si”, Egli aggiunse, “Io salvo di una salvezza completa, perché in completo
ho pagato. Salvo all'estremo, dove non vi sarebbe speranza. Redimo di una
Redenzione che ti ha preso da prima che nascessi, ti ha seguito, e ti accompagna,
fino a quel giorno, nella gloria”.

Il mio Nome è: “Redentore Eterno”.

E abbiamo voluto, anche noi, portare un contributo di omaggio


a Lui, raccogliendo sul Grande Tema le seguenti Meditazioni; per
chi desidera amarLo di più.

È un debole tentativo, realizzato con lo scopo che qualche


Anima possa “da questi scritti, trovare conforto ed incoraggiamento ad
accostarsi a Lui, che prese la nostra umanità, per accertarci dell'Amore di Dio;
accostarsi in semplicità a Lui che compiaceva chiamarsi: ‘il Figliuol dell’Uomo’,
essendosi fatto ‘in ogni cosa Simile ai Fratelli’.

La Sua Benedizione in ogni Cuore, in ogni Casa.

Amen.

Vasto, 15 febbraio 2023 Pierluigi Evangelista

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

PROLOGO

“È convenuto che
Egli
fosse in ogni cosa
Simile
ai Fratelli”
(Epistola agli Ebrei 2: 17)

Alleluia!

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 1

SIMILE NELLA POVERTA’

Paragrafo 1

“fasciato, coricato nella mangiatoia”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Ed ella partorì il suo figliuolo primogenito, e lo fasciò, e lo pose a


giacer nella mangiatoia; perciocché non vi era luogo per loro
nell'albergo”. (S. Luca 2: 7)

 “E questo ve ne sarà il segno: voi troverete il fanciullino fasciato,


coricato nella mangiatoia”. (S. Luca 2: 12)

 E vennero in fretta, e trovarono Maria, e Giuseppe, e il fanciullino,


che giaceva nella mangiatoia. (S. Luca 2: 16)

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Un giorno apparvero due sconosciuti nella piccola città di


Bethleem, città insignificante per questo mondo, ma importante per
il regno di Dio.

In Bethleem era nato Booz, e poi Davide.

Il suo nome significa “terra del pane”, e di Bethleem Efrata era


stato profetizzato:

 “Ma di te, Bethleem Efrata, benché tu sii il minimo delle migliaia di


Giuda, mi uscirà Colui che sarà il Signore in Israele, le cui uscite [la
cui origine] sono ab antico, dei tempi eterni” (Michea 5: 2).

I rassegnati non potevano essere molti, ma pure il numero


dovette essere notevole per il villaggio, che offriva pochi vantaggi ai
forestieri: il piccolo albergo era occupato a ricevere gli ospiti che
potevano offrire miglior paga.

Obbligati a dare uno sguardo retrospettivo, ci pare di vedere i


due sconosciuti, un uomo, probabilmente un po' anziano, ed una
giovine in condizioni interessanti, che si presentano, anch'essi, alla
porta dell'albergo; l'uomo domanda alloggio - era stanco, avevano
viaggiato a lungo - sperando di trovare un rifugio, non tanto per sé,
che in fondo era abituato agli strapazzi, ma per quella compagna di
viaggio così bisognosa di riposo.

Le parole di San Luca fanno immaginare una scena pietosa:


l'albergatore, misuratili d'uno sguardo, comprese che erano poveri.
Se posto vi era, era riserbato a qualche altro che avrebbe pagato
meglio. Non posto per loro, nell'albergo; dovettero adattarsi nella
stalla la quale non era, forse, nemmeno un locale ben chiuso, e
neppure era riserbato ad essi soli, come apprendiamo da quelli che
hanno viaggiato in Oriente, e descrivono tali luoghi.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Il soggetto delicato e tenero ci invita a passare in silenzio ciò che


dovettero sentire i nostri pellegrini, poveri, accolti in quel luogo che
era poco meno che essere all'aperto, nella strada stessa.

Pure fu in quel luogo che l'Erede nacque, accogliendo nella sua


nascita tutti i nati poveri, e le povere madri che non hanno avuto di
che supplire ai primi bisogni delle loro creaturine. Non vi è povero
che non possa essere consolato da ciò per la sua umile nascita.

Una stalla.

Il mondo aveva offerto il peggio per albergare, ricevere Lui, ma


quel peggio era la figura del mondo stesso, nello stato in cui era
ridotto.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 1

SIMILE NELLA POVERTA’

Paragrafo 2

“un paio di tortore o due piccioni”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “E quando saranno compiuti i giorni … porti al Sacerdote, all'entrata


del Tabernacolo della convenenza, un agnello d'un anno, per olocausto;
e un pippione, o una tortola, per sacrificio per il peccato. … E se pur
non avrà il modo di fornire un agnello, pigli due tortole, o due piccioni
(Levitico 12: 6-8)

 “E quando gli otto giorni, in capo de' quali egli doveva esser circonciso,
furon compiuti, gli fu posto nome GESÙ, secondo ch'era stato
nominato dall'angelo, innanzi che fosse concepito nel seno. E quando i
giorni della loro purificazione furon compiuti secondo la legge di Mosè,
portarono il fanciullo in Gerusalemme, per presentarlo al Signore … e
per offrire il sacrificio, secondo ciò ch'è detto nella legge del Signore, d'un
paio di tortole, o di due piccioni”. (Luca 2: 21)

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Simeone, l'uomo giusto religioso, aperto quindi alla rivelazione


di Dio, “aspettava la consolazione d'Israele”; era il tipo di quelli che sono
appieno preparati alle cose del cielo, e non trovano conforto in altro
che in Dio; lo Spirito Santo era sopra di lui, cioè lo possedeva e
controllava.

Simeone è tipo di un popolo disciplinato, maturato nelle lunghe


attese, non da visioni, per quanto preziose siano, non dà segni
esteriori - per quanto Iddio ne abbia mandato in ogni tempo - ma
dallo Spirito Santo, la cui Voce conosceva; gli era stato divinamente
rivelato qualche cosa; quel “divinamente rivelato” dice che l'uomo di
Dio distingue tra rivelazione e rivelazione, ché ve ne sono di altra
sorgente. La rivelazione era che non vedrebbe la morte prima che
non avesse veduto il Cristo del Signore.

Il giorno venne.

Nulla di spettacoloso si legge in questa scena descritta da San


Luca.

Nell'occasione dell'incontro di Simeone, vi è un cenno più


diretto sulla condizione di povertà di Giuseppe e Maria: essi
offrivano un paio di tortore o due piccioni; e non possiamo fare a
meno di ricordare che nel Levitico è scritto che, in simili occasioni,
dovevano offrire un agnello. Poi è aggiunto:

 “E se pur non avrà il modo di fornire un agnello, pigli due tortore o


due piccioni” (Levitico 12: 6-8)

Non era a scelta, ma secondo la possibilità, non di trovare


l'agnello, ma di poterlo comperare, perché in Gerusalemme e
vicinanze non mancavano quelli che ne vendevano.

Due anime pie come quelle non avrebbero nemmeno azzardato


il pensiero della misera economia per non offrire un agnello.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ma erano davvero poveri!

Solo una profonda rivelazione interiore, da seguire senza


distrazione, poteva guidare come guidò Simeone: egli si recò nelle
braccia il fanciullo Gesù, e subito pregò di essere mandato in pace.

Poteva ora vedere la morte (non morire: i Simeoni non


muoiono). Dopo aver preso in braccio quel Bambino è meglio
partire subito da questo corpo, per non toccare altro. Disse:

 “Gli occhi miei hanno veduto la tua salute, la quale Tu hai preparata
davanti a tutti i popoli. Luce da illuminare le genti, e gloria del tuo
popolo Israele”. (S. Luca 2: 32)

Quel santo vide il giorno in cui tutte le genti sarebbero


illuminate, e distinse un popolo speciale eletto. È chiaro che vide. I
Simeoni non sono esclusivisti, e capiscono il messaggio del Figliuolo
dell'Uomo.

I due segni, dell'alto e del basso, s'incontrano in quella scena e


in quella profezia. Ed il messaggio era così elevato che finanche
Giuseppe e Maria se ne meravigliavano.

Simeone li benedisse, e disse a Maria madre di esso: “ecco costui è


posto per la ruina (o caduta), e rilevamento di molti, in Israele”. Si noti “in
Israele”, il maggiore rigore anzi il vero rigore è inverso Israele, il
popolo dai privilegi. Come abbiamo annunziato male Gesù!!...

Per Gesù si sale, e per Lui si cade; cioè siamo responsabili


secondo che avremo accettato o no Lui.

Simeone aggiunse: “E per segno al quale sarà contraddetto”. Tutti


segni di crocifissione. Il Figliuolo dell'Uomo troverebbe
opposizione nei figliuoli degli uomini fino a tanto che essi non
capiranno che Iddio non ha come legge dell'Universo l'egoismo di
gruppi, ma ha un centro di amore in Uno che rappresenta tutti.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Vi era anche un diretto messaggio a Maria: “Una spada trafiggerà


a te stessa l'anima; acciocché i pensieri di molti cuori siano rivelati”; la
conoscenza attraverso la croce: arriverà alla rivelazione dei cuori, la
più grande e più ambita conoscenza, ma attraverso il dolore della
spada della crocifissione.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 2

SIMILE NELLA CRESCITA

Paragrafo 1

“ed era loro soggetto”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Ed egli discese con loro, e venne in Nazaret, ed era loro soggetto. E
sua madre riserbava tutte queste parole nel suo cuore” (S. Luca 2: 51)

 “Ed il fanciullo cresceva e si fortificava, essendo ripieno di sapienza, e


la grazia di Dio era sopra Lui” (S. Luca 2: 40)

Sia che fosse un crescere progressivo, essendosi Lui vuotato di


Sé stesso, come siamo informati da San Paolo (Filippesi 2: 5-8),
oppure, come altri pensano, che il divino nascosto si andasse via via
mostrando, per noi è tutto uno: il segno, dall'alto dal basso, è
continuo nella Sua Vita.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Nella legge c'era questa disposizione:

 “Tre volte l'anno comparisca ogni maschio tuo davanti alla faccia del
Signore” (Esodo 23: 17)

Si riferiva all'andata alle tre grandi feste: Pasqua, Pentecoste e


Tabernacoli. Le donne erano libere di andare; e, specialmente alla
prima festa, la Pasqua, molte andavano.

Dodici anni, era, secondo il costume ebraico, il tempo per i


giovanetti di farli assistere alla prima Pasqua; ed era quella anche l'età
in cui si sceglieva, per loro, l'avviamento al lavoro. Degli anni
precedenti non è ricordato nulla, ma sappiamo, da San Luca, che
“suo padre [qui chiamato padre secondo quello che sembrava
all'occhio pubblico] e sua madre andavano ogni anno in Gerusalemme nella
Pasqua. E, come era di età di dodici anni, essendo saliti a Gerusalemme, secondo
l'usanza della festa, avendo compiuto i giorni, quando se ne tornavano, il
fanciullo Gesù rimase in Gerusalemme senza la saputa di Giuseppe, né della
madre di esso”. (S. Luca 2: 42).

Nell'andare, Giuseppe è menzionato come padre, ma nell'atto


indipendente di Gesù, che rimase in Gerusalemme, Giuseppe è
menzionato col semplice suo nome; e vi è uno scopo anche in questa
diversità di dicitura.

Giuseppe e Maria commisero l'errore - tanti l'abbiamo


commesso - che essendo la compagnia a scopo religioso, in essa,
non potesse mancare il fanciullo che era salito con loro. Sino a
quell'età non Lo avevano mai perso, ma ora, per la prima volta
accade un fatto nuovo, e di grande significato; perché tutti i
movimenti di Gesù hanno disteso ammaestramento. Essi “stimando
che Egli fosse della compagnia, camminarono una giornata; ed allora si misero
a cercarlo fra i loro parenti; e fra i loro conoscenti”. (verso 44).

Di giorno la folla distraeva dal cercarlo, e non ne avvertivano la


mancanza; ma venuta sera notarono che Gesù non era con loro; or

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

è nella sera di ognuno, e nelle varie sere della nostra vita, che le cose
cambiano, e ci accorgiamo che la folla, neppure la migliore, non può,
ai Giuseppe e Maria, fare le veci del fanciullo dodicenne.

Dodici è numero simbolico: si trova nei figli di Giacobbe -


Israele, nell'apostolato, nella Nuova Gerusalemme, ed è quindi
figura di messaggio apostolico alla chiesa. Ci vuole, non parte, ma
tutto il dodici.

Il fanciullo non era neppure fra i parenti e conoscenti: avevano


avuto una numerosa, e, possiamo immaginare, piacevole
compagnia, ma senza Gesù. Dopo le inutili ricerche, occorse
decidere: o la compagnia, o il ritorno soli, di notte, verso
Gerusalemme.

Quei santi personaggi tornarono; gli altri proseguirono, e non


possiamo far loro rimprovero, perché essi non conoscevano
l'importanza di quel fanciullo dodicenne, laddove per Giuseppe e
Maria Egli era tutto.

Neppure in Gerusalemme Lo trovarono subito, perché non Lo


cercarono dove avrebbero dovuto. Solo al terzo giorno di affannose
indagini, la cui storia è più facile immaginare che narrare, lo
trovarono, e non possiamo fare a meno di ricordare il due, e il tre
della scrittura:

 “In fra due giorni Egli ci avrà rimessi in vita; nel terzo giorno Egli ci
avrà risuscitati” (Osea 6: 2)

Ed avvenne che:

 “tre giorni appresso, Lo trovarono nel Tempio in mezzo dei dottori,


ascoltandoli e facendo loro delle domande” (S. Luca 2: 46)

Nel tempio (“Ieron”): la parola usata qui è piuttosto dell'edificio,


il visibile. I due pellegrini ebbero l'opportunità di notare il contegno

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

del giovinetto: ascoltava e domandava. Ha diritto di domandare solo


colui che è pronto ad ascoltare. Che ascoltasse, e che domandasse,
e come fosse incominciata la conversazione che dovette interessare
i dottori, neppure sappiamo, ed è bene che non lo sappiamo,
affinché non limitiamo ad una sola interpretazione ed applicazione
gli atti di quella vita straordinaria.

Era, forse, un rivedere arrivato al dodici profetico, tutta l'antica


dispensazione; domandare, e domandando, ammaestrare verso ciò
che segue al dodici? Comunque sia, quella scena è simbolo di
preparazione nella vita di ognuno, che per lo Spirito riceva grazia di
seguitare le orme del Figliuolo dell'Uomo.

Dei dottori è ricordato che “stupivano del suo senno, e delle sue
risposte”. Un giorno, ogni problema sarà risolto in Gesù. E:

 “quando essi lo videro sbigottirono. E sua madre [Giuseppe


rimaneva in silenzio, e vi era abituato] gli disse: Figliuolo [la
parola ‘figliuolo’ indica qui la generazione secondo la carne],
perché ci hai fatto così? ecco, tuo padre ed io ti cercavamo, essendo in
gran travaglio” (S. Luca 2: 48)

Sbigottimento, che è anch'esso profetico di quello in cui le


anime avanzanti verso il cielo, indurranno altri. La meraviglia era che
ciò non era accaduto mai, e che non avrebbero mai supposto dover
accadere: di essere lasciati partire soli. La risposta di Gesù va al di là
dell'occasione presente, come sono sempre le sue risposte:

 “Ma Egli disse loro: Perché mi cercavate? Non sapevate voi che egli mi
conviene attendere alle cose del Padre mio?” (S. Luca 2: 49)

Puntando, così, allo scopo della Sua vita, di essere, cioè,


occupato delle cose del Padre. Ad una domanda aveva risposto con
un'altra e la Sua domanda rimase senza risposta, perché ognuno di
noi deve rispondere sul perché cerchiamo Lui; e ci dice che non

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

dobbiamo limitarlo, ma essere pronti ad andare avanti come Lui


vorrà.

“Ed essi non intesero la parola” (così è nel testo, “la Parola”, per dirci
che ciò che disse è parte della Parola, che è Lui stesso). “Ed essi non
intesero la parola che Egli aveva loro detta”. Però da quelle sante persone
che erano, non fecero alcuna osservazione.

È detto che Maria riserbava (letteralmente, tesoreggiava) tutte


queste parole nel suo cuore. Non possiamo subito intendere molto
di Lui; e tutto, su questa terra, non potremo intendere, ma possiamo
imitare Maria, raccogliere con riverenza ed amore, le Sue parole: un
giorno le comprenderemo. Non ci sarà rivelato mai ciò che abbiamo
sprezzato, scusandoci che non sia alla portata delle nostre esperienze
ed abitudini.

Ma dopo questo lampo, segue subito la notizia della sua


umiliazione. Assoluto, intransigente, nelle cose del Padre, però
come Figliuolo dell'Uomo si rese soggetto all’uomo:

 “Ed Egli discese con loro, e venne in Nazaret, e fu loro soggetto”. (S.
Luca 2: 51)

Discese, venne, fu soggetto. La duplice linea dall'alto e dal basso,


si ripete.

E intanto, avanzava in sapienza, in statura, e in grazia appo Dio,


ed appo gli uomini. Ciò è scritto per dirci che abbiamo tanto di
grazia verso gli uomini, quanto ne abbiamo verso Dio.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 2

SIMILE NELLA CRESCITA

Paragrafo 2

“anni di silenzio”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Quando Israele era fanciullo, io l'amai, e chiamai il mio figliuolo fuor


di Egitto” (Osea 11: 1)

L'Egitto accolse i Figliuoli d'Israele cordialmente, in principio.


Anni dopo, gli Israeliti furono battuti, messi in legami di schiavitù,
e i loro figliuoli maschi furono fatti morire. Entrarono in Egitto
festanti, ma, se ne dipartirono in fretta, in fuga.
Tale è la vita e il mondo. Ti sorride oggi; ti abbandona o
perseguita domani.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Anche Gesù dovette andare in Egitto. Ohimè! noi tutti, presto


o tardi, facciamo prova dell'Egitto. Solo quando avremo per sempre
abbandonato quel paese, apprezzeremo il Salvatore, e Lo
conosceremo come Redentore. “Resta in Egitto fino a che io tel dica” fu
il comando, e segue:

 “Ora, dopo che Erode fu morto, ecco, un angelo del Signore apparve in
sogno a Giuseppe, in Egitto, dicendo: Destati, e prendi il fanciullino, e
sua madre, e vattene nel paese d'Israele; perciocché coloro che cercavano
la vita del fanciullino son morti”. (S. Matteo 2: 13-20)
Il paziente Giuseppe, l'uomo silenzioso, al comando di ritornare
si levò, prese il Fanciullino e Sua madre, e venne nel paese d'Israele.
Pensava far dimora in Giudea, il paese nativo di Gesù, ma Iddio
aveva un altro piano: “Avendo udito che Archelao regnava in Giudea, in
luogo di Erode suo padre, temette di andar là”. (verso 22).
Giuseppe non si lamentò, non si era mai lamentato. “E avendo
avuta una rivelazione divina in sogno si ritrasse nelle parti della Galilea”.
(verso 22). Questa provincia a nord della Palestina era chiamata
“Galilea dei Gentili”, perché confinava coi Gentili. “Ed essendo venuto
là, abitò in una città detta Nazaret”. (verso 23).
In Nazaret Maria aveva ricevuta la visita dell'Angelo. Giuseppe
andò là. Ma le scritture dicono che vi andarono “acciocché si adempiesse
quello che fu detto dai profeti, ch'Egli sarebbe chiamato Nazareo”. (verso 23).
Letteralmente questa profezia non esiste.
Vi era una legge riguardo ai Nazareni, ma nulla fu mai detto
riguardo a uno dei più dolci nomi di Gesù. Nondimeno, questa
profezia è implicita in tutto l'insieme delle scritture. L'appellativo Gli
fu dato per scherno, ma rimane fra le più teneri parole della lingua
umana: Gesù di Nazaret - Gesù il Nazareno.
Il Fanciullo Gesù viaggiò da un paese di grandi pretensioni ad
una provincia di poca importanza. L'Egitto aveva molto di che

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

vantarsi. Rimane ancora la Grande Piramide, un'immensa struttura,


racchiudente nulla d'idolatro; è come vero emblema dell'immacolato
Figliuol di Dio in un mondo di peccatori.
Nella storia di quella nazione vi sono due eventi d'importanza:
aprì le braccia per accogliere un popolo bisognoso, gl'Israeliti; e, più
tardi, ricevette il Bambino Gesù. La Galilea dei Gentili non aveva
vanti. Era un paese sprezzato dai Gentili perché confinava con la
Giudea, disprezzato dai Giudei per le sue prossimità e relazioni coi
Gentili. Dei luoghi della Galilea, nessuno era tanto disprezzato
quanto Nazaret.
Anni più tardi, Natanaele domandò: “Può esservi bene alcuno da
Nazaret?”. Nondimeno, Galilea e Nazaret sono due nomi tra i più
amati. Si sente comunione al solo menzionarli. Parole che i nemici
hanno usate per scherno sono state, dall'umanità, accettate con
tenera riverenza: Gesù di Nazaret; il Galileo, il Nazareno.
Eccetto che per quella parentesi dell'esperienza di Gesù in
Gerusalemme all'età di dodici anni, la Vita di Lui, per trent'anni è
avvolta nel silenzio. Sono chiamati “gli anni silenziosi”; eppure non
furono tali, conciossiaché si chiusero con due giudizi: uno dall'alto,
e uno dal basso.
L'uno dall'alto è l'affermazione del Padre al Giordano:

 “Questo è il mio diletto Figliuolo nel quale ho preso il mio


compiacimento” (S. Marco 1: 11).
La migliore traduzione è “nel quale Io mi identifico”. La
testimonianza dal basso è:

 “Non è costui il figlio del falegname? Non è costui il falegname?” (S.


Matteo 13: 55)
San Luca informa che Gesù discese in Nazaret e fu soggetto a
Maria e Giuseppe, e che si avanzava in sapienza, in statura, e in

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

grazia appo Dio e appo gli uomini. Sulla base di queste poche
informazioni, siamo guidati a scrivere qualcosa a riguardo dei
“cosiddetti” anni silenziosi.
Molti, eccetto Gesù, avrebbero ricercato luoghi famosi e
persone importanti con cui associarsi. Ma Gesù seguiva un
cammino di umiliazione, quindi di piccoli ed insignificanti principi.
Riguardo al granello di senape, non è il seme ma è la pianta che deve
attrarre attenzione.
Vogliamo aggiungere un'altra piccola nota biografica, presa dalla
stessa penna di S. Luca, 4: 16:

 “E venne in Nazaret, ove era stato allevato, ed entrò, come era usato,
in giorno di sabato, nella sinagoga”
Se è necessario accertarsi dell'innocenza di alcuno, le autorità
investigano se vi sia qualcosa contro lui nei registri pubblici. Se sarà
innocente, verrà data una carta bianca, che significa “nulla osta”. Nei
registri della giustizia umana si annotano solamente i dati sfavorevoli
se ve ne sono.
Gli atti buoni e nobili non sono scritti nelle corti degli uomini.
Il certificato di Gesù dal basso è: “Nulla contro”. - Nullaosta.
L'altro dall'alto, l'abbiamo menzionato, fu la testimonianza del
Padre. “Nulla contro” è parte della vecchia legge. È il “non fare”.
L'altro certificato, includendo anche il “non fare”, presenta il lato
positivo.
Il Padre non avrebbe mai dato quella testimonianza, se la vita
del Giovane Falegname fosse stata solamente nel “no”. Le parole
del Padre ritrattano una vita attiva nel bene, servizio, e ubbidienza.
Eppure, questo “positivo” fu praticato in modo così modesto
che gli uomini non lo notarono. Fu una vita principiata in casa da
un devoto fanciullo, pronto a prevenire qualsiasi servizio, sia pure il

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

più umile. La fedeltà in piccoli atti rivela il carattere. Vogliamo


ritenere gli ammaestramenti di Gesù, che fedeltà e giustizia
cominciano nelle cose piccole, o meglio, in ciò che il mondo chiama
“piccole cose”.
Lo Spirito Santo ci porta in Nazaret e ci introduce nella casa del
falegname.
Vediamo il Bambino, il Ragazzo, e il Giovane.
Ebbe relazione col Padre, con la famiglia e i concittadini. Senza
dubbio la famiglia Lo conosceva meglio, ma la gente del paese Lo
aveva veduto, fedele ed assiduo, nei sabati, nella sinagoga.
La sua famiglia, cioè quella nobile donna e quel raro uomo lo
avevano veduto sempre in comunione col Padre. Ciò è chiaro dalla
domanda di Gesù alla Madre, che essi sapevano che Egli era sempre
occupato delle cose del Padre. Che la domanda di Gesù alla Madre
sia stata giusta, è evidente anche dal silenzio di Maria. Essa non
aveva nulla da obbiettare, ma molto da considerare, riconsiderare.
Una grande Vita in un luogo così nascosto!
Iddio guarda e considera non solamente come agiamo con Lui,
ma come ci comportiamo nel mondo visibile. Gesù, in ambo i regni,
era piaciuto all’Occhio, il quale guarda in segreto e pesa gli spiriti.
La testimonianza diceva questo: Egli, il Figliuolo, aveva vissuto
quale rappresentante del Padre.
O lettore, immagina Gesù, dopo aver fatto i piccoli servizi,
andare fuori a prender dell'acqua.
Guarda e osserva il Suo portamento tanto semplice.
Dando preferenza agli altri, gentile e pieno di considerazione,
pronto ad aiutare qualche debole, prima di riempire un suo
recipiente.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Immaginalo portando le legna; nota la di Lui condotta nelle case


degli altri.
Ritrattalo sempre agendo in un modo che continuamente
compiaceva a Colui al quale nulla sfugge.
Così avrai la storia dei cosiddetti “anni di silenzio”, e questi anni
non saranno più “silenziosi” per te, ma parleranno in ogni luogo e
circostanza.
La Sua fu una vita simmetrica; proprio per questa ragione non
attrasse l'attenzione della gente.
Noi siamo tutti volgari sino a che i nostri occhi sono aperti
all'Invisibile. L'uomo naturale è attratto a ciò che è insolito, e
stravagante.
Le vite simmetriche scorrono inosservate dinanzi all'uomo di
questa terra.

 “E Gesù si avanzava in sapienza e in statura (età), e grazia appo


Dio e appo gli uomini”. (S. Luca 2: 52)
Sapienza - Statura - Grazia.
Mai fermandosi di crescere, ma avanzando. Il ritratto è: il
Fanciullo e il Ragazzo, il Giovane, passo-passo avanzando, verso il
Suo termine, fino al tempo quando Egli si manifestò il Figliuol
dell'Uomo, il Figliuol di Dio e il Redentore.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 3

SIMILE NEL LAVORO

Paragrafo 1

“il figliuolo del falegname”


“il falegname”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Non è costui il figliuolo del falegname? Sua madre non si chiama ella
Maria? e i suoi fratelli Giacomo, e Iose, e Simone, e Giuda?” (S.
Matteo 13: 55).

 “Non è costui quel falegname, figliuol di Maria, fratel di Giacomo, di


Iose, di Giuda, e di Simone? e non sono le sue sorelle qui appresso di
noi? Ed erano scandalizzati in Lui”. (S. Marco 6: 3).

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Abbiamo udito persone che amerebbero narrare la loro storia, e


dicono che, se potessero scriverla, sarebbe ben più che romanzo.

Le cose più importanti della vita ci sono sconosciute.

Ed Egli, come Uomo che rappresenta tutti gli uomini, ebbe i


Suoi anni oscuri: un lungo silenzio, di diciotto anni, dopo la
manifestazione nel Tempio a dodici anni. Un giorno avremo la
storia di quel tempo intorno a cui si è esercitata la immaginazione di
tanti. - Ciò che è chiaro è che furono anni di lavoro.

Un'occhiata alla condanna data all'uomo disubbidiente è


opportuna a questo punto (Genesi, capo terzo):

 “E lddio disse a Adamo: La terra sarà maledetta per cagion tua; tu


mangerai del frutto di essa con affanno... Tu mangerai il pane col
sudore del tuo volto, fin che tu ritornerai in terra” (Genesi 3: 19)

Vi è vasto significato in queste parole; e, tra l'altro, che l'uomo


di Dio, in mezzo agli affanni, mangerà il suo pane spirituale, che è
Gesù stesso. L'Agnello è mangiato con lattughe selvatiche, erbe
amare, per dirci che cresciamo in mezzo alle sofferenze, e che
crescendo camminiamo verso la morte del carnale, per vivere solo
nell'Invisibile. Più mangiamo di Lui, e più moriamo di quella morte
che è entrata alla vera vita.

Ma le parole si riferiscono anche alla lotta per il pane materiale.


Non tutti gli uomini mangiano il pane, frutto del lavoro, e non è
chiaro che Adamo stesso abbia dovuto, davvero, sudare per cibarsi.
Ma è indubitato che ci furono e ci saranno ancora tanti, a cui il pezzo
di pane è venuto tra affanni e stenti. In ciò Egli doveva essere anche
il capofila, l’Uomo rappresentativo. Due versetti della Scrittura
accennano a Lui come lavoratore.

Una volta Egli insegnava in Nazaret, e la gente stupiva, e diceva:

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Onde viene a costui [quanto ci è in quel costui!] cotesta sapienza,


e coteste potenti operazioni? Non è costui il figliuolo del falegname? sua
madre non si chiama ella Maria? Ed i suoi fratelli Giacomo e lose e
Simone e Giuda? E non sono le sue sorelle tutte appresso a noi? Onde
vengono a costui [di nuovo il costui ingiurioso che d'ora innanzi
gli si ripeterà più volte] tutte queste cose?” (Matteo 13: 53-56)

È il duplice segno dall'alto e dal basso. Sapienza, potenti


operazioni erano innegabili, ma il “costui”, e la umile condizione del
visibile erano d'intoppo.

L'altro cenno è in Marco (6: 3):

 “Non è costui quel falegname figliuolo di Maria?”

L'occasione dovette essere la stessa. Alcuni lo dicevano figlio del


falegname, altri il falegname. Non vi erano dunque, allora, altri
falegnami in Nazaret; Giuseppe prima, e poi Gesù vennero indicati
col titolo del mestiere. Ed è assai probabile che quando furono dette
quelle parole il vecchio falegname era morto, ed era rimasto colui
che veniva considerato figlio di Giuseppe. Vi era una famiglia a cui
dare pane, quale che fosse la relazione diretta che avessero con Lui
quei fratelli e quelle sorelle.

Un falegname, una larga famiglia, un piccolo paese.

Giuseppe era stato povero; non dimentichiamo la miseria


offerta alla presentazione di quel figliuolo. Possibilmente tutta quella
famiglia era composta di persone più giovani di Gesù, quindi su Lui,
per un tempo, gravò la responsabilità di guadagnare il pane, e
dovette essere, davvero, col sudore del volto.

Or, per quanto fosse lodevole abitudine dei Giudei, anche dei
Rabbini, di insegnare ai figli un mestiere, pure il vivere
necessariamente di un mestiere, manuale, non è stato, appo gli
uomini, che un segno di inferiorità. Le teorie sono belle, ma la realtà

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

è purtroppo innegabile. Un falegname non poteva essere molto


influente: perciò quel “costui” figlio di falegname, e “costui”
falegname, opposto alla sapienza e alle potenti operazioni, formano
contrasto e scandalo. Operaio modesto, larga famiglia da mantenere,
e povero il luogo dove il suo lavoro era fatto.

Anni addietro, nel leggere qualche cosa intorno a Gesù, fummo


colpiti dal titolo che gli dava l'autore “Legnaiuolo”. La parola
testuale non autorizza a chiamarlo così; ma ciò che si può intuire dal
piccolo posto dove viveva è che Egli fu, davvero, non solo
falegname, ma legnaiolo e che si adattò, cioè, di lavori anche più
pesanti.

Non è fuori posto immaginare che molti aratri, e altri attrezzi


grossolani del lavoro in Nazaret e molta legna per il fuoco, erano
passati per quelle mani, in quegli anni oscuri, in cui, prima vicino al
più vecchio falegname, poi da solo, affrontò il problema del lavoro
e del pane; e prese su di Sé la condanna di guadagnare per mangiare
un boccone, e provvederlo ad altri con affanno e sudore.

Incoraggiamento a tutti i martiri del lavoro, per dire loro, che


l'Uomo venuto dal cielo fu bisognoso, visse nella povertà, e fu anche
uomo di lavoro.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 4

SIMILE NELL’UMANITA’

Paragrafo 1

“alla fine ebbe fame”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “E dopo ch'ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine


ebbe fame”. (S. Matteo 4: 2).
Quello che Egli soffrì nei trent'anni non è narrato, ne tenteremo
di occuparcene, bastando dire che fu tentato, chissà quante volte in
quel tempo.
Dopo il Battesimo, dopo la voce del Padre, Egli entrò in uno dei
“subito” che caratterizzano la Sua vita: “fu condotto dallo Spirito [ed è
da intendersi non lo spirito personale che è in ognuno, ma lo Spirito
Santo] nel deserto, per essere tentato dal diavolo”. (S. Matteo 4: 1).

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Marco ricorda: “E tosto appresso lo Spirito lo sospinse nel deserto”. (S.


Marco 1: 12)
Vi è nella Scrittura un crescendo di rivelazione, sia del cuore di
Dio, e sia della persistenza e malizia dell'avversario.
Nella vita dei santi vi è il deserto, dove imparano a conoscere sé
stessi, il nemico, e Dio: ognuna delle tre conoscenze ministra alla
conoscenza delle altre due.
Gesù, come l'Uomo rappresentativo, dovette passare per il
deserto, solo con Sé stesso, di fronte al nemico e con Dio Suo Padre:

 “E dopo ch'ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine


ebbe fame”. (S. Marco 4: 2)
L'accenno al digiuno anche di notte, è per dirci che fu continuo,
e non una forma illusoria di digiuno di alcune ore, seguito da pasto
in altre ore; non mancavano e non mancano quelli che digiunano in
alcune ore, e gozzovigliano in altre.
La resistenza fu lunga, ma alla fine, ebbe fame: la sorpresa è che
non ebbe fame prima. Fu allora che il nemico si presentò per
attaccarlo: prima non avrebbe osato avanzarsi a quella audace
tentazione.
Il lungo digiuno significa tante cose, e anche serve a dirci che
nel successo è prudente per l'uomo di Dio cercare il deserto e
mortificare la carne. Benché qui si tratti di digiuno materiale, pure vi
sono tante forme di digiuno.
Alla fine, ebbe fame. Ed allora:

 “il tentatore, accostatosi, gli disse: Se pur tu sei Figliuolo di Dio, di che
queste pietre divengano pane”. (S. Matteo 4:3)

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

In che forma si presentò a Lui non sappiamo. L'avversario ha


vari titoli, ognuno dei quali indica una capacità di danneggiare. Qui
è sottintesa una destra insidia.
A Lui che aveva fame disse, e l'accento, misto a meraviglia e
finta compassione, pareva significargli: Tu Figliuolo di Dio! Vorrei
crederlo: intanto tu muori di fame, eppure come Figliuolo di Dio, se
lo sei (e, se lo sei, mostralo) puoi aiutarti: orsù aiutati, dì che queste
pietre divengano pane. Non ci ha lddio dato un corpo da cibare?
Alla fine, si tratta di semplice pane, dello stretto necessario: non
erano stati gli Ebrei nutriti miracolosamente nel deserto? Qui era
Colui che li aveva guidati, venuto in umiliazione; non poteva aiutare
sé stesso? Non era Figliuolo di Dio quindi potente?
Qualunque altro sarebbe stato irretito nella tentazione, ma Lui
no.
Perché? La risposta di alcuni forse è: Perché era, è, Dio. No: la
ragione è: perché Egli sapeva che era Uomo.
Egli ebbe sempre davanti il programma di amore che governò
la Sua carriera.
Uomo, Uomo, Uomo.
Gli era stato apparecchiato un corpo, non di angelo, in cui non
poteva soffrire, ma di uomo; e ciò per aiutare i Suoi fratelli uomini.
In altra occasione, Egli stesso si affermerà Figliuolo di Dio, ma
ora è il tempo di proclamare, solenne, il programma della vita di
abnegazione: nel deserto, non era come Dio, ma come Uomo, e non
voleva lasciare la parte dell'abnegazione e del sacrificio.
Tanti uomini affamati non poterono fare delle pietre, pane; ma
dovettero attendere aiuto dalla Provvidenza, ed Egli vorrà cibarsi
miracolosamente?

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

È ricordato di Davide che una volta ebbe sete, ed alcuni fidi


andarono, a rischio della vita, a prendergli acqua dalla cisterna di
Bethleem; e che Egli, notando il pericolo affrontato, non volle bere,
ma sparse quell'acqua come offerta al Signore.
Nella storia di un grande eroe della terra si narra che una volta,
mentre il suo esercito pativa la sete, fu portata a lui un po' d'acqua,
ma egli la versò per terra, sembrandogli sconveniente bere, mentre
gli altri soffrivano.
E Gesù, l'uomo rappresentativo, si ciberà Egli colle Sue proprie
forze, quando tanti infelici, e prima e dopo, patirono, patiranno la
fame, e non avranno altra risorsa che l'appellarsi alla Provvidenza di
Dio?
Che storia sarebbe quella di un Redentore che non abbia
sofferto, se, invece di dipendere per aiuto dall'alto, si fosse, come
ogni uomo, aiutato da Sé?
Chi sarà incoraggiato da Lui a soffrire; chi crederà in Lui?
Perciò Egli rispondendo disse:

 “l'Uomo non vive di pan solo, ma di ogni parola che procede dalla bocca
di Dio”. (S. Matteo 4: 4)
In una sono varie risposte ed ammaestramenti: doveva
dipendere da Colui al Quale si era fatto ubbidiente; l'uomo non ha
solamente il corpo da cibare, ma anche l'anima, e ci sono due cibi:
pane materiale, e pane celeste, e in quel momento il pane celeste era
indicato col titolo di “Parola di Dio”.
La Parola di Dio, che è cibo all'anima, può sostenere anche il
corpo in mezzo ai patimenti; alcuni hanno avuto tale esperienza.
Qui il messaggio centrale è che vi sono due da cibare e due cibi.
Quando il conflitto è fra il visibile e l'invisibile bisogna preferire

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

l'invisibile; nel pericolo di più cose bisogna cominciare col salvare


quella che è più preziosa, quindi l'anima.
Si abbia il cibo materiale, se possibile, giammai però, a spese del
cibo superiore.
Morire, sia pure, in questo corpo, ma offendere Dio mai. Muoia,
se necessario, la carne, ma viva lo spirito e l'anima per la parola di
Dio, che non vorremo mai rifiutare o metterci in condizione di non
più ricevere.
Il visibile, che aveva attratto Eva, non sedusse Lui, perché
l'amore per il Padre, e la fedeltà alla missione verso gli uomini, non
si erano partiti dal Suo grande cuore.
Che l'amore è l'adempimento della legge, è vero per tutti, e fu
vero anche per Lui.
Amò e fu costante sino alla fine.
Chi ama sa e vuole soffrire.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 4

SIMILE NELL’UMANITA’

Paragrafo 2

“affaticato dal cammino”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Or quivi era la fontana di Giacobbe. Gesù adunque, affaticato dal


cammino, sedeva così in su la fontana; or era intorno alle sei ore” (S.
Giovanni 4: 6)

L'episodio di Gesù e della donna al pozzo di Giacobbe non ha,


apparentemente, nulla di sovrannaturale; è tutto un capitolo di
luoghi comuni, naturale la stanchezza e l'incontro della donna.
Eppure, incidenti siffatti, passando sotto il tocco della mano
maestra, sono riusciti a fini superiori.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Una donna è stata convertita, una popolazione tratta ad


incontrare il Messia, ed un grande capitolo è stato scritto nel
Vangelo a luce e consolazione di tanti che cercano la verità.
Due personaggi - comuni personaggi - sono al pozzo di
Giacobbe: uno è un polveroso viaggiatore, l'altro una donna venuta
dalla città ad attingere acqua.
In principio, essi appaiono l'uno all'altro indifferenti e separati
da una distanza più profonda e larga che l'oceano; e, più tardi, fra
essi è da compiersi un mondo di rivelazioni spirituali.
Facciamo, con la mente, un passo indietro ai luoghi e ai tempi,
e seguiamo la narrativa:

 “Gesù lasciò la Giudea e se ne andò, di nuovo, in Galilea. Or gli


conveniva passare per il paese di Samaria”. (S. Giovanni 4: 3)
V'erano altre vie tra la Giudea e la Galilea per le quali andavano
i Giudei, per i rancori esistenti coi Samaritani e per i pregiudizi
religiosi; ma rancori e pregiudizi non erano in Gesù; anzi Egli aveva
scelto, di proposito, la via per la Samaria.
Arrivò verso l'ora del mezzogiorno nelle vicinanze di Sicar e si
fermò un poco al pozzo di Giacobbe.
Di riposo Egli aveva bisogno, come si comprende
dall'espressione del Vangelo “affaticato dal cammino sedeva così in su la
fontana”.
“Così” rivela l'abbandono di chi è molto stanco.
In quel posto, in quell'ora, in quelle condizioni Egli è un
bisognoso, che ha dovuto domandare al suolo di Samaria un sedile
di pietra e un po' di riposo: affaticato, stanco, supplicante.
Doveva Egli fare le esperienze del pellegrino, e le fece.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Le umane simpatie sono ricordi, e Gesù dové ricordare più volte


sé stesso stanco al pozzo di Giacobbe.
Il caldo rendeva, in quell'ora, deserto il luogo, quando ecco
apparire una donna di Samaria, veniente ad attingere dell'acqua. Il
pellegrino, come se lei appunto avesse attesa, sollevò il capo, e le
disse: “Dammi da bere”.
Era un reale bisogno, proprio una supplicazione.
Il viaggiatore in Oriente riceve, quasi sempre, cordiale e pronta
risposta a richieste siffatte “dammi da bere”.
Però, la domanda del pellegrino sorprese la donna che gli aveva
riconosciuto la nazionalità alle vesti ed al linguaggio: “Come essendo
Giudeo, domandi tu, da bere a me, che sono donna samaritana?” ella disse.
Tu - domandi ad un samaritano, e per dipiù ad una donna,
perché era noto che un orgoglioso Giudeo sarebbe morto, prima
che chiedere un favore allo sprezzato Samaritano; e che assai meno
si sarebbe umiliato a parlare ad una donna perché credevano
indecoroso parlare ad una donna straniera.
Ma Gesù non si era sentito umiliato nel chiedere al nemico del
suo popolo un aiuto, né aveva creduto sconveniente domandarlo ad
una donna.
Bisogno di acqua aveva, ma, oltre a ciò, Egli sentiva la
condizione di colei cui parlava, resa difficile dalla triplice barriera
creata dall'umano pregiudizio; era una donna, dalla differenza di
popolo, e dalla speciale condizione di lei stessa.
E, gentile ma sempre in veglia dell'opportunità ovunque e come
gli si presentava, dal livello comune e dal posto del supplicante, Egli
intendeva, passo-passo, elevare l'animo della donna a bisogni
spirituali.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Perciò non tenendo conto dell'osservazione circa la razza e


nazione, così le disse:

 “Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi è colui che ti dice: dammi da


bere, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua
viva”. (S. Giovanni 4: 10)
Acqua viva, pensò la donna guardando il pozzo profondo, e
riconsiderando il pellegrino, che non aveva alcun secchio, e che
portava i segni della stanchezza e del lungo cammino.
Ed ebbe un moto d'incredulità, ma trattenne a mezzo
un'espressione d'ironia per la favorevole impressione del volto del
viaggiatore. Però, senza celare la meraviglia, rispose:

 “Signore, tu non hai pure alcun vaso da attingere, e il pozzo è profondo,


onde dunque hai quell'acqua viva?”. (S. Giovanni 4: 11)
E riconsiderando ancora la strana pretensione, continuò:

 “Sei tu maggiore di Giacobbe, nostro padre, il quale ci diede questo


pozzo, ed egli stesso ne bevve, e i suoi figliuoli e il suo bestiame?” (S.
Giovanni 4: 12)
Risposta incredula, è certo, questa, ma che lascia trasparire, dal
suo tono, e dal titolo con cui lo straniero è chiamato “Signore”, una
impressione benevola.
Le persone che sono veramente grandi, prima che ne abbagliano
colla fama e superiorità sociale o d'intelletto, sorprendono
nell'animo nostro una corda che risponde alla benevolenza che
l'animo buono ne ispira.
La donna non vide allora il rabbino, e molto meno il Messia,
non seguì l'altezza del pensiero, ma intuì la squisita tenerezza
dell'interlocutore.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Altre pagine della vita del Maestro ne rivelano come egli


ispirasse prima di tutto fiducia nella sua grazia e tenerezza.
E Gesù le continuò a parlare.
Risposta diretta non faceva; ma nella conversazione Egli saliva
a gradi, e non perdeva tempo, e non voleva distrarre l'interlocutrice
in argomenti secondari: per questo, sceglieva nelle parole di lei, il
punto più vicino al corso dei suoi pensieri.
L'anello meno lontano tra le parole della donna e quanto Egli
stava per dire era nelle parole circa la bontà dell'acqua del pozzo.
L'osservazione “maggiore di Giacobbe” era personale, e Gesù non
se ne occupò, lasciando che ella avrebbe giudicato del donatore, più
tardi, dalla grandezza del dono, monito questo che ne insegna di fare
il bene, piuttosto che fermarci alle discussioni sulle nostre qualità
personali.
Egli così rispose:

 “Chiunque beve di quest'acqua avrà ancora sete; ma chi berrà


dell'acqua che io gli darò, non avrà giammai in eterno sete, anzi l'acqua
che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua saliente in vita
eterna”. (S. Giovanni 4: 13-14)
Gesù non disse che l'acqua di quel pozzo non fosse buona, ma
solo ch'essa non toglieva per sempre la sete. “Sempre sete”: tutte le
ansie ed i bisogni dell'umana natura, nelle varie gradazioni sono qui
sottintesi.
V'è una sola gioia, un bene solo che non esaurisce ed è eterno:
l'acqua che Egli dà.
La calma e la sicurezza di Gesù colpirono la donna: ella non
comprese il significato spirituale delle parole, ma capì di trovarsi in
presenza di un personaggio superiore all'apparenza.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Presa dunque, da una curiosità viva, e determinazione subitanea,


esclamò:

 “Signore, dammi codesta acqua, acciocché io non abbia più sete e non
venga più qua ad attingere”. (S. Giovanni 4: 15)
È divenuta la supplichevole. “Dammi”.
Era il momento per Gesù di fare un passo innanzi: sinora Egli
ha cercato suscitare un crescente interesse; a questo punto crede
opportuno fare un appello diretto. “Va, chiama tuo marito, e vieni qua”.
Vi è in ogni anima un punto debole: ed una parola, molte volte,
basta a sollevare una tempesta di dolore.
L'entusiasmo della donna cadde: - dammi cotesta acqua ella
aveva esclamato, - ma alla risposta di Gesù si sentì colpita come da
folgore.
Sotto l'impressione immediata, ella si vide costretta di porre a
nudo allo sconosciuto la propria condizione, e gli disse: “Io non ho
marito” e non aggiunse altro, e forse si preparava a ritirare la secchia
ed a rifare tristemente i passi per la strada per cui era venuta.
Ma Gesù non lasciò cadere il discorso: Egli non aveva messo la
mano sull'animo ferito, per poi mandarla umiliata, Egli tocca le
piaghe dell'animo solo per guarirle. Le disse: “Bene hai detto: non ho
marito”.
Bene, nell'originale è assai espressivo, bellamente, con
franchezza.
L'interlocutore doveva ancora di più rivelare quella donna a sé
stessa, ma usò qui un'espressione gentile, prologo, per altro, a una
nuda affermazione di verità, perché proseguì:

 “Perciocché tu hai avuto cinque mariti, e quello che tu hai ora non è
tuo marito; questo tu hai detto con verità”. (S. Giovanni 4: 18)

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Non è necessario immaginare una vita rotta a scandali. Cinque


mariti possono farci pensare a cinque divorzi, conoscendo come per
facili pretesti questi si concedevano, e farci ritenere, quindi, la
condizione ultima della donna un effetto delle precedenti sventure;
per cui ella ne può apparire una vittima delle tirannie sociali.
Nell'accento, nello sguardo di Gesù doveva rivelarsi qualche
cosa di molto compassionevole.
Egli aveva saputo, con fine tenerezza, mettere la mano
sull'animo ferito, e poi sull'oscuro segreto; gli rimaneva, ormai, ben
poco per sollevare in alto quella donna.
Questa vide che un profeta era innanzi a lei ma non si sentì di
continuare un discorso increscioso, e cercò un diversivo.
Possiamo comprenderla e compatirla: sfuggiamo, infatti, dalle
questioni scottanti, e ricorriamo ad argomentazioni e differenze
religiose.
Ma ella non divagò in vane domande e pensò subito alla
questione agitata ai suoi giorni sulle preminenze del Culto in Giudea
od in Samaria, e la crede seria a farsi ad un profeta giudeo, che le
aveva detto il lato infelice della sua vita.
Pertanto, ella disse: “Signore, io veggo che tu sei profeta”.
Vi dové essere una pausa a queste parole, e il Signore attese, e la
donna stessa ruppe il silenzio, proseguendo: “i nostri padri hanno
adorato in questo monte, e voi dite che in Gerusalemme è il luogo ove conviene
adorare”; ed ella stette in sospeso, evidentemente volendo
aggiungere: a chi debbo credere?
Gesù seguì il cangiato discorso.
Insistere sulla condizione morale sarebbe stato incrudelire la
ferita. Le disse:

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Donna, credimi che l'ora viene che voi non adorerete il Padre né in
questo monte, né in Gerusalemme. Voi adorate ciò che non conoscete;
noi adoriamo ciò che conosciamo; conciossiaché la salute sia da parte
dei Giudei.
Ma l'ora viene, e già al presente è che i veri adoratori adoreranno il
Padre in ispirito e verità; perciocché anche il Padre domanda tali che
l'adorano. Iddio è Spirito e verità; perciò, conviene che coloro che
l'adorano, l'adorino in ispirito e verità”. (S. Giovanni 4: 21-24)
Aveva risposto brevemente, ma chiaro.
Il Giudaismo aveva gli oracoli di Dio e dalla Giudea doveva
venire la salvezza. Però, la questione di luogo spariva dinanzi
all'insegnamento che Dio va adorato in ispirito e verità.
La donna si sentì commossa; pure non vedeva credenziali
sufficienti in quel forestiero perché ella dovesse accettare le
spiegazioni che portavano una rivoluzione nelle idee religiose nelle
quali era stata allevata.
Altri risolverebbe questa ed altre questioni, e ad esso ella si riferì
e ad esso riferì lo straniero:
La donna gli disse:

 “Io so che il Messia, il quale è chiamato Cristo ha da venire: quando


esso sarà venuto ci annunzierà ogni cosa”.
La parola tradotta “deve venire” vuol dire deve apparire, deve
manifestarsi: era atteso un Messia grandioso, e che apparirebbe in
un modo subitaneo e solenne. A Lui, dunque, a questo Messia la
finale decisione. Egli è bastevole a tutto.

 “Ci annunzierà ogni cosa”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

E allora, e allora, dinanzi a quel cresciuto interesse, all'appello al


Messia, alla fiducia ch'ella aveva che egli spiegherebbe ogni cosa
Gesù sentì che il punto massimo della conversazione era raggiunto.
Il Messia tu cerchi?
Pareva dicesse, davvero non v'è alcuno che lo cerchi
sinceramente e non lo trovi. Tu lo hai trovato, difatti:

 “Io che ti parlo son desso”.


Così disse.
Io - questo supplicante che ti ha domandato acqua, e non è
apparso in modo spettacoloso, io che parlo a te, benché io giudeo e
tu di Samaria, e donna, e benché sappia la tua vita, e perché sono il
Messia a te parlo; - “Io son desso”.
A questo punto cala un sipario sulla scena e non sappiamo più
nulla.
Un momento solenne era quello su cui forse è appena lecito fare
lontane congetture. Vi sono nella vita rivelazioni grandiose e
sbalorditive, però mai ve ne è stata una più meravigliosa di questa.
Quel viaggiatore stanco, povero era, nientemeno, il Messia.
Non un dubbio traversò la mente della donna. “Io son desso”.
Leggiamo le parole e sentiamo un'emozione profonda; e dette
da Lui dovevano essere irresistibili e portare la forza
dell'Onnipotenza. “Io son desso”.
E con le parole la voce, quella voce di Gesù, e con la voce lo
sguardo, e lo sguardo puro e luminoso. Tutto era umano, è vero;
eppure, quanto divino era nell'umano!

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Il Messia, era desso, non v'era a dubitarne; la certezza più


assoluta possedé la donna. Che disse? Cadde ai piedi di Gesù, come
è legittimo pensare? Particolari non ci sono rivelati.
Le anime hanno le loro grandi transazioni nella solitudine dal
mondo. L'ora del penitente col Salvatore è sacra perché un estraneo
possa leggervi.
Però la donna non rimase in dubbio sul da fare. Leggiamo.
“Adunque lasciata la secchia”, l'attuale interesse la determinava a quella
distrazione ben ricordata dalla finezza del narratore, “se ne andò alla
città e disse alla gente”. Andò parlando a misura che incontrava
persone. Disse:

 “Venite, vedete un uomo che mi ha detto tutto ciò che ho fatto”.


E non si vergognava ora che altri, per le stesse sue parole,
ripensasse alla sua condizione. E aggiungeva:

 “Non è costui il Messia?”.


E le parole dovevano possedere convinzioni: erano
comunicative. E le insistenze ed affermazioni costringevano la
fiducia. La nuova missionaria diceva “Venite, vedete”.
E il popolo non rimase sordo a quell'invito:

 “Uscirono, adunque, dalla città, e vennero a Lui. Lo pregarono di


dimorare presso di loro ed egli dimorò quivi due giorni. E più assai
credettero in lui per la sua parola. E dicevano alla donna: Noi non
crediamo più per le tue parole; perciocché noi stessi l'abbiamo udito, e
sappiamo che costui è veramente il Cristo, il Salvatore del mondo”. (S.
Giovanni 4: 41-42).
Oh, generosa e pronta messaggera, donna riabilitata dalla
conversazione di Gesù, e consegnata dall'evangelista alla memoria
di secoli!

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Oh, amore pietoso del Maestro, e umiltà di supplice pellegrino!


Oh, benedetta parola di vita, oh rivelatore dei cuori, non mai
troppo amato Signore Gesù, Figliuolo dell'uomo e Figliuolo di Dio!

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 4

SIMILE NELL’UMANITA’

Paragrafo 3

“Gesù fremé nello spirito e lacrimò”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Gesù adunque, come vide che ella, e i Giudei ch'eran venuti con lei,
piangevano, fremé nello spirito, e si conturbò. E disse: Ove l'avete voi
posto? Essi gli dissero: Signore, vieni, e vedi. E Gesù lagrimò”. (S.
Giovanni 11: 33-35)
Il Signore Gesù si era ritirato, coi discepoli, di là dal Giordano,
dove Giovanni prima battezzava. Quivi, un giorno, da Betania, da
parte di Marta e Maria lo raggiunse un breve messaggio: “Signore, ecco,
Colui (Lazzaro) che tu ami è infermo”. Niente altro: la nuda
constatazione di un fatto; nessuna espressa preghiera. Gesù disse:
“Questa infermità non è a morte, ma per la gloria di Dio, acciocché il Figliuolo

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

di Dio sia glorificato per essa” parole che più che una risposta sembrano
un soliloquio.
Risposta vera, difatti, il messaggero non si ebbe. “Ora Gesù amava
Marta e sua sorella e Lazzaro”. Eppure, non corse:

 “Come, dunque, Egli ebbe inteso ch'egli era infermo, dimorò ancora nel
luogo dove Egli era due giorni”. (v. 6)
Amava, dunque dimorò.
Vi è pure una benefica e provvidenziale assenza di Dio; benché
spesso non paia. Il ritorno del messaggero a Betania non dové
portare gioia nel cuore delle sorelle di Lazzaro; ché, anzi, e mentre
Gesù di proposito, dimorava nei pressi del Giordano, Lazzaro
moriva. E le sorelle credevano di avere atteso inutilmente, ma Gesù
non aveva indugiato senza uno scopo.

 “Poi appresso disse ai suoi discepoli: andiamo di nuovo in Giudea. I


discepoli gli dissero: Maestro, i Giudei pur ora cercavano di lapidarti,
e tu vai di nuovo là? Gesù rispose: Non vi sono eglino dodici ore del
giorno? Se alcuno cammina di giorno, non s'intoppa, perciocché vede la
luce di questo mondo...Poi appresso disse loro: Lazzaro, nostro amico
dorme; ma io vo per svegliarlo.
Laonde, i suoi discepoli dissero: Signore, se egli dorme sarà salvo. Or
Gesù aveva detto della morte di esso, ma essi pensavano che egli avesse
detto del dormire del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente:
Lazzaro è morto. E per voi mi rallegro che io non vi fosse, acciocché
crediate, ma andiamo a lui”. (v.v. 7-15)
“Per voi mi rallegro”. Se Gesù fosse stato in Betania, la stessa
presenza nella camera del malato avrebbe fugato la malattia. Ora
Egli aveva un vivo desiderio di provare ai discepoli, che la vita non
è tutta al di qua; ora la guarigione di una malattia non è prova
dell'immortalità.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Egli vedeva nella morte di Lazzaro un'occasione per glorificare


Iddio, perché non si può credere alla giustizia di Dio se non si ha
fede nell'altro mondo.
“Ma andiamo a lui”. Il tempo d'indugiare era finito. Dal luogo ove
si trovavano sino a Betania correva il cammino di un dieci o dodici
ore. Gesù coi discepoli percorsero quella distanza ed arrivarono in
Betania, dove seppero che Lazzaro era da quattro giorni nel
monumento. “E molti dei Giudei erano venuti a Marta e Maria, per
consolarle del loro fratello”.
E il Signore Gesù che arrivava così tardi dové sembrare ancora
Egli un mesto visitatore, venuto a condolersi di un irreparabile
accaduto.
Gesù ed i discepoli dovevano essere ben noti in Betania, perché
la notizia del loro arrivo raggiunse subito la casa di Marta e Maria.
Marta, adunque, come udì che Gesù veniva, gli andò incontro, ma Maria sedeva
in casa”.
E fu a questo incontro che avvenne il dialogo più grande che
l'umanità ricordi.
Non appena Marta fu in presenza di Gesù non poté fare a meno
dall'esclamare, quasi in tono di velato rimprovero:

 “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”.


La donna questo sapeva con certezza (che Lazzaro non sarebbe
morto); ma Gesù non era stato in Betania, e veniva ora troppo tardi.
“Ma pure - continua l'afflitta - io so ancora al presente che tutto ciò che tu
chiederai a Dio Egli te lo darà”.
Che intese dire Marta con questa affermazione? Che tutto era
ancora possibile?
Così parrebbe, se altre sue parole non rilevassero l'animo suo
trepidante, in cui la speranza ed il dubbio si alternavano
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

dolorosamente. Era dinanzi a lei un personaggio che essa era


abituata a considerare assai potente; ed alla cui presenza le era nata
in cuore una speranza indefinita che qualche cosa di straordinario
poteva avvenire; però nulla chiese direttamente.
“Gesù le disse: tuo fratello risusciterà”. Questa risposta provava la
fede di Marta, ma essa limitò quella promessa al futuro. “Marta le
disse: Io so ch'egli risusciterà nella risurrezione, nell'ultimo giorno”.
Sì, voleva dire, risusciterà, ma nella resurrezione generale
lontana chissà quanti secoli, e intanto, la morte è morte. “Nell'ultimo
giorno”. Il Signore Gesù, con calma e maestà singolare disse:

 “Io sono la resurrezione e la vita. Chiunque crede in me, benché sia


morto, vivrà. E chiunque vive e crede in me non morrà giammai in
eterno”. (v. 25)
Volle dirle: tu parli Marta di una risurrezione a venire, e non sai
di avere innanzi lo stesso potere vivente ed attuale della
resurrezione. Non cercare lontano, non guardare al futuro: “Io sono
la resurrezione e la vita”.
Resuscitare non basta, ma bisogna resuscitare a Vita Eterna.
Vi era e vi è la morte, ma Gesù assicura che Egli ha il potere di
comunicare una vita che trionfa della morte. E cosa è la morte
stessa, infine, per chi crede in Gesù? “Benché sia morto vivrà”.
Il verbo che noi traduciamo “sia morto” ha un ricco significato, e
vuol dire, piuttosto “un mettere da parte”. Benché per un tempo ci sia
un mettere da parte, vivrà. - Ma, in realtà, il credente in me non
morrà giammai.
L'incontro di Marta e di Gesù è l'affrontarsi di due ideali.
Nel loro dialogo sono le due voci dell'antico e del nuovo modo
di contemplare la morte. Il credente in Cristo vivrà anche nell'ora
della morte, anzi, in una parte del suo essere, non morrà giammai.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

È transizione di vita, quella che noi chiamiamo morte.


Gesù dà una Vita che non finisce, e la condizione è fiducia in
Lui.
“Credi tu questo?”. Qui è l'essenza del Cristianesimo.
Gesù resurrezione e vita a coloro che sono in Lui. Credi tu
questo? Domanda diretta, che chiede fiducia alla sua affermazione
straordinaria quanto sia. Gesù ha fatto la dichiarazione di quello che
Egli è: la nostra risposta è il solo limite del suo potere in noi. È una
domanda diretta, assoluta e personale.
Credi?
Cioè, accetti in fede sulla mia parola, e senza alcun dubbio? Tu
-Ciascuno deve avere una fede personale, e non essere mosso dalle
opinioni altrui.
Questo. Cioè, quanto Gesù ha detto: Egli è la resurrezione e la
vita. - Credi tu questo? Non vi è falla, non vi sono opinioni tra voi
e Gesù; non vi è l'esempio degli altri. Gesù ci isola, e ci domanda
uno per uno: Credi tu questo?
E Marta rispose:

 “Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo il Figliuolo di Dio che aveva
da venire nel mondo”. (v. 27)
Anche nel dolore le sorelle rivelano il loro carattere differente:
in Maria l'afflizione assume la forma della quiete. “Il Maestro è qui e ti
chiama”, le aveva detto la sorella. “Essa, come ebbe ciò udito, si levò
prestamente e venne a Lui”.
“Maria adunque, quando fu venuta là ove era Gesù, vedutolo, gli si gittò
ai piedi, dicendogli: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto».
Lo stesso lamento, ma espresso in attitudine più mite - si era gettata
ai piedi del Signore.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Gesù come vide che ella e i Giudei ch'erano venuti con lei piangevano,
fremé nello spirito e si conturbò. E disse: Ove l'avete posto? Essi gli
dissero: Signore, vieni, e vedi. E Gesù lagrimò”. (v.v. 33-35)
L'umanità si è domandato conto di quel fremere e di quelle
lagrime, ricordate proprio quando egli sapeva che tra pochi minuti
Lazzaro sarebbe risuscitato.
Perché piangere, perché fremere?
Ma gli spettatori non erano Maria ed i Giudei solamente: alla
visione di Gesù appariva l'umanità passata e futura, coperta da una
grande nuvola di miserie, di cui la nota più triste era la distanza in
cui viveva dal Padre Suo, ed il falso concetto della morte.
Gli rigarono le guance le lagrime silenziose, le quali dicevano: la
vita deve essere triste a coloro che non sanno la grande verità della
resurrezione.
Vi sono passaggi oscuri anche in mezzo alle strade più luminose.
Gesù è la resurrezione e la vita, ma gli uomini vivono titubanti, e
senza fede.
Gesù lagrimò.

 “Laonde i Giudei dicevano: Ecco come l'amava. Ma alcuni di loro


dissero: Non poteva costui che aperse gli occhi al cieco, fare ancora che
costui non morisse?” (v.37)
Vi sono contrasti, che inseguono perenni la vita umana. Alcuni
vedevano, in quelle lagrime, amore. Come l'amava! Ed avrebbero
potuto dire, a migliore ragione: “Come ci ama” perché le lagrime di
Gesù erano più per gli spettatori che per Lazzaro.
Se non sapessimo altro, quel pianto silenzioso ci direbbe del
dolore per la morte di Lazaro, e per il lutto delle sorelle; ma sapendo
che Egli era contento di non essersi trovato presente, in vista

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

dell'opera maggiore di quella della guarigione, le Sue lagrime vanno


al di là della scena immediata; e raccolgono le, lagrime per tutte le
morti. Pianse come Figliuolo d'Uomo, pochi momenti prima di
operare come Figliuolo di Dio.
Altri vedevano una contraddizione od impotenza. “Se è vero
ch'egli l'amava, e se è potente, perché non ha impedito che Lazzaro
morisse?”. Simile contrasto intorno alla compassione di Gesù è
persistito d'allora in poi.
“Come ci ama” dicono i credenti. “Perché il male” perché
questo e perché quest'altro se ci ama, insinuano gl'increduli del
presente.
“Gesù vide quelle due linee”: Egli le vede ancora oggi.
Due volte Gesù fremette: la prima volta in ispirito, e lagrimò un
pianto silenzioso e profondo che accoglie tutte le lagrime in quelle
Sue lagrime.
Fremette una seconda volta, ma in Sé stesso, cioè come uomo
tentato per via della provocazione di alcuni che irrisero a quelle
lagrime e ripeterono l'ingiurioso “Costui” e “Costui”.
Quanto e come Gesù abbia sentito il pungolo delle tentazioni,
non lo sapremo mai in questa terra; se le sofferenze sono relative
alla conoscenza e sensibilità ricettiva, niuno ha tanto sofferto quanto
Lui.
Provocato, tacque.
È il messaggio anticipato di un Suo servo il quale ha scritto che
se anche siamo tratti a adirarci, non dobbiamo peccare. L'ira si
avventa, e non possiamo non sentirla, ma dobbiamo tacere: al
sorgere del Sole della Luce del Signore accompagnata dalla Grazia,
l'ira svanisce.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Il comando “Togliete la pietra” scosse Marta, che dalla venuta


della sorella in poi non aveva detto nulla. Si affrettò a sconsigliare di
andare oltre perché oramai, essendo Lazzaro già stato seppellito da
quattro giorni, putiva di già.
Così disse la santa donna – e vi è lezione anche in questo, perché
in tutto vi sono ammaestramenti. Gesù le disse: “Non t'ho io detto che
se tu credi, tu vedrai la gloria di Dio?”.
Le parole testuali sono: se tu vuoi credere, cioè se sei disposta a
credere. Non è la realtà, ma la potenzialità del credere che, forma la
sostanza della fede di cui Gesù è il Capo e Compitore.
La disposizione è per Lui come atto compiuto.
Che Marta credesse o no, Lazaro sarebbe sempre tornato in vita.
Ciò non dipendeva da Marta o da altri, ma le parole “Vedere la gloria
di Dio” vanno al di là di quella occasione. È gloria del Signore di
chiamare dalla tomba uno che “pute” di già, di dare vita ad un
morto.
Le grandi espressioni dell'amore e della potenza del Signore
sono: Egli giustifica l'empio; Egli fa vivere i morti.
Breve fu la preghiera di Gesù al Padre, se preghiera può
qualificarsi, o non piuttosto testimonianza della relazione fra Padre
e Figlio, oltre che affermazione che nessuna richiesta di Gesù è
inesaudita:

 “Essi adunque tolsero via la pietra dal luogo ove il morto giaceva. E
Gesù, levati in alto gli occhi, disse: Padre, io ti ringrazio che tu mi hai
esaudito. Or ben sapeva io che tu sempre mi esaudisci, ma io ho detto
ciò per la moltitudine qui presente, acciocché credano che tu mi hai
mandato” (v.v. 41 - 42).
Questa sì che può dirsi fede: nulla ancora di visibile era accaduto,
eppure Gesù ringraziava di essere già stato esaudito.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “E detto questo gridò con gran voce: Lazzaro, vieni fuori”.


E fu un grido quello, che dové risonare immenso e maestoso;
ed in cui dové essere tutta la forza e la potenza della resurrezione:
“Lazzaro, vieni fuori”.

 “Ed il morto uscì, avendo le mani e i piedi fasciati, e la faccia involta


in uno sciugatoio. Gesù disse loro: Scioglietelo, e lasciatelo andare”.
Gesù aveva chiamato il morto, ma gli astanti dovevano fare
anch'essi qualche cosa.
Lazzaro era stato risuscitato.
Fu quella una delle poche volte di cui abbiamo ricordo, che Egli
gridò con gran voce. Abitualmente, come ha profetizzato Isaia, Egli
non gridava. Questa volta fu una voce maestosa.
Il morto ubbidì: è meraviglia che pur essendo fasciato mani e
piedi, col volto in uno sciugatoio, Lazzaro venne fuori. Ci
domandiamo s'egli fu trasportato o se sorse senza muovere i piedi.
La domanda non è fuori posto, se ricordiamo come avevano ed
hanno i piedi i Cherubini veduti da Ezechiele, i quali sono una
profezia della Chiesa.
Il Signore non aveva bisogno di cooperazione per la rimozione
della pietra; eppure, volle che mani di uomini la muovessero.
Allo stesso modo Egli si appellò alla cooperazione di uomini
perché il morto fosse sciolto e fatto camminare. L'Uomo si
compiace di usare uomini. Molto vi è in ogni atto di quella grande
Vita.
L'effetto.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Laonde molti de' Giudei che eran venuti a Maria, vedute tutte le cose
che Gesù aveva fatte, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono ai
Farisei, e dissero loro le cose che Gesù aveva fatte” (v.v. 45 - 46).
Due popoli e due reazioni.
Non vi era bisogno d'informare i farisei, ostinati nemici di Gesù,
come se niuno si trovasse in quel luogo. o che non avrebbero saputo
l'accaduto.
Vi è un motivo per tale menzione: vi sono di quelli che non
possono mai stare fermi se non accendono qualche fuoco, o non
rompono qualche osso.
Non fu tanto a scopo di informare, quanto per provocare
un'azione, come dire: Ed ora, che? Quel rapporto insidioso accelerò
il Concilio in cui il Sommo Sacerdote di quell'anno pronunziò le
celebri parole che sono profezia che Gesù morrebbe non solo per
quella nazione, ma per raccogliere in uno i figli di Dio dispersi.
Vi erano stati due miracoli di persone tornate in vita, miracoli
che ebbero effetti parziali e non decisivi verso la Croce. Ci volle la
resurrezione di Lazzaro, ritorno in vita che nella bocca di Gesù è
qualificata “Resurrezione”, per venire all'epilogo del ministero di
Lui. I due sono ora Tre.
Tre sono la famiglia di Betania.
Senza la resurrezione di Lazzaro, forse, resterebbe un vuoto, che
non colmerebbero né le resurrezioni dei due giovinetti, né quella
stessa di Gesù.
Ho bisogno, infatti, di vedere un uomo risuscitato di cui non
può dirsi non un uomo senza peccato, sia pure un personaggio
eccezionale; ma uno ordinario, come la media degli altri uomini. In
Lazzaro trovo quest’uomo, e nel caso suo, meglio che altrove, leggo
il destino dell'umanità.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Gesù l'ha detto è vero; ma l'umanità è restia a crederlo.


Tutti in Gesù saranno vivificati. Egli li chiamerà con grande
voce; tutte le generazioni verranno fuori. Sorgeranno dalle sabbie
dei deserti; dalle rovine delle città, dal fondo dei mari; sorgeranno
gli schiavi e gli oppressori, e tutti quanti al suono di quella voce,
marceranno dinanzi alla forza irresistibile del Figliuolo di Dio.
“Lazzaro vieni fuori! Umanità vieni fuori dal sepolcro!”.
Molti dei Giudei, vedute le cose credettero in Lui.
Fratelli Cristiani, noi non abbiamo veduto risuscitare alcun
morto, pure crediamo in Lui. Però noi abbiamo l'esperienza di una
resurrezione nel nostro cuore, ed abbiamo inteso il soffio
vivificatore dello spirito del Signore; perciò, viviamo sicuri sapendo
che se morremo senza averlo prima incontrato, Egli ci risusciterà.
Vi sono avvenimenti, che s'imprimono tenaci nella memoria. La
resurrezione di Lazzaro, miracolo culminante della carriera di Gesù,
fu propagata rapidamente, ed arrivò in Gerusalemme ai nemici del
Signore.
La tomba vuota di Lazzaro reclamava la chiusura di un altro
monumento. Per i nemici la resurrezione di Lazzaro fu l'incentivo
finale della determinazione di fare morire Gesù.
Il miracolo era avvenuto in modo solenne.
Esso è rimasto scritto nella memoria degli abitanti di quella
contrada: Betania ha preso un altro nome, “El-Azir”. Il popolo che
vi abita non è cristiano, ma arabo, ma “El-Azir” è la forma arabica
del nome Lazzaro.
Così la memoria è sopravvissuta al tempo ed ai rivolgimenti,
come l'opera di Gesù è la sola cosa che rimanga attraverso le
mutazioni delle cose umane.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Benedette, rassicuranti parole sono le sue, e debbono essere


scritte nei nostri cuori.

 “Io sono la Resurrezione e la Vita; chiunque crede in me, benché sia


morto vivrà. E chiunque vive, e crede in me, non morrà giammai in
eterno”.
Lettore, credi tu questo?
È una interrogazione solenne: rispondi, da solo; Gesù te lo
domanda!

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 4

SIMILI NELL’UMANITA’

Paragrafo 4

“Io ho sete”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Poi appresso, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, acciocché
la scrittura si adempiesse, disse: IO HO SETE” (S. Giovanni 19:
28);

Era costume di alcuni di offrire ai condannati a morte una


bevanda amara, che l'evangelista dice essere aceto mescolato con
fiele, e vino condito con mirra; era allo scopo di ubriacare la persona
e renderle meno atroce il supplizio. Così in S. Matteo:

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “E, venuti nel luogo detto Golgota, che vuol dire: Il luogo del teschio;
gli diedero a bere dell'aceto mescolato con fiele; ma egli avendolo gustato,
non volle berne” (S. Matteo 27: 33-34)
L'offrirono anche a Lui, ed Egli, esempio di condiscendenza
fino al massimo possibile non la rifiutò, l'accostò alle labbra, ma,
avendola gustata, non volle berne.
Era scritto di Lui (Salmo 69: 21):

 “Hanno messo del veleno nella mia vivanda: e nella mia sete mi hanno
dato a bere dell'aceto”.
Ciò si riferisce a due distinti momenti; più tardi, quando chiese
da bere, Gli diedero aceto; ma ora Egli non ha chiesto nulla, e,
profeticamente è detta “veleno” la bevanda addormentatrice che
doveva produrre uno stupore e mitigare la sensazione della
ignominia e il dolore. C'era veleno nella bevanda? Lungi da noi
alcuna parola, contro quelli che, nella loro pietà, gliela offrirono. Il
fare la volontà del Padre era, per Lui, cibo e bevanda, ma l'uomo, or
debole or violento, e sempre ignorante, ha cercato di avvelenarGli il
cibo e la bevanda celeste.
Gesù non doveva morire da ubriaco, ma sentire tutto il dolore e
conservare la mente lucida sino alla fine.
Egli rifiutò.
Da quando aveva lasciato la sala acconcia Gesù non aveva
assaggiato nulla. La flagellazione Gli aveva fatto perder sangue, e la
crocifissione che continuava ad esaurirLo e dissanguarLo doveva
produrgli, sempre più, una febbre e sete ardente.
Pure, non per il bisogno fisico, per intenso che fosse, ma
acciocché la scrittura si adempiesse, disse: “Io ho sete”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Doveva conoscersi ciò che l'uomo dà a Lui, in scambio di ciò


che Egli ha offerto e dato per soddisfare alla nostra sete. Egli ha
invitati gli assetati a bere, ed ha promesso che dal loro seno
coleranno fiumi d'acqua viva.
Ha sete anche Lui!
Ebbe sete al pozzo di Giacobbe, e chiese da bere alla donna di
Samaria, ed ha sete ora, dall'alto della croce: è la sete dell'anima, più
grande di quella del corpo.
Che darà, e come darà, l'uomo, a Lui che ha sete? “Hanno messo
del veleno nella mia bevanda” e, nella Sua sete, Gli hanno dato a bere
dell'aceto. Materialmente, l'aceto, in quel momento, era un
refrigerio; ma, davanti a noi è la sete dell'invisibile. L'aceto è vino
alterato; ecco ciò che l'uomo Gli ha dato.

 “E alcuni di coloro ch'erano ivi presenti, udito ciò, dicevano: Costui


chiama Elia. E in quello stante uno di loro corse, e prese una spugna,
e l'empié d’aceto, e messala intorno ad una canna, gli diè da bere. E
gli altri dicevano: lascia, vediamo se Elia verrà a salvarlo. E Gesù,
avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito” (San Matteo
27: 47-50).
Marco informa che fu un gran grido. Giovanni - egli era al piè
della croce - scrive:

 “Poi appresso, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, acciocché
la scrittura si adempiesse, disse: Io ho sete. Or quivi era posto un vaso
pieno d'aceto. Coloro adunque, empiuta di quell'aceto una spugna, e
postala intorno a dell'isopo, gliela porsero alla bocca. Quando adunque
Gesù ebbe preso l'aceto, disse: ogni cosa è compiuta. E chinato il capo,
rendè lo spirito” (San Giovanni 19: 28-30).
Così, una spugna intinta, chissà come e quanto sudicia, non data
colla mano, perché richiedeva un po' di lavoro per formare come
uno sgabello.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ogni cosa è buona per chi domanda come per carità: così, se la
vuole, la prenda come meglio può, sulla punta di una canna. Potrà
bere, o sarà come una irrisione di aiuto? E non era meglio, secondo
l'uomo, ora che è alla fine, non domandare nulla, e non prendere
nulla? Ma Egli che aveva domandato, prese così come Gli fu offerto.
Ci voleva anche quello e a quel modo, se no la cosa era
incompleta.
S'impone un'osservazione d'indole generale leggendo le parole
riferentisi a Gesù: “acciocché la scrittura si adempisse disse: ho sete”. Così,
se abbia avuto sete o no, Egli le disse per adempiere una parte che
gli era stata assegnata.
Il fatto è che lo Spirito Santo, prevedendo i particolari della
grande Vita, volle dirci anche quanto Egli fece prima di spirare: ebbe
sete, e non è meraviglia, giacché aveva perduto sangue, dal pretorio
in poi, cagionandoGli febbre e sete. Un altro, al posto di Gesù,
specialmente dovendo morire fra pochi istanti, di fronte alla valanga
di schernitori che Lo sfidavano con le parole “se sei Figlio di Dio...
ecc.”, non avrebbe chiesto nulla e si sarebbe chiuso in uno sdegnoso
silenzio. Vi sono esempi.
Ma Gesù, non solo, per il fatto che aveva sete - ed aveva sete -
ma per dare fino all'estremo l'opportunità a qualcuno di fargli un
servigio, disse: “Ho sete”. Non bisogna confondere questa bevanda
con la precedente che Gli fu offerta nel momento della crocifissione.
La prima era una miscela intesa ad addormentare in qualche modo i
sensi. Gesù vi pose le labbra come ad accettarla e ringraziare, ma
non bevve perché volle finire sereno e non diminuire le torture e le
umiliazioni della Croce.
Ora è altra bevanda.
Noi che leggiamo a distanza dai fatti, ci meravigliamo che Gli fu
porta in quel modo e che Egli l'accettò. Pure riconosciamo che fu
atto di carità di qualcuno di aver fatto il suo meglio, date le

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

circostanze, per alleviare un poco l'ardore del fuoco che consumava


quella bocca. Vi era fretta: Gesù accettò così come Gli fu offerto. In
quella postura era impossibile bere, ma solo rinfrescare le labbra.
Così come Gli fu dato, Gesù prese l'aceto.
Quale prima e quale seconda delle Sue ultime affermazioni, non
sappiamo: seguirono immediate all'avere accettato la bevanda, l'una
appresso all'altra.
Le due affermazioni sono una al Padre e l'altra all'Umanità di
ogni tempo.
Al Padre “Nelle Tue mani rimetto il mio Spirito”. Egli si era vuotato
di ogni gloria nel venire dall'Alto; ora si rimette nelle Mani del Padre.
L'altra parola è all'Umanità: “tutto è compiuto”. Non vi sono altri
sacrifici; tutto è completo in quella morte. Il grande grido, o meglio,
la voce maestosa, lo supponiamo staccato dalle due affermazioni.
Quali parole in quella voce, non sappiamo, né se ve ne furono e
se fu solo uno slancio di voce, uno di quei giubili di cui abbiamo
qualche cenno nella vita di Lui, ora al termine dell'opera, al confine
di due mondi. Ha adempiuto tutto, ed è per entrare in altro paese,
continuando altrove. Il grido fu voluminoso ed alto, tanto che gli
astanti, commossi - alcuni spaventati - immaginarono ch'Egli
scenderebbe dalla croce. In quella postura, dopo tanto sangue
perduto, senza una forza soprannaturale, era impossibile gridare,
tanto meno gridare a quel modo.
Sopravvenne un immediato contrasto.
Lo descrive San Giovanni. Ciò che fu gridato è rapportato dagli
altri Evangeli. Gesù chinò il capo e rendè lo spirito. Il capo si
sarebbe inclinato da sé, ma Gesù, servo volontario, morì volontario,
chinò il capo, anche volontariamente. Fu l'ultimo atto della Sua vita,
terrena, di adorazione ed ubbidienza al Padre.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Spirò.
La prima parola che ha detto sulla croce è stata: “Padre”. L'ultima
che le Sue labbra pronunzieranno, nel corpo della Sua umiliazione
sarà pure “Padre”.
Visse, mori per il Padre.
Si era vuotato di Sé nel venire al mondo: Ora si rivuotava ancora,
e disse: “Padre io rimetto il mio spirito nelle tue mani”. Poi diede un gran
grido. E subito dopo chinò il capo.
Che volle dire il grido, e che il capo chinato? Tutto ha un
significato. D'onde prese la forza del grido immenso? Uno dei pochi
grandi gridi, ricordati da Lui.
Agnello per essere ucciso e non aprire la bocca; Leone della tribù
di Giuda per procurare agli altri vittoria nella Sua morte. Gli uomini
uccisero l'Agnello; il Leone morì volontariamente.
L'Agnello tacque, il Leone gridò. Come Uomo era finito, come
Figlio di Dio poteva non morire.
Tutto era compiuto, la letizia del bene altrui Gli era davanti.
Gridò di vittoria, di potenza e di autorità su tutte le forze
nemiche. Il tempio, non più casa del Padre, ma divenuto spelonca
di ladroni, dovette udire la Sua voce, e rompersi.
I due segni dal basso e dall'alto, e poi dall'alto e dal basso sono
sulla croce. Ha chiesto da bere, ed ora grida con forza immensa. Poi,
subito dopo, Egli fa un atto significativo e simbolico.
Che bisogno aveva di piegare il capo?
Fra poco, il capo si piegherà da sé perché nella postura in croce
il capo non può rimanere eretto dopo morto. Per gridare lo ha

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

sollevato, ma Egli deve morire a testa chinata, in segno di ubbidienza


e sottomissione al Padre infino alla fine.
E perciò, senza attendere la morte, Egli, dopo il grido di potenza
e vittoria, fa l'atto finale di sottomissione e adorazione al Padre.
“Chinato il capo rendè lo spirito”. (S. Giovanni 19: 30)
Non è possibile affermare in modo sicuro se ciò che la Scrittura
qualifica “grido” furono le parole prima di spirare rapportate, o altre,
o solo una grande voce.
Ciò che pare confusione, è nel piano del Signore che ci
accontentiamo del mistero. Vale sempre quel monito di Gesù a
Pietro: “saprai appresso”: il limite e il tempo dell’“appresso” non è
stato dato, giacché tempi, stagioni, opportunità, sono nella Mano di
Dio.
Gli effetti furono rapidi.
La cortina del tempio, che faceva separazione fra il luogo santo
ed il santissimo fu rotta da cima a fondo; un terremoto spaccò le
rocce; niuno perì perché a quella morte seguì vita, e non morte.
Dei monumenti si aprirono, molti santi ritornarono in vita, ma
non entrarono nelle città se non dopo che Gesù fu risuscitato. Ci
volle il terzo giorno: in due, tornati in vita, al terzo risuscitati (Osea
6: 2). Uno straniero, dal quale meno si sarebbe atteso, diede un altro
grido, ed affermò:

 “Veramente costui era giusto, era Figlio di Dio”. (S. Luca 23: 47)
Le due qualifiche di Gesù sono unite definitivamente. Il Figliuol
dell'Uomo è definito Figlio di Dio.
Il ladro morente aveva affermato che Dio era nel supplizio; il
centurione proclamò che Gesù, dopo avere così gridato, e inclinato
il capo, era spirato, era davvero Figlio di Dio. Tutto si svolse rapido

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

mentre Egli, spirato, era ancora appeso alla croce. Quella morte
generava vita.
Ci si permetta riferire ciò che anni addietro ci fu rapportato
come avvenuto. Una povera donna mentre attendeva ad alcuni
lavori nel campo, aveva coricato il suo bambino in una cesta a pochi
passi.
Ad un tratto una spaventevole sorpresa: un uccello di rapina,
calatosi fulmineo, afferrò il piccolino. La donna disperata si slanciò
e raggiunse il nido ove l'innocente era stato deposto. Alcuni
volonterosi accorsero con funi e scesero sul luogo per dare ogni
possibile aiuto: trovarono il bambino vivo, ma curva su di lui, con
le vesti e le carni lacerate, la madre morta.
Vero o no, l'incidente illustra come alla morte di Gesù non vi
furono morti, ma solo vita e testimonianza di vita. Il granello di
frumento cominciava a portare frutto. Fu iniziato un culto ed
un'adorazione che non avranno fine. Uno scrittore giudeo ha detto:
“Per nessun uomo si è fatto tanto poco mentre era vivo, e tanto assai dopo la sua
morte” .
Siamo pervenuti al confine, al ponte di unione fra due mondi.
Gesù non cessò di essere Uomo benché Dio. Rimane l'Uomo
perfetto, che va da un territorio all'altro.
Ecco l'UOMO.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 4

SIMILI NELL’UMANITA’

Paragrafo 5

“Comunione e Unione”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Padre, Io voglio che dove son Io, siano ancor meco coloro che Tu mi
hai dati” (Giovanni 17: 24)

Invitiamo a rileggere in Giovanni 17, dal verso 20 alla fine del


capitolo:

 “Or Io non prego sol per costoro, ma ancora per coloro che crederanno
in me per la lor parola.
Acciocché tutti siano una stessa cosa, come Tu, o Padre, sei in me, ed
Io sono in te; acciocché essi altresì siano una stessa cosa in noi; affinché
il mondo creda che Tu mi hai mandato.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ed Io ho data loro la gloria che tu hai data a me, acciocché siano una
stessa cosa, siccome noi siamo una stessa cosa. Io sono in loro, e Tu sei
in me; acciocché essi siano compiuti in una stessa cosa, e acciocché il
mondo conosca che Tu mi hai mandato, e che Tu li hai amati, come
Tu hai amato me.
Padre, Io voglio che dove son Io, siano ancor meco coloro che Tu mi hai
dati, acciocché veggano la mia gloria, la quale Tu mi hai data;
perciocché Tu mi hai amato avanti la fondazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto; ma Io ti ho conosciuto, e
costoro hanno conosciuto che Tu mi hai mandato. Ed Io ho loro fatto
conoscere il tuo Nome, e lo farò conoscere ancora, acciocché l'amore, del
quale Tu mi hai amato, sia in loro, ed Io in loro”.
Se ci fossimo fermati al verso nove dove è detto che Gesù non
pregava per il mondo, ma solo per i discepoli, saremmo rimasti con
un ritratto incompleto; ma ora, dopo che ha pregato che i discepoli
stessi siano guardati, Gesù aggiunge che prega non solo per loro, ma
anche per quelli che, avranno creduto a mezzo di essi.
La richiesta è ora, non prima, perché nel conservarli e
santificarli, vi è più che solo interesse alle loro persone, ma che essi
siano portati all'amore universale verso tutte le creature, anzi verso
la creazione. Ciò non viene subito, né senza conflitti, perché per
lungo tempo anche i più santi sono tentati ad egoismo, vorremmo
dire - se la parola non fosse impropria - ad egoismo spirituale.
Per distesa di mediazione, i discepoli divengono mediatori, o,
come la mano ed il cuore di Gesù Cristo.
Il verso 21 rivela che solo quando essi saranno interessati nel
bene degli altri, solo allora saranno uniti fra loro stessi, col Padre e
col Figliuolo “acciocché tutti siano una stessa cosa”.
Unità fra essi e Unità fra essi e Noi (Padre e Figliuolo).
Il termine di paragone è più che ogni misura o calcolo terreno.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

È impossibile l'unità fra i discepoli senza previo interesse in tutta


la creazione; ed è impossibile questa unità prendendo esempio da
altre unioni, tranne quella del Padre col Figliuolo, del Figliuolo col
Padre.
Pochi sono stati quelli che hanno creduto, per diretta
rivelazione, che Gesù è venuto dal Padre; affinché altri credano ciò,
è essenziale che vedano unità fra i discepoli stessi.
È la ripetizione di ciò che Gesù aveva già detto: “Da questo
conosceranno gli uomini che io vi ho mandati, se porterete amore gli uni agli
altri”. (S. Giovanni 13: 55).
Come se il già detto non bastasse, vi è una ripetizione in altre
parole, ed è perché la Chiesa realizzi quanto importante è la
Comunione.
Per avere unione, Gesù ripete che Egli è nei discepoli, ed il Padre
è in Gesù, acciocché essi siano compiuti.
La misura dell'unione di Lui coi discepoli è nel “Come” il Padre
è in Gesù: così il mondo conosce che il Padre ha mandato Gesù,
che Gesù ha amato i discepoli, come Gesù ha amato Lui.
L'Amore di Dio è perfetto fin dal principio; il nostro va
crescendo a misura che ci facciamo penetrare dalla presenza di Gesù
Cristo. È amore tanto perfetto, che Gesù chiede che i discepoli siano
con Lui affinché vedano che il Padre Lo ha amato di Amore eterno.
Notiamo le parole “Io voglio”, linguaggio nuovo nella bocca del
Figliuolo, che non ha mai voluto altro, tranne ciò che il Padre ha
voluto. Qualche ora dopo che Gesù ebbe pronunziate quelle parole
“Io voglio”, noi, penetrando nel Getsemani, portativi dallo Spirito
Santo, vedremo Lui, agonizzante, pregare che trapassi da Lui quel
calice, ma subito aggiungere: “non come io voglio, ma come tu vuoi”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Scopriamo, se ancora non l'abbiamo, una chiave, un segreto,


nella relazione fra il Padre ed il Figliuolo, per noi pure arrivare alla
statura di dire: “non quello che io voglio, ma ciò che tu vuoi”; ed altresì,
qualche volta, dire “Io voglio”.
Non è strano linguaggio questo, perché nella Comunione ed
Unione fra noi col Padre ed il Figliuolo, il piano del Signore è che
dobbiamo pervenire alla stessa libertà che Gesù gode col Padre,
altrimenti non saremmo una stessa cosa. “Non come io voglio” -
riguardava Gesù personalmente; “Io voglio” - riguardava il destino
degli altri.
Altura ardita è questa, ma preziosa quando è raggiunta: di essere
ciascuno pronto a qualunque sacrificio personale, ma coraggioso
quando si tratta del bene degli altri.
Vi sono esempi; e se non ne avessimo nella memoria - ma ne
abbiamo - basterebbe ricordare ciò che disse un apostolo, che pur
essendo povero, arricchiva gli altri; e si può aggiungere, pur essendo
malato e debole, era usato a fortificare altri. Sappiamo di alcuni che
hanno litigato con Dio, dicendo come un “Io voglio” che tu, Signore,
risparmi questa persona, o altro, laddove io stesso ho perduto,
patito, veduto morire, e sono stato privato anche dei più cari.
Alle anime pie bastano pochi cenni.
Segue altro.
Una delle maggiori difficoltà nel Regno dello Spirito fino a che
non siamo entrati nei tabernacoli celesti, è di affermare che Iddio è
giusto. Il problema del male pesa a lungo su molte anime; ma il
giorno verrà in cui ogni creatura proclamerà che Iddio è giusto,
quando si sarà veduta nell'assieme l'opera della redenzione.
L'affermazione di Gesù in questo capitolo è profetica e da
accettarsi in fede. Il linguaggio è tenero del Figliuolo verso il Padre.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Tu, Padre, sei giusto.


Il mondo non ha conosciuto questo, ma i discepoli hanno
conosciuto, benché di relativa e progressiva conoscenza. Non è che
essi abbiano subito o del tutto conosciuto che Iddio è giusto; hanno
cominciato a conoscere che Gesù è venuto dal Padre. Questa
preliminare conoscenza dispone a metterli e a tenerli nella scuola di
Colui che si è proposto di fare conoscere il Nome del Padre.
Gesù aveva già annunziato (San Giovanni 16) che vi è una
rivelazione speciale circa il Padre; Gesù aggiunge (ripetiamo) “Ed io
ho fatto conoscere loro il Tuo Nome”. Non ho finito, anzi, ho solo
cominciato; “Lo farò conoscere ancora”. A questo fine “che l'amore del
quale tu mi hai amato, sia in loro”.
Conoscere per amare, ed amare per continuare a conoscere
l'amore del Padre per il Figliuolo, e del Figliuolo ai discepoli. Ed io
- Gesù continuò - sono in loro e rimango in loro:

 “L’amore del quale Tu mi hai amato, sia in loro ed Io in loro”.


Amen.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 4

SIMILI NELL’UMANITA’

Paragrafo 6

“Oggi tu sarai meco in Paradiso”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “E Gesù gli disse: Io ti dico in verità, che oggi tu sarai meco in


Paradiso.” (S. Luca 23: 43)

Più vicini a Lui, dopo che ha parlato a quelli che Lo hanno


seguito, sono i due ladroni crocifissi ai lati. Ingiuriavano Gesù,
scuotendo il capo; i principali sacerdoti, gli scribi, i farisei, facendosi
beffe, dicevano:

 “Egli ha salvati gli altri, e non può salvare sé stesso: scenda ora giù di
croce, e noi crederemo a Lui”. (S. Matteo 27: 42)
Era questa una delle ultime tentazioni, ma non Lo smosse. Però
è profetico di quante volte, la voce nemica, a mezzo di una folla,

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

anche religiosa, dirà ai discepoli di Lui: scendi giù di croce,


insinuando che quella croce non sia nella volontà di Dio. Egli
rimase, mori in croce. Aggiungevano:

 “Egli si è confidato in Dio; liberalo ora, se pur lo gradisce”. (S.


Matteo 27: 43)
La corrente travolse anche i ladroni; cominciarono a
rimproverargli le stesse cose, però non tutti e due a lungo. Uno si
fermò mentre l'altro continuò e fece un attacco più diretto e
personale:

 “Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi”. (S. Luca 23: 39)
Allora l'altro, rispondendo al compagno, disse:

 “Non hai tu timore non pur di Dio, essendo nel medesimo supplizio?”
(v. 40)
Quando aveva intuito che Dio stesso era vicino a loro? Durante
la valanga d'insulti a cui egli stesso aveva preso parte; vedendo il
modo col quale Gesù li accettava, senza risentimento, avrà allargato
l'impressione che gli dovette fare quel domandare perdono pei
crocifissori: Timore non pur di Dio? Nemmeno ora? - E gli sgorgò,
spontanea, la confessione del passato.

 “E noi di vero vi siamo giustamente, perciocché riceviamo la condegna


pena dei nostri fatti, ma costui non ha commesso alcun misfatto [nulla
fuori posto]” (v. 41)
Dunque, anche i ladri, o direttamente, o per aver udito,
sapevano della vita di Lui. Aveva cominciato da ciò che è più vicino
a capirsi, e si elevava a misura che parlava, come sempre accade nei
rapporti di Lui.
A questo punto cessò di parlare al compagno.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Avevano misfatto insieme, e insieme erano stati sentenziati e


condannati; ma ora si dividono; l'uno rimane dove è, e l'altro,
novella aquila, vola dove è il vero sacrificio.
Basta col compagno:

 “E rivoltosi a Gesù, gli disse: ricordati di me quando sarai venuto nel


tuo Regno”. (v. 42)
Egli si, aveva un regno; la morte che stava facendo lo
confermava; non aveva potuto mentire, Lui. Dove, come fosse il
regno, il ladro non lo sapeva. Era certo che non era di questa terra,
perché non gli diceva più di scendere di croce.
L'appello è alla pietà, e non ad alcun merito: “Ricordati di me,
quando sarai venuto nel tuo Regno”. Gesù, che aveva taciuto a tutti
gl'insulti, rispose, pronto, all'appello di misericordia:

 “Io ti dico, in verità, che oggi sarai meco in Paradiso”. (v. 43)
Aveva trovato un rimanente immediato da raccogliere anche
sulla croce.
Quel ravvedimento e quella confessione occupano pochi istanti
nel tempo dell'uomo, ma davanti a Dio valgono millenni. Fu il solo
vero conforto che Gesù ebbe dal lato umano, mentre era sulla croce.
In faccia all'ignominia, all'insulto della folla e dei capi del popolo;
di fronte a ciò che si chiamerebbe sconfitta, il ladro cantò a Lui un
inno di vittoria: Dio, Lui: noi ben condannati; Lui innocente! Lui
Re!! Lui pietoso!
Entrato in un patto di amore, dovette raccogliersi
nell'aspettativa del colpo finale che lo avrebbe liberato, per potere,
con Lui, correre verso il Paradiso che gli era stato promesso per
quello stesso giorno.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 5

SIMILI NELLA RESURREZIONE

Paragrafo 1

“ci ha risuscitati con Cristo”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Ma Egli disse ad un altro: Seguitami. Ed egli disse: Signore,


permettimi che io prima vada e seppellisca mio padre. Ma Gesù disse:
lascia i morti seppellire i loro morti; MA TU va ed annunzia il Regno
di Dio” (San Luca 9: 59 - 60).

Due popoli sono indicati in queste poche parole del Signore: i


morti che devono seppellire i loro morti, ed il TU che deve
annunziare il Regno di Dio.

Quel “MA TU” stabilisce il vivo contrasto fra la vita e la morte.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Sia “i seppellitori di morti” che quel discepolo, erano in vita,


secondo la carne, ma ai fini elevati, gli uni erano morti, l'altro era
vivo. Uno dei nomi dati alla Chiesa è quello di discepoli; quel tale,
dunque, era destinato alla Chiesa, al Corpo di Cristo.

La Chiesa è un popolo di Resurrezione, di effettiva resurrezione:

 “Se voi siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra, dove Cristo
è a sedere alla destra di Dio. Pensate alle cose di sopra, non a quelle
che sono sopra la terra. Perciocché voi siete morti, e la vostra vita è
nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, che è la vita vostra,
apparirà, allora anche voi apparirete con Lui in gloria. Mortificate,
adunque, le vostre membra che sono sopra la terra …” (Colossesi 3:
1-5).

Nessuna logica di uomo si accontenterebbe di tali affermazioni,


che paiono contraddittorie: da un lato, risuscitati, e dall'altro, in lotta
con la morte.

“Mortificate” significa: mettere a morte. Ma Iddio ha la Sua


logica; ed a misura che penetriamo nei Suoi misteri, ci sarà dato
ragionare secondo il cielo, ed avere quel senso alle cose di sopra di
cui Gesù fa cenno a Pietro.

Due pensieri sono chiari: che, pur essendo risuscitati, siamo,


durante questa vita, in lotta continua; e l'altro, che nessuno può
essere risuscitato, se prima non è morto.

Cominciamo dal secondo.

La resurrezione suppone la morte che la precede. Quando è


avvenuta questa morte? - Nel momento che abbiamo udito, per
quelli che lo abbiamo udito, l'invito di Gesù di andare dietro a Lui,
e abbiamo, assieme all'invito, compreso il patto, che, per seguire,
dobbiamo rinunziare a noi stessi.

99
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Se abbiamo fatto ciò, in quel momento, innanzi a Lui ed innanzi


a noi stessi ci consideriamo morti alla vita del mondo, e vivi alla vita
del cielo.

Quel penitente, Sant’Agostino, incontrò, dopo la sua


conversione, una persona con cui aveva avuto relazioni di peccato:
chiamato più volte per nome, dapprima non rispose; poi disse:
Agostino è morto.

È la sentenza di morte che abbiamo noi stessi data a tutto ciò


che è passato, per vivere, d'ora innanzi, non più a nostro piacere, ma
secondo il Signore.

Tali sono i risuscitati.

Abbiamo accettato quella MORTE; siamo partecipi, fin da ora,


di quella RESURREZIONE.

Un’illustrazione di ciò si ha nel capo decimo dei Fatti degli


apostoli. Pietro così predica nella casa di Cornelio (Fatti 10: 40, 41):

 “Esso [Gesù] ha Iddio risuscitato nel terzo giorno, ed ha fatto che


Egli è stato manifestato. Non già a tutto il popolo, ma ai testimoni in
prima da Dio ordinati, che abbiamo mangiato e bevuto con Lui, dopo
che Egli fu risuscitato dai morti”.

Un giorno apparirà a tutti; ma, chi Lo vede prima nella


resurrezione sono i discepoli, la Chiesa. Essi Lo avevano seguito ai
giorni della Sua carne; ed avevano, per quanto avevano potuto,
assaporato qualche cosa delle persecuzioni sofferte da Gesù.

Essi, perciò, ebbero l'onore di vedere risorto Lui, che avevano


amato, mentre era vissuto come uomo fra loro.

100
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Quando Ponzio Pilato udì l'accusa dei Giudei che Gesù si era
fatto Figliuolo di Dio, ebbe per un momento il coraggio di volerLo
liberare, se davvero fosse stato Figlio di Dio. Ma Gesù non rispose
alla domanda; perché Egli si manifesta in potenza a coloro che Lo
accettano nell'umiliazione.
Quelli che Lo riconoscono come Figliuolo dell'Uomo Lo
vedono come Figliuolo di Dio, nella potenza della resurrezione.
Come Figliuolo dell'Uomo, ci addita la morte in croce, per la
quale devono passare i discepoli. Non è morte che avviene tutta di
un colpo, la quale sarebbe meno dolorosa; il crocifisso è morto,
perché la sentenza è data; ed è morente, perché spira lentamente.
Morto, eppure è vivo, vivo, eppure è morto.
Per capire qualche cosa di ciò, bisogna tornare spesso colla
mente a quella morte. Crocifisso fra due malfattori, esposto in
ignominia in luogo elevato, vicino ad una strada di passaggio, in
giorno di gran festa: deriso e vilipeso da molti; udente l'insulto che
scendesse di croce.
Rimase al SUO posto, e vi spirò.
Quello che è avvenuto a Lui, si ripete, in parte, secondo la
misura data a ciascuno, nella Chiesa. Chiunque che è parte di quel
corpo. dovrà, almeno in ispirito, sperimentare la lunga morte in
croce. Gli insulti peggiori sono quelli che si ricevono dal così detto
popolo di Dio, proprio come fu per Gesù.
Siamo chiamati a parere stolti ai nostri propri occhi, perché il
martirio è consumato nel luogo detto del TESCHIO (Golgota): la
crocifissione della mente. Se alcuno vuole essere savio secondo
Iddio, deve divenire stolto secondo l'uomo. E ciò costa più che le
sofferenze fisiche, specialmente agli intelletti che hanno goduto
qualche reputazione, e sono stati disciplinati a pensare.

101
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

PENSARE - Ma, la parola citata (Colossesi 3): dopo il


CERCARE le cose del cielo, ci dice: PENSATE le cose di sopra.
Cercare, pensare. “Perciocché voi siete morti, e la vostra vita è nascosta con
Cristo in Dio”.
“Se fai coteste cose, palesati al mondo” (San Giovanni 7: 4) era il
consiglio di umana prudenza che i fratelli rivolgevano a Gesù. Ma,
col Signore è l'opposto: il santo è chiamato a vivere una vita
nascosta. Non che debba nascondersi la testimonianza di Lui,
quando lo Spirito Santo muove a darla, no; ma nascosti in ciò che
può essere dei nostri diritti. Esternamente, i santi appaiono come gli
altri uomini, e, spesso, peggiori; devono essere contenti di sapere
che Iddio li conosce.
Ama di essere nascosto, ha detto un santo antico.
Cristo è la nostra vita: cioè, abbiamo tanto di vita quanto
abbiamo di Lui in noi. Egli è nascosto al mondo: quando Lui
apparirà, allora anche noi appariremo in gloria. Non solo
dell'apparire definitivo, ma, di ogni volta che Lui vuole apparire a
mezzo di alcuni di noi.
E, intanto, siamo chiamati ad una vita di mortificazione.
Viviamo tra due immagini, tra due uomini; il primo ed il secondo
Adamo; e, “come abbiamo portato l'immagine del terreno, porteremo ancora
l'immagine del celeste” (I Corinti 15: 49).
Siamo come messi in mezzo a due quadri.
La vecchia immagine (che diviene ogni giorno più odiosa) è
davanti a noi; e, da altro lato, acquista sempre più attrazione la
immagine del Figliuolo di Dio. Quando (diciamo noi, sospirando)
saremo, non solo per fede, ma praticamente liberi della prima, e
ripieni solo della seconda? E cresce, da un lato, l'odio alla carne
nostra, e dall'altro, l'amore alla Giustizia di Gesù Cristo.

102
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Non ci contentiamo più dei doni, ma vogliamo esser simili a Lui.


Agli appelli delle cose vecchie dobbiamo rispondere,
riconoscere che siamo morti. Morti al peccato:

 “Reputate che siete morti al peccato: ma che vivete a Dio in Cristo


Gesù, nostro Signore” (Romani 6: 11).
La vittoria è tutta per Grazia, cioè dipendendo sempre, passo
passo, solo da Lui; ma il conflitto è acuto e continuo: tanto che,
mentre viviamo in questo corpo, ci pare di perdere la vita che è vita.
- Mi sento morire mentre vado vivendo - esclamava la Mistica
Spagnola, Santa Teresa.
Una vita ne mette in pericolo un'altra. Perciò sappiamo che, a
misura che siamo mortificati in carne, siamo ravvivati in ispirito.
Un popolo di resurrezione del quale Gesù è la vita. Tuo fratello
risusciterà, disse Gesù a Marta, e lei rispose: lo so che risusciterà
nell'ultimo giorno. Gesù le disse:

 “Io sono la Resurrezione e la vita; chiunque crede in me, benché sia


morto vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà giammai in
eterno. Credi tu questo?” (S. Giovanni 11: 26)
Egli, dunque, è la Resurrezione. Morti con Lui, risuscitati con
Lui: dipendendo da Lui, sperimentiamo la potenza della
Resurrezione.
Tale virtù si manifesta anche nei nostri corpi mortali:

 “Se Lo Spirito di Colui, che ha risuscitato Gesù dai morti abita in


voi, Colui che risuscitò Cristo dai morti vivificherà ancora i vostri corpi
mortali” (Romani 8: 11).

 Abramo credette in Colui che risuscita i morti, e fu invigorito dando


gloria a Dio” (Romani 4: 17, 20).

103
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

San Paolo ricorda come era stato in gran dubbio eziandio della
vita, anzi, aveva in se stesso la sentenza di morte; e ciò era avvenuto
affinché non si fosse confidato in se stesso, ma in Dio che risuscita
i morti (2 Corinti 1: 9).
Di tanto in tanto pare che arriviamo alla fine di noi; ed il Signore
ci risuscita in speranza viva.
Una delle preghiere dell'apostolo Paolo per la chiesa di Efeso è
che conosca l'eccellente grandezza della Sua possanza, la quale ha
adoperata in Cristo, avendoLo suscitato dai morti (Efesi 1: 19, 20).
E nel finale della stessa lettera esorta i fratelli a fortificarsi nel
Signore, e nella forza della Sua possanza, la quale non è altro che la
potenza della resurrezione.
La Chiesa, dunque, è un popolo risuscitato; ed è chiamata a
vivere la vita della resurrezione. Nella prima a Timoteo 3: 16, si
legge:

 “E senza veruna contraddizione, grande è il Mistero della pietà: Iddio


è stato manifestato in carne, è stato giustificato in ispirito, è apparito
agli angeli, è stato predicato ai Gentili, è stato creduto nel mondo, è
stato elevato in gloria” (I° Timoteo 3: 16)
Annunziato agli angeli.
È profittevole il meditare sulla relazione di Gesù coi discepoli
dopo la resurrezione. Furono solo quaranta giorni, e sappiamo ben
poco: apparve più volte in modo inaspettato, e poi sparì da loro.
Degli ammaestramenti che diede loro sappiamo quasi nulla,
perché ne abbiamo il riassunto in poche parole nel capo primo dei
Fatti: furono comandi per lo Spirito Santo. Comandò loro di
attendere in Gerusalemme la promessa del Padre:

 “Voi riceverete la virtù dello Spirito Santo, il quale verrà sopra di voi,
e mi sarete testimoni, e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea, e in

104
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Samaria, infino alla estremità della terra. E, dette queste cose, fu


elevato, essi veggendolo, e una nuvola Lo ricevette e Lo tolse d'innanzi
agli occhi loro”. (Fatti 1: 9)
La scarsità della narrativa sui quaranta giorni, che pure dovettero
essere ricchi di ammaestramenti; i brevi comandi, preceduti e seguiti
da subitanee apparizioni, sono una lezione di come deve essere per
la Chiesa la vita della resurrezione.
Annunziato agli angeli (messaggeri) avverte che dobbiamo
vivere come angeli, i quali toccano la terra, senza contaminarsi in
nulla di terreno.
Da quando la vita di Cristo è venuta in noi, è cominciata la vita
nuova della resurrezione, per cui siamo cittadini di un altro paese, e
ci consideriamo qui soltanto di passaggio. Qui non abbiamo una
città continua, ma ne aspettiamo una futura. E intanto, come quelli
che visitano un luogo per breve tempo, e sospirano il ritorno alla
contrada natia, noi sospiriamo di partire da questo corpo, per essere
sempre col Signore.
La gravitazione terrestre ci attirerebbe verso le cose di quaggiù;
ma una legge più forte, cioè una superiore gravitazione, la forza della
resurrezione, fa sorgere noi su noi stessi, portando e riportando le
aspirazioni verso il Cielo, non per il Cielo stesso, ma verso Colui che
l’anima nostra ama, e di cui già abbiamo cominciato a sperimentare
la potenza di vita, essendo che, morti con Lui, siamo con Lui
risuscitati.
Per il risorgere di questa vita di risurrezione, possiamo resistere
alle forze nemiche, ed attendere la completa e finale Redenzione.

105
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 5

SIMILI NELLA RESURREZIONE’

Paragrafo 2

“cercate le Cose di Sopra”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

I Serafini appaiono nel capo sei di Isaia, in un tempo che il re


della terra era venuto meno: Uzzia era morto di lebbra. E il tempio
di Gerusalemme sotto il nuovo re di Giuda era esposto a
contaminazione.

Fu allora che il profeta ebbe - come diremmo - una vera e nuova


conversione. Vide il Re del Cielo, e come il Tempio terreno veniva
scosso, e vide anche come il Signore è servito in Cielo:

 “I Serafini stavano di sopra ad esso; e ciascun d'essi aveva sei ali; con
due copriva la sua faccia, e con due copriva i suoi piedi; e con due volava.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

E l'uno gridava all'altro, e diceva: Santo, Santo, Santo è il Signore


degli eserciti, tutta la terra a piena della sua gloria” (Isaia 6: 2, 3).

Avevano ciascuno sei ali. Le facce erano coperte di tal modo che
il profeta non ne vedeva la bellezza, e coperti i piedi, indicando
lavoro senza ostentazione. Erano tutti attivi, volando intorno al
Trono, pronti ad ogni comando, e nello stesso tempo, non si
fermavano di glorificare Iddio, chiamandolo tre volte Santo, e
annunziando che anche sulla terra, come sia che apparisca all'uomo
di terra, è sempre e dovunque presente la gloria di Lui. Creature
privilegiate. Il loro nome indica umiltà e fuoco celeste.

Dinanzi a tale spettacolo, Isaia vide sé stesso, come non si era


ancora veduto, benché egli già fosse al servizio di Dio. Fu allora che
egli si chiamò impuro di labbra, le labbra essendo come la
espressione dell'anima, perché è dalla bocca, specie nelle labbra, che
si conosce il santo. Ci vien da ricordare il Salmo 45: 7, nel quale è
detto che grazia è sparsa sulle labbra del Re (di Gesù).

Nel grido del penitente (e più vediamo l'Alto e più conosciamo


noi stessi) il Cielo diede immediata risposta:

 “E uno dei Serafini volò a me, avendo in mano un carbone acceso, il


quale egli avea preso con le molle d'in su l'Altare, e l'accostò alla mia
bocca, e disse: Ecco questo ha toccato le tue labbra; or sarà la tua
iniquità rimossa, e il tuo peccato purgato” (versi 6, 7).

I Serafini, in accordo, volavano e si ripetevano l'uno all'altro


“Santo, Santo, Santo e il Signore degli eserciti”. Uno, e nell'uno era
l'accordo del Trono e di tutti, uno solo volò alla purificazione del
profeta. Isaia non vide la faccia del servo benefattore, ne udì solo la
voce nelle poche parole. E dopo che l'udito gli si era affinato, udì
ancora la voce del Signore che diceva:

 “Chi manderò? Chi andrà per noi?”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

L’uomo che aveva veduto ciò che aveva veduto, e veduto come
il Signore è servito, nonché la prontezza e modestia degli esseri
angelici, fu pronto ad offrirsi al servizio di Lui.
Vide come è adempiuta in Cielo la volontà del Signore.
Laddove nel quadro dei Cherubini ― del Cherubino, ha avuto
l'esempio di energia, spada e luce, dai Serafini ha imparato un'altra
lezione ed è:

 “Se dunque voi siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra, dove
Cristo è a sedere alla destra di Dio. Pensate alle cose di sopra e non
alle cose che son sopra la terra. Perciocché voi siete morti, e la vita vostra
è nascosta con Cristo in Dio”. (Colossesi 3: 1-3).
Che, cioè, il santo è nascosto in Cristo.
Ricordiamo Giovanni Battista, desideroso di innalzare Gesù, e
lui sparire.
Ricordiamo che tutti i veri servi di Dio sono lieti non quando
essi fanno impressione e sono ammirati, ma quando a mezzo di essi,
gli altri vedono e seguono il Signore. Ricordiamo ciò che è scritto in
Giovanni 1: 37:

 “E i due discepoli l'udirono parlare, e seguitarono Gesù”.


Udirono il Battista e seguirono Gesù. È così che si adempie la
volontà di Dio.
La lezione è: ama di essere nascosto.

110
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 5

SIMILI NELLA RESURREZIONE’

Paragrafo 3

“come Angeli di Dio”

111
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “gli uomini son nel Cielo come Angeli di Dio. E quant’è alla
Resurrezione de’ morti, non avete voi letto ciò che vi fu detto da Dio,
quando disse: Io son l’Iddio d’Abrahamo, e l’Iddio d’Isacco, e l’Iddio
di Giacobbe? Iddio non è l’Iddio de’ morti, ma de’ viventi” (San
Matteo, 22: 31-32).
Angeli: il nome è lo stesso che “messaggero”. Definire,
descrivere, ci è impossibile.
Ma dal poco che cogliamo nella Scrittura, e più assai, da quel
consenso, possiamo dire universale anche senza libro alcuno, la
Parola ci trasporta in un territorio al disopra del terreno.

112
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Gli Angeli si muovono sulla terra e fra noi, ma vengono da un


regno superiore. Il Salmista li descrive: “eccellenti di forza, e ubbidienti
alla voce della Parola del Signore”. (Salmo 103).
Alla voce della Parola!
Quando leggiamo che vento e fuoco sono gli Angeli nella mano
di Dio, dobbiamo anche (dico: anche) intendere che gli Angeli
muovono rapidi, e servono in modo che paiono fuochi che
distruggono ostacoli.
Nel regno dello Spirito deve rimanere solo ciò che il fuoco non
può consumare. Iddio è un fuoco consumante. Il fuoco annerisce e
consuma la paglia, e lustra i metalli del Tempio.
Spesso leggiamo dell'Angelo di Dio e più spesso, di Angeli.
Che l'Angelo menzionato al singolare, specie se nella stessa
citazione occorrono le aggiunte “del Signore” “di Dio”, possiamo
considerarlo come il Signore stesso in una delle Sue visite, o che sia
un Messaggero speciale, per noi è lo stesso.
Il pericolo di cadere in fantasiose stravaganze, trattando delle
cose del Cielo, non deve spaventarci a tal punto che non ce ne
occupiamo affatto, o che ripetiamo senza averle pesate, opinioni
altrui.

È eresia il dire che la Resurrezione è già avvenuta, ed è errore


altresì il negare che vi è una presente resurrezione. Eresia fu quella
di Imeneo e Fileto, i quali, sviati dalla verità, insinuavano che la
resurrezione fosse già avvenuta (II° Timoteo 2: 17, 18).

Essi negavano la resurrezione nel senso di 1° Corinti 15,


affermando che essa consistesse in questo soltanto: in un certo
cambiamento di vita.

Ma vi è ― vi sarà una resurrezione.

113
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Vi sarà: è chiaro dalla luce che ci dà lo Spirito Santo, confermata


nelle Scritture, specie in 1 Corinti 15.

Vi è una presente resurrezione, ce lo dice Gesù in Giovanni 11:


25 e San Paolo in Colossesi 3: 1 ― a tacere di altri passaggi.

Il soggetto che abbiamo a mano, si riferisce alla nostra attitudine


e contegno verso l'Alto mentre ancora siamo in questi corpi; il senso
è che la mente, le immaginazioni di quelle genti e di queste genti
contemplate nella Scrittura, concentrano il cuore e la mente alle linee
suddette.

È il non dare alle cose il valore relativo che hanno, cioè il non
dipendere da Dio in ogni cosa, ed avere Lui a centro e direzione
della vita ― diciamo della vita terrena, che di essa, al presente, ci
stiamo occupando.

E ciò è preziosa verità, specie a quelli che riconoscono che il


Battesimo con lo Spirito Santo è la prova più intima ed eloquente
della Resurrezione, essendone una caparra, un anticipo.

Il risuscitato con Cristo – ripetiamolo - in questa vita, vive in


alto. Il di lui cuore e la di lui mente sono concentrati nel Cielo. Non
ci stanchiamo di ripetere che per Cielo, in questi scritti, intendiamo
specialmente stato e condizione.

Non è detto che tale non mangi e beva, o non abbia famiglia
terrena, ma si intende che tutto per lui è sottomesso alla guida ed
affezione del Cielo.

È il Signore che nobilita e santifica tutto quanto ― in modo


legittimo ― si svolge nella vita terrena. Il pellegrino sembra quasi
indifferente a ciò che è terreno; ma indifferente non è; anzi è
accurato e doveroso, perché tale il Cielo lo vuole.

114
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Egli ama, ma di un amore che è un raggio dell'Eterno, cioè di


vero amore, che non è egoistico su ciò che di gioie e godimenti può
ricevere, ma a modo di Dio, in ciò che può dare. Egli non è intento,
occupato e preoccupato com'egli può stare bene ― cioè godere la
terra ― ma come e dove egli possa fare bene.

E così il di lui bene sarà nel bene degli altri.

Impara non ad invidiare, ad essere geloso, dominato da cupidigia


di quanto più può prendere e ricevere, per cui vede rivali in ogni
dove ― ma come la luce e il fuoco, diviene più ricco a misura che si
stende verso l'alto, e di conseguenza in ogni direzione a desiderare
e fare bene.

Luce e sale per altri, che beneficano in silenzio.

La preghiera del “Padre Nostro” si approfondisce e stende a


misura che il pellegrino tende all'alto.

Colui che non sprezza i santi desideri, li andrà soddisfacendo ―


di talché non è vano sogno, ma realtà cominciare a vivere fin dalla
terra i giorni del Cielo (Deuteronomio 11: 21).

Ed egli si ripete del continuo, in ispirito: “Come in Cielo”.

Quel ponte di Misericordia fra la terra e il Cielo ― la scala veduta


dal pellegrino, dal basso all'alto ― e sulla quale ascendevano e
discendevano Angioli di Dio, si ripetono in ispirito nella vita del
cristiano. Vi è il “Continuo” e vi è come una mano che solleva tra
eventi staccati – ad ogni nuovo principio.

Un Angiolo aveva rotolata la pietra: un'opera di forza, ma


silenziosa. E più tardi, altri Angeli.

Le donne erano perplesse sul come sarebbero entrate nella


grotta per l'ufficio di pietà, di versare e deporre profumi sul
115
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Cadavere ― ché non avevano potuto farlo quando cominciava il


sabato: ed ecco trovano la difficoltà eliminata.
Sono uomini Angeli ― sono Angeli uomini.
Un biancovestito (la bianchezza che va con lo splendore e la
purità) annunzia che il Vivente non va cercato fra i morti.
Biancovestiti ai piè e a capo del sepolcro. Una domanda alla
Maddalena chi cercava e perché piangeva.
Poi l'apparizione di Gesù ― creduto prima l'ortolano ― poi
rivelato dalla voce nel chiamare la Maddalena. Poi, il gentile ma
fermo “Non toccarmi”, perché Egli non aveva ancora fatto la Sua
prima visita al Padre.
Più tardi essa ed altre Lo toccarono, nei piedi, adorandoLo.
È un nuovo principio, ma con un legame, a mezzo della pietra
rotolata, non da forze terrene; è annunzio dato da esseri che vivono
in altre sfere.
Vorremmo sapere tante cose circa i trattenimenti di Gesù con
gli undici, e avere precisi particolari sulle varie apparizioni ― e in
una volta sola apparve a più di cinquecento.
Vorremmo trattenerci un po' a lungo nel Suo entrare e uscire a
porte chiuse, commentare a lungo sull'atto di mostrare le grandi
ferite ― sull'allegrezza dei discepoli e anche sulle perplessità.
Dire a lungo e con migliore linguaggio di quello che ci è dato,
della grande commissione che, come il Padre ha mandato Lui, così
devono essere mandati gli undici - e s'intende gli uno dopo gli altri,
tutti i servi di Lui.
Vorremmo fermarci a lungo sulle rive del lago di Genezaret,
vedere, udire Lui, e seguirLo; udirLo quando fu seguito da Pietro e
poi lo rimproverò.

116
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

E poi tanto ― tanto. Ma non possiamo.


Dalla Croce in poi, i cenni su Lui sono rapidi, fulminei ― ma
come fulmini, illuminano e scuotono quelli che amano Lui.
È un nuovo territorio quello della Resurrezione.
Non discussioni con nemici o cavillatori; non folle che seguono;
non ricordo di miracoli ― anche se ve ne furono ― benché tutto è
Miracolo.
Tutto è più rapido, e vasto.
Apparve a quelli che avevano avuto con Lui intima comunione
prima, non agli altri. Iddio è savio.
Sono d'ora avanti i testimoni che devono agire, mossi dallo
Spirito Santo, e devono parlare di Lui, morto e risuscitato ― che
questo fu il perno della predicazione apostolica. Rendevano con
grande forza testimonianza della Resurrezione: uomini che avevano
veduto, udito, e che non potevano tacere, e che non potevano
ubbidire agli uomini, pur rispettandoli, giacché vedevano Colui che
ad occhi terreni è Invisibile.
Un altro Campo.
San Paolo nell'incidere in parole poche ma scultorie il Mistero
dell'Incarnazione e seguito, ha scritto:

 “E senza veruna contraddizione, grande è il mistero della pietà: Iddio


è stato manifestato in carne, è stato giustificato in ispirito, è apparito
agli angeli, è stato predicato ai Gentili, è stato creduto nel mondo, è
stato elevato in gloria” (1 Timoteo 3: 16).
I commentari avranno detto ad alcuno di voi che leggete, che
tali parole facevano parte di un cantico, e così molti ― ohimè ― non
le pesano che poco, se pure le pesano. Ma, cantico o no, Iddio ha
parlato anche nei cantici. Essi descrivono in lucida brevità tutta la

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

vita di Gesù. Che solo ciò è Mistero segreto di Pietà: che il Signore
ha preso il posto dell'uomo ― questo essendo pietà vera; che ha
sofferto nel corpo umano, ma non è stato giustificato, né si è Lui
giustificato secondo l'uomo, ma che Lo ha giustificato e Lo difende
e Lo presenta, lo Spirito Santo. Ed è apparito agli Angeli.
Solo agli Angeli ― a quelli, cioè, che noi sogliamo considerare e
chiamare Angeli.
Ad essi soli? Oh, no!
Egli è apparito anche agli undici - e come, e quanto - ed anche
ad altri. Ma la Parola avverte che vi sono nella vita di Gesù tempi e
tempi, e così dev'essere dei Suoi - diciamo della Chiesa - di quella
Chiesa che Lui, e Lui solo, edifica, e contro la quale le porte
dell'inferno - ostili e che fanno soffrire, per quanto numerose siano
- non possono vincere.
Ricordiamo che vi sono insidie che sedurrebbero, se fosse
possibile, anche gli eletti. Se fosse possibile, ma non è possibile,
benché a volte anche i più santi vengono come trascinati da un vento
possente e malefico all'orlo dell'abisso.
Ed è allora, all'estremo, che viene salvezza definitiva.
Viene il Redentore; se Lui è apparito agli Angeli - se, cioè e
finalmente, i Suoi imparano, finalmente, che non sempre siamo nella
lettera - sola lettera - e miracoli e miracoli - ma, avendo veduto, udito
il Risuscitato siamo anche noi entrati in altro territorio.
Perché è lo Spirito Santo che dà la rappresentazione viva di
Gesù e tutto di Lui, di talché noi che non Lo vedemmo in carne,
siamo anche noi privilegiati, e Lo contempliamo, giubilando (1
Pietro 1: 8) di allegrezza ineffabile e gloriosa.
E adoriamo, pregando e ripetendoci: “la tua Volontà sia fatta Come
in Cielo”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Il libro nel quale le parole “Angeli” ed “Angelo” sono più


espressamente menzionati è l'Apocalisse, libro che confonde, se lo
si legge ed investiga appoggiati a librerie - ma glorioso e ispirante se
lo si legge - come si deve e come è nato, cioè: in Ispirito.
In detto libro leggiamo:

 “La Rivelazione di Gesù Cristo, la quale Iddio gli ha data, per far sapere
ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve tempo; ed egli l'ha
dichiarata, avendola mandata per lo suo angelo, a Giovanni, suo servitore”
(Apocalisse 1: 1).
La chiave, qui, come in molti capi, è nelle prime parole. Senza
questo libro, la conoscenza di Gesù, anche nei limiti possibili mentre
siamo in questi corpi, è assai incompleta. Iddio Padre l'ha data al
Figliuolo per il Figliuolo darla a noi, ed il Figliuolo l'ha mandata a
mezzo del Suo Angelo - messaggero speciale.
Lavoro di mediazione. La rivelazione è mandata ai servi di Lui.
Nell'Apocalisse “servo di Lui” ha una enfasi speciale. Ricordiamo le
parole di Gesù (Giovanni 12: 26):

 “Se alcuno mi serve, seguitimi; ed ove io sarò, ivi ancora sarà il mio
servitore; e, se alcuno mi serve, il Padre l'onorerà”.
Tali servi - rari come si inferisce dalle parole: “se alcuno”
seguono Lui, ed attendono approvazione e lode solo dal Padre. E
servono Lui, cominciando a farlo nel Tempio di Lui.
Per grazia, ciascun pellegrino è tempio dello Spirito Santo, ma
poi aggiustato, diventa pietra viva, ed è situato nel Tempio del Cielo.
Ciò avviene mentre siamo in pellegrinaggio. Tale rivelazione è
“dichiarata” aperta, incisiva, luminosa, mandata a Giovanni “suo
servitore”.
Servi - e servo.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Giovanni è un servo speciale, preparato e mandato in esilio per


ricevere, solo di fronte a Dio solo, il grande messaggio. Giovanni lo
passerà ad altri - ai servi.
E il messaggio andrà presentando le cose che devono avvenire
in breve tempo. Calcoli umani ci confonderebbero.
I servi di Lui - portati come Giovanni dalle attività chiesastiche
alla solitudine e desolazione dell'esilio, hanno conforto solo
dall'Alto. Portati nell'eterno presente del Cielo dove passato, futuro
si fondono nell'immediato - questo tempo, tutto viene presentato
con immagini vive, come svolgentesi in un momento.
Si è portati all'Eternità del Cielo: luoghi ed epoche si
conchiudono in due affermazioni: qui - ora.
Iddio è qui - Gli eventi sono ora.
O paziente lettore, non sottilizzare sulle informazioni dell'Alto.
Apriti al Cielo - e contentati di ricevere tanto quanto la Divina
Sapienza ti dà di portare. Vi è pericolo nella pretesa conoscenza che
vuole superare la Grazia.
Speciale il messaggio circa il Figliuolo veduto e da vedere come
mai si è veduto prima - mandato a mezzo di Angelo speciale, ad un
servo speciale e in luogo speciale.
Il libro messaggio procedente dall'Uno e Trino è mandato alle
sette Chiese. Letteralmente, assemblee ve ne erano più di sette, ma
il numero è simbolico di Chiesa unita dallo Spirito Santo. Sono
messaggi staccati, che si seguono l'uno l'altro, e che nell'assieme
formano un messaggio solo.
Gesù Cristo Signore è veduto in maestà e splendore, e anche
nella infinita Compassione.
Vi è cenno di un Angelo - e di Angeli.

120
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ma dobbiamo dire qualcosa più chiaro intorno a Giovanni


stesso, per capire meglio l'Angelo - gli Angeli.
Dobbiamo, spesso, ricordare a noi stessi che il soggetto è
“Come in Cielo” e soggetti affini e concomitanti, sono presentati
come a menarci il meglio che possiamo alla linea principale.
Qualcosa speciale circa l'Angelo la si legge in altri capi del libro.
Qui una parola su Giovanni stesso.
Non è meraviglia che la Chiesa dei primi secoli ha atteso avanti
di ammettere l'Apocalisse fra i libri autorevoli del Nuovo
Testamento, e non è meraviglia che si sia dai teologi discusso chi sia
il Giovanni di questo libro. Il nemico procura nascondere il libro e
il servo, e quando non riesce ad oscurarli, influisce sulle menti per
interpretazioni troppo letterali, terrene e spesso fantasiose.
Lo Spirito Santo, che sa lavorare nelle sette direzioni, cioè lavoro
completo, guidi gli spiriti nostri, affinché leggiamo e udiamo in
ispirito.
Tranne che gli accenni brevi negli Evangeli, vi è quasi assenza di
notizie personali intorno a Giovanni. Nei Fatti degli Apostoli -
apparisce in compagnia di Pietro, ma è Pietro che parla, o non è
menzionato chi parla in alcune occasioni. Non un discorso di
Giovanni. Non un ricordo specifico ch'egli sia stato usato in
miracoli: certo che fu usato, ma nulla è scritto, mentre sappiamo di
grandi operazioni a mezzo di Pietro e di Paolo.
Ci viene da ricordare ciò che è scritto del primo maestro di
Giovanni, del Battista, di cui Giovanni fu discepolo, prima che lo
fosse di Gesù. Del Battista è scritto:

 “E molti vennero a lui, e dicevano: Giovanni certo non fece alcun


miracolo; ma pure, tutte le cose che Giovanni disse di costui eran vere”.
(S. Giovanni 10: 41)

121
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Vi è ragione per tale accenno, come vi è ragione per la scarsezza


di informazioni personali circa il discepolo Giovanni.
Vi sono, nella Chiesa, tempi e tempi.
A misura che si ascende verso l'Apocalisse, il servo, i servi vanno
come sparendo, e rimangono quali ombre e voci. L'occhio nel cuore
e della mente devono concentrarsi nel Signore. Il discepolo così
intimo nella sera dell'ultima Pasqua, e a cui Pietro domandò, con
cenni, che chiedesse a Gesù chi fosse il traditore - quello stesso
personaggio ora è un vecchio, in esilio - e immaginiamo, senza
gruppi che lo confortassero.
Non vi è altro cenno che quello di Apocalisse 1: 9:

 “Io Giovanni, che son vostro fratello, ed insieme consorte nell'afflizione,


e nel regno e nella sofferenza di Cristo Gesù, era nell'isola chiamata
Patmos, per la parola di Dio, e per la testimonianza di Gesù Cristo”.
Nel resto: silenzio.
Che avesse sofferto, che soffrisse allora: Nulla, nulla ― e lui,
scrivendo, non dice nulla di sé. Che altri abbiano dato testimonianze
personali, sta bene. A lui, Giovanni, non è dato.
Né folle, né miracoli ― nulla. Solo, dinanzi a Gesù solo!
Quando egli, dopo udito la voce forte, chiara come tromba, si
fu voltato per “vedere la voce” (ve-de-re la voce! ― Realtà in quella
voce) ― e vide ciò e Chi vide: i sette candelieri e il Personaggio in
mezzo ai candelieri; e, calmo, senza scoppi di emozioni, cominciò a
contemplare, fino a che, pervenuto all'assieme del Personaggio,
come è scritto: “Quando lo ebbi veduto”, per dirci che vide prima in
parte, e poi l'assieme (completo vedere) - allora il vecchio servo,
l'antico discepolo, non poté rimanere come si trovava, ma cadde -
non si prostrò. Prostrato in qualche modo era. Cadde come morto.
Il Signore tutto ― il servo nulla.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Non rimase come morto. La mano - quella mano - la destra,


simbolo di vigore, lo toccò e lo rimise in vita. Un nuovo principio;
e già vi erano stati altri principii. Ed il comando:

 “E quando io l'ebbi veduto, caddi ai suoi piedi come morto. Ed egli


mise la sua man destra sopra me, dicendomi: Non temere; io sono il
primo e l'ultimo. E quel che vive; e sono stato morto, ma ecco, son
vivente ne' secoli de' secoli, Amen; ed ho le chiavi della morte e
dell'inferno. Scrivi adunque le cose che tu hai vedute, e quelle che sono,
e quelle che saranno da ora innanzi” (Apocalisse 1: 17-19).
“Scrivi” non è solo l'uso di inchiostro e penna, ma di dare il
messaggio in modo da penetrare e rimanere scritto. Vi sono
messaggi per i quali penna e inchiostro non bastano (leggere le
epistole II e III Giovanni, ultimi versi).
E poi una parola sul Mistero:

 “il mistero delle sette stelle, che tu hai vedute sopra la mia destra, e
quello dei sette candelieri d'oro. Le sette stelle son gli angeli delle sette
chiese; e i sette candelieri che tu hai veduti, sono le sette chiese”
(Apocalisse 1: 20).
Le stelle nella mano destra - luci da splendere nella notte - tenute
ferme in quella mano, da rimanere sempre in quella mano. Le stelle
sono i sette Angeli delle chiese. Che tali Angeli siano “stelle di luce”
- che rimangano in quella mano, e non si stacchino da ciò che ad
essi è annunziato. E cioè, che essi vivano davvero come gli Angeli
del cielo - luce e fedeltà - rimanendo nella destra, in quella Mano di
Gesù Cristo.
Signore, scrivi in noi: “Come in Cielo”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 5

SIMILI NELLA RESURREZIONE’

Paragrafo 4

“così è chiunque
è nato dello Spirito”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Or v'era un uomo, tra i Farisei, il cui nome era Nicodemo, rettore dei
Giudei” (S. Giovanni 3: 1)
Il capo terzo di S. Giovanni è intimamente legato alla visita in
Gerusalemme, e comincia con la stessa parola con cui chiude il capo
secondo: Uomo-Uomo.
È dunque senza frutto la visita in Gerusalemme, tranne che di
impressionare i discepoli in qualche cosa che capiranno più tardi? E
degli altri?
Ma, ecco che alla scena in pubblico segue qualche cosa in
privato: l'incontro con Nicodemo, il rettore dei Giudei, è frutto di
quella visita.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Mentre Egli ha parlato, operato davanti alle masse, ha pescato


individui, ed a mezzo di individui Egli raccoglierà le masse.
Il messaggio intorno a Nicodemo è giustamente chiamato sulla
Nuova Nascita, ma tanti lo confondono col semplice perdono dei
peccati.
La conversazione è tra il Figliuolo dell’Uomo - Re, ed il rettore
(Arconte) dei Giudei, ed è tipica del lavoro che Dio fa in quelli che
devono, con Lui governare a beneficio di tutti gli uomini.
Nicodemo andò ben disposto, secondo la luce che aveva:
l'andare di notte non è a suo carico, ma è indice di una prudenza
ancora compatibile, perché egli aveva bisogno, prima, di essere
chiarito personalmente.
È la seconda volta che vediamo i grandi della terra in intima
vicinanza con Gesù: i primi furono i Magi.
Nicodemo è la profezia di quella schiera non piccola di uomini
di autorità e riguardo, che un giorno (ed è cominciato nella notte
che li circondava) andranno a visitare Gesù.
Non si contentano di vederLo nella folla, ma vogliono con Lui
trattenersi un po' faccia a faccia. Tutto è dignitoso nel contegno di
questo vecchio magistrato.
Egli apparteneva alla classe riverita dei Farisei ed era rettore dei
Giudei:

 “Costui venne a Gesù, di notte, e gli disse: Maestro, noi sappiamo che
tu sei un dottore venuto da Dio; poiché nessuno può fare i segni che tu
fai, se Iddio non è con lui”. (S. Giovanni 3: 2)
È rimarchevole come l'Evangelista scolpisca i caratteri salienti
dei personaggi e delle scene descritte. “Costui”. Questo fariseo,
rettore, e uomo su per giù come gli altri uomini, venne a Gesù di
notte.

127
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

La sua autorità, ed il nome che godeva, lo avevano reso


circospetto, a non cercare, di giorno, il nuovo personaggio, su cui si
faceva allora tanto parlare.
Criticare a questa distanza di luoghi e tempi quella circospezione
sarebbe leggerezza; l’uomo che scrive e l'altro che legge, nel posto
di Nicodemo, avrebbe fatto, forse, anche meno.
Invero, dal punto di vista delle opinioni correnti nel giudaismo,
e specie tra i Farisei, la visita di Nicodemo a Gesù poteva
considerarsi un atto di degnazione; dal punto di vista del
cristianesimo, poi essa va giudicata diversamente.
“Maestro, noi sappiamo”. È a questo modo, di regola, che gli
uomini cercano di avvicinare il problema religioso; e
nell'affermazione di Nicodemo c'era quasi la voce di una classe
“Noi”, come che egli, facendosi responsabile anche dell'opinione di
altri, venisse a Gesù più con l’intenzione di proteggerlo che altro.
Diceva dunque di sapere: “Tu sei un dottore venuto da Dio”, né più
né meno “un dottore”. E ne dà la ragione: “poiché nessuno può fare i
segni che tu fai, se Iddio non è con lui”.
In una parola, gli diceva: ti riconosciamo dottore per i segni che
tu fai. I segni, non la sostanza dell'insegnamento avevano colpito il
rettore giudeo, e appunto di questa febbre dietro a segni e miracoli
che Gesù provò sempre fastidio.
Un po' si potrebbe trovare a ridire sulle sue prime parole, ma
tanti di noi non saremmo stati umili abbastanza di dire nemmeno le
prime parole:

 “Maestro noi sappiamo che tu sei un dottore [didascalos] venuto da


Dio, conciossiaché niuno possa fare i segni che tu fai se Iddio non è con
Lui”. (S. Giovanni 3: 2)

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Mentre la parola “Rabbi” che è tradotta Maestro, era quasi


comune a tanti, e poteva suonare come una parola convenzionale, il
dirlo dottore indica qualche cosa di più.
E, forse, era stata dettata da non poca curiosità più che da reale
interesse: il vecchio uomo non voleva per nulla rinunziare alle sue
vedute, e pare avesse cura a non nascondere e la sua ascendenza ed
il motivo per cui chiamava Gesù dottore.
Può ben darsi fosse venuto con un programma di interrogazioni,
e forse egli aspettava che Gesù gli mostrasse gratitudine per quella
visita, veniente da un uomo venerato ed in alta posizione. Pago della
sua visita e del saluto porto a Gesù aspettava che il Maestro parlasse
per meglio conoscerlo.
Risposta egli direttamente non voleva, perché le sue parole non
erano, apertamente, una domanda.
Ma Gesù rispose.
Rispose, non all'interrogazione diretta, ma a tutto il possibile
contenuto dei pensieri di Nicodemo, e gli disse:

 “In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo [cioè
nato dall'Alto], non può vedere il regno di Dio”. (verso 3)
Questa risposta era del tutto inaspettata e fuori del corso dei
pensieri di Nicodemo: il tono, il modo reciso delle parole di Gesù
facevano un contrasto all'attitudine del visitatore, e noi crediamo
fermare un momento lo sguardo su quella scena notturna, avanti di
seguire il colloquio dei due personaggi.
Gesù troncò la conversazione dalla linea dove era stata avviata,
con quella celebre risposta.
La insistente affermazione “in verità”, qui e altrove, serve a dirci
che tale verità non è facilmente accettata. II “ti dico” indica il
desiderio di Gesù di lavorare le anime direttamente, una ad una; il
129
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

“se alcuno” serve a dirci che non vi sono eccezioni e nulla di terreno
può prendere il posto della nuova nascita.
Un certo desiderio del nuovo, misto al pregiudizio dell'antico
avevano portato Nicodemo a Gesù; un'ammirazione per il giovane
rabbino ed un desiderio di non compromettersi gli avevano fatto
determinare la visita, di notte.
Una meraviglia provata per le sue opere, e nello stesso tempo il
pregiudizio verso ogni cosa che sapesse di forestiero a
Gerusalemme, specie veniente di Galilea, avevano dettato alla sua
dichiarazione un tono e parole, per cui in parte molto concedeva, ed
in parte molto limitando, esprimeva una mezza ammirazione, ed
imperfetta confessione, chiusa ermeticamente, però agli estremi da
un “Noi sappiamo” e da “per i segni che tu fai”.
Inoltre, la coscienza della sua posizione sociale, l'età del
personaggio che visitava, e l'abbandono in cui questi si trovava da
parte delle persone notevoli di Gerusalemme, che, con studio, si
tenevano distanti, davano a Nicodemo una certa aria paterna verso
l'esordiente e giovane dottore, al quale egli veniva a portare onore
con una visita quasi inattesa, e senza dubbio assai gradita.
Ma la risposta di Gesù, così assoluta dové alla prima suonare
non solo incomprensibile, ma strana, a dir poco, per quell'uomo, in
quell'occasione.
I due personaggi erano di fronte: uno vecchio canuto, cui stava
dietro un passato onesto e rispettato; un giovane maestro, forestiero,
che, agli occhi di Nicodemo, aveva a sole credenziali dei segni che
aveva fatti.
Quando questo giovane, troncando in anticipazione il corso
possibile di un lungo ragionare, portò la parola su di un terreno
affatto nuovo, il vecchio non poté non guardarlo meravigliato.

130
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

E tale sorpresa è facile immaginare, sapendo che, a misura che


andiamo innanzi negli anni, ci andiamo sempre più infarcendo di
pretensioni per la nostra esperienza, e ripetiamo a noi stessi, con
compiacenza, “noi sappiamo, noi sappiamo, noi sappiamo”.
Nicodemo, ci è lecito immaginarlo, spalancò gli occhi, aprì la
bocca e ne tirò fuori un oh, e si passò la mano sulla barba canuta,
mostrando tutta un'espressione che rifletteva le varie impressioni,
dalla meraviglia al disinganno e forse al dolore:

 “In verità, in verità, Io ti dico”.


Quasi che in risposta al suo “Noi sappiamo” il giovane Galileo gli
dicesse: Tu non sai nulla. Tutto un piano di pensieri, esperienze
valeva nulla; e pareva, che, di un colpo, tutto il sapere di Nicodemo
cadesse in quelle “In verità, in verità” e seguiva un'affermazione che
lo sbalordiva. Quel giovane Maestro ingigantiva al disopra di tutta
l'esperienza ed autorità di Nicodemo, e con un'affermazione ancora
più incomprensibile aggiungeva: “Io ti dico”.
Io, non noi, Io; uno solo assumeva la responsabilità di
affermare.
Io, e chi era che pronunziava quell'io così assoluto? E diceva
nientemeno questo: che cioè nessuno aveva forza, capacità di
vedere, semplicemente vedere il regno di Dio, se non fosse nato di
nuovo. Nessuno, dunque neppure lui, Nicodemo. E i suoi studi, e
la sua lunga onorata esperienza?
Nulla.
La risposta di Gesù, sull'affermazione “io ti dico” era dunque,
parafrasandola: “In vero tu non sai ciò che è necessario perché io ti
dico, che se alcuno, chiunque esso sia, non è nato di nuovo non può
ottenere neppure la visione del regno di Dio”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

II “non può vedere”, serve a imprimere che nulla può


conseguirsi: se prima non si veda, e che non si può vedere se non
sia adattato a vedere.
“Regno di Dio” indica che si tratta di cosa elevata, al disopra
dell'ordine presente, e che nel passato, gli uomini, in generale, non
si sono fatti governare da Dio.
Alle parole “noi sappiamo” che poteva essere linguaggio di
convenienza, oppure indicare un ragionamento che Nicodemo, con
intenzione benevola, aveva potuto avere con altri a favore del
giovane Rabbino - Gesù oppose le affermazioni “in verità, in verità”
- per dire che quel “sappiamo” non giovava – e “lo ti dico” per cui
Gesù assumeva, in modo sicuro, la responsabilità di ciò che diceva.
Gesù tacque.
Nicodemo, portato a un tema tanto lontano da quello con cui
era venuto, ridomandò; ma le sue parole sono rispettose, e non
mostrano sdegno per il cangiato discorso, o per la maniera assoluta
con cui gli è stato risposto.

 “Un vecchio può nascere una seconda volta?”.


Vecchio - la parola è anche mesta, indice di decadimento: il
mondo è per i giovani, il vecchio è oramai vecchio. Tanti pensano
così alla parola vecchio, e così sarebbe senza Gesù. Un vecchio
tornare a nascere?
Esaminando le parole di Nicodemo “come può un uomo essendo
vecchio nascere”, io mi sono domandato perché Nicodemo abbia
addirittura risposto. Certo che le parole di Gesù non le aveva
comprese, e le credeva incomprensibili. Inoltre, nella mente del
vecchio dové passare un rapido dubbio, ma solo un baleno, perché
fissando quel giovane maestro dallo sguardo sereno e sicuro, non si
sentì di troncare il colloquio.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Gesù non gli appariva fuori senno, e né gli sembrava aver


risposto a quel modo per offenderlo: quell’ “Io ti dico”, audace
quanto poteva sembrare, portava un accento tanto sicuro, che
Nicodemo si sentì tratto a rimanere.
Con altri avrebbe troncato il colloquio, dinanzi a Gesù rimase, e
si fece interrogante:

 “Come può un uomo essendo vecchio nascere”?


È questa interrogazione ed obbiezione, nello stesso tempo, anzi
sembra più obbiezione che interrogazione, come dicesse impossibile
nascere di nuovo, come è impossibile al vecchio tornare bambino.
Gesù aveva rifiutato questioni e controversie, fa ora appello alla
natura spirituale di Nicodemo.
La religione cristiana, benché in armonia con la ragione e la
coscienza, è principalmente appello a qualche cosa che è più della
ragione e della coscienza. V'è momento nella nostra vita in cui siamo
mossi verso Gesù non dall'intelletto, ma da una forza nuova di cui,
alle prime, non sappiamo dare conto.
Gesù mostrò a Nicodemo, che, al di sopra di tutte le questioni,
l'importante domanda è: sono nato di nuovo?

 “Gesù rispose: in verità, in verità, io ti dico che se alcuno non è nato


d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato
dalla carne è carne [è fugace e cadente]; ciò che è nato dallo Spirito
è spirito, [partecipa dell’Eternità dello Spirito]”.
E, poiché la meraviglia si dipingeva sul volto dell'ascoltatore,
Gesù discese subito ad un esempio nel visibile, da vero maestro,
sapendo come unire il basso all’alto:

 “Non meravigliarti che io ho detto che vi conviene nascere di nuovo”.

133
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Dunque, Nicodemo gli disse: “Come può un uomo essendo vecchio


nascere?”.
Gesù rispose:

 In verità, in verità” [ancora la stessa affermazione] “io ti dico che


se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di
Dio”.
Prima aveva detto “vedere”, ora “entrare”.
Due stadi: prima di possedere, di fatto, il regno di Dio, bisogna
averne la percezione spirituale - e l'uomo naturale non ha potere a
percepire il regno spirituale.

 “Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è
spirito”.
Vi sono, dunque, due nascite, l'una fisica l'altra spirituale; vi sono
due regni e due entrate.
L'entrata in questo regno spirituale ha la sua condizione
essenziale di essere; bisogna prima nascere. Senonché a misura che
Gesù parlava, la meraviglia crescente si designava sul volto di
Nicodemo, e Gesù quindi proseguì:

 “Non meravigliarti che io ti ho detto che vi conviene nascere di nuovo.


Il vento soffia dove vuole, tu ne odi il suono, ma non sai né donde viene,
né dove va, così avviene d'ogni nato dallo Spirito”.
Gesù ora è occupato dell'individuo e lo invita a concentramento,
a lasciare il problema universale nelle sue mani.
Il vento esiste e si manifesta negli effetti, benché tante volte, non
sappiamo spiegarcelo; gli uomini si rassegnano a non capire tante
cose, eppure non le negano. Abbi dunque fede nel campo dello
Spirito.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Di vero, nessuno può vedere, discutere la direzione del vento, e


così nessuno può ragionare e comprendere il movimento dello
Spirito. Nicodemo rispose e gli disse:

 “Come possono farsi queste cose?”.


“Come”. Il “come” delle cose ci è misterioso. Gesù proseguì:

 “Tu sei il dottore d'Israele e non sai queste cose?”.


Non è una domanda questa, nel vero senso della parola, ma una
dimostrazione, come se Gesù dicesse: Vedi, dunque, Nicodemo;
che, in forza della tua dottrina non puoi sapere queste cose.
La domanda era profonda, sincera, e Gesù ne approfittò subito
per far vedere al nobile interlocutore la insufficienza delle risorse
umane, su cui Nicodemo poteva dipendere. Tu, e in quel “Tu” vi è
amore e stima all'uomo vecchio: “Tu sei il dottore [non disse «un»]
d'Israele”.
Quel «Tu» isola Nicodemo in una condizione di privilegio,
benché ci fossero altri dottori, ed è anche profezia di tutti i dottori.
Tu “il dottore d’Israele, e non sai queste cose?”.
“Tu sei un dottore” aveva detto Nicodemo a Gesù. Tu, dottore,
non puoi sapere queste cose, aveva replicato Gesù a suo tempo. Egli
voleva che il suo visitatore avesse di lui un concetto ben più alto.
Continuò:

 “In verità, in verità Io ti dico [a te dico] che noi parliamo [ora entra
il Noi della Deità] ciò che sappiamo, e testimoniamo ciò che abbiamo
veduto, ma voi [non dice tu] non ricevete la nostra testimonianza. Se
io vi ho dette le cose terrene e non credete, come credete se io vi dico le
cose celesti?”
Nicodemo era invitato ad isolarsi dalla grande massa, ed a farsi
ammaestrare da Colui che sapeva, sa. - Gesù continuò:

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Or niuno è salito in cielo, se non Colui che è disceso dal cielo, il
Figliuolo dell’Uomo”.
Egli era dunque il testimone delle cose del Cielo. E non è tutto.

 “E come Mosè alzò il serpente nel deserto, così conviene che il Figliuolo
dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in Lui non perisca,
ma abbia vita eterna”.
Vi sono due “deve”. Si “deve nascere di nuovo”; “il Figliuol
dell'uomo “deve essere innalzato”. Nicodemo cercava altro e si
trovava di fronte al Salvatore.
Fu un segno orribile quello di innalzare un serpente di rame su
un'antenna, a vista dei morenti nel deserto, dicendo loro che quelli
che riguarderebbero a quel serpente scamperebbero. Fu uno
spettacolo irragionevole, eppure in esso era la vita.
Ma ciò era figura di altro: andando avanti, Gesù annunzia la
croce.
Piccoli serpi ardenti avevano fatto il male, e il rimedio era in una
cosa inalberata che aveva la forma sgradevole del serpe, ma non il
veleno.
“Così conviene che il Figliuolo dell'uomo [l'erede di tutte le sventure
umane], sia innalzato”, a vista, spettacolo doloroso, Lui che non ha
fatto mai male, acciocché il male degli altri sia sanato.
Se pare irragionevole questo, non era ragionevole quello, cioè
l'innalzamento del serpente di rame, eppure allora, nel deserto, si
accettò l'ordine di misericordia, senza discuterlo.
Ricordava Nicodemo quell'episodio della storia del suo popolo,
quando erranti nel deserto, a seguito dei loro mormorii, gli Ebrei
venivano morsi dai serpenti ardenti, e Mosè aveva interceduto al
Signore, ed il Signore aveva ordinato si fosse costruito un serpente

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

di rame, ed innalzato su un'antenna, perché chiunque lo avesse


riguardato guarisse dai morsi velenosi. Irragionevole a molti Ebrei
doveva sembrare quell'atto di riguardare quell'oggetto che aveva le
forme, ma non la vita del serpente, ma che, ad ogni modo, coloro
che, in fede, riguardavano erano guariti.
E doveva Nicodemo, inoltre, comprendere che quelle cose
erano un tipo; perciò:

 “Così conviene che il Figliuolo sia innalzato” [a vista], “affinché


chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna”.
Si noti quel “non perisca” prima, come a dire che solo col
Salvatore non si perisce, che senza di Lui non solo non si ha vita
eterna, ma si perisce. “Chiunque crede in Lui”. Bisognosi erano gli
Ebrei nel deserto; Bisognosi siamo tutti noi.
Se vogliamo comprendere Cristo dobbiamo comprendere il
peccato. È solo la conoscenza di me stesso e del mio bisogno che
mi può far cercare ed apprezzare il Salvatore. Chi non si sente
bisognoso, non cerca il Salvatore, ma checché egli pensi, perisce;
perché è solo in Lui che non si è perduti.
Gesù più che Maestro, ed esempio, è dunque, il Salvatore,
innalzato sulla croce.
L'erede di tutto sia dunque innalzato, il Figliuolo dell'uomo.
Senza dar tempo di domandare, ammesso che Nicodemo ne avesse
avuto la voglia, dal segno noto, Gesù passò all'affermazione di ciò
che è ben più larga liberazione di quella che occorse nel deserto.
Ci rincresce interromperci, ma non possiamo fare a meno di
notare, che delle parole: “acciocché chiunque crede in Lui non perisca ma
abbia vita eterna”, le parole “non perisca” non sono nel testo. A che
parlate di perire a gente che perisce?
Vita, solo Vita eterna.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Amore era stata la causa di essersi ordinato quel simbolo nel


deserto; amore portava il compimento, innalzando il Figliuolo
dell'Uomo nel grande deserto umano.

 “Perciocché Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Unigenito


Figliuolo”.
Si noti il saliente del personaggio, e il discendente: era in cielo, è
disceso dal cielo, è nel cielo. Solo Dio poteva far ciò, e solo il
Figliuolo di Dio poteva divenire Figliuolo d'Uomo e disporsi a farsi
innalzare così come fu innalzato il serpente, a vista di tutti; la
differenza è che il serpente non soffri nulla ed a Gesù costò la vita
e ogni reputazione.
Lo scopo: “acciocché chiunque crede in lui abbia vita eterna”. E per
maggiore schiarimento, aggiunse subito:

 “Conciossiaché Iddio non ha mandato il Suo Figliuolo nel mondo


acciocché condanni [giudichi] il mondo, anzi, acciocché il mondo sia
salvato per [a mezzo di] Lui. Chi crede in Lui non sarà condannato
[giudicato], chi non crede già è condannato, perciocché non ha creduto
nel nome dell'unigenito Figliuolo di Dio”.
Ecco il vero credere, e non quello della folla della Pasqua, perché
aveva veduto i miracoli: Credere in Lui come la risposta alla profezia
del serpente nel deserto.
La Vita è nel Figliuolo; il giudizio sarà su colui che non avrà
creduto, prima, e poi non avrà ubbidito al Figliuolo:

 “Or questa è la condannazione [giudizio]: che la Luce è venuta nel


mondo, e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perciocché
le loro opere erano malvage. Conciossiaché chiunque fa cose malvage
odii la luce, e non venga alla luce acciocché le sue opere non siano
convinte. Ma colui che fa opere di verità viene alla luce, acciocché le sue
opere siano palesate, perciocché sono fatte in Dio”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Una parola su questo venire, e non venire alla luce.


Chi fa opere malvage non vuole la luce, ma chi non è radicato
nell’opera malvagia vuole venire alla luce per essere convinto del
male, e quindi lasciarlo. Tanti non odiano la luce, eppure hanno
errato molto, ma hanno amato la verità ed hanno avuto una
disposizione ad accettare la luce.
Quale che sia il passato, l'invito è ad accettare l'illuminatore
dell'anima.
Poi, le opere che sono fatte in Lui, e per Lui, dobbiamo anche
portarle alla luce, perché siano palesate, cioè lddio dia quella
pubblicità e quell'estensione che Lui vuole.
E perché questo Salvatore? Sentite:

 “Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito


Figliuolo, acciocché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita
eterna”. (. Giovanni 3: 16)
Ripeterle all'infinito queste parole non sarebbe troppo. Il perché
di questo Salvatore, del sacrificio di Gesù è dunque, l'amor di Dio
“tanto amato il mondo che”.
Chi può misurare questo termine di paragone “tanto che”,
immenso come l'infinito. Oh! è sì tenero e profondo quanto
smisurato l'amor di Dio. E Gesù continua:

 “Conciossiaché Iddio non abbia mandato il suo Figliuolo nel mondo,


acciocché condanni il mondo, anzi, acciocché il modo sia salvato per
lui”.
Io sono inabile a pesare questa ripetizione. Non c'è bisogno che
Gesù qui venisse per condannarci. Eravamo già periti senza di lui.
Aggiunge:

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Chi crede in Lui non sarà condannato, ma chi non crede già è
condannato, perciocché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figliuolo
di Dio”.
Notate i due “perciocché”; il primo che spiega la croce, l'amore
di Dio; l'altro che spiega la condanna, la reiezione del Figliuolo di
Dio. Tra questi due “perciocché” vi è l'amore di Dio una volta
accettato, una volta respinto.
Ma ascoltate ancora: Gesù, l'espressione dell'amore di Dio, non
può finire senza la parola d'incoraggiamento e di speranza.

 “Ma colui che fa opere di verità viene alla luce, acciocché le opere sue
siano palesate, perché sono fatte in Dio”.
Gesù tacque; Nicodemo aveva già cessato dall'interrogare. I due
si separarono. Gesù gli aveva fatto un discorso che è come uno dei
proclami del Suo grande ministerio.
Non una insistenza fece il Maestro affinché Nicodemo dicesse
subito cosa pensasse. Facciano ciò i poveri maestri della terra; quello
del cielo sa che vi è un tempo fra la semina e la raccolta. - Di
Nicodemo, vedremo più tardi qualche cosa che ci farà capire che la
lezione di quella notte non è stata persa.
E poi? È passato più di un anno e Gesù è di nuovo in
Gerusalemme: i principali Sacerdoti ed i Farisei avevano dato ordine
ai Sergenti di trovare il modo di arrestarlo: un giorno, in un consesso
che voleva l'arresto di Lui, Nicodemo alzò la voce autorevole, con
una domanda: “La nostra legge condanna ella un uomo avanti che sia udito?”
Gli risposero irritati, è vero, ma, per quella volta, non si fece nulla
contro Gesù, perché leggiamo che ognuno se ne andò a casa sua.
I sergenti erano tornati, dicendo:

 “Niun uomo parlò giammai come costui. - Laonde i farisei risposero


loro: Siete punto ancora voi stati sedotti? Ha alcuno dei Rettori, o dei

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Farisei creduto in Lui? Ma questa moltitudine che non sa la legge è


maledetta”.
Fu allora, in quel consesso che si levò una voce interrogativa:

 “La nostra legge condanna essa l'uomo, avanti che egli sia stato udito,
e che sia conosciuto ciò che egli ha fatto?”
Notate la forza di simile interrogazione: farisei e sacerdoti
credevano di conoscere la legge; e proprio all'osservanza della legge
venivano richiamati. Si può, in forza della legge, che voi, che noi
conosciamo, condannare prima di udire l'accusato, anzi si può
accusarlo senza conoscere ciò che ha fatto? Domanda coraggiosa
questa per quel luogo e per quegli uomini e subito dopo le parole
aspre e rivolte ai sergenti.

 “Ha alcuno dei rettori, o dei farisei creduto in Lui?”.


L'interrogazione diretta al Consesso, dunque, nell'atmosfera
tutta ostile a Gesù, dove non era facile comprendere se un partigiano
di Gesù si trovasse esposto allo scherno od all'odio, e benché fatta
in omaggio alla legge, è indice sicuro di amore e devozione.

 “Nicodemo, quel che venne a Gesù di notte, il quale faceva parte di


quel consesso”.
Lettore, prima di aspettare maggiore eroismo da Nicodemo,
portati colla mente ai luoghi, tempi, circostanze e giudica se tu stesso
avresti agito meglio, o non taciuto addirittura. Ed inoltre, le parole
di Nicodemo sono ricordate, ma il tono con cui le disse, il suo
contegno, non sono descritti e possiamo solo indovinarli da quello
che risposero i Farisei.

 “E gli dissero: Sei punto ancor tu di Galilea? Investiga e vedi che


profeta alcuno non sorse mai di Galilea”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Galileo veniva chiamato Gesù, e Galilei i suoi discepoli, per


disprezzo. “Tu pure suo discepolo”, a fargli capire che quel caloroso
interesse non era giustificato dal solo e nudo omaggio alla legge.
I Farisei, perciò, evitando ogni discussione legale, subito
affrontarono la principale questione “Tu pure suo discepolo!
Investiga e vedi che profeta alcuno non sorse di Galilea”.
Quell'interrogazione di Nicodemo rimaneva lì sgominante, e gli
effetti se ne videro per allora immediati; perché, non senza ragione,
l'Evangelista, che pure in altri luoghi tronca le narrative, qui, la
completa “E ciascuno se ne andò a casa sua”.
E poi? Che fece dopo Nicodemo, quale il suo contegno tra il
popolo, Gesù, il Sinedrio non è scritto.
Ha egli dimenticato Gesù, lo ha difeso o non è riuscito a
salvarlo, ha ceduto, volontario o impotente, dinanzi all'uragano
crescente, od alla fine gli si è schierato contro? E se non contro, si è
chiuso in indifferenza?
Apriamo di nuovo lo stesso Evangelo. Questa volta siamo
dinanzi ad una scena desolante.
Sulla vetta del Calvario sono innalzate tre croci, che sostengono
tre cadaveri, in quella di mezzo è sospeso un giovane da poco
spirato. Un giovanotto e qualche donna sono ai piedi della croce e
piangono silenziosamente; vicino a quelle tre croci è l'affaccendarsi
d'una opera.
I giudei hanno fretta di togliere quei corpi, perché non
rimangano sulla croce nel sabato, subito perciò i tre corpi saranno
staccati, e tratti in qualche vicino precipizio a seguire gli altri corpi
dei condannati.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Mi volgo intorno sulla via di Gerusalemme, o tra il popolo che


si va disperdendo, ad attendere qualcuno che venga a dare sepoltura
al corpo di Gesù.
So che Egli ha fatto del bene, sempre; verranno, penso, in turba
i poveri che Egli ha tanto amati, gli storpi, i ciechi sanati, formando
una grata processione ai piedi della croce a togliere il cadavere e
procurargli onorata sepoltura.
Nulla.
Aspetto e guardo ancora: ricordo che Giovanni Battista aveva
avuto dei discepoli, e che essi avevano domandato, e nientemeno,
ad Erode, il cadavere, e qui era il corpo di uno più grande di
Giovanni Battista, e che pure aveva avuto discepoli. Essi, perciò,
verrebbero a toglierne il cadavere; la legge non vietava la consegna
dei corpi dei condannati.
Guardo, ma nulla.
Sulla roccia disgraziata, tra poco un'altra opera nefanda sarà
commessa; quel giovine cadavere sarà staccato da rozze mani, e
senza riguardo alcuno, tratto nel vicino precipizio.
Comprendo: nessuno verrà.
Gesù e la sua causa sono tramontati per sempre; i discepoli
terrorizzati, sbandati, il popolo dimentico; le donne piangenti, ma
quasi oppresse dalla tragedia, svoltasi tanto rapida che le aveva
istupidite.
Quell'uomo benefico è stato infamato dalla morte, in croce. Chi
si curerà più di Lui?
Nessuno.
Ma ecco, lungo la via che ascende al Calvario vedo arrivare due
che, all'andare affannato mi paiono due vecchi, e più da vicino,

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

personaggi di certa importanza. Si avvicinano ai soldati, ai piedi della


croce, e manifestano la loro intenzione.
Essi hanno ottenuto da Pilato il permesso di togliere il corpo.
Chi sono essi? Leggiamo:

 “Giuseppe di Arimatea il quale era discepolo di Gesù, ma occulto per


tema dei Giudei, chiese a Pilato di poter togliere il corpo, e Pilato glielo
permise”. (S. Giovanni 19: 38)
San Marco dice di lui ch'egli era “Consigliere onorato”, ed un altro
Evangelista ci fa sapere “che era uomo ricco”. E chi era l'altro deciso
anche egli a dare mano nel pietoso ufficio? - Leggiamo: “venne anche
Nicodemo”. Chi, quale Nicodemo?
L’Evangelista aggiunge col suo breve linguaggio, che si trae
dietro cotanto significato “che al principio venne a Gesù di notte”.
Qualche cosa commovente davvero, ed è alla morte di Gesù,
cioè quando si presentò ai piedi della croce per onorare il cadavere
di quel Maestro. Verrà Nicodemo, colui che era venuto di notte,
verrà sul tramontare di quel famoso giorno, portando il dono
grandissimo di cento libbre d'una composizione di mirra e di aloe.
Ed anche lui darà una mano pietosa e riverente alla sepoltura del
Giusto. Ricorderà allora Nicodemo le parole di quella notte?

 “Come Mosè alzò il serpente nel deserto, così conviene che il Figliuolo
dell'uomo sia innalzato”. (S. Giovanni 3: 14)
Questo nobile vecchio silenzioso non dice nulla, ma l'atto di
pietà e coraggio, ci dice che la morte del Figliuolo dell'Uomo
coronava in lui e compiva le profonde buone impressioni che Gesù
gli aveva lasciate in quella Pasqua, e soprattutto il messaggio di quella
notte era stato maturato dalla morte in croce di Colui che gli aveva

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

parlato della nuova nascita e dell'amore di Dio, suggellati nel


sacrificio del Figliuolo dell'Uomo.
Nota quei due “venne”.
È venuto ora, quegli stesso, ch'era in altro tempo venuto di
notte: venne - venne; tra questi due tempi v'è tracciato un grande
tratto della vita di Nicodemo. E non venne solamente, ma “venne
portando intorno a cento libre d'una composizione di mirra e d'aloe”.
Ricco dono, generoso, e più che sufficiente per imbalsamare
diversi cadaveri, è destinato ad uno solo. Come spiego tanta
profusione?
Non mandò a mezzo di servi il dono; ma egli stesso volle
vederlo ai piedi della croce. E non basta:

 “Essi adunque [cioè Giuseppe e Nicodemo] presero il corpo di


Gesù e l'avvolsero in lenzuoli, con quegli aromati”. (S. Giovanni 19:
40)
Altrove avevano quei due nobili vecchi mandato ad ordinare ad
altri di staccare il corpo di Gesù. Altro è mandare, altro è andare;
altro è prendersi cura di un cadavere a mezzo di subordinati, altro è
con le proprie mani prenderlo ed avvolgerlo in lenzuola.
Io li vedo, dunque, di fronte l'uno all'altro che avvolgono quel
cadavere.
Mi domando: si erano messi d'accordo? Non sappiamo. Quando
s'incontrarono, ai piedi della croce o prima? Non so. Pietoso ufficio
davvero e atto coraggioso, se si pensa da chi venisse compiuto, e
verso uno ignominiosamente condannato.
Essi non si vergognano; nei loro movimenti vedo la reverenza e
l'amore, e le loro mani hanno tenera cura del cadavere.
Come spiego tutto ciò?

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Sentite, è l'Evangelista che lo spiega, o lo lascia indovinare, in


una frase, su Giuseppe di Arimatea “discepolo occulto” - come a
dire, sino allora occulto, ma ora non più, e per Nicodemo con una
parentesi – “che venne a Gesù di notte”.
V'è un coraggio ora che copre quello “occulto” e quella “notte”,
coraggio che si è venuto maturando, per lungo tempo.
Cosa dissero fra loro i due vecchi? Come, tu qui?
Mi pare di udire l'uno dire in brevi accenti come egli non lo
avesse, quel maestro, seguito pubblicamente, ma che ora morto egli
sentiva di amarlo anche più e che gli voleva rendere un tributo di
affetto e di omaggio, seppellendo il cadavere nel nuovo
monumento.
E Nicodemo palesò al compagno di opera ciò che non aveva
mai dimenticato, il colloquio di quella notte:

 “Conviene che il Figliuolo dell'uomo sia innalzato”.


Ahi, comprendo, esclamarono, giovine maestro, comprendo ora
le tue parole!
Leggiamo:

 “Or nel luogo era un orto, e nell'orto un monumento nuovo, ove


(notate) niuno era stato posto. E quivi adunque posero Gesù”. (S.
Giovanni 19: 41)
Giuseppe di Arimatea e Nicodemo.
Erano andati, forse senza sapere l'uno all'altro, si erano uniti
nell'opera, e tornarono in Gerusalemme insieme narrandosi con
sospiri e tra le lagrime, ciascuno le proprie relazioni con Gesù, e il
crescere in ciascuno di un amore potente, che li aveva tutti e due,
come tratti da una forza gigantesca, portati per vie diverse, ai piedi
della croce.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 5

SIMILI NELLA RESURREZIONE’

Paragrafo 5

“vivendo sempre per intercedere”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Che ancora vi sia un futuro, non dobbiamo ignorarlo, ma per lo


Spirito Santo, chiediamo di penetrare al di là della Cortina. La
separazione é tolta via per quella morte seguita da gloria. La via
dell'Alto - vero Santuario - è stata aperta attraverso quella Croce, e
Gesù - Signore - è salito ed é in Alto. Là dobbiamo seguirLo in
ispirito, e là vivere, se vogliamo, di fatto, vivere con Lui in eterno.
Forse, e senza forse, noi imperfettamente comprendiamo la
parola “Intercedere”. Avendo avuto - speriamo ciò sia al passato -
un'idea alquanto erronea di Dio, ce Lo siamo figurato un Padre
severo, che deve essere calmato dal Figliuolo pietoso.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ma, finalmente, andiamo riconsiderando le parole del Figliuolo,


che il Padre stesso ci ama, e ci ha amato sempre, e che fu l'amore
che portò la Croce, e non la Croce che generò l'amore di Dio - e
ricevendo, oh! gloria - la intima rivelazione di Chi é il Padre, noi
rimeditiamo la parola “intercedere”.
Anzitutto: che la Croce porta amore, é vero: ma genera amore
in noi, e non in Dio. In Dio l'amore fu, è eterno.
In noi ha dovuto essere prodotto dallo Spirito Santo, e scaturisce
dalla contemplazione dell'Uomo crocifisso per noi, e cresce
nell'ammirare lo stesso Personaggio, ora in Cielo, alla Destra (Forza)
della Potenza (del Padre). Cresce, perché accettiamo commossi
questa verità:

 “Laonde ancora può salvare appieno coloro i quali per lui si accostano
a Dio, vivendo sempre, per intercedere per loro” (Ebrei 7: 25).
“Salvare appieno” - sino all'estremo del tempo e dello stato in
cui uno si trovi, accostandosi, a mezzo di Lui, a Dio - alla Potenza -
e ciò perché Egli - l'Asceso vive, è attivo, vigilante per intercedere.
Una delle lezioni più chiare e insistenti della Parola di Dio è che
la Chiesa è un popolo d'intercessori.
Si può dire che solo quelli che hanno afferrato questa gloriosa
verità, e amano praticarla, solo quelli, sono la Chiesa.
Benedetti per essere benedizione.
Intercessore è uno che si mette in mezzo fra il Giudice e il
colpevole. Il Signore ha sempre cercato intercessori. In Isaia 59: 15,
16 leggiamo:

 “Or il Signore ha veduto, e gli è dispiaciuto che non vi fosse dirittura


alcuna. E veduto che non vi era uomo alcuno che s'interponesse, il suo
Braccio gli ha operato salute, e la Sua giustizia l'ha sostenuto”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

In mancanza di intercessori, Iddio stesso ha provveduto, nel Suo


Figliuolo, il vero INTERCESSORE. Ma, in Gesù, la Chiesa è fatta
un popolo di intercessori.
Cosa, infatti, vuole dire Sacerdoti a Dio, se non significa anche
intercessori?
Non che fossero mancati uomini che avessero interceduto per
il popolo. Abramo aveva pregato per Sodoma: Mosè, spesso, aveva
interceduto per il popolo, sino a desiderare di essere, lui, cancellato
dal libro della vita. Daniele è una delle più belle figure di
intercessore. Aaronne si fermò una volta con l’incensiere, tra i vivi
ed i morti.
Ma costoro furono tipi di intercessione.
Questo ministerio appartiene al Nuovo Patto, ed è sotto il
dominio della dispensazione della Grazia.
Per capire la intercessione a cui è chiamata la Chiesa, è
necessario capire Gesù come Intercessore, perché le cose di Gesù
sono anche della Chiesa, che deve essere simile a Lui.
Sceglieremo fra i tanti passaggi, da due libri: dal profeta Isaia, e
dall'Epistola agli Ebrei.
Nell'ultimo verso del capo 53 di Isaia, leggiamo:

 “Perciò Io Gli darò parte fra i grandi, ed Egli spartirà le spoglie coi
potenti, perciocché avrà esposta l'anima sua alla morte, e sarà stato
annoverato coi trasgressori, e avrà portato il peccato di molti, e sarà
interceduto per i trasgressori”.
Sono quattro aspetti del ministerio di Gesù, ciascuno
preparatorio di quello che viene appresso.
Chi espone l'anima sua alla morte, solo quello si trova in
condizione di essere, innocentemente, annoverato fra i trasgressori;

150
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

e solo un tale può portare il peccato di molti, e può intercedere per


i trasgressori, essendo Lui stesso stato annoverato del loro numero.
L’intercessione è il culmine del ministerio.
Si pesino attentamente le tre linee precedenti, e si vedrà che
preparazione ci è stata nella vita di Gesù, acciocché Lui avesse
ricevuto l'ufficio di intercessione, culmine del Suo ministerio.
Ciò è più che morire crocifisso.
Espose del continuo, l'anima, la vita sua alla morte (e nel verso
nove, nell'originale, si parla di morti); è stato calcolato come un
trasgressore, e ha portato il peccato di molti (Egli è morto per tutti,
benché non tutti abbiano accettato).
E, alla fine, è intercessore.
Che questo ministerio sia il culmine, lo si ricava anche
dall'epistola agli Ebrei:

 “Ora, fra le cose suddette, il principale capo è: che noi abbiamo un


Sommo Sacerdote, il quale si è posto a sedere alla destra del trono di
Dio” (capo 8: 1).
Nel capo precedente (versi 24-25), è detto:

 “Ma costui, perciocché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non


trapassa ad un altro. Laonde ancora può sa vare appieno
[all’estremo] coloro, i quali per Lui si accostano a Dio, vivendo
sempre per intercedere”.
Vivendo lassù, nella gloria, non per beneficio di Sé stesso, ma
per amore degli altri. Morì per fare bene, vive per fare bene, cioè per
intercedere.

151
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Un certo ammaestramento sull'intercedere ci viene dal capo 14


della Genesi, nella scena dell'incontro fra il vittorioso Abramo e il
Personaggio Re - Sacerdote - Melchidesech.
Questi si presenta senza padre e madre, e senza genealogia. Cioè,
non dice nulla di sé stesso; non ha storia personale, ma ha un alto
compito da adempiere: benedire, fortificare Abramo, rivelargli
l'Iddio Altissimo, possessore del Cielo e della terra, e che ha dato la
vittoria ad Abramo.
Non vi sono né beni né vittorie senza l'Iddio Altissimo.
Null'altro disse, e di altro non vi era bisogno, perché Abramo
non abbisognava di un sermone, bastandogli poche solenni parole,
dette da quella voce, ispirate da quel volto dignitoso e solenne del
Re - Sacerdote. Abramo fu protetto; rimase straniero a Sodoma ed
alle offerte dei re.
Tale il ministerio dell'Asceso al Cielo - di Gesù - Cristo - Signore
- il personaggio che ha raggiunto il più alto limite di gloria, per dare
l'estremo aiuto di salvezza (Ebrei 7: 25).
Pausa.
Conosco alcuni, che, di tempo in tempo, sono portati ad un
cumulo di miserie angosciose, simile ad una montagna
insormontabile di mancamenti e di peccati - cumulo mai visto prima,
o tanto chiaramente visto, e l'affanno è tale che in certi momenti
vorrebbero dire: Signore, ritirati da me; è troppo, è troppo, perché
è sempre arduo accettare in modo assoluto Grazia assoluta.
Senonché lo Spirito consolatore addolcisce, abbrevia tali
momenti di angoscia, e addita il grande prezzo: SANGUE - e sorge,
risorge la “Fede”, e il monte viene gettato nel fondo del mare. A
luce che sempre cresce, riappare, per essere, a grazia crescente, di
nuovo gettato in fondo al mare.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Questi affioramenti sono regolati dalla Provvidenza al fine di


umiliarci ed incoraggiarci, perché siamo ancora nel deserto.
L'immensità della Misericordia del Misericordioso ci confonde,
quando dallo Spirito Santo siamo elevati a contemplare l'Asceso al
Trono e ci viene detto che vi è altro per noi.
Altro? Ancora altro?
Certo, perché per raggiungere l'eredità immacolata, tu pure, o
cristiano, devi essere formato immacolato, e devi essere conservato.
- Io? - Come! Ecco, leggi Romani 5: 8-10:

 “Ma Iddio commenda l'amor suo verso di noi, in ciò che mentre
eravamo ancor peccatori, Cristo é morto per noi. Molto maggiormente
adunque, essendo ora giustificati nel suo sangue, saremo per lui salvati
dall'ira. Perciocché se mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati
con Dio per la morte del suo Figliuolo; molto maggiormente, essendo
riconciliati, sarete salvati per la vita di esso”.
Vale la pena meditare: Cristo Gesù è morto per te. Vive - è
vigilante al Trono per te - per aiuto fino all'ultimo tuo respiro.
Vive per intercedere.
Come Lui, la Sua Chiesa: i morti - risorti.
Egli, dunque VIVE - e, ripetiamolo il “vive “, qui, é più che mera
esistenza, il non essere più morto, ma indica diligente attività,
vigilanza.
Intercedere è molto più che pregare e chiedere: è il porsi in
mezzo fra l'abisso e uno che sta per cadervi, fra il mostro e una
creatura che il mostro vorrebbe sbranare, divorare.
I tanti aiuti ricevuti nel passato non li conosciamo nemmeno
tutti, perché l'Intercessore é venuto incognito; ci é passato vicino, e

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

non lo abbiamo veduto. Siamo in piedi, oggi, perché Egli morì per
noi, e vive, intercede per noi.
Non dimentichiamo che il Figliuolo di Dio è “Signore”, ma il
coraggio viene perché l'Intercessore è “Signore” con ogni podestà,
ed il Signore, il Potente, è anche Intercessore, aiuto rapido, efficace
in ogni distretta.
Ci vuole per noi tale Signore - Intercessore, per essere messi in
piè dalla grande caduta, e fortificati e messi nel cammino e portati
all'altra sponda. Egli, prima di ascendere, dopo l'affermazione di
assoluta autorità e potere, aggiunse:

 “Insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandate. Or


ecco, io son con voi in ogni tempo, infino alla fin del mondo. Amen”
(S. Matteo 28: 20).
“In ogni tempo” - e nei vari tempi - per potere anche noi -
ciascuno - dire con l’uomo dal cuore verso il Signore, che “i miei
tempi sono nella Tua mano” (Salmo 31: 15).
Signore che domina, e aiuta in tutto, sempre.
In quel libro che, in modo speciale e definitivo è detto
“Apocalisse - Rivelazione di Gesù” - Lui é, attraverso tutte le pagine,
Cristo - Gesù - Signore.
Un po' di esempi:
Egli è Leone ed Agnello. Agnello e Leone che prende il libro
suggellato, e si dispone ad aprirlo. Lui (Apocalisse 7: 17) é in mezzo
del Trono nel centro della Potenza.
Forte, ma sempre pietoso, che pastura, guida alle fonti delle
acque.
Un lavoro continuo - ed è solo così che ogni lagrima viene
asciugata. La parola dice assai più che il cessar dal piangere, ma che

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

quelle lagrime sono trasformate in perle, perché le perle sono figlie


di ferite, e perciò di lagrime.
Eccolo Pietro, in piedi, il giorno della Pentecoste, a proclamare
Cristo - Gesù - Signore. I tre titoli sono nel suo discorso, e la
conclusione è nel verso 36; l'apostolo non poté continuare, perché
fu interrotto:

 “Sappia adunque sicuramente tutta la casa d'Israele, che quel Gesù,


che voi avete crocifisso, Iddio l'ha fatto Signore, e Cristo” (Atti 2: 36).
“Quel Gesù che voi avete crocifisso” - in tanta umiliazione - Iddio
Lo ha fatto. Non si è fatto Lui, perché si era vuotato di Sé, ma “Iddio
l'ha fatto Signore e Cristo”.
Il resto è noto.
Molti furono compunti - feriti nel cuore (oh - il ricordo del cuore
di Gesù trapassato dalla lancia) e dissero: “Fratelli, che dobbiamo fare?”.
La risposta di Pietro la sappiamo. Cristo - Gesù - Signore!
È lo stesso Personaggio che appare a, San Giovanni in Patmos.
Potenza e Pietà sono in quel quadro. Un grande lavoro preceduto
da grande aiuto, dal “non temere”, perché il Personaggio - è il
capofila, ed è la retroguardia - noi essendo nel mezzo.
Perciò la mano sul capo del caduto come morto a quei piedi;
perciò, il comando: “Scrivi adunque”.
Lo scrittore dell'Epistola agli Ebrei - non sappiamo chi fu - e vi
è un motivo, perché egli scrive dell'Apostolo Gesù, e non si azzarda
di porre il suo nome vicino a quello di Gesù Cristo, non dice nulla
di sé, anche perché accennando di Melchidesech, sconosciuto egli
pure, lo scrittore, si tiene sconosciuto.
Oh - l'amare di essere nascosti...!
Ma non è nascosto il Personaggio asceso. Tutto è Lui, e da Lui.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Avanti di parlare di Lui intercessore, nel capo 7°, l'Epistola assicura


con queste parole, parlando di ferma, incrollabile speranza:

 “la quale noi abbiamo, a guisa d'ancora sicura e ferma dell'anima, e


che entra fino al didentro della cortina” (Ebrei 6: 19).
La figura è di un'ancora che ha afferrato noi, nel profondo di
noi, ma che è assicurata ad un punto di partenza che non può venire
meno, al didentro della cortina, cioè al Trono:

 “Dov’è entrato per noi, come precursore, Gesù, fatto in eterno sommo
sacerdote, secondo l'ordine di Melchidesech” (versetto 20).
Eppure, non abbiamo detto su quale base è la speranza.
Leggiamo:

 “Acciocché, per due cose immutabili, nelle quali egli è impossibile che
Iddio abbia mentito, abbiamo ferma consolazione, noi, che ci siamo
rifuggiti per ottener la speranza propostaci” (Ebrei 6: 18).
Speranza ferma su due cose immutabili. Quali? DIO È PADRE.
IL PADRE È DIO.
Che varrebbe se Egli fosse solo Potente e non Padre, o solo
Padre, e non Potente? Le due forze sono: POTENZA ed AMORE.
In Lui - ed in ogni cosa di Lui sono: POTENZA INFINITA -
AMORE INFINITO. Amen.
Nel principio del capo sei leggiamo che, lasciata la parola del
principio, dobbiamo tendere alla perfezione. Non ci azzardiamo noi
a dire che cosa siano i principii, ma lo dice lo Spirito Santo.
Vi è una perfezione che non è di questa terra, eppure vi è una
perfezione relativa, che è quanto dire, essere compiuti secondo l’età
a cui lo Spirito Santo ci ha portati.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Che cosa sia “compiuti” e il “tendere alla perfezione” non è


detto esplicitamente, ma è chiaro di seguito dell’Epistola: è seguire
Gesù al didentro della cortina, avere comunione con Lui, al Trono,
e vederlo, contemplarlo Sacerdote in eterno secondo l’ordine di
Melchidesech: questo è tendere alla perfezione.
Ed ora possiamo dire, seguendo le brevi informazioni della
Scrittura, qualche cosa su Melchidesech:

 “Perciocché, questo Melchidesech era re di Salem, sacerdote dell’Iddio


Altissimo; il quale venne incontro ad Abrahamo, che ritornava dalla
sconfitta dei re, e lo benedisse; al quale Abrahamo diede per parte sua
la decima d’ogni cosa.
E prima è interpretato: Re di giustizia; e poi ancora egli è nominato:
Re di Salem, cioè: Re di pace. Senza padre, senza madre, senza
genealogia; non avendo né principio di giorni, né fin di vita; anzi,
rappresentato simile al Figliuol di Dio, dimora sacerdote in perpetuo”
(Ebrei 5: 1-7).
Notevole è l’introduzione: “questo Melchidesech”.
Si usa la parola “questo” per altro e per altri, e la si usa per
Melchidesech, non per rimanere sempre nei principi elementari, ma
per capire meglio Gesù, ed apprezzarne il ministerio al Trono.
Melchidesech “sacerdote dell’Iddio Altissimo”, non di un altro,
ma dello stesso Signore, rivelato però in modo che l’animo è tratto
in alto.
È accennato il solo evento noto nei riguardi di questo
personaggio: “Venne incontro ad Abrahamo, che ritornava dalla sconfitta
dei re, e lo benedisse”.
Melchidesech benedisse il patriarca quando, secondo, il visibile,
pareva che Abramo ne avesse meno bisogno. Ma l'essergli andato
incontro, come a frapporsi fra Abramo e qualche pericolo, era
necessario. Egli lo “benedisse”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Per essere divenuta troppo famigliare, questa parola non la


meditiamo come dovremmo. Letteralmente è “disse bene”, ma nel
caso accennato in questo passo, è affermare che solo a mezzo di
quello incontro e di quella rivelazione circa l'Iddio Altissimo,
Abramo rimaneva benedetto, cioè approvato dal Signore.
Il nome del personaggio, interpretato è “in prima”, cioè da
considerarlo prima “Re di Giustizia”, e dopo, cioè come
conseguenza della Giustizia, riconoscerlo “Re di Pace”.
Non vi è pace senza Giustizia, e la Giustizia conduce alla pace.
La indiretta importanza del personaggio la si intuisce dal fatto
che Abramo, il più grande uomo del suo tempo, lo onorò e lo
riconobbe suo superiore. Gli diede, per parte sua, la decima di ogni
cosa. In quanto ai sacrifici di sangue, Abramo li conosceva, perché
antecedono la legge Mosaica; questa li regolò.
Chi era Melchidesech, non sappiamo, oltre le brevi
informazioni, perciò è vano, oltre che presunzione fare
supposizioni. Iddio usa chi vuole; un personaggio nuovo ci è
davanti: non ne abbiamo la storia, ma egli non va confuso con Gesù
Cristo, perché Melchidesech è figura, profezia di Gesù al trono.
Il Sacerdozio levitico venne dopo.
La Scrittura presenta prima ciò che poi, per un tempo, sparisce,
ma infine riappare e rimane eterno. Aaronne venne dopo, e fu nei
successori per lungo tempo sino a Caiafa. Di Aaronne abbiamo
storia e genealogia; non di Melchidesech.
Il sacerdozio levitico fu preparatorio; quello di Melchidesech è
eterno.
Tutti e due sono importanti, ma la distanza fra l'uno e l'altro si
può intuire dal contegno di un discepolo nei rapporti di Gesù:
diciamo di San Giovanni, dalla sera della ultima Pasqua, quando lo

158
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

vediamo familiarmente posato sul petto di Gesù, all'incontro che lo


stesso discepolo ebbe col Signore nell'isola di Patmos, quando, dopo
averLo veduto, gli cadde ai piedi come morto.
È il medesimo Signore veduto in due aspetti. Dallo Spirito
Santo, dopo essere passati per i primi insegnamenti, noi siamo
invitati a vedere e contemplare Gesù al trono.
Ripetiamolo: Melchidesech non è Gesù, ma profezia di Lui.
Come il cibo del deserto, che non si poté classificare, ma che si
chiamò con un nome di meraviglia “Manna”, così è Gesù, il Quale
è impossibile di definire. Lo ammiriamo sempre più, non riuscendo
mai a comprenderLo abbastanza.
È l'Ammirabile. Si meravigliarono di Lui, e noi pure ci
meravigliamo. Troppo indagare il mistero dell'incarnazione è
pericoloso, giacché non riusciremo a capire abbastanza fino a che
non saremo nel Regno della Luce.
Così è descritto Melchidesech: “senza padre, senza madre senza
genealogia”: non che ne ebbe, ma che noi non conosciamo. Non ha
storia antecedente alla sua apparizione, né dopo. La storia è nota a
Dio solo; come Lui solo annovera e dà nome alle stelle, e non uomo
alcuno. Sacerdoti secondo Aaronne ve ne furono molti; di
Melchidesech ve ne fu uno solo.
Vi sono stati molti tipi del Cristo, ma vi è uno solo che è il Cristo,
il Figliuolo del l'Iddio vivente, a cui è dato ogni podestà in cielo ed
in terra. Di Lui, di Gesù, così conclude l'epistola agli Ebrei:

 “Ma costui, perciocché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non


trapassa ad un altro. Laonde ancora può salvare appieno coloro, i quali
per lui si accostano a Dio, vivendo sempre, per interceder per loro.
Perciocché a noi conveniva un tal sommo sacerdote, che fosse santo,
innocente, immacolato, separato da' peccatori, e innalzato di sopra ai
cieli; il qual non abbia ogni di bisogno, come quei' sommi sacerdoti,
d'offrir sacrifici, prima per i suoi propri peccati, poi per quelli del

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

popolo; conciossiaché egli abbia fatto questo una volta, avendo offerto sé
stesso. Perciocché la legge costituisce sommi sacerdoti, uomini che hanno
infermità; ma la parola del giuramento fatto dopo la legge costituisce il
Figliuolo, che è stato appieno consacrato in eterno” (Ebrei 7: 24-28).
Melchidesech fu simile, ma non uguale: Re di Giustizia prima,
poi Re di Pace. Gesù ha portato Giustizia e Pace. Ma in Gesù sono
alcune note che solo a Lui si adattano: “Santo, Innocente, Immacolato,
Innalzato sopra i Cieli”.
Perché tale, Egli è Salvatore appieno, all'estremo - vivendo
sempre per intercedere. Abbiamo toccato il limite finale del
ministero di Gesù Cristo l'Intercessione.
La relazione della Chiesa a Gesù deve avere per misura la
relazione di Gesù al Padre. Egli poté dire ai discepoli, che chi ha
visto Lui ha visto il Padre (Giovanni 14: 9).
La Sua relazione è scolpita in vari modi, attraverso la Scrittura;
ed una delle descrizioni più vive è nel Salmo 40:

 “Tu non prendi piacere in sacrificio, né in offerta; tu mi hai forato le


orecchie; tu non hai chiesto olocausto, né sacrificio per lo peccato”.
Il forare le orecchie era il suggello dello schiavo in perpetuo. I
sacrifici si riferiscono alle cose, e tali non sono graditi: occorreva un
sacrificio eccellente e volontario. Il salmo continua:

 “Allora io ho detto: eccomi venuto; egli è scritto di me nel volume del


Libro. Dio mio, io prendo piacere in fare la tua volontà, e la tua legge
è nel mezzo delle mie interiora”.
È un sacrificio volontario, fatto con allegrezza; intero; ed è
cominciato dentro. Che cosa è questa legge di Dio Padre che è nelle
interiora del Figliuolo?

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Non altro che la legge di amore: Iddio è amore; Egli ha mandato


il Figliuolo, perché ha amato. Iddio ha voluto che il Figliuolo venisse
a salvare: il bene delle creature è, dunque, la legge di Dio che Gesù
ha accettata con amore, ed è scritta nelle Sue interiora.
Il Signore ha insistito, come leggiamo specialmente nelle pagine
dell'Evangelo secondo Giovanni, che la volontà di Dio è che Egli
non perda quelli che Egli Gli ha dato; che cioè è il Padre stesso che
ci ama; che nessuno viene a Lui (a Gesù) se non che il Padre lo
tragga.
A misura che Gesù parla dentro di noi, comprendiamo l'amore
di Dio. Quella legge, dunque, è amore per tutta la creazione, ed è
scritta nelle interiora di Gesù Cristo, suggellata nelle Sue mani, e nel
Suo cuore.
Ciò che il Salmista enuncia in poche parole, è il soggetto
costante di tutto il Libro. Vi sono libri nel Cielo.
Come Gesù ha adempiuto la Sua offerta, è detto anche nello
stesso Salmo:

 “Io ho predicato la tua giustizia in gran radunanza; ecco io non ho


rattenuto le mie labbra; tu lo sai Signore. Io non ho nascosto la tua
giustizia dentro al mio cuore”.
Predicata e vissuta quella Giustizia. E continua:

 “Io ho narrato la tua verità e la tua salute; io non ho celato la tua


benignità. né la tua verità, in gran radunanza”.
Sono poche parole, ma racchiudono quanto lingua umana non
può commentare, e fanno intendere la resistenza che in un mondo
traviato ha dovuto incontrare, e incontra ancora, la verità che è in
Cristo.

161
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

La mente corrotta ha perduto il valore reale delle cose e chiama


pane ciò che è pietra: considera giustizia, verità, salute, quelle che
non sono tali. Di qui il conflitto.
Gesù ha predicato, narrato, mostrato a una grande radunanza.
Quale, dove, quando? Luoghi, tempi, gruppi speciali di popolo,
spariscono di fronte alla affermazione di qualche cosa di vasto che
supera ogni limite. Egli sa come parlare a tutti gli uomini, benché
non Lo conoscano:

 “La luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo…” (S.
Giovanni 1: 9)
Quella luce vi è, dunque per ognuno, ed essa Luce è Cristo.
Egli si è offerto, e il Padre Gli ha apparecchiato un Corpo.
Perché in un corpo umano, Egli poteva essere Salvatore di quelli che
non si è vergognato chiamare Suoi fratelli. Egli dice:

 “Ecco me e questi fanciulli che tu mi hai donati. Poi, dunque, che quei
fanciulli parteciparono alla carne ed al sangue, Egli somigliantemente
ha partecipato alle medesime cose. Laonde è convenuto che in ogni cosa
fosse simile ai fratelli”. (Ebrei 2: 17)
Tu mi hai apparecchiato un corpo. Ed in quel corpo, Egli è
venuto come apostolo, facendo conoscere Iddio all'uomo; ed è col
corpo glorificato, che porta i ricordi della croce, che Egli è tornato
in alto. come Sacerdote, per presentare l'uomo a Dio.
Come ha rappresentato Dio all'uomo, abbiamo già accennato.
Basti ricordare che Egli testimoniò che faceva del continuo le
cose che piacciono al Padre; che il suo ragionare e predicare erano
le parole che il Padre Gli dava, e come Egli gliele dava.
L 'altra parte del Suo ministerio è scolpita in queste parole (Ebrei
7: 24-25):

162
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Ma costui, perciocché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non


trapassa ad un altro. Lande, ancora, può salvare appieno coloro i
quali, per lui, si accostano a Dio, vivendo sempre per intercedere per
loro”.
Cioè, è posseduto sempre da quella legge di amore che fa
dimenticare sé stesso per il bene altrui: venne all'uomo, tornò al
Padre, è alla Sua destra, e vive animato dallo stesso amore; morì per
altri, vive per altri. Ora possiamo meglio capire il piano di Dio per
la Chiesa di Gesù:

 “Avendolo dato per Capo sopra ogni cosa alla Chiesa, la quale è il
Corpo di esso in compimento di Colui che compie tutte le cose in tutti”
(Efesi 1: 22-23).
Compimento di Lui!
Se non fosse nella Scrittura, noi tremeremmo di dire una tale
cosa. Quest'ardita affermazione dice che, senza della Chiesa, a Gesù
manca qualche cosa.
Quando scese dalla gloria, e si abbassò a tutta la umiliazione, è
entrato in una sfera nuova: tornato dal fondo della umiliazione, è
stato innalzato in alto, Gli è stata data ogni podestà in Cielo e in
terra, ed il Nome che è sopra ogni nome.
Pure manca ancora qualche cosa. Il Capo è là; il Corpo è altrove,
in via di formazione.
L’Universo non sa ancora tutto intorno a Gesù.
Un giorno Egli sarà reso glorioso nei Suoi santi; cioè, l'opera
meravigliosa compiuta su uomini tratti dal fango, farà risplendere,
davanti agli angeli, qualche cosa di Gesù, che non si era mai
immaginato.

163
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Egli attende di avere il Corpo in alto, per sentirsi completo Lui;


eppure, è Lui stesso che compie ogni cosa in tutti.
Ma Lui ci fa sapere che ancora non Lo conosciamo, che
l'Universo non Lo conosce.
Quel compimento che Egli raggiungerà a mezzo della Chiesa
(Corpo che Egli va compiendo) ha uno scopo, che è al di là di quello
di manifestare soltanto Lui.
Una distesa dell'amore immenso per cui si propone di mostrare,
a mezzo della Chiesa, alle podestà dei cieli, la infinita sapienza di Dio
(Efesi 3: 10); e non solo, ma vuole che la Chiesa abbia parte nel
ministerio di Redenzione; che sia una con Lui, per continuare, con
essa, e, servendosi di essa, il lavoro di beneficio verso le nazioni
dell'Universo.
Che questo pensiero sia scritturale è confermato da ciò che è
detto in Colossesi 1: 24:

 “Ora io mi rallegro nelle mie sofferenze per voi, e per mia vicenda
compio [si notino senza pregiudizio certe ardite parole:
COMPIO] compio nella mia carne ciò che resta [RESTA] ancora a
COMPIERE delle afflizioni di Cristo, per lo CORPO di ESSO,
che è la CHIESA”.
Egli ha compiuto tutto sulla Croce, eppure è vero che, nella Sua
infinita gentilezza e abnegazione, ha così deciso che il redento dal
fango, sia chiamato a partecipare all'onore delle Sue sofferenze.
Egli ha bevuto il Calice, e gustato quella morte; ma ha voluto,
per un eccesso di amore verso la Sua Chiesa, Suo corpo, che qualche
cosa essa possa gustare, affinché, dall'amaritudine di sofferenze
fosse elevata a maggiore altezza e godimento.
Perché è vero che le più grandi afflizioni sono quelle che si
soffrono in ispirito, ed è altresì vero che i più dolci godimenti sono

164
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

quelli dello spirito. Nelle cose del cielo, conoscere, aiuta ad amare di
più, e amare, a godere.
Perciò, la Chiesa è chiamata a compiere qualche cosa, ed è
riserbato a ciascun membro di essa qualche cosa di quel Calice
immenso, e di quella passione, per cui, Egli le dà l'onore di sapere
che Lui stesso attende di essere completo in essa.
Dunque, poiché in quel corpo Gesù ha rappresentato il Padre,
ora, nel corpo della Chiesa, Gesù è rappresentato alle genti.
Fino ad ora è una imperfetta rappresentazione: diciamo
imperfetta, perché sosteniamo, senza timore di contraddizione, che
molti che si chiamano tali, non sono quella CHIESA che è la Sua
Chiesa.
Come in quel Corpo Gesù si mosse per il Padre, così la Chiesa
deve muoversi per Gesù.
Vi è una continuazione di Lui a mezzo dei Suoi eletti, i quali
sono chiamati a vivere per presentare Gesù agli uomini, e gli uomini
a Gesù. La vita di Gesù in loro deve essere spesa a favore di Lui e
degli uomini.
Questo è il piano che Iddio ha per la Chiesa.
Essa è scelta dal Padre, per essere la Sposa del Suo Figliuolo.
Perciò è chiamata la “SUPERNA vocazione di Dio in Cristo Gesù”
(Filippesi 3: 14).
Quindi, vale la pena di dare tutto per tutto.
Chi ama Gesù, deve amarLo come la sposa ama lo sposo; la
Chiesa di Cristo essendo la Sposa, Suo Corpo, deve vivere a
disposizione del Capo, non considerando sacrificio quello che fa per
amore di Lui.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Perciò, non ci paiono esagerate le affermazioni dell'apostolo


Paolo, e la sua determinazione di consacrarsi meglio, e di più a quel
Signore che lo aveva chiamato; leggiamo (Filippesi 3: 7-14):

 “Ma le cose che mi erano guadagni, quelle ho reputate danno per Cristo.
Anzi, reputo tutte cose [“queste” non è nel testo] essere danno, per
l'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale
io ho fatto perdita di tutte queste cose, e le reputo tanti sterchi, acciocché
io guadagni Cristo...
Per conoscere esso Cristo, e la virtù della sua resurrezione, e la
comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme alla sua morte; se
una volta perverrò alla resurrezione dai morti...
Non reputo di avere ancora ottenuto, ma una cosa [cioè, aveva
ottenuta]: dimenticando le cose che sono dietro, e distendendomi alle
cose che sono davanti. proseguo verso il segno, al palio della superna
vocazione di Dio, in Cristo Gesù”.
Tutto per tutto: per amore di Cristo Gesù, mio Signore, cioè
mio assoluto padrone. Bisogna dimenticare ciò che è passato; e
proseguire.
È l'intera consacrazione di noi stessi, che, se confidiamo in Lui,
Egli stesso compie in noi. Non ci sarà grave udire l'invito (Salmo 45:
10, 11):

 “Ascolta, fanciulla, e riguarda, e porgi l’orecchio, e dimentica il tuo


popolo [e non basta], e la casa di tuo padre. E il RE porrà amore
alla tua bellezza. Adoralo adunque, perciocché egli è il tuo Signore”.

166
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 6

FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE

paragrafo 1

“Abrahamo”

167
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Ma Iddio, che è ricco in misericordia, per la sua molta carità, della
quale ci ha amati; eziandio mentre eravamo morti nei falli, ci ha
vivificati in Cristo (voi siete salvati per grazia); e ci ha risuscitati con
Lui e con Lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù”
(Efesi 2: 4-6)

Ogni cristiano, cioè unto di Dio - figliuolo di Dio - parte della


Chiesa di Lui, se davvero lo è secondo il senso della parola, è
chiamato ad essere figliuolo della Resurrezione. Di tali ve ne furono
in ogni tempo, dal giorno della Pentecoste in poi, e, ve ne sono oggi,
perché il Signore è lo stesso ieri, ed oggi, ed in eterno.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Vi è una presente resurrezione.


San Paolo, oltre che agli Efesi, lo indica anche ai Colossesi:

 “Perciocché voi siete morti, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio.
Quando Cristo, che è la vita vostra, apparirà, allora ancor voi
apparirete con lui in gloria”. (Colossesi 3: 3-4)
Ciò non suppone che tali risuscitati non siano più esposti a
tentazioni, e né esclude ciò che è riserbato per oltre tomba, o per
dire meglio, per quando lasceremo questo terreno albergo; ma dice
chiaro che vi è per il cristiano - se è cristiano - un tempo che egli si
sente davvero figliuolo della Risurrezione.
La verità gli è stata annunziata; lo spirito l'ha afferrata, ma il
tempo viene che la conoscenza diventa realtà nella mente e nel
cuore.
Niuno che legga attento le Scritture circa questi personaggi può
non avere notato che, staccato da tutti gli eventi e le benedizioni
preparatorie, ci fu un evento e preparazione che in modo preciso
segnano come un distacco fra il passato e il futuro.
Come una tomba.
In Abrahamo il grande evento fu il comando, seguito da
ubbidienza; di offrire al Signore il figliuolo; l'unico, e che egli amava.
L'agonia del vegliardo - lenta e silenziosa - fu nei tre giorni di
distanza e di viaggio dal comando al monte, e la morte fu nell'atto
che levò il coltello sul petto del giovinetto.
Solo lo Spirito Santo può descrivere gli strazi lenti nel cuore di
Abrahamo, e il sospiro finale, come l'ultimo del moribondo, quando
il vecchio levò il braccio per sacrificare il figliuolo.
Ebrei 11 informa che Abrahamo riebbe il figliuolo, come in
figura, dalla risurrezione. Ma fu Abrahamo, lui pure, che scese da
quel monte come un uomo morto e risuscitato. Lui santo anche
169
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

prima - è ora un altro: ha visto la morte; è stato lui ucciso nel cuore,
ed è lui che è tornato a vita.
È un altro uomo, benché santo era anche prima. Tutto il visibile
ebbe per lui, da quel tempo in poi, altro aspetto. Lui, il vecchio, era
un uomo venuto d'oltre tomba straniero prima, ora è più che mai
immerso nel futuro, aspettando la città che ha i fondamenti, ed il cui
costruttore e architetto è Dio. Tale visse da allora in poi. Tale fu
nello scegliere la moglie al figliuolo.
Ma più di tutto dobbiamo pesare le parole di Gesù riguardo al
patriarca, come ripetuto in San Giovanni 8: 56, 58. “Vide” (il
luminoso vedere del Cielo) e se ne rallegrò.
Quando?
E quale tempo più adatto che allorché la voce dall'Alto lo fermò,
e lo assicurò che il di lui amore era conosciuto in quella ubbidienza
e gli fu riconfermato e allargato il patto.
“Vide”, quando lui, Abrahamo, morì: l'ultimo atto di morte a sé
stesso. Alla fine del corso, al lasciare questo corpo, egli rese lo spirito
e fu accolto “ai suoi popoli”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 6

FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE

paragrafo 2

“Isacco”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Teniamo sott'occhio il nostro soggetto: “Figliuoli della


Resurrezione”; e che tali sono la Chiesa di Cristo, se è la Chiesa che
Lui ha edificata e edifica. Non vi è resurrezione se non vi è morte
che la precede. Vi sono morti e vi è la morte: intendiamo dire al di
qua della tomba.
Vi sono le morti nel deserto, quali tanti funerali, come lasciando,
noi stessi pezzo a pezzo. Non ci confondiamo: in fede “tutto è
compiuto” e tutto si vede compiuto in Cristo - ma ci sono le
realizzazioni parziali che precedono una, per così dire, finale
realizzazione.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Leggendo Isaia 53: 9, nel testo originale è che Gesù ebbe per
così dire varie morti, le quali culminarono nella morte in Croce.
Dopo vi fu la resurrezione, e dalla resurrezione in poi i movimenti
e l'agire di Gesù furono differenti che nel passato. Ciò si ripete nella
vita dei santi.
Come Lui, così la Sua Chiesa.
Dal momento che si riceve Gesù, si entra in un periodo di lenta
crocifissione in fede completa, perché in fede ci si deve ritenere
morti con Cristo, e risuscitati con Lui, ma, praticamente, con lenti
martirii, che terminano in un atto supremo, per cui, in modo preciso,
si viene crocifissi e si è fatti «figliuoli della Resurrezione».
Ciò, ripetiamolo, è al di qua della tomba, ma non esclude che vi
è una morte finale, per cui l'anima si stacca dal corpo, e che è
Resurrezione. Parliamo di una morte mistica e resurrezione mistica,
per cui l'uomo di Dio si trova come in altro territorio, in un distacco
fra il passato e il futuro.
Chi non ha fatto tale esperienza non sorrida di incredulità e né
argomenti in contrario; e chi - i rari che l'hanno avuta - non
giudichino quelli che ancora si dibattono fra i «sì» ed i «no», e non
sono ancora fondati, stabiliti.
È scritto in Ebrei che i santi del passato abbracciarono in fede
la grande promessa, si misero, cioè, sotto il Cristo che era da venire.
Ed ora uno sguardo ad Isacco.
Teniamo presente che la Chiesa è destinata a sedere con
Abrahamo, Isacco e Giacobbe, e che Iddio è chiamato, fra gli altri
titoli “l’Iddio di questi tre patriarchi”. Dunque, vale la pena di meditare
circa questi uomini, perché come è vero che, contemplando Gesù,
conosciamo meglio uomini e cose, è altresì vero che studiando gli
uomini, specie i santi, conosciamo meglio Gesù.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Non è facile scoprire nella vita di Isacco l'evento preciso che


possiamo qualificare «morte»; ma non è fuori posto dire che sono
presentate tre epoche, che possiamo qualificare di crocifissione; due
sono preparatorie, e la terza, l'epilogo finale.
E sono, quando, ascesa la montagna col vecchio genitore,
caricato delle legne per l'olocausto fu legato e messo sull'altare:
Poteva fuggire, ma rimase, come un agnello pronto ad essere
immolato. Se ciò non è - domando a chi legge - che cosa è morte a
noi stessi?
Eppure, non è tutto.
Isacco è maturo negli anni, e si aggira nel territorio in cui
pellegrinò il padre; non mostra nulla di cospicuo, come di propria
iniziativa. Ma, così leggiamo nella Genesi:

 “E Isacco cavò di nuovo i pozzi d'acqua che erano stati cavati al tempo
di Abrahamo, suo padre, i quali i Filistei avevano turati dopo la morte
di Abrahamo; e pose loro gli stessi nomi che suo padre aveva lor posti”
(Genesi 26: 18)
Incidenti di poca importanza, dirà il lettore superficiale; di
grande significato, dirà colui che si abitua a meditare e considerare.
Tutti più o meno, amano di fare qualcosa di cui essi siano gli autori
o per lo meno gli agenti principali. Pochissimi coloro che sono per
così dire senza iniziativa, tranne quella di porre in evidenza il lavoro
di altri, ed essi nascondersi.
Isacco è uomo nascosto, e ci dà il ritratto della pazienza della
fede. Scavò i pozzi che suo padre aveva scavati, i quali i filistei
avevano turati, e, si noti, “pose loro gli stessi nomi che suo padre aveva posti”.
Insignificante tutto ciò? Era forse questo patriarca un uomo
insensibile o di poca energia per agire a quel modo? Tale non lo si
può chiamare se si legge attento tutto il capo 26 della Genesi e si

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

noti l'agire dignitoso che comandò, alla fine, rispetto anche ai suoi
tormentatori - ai Filistei.
Non si agisce come Isacco, né sul monte e né scavando pozzi,
se non si è morti a sé stessi.
Eppure, vi è altro, perché vi sono “Morti e Morti”.
Isacco è ormai vecchio; gli occhi sono oscurati, e non vedono
(Genesi 27: 1). Ingannato, benedice Giacobbe di grande
benedizione. Arriva Esaù col cibo preparato, e chiede la promessa
benedizione. Si ricordi che l'uomo - Isacco aveva un che di
preferenza per Esaù (siamo tutti uomini).
Il vecchio scopre l'inganno, ma non può ripararvi.
Non ci occupiamo dell'agire di Giacobbe, ma del piano ultimo
di Dio, che volle benedire Giacobbe. Vi è mistero a volte, benché il
mezzo non sia buono (e il mezzo non buono andrà - andò al
giudizio) - ma l'effetto era, fu, in Dio. La benedizione a Giacobbe, il
santo vecchio, benché addolorato, non poté revocarla.
Ecco, Isacco - uomo di Dio - vecchio, quasi cieco, ingannato, e
da uno dei figli, e impossibilitato di correggere il già fatto. È
ingannato quando avrebbe dovuto essere avveduto, perché già un
dubbio gli era balenato, al contrasto fra ciò che toccava - collo e
mani pelose - e la voce - perché la voce era di Giacobbe e non di
Esaù.
Leggiamo in Genesi 27: 33:

 “Ed Isacco sbigottì di un grandissimo sbigottimento, e disse: Or chi è


colui che prese della cacciagione, e me la recò; talché, avanti che tu fossi
venuto, io mangiai di tutto ciò ch'egli mi presentò, e lo benedissi? ed
anche sarà benedetto”.
“Ed Isacco sbigottì di un grande sbigottimento”. Altra traduzione ci dice
che Isacco tremò di eccessivo timore. Che fu ciò, se non come un
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

atto finale che lo uccise per questa terra, ormai facendogli rimanere
solo il Cielo?

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 6

FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE

paragrafo 3

“Giacobbe e Rachele”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

L'Iddio di Abrahamo - di Isacco - di Giacobbe.


Tre nomi differenti l'uno dall'altro formarono la prima grande
unità della fede. Più volte leggiamo “l’Iddio di Giacobbe”, senza
menzione degli altri due. L'Iddio - anche di Giacobbe, perché non è
facile scoprire in questo personaggio uno dei ritratti più belli di
Gesù: il Pastore sofferente.
Giacché il tema nostro è “Figliuoli della Resurrezione” e la
Resurrezione presuppone la morte, e la morte stessa è preceduta da

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vari fatti che sono morti preparatorie, cerchiamo, alla luce dello
Spirito Santo, di scoprire per quali eventi Giacobbe arrivò alla
Resurrezione.
Tre eventi si delineano tragici nella vita di lui.
La fuga dalla casa paterna, per paura di Esaù. Uomo tenero di
affetti, un giorno dov’è udire dalla stessa bocca di colei che tanto
l'amava:

 “Ora dunque, figliuolo mio, levati (sorgi), fuggi” (Genesi 27: 43).
E leggiamo che Isacco lo benedisse e gli indicò il cammino del
pellegrinaggio.
Che questo distacco - che era una fuga - dov’è essere crudele,
possiamo immaginarlo, se consideriamo i legami domestici della vita
patriarcale; la causa che lo allontanava, e il fatto che proprio quella
benedizione ottenuta a mezzo di sotterfugi ed inganno al vecchio
genitore - proprio per quella benedizione egli diveniva un fuggiasco.
È vero che la benedizione fu irrevocabile nel cuore di Isacco,
ma non sappiamo come la qualificò Giacobbe, il quale aveva già
come protestato colla madre, che, se scoperto, avrebbe potuto
attrarsi maledizione in luogo di benedizione.
Un primo grande distacco - come una morte, e funerale al
passato. Iddio lo visitò a Betel, con gloriosa promessa, ma l'evento
rimane scultorio nel cuore del pellegrino. Non descriviamo conflitti
e sofferenze, perché ve ne sono nella vita di tutti, ma accenniamo
agli eventi principali che conducono alla morte e resurrezione.
Il secondo evento: fu a Peniel (Genesi 32), in quel conflitto con
quello Sconosciuto Uomo - Angelo - Signore, da cui uscì benedetto,
ma storpiato e per cui si prostrò, lui, uomo del Cielo - Israele -
dinnanzi all'uomo della terra, Esaù - e poi chiese ad Esaù - come per
grazia, che non lo accompagnasse, ne ordinasse ad altri di

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accompagnarlo, perché lui Giacobbe - Israele, se ne voleva andare


piano piano, al passo dei piccoli fanciulli e del gregge che non poteva
spingere a cammino rapido.
Ed accenna ad altro evento: sulla via di Betel morì la donna che
lui tanto amava, e morì nel dare alla luce quel bambino che fu
chiamato dalla morente “figliuolo del dolore”, e da Giacobbe “figliuolo
della destra”.
Là, sulla via di Bethleem, Israele seppellì Rachele, e poi proseguì
nel ritorno.
Quanto questa separazione sia rimasta scolpita nel cuore di
Giacobbe, lo si può anche rilevare dal fatto che, dopo molti anni,
Giacobbe infermo, parlando a Giuseppe circa le benedizioni di Dio,
disse tra l'altro queste parole che rivelano una piaga che non era mai
guarita:

 “Or, quant'è a me. quando io veniva di Paddan, Rachele morì appresso


di me nel paese di Canaan, per cammino, alquanto spazio lungi di
Efrata, e io la seppellii quivi nel cammino di Efrata, ch'è Bethleem”
(Genesi: 48: 7)
E disse ciò a Giuseppe, che tanto rassomigliava alla madre -
morta.
Giacobbe - Rachele: due grandi figure della Chiesa, ambedue
rifiutano di essere consolati. Vi sono schianti che solo il Cielo può
riparare, medicare; e dolori per cui le umane consolazioni, per
sincere che siano, non hanno valore.
Matteo 2: 18, come i passi della Genesi a cui si riferisce, e come
le Lamentazioni di Geremia, sono scritti da meditare molto a chi
ama realizzare le parole «Morte - Resurrezione».
Apriamo il libro a Genesi 35, e leggiamo dal verso 10 al 20. Sulla
via fra Betel - casa di Dio - e Bethleem - casa del pane - (due nomi

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

significativi), fra i due luoghi di tanta importanza nella Scrittura, vi


fu una nascita ed una morte.
“Rachele partorì ed ebbe un duro parto”. “Eccoti ancora un figliuolo”, le
disse la levatrice. Ma ella, moribonda, pose nome al bambino
“Benoni” - Figliuolo del mio dolore. Ma suo padre lo nominò
“Figliuolo della destra”.
Rachele morì e fu seppellita nella via di Bethleem.

 “E Giacobbe rizzò una pila sopra la sepoltura di essa. Quest'è la pila


della sepoltura di Rachele, che dura infino al dì d’oggi” (v. 20).
Una insegna. Una testimonianza, che, cioè, il «Figlio della
destra» è in prima «Figlio di dolore», e il suo arrivo costa la vita a
una bella e santa creatura, a una «pecora di Dio» (Rachele vuole dire
pecora - pecorella).
La morte prima e poi la vita. Dolore prima e poi la forza e il
coraggio.
Beniamino il figlio della destra - il più piccolo della famiglia, è
un personaggio significativo: nacque sul cammino fra due luoghi
importanti, fra i quali vi fu la sepoltura della madre e il piccolo
monumento - Beniamino ci apparisce più tardi fra due paesi: quello
del dolore, dove Giacobbe viveva in angoscia e cordoglio per il
figliuolo Giuseppe - e l'Egitto - il paese del pane.
Giacobbe non voleva staccarsi da Beniamino; Giuseppe
protestò che non avrebbe dato più grano, se i fratelli non
apparirebbero con Beniamino. Il bisogno del pane fu più forte che
la protesta di Giacobbe.
Il vecchio genitore, familiarizzato ormai alle angosce, dové a
tutto il resto aggiungere anche questo: il distacco da Beniamino,
l'ultimo filo di legame alla indimenticabile Rachele, ed all'amato e

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

mai abbastanza compianto Giuseppe. Beniamino figlio della destra


e figlio di dolore, dové viaggiare fra i due paesi.
Ci fu il pane, ed abbondante, e un nuovo territorio si aprì alla
casa di Giacobbe - ma il paese del pane fu una transizione, per un
ritorno, dopo prove ed angosce, al paese del dolore - paese
quest'ultimo che divenne all'occhio di Dio, territorio della Destra -
Potenza.
È verso Canaan e in Canaan - simbolo di riposo, che il Signore
portava con mano forte il suo popolo, per menarlo attraverso altre
esperienze ad esilio e ritorno. E Giacobbe non volle rimanere nel
paese del pane. Il pane è per dare forza - a stare alla destra del Padre
- e lui, il Principe di Dio, volle la sepoltura non nel paese del pane,
ma in quello del dolore e della speranza.
E qui ci tornano a mente le parole di Gesù in Giovanni 16: 21:

 “La donna, quando partorisce, sente dolori, perciocché il suo termine è


venuto; ma, dopo che ha partorito il fanciullino, ella non si ricorda più
dell'angoscia, per l'allegrezza che sia nata una creatura umana al
mondo”.
Dolore ed angoscia, madre di allegrezza - perché nasce una
creatura al mondo.
E per la Chiesa - la donna mistica della Scrittura, ad essa come
Corpo e a ciascuno dei membri isolatamente, dolore ed angoscia
conducono a morte che genera la vita. Infatti, se si è innestati con
Lui nella Sua morte - se, ed è grande grazia, si è resi conformi alla
Sua morte, dopo intima comunione con le di Lui sofferenze, si è
fatti partecipi della Sua Resurrezione.
E siamo sempre nel santo tema: morte - resurrezione. morti
risuscitati. figliuoli della resurrezione.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ma l'evento finale, che chiameremo completa crocifissione, gli


era serbato in qualche cosa che non lo uccise nel corpo, ma lo lasciò
come un'ombra del passato: è delineato in Genesi 37:

 “Or Israele amava Giuseppe più che tutti gli altri suoi figliuoli;
perciocché gli era nato nella sua vecchiezza, e gli fece una giubba vergata.
E i suoi fratelli, veggendo che il padre loro l'amava più che tutti i suoi
fratelli, l'odiavano, e non potevano parlar con lui in pace” (vers. 3,
4).
Giuseppe era l'immagine di Rachele.
Tralasciamo i particolari - e veniamo a ciò che attiene al nostro
tema. Leggiamo:

 “Ed essi presero la giubba di Giuseppe: e scannarono un becco, e tinsero


quella col sangue. E mandarono a portar quella giubba vergata al
padre loro, e a dirgli: Noi abbiam trovata questa giubba riconosci ora
se è la giubba del tuo figliuolo, o no” (v. 31, 32).
E così, con animo freddo, essi mandarono al vecchio genitore
quella famosa giubba vergata ridotta uno straccio insanguinato…
“Riconosci”!
Giacobbe non cadde fulminato perché Dio non volle,
volendosene usare come profeta in Egitto, ma un fulmine gli
schiantò l'anima e uccise ogni illusione terrena, se ancora ve ne
fosse. Riconobbe la giubba. Disse:

 “Questa è la giubba del mio figliuolo; una mala bestia l'ha divorato;
Giuseppe per certo è stato lacerato”.
Non mori, ma fu assorto da un cordoglio che non ebbe mai
tregua. Tutti, del grande parentado, gli si fecero attorno per
consolarlo. Ma - così leggiamo: “Egli rifiutò di essere consolato”.

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Consolare? Vi sono occasioni in cui ogni parola di umano


conforto, suona, se non addirittura uno scherno - maggior dolore.
Ricordiamo le parole di un Salmo (77: 2): “L’anima mia ha rifiutato
d’essere consolata”.
E la Scrittura aggiunge in Genesi 37, che Giacobbe disse: “Certo
io scenderò con cordoglio al mio figliuolo nel sepolcro”.
E chiude: Suo padre lo pianse.
Vi è Uno che consola, benché non sempre a modo dell'uomo.
Giacobbe non morì, ma pure morì.
Da quell'evento in poi egli è davvero l'uomo, il pellegrino
dell'altro mondo. È un risuscitato, e i risuscitati agiscono in modo
molto differente da prima di morire. Iddio lo tenne in vita, ma per
farne un uomo, di alta dignità, e grande profeta.
Si noti come Giacobbe si comportò davanti al più grande
monarca di quel tempo - innanzi a Faraone. Si rilegga la breve
risposta alla domanda: “Quanti anni hai?”.

 “E Giacobbe rispose a Faraone: Il tempo degli anni de’ miei


pellegrinaggi è centotrent'anni; il tempo degli anni della mia vita è stato
corto, e malvagio, e non è giunto al tempo degli anni della vita de’ miei
padri, né quali andarono peregrinando. Poi Giacobbe, salutato
Faraone, se ne uscì fuori dal suo cospetto” (Gen. 47: 9, 10).
Non vuole essere seppellito in Egitto, ma nella sepoltura dei suoi
padri, e vuole che Giuseppe glielo prometta con giuramento.
Benedice i figli di Giuseppe, incrociando le braccia. Poi chiamò tutti
i, figliuoli per benedirli. E comincia con le parole che tanto dicono:

 “Adunatevi, ed io vi dichiarerò ciò che vi avverrà nel tempo a venire.


Adunatevi, e ascoltate, figliuoli di Giacobbe prestate udienza a Israele,
vostro padre” (Gen. 49: 1, 2).

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Adunatevi - Unità per intendere. Ascoltate.


Sono Giacobbe - l'uomo Giacobbe ma ora é un altro - è Israele
che vi parla.
E poi alla fine leggiamo:

 “E, dopo che Giacobbe ebbe finito di far questi comandamenti ai suoi
figliuoli ritrasse i suoi piedi dentro al letto, e trapassò, e fu raccolto ai
suoi popoli” (Gen. 49 33).
L'epistola agli Ebrei così somma quella lunga e grande vita:

 “Per fede Giacobbe, morendo, benedisse ciascuno de’ figliuoli di


Giuseppe; e adorò appoggiato sopra la sommità del suo bastone” (11:
21).
Era morto alla terra da molti anni - ed ora finiva come
pellegrino, e nella grande anima crocifissa ci fu, benché non detto:
Eccomi Vengo, Signore.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 6

FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE

paragrafo 4

“Giobbe”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Queste le ultime parole di un voluminoso parlatore:

 “Io avevo con gli orecchi udito parlar di te, ma ora l'occhio mio ti ha
veduto. Perciò io riprovo ciò che ho detto, e me ne pento in su la polvere,
ed in su la cenere” (Giobbe 42: 5)
Giacché siamo esortati per la Scrittura ad essere imitatori di
quelli che per fede e pazienza eredarono le promesse, e giacché la
conoscenza abbondante è data quando ci mettiamo nella
comunione dei santi, è necessario meditare la vita di certi uomini,
per imparare a conoscere ed amare sempre meglio il Signore.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Veniamo a Giobbe certo uno degli uomini più santi del tempo
antico, se tale parola «più» ci è lecito usarla.
Giobbe nei primi due capi del libro ci si rivela uomo raro.
Accettò con elevata rassegnazione i disastri che lo privavano dei
beni e dei figliuoli, e poi il male terribile che lo ridusse oggetto di
ribrezzo a sé ed agli altri. Un eroe - Giobbe.
Ma Iddio aveva un piano - cioè di elevare Giobbe al più alto
ministero per cui diveniamo simili a Gesù: ad intercedere. Gesù è in
Alto per intercedere.
Intercedere è l'atto culminante nel ministero di Gesù Cristo
(Isaia 53: 12). Ma niuno può davvero essere usato quale intercessore
se non è morto a sé stesso, per dire più esattamente, se non è
«figliuolo della Resurrezione».
Santo era, ma in molto Giobbe non era morto, e soprattutto nel
dimenticare interamente sé stesso. Accettò con dolce rassegnazione
le grandi prove, che ritenne mandate da Dio, e di certo venivano da
Dio, perché senza il permesso di Lui, Satana non avrebbe potuto
fargli nulla, ma fu impaziente e resisté alle insinuazioni dei tre amici.
Era tenacemente afferrato alla propria giustizia, a come lui fino
allora intendeva, e replicava, e replicava.
Ci volle un messaggero speciale per cominciare a far ammutolire
Giobbe. Invitiamo i lettori a rileggere i capi 32 a tutto 37 del libro.
Tra altro, nella prima parte del messaggio Elihu gli disse che più
volte l'anima si accosta alla fossa, ma che se vi è un interprete, un
intercessore, Iddio fa grazia e l'uomo torna a vivere - è risuscitato.
Così leggiamo:

 “La sua carne diventerà morbida, più che non è in fanciullezza; egli
ritornerà ai dì della sua giovinezza” (Giobbe 33: 25).

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Il grande messaggio di Elihu, se dato in una o più volte, non


sappiamo, ebbe a scopo di menare Giobbe a udire la voce di Dio.
Ed Egli - Dio - gli parlò dal turbo.
Ci viene da pensare al Salmo 18 - specie a quella parte dove
informa che il Signore tuona dal Cielo - che fa apparire i canali delle
acque, e scopre i fondamenti del mondo (Salmo 18: 12-14). I santi,
la Chiesa di Lui, devono essere scoperti, polverizzati, uccisi per
vivere, distrutti per essere e rimanere.
A Giobbe dunque.
Non è nostro proposito esaminare, né il discorso di Elihu -
grande davvero - né ciò che Iddio gli tuonò, ma solo notiamo:
Giobbe rispose due volte. La prima è replica che sembra, ma non è,
di uomo arreso, bensì di un uomo avvilito. Leggiamo:

 “Ecco, io sono avvilito, che ti risponderei io? io metto la mia mano in


su la bocca. Io ho parlato una volta, ma non replicherò più, anzi due,
ma non continuerò più” (39: 37,38).
Vi era ancora molto di Giobbe in Giobbe - e il Signore continuò
(capi 40, 41). Ed alla fine Giobbe rispose e fu l'ultimo suo parlare:

 “Io so che tu puoi tutto, e che cosa niuna che tu abbia deliberata, non
può essere impedita. Chi è costui, che oscura il consiglio senza scienza?
Perciò, io ho dichiarata la mia opinione, ma io non intendeva ciò ch'io
diceva: son cose meravigliose sopra la mia capacità, ed io non le posso
comprendere. Deh! ascolta, ed io parlerò; ed io ti farò delle domande, e
tu insegnami. Io aveva con gli orecchi udito parlar di te, ma ora l'occhio
mio ti ha veduto. Perciò io riprovo ciò che ho detto, e me ne pento in su
la polvere, ed in su la cenere” (42: 2-6).
È un morto risuscitato che parla ora e si esprime come uno che
è appena sbarcato in un nuovo territorio, che vuole dire, ma non sa
dire; un parlare sconnesso, che vorrebbe esprimersi e non sa meglio

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

- e si rimprovera con le stesse parole con cui il Signore ha cominciato


ad arguirlo: “Chi è costui? …”.
È Giobbe che sgrida Giobbe, poi continua con parole come
spezzate, e conclude: “Io aveva cogli orecchi udito parlar di Te [di Te, o
Dio]; ma ora [finalmente] l'occhio mio Ti ha veduto”.
E perciò “Io riprovo ciò che ho detto, e me ne pento in su la polvere, ed in
su la cenere”.
Tacque. Non sapeva parlare. Ma Iddio parlò - non a Giobbe
questa volta, ma ai religiosi che lo avevano travagliato, e comandò
loro:

 “Ora, dopo che il Signore ebbe dette queste cose a Giobbe, egli disse
ancora ad Elifaz Temanita: l'ira mia è accesa contro a te, e contro ai
due tuoi compagni; perciocché voi non mi avete parlato dirittamente
come Giobbe, mio servitore. Ora dunque, pigliatevi sette giovenchi, e
sette montoni, e andate al mio servitore Giobbe, e offrite olocausto per
voi; e faccia Giobbe, mio servitore, orazione per voi; perciocché
certamente io avrò riguardo a lui, per non farvi portar la pena della
vostra stoltizia; conciossiaché voi non mi abbiate parlato dirittamente
come Giobbe, mio servitore” (42: 7, 8).
Qualificò Giobbe “servitore”, chiamandolo tale quattro volte. Ci
viene da pensare alla città quadrangolare. Notate: Giobbe non era
ancora sanato, ed ubbidì, perché oramai Giobbe per Giobbe era
morto, e agiva solo ciò che Iddio muoveva in lui. Giobbe, così come
era, offrì sacrificio per i tre, e non chiese nulla per sé.
I morti risuscitati non pensano nemmeno a chiedere per sé
stessi. Ma Iddio - Iddio, prende cura dei risuscitati; sono sacri a Lui.
Poterono offendere Gesù e maltrattarlo fino - ma non oltre - la
morte. Nella Resurrezione è tutto nuovo.
La vita è un “da ora innanzi” come dice San Paolo, “e le cose
di prima sono passate” (2 Cor. 5: 16-17).

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 6

FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE

paragrafo 5

“Naomi”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Che l'ammirazione, mai troppa per Rut Moabita, non ci


distragga dal meditare su Naomi, perché senza Naomi, non
sapremmo nulla di Rut.
Naomi adunque -morta - risuscitata.
Avvertiamo che non vogliamo qualificare, «Figliuoli della
Resurrezione» Naomi e non Rut. Rut e tanti altri furono, sono,
figliuoli della resurrezione, benché di molti non sappiamo per quali
eventi arrivarono alla morte e alla Resurrezione. Certo, anche Rut -

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

come tutti i santi - ha una storia di eventi non scritta, per cui venne
il tempo che morirono e risuscitarono.
Non è difficile scoprire il carattere e la personalità di Naomi se
meditiamo le parole e gli atti di lei, riportati nel libro. Son pochi, ma
luminosi. Come dal dito si conosce il gigante, e da un osso lo
scienziato dà la misura dello scheletro, così dal parlare e dai
movimenti si conosce l'uomo.
In quel tempo le famiglie non emigravano facilmente; erano le
tribù legate ognuna al loro territorio. Fu errore per Naomi e la
famiglia lasciare Bethleem per andare in Moab. La causa che a ciò li
indusse fu grave: la fame.
Non potendo approvare, dobbiamo però compatire, perché
anche i cristiani più consacrati fanno vari movimenti prima che
siano veramente stabiliti. Il Signore lo sa: non comanda, ma
permette molto, e poi Lui sa come trarre il bene anche dai nostri
errori. L'andata di Naomi in Moab scoprì e portò via da quel paese
una perla rara: Rut, Moabita.
Benediciamo e adoriamo il Signore nei Suoi inscrutabili disegni,
e nelle Sue vie.
Però Moab fu il cimitero di quanto Naomi aveva di più caro.
Elimelec, suo marito, morì, e Naomi non si mosse per un ritorno.
Aveva due figli. e questi, familiarizzatisi ormai nel paese, sposarono
due Moabite. Passarono degli anni ancora. Poi, l'inaspettato
avvenne. I due figli morirono anch'essi, e Naomi rimase priva dei
figli e del suo marito. Leggiamo: “Ed ella si levò”.
Finalmente! Finalmente!
Ci vollero tre funerali - di tutti i suoi, per cui morta anche lei ad
un passato, terminato tragicamente - finalmente «si levò» - e la parola
è spesso quasi sinonimo di «risuscitò», e se ne tornò dalle contrade
di Moab.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Aveva udito, é vero, che il Signore aveva visitato il suo popolo,


dandogli del pane; ma non dové essere questo il motivo vero del
ritorno. Il pane - così pensò Naomi - gioverebbe più alle nuore che
a lei, disposta ormai ad ogni disagio. Si accinse al ritorno, menando
seco le nuore. Questi i costumi del tempo. Si misero in cammino.
È una morta risuscitata che parla.
Dietro di lei è un passato - un tempo fiorente e poi doloroso;
davanti, una povertà sicura, e una solitudine di famiglia. Un lampo
illuminò quella coscienza, e vide in quelle due altre vedove - le nuore
- due future martiri nel paese di Giuda.
Era noto l'esclusivismo delle tribù di Israele: doveva ciascuno
maritarsi nella propria tribù. Che i figli di Naomi sposarono donne
straniere fu un'eccezione, scusata dalla nuova residenza, ma ora due
giovani vedove di Moab, sarebbero rimaste sempre vedove, e per di
più, sotto - ci duole dirlo - un che di disprezzo, perché la legge
proibiva ai Moabiti di far parte della radunanza di Israele, per varie
generazioni.
Naomi vide tutto ciò e decise: sono e rimango sola, e non
obbligo queste due sventurate a divenire più sventurate di quello che
sono, menandole lontano dal loro paese, dai suoi costumi e da ogni
possibilità di maritarsi. Sia lungi da me questa morbosa pietà di me
stessa, per cui sacrificherei altri. Basta con gli errori del passato. Sarò
la sola a soffrire. Almeno - almeno a queste poverette, se non potrò
fare altro bene, darò il solo consiglio che Dio e la coscienza mi
dettano.
Esortò le nuore a lasciarla partire sola, e ne additò le ragioni. Le
lodò per la loro condotta nel passato; affermò che le era duro
staccarsene; ma insisté, e insisté finché una - Orpa - accettò la
liberazione e si allontanò. Avevano pianto tutte e due le nuore: ora
sono due, di fronte l'una all'altra.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Noi scriviamo di Naomi, e incidentalmente di Rut. Due donne


Moabite fin qui paiono di uguale statura e carattere, ma ora l'evento
le provò, e ci viene da pensare alle parole di Gesù una è presa
(menata in Giuda); l'altra rimane (in Moab). Se è vero - ed è che
simile attira simile - come Gesù Stella Mattutina, attira coloro a cui
è sorta una stella nel cuore, così Naomi attirò Rut. E Rut fu attirata
perché nel suo cuore vi erano grandi decisioni. Il di lei passato -
passato dell'animo - ci é ignoto; ma anche lei è una morta risuscitata.
Morta al passato, vivente per altro futuro.
L'energica resistenza di Naomi con Rut è nota; e nota è anche la
decisa risposta di Rut. Lettore, rileggila. «So, so tutto» - ci pare di
leggere in quel volto bello e risoluto. «Ma voglio il tuo futuro. So ciò
che voglio. Conosco me stessa». Così pensano, se anche non lo
dicono, i morti risuscitati. Mi rimane solo Dio, il tuo Dio: e sono
teco fino a che la morte non ci separi.
E l'altra risuscitata capì che era vano insistere perché, se gioia
alcuna rimaneva alla vedova Moabita, era solo nella fatta decisione.
I risuscitati non profittano di sacrifici offerti nei momenti di
entusiasmo, ma accettano quelli che partono da anime decise.
Elevata anima, Naomi nello insistere, ed elevata altresì quando,
vedendo che Rut era ferma, restò da parlargliene.
E così le due vedove, immagino ciascuna con un povero sacco
addosso, si avviarono verso Bethleem di Giuda.
Ci si apre un altro spiraglio per scoprire Naomi.
La città si commosse. Perché? dicevano le donne, quelle che
ricordavano. Dicevano: “Questa, Naomi?” Questa - così ridotta? - E
lei a rispondere:

 “Non mi chiamate Naomi, anzi chiamatemi Mara perciocché


l'Onnipotente mi ha fatto avere di grandi amaritudini. Io me ne andai

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

piena, e il Signore mi ha fatta ritornar vuota. Perché mi chiamereste


Naomi, poiché il Signore ha testimoniato contro a me, e l'Onnipotente
mi ha afflitta?” (Rut 1: 20, 21)
Aveva il nome «Gioconda», ma il nome era una storia antica,
apparteneva ad una morta. Avevano davanti ben altra donna - il suo
nome era «Amareggiata». Era viva; ma viveva come un'ombra, come
in un sogno.
Ma è proprio ora che lei non è più quella del passato, ma é
un'altra - proprio ora che le è serbato ciò che potrà chiamarsi, il
proficuo lavoro della sua vita, un procurare un futuro a Rut Moabita,
futuro di cui Naomi non può prevedere gli effetti, futuro a noi noto,
e che leggiamo commossi.
Mentre un passato si chiudeva, un'altra - e ben altra - esistenza
si apriva:

 “Ed esse arrivarono in Bethleem nel principio della ricolta degli orzi”.
Un nuovo principio.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 6

FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE

paragrafo 6

“Davide”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Il verdetto del Signore su Davide è in I Samuele 13: 14 - e in


Fatti 13: 22:

 “Io ho trovato Davide, uomo secondo il mio cuore, il quale farà. tutte
le mie volontà”.
«Ho trovato» suppone un cercare ciò che è raro. Uomo secondo
il mio cuore, vale a dire non è secondo altro cuore.

200
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Eletto, certo, grande cosa è essere eletto; ma l'elezione


dev'essere accettata e resa stabile facendosi maneggiare dal Signore
stesso (II Pietro 1: 10).
Grande cosa è essere eletto; ma altresì costa essere un eletto.
Tali sono esposti a un lento martirio il cui epilogo é crocifissione.
Tali sono in fede, e poi anche di fatto, come dei morti risuscitati.
Davide fu grande peccatore, ma altresì grande penitente.
Fu uomo di profonda umiltà, ma fu una umiltà di cui non poté
mai inorgoglirsi, perché a contrappeso egli ebbe una coscienza
sensibile ai mancamenti. Fu grande innanzi a molti, ma davanti a sé
stesso si sentì sempre povero e indegno. Si notino le parole in 2
Samuele 23: 5. Iddio aveva fatto molto per lui, ma lui e la sua casa
non meritarono nulla. “Non così la mia casa”.
Dovendo restringerci nei rapporti del nostro tema, notiamo tre
eventi che furono come tre morti parziali, fino a fare di quest'uomo
davvero un morto risuscitato.
La fuga, conseguenza di fede debole, al re Filisteo, per cui si
trovò nel dilemma o di tradire il re che lo aveva accolto, o di
combattere contro il suo popolo. Lui, che aveva ucciso Goliat; lui,
il vincitore di tanti Filistei, ridotto a guardia del re Filisteo! Solo il
Signore poté liberarlo; usando i principi filistei che non lo vollero
seco, e così Davide fu libero; né tradì il benefattore, né combatté
contro Israele.
Ma, a quale prezzo!
Oltre all'angoscia che dové scavargli un abisso nel cuore, il fatto
che trovarono Siclag incendiata, possessioni e famiglie portate via
dagli Amalechiti - vi è questo, che i più intimi che lo avevano
raggiunto e seguito in esilio, si erano come stancati e inviperiti
davanti a tanta tragedia, e mormoravano di lapidarlo.

201
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

I più intimi, lapidare lui!


Cosa attraversò il cuore di Davide, niuno può descriverlo. Ma in
un attimo, come uno che ha perso tutto, si volse con uno slancio
dell'animo all'Iddio suo. Le cose cambiarono in bene. Però il
martello era caduto su lui e l'aveva, come dire, ferito. Protetto,
liberato, sì - a grande costo di travaglio e di agonia.
Tralasciamo di occuparci dei dissapori che gli procurò il suo più
abile generale e che gli fu sempre fido, Gioab. I violenti figliuoli di
Seruia furono una spina ai fianchi di Davide.
Passiamo al secondo grande evento - grande peccato - al triste
fatto di Uria Hitteo. Leggasi il capo 12 del II Samuele. Il Salmo 32
accenna al lungo silenzio di Davide, mentre il di lui umore diveniva
simile ad arsura di estate e le ossa invecchiavano, e poi lo si veda
davanti al profeta - dapprima facendosi coraggio con uno zelo
eccessivo contro il supposto ladrone della pecorella; e poi come
fulminato sotto l'aspetto solenne e le parole concentrate: “Tu sei
quell'uomo” e l'annunzio del castigo.
È vero che alla pronta umiliazione “Io ho peccato”, seguì il primo
annunzio del perdono di Dio - ma a che prezzo: “il figliuolo che ti è
nato per certo morrà”. E seguiamolo quest'uomo dal cuore straziato,
nella camera adiacente a quella del piccolo moribondo: digiuno,
coperto di sacco e di cenere, agonizzante nell'anima, mentre il
bambinello agonizzava in lunga agonia.
Possiamo solo immaginare ciò che gli si scolpì nell'animo in
quell'evento, in quella morte, come se cento voci gli gridassero «Tu
hai ucciso il bambino».
La ribellione di Absalom, il tradimento di un uomo sul quale egli
aveva sempre fidato - di Ahitofel - la fuga da Gerusalemme, le
ingiurie di Simi, e da ultimo, la morte del ribelle che pure era suo
figliuolo e che avrebbe voluto risparmiare; e poi la discordia fra le

202
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

tribù che menò alla guerra civile, sono colpi sopra colpi su un cuore
già spezzato, che veniva frantumato e ridotto in polvere.
Fu protetto, liberato sempre, ma a grande prezzo.
I Salmi, pieni di gloria al Signore, sono altresì un grido di dolore,
come vi scorresse dentro un fiume di lagrime. COSTA, costa essere
eletto.
Tralasciando molto; veniamo all'ultimo quadro.
L'esperienza della guerra civile tra le dieci tribù e Giuda, e
qualche altro movente, spinsero Davide a volere contare il popolo.
I Croniche 21: 1 dice:

 “Or Satana si levò contro a Israele, e incitò Davide ad annoverare


Israele”.
II° Samuele 24: 1 dice:

 “Or l'ira del Signore si accese di nuovo contro a Israele; ed egli incitò
Davide contro ad essi, dicendo: Va, annovera Israele e Giuda”.
Tutte e due le affermazioni sono vere.
Popolo e re, incitati da Satana, volevano contare il popolo. Iddio
comandò Davide che lo contasse. Uno di quei voleri permissivi che
danno all'uomo l'opportunità di conoscere sé stesso. Il comando di
annoverare fu sgradito a Gioab - immaginate, ad un Gioab; ma
Davide insisté.
Ma poi “Davide fu tocco nel cuore”, dopo ch'egli ebbe annoverato il
popolo. “E Davide disse al Signore: Io ho gravemente peccato in ciò che io ho
fatto; ma ora, Signore, rimuovi, ti prego l'iniquità del tuo servitore; perciocché io
ho fatta una gran follia” (2 Sam. 24: 10).

203
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ma - ma Iddio gli si presentò a mezzo del profeta Gad. Si noti


come il Signore non usò lo stesso uomo. Natan, il servo gigante di
II° Samuele 12, è ora risparmiato dal redarguire il suo re. Più che
commenti, invitiamo a rileggere:

 “Va, e di' a Davide: Così ha detto il Signore: Io ti propongo tre cose;


eleggitene una e io te la farò. Gad adunque venne a Davide, e gli
rapportò la cosa e gli disse Qual cosa vuoi tu che ti avvenga? o sette
anni di fame nel tuo paese; o che tu fugga per tre mesi davanti ai tuoi
nemici, o ch'essi ti perseguitino; o che per tre giorni vi sia pestilenza nel
tuo paese? Ora considera, e vedi ciò che io ho da rispondere a Colui che
mi ha mandato” (versi 12 e 13).
Scegliere? Un castigo più terribile dell'altro. Ma il castigo doveva
venire. Davide rispose:

 “io son grandemente distretto: deh! cadiamo nelle mani del Signore;
perciocché le sue compassioni sono grandi, e ch'io non cada nelle mani
degli uomini” (v. 14).
“Cadiamo nelle mani di Dio” disse l'uomo dal cuore verso Dio.
La peste venne, e molti morivano - e morivano. Davide, non fu
toccato dal morbo, né alcuno della sua famiglia. All'occhio
superficiale pare che il Signore lo abbia risparmiato. Sì, ma
mandandogli la piaga nel cuore e la febbre nel cervello, il che per
Davide era peggio che se lui fosse giaciuto divorato dal male, e fosse
morto. Se qualche cosa rimaneva ancora dell'uomo antico, morì in
quel dolore, e un altro sorse nelle parole:

 “...Ecco, io ho peccato, io ho operato iniquamente; ma queste pecore,


che hanno fatto? Deh! sia la tua mano sopra me, e sopra la casa di
mio padre” (v. 17)
Non volle nulla regalato, né l'aia, né i buoi perché non volle
offrire al Signore ciò che non gli costava.

204
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Costa essere eletto.


È vero il prezzo lo ha pagato lui - ma gli eletti devono anch'essi
essere crocifissi - morire per risuscitare.
Un morto risuscitato è Davide da ora innanzi. Come se tutte le
angosce passate non bastassero, gli era serbato un altro grande
dolore: la congiura di Adonia - e questa volta anche di Gioab.
Davide, più che dagli anni - che a paragone di altri non erano
molti - indebolito da sequele di eventi, Davide non poteva lasciare
il letto - e dal letto diede i suoi ultimi avvisi ed ordini. Salomone e
non Adonia doveva essere il re.
Non ebbe animo di inorgoglirsi quando grandi ricchezze furono
raccolte a sua iniziativa - e il più lo mise lui stesso - per il futuro
tempio.
Davide si sentì insignificante davanti al grande onore che Dio
gli faceva di accettare un'offerta - offerta che Lui stesso aveva dato
loro per offrire.
Era l'uomo di un altro mondo. Un morto risuscitato che agiva e
parlava.
E trapassò - dopo tempi che riconobbe tutti da Dio - contento
e sazio di giorni.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

206
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 6

FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE

paragrafo 7

“Giuseppe, Daniele, Eliseo”

207
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Così nella prima parte del verso 17 del capo 14 dei Fatti:

 “benché Egli non si sia lasciato senza testimonianza”


Questa affermazione è parte di un discorso di S. Paolo a quei di
Listra, i quali erano Gentili, quindi ignoranti del Giudaismo. La
testimonianza a cui si riferiva l'apostolo era - è:

 “...facendo del bene, dandoci dal cielo piogge e stagioni fruttifere; ed


empiendo i cuori nostri di cibo e di letizia”.

208
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ma che Dio non si sia lasciato senza testimonianza, ha


applicazioni più estese che nel messaggio a quei di Listra. Diciamo:
Iddio ha avuto, in ogni tempo - e possiamo aggiungere, benché non
abbiamo sempre come dimostrarlo - i Suoi testimoni in ogni luogo:
viventi testimoni a quella vivente generazione.
Due verità si affacciano lampanti: le teorie - e ve ne sono di
bellissime, non sostanziate dall'esempio pratico - generano il più
odioso dei vizi degradanti l'umana natura: l'ipocrisia. L'altra verità è:
la legge universale che il bene ed il male, per essere effettivi, tendono
ad incarnarsi.
Bene astratto, male astratto, sono parole.
Vi sono, ohimè! tali, che la Scrittura chiama figli di Satana, cioè
che mostrano Satana nei loro caratteri e procedere; e vi sono figli di
Dio, che mostrano gli attributi di Dio.
Il nostro soggetto è “Figliuoli della Resurrezione”: cioè individui
che hanno cominciato in fede, ritenendosi morti con Cristo e con
Lui risuscitati - ma che poi, a un certo tempo, dopo certi eventi,
sono diventati davvero morti risuscitati. Ciò non esclude che vi è
una morte finale, per cui l'anima abbandona il corpo e che vi è
Resurrezione finale.
Ma noi scriviamo di morte e Resurrezione per quanto è possibile
mentre siamo ancora in questi tabernacoli. Negare o argomentare su
ciò, ci renderebbe cristiani pallidi e tiepidi. Vi furono, vi sono, i
morti risuscitati che furono, che sono ancora in questi corpi mortali.
Non furono, non sono infallibili, ma esposti sempre - anzi più -
a tentazioni tali che si é piantato nel loro cuore e fisso nella loro
mente qualche cosa potente da generare in essi vibrazioni dolorose
al menomo accenno di deviazione dallo stato in cui Morte e
Resurrezione li hanno portati.
Questo il destino di tutti i cristiani, se sono cristiani.

209
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

A tanto lo Spirito Santo li fa pervenire avanti che partano da


questa terra. Come Gesù fu in ispirito ucciso avanti la fondazione
del mondo, e morì, per così dire, prima di morire al Calvario (si
rilegga nel testo Isaia 53: 9 nella parola “morti”); e come Lui fu
rinvigorito, come rimesso in vita, quando la vita gli sfuggiva in
Getsemani, così nella Sua Chiesa, i Suoi santi muoiono e risorgono
avanti di morire e risorgere in senso finale.
Il Cielo comincia sulla terra, e non lo si godrà mai, se in un senso
spirituale non si è morti alla terra - al visibile, e risuscitati pel Cielo,
mentre siamo in questi tabernacoli. Non ci illudiamo.
Abbiamo fatto pochi nomi, ma quanto basta al soggetto:
Testimoni. Senza occuparci qui di Giona, tipo di morte e
resurrezione, come Gesù ce lo ha affermato, tenendo presente che
Giona fu profezia non solo di Gesù, ma di tutti i discepoli di Lui, i
quali sono destinati ad essere come morti risuscitati - vogliamo
riferirci a due santi - che furono testimoni a re e popoli stranieri alla
repubblica d'Israele.
Sono: Giuseppe in Egitto e Daniele in Babilonia.
Giuseppe interpreta i sogni di Faraone e dà consiglio per il
tempo della carestia:

 “E Faraone disse ai suoi servitori: potremmo noi trovare alcuno pari


a costui, ch'è uomo in cui è lo Spirito di Dio? E Faraone disse a
Giuseppe: Poiché Iddio ti ha manifestato tutto questo, e non vi è alcuno
intendente, né savio, come tu sei” (Genesi 41: 38-39).
Si noti; un pagano dovette confessare: “in cui è - abita, ha casa - lo
Spirito di Dio”.
Daniele interpreta i sogni del re di Babilonia, sogni che il re
stesso aveva dimenticato, e il re dovette confessare:

210
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “E il re fece motto a Daniele, e gli disse: Di vero il vostro Dio è l'Iddio


degl'iddii, e il Signore dei re, e il Rivelatore de’ segreti; poiché tu hai
potuto rivelare questo segreto” (Daniele 2: 47)
Dopo anni, ci fu quello che è detto “Convito di Belsazar”, in cui
apparvero sulla parete dita misteriose, scrivendo caratteri misteriosi.
Nel tenore generale, quando nessuno poteva leggerli, ci fu qualcuno
che si ricordò di un qualcuno che era stato dimenticato.
La regina (probabilmente la regina madre) disse:

 “Vi è un uomo nel tuo regno, in cui é lo spirito degl'iddii santi; e al


tempo di tuo padre si trovò in lui illuminazione e intendimento, e
sapienza, pari alla sapienza degl'iddii; e re Nebucadnesar, tuo padre,
o re, lo costituì capo de’ magi, degli astrologi, de’ Caldei, e
degl'indovini” (Daniele 5: 11)
Iddio senza testimoni? Oh - No. Colui che seppe proteggere
l'Arca nel paese dei Filistei è l'Iddio Eterno. Ebbe; ha testimoni.
Di Giuseppe in Egitto, di Daniele in Babilonia ce ne furono uno
solo. Così di Pietro, Paolo, Giovanni ed altri. Dobbiamo scendere
un po' nel vortice del mondo, e vedere se in esso vi sono “testimoni
di Dio”. Non saranno profeti come quelli di cui abbiamo i nomi, né
personaggi come gli Apostoli - ma saranno, sia pure parzialmente,
testimoni di Dio - anche se non lo dicano colle labbra.
Limitiamoci.
Noi parliamo, almeno in parte, degli attributi di Dio e della Sua
essenza. Diciamo che Egli è “Amore”, che si diletta nella
misericordia, che è Paziente, e vuole che Gli crediamo, ecc. Diciamo
tante belle cose. Ma se quelli a cui parliamo non vedono neppure
uno nel quale sia incarnato l'amore di Dio, o la di Lui sapienza, o
Misericordia o altro, e non vedono nemmeno uno che CREDE
davvero, che effetto, avrà il nostro parlare, tranne che suscitare lo
scherno, ed alimentare maggiore incredulità?

211
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ohimè, che ciò accade molto e, in molti.


Ma grazie a Dio, vi sono le nobili eccezioni - i veri testimoni di
Cristo che cioè attraggono a Gesù Cristo - non a sé stessi. - La prova
suprema che erano mandati da Gesù era non nelle parole, ma nel
fatto che si sarebbero amati gli uni gli altri.
“Come si amano” esclamarono in certi tempi, alcuni pagani,
notando le comunità cristiane. E grande fu la testimonianza viva di
pietà e misericordia, quando durante alcune pestilenze i malati e
moribondi venivano abbandonati finanche dalle famiglie, ma curati
teneramente dai cristiani.
Disastroso è menzionare il nome di Dio, senza averne il
“NOME”, carattere nel cuore. Perciò la Parola ci tuona:

 “dipartisi dall'iniquità chiunque nomina il nome del Signore” (II°


Timoteo 2: 19)
Ma i testimoni di Lui sono morti - risuscitati.
Ma, ci si dirà su quale base abbiamo messi Giuseppe e Daniele
nel numero di morti - risuscitati; e noi confessiamo che additare
tempo preciso di morte e resurrezione non possiamo, ma che nel
ricordo biblico vi é abbastanza, per dirci che ambedue avevano
dietro ad essi grandi tragedie. Si rilegga il capo 37 della Genesi, ai
versi 23, 24 e verso 28.
Giuseppe fu tratto dalla fossa, ove sarebbe morto - e possiamo
immaginare in che stato fu tratto e poi venduto, e poi, senza
conforto alcuno, menato in Egitto, e rivenduto. E poi, dopo essere
stato innalzato - a causa di un'accusa crudele, quando avrebbe
meritato lode e non biasimo - di nuovo calato giù, come in una fossa,
in carcere alcuni anni.
Almeno tre morti, se possiamo argomentare ciò dalla narrativa,
e dopo tratto di carcere e condotto davanti a Faraone.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Inorgoglirsi?
Certo la tentazione assale in ogni tempo, ma vi sono eventi, che
lasciano tale impronta nel carattere, per cui non si può nemmeno
sorridere senza fatica e senza pena. Ce lo dicono quelli che hanno a
lungo trascinato la catena al piede - o sono stati negli orrori di un
disastro - se non si è scolpito, e rimane in loro, qualcosa del passato.
E Daniele.
Si ricordi che egli era di famiglia nobile di Gerusalemme, e fu,
giovinetto, menato prigioniero in Babilonia. Educato santamente, si
immagini lo schianto ch'egli dové provare quando volse gli occhi,
arsi di dolore, per l'ultima volta al tempio che non avrebbe più
veduto, ma che gli rimase scolpito nella memoria del cuore, tanto
che anche nella vecchiaia non poteva nemmeno pregare senza quella
o quelle finestre aperte, che volgevano verso la lontana
Gerusalemme.
Ma è di Eliseo che ora ci sentiamo di dire una parola.
Poco sappiamo di lui prima che fosse separato da Elia: il poco
ce lo raccomanda. Accolse subito la nuova commissione, si licenziò
con amore dai suoi, andò dietro ad Elia - gli fu servo per molti anni
- senza mai farsi lui avanti come prendendone il posto:

 “versava l'acqua sopra le mani di Elia” (II° Re 3:11)


Questo il rapporto - ed altresì l'altra informazione che la parola
di Dio era in lui - che cioè quelli che ne avevano avuto l'opportunità,
avevano notato che le parole di lui, di Eliseo, non erano di lui, ma
di Dio.
Ma, l'atto finale che lo ritratta come passando da un tempo ad
un altro - che è come morte ad un passato, che pure fu onorevole,
è in 2 Re cap. 2; cioè, nel seguire Elia, in modo deciso - nel chiedergli
la doppia parte dello spirito di lui, e poi nell'essere separato da lui

213
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

solo da ciò che riuscì a separarlo: “da un carro di fuoco e di cavalli di


fuoco”.
E che lui seguì con lo sguardo Elia in alto finché non lo vide
più, e che per prima reazione ci fu un grido di lui:
“Padre mio, padre mio, carro d'Israele e sua cavalleria”
parole che rivelano affetto e stima intensa. E che poi “prese i suoi
vestimenti e li stracciò in due pezzi”. E solo allora, solo allora, ebbe animo
di prendere quel famoso mantello - che, simbolo di autorità gli fu
buttato addosso al primo incontro da Elia, mantello che lui non
tenne, ma restituì ad Elia - solo allora raccolse quel mantello, di tanto
significato. E arrivato al fiume, non agì come essendo oramai
indipendente - di moto proprio - ma come uno sdoppiamento di
Elia:

 “... si fermò in su la riva del Giordano; e prese il mantello d'Elia, che


gli era caduto d'addosso, e ne percosse le acque, e disse: Ove è il Signore
Iddio d'Elia? Ed avendo anch'egli percosse le acque, esse si partirono
in qua e in là; ed Eliseo passò” (versi 13, 14);
Un nuovo incontro.
I figliuoli dei profeti lo avevano veduto e gli avevano parlato,
quando Eliseo accompagnava Elia. Eliseo aveva risposto alle parole
- diciamolo pure non troppo rispettose, con accento severo e breve:
“Anch'io lo so. Tacete”.
Ma ora è ben altro incontro.
Eliseo è solo: possiamo immaginarlo - nell'andatura, nello
sguardo - un uomo davvero di un altro mondo qualcosa di
importante è partito da lui; qualche cosa di grande è avvenuto su lui,
in lui. È Eliseo, ed è più che Eliseo. Leggiamo:

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Quando i figliuoli de’ profeti che dimoravano in Gerico, l'ebbero


veduto, venendo incontro a loro, dissero: Lo spirito di Elia si è posato
sopra Eliseo. E gli vennero incontro, e s'inchinarono a terra davanti a
lui” (verso 15).
Mentre l'andatura e l'assieme di Eliseo testimoniavano di Elia
scomparso, eppure presente, i figliuoli dei profeti testimoniarono
del testimonio: “lo spirito di Elia si era posato su Eliseo”. Non più le
parole del mattino. Ma non parole solo: “s'inchinarono a terra davanti a
lui”.
Quella scena, quegli eventi, carro di fuoco, cavalli di fuoco,
rapidi, decisi, quella separazione istantanea, e contro cui nulla si
poteva, quel salire in alto di Elia, quel mantello caduto, furono attimi
nel tempo, ma eterni nel cuore: finirono una trasformazione già
cominciata. Ci fanno pensare alle parole di un apostolo, che si sarà
tramutati in un batter d'occhio.
Furono Morte e Resurrezione.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 6

FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE

paragrafo 8

“Dalla matrice dell'Alba”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ricordiamolo: il Signore nel riferirsi alla testimonianza della


Scrittura disse, dice, che é scritto di Lui nella legge di Mosè, nei
profeti e nei Salmi. Egli ha di preferenza citato i Salmi, specie nelle
ultime ore della Sua vita terrena.
Ci si permetta un ricordo personale: vale per chi vuole
accettarlo.
Fu in un tempo di transizione fra una linea di servizio ad altra, e
quando, non avendo luce su ciò che mi attendeva, ero come in
silenziosa aspettativa; e una notte udii distinte queste parole: “I
Salmi - I Salmi. Il libro della gloria e del Millennio”.

218
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Non commento.
Quel libro, da quel tempo, mi è di giorno in giorno più prezioso,
scoprendo linee ed alture e profondità dello Spirito, che appena si
cominciano a vedere dopo anni di comunione col Signore - una luce
che si va schiarendo più e più sino al meriggio del giorno.
Figliuoli della Resurrezione.
Il soggetto suppone che sono figliuoli maturi, ché nel linguaggio
originale vi sono due parole: una che si riferisce a semplici «nati»;
sono figliuoli - e l'altra, a quelli che hanno imparato a camminare col
Signore - «maturi». Tali sono «figliuoli della Resurrezione».
Altro punto da tenere fermo è, che è lo Spirito di Potenza che li
dichiara figliuoli - lo Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti, e che
- se tale Spirito abita in noi, risuscita i nostri corpi mortali. Grande
il futuro della Chiesa - nell'al di là, ove Gesù è andato a preparare il
posto e non è entrato in cuore di uomo ciò “che il Signore ha preparato
per quelli che amano Lui” (I° Corinti 2: 9).
Ma vi è un al di qua, qualche cosa che si riceve in fede prima, e
poi di fatto, perché la fede di oggi e la realtà pratica di domani. Per
fede il cristiano è “morto con Cristo, e con Lui risuscitato”; ma vi è -
attraverso eventi noti a ciascuno che li affronta - qualche cosa che
davvero è «Morte e Resurrezione». Se no, non avrebbero valore le
parole di San Paolo ai Colossesi:

 “Se siete risuscitati con Cristo, pensate alle cose di sopra, cercate le cose
di sopra dove Cristo è a sedere” (Colossesi 3: 1).
La Resurrezione, ripetiamolo, suppone la morte, come il giorno
e la luce suppongono la notte e le tenebre. E così ci accostiamo al
testo di questo capitolo: Matrice dell'alba.
Questo insegnamento di notte a giorno è in molte parti della
Scrittura. Nel Salmo 30: 5 leggiamo:

219
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “La sera appo noi alberga il pianto, ma la mattina vi è giubilo”;


Nel 46: 5, riferendosi alla «Città di Dio», è scritto che:

 “Egli la soccorrerà allo schiarire del mattino”;


In Giobbe 35: 10:

 “Il Signore dà materia di cantare di notte”


In Fatti 16: 25 è ricordato che Paolo e compagni, nonostante
luogo e condizione, cantavano inni a Dio, di notte. La liberazione
venne nel mattino. Niuno dubiterà che tali gloriose promesse ed
altro, sono per la Chiesa durante il terreno pellegrinaggio, pur
sempre ricordando che il «compimento finale» è nell'al di là.
Nel Salmo 134: 1, è scritto:

 “Ecco, benedite il Signore, voi tutti i servitori del Signore, che state le
notti nella Casa del Signore”.
Stanno fermi - decisi - le notti - e ve ne sono molte, più o meno
oscure - nella Casa del Signore - in comunione col Signore e con
tutti i santi.
Fu all'avvicinarsi del giorno, dopo lunghi affanni e conflitti, che
Giacobbe fu benedetto, e divenne «Principe del Signore».
Ed ora una parola sul grande Salmo Messianico, il 110.
La promessa del verso 3 segue a ciò che è detto in precedenza:
applicando alla Chiesa - e si può e si deve, ciò che è di Gesù -
impariamo che Gesù deve signoreggiare, padrone assoluto, sulla
Chiesa, come il Padre è Signore del Figliuolo; che la Chiesa deve
entrare nel riposo e stare ferma alla destra della potenza; - e
attendere; che essa non può contrastare o fermare i nemici, ma
attendere che il Signore li usi, uno dopo l'altro, come sgabelli a

220
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

poggiarvi i piedi; non a calpestarli - oh no! ma quali gradini che


fanno salire in alto.
Che la Potenza e lo scettro del Signore cominciano da Sionne -
gli eletti fra gli eletti - Sionne, come sappiamo, è fortezza in
Gerusalemme. Il Signore ha un popolo speciale, che è come
nascosto o sconosciuto, che apparirà nel magnifico Santuario (nella
bellezza della santità).
Ed è allora - non prima, e si applica, prima che al Corpo,
all'insieme, alle membra che lo compongono, si applica ad ogni
cristiano che ha praticamente seguito le stazioni del Salmo - è allora
che la rugiada, fresca, gentile, che cade sul far del giorno, sarà
prodotta come una cosa che nasce dalla matrice dell'alba - dopo la
notte.
Anime piangenti, tritate, muoiono nella notte, muoiono a sé
stesse, sconfitte nelle loro fortezze ed illusioni, scosse nel terreno ed
anche nei loro cieli, arrivano al nulla di sé, e sembra che abbiano
perduto tutto. Una finale tragedia scolpisce e per sempre in loro,
come un distacco finale dal visibile: muoiono.
Ma Colui che li ha presi ed ha vegliato su loro, attende proprio
quella crisi finale - che è come una morte - fine. Ma è proprio quella
morte del santo che è preziosa nel di Lui cospetto, e il Redentore si
presenta sull'uomo incenerito e lo risorge.
Come un abisso, si apre fra il passato e il futuro di quel tale
incenerito e risuscitato! È nel mondo e non è più del mondo.
Ed egli lo sa che è come estraneo a tutto, tranne che al Cielo.
Anzi - anzi - egli entra in uno stato che, all'occhio superficiale, pare
indifferenza. Di fatto è che ciò che prima era fervore e slancio è
come sparito; il soprannaturale è divenuto tanto naturale, che quasi
non lo avverte nemmeno.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

È l'esiliato ormai che muove meccanicamente, non ponendo


interesse a nulla, tranne che a quella relazione costante col paese a
cui appartiene, se può averne notizie, e se no; coltiva nella mente e
nel cuore tutto quello che ad esso si riferisce, al luogo ove anela di
tornare.
Tornare?
Perché in ispirito egli è stato, e più volte, portato in alto.
Straniero, attende solo alla voce e alla guida del Signore.
Tentato, distratto, in pericolo? Come no?
Ma si tiene fermo a ciò che gli è piantato nel cuore - a ciò che si
è formato in lui - ed è più che i principii elementari - è conseguenza
del lavoro dello Spirito Santo, per cui il Cristo si è formato in lui; se
tale è e rimane, egli compie il suo corso terreno, mostrando i due
aspetti di Morto-Risuscitato.

222
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 1

“Qui - Ora”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Prima di meditare il capo 37 di Ezechiele onde scoprire con


quale processo della Provvidenza di Dio, delle ossa; destinate a
divenire la Chiesa furono, benché molto secche e friabili, ravvivate,
vivificate e congiunte le une alle altre, formando nell'assieme, il
grande esercito del Signore vogliamo rivolgere una parola a tutti
coloro che, con cuore sincero, ricercano la Verità.
È inutile parlare, o anche pensare al Cielo se non si é determinati
di chiedere al Signore che ci dia Grazia per cominciare a vivere nel
Cielo mentre siamo ancora in questo mondo. Triste assai é
constatare che molte persone hanno un insegnamento non

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

equilibrato, essendo occupati più dall'al di là che del tempo presente.


Una delle astuzie di Satana consiste nel concentrare l'attenzione sia
sul passato, sia sul futuro, trascurando o ignorando completamente
il presente.
Ricordiamoci dei due avverbi: QUI - ORA. Dov'è Dio? Qui!
Quando questi avvenimenti? Ora!
Questo però non significa che non vi sia nessun altro luogo,
perché un altro luogo vi è, né che vi sia altro tempo se non il
presente, perché vi è anche un futuro. Ma il seme, per così dire, del
futuro, è qui, ora. Preghiamo adunque il Signore che ci renda attenti
al presente, perché come Gesù' è stato in questo mondo, così
dobbiamo essere anche noi.
Prima dell'Incarnazione, l'Eterno Figliuolo di Dio fu immolato
in ispirito.
Mediante il Calvario venne la Resurrezione e l'Ascensione al
Trono, dove Egli si trova ora, intercedendo per la Chiesa. Noi
attendiamo il Suo ritorno; questo deve intendersi anche come una
presenza e una rivelazione continua, ininterrotta di Gesù.
La Chiesa pure deve esperimentare il medesimo processo. Noi
siamo spiriti. Dio è Padre degli spiriti. Eppure, dobbiamo, mentre
viviamo in corpi d'argilla, essere sottoposti a prove che ci
porteranno alla crocifissione spirituale, alla quale seguiranno
resurrezione e traslazione in cielo. Per la Chiesa, questo ha luogo
mentre noi - i suoi componenti siamo ancora in questa vita, perché
se viviamo per Cristo, moriamo in Lui e risuscitiamo in Lui mentre
siamo in questo tabernacolo terrestre - QUI - ORA.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 2

“La valle delle ossa secche”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Alcune porzioni delle Scritture sono state attribuite, sia per


negligenza, sia per ignoranza, ad estranei, che furono, senza
discriminazione, tacciati di peccatori.
Molti, per esempio, pensano che il Salmo 51 sia il grido di un
uomo che implorava perdono, mentre è la confessione di uno che
era già stato perdonato e che aspirava alla perfezione.
Anche la parabola del figliuol prodigo si riferisce non già a
qualcuno di fuori, ma ad uno che già era un figliuolo nella casa del
padre e che, passato da tristi esperienze, arrivò a conoscere meglio

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

sé stesso e il padre suo - profezia della vita della Chiesa e dei suoi
membri.
Astenendoci dal citare altri passi sul soggetto, ci limitiamo al
tema su menzionato.
Notiamo che non furono sacerdoti a ricevere la visione; ma fu
un profeta ch'era stato preparato nella terra d'esilio ed era stato in
ispirito traslato parecchie volte, perché vedesse l'agire segreto di
taluni nel tempio di Gerusalemme.
A questo medesimo uomo il Signore aveva dato le gloriose
rivelazioni del capitolo primo del libro; fu lui che, sotto il controllo
del Signore, doveva imparare a rimanere a casa sua, e che, per un
dato periodo fu privo della favella, sospirando ed esperimentando
in sé le prove e le tragedie del popolo di Dio, perché la parola che
doveva raggiungere altri doveva prima penetrare nel suo cuore.
Ezechiele, essendogli morta la moglie la mattina, doveva predicare
la sera stessa: segno al popolo d'Israele.
Questo è l'uomo al quale il Signore dette il grande comando di
profetizzare alle ossa secche.
Così dice il primo versetto di Ezechiele capo trentasette:

 “La mano del Signore fu sopra me, e il Signore mi menò fuori in


ispirito, e mi posò in mezzo d'una campagna, la quale era piena
d'ossa”.
La mano del Signore fu sopra me. Questa espressione si trova
parecchie volte nel medesimo libro; e significa non solo che Dio
guida col Suo Spirito Santo, ma anche ch'Egli ci costringe ad
obbedirGli proclamando le Sue parole.
Talvolta non è facile obbedire, sia perché le cose sembrano
sragionevoli, sia perché siamo intimoriti considerando le persone
alle quali dobbiamo parlare.

229
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Per associazione di idee, ricordiamo le parole che Isaia scrisse


quando doveva dare un messaggio severo al re e al popolo di Giuda.
Così il racconto:

 “Perciocché, così mi ha detto il Signore, con fortezza di mano; e mi ha


ammaestrato a non andar per la via di questo popolo, dicendo: non dite
lega, di tutto ciò che questo popolo dice lega; e non temiate ciò ch'egli
teme, e non vi spaventate. Santificate il Signor degli eserciti, e sia egli
il vostro timore e il vostro spavento. Ed egli sarà per santuario; ma
altresì per pietra d'intoppo, e per sasso d'incappamento alle due case
d'Israele; per laccio, e per rete agli abitanti di Gerusalemme... Serra la
testimonianza, suggella la Legge fra i miei discepoli” (Isaia 8: 11-14,
16).
Isaia pure ricevette l'ordine di dare un forte messaggio, ma Dio
dovette forzarlo, per così dire; ad obbedire e proclamare senza paura
la Sua volontà.
Così fu per il profeta Ezechiele. L'ordine di andare in una valle
e predicare a delle ossa secche, era strano, ma la mano del Signore
era sopra lui.
Osserviamo, passando, che San Giacomo parla della pazienza e
delle sofferenze dei profeti. Non disprezziamo certo i sacerdoti di
Giuda, molti dei quali furono fedeli; ma i sacerdoti, essendo in un
servizio ritualista e metodico, non erano in pericolo di provocare
risentimenti o sospetti com'era il caso per i profeti i quali, sovente,
sembravano degli eretici.
Nell'udire un Isaia che ammonisce il popolo circa l'inutilità dei
sacrifici offerti senza purità di cuore; e un Davide che proclama che
Dio non domanda olocausti, ci scandalizzeremmo se prendessimo
la Parola alla lettera, perché vi è un libro nell'Antico Testamento che
tratta soprattutto di sacrifici.
Ma i profeti videro al di là dei fatti materiali, al di là della lettera.

230
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Pochi erano disposti ad ascoltarli.


Essi furono perciò - e sono - martiri, martiri speciali, che
proclamano la Parola di Dio con potenza e realtà.
Torniamo al soggetto.
Il Signore trasportò Ezechiele in ispirito le cose del Signore
cominciano sempre in ispirito - in una valle piena di ossa secche.
Nessuno fino allora aveva visto quelle ossa secche; il privilegio era
riservato ad Ezechiele. Il profeta eseguì in silenzio l'ordine ricevuto,
di ispezionare quelle ossa, e vide che erano non solo secche, ma
molto secche. Un osso secco è anche friabile, facile a rompersi; per
cui la condizione di quelle ossa era davvero disperata. Ma il rimedio
venne in tempo.
Ricordiamo ciò che è scritto, che nessun osso del giusto sarà
rotto: profezia adempiuta in Gesù Cristo, perché quantunque i
nemici coprissero il Suo Volto di sputi e trafiggessero il Suo fianco,
non poterono spezzare le Sue ossa, destinate ad essere usate come
lo scheletro, l'ossatura della Chiesa, la quale è osso delle Sue ossa,
carne della Sua carne.
Le ossa, come Ezechiele le vide, erano molto secche.
In che modo, per quali motivi erano divenute tali?
Rappresentano esse quelle di fuori, coloro che potremmo
considerare come peccatori? Non tocca a noi dare tale qualifica a
qualcuno, perché Uno solo lo può, lo Spirito Santo: dei peccatori ve
ne sono, ma solo lo Spirito di Dio può convincere di peccato.
Come può l'osso diventare secco? Uno sprazzo di luce sul
soggetto si trova in Proverbi 17: 22:

 “Il cuore allegro giova, come una medicina, ma lo spirito afflitto secca
le ossa”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Uno spirito afflitto. Ma uno spirito afflitto è prezioso agli occhi


di Dio. Leggiamo infatti nel Salmo 51: 17:

 “I sacrifici di Dio sono lo spirito rotto; o Dio, tu non disprezzi il cuor


rotto e contrito”.
Il cuor rotto e contrito, secondo le Scritture, è prezioso agli
occhi di Dio:

 “Perciocché, così ha detto l'Alto, e l'Eccelso, che abita l'eternità, e il


cui Nome e il Santo: Io abito in luogo alto, e santo, e col contrito, ed
umile di spirito; per vivificar lo spirito degli umili, e per vivificar il cuor
de’ contriti” (Isaia 57: 15).
Da questo versetto rileviamo che lo spirito, dopo essere stato
contrito viene vivificato, rianimato, ed esperimenta, per così dire,
una risurrezione.
Le ossa secche non erano dunque un popolo senza la
conoscenza di Dio; erano Israele, la Chiesa di quei tempi, e sono
una profezia della Chiesa in ogni tempo.
Per potere ascoltare il messaggio del profeta, dobbiamo
dapprima essere contriti nello spirito, come le ossa secche, perché
solo colui che ha perso ogni speranza in sé stesso e in altri, è in grado
di ascoltare e prestare attenzione alla Parola del Signore per
cominciare una vita nuova.
Dio ha un nuovo inizio per i Suoi, ma solo dopo che hanno
attraversato il deserto e raggiunto i propri limiti.
Allora, solo allora, essendo morti - risuscitati, Egli li introdurrà
in un nuovo regno.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 3

“ossa secche – ascoltate!”

233
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

L'opera del profeta cominciò con una domanda rivoltagli dal


Signore:

 “Figliuol d'uomo, potrebbero quest'ossa rivivere? Ed io dissi: Signore


Iddio, Tu lo sai”.
Nell'Apocalisse troviamo la stessa domanda rivolta in altra
occasione e in altre circostanze, a Giovanni. Né l'uno né l'altro
risposero; confessarono di non sapere e chiesero luce a Colui che
aveva rivolto la domanda.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ezechiele non sapeva se queste ossa secche potevano riprendere


vita; eppure, sapeva che Dio poteva - può - compiere quello che è
impossibile all'uomo. Egli rispose, ed era la risposta giusta: “Signore
Iddio, Tu lo sai” (Si notino le parole Signore Padrone assoluto; Dio -
Onnipotente).
Dopo che Ezechiele ebbe confessato la sua ignoranza,
esprimendo allo stesso tempo la sua volontà di accettare la
conoscenza di Dio, venne il comando di dare il messaggio alle ossa
secche:

 “Profetizza sopra queste ossa, e dì loro: Ossa secche, ascoltate la Parola


del Signore”.
Profetizzare è parlare con autorità per conto di Dio. Non è
emettere suoni incerti, ma parlare alle orecchie e al cuore in modo
tale, che la gente è costretta ad ascoltare e rimane senza scuse. Il
profeta è un ardito proclamatore, un chiaro araldo della volontà di
Dio e della parola di Dio.
Il messaggio cominciò con l’interpellare quelle ossa col loro
nome “Voi, ossa, siete, secche; il vostro stato è disperato; siete
sull'orlo della distruzione. Una lieve mossa, una leggera brezza
bastano a spezzarvi; il vostro caso sarebbe senza speranza se non
rimanesse ancora un po' di tempo, unica opportunità per voi di
uscire dalla vostra condizione; e avete bisogno di una Grazia
speciale, da chi solo può darla - DIO. Ossa, voi siete secche, secche
assai!”.
La seconda parte del messaggio era: “Ascoltate la Parola del
Signore”. È la Parola del vostro Maestro, del vostro Padrone. Per
lungo tempo avete dato retta a molta gente, ma ora dovete imparare
ad ascoltare la Voce di Uno solo, del Signore.
“Ascoltate la Parola”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

“Parola” non si riferisce solo alla Scrittura, ma implica anche il


Soffio divino; lo Spirito, nella Scrittura. Ascoltate, e non siate
distratti. Concentrate la vostra attenzione con intensità sulle parole
che procedono dalla bocca del Signore.
Queste ossa erano in uno stato veramente lamentevole; eppure,
per la misericordia di Dio, erano ancora in grado di udire.
Dovremmo essere grati al Signore quando rimane, sia pure tenue e
vacillante, una capacità di udire le Sue parole.
Nella loro totale incapacità e debolezza, le ossa dovevano
disporsi ad ascoltare le parole del Signore, escludendo tutte le altre
voci, provenissero esse dal diavolo, da altra gente, o da sé stessi,
escludendo pure qualsiasi scusa.
Allora, e allora soltanto, sarebbero in grado di concentrare la
loro attenzione su Uno solo, il Signore, alla cui Voce solamente
dovrebbero dare ascolto.

 “Le mie pecore - disse Gesù - ascoltano la Mia Voce”. (S. Giovanni
10: 27)

236
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 4

“l’Alito di Vita”

237
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Il profeta continua:

 “Così ha detto il Signore Iddio a quest'ossa: ecco, Io fo entrare in voi


lo Spirito, e voi rivirerete” (Ezechiele 37: 5).
Questa è la sintesi del messaggio; i particolari vengono dopo.
Dio parla in modo chiaro e preciso; Egli non usa molte parole, ma
parla in modo che chi ascolta, se è onesto, non può trovare la scusa
che il messaggio sia oscuro o generi confusione.
Infatti, se il Signore non può parlarci, se non Lo comprendiamo,
chi mai sarà capace di parlarci, chi comprenderemo?

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Così il Signore continuò: “Io fo entrare in voi lo Spirito, e voi


rivirerete”.
L'uomo fu chiamato all'esistenza e divenne un'anima vivente
mediante l'Alito del Signore. Allo stesso modo, col Suo Alito
veniamo pure portati nel regno più elevato dello Spirito. Come Gesù
divenne uno Spirito vivificante, così col Suo Alito veniamo vivificati
per una vita e un regno superiori.
Alcuni di noi ci siamo a volte sentiti venir meno: scoraggiamenti
e delusioni ci hanno schiacciati e siamo caduti in uno stato che
appariva disperato; ma subitamente lo Spirito ci infuse un vigore che
eravamo lungi dall'aspettarci. Ogni tanto Dio vivifica i Suoi figliuoli
con l'Alito, lo Spirito Suo. Questo è espresso implicitamente nelle
parole che l'apostolo Pietro scrisse quando era già avanti negli anni.
L'Alito che doveva penetrare nelle ossa secche era assai più che
un semplice soffio passeggero.
Quando Gesù soffiò sui discepoli preparazione alla venuta dello
Spirito nella Sua pienezza - essi ricevettero tale Soffio sul volto;
eppure, quel Soffio era importante perché apri loro le Scritture. Più
tardi, nel giorno della Pentecoste, lo Spirito venne in loro.
Il profeta Ezechiele, parlando alle ossa disse che lo Spirito
entrerà in loro. È lo Spirito Santo, arra della risurrezione, che viene
ad abitare in noi (Giovanni 14: 17).
Come i figliuoli d'Israele, prima di entrare in Canaan, dovevano
vedere qualche frutto di quel paese, frutto portato dalle spie di
ritorno dalla spedizione nella Terra promessa, quale prova e saggio
della fertilità del territorio - così noi pure, prima di passare da questa
vita all'altra, avremo qualche caparra del Cielo, un pegno della
potenza di risurrezione.
“Metterò lo Spirito in voi, e rivivrete”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

In un senso, le ossa secche erano già morte; in un altro senso


non erano interamente morte, se no non avrebbero potuto
ascoltare.
Di certe persone è detto nella Scrittura che sono morte, eppure
sono invitate ad ascoltare. Basterà citare un esempio nel libro
dell'Apocalisse. La chiesa di Sardi, della quale é detto che è morta, è
invitata ad ascoltare. Ciò significa che, rimanendo in quella
condizione, la sua morte sarebbe certa; eppure, vi era, per così dire,
una latente possibilità in essa, grazie alla quale, se pure la chiesa
ascoltava l'ammonimento dello Spirito, essa poteva essere liberata,
ristorata (Apocalisse 3: 1-6).
Le ossa secche erano morte, eppure viventi: morte, se
rimanevano secche; viventi se, prestando attenzione al messaggio
del profeta, accetterebbero il Soffio generatore di Vita del Signore,
perché il Suo Soffio, il Suo Spirito è Vita, reale Vita.
Tornando in vita mediante tale Alito, esse sarebbero messe in
grado di ricevere ciò che il Signore aveva da dare loro.
Di ciò tratteremo nel capitolo seguente.

240
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
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paragrafo 5

“Conoscere il Signore”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “E metterò sopra voi de’ nervi, e farò venir sopra voi della carne, e vi
ricoprire di pelle poi metterò lo spirito in voi, e rivirerete; e conoscerete
che io sono il Signore” (Ezechiele 37: 6).
Sarebbe troppo lungo di entrare nei particolari e di dare un
messaggio sulle singole aggiunte che il Signore mise su quelle ossa:
nervi, carni, pelle. Il lettore chieda luce sui molteplici fattori che
occorrono per fare un santo maturo, che vive nella presenza di Dio.
Per raggiungere l'unità in noi stessi, specialmente fra anima e
spirito, un cristiano dev'essere omogeneo: quando in lui predomina
l'anima, egli è carnale; quando lo spirito controlla e comanda l'anima,

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

egli é spirituale. Un esempio di reale unità l'abbiamo nella benedetta


madre di Gesù In Luca 1: 46-47 leggiamo:

 “Maria disse: l'anima mia magnifica il Signore; e lo spirito mio


festeggia in Dio, mio Salvatore”.
Qui l'anima è menzionata prima, lo spirito dopo. Uno dei
metodi della Scrittura è di presentarci in primo luogo la cosa che ci
attrae maggiormente; e la prima cosa che vediamo nel nostro
prossimo è l'anima, non lo spirito; ma l'anima di Maria magnificava
il Signore perché lo spirito suo esultava in Dio, il suo Salvatore.
Quando esultiamo, siamo anche capaci di magnificare il Signore.
Davide, l'uomo dal cuore verso il Signore, chiese al Signore che
le sue ossa potessero rallegrarsi, onde egli potesse conoscere la gioia
del Signore.
Il Signore comincia sempre l'opera Sua nella parte più interiore
di ciascuno.
Questa unità fra anima e spirito avviene quando il Soffio di Dio
entrando in noi, rimaniamo alla scuola di Cristo, accettiamo la Sua
disciplina e i Suoi insegnamenti, affinché nervi, carne e pelle
possano ricoprirci. Allora - solo allora - Dio potrà, per tramite
nostro, soffiare su altri, parlare loro, perché solamente quando ci
saremo abbeverati di Gesù, fiumi d'acqua viva scorreranno dal
nostro seno, automaticamente (Giovanni 7: 37-39).
Una delle conseguenze di questo complesso operato del Signore
sarà: “Conoscerete che io sono il Signore”.
Conoscere, realmente conoscere, richiede una completa
consacrazione. Facendo astrazione di ciò che è puramente teorico e
superficiale, vi sono vari modi di conoscere. Vi è conoscenza e
raffinata conoscenza: “epignosis”; conoscenza profonda, che
scandaglia, scruta. È per ottenere tale conoscenza che l'apostolo

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Paolo pregava, come leggiamo in quel magnifico brano, in certo qual


modo autobiografico, in Filippesi 3: 7-14; egli, Paolo, desiderava
conoscere il Signore, la Sua eccellenza e la potenza della Sua
resurrezione, perché questa potenza di resurrezione lo renderebbe
atto a comprendere la morte del Signore e perciò a identificarsi, ad
avere comunione con le Sue sofferenze. Questo é il piano di Dio
per la Chiesa, perché il popolo che è morto e risuscitato con Cristo
deve conoscere il Signore.
Il messaggio alle ossa era: “Voi conoscerete che Io [benedetto IO del
Signore, Padrone Assoluto, Maestro] sono il Signore”.
Rammentiamo le parole di un apostolo, che niuno può dire che
Gesù è Signore, se non per lo Spirito Santo. “Dire”, qui, non
significa balbettare, perché chiunque può ripetere parole, ma è il
risultato del Soffio del Signore in noi.
Come l'uomo naturale, così l'uomo spirituale è dotato di sensi.
La nuova creatura in noi può vedere, udire, odorare, toccare e
gustare; essa ha anche una voce e una lingua per parlare. Perciò, dire
Signore, significa che dalle profondità del nostro essere interiore,
Gesù é proclamato nostro Signore: proclamazione profondamente
radicata in noi e che non può essere smossa da nessun vento di
dottrina, né da nessuna paura dell'uomo.
Ma questo avviene solo dopo che, essendo divenuti ossa secche
ed essendo disposti a dare ascolto ormai ad una Voce sola, la Parola
di Dio, si é animati dal Soffio che dà Vita, il Soffio dello Spirito. Solo
chi è passato da tale esperienza, essendo veramente un morto -
risuscitato, è un testimone vivente agli altri.
Egli sa, egli proclama con la sua vita, più che a parole, che Gesù
è il SIGNORE.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 6

“Scuotimenti e assetti”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Leggiamo:

 “Ed io profetizzai, come mi era stato comandato, e come io


profetizzava, si fece un suono; ed ecco un tremoto, e le ossa si
accostarono, ciascun osso al suo” (Ezechiele 37: 7).
Sovente il ministero del profeta genera sconvolgimenti rumore
e scotimenti. Le cose non possono rimanere nello stato in cui erano
fino allora. Le persone di chiesa, in generale, sono proclive a
compiacersi nelle loro vie e a stabilirvisi, mentre invece il Signore
scuote continuamente non solo la terra, ma anche i cieli in noi.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

In virtù di questo profetare, di questi rumori e scotimenti; le ossa


si accostarono, ciascun osso, al suo. È un'importante considerazione
questa, che pur essendo Uno, Dio è allo stesso tempo Triplice.
Perciò, come vi é unità nel Capo, così vi dev'essere unità,
armonia nel Corpo, collettivamente ed in ogni singolo membro. Una
tale unità, come abbiamo menzionato prima, avviene soltanto per la
parola del Signore.
Per molto tempo vi è disarmonia fra anima e spirito: quando
l'uomo è guidato dall'anima, cioè dai molteplici sentimenti che
esistono sotto il sole, egli è carnale; quand'è guidato dallo Spirito, e
lo spirito in lui comanda l'anima, egli è spirituale. Il Cantico di Maria
lo prova (Luca 1: 46, 47): ella magnificava il Signore nell'anima,
conseguenza di una gioia profonda e di una profonda armonia dello
spirito suo con Dio. Difatti, l'opera del Signore comincia nello
spirito, perché leggiamo in Romani 8 che lo Spirito di Dio rende
testimonianza allo spirito nostro che siamo figliuoli di Dio.
Ma torniamo al soggetto.
Nella grande effervescenza prodotta dalla profezia dell'uomo di
Dio, ogni osso si unì “al suo”, perché non solo le ossa erano molto
secche, ma erano pure fuori posto.
La profezia di Ezechiele le condusse a ricevere il Soffio di Dio
ed a essere rivestite di nervi, carne e pelle; e poi mosse da una forza
superiore a qualsiasi intendimento o stratagemma umani, ogni osso
fu spostato, trasportato al suo posto.
Per lungo tempo, uno dei maggiori problemi nella vita del
cristiano consiste non solo nel sapere qual' è la volontà di Dio, ma
nel discernere il modo di eseguire tale volontà, comprendendo e
rimanendo nella propria nicchia. Nel Regno di Dio, noi siamo
portati da una compagnia all'altra (Salmo 84: 7).

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Così, le parole “ciascun osso al suo”, significano che ogni osso


dev'essere strettamente unito alla parte alla quale appartiene: unità
nel Corpo come assieme, e unità fra i vari membri che compongono
la Chiesa.
Quando siamo divenuti uno in noi stessi, dobbiamo essere fatti
uno nel Corpo, ciascuno prendendo il posto destinatogli e
assegnatogli dallo Spirito.
Questo movimento può sembrare sragionevole ai letteralisti,
desiderando essi che la gente rimanga dove si trova, mentre che nel
piano di Dio, ogni membro della Chiesa deve prendere il posto ed
essere aggregato là dove Dio vuole. Ma questo non può avvenire
senza attrito, senza persecuzione, perché la maggioranza della gente
di chiesa insiste nell'affermare che ciascuno deve rimanere al suo
posto, e ciò perché interpretano male le parole di Ebrei 10: 24, 25,
che non dobbiamo abbandonare le nostre assemblee.
Se si deve rimanere nel luogo dove si è ricevuto la prima
testimonianza, i Giudei del giorno della Pentecoste avrebbero
dovuto rimanere Giudei, e coloro che sono stati trasportati da una
classe all'altra, avrebbero dovuto rimanere nella classe precedente.
Le parole in Ebrei significano che dobbiamo sempre avere
un'assemblea con la quale possiamo essere in comunione e con la
quale adorare il Signore; non significa separazione dagli altri, né
mancanza di carità; ma significa che dobbiamo servire il Signore
dove Egli ci mette e non dove ci siamo messi da noi, o dove altri
desiderano che rimaniamo.
Solo quando un osso sarà congiunto al suo osso, ogni membro
del Corpo avrà un vero servizio, perché il Corpo funzionerà
simmetricamente e armoniosamente.
Epperò, benché le ossa fossero rivestite di nervi, carne e pelle,
non vi era ancora in esse alito alcuno. Il Soffio era stato promesso
fin dal principio; il Signore aveva difatti soffiato su di essi,

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

promettendo che il Soffio sarebbe in essi. Perciò Egli dette un


ulteriore comando al profeta. Leggiamo:

 “E il Signore mi disse: Profetizza allo spirito; profetizza, figliuol


d'uomo, e dì allo spirito: Così ha detto il Signore Iddio: Vieni, o
spirito, da' quattro venti, e soffia in questi uccisi, acciocché rivivano”
(verso 9).
Uccisi!
Sì, perché le ossa son gente che è stata, è, uccisa.
Questo non vuol necessariamente dire che ognuno sia stato
assassinato in senso materiale, ma tutti coloro che sono membri di
quel Corpo debbono subire come un martirio, un’uccisione.
L'Agnello di Dio fu immolato prima della fondazione del
mondo.
In Giovanni 10, il Signore Gesù, il Grande Pastore, parlando
delle Sue pecore, si lamenta che esse, prima d'incontrare Lui, il solo
vero Pastore, erano sotto falsi pastori.
Ogni cristiano fa dure esperienze con coloro che non sono veri
predicatori dell'Evangelo; egli deve trovarsi in molte e svariate
circostanze e condizioni prima di poter dare ascolto alla voce del
profeta: egli deve prima essere ucciso.
Il mondo, le circostanze avverse e le tragedie della vita
conducono l'ucciso a Colui che, solo, può e vuole dare la Vita.
Naturalmente dobbiamo distinguere fra vita e vita. Esiste la vita del
corpo come quella dello spirito.
Vi é vita e vita abbondante. Le parole di Gesù: ...Io son venuto
acciocché abbiano vita, ed abbondino» (S. Giovanni 10: 10),
significano che dobbiamo entrare in quella Vita, la quale, nel piano
di Dio, è veramente Vita eterna.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Il profeta predicava ad un popolo ch'era stato ucciso e nel quale


il Soffio del Signore era entrato.
Solo quei tali – morti - risuscitati – possono entrare nella vita
reale, e rimanere in vita.

250
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 7

“il grande Esercito del Signore”

251
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Il testo dice:

 “Ed io profetizzai, come egli mi aveva comandato; e lo spirito entrò in


essi, e ritornarono in vita, e si rizzarono in piè, ed erano un grandissimo
esercito” (Ezechiele 37: 10)
Si notino le parole “come egli mi aveva comandato”: non una parola
di più né una di meno, includendo l'enfasi e l'autorità che
accompagna la parola di Dio. Si noti pure la congiunzione “e”
ripetuta tre volte.

252
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

L'Alito Divino penetrò dentro di loro - il ricevere definitivo


dello Spirito Santo - e vissero: solo allora ebbero la vera vita, vita
reale.
Ed essi si rizzarono in piè, risoluti, determinati. “In piè”
significa: non secondo l'incedere, i consigli degli altri, ma ciascuno
essendo responsabile personalmente davanti al Signore.
Era un esercito grandissimo.
Guardando intorno a noi, vediamo che i cristiani sono pochi;
che non vi è unità nel Corpo; che non molti appartengono realmente
al Regno di Dio. Ma quando guardiamo le cose dal punto di vista di
Dio, vediamo ch'Egli ha un grande esercito.
Nel libro dell'Apocalisse, Giovanni, a un certo punto, vide una
numerosa folla, che nessuno poteva annoverare, ed essa proclamava
con voce unanime: “Alleluia, Gloria a Dio”.
E in un'altra occasione, il profeta Elia si lamentava di essere
rimasto solo - così s'immaginava essendo stati uccisi i profeti del
Signore, distrutti i Suoi altari, e desiderando il popolo uccidere il
profeta stesso. La risposta che il Signore diede era che Egli,
l'Onnipotente, si era riserbati - come custoditi da sentinelle -
settemila uomini, sconosciuti dal profeta, che non avevano mai
baciato Baal, né piegate le ginocchia davanti a lui: il visibile.
Dio ha avuto, ha ed avrà sempre un popolo Suo.
Possiamo non sapere chi sono né dove si trovano i suoi
componenti, ma quando il numero ne sarà contato in Cielo,
vedremo che la Chiesa di Cristo è un grande popolo, un esercito.
Noi siamo in questo mondo per una guerra, non secondo la
carne, ma secondo lo spirito. Per appartenere a questo esercito,
dobbiamo rivestirci dell'intera armatura di Dio, onde potere

253
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

rimanere in piedi nel giorno dell'avversità - e molti sono i giorni


dell'avversità nella vita del cristiano - contro le astuzie del nemico.
Quando gli Israeliti erano completamente accerchiati dai soldati
del re di Siria - tanto che il compagno del profeta era spaventato -
Eliseo pregò che gli occhi del giovane si aprissero, onde potesse
vedere che coloro che erano per loro erano molto più numerosi dei
loro avversari. Egli, il profeta, vedeva l'esercito del Signore
accampato sui monti: erano angeli mandati dal Signore per
proteggere il Suo servitore.
Così è pure del Corpo di Cristo: quando ogni suo membro é al
suo posto, tutti assieme essi costituiscono un grande esercito.
Leggiamo:

 “Ed Egli mi disse: Figliuol d'uomo, queste ossa son tutta la casa
d'Israele; ecco, essi dicono Le nostre ossa son secche, e la nostra
speranza è perita; e, quant'è a noi, siamo sterminati” (v. 11).
Essi dicono.
Vi é un tempo in cui noi, cristiani, siamo quasi disperati, e
diciamo come il profeta: “La mia via è nascosta al Signore”. Siamo
stanchi, scoraggiati, ma il Signore è sempre fedele; Egli non si stanca
mai, anzi è sempre pronto a rincorarci (Isaia 40: 27-31).
Gli Israeliti secondo la carne furono sovente scoraggiati, ma i
nemici non poterono mai distruggerli perché Iddio aveva, ed ha
tuttora, un piano da eseguire mediante il popolo d'Israele.
Vi è anche l'Israele spirituale, la Chiesa; i nemici della Chiesa non
possono distruggere nemmeno essa. Il Signore non ha promesso
che saremmo esenti da prove e persecuzioni, ma ci assicura che le
porte dell'inferno non potranno vincere la Chiesa.
Quando, raggiungiamo i nostri propri limiti, il Signore interviene
con un grande esercito, una grande protezione, e c'incoraggia, ci

254
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

rimette in piedi; e noi, nell'unità del Corpo, in comunione con tutti


i santi e vivendo nell'invisibile mentre ancora in questi corpi visibili,
diveniamo un grande esercito, pronti per un nuovo lavoro che il
Signore ci affiderà.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

256
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 8

“le Stimmate di Cristo”

257
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Se ci accade in questi o altri scritti di menzionare Paolo più che


gli altri apostoli, ciò non è parzialità, perché noi non ci azzardiamo
a preferire un apostolo agli altri. Di Paolo abbiamo più ricordi
scritturali che degli altri, sia attraverso le sue lettere, e sia perché egli
ebbe la grazia rara che un amico e compagno di lavoro, Luca, scrisse
di lui.
Di Pietro e di Giovanni sappiamo anche meno che di Paolo;
degli altri quasi nulla, eccetto tradizione. L'anima nostra li ama tutti
questi discepoli di Gesù Cristo, e siamo convinti che ognuno di essi,
se ne conoscessimo la storia, ci darebbe chi in una linea, chi in
un'altra - uno speciale ritratto di Gesù.

258
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

È uno dei segreti della di Lui Provvidenza, che di alcuni uomini


abbiamo più testimonianze che di altri; anzi, che alcuni hanno il
dono speciale di edificare; altri di narrare le loro esperienze - ed altri
sono come muti riguardo a sé stessi.
Paolo - Giovanni - grandi apostoli ambedue, legati tutti e due al
Signore, eppure sono diversi l'uno dall'altro. Pietro, quell'ideale
pastore di anime alla scuola del Sommo Pastore, quanto si può dire
di lui!
Senonché il tema nostro ci obbliga a presentare qualche dato
scritturale da cui scaturisce chiaro il nostro soggetto “morte e
resurrezione - figliuoli della resurrezione”. Tutti i santi sono morti-
risuscitati prima di passare nell'al di là. Sono “figliuoli della
Resurrezione” prima della Resurrezione futura.
Di Paolo, ora.
Ai fini del nostro soggetto, procuriamo scoprire attraverso il
ricordo biblico, per quali vie il Signore, che è savio, ridusse Paolo a
morto-risuscitato.
Paolo fu pronto a dire “Che vuoi da me, Signore?” quando folgorato
da luce più forte di quella del sole cadde a terra e udì quel “Saulo,
Saulo, perché mi perseguiti? Egli ti è duro ricalcitrare contro agli stimoli”.
Ma fra l'essere disposto e pronto a tutta la volontà di Dio, e
l'essere ridotti al nulla di noi - che tale è infine il termine ultimo della
volontà di Dio - ci corre molto.
Se qualcuno domandasse di dire in poche parole quali furono le
spine che più andarono trafiggendo questo uomo raro, diremmo:
due.
Prima, il disinganno che dovè amareggiarlo non poco per la
freddezza anzi una specie di sospetto da parte della Chiesa di
Gerusalemme, e dai capi - contegno ch'egli non poté mai

259
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

dimenticare, e per cui lo vediamo quasi esiliarsi nelle contrade di


Arabia. Gerusalemme, i capi ufficiali non furono mai in grande
comunione con Paolo. Colpa di nessuno: così Dio volle. Paolo
veniva da fuori, e non era fra quelli che avevano seguito - e noi
aggiungiamo veduto – Gesù ai tempi della di Lui carne.
È vero che ci fu Barnaba che lo protesse, e poi lo cercò, e un
cuore generoso come Pietro che lo loda e difende nella sua seconda
epistola; ma una certa distanza fra lui e gli altri è innegabile. Ciò lo
trafisse, e gli accenni nelle sue lettere sono come lampi, fugaci è vero,
ma, come lampi, sono illuminatori.
L'altro grande chiodo al cuore di Paolo fu: che i Giudei non
vollero saperne di lui, anzi lo perseguitarono. Paolo amò il suo
popolo, e desiderò essere ascoltato per il fatto che era stato uno di
loro, e che aveva perseguitato i cristiani. Ma a nulla valsero i suoi
sforzi.
Questi due chiodi lo trafissero fino alla morte.
Se ci si permette; furono due martelli ch'ebbero l'ufficio di
andarlo spezzando e polverizzando.
Ma vi è un terzo chiodo, ed è il contrasto tra la carità e
mansuetudine a cui lo chiamava il Signore, e il di lui carattere
vulcanico e risentito.
Se lo stile è l'uomo; se le esortazioni e insegnamenti su cui più
insistiamo provano che proprio su quelle linee abbiamo dovuto
lottare e stare in guardia, è chiaro che nessuno scrittore del Nuovo
Testamento insiste tanto quanto Paolo su morte e resurrezione -
soffrire con Gesù per regnare con Lui - sulla carità, mansuetudine.
Ciò è perché Paolo aveva del continuo il ritratto di sé stesso.
Questo conflitto fra una grande visione accettata e seguita, e il
sé stesso di ciascuno, è uno dei mezzi più efficaci che il Signore usa

260
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

per tenerci umiliati, nello stesso tempo che Lo serviamo e


prosperiamo nel Suo servizio.
Egli sa come non farci inorgoglire.
Cosa sia stato lo “stecco nella carne” - le “guanciate di Satana”
che tenevano umiliato quel grande Apostolo - niuno lo può
affermare.
Vi sono opinioni varie. Chi dice che era malato negli occhi, tanto
che erano una piaga da destare schifo, chi dice altro, e chi altro.
Il fatto è che l'uomo di grande zelo, di grande mente e
consacrazione dovette più volte sentirsi più che afflitto, addirittura
avvilito. E non mancavano quelli che ne schernivano la presenza
malaticcia e debole. La storia, i patimenti di quest'uomo, come del
resto di tutti i servi di Cristo, è nota solo al Cielo. Qualcuno così
descrive il santo: “cosciente dei propri mancamenti e pentimento,
ma non cosciente della propria bellezza, santità spirituale e influenza
sugli altri”.
Benediciamo Dio che così vuole.
L'epistola ai Galati ha due affermazioni che rivelano come una
specie di morte a sé stesso del grande apostolo, e un vivere che fu
Cristo:

 “Io son crocifisso con Cristo; e vivo, non più io, ma Cristo vive in me;
e ciò che ora vivo nella carne, vivo nella fede del Figliuolo di Dio, che
mi ha amato, e ha dato sé stesso per me” (Galati 2: 20)
L'altro passaggio è Galati 6: 17:
“Nel rimanente, niuno mi dia molestia, perciocché io porto nel mio corpo le
stimmate del Signor Gesù”.
Parole che rivelano come una impazienza, a stento frenata, di un
uomo che ha molto da dire, e che non vuole dire: spaventi, travagli

261
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

di dentro e di fuori; in pericolo - malato - povero - mal compreso;


in certi momenti sembrava che il cuore gli si dovesse spezzare.
Contrasti dovunque.
Anime leggere, ma che non erano deboli nel creare disturbi nelle
Chiese, insinuavano contro di lui, e cercavano prove e prove del suo
apostolato. Curvo nelle spalle piegate dai digiuni, ed anche dalle
molte percosse, appena si reggeva sulle gambe. Che prove! E basti
dire. Le prove, le lacrime parlano a chi vuole vederle. “Mi si lasci in
pace. Niuno mi dia molestia... perciocché ecco io porto nel mio
corpo - i segni - le stimmate del Signor Gesù”.
Che erano?
Molte opinioni, ma erano tali da non lasciar dubbio che l'uomo,
schiavo di Cristo, portava in qualche modo singolare un marchio
che lo dichiarava appartenente a Gesù. Vi sono ancora - e li usano
per alcune bestie che comprano - marchi a fuoco, o semplicemente
a ferro tagliente, che imprimono sulla bestia l'iniziale del
compratore. Vi furono i marchi per gli schiavi - e ve ne sono ancora.
- Ma ci piace riferirci alla prova decisiva che Gesù diede agli undici
- paurosi - che se ne stavano a porte chiuse.
Mostrò loro, le grandi ferite nelle mani e nel costato.
E ricordiamo in Isaia 49: 16:

 “Ecco, io ti ho scolpita sopra le palme delle mani; le tue mura son del
continuo nel mio cospetto”.
Ma vi è ancora altro, per poterci almeno avvicinare al tema
nostro: Morto- Risuscitato.

262
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 9

“da Ora in Poi”

263
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Leggi con enfasi, in modo che l'accento scolpisca il significato:


“da Ora in Poi”, da questo momento innanzi. Due tempi e due vite
sono davanti: un passato ed un futuro. Fra essi un muro, o se si
vuole, un abisso di separazione.
Non che tutto nel passato sia a disapprovare, se l'uomo ha
ubbidito il meglio che ha saputo secondo la luce, e che ha potuto;
secondo la grazia ricevuta - allora; ma perché eventi o un evento
hanno scosso non solo la terra, ma anche il cielo - per un nuovo
principio.

264
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

San Paolo dice, in II° Corinti 5: 16: “Noi...” ma la testimonianza


viene da lui. Egli è l'uomo del “Da ora innanzi”, ed in fede include
anche altri, e scrive: “Noi”.
A capire meglio quel “da ora in poi” è bene leggere il verso
precedente:

 “avendo fatta questa determinazione: che se uno è morto per tutti, tutti
adunque erano morti; e ch'egli è morto per tutti, acciocché coloro che
vivono non vivano più per l'innanzi a sé stessi, ma a colui che è morto
e risuscitato per loro” (2 Cor. 5: 15).
Lui morto - risuscitato.
Noi pure dobbiamo in fede considerarci morti a tutto, a tutti,
per vivere in - a - Lui.
Dimenticando il passato, tranne che nel ricordare sempre i
benefici del Signore e quanto ci ha amato e perdonato, da ora
innanzi, che?
Noi - ed il noi comincia con l’io di chi scrive - noi non
conosciamo più alcuno secondo la carne.
Letteralmente - ed è forte l'espressione - è “niuno conosciamo”
cioè un escludere in modo assoluto, tutti, senza considerazione
alcuna, tranne che vederli attraverso il Signore, e così agire con tutti
- e ciascuno come Dio vuole. “non conosciamo” - non abbiamo
relazione secondo il visibile, e considerazioni - secondo l'uomo.
Ogni relazione è diretta e governata dalla relazione che noi
abbiamo col Signore.
È come dire: agiamo, conversiamo, abbiamo relazioni con tutti,
sempre avendo l'occhio a Gesù Cristo per quanto Lui, in noi, vuole
avere relazione con essi - a mezzo nostro.

265
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ricordiamo le parole di Lui a qualcuno che Lo avvertiva che dei


congiunti Lo attendevano di fuori. Disse:

 “...Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? E guardati in giro coloro
che gli sedevano d'intorno, disse: ecco mia madre, e i miei fratelli;
perciocché, chiunque avrà fatta la volontà di Dio, esso è mio fratello, e
mia sorella, e mia madre” (Marco 3: 33-35);
Nessuna riflessione di qualifica a quei congiunti, specialmente
alla madre - a quella madre - ma un'affermazione che Gesù non è
mosso da parzialità alcuna, bensì ha i suoi rapporti radicati nel Padre
Suo.
Così Lui. Tali dobbiamo essere noi.
Scrivendo sul tema specifico “Figli della Resurrezione”, per
quanto ci riesce dai brevi ricordi biblici, ci domandiamo per quale
evento, o corso di eventi, cioè, quando, questo uomo raro - San
Paolo - che tanto ha insistito sulla morte e resurrezione, quando, lui
stesso, è passato dalla fede alla realtà di morte e resurrezione.
E pur non dimenticando i vari passaggi scritturali che accennano
a grandi sofferenze, ci fermiamo a due: 2 Corinti 1: 9 e 1 Timoteo
1: 13.
Veramente 1 Timoteo 1: 13 non è un fattore singolo, ma è come
condizione di animo che ha dato la spinta verso un finale distacco e
una decisa consacrazione, benché distacco e consacrazione ci
furono dal momento che, caduto a terra, Saulo esclamò: “Signore, che
debbo fare?” (Atti 22: 10).
1 Timoteo 1: 13 è lo scoppio di una confessione come ad un
figliuolo: “Me, il quale innanzi [che prima] era bestemmiatore, e persecutore
ed ingiurioso; ma misericordia mi è stata fatta, perciocché io lo feci
ignorantemente, non avendo la fede”: le parole nel testo rivelano
l'esplosione di una energia dolorosa.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Me - lui (quel tale) diffamatore (così traduce qualcuno) – e


persecutore - e uomo violento.
E.… e.…, e.…! Come se una sola enormità non fosse già
enorme. “Ma misericordia mi è stata fatta”. Misericordia è più che
semplice perdono: suppone incontro di un estremo con un altro
estremo.
Miseria attira Misericordia.
Le parole “perché io lo feci ignorantemente” non escludono
responsabilità, e non dobbiamo leggerle con superficiale attenzione.
Si tratta di ignoranza relativa alla Persona di Gesù Cristo, Persona
che Paolo non aveva compresa, ma non di ignoranza riguardo
all'eccesso dello zelo che lo spinse ad atti che la legge mai
permetteva.
Ricordiamo che San Pietro, pure ammettendo “ignoranza” nei
crocifissori di Gesù, tuonò i “Ravvedetevi”. I moventi di certi atti
crudeli sono molti, benché vi sia ignoranza in qualche linea, e non è
impossibile rintracciarli nel caso di Paolo, l'uomo colto ed energico,
che aveva davanti a sé un avvenire brillante.
La predicazione evangelica metteva la scure alla radice di ogni
ambizione giudaica, e soprattutto l'eloquenza di Santo Stefano aveva
dovuto colpire il giovane fariseo. Chi non si arrende alla verità,
diverrà un persecutore di essa, tanto più violento e ostinato per
quanto più energico e sensitivo è colui che perseguita.
San Paolo aveva udito Stefano, e non aveva potuto abbatterlo
colla parola.
Ciò afferriamo se ricordiamo in quale Sinagoga Stefano parlò di
preferenza. Paolo, secondo ogni probabilità, era un frequentatore di
quella Sinagoga, e non dei meno prominenti. Poi il posto che egli
prese mentre si lapidava il primo martire - cioè, di guardare i panni
di quelli che lapidavano - gli diè opportunità di vedere, udire

267
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Stefano. E il ritratto di quel martire, dal volto di angelo - ciò che


disse morente - gli si stamparono nell'animo, e non riusciva a
liberarsene, ma procurava - come l'ubriaco - a soffocarlo con atti
violenti.
Gli era duro di lottare contro gli stimoli della coscienza che lo
inseguivano sempre, dovunque.
Iddio perdonò, ma vi sono fatti, nella vita dei santi, che essi non
dimenticano. Sono perdonati, ma essi non si perdonano. E certe
immagini ora vive, ora come sbiadite, ma sempre reali, rimangono,
ed è la Provvidenza che le fa rimanere, affinché, come il sacerdote
antico, ministro del santuario, non ci sia volontà d'inorgoglirsi,
perché circondati da infermità - specie se un evento tragico - o più
eventi - nel passato, hanno lasciato una cicatrice che sparirà solo
nell'oltre tomba.
Meditare la vita dei santi.
E come no, se è vero che siamo invitati ad essere imitatori di
coloro che per fede e pazienza eredarono le promesse? È vero che
contemplando Gesù, impariamo a conoscere gli uomini, ma è altresì
vero che la conoscenza degli uomini porta a meglio conoscere il
Signore.
Non diciamo che il ritratto costante di Stefano, e gli atti violenti
di Paolo lo abbiano reso un “Morto-risuscitato” in un senso finale,
come finale si può raggiungere in questa terra, ma non è errato dire
che per lui la coscienza del passato, quelle facce di patimenti, non
abbiano agito sul temperamento sensitivo ed energico di San Paolo
come un male cronico, che lima lento, ma inesorabile, questa
esistenza.
L'uomo si trascina col suo male cronico e segreto, fino a che un
colpo - un evento - che sembra accaduto a caso, ma che è nel piano
di Dio, non gli dà l'ultima spinta, e lo fa morire. Quando avvenne
ciò per San Paolo?

268
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 10

“La sentenza di morte”

269
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Vi è un poema della grande mistica Spagnola, Santa Teresa


d'Ávila, il quale mi ha sempre commosso, e spesso fatto piangere.
È il grido di un'anima innamorata di Gesù, che sentendosi in
esilio, teme che vivendo a lungo in questa terra, abbia a perdere il
Cielo - o meglio, Gesù stesso. Tutte le stanze del poema terminano,
ognuna, con parole che significano: “mi sento morire perché sto
vivendo”. È il terrore che questa vita terrena - che in realtà non è
vita - possa fare perdere quella che solo é vera vita.
Torniamo a San Paolo.
Procuriamo considerare 2 Corinti 1: 3, 9.

270
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

L'apostolo ringrazia il Signore per le sofferenze che lui, Paolo,


ha patite, perché, consolato, è reso capace di consolare altri in
qualunque afflizione.
Poi dice:

 “Perciocché, fratelli, non vogliamo che ignoriate la nostra afflizione, che


ci è avvenuta in Asia: come siamo stati sommamente gravati sopra le
nostre forze; talché siamo stati in gran dubbio, eziandio della vita” (v.
8).
Come dire: “è necessario che io mi spieghi meglio, e ribadisca la
esortazione con un esempio, cioè dicendovi che ciò è avvenuto a me
stesso. Sono arrivato a tale punto, che non solo non avevo più forza
fisica, ma nemmeno di pregare per guarigione: ero in gran dubbio
eziandio della vita”.
Aveva pregato, e tanto, per altro, e di certo, nei lunghi e continui
disagi era stato in piedi per un appoggio costante della grazia di Dio,
ma quella volta, era così male ridotto e così disanimato, che non
poteva nemmeno pregare e sperare.
Sì, vi è un tale stato, in cui un po’ il tentatore, e un po’ il nostro
ragionare, insinuano che tutto e finito per noi, perché e perché... Era
come dire: Sei morto - e basta. Alla fine, si deve morire. Rassegnati;
hai la sentenza di morte in te stesso.
Una pausa. Il santo, quando davvero è venuta l'ora sua, è dal
Signore stesso preparato.
Ma nel caso di 2 Corinti 1: 8, 9 il male venuto era tanto
distruttore, da non dare speranza di vita. “In dubbio della vita”,
vuole dire che il Signore non lo aveva preparato per la morte, quella
che stacca l'anima dal corpo. La luce che l'apostolo aveva, le visioni
e la intuizione di ulteriore servizio, non lo avevano preparato per
quell'evento.

271
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Nel fondo dello spirito, a parte ogni ragionamento di


esaurimento organico, sperava distesa di vita terrena per distesa di
servizio.
E intanto venne ciò che non poteva essere altro che crisi finale,
menante alla morte. Paolo, anche se pregò, non ebbe fede che
sarebbe stato esaudito.
Ma il Signore intervenne, se ci permettiamo di dire, con uno di
quegli atti sovrani della Sua Provvidenza. La crisi passò, Paolo
ritornò alla solita energica sua attività.
Ma - benché santo prima - quell’evento lo fece un altro uomo:
un morto-risuscitato, o, per dire meglio, un “figlio della
Resurrezione”.
Lui, dottore della Grazia, dovè essere innestato in Cristo nella
morte, per esserlo nella Resurrezione; lui - ora davvero - è divenuto,
per quanto si può essere in questi tabernacoli, un morto - risuscitato;
“e ciò” - diamo a lui la parola – “affinché non ci confidiamo in noi medesimi,
ma in Dio che risuscita i morti”.
Leggi: in Dio - quello - che risuscita i morti.
Ma, dunque, non lo sapeva e non l'aveva anche insegnato, che
Dio risuscita i morti? Lo sapeva e lo aveva insegnato, e certo lo
credeva fermamente. Ma vi è qualche cosa che è più che sapere ed
è più che credere, benché preceduto da sapere e da credere, ed è
“realizzare”.
L'idea, la teoria, sono divenuti “fatti” concreti.
La fede, la speranza, sono divenuti “verità” tanto sostanziali e
tangibili, che quasi non le sappiamo più nemmeno discernere.
L'uomo, in quella linea, é divenuto fatto e prova. Altri lo devono
vedere; lui appena lo saprà dire, contentandosi di fare poche parole
soltanto.

272
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

“Affinché non ci confidiamo in noi stessi”.


L'uomo terreno confida nelle forze organiche e nei rimedi;
l'uomo del cielo (e chi oserà giudicarlo) confida un po' nel suo vigore
organico, e negli aiuti visibili ma si appoggia dippiù alla fede. Cioè,
prega, e attende dal Signore. Quindi, confida un po' o molto, in sé
stesso, ma dirà (ed è anche vero in un senso) che la preghiera cambia
le cose e dirà: “Ma io ho creduto, ho pregato”.
Ma nel caso di San Paolo, confidenza alcuna non vi era, sia nel
vigore fisico, oramai spento, né nel coraggio di fede e preghiera. Il
corpo, benché proprio non vi fosse stato l'ultimo respiro, poteva
considerarsi morto, e l'animo era senza coraggio e volontà di
pregare.
Vuoto assoluto.
Ma, allora, venne il Sovrano - dai tanti titoli per quanti sono i
bisogni umani - questa volta venne, col titolo distinto “l'Iddio che
risuscita i morti”.
Ed é un morto-risuscitato che continuò a scrivere e servire; è un
morto che annunziò il “d’ora innanzi”, di cui ci siamo occupati nel
capo precedente, ed aggiunse: “...e avvegnaché abbiam conosciuto Cristo
secondo la carne, pur ora non lo conosciamo più” (v. 16).
Vi è dunque una conoscenza non errata, ma assai limitata di
Cristo: il vedere solo il visibile di Lui - senza intuire la forza dietro il
visibile, e che ogni passo di quella grande Vita ha distesa infinita,
ripetendosi nella Chiesa e in ogni componente di essa.
Quando in noi resi polvere è venuto l'Iddio della Resurrezione,
la storia Evangelica assume proporzioni infinite.
In ispirito siamo portati a quei tempi, e noi siamo tanti in uno;
in ciascuno di noi si muovono gli uomini di quei tempi. I secoli

273
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

divengono un tempo solo - un giorno - in noi. Le moltitudini


divengono uno solo - e uno solo diviene una moltitudine.
Quando si é risuscitati, avviene, nei rapporti di “conoscere
Gesù”, qualche cosa che si può solo indicare, ma non appieno
spiegare, perché ognuno deve sperimentare, per passare dal sapere
al realizzare, dal conoscere al vivere Lui, in noi, e noi in Lui, tanto
che è difficile, anzi impossibile separare Lui da noi, e noi da Lui.
La Parola fatta carne è fatta carne in noi. Ed allora... Parli ancora
San Paolo:
“se adunque qualcuno è in Cristo, egli è nuova creatura; le cose vecchie son
passate; ecco, tutte le cose son fatte nuove”.
Si badi a quel tremendo SE, perché é possibile essere un
credente ed ancora non essere “IN Cristo” benché in fede si sia.
E che il SE non debba leggersi leggermente, si ricava da questo,
che “colui che è in Cristo è nuova creatura (creazione). Le cose
vecchie - come tante foglie secche - sono passate”; hanno fatto il
loro corso. Ecco, nulla è perduto; lo stesso passato, attraverso quel
grande Signore - tutte le cose sono divenute nuove.
Nuovi Cieli. Nuova terra.

274
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 11

“Giovanni nell’isola di Patmos”

275
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

“Io ero nell'isola chiamata Patmos”: il nome significa “mortale”; la


parola, nella sua radice, indica “sofferenze” - patire.
Qualcuno traduce “ridotto in pezzi”.
Isola rocciosa, deserta, a quel tempo luogo di esilio dell’Impero
Romano.
Nella vita dei santi vi è il deserto, ed è nel deserto che il Signore
li attira; da quel posto desolato dà loro le vigne - grazie e doni
speciali, rendendo la valle di turbamento, una entrata di speranza.

276
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

E attraversata quella valle simile a galleria sotterranea immagine


della morte - si entra in altro territorio, ove si canta come ai dì della
fanciullezza, come quando si uscì dall'Egitto.
Questo l'annunzio di Osea:

 “Perciò, ecco, io l'attrarrò, e la farò camminare per lo deserto, e la


racconsolerò; e le darò le sue vigne, da quel luogo, e la valle di Acor,
per entrata di speranza; ed ella canterà quivi, come ai dì della sua
fanciullezza, e come quando salì fuor del paese di Egitto” (Osea 2:
14-15).
È un nuovo canto, simile a quello del primo entusiasmo, ma un
cantico reso sicuro da passate esperienze, e specie, dal fatto che si è
attraversata la valle - e si è in un altro paese.
Le grazie più singolari, i doni più grandi, il servizio migliore
vengono proprio quando, secondo il visibile, pare che tutto sia
finito.
Fu nelle carceri, come impedito di esercitare la sua grande
attività missionaria, che San Paolo scrisse alcune delle sue epistole -
e fu nel carcere, in Roma, dopo avere invano tentato di fare appello
ai giudici, che lui, prigione, ebbe la libertà di parlare del Regno di
Dio a tutti coloro che, non cercati da lui, ma mandatigli dal Signore,
andavano a visitarlo.
Un altro personaggio ci si fa innanzi: colui che passò ultimo fra
i dodici da questa terra, l'ultimo messaggero di Gesù alla Chiesa,
secondo le Scritture.
Era stato promesso che sarebbe rimasto sino alla venuta di
Gesù.
E il Signore, a cui ogni podestà fu data e in Cielo e in terra, fece
a quel discepolo un appuntamento, in un luogo desolato, usando la
tirannia di un potente terreno per mandarlo in esilio, forse costretto

277
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

chissà a quali ardue fatiche, in quell'isola rocciosa. Non Chiese, in


quel luogo; non conforto alcuno, al vecchio apostolo. Il Cielo sul
capo; il mare d'ogni intorno e il posto, simbolo di dolore e
abbandono.
Quivi l'incontro.
Giovanni non sa parlare di sé, tranne che pochissimo, e solo a
connessione di ciò che ha da dire. Ecco quel che ha da dire di sé:

 “Io Giovanni, che son vostro fratello, ed insieme consorte nell'afflizione,


e nel regno e nella sofferenza di Cristo Gesù, era nell'isola chiamata
Patmo, per la parola di Dio, e per la testimonianza di Gesù Cristo”.
Si noti “sofferenza di Gesù”; la parola “di Cristo” non è nel
testo.
È un accenno al Figliuolo dell'Uomo, avanti di vederlo nella
gloria, perché se non patiamo con Gesù, nemmeno avremo parte
con Lui, Cristo e Signore.
E il lettore rilegga dal verso 10 al 16; noti che nel verso 11,
nell'elencare le sette chiese, le parole “in Asia” non si trovano nei
testi antichi.
È vero che quelle località erano in Asia - ma il messaggio è alla
Chiesa di ogni luogo e di ogni tempo. Per tale messaggio ci volle
l'esilio di quel servo - e in quel luogo - e ci volle l'incontro di Gesù
Cristo Signore.
Il ritratto di un tale Signore supera ogni potere di descrizione.
Giovanni aveva goduto santa familiarità col Signore nel passato; Lo
aveva servito molti anni.
Egli ascolta, raccoglie ogni parola da quella bocca, parola così
penetrante e reale, che è detta “spada acuta”.
Osserva - ricorda di Lui.

278
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ma poi ad un tratto, ne coglie come nell'assieme tutto l'aspetto


dice “l'ebbi veduto” - di quel suo vedere intenso; e fu allora che lui,
il vecchio servo, non poté rimanere nella postura in cui era -
perché... ce lo dice lui stesso “quando l'ebbi veduto caddi ai suoi piedi come
morto”. Né vedere, e né udire poteva egli più. Ci volle un nuovo
principio - per un nuovo lavoro.
Ed ecco:

 “Egli mise la sua man destra sopra me, dicendomi: non temere; io sono
il primo e l'ultimo, e Quel che vive; e sono stato morto, ma ecco, son
vivente ne’ secoli de’ secoli, Amen; e ho le chiavi della morte e
dell’inferno” (Apocalisse 1: 17- 18).
Morto definitivamente, o come morto. Che importa la
differenza?
È uno che non può più nulla, caduto a quei piedi.
Caduto - la parola è espressiva - come se una folgore l'avesse
abbattuto. Il Signore usò la mano - la destra - posandogliela sul capo,
e la parola all'uomo caduto, ma caduto in buon posto, a quei piedi,
e gli disse quel “non temere”, che solo ha forza di davvero non far
temere - e l'assicurò che nulla, nessuno può mai essere estraneo al
suo potere, perciocché Egli è il Primo - capofila - ed é anche l'Ultimo
- retroguardia; ed aggiunse che Lui è il Vivente, l'eterno Vivente, e
non vi è vita se non in Lui; è stato morto, ma non è rimasto morto;
perché risuscitato - vive per sempre - ed é Lui che ha le chiavi della
morte e dei luoghi sotterra...
Perciò tu, morto - ma ora rimesso in vita; tu - ora: scrivi!
Non è nostro compito in queste pagine seguire il grande
apostolo nel libro dell'Apocalisse.
Qui siamo davanti al tema “Figliuoli della Resurrezione”.
Nessuno può mai vantarsi di avere tanto lavorato per il Signore,

279
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

quanto Giovanni (ed anche altri apostoli) avanti quel morire e


vivere.
Ma pure, per il nuovo compito di scrivere alle sette Chiese, a
tutta la Chiesa - di ogni luogo e di ogni tempo, ché tale è il messaggio
delle sette lettere - il messaggio completo, col ritratto completo di
Gesù, e poi - sempre in ispirito - seguire tutto ciò che è svolto nel
libro unico - Rivelazione - ci volle un morto-risuscitato.
Non che Giovanni sia stato come ignorante, o leggermente a
conoscenza della morte e resurrezione.
Oh! no! Lui che ai piè della Croce aveva contemplato il Trafitto,
e che più tardi, con Pietro, predicò coraggiosamente la
Resurrezione.
Ma vi sono gradi di conoscenza e di esperienze.
Per l'Apocalisse - rivelazione finale - completa di Gesù Cristo
Signore - ci volle la morte - perché niuno può vedere Lui e vivere -
e ci volle la Resurrezione per il nuovo, completo messaggio.
E il risuscitato vede il passato, il presente, il futuro.
Portato, dal deserto desolato alla più grande altura, egli -
l'apostolo, ode le ultime parole del grande Risuscitato a lui che era
pure risuscitato: “Ecco, Io vengo tosto” (rapidamente).
E alla grande promessa del Risuscitato, fece, pronta risposta
l'altro risuscitato, perché la promessa e la riposta sono scambiate nel
Regno della Resurrezione.
Giovanni - pronto – rispose: “Sì, vieni, Signore Gesù”.

280
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 12

“Crocifisso - Risuscitato”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Gli estremi si toccano: Morte - Resurrezione.


Estrema umiliazione, suprema glorificazione. Bisogna credere
ciò, perché in ciò è fondato il cristiano, affinché, per lo Spirito Santo,
riceva grazia, forza e guida di camminare dietro le orme del Signore
Gesù.
La insistenza su questi due caposaldi - tema di tutta la Scrittura,
ed anche dichiarata in chi vi pone mente, in tutto ciò che ci circonda
ed è al disopra del nostro capo - tale insistenza la dobbiamo di
preferenza a San Paolo, secondo ciò che abbiamo di scritti, benché
è chiara anche nelle altre pagine e fu proclamata da tutta la

282
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

predicazione di quel tempo - le dobbiamo all'uomo che ci pare sia


stato il più travagliato, e pel suo temperamento, e più ancora per i
conflitti speciali che lo assediavano.
Si insiste di regola dove si è stati più manchevoli, e maggiore si
sente il bisogno.
Per gli undici - la morte e resurrezione di Gesù era così incarnata
in loro, lavorata lentamente, dall'avere seguito Gesù in Palestina - e
poi dagli eventi culminanti alla Croce e dalla Croce al Monte
dell'Ascensione, che quasi era loro increscioso argomentarvi. Le
loro affermazioni come ricaviamo da Pietro e Giovanni - ché degli
undici non ci furono serbati né atti, e né parole - le loro affermazioni
sono brevi, fulminee, e sdegnano quasi di venire a dimostrazioni,
Infatti - Pietro afferma breve:

 “investigando quando, e in qual tempo, lo Spirito di Cristo ch'era in


loro testimoniando innanzi le sofferenze che avverrebbero a Cristo, e le
glorie che poi appresso seguirebbero, significasse quella dovere apparire”
(1 Pietro 1: 11).
Sofferenze e glorie.
E Giovanni esclama:

 “Chi avrà confessato che Gesù é il Figliuol di Dio, Iddio dimora in


lui, ed egli in Dio” (I Giovanni 4: 15);
E aggiunge:

 “Chi è colui che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il
Figliuolo di Dio?” (I Giovanni 5: 5);
Come dire: che bisogno abbiamo di argomenti se si crede (SE)
che Gesù, quel falegname, povero, senza importanza sociale è
nientemeno il Figliuolo di Dio: se si crede ciò; e credere questo è

283
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

grazia suprema, a chi si è disposto a credere, a chi ha cominciato a


vedere anche poco dell'Uomo Gesù, ai giorni della Sua carne.
Credere in questi due estremi: che l'Uomo Gesù crocifisso è
nientemeno il Cristo, il Figliuolo di Dio.
Accettare ciò di intimo assenso, questo è vittoria.
La predicazione apostolica insiste sulla resurrezione. Leggiamo
che, con grande forza, testimoniavano della Resurrezione. Per
questo furono perseguitati. Fu, è, il “Vivo, il Risuscitato”, che turba
le forze sataniche.
Ma la Resurrezione suppone la morte che la precede. Perciò
Romani 4: 24-25:

 “ma ancora per noi, ai quali sarà imputato; i quali crediamo in Colui
che ha suscitato da' morti Gesù, nostro Signore; il quale è stato dato
per le nostre offese; ed è risuscitato per la nostra giustificazione”.
E che questo sia l'essenziale della predicazione, è chiaro dal fatto
che anche davanti al pomposo uditorio - di Agrippa, Festo ed altri -
Paolo, coperto di catene, insisté sulla morte e Resurrezione. E già
nelle parole di Festo, si ricava che questo era il, motivo della
persecuzione de’ Giudei a Paolo:

 “ma avevano contro a lui certe questioni intorno alla lor superstizione,
e intorno ad un certo Gesù morto, il qual Paolo dice esser vivente”
(Fatti 25: 19)
“Un certo Gesù morto” - che Paolo affermava “essere vivente”
(affermava - la parola rivela un dire chiaro, insistente, come svelare
ciò che è nascosto - manifestava). Gli estremi si toccano: il più
profondo da basso mena al più elevato all'alto.
L'estremo del vuotarsi - il massimo della Pienezza. L'estremo
disprezzo al massimo dell'esaltazione.

284
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Quel Nome vilipeso e schernito è il più glorioso nell'Universo,


ed il solo a cui si deve piegare ogni ginocchio di creature (e creazioni)
celesti, terrene, sotterranee. Nulla è escluso.
Quel Nome riempie l'universo.
Tale il Morto-Risuscitato; crocifisso, esaltato.
La Chiesa, la Sua, i santi, i Suoi - che cioè hanno fatto patto con
sacrificio, sono essi pure - ciascun membro a solo, e come parte del
Corpo, destinati a croce e Resurrezione - umiliazione e gloria.
Egli bevve il calice - intero.
Ed un calice ha lasciato alla Chiesa. affinché ciascuno ne
assapori un poco - e tutti insieme lo bevano tutto.
Colossesi 1: 24 afferma ciò che uomo alcuno non ardirebbe
affermare; ma è lo Spirito Santo che fa scrivere. Leggiamo:

 “ora mi rallegro nelle mie sofferenze per voi, e per mia vicenda, compio
ciò che resta ancora a compiere delle afflizioni di Cristo, per lo corpo
d'esso, che è la Chiesa”.
Ripetiamolo, benché tanto già insistito, che la Chiesa - la Sua -
si compone di “morti-risuscitati, di Figliuoli della Resurrezione”.
Scriviamo - se ci leggono - per quelli che siano ancora in questi
tabernacoli.
Perciò, occorre avere chiaro che vi è una morte e resurrezione -
prima dell'ultimo morire, e finale risorgere.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 13

“Gesù:
Regno di Dio e Resurrezione”

287
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ohimè!
Che il nostro parlare é debole e spesso inefficace, toccando al
più, la superficie dell'animo e non scendendo allo spirito a
dinamitarlo.
Ohimè!
Che noi non riusciamo come gli apostoli a mettere il mondo
sottosopra, e fare dire che annunziamo - un altro Re - il Sovrano -
Re Gesù.

288
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Noi ci occupiamo più dell'al di là che dell'al di qua; più di quello


che farà il Signore per noi, che di ciò che noi dobbiamo divenire, se
maneggiati da Lui; più di attività e di servire esternamente, che non
di adorare in ispirito e verità.
Non siamo pervenuti a ciò che è scritto in Apocalisse 22: 3, che
i servi di Lui - Lui, servono nel Suo Tempio. Tempio, non solo
quello in alto, aperto e mostrato a quel morto-risuscitato, San
Giovanni (Apocalisse 11: 19), ma che comincia in noi stessi, templi
dello Spirito Santo.
E ciò perché molti che parliamo di Gesù, non siamo Figliuoli
della Resurrezione, morti-risuscitati. E, ohimè! molti non sono sulla
via di essere tali, perché chiudono gli orecchi e non vogliono
ascoltare e dire altro che i principii elementari (Ebrei 6).
Ora quelli che di cuore sono disposti al tutto che Dio ha per
loro e divenire qui - qui come Dio li vuole - tali, per fede, sono già
dei morti-risuscitati - e tali saranno praticamente avanti di passare
da questo corpo.
Ma occorre farsi vuotare - annientare, e farsi scuotere, e scuotere
nella terra e nei loro cieli.
Regno di Dio - Resurrezione.
Queste due ricorrenti affermazioni urtavano molti uditori.
Invitiamo a rileggere Luca 14: 15 a 27.
Qualcuno, udito che occupandosi dei derelitti, avrà la
ricompensa nella resurrezione dei giusti, come più che a canzonare,
e non sul serio, e come a porre un termine a un parlare che gli pareva
fantasioso, esclamò: “Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio”.
Futuro!
Intanto, occupiamoci di altro: siamo pratici - dicono il mondo e
i religiosi superficiali.

289
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Gesù rispose con quella gloriosa parabola della Cena e degli


invitati, parabola che si dovrebbe meditare in ginocchio.
E il succo di essa è, che il Regno di Dio - il mangiare quel pane,
deve cominciare qui sulla terra.
Gli invitati, in un primo entusiasmo, avevano promesso di udire
e ubbidire in tutto; ma quando furono avvertiti del banchetto
apparecchiato, si scusarono, non usando violenza, ma con un
linguaggio che velatamente insinuava che quel famoso banchetto era
come una illusione - ma che essi erano davvero occupati - attivi per
il Signore.
Ohimè! Ohimè! che in tale stato sono molti che si chiamano
cristiani.
Cominciarono bene, avendo ricevuto perdono ma non vogliono
essere guidati in ogni verità dallo Spirito Santo. Sono chiusi nei loro
“Credo”, mettendo un muro di separazione fra sé stessi e la
Rivelazione progressiva di Colui che ha detto che ha molto da dire,
e che verrebbe un giorno che non parlerebbe più in parabole, ma
apertamente del Padre.
Parlavano del Regno di Dio, senza davvero credervi, perché non
attendevano a Colui che personifica il Regno di Dio - a Gesù
Signore.
Vi sono molti che paiono interessati, laddove sono mossi, solo
da curiosità mentali. In una certa occasione, dei Farisei
domandarono a Gesù: quando il Regno di Dio? Domandavano -
davvero? Gesù rispose:

 “.... Il Regno di Dio non verrà in maniera che si possa osservare”


(Luca 17: 20).
Il Regno di Dio è dentro di voi – “nel mezzo di voi”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Qualcuno traduce: “perché la Maestà - Basilea - di Dio è nel


mezzo di voi”. Gesù era innanzi a loro - Re e personificazione del
Regno. E intanto, senza badare al contesto - ché Gesù rispondeva
ai Suoi più accaniti avversari che sempre Lo spiavano, e che volle
riferire a sé stesso - intanto non pochi ripetono: “Il Regno di Dio è
dentro di voi” nelle Chiese, illudendosi e illudendo che gli uditori
sono sotto il controllo del Re Gesù.
Il Regno di Dio, nella finalità, è al futuro. Preghiamo “Il Tuo
Regno venga”. I regni di questo mondo devono passare al Re dei re
e Signore dei signori. Come - quando - possiamo solo intuire.
Ma è vero, altresì, che vi sono di quelli che accettano e mettono
sul trono del cuore (benché ve lo metta il Padre), il Re Gesù.
Mentre le genti rumoreggiano e i popoli e molti religiosi
mormorano cose vani - Iddio afferma:

 “Pur nondimeno ho io consacrato il mio Re sopra Sion, monte della


mia santità” (Salmo 2: 6).
Sionne - sono i morti-risuscitati - Figliuoli della Resurrezione.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

292
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 14

“Resurrezione”

293
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Vi sono tre individui di cui abbiamo il ricordo che da morte


tornarono a vita: il figlio della vedova, la figlia di lairo e Lazzaro.
Sono “figliuoli della Resurrezione”.
Essi poi morirono veramente, nel senso che lasciarono
addirittura il corpo terreno, e in ciò è la distinzione fra morte e
resurrezione nel senso di questo nostro soggetto, e morte e
resurrezione, definitiva. I tre rivissero nel corpo che avevano avuto
prima di morire - tornarono in vita per un tempo solo.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Ma questi tre sono figure della Chiesa, che si compone di morti-


risuscitati, viventi in questi corpi mortali fino a che non muoiano ed
attendano ben altro corpo, quello della resurrezione.
Come e quanto vissero quei tre, dopo l'evento, non sappiamo;
ma è chiaro che, mentre erano le stesse persone, pure qualche cosa
- e molto in essi - non era lo stesso.
Il giovinetto tornato a vita si pose a sedere, riposò, cominciò a
parlare - e fu dato alla madre; non si slanciò lui nelle braccia di lei.
La fanciulla tornata in vita non fece nulla, né disse parola, ma si
mise a camminare.
Dei movimenti di Lazzaro non sappiamo nulla: assoluto silenzio
intorno a lui, tranne che vi fu un banchetto in suo onore, e che, i
nemici di Gesù, per torre via un tale testimone, volevano uccidere
anche lui.
Vite nascoste e come chiuse in Gesù, sono quelle dei morti-
risuscitati.
Ce lo dice San Paolo ai Colossesi:

 “Perciocché voi siete morti, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio.
Quando Cristo, che è la vita vostra, apparirà, allora ancor voi
apparirete con lui in gloria” (3: 3, 4).
Se davvero risuscitati - e s'intende mentre sono ancora in questi
tabernacoli - non ancora oltre tomba, essi hanno la loro vita -
direzione ed azione - non in sé stessi, ma in un Altro - cioè in Gesù.
In sé stessi sono come annientati, inerti: muovono, parlano,
agiscono solo quando e per quanto il Signore, divenuto loro
Sovrano, si manifesterà in loro.
Assomigliano al cherubino - cherubini - uno e più - più ed uno
- veduti da Ezechiele, i cui movimenti non erano in sé stessi - in se

295
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

stesso (un Corpo - e più membri del Corpo) ma nelle ruote accanto
a loro.
Una parola sulla resurrezione, ritorno in vita, di Lazzaro.
Questo il lamento di Marta a Gesù:

 “... Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto” (S.
Giovanni 11: 21).
Grande lezione nelle di lei parole, benché essa non avrà
nemmeno immaginato l'applicazione ed estensione di ciò che disse.
Il verso 22: “Ma pure, io so ancora al presente che tutto ciò che
tu chiederai a Dio, egli te lo darà”, è anche una grande verità, quale
che sia stato il senso intimo che Marta abbia dato. Il “chiedere” di
Gesù è paragonabile al paragone di chi si presenta a uno sportello
bancario per chiedere denaro, avendo un documento nella mano
che gli dice che ha un deposito, dal cui ammontare può ritirare
denaro.
Gesù ha un credito illimitato al Trono; e il Suo chiedere è
prendere da un tesoro - attingere a una fonte che non vengono mai
meno. Perciò le Sue preghiere, e quelle in nome di Lui, non sono
mai inesaudite.
Alle parole di Marta Gesù rispose: “...E tuo fratello risusciterà”
(v. 23). E Marta, come ad affermare che era come Gesù diceva, ma
che l'evento era lontano, replicò: “... Io so ch'egli risusciterà nella
risurrezione, nell'ultimo giorno” (v. 24).
A questo Gesù proclamò - diciamo “proclamò”, più che rispose
con parole che non ci riesce commentare, e che vanno ripetute così
come caddero da quella bocca:
“...Io son la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, benché
sia morto, vivrà. E chiunque vive, e crede in me, non morrà giammai
in eterno. Credi tu questo?” (vv. 25, 26).

296
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

La conclusione é un appello da Uno - a uno - faccia a faccia da


Lui a ciascuno, isolandolo: CREDI - TU QUESTO? Che, cioè,
Gesù è Resurrezione e Vita. Risuscita, tiene, mantiene in vita.
Marta, santa donna, non capì, ma intuì che per quella
conversazione ci voleva ben altra persona che lei - e chiamò la
sorella - Maria. Gesù non aveva detto nulla di Maria, ma la buona
donna intuì che vi era una chiamata in ispirito.
Credere alla Resurrezione non è facile.
Parlarne si può; ma per affermarla in modo deciso e reciso,
occorre avere Gesù dimorante in noi cioè, ci vuole il Battesimo con
lo Spirito Santo, Battesimo che è caparra e garanzia della
Resurrezione.
Quando Gesù comandò che si togliesse la pietra (e Lui che
poteva farla rotolare da invisibili, volle umana collaborazione),
quando Egli disse: “Togliete la pietra”, Marta - oh, anima gentile! -
fu invasa da timore che il risultato non risponderebbe a tanta
aspettativa; e come ormai ad accettare l'inevitabile, disse: “Signore,
egli “pute” di già; perciocché egli é morto già da quattro giorni” (v.
39).
Ma qui di nuovo, più che una risposta di Gesù, un di Lui
proclama che va al di là del tempo e dello spazio; disse:

 “Non t'ho io detto che se tu credi, tu vedrai la gloria di Dio?” (v. 40).
Pesiamolo questo proclama, per quanto - e ohimè! quel poco -
ci sia dato. Se - tu - credi - tu vedrai - la gloria di Dio!
Facciamoci animo, noi, ancora deboli e tentati, perché ciò che
effettivamente Gesù disse è: Se tu vuoi credere, se sei, disposta a
credere. Perché Lui - benigno Signore - la buona disposizione ce
l'accredita come realtà.
Vedrai che? Lazzaro uscire dalla tomba? Oh, no!

297
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Perché nonostante, il credere o il non credere di alcuno in quel


luogo, Lazzaro sarebbe tornato in vita lo stesso.
La gloria di Dio, dunque, è più che quel fatto singolo; che solo
in quel tempo, e da relativamente pochi fu veduto: Vedere - grande
parola questo vedere - è nell'accettare, nel volere accettare che Iddio
compie ciò che all'uomo è impossibile, nel fatto, e nel saperlo
immaginare, cioè: Iddio che é Amore scende, pagando Lui il prezzo,
fino a giustificare l'empio.
Iddio che è Potenza - risuscita i morti. Le due affermazioni su
cui siamo ancorati - se - e il problema è nel cuore - se siamo disposti
a credere.
Dio - il Forte - è Padre. Il Padre - l'Amore infinito - è Dio.
A tanta altura si muovono e camminano - Morti-Risuscitati,
Figliuoli della Resurrezione.

298
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 15

“la manifestazione dei


Figliuoli di Dio”

299
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Pur affermando che vi sarà un tempo finale, in cui le promesse


di Dio avranno l'intero adempimento, riconosciamo che tali
promesse si verificano parzialmente in ogni tempo, e a, mezzo di
alcuni individui.
Non che il mondo creato - o le creature - dicano con parole, che
“attendono la manifestazione dei figliuoli di Dio” - ma il loro stato parla
senza parole (Romani 8: 19).

300
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Il mondo è sottoposto alla vanità - nobili e volgari non sono che


vanità - delusioni sono dovunque. Tutto geme e travaglia intorno a
noi.
Vi é una musica dolorosa, in toni minori, nel vento, nello
scrosciare della pioggia, nei movimenti del mare.
Vi è un lutto dovunque, come di una grande tragedia.
Il canto stesso di quelli che procurano divertirsi o divertire, ha
come una nota triste, nascosta fra le pieghe di una gioia irrisoria, di
una felicità che non esiste. Anzi, le gioie stesse, così chiamate dal
mondo - dello spirito del mondo - sono miste a dolore, e finiscono
nel dolore.
Vi è una sola gioia che rimane calma, serena, non agitata: quella
del Cielo, a mezzo dello Spirito Santo. Una sola allegrezza - che
diviene giubilo - proprio sotto la macinatura di grandi angosce
(Matteo 5 12; Isaia 61: 3; Salmo 89: 15). Beato il popolo che conosce
(sa sperimentalmente) cosa sia il giubilare! Tali camminano alla luce
del volto del Signore.
Ma tali, non sono i più fra i credenti, perché i più accendono e
procurano fuoco e scintille artificiali (Isaia 50: 11). Tale gioia, giubilo
santo, irragionevole a mente di uomo, lo conoscono solo quelli che
hanno sofferto - e molto - che sono crocifissi e risuscitati: i figliuoli
della Resurrezione.
Ora, a Romani 8: 19 - applicandolo anche ai nostri giorni,
ammettendolo per i tempi passati e futuri fino al completo
adempimento. Il mondo creato - creature - non chiedono nulla ai
figliuoli di Dio; nulla dicono. Ma chiede e dice lo stato loro: il
Signore in loro chiede.
Parola ardita questa, giacché il Creatore che muove le cose è al
disopra delle cose.

301
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Beato colui che ode e vede nei bisogni e nei gemiti altrui, come
se il suo Dio stesso - gemesse e chiedesse. Egli - l'Onnipotente - si
nasconde nel misero e chiede ai Suoi figliuoli di cooperare con Lui
per conforto ed aiuto dove ce n'è bisogno.
Attendono la manifestazione - ma di chi? Dei figliuoli di Dio.
E si noti che nelle Scritture la parola “figliuoli” si riferisce a due
classi: i semplicemente “nati” e coloro che sono “maturi”, e che
camminano secondo la volontà del Padre, in costante dipendenza e
comunione col Padre.
La manifestazione di tali è l'attesa; non altro. Cioè: l'aprirsi di un
libro chiuso, illuminandone le pagine e i caratteri, manifestando
davvero chi è Dio, la cui essenza è “Amore”. Ma è necessario, per
non illuderci o illudere, ritrattare, sia pure breve, un quadro
doloroso. Vi sono manifestazioni che allontanano e non avvicinano
gli altri.
Molti, sempre, e alcuni per molto tempo, manifestano non il
grande Cuore e la Sapienza di Dio, ma se stessi o una setta. L'uomo
non si arrende alla voce dell'altro uomo, benché finga di udire ed
ascoltare. Solo il Creatore può parlare alla creatura - e parla a mezzo
dello Spirito Santo.
Alcuni ci sfuggono perché noi procuriamo avvicinarli come
volendoci, mostrare migliori di loro, o volendo noi proteggerli.
L'orgoglio che è in tutti, fino a che il Signore ci domina, resiste e
spinge all'opposto. Di qui i tanti nemici delle chiese (delle chiese),
benché molti di tali avversari gemono e travagliano, attendendo,
sperando in qualche cosa.
Ma vi sono dei cristiani - ed ognuno che davvero é cristiano
raggiungerà tale statura - vi sono di quelli - che dopo dolorose
esperienze ed anche errori, sono morti a sé stessi - e sono pervenuti
a vedere in ogni cosa ed in ogni creatura, un oggetto caro al Cielo.
Ed essi, pervenuti allo stato di morti fatti viventi, non mostrano più

302
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

se stessi o setta alcuna, ma dovunque passano, pare che chiedano


perdono a tutti, per non averli amati, anzi averli giudicati.
Anche la strada su cui camminano è preziosa a tali.
Essi non parlano molto - ma dovunque muovono, a volte, senza
che se ne accorgano, mostrano qualche cosa che è dell'altro mondo
- e che tocca i cuori, a volte anche di quelli che, pur sentendo, non
sono ancora disposti a riconoscere.
San Pietro accenna di alcuni che ora ci sono avversi; ma che, se
vedono in noi il bene, glorificheranno Dio - non subito, forse, o non
in presenza nostra - ma nel giorno della loro visitazione - giorno
nascosto a noi e ad essi, noto a Dio solo.
Il capo 8 ai Romani è un grande capitolo - Vita in Cristo – nello
Spirito. Vi è enfasi sulla “Resurrezione” in tale capitolo. Tale enfasi
è in tutta la Scrittura - ma in Romani 8: 11 leggiamo:

 “e se lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù da' morti abita in voi,


Colui che risuscitò Cristo da' morti vivificherà ancora i vostri corpi
mortali, per lo Suo Spirito che abita in voi”.
Resurrezione in questi corpi mortali - cioè prolungato vigore nei
corpi, ma più e più come un nuovo principio in noi stessi - un “da
quel tempo innanzi …”
Ed è dopo avere scritto Romani 8: 11 che l'apostolo arriva a ciò
che è detto in Romani 8: 19 - cioè che i santi, manifestando Dio
solo, e nascondendo sé stessi, sono aiuto e refrigerio dovunque.
Il Salmo 84: 6 è grande profezia: “I quali, passando per la valle de’
gelsi, la riducono in fonti, e anche in pozze che la pioggia riempie”.
Tali spandono intorno a loro un odore di pace - giacché l'Iddio
della pace è in loro (Filippesi 4: 8-9).
Tali sono - morti-risuscitati – figliuoli della Resurrezione.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 16

“non toccarmi”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Come Lui e di Lui, così della Sua Chiesa, come Corpo formato,
e come individui che la compongono.
Che vi sia stato un distacco ben preciso fra l'agire degli altri verso
Lui e il Suo verso gli altri, fra prima che spirasse e dopo, nella
resurrezione, e nei quaranta giorni; è espressamente dichiarato
nell'Evangelo.
In 1 Timoteo 3: 16 leggiamo:

 “E senza veruna contraddizione, grande è il ministerio della pietà


Iddio è stato manifestato in carne, è stato giustificato in ispirito, è

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

apparito agli angeli, è stato predicato ai Gentili, è stato creduto nel


mondo, è stato elevato in gloria”;
Soffrì in carne, ma nella resurrezione apparve solo agli angeli, ed
angeli messaggeri furono sono - i discepoli di Lui.
San Pietro nella casa di Cornelio dichiarò che Gesù, risuscitato,
si manifestò non a tutto il popolo, ma ai testimoni ch'erano stati
scelti da Dio, “cioè a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con Lui”. E si badi
che quel “mangiare e bere con Lui” è più che il semplice atto
indicato dalle parole, ma avevano perseverato con Lui - financo nelle
Sue tentazioni, come Gesù stesso ci ha informati.
Apparire agli angeli - l'entrare e uscire, dopo breve
trattenimento, il mandare i discepoli ad attenderlo in Galilea, per
dare loro ammaestramenti intorno al Regno di Dio,
ammaestramenti che non sono scritti, perché è lo Spirito Santo che
ci deve dire e spiegare ciò che Egli disse.
E di Gesù ben poco è scritto, ed è scritto solo per i principianti
(sì solo - per i - principianti), se leggiamo bene le energiche e brevi
parole di San Giovanni. (capo 20: 30-31 e 21: 25).
Dal momento ch'Egli spirò, tranne l'atto del soldato che con la
lancia gli forò il costato, dal quale - finale provvista di sacrificio, uscì
subito sangue ed acqua - da quel momento in poi, solo mani pietose
hanno toccato quel Corpo, e Lo videro solo persone adatte a
vederLo, udirLo.
Iddio Padre disse: “Basta”.
Niun osso del Giusto poteva essere rotto, e niuno ne fu rotto.
Però, anche coi più intimi vi fu come una nuova relazione.
Se la Maddalena è - ed è - una delle più belle figure della Chiesa,
vi è molto da meditare intorno a lei, al sepolcro, da quando vi rimase,
ostinata e piangente al momento che Gesù la chiamò a nome

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

“Maria” - all'atto di lei, che rapida, si buttò ai piedi di Gesù per


baciarglieli - alle parole, poche - energiche - di Gesù a lei: le leggiamo
nell'ordine del testo e sono: “Non me toccare! non ancora perché io
non sono andato su (salito) al Padre di me (a mio Padre). Va però ai
fratelli di me (miei) e dì (proclama) ad essi: Io vo su (salgo) al Padre
di me (mio) e al Padre di voi (vostro); e all'Iddio di me (mio) e
all'Iddio di voi (vostro)”.
Mio - perché Mio, anche vostro. Padre Mio - perché Mio, anche
vostro Dio.
Poi, dopo, - essa ed altri Lo toccarono. - Ma niuno lo toccò in
quel momento che ebbe chiamato a nome la grande penitente di
Magdala.
E forse, ci si domanda da alcuno - che ha a vedere ciò col
contegno dei morti - risuscitati - dei figliuoli della Resurrezione.
Molto, invero, se intendiamo che significa “crocifissi con Cristo;
risuscitati con Lui”, specie se un evento unico abbia proprio scavato
come un distacco di abisso fra il passato e il futuro.
Tali morti-risuscitati sono ancora sulla terra. Tutto attorno a
loro è lo stesso e non è mutato - ma essi non sono gli stessi di prima.
Cioè sono, perché la individualità è rimasta, e non sono, perché
in loro si è scolpito, formato qualche cosa che ne ha alterato
profondamente i pensieri e l'agire; certo, tali non diranno - forse mai
diranno ad alcuno: “Non toccarmi”, ma lo dirà ciò che è in loro.
Saranno, se non del tutto insensibili, almeno indifferenti - o subito
indifferenti, sia alle lodi e sia ai biasimi.
Hanno veduto la morte, hanno avuto come un funerale, sono
stati ravvivati - risuscitati, e vivono ormai come stranieri.
In tale stato, pare che la facilità all'antica tendenza emotiva sia
scomparsa.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Guardando superficialmente, sembra che siano incapaci di


umore e risentimento. Sembra che non abbiano nemmeno più slanci
di grandi estasi verso il Cielo.
Il fatto è che il Cielo - che il Signore - si sono stabiliti tanto
dentro di essi, che essi non hanno bisogno di cercarlo fuori.
Muovono, agiscono, parlano, affrontano male e bene - se male vi
può essere per essi - ma essi non qualificano nulla essere male, ma
tutto sotto il governo di Dio.
Muovono calmi - e come fuori di sé, in un certo modo, ma ad
ogni evento, ad ogni tentazione, riferiscono tutto, tutti alla relazione
col Signore. Non con le parole dunque, ma nel silenzio, e prima di
ogni agire - atto o parola - è come annunziato, a chi lo intende:
“devo prima udire dall’Alto".
Ciò, se rimangono fermi, per lo Spirito, nel nuovo territorio -
essi, i Morti- risuscitati, Figliuoli della Resurrezione.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 17

“le tombe si aprirono”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

In Zaccaria 12: 10 è una gloriosa promessa, legata o subordinata


alla, contemplazione del Trafitto, in modo che, i contemplatori,
anche essi come trafitti, faranno cordoglio; quale il cordoglio pel
figlio unico in amaritudine pel primogenito.
San Giovanni vide - contemplò il Trafitto, e la Chiesa è
chiamata a tale contemplazione con cordoglio, per ricevere grazia
per supplicare.
Leggiamo Zaccaria 12: 10:

 “E spanderò sopra la Casa di Davide, e sopra gli abitanti di


Gerusalemme, lo Spirito di grazia, e di supplicazioni; e riguarderanno
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

a me che avranno trafitto; e ne faran cordoglio simile al cordoglio che si


fa per lo figliuolo unico; e ne saranno in amaritudine, come per un
primogenito”.
Il Signore non è più sulla Croce, ma il memoriale del Calvario è
eterno. È il Leone della tribù di Giuda che ha vinto per dissuggellare
e aprire il Libro misterioso; ma quando si attende che Lui venga a
prenderlo, Giovanni, e quelli di cui Giovanni e figura, vedono non
un Leone (un personaggio dall'aspetto leonino) - ma Uno che fa
pensare ad un agnello – piccolo, Agnello - ora ora ucciso.
Il ricordo del Sangue è Eterno - tanto che lo stesso apostolo
vede il Signore a capofila di molti - lui e i molti su cavalli bianchi,
Lui - vestito di una veste tinta di sangue e il Suo Nome è la Parola
di Dio. Veste e Parola - sono nel Sangue: il Sangue parla. Ce lo dice
Ebrei 12: 24. Solo dopo la visione di Apocalisse 19 sono enumerate
varie vittorie - e poi il giudizio - e Resurrezione - e infine la Nuova
Gerusalemme e il finale messaggio: “Ecco io vengo tosto” -
rapidamente.
Vi è un rapporto diretto fra Croce e Resurrezione, fra lo spirare
di Gesù - come Uomo di dolori, esperto in languori - sulla Croce, e
la Resurrezione. E lo spirare di Lui cominciò col mettere in vita gli
altri, non sé stesso. Lui fu rimesso in vita, risuscitato dal Padre, a
mezzo dello Spirito Santo (Romani 8: 11).
Viene qui da ricordare Giobbe, figura di Gesù e della Chiesa.
Giobbe, ridotto polvere - come morto - dovè prima essere occupato
per il bene degli altri - pregare per i tre che lo avevano travagliato -
e solo dopo fu ristorato lui.
Così è dei morti-risuscitati; dimenticano sé stessi, e vivono per
gli altri. Il Signore li glorificherà nel suo buon tempo, nel Regno della
Luce. Sulla terra, sono lasciati per altri; né essi - se vivono nello
Spirito in cui Dio vuole che vivano - né essi desiderano nulla per se
stessi, anzi, come è scritto in Giovanni capo 16: 21-24, non sanno

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

nemmeno più pregare da se stessi e per se stessi – ma solo nel Nome


di Gesù (verso 23).
Vogliamo chiudere queste pagine lunghe - e anche troppo brevi
- con un ritratto. È San Matteo che lo ha scritto:

 “E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rendé lo Spirito. Ed


ecco, la cortina del tempio si fende’ in due, da cima a fondo; e la terra
tremò; e le, pietre si schiantarono; e i monumenti furono aperti e molti
corpi de’ santi, che dormivano, risuscitarono” (S. Matteo 27: 50-52).
Dopo la nascita di Gesù, bambini innocenti furono fatti
uccidere da Erode. Ma, poiché è scritto che il giorno della morte è
preferibile a quello della nascita - è alla morte che si conosce davvero
il santo.
Il santo, che già in un senso è morto ed è risuscitato, arriva poi,
finalmente, alla morte - abbandono del corpo. Ed è da allora che egli
diviene davvero prezioso - Iddio lo fa prezioso.
La morte è porta alla vita - vera vita. Queste, alla morte di Gesù,
furono davvero resurrezioni: tombe si aprirono - dei morti
tornarono in vita - ma non si mossero se non dopo che fu risuscitato
Gesù. Lui è il Principe della Resurrezione.
Molto in vita aveva operato Gesù - ma ora, da quando è spirato,
si allarga più e più la grande opera di Lui. Senza che Egli abbia detto
nemmeno una parola a quelle tombe - o predicato ad alcuno - fu alla
Sua morte che tombe si aprirono - morti tornarono in vita.
Il centurione esclamò la più grande testimonianza: “Quest'uomo...
Figliuolo di Dio”, e le turbe furono commosse e se ne andarono
battendosi il petto.
Ah! disse bene qualcuno - che nessuno fu tanto poco curato
mentre fu in vita e tanto onorato dopo morto - diciamo da quella
morte in poi. Tale è il ritratto che i santi hanno fisso nel cuore e così

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

vivono - quelli che sono “morti con Lui - risuscitati con Lui: Figliuoli
della Resurrezione”.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 7

I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE

paragrafo 18

“dalla tomba al Paese -


il vostro Paese”

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

 “Perciò profetizza, e dì loro: Così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io


apro i vostri sepolcri, e vi trarrò fuor delle vostre sepolture, o popol mio;
e vi ricondurrò nel paese d’Israele” (Ezechiele 37: 12).
Senza negare le promesse speciali nei riguardi del popolo
d'Israele - promesse che sono scritte nel Libro - specialmente in tre
capitoli dell'epistola ai Romani - Israele, davanti a Dio, é profezia
della Chiesa.
Il Signore, parlando al Suo popolo, l'Israele spirituale, promette
di aprire le loro tombe; che in questo caso esistevano per davvero.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Coloro che escono dalle loro tombe non possono muovere,


agire immediatamente, ma debbono aspettare l'ordine dallo Spirito;
costoro saranno e sono ricondotti nel paese d'Israele.
Quando il Signore spirò sulla croce, le tombe furono aperte; ma
i santi così richiamati in vita non entrarono subito nella città, perché
il Principe-Duce della Resurrezione doveva prima tornare in vita.
Solo quando il Signor Gesù risuscitò, quei santi, le cui tombe erano
state aperte, entrarono nella santa città. Non desideriamo estenderci
sul soggetto, perché altra è la nostra meta, altro il nostro scopo.
Il punto che stiamo trattando è, che quando si è risorti, da morti
che si era, non siamo padroni delle nostre mosse: queste debbono
essere guidate, passo dopo passo, dal Principe-Duce della
Resurrezione.
Perché come Gesù non si risuscitò da Sé, ma fu risuscitato dal
Padre per la potenza dello Spirito Santo (Romani 8: 11), così noi, se
siamo risuscitati con Lui, dobbiamo essere guidati dal Principe-
Duce della Resurrezione.
Inoltre, come Egli è entrato nel cielo nel giorno dell'Ascensione
portando con Sé in cattività moltitudine di prigioni, così a nostra
volta, prima di raggiungere l'al di là, siamo ora nel regno dello
Spirito, muovendoci in nuovo territorio, non con sforzi o volontà
umani, ma calcando le orme del nostro Signore Gesù Cristo.
Egli ci condurrà nel paese d'Israele.
Nell'Antico Testamento vediamo che fu Giosuè - Giosuè
significa Gesù, Salvatore - a condurre il popolo dal deserto nel paese
di Canaan. Ed è il vero Giosuè, il Salvatore Gesù Cristo, che
conduce ora, mentre siamo in questa vita, dal territorio primiero nel
regno dello Spirito. I santi richiamati in vita alla morte di Gesù non
furono risuscitati appieno finché Gesù non era risorto, ma quando
il grande avvenimento ebbe luogo, essi entrarono nella città santa.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Così pure tutti quelli che sono passati dalla morte ed hanno
raggiunto la vita mediante la resurrezione, ricevono in questa vita
una caparra, un pegno del futuro, essendo introdotti, traslati, dalla
potenza del Signore in un nuovo regno.
Concludiamo. Leggiamo in Colossesi 1: 13:

 “Il quale ci ha riscossi dalla podestà delle tenebre, e ci ha trasportati


nel regno del Figliuolo dell'amor suo”.
In generale si considera il rapimento della Chiesa (traslazione),
come un avvenimento futuro che avrà luogo al ritorno finale di
Gesù. È uno sbaglio, perché vi sono molte venute di Gesù; e vi sono
speciali rivelazioni del Signore, per cui abbiamo bisogno di Grazia
speciale, com'è scritto in I Pietro 1: 13.
Vi è dunque anche una presente traslazione.
Ricordiamoci che l'apostolo Paolo dice che viviamo nei luoghi
celesti come nella nostra propria città; il che significa che la nostra
cittadinanza è nei cieli.
Perciò, coloro che son passati dalle porte della morte mistica e
sono entrati nella resurrezione, nella misura concessa in questa vita,
sono introdotti, condotti, seguendo il Principe della Resurrezione,
ed in ispirito entrano nella città e vivono nell'al di là, quantunque
ancora su questa terra.
Questa è traslazione.
A nulla giova parlare di rapimento finale o di traslazione finale
se non siamo rapiti, traslati, mentre siamo in questo corpo.
I cristiani che passano dai processi dolorosi di morte ed entrano
nella resurrezione, nella vita nuova, dimorando sempre in Cristo,
vivono simultaneamente in due mondi: in cielo ed in terra.
Un'ultima considerazione.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

La zona limitrofa fra questi due regni è, al principio della nostra


vita cristiana, molto spessa (opaca); ma a mano a mano che
avanziamo col Signore, il muro di separazione diventa sempre più
sottile; in un certo senso diventa trasparente.
Infatti, il tempo viene per quelli che son passati da morte a
resurrezione, che prendono maggiore interesse all'al di là che non
alle cose della vita presente. Si muovono in questa vita come in un
sogno, perché il loro cuore e i loro affetti sono in cielo, la patria loro.
Vero è che non sono ancora in cielo; ma cominciano a rallegrarsi
nelle potenze del mondo a venire, e mentre sono ancora in questo
corpo, cominciano a conversare anche con gli angeli, non solo nei
luoghi celesti, ma anche nella Nuova Gerusalemme.
Le realtà celesti si delineano sempre più grandi, e mentre la terra
svanisce, il cielo si fa sempre più vicino.
Parlando materialmente, essi sono in questo pianeta, ma
spiritualmente, essi vivono nell'al di là.
Essi, in un certo senso profetico, sono già passati da morte a
vita.
Questi sono figliuoli di resurrezione, fratelli di Gesù: sempre più
Simili a Lui!

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

322
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Capitolo 8

CONCLUSIONE

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

“Come di morti, fatti [risorti] viventi”, ci ricorda San Paolo (Romani


6: 13): per essere Ossa delle Sue Ossa e Carna della Sua Carne.

I Risorti hanno lo Sguardo in Alto: desiderano essere sempre


più simili a Lui che, ai dì del Suo pellegrinaggio, spesso era sul
Monte, con gli occhi verso l’Alto: in orazione al Padre.

E così insegnò ai Suoi; seguiamolo ora, uniti ai Devoti Discepoli,


dopo i Quaranta giorni: “poi li portò fuori”. (S. Luca 24: 50). Vi sono
avvenimenti così importanti e solenni che non dobbiamo
confonderli con gli altri ordinari della vita, e perciò quel “fuori”.
Erano all'aperto, avevano come tempio la volta del cielo.

Avevano allora ascoltato Gesù, Gli avevano rivolte domande,


avevano ricevuto una risposta ed una promessa: la risposta che non
soddisfaceva la curiosità; la promessa che li rimetteva allo Spirito
Santo per l'aiuto di cui avrebbero avuto bisogno per l'Opera futura.

E nel nostro vero culto che facciamo al Signore, abbiamo


sempre risposte, benché non siano nella desiderata direzione, ma

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

che servono a calmarci; e promesse di aiuto per quello che Dio vuole
da noi.

Gesù era sparito verso l’Alto, ed essi verso l'Alto Lo cercavano;


non volgevano gli sguardi qua e là per le pendici del monte, ma verso
l'Alto. La maestà e la grandezza del Cielo li avrebbe spaventati; non
scrutavano il Cielo, ma fissavano il solo punto di attuale, immediato
interesse: Gesù Cristo. Noi, quando guardiamo le solitudini,
rimaniamo agghiacciati, ma Egli è salito in Alto; è passato per questi
spazi, è in qualche luogo: ciò basta.

Egli ascendeva, e gli sguardi ascendevano: Gesù attira la nostra


attenzione; ed a misura che guardiamo in alto, distogliamo lo
sguardo dalla terra. L'occupazione centrale della nostra mente è in
alto. L'apostolo Paolo, nella lettera ai Colossesi dice che dobbiamo
cercare le cose di sopra, pensare alle cose di sopra. I nostri pensieri
le nostre immaginazioni sono investiti in Alto.

Mentre guardavano ancora, ebbero il messaggio di


consolazione, perché il messaggio consolatore non viene mentre
guardiamo giù, ma in su: “Questo Gesù, il quale è stato accolto in cielo
d'appresso a voi, tornerà nella medesima maniera che voi l'avete veduto andare
in cielo”. E i due messaggeri scomparvero. Il Figliuolo dell’Uomo,
aveva voluto subito consolare i discepoli a mezzo di uomini.

Non aspettavano i messaggeri; ma se avessero potuto


domandare, avrebbero desiderato sapere chi sa quante cose: come
ha fatto a salire in Alto? Qual è il luogo preciso dove ora si trova? e
tante altre domande. Ma ebbero le sole parole delle quali avevano
veramente bisogno: “lo stesso Gesù tornerà nella stessa maniera”.

È partito benedicendo, tornerà benedicendo. Ed ora, - tra noi e


Lui c'è ancora la nuvola. Noi vorremmo penetrarla e rivolgergli
tante, forse oziose, superflue domande. Egli ci previene, e ci dà il
grande messaggio di consolazione. Abbiamo noi pensato alla

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

grandezza delle prime parole mandate a dire da Gesù al primo


nucleo cristiano, nel primo culto, mentre essi avevano gli occhi al
cielo? Deve essere il messaggio più importante, quello che
compendia tutti gli altri. Egli tornerà, lo stesso cuore, le stesse mani
che benedicono.

Ciò basta. E bastò. I discepoli non si fermarono.

Ed essi - dice l'Evangelo secondo San Luca - “adoratolo,


ritornarono in Gerusalemme con grande allegrezza” (S. Luca 24: 52).

Adorazione di riconoscenza.

Gesù scomparso in alto, i discepoli che Lo avevano seguito


con lo sguardo, ed erano rimasti sino all'arrivo dei messaggeri, il
messaggio, l’adorazione, l'allegrezza e la preparazione al ritorno nella
città, tutto questo fu il primo culto cristiano.

Avevano guardato, ora dovevano scendere, tra gli uomini,


all'Opera. Sguardo, mente in Alto a Gesù, ma dopo, parole e azione
fra gli uomini in mezzo ai quali Egli ci manda testimoni del Suo
Evangelo.

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

“La Grazia
del Signor Gesù Cristo,
e la Carità di Dio,
e la Comunione
dello Spirito Santo,
sia con tutti voi.
Amen”

(San Paolo, II Corinti 13: 13)

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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù

Finis
15 febbraio 2023

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