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Gesù,
in ogni cosa simile ai Fratelli.
I Fratelli:
desiderosi di essere simili a Gesù.
Pierluigi Evangelista
in copertina:
Alba su Vasto Marina (“Costa dei Trabocchi”)
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Pubblicazione:
15 febbraio 2023
Pubblicazione indipendente - Per la Gloria di Dio
Ristampa e diffusione libera
@: evangelistapierluigi@gmail.com
YouTube: Pierluigi Evangelista
Sito: https://pierluigievangelista.home.blog/
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DEDICA
Al Falegname di Nazareth:
i cui Valori mi hanno sempre ispirato fin dall’infanzia.
A Tutti:
con il sincero augurio di vivere fin da questa terra sempre più
Simili a Lui.
CONTENUTI
Prefazione (pg. 7)
4. Simile nell’Umanità
4.1 “alla fine ebbe fame” (pg. 45)
4.2 “affaticato dal cammino” (pg. 51)
4.3 “Gesù fremé nello spirito e lacrimò” (pg. 63)
4.4 “Io ho sete” (pg. 77)
4.5 “Comunione e Unione” (pg. 88)
4.6 “oggi tu sarai meco in Paradiso” (pg. 93)
6. Morti e Risorti
6.1 Abrahamo (pg. 167)
6.2 Isacco (pg. 171)
6.3 Giacobbe e Rachele (pg. 177)
6.4 Giobbe (pg. 187)
6.5 Naomi (pg. 193)
6.6 Davide (pg. 199)
6.7 Giuseppe, Daniele, Eliseo (pg. 207)
6.8 Dalla matrice dell'alba (pg. 217)
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
… Ieri, intorno alle ore dodici, attendevo un fratello per andare, con lui, a
visitare un ammalato: ero stanco, e mi sdraiai sulla sedia nuova che mi ha
regalata un fratello. Fui preso da un dolce assopimento; e, in quel dormiveglia,
la mente fu portata a tutto il mio passato.
Mi sfilarono nella mente persone con le quali, molti anni addietro, ebbi
dispiaceri, parenti ed estranei, amici e nemici; una folla di persone, che, una
volta, credevo mi avessero perseguitato, ma le quali da qualche tempo in qua,
vedo sotto altra luce, e che, se incontrassi sulla terra, mi sentirei di trattare bene.
Ohimè! la maggiore parte sono morte... Le vedo migliori assai di come le ho
giudicate. Molte cose mi sono passate davanti. Da un po' di tempo mi accorgo
che, non tali persone, ma io le ho maltrattate, e mi sento loro debitore.
Sfilarono nella mente colpe, falli e peccati di varie maniere: cose che hanno
danneggiato non solo me e famiglia, ma chissà quanti altri. La memoria correva
indietro, indietro, dagli anni più teneri, sino agli ultimi tempi, e un peso di dolore
e di pentimento mi schiacciava. E, con questo, un’angosciosa domanda: lddio mi
ha perdonato, è vero; ma il passato, chi lo ripara? Ciò che è perso, è perso, e
quelli che ho danneggiati non potrò compensarli mai...
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Poi, una voce, dolce e chiara, parlò all'orecchio della mia anima, e disse
presso a poco così: “vedi questo Crocifisso? Guardalo bene... Su di Lui è pesato
tutto”.
“Io ho preso anche questo conto su di Me”, rispose la Voce nel mio cuore,
divenuta più diretta e personale. “La Redenzione sarebbe incompleta, se non
avessi aggiustato anche questo. Nessun debito ti deve rimanere per l'eternità;
nemmeno indiretto, altrimenti sarebbe stata una parziale redenzione; nessuna
memoria di torto non riparato. Tutto ho fatto, ho perdonato, ed ho portato i tuoi
errori, infermità, temperamento, iniquità e peccati. Perciò fui chiamato: ‘Uomo
di dolori esperto in languori’.
“Il castigamento della tua pace, e tutte le tue vie, sono cadute su di Me, ed
ho portato tutto. Ti ho seguito, senza che tu lo sapessi, dalla nascita; molte volte,
ho impedito che tu facessi male; e tante altre le ho limitate; dove male vi è stato,
io l'ho riparato presso gli altri; ho pagato, in segreto, senza che tu, o altri, lo
sapesse. Ho compensato, con una bilancia minuta e precisa, alla quale non è
sfuggito nulla. Tutto ho riparato, compensando i tuoi creditori, in maniera che
niuno abbia niente contro di te, mai. Altre volte, i tuoi mancamenti verso altri,
io li ho volti a loro bene, tanto le cose minime, che le gravi, tutto è pagato”.
“Tutto, Signore?”
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E, mentre così diceva, mi parve che quel peso indescrivibile sotto cui Lo
vedevo, glielo avessi caricato io solo.
Contemplami!
“Si”, Egli aggiunse, “Io salvo di una salvezza completa, perché in completo
ho pagato. Salvo all'estremo, dove non vi sarebbe speranza. Redimo di una
Redenzione che ti ha preso da prima che nascessi, ti ha seguito, e ti accompagna,
fino a quel giorno, nella gloria”.
Amen.
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PROLOGO
“È convenuto che
Egli
fosse in ogni cosa
Simile
ai Fratelli”
(Epistola agli Ebrei 2: 17)
Alleluia!
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Capitolo 1
Paragrafo 1
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Una stalla.
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Capitolo 1
Paragrafo 2
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“E quando gli otto giorni, in capo de' quali egli doveva esser circonciso,
furon compiuti, gli fu posto nome GESÙ, secondo ch'era stato
nominato dall'angelo, innanzi che fosse concepito nel seno. E quando i
giorni della loro purificazione furon compiuti secondo la legge di Mosè,
portarono il fanciullo in Gerusalemme, per presentarlo al Signore … e
per offrire il sacrificio, secondo ciò ch'è detto nella legge del Signore, d'un
paio di tortole, o di due piccioni”. (Luca 2: 21)
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Il giorno venne.
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“Gli occhi miei hanno veduto la tua salute, la quale Tu hai preparata
davanti a tutti i popoli. Luce da illuminare le genti, e gloria del tuo
popolo Israele”. (S. Luca 2: 32)
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Capitolo 2
Paragrafo 1
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“Ed egli discese con loro, e venne in Nazaret, ed era loro soggetto. E
sua madre riserbava tutte queste parole nel suo cuore” (S. Luca 2: 51)
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“Tre volte l'anno comparisca ogni maschio tuo davanti alla faccia del
Signore” (Esodo 23: 17)
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è nella sera di ognuno, e nelle varie sere della nostra vita, che le cose
cambiano, e ci accorgiamo che la folla, neppure la migliore, non può,
ai Giuseppe e Maria, fare le veci del fanciullo dodicenne.
“In fra due giorni Egli ci avrà rimessi in vita; nel terzo giorno Egli ci
avrà risuscitati” (Osea 6: 2)
Ed avvenne che:
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Dei dottori è ricordato che “stupivano del suo senno, e delle sue
risposte”. Un giorno, ogni problema sarà risolto in Gesù. E:
“Ma Egli disse loro: Perché mi cercavate? Non sapevate voi che egli mi
conviene attendere alle cose del Padre mio?” (S. Luca 2: 49)
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“Ed essi non intesero la parola” (così è nel testo, “la Parola”, per dirci
che ciò che disse è parte della Parola, che è Lui stesso). “Ed essi non
intesero la parola che Egli aveva loro detta”. Però da quelle sante persone
che erano, non fecero alcuna osservazione.
“Ed Egli discese con loro, e venne in Nazaret, e fu loro soggetto”. (S.
Luca 2: 51)
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Capitolo 2
Paragrafo 2
“anni di silenzio”
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“Ora, dopo che Erode fu morto, ecco, un angelo del Signore apparve in
sogno a Giuseppe, in Egitto, dicendo: Destati, e prendi il fanciullino, e
sua madre, e vattene nel paese d'Israele; perciocché coloro che cercavano
la vita del fanciullino son morti”. (S. Matteo 2: 13-20)
Il paziente Giuseppe, l'uomo silenzioso, al comando di ritornare
si levò, prese il Fanciullino e Sua madre, e venne nel paese d'Israele.
Pensava far dimora in Giudea, il paese nativo di Gesù, ma Iddio
aveva un altro piano: “Avendo udito che Archelao regnava in Giudea, in
luogo di Erode suo padre, temette di andar là”. (verso 22).
Giuseppe non si lamentò, non si era mai lamentato. “E avendo
avuta una rivelazione divina in sogno si ritrasse nelle parti della Galilea”.
(verso 22). Questa provincia a nord della Palestina era chiamata
“Galilea dei Gentili”, perché confinava coi Gentili. “Ed essendo venuto
là, abitò in una città detta Nazaret”. (verso 23).
In Nazaret Maria aveva ricevuta la visita dell'Angelo. Giuseppe
andò là. Ma le scritture dicono che vi andarono “acciocché si adempiesse
quello che fu detto dai profeti, ch'Egli sarebbe chiamato Nazareo”. (verso 23).
Letteralmente questa profezia non esiste.
Vi era una legge riguardo ai Nazareni, ma nulla fu mai detto
riguardo a uno dei più dolci nomi di Gesù. Nondimeno, questa
profezia è implicita in tutto l'insieme delle scritture. L'appellativo Gli
fu dato per scherno, ma rimane fra le più teneri parole della lingua
umana: Gesù di Nazaret - Gesù il Nazareno.
Il Fanciullo Gesù viaggiò da un paese di grandi pretensioni ad
una provincia di poca importanza. L'Egitto aveva molto di che
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grazia appo Dio e appo gli uomini. Sulla base di queste poche
informazioni, siamo guidati a scrivere qualcosa a riguardo dei
“cosiddetti” anni silenziosi.
Molti, eccetto Gesù, avrebbero ricercato luoghi famosi e
persone importanti con cui associarsi. Ma Gesù seguiva un
cammino di umiliazione, quindi di piccoli ed insignificanti principi.
Riguardo al granello di senape, non è il seme ma è la pianta che deve
attrarre attenzione.
Vogliamo aggiungere un'altra piccola nota biografica, presa dalla
stessa penna di S. Luca, 4: 16:
“E venne in Nazaret, ove era stato allevato, ed entrò, come era usato,
in giorno di sabato, nella sinagoga”
Se è necessario accertarsi dell'innocenza di alcuno, le autorità
investigano se vi sia qualcosa contro lui nei registri pubblici. Se sarà
innocente, verrà data una carta bianca, che significa “nulla osta”. Nei
registri della giustizia umana si annotano solamente i dati sfavorevoli
se ve ne sono.
Gli atti buoni e nobili non sono scritti nelle corti degli uomini.
Il certificato di Gesù dal basso è: “Nulla contro”. - Nullaosta.
L'altro dall'alto, l'abbiamo menzionato, fu la testimonianza del
Padre. “Nulla contro” è parte della vecchia legge. È il “non fare”.
L'altro certificato, includendo anche il “non fare”, presenta il lato
positivo.
Il Padre non avrebbe mai dato quella testimonianza, se la vita
del Giovane Falegname fosse stata solamente nel “no”. Le parole
del Padre ritrattano una vita attiva nel bene, servizio, e ubbidienza.
Eppure, questo “positivo” fu praticato in modo così modesto
che gli uomini non lo notarono. Fu una vita principiata in casa da
un devoto fanciullo, pronto a prevenire qualsiasi servizio, sia pure il
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Capitolo 3
Paragrafo 1
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“Non è costui il figliuolo del falegname? Sua madre non si chiama ella
Maria? e i suoi fratelli Giacomo, e Iose, e Simone, e Giuda?” (S.
Matteo 13: 55).
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Or, per quanto fosse lodevole abitudine dei Giudei, anche dei
Rabbini, di insegnare ai figli un mestiere, pure il vivere
necessariamente di un mestiere, manuale, non è stato, appo gli
uomini, che un segno di inferiorità. Le teorie sono belle, ma la realtà
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Capitolo 4
SIMILE NELL’UMANITA’
Paragrafo 1
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“il tentatore, accostatosi, gli disse: Se pur tu sei Figliuolo di Dio, di che
queste pietre divengano pane”. (S. Matteo 4:3)
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“l'Uomo non vive di pan solo, ma di ogni parola che procede dalla bocca
di Dio”. (S. Matteo 4: 4)
In una sono varie risposte ed ammaestramenti: doveva
dipendere da Colui al Quale si era fatto ubbidiente; l'uomo non ha
solamente il corpo da cibare, ma anche l'anima, e ci sono due cibi:
pane materiale, e pane celeste, e in quel momento il pane celeste era
indicato col titolo di “Parola di Dio”.
La Parola di Dio, che è cibo all'anima, può sostenere anche il
corpo in mezzo ai patimenti; alcuni hanno avuto tale esperienza.
Qui il messaggio centrale è che vi sono due da cibare e due cibi.
Quando il conflitto è fra il visibile e l'invisibile bisogna preferire
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Capitolo 4
SIMILE NELL’UMANITA’
Paragrafo 2
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“Signore, dammi codesta acqua, acciocché io non abbia più sete e non
venga più qua ad attingere”. (S. Giovanni 4: 15)
È divenuta la supplichevole. “Dammi”.
Era il momento per Gesù di fare un passo innanzi: sinora Egli
ha cercato suscitare un crescente interesse; a questo punto crede
opportuno fare un appello diretto. “Va, chiama tuo marito, e vieni qua”.
Vi è in ogni anima un punto debole: ed una parola, molte volte,
basta a sollevare una tempesta di dolore.
L'entusiasmo della donna cadde: - dammi cotesta acqua ella
aveva esclamato, - ma alla risposta di Gesù si sentì colpita come da
folgore.
Sotto l'impressione immediata, ella si vide costretta di porre a
nudo allo sconosciuto la propria condizione, e gli disse: “Io non ho
marito” e non aggiunse altro, e forse si preparava a ritirare la secchia
ed a rifare tristemente i passi per la strada per cui era venuta.
Ma Gesù non lasciò cadere il discorso: Egli non aveva messo la
mano sull'animo ferito, per poi mandarla umiliata, Egli tocca le
piaghe dell'animo solo per guarirle. Le disse: “Bene hai detto: non ho
marito”.
Bene, nell'originale è assai espressivo, bellamente, con
franchezza.
L'interlocutore doveva ancora di più rivelare quella donna a sé
stessa, ma usò qui un'espressione gentile, prologo, per altro, a una
nuda affermazione di verità, perché proseguì:
“Perciocché tu hai avuto cinque mariti, e quello che tu hai ora non è
tuo marito; questo tu hai detto con verità”. (S. Giovanni 4: 18)
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“Donna, credimi che l'ora viene che voi non adorerete il Padre né in
questo monte, né in Gerusalemme. Voi adorate ciò che non conoscete;
noi adoriamo ciò che conosciamo; conciossiaché la salute sia da parte
dei Giudei.
Ma l'ora viene, e già al presente è che i veri adoratori adoreranno il
Padre in ispirito e verità; perciocché anche il Padre domanda tali che
l'adorano. Iddio è Spirito e verità; perciò, conviene che coloro che
l'adorano, l'adorino in ispirito e verità”. (S. Giovanni 4: 21-24)
Aveva risposto brevemente, ma chiaro.
Il Giudaismo aveva gli oracoli di Dio e dalla Giudea doveva
venire la salvezza. Però, la questione di luogo spariva dinanzi
all'insegnamento che Dio va adorato in ispirito e verità.
La donna si sentì commossa; pure non vedeva credenziali
sufficienti in quel forestiero perché ella dovesse accettare le
spiegazioni che portavano una rivoluzione nelle idee religiose nelle
quali era stata allevata.
Altri risolverebbe questa ed altre questioni, e ad esso ella si riferì
e ad esso riferì lo straniero:
La donna gli disse:
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Capitolo 4
SIMILE NELL’UMANITA’
Paragrafo 3
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“Gesù adunque, come vide che ella, e i Giudei ch'eran venuti con lei,
piangevano, fremé nello spirito, e si conturbò. E disse: Ove l'avete voi
posto? Essi gli dissero: Signore, vieni, e vedi. E Gesù lagrimò”. (S.
Giovanni 11: 33-35)
Il Signore Gesù si era ritirato, coi discepoli, di là dal Giordano,
dove Giovanni prima battezzava. Quivi, un giorno, da Betania, da
parte di Marta e Maria lo raggiunse un breve messaggio: “Signore, ecco,
Colui (Lazzaro) che tu ami è infermo”. Niente altro: la nuda
constatazione di un fatto; nessuna espressa preghiera. Gesù disse:
“Questa infermità non è a morte, ma per la gloria di Dio, acciocché il Figliuolo
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di Dio sia glorificato per essa” parole che più che una risposta sembrano
un soliloquio.
Risposta vera, difatti, il messaggero non si ebbe. “Ora Gesù amava
Marta e sua sorella e Lazzaro”. Eppure, non corse:
“Come, dunque, Egli ebbe inteso ch'egli era infermo, dimorò ancora nel
luogo dove Egli era due giorni”. (v. 6)
Amava, dunque dimorò.
Vi è pure una benefica e provvidenziale assenza di Dio; benché
spesso non paia. Il ritorno del messaggero a Betania non dové
portare gioia nel cuore delle sorelle di Lazzaro; ché, anzi, e mentre
Gesù di proposito, dimorava nei pressi del Giordano, Lazzaro
moriva. E le sorelle credevano di avere atteso inutilmente, ma Gesù
non aveva indugiato senza uno scopo.
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“Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo il Figliuolo di Dio che aveva
da venire nel mondo”. (v. 27)
Anche nel dolore le sorelle rivelano il loro carattere differente:
in Maria l'afflizione assume la forma della quiete. “Il Maestro è qui e ti
chiama”, le aveva detto la sorella. “Essa, come ebbe ciò udito, si levò
prestamente e venne a Lui”.
“Maria adunque, quando fu venuta là ove era Gesù, vedutolo, gli si gittò
ai piedi, dicendogli: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto».
Lo stesso lamento, ma espresso in attitudine più mite - si era gettata
ai piedi del Signore.
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“Gesù come vide che ella e i Giudei ch'erano venuti con lei piangevano,
fremé nello spirito e si conturbò. E disse: Ove l'avete posto? Essi gli
dissero: Signore, vieni, e vedi. E Gesù lagrimò”. (v.v. 33-35)
L'umanità si è domandato conto di quel fremere e di quelle
lagrime, ricordate proprio quando egli sapeva che tra pochi minuti
Lazzaro sarebbe risuscitato.
Perché piangere, perché fremere?
Ma gli spettatori non erano Maria ed i Giudei solamente: alla
visione di Gesù appariva l'umanità passata e futura, coperta da una
grande nuvola di miserie, di cui la nota più triste era la distanza in
cui viveva dal Padre Suo, ed il falso concetto della morte.
Gli rigarono le guance le lagrime silenziose, le quali dicevano: la
vita deve essere triste a coloro che non sanno la grande verità della
resurrezione.
Vi sono passaggi oscuri anche in mezzo alle strade più luminose.
Gesù è la resurrezione e la vita, ma gli uomini vivono titubanti, e
senza fede.
Gesù lagrimò.
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“Essi adunque tolsero via la pietra dal luogo ove il morto giaceva. E
Gesù, levati in alto gli occhi, disse: Padre, io ti ringrazio che tu mi hai
esaudito. Or ben sapeva io che tu sempre mi esaudisci, ma io ho detto
ciò per la moltitudine qui presente, acciocché credano che tu mi hai
mandato” (v.v. 41 - 42).
Questa sì che può dirsi fede: nulla ancora di visibile era accaduto,
eppure Gesù ringraziava di essere già stato esaudito.
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“Laonde molti de' Giudei che eran venuti a Maria, vedute tutte le cose
che Gesù aveva fatte, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono ai
Farisei, e dissero loro le cose che Gesù aveva fatte” (v.v. 45 - 46).
Due popoli e due reazioni.
Non vi era bisogno d'informare i farisei, ostinati nemici di Gesù,
come se niuno si trovasse in quel luogo. o che non avrebbero saputo
l'accaduto.
Vi è un motivo per tale menzione: vi sono di quelli che non
possono mai stare fermi se non accendono qualche fuoco, o non
rompono qualche osso.
Non fu tanto a scopo di informare, quanto per provocare
un'azione, come dire: Ed ora, che? Quel rapporto insidioso accelerò
il Concilio in cui il Sommo Sacerdote di quell'anno pronunziò le
celebri parole che sono profezia che Gesù morrebbe non solo per
quella nazione, ma per raccogliere in uno i figli di Dio dispersi.
Vi erano stati due miracoli di persone tornate in vita, miracoli
che ebbero effetti parziali e non decisivi verso la Croce. Ci volle la
resurrezione di Lazzaro, ritorno in vita che nella bocca di Gesù è
qualificata “Resurrezione”, per venire all'epilogo del ministero di
Lui. I due sono ora Tre.
Tre sono la famiglia di Betania.
Senza la resurrezione di Lazzaro, forse, resterebbe un vuoto, che
non colmerebbero né le resurrezioni dei due giovinetti, né quella
stessa di Gesù.
Ho bisogno, infatti, di vedere un uomo risuscitato di cui non
può dirsi non un uomo senza peccato, sia pure un personaggio
eccezionale; ma uno ordinario, come la media degli altri uomini. In
Lazzaro trovo quest’uomo, e nel caso suo, meglio che altrove, leggo
il destino dell'umanità.
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Capitolo 4
SIMILI NELL’UMANITA’
Paragrafo 4
“Io ho sete”
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“Poi appresso, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, acciocché
la scrittura si adempiesse, disse: IO HO SETE” (S. Giovanni 19:
28);
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“E, venuti nel luogo detto Golgota, che vuol dire: Il luogo del teschio;
gli diedero a bere dell'aceto mescolato con fiele; ma egli avendolo gustato,
non volle berne” (S. Matteo 27: 33-34)
L'offrirono anche a Lui, ed Egli, esempio di condiscendenza
fino al massimo possibile non la rifiutò, l'accostò alle labbra, ma,
avendola gustata, non volle berne.
Era scritto di Lui (Salmo 69: 21):
“Hanno messo del veleno nella mia vivanda: e nella mia sete mi hanno
dato a bere dell'aceto”.
Ciò si riferisce a due distinti momenti; più tardi, quando chiese
da bere, Gli diedero aceto; ma ora Egli non ha chiesto nulla, e,
profeticamente è detta “veleno” la bevanda addormentatrice che
doveva produrre uno stupore e mitigare la sensazione della
ignominia e il dolore. C'era veleno nella bevanda? Lungi da noi
alcuna parola, contro quelli che, nella loro pietà, gliela offrirono. Il
fare la volontà del Padre era, per Lui, cibo e bevanda, ma l'uomo, or
debole or violento, e sempre ignorante, ha cercato di avvelenarGli il
cibo e la bevanda celeste.
Gesù non doveva morire da ubriaco, ma sentire tutto il dolore e
conservare la mente lucida sino alla fine.
Egli rifiutò.
Da quando aveva lasciato la sala acconcia Gesù non aveva
assaggiato nulla. La flagellazione Gli aveva fatto perder sangue, e la
crocifissione che continuava ad esaurirLo e dissanguarLo doveva
produrgli, sempre più, una febbre e sete ardente.
Pure, non per il bisogno fisico, per intenso che fosse, ma
acciocché la scrittura si adempiesse, disse: “Io ho sete”.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Poi appresso, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, acciocché
la scrittura si adempiesse, disse: Io ho sete. Or quivi era posto un vaso
pieno d'aceto. Coloro adunque, empiuta di quell'aceto una spugna, e
postala intorno a dell'isopo, gliela porsero alla bocca. Quando adunque
Gesù ebbe preso l'aceto, disse: ogni cosa è compiuta. E chinato il capo,
rendè lo spirito” (San Giovanni 19: 28-30).
Così, una spugna intinta, chissà come e quanto sudicia, non data
colla mano, perché richiedeva un po' di lavoro per formare come
uno sgabello.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Ogni cosa è buona per chi domanda come per carità: così, se la
vuole, la prenda come meglio può, sulla punta di una canna. Potrà
bere, o sarà come una irrisione di aiuto? E non era meglio, secondo
l'uomo, ora che è alla fine, non domandare nulla, e non prendere
nulla? Ma Egli che aveva domandato, prese così come Gli fu offerto.
Ci voleva anche quello e a quel modo, se no la cosa era
incompleta.
S'impone un'osservazione d'indole generale leggendo le parole
riferentisi a Gesù: “acciocché la scrittura si adempisse disse: ho sete”. Così,
se abbia avuto sete o no, Egli le disse per adempiere una parte che
gli era stata assegnata.
Il fatto è che lo Spirito Santo, prevedendo i particolari della
grande Vita, volle dirci anche quanto Egli fece prima di spirare: ebbe
sete, e non è meraviglia, giacché aveva perduto sangue, dal pretorio
in poi, cagionandoGli febbre e sete. Un altro, al posto di Gesù,
specialmente dovendo morire fra pochi istanti, di fronte alla valanga
di schernitori che Lo sfidavano con le parole “se sei Figlio di Dio...
ecc.”, non avrebbe chiesto nulla e si sarebbe chiuso in uno sdegnoso
silenzio. Vi sono esempi.
Ma Gesù, non solo, per il fatto che aveva sete - ed aveva sete -
ma per dare fino all'estremo l'opportunità a qualcuno di fargli un
servigio, disse: “Ho sete”. Non bisogna confondere questa bevanda
con la precedente che Gli fu offerta nel momento della crocifissione.
La prima era una miscela intesa ad addormentare in qualche modo i
sensi. Gesù vi pose le labbra come ad accettarla e ringraziare, ma
non bevve perché volle finire sereno e non diminuire le torture e le
umiliazioni della Croce.
Ora è altra bevanda.
Noi che leggiamo a distanza dai fatti, ci meravigliamo che Gli fu
porta in quel modo e che Egli l'accettò. Pure riconosciamo che fu
atto di carità di qualcuno di aver fatto il suo meglio, date le
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Spirò.
La prima parola che ha detto sulla croce è stata: “Padre”. L'ultima
che le Sue labbra pronunzieranno, nel corpo della Sua umiliazione
sarà pure “Padre”.
Visse, mori per il Padre.
Si era vuotato di Sé nel venire al mondo: Ora si rivuotava ancora,
e disse: “Padre io rimetto il mio spirito nelle tue mani”. Poi diede un gran
grido. E subito dopo chinò il capo.
Che volle dire il grido, e che il capo chinato? Tutto ha un
significato. D'onde prese la forza del grido immenso? Uno dei pochi
grandi gridi, ricordati da Lui.
Agnello per essere ucciso e non aprire la bocca; Leone della tribù
di Giuda per procurare agli altri vittoria nella Sua morte. Gli uomini
uccisero l'Agnello; il Leone morì volontariamente.
L'Agnello tacque, il Leone gridò. Come Uomo era finito, come
Figlio di Dio poteva non morire.
Tutto era compiuto, la letizia del bene altrui Gli era davanti.
Gridò di vittoria, di potenza e di autorità su tutte le forze
nemiche. Il tempio, non più casa del Padre, ma divenuto spelonca
di ladroni, dovette udire la Sua voce, e rompersi.
I due segni dal basso e dall'alto, e poi dall'alto e dal basso sono
sulla croce. Ha chiesto da bere, ed ora grida con forza immensa. Poi,
subito dopo, Egli fa un atto significativo e simbolico.
Che bisogno aveva di piegare il capo?
Fra poco, il capo si piegherà da sé perché nella postura in croce
il capo non può rimanere eretto dopo morto. Per gridare lo ha
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Veramente costui era giusto, era Figlio di Dio”. (S. Luca 23: 47)
Le due qualifiche di Gesù sono unite definitivamente. Il Figliuol
dell'Uomo è definito Figlio di Dio.
Il ladro morente aveva affermato che Dio era nel supplizio; il
centurione proclamò che Gesù, dopo avere così gridato, e inclinato
il capo, era spirato, era davvero Figlio di Dio. Tutto si svolse rapido
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mentre Egli, spirato, era ancora appeso alla croce. Quella morte
generava vita.
Ci si permetta riferire ciò che anni addietro ci fu rapportato
come avvenuto. Una povera donna mentre attendeva ad alcuni
lavori nel campo, aveva coricato il suo bambino in una cesta a pochi
passi.
Ad un tratto una spaventevole sorpresa: un uccello di rapina,
calatosi fulmineo, afferrò il piccolino. La donna disperata si slanciò
e raggiunse il nido ove l'innocente era stato deposto. Alcuni
volonterosi accorsero con funi e scesero sul luogo per dare ogni
possibile aiuto: trovarono il bambino vivo, ma curva su di lui, con
le vesti e le carni lacerate, la madre morta.
Vero o no, l'incidente illustra come alla morte di Gesù non vi
furono morti, ma solo vita e testimonianza di vita. Il granello di
frumento cominciava a portare frutto. Fu iniziato un culto ed
un'adorazione che non avranno fine. Uno scrittore giudeo ha detto:
“Per nessun uomo si è fatto tanto poco mentre era vivo, e tanto assai dopo la sua
morte” .
Siamo pervenuti al confine, al ponte di unione fra due mondi.
Gesù non cessò di essere Uomo benché Dio. Rimane l'Uomo
perfetto, che va da un territorio all'altro.
Ecco l'UOMO.
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Capitolo 4
SIMILI NELL’UMANITA’
Paragrafo 5
“Comunione e Unione”
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“Padre, Io voglio che dove son Io, siano ancor meco coloro che Tu mi
hai dati” (Giovanni 17: 24)
“Or Io non prego sol per costoro, ma ancora per coloro che crederanno
in me per la lor parola.
Acciocché tutti siano una stessa cosa, come Tu, o Padre, sei in me, ed
Io sono in te; acciocché essi altresì siano una stessa cosa in noi; affinché
il mondo creda che Tu mi hai mandato.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Ed Io ho data loro la gloria che tu hai data a me, acciocché siano una
stessa cosa, siccome noi siamo una stessa cosa. Io sono in loro, e Tu sei
in me; acciocché essi siano compiuti in una stessa cosa, e acciocché il
mondo conosca che Tu mi hai mandato, e che Tu li hai amati, come
Tu hai amato me.
Padre, Io voglio che dove son Io, siano ancor meco coloro che Tu mi hai
dati, acciocché veggano la mia gloria, la quale Tu mi hai data;
perciocché Tu mi hai amato avanti la fondazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto; ma Io ti ho conosciuto, e
costoro hanno conosciuto che Tu mi hai mandato. Ed Io ho loro fatto
conoscere il tuo Nome, e lo farò conoscere ancora, acciocché l'amore, del
quale Tu mi hai amato, sia in loro, ed Io in loro”.
Se ci fossimo fermati al verso nove dove è detto che Gesù non
pregava per il mondo, ma solo per i discepoli, saremmo rimasti con
un ritratto incompleto; ma ora, dopo che ha pregato che i discepoli
stessi siano guardati, Gesù aggiunge che prega non solo per loro, ma
anche per quelli che, avranno creduto a mezzo di essi.
La richiesta è ora, non prima, perché nel conservarli e
santificarli, vi è più che solo interesse alle loro persone, ma che essi
siano portati all'amore universale verso tutte le creature, anzi verso
la creazione. Ciò non viene subito, né senza conflitti, perché per
lungo tempo anche i più santi sono tentati ad egoismo, vorremmo
dire - se la parola non fosse impropria - ad egoismo spirituale.
Per distesa di mediazione, i discepoli divengono mediatori, o,
come la mano ed il cuore di Gesù Cristo.
Il verso 21 rivela che solo quando essi saranno interessati nel
bene degli altri, solo allora saranno uniti fra loro stessi, col Padre e
col Figliuolo “acciocché tutti siano una stessa cosa”.
Unità fra essi e Unità fra essi e Noi (Padre e Figliuolo).
Il termine di paragone è più che ogni misura o calcolo terreno.
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Capitolo 4
SIMILI NELL’UMANITA’
Paragrafo 6
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“Egli ha salvati gli altri, e non può salvare sé stesso: scenda ora giù di
croce, e noi crederemo a Lui”. (S. Matteo 27: 42)
Era questa una delle ultime tentazioni, ma non Lo smosse. Però
è profetico di quante volte, la voce nemica, a mezzo di una folla,
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“Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi”. (S. Luca 23: 39)
Allora l'altro, rispondendo al compagno, disse:
“Non hai tu timore non pur di Dio, essendo nel medesimo supplizio?”
(v. 40)
Quando aveva intuito che Dio stesso era vicino a loro? Durante
la valanga d'insulti a cui egli stesso aveva preso parte; vedendo il
modo col quale Gesù li accettava, senza risentimento, avrà allargato
l'impressione che gli dovette fare quel domandare perdono pei
crocifissori: Timore non pur di Dio? Nemmeno ora? - E gli sgorgò,
spontanea, la confessione del passato.
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“Io ti dico, in verità, che oggi sarai meco in Paradiso”. (v. 43)
Aveva trovato un rimanente immediato da raccogliere anche
sulla croce.
Quel ravvedimento e quella confessione occupano pochi istanti
nel tempo dell'uomo, ma davanti a Dio valgono millenni. Fu il solo
vero conforto che Gesù ebbe dal lato umano, mentre era sulla croce.
In faccia all'ignominia, all'insulto della folla e dei capi del popolo;
di fronte a ciò che si chiamerebbe sconfitta, il ladro cantò a Lui un
inno di vittoria: Dio, Lui: noi ben condannati; Lui innocente! Lui
Re!! Lui pietoso!
Entrato in un patto di amore, dovette raccogliersi
nell'aspettativa del colpo finale che lo avrebbe liberato, per potere,
con Lui, correre verso il Paradiso che gli era stato promesso per
quello stesso giorno.
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Capitolo 5
Paragrafo 1
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“Se voi siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra, dove Cristo
è a sedere alla destra di Dio. Pensate alle cose di sopra, non a quelle
che sono sopra la terra. Perciocché voi siete morti, e la vostra vita è
nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, che è la vita vostra,
apparirà, allora anche voi apparirete con Lui in gloria. Mortificate,
adunque, le vostre membra che sono sopra la terra …” (Colossesi 3:
1-5).
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Quando Ponzio Pilato udì l'accusa dei Giudei che Gesù si era
fatto Figliuolo di Dio, ebbe per un momento il coraggio di volerLo
liberare, se davvero fosse stato Figlio di Dio. Ma Gesù non rispose
alla domanda; perché Egli si manifesta in potenza a coloro che Lo
accettano nell'umiliazione.
Quelli che Lo riconoscono come Figliuolo dell'Uomo Lo
vedono come Figliuolo di Dio, nella potenza della resurrezione.
Come Figliuolo dell'Uomo, ci addita la morte in croce, per la
quale devono passare i discepoli. Non è morte che avviene tutta di
un colpo, la quale sarebbe meno dolorosa; il crocifisso è morto,
perché la sentenza è data; ed è morente, perché spira lentamente.
Morto, eppure è vivo, vivo, eppure è morto.
Per capire qualche cosa di ciò, bisogna tornare spesso colla
mente a quella morte. Crocifisso fra due malfattori, esposto in
ignominia in luogo elevato, vicino ad una strada di passaggio, in
giorno di gran festa: deriso e vilipeso da molti; udente l'insulto che
scendesse di croce.
Rimase al SUO posto, e vi spirò.
Quello che è avvenuto a Lui, si ripete, in parte, secondo la
misura data a ciascuno, nella Chiesa. Chiunque che è parte di quel
corpo. dovrà, almeno in ispirito, sperimentare la lunga morte in
croce. Gli insulti peggiori sono quelli che si ricevono dal così detto
popolo di Dio, proprio come fu per Gesù.
Siamo chiamati a parere stolti ai nostri propri occhi, perché il
martirio è consumato nel luogo detto del TESCHIO (Golgota): la
crocifissione della mente. Se alcuno vuole essere savio secondo
Iddio, deve divenire stolto secondo l'uomo. E ciò costa più che le
sofferenze fisiche, specialmente agli intelletti che hanno goduto
qualche reputazione, e sono stati disciplinati a pensare.
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San Paolo ricorda come era stato in gran dubbio eziandio della
vita, anzi, aveva in se stesso la sentenza di morte; e ciò era avvenuto
affinché non si fosse confidato in se stesso, ma in Dio che risuscita
i morti (2 Corinti 1: 9).
Di tanto in tanto pare che arriviamo alla fine di noi; ed il Signore
ci risuscita in speranza viva.
Una delle preghiere dell'apostolo Paolo per la chiesa di Efeso è
che conosca l'eccellente grandezza della Sua possanza, la quale ha
adoperata in Cristo, avendoLo suscitato dai morti (Efesi 1: 19, 20).
E nel finale della stessa lettera esorta i fratelli a fortificarsi nel
Signore, e nella forza della Sua possanza, la quale non è altro che la
potenza della resurrezione.
La Chiesa, dunque, è un popolo risuscitato; ed è chiamata a
vivere la vita della resurrezione. Nella prima a Timoteo 3: 16, si
legge:
“Voi riceverete la virtù dello Spirito Santo, il quale verrà sopra di voi,
e mi sarete testimoni, e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea, e in
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Capitolo 5
Paragrafo 2
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“I Serafini stavano di sopra ad esso; e ciascun d'essi aveva sei ali; con
due copriva la sua faccia, e con due copriva i suoi piedi; e con due volava.
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Avevano ciascuno sei ali. Le facce erano coperte di tal modo che
il profeta non ne vedeva la bellezza, e coperti i piedi, indicando
lavoro senza ostentazione. Erano tutti attivi, volando intorno al
Trono, pronti ad ogni comando, e nello stesso tempo, non si
fermavano di glorificare Iddio, chiamandolo tre volte Santo, e
annunziando che anche sulla terra, come sia che apparisca all'uomo
di terra, è sempre e dovunque presente la gloria di Lui. Creature
privilegiate. Il loro nome indica umiltà e fuoco celeste.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
L’uomo che aveva veduto ciò che aveva veduto, e veduto come
il Signore è servito, nonché la prontezza e modestia degli esseri
angelici, fu pronto ad offrirsi al servizio di Lui.
Vide come è adempiuta in Cielo la volontà del Signore.
Laddove nel quadro dei Cherubini ― del Cherubino, ha avuto
l'esempio di energia, spada e luce, dai Serafini ha imparato un'altra
lezione ed è:
“Se dunque voi siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra, dove
Cristo è a sedere alla destra di Dio. Pensate alle cose di sopra e non
alle cose che son sopra la terra. Perciocché voi siete morti, e la vita vostra
è nascosta con Cristo in Dio”. (Colossesi 3: 1-3).
Che, cioè, il santo è nascosto in Cristo.
Ricordiamo Giovanni Battista, desideroso di innalzare Gesù, e
lui sparire.
Ricordiamo che tutti i veri servi di Dio sono lieti non quando
essi fanno impressione e sono ammirati, ma quando a mezzo di essi,
gli altri vedono e seguono il Signore. Ricordiamo ciò che è scritto in
Giovanni 1: 37:
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Capitolo 5
Paragrafo 3
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“gli uomini son nel Cielo come Angeli di Dio. E quant’è alla
Resurrezione de’ morti, non avete voi letto ciò che vi fu detto da Dio,
quando disse: Io son l’Iddio d’Abrahamo, e l’Iddio d’Isacco, e l’Iddio
di Giacobbe? Iddio non è l’Iddio de’ morti, ma de’ viventi” (San
Matteo, 22: 31-32).
Angeli: il nome è lo stesso che “messaggero”. Definire,
descrivere, ci è impossibile.
Ma dal poco che cogliamo nella Scrittura, e più assai, da quel
consenso, possiamo dire universale anche senza libro alcuno, la
Parola ci trasporta in un territorio al disopra del terreno.
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È il non dare alle cose il valore relativo che hanno, cioè il non
dipendere da Dio in ogni cosa, ed avere Lui a centro e direzione
della vita ― diciamo della vita terrena, che di essa, al presente, ci
stiamo occupando.
Non è detto che tale non mangi e beva, o non abbia famiglia
terrena, ma si intende che tutto per lui è sottomesso alla guida ed
affezione del Cielo.
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vita di Gesù. Che solo ciò è Mistero segreto di Pietà: che il Signore
ha preso il posto dell'uomo ― questo essendo pietà vera; che ha
sofferto nel corpo umano, ma non è stato giustificato, né si è Lui
giustificato secondo l'uomo, ma che Lo ha giustificato e Lo difende
e Lo presenta, lo Spirito Santo. Ed è apparito agli Angeli.
Solo agli Angeli ― a quelli, cioè, che noi sogliamo considerare e
chiamare Angeli.
Ad essi soli? Oh, no!
Egli è apparito anche agli undici - e come, e quanto - ed anche
ad altri. Ma la Parola avverte che vi sono nella vita di Gesù tempi e
tempi, e così dev'essere dei Suoi - diciamo della Chiesa - di quella
Chiesa che Lui, e Lui solo, edifica, e contro la quale le porte
dell'inferno - ostili e che fanno soffrire, per quanto numerose siano
- non possono vincere.
Ricordiamo che vi sono insidie che sedurrebbero, se fosse
possibile, anche gli eletti. Se fosse possibile, ma non è possibile,
benché a volte anche i più santi vengono come trascinati da un vento
possente e malefico all'orlo dell'abisso.
Ed è allora, all'estremo, che viene salvezza definitiva.
Viene il Redentore; se Lui è apparito agli Angeli - se, cioè e
finalmente, i Suoi imparano, finalmente, che non sempre siamo nella
lettera - sola lettera - e miracoli e miracoli - ma, avendo veduto, udito
il Risuscitato siamo anche noi entrati in altro territorio.
Perché è lo Spirito Santo che dà la rappresentazione viva di
Gesù e tutto di Lui, di talché noi che non Lo vedemmo in carne,
siamo anche noi privilegiati, e Lo contempliamo, giubilando (1
Pietro 1: 8) di allegrezza ineffabile e gloriosa.
E adoriamo, pregando e ripetendoci: “la tua Volontà sia fatta Come
in Cielo”.
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“La Rivelazione di Gesù Cristo, la quale Iddio gli ha data, per far sapere
ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve tempo; ed egli l'ha
dichiarata, avendola mandata per lo suo angelo, a Giovanni, suo servitore”
(Apocalisse 1: 1).
La chiave, qui, come in molti capi, è nelle prime parole. Senza
questo libro, la conoscenza di Gesù, anche nei limiti possibili mentre
siamo in questi corpi, è assai incompleta. Iddio Padre l'ha data al
Figliuolo per il Figliuolo darla a noi, ed il Figliuolo l'ha mandata a
mezzo del Suo Angelo - messaggero speciale.
Lavoro di mediazione. La rivelazione è mandata ai servi di Lui.
Nell'Apocalisse “servo di Lui” ha una enfasi speciale. Ricordiamo le
parole di Gesù (Giovanni 12: 26):
“Se alcuno mi serve, seguitimi; ed ove io sarò, ivi ancora sarà il mio
servitore; e, se alcuno mi serve, il Padre l'onorerà”.
Tali servi - rari come si inferisce dalle parole: “se alcuno”
seguono Lui, ed attendono approvazione e lode solo dal Padre. E
servono Lui, cominciando a farlo nel Tempio di Lui.
Per grazia, ciascun pellegrino è tempio dello Spirito Santo, ma
poi aggiustato, diventa pietra viva, ed è situato nel Tempio del Cielo.
Ciò avviene mentre siamo in pellegrinaggio. Tale rivelazione è
“dichiarata” aperta, incisiva, luminosa, mandata a Giovanni “suo
servitore”.
Servi - e servo.
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“il mistero delle sette stelle, che tu hai vedute sopra la mia destra, e
quello dei sette candelieri d'oro. Le sette stelle son gli angeli delle sette
chiese; e i sette candelieri che tu hai veduti, sono le sette chiese”
(Apocalisse 1: 20).
Le stelle nella mano destra - luci da splendere nella notte - tenute
ferme in quella mano, da rimanere sempre in quella mano. Le stelle
sono i sette Angeli delle chiese. Che tali Angeli siano “stelle di luce”
- che rimangano in quella mano, e non si stacchino da ciò che ad
essi è annunziato. E cioè, che essi vivano davvero come gli Angeli
del cielo - luce e fedeltà - rimanendo nella destra, in quella Mano di
Gesù Cristo.
Signore, scrivi in noi: “Come in Cielo”.
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Capitolo 5
Paragrafo 4
“così è chiunque
è nato dello Spirito”
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“Or v'era un uomo, tra i Farisei, il cui nome era Nicodemo, rettore dei
Giudei” (S. Giovanni 3: 1)
Il capo terzo di S. Giovanni è intimamente legato alla visita in
Gerusalemme, e comincia con la stessa parola con cui chiude il capo
secondo: Uomo-Uomo.
È dunque senza frutto la visita in Gerusalemme, tranne che di
impressionare i discepoli in qualche cosa che capiranno più tardi? E
degli altri?
Ma, ecco che alla scena in pubblico segue qualche cosa in
privato: l'incontro con Nicodemo, il rettore dei Giudei, è frutto di
quella visita.
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“Costui venne a Gesù, di notte, e gli disse: Maestro, noi sappiamo che
tu sei un dottore venuto da Dio; poiché nessuno può fare i segni che tu
fai, se Iddio non è con lui”. (S. Giovanni 3: 2)
È rimarchevole come l'Evangelista scolpisca i caratteri salienti
dei personaggi e delle scene descritte. “Costui”. Questo fariseo,
rettore, e uomo su per giù come gli altri uomini, venne a Gesù di
notte.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo [cioè
nato dall'Alto], non può vedere il regno di Dio”. (verso 3)
Questa risposta era del tutto inaspettata e fuori del corso dei
pensieri di Nicodemo: il tono, il modo reciso delle parole di Gesù
facevano un contrasto all'attitudine del visitatore, e noi crediamo
fermare un momento lo sguardo su quella scena notturna, avanti di
seguire il colloquio dei due personaggi.
Gesù troncò la conversazione dalla linea dove era stata avviata,
con quella celebre risposta.
La insistente affermazione “in verità”, qui e altrove, serve a dirci
che tale verità non è facilmente accettata. II “ti dico” indica il
desiderio di Gesù di lavorare le anime direttamente, una ad una; il
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“se alcuno” serve a dirci che non vi sono eccezioni e nulla di terreno
può prendere il posto della nuova nascita.
Un certo desiderio del nuovo, misto al pregiudizio dell'antico
avevano portato Nicodemo a Gesù; un'ammirazione per il giovane
rabbino ed un desiderio di non compromettersi gli avevano fatto
determinare la visita, di notte.
Una meraviglia provata per le sue opere, e nello stesso tempo il
pregiudizio verso ogni cosa che sapesse di forestiero a
Gerusalemme, specie veniente di Galilea, avevano dettato alla sua
dichiarazione un tono e parole, per cui in parte molto concedeva, ed
in parte molto limitando, esprimeva una mezza ammirazione, ed
imperfetta confessione, chiusa ermeticamente, però agli estremi da
un “Noi sappiamo” e da “per i segni che tu fai”.
Inoltre, la coscienza della sua posizione sociale, l'età del
personaggio che visitava, e l'abbandono in cui questi si trovava da
parte delle persone notevoli di Gerusalemme, che, con studio, si
tenevano distanti, davano a Nicodemo una certa aria paterna verso
l'esordiente e giovane dottore, al quale egli veniva a portare onore
con una visita quasi inattesa, e senza dubbio assai gradita.
Ma la risposta di Gesù, così assoluta dové alla prima suonare
non solo incomprensibile, ma strana, a dir poco, per quell'uomo, in
quell'occasione.
I due personaggi erano di fronte: uno vecchio canuto, cui stava
dietro un passato onesto e rispettato; un giovane maestro, forestiero,
che, agli occhi di Nicodemo, aveva a sole credenziali dei segni che
aveva fatti.
Quando questo giovane, troncando in anticipazione il corso
possibile di un lungo ragionare, portò la parola su di un terreno
affatto nuovo, il vecchio non poté non guardarlo meravigliato.
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“Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è
spirito”.
Vi sono, dunque, due nascite, l'una fisica l'altra spirituale; vi sono
due regni e due entrate.
L'entrata in questo regno spirituale ha la sua condizione
essenziale di essere; bisogna prima nascere. Senonché a misura che
Gesù parlava, la meraviglia crescente si designava sul volto di
Nicodemo, e Gesù quindi proseguì:
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“In verità, in verità Io ti dico [a te dico] che noi parliamo [ora entra
il Noi della Deità] ciò che sappiamo, e testimoniamo ciò che abbiamo
veduto, ma voi [non dice tu] non ricevete la nostra testimonianza. Se
io vi ho dette le cose terrene e non credete, come credete se io vi dico le
cose celesti?”
Nicodemo era invitato ad isolarsi dalla grande massa, ed a farsi
ammaestrare da Colui che sapeva, sa. - Gesù continuò:
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“Or niuno è salito in cielo, se non Colui che è disceso dal cielo, il
Figliuolo dell’Uomo”.
Egli era dunque il testimone delle cose del Cielo. E non è tutto.
“E come Mosè alzò il serpente nel deserto, così conviene che il Figliuolo
dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in Lui non perisca,
ma abbia vita eterna”.
Vi sono due “deve”. Si “deve nascere di nuovo”; “il Figliuol
dell'uomo “deve essere innalzato”. Nicodemo cercava altro e si
trovava di fronte al Salvatore.
Fu un segno orribile quello di innalzare un serpente di rame su
un'antenna, a vista dei morenti nel deserto, dicendo loro che quelli
che riguarderebbero a quel serpente scamperebbero. Fu uno
spettacolo irragionevole, eppure in esso era la vita.
Ma ciò era figura di altro: andando avanti, Gesù annunzia la
croce.
Piccoli serpi ardenti avevano fatto il male, e il rimedio era in una
cosa inalberata che aveva la forma sgradevole del serpe, ma non il
veleno.
“Così conviene che il Figliuolo dell'uomo [l'erede di tutte le sventure
umane], sia innalzato”, a vista, spettacolo doloroso, Lui che non ha
fatto mai male, acciocché il male degli altri sia sanato.
Se pare irragionevole questo, non era ragionevole quello, cioè
l'innalzamento del serpente di rame, eppure allora, nel deserto, si
accettò l'ordine di misericordia, senza discuterlo.
Ricordava Nicodemo quell'episodio della storia del suo popolo,
quando erranti nel deserto, a seguito dei loro mormorii, gli Ebrei
venivano morsi dai serpenti ardenti, e Mosè aveva interceduto al
Signore, ed il Signore aveva ordinato si fosse costruito un serpente
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“Chi crede in Lui non sarà condannato, ma chi non crede già è
condannato, perciocché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figliuolo
di Dio”.
Notate i due “perciocché”; il primo che spiega la croce, l'amore
di Dio; l'altro che spiega la condanna, la reiezione del Figliuolo di
Dio. Tra questi due “perciocché” vi è l'amore di Dio una volta
accettato, una volta respinto.
Ma ascoltate ancora: Gesù, l'espressione dell'amore di Dio, non
può finire senza la parola d'incoraggiamento e di speranza.
“Ma colui che fa opere di verità viene alla luce, acciocché le opere sue
siano palesate, perché sono fatte in Dio”.
Gesù tacque; Nicodemo aveva già cessato dall'interrogare. I due
si separarono. Gesù gli aveva fatto un discorso che è come uno dei
proclami del Suo grande ministerio.
Non una insistenza fece il Maestro affinché Nicodemo dicesse
subito cosa pensasse. Facciano ciò i poveri maestri della terra; quello
del cielo sa che vi è un tempo fra la semina e la raccolta. - Di
Nicodemo, vedremo più tardi qualche cosa che ci farà capire che la
lezione di quella notte non è stata persa.
E poi? È passato più di un anno e Gesù è di nuovo in
Gerusalemme: i principali Sacerdoti ed i Farisei avevano dato ordine
ai Sergenti di trovare il modo di arrestarlo: un giorno, in un consesso
che voleva l'arresto di Lui, Nicodemo alzò la voce autorevole, con
una domanda: “La nostra legge condanna ella un uomo avanti che sia udito?”
Gli risposero irritati, è vero, ma, per quella volta, non si fece nulla
contro Gesù, perché leggiamo che ognuno se ne andò a casa sua.
I sergenti erano tornati, dicendo:
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“La nostra legge condanna essa l'uomo, avanti che egli sia stato udito,
e che sia conosciuto ciò che egli ha fatto?”
Notate la forza di simile interrogazione: farisei e sacerdoti
credevano di conoscere la legge; e proprio all'osservanza della legge
venivano richiamati. Si può, in forza della legge, che voi, che noi
conosciamo, condannare prima di udire l'accusato, anzi si può
accusarlo senza conoscere ciò che ha fatto? Domanda coraggiosa
questa per quel luogo e per quegli uomini e subito dopo le parole
aspre e rivolte ai sergenti.
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“Come Mosè alzò il serpente nel deserto, così conviene che il Figliuolo
dell'uomo sia innalzato”. (S. Giovanni 3: 14)
Questo nobile vecchio silenzioso non dice nulla, ma l'atto di
pietà e coraggio, ci dice che la morte del Figliuolo dell'Uomo
coronava in lui e compiva le profonde buone impressioni che Gesù
gli aveva lasciate in quella Pasqua, e soprattutto il messaggio di quella
notte era stato maturato dalla morte in croce di Colui che gli aveva
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Capitolo 5
Paragrafo 5
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“Laonde ancora può salvare appieno coloro i quali per lui si accostano
a Dio, vivendo sempre, per intercedere per loro” (Ebrei 7: 25).
“Salvare appieno” - sino all'estremo del tempo e dello stato in
cui uno si trovi, accostandosi, a mezzo di Lui, a Dio - alla Potenza -
e ciò perché Egli - l'Asceso vive, è attivo, vigilante per intercedere.
Una delle lezioni più chiare e insistenti della Parola di Dio è che
la Chiesa è un popolo d'intercessori.
Si può dire che solo quelli che hanno afferrato questa gloriosa
verità, e amano praticarla, solo quelli, sono la Chiesa.
Benedetti per essere benedizione.
Intercessore è uno che si mette in mezzo fra il Giudice e il
colpevole. Il Signore ha sempre cercato intercessori. In Isaia 59: 15,
16 leggiamo:
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“Perciò Io Gli darò parte fra i grandi, ed Egli spartirà le spoglie coi
potenti, perciocché avrà esposta l'anima sua alla morte, e sarà stato
annoverato coi trasgressori, e avrà portato il peccato di molti, e sarà
interceduto per i trasgressori”.
Sono quattro aspetti del ministerio di Gesù, ciascuno
preparatorio di quello che viene appresso.
Chi espone l'anima sua alla morte, solo quello si trova in
condizione di essere, innocentemente, annoverato fra i trasgressori;
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“Ma Iddio commenda l'amor suo verso di noi, in ciò che mentre
eravamo ancor peccatori, Cristo é morto per noi. Molto maggiormente
adunque, essendo ora giustificati nel suo sangue, saremo per lui salvati
dall'ira. Perciocché se mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati
con Dio per la morte del suo Figliuolo; molto maggiormente, essendo
riconciliati, sarete salvati per la vita di esso”.
Vale la pena meditare: Cristo Gesù è morto per te. Vive - è
vigilante al Trono per te - per aiuto fino all'ultimo tuo respiro.
Vive per intercedere.
Come Lui, la Sua Chiesa: i morti - risorti.
Egli, dunque VIVE - e, ripetiamolo il “vive “, qui, é più che mera
esistenza, il non essere più morto, ma indica diligente attività,
vigilanza.
Intercedere è molto più che pregare e chiedere: è il porsi in
mezzo fra l'abisso e uno che sta per cadervi, fra il mostro e una
creatura che il mostro vorrebbe sbranare, divorare.
I tanti aiuti ricevuti nel passato non li conosciamo nemmeno
tutti, perché l'Intercessore é venuto incognito; ci é passato vicino, e
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non lo abbiamo veduto. Siamo in piedi, oggi, perché Egli morì per
noi, e vive, intercede per noi.
Non dimentichiamo che il Figliuolo di Dio è “Signore”, ma il
coraggio viene perché l'Intercessore è “Signore” con ogni podestà,
ed il Signore, il Potente, è anche Intercessore, aiuto rapido, efficace
in ogni distretta.
Ci vuole per noi tale Signore - Intercessore, per essere messi in
piè dalla grande caduta, e fortificati e messi nel cammino e portati
all'altra sponda. Egli, prima di ascendere, dopo l'affermazione di
assoluta autorità e potere, aggiunse:
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“Dov’è entrato per noi, come precursore, Gesù, fatto in eterno sommo
sacerdote, secondo l'ordine di Melchidesech” (versetto 20).
Eppure, non abbiamo detto su quale base è la speranza.
Leggiamo:
“Acciocché, per due cose immutabili, nelle quali egli è impossibile che
Iddio abbia mentito, abbiamo ferma consolazione, noi, che ci siamo
rifuggiti per ottener la speranza propostaci” (Ebrei 6: 18).
Speranza ferma su due cose immutabili. Quali? DIO È PADRE.
IL PADRE È DIO.
Che varrebbe se Egli fosse solo Potente e non Padre, o solo
Padre, e non Potente? Le due forze sono: POTENZA ed AMORE.
In Lui - ed in ogni cosa di Lui sono: POTENZA INFINITA -
AMORE INFINITO. Amen.
Nel principio del capo sei leggiamo che, lasciata la parola del
principio, dobbiamo tendere alla perfezione. Non ci azzardiamo noi
a dire che cosa siano i principii, ma lo dice lo Spirito Santo.
Vi è una perfezione che non è di questa terra, eppure vi è una
perfezione relativa, che è quanto dire, essere compiuti secondo l’età
a cui lo Spirito Santo ci ha portati.
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popolo; conciossiaché egli abbia fatto questo una volta, avendo offerto sé
stesso. Perciocché la legge costituisce sommi sacerdoti, uomini che hanno
infermità; ma la parola del giuramento fatto dopo la legge costituisce il
Figliuolo, che è stato appieno consacrato in eterno” (Ebrei 7: 24-28).
Melchidesech fu simile, ma non uguale: Re di Giustizia prima,
poi Re di Pace. Gesù ha portato Giustizia e Pace. Ma in Gesù sono
alcune note che solo a Lui si adattano: “Santo, Innocente, Immacolato,
Innalzato sopra i Cieli”.
Perché tale, Egli è Salvatore appieno, all'estremo - vivendo
sempre per intercedere. Abbiamo toccato il limite finale del
ministero di Gesù Cristo l'Intercessione.
La relazione della Chiesa a Gesù deve avere per misura la
relazione di Gesù al Padre. Egli poté dire ai discepoli, che chi ha
visto Lui ha visto il Padre (Giovanni 14: 9).
La Sua relazione è scolpita in vari modi, attraverso la Scrittura;
ed una delle descrizioni più vive è nel Salmo 40:
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“La luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo…” (S.
Giovanni 1: 9)
Quella luce vi è, dunque per ognuno, ed essa Luce è Cristo.
Egli si è offerto, e il Padre Gli ha apparecchiato un Corpo.
Perché in un corpo umano, Egli poteva essere Salvatore di quelli che
non si è vergognato chiamare Suoi fratelli. Egli dice:
“Ecco me e questi fanciulli che tu mi hai donati. Poi, dunque, che quei
fanciulli parteciparono alla carne ed al sangue, Egli somigliantemente
ha partecipato alle medesime cose. Laonde è convenuto che in ogni cosa
fosse simile ai fratelli”. (Ebrei 2: 17)
Tu mi hai apparecchiato un corpo. Ed in quel corpo, Egli è
venuto come apostolo, facendo conoscere Iddio all'uomo; ed è col
corpo glorificato, che porta i ricordi della croce, che Egli è tornato
in alto. come Sacerdote, per presentare l'uomo a Dio.
Come ha rappresentato Dio all'uomo, abbiamo già accennato.
Basti ricordare che Egli testimoniò che faceva del continuo le
cose che piacciono al Padre; che il suo ragionare e predicare erano
le parole che il Padre Gli dava, e come Egli gliele dava.
L 'altra parte del Suo ministerio è scolpita in queste parole (Ebrei
7: 24-25):
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Avendolo dato per Capo sopra ogni cosa alla Chiesa, la quale è il
Corpo di esso in compimento di Colui che compie tutte le cose in tutti”
(Efesi 1: 22-23).
Compimento di Lui!
Se non fosse nella Scrittura, noi tremeremmo di dire una tale
cosa. Quest'ardita affermazione dice che, senza della Chiesa, a Gesù
manca qualche cosa.
Quando scese dalla gloria, e si abbassò a tutta la umiliazione, è
entrato in una sfera nuova: tornato dal fondo della umiliazione, è
stato innalzato in alto, Gli è stata data ogni podestà in Cielo e in
terra, ed il Nome che è sopra ogni nome.
Pure manca ancora qualche cosa. Il Capo è là; il Corpo è altrove,
in via di formazione.
L’Universo non sa ancora tutto intorno a Gesù.
Un giorno Egli sarà reso glorioso nei Suoi santi; cioè, l'opera
meravigliosa compiuta su uomini tratti dal fango, farà risplendere,
davanti agli angeli, qualche cosa di Gesù, che non si era mai
immaginato.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Ora io mi rallegro nelle mie sofferenze per voi, e per mia vicenda
compio [si notino senza pregiudizio certe ardite parole:
COMPIO] compio nella mia carne ciò che resta [RESTA] ancora a
COMPIERE delle afflizioni di Cristo, per lo CORPO di ESSO,
che è la CHIESA”.
Egli ha compiuto tutto sulla Croce, eppure è vero che, nella Sua
infinita gentilezza e abnegazione, ha così deciso che il redento dal
fango, sia chiamato a partecipare all'onore delle Sue sofferenze.
Egli ha bevuto il Calice, e gustato quella morte; ma ha voluto,
per un eccesso di amore verso la Sua Chiesa, Suo corpo, che qualche
cosa essa possa gustare, affinché, dall'amaritudine di sofferenze
fosse elevata a maggiore altezza e godimento.
Perché è vero che le più grandi afflizioni sono quelle che si
soffrono in ispirito, ed è altresì vero che i più dolci godimenti sono
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
quelli dello spirito. Nelle cose del cielo, conoscere, aiuta ad amare di
più, e amare, a godere.
Perciò, la Chiesa è chiamata a compiere qualche cosa, ed è
riserbato a ciascun membro di essa qualche cosa di quel Calice
immenso, e di quella passione, per cui, Egli le dà l'onore di sapere
che Lui stesso attende di essere completo in essa.
Dunque, poiché in quel corpo Gesù ha rappresentato il Padre,
ora, nel corpo della Chiesa, Gesù è rappresentato alle genti.
Fino ad ora è una imperfetta rappresentazione: diciamo
imperfetta, perché sosteniamo, senza timore di contraddizione, che
molti che si chiamano tali, non sono quella CHIESA che è la Sua
Chiesa.
Come in quel Corpo Gesù si mosse per il Padre, così la Chiesa
deve muoversi per Gesù.
Vi è una continuazione di Lui a mezzo dei Suoi eletti, i quali
sono chiamati a vivere per presentare Gesù agli uomini, e gli uomini
a Gesù. La vita di Gesù in loro deve essere spesa a favore di Lui e
degli uomini.
Questo è il piano che Iddio ha per la Chiesa.
Essa è scelta dal Padre, per essere la Sposa del Suo Figliuolo.
Perciò è chiamata la “SUPERNA vocazione di Dio in Cristo Gesù”
(Filippesi 3: 14).
Quindi, vale la pena di dare tutto per tutto.
Chi ama Gesù, deve amarLo come la sposa ama lo sposo; la
Chiesa di Cristo essendo la Sposa, Suo Corpo, deve vivere a
disposizione del Capo, non considerando sacrificio quello che fa per
amore di Lui.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Ma le cose che mi erano guadagni, quelle ho reputate danno per Cristo.
Anzi, reputo tutte cose [“queste” non è nel testo] essere danno, per
l'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale
io ho fatto perdita di tutte queste cose, e le reputo tanti sterchi, acciocché
io guadagni Cristo...
Per conoscere esso Cristo, e la virtù della sua resurrezione, e la
comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme alla sua morte; se
una volta perverrò alla resurrezione dai morti...
Non reputo di avere ancora ottenuto, ma una cosa [cioè, aveva
ottenuta]: dimenticando le cose che sono dietro, e distendendomi alle
cose che sono davanti. proseguo verso il segno, al palio della superna
vocazione di Dio, in Cristo Gesù”.
Tutto per tutto: per amore di Cristo Gesù, mio Signore, cioè
mio assoluto padrone. Bisogna dimenticare ciò che è passato; e
proseguire.
È l'intera consacrazione di noi stessi, che, se confidiamo in Lui,
Egli stesso compie in noi. Non ci sarà grave udire l'invito (Salmo 45:
10, 11):
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Capitolo 6
FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE
paragrafo 1
“Abrahamo”
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Ma Iddio, che è ricco in misericordia, per la sua molta carità, della
quale ci ha amati; eziandio mentre eravamo morti nei falli, ci ha
vivificati in Cristo (voi siete salvati per grazia); e ci ha risuscitati con
Lui e con Lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù”
(Efesi 2: 4-6)
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Perciocché voi siete morti, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio.
Quando Cristo, che è la vita vostra, apparirà, allora ancor voi
apparirete con lui in gloria”. (Colossesi 3: 3-4)
Ciò non suppone che tali risuscitati non siano più esposti a
tentazioni, e né esclude ciò che è riserbato per oltre tomba, o per
dire meglio, per quando lasceremo questo terreno albergo; ma dice
chiaro che vi è per il cristiano - se è cristiano - un tempo che egli si
sente davvero figliuolo della Risurrezione.
La verità gli è stata annunziata; lo spirito l'ha afferrata, ma il
tempo viene che la conoscenza diventa realtà nella mente e nel
cuore.
Niuno che legga attento le Scritture circa questi personaggi può
non avere notato che, staccato da tutti gli eventi e le benedizioni
preparatorie, ci fu un evento e preparazione che in modo preciso
segnano come un distacco fra il passato e il futuro.
Come una tomba.
In Abrahamo il grande evento fu il comando, seguito da
ubbidienza; di offrire al Signore il figliuolo; l'unico, e che egli amava.
L'agonia del vegliardo - lenta e silenziosa - fu nei tre giorni di
distanza e di viaggio dal comando al monte, e la morte fu nell'atto
che levò il coltello sul petto del giovinetto.
Solo lo Spirito Santo può descrivere gli strazi lenti nel cuore di
Abrahamo, e il sospiro finale, come l'ultimo del moribondo, quando
il vecchio levò il braccio per sacrificare il figliuolo.
Ebrei 11 informa che Abrahamo riebbe il figliuolo, come in
figura, dalla risurrezione. Ma fu Abrahamo, lui pure, che scese da
quel monte come un uomo morto e risuscitato. Lui santo anche
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
prima - è ora un altro: ha visto la morte; è stato lui ucciso nel cuore,
ed è lui che è tornato a vita.
È un altro uomo, benché santo era anche prima. Tutto il visibile
ebbe per lui, da quel tempo in poi, altro aspetto. Lui, il vecchio, era
un uomo venuto d'oltre tomba straniero prima, ora è più che mai
immerso nel futuro, aspettando la città che ha i fondamenti, ed il cui
costruttore e architetto è Dio. Tale visse da allora in poi. Tale fu
nello scegliere la moglie al figliuolo.
Ma più di tutto dobbiamo pesare le parole di Gesù riguardo al
patriarca, come ripetuto in San Giovanni 8: 56, 58. “Vide” (il
luminoso vedere del Cielo) e se ne rallegrò.
Quando?
E quale tempo più adatto che allorché la voce dall'Alto lo fermò,
e lo assicurò che il di lui amore era conosciuto in quella ubbidienza
e gli fu riconfermato e allargato il patto.
“Vide”, quando lui, Abrahamo, morì: l'ultimo atto di morte a sé
stesso. Alla fine del corso, al lasciare questo corpo, egli rese lo spirito
e fu accolto “ai suoi popoli”.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Capitolo 6
FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE
paragrafo 2
“Isacco”
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Leggendo Isaia 53: 9, nel testo originale è che Gesù ebbe per
così dire varie morti, le quali culminarono nella morte in Croce.
Dopo vi fu la resurrezione, e dalla resurrezione in poi i movimenti
e l'agire di Gesù furono differenti che nel passato. Ciò si ripete nella
vita dei santi.
Come Lui, così la Sua Chiesa.
Dal momento che si riceve Gesù, si entra in un periodo di lenta
crocifissione in fede completa, perché in fede ci si deve ritenere
morti con Cristo, e risuscitati con Lui, ma, praticamente, con lenti
martirii, che terminano in un atto supremo, per cui, in modo preciso,
si viene crocifissi e si è fatti «figliuoli della Resurrezione».
Ciò, ripetiamolo, è al di qua della tomba, ma non esclude che vi
è una morte finale, per cui l'anima si stacca dal corpo, e che è
Resurrezione. Parliamo di una morte mistica e resurrezione mistica,
per cui l'uomo di Dio si trova come in altro territorio, in un distacco
fra il passato e il futuro.
Chi non ha fatto tale esperienza non sorrida di incredulità e né
argomenti in contrario; e chi - i rari che l'hanno avuta - non
giudichino quelli che ancora si dibattono fra i «sì» ed i «no», e non
sono ancora fondati, stabiliti.
È scritto in Ebrei che i santi del passato abbracciarono in fede
la grande promessa, si misero, cioè, sotto il Cristo che era da venire.
Ed ora uno sguardo ad Isacco.
Teniamo presente che la Chiesa è destinata a sedere con
Abrahamo, Isacco e Giacobbe, e che Iddio è chiamato, fra gli altri
titoli “l’Iddio di questi tre patriarchi”. Dunque, vale la pena di meditare
circa questi uomini, perché come è vero che, contemplando Gesù,
conosciamo meglio uomini e cose, è altresì vero che studiando gli
uomini, specie i santi, conosciamo meglio Gesù.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“E Isacco cavò di nuovo i pozzi d'acqua che erano stati cavati al tempo
di Abrahamo, suo padre, i quali i Filistei avevano turati dopo la morte
di Abrahamo; e pose loro gli stessi nomi che suo padre aveva lor posti”
(Genesi 26: 18)
Incidenti di poca importanza, dirà il lettore superficiale; di
grande significato, dirà colui che si abitua a meditare e considerare.
Tutti più o meno, amano di fare qualcosa di cui essi siano gli autori
o per lo meno gli agenti principali. Pochissimi coloro che sono per
così dire senza iniziativa, tranne quella di porre in evidenza il lavoro
di altri, ed essi nascondersi.
Isacco è uomo nascosto, e ci dà il ritratto della pazienza della
fede. Scavò i pozzi che suo padre aveva scavati, i quali i filistei
avevano turati, e, si noti, “pose loro gli stessi nomi che suo padre aveva posti”.
Insignificante tutto ciò? Era forse questo patriarca un uomo
insensibile o di poca energia per agire a quel modo? Tale non lo si
può chiamare se si legge attento tutto il capo 26 della Genesi e si
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
noti l'agire dignitoso che comandò, alla fine, rispetto anche ai suoi
tormentatori - ai Filistei.
Non si agisce come Isacco, né sul monte e né scavando pozzi,
se non si è morti a sé stessi.
Eppure, vi è altro, perché vi sono “Morti e Morti”.
Isacco è ormai vecchio; gli occhi sono oscurati, e non vedono
(Genesi 27: 1). Ingannato, benedice Giacobbe di grande
benedizione. Arriva Esaù col cibo preparato, e chiede la promessa
benedizione. Si ricordi che l'uomo - Isacco aveva un che di
preferenza per Esaù (siamo tutti uomini).
Il vecchio scopre l'inganno, ma non può ripararvi.
Non ci occupiamo dell'agire di Giacobbe, ma del piano ultimo
di Dio, che volle benedire Giacobbe. Vi è mistero a volte, benché il
mezzo non sia buono (e il mezzo non buono andrà - andò al
giudizio) - ma l'effetto era, fu, in Dio. La benedizione a Giacobbe, il
santo vecchio, benché addolorato, non poté revocarla.
Ecco, Isacco - uomo di Dio - vecchio, quasi cieco, ingannato, e
da uno dei figli, e impossibilitato di correggere il già fatto. È
ingannato quando avrebbe dovuto essere avveduto, perché già un
dubbio gli era balenato, al contrasto fra ciò che toccava - collo e
mani pelose - e la voce - perché la voce era di Giacobbe e non di
Esaù.
Leggiamo in Genesi 27: 33:
atto finale che lo uccise per questa terra, ormai facendogli rimanere
solo il Cielo?
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Capitolo 6
FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE
paragrafo 3
“Giacobbe e Rachele”
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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vari fatti che sono morti preparatorie, cerchiamo, alla luce dello
Spirito Santo, di scoprire per quali eventi Giacobbe arrivò alla
Resurrezione.
Tre eventi si delineano tragici nella vita di lui.
La fuga dalla casa paterna, per paura di Esaù. Uomo tenero di
affetti, un giorno dov’è udire dalla stessa bocca di colei che tanto
l'amava:
“Ora dunque, figliuolo mio, levati (sorgi), fuggi” (Genesi 27: 43).
E leggiamo che Isacco lo benedisse e gli indicò il cammino del
pellegrinaggio.
Che questo distacco - che era una fuga - dov’è essere crudele,
possiamo immaginarlo, se consideriamo i legami domestici della vita
patriarcale; la causa che lo allontanava, e il fatto che proprio quella
benedizione ottenuta a mezzo di sotterfugi ed inganno al vecchio
genitore - proprio per quella benedizione egli diveniva un fuggiasco.
È vero che la benedizione fu irrevocabile nel cuore di Isacco,
ma non sappiamo come la qualificò Giacobbe, il quale aveva già
come protestato colla madre, che, se scoperto, avrebbe potuto
attrarsi maledizione in luogo di benedizione.
Un primo grande distacco - come una morte, e funerale al
passato. Iddio lo visitò a Betel, con gloriosa promessa, ma l'evento
rimane scultorio nel cuore del pellegrino. Non descriviamo conflitti
e sofferenze, perché ve ne sono nella vita di tutti, ma accenniamo
agli eventi principali che conducono alla morte e resurrezione.
Il secondo evento: fu a Peniel (Genesi 32), in quel conflitto con
quello Sconosciuto Uomo - Angelo - Signore, da cui uscì benedetto,
ma storpiato e per cui si prostrò, lui, uomo del Cielo - Israele -
dinnanzi all'uomo della terra, Esaù - e poi chiese ad Esaù - come per
grazia, che non lo accompagnasse, ne ordinasse ad altri di
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“Or Israele amava Giuseppe più che tutti gli altri suoi figliuoli;
perciocché gli era nato nella sua vecchiezza, e gli fece una giubba vergata.
E i suoi fratelli, veggendo che il padre loro l'amava più che tutti i suoi
fratelli, l'odiavano, e non potevano parlar con lui in pace” (vers. 3,
4).
Giuseppe era l'immagine di Rachele.
Tralasciamo i particolari - e veniamo a ciò che attiene al nostro
tema. Leggiamo:
“Questa è la giubba del mio figliuolo; una mala bestia l'ha divorato;
Giuseppe per certo è stato lacerato”.
Non mori, ma fu assorto da un cordoglio che non ebbe mai
tregua. Tutti, del grande parentado, gli si fecero attorno per
consolarlo. Ma - così leggiamo: “Egli rifiutò di essere consolato”.
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“E, dopo che Giacobbe ebbe finito di far questi comandamenti ai suoi
figliuoli ritrasse i suoi piedi dentro al letto, e trapassò, e fu raccolto ai
suoi popoli” (Gen. 49 33).
L'epistola agli Ebrei così somma quella lunga e grande vita:
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Capitolo 6
FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE
paragrafo 4
“Giobbe”
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Io avevo con gli orecchi udito parlar di te, ma ora l'occhio mio ti ha
veduto. Perciò io riprovo ciò che ho detto, e me ne pento in su la polvere,
ed in su la cenere” (Giobbe 42: 5)
Giacché siamo esortati per la Scrittura ad essere imitatori di
quelli che per fede e pazienza eredarono le promesse, e giacché la
conoscenza abbondante è data quando ci mettiamo nella
comunione dei santi, è necessario meditare la vita di certi uomini,
per imparare a conoscere ed amare sempre meglio il Signore.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Veniamo a Giobbe certo uno degli uomini più santi del tempo
antico, se tale parola «più» ci è lecito usarla.
Giobbe nei primi due capi del libro ci si rivela uomo raro.
Accettò con elevata rassegnazione i disastri che lo privavano dei
beni e dei figliuoli, e poi il male terribile che lo ridusse oggetto di
ribrezzo a sé ed agli altri. Un eroe - Giobbe.
Ma Iddio aveva un piano - cioè di elevare Giobbe al più alto
ministero per cui diveniamo simili a Gesù: ad intercedere. Gesù è in
Alto per intercedere.
Intercedere è l'atto culminante nel ministero di Gesù Cristo
(Isaia 53: 12). Ma niuno può davvero essere usato quale intercessore
se non è morto a sé stesso, per dire più esattamente, se non è
«figliuolo della Resurrezione».
Santo era, ma in molto Giobbe non era morto, e soprattutto nel
dimenticare interamente sé stesso. Accettò con dolce rassegnazione
le grandi prove, che ritenne mandate da Dio, e di certo venivano da
Dio, perché senza il permesso di Lui, Satana non avrebbe potuto
fargli nulla, ma fu impaziente e resisté alle insinuazioni dei tre amici.
Era tenacemente afferrato alla propria giustizia, a come lui fino
allora intendeva, e replicava, e replicava.
Ci volle un messaggero speciale per cominciare a far ammutolire
Giobbe. Invitiamo i lettori a rileggere i capi 32 a tutto 37 del libro.
Tra altro, nella prima parte del messaggio Elihu gli disse che più
volte l'anima si accosta alla fossa, ma che se vi è un interprete, un
intercessore, Iddio fa grazia e l'uomo torna a vivere - è risuscitato.
Così leggiamo:
“La sua carne diventerà morbida, più che non è in fanciullezza; egli
ritornerà ai dì della sua giovinezza” (Giobbe 33: 25).
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Io so che tu puoi tutto, e che cosa niuna che tu abbia deliberata, non
può essere impedita. Chi è costui, che oscura il consiglio senza scienza?
Perciò, io ho dichiarata la mia opinione, ma io non intendeva ciò ch'io
diceva: son cose meravigliose sopra la mia capacità, ed io non le posso
comprendere. Deh! ascolta, ed io parlerò; ed io ti farò delle domande, e
tu insegnami. Io aveva con gli orecchi udito parlar di te, ma ora l'occhio
mio ti ha veduto. Perciò io riprovo ciò che ho detto, e me ne pento in su
la polvere, ed in su la cenere” (42: 2-6).
È un morto risuscitato che parla ora e si esprime come uno che
è appena sbarcato in un nuovo territorio, che vuole dire, ma non sa
dire; un parlare sconnesso, che vorrebbe esprimersi e non sa meglio
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Ora, dopo che il Signore ebbe dette queste cose a Giobbe, egli disse
ancora ad Elifaz Temanita: l'ira mia è accesa contro a te, e contro ai
due tuoi compagni; perciocché voi non mi avete parlato dirittamente
come Giobbe, mio servitore. Ora dunque, pigliatevi sette giovenchi, e
sette montoni, e andate al mio servitore Giobbe, e offrite olocausto per
voi; e faccia Giobbe, mio servitore, orazione per voi; perciocché
certamente io avrò riguardo a lui, per non farvi portar la pena della
vostra stoltizia; conciossiaché voi non mi abbiate parlato dirittamente
come Giobbe, mio servitore” (42: 7, 8).
Qualificò Giobbe “servitore”, chiamandolo tale quattro volte. Ci
viene da pensare alla città quadrangolare. Notate: Giobbe non era
ancora sanato, ed ubbidì, perché oramai Giobbe per Giobbe era
morto, e agiva solo ciò che Iddio muoveva in lui. Giobbe, così come
era, offrì sacrificio per i tre, e non chiese nulla per sé.
I morti risuscitati non pensano nemmeno a chiedere per sé
stessi. Ma Iddio - Iddio, prende cura dei risuscitati; sono sacri a Lui.
Poterono offendere Gesù e maltrattarlo fino - ma non oltre - la
morte. Nella Resurrezione è tutto nuovo.
La vita è un “da ora innanzi” come dice San Paolo, “e le cose
di prima sono passate” (2 Cor. 5: 16-17).
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Capitolo 6
FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE
paragrafo 5
“Naomi”
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
come tutti i santi - ha una storia di eventi non scritta, per cui venne
il tempo che morirono e risuscitarono.
Non è difficile scoprire il carattere e la personalità di Naomi se
meditiamo le parole e gli atti di lei, riportati nel libro. Son pochi, ma
luminosi. Come dal dito si conosce il gigante, e da un osso lo
scienziato dà la misura dello scheletro, così dal parlare e dai
movimenti si conosce l'uomo.
In quel tempo le famiglie non emigravano facilmente; erano le
tribù legate ognuna al loro territorio. Fu errore per Naomi e la
famiglia lasciare Bethleem per andare in Moab. La causa che a ciò li
indusse fu grave: la fame.
Non potendo approvare, dobbiamo però compatire, perché
anche i cristiani più consacrati fanno vari movimenti prima che
siano veramente stabiliti. Il Signore lo sa: non comanda, ma
permette molto, e poi Lui sa come trarre il bene anche dai nostri
errori. L'andata di Naomi in Moab scoprì e portò via da quel paese
una perla rara: Rut, Moabita.
Benediciamo e adoriamo il Signore nei Suoi inscrutabili disegni,
e nelle Sue vie.
Però Moab fu il cimitero di quanto Naomi aveva di più caro.
Elimelec, suo marito, morì, e Naomi non si mosse per un ritorno.
Aveva due figli. e questi, familiarizzatisi ormai nel paese, sposarono
due Moabite. Passarono degli anni ancora. Poi, l'inaspettato
avvenne. I due figli morirono anch'essi, e Naomi rimase priva dei
figli e del suo marito. Leggiamo: “Ed ella si levò”.
Finalmente! Finalmente!
Ci vollero tre funerali - di tutti i suoi, per cui morta anche lei ad
un passato, terminato tragicamente - finalmente «si levò» - e la parola
è spesso quasi sinonimo di «risuscitò», e se ne tornò dalle contrade
di Moab.
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“Ed esse arrivarono in Bethleem nel principio della ricolta degli orzi”.
Un nuovo principio.
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Capitolo 6
FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE
paragrafo 6
“Davide”
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Io ho trovato Davide, uomo secondo il mio cuore, il quale farà. tutte
le mie volontà”.
«Ho trovato» suppone un cercare ciò che è raro. Uomo secondo
il mio cuore, vale a dire non è secondo altro cuore.
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tribù che menò alla guerra civile, sono colpi sopra colpi su un cuore
già spezzato, che veniva frantumato e ridotto in polvere.
Fu protetto, liberato sempre, ma a grande prezzo.
I Salmi, pieni di gloria al Signore, sono altresì un grido di dolore,
come vi scorresse dentro un fiume di lagrime. COSTA, costa essere
eletto.
Tralasciando molto; veniamo all'ultimo quadro.
L'esperienza della guerra civile tra le dieci tribù e Giuda, e
qualche altro movente, spinsero Davide a volere contare il popolo.
I Croniche 21: 1 dice:
“Or l'ira del Signore si accese di nuovo contro a Israele; ed egli incitò
Davide contro ad essi, dicendo: Va, annovera Israele e Giuda”.
Tutte e due le affermazioni sono vere.
Popolo e re, incitati da Satana, volevano contare il popolo. Iddio
comandò Davide che lo contasse. Uno di quei voleri permissivi che
danno all'uomo l'opportunità di conoscere sé stesso. Il comando di
annoverare fu sgradito a Gioab - immaginate, ad un Gioab; ma
Davide insisté.
Ma poi “Davide fu tocco nel cuore”, dopo ch'egli ebbe annoverato il
popolo. “E Davide disse al Signore: Io ho gravemente peccato in ciò che io ho
fatto; ma ora, Signore, rimuovi, ti prego l'iniquità del tuo servitore; perciocché io
ho fatta una gran follia” (2 Sam. 24: 10).
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“io son grandemente distretto: deh! cadiamo nelle mani del Signore;
perciocché le sue compassioni sono grandi, e ch'io non cada nelle mani
degli uomini” (v. 14).
“Cadiamo nelle mani di Dio” disse l'uomo dal cuore verso Dio.
La peste venne, e molti morivano - e morivano. Davide, non fu
toccato dal morbo, né alcuno della sua famiglia. All'occhio
superficiale pare che il Signore lo abbia risparmiato. Sì, ma
mandandogli la piaga nel cuore e la febbre nel cervello, il che per
Davide era peggio che se lui fosse giaciuto divorato dal male, e fosse
morto. Se qualche cosa rimaneva ancora dell'uomo antico, morì in
quel dolore, e un altro sorse nelle parole:
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Capitolo 6
FIGLIUOLI DELLA
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paragrafo 7
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Così nella prima parte del verso 17 del capo 14 dei Fatti:
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Inorgoglirsi?
Certo la tentazione assale in ogni tempo, ma vi sono eventi, che
lasciano tale impronta nel carattere, per cui non si può nemmeno
sorridere senza fatica e senza pena. Ce lo dicono quelli che hanno a
lungo trascinato la catena al piede - o sono stati negli orrori di un
disastro - se non si è scolpito, e rimane in loro, qualcosa del passato.
E Daniele.
Si ricordi che egli era di famiglia nobile di Gerusalemme, e fu,
giovinetto, menato prigioniero in Babilonia. Educato santamente, si
immagini lo schianto ch'egli dové provare quando volse gli occhi,
arsi di dolore, per l'ultima volta al tempio che non avrebbe più
veduto, ma che gli rimase scolpito nella memoria del cuore, tanto
che anche nella vecchiaia non poteva nemmeno pregare senza quella
o quelle finestre aperte, che volgevano verso la lontana
Gerusalemme.
Ma è di Eliseo che ora ci sentiamo di dire una parola.
Poco sappiamo di lui prima che fosse separato da Elia: il poco
ce lo raccomanda. Accolse subito la nuova commissione, si licenziò
con amore dai suoi, andò dietro ad Elia - gli fu servo per molti anni
- senza mai farsi lui avanti come prendendone il posto:
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Capitolo 6
FIGLIUOLI DELLA
RESURREZIONE
paragrafo 8
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
218
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Non commento.
Quel libro, da quel tempo, mi è di giorno in giorno più prezioso,
scoprendo linee ed alture e profondità dello Spirito, che appena si
cominciano a vedere dopo anni di comunione col Signore - una luce
che si va schiarendo più e più sino al meriggio del giorno.
Figliuoli della Resurrezione.
Il soggetto suppone che sono figliuoli maturi, ché nel linguaggio
originale vi sono due parole: una che si riferisce a semplici «nati»;
sono figliuoli - e l'altra, a quelli che hanno imparato a camminare col
Signore - «maturi». Tali sono «figliuoli della Resurrezione».
Altro punto da tenere fermo è, che è lo Spirito di Potenza che li
dichiara figliuoli - lo Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti, e che
- se tale Spirito abita in noi, risuscita i nostri corpi mortali. Grande
il futuro della Chiesa - nell'al di là, ove Gesù è andato a preparare il
posto e non è entrato in cuore di uomo ciò “che il Signore ha preparato
per quelli che amano Lui” (I° Corinti 2: 9).
Ma vi è un al di qua, qualche cosa che si riceve in fede prima, e
poi di fatto, perché la fede di oggi e la realtà pratica di domani. Per
fede il cristiano è “morto con Cristo, e con Lui risuscitato”; ma vi è -
attraverso eventi noti a ciascuno che li affronta - qualche cosa che
davvero è «Morte e Resurrezione». Se no, non avrebbero valore le
parole di San Paolo ai Colossesi:
“Se siete risuscitati con Cristo, pensate alle cose di sopra, cercate le cose
di sopra dove Cristo è a sedere” (Colossesi 3: 1).
La Resurrezione, ripetiamolo, suppone la morte, come il giorno
e la luce suppongono la notte e le tenebre. E così ci accostiamo al
testo di questo capitolo: Matrice dell'alba.
Questo insegnamento di notte a giorno è in molte parti della
Scrittura. Nel Salmo 30: 5 leggiamo:
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Ecco, benedite il Signore, voi tutti i servitori del Signore, che state le
notti nella Casa del Signore”.
Stanno fermi - decisi - le notti - e ve ne sono molte, più o meno
oscure - nella Casa del Signore - in comunione col Signore e con
tutti i santi.
Fu all'avvicinarsi del giorno, dopo lunghi affanni e conflitti, che
Giacobbe fu benedetto, e divenne «Principe del Signore».
Ed ora una parola sul grande Salmo Messianico, il 110.
La promessa del verso 3 segue a ciò che è detto in precedenza:
applicando alla Chiesa - e si può e si deve, ciò che è di Gesù -
impariamo che Gesù deve signoreggiare, padrone assoluto, sulla
Chiesa, come il Padre è Signore del Figliuolo; che la Chiesa deve
entrare nel riposo e stare ferma alla destra della potenza; - e
attendere; che essa non può contrastare o fermare i nemici, ma
attendere che il Signore li usi, uno dopo l'altro, come sgabelli a
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 1
“Qui - Ora”
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Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 2
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
sé stesso e il padre suo - profezia della vita della Chiesa e dei suoi
membri.
Astenendoci dal citare altri passi sul soggetto, ci limitiamo al
tema su menzionato.
Notiamo che non furono sacerdoti a ricevere la visione; ma fu
un profeta ch'era stato preparato nella terra d'esilio ed era stato in
ispirito traslato parecchie volte, perché vedesse l'agire segreto di
taluni nel tempio di Gerusalemme.
A questo medesimo uomo il Signore aveva dato le gloriose
rivelazioni del capitolo primo del libro; fu lui che, sotto il controllo
del Signore, doveva imparare a rimanere a casa sua, e che, per un
dato periodo fu privo della favella, sospirando ed esperimentando
in sé le prove e le tragedie del popolo di Dio, perché la parola che
doveva raggiungere altri doveva prima penetrare nel suo cuore.
Ezechiele, essendogli morta la moglie la mattina, doveva predicare
la sera stessa: segno al popolo d'Israele.
Questo è l'uomo al quale il Signore dette il grande comando di
profetizzare alle ossa secche.
Così dice il primo versetto di Ezechiele capo trentasette:
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Il cuore allegro giova, come una medicina, ma lo spirito afflitto secca
le ossa”.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 3
233
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
234
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
235
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Le mie pecore - disse Gesù - ascoltano la Mia Voce”. (S. Giovanni
10: 27)
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 4
“l’Alito di Vita”
237
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Il profeta continua:
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 5
“Conoscere il Signore”
241
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“E metterò sopra voi de’ nervi, e farò venir sopra voi della carne, e vi
ricoprire di pelle poi metterò lo spirito in voi, e rivirerete; e conoscerete
che io sono il Signore” (Ezechiele 37: 6).
Sarebbe troppo lungo di entrare nei particolari e di dare un
messaggio sulle singole aggiunte che il Signore mise su quelle ossa:
nervi, carni, pelle. Il lettore chieda luce sui molteplici fattori che
occorrono per fare un santo maturo, che vive nella presenza di Dio.
Per raggiungere l'unità in noi stessi, specialmente fra anima e
spirito, un cristiano dev'essere omogeneo: quando in lui predomina
l'anima, egli è carnale; quando lo spirito controlla e comanda l'anima,
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Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 6
“Scuotimenti e assetti”
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Leggiamo:
246
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
247
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
248
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
249
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 7
251
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Il testo dice:
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Ed Egli mi disse: Figliuol d'uomo, queste ossa son tutta la casa
d'Israele; ecco, essi dicono Le nostre ossa son secche, e la nostra
speranza è perita; e, quant'è a noi, siamo sterminati” (v. 11).
Essi dicono.
Vi é un tempo in cui noi, cristiani, siamo quasi disperati, e
diciamo come il profeta: “La mia via è nascosta al Signore”. Siamo
stanchi, scoraggiati, ma il Signore è sempre fedele; Egli non si stanca
mai, anzi è sempre pronto a rincorarci (Isaia 40: 27-31).
Gli Israeliti secondo la carne furono sovente scoraggiati, ma i
nemici non poterono mai distruggerli perché Iddio aveva, ed ha
tuttora, un piano da eseguire mediante il popolo d'Israele.
Vi è anche l'Israele spirituale, la Chiesa; i nemici della Chiesa non
possono distruggere nemmeno essa. Il Signore non ha promesso
che saremmo esenti da prove e persecuzioni, ma ci assicura che le
porte dell'inferno non potranno vincere la Chiesa.
Quando, raggiungiamo i nostri propri limiti, il Signore interviene
con un grande esercito, una grande protezione, e c'incoraggia, ci
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Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 8
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“Io son crocifisso con Cristo; e vivo, non più io, ma Cristo vive in me;
e ciò che ora vivo nella carne, vivo nella fede del Figliuolo di Dio, che
mi ha amato, e ha dato sé stesso per me” (Galati 2: 20)
L'altro passaggio è Galati 6: 17:
“Nel rimanente, niuno mi dia molestia, perciocché io porto nel mio corpo le
stimmate del Signor Gesù”.
Parole che rivelano come una impazienza, a stento frenata, di un
uomo che ha molto da dire, e che non vuole dire: spaventi, travagli
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“Ecco, io ti ho scolpita sopra le palme delle mani; le tue mura son del
continuo nel mio cospetto”.
Ma vi è ancora altro, per poterci almeno avvicinare al tema
nostro: Morto- Risuscitato.
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Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 9
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“avendo fatta questa determinazione: che se uno è morto per tutti, tutti
adunque erano morti; e ch'egli è morto per tutti, acciocché coloro che
vivono non vivano più per l'innanzi a sé stessi, ma a colui che è morto
e risuscitato per loro” (2 Cor. 5: 15).
Lui morto - risuscitato.
Noi pure dobbiamo in fede considerarci morti a tutto, a tutti,
per vivere in - a - Lui.
Dimenticando il passato, tranne che nel ricordare sempre i
benefici del Signore e quanto ci ha amato e perdonato, da ora
innanzi, che?
Noi - ed il noi comincia con l’io di chi scrive - noi non
conosciamo più alcuno secondo la carne.
Letteralmente - ed è forte l'espressione - è “niuno conosciamo”
cioè un escludere in modo assoluto, tutti, senza considerazione
alcuna, tranne che vederli attraverso il Signore, e così agire con tutti
- e ciascuno come Dio vuole. “non conosciamo” - non abbiamo
relazione secondo il visibile, e considerazioni - secondo l'uomo.
Ogni relazione è diretta e governata dalla relazione che noi
abbiamo col Signore.
È come dire: agiamo, conversiamo, abbiamo relazioni con tutti,
sempre avendo l'occhio a Gesù Cristo per quanto Lui, in noi, vuole
avere relazione con essi - a mezzo nostro.
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“...Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? E guardati in giro coloro
che gli sedevano d'intorno, disse: ecco mia madre, e i miei fratelli;
perciocché, chiunque avrà fatta la volontà di Dio, esso è mio fratello, e
mia sorella, e mia madre” (Marco 3: 33-35);
Nessuna riflessione di qualifica a quei congiunti, specialmente
alla madre - a quella madre - ma un'affermazione che Gesù non è
mosso da parzialità alcuna, bensì ha i suoi rapporti radicati nel Padre
Suo.
Così Lui. Tali dobbiamo essere noi.
Scrivendo sul tema specifico “Figli della Resurrezione”, per
quanto ci riesce dai brevi ricordi biblici, ci domandiamo per quale
evento, o corso di eventi, cioè, quando, questo uomo raro - San
Paolo - che tanto ha insistito sulla morte e resurrezione, quando, lui
stesso, è passato dalla fede alla realtà di morte e resurrezione.
E pur non dimenticando i vari passaggi scritturali che accennano
a grandi sofferenze, ci fermiamo a due: 2 Corinti 1: 9 e 1 Timoteo
1: 13.
Veramente 1 Timoteo 1: 13 non è un fattore singolo, ma è come
condizione di animo che ha dato la spinta verso un finale distacco e
una decisa consacrazione, benché distacco e consacrazione ci
furono dal momento che, caduto a terra, Saulo esclamò: “Signore, che
debbo fare?” (Atti 22: 10).
1 Timoteo 1: 13 è lo scoppio di una confessione come ad un
figliuolo: “Me, il quale innanzi [che prima] era bestemmiatore, e persecutore
ed ingiurioso; ma misericordia mi è stata fatta, perciocché io lo feci
ignorantemente, non avendo la fede”: le parole nel testo rivelano
l'esplosione di una energia dolorosa.
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“Egli mise la sua man destra sopra me, dicendomi: non temere; io sono
il primo e l'ultimo, e Quel che vive; e sono stato morto, ma ecco, son
vivente ne’ secoli de’ secoli, Amen; e ho le chiavi della morte e
dell’inferno” (Apocalisse 1: 17- 18).
Morto definitivamente, o come morto. Che importa la
differenza?
È uno che non può più nulla, caduto a quei piedi.
Caduto - la parola è espressiva - come se una folgore l'avesse
abbattuto. Il Signore usò la mano - la destra - posandogliela sul capo,
e la parola all'uomo caduto, ma caduto in buon posto, a quei piedi,
e gli disse quel “non temere”, che solo ha forza di davvero non far
temere - e l'assicurò che nulla, nessuno può mai essere estraneo al
suo potere, perciocché Egli è il Primo - capofila - ed é anche l'Ultimo
- retroguardia; ed aggiunse che Lui è il Vivente, l'eterno Vivente, e
non vi è vita se non in Lui; è stato morto, ma non è rimasto morto;
perché risuscitato - vive per sempre - ed é Lui che ha le chiavi della
morte e dei luoghi sotterra...
Perciò tu, morto - ma ora rimesso in vita; tu - ora: scrivi!
Non è nostro compito in queste pagine seguire il grande
apostolo nel libro dell'Apocalisse.
Qui siamo davanti al tema “Figliuoli della Resurrezione”.
Nessuno può mai vantarsi di avere tanto lavorato per il Signore,
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“Crocifisso - Risuscitato”
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“Chi è colui che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il
Figliuolo di Dio?” (I Giovanni 5: 5);
Come dire: che bisogno abbiamo di argomenti se si crede (SE)
che Gesù, quel falegname, povero, senza importanza sociale è
nientemeno il Figliuolo di Dio: se si crede ciò; e credere questo è
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“ma ancora per noi, ai quali sarà imputato; i quali crediamo in Colui
che ha suscitato da' morti Gesù, nostro Signore; il quale è stato dato
per le nostre offese; ed è risuscitato per la nostra giustificazione”.
E che questo sia l'essenziale della predicazione, è chiaro dal fatto
che anche davanti al pomposo uditorio - di Agrippa, Festo ed altri -
Paolo, coperto di catene, insisté sulla morte e Resurrezione. E già
nelle parole di Festo, si ricava che questo era il, motivo della
persecuzione de’ Giudei a Paolo:
“ma avevano contro a lui certe questioni intorno alla lor superstizione,
e intorno ad un certo Gesù morto, il qual Paolo dice esser vivente”
(Fatti 25: 19)
“Un certo Gesù morto” - che Paolo affermava “essere vivente”
(affermava - la parola rivela un dire chiaro, insistente, come svelare
ciò che è nascosto - manifestava). Gli estremi si toccano: il più
profondo da basso mena al più elevato all'alto.
L'estremo del vuotarsi - il massimo della Pienezza. L'estremo
disprezzo al massimo dell'esaltazione.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“ora mi rallegro nelle mie sofferenze per voi, e per mia vicenda, compio
ciò che resta ancora a compiere delle afflizioni di Cristo, per lo corpo
d'esso, che è la Chiesa”.
Ripetiamolo, benché tanto già insistito, che la Chiesa - la Sua -
si compone di “morti-risuscitati, di Figliuoli della Resurrezione”.
Scriviamo - se ci leggono - per quelli che siano ancora in questi
tabernacoli.
Perciò, occorre avere chiaro che vi è una morte e resurrezione -
prima dell'ultimo morire, e finale risorgere.
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“Gesù:
Regno di Dio e Resurrezione”
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Ohimè!
Che il nostro parlare é debole e spesso inefficace, toccando al
più, la superficie dell'animo e non scendendo allo spirito a
dinamitarlo.
Ohimè!
Che noi non riusciamo come gli apostoli a mettere il mondo
sottosopra, e fare dire che annunziamo - un altro Re - il Sovrano -
Re Gesù.
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Capitolo 7
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paragrafo 14
“Resurrezione”
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“Perciocché voi siete morti, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio.
Quando Cristo, che è la vita vostra, apparirà, allora ancor voi
apparirete con lui in gloria” (3: 3, 4).
Se davvero risuscitati - e s'intende mentre sono ancora in questi
tabernacoli - non ancora oltre tomba, essi hanno la loro vita -
direzione ed azione - non in sé stessi, ma in un Altro - cioè in Gesù.
In sé stessi sono come annientati, inerti: muovono, parlano,
agiscono solo quando e per quanto il Signore, divenuto loro
Sovrano, si manifesterà in loro.
Assomigliano al cherubino - cherubini - uno e più - più ed uno
- veduti da Ezechiele, i cui movimenti non erano in sé stessi - in se
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
stesso (un Corpo - e più membri del Corpo) ma nelle ruote accanto
a loro.
Una parola sulla resurrezione, ritorno in vita, di Lazzaro.
Questo il lamento di Marta a Gesù:
“... Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto” (S.
Giovanni 11: 21).
Grande lezione nelle di lei parole, benché essa non avrà
nemmeno immaginato l'applicazione ed estensione di ciò che disse.
Il verso 22: “Ma pure, io so ancora al presente che tutto ciò che
tu chiederai a Dio, egli te lo darà”, è anche una grande verità, quale
che sia stato il senso intimo che Marta abbia dato. Il “chiedere” di
Gesù è paragonabile al paragone di chi si presenta a uno sportello
bancario per chiedere denaro, avendo un documento nella mano
che gli dice che ha un deposito, dal cui ammontare può ritirare
denaro.
Gesù ha un credito illimitato al Trono; e il Suo chiedere è
prendere da un tesoro - attingere a una fonte che non vengono mai
meno. Perciò le Sue preghiere, e quelle in nome di Lui, non sono
mai inesaudite.
Alle parole di Marta Gesù rispose: “...E tuo fratello risusciterà”
(v. 23). E Marta, come ad affermare che era come Gesù diceva, ma
che l'evento era lontano, replicò: “... Io so ch'egli risusciterà nella
risurrezione, nell'ultimo giorno” (v. 24).
A questo Gesù proclamò - diciamo “proclamò”, più che rispose
con parole che non ci riesce commentare, e che vanno ripetute così
come caddero da quella bocca:
“...Io son la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, benché
sia morto, vivrà. E chiunque vive, e crede in me, non morrà giammai
in eterno. Credi tu questo?” (vv. 25, 26).
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“Non t'ho io detto che se tu credi, tu vedrai la gloria di Dio?” (v. 40).
Pesiamolo questo proclama, per quanto - e ohimè! quel poco -
ci sia dato. Se - tu - credi - tu vedrai - la gloria di Dio!
Facciamoci animo, noi, ancora deboli e tentati, perché ciò che
effettivamente Gesù disse è: Se tu vuoi credere, se sei, disposta a
credere. Perché Lui - benigno Signore - la buona disposizione ce
l'accredita come realtà.
Vedrai che? Lazzaro uscire dalla tomba? Oh, no!
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Beato colui che ode e vede nei bisogni e nei gemiti altrui, come
se il suo Dio stesso - gemesse e chiedesse. Egli - l'Onnipotente - si
nasconde nel misero e chiede ai Suoi figliuoli di cooperare con Lui
per conforto ed aiuto dove ce n'è bisogno.
Attendono la manifestazione - ma di chi? Dei figliuoli di Dio.
E si noti che nelle Scritture la parola “figliuoli” si riferisce a due
classi: i semplicemente “nati” e coloro che sono “maturi”, e che
camminano secondo la volontà del Padre, in costante dipendenza e
comunione col Padre.
La manifestazione di tali è l'attesa; non altro. Cioè: l'aprirsi di un
libro chiuso, illuminandone le pagine e i caratteri, manifestando
davvero chi è Dio, la cui essenza è “Amore”. Ma è necessario, per
non illuderci o illudere, ritrattare, sia pure breve, un quadro
doloroso. Vi sono manifestazioni che allontanano e non avvicinano
gli altri.
Molti, sempre, e alcuni per molto tempo, manifestano non il
grande Cuore e la Sapienza di Dio, ma se stessi o una setta. L'uomo
non si arrende alla voce dell'altro uomo, benché finga di udire ed
ascoltare. Solo il Creatore può parlare alla creatura - e parla a mezzo
dello Spirito Santo.
Alcuni ci sfuggono perché noi procuriamo avvicinarli come
volendoci, mostrare migliori di loro, o volendo noi proteggerli.
L'orgoglio che è in tutti, fino a che il Signore ci domina, resiste e
spinge all'opposto. Di qui i tanti nemici delle chiese (delle chiese),
benché molti di tali avversari gemono e travagliano, attendendo,
sperando in qualche cosa.
Ma vi sono dei cristiani - ed ognuno che davvero é cristiano
raggiungerà tale statura - vi sono di quelli - che dopo dolorose
esperienze ed anche errori, sono morti a sé stessi - e sono pervenuti
a vedere in ogni cosa ed in ogni creatura, un oggetto caro al Cielo.
Ed essi, pervenuti allo stato di morti fatti viventi, non mostrano più
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Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
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“non toccarmi”
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Come Lui e di Lui, così della Sua Chiesa, come Corpo formato,
e come individui che la compongono.
Che vi sia stato un distacco ben preciso fra l'agire degli altri verso
Lui e il Suo verso gli altri, fra prima che spirasse e dopo, nella
resurrezione, e nei quaranta giorni; è espressamente dichiarato
nell'Evangelo.
In 1 Timoteo 3: 16 leggiamo:
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
307
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 17
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vivono - quelli che sono “morti con Lui - risuscitati con Lui: Figliuoli
della Resurrezione”.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Capitolo 7
I RISORTI:
SUE OSSA, SUA CARNE
paragrafo 18
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Così pure tutti quelli che sono passati dalla morte ed hanno
raggiunto la vita mediante la resurrezione, ricevono in questa vita
una caparra, un pegno del futuro, essendo introdotti, traslati, dalla
potenza del Signore in un nuovo regno.
Concludiamo. Leggiamo in Colossesi 1: 13:
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
322
Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Capitolo 8
CONCLUSIONE
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
che servono a calmarci; e promesse di aiuto per quello che Dio vuole
da noi.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Adorazione di riconoscenza.
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
“La Grazia
del Signor Gesù Cristo,
e la Carità di Dio,
e la Comunione
dello Spirito Santo,
sia con tutti voi.
Amen”
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Gesù, in ogni cosa simile ai Fratelli - I Fratelli: desiderosi di essere simili a Gesù
Finis
15 febbraio 2023
329