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L’ORDINE DELL’INTERAZIONE, Erving Goffman PRESENTAZIONE di Pier Paolo Giglioli

Quella di Goffman è una sociologia dell’interazione faccia a faccia, di ciò che si verifica di sociologicamente
interessante in conseguenza del fatto che due o più persone sono co-presenti, cioè reciprocamente esposte
l'una alla immediata percezione dell'altra. Goffman distingue tra informazione emessa intenzionalmente e
informazione fornita involontariamente per lo più attraverso segnali corporei che non riusciamo o non ci
curiamo di controllare e tratta l'interazione faccia a faccia come un fenomeno da esaminare nei suoi propri
termini. Egli crede che ci siano alcuni tipi di approcci allo studio di questo tipo di interazione, viziati. Questi
studi sono:

1. Teorie macro-sociologiche che concepiscono ciò che si verifica nell'interazione come l'effetto di
strutture sociali e contesti istituzionali più ampi. Goffman osserva che non esiste un necessario
isomorfismo tra il posto di un individuo all'interno dell’interazione e il posto che occupa al di fuori
di essa. L'impatto delle variabili strutturali non è mai diretto, ma viene mediato da un insieme di
regole di trasformazione che stabiliscono quali aspetti abbiano diritto di cittadinanza all'interno
deII’interazione. TUTTI I TIPI DI INTERAZIONE SONO CIRCONDATI DA UNA MEMBRANA CHE FILTRA
LA REALTA' SOCIALE CIRCOSTANTE, STABILENDO SE E QUALE PARTE DI ESSA È RILEVANTE. Le unita,
le strutture e i processi propri all'interazione faccia a faccia non possono essere direttamente
dedotti dalle caratteristiche strutturali dei soggetti che vi sono coinvolti. Secondo Goffman si tratta
di una concezione empiricamente inadeguata, perché non è in grado di spiegare buona parte delle
pratiche interazionali. È teoricamente debole perché si preclude di afferrare la distinzione tra ciò
che è situazionale, cioè inerente all'interazione, e ciò che è meramente situato, cioè è collocato
solo casualmente al suo interno.
2. Teorie che considerano l'interazione come un semplice luogo d'intersezione dei corsi di azione dei
singoli partecipanti. Per Goffman e inadeguata perché attribuisce l'ordine dell'interazione a fattori
esogeni. L’lNTERAZlONE È QUALCOSA ALLA QUALE I PARTECIPANTI SONO ORIENTATI E CHE PONE
DEI VINCOLI AL LORO AGIRE. L'ANALISI DELL'INTERAZIONE CONCERNE LO STUDIO DEI MOMENTI E
DEI LORO UOMINI. I RAPPORTI D'INTERFACCIA TRA I DUE LIVELLI SONO DA CONSIDERARSI COME
UNA QUESTIONE TEORICA ED EMPIRICA APERTA DA AFFRONTARE CON PARTICOLARE ATTENZIONE.

C’è una differenza tra le analisi di Simmel e quelle di Goffman: Simmel confina le caratteristiche
sociologiche della socievolezza in un luogo ben preciso dello spazio sociale e quando parla di socievolezza
ha in mente un referente molto chiaro cioè il salone borghese letterario-mondano. GOFFMAN INVECE
CONCEPISCE L'lN5lEME DI REGOLE CHE TENGONO A BADA LE PROPRIETA' STRUTTURALI E GLI STATI
PSICOLOGICI DEI PARTECIPANTI COME UN ASPETTO DI OGNI INTERAZIONE FACCIA A FACCIA. L'ORDINE
DELL'INTERAZIONE NON È LIMITATO AD ALCUNI TIPI DI RELAZIONI SOCIALI, MA È UN ORDINE
IMMANENANTE A QUALSIASI SITUAZIONE DI CO-PRESENZA. Goffman sosteneva che gli uomini si
conformano alle norme per una pluralità di fattori diversi e quindi che l'ordine dell’interazione, come
qualsiasi altro tipo di ordine sociale, sia sostenuto da una combinazione di diverse motivazioni e non da una
sola.

Secondo lui l’organizzazione sociale dell'interazione ha due facce: una tecnico-sistemica, l'altra rituale-
morale. L’ordine sistemico dell’interazione si riferisce a quelle condizioni che rendono possibile agli
individui di interagire in maniera tecnicamente efficace. I partecipanti ad una interazione sono anche esseri
morali preoccupati di proiettare un’immagine rispettabile di sé stessi e attenti all’immagine del self
proiettata dagli altri. Questa dimensione espressiva della co-presenza appartiene all’ordine rituale
dell’interazione. L'operazione che compie Goffman è quella di trasportare a livello microsociologico la
duplice tesi durkheimiana che Dio è il simbolo della società e che, nelle differenziate società moderne,
l’individuo è l'oggetto sacro per eccellenza. Per Goffman i riti che costituiscono la sacralità dell'individuo e
ne sostengono socialmente il culto non vanno più cercati nelle grandi cerimonie pubbliche alle quali
pensava Durkheim, ma nei piccoli e apparentemente banali rituali che costellano l'interazione nella vita
quotidiana. Vede la necessità di trattare l’individuo come un oggetto cerimoniale e pone dei vincoli
all’organizzazione sociale della co-presenza. "L’attore può considerare gli altri come oggetti sacri. Gli
attributi sociali degli interlocutori devono essere costantemente onorati e se sono disonorati deve avvenire
una espiazione. L'attore deve sempre stare in guardia ed essere composto nel suo agire. Deve comportarsi
con grande cura rituale. Più che un gioco di controllo delle informazioni, l’interazione conversazionale è un
problema di controllo rituale.” L'identità non è qualcosa di stabile e durevole nel tempo ma un effetto
strutturale prodotto e riprodotto discontinuamente nei vari balletti cerimoniali della vita quotidiana. Il sé
non è qualcosa di organico che abbia una sua collocazione specifica, il cui principale destino sia quello di
nascere, maturare e morire; è piuttosto un effetto drammaturgico che emerge da una scena che viene
rappresentata. Oltre ad avere un ruolo determinante nella costituzione del self, l'ordine dell'interazione è
alla base della percezione di normalità del mondo sociale, Con il concetto di “apparenze normali” Goffman
intende la sicurezza fisica dei partecipanti all'interazione. Una caratteristica propria dei contesti di co-
presenza e che gli individui, essendo fisicamente accessibili, sono esposti alla possibilità di essere aggrediti.
Ogni interazione è potenzialmente minacciosa. Tuttavia gli individui non sembrano allarmati dai rischi
connessi alla presenza di altri, anche se questi sono degli estranei sconosciuti. La fiducia reciproca prevale.
Una tale fiducia, secondo Goffman, dipende da molti fattori, principalmente dai valori istituzionalizzati nella
nostra cultura. Gli individui hanno un comportamento espressivo mediante il quale i co-presenti
manifestano continuamente l'un l'altro di essere persone affidabili che non sfrutteranno le opportunità di
aggressione fisica a loro disposizione. L'ordine cerimoniale dell'interazione rappresenta una caratteristica di
sfondo che l'individuo prende per scontata e che lo tranquillizza circa le intenzioni degli altri,
permettendogli di dedicarsi a ciò che lo interessa senza stare continuamene all'erta per proteggere la
propria sicurezza. L'altro tema a cui Goffman si riferisce con l'espressione "apparenza normali” è il
consenso cognitivo degli attori, la loro possibilità di definire univocamente una situazione. Le nostre
aspettative nei riguardi delia vita quotidiana sono plasmate dalle norme sistemiche e rituali che governano
la co-presenza, la loro violazione può provocare sconcerto, l'impossibilita di attribuire un senso
all’ambiente sociale. Goffman afferma che generalmente essi si consumano in pochi istanti, dopodiché una
ferma definizione della realtà viene prontamente ristabilita. Lo status che nel presente saggio di Goffman
attribuisce all'ordine dell'interazione è quello di UN LIVELLO DELLA REALTA' SOCIALE, ANALITICAMENTE
INDIPENDENTE DA ALTRI LIVELLI, ANCHE SE EMPIRICAMENTE INTRECCIATO CON ESSI. QUESTO ORDINE
NON È SEMPLICAMENTE UN ORDINE ACCANTO AGLI ALTRI, MA UN ORDINE CHE STA ALLA BASE DEGLI
ALTRI, CHE IN QUALCHE MODO LI FONDA. Poiché tutte le sfere del sociale implicano in misura maggiore o
minore condizioni di copresenza, il buon funzionamento deII’ordine dell'interazione è un loro
indispensabile prerequisito. La pena ultima per chi viola le regole deII'interazione è dura, riempiamo in
parte i nostri manicomi con coloro che agiscono in modo inappropriato per proteggere le nostre interazioni
e le nostre occasioni.

Il L’INTERAZIONE SOCIALE può essere definita in senso stretto come ciò che traspira unicamente nelle
situazioni sociali, cioè in ambienti nei quali due o più individui sono fisicamente l’uno alla presenza della
risposta dell’altra. ORDINE SOCIALE =INTERAZIONE FACCIA A FACCIA. Il metodo di studio dell'ordine
dell’interazione è la microanalisi. Ragioni per studiare I’ ordine dell'interazione come un campo a sé stante:

1. Gli elementi contenuti all’interno dell'ordine in questione sono connessi più strettamente tra loro
che con elementi esterni
2. L'analisi dei rapporti fra i diversi ordini è di critica importanza e presuppone di delineare i diversi
ordini sociali
3. L’isolamento dell’ordine dell'interazione offre un mezzo per esaminare da un punto di vista
comparato società diverse e da un punto di vista storico la nostra.

Le AZIONI sono SOCIALMENTE SITUATE perché la vita quotidiana si svolge nell’immediata presenza di altri.
Qualcosa è SITUAZIONALE quando è collocato casualmente all’interno di una situazione sociale, qualcosa è
SITUAT0 quando si può verificare solo in ambiti faccia a faccia. Nell’ordine dell’interazione, l’assorbimento e
il coinvolgimento dei partecipanti sono cruciali e questi stati cognitivi non possono essere mantenuti per
lunghi periodi di tempo o sopravvivere facilmente a pause e interruzioni forzate. L'ordine dell’interazione
coglie gli esseri umani in quell'angolo della loro esistenza che mostra una considerevole sovrapposizione
con la vita sociale di altre specie. Vi sono infatti una quantità di prosaiche ragioni che spiegano perché
dappertutto gli individui - estranei o intimi- trovino conveniente passare del tempo alla immediata presenza
degli altri. Quando gli individui per qualsiasi ragione si trovano alla immediata presenza l’uno dell'altro,
diviene chiarissima una fondamentale condizione della vita sociale, ii suo carattere di visibilità pubblica.
Non solo il nostro aspetto e le nostre maniere forniscono indizi sul nostro status e sulle nostre relazioni. Ma
anche la direzione del nostro sguardo, l’intensità del nostro coinvolgimento e la modalità del nostro
comportamento iniziale permettono agli altri di racimolare informazioni sui nostri scopi e intenti immediati,
e tutto ciò indipendentemente dal fatto che stiamo o meno conversando con loro. Possiamo sempre
facilitare queste rivelazioni bloccarle o anche fuorviare i nostri osservatori. Quando gli individui sono alla
presenza l’uno dell’altro sono ammirevolmente situati per condividere un comune centro di attenzione,
percepire che lo stanno facendo e percepire questa percezione. Ciò costituisce la precondizione di un
fenomeno basilare: la continua, intima coordinazione dell'agire. Il linguaggio verbale aumenta l’efficienza di
tale coordinazione, in modo particolarmente cruciale quando qualcosa va in modo diverso da come era
stato indicato o ci si aspettava. La caratterizzazione che un individuo può farsi di un altro osservandolo e
udendolo è organizzata intorno a due forme fondamentali di identificazione: quella categorica, che implica
la collocazione dell'altro in uno o più categorie sociali, e quella individuale, mediante la quale il soggetto
osservato e legato a una identità che lo distingue unicamente. Gli individui devono necessariamente
affrontare le contingenze legate alla territorialità personale. Possiamo partecipare alle situazioni sociali solo
se portiamo con noi i nostri corpi e il loro equipaggiamento e questa attrezzatura e vulnerabile da quella
che gli altri portano con i loro corpi. Similmente, quando siamo alla presenza di altri, diveniamo vulnerabili
all'intrusione delle loro parole e dei loro gesti nelle nostre riserve psichiche e all'infrazione di quell'ordine
espressivo che ci aspettiamo venga mantenuto in nostra presenza. Quindi sia opportunità che rischi sono

inerenti alla co-presenza fisica. È NELLE SITUAZIONI SOCIALI CHE CI TROVIAMO DI FRONTE A QUESTE
OPPORTUNITA' E RISCHI E CHE ESSI AVRANNO IL LORO EFFETTO INIZIALE. E SONO LE SITUZIONI SOCIALI
CHE OFFRONO IL TEATRO NATURALE NEL QUALE SONO MESSE IN SCENA E SONO LETTE TUTTE LE
ESIBIZIONI CORPOREE. DA QUI LA GIUSTIFICAZIONE PER USARE LA SITUAZIONE SOCIALE COME LA
FONDAMENTALE UNITA' DI LAVORO NELLO STUDIO DELL'ORDINE DELL'INTERAZIONE. LA NOSTRA
ESPERIENZA DEL MONDO È MODELLATA SUL CONFRONTO FACCIA A FACCIA. Difficilmente le regole e le
aspettative che si applicano a una particolare situazione sociale sono generate sul posto e sul momento. Il
"modello di comportamento vigente" si riferisce con ragione al fatto che letture simili saranno applicabili a
un'intera classe di scenari molto diversi fra loro. È evidente che ogni partecipante entra in una situazione
sociale con una biografia consolidata dei suoi precedenti rapporti con gli altri partecipanti e entra anche
con una vasta gamma di presupposti culturali che suppone condivisi.

AL VERO E PROPRIO CENTRO DELLA VITA DELL'INTERAZIONE STA LA RELAZIONE COGNITIVA CHE ABBIAMO
CON COLORO CHE CI SONO DI FRONTE: SENZA DI ESSA LA NOSTRA ATTIVITA', COMPORTAMENTALE E
VERBALE, NON POTREBBE AVERE UN'ORGANIZZAZIONE SENSATA.

III ORDINE -> AREA DI ATTIVITA'. In quanto ordine di attività, l'ordine dell'interazione, forse più di ogni altro,
è effettivamente ordinato. Questa ordinatezza è fondata su molti presupposti cognitivi condivisi e su vincoli
che si mantengono autonomamente. Il funzionamento dell'ordine dell’interazione può essere facilmente
visto come la conseguenza di un sistema di convenzioni abilitanti. A sostegno di questo punto di vista si
possono presentare due argomenti:
1. L'effetto globale di un dato insieme di convenzioni sarà per tutti i partecipanti di ottenere un
notevole vantaggio a modico prezzo, secondo il criterio per cui qualsiasi convenzione che faciliti la
coordinazione e accettabile, a patto che si possa indurre tutti ad attenervisi, poiché le varie
convenzioni in sé non hanno alcun valore intrinseco
2. L'interazione ordinata è vista come il prodotto di un consenso normativo, gli individui
inconsciamente danno per scontate le regole che tuttavia ritengono intrinsecamente giuste

Entrambe queste prospettive presuppongono che le costrizioni applicabili agli altri siano applicabili anche a
noi stessi, che gli altri abbiano le nostre stesse idee rispetto alle costrizioni relative al loro comportamento
e che tutti capiscano che questa obbedienza spontanea è in vigore. Gli individui si adeguano ai correnti
accordi interazionali per una quantità di motivi diversi, e non si può dedurre dal loro apparente e tacito
sostegno che non gradirebbero o si opporrebbero ad un cambiamento. Gli individui che violano
sistematicamente le norme dell'ordine dell'interazione possono nondimeno dipendere da esse la maggior
parte del tempo, compresi quei momenti durante i quali sono attivamente impegnati a violarle. Ciò che è
considerato un ordine desiderabile secondo la prospettiva di alcuni può essere sentito come esclusione e
repressione dal punto di vista di altri.

Forse dietro la disponibilità di accettare l'ordine delle cose si nasconde il brutale dato di fatto della propria
posizione nella struttura sociale e dei costi, reali o immaginari, del farsi individuare come scontento.
Accettare le convenzioni e le norme come dati è equivalente, nei fatti, a fidarsi di coloro che ci stanno
attorno. Se non facessimo così, difficilmente potremmo occuparci degli affari correnti; anzi difficilmente
potremmo avere degli affari correnti.

IV Unità fondamentali, strutture ricorrenti e relativi processi dei fenomeni faccia a faccia; ENTITA'
INTERAZIONALI DI BASE:

1. UNITA' DEAMBULATORIE: si può cominciare con le persone intese come entità veicolari, cioè con le
unita umane deambulatorie. Nei luoghi pubblici abbiamo i "singoli" e gli "insiemi", ambedue
vengono trattati come unità autonoma ai fini della partecipazione al lusso della vita sociale dei
pedoni
2. CONTATTO: una qualsiasi occasione nella quale un individuo entri in presenza della risposta di un
altro, sia mediante co-presenza fisica che collegamento telefonico o scambio epistolare. Considero
come parte dello stesso contatto tutti quegli sguardi e scambi che hanno luogo durante una data
occasione.
3. INCONTRI CONVERSAZIONALI e RIUNIONI FORMALI: situazioni nelle quali le persone si riuniscono in
un piccolo cerchio fisico come partecipanti ratificati in una impresa consapevolmente condivisa e
chiaramente interdipendente, il cui periodo di partecipazione e delimitato da rituali di un qualche
tipo o e facilmente suscettibile alla invocazione di tali rituali. Tutte queste attività basate
sull’interazione verbale sono da contrapporre alle molte interazioni in cui le azioni che si
intrecciano non comprendono la vocalizzazione e nelle quali la conversazione, quando e se figura, è
un saltuario e attutito impegno marginale o un'appendice irregolare e intermittente alla
coordinazione delle azioni in corso,
4. PODIO: la sistemazione, universalmente diffusa, in cui un'attività e svolta di fronte a un pubblico. Le
dimensioni del pubblico non sono strettamente connesse a ciò che viene presentato e l'obbligo
degli spettatori consiste principalmente nell’apprezzare, non nel fare. il podio soddisfa il requisito
di coinvolgere un numero potenzialmente grande di individui in un singolo centro di attenzione
visivo e cognitivo.
5. OCCASIONI SOCIALI: raduni di individui con ammissione controllata, sotto gli auspici e in onore di
una qualche circostanza il cui significato è condiviso da tutti i partecipanti. È probabile che si
sviluppi uno stato d'animo o un tono comune, che delimita i confini del coinvolgimento.
Un’occasione sociale probabilmente fornirà lo sfondo per molte piccole iniziative differenti e ben
definite, conversazionali o meno, e molto spesso sottolineerà (e incorporerà) uno spettacolo da
podio. Si possono considerare le occasioni sociali celebrative come la più ampia unità interazionale,
poiché sono le uniche che possono essere organizzare per durare diversi giorni. Ordinariamente,
tuttavia, una volta cominciata una occasione celebrativa continuerà senza interruzioni fino al suo
termine.

OGNI VOLTA CHE SI VERIFICANO INCONTRI, ESIBIZIONI DA PODIO O OCCASIONI SOCIALI CELEBRATIVE, VI È
ANCHE DELTRAFFICO E DI CONSEGUENZA ANCHE LE UNITA' CHE LO COMPONGONO.

V L'intento e quello di descrivere caratteristiche dell'ordine dell'interazione che interessano direttamente i


mondi macro che esistono. C’è una connessione tra STRUTTURE SOCIALI (forme entro le quali si svolgono le
azioni sociali) e ordine dell'interazione, c’è un impatto diretto di effetti situazionali sulle strutture sociali.
Ecco 3 esempi:

1. In primo luogo, nella misura in cui le organizzazioni dipendono da un personale particolare, la


sequenza giornaliera di situazioni sociali, sul lavoro o meno, durante le quali queste persone
possono essere ferite o sequestrate diviene anche una serie di situazioni in cui le loro
organizzazioni possono venir danneggiate. Negozi a conduzione familiare, famiglie, relazioni e altre
strutture di piccole dimensioni sono analogamente vulnerabili.
2. In secondo luogo vi è l'ovvio fatto che una gran parte del lavoro di una organizzazione viene volto
faccia a faccia, deve necessariamente essere svolto in questo modo ed è vulnerabile agli effetti
faccia a faccia. In altre parole: nella misura in cui agenti di organizzazioni sociali di qualsiasi
grandezza (dagli Stati ai nuclei familiari} possono essere persuasi, circuiti, blanditi, intimiditi o
altrimenti influenzati con effetti ottenibili solo in rapporti faccia a faccia, in questi casi l'ordine
dell'interazione influisce decisamente sulle entità macro.
3. In terzo luogo, vi sono incontri nei quali l'impressione che i soggetti creano durante l’interazione
incide sulle loro possibilità future. L’esempio istituzionalizzato è l’intervista di collocamento
condotta da assistenti. In una forma meno evidente, questa valutazione avviene dovunque: tutti
regolano l’accesso a qualcosa. Per esempio le relazioni d’amicizia e i legami matrimoniali.

Che avvengano in contesti istituzionalizzati o meno, l’elemento situazionale di questi incontri "valutativi" è
chiaro: ogni cultura sembra avere un vasto bagaglio di fatti e leggende relativi agli indicatori corporei dello
status e del carattere, un bagaglio che rende leggibili le persone. Attraverso una sorto di sistemazione
preventiva, le situazioni sociali sembrano essere progettate alla perfezione per evidenziare i vari attributi di
un partecipante. Inoltre coloro che decidono possono ricorrere a una lista infinita di razionalizzazioni per
nascondere al soggetto la combinazione di considerazioni che figura nella loro decisione e, specialmente, il
peso relativo dato a ciascuno di questi fattore. È in questi incontri valutativi, quindi, che può avvenire quella
classificazione silenziosa che riproduce la struttura sociale. Si possono quindi individuare modi evidenti in
cui le strutture sociali dipendono e sono vulnerabili da ciò che accade nei contatti faccia a faccia. Le forme
di vita faccia a faccia vengono levigate dalla ripetizione costante da parte di partecipanti che sono
eterogenei per molti aspetti, ma che devono raggiungere rapidamente un accordo operativo; queste forme
quindi sembrano molto più aperte ad un’analisi sistematica di quanto lo siano i meccanismi interni o esterni
di molte entità macro. Il breve lasso spaziale e temporale della parte sensibile di molti di questi eventi ne
facilita la registrazione, e si ha anche l’ulteriore vantaggio di poter mantenere io sguardo su casi particolari
durante l'intero coeso del loro di svolgimento. Parlare delle forme di vita relativamente autonome
dell'ordine dell'interazione non significa proporre queste forme come anteriore, fondamentali o costitutive
delle forme dei fenomeni macro e non significa nemmeno parlare di qualcosa di immutabile. Tutti gli
elementi della vita sociale hanno una storia e sono soggetti a decisivi cambiamenti nel tempo e nessuno
può essere compreso appieno prescindendo dalla cultura specifica nella quale si verifica.
VI Una caratteristica fondamentale dei raduni faccia a faccia è che in essi, e solo in essi, possiamo dare
forma ed espressione drammatica a cose e questioni altrimenti inaccessibili ai sensi. Mediante
l'abbigliamento, i gesti e i movimenti del corpo possiamo descrivere e rappresentare una lista eterogenea
di entità immateriali, che condividono solo la proprietà di avere un significato nelle nostre vite e al tempo
stesso di non proiettare un'ombra. Queste incarnazioni sono basate su cerimonie (a loro volta inserite in
occasioni sociali celebrative) e presumibilmente danno la possibilità ai partecipanti di dichiarare la propria
affiliazione e il proprio impegno a favore della loro collettività e di ribadire le loro credenze ultime. La
gamma di possibili dimensioni di tali eventi celebrativi e molto ampia. Presumibilmente queste occasioni
hanno delle conseguenze per le strutture macro, ne e un esempio il carnival che era una festa rionale multi-
etnica e divento l'origine dell’organizzazione politica degli immigrati delle Indie occidentali a Londra. Il
carnival fu più la causa di un movimento sociale e dei suoi effetti sulla formazione di un gruppo, che
un'espressione di questo. L'ombra può portare alla sostanza.

VII

RITUALI DI CONTATTO: espressioni meccaniche e brevi che si verificano in connessione con l’azione
quotidiana, ed il cui caso più frequente non coinvolge più di due individui. I rituali di contatto hanno luogo
per ragioni casuali quando gli individui sono alla presenza immediata l’uno dell’altro (e possono servire
assai bene come metafore micro-ecologiche), se non si verificano casualmente allora gli ambienti locali
possono essere facilmente manipolati in modo da produrle. Date le sensibilità selettive di una particolare
cultura alcune risorse rappresentative situate saranno più sfruttate di altre. Le strutture sociali non
determinano le rappresentazioni culturalmente standardizzate, ma semplicemente influiscono sulla loro
selezione dal repertorio disponibile. In generale: ciò che si trova, almeno nelle società moderne, è una
connessione non esclusiva -una relazione debole- fra le pratiche interazionali e le strutture sociali; un
insieme di regole trasformazionali che sceglie come saranno trattate all'interno dell'interazione le varie
distinzioni sociali rilevanti all'esterno. La dipendenza dell’attività interazionale da fattori esterni
all’interazione non implica di per sé una dipendenza dalle strutture sociali. LE RELAZIONI COGNITIVE DEI
PARTECIPANTI, VALE A DIRE CHE COSA CIASCUNO PUO' EFFICACEMENTE PRESUPPORRE CHE L'ALTRO
SAPPIA, SONO UNA QUESTIONE CENTRALE IN OGNI INTERAZIONE FACCIA A FACCIA.

Questa relazione è relativamente indipendente dal contesto, estendendosi a tutte le occasioni in cui i due
individui si incontrano. La formulazione generale del rapporto fra ordine dell’interazione e ordini strutturali,
permette di:

1. Trattare come oggetto di analisi soltanto "chi è che lo fa a chi", sapendo che in quasi tutti i casi le
categorie risultanti non coincideranno perfettamente con alcune divisione strutturale.
2. Usare un approccio basato sulla tesi di una relazione debole tra ordine dell'interazione e strutture
sociali che consente di assegnare un ruolo all'evidente potere dei capricci e delle mode di
provocare cambiamenti nelle pratiche rituali.
3. Rilevare la vulnerabilità di aspetti dell'ordine dell’interazione ad interventi politici diretti sia dal
basso che dall’alto.

VIII Fra tutte le strutture sociali che interagiscono con l’ordine dell'interazione, quelle che sembrano farlo
più in profondità sono le relazioni sociali (rapporto tra due a più individui che orientano reciprocamente le
loro azioni). Prendiamo ad esempio (nella nostra società) la relazione di conoscenza. Questa è un'istituzione
fondamentale nel campo delle nostre transazioni con gli individui alla nostra immediata presenza. Ciò che
essa implica è il diritto e l’obbligo di accettare reciprocamente e riconoscere apertamente l'identificazione
all'inizio di ogni occasione di vicinanza prodotta casualmente. Questo rapporto, una volta stabilito, si
intende prolungato a vita. La relazione che chiamiamo "semplice conoscenza" incorpora il riconoscimento e
poco altro, e costituisce pertanto un caso limite, poiché l’obbligo di fornire le prove della relazione è la
relazione stessa e queste prove sono la materia dell'interazione. Quando si passa a considerare relazioni
"più profonde", il riconoscimento e i suoi obblighi rimangono un fattore ma non quello più caratterizzante.
L'obbligo di scambiarsi saluti di passaggio è esteso perché coloro che si salutano possono essere costretti a
interrompere ciò che stavano facendo per dedicarsi a manifestazioni di piacere per l'opportunità di
contatto. Durante questi incontri, ogni partecipante e tenuto a dimostrare di aver tenuto a mente non solo
il nome dell'altro ma anche alcuni tratti della sua biografia dimostrando così interesse riguardo al suo
mondo. Parallelamente, vi sarà l'obbligo di aggiornare l’altro riguardo alle proprie faccende.

Naturalmente questi obblighi contribuiscono a rivitalizzare rapporti che altrimenti avrebbero potuto
attenuarsi per mancanza di contatti, ma forniscono anche le basi per iniziare un incontro e un facile
argomento di discussione iniziale. Di conseguenza si dovrebbe ammettere che l’obbligo di mantenere una
biografia attiva delle nostre conoscenze (e assicurarci che loro possano fare lo stesso nei nostri confronti)
contribuisce all’organizzazione degli incontri almeno quanto contribuisce alle relazioni delle persone che si
incontrano.

IX Nella nostra società si possono isolare 4 status diffusi cruciali: la classe d'età, il sesso, la classe sociale e la
razza. Essi condividono due caratteristiche fondamentali:

1. Costituiscono una griglia incrociata su cui ogni individuo può essere collocato rispetto a ciascuno
dei 4 status.
2. La nostra collocazione rispetto a tutte e 4 le categorie è evidente in virtù delle marche che i nostri
corpi portano con sé in tutte le situazioni sociali, senza che sia necessaria alcuna informazione
precedente sul nostro conto.

Potremo sempre essere identificati quasi sempre categoricamente in uno i questi 4 modi appena ci
presentiamo. Queste caratteristiche sono facilmente percepibili nelle situazioni sociali. Qualsiasi
caratteristiche non facilmente percettibile acquisirebbe difficilmente il ruolo di caratteristica che determina
lo status diffuso, almeno nella società moderna. Ci sono elementi della struttura delle transazioni di servizio
che si possono considerare istituzionalizzate e ufficiali, tale che quando se ne vede l’applicazione in un
particolare ambiente di servizio i presenti sentono che non è accaduto nulla di strano o inaccettabile o fuori
dal comune. Questi elementi sono:

1. UGUAGLIANZA Di TRATTAMENTO:
Nella società contemporanea quasi tutti partecipano a transazioni di servizio ogni giorno e tutti i
candidati a un servizio saranno trattati allo stesso modo o egualmente, indipendentemente dalle
categorie di cui fanno parte. Prendiamo come esempio la regola della precedenza al primo arrivato:
questa regola produce un ordine temporale che annulla totalmente gli effetti dei differenti status e
delle differenti relazioni sociali che i candidati portano con sé nelle situazioni di servizio -attributi
che hanno un enorme peso al di fuori di quella situazione-. In questo caso è il “determinismo
locale" il dispositivo che esclude tutti gli altri.
2. Aspettativa L'aspettativa che chiunque richieda un servizio sia trattato con cortesia.

Date queste due regole i partecipanti nelle transazioni di servizio possono avere l’impressione che tutti gli
attributi esterni rilevanti siano sospesi e che solo a quelli generati all'interno sia dato di giocare un ruolo.
Ma, ovviamente, ciò che in realtà accade mentre il cliente mantiene questa sensazione di trattamento
normale, e una faccenda complessa e precaria che però non suscita sorpresa in quanto istituzionalizzata. In
alcuni casi qualifiche situazionalmente percettibili riguardanti l'età, la sobrietà, l'abilità linguistica e la
liquidità dovranno venire soddisfatte prima che gli individui possano ritenersi autorizzati a usufruire di un
servizio. Come esempio possiamo prendere la richiesta “Una tazza di caffè da portar via” fatta da un
barbone, essa potrebbe non ricevere la risposta "latte o zucchero? “che riceverebbe un individuo dell'alta
società. Le transazioni di servizio possono essere effettuate in modo tale che chi serve non guardi
nemmeno in faccia chi è servito. Tuttavia, di solito, gli sguardi si incontro e il reciproco obbligo di un
incontro sociale è accettato e viene usato un appellativo generico (come signore) o professionale negli
scambi iniziali. Spesso accade che gli individui che richiedono un servizio ritengano di aver ricevuto un
trattamento ingiusto o scortese. Di fatto tutti i vari elementi della struttura normale di servizio possono
essere manipolati, sfruttati e segretamente violati in un numero quasi infinito di modi. Come un cliente può
essere discriminato in una maniera, così un altro può essere favorito ingiustamente.

Tipicamente queste infrazioni prenderanno la forma di atti negabili, atti la cui sgradevolezza può essere
smentita dal soggetto se è chiamato in causa apertamente. Naturalmente si può dare in molti modi
espressione ad attributi esterni ufficialmente irrilevanti, sia che questi siano associati a status sociali diffusi,
a relazioni personali o a tratti di personalità.

Non si può quasi mai dire che esiste un qualche tipo di trattamento equo su basi oggettive, si può
solamente dire che ciò che accade non urta la concezione che i partecipanti hanno di uguale trattamento.
Non vi è dubbio che normalmente tali momenti increspino appena la superficie della scena del servizio,
lasciando a tutti la sensazione che nessuna infrazione della regola dell'uguaglianza si sia verificata. Ma
naturalmente le categorie di individui che ricevono una cortesia come quella della cessione di precedenza,
possono sentirsi trattate con condiscendenza e denigrate. In conclusione: la sensazione normale che gli
attributi esterni siano ufficialmente esclusi dall'avere un ruolo nelle contrattazioni di servizio e che il
determinismo locale prevalga è per molti versi una impresa percettiva. Gli attributi esterni di fatto sono
sistematicamente disattesi. Il principio dell’egual trattamento non è fortificato in alcun modo da ciò che
effettivamente accade durante le transazioni di servizio. Ciò che di fatto e rinforzato e il blocco di alcune
influenze basate all'esterno in certi punti strutturali nei preliminari del servizio. Da questo generiamo la
sensazione che prevalga un trattamento eguale.

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