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Stato Pontificio
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Lo Stato Pontificio, detto anche Stato della Chiesa o Stato Stato Pontificio
Ecclesiastico, è il nome dell'entità statuale costituita
dall'insieme dei territori su cui la Santa Sede esercitò il proprio
potere temporale dal 752 al 1870.
Indice
1 Storia medievale
1.1 Genesi dello Stato
1.2 Il Ducato romano
1.3 La Donazione di Sutri Dati amministrativi
1.4 Le Donazioni carolinge Nome Stato Pontificio, Stato
1.5 La Donazione di Costantino completo Ecclesiastico o Stato
1.6 Tra impero carolingio e aristocrazia della Chiesa
romana Nome ufficiale Patrimonium Sancti Petri,
1.7 Lo Stato della Chiesa nel Basso Medioevo Status Ecclesiasticus,
1.8 La ricostituzione dello Stato dopo Avignone Stato Pontificio
2 Storia moderna Lingue parlate de facto latino, italiano e
2.1 Il Cinquecento e Seicento dialetti regionali
2.2 Riforme del XVIII secolo Inno Noi vogliam Dio (sino al
2.3 La parentesi napoleonica 1857)
3 Età contemporanea Gran Marcia Trionfale
3.1 La Restaurazione (1857-1870)
3.2 Il pontificato di Pio IX
Capitale Roma
3.3 La fine del potere temporale
4 Esercito dello Stato Pontificio Dipendente da Impero bizantino e
Impero carolingio
5 Religione
nell'Alto Medioevo,
6 Lingue dello Stato Pontificio
Impero francese in età
7 Cronologia dei «Papi re»
Napoleonica
8 Note
9 Bibliografia Dipendenze Ducato di Puglia,
10 Cinematografia Calabria e Sicilia, Regno
di Napoli[1], Regno
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un'entità statale. Ciò avvenne per effetto di alcuni decreti reali, il Commerci con Italia, Mediterraneo
primo dei quali fu emanato dal re dei Longobardi. occidentale, Adriatico
Esportazioni vino, manufatti, grano,
La Donazione di Sutri ferro
Importazioni armi, spezie, seta, oro,
marmo, gioielli
Per approfondire, vedi la voce Donazione di Sutri.
Religione e società
Il potere civile effettivo assunto dal papato fin dall'epoca di Religioni Cristianesimo
preminenti
costituzione del ducato romano, unitamente a una sempre
maggiore debolezza degli imperatori bizantini in Italia, resero Religione di Cristianesimo fino al
Stato luglio 1054, poi
possibile quell'atto passato alla storia come la Donazione di
cristianesimo cattolico
Sutri (728), voluta dal re longobardo Liutprando e mediante il
Religioni arianesimo, ebraismo
quale il papa acquistò per la prima volta un potere temporale
minoritarie
formalmente riconosciuto. Al di fuori dei suoi possedimenti, la
Classi sociali clero, patrizi, cittadini,
supremazia del pontefice era tuttavia ben lontana dall'essere
popolo
effettiva: nei territori longobardi i vescovi locali erano pressoché
Evoluzione storica
indipendenti, mentre nelle terre bizantine si faceva sentire
l'influenza del patriarca di Costantinopoli, vicino alla volontà Preceduto da Ducato romano
dell'Imperatore (cesaropapismo). Regno longobardo
Esarcato d'Italia
Il re dei longobardi infatti nel 728 strappò Sutri alle milizie Succeduto da Regno d'Italia
bizantine e papa Gregorio II chiese ed ottenne, con molto
sforzo, di farselo consegnare. In realtà quei territori
appartenevano giuridicamente all'Imperatore bizantino, ma il Papa, più che all'osservanza di una situazione
giuridica formale, era interessato a respingere la troppo vicina potenza longobarda. Il suo timore non era
infondato. Pochi anni dopo infatti, Liutprando, allo scopo di rafforzare il suo dominio sul territorio a fronte di una
situazione interna molto difficile, cinse d'assedio Roma. Il Papa riuscì a farlo desistere solo grazie all'intervento
(allora soltanto diplomatico) del re franco Carlo Martello (739). Di fronte a una nuova crisi con i longobardi,
Zaccaria, da poco asceso al soglio pontificio, accettò accordi con Liutprando solo a fronte di ulteriori donazioni
dell'ex-"ducato romano", ovvero quei territori bizantini nel centro Italia conquistati dai longobardi.
Bisanzio era debole e perdeva continuamente terreno a vantaggio dei Longobardi, mentre le sue relazioni col
papato peggioravano ulteriormente. A metà dell'VIII secolo, il regno longobardo volle dare la stoccata definitiva
all'esarca ravennate bizantino e colpì al cuore le terre imperiali italiane: caddero la Pentapoli e Ravenna.
Le Donazioni carolinge
Con la fine del dominio bizantino in Italia nel 751, le minacce del re dei Longobardi Astolfo nei confronti di
Roma si fecero sempre più pericolose, per cui papa Stefano II si recò in Gallia per chiedere il supporto di
Pipino il Breve. Nella città di Quierzy (Carisium in latino), Pipino promise al papa che, una volta recuperati i
territori conquistati dai Longobardi, li avrebbe donati alla Santa Sede. Tale atto fu denominato Promissio
Carisiaca. Incoronato re di Francia, Pipino inviò [8] i suoi eserciti in Italia nel 754 e nel 756. I Franchi
riportarono la vittoria sui Longobardi.
In attuazione della Promissio Carisiaca l'Esarcato di Ravenna e la Pentapoli sul mare Adriatico, territori già
dell'Impero bizantino nell'Italia settentrionale e centrale, ritornarono alla "Sede dell'Apostolo Pietro" [9]. Come
ricompensa, Papa Stefano II conferì a Pipino la legittimazione del suo potere con la nomina per sé e per i suoi
figli a patrizi romani (cioè protettori di Roma).
L'imperatore bizantino ovviamente protestò e inviò due messi presso il re franco, pregandolo di restituire
l'Esarcato al legittimo padrone, ovvero l'Impero romano d'Oriente; ma Pipino rispose negativamente,
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Ducato di Roma,
Esarcato di Ravenna,
Pentapoli (Piceno e parte dell'Umbria) e Perugia,
Venezia marittima,
Corsica.
Nacque così il Patrimonium Sancti Petri come stato sovrano autonomo. Quel nome fino ad allora aveva
indicato i latifondi gestiti dal vescovo di Roma, in contrapposizione al patrimonium publicum gestito dai militari
bizantini (duces e magister militum) e ai latifondi delle arcidiocesi di Ravenna e di Milano.
Tutte le proprietà dell'ex Esarcato d'Italia e dell'ex Pentapoli bizantina che si contrapponevano giuridicamente
alle proprietà della diocesi di Roma furono così subordinate direttamente al pontefice, senza più la mediazione
imperiale di Costantinopoli.
Nel 817 Ludovico il Pio, figlio e successore di Carlo Magno, emanò il pactum confirmationis o Pactum
Hludovicianum, col quale confermava a Pasquale I il dominio papale sulla Pentapoli.
La Donazione di Costantino
Nel 774 Carlo Magno confermò la Promissio Carisiaca di Pipino il Breve. Per rafforzare il peso dello Stato
Pontificio, venne costruita la cosiddetta Donazione di Costantino al papa Silvestro I, un documento falso
finalizzato a legittimare il potere temporale dei papi. Secondo tale documento, nel 321 l'imperatore romano
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Costantino il Grande avrebbe assicurato a Silvestro I e ai suoi successori il dominio esclusivo sul Palazzo del
Laterano e la città di Roma, con tutte le pertinenze e le insegne imperiali. A scoprire che il documento era un
falso fu l'umanista Lorenzo Valla nel 1440 circa. Valla constatò che il latino in cui era stato scritto aveva
caratteristiche diverse dalla lingua dell'Impero romano.
Nell'anno 824, la sovranità papale sullo Stato della Chiesa e gli stretti vincoli che legavano tale entità politico-
territoriale all'Impero furono ribaditi e rafforzati mediante la Constitutio romana, emanata dall'imperatore
carolingio Lotario I nel corso di un suo soggiorno a Roma. Con la Constitutio romana, l'imperatore ebbe
riconosciuto il suo status di supremazia sull'autorità papale. Il trattato comportava, infatti, l'obbligo per il papa
neoeletto di giurare fedeltà all'imperatore, mentre questi si riservava il diritto di intervento nell'elezione pontificia
e diritti di sorveglianza, anche militare, sulla città di Roma.
Con lo smembramento dell'impero carolingio, cadde in disuso anche la Constitutio. Finì quindi il periodo di
vassallaggio del papa verso l'imperatore, ma gli anni successivi non furono migliori. La Santa Sede cadde in balia
dell'aristocrazia romana, che tentò di sottrarre al pontefice il potere temporale (amministrazione della giustizia,
governo della città di Roma). Tale situazione si protrasse per tutto il X secolo.
Un tentativo di uscire da tale difficile situazione fu effettuato da papa Giovanni XII, che nel 960 chiese al re di
Germania Ottone I di Sassonia di imporre la propria autorità, come sovrano della maggiore potenza temporale
della cristianità, al popolo e all'aristocrazia romani. Ottone I scese in Italia (settembre 961) e fu incoronato
imperatore dallo stesso Giovanni XII (2 febbraio 962). I due sovrani ripristinarono di comune accordo la
Constitutio romana e stipularono un nuovo patto, il Privilegium Othonis, con il quale l'imperatore prometteva
di restituire al pontefice quei territori che gli imperatori carolingi gli avevano donato e poi i Re d'Italia gli avevano
sottratto. Ma con il pretesto della sacra defensio ecclesiae, il Privilegium consentiva anche la diretta
intromissione dell'Imperatore negli affari del patrimonium S. Petri e riaffermava la sovranità dell'impero sullo
Stato della Chiesa. Il Privilegium fu riconfermato con il Diploma Heinricianum, stipulato il giorno di Pasqua
del 1020 tra papa Benedetto VIII (1012–1024) ed Enrico II del Sacro Romano Impero (1002–1024).
Nel primo millennio della storia cristiana la potestas spirituale era riconosciuta, oltre che al papa, a tutti i
vescovi; inoltre gli esponenti dell'episcopato erano di fatto i detentori del potere secolare nei territori da loro
amministrati. Lo dimostra l'importanza rivestita tra XI e XII secolo dalla cosiddetta «lotta per le investiture»,
ovvero il conflitto per il controllo delle sedi ecclesiastiche, ritenute essenziali per il controllo dei territori e
l'esercizio della giurisdizione. Nello stesso Stato Pontificio, l'effettivo potere dei papi, infatti, era rimasto
circoscritto al solo territorio dell'antico Ducato romano.
Nel corso dei secoli XII e XIII, invece, si realizza un processo di accentramento che si conclude con
l'attribuzione al solo pontefice della plenitudo potestatis (pienezza del potere). L'azione di riforma ebbe come
protagonista Gregorio VII (Dictatus papae, 1075), il quale concepì ed implementò la nuova struttura,
accentrata, della Chiesa, che comportava la dipendenza da Roma di tutti i vescovi. Il modello era l'ordine
celeste: come Cristo è origine di ogni potestas in quanto Dio e al tempo stesso titolare di essa in quanto uomo,
così il suo vicario in Terra esercita una piena potestà, sia spirituale che secolare. I due poteri rimangono
concettualmente distinti, ma sono riuniti entrambi nella persona del pontefice. Il quale può delegare l'esercizio del
potere secolare all'imperatore (potestas indirecta) e ai re, attraverso la loro legittimazione con la cerimonia
dell'incoronazione, salvo revocare la delega e rientrare in possesso dei pieni poteri in seguito a comportamenti in
contrasto con il Magistero della Chiesa (potestas directa)[12].
Con Innocenzo III (1198-1216) lo Stato Pontificio iniziò ad uscire dall'ambito romano per assumere una nuova
Papa Onorio III proseguì la politica territoriale del suo predecessore: governare le province dello Stato tramite
l'esponente di una casa/dinastia feudale (cioè un laico). Nel 1230 l'esperimento, iniziato ventotto anni prima da
Innocenzo III, ebbe fine senza successo. Gregorio IX pertanto decise di inviare funzionari ecclesiastici, i rettori,
che risiedessero permanentemente nella provincia e la governassero (o meglio rappresentassero il governo
centrale in un'area dotata di poteri locali con numerosi diritti e privilegi) per un certo numero di anni[14]. Nel
1244 Innocenzo IV nominò il cardinale Rainer suo rappresentante in tutto lo Stato della Chiesa.
Nel 1248 l'opera di riconquista dei territori del nord poté dirsi conclusa, grazie all'azione dell'esercito guelfo
guidato da Ottaviano degli Ubaldini (maggio-giugno 1248). Negli anni seguenti, però, le forze, ghibelline
ripristinarono il controllo sulle città romagnole. Il lungo interregno che seguì la morte di Federico II (dal 1250 al
1273), creò in Italia uno stato di incertezza e precarietà. Invece che favorire la Santa Sede, ne limitò l'azione. I
territori nella pianura padana ritornarono sotto il governo pontificio con papa Niccolò III. Nel 1274 il pontefice
assegnò a Rodolfo I d'Asburgo il diritto di cingersi della corona di re dei Romani. Lo invitò quindi a venire in
Italia per essere incoronato. Per favorirne il viaggio, gli spedì dei denari tramite i banchieri di Firenze e Pistoia. I
denari, 200.000 fiorini d'oro, gli furono messi a disposizione a Milano. Rodolfo promise, sotto pena di
scomunica, di scendere in Italia entro una certa data. Ma mancò la promessa, essendo scoppiata una guerra in
Germania. Scaduta la data concordata, al papa non rimase che scomunicarlo. Per riconciliarsi con la Chiesa ed
essere incoronato, accettò di cedere la Contea di Romagna e la città di Bologna alla Santa Sede. Il passaggio
formale dei poteri fu sancito il 29 maggio 1278. Con l'annessione della Romagna e di Bologna, lo Stato
Pontificio diventò lo stato italiano più esteso dopo il Regno di Sicilia.
Dopo un lungo periodo di ascesa, lo Stato della Chiesa iniziò ad entrare in crisi negli ultimi anni del pontificato di
Bonifacio VIII. Con il celebre «oltraggio di Anagni» il papa ricevette un'umiliazione che ebbe ampia risonanza.
La notte del 7 settembre 1303 i soldati del re di Francia Filippo il Bello entrarono indisturbati nella residenza di
papa Bonifacio VIII e lo rinchiusero nella sua stanza finché questi non promise di ritirare la scomunica che aveva
comminato tempo prima al re. Dopo Benedetto XI (morto nel 1304) la Santa Sede iniziò a subire l'influenza
politica della componente francese. I transalpini fecero trasferire la sede pontificia ad Avignone e
monopolizzarono per lungo tempo i conclavi, facendo eleggere pontefici francesi. Fu il periodo detto Cattività
Avignonese[15]. Lo Stato Pontificio, a causa della lontananza della sede papale, cadde in preda all'anarchia e fu
dilaniato dalle lotte interne delle principali famiglie nobiliari romane (come quelle tra i Colonna e gli Orsini,
narrata anche da Boccaccio).
Una volta ricostituita l'unità dello Stato della Chiesa, il cardinale Albornoz creò un'amministrazione basata sul
decentramento provinciale, codificata nel 1357 nelle cosiddette Costituzioni egidiane[17]. Lo stato risultò
suddiviso nelle seguenti province:
La suprema autorità di ogni singola provincia è il Rettore, il quale opera con pieni poteri in nome del pontefice.
Le province sono rette da Legati, finanziariamente autosufficienti e coordinate da Roma. La fisionomia
territoriale delle diverse Province rimarrà incerta a lungo. Solo con papa Pio IV si avrà una certa e determinata
individuazione di ciascuna provincia.
Nel 1367 Urbano V fece ingresso in città, ma ci rimase solo tre anni, poiché nel 1370 fece ritorno ad Avignone,
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dove morì. Ma questi erano solo i prodromi della svolta: nel 1378, morto Gregorio XI, i cardinali riuniti in
conclave, sotto le pressioni insistenti dei romani, elessero papa Urbano VI, un italiano che, a differenza dei suoi
predecessori, restò in città.
I francesi, non volendo perdere il proprio controllo sul pontefice, dichiararono l'elezione nulla appigliandosi alle
pressioni esercitate dalla folla sui cardinali. Poi, riuniti tutti i propri cardinali, elessero un antipapa, Clemente VII.
Fu l'inizio del grande Scisma d'Occidente.
In questo periodo, l'Europa si spaccò in due e l'autorità del papato romano diminuì sensibilmente. Si sviluppò,
così, un forte interesse per le terre dello Stato Pontificio, una base di potere sicura. Il Quattrocento, perciò,
iniziò all'insegna di una forte espansione delle terre papali nell'Italia centrale che continuò anche ben oltre la fine
dello scisma.
La frattura della cristianità si ricucì molto difficilmente: i due papi in carica rifiutavano di dimettersi e neppure il
concilio di Pisa, che si riproponeva di dichiarare deposti i pontefici per eleggerne un terzo, riuscì a produrre
qualche progresso. Alla fine il concilio di Costanza fece dimettere i papi di Pisa e di Avignone e tutti quegli altri
autonominati pontefici che, approfittando del disordine generale, avevano cercato, con l'appoggio di numerosi
stati, di impossessarsi del soglio di Pietro.
Storia moderna
Per approfondire, vedi la voce Suddivisioni amministrative dello Stato Pontificio in età moderna.
Il Cinquecento e Seicento
Negli ultimi anni del XV secolo, la politica dello Stato Pontificio si orientò sempre più nettamente verso la cura
dei propri possedimenti in Italia settentrionale, dando l'avvio, sotto il pontificato di Alessandro VI (1492-1503)
a una serie di campagne militari atte soprattutto a sottomettere le città romagnole. Ai primi del Cinquecento
Giulio II completò la riconquista dei territori settentrionali dello Stato. Bologna venne ripresa nel 1506, Ravenna
pochi anni dopo.
Lo Stato Pontificio aveva ereditato dal Medioevo la tradizionale divisione territoriale il cinque Province. La
fisionomia politica e territoriale delle diverse Province rimase incerta a lungo. Solo con papa Paolo III (1534-
1549) la Provincia conosce una prima e completa sistemazione giuridico-amministrativa, con la raccolta di leggi
e decreti (Constitutiones) promulgata da monsignor Gregorio Magalotti nel 1536. Si prescrissero i compiti del
presidente e dei suoi ufficiali, quelli dei governatori delle singole città. Il governatore locale fu il principale
ministro della Legazione sul territorio.
Con il pontificato di Pio IV (1559-1565) si ebbe una certa e determinata suddivisione territoriale e la fine del
grande nepotismo. Rafforzata al proprio interno, per circa un secolo la Santa Sede si impose come uno dei
grandi protagonisti della politica italiana del tempo. A partire dal pontificato di Paolo III lo Stato della Chiesa si
estese e consolidò notevolmente, raggiungendo attorno alla metà del secolo successivo la sua massima
estensione.
Fra le Signorie e gli Stati passati da una condizione di blando vassallaggio (ma in realtà semi-indipendenti) a un
vero e proprio assorbimento all'interno dello Stato Pontificio vi furono, fra il Cinquecento e Seicento, Perugia
(1540), Ducato di Ferrara (1598), Ducato di Urbino (1631) e i rispettivi territori da esse dominati. Ultimo a
cadere fu il Ducato di Castro (1649), vero e proprio Stato nello Stato, costituitosi in epoca di Paolo III.
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Il governo paternalista della Chiesa, se da un lato operò per lenire, soprattutto nella generale crisi che colpì il
mondo mediterraneo e centroeuropeo, a partire dal 1620 circa[20], le sofferenze delle classi più umili attraverso
la creazione di una serie di istituzioni benefiche (fra cui i primi Monti di Pietà apparsi in Europa, ospedali
pubblici, mense per poveri, ecc.), dall'altro non riuscì a rinnovarsi e modernizzarsi in forma soddisfacente
allorquando si ebbe, nella prima metà del Settecento, in Italia e in altri paesi, una generale ripresa economica e
culturale. Fino almeno allo scoppio della Rivoluzione francese (1789), lo Stato Pontificio godé tuttavia di un
moderato consenso popolare e di un fermo appoggio da parte delle sue classi dirigenti, grazie anche al sostegno
di una borghesia di estrazione non mercantile, legata all'apparato burocratico dello Stato, e a quello della nobiltà
locale, ricompensata con feudi, prebende e, in alcuni casi, anche con l'ascesa al soglio pontificio di alcuni fra i
suoi rappresentanti più influenti.
Come si è già avuto modo di segnalare, nel Trecento e nel Quattrocento la Cattività avignonese e il Grande
Scisma avevano indebolito il papato, che aveva iniziato a perdere parte della propria influenza sulla politica
europea, pur non avendo ancora definitivamente rinunciato alla propria missione di guida della Cristianità. La
nascita e la diffusione della Riforma protestante nella prima metà del XVI secolo, sembrò compromettere per
sempre la missione universale del Cattolicesimo in Europa e nel Mondo. Nuovo vigore venne tuttavia dato alla
Chiesa e al proprio Stato con il Concilio di Trento e il fermo appoggio prestato al Papato dagli Asburgo di
Spagna e d'Austria, allora all'apice della propria potenza. I rapporti con la Spagna furono vantaggiosi per la
Chiesa, ma conobbero anche momenti negativi. La Spagna, potenza egemone in Italia dopo la battaglia di Pavia
(1525), se da una parte schiacciò con estremo rigore ogni opposizione papale alla propria politica di potenza
nella penisola (sacco di Roma, 1527) dall'altra ne puntellò il potere sia in funzione antiveneziana, sia come
baluardo del cattolicesimo e della stessa monarchia asburgica.
La decadenza dell'Impero ispanico, già chiaramente percepibile attorno all'inizio degli anni quaranta del XVII
secolo e sancita definitivamente con la Pace di Vestfalia, si ripercosse negativamente sullo Stato della Chiesa,
costretto a patteggiare da posizioni di debolezza con la nuova potenza emergente europea: la Francia di Luigi
XIV.
Nella prima metà del Settecento si ebbe, in Italia e in altri paesi, una generale ripresa economica e culturale.
Alcuni papi avviarono una serie di riforme, sia sociali che economiche. I primi tentativi, volti a migliorare la
condizioni di vita dei sudditi e a rilanciare l'economia, ebbero però esito negativo. Clemente XI istituì nel 1701
una «Congregazione del sollievo», che mise a punto un programma economico e sociale che prevedeva il
frazionamento dei latifondi, l'istruzione agraria, il miglioramento delle condizioni igieniche dei lavoratori,
l'organizzazione del credito agrario, il miglioramento delle comunicazioni e del commercio. I proprietari terrieri si
opposero fermamente alle riforme e il piano naufragò. Nel 1715 il pontefice sciolse la Congregazione.
Fu portata termine con esito positivo, invece, la nuova ripartizione del territorio dello Stato. La riforma
comportò la creazione di nuove province e la riorganizzazione delle varie circoscrizioni su basi territoriali più
omogenee. Si voleva in tal modo effettuare un controllo più capillare sul territorio ed attenuare gli effetti negativi
dei tanti privilegi (sia aristocratici che comunali) che impedivano il corretto funzionamento della macchina statale.
Dodici province: Lazio, Patrimonio di San Pietro, Campagna e Marittima, Sabina, Ducato di Spoleto,
Umbria, Marca di Ancona, Montefeltro, Urbino, Bologna, Romagna e Ferrara
Una legazione extra-territoriale: Avignone
Una contea: Contado Venassino
Due territori dipendenti: Benevento e Pontecorvo
Nella seconda metà del secolo iniziò una nuova stagione riformatrice in campo economico. Papa Pio VI (1775-
1799), mise mano a un programma di riassetto delle finanze che si concretizzò nella semplificazione delle
imposte e nella creazione di un catasto (1777). Inoltre cercò di rendere più efficace il controllo fiscale sulle
Legazioni istituendo una Camera di conti in ciascuna di esse. Nel 1786 il pontefice eliminò le dogane interne
(rimasero in attività solamente quelle dei centri più importanti: Bologna, Ferrara, Benevento e Avignone);
rafforzando nel contempo il controllo sulle merci in circolazione nello Stato, con l'istituzione di ottanta nuovi uffici
di frontiera. Infine il pontefice promosse la bonifica delle paludi pontine. Secondo i suoi intenti, la bonifica
avrebbe permesso l'avvio di nuove coltivazioni, con un effetto benefico sull'occupazione e sulla produzione, ma
le nuove terre finirono in mano ai grandi proprietari assenteisti, che fecero fallire il progetto.
La parentesi napoleonica
Età contemporanea
Per approfondire, vedi la voce Governo (Stato Pontificio).
La Restaurazione
Ritornato nella pienezza dei suoi poteri, papa Pio VII elaborò una nuova suddivisione amministrativa dello Stato
Pontificio tramite il motu proprio «Quando per ammirabile disposizione»[22] del 6 luglio 1816, che prevedeva
l'istituzione delle seguenti province (tra parentesi il capoluogo), distinte in legazioni e delegazioni:
Il pontificato di Pio IX
Nei primi anni di pontificato, Pio IX governò il Paese con una progressiva apertura alle richieste liberali della
popolazione. Iniziò una stagione di grandi riforme: la Consulta di Stato; la libertà di stampa e la libertà agli Ebrei;
la Guardia Civica; l'inizio delle ferrovie, fra cui anche la progettazione della linea Bologna-Ancona, il cui primo
tronco, Bologna-Forlì, fu aperto il 1º settembre 1861; la costituzione del Municipio di Roma; il primo governo
con una componente laica, guidato dal cardinale Giuseppe Bofondi, noto in quanto non avverso alle idee liberali.
Proprio Bofondi, però,
it.wikipedia.org/wiki/Stato_Pontif icio si trovò a dover negare l'appoggio del Governo Pontificio al nuovo regime costituzionale
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Proprio Bofondi, però, si trovò a dover negare l'appoggio del Governo Pontificio al nuovo regime costituzionale
del Regno delle Due Sicilie[26].
Il pontefice promosse inoltre la costituzione di una Lega doganale tra gli Stati italiani, che rappresentò il più
importante tentativo politico-diplomatico dell'epoca volto a realizzare l'unità d'Italia per vie federali.
Il 14 marzo del 1848 Pio IX deliberò l'atto politico più importante: con l'editto Nelle istituzioni concesse la
costituzione, denominata «Statuto fondamentale pel Governo temporale degli Stati di S. Chiesa». Lo Statuto
istituiva due Camere legislative ed apriva le istituzioni (sia legislative che esecutive) ai laici.
Nello stesso periodo «...l'azione governativa [rimase]...del tutto estranea a ogni istanza di progresso posta dallo
sviluppo economico europeo...».[27] Neanche la Repubblica romana (1849) seppe avviare una vera stagione di
riforme. Il deficit dello Stato Pontificio era nel periodo pre-unitario uno dei più alti tra gli Stati della penisola:
circa il 20% in più rispetto al Regno di Sardegna, più del 200% in più rispetto al Ducato di Parma e circa il
330% in più del Ducato di Modena.[28]
Successivamente Pio IX avviò alcune riforme per favorire lo sviluppo dello Stato.[29]
Fra le principali opere pubbliche iniziate o portate a compimento nello Stato Pontificio alla metà dell'Ottocento
furono:
Nei due decenni che precedettero l'annessione dello Stato Pontificio al Regno d'Italia, furono in massima parte
completati i lavori di bonifica dell'Agro romano e iniziati quelli relativi alla rete idrica per il soddisfacimento del
fabbisogno di acqua potabile degli abitanti di Roma che tuttavia vennero portati a compimento solo dopo
l'unione della città allo Stato italiano.
I principali difensori dello Stato della Chiesa erano stati la dinastia dei Savoia, la dinastia dei Borbone e l'Impero
austriaco. Ma dalla metà degli anni cinquanta la politica dei Savoia, con il Regno di Sardegna mostrò una netta
virata in senso anticlericale. Il 29 maggio 1855 il Parlamento di Torino approvò una legge che sopprimeva gli
ordini religiosi ed ordinava l'incameramento e la vendita di tutti i loro beni. Il re Vittorio Emanuele controfirmò,
sancendo così la sua rottura con la Chiesa. Non era mai successo prima che la dinastia Savoia si fosse messa
frontalmente contro la Santa Sede. Il papa condannò fermamente la legge con l'allocuzione Cum saepe.
L'anno seguente, in aprile, lo Stato Pontificio subì un duro attacco diplomatico dal primo ministro di casa
Savoia, Camillo Cavour. Il Regno di Sardegna aveva partecipato alla Guerra di Crimea come alleata delle
potenze europee occidentali. Vinta la guerra, poté sedersi al congresso di Parigi a fianco di Francia e Inghilterra.
Cavour pronunciò un discorso che conteneva un attacco ben calcolato allo Stato Pontificio. Il conte affermò
infatti: “Gli stati della Santa Sede non furono felici che sotto Napoleone I”[32].
La Santa Sede capì che il piano di Cavour fosse la conquista di Roma solo nel 1859, quando la Legazione delle
Romagne fu invasa da due battaglioni di truppe piemontesi senza che l'atto fosse stato anticipato da una
dichiarazione di guerra. Si configurò una situazione di stallo, che si protrasse per tutto il resto dell'anno: la
conquista era fatta ma non aveva base legale. All'inizio del 1860 il governo di Torino chiese al Papa di rinunciare
volontariamente alle Legazioni; ottenendo un netto rifiuto, furono organizzati dei plebisciti di annessione.
L'11-12 marzo si tennero le consultazioni nei territori delle ex Legazioni e in Toscana. Alle nuove province fu
immediatamente applicata la legge sarda, che comprendeva la soppressione degli ordini religiosi e
l'incameramento dei loro beni.
Il prossimo obiettivo del Regno di Sardegna fu la conquista di Marche ed Umbria. La Santa Sede, non
disponendo di un esercito regolare, lanciò una chiamata alle armi per raccogliere volontari da tutta Europa. Fu
costituito un esercito multinazionale (italiani, austriaci, olandesi, polacchi, belgi, svizzeri e irlandesi) di circa
quindicimila uomini, sotto la guida del generale francese Christophe de Lamoricière che andarono, in seguito, a
formare il reggimento degli Zuavi pontifici.
L'esercito piemontese, guidato dal generale Enrico Cialdini, attaccò l'11 settembre e vinse il confronto dopo
solo una settimana. La battaglia decisiva fu combattuta il 18 settembre a Castelfidardo, nell'Anconetano. Nel
giro di un mese si svolsero i plebisciti di annessione.
Perse Marche ed Umbria, lo Stato Pontificio fu ridotto al Lazio. Il 25 marzo 1861, pochi giorni dopo la
proclamazione del nuovo Regno d'Italia, Cavour annunciò alla Camera dei Deputati che «Roma sola deve
essere capitale d'Italia»[32].
Roma era protetta, per antichissima tradizione, dal re di Francia (in quest'epoca l'imperatore Napoleone III).
Ma Napoleone III era, al contempo, il principale alleato e protettore del neonato Regno d'Italia. Il 15 settembre
1864 la Francia e l'Italia stipularono una convenzione con la quale il Regno d'Italia si impegnò a non attaccare i
territori della Santa Sede, mentre la Francia ritirò le sue truppe dai territori papali[33]. Subito Giuseppe Garibaldi
tentò una marcia su Roma partendo dalla Sicilia. Ma, non avendo chiesto il consenso a Parigi, la sua azione fu
bloccata, ad opera dell'esercito italiano, quando i volontari erano da poco sbarcati in Calabria[34] (29 agosto
1862).
Garibaldi ritentò l'attacco a Roma nel 1867, a fine settembre con un esercito di volontari attaccò il Lazio da
nord. Fu fermato e sconfitto a Mentana il 3 novembre 1867 da una forza costituita da soldati pontifici e il corpo
di spedizione francese.
Nel 1868 Pio IX convocò un concilio ecumenico. I lavori del Concilio Vaticano I iniziarono l'8 dicembre 1869;
il risultato più importante fu l'affermazione del dogma dell'infallibilità del magistero del Papa in materia di fede e
di morale (quando tale magistero rispettasse alcune condizioni). Lo scoppio della Guerra franco-prussiana (19
luglio 1870) interruppe i lavori[35]. Il 1º settembre 1870 la Francia venne sconfitta dalla Prussia, e le venne a
mancare la forza militare per continuare a proteggere il potere temporale del Papa. Vittorio Emanuele II ne
approfittò per attaccare Roma. Il 20 settembre avvenne la presa di Roma da parte dei bersaglieri del re. Il
Regno d'Italia realizzò l'annessione del Lazio: liberazione secondo l'ottica italiana, usurpazione secondo quella
pontificia.
Nel 1867 il Parlamento del Regno aveva promulgato una legge che prevedeva l'incameramento dei beni mobili e
immobili di conventi e monasteri su tutto il territorio, e comprendeva anche il divieto per tutti i cittadini italiani di
pronunciare voti. Il 13 maggio 1871 il Parlamento emanò una nuova legge che elencava i diritti della Santa Sede
all'interno del Regno d'Italia. Passata alla storia come «legge delle Guarentigie», essa riconosceva il papa come
sovrano indipendente, con il possesso (ma non la proprietà) dei palazzi e giardini vaticani, dei palazzi del
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Laterano, della cancelleria a Roma, e della villa di Castel Gandolfo. Stabiliva inoltre che il governo italiano non
sarebbe intervenuto nella nomina dei vescovi. Pio IX non accettò la legge, ne scomunicò gli autori e si considerò
prigioniero in Vaticano.
Solo il 20 settembre 1900 il papa Leone XIII proclamò la dissoluzione ufficiale dello Stato Pontificio.
Il primo accordo ufficiale tra la Chiesa e lo Stato italiano fu siglato nel 1929, quando con la firma dei Patti
Lateranensi venne creata lo Stato della Città del Vaticano, che restituì una minima sovranità territoriale alla Santa
Sede. Tale sovranità potrebbe dar luogo a considerare la Città del Vaticano come un vero e proprio stato
successore (o fra gli stati successori, insieme al Regno d'Italia) dell'antico Stato Pontificio. Il tema divide tuttora
gli storici e continua ad essere oggetto di dibattito.
Religione
Lo Stato Pontificio, per la sua particolare conformazione di entità statale e religiosa, ha da sempre rappresentato
uno dei capisaldi della chiesa cristiano cattolica in occidente. Il cattolicesimo era dichiarato per costituzione
religione di stato e solo la sua professione di fede dava pieno godimento di tutti i diritti statali.
Fino a tutta la prima metà del XVI secolo vi erano tuttavia numerose comunità ebraiche sparse per lo Stato, fra
cui si segnalavano per importanza quelle di Roma, Ancona, Ravenna, Orvieto, Viterbo, Perugia, Spoleto e
Terracina. In età controriformistica una legislazione sempre più restrittiva, inaugurata durante il pontificato di
Paolo IV con la bolla Cum nimis absurdum e culminata con Hebraeorum gens, spinse molti ebrei a emigrare.
Durante il pontificato di Sisto V, caratterizzato da una relativa tolleranza religiosa, quattromila o cinquemila ebrei
fecero ritorno nello Stato Pontificio a seguito della promulgazione della bolla Christiana pietas (1586)[36]. Ma
il ripristino di una legislazione antiebraica voluta da Papa Clemente VIII con la bolla Caeca et obdurata ebbe
effetti devastanti per tutti i sudditi di religione ebraica. Molte comunità sparirono (fra cui quelle di Terracina,
Spoleto e Viterbo), altre si ridussero a poche decine di unità (Perugia e Ravenna). Solo a Roma (e, in minor
misura, ad Ancona), sopravvisse un nucleo ebraico di una certa consistenza. Gli ebrei romani, relegati nel ghetto,
dovettero tuttavia attendere l'età napoleonica per vedere riconosciuti i propri diritti che con la Restaurazione
tornarono ad essere conculcati. Durante la Repubblica romana si produsse una nuova emancipazione, che subì
forti limitazioni dopo il 1849 ad opera di Pio IX, che pure agli inizi del suo pontificato aveva mostrato una certa
tolleranza nei confronti dei propri sudditi israeliti. Con l'annessione dello Stato Pontificio al Regno d'Italia (1870)
gli ebrei tornarono nuovamente a godere di pieni diritti civili.
borghesia e fra gli uomini di cultura era frequente il bilinguismo (francese e provenzale) e, nel caso di cittadini
legati alla Curia, anche il trilinguismo (provenzale, francese e italiano).
Note
1. ^ Il Regno di Napoli fu legato da vincoli di vassallaggio allo Stato della Chiesa fino al 1776, allorquando
Ferdinando IV ordinò di non pagare più al Papa la chinea, tributo simbolico che aveva la funzione di riaffermare
esplicitamente tali legami. Il Regno di Napoli tuttavia, al pari di altre entità statuali unite al Papato da rapporti
vassallatici, fu sempre un organismo dotato, sotto il profilo giuridico, di piena sovranità (anche se spesso unito
dinasticamente ad altri stati europei)
2. ^ Dal 1179, allorquando Alessandro III, su sollecitazione di Alfonso I del Portogallo, riconosce l'indipendenza
del Paese dal Regno di León e lo pone, come Stato vassallo, sotto la protezione della Santa Sede mediante la
bolla Manifestus probatum
3. ^ All'epoca il Lazio si estendeva a meridione fino alla città di Terracina, ultima roccaforte pontificia. Il
circondario di Cittaducale, il circondario di Sora e il circondario di Gaeta con le Isole ponziane, facevano infatti
parte del Regno delle Due Sicilie ed erano già stati annessi nel 1860, quando il Regno d'Italia si chiamava ancora
Regno di Sardegna
4. ^ Andrea Gardi, op. cit., pag. 23.
5. ^ Andrea Gardi, Lo stato in provincia. L'amministrazione della legazione di Bologna durante il regno di Sisto
V (1585-1590), Bologna, Istituto per la Storia di Bologna, 1994 (Studi e ricerche 2), p. 21
6. ^ Girolamo Arnaldi, Le Origini dello Stato della Chiesa, Torino, UTET Libreria, 1987, p. 28. ISBN 88-7750-
141-3
7. ^ «Con l'istituzione del ducato di Roma...cominciava a profilarsi una nuova antitesi fra una romanità, a un
tempo ecclesiastica e civile, incarnata pressoché esclusivamente dal clero locale e dal [vescovo dell'Urbe], e una
romanità militare, di frontiera, incarnata dal duca bizantino...» di Girolamo Arnaldi, Le Origini dello Stato della
Chiesa, Torino, UTET Libreria, 1987 p. 28, ISBN 88-7750-141-3
8. ^ Pipino non poté partecipare personalmente alla guerra, poiché il suo casato e quello del re longobardo erano
imparentati.
9. ^ Fu in quell'occasione che, per giustificare la cessione forse dubbia anche agli occhi dei diretti interessati,
venne verosimilmente falsificato il documento della Donatio Constantini.
10. ^ Ravegnani 2004, op. cit., p. 138.
11. ^ Questa clausola fa forse riferimento ad un progetto di Carlo Magno su una mai avvenuta spartizione dell'Italia
lungo la trasversale Luni-Monselice.
12. ^ Marco Rizzi, Cesare e Dio, Il Mulino, 2009, pp. 133-36.
13. ^ Oltre a ciò, i papi addussero come motivazione della propria superiorità nei confronti dell'autorità imperiale
anche la donazione di Costantino, un presunto atto mediante il quale l'imperatore romano avrebbe donato l'intera
parte occidentale dell'Impero alla Chiesa. L'Europa occidentale, quindi, sarebbe dovuta essere sottoposta al
potere del papato. Il documento, tuttavia, nel Rinascimento, fu riconosciuto definitivamente come falso.
14. ^ Il governo tramite rettore era abituale nelle altre provincie dello Stato della Chiesa già dal tempo di Innocenzo
III.
15. ^ O Babilonese - (1309-1377), così definito in Italia in ricordo della deportazione degli Ebrei a Babilonia.
16. ^ Pagine cattoliche, Storia - Modernità: L’Italia nel secolo XIV. (http://www.paginecattoliche.it/modules.php?
name=News&file=article&sid=684)
17. ^ A. Gardi, op. cit., pag. 23.
18. ^ L'attribuzione della sede a Ferentino non è sicura.
19. ^ La sede cambiò a seconda delle condizioni politiche (rapporti con le famiglie signorili).
20. ^ Secondo Ruggiero Romano, che generalizza per l'intera Europa dei dati cronologici precedentemente proposti
da Carlo Maria Cipolla per la sola Italia, la crisi economica ha inizio negli anni 1619-1622. Entrambi gli autori, e
le rispettive posizioni sul tema, sono citati da Guido Quazza, La Decadenza italiana nella Storia europea,
Torino, Giulio Einaudi Editore SpA, 1971, p. 59
21. ^ La sede papale era stata infatti trasferita una prima volta ad Avignone nel 1309
22. ^ Testo completo del Motu proprio disponibile al sito
(http://www.dircost.unito.it/cs/docs/Moto%20proprio%20Pio%20VII%201816.htm)
23. ^ Cfr. AA. VV., Storia d'Italia, Torino, Einaudi, 1974, ripubblicata da il Sole 24 Ore, Milano, 2005, vol. 5
(Stuart J. Woolf, L'Illuminismo e il Risorgimento. La Storia politica e sociale) p. 271
24. ^ «... Gli anni successivi a quelli in cui fallirono i moti rivoluzionari [del 1820-21] sono considerati
tradizionalmente come il periodo delle repressioni più severe avvenute in tutta l'età del Risorgimento in tutti gli
Stati italiani, eccettuati forse lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie, dove la dura e ininterrotta
repressione governativa rende difficile e superfluo qualsiasi giudizio qualitativo... » Ibidem p. 281
25. ^ Riccardo Bacchelli gli dedicò alcune pagine ne 'Il mulino del Po
26. ^ Cf. F. Traniello, Religione cattolica e Stato nazionale. Dal Risorgimento al secondo dopoguerra, Il Mulino,
Bologna 2007, p. 87.
27. ^ a b Cit. in AA. VV., Storia d'Italia, Torino, Einaudi, 1974, ripubblicata da il Sole 24 Ore, Milano, 2005, vol.
21 (Nicola Crepas, Le premesse dell'industrializzazione) p. 169
28. ^ M. Dincecco, G. Federico & A. Vindigni. Warfare, Taxation, and Political Change: Evidence from the
Italian Risorgimento. (http://eprints.imtlucca.it/892/1/JEH%20risorgimento%20dec%202011.pdf) . URL
consultato in data 20 aprile 2012.
29. ^ Secondo la Storia d'Italia Einaudi, tali riforme risultarono tuttavia tardive e, in molti casi, inefficaci. Cfr
Ibidem, p. 169
30. ^ Progettata nel 1856, entrò in servizio quando i territori interessati erano entrati a far parte del Regno d'Italia.
31. ^ La tratta Ceprano-Napoli fu realizzata sotto il Regno d'Italia.
32. ^ a b Andrea Tornielli, Pio IX. L'ultimo Papa re, Milano, il Giornale, 2004.
33. ^ Convenzione stipulata a Parigi tra il Governo Francese e lo Italiano per la cessazione della occupazione
francese in Roma, e per il trasferimento della Metropoli da Torino in altra Città del Regno. Parigi le 15
Septembre 1864. (http://sites.google.com/site/mantualex/home/contesto/Trattato_Parigi_15_sept_1864.pdf?
attredirects=0) . MantuaLex. URL consultato in data 15 agosto 2010.
34. ^ Vedi Giornata dell'Aspromonte.
35. ^ Il concilio fu sospeso in seguito alla presa di Roma e non fu più riconvocato Non fu ufficialmente chiuso se
non nel 1960 da papa Giovanni XXIII, come formalità prima dell'apertura del Concilio Vaticano II.
36. ^ Cfr. Attilio Milano, Storia degli Ebrei in Italia, Torino, Einaudi, 1992, p. 258, ISBN 88-06-12825-6
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Cinematografia
Il tormento e l'estasi (film)
Il cardinale Lambertini (film 1934)
Il cardinale Lambertini (film 1954)
State buoni se potete
Le voci bianche
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Voci correlate
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Capitano generale della Chiesa
Ducato romano
Donazione di Sutri (728)
Constitutio romana (824)
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Privilegium Othonis (962)
Lotta per le investiture (XI-XII secolo)
Dictatus papae (1075)
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Repubblica Romana (1798-1799)
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Governo (Stato Pontificio)
Repubblica Romana (1849)
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Questione romana
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Zuavi pontifici
Collegamenti esterni
Popolazione nelle Legazioni (http://www.comune.forli.fc.it/storiaeconomicaforli/Cdstoria/cdnumeri/tab-
853.htm) , anni 1816 1833 1844 1853.
IGMI, Le Legazioni prima di confluire nella Legazione delle Romagne
(http://www.igmi.org/ancient/immagine.php?cod=1274) (anno 1840 circa)
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