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Repubblica di Ancona
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Il fatto che Venezia si sia alleata con l'Impero si spiega pensando alla rivalità commerciale che esisteva tra le due
città marittime. Anche se in percentuale il traffico marittimo di Ancona verso i porti orientali non poteva essere
paragonato a quello veneziano, nondimeno la Serenissima non gradiva l'esistenza in Adriatico di altre città
marinare. L'assedio fu lungo e pesante e gli alleati di Ancona, ossia Ragusa, l'Impero Bizantino e le città
dell'Emilia-Romagna, non potevano intervenire, in quanto non erano al corrente di ciò che stava succedendo.
Dopo alcune settimane gli imperiali inviarono un'ambasciata in città chiedendo la resa, il riconoscimento del
potere imperiale e la consegna del console dell'Impero Bizantino; in cambio promettevano di risparmiare la vita
ai cittadini. La richiesta di resa derivava da una considerazione: dopo il lungo assedio le riserve di cibo dovevano
essere quasi finite e la città non avrebbe potuto resistere ancora a lungo. Gli anconitani rifiutarono invece l'offerta
e anzi riuscirono ad inviare degli emissari che, passando tra le file nemiche, si recarono a chiedere soccorso nelle
città amiche della Romagna e dell'Emilia.
Durante l'assedio sono da ricordare le gesta eroiche dell'eroina anconetana per eccellenza: Stamira (detta anche
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Stamura), una giovane vedova che con un gesto fulmineo incendiò una
botte causando l'incendio di numerose macchine d'assedio nemiche,
permettendo così ai cittadini di uscire dalle mura per rifornirsi di cibo;
durante l'assedio rifulse anche l'eroismo del sacerdote Giovanni di Chio,
che in giorno di burrasca si gettò in mare per tagliare le gomene della
nave ammiraglia veneziana, la Totus Mundus, danneggiando così una
parte della flotta.
Ancona ebbe una indipendenza "de facto": il papa Alessandro III (ca.
1100 – 1181) la dichiarò città libera nell'ambito dello Stato della Chiesa; papa Eugenio IV conferma la
posizione giuridica definita dal suo predecessore e il 2 settembre 1443 la dichiara ufficialmente repubblica.
Dal 1348 al 1353 la città perse temporaneamente l'indipendenza: i Malatesta si erano impadroniti nel 1348
anche di Ancona, approfittandosi della peste nera che allora imperversava in città e di un terribile incendio che
aveva messo la città in ginocchio.
Nell'ambito delle azioni del cardinale Albornoz, volte a preparare il ritorno del papa da Avignone in Italia, i
Malatesta vennero sconfitti nella battaglia di Paterno, un castello di Ancona e la chiesa instaurò un dominio
diretto sulla città. L'Albornoz poté entrare ad Ancona, dove fece edificare una grande rocca che doveva servire
anche come sede adriatica del pontefice, una volta che fosse tornato in Italia. L'Albornoz, infatti, aveva fatto
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costruire l'edificio con un aspetto prettamente militare all'esterno, ma con un interno sfarzoso, ricco di giardini e
di ogni comodità. La rocca dell'Albornoz rimase in piedi fino al 1383, quando fu distrutta dal popolo dopo un
difficile assedio. Causa scatenante dell'assedio fu il fatto che il castellano si era messo alle dipendenze
dell'antipapa Clemente VII. All'assedio parteciparono, oltre agli anconitani, folti gruppi di soldati provenienti da
tutta la Marca. La rocca infine cedette grazie allo scavo di una galleria fin sotto alle sue mura; essa venne poi
completamente distrutta a furor di popolo, al fine di ristabilire l'antica autonomia cittadina[2].
I primi rapporti commerciali sono riscontrabili lungo il secolo durante il quale si ha testimonianza della nascita
della Repubblica, precisamente nel 1199. I rapporti saranno sempre cordiali, di profonda amicizia e sostegno
militare: era l’unico modo che entrambe avevano per resistere allo strapotere economico della Serenissima, e
per quanto Venezia restò sempre padrone dell’Adriatico, il connubio fra Ancona e Ragusa portò i suoi frutti. I
rapporti si interruppero solo
durante la parentesi di
dominazione veneziana su Ragusa
e poi definitivamente con
l’assoggettamento della repubblica
dorica allo Stato pontificio.
(1532).
Perdita dell'indipendenza
(XV secolo) e importanti d'Europa. La struttura sociale, che vedeva nobili e popolani uniti intorno alle attività
marinare, non permise l'affermarsi di signorie in città. Un'eccezione è rappresentata dall'occupazione da parte
dei Malatesta nel 1348,
che si approfittarono della
condizione di debolezza
dovuta alla celebre peste
nera che infuriava in tutta
Europa e ad un incendio
che aveva semidistrutto la
città. Durante circa cinque
secoli, l'unica eclisse di
libertà fu proprio nel
periodo che va dal 1348
al 1383, e terminò con la la Loggia dei Mercanti con la splendida
distruzione a furor di facciata gotica di Giorgio da Sebenico.
popolo della Rocca di S.
Cataldo, eretta sul colle
il portale gotico della Chiesa di San dei Cappuccini dai Malatesta e completata dall'emissario del Papa Egidio
Francesco alle Scale, di Giorgio da Albornoz, rocca vista come un segno di oppressione delle libertà
Sebenico. comunali. In tale circostanza il Senato anconetano ricevette dai Priori
delle Arti e dai Gonfalonieri di Giustizia del popolo di Firenze l'elogio più
caloroso: "Avete finalmente scosso, amici carissimi, il giogo del vostro
servaggio che il presidio dell'inespugnabile rocca vi teneva sopracapo! O uomini che diffondete l'odore delle
virtù dei vostri progenitori! O veri italiani!"
Il Gonfalone
Dono imperiale di Bisanzio a ricompensa dei servigi e della fedeltà dimostrata a Manuele Comneno,
rispecchiava le insegne bizantine, private dei simboli a forma di B nei cantoni. Persa l'indipendenza, Ancona mise
al servizio del papa la tradizione marinaresca e ammainò la sua gloriosa bandiera sostituendola con un semplice
bicolore rosso su giallo.
Fioritura artistica
Ad Ancona l'arte ebbe un notevole sviluppo durante i secoli della Repubblica marinara. Per ciò che riguarda
l'architettura romanica si ricorda soprattutto il grande cantiere della cattedrale di San Ciriaco, una delle più
importanti chiese romaniche d'Italia, pregevole anche per le sculture dell'interno e del portale, tra cui i leoni
stilofori, tra i simboli della città. Intanto Ancona, ormai importante Repubblica Marinara, si arricchisce con i suoi
fortunati traffici con l'Oriente. Splendide testimonianze di questa sua attività sono, oltre la già citata cattedrale,
anche il Palazzo del Senato e la Chiesa di Santa Maria della Piazza, costruiti nel semplice ed armonioso stile
romanico. Nonostante gli assedi ed i tentativi di assoggettamento, le arti ed il commercio continuano a fiorire e la
città si arricchisce di palazzi ed opere d'arte. L'architetto Giovanni Pace detto Sodo, costruisce la Loggia dei
Mercanti, la cui facciata gotica si deve a Giorgio da Sebenico. Al celebre architetto dalmata si devono anche i
portali di Sant'Agostino e di San Francesco alle Scale, nonché la facciata del Palazzo Benincasa in via della
Loggia. Altri artisti lasciano nobili segni del loro lavoro: Francesco Martini senese, i Maestri Pietro e Matteo di
Antongiacomo; Marino di Marco Cedrino veneziano, uno degli architetti della Basilica di Loreto, nel portale
della Chiesa della Misericordia.
Nella pittura si segnala l'attività e i mirabili dipinti rimasti di Carlo Crivelli e Lorenzo Lotto, la decorazione ad
affresco di Melozzo da Forlì del Palazzo del Governo (oggi perduti), la committenza di opere a Tiziano. Tra
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Trecento e Quattrocento fiorì inoltre la scuola pittorica di Ancona, dominata dalla figura di Olivuccio di
Ciccarello e che ebbe come epigono Nicola di Maestro Antonio.
Curiosità
È nota la partecipazione a diverse crociate, tra cui la prima. Nella lotte fra papa ed Imperatore del XIII secolo,
Ancona è di parte guelfa. Lo stemma del libero comune, un cavaliere armato, rappresentante la virtù guerriera e
l'attaccamento alla libertà, è quello che anche oggi identifica la città. Tra i suoi navigatori si deve ricordare
Ciriaco d'Ancona (Ciriaco Pizzecolli), che nelle rive del Mediterraneo andava instancabilmente in cerca delle
testimonianze della perduta civiltà classica, trascrivendo iscrizioni e disegnando monumenti; suo è il primo
disegno moderno del Partenone di Atene. Egli è perciò giustamente considerato il precursore, o il fondatore
dell'archeologia.
Bibliografia
Carisio Ciavarini (a cura di) Statuti Anconitani del mare, del terzenale e della dogana e patti con
diverse nazioni, BiblioBazaar, 2010
Joachim-Felix Leonhard, Ancona nel Basso Medioevo. La politica estera e commerciale dalla prima
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crociata al secolo XV Il lavoro editoriale, Ancona 1992 (titolo originale: Die Seestadt Ancona im
Spätmittelalter)
Eliyahu Ashtor, Il commercio levantino di Ancona nel basso Medioevo, in «Rivista storica italiana» 88,
1976
Adolf Schaube, Storia del commercio dei popoli latini del Mediterraneo sino alla fine delle
Crociate, Unione tipografico-editrice Torinese, 1915
Guglielmo Heyd, Le colonie commerciali degli Italiani in Oriente nel Medio Evo, G. Antonelli & L.
Basadonna, 1866
Voci correlate
Repubbliche marinare
Storia di Ancona
Note
1. ^ La fonte maggiore di quest'assedio è il volume Liber de obsidione Anconae, di Boncompagno da Signa. Da
esso, composto pochi anni dopo il fatto sono tratte tutte le notizie riportate in questo paragrafo.
2. ^ Oddo di Biagio, Costruzione e distruzione del cassero anconitano
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