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24/10/12 Repubblica di Ancona - Wikipedia

Repubblica di Ancona
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La Repubblica di Ancona è stata una repubblica marinara Repubblica di Ancona


dell'Adriatico la cui indipendenza durò dall'XI secolo al 1532 e
che si dedicò ai traffici con l'Oriente. Alleata per secoli della
repubblica di Ragusa e dell'Impero Bizantino, riuscì a resistere a
Venezia, che non gradiva altre città marinare in Adriatico e che
ripetutamente tentò di danneggiare i suoi traffici marittimi o di
sottometterla. La sua estensione territoriale fu sempre limitata al
territorio circostante la città di Ancona, trascurando gli abitanti Motto: Ancon Dorica Civitas Fidei
ogni guerra di conquista territoriale e dedicandosi Dati amministrativi
esclusivamente alla navigazione e alle costruzioni navali. Una Nome ufficiale Comunitas Anconae
caratteristica della sua storia fu la continua necessità di Lingue parlate latino, italiano.
difendersi, aiutata in ciò dall'alleanza con Costantinopoli e con la Capitale Ancona
Repubblica di Ragusa, oltre che dai venti castelli che Politica
difendevano i suoi esigui confini: i castelli di Ancona. Forma di Repubblica Oligarchica
governo
Indice Nascita XI secolo
Causa spontanea, lenta
1 Geografia indipendenza dalla Marca
2 Storia anconitana
2.1 L'assedio del 1173
Fine 1532.
2.2 Lo Stato della Chiesa riconosce la repubblica di
Ancona Causa annessione di Ancona
allo Stato Pontificio.
2.3 Sotto il giogo dei Malatesta - la rocca papale
2.4 I rapporti con Ragusa Territorio e popolazione
2.5 Perdita dell'indipendenza Bacino Ancona ed il suo
3 Struttura politica ed amministrativa geografico circondario.
4 Il Gonfalone Territorio il solo territorio della città
5 Fioritura artistica originale di Ancona.
6 Curiosità Economia
7 Bibliografia Valuta Agontano, Denaro di
8 Voci correlate Ancona
9 Note Commerci con Repubblica di Venezia,
Impero Ottomano,
Impero Bizantino,
Repubblica di Ragusa,
Geografia Mar Adriatico.
Esportazioni spezie, legname, stoffe,
Il suo territorio comprendeva tutta la zona tra il mare e i fiumi seta.
Esino, Musone ed Aspio, ed era protetto da venti castelli: Importazioni Idem.
Monte San Vito, Fiumesino, Cassero, Camerata, Castel
Religione e società
d'Emilio, Falconara, Agugliano, Polverigi, Offagna, Bolignano,
Religioni Chiesa cattolica.
Camerano, Poggio, Massignano, Varano, Sirolo, Numana, preminenti
Paterno, Sappanico, Gallignano, Montesicuro. Questi centri
Religione di cattolicesimo.
sono infatti detti castelli di Ancona. Stato
Religioni religione ebraica e

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Storia minoritarie cristiano ortodossa


Classi sociali anziani, nobili, mercanti,
clero, popolani.
.
Evoluzione storica
. Preceduto da Sacro Romano
Impero
La Repubblica di Succeduto da Stato Pontificio
Ancona intratteneva
rapporti commerciali
privilegiati con i turchi e con l'Impero Bizantino ed era una città
cosmopolita, poiché egiziani, siriani, mori, bizantini, magiari, dalmati,
croati, albanesi ed ebrei erano frequentatori assidui del porto e dei
mercati cittadini. A causa degli intensi scambi commerciali con
Costantinopoli, la Repubblica di Ancona entrò presto in collisione con la
Serenissima Repubblica di Venezia; questa inizialmente non aveva dato
troppa importanza alla nascita e all'espansione di un'altra repubblica
oligarchica nel Mare Adriatico, sicura di poterla assoggettare
economicamente ancor prima che militarmente. Ma Ancona aveva alleati
importanti, era frequentata da mercanti fiorentini e lucchesi ed era
diventata una città ricca e fiorente, con mercati in Oriente. I veneziani non
Federico Barbarossa fra i figli
accettavano la crescita della repubblica dorica e per questo motivo, negli
Enrico e Federico.
anni 70 del XII secolo, si allearono con il Barbarossa per porre fine alla
sua esistenza. Ancona, che già nel 1137 aveva respinto l'imperatore
Lotario II e nel 1167 l'imperatore Federico Barbarossa, si preparava ad
affrontare la prova più terribile: l'assedio del 1173.

L'assedio del 1173


[1] Nel 1173 il Barbarossa inviò ad Ancona il suo luogotenente,
l'Arcivescovo Cristiano di Magonza, perché riuscisse a sottomettere una
buona volta la repubblica dorica. L'assedio aveva buone garanzie di
riuscita, dato che le forze imperiali che circondavano la città potevano
il Papa Alessandro III fra Federico questa volta contare anche sull'alleanza con la flotta veneziana, che
Barbarossa e sua moglie occupava il porto. Era la terza volta che l'Impero tentava di sottomettere
la città nel giro di 50 anni: nel 1137 era stata assediata dall'imperatore
Lotario II, le altre due nel 1167 e nel 1173 da Federico Barbarossa.

Il fatto che Venezia si sia alleata con l'Impero si spiega pensando alla rivalità commerciale che esisteva tra le due
città marittime. Anche se in percentuale il traffico marittimo di Ancona verso i porti orientali non poteva essere
paragonato a quello veneziano, nondimeno la Serenissima non gradiva l'esistenza in Adriatico di altre città
marinare. L'assedio fu lungo e pesante e gli alleati di Ancona, ossia Ragusa, l'Impero Bizantino e le città
dell'Emilia-Romagna, non potevano intervenire, in quanto non erano al corrente di ciò che stava succedendo.

Dopo alcune settimane gli imperiali inviarono un'ambasciata in città chiedendo la resa, il riconoscimento del
potere imperiale e la consegna del console dell'Impero Bizantino; in cambio promettevano di risparmiare la vita
ai cittadini. La richiesta di resa derivava da una considerazione: dopo il lungo assedio le riserve di cibo dovevano
essere quasi finite e la città non avrebbe potuto resistere ancora a lungo. Gli anconitani rifiutarono invece l'offerta
e anzi riuscirono ad inviare degli emissari che, passando tra le file nemiche, si recarono a chiedere soccorso nelle
città amiche della Romagna e dell'Emilia.

Durante l'assedio sono da ricordare le gesta eroiche dell'eroina anconetana per eccellenza: Stamira (detta anche
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Stamura), una giovane vedova che con un gesto fulmineo incendiò una
botte causando l'incendio di numerose macchine d'assedio nemiche,
permettendo così ai cittadini di uscire dalle mura per rifornirsi di cibo;
durante l'assedio rifulse anche l'eroismo del sacerdote Giovanni di Chio,
che in giorno di burrasca si gettò in mare per tagliare le gomene della
nave ammiraglia veneziana, la Totus Mundus, danneggiando così una
parte della flotta.

Nel frattempo i cittadini che arditamente erano riusciti a superare le


truppe assedianti erano arrivate in Emilia-Romagna da dove partì una
spedizione di soccorso. Con l'arrivo delle truppe della contessa di
Bertinoro Aldruda dei Frangipani e del duca di Ferrara Guglielmo dei
Marcheselli, si scatenò una battaglia che vide la sconfitta delle truppe
imperiali. Le navi veneziane tolsero l'ancora e tornarono nella
il Papa Eugenio IV rappresentato
nelle Cronache di Norimberga del
Serenissima. Ancona dunque uscì vittoriosa anche da quest'assedio, ed il
1493
periodo florido seguito alla vittoria permise di aumentare i traffici marittimi
con l'Oriente e di ingrandire ed abbellire la propria cattedrale su modello
bizantino.

Manuele Comneno, imperatore di Bisanzio inviò ingenti somme di denaro


per ricompensare Ancona della fedeltà a lui dimostrata. Secondo una
tradizione non confermata da documenti, Manuele donò in questa
occasione alla città la bandiera rossa con una croce d'oro che è ancora
oggi il vessillo della città. Nel suo libro 5° [2], il Pinaoro invece spiega
che tale insegna venne assegnata al Comune di Ancona quale ricompensa
per aver conquistato per primo le mura di un castello chiamato
Argentario, presso Gallipoli, in Turchia. Le forze alleate di Rodi, entrate
nel castello subito dopo i soldati Anconetani, ottennero un vessillo simile:
croce argentata su fondo rosso. Il risultato più importante della vittoria fu
che la città fu che il Comneno autorizzò la città a praticare il commercio
marittimo in tutti i suoi porti, con la possibilità anche di costruire fondachi
e abitazioni. Come già in epoca traianea, Ancona si avviava nuovamente
ad essere per l'Italia una delle porte d'Oriente.

Lo Stato della Chiesa riconosce la repubblica di


l'imperatore bizantino Manuele
Comneno, alleato di Ancona. Ancona

Ancona ebbe una indipendenza "de facto": il papa Alessandro III (ca.
1100 – 1181) la dichiarò città libera nell'ambito dello Stato della Chiesa; papa Eugenio IV conferma la
posizione giuridica definita dal suo predecessore e il 2 settembre 1443 la dichiara ufficialmente repubblica.

Sotto il giogo dei Malatesta - la rocca papale

Dal 1348 al 1353 la città perse temporaneamente l'indipendenza: i Malatesta si erano impadroniti nel 1348
anche di Ancona, approfittandosi della peste nera che allora imperversava in città e di un terribile incendio che
aveva messo la città in ginocchio.

Nell'ambito delle azioni del cardinale Albornoz, volte a preparare il ritorno del papa da Avignone in Italia, i
Malatesta vennero sconfitti nella battaglia di Paterno, un castello di Ancona e la chiesa instaurò un dominio
diretto sulla città. L'Albornoz poté entrare ad Ancona, dove fece edificare una grande rocca che doveva servire
anche come sede adriatica del pontefice, una volta che fosse tornato in Italia. L'Albornoz, infatti, aveva fatto
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costruire l'edificio con un aspetto prettamente militare all'esterno, ma con un interno sfarzoso, ricco di giardini e
di ogni comodità. La rocca dell'Albornoz rimase in piedi fino al 1383, quando fu distrutta dal popolo dopo un
difficile assedio. Causa scatenante dell'assedio fu il fatto che il castellano si era messo alle dipendenze
dell'antipapa Clemente VII. All'assedio parteciparono, oltre agli anconitani, folti gruppi di soldati provenienti da
tutta la Marca. La rocca infine cedette grazie allo scavo di una galleria fin sotto alle sue mura; essa venne poi
completamente distrutta a furor di popolo, al fine di ristabilire l'antica autonomia cittadina[2].

I rapporti con Ragusa

I primi rapporti commerciali sono riscontrabili lungo il secolo durante il quale si ha testimonianza della nascita
della Repubblica, precisamente nel 1199. I rapporti saranno sempre cordiali, di profonda amicizia e sostegno
militare: era l’unico modo che entrambe avevano per resistere allo strapotere economico della Serenissima, e
per quanto Venezia restò sempre padrone dell’Adriatico, il connubio fra Ancona e Ragusa portò i suoi frutti. I
rapporti si interruppero solo
durante la parentesi di
dominazione veneziana su Ragusa
e poi definitivamente con
l’assoggettamento della repubblica
dorica allo Stato pontificio.
(1532).

Perdita dell'indipendenza

Papa Clemente VII fece costruire


da Antonio da Sangallo il Giovane
la fortificazione della Cittadella,
che con i suoi cinque bastioni è
uno splendido esempio di
il Palazzo del Senato del XIII fortificazione rinascimentale, con il il Palazzo del Governo con la Torre
secolo pretesto, rivelatosi falso, di civica.
un'imminente invasione della città
da parte dei Turchi; in realtà il 19
settembre 1532 Ancona venne occupata dalle truppe pontificie e dovette
rinunciare all'indipendenza; con un colpo di stato ante litteram papa
Clemente VII la incorporò nei domini dello Stato Pontificio.

Struttura politica ed amministrativa


Ancona era una repubblica oligarchica il cui governo era formato da sei
Anziani, o Signori, che erano eletti dai tre terzieri nei quali era divisa la
città: S. Pietro, Porto e Capodimonte. La Repubblica Marinara di
Ancona batteva moneta propria: l'agontano; aveva propri codici di
navigazione noti sotto il nome di "Statuti del mare", "del Terzenale
(arsenale)" e "della Dogana"; inviava consoli ed aveva fondachi e colonie
in molti porti d'Oriente, da Costantinopoli alla Siria, dalla Romania
all'Egitto; d'altra parte in città erano presenti folte comunità straniere
il Palazzo degli Anziani di Ancona. organizzate, tra le quali quella greca e quella schiavona (ossia dalmata ed
albanese), che avevano propri luoghi di culto. A queste si deve
aggiungere un'attiva comunità ebraica, che è stata (ed è tutt'ora) parte importante della società cittadina, come
prova la sinagoga (con arredi anche del XVI secolo) e il Campo degli Ebrei, cimitero israelitico tra i più antichi
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(XV secolo) e importanti d'Europa. La struttura sociale, che vedeva nobili e popolani uniti intorno alle attività
marinare, non permise l'affermarsi di signorie in città. Un'eccezione è rappresentata dall'occupazione da parte
dei Malatesta nel 1348,
che si approfittarono della
condizione di debolezza
dovuta alla celebre peste
nera che infuriava in tutta
Europa e ad un incendio
che aveva semidistrutto la
città. Durante circa cinque
secoli, l'unica eclisse di
libertà fu proprio nel
periodo che va dal 1348
al 1383, e terminò con la la Loggia dei Mercanti con la splendida
distruzione a furor di facciata gotica di Giorgio da Sebenico.
popolo della Rocca di S.
Cataldo, eretta sul colle
il portale gotico della Chiesa di San dei Cappuccini dai Malatesta e completata dall'emissario del Papa Egidio
Francesco alle Scale, di Giorgio da Albornoz, rocca vista come un segno di oppressione delle libertà
Sebenico. comunali. In tale circostanza il Senato anconetano ricevette dai Priori
delle Arti e dai Gonfalonieri di Giustizia del popolo di Firenze l'elogio più
caloroso: "Avete finalmente scosso, amici carissimi, il giogo del vostro
servaggio che il presidio dell'inespugnabile rocca vi teneva sopracapo! O uomini che diffondete l'odore delle
virtù dei vostri progenitori! O veri italiani!"

Il Gonfalone
Dono imperiale di Bisanzio a ricompensa dei servigi e della fedeltà dimostrata a Manuele Comneno,
rispecchiava le insegne bizantine, private dei simboli a forma di B nei cantoni. Persa l'indipendenza, Ancona mise
al servizio del papa la tradizione marinaresca e ammainò la sua gloriosa bandiera sostituendola con un semplice
bicolore rosso su giallo.

Fioritura artistica
Ad Ancona l'arte ebbe un notevole sviluppo durante i secoli della Repubblica marinara. Per ciò che riguarda
l'architettura romanica si ricorda soprattutto il grande cantiere della cattedrale di San Ciriaco, una delle più
importanti chiese romaniche d'Italia, pregevole anche per le sculture dell'interno e del portale, tra cui i leoni
stilofori, tra i simboli della città. Intanto Ancona, ormai importante Repubblica Marinara, si arricchisce con i suoi
fortunati traffici con l'Oriente. Splendide testimonianze di questa sua attività sono, oltre la già citata cattedrale,
anche il Palazzo del Senato e la Chiesa di Santa Maria della Piazza, costruiti nel semplice ed armonioso stile
romanico. Nonostante gli assedi ed i tentativi di assoggettamento, le arti ed il commercio continuano a fiorire e la
città si arricchisce di palazzi ed opere d'arte. L'architetto Giovanni Pace detto Sodo, costruisce la Loggia dei
Mercanti, la cui facciata gotica si deve a Giorgio da Sebenico. Al celebre architetto dalmata si devono anche i
portali di Sant'Agostino e di San Francesco alle Scale, nonché la facciata del Palazzo Benincasa in via della
Loggia. Altri artisti lasciano nobili segni del loro lavoro: Francesco Martini senese, i Maestri Pietro e Matteo di
Antongiacomo; Marino di Marco Cedrino veneziano, uno degli architetti della Basilica di Loreto, nel portale
della Chiesa della Misericordia.

Nella pittura si segnala l'attività e i mirabili dipinti rimasti di Carlo Crivelli e Lorenzo Lotto, la decorazione ad
affresco di Melozzo da Forlì del Palazzo del Governo (oggi perduti), la committenza di opere a Tiziano. Tra

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Trecento e Quattrocento fiorì inoltre la scuola pittorica di Ancona, dominata dalla figura di Olivuccio di
Ciccarello e che ebbe come epigono Nicola di Maestro Antonio.

Curiosità
È nota la partecipazione a diverse crociate, tra cui la prima. Nella lotte fra papa ed Imperatore del XIII secolo,
Ancona è di parte guelfa. Lo stemma del libero comune, un cavaliere armato, rappresentante la virtù guerriera e
l'attaccamento alla libertà, è quello che anche oggi identifica la città. Tra i suoi navigatori si deve ricordare
Ciriaco d'Ancona (Ciriaco Pizzecolli), che nelle rive del Mediterraneo andava instancabilmente in cerca delle
testimonianze della perduta civiltà classica, trascrivendo iscrizioni e disegnando monumenti; suo è il primo
disegno moderno del Partenone di Atene. Egli è perciò giustamente considerato il precursore, o il fondatore
dell'archeologia.

Gli anconetani sono


provetti lavoratori,
avveduti commercianti
e valenti navigatori;
quando papa Urbano
V, allora residente in
Avignone, rientra in
Italia, tra le tante navi
delle città marinare
andate ad incontrarlo,
c'è una galea
anconetana; e proprio
su questa si imbarca
per intraprendere il suo
viaggio.

Narra il cronista Oddo


di Biagio "La galea fu
Vie commerciali, sedi di consolati e di fondachi anconitani all'inizio del XVI secolo fatta in Ancona de
tanta e tale lunghezza,
quale mai si fu veduta la simile, con celle e camere dipinte e ornate come fossero stanze di palazzi. E fu armata
de marinai e de vogatori de Ancona" (1367). L'onorifica preferenza viene accordata anche ad un'altra galea,
comandata dall'anconetano Nicolò di Bartolomeo Toroglioni, quando papa Gregorio XI riporta definitivamente
la corte pontificia dalla Francia in Italia, nel 1377. Ma della fierezza del popolo anconetano sono ricche le
cronache. Galeazzo Malatesta, nel 1413, tenta un assalto a Capodimonte; ma la pronta e vigorosa difesa
respinge il nemico che lascia centinaia di morti e prigionieri. Anche Francesco Sforza tenta di avere a tradimento
la città; le sue spie vengono scoperte, chiuse dentro sacchi e gettate in mare con pietre al collo. Tra gli sforzeschi
nasce il detto: "Ancona da bere e non da mangiare" (1443). Altra testimonianza del ruolo giocato della
Repubblica di Ancona è la crociata contro i turchi promossa da papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) proprio
dalla città dorica: la corte pontificia si stabilì in Ancona per organizzare tutte le potenze cristiane, ma nulla si fece
per la morte del pontefice.

Bibliografia
Carisio Ciavarini (a cura di) Statuti Anconitani del mare, del terzenale e della dogana e patti con
diverse nazioni, BiblioBazaar, 2010
Joachim-Felix Leonhard, Ancona nel Basso Medioevo. La politica estera e commerciale dalla prima

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crociata al secolo XV Il lavoro editoriale, Ancona 1992 (titolo originale: Die Seestadt Ancona im
Spätmittelalter)
Eliyahu Ashtor, Il commercio levantino di Ancona nel basso Medioevo, in «Rivista storica italiana» 88,
1976
Adolf Schaube, Storia del commercio dei popoli latini del Mediterraneo sino alla fine delle
Crociate, Unione tipografico-editrice Torinese, 1915
Guglielmo Heyd, Le colonie commerciali degli Italiani in Oriente nel Medio Evo, G. Antonelli & L.
Basadonna, 1866

[2] Pianoro, libro 5°

Voci correlate
Repubbliche marinare
Storia di Ancona

Note
1. ^ La fonte maggiore di quest'assedio è il volume Liber de obsidione Anconae, di Boncompagno da Signa. Da
esso, composto pochi anni dopo il fatto sono tratte tutte le notizie riportate in questo paragrafo.
2. ^ Oddo di Biagio, Costruzione e distruzione del cassero anconitano

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