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4.3.

Frege: semantica e
filosofia del linguaggio
Corso: Filosofia del linguaggio
Docente: Elisabetta Sacchi
a.a. 2020/2021
Gottlob Frege

(1848-1925)

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Scaletta degli argomenti

2. Il contributo di
3. Frege: semantica e
1. Il progetto Frege alla logica e filosofia del
fondazionale di Frege alla filosofia della linguaggio
logica
• Slides 4.1. • Slides 4.2. • Slides 4.3.
Opere (selezione)

• 1879 Ideografia: (Begriffsschriff)


• 1884 I fondamenti dell'aritmetica (Die Grundlagen der
Arithmetik)
• 1891 «Funzione e concetto» (Funktion und Begriff)
• 1892 «Senso e significato/denotazione/riferimento» (Über
Sinn und Bedeutung)
• 1892 «Concetto e oggetto» (Über Begriff und Gegenstand)
• 1893 I principi dell'aritmetica (Grundgesetze der Aritmetik)
• 1918-23 Le Ricerche Logiche (Logische Untersuchungen)
• 1969 Scritti postumi (Nachgelassene Schriften)

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L’interesse di Frege per il linguaggio
• Frege non era interessato a fornire una teoria semantica del linguaggio
ordinario
• Considerava il linguaggio ordinario difettoso e inadatto a scopi scientifici
• Principali difetti: ambiguità, vaghezza, dipendenza contestuale
• Il suo interesse per il linguaggio e per la semantica era strettamente
intrecciato al suo interesse per le questioni logico-fondazionali
• Frege fornirà un’analisi semantica di un frammento idealizzato del
linguaggio ordinario (i.e.: l’Ideografia). Tale linguaggio non presenta i
difetti del Linguaggio ordinario.
• Obiettivo: fornire alla matematica uno strumento rigoroso di
espressione delle argomentazioni
• In un linguaggio logicamente perfetto v’è corrispondenza tra forma
grammaticale e forma logica
• Nonostante questi limiti, la sua teoria semantica ha finito per
assumere un valore paradigmatico per tutta la riflessione successiva
• Fondamentale il suo contributo alla delineazione di quello che diventerà
il «Paradigma dominante»
Il paradigma dominante
• Tre tesi:
1. il significato di una frase si identifica con le sue
condizioni di verità (cioè con la specificazione
delle circostanze in cui l’enunciato è vero) e il
significato di una parola con il suo contributo alle
condizioni di verità della frase in cui compare;
2. il significato di un’espressione complessa dipende
funzionalmente dai significati dei suoi componenti
(principio di composizionalità)
3. immagini, rappresentazioni o altri enti mentali
non sono i significati delle espressioni (anti-
mentalismo)
Contributo di Frege: (2) e (3). (1): Wittgenstein
nel Tractatus
Atteggiamento di Frege verso il
linguaggio ordinario
"Se è compito della filosofia spezzare il dominio della parola sullo
spirito umano, svelando gli inganni che, nell’ambito delle
relazioni concettuali, traggono origine, spesso quasi
inevitabilmente, dall’uso della lingua e liberare così il pensiero
da quanto di difettoso gli proviene soltanto dalla natura dei mezzi
linguistici, ebbene, la mia ideografia, ulteriormente perfezionata
a questo scopo, potrà diventare per i filosofi un utile
strumento« (Ideografia)

"Il compito del logico consiste nell'emanciparsi dalla


lingua" (1906)

"Una grande parte del lavoro del filosofo consiste in una lotta
contro la lingua" (1925)
Linguaggio e Pensiero

• L’oggetto proprio di studio del filosofo è il PENSIERO

• Il PENSIERO è (ontologicamente) indipendente dal LINGUAGGIO

• Senza il linguaggio, tuttavia, il pensiero non ci sarebbe


accessibile

• «Non sono qui nella vantaggiosa posizione del mineralogista che


mostra un cristallo di rocca al suo uditorio. Non posso mettere
un pensiero nelle mani dei miei lettori pregandoli di osservarlo
per bene da tutti i lati. Devo accontentarmi di offrire al lettore
il pensiero, di per sé non sensibile, avviluppato nella forma
linguistica sensibile» (Il Pensiero, p. 74)
Due massime metodologiche

• Massime metodologiche che informano la riflessione di


Frege sul significato

• Principio di composizionalità

• Principio del contesto (mobilitato solo nei


Fondamenti)
Principio di composizionalità

• Il principio nella sua formulazione generale


• Il valore semantico di un’espressione
complessa è funzione dei valori semantici delle
sue parti componenti e del modo di
composizione sintattica dell’enunciato
• Principio di composizionalità (funzionalità) (per
il significato)
• Sign (A{e1,…en}=Φ(sign(e1),…sign(en))
Ruolo del principio di composizionalità

• 1. Teorizza l’armonia tra sintassi e semantica

• 2. Dà conto del “potere espressivo della


lingua” (o «Produttività»)
Potere espressivo della lingua

• «Le prestazioni della lingua sono veramente sorprendenti:


esprimere un immenso numero di pensieri con poche sillabe – o
addirittura trovare il modo di dare a un pensiero, che un terrestre
ha or ora afferrato per la prima volta, una veste che permetta che
un altro, cui esso è del tutto nuovo, lo riconosca. Ciò non sarebbe
possibile se non potessimo distinguere nel pensiero delle parti alle
quali corrispondono parti dell’enunciato, di modo che la
costruzione dell’enunciato possa valere come immagine della
costruzione del pensiero.» […]
• «Se si considera quindi il pensiero come composto di parti
semplici e si fanno inoltre corrispondere a esse certe parti
semplici dell’enunciato, diviene comprensibile come si possa
costruire una grande molteplicità di enunciati cui corrisponda, di
nuovo, una grande molteplicità di pensieri»
(Frege, Le connessioni di pensieri)
Principio del contesto

• Il significato di una parola non va spiegato considerando la


parola isolatamente, ma nel contesto di un enunciato
• Erronea interpretazione del principio:
• PC non dice che al di fuori del contesto enunciativo una
espressione non ha significato
• Sua funzione: istituire un nesso strettissimo tra significato e
verità
• Enunciati come unità-base della significazione (Posizione
«molecolarista»)
• Il significato di un’espressione sotto-enunciativa è il suo
contributo alla determinazione del valore di verità di un
enunciato
• Domanda: in che cosa consiste tale contributo? Può consistere
meramente nel riferimento come vorrebbe la «teoria
referenzialista» (Ex: Agostino, J.S. Mill)?
Agostino e Mill

• "Quando (gli adulti) nominavano qualche oggetto, e,


proferendo quella voce, facevano un gesto verso qualcosa, li
osservavo e ritenevo che la cosa si chiamasse con il nome che
proferivano quando volevano indicarla. Così, udendo spesso le
stesse parole ricorrere al posto appropriato in proposizioni
differenti, mi rendevo conto a poco a poco di quali cose esse
fossero i segni e avendo insegnato alla lingua a pronunziarle,
esprimevo ormai con esse la mia volontà »  (Agostino, Le
confessioni)
• Per Mill i termini singolari hanno solo una denotazione (sono
mere etichette che significano ciò per cui stanno: un oggetto).
Comprendere un termine singolare (coglierne il significato) si
riduce a sapere per quale oggetto sta
• Domanda:una tale teoria è plausibile?
1. teoria referenziale
Concepire • Le parole significano,
rappresentano, designano,
le parole nominano, denotano, si riferiscono
come mere a oggetti nel mondo (entità
concrete) e a loro proprietà o
etichette relazioni
(Agostino, • ‘Carlo ha una bicicletta’ significa
un certo stato di cose (lo stato di
J.S. Mill) cose che l’enunciato descrive)
• ‘Carlo’ significa l’individuo in carne
ha una ed ossa per cui sta
certa • ‘ha’ significa la relazione di
possesso
plausibilità • ‘una bicicletta’ significa una
intuitiva bicicletta
Problemi della teoria referenziale

1. Non tutte le parole nominano o denotano un


oggetto reale
• Termini singolari vacui (Pegaso) Espressioni non denotanti
• Pronomi quantificazionali (‘Nessuno’ in ‘Nessuno mi ha invitato alla
festa’)
• La copula ‘è’
• Espressioni cone ‘molto’, ‘il’, ‘purtroppo’…
2. Se la teoria fosse corretta gli enunciati sarebbero
mere liste di nomi. Ma una mera lista di nomi non dice
nulla
3. Termini con lo stesso riferimento (co-referenziali)
non sono sinonimi (non hanno lo stesso significato)
• Ex: ‘Sergio Mattarella’ e ‘Il Presidente della Repubblica Italiana»
Frege e il superamento del
referenzialismo
• Il riferimento (la denotazione) è solo un aspetto del significato
delle espressioni (significato nel senso di «meaning»)
• Un’espressione può avere un significato (può essere compresa)
anche se non ha un riferimento (caso dei termini non denotanti)
• Espressioni diverse possono avere significati diversi pur
riferendosi alla stessa entità
• Domanda: Se il riferimento non esaurisce il significato, quale
altro aspetto occorre aggiungere?
• Proposta di Frege: la teoria semantica a due livelli (il livello
della Bedeutung e il livello del Sinn). Il significato non può essere
appiattito sul solo livello del riferimento (livello che riguarda la
relazione del linguaggio con il mondo), perché comprende anche
aspetti cognitivi e dunque un livello che riguarda la relazione del
linguaggio con le informazioni, credenze, conoscenze che i
parlanti hanno del mondo e che sono depositate nel linguaggio
stesso
Linguaggio come veicolo di conoscenza

• Attraverso il linguaggio noi veicoliamo la nostra conoscenza sul


mondo e la trasmettiamo agli altri
• Secondo Frege, ciò è reso possibile dal fatto che le espressioni
che usiamo non si limitano semplicemente a stare per elementi
extra-linguistici della realtà oggettiva (individui, oggetti,
proprietà, relazioni), ma indicherebbero, a colui che le
comprende, veri e propri «percorsi conoscitivi» che
renderebbero tali elementi accessibili al pensiero e dunque al
linguaggio
• L’idea del senso come «percorso conoscitivo» capace di
disverlarci il referente oggettivo del segno rendendocelo
(cognitivamente) accessibile è la chiave di lettura del celebre
saggio del 1892 Über Sinn und Bedeutung
• Punto di partenza del saggio: l’analisi dell’uguaglianza
L’analisi dell’uguaglianza
• Si considerino due enunciati veri d’identità del tipo
• (1) a=a (Espero=Espero; La stella della sera=la stella della sera)
• (2) a=b (Espero=Fosforo; La stella della sera=la stella del mattino)
• Ci sono importanti differenze: (2) a differenza di (1) è informativo
(ovvero: contiene importanti ampliamenti della nostra conoscenza)
• (1) è un’esemplificazione del principio di identità, è una verità
analitica giustificabile a priori)
• (2) è una verità sintetica, (spesso) non giustificabile a priori
• Come spiegare questa differenza?
• L’identità è una relazione tra segni o una relazione tra oggetti?
• Di che cosa sto parlando quando dico che «a=b»?
• Che cosa dico quando affermo che «a=b»?
• (Cfr. Antologia p. 18)
La soluzione data da Frege nella Ideografia
• Nella Ideografia Frege opera con una nozione di «contenuto
concettuale» che tiene assieme i due aspetti del significato
che poi distinguerà
• Nell’Ideografia: L’identità viene intesa essere una relazione tra
segni (trattamento «meta-linguistico»)
• Inadeguatezze di tale trattamento:
• comporta una scissione nel significato di tutti i segni che finirebbero
per figurare ora per il loro contenuto (nei contesti ordinari) ora per se
stessi (nel contesto degli asserti d’identità)
• non riesce a dar conto del fatto che un enunciato d’identità vero del
tipo ‘a=b’ può impartire una conoscenza genuina – una conoscenza
sulle «cose» – e non soltanto una conoscenza sui nostri modi di
designazione
• Come può un’analisi che concepisce l’identità come una
relazione tra cose e non tra segni riuscire a dar conto della
differenza tra (1) e (2)?
Via d’uscita: abbandonare una semantica
puramente referenziale
«Se il segno ‘a’ si distinguesse dal segno ‘b’ solo come oggetto
(nel caso specifico per la forma), e non come segno, ossia per il
modo in cui designa qualcosa, allora il valore conoscitivo di a=a
sarebbe sostanzialmente uguale a quello di a=b, posto che
questo enunciato sia vero. Una differenza può sussistere solo se
alla diversità di segno corrisponde una diversità nel modo di
darsi di ciò che è designato»
• Senso come «percorso conoscitivo» verso l’oggetto
• Connessione tra senso e conoscenza ribadita alla fine del saggio
«Il fatto che il valore conoscitivo di ‘a=a’ differisca
generalmente da quello di ‘a=b’ si spiega notando che, dal punto
di vista del valore conoscitivo, il senso dell’enunciato […] non è
meno importante del suo significato/riferimento/denotazione»
Proposta semantica di Frege

• (1) Applicare la distinzione tra Sinn e Bedeutung alle espressioni


di tutte le categorie sintattiche (in particolare; termini singolari,
espressioni predicative, enunciati)
• Un’espressione significa/denota/si riferisce a/designa/qualcosa ed
esprime un senso
• Circa la traduzione di ‘Bedeutung’: letteralmente: significato. Altre
traduzioni: denotazione (Russell); riferimento (Geach & Black)
• (2) Concepire il senso come ciò che determina la denotazione/il
riferimento
• Espressioni che differiscono nella loro denotazione differiscono anche
nel loro senso
• Espressioni che esprimono uno stesso senso hanno anche una stessa
denotazione/designazione/riferimento
• La teoria semantica di Frege è una variante del «modello
triadico»
In che senso il Sinn determina il
riferimento
• Il senso di un’espressione specifica il criterio di
identificazione senza il quale la nozione di
oggetto di riferimento risulterebbe
indeterminata
• “Se il segno a ha da denotare un oggetto, deve
esistere qualche regola capace di farci decidere,
in generale, se il segno b indichi lo stesso
oggetto di a; e ciò anche ammesso che non
risulti sempre in nostro potere applicare tale
regola” (Frege, Fondamenti).
Termini singolari

• Espressioni che designano uno e un solo oggetto (che


consentono di parlare di un singolo individuo, di una cosa
particolare):

• nomi propri: "Socrate", «Elisabetta Sacchi"


• descrizioni definite: "il maestro di Platone"; "il docente di FL del San
Raffaele"
• espressioni indicali ("io") e dimostrative ("questo"):
• semplici: "questo"
• complessi: "questo libro"
• N.B. Frege non usa l’espressione ‘termini singolari’ ma ‘nomi
propri’ [Eigennamen]. Per Frege si tratta di una categoria
unitaria. Sarà Russell a tracciare differenze nel funzionamento
semantico dei termini singolari
Descrizioni definite

• Descrizioni definite: espressioni linguistiche formate da un


articolo determinativo singolare seguito da un nome comune
semplice o complesso

• "la capitale della Francia"


• "il maestro di Platone"
• "la docente di FL dell'Università S. Raffaele"
• "l'uomo più alto del mondo"
• Non sono descrizioni definite (sono nomi propri):
• "Il Cairo"
• "il Monte Bianco", "il Sacro Romano Impero"
Denotazione dei termini singolari

•Denotazione di un nome proprio N:


oggetto di cui N è nome (il portatore del
nome proprio)
•Denotazione di una descrizione definita
D: oggetto che D descrive
Stessa denotazione diverso senso

• Uno stesso oggetto (Elisabetta Windsor in carne


e ossa) può essere designato da più espressioni
linguistiche:
• “Elisabetta II”
• “la regina d'Inghilterra”
• “la madre di Carlo d'Inghilterra”
• “la suocera di Diana”
• Ciascuna espressione costituisce un percorso
per giungere a quell'oggetto
Senso di una descrizione definita

• Senso di una descrizione definita: il contenuto informativo


associato alla descrizione
• “la regina d'Inghilterra”
• “la madre di Carlo d'Inghilterra”
• “la suocera di Diana”
• Ogni descrizione fissa una condizione univocamente
identificante
• «Modello soddisfazionale»: la denotazione
dell’espressione è quell’unico oggetto che soddisfa le
condizioni enucleate nel senso
Senso di un nome proprio

• Senso di un nome proprio: il modo di presentazione


dell’oggetto nominato da parte del nome (un criterio di
identificazione del referente)
• Domanda: Il senso di un nome proprio è dello stesso tipo di
quello di una descrizione definita?
• Gli esempi che Frege fornisce sembrano incoraggiare una
risposta positiva
• Molti interpreti di Frege o filosofi filo-fregeani contestano,
tuttavia, questo punto (cfr. M. Dummett, G. Evans)
Ad un nome proprio corrisponde un solo
senso?
• Bisogna distinguere il caso del linguaggio ordinario da quello del
linguaggio perfetto
• In un linguaggio perfetto, ogni espressione dovrebbe avere uno e
un solo senso
• Un difetto del LN: a una stessa espressione possono corrispondere
più sensi (per parlanti diversi o per lo stesso parlante in tempi
diversi)
• "Aristotele": abbreviazione di
• "il discepolo di Platone"
• "il maestro di Alessandro Magno"
• "l'autore della Metafisica»

• (Cfr. Antologia: p. 19 e nota 2)


Senso e tono

• Espressioni diverse possono avere lo stesso senso:


• "la regina d'Inghilterra"; "la reine d'Angleterre"
• "il cavallo di Alessandro"; "il destriero di Alessandro"
• Hanno lo stesso senso ma diverso tono: (Cfr. Antologia p , 22)
• "cavallo"; "destriero"
• "cavallo"; "cheval"; "horse"
• "morto"; "deceduto"
• "e"; "ma"
• "Maria ama Paolo"; "Paolo è amato da Maria"
• Senso: ciò che si conserva in una buona traduzione
Senso e rappresentazione

• Senso: nozione logica e oggettiva (uguale per


tutti)
• Rappresentazione: nozione psicologica, l'ente
mentale che l'espressione richiama alla nostra
mente: immagini, sensazioni, stati d'animo
• "un'immagine interna che si è costituita sulla base dei
ricordi di impressioni sensibili da me provate e di
attività da me esercitate" ("Senso e denotazione", p.
20)
• Le rappresentazioni sono soggettive e private. Non
sono condivisibili
• (Cfr. Antologia p, 20-21)
Oggettività del senso
• Perché la comunicazione sia possibile: il
linguaggio deve poter esprimere un contenuto
oggettivo (il teorema di Pitagora)
• Senso: ciò che afferriamo quando comprendiamo una
parola
• E' necessario che alle parole sia associato un senso che
sia lo stesso per tutti
• Difetto del LN: può accadere che persone diverse
associno sensi diversi a una stessa espressione
• Domanda: la variabilità del senso delle
espressioni del LN ne compromette l’oggettività?
• (Cfr. Antologia p. 21: «qualcuno potrebbe forse
obiettare»)
Rapporto tra senso, denotazione e
rappresentazione
«Supponiamo che uno osservi la luna attraverso un cannocchiale.
Io paragono la luna stessa al significato [Bedeutung]: essa è
l’oggetto che osserviamo, mediato dall’immagine reale
proiettata dalla lente dell’obiettivo all’interno del cannocchiale
e dall’immagine che si forma sulla retina dell’osservatore. La
prima è paragonabile al senso, la seconda alla rappresentazione
o all’intuizione. Certamente l’immagine del cannocchiale è
unilaterale, poiché dipende dal luogo di osservazione, ma è
obiettiva, in quanto può essere utilizzata da più osservatori»

• La prospetticità del senso non ne compromette l’oggettività


(l’accessibilità inter-soggettiva)
• (Cfr. Antologia, p. 21 ultimo capoverso)
Generalizzare la distinzione
• Domanda: Pretendere un riferimento/una denotazione
per le espressioni di tutte le categorie sintattiche
espone Frege alla “fallacia Fido-Fido” (i.e. fallacia che
consiste nell’intendere il funzionamento semantico di
ogni tipo di espressione secondo il modello nome-
portatore)?
• Nell’attribuzione di riferimento a espressioni di
categorie diverse dai termini singolari vi sarebbe un
delicato equilibrio tra due idee che informano la
dottrina fregeana del riferimento/denotazione
• la nozione di riferimento come relazione nome-
portatore
• la nozione di riferimento come ruolo semantico.
Dummett sulla generalizzazione della
distinzione
• «Se prendiamo come prototipo la relazione tra un nome
proprio e il suo portatore […] allora, esattamente come nel
caso delle espressioni incomplete [i.e. espressioni predicative
e relazionali], ci si può chiedere per quale strana ragione
Frege debba assumere che esista qualcosa con cui un
enunciato si trovi nella stessa relazione che un nome ha con il
suo portatore – o in una relazione analoga. Ma se ci poniamo
nella prospettiva […] della semantica standard per un
linguaggio quantificazionale, allora si può attribuire un
riferimento ad ogni frammento del linguaggio che costituisca
un’unità logica»
Sinn e Bedeutung degli enunciati
• Domanda: che cos’è la Bedeutung e il Sinn di un enunciato?
• Anticipazione della risposta: Frege dirà che la B. è un valore di verità
e che il S. è il pensiero espresso
• Punto di partenza: L’enunciato “contiene” un pensiero
(Antologia p. 23)
• Che cosa dobbiamo stabilire? Se il pensiero è la B. o il S.
• Prima ipotesi: Il pensiero è la Bedeutung dell’enunciato
• Reductio: il pensiero non può essere la Bedeutung
• All’opera nella reductio:
• Principio di composizionalità
• Principio di sostituibilità (corollario del primo)
• “Criterio d’identità per pensieri”.
Precisazioni

• Sul principio di sostituibilità


• Il principio di sostituibilità segue dal principio di composizionalità.
Infatti se il significato di un’espressione complessa può essere
ottenuto mettendo assieme i significati delle sue parti componenti, la
sostituzione di una di queste parti con un’altra avente il medesimo
significato non può modificare il significato dell’espressione
complessa
• Criterio d’identità per pensieri: due pensieri sono identici se e
solo se non è possibile giudicare vero l'uno senza giudicare vero
anche l'altro (o, più in generale, assumere atteggiamenti
diversi nel loro confronti)
Il pensiero è il Sinn e non la Bedeutung
dell’enunciato
• Se il pensiero fosse la B, allora esso non dovrebbe cambiare
qualora sostituissimo nell’enunciato una parola con un’altra
avente la stessa B.
• Ma se nell’enunciato ‘La stella del mattino è un corpo
illuminato dal sole’ sostituiamo il termine singolare ‘La stella
del mattino’ con il termine singolare codesignativo ‘La stella
della sera’, il pensiero cambia
• Infatti, osserva Frege , «chi non sapesse che la Stella del
mattino è la Stella della sera potrebbe ritenere vero il primo
enunciato e falso il secondo»
• Dunque il pensiero non può essere la B. dell’enunciato ma
deve esserne il senso
Che cos’è il pensiero?

• Il pensiero è il senso di un enunciato (completo)


• Il pensiero può essere espresso linguisticamente e intrattenuto
mentalmente
• L’atto mentale di afferrare un pensiero non va confuso con il
pensiero: il primo è soggettivo, il secondo è oggettivo
• Denken vs. Der Gedanke
• E’ ciò che è primariamente vero o falso
• Nel Pensiero Frege sposerà una forma di platonismo che
considera i pensieri come entità di un «Terzo regno»
• Caratteristiche dei pensieri: entità auto-sussistenti, a-spaziali,
a-temporali, con un valore di verità assoluto e invariabile,
indipendenti da noi
La Bedeutung di un enunciato è il suo
valore di verità

• Prima argomentazione : il nostro interesse per


la Bedeutung delle espressioni sotto-
enunciative è legato al nostro interesse per il
valore di verità degli enunciati (Antologia p.
24)
• Seconda argomentazione : la Bedeutung di
un’espressione è ciò che rimane immutato
sostituendo costituenti a costituenti aventi la
stessa Bedeutung. Il valore di verità soddisfa
tale requisito.
Che cosa sono i valori di verità?

• Per Frege sono la Bedeutung di un enunciato


• I valori di verità sono Oggetti (in senso logico)
• La categoria degli oggetti è una delle due categorie
ontologiche con cui Frege opera. Rientrano in tale categoria
tutte le entità complete («sature» ovvero: non bisognose di
completamento)
• Tutti gli enunciati veri/falsi hanno la stessa denotazione
ovvero: il Vero/il Falso
• Domanda: Una tale proposta è compatibile con il fatto che
enunciati diversi «dicono» cose diverse?
La risposta di Frege

• Enunciati diversi sono modi diversi di scomporre il medesimo


valore di verità
• Di un enunciato non interessa mai soltanto la sua denotazione,
ma il modo particolare in cui esso denota quel determinato
valore di verità
• «La conoscenza è nella connessione del pensiero con la sua
denotazione, ossia con il suo valore di verità»
Circa il rapporto tra pensiero e
vero
• Non è un rapporto tra un soggetto (pensiero) e
un predicato (vero)
• Se così fosse la verità farebbe parte del pensiero
espresso. Ma nessun oggetto può essere un
costituente del pensiero
• E’ un rapporto tra un senso e una Bedeutung
• Teoria della ridondanza di vero:
• P è vero non dice nulla più di p (l’asserzione della
verità sta nella forma dell’enunciato assertorio)
• (cfr. Antologia p. 25)
Il caso dei predicati: la loro denotazione
• Predicati: espressioni che combinate con un termine singolare
producono un enunciato (Ex: ‘essere alto’, ‘studiare’, ‘correre nei
parchi’)
• Frege tratta i predicati nei saggi «Funzione e concetto» (1891) e
«Concetto e oggetto» (1892)
• La denotazione di un predicato è un CONCETTO
• N.B. Il modo in cui Frege usa la nozione di concetto non è quella
standard
• Un concetto è una funzione il cui valore è sempre un valore di
verità
• Il significato di un predicato P è la funzione F tale che, per ogni
oggetto x, F(x)=il vero, se x appartiene all’estensione di P; e F(x)
=il falso, altrimenti
• I concetti sono entità insature (incomplete, bisognose di
completamento)
• Questa caratterizzazione serva a Frege per spiegare l’unità della
proposizione
Concetti e estensioni

• La concezione di Frege è stata abbandonata dagli autori


successivi
• Per Carnap: la denotazione di un predicato è la sua estensione
• Estensione: insieme di tutti gli oggetti cui si applica il
predicato
• "gatto": insieme dei gatti
• "scapolo": insieme degli individui scapoli
• "corre": insieme degli individui che corrono
• Domanda: Perché Frege non compie questa mossa?
Il caso dei predicati: il loro senso

• Frege non dice espressamente come vada inteso


• Tuttavia non c’è dubbio che ritenesse che i predicati
esprimono un senso
• E’ plausibile caratterizzare il senso di un predicato come il
modo in cui è determinata la funzione che costituisce il
concetto
• Predicati con la stessa denotazione (si riferiscono allo stesso
concetto) possono esprimere sensi diversi
• Ex: ‘Essere un poligono con (esattamente) tre lati’ e ‘Essere un
poligono con (esattamente) tra angoli’
• Anche i sensi dei predicati come le loro denotazioni sono
entità insature
Il carattere «insaturo» dei sensi dei
predicati
Introduzione alla logica (1906):
• Un enunciato genuino, in cui figura un nome proprio,
esprime un pensiero singolare, in cui distinguiamo una
parte completa e una parte insatura. La prima
corrisponde al nome proprio, ma non è il suo
significato, bensì il suo senso. Anche la parte insatura
del pensiero la concepiamo come un senso, e,
precisamente, come il senso della parte dell’enunciato
che resta una volta tolto il nome proprio
Sinn e Bedeutung per i diversi tipi di
espressioni

• Sinn Modo in cui è dato


Termine l’oggetto
singolare • Bedeutung Oggetto

• Sinn Modo in cui è dato il


concetto
Predicato • Bedeutung Concetto (Funzione di
verità)

• Sinn Pensiero (modo in cui è


Enunciato dato il valore di verità)
• Bedeutung Valore di verità
Principio di composizionalità vale sia per
i sensi che per le denotazioni
• Principio di composizionalità per i sensi: «Il senso di
un’espressione complessa dipende funzionalmente dai sensi dei
suoi componenti e dal modo della composizione»

• Principio di composizionalità per le denotazioni: «La


denotazione di un’espressione complessa dipende
funzionalmente dalle denotazioni dei suoi componenti e dal
modo della composizione»
• In particolare: «Il valore di verità (o denotazione) di enunciati
complessi dipende dai valori di verità (o denotazioni) di enunciati
semplici»
I limiti della composizionalità

• Il Principio di composizionalità va incontro a difficoltà


• Stando al principio dovrebbe sempre essere possibile sostituire
all’interno di un enunciato (semplice o complesso) una parte
(semplice o complessa) con un’altra parte avente la stessa
denotazione senza che ciò cambi la denotazione dell’intero
• Tuttavia in certi contesti la sostituibilità fallisce
• Esempi ovvi:
• «’Milano’ ha sei lettere»
• Esempi meno ovvi
• «Hammurabi credeva che Espero fosse visibile nel cielo la sera»
• «Anna sa che Milano ha più di un milione di abitanti»
• Contesti indiretti (o di «atteggiamento proposizionale»)
Esempi
(1)
• Hammurabi crede che Espero è visibile nel cielo la sera (V)
• Espero=Fosforo (V)
• Hammurabi crede che Fosforo è visibile nel cielo la sera
(F)
(2)
• Anna sa che Milano ha più di un milione di abitanti (V)
• Milano= La città natale di Alessandro Manzoni (V)
• Anna sa che la città natale di Alessandro Manzoni ha più di un milione di abitanti
(F)
(3)
• Copernico credeva che le orbite dei pianeti fossero cerchi (V)
• Le orbite dei pianeti sono cerchi (F)
• Non è detto che la sostituzione nell’enunciato iniziale dell’enunciato
precedente con un qualsiasi enunciato falso (Ex: gli asini volano) preservi il
valore di verità
Spazio di manovra

• (1) Abbandonare la sostituibilità e conseguentemente il


principio di composizionalità
• Ma il principio di composizionalità rappresenta il perno della sua
teoria semantica

• (2) Correggere la tesi secondo cui la denotazione delle


espressioni (semplici o complesse) rimane immutata al variare
dei contesti in cui esse occorrono
• Frege opta per la seconda opzione
• Morale: le violazioni al principio di sostituibilità sono in realtà
apparenti
Dottrina della denotazione e del senso
indiretti
• Nei contesti indiretti (non estensionali) le espressioni non
hanno né la loro denotazione ordinaria, né il loro senso
ordinario
• In tali contesti le espressioni hanno una denotazione e un senso
indiretti. La denotazione indiretta è il senso ordinario, il senso
indiretto è un modo di presentazione di tale denotazione
• Nei contesti indiretti si possono sostituire espressioni con altre
espressioni che hanno la stessa denotazione indiretta ovvero lo
stesso senso
Alcuni problemi della dottrina
fregeana
• L’abbandono dell’ «innocenza semantica»
• Idea che le parole cambino di senso e di denotazione
a seconda dei contesti enunciativi e delle costruzioni
grammaticali in cui figurano
• Quali criteri si possono dare per l’identità dei sensi?
• I sensi sono entità che possono fungere da oggetti di
riferimento?
• Come va inteso il senso indiretto delle espressioni?
Rischio di una gerarchia infinita di sensi
• Che cosa accade nei contesti doppiamente/
triplamente… indiretti?
Davidson sull’innocenza
semantica
• “Se ritrovassimo l’innocenza pre-fregeana ci parrebbe
incredibile, io credo, che le parole ‘la neve è bianca’
pronunciate dopo le parole ‘Galileo dice che’ significhino
qualcosa di diverso o si riferiscano a qualcosa di diverso da
quanto avviene in altri costrutti. Indubbiamente la parte che
svolgono nell’oratio obliqua è in qualche modo speciale: ma
questa è un’altra faccenda. Il linguaggio è uno strumento per il
fatto che la stessa espressione con caratteristiche semantiche
immutate (“significato”) ha innumerevoli funzioni” [Davidson,
1968, Dire che]
• Critica di Davidson: la dottrina fregeana dell’oratio obliqua
non spiega in che modo il senso e il riferimento indiretti
dipendano sistematicamente dal senso e dal riferimento
ordinari
Quali criteri si possono dare per l’identità dei
sensi?


• Critica di Quine: non è legittimo concepire i sensi come oggetti


in mancanza di criteri per l’identità di senso (intrattabilità
della nozione di sinonimia)
• “No entity without identity” (in Quine 1969, Relatività
ontologica e altri saggi)
Il rischio di una gerarchia infinita di sensi

• Il senso indiretto deve essere diverso da quello ordinario


altrimenti non potrebbe essere preservata la differenza tra
senso e riferimento/denotazione e il principio che il senso
determina il riferimento/la denotazione

• La distinzione tra senso indiretto e ordinario genera una


gerarchia infinita di sensi
La dottrina dei riferimenti indiretti
è congeniale a Frege
• Il riferimento non è l’unica dimensione
semantica rilevante
• In certi contesti il modo in cui il riferimento di
un’espressione è dato/presentato diventa più
rilevante del riferimento stesso
• Ciò spiega l’ “opacità referenziale”, posizioni
referenzialmente opache (refrattarie alla
sostituzione): un soggetto può non sapere che
due espressioni con sensi diversi sono
coreferenziali
• Il fenomeno dell’opacità mette in luce il
complesso intreccio tra significati e credenze
Pensare, giudicare, asserire

• Un pensiero può essere intrattenuto senza impegnarsi al suo


valore di verità (o perché lo ignoriamo o perché non ci
interessa)
• Il passaggio dal pensiero al valore di verità si ha col giudizio
• Asserendo un enunciato dichiariamo di giudicare vero il
pensiero da essa espresso. Diciamo che l’enunciato è usato con
forza assertoria
• ‘Paolo ama cantare’ e ‘Paolo ama cantare?’ esprimono lo
stesso pensiero, ma la forza è diversa: assertoria e
interrogativa rispettivamente
• L’introduzione del concetto di forza si deve a Frege
• Quella di forza è una nozione molto importante che verrà
sviluppata all’interno della pragmatica

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