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Introduzione
E'perfettamente vero, come commenta l'autore, che Sri Sai Baba, sebbene sia ben
conosciuto in tutta l'India, non lo altrettanto fuori dall'India, specialmente
nei paesi europei. L'autore desidera quindi presentare questo santo al mondo
occidentale.
Con questo lodevole obiettivo egli ha scritto un libro che contiene la breve
vita di Sri Sai Baba, i suoi insegnamenti, i miracoli e gli aneddoti.
Sebbene la vita di Sri Sai Baba, come viene raccontata nel libro, basato su
racconti autentici dei suoi devoti, sia strana ed eccentrica, nessuno che sia
venuto in contatto con lui pu negare il fatto che egli fosse, e Ramdas direbbe
che egli sia, un santo del pi alto ordine spirituale.
Ramdas ebbe il privilegio di visitare Shirdi circa quattro anni fa per il
darshan del samadhi di Baba e scopr che l'atmosfera del Mandir, dove situato
il samadhi, vibrava di pace spirituale e gioia. Sai Baba sembra ancora vivo in
quel luogo santo.
Un'altra vista meravigliosa che gli occhi di Ramdas
poterono gioire fu il regolare flusso di devoti, che per tutto il giorno si
riversava nel tempio per ottenere il darshan del samadhi di Baba.
Durante i vagabondaggi di Ramdas in varie zone dell'India e in occasione delle
sue visite presso le case dei devoti, egli scopr ovunque l'immagine di Sai Baba
che adornava i muri.
La popolarit di questo santo molto vasta e diffusa, il suo nome diventato
estremamente familiare in tutte le case dell'India e il popolo indiano lo
considera con grande venerazione.
Sai Baba una potente forza spirituale che modella e trasforma la vita degli
aspiranti spirituali; ed essi ne cercano la guida e la benedizione anche in
questi giorni.
L'autore, Sri Arthur Osborne, ha reso un prezioso servizio ai cercatori della
Verit occidentali, presentando questo libro al mondo.
Egli, in uno spirito d'amore e devozione a Sai Baba, ha raccontato i pi
importanti eventi della sua vita, rinnovando nel cuore del lettore la gloria di
Sai Baba.
La sua divina personalit sembra abbia catturato il cuore dell'autore ed egli
scrive di lui con una tale spontaneit, fornendo dettagli della sua vita e dei
miracoli tratti da varie fonti, che non pu far altro che suscitare, nel cuore
del lettore, un'onda di ammirazione e devozione per questo grande Maestro
spirituale.
Ramdas desidera ardentemente che questo libro giunga nelle mani di ogni
aspirante spirituale, dei credenti e dei non credenti, in modo che chiunque
possa venire a conoscere come Dio si sia rivelato nella forma di un santo unico
e altamente ispirato, della statura di Sai Baba.
I detti di Sai Baba sono del tutto originali nel loro valore
ed espressione. L'ultima citazione, come trascritta in questo libro, ha
affascinato Ramdas ed egli terminer con essa questa breve introduzione:
"Io do alle persone quello che vogliono, nella speranza che comincino a
desiderare ci che io voglio dar loro. "
Swami Ramdas
Anandashram,
Khanhangad,
25 aprile 1957
Tranne una manciata di cibo, l'olio per le lampade era la sola cosa di cui aveva
bisogno e che era solito mendicare dai negozianti. Questa doveva essere la
ragione per cui stava arrivando ora...
Uno dei negozianti disse: "Divertiamoci un po'alle sue spalle; rifiutiamoci di
dargli l'olio."
Un gruppetto di curiosi si riun. Ma una volta che l'olio gli fu rifiutato, il
giovane fachiro si volt e se ne and senza alcuna lamentela o supplica.
"Seguiamolo e vediamo che cosa fa," sugger qualcuno. Il vecchio istinto del
branco di combattere il forestiero era al lavoro.
E presto videro un'insolita scena. Arrivato alla moschea, il fachiro raccolse un
recipiente di terracotta pieno d'acqua e con esso riemp le lampade, le quali si
accesero
come se vi fosse stato versato dell'olio.
Non ci furono pi gomitate o risate soffocate ora. Presi da un improvviso timore
reverenziale, essi caddero ai suoi piedi e lo pregarono di non maledirli per
tutto quello che avevano fatto.
Non si parlava pi di fachiri pazzi. La gente di Shirdi ora credeva nel gioiello
sul letamaio. Sapevano che tra loro c'era un uomo di potere e ben presto
scoprirono che era un santo, un insegnante dalla enorme compassione per coloro
che soffrivano.
Tuttavia egli rimase bizzarro, un uomo misterioso. Nessuno conosceva il suo
nome. Sai Baba non un nome. Sai una parola persiana che significa "santo" e
Baba un termine Lindi usato con familiarit e rispetto che significa "padre".
Nessuno sapeva perch avesse scelto Shirdi come sua dimora.
Pi un villaggio che una citt, a sei miglia dalla pi vicina stazione
ferroviaria, non era un centro spirituale. Eppure egli rimase l per quasi
cinquant'anni, fino alla sua morte, avvenuta nel 1918, e sempre pi numerosi i
devoti si affollarono dalle citt vicine.
Se ci fu una ragione personale, fu strana quanto tutte le circostanze della sua
vita: molti anni pi tardi, gi famoso, ordin a un devoto di scavare ai piedi
dell'albero dinim dove soleva sedersi fin dal primo giorno; sotto c'era una
tomba ed egli dichiar che si trattava della tomba del suo Guru, ma non il Guru
di questa vita, bens quello di un'incarnazione precedente.
Per quanto concerne la sua incarnazione attuale, praticamente non c' nulla di
noto per i primi anni. E'quasi certo che egli sia nato in una famiglia bramina,
in una piccola citt nei pressi di Hyderabad. Probabilmente i suoi
genitori morirono quando era giovane, poich egli lasci la casa in tenera et
per seguire un fachiro musulmano.
Alcuni anni pi tardi il fachiro mor ed egli si un a un Guru ind. Era
profondamente attaccato al suo Guru, al quale si rivolgeva con l'affettuoso
diminutivo di Venkusa, Un giorno Sai baba raccont la storia di come si erano
incontrati e di come avevano trascorso la loro vita insieme.
Il suo Guru
"Una volta stavo commentando i Purana e altre opere che stavo leggendo con tre
amici, e discutevo di come conseguire la realizzazione.
"Uno di loro disse che bisogna contare solo su se stessi e non su un Guru,
perch la Gita dice: 'Te stesso'.
"Il secondo disse che la cosa principale controllare la mente e tenerla libera
da pensieri e dubbi.
"Il terzo disse che le forme cambiano costantemente e soltanto il Senza Forma
immutabile, cos dobbiamo costantemente distinguere tra l'Eremo e il
transitorio.
"Il quarto non apprezzava la teoria e disse: 'Compiamo semplicemente il nostro
dovere e abbandoniamo la nostra vita, il nostro corpo e la nostra parola ad un
Guru che sia onnipervadente. La fede in lui tutto ci di cui abbiamo bisogno'.
"Mentre ci aggiravamo nella foresta, incontrammo un uomo che ci chiese dove
stessimo andando nella calura del giorno e ci avvis che ci saremmo persi. Ci
invit a sostare
e a condividere il suo cibo, ma noi rifiutammo la sua offerta e il suo consiglio
e continuammo il nostro cammino. In effetti perdemmo la strada in quella vasta e
fitta foresta.
"Incontrammo una seconda volta l'uomo che ci conferm che ci eravamo persi
perch avevamo fatto affidamento solo sulla nostra abilit e ripet che avevamo
bisogno di una guida.
"Ancora ci invit ad accettare il suo cibo e ci disse che quell'offerta era
propizia e che non avremmo dovuto rifiutarla. Comunque, ancora una volta
declinammo il suo invito e continuammo nel nostro cammino. Soltanto io mi sentii
affamato, ritornai da lui, accettai un pezzo di pane e bevvi un po'd'acqua.
"Poi il Guru apparve di nuovo, chiese su cosa stavamo discutendo e io gli
raccontai tutto. Gli altri lo lasciarono senza mostrare alcun rispetto per lui,
ma io mi inchinai con reverenza.
"Allora egli mi port ad un pozzo, mi leg le gambe con una corda e mi appese a
testa in gi da un albero che cresceva l vicino. La mia testa era a circa un
metro dall'acqua, quindi non potevo raggiungerla.
"Il mio Guru mi lasci l e se ne and, non so dove. Ritorn quattro o cinque
ore pi tardi e mi chiese come mi sentivo. Risposi che avevo passato il tempo in
una grande beatitudine ed egli ne fu deliziato e mi abbracci, accarezzandomi
amorevolmente il capo.
"Poi mi parl con grande amore e fece di me il suo discepolo. Da allora
dimenticai completamente mia madre e mio padre e tutti i miei desideri.
"Amavo guardarlo. Non avevo occhi che per lui. Non volevo pi tornare indietro.
Dimenticai ogni altra cosa al di fuori del mio Guru. La mia intera vita e la mia
vista erano
concentrate su di lui. Egli era il solo oggetto della mia meditazione. In
silenzio mi inchinai..."
Questo un racconto tipico di Sai Baba, perch l'intera storia simbolica. La
foresta la giungla della mente in cui avviene la ricerca della Verit e i
quattro amici sono i quattro diversi modi di approccio. L'uomo il Guru e il
cibo che offre la sua Grazia.
"Il Guru apparve", significa che dopo che il giovane aveva accettato il cibo,
scopr che chi l'aveva donato in realt era il Guru divino. Allora egli si
inchin con reverenza, cio ne accett l'autorit.
Essere legato a testa in gi, sospeso su un pozzo, significa il capovolgimento
dell'ego, il vincolarlo e tenerlo in vista delle fresche acque della Pace
(purtroppo questa disciplina stata usata fisicamente da qualche maestro).
Miracoli
Analizziamo ora la questione dei miracoli. In tempi recenti la maggior parte dei
Maestri Spirituali si sono di buon grado astenuti dal fare miracoli. Pi
un'epoca materialistica, pi impressionata da segni e meraviglie che, come
Cristo disse ai suoi seguaci, e come universalmente riconosciuto in India, non
sono affatto sempre spirituali. Perci il loro uso generalmente considerato
sconsigliabile. Forse presuntuoso pensare di affermare ci che il Maestro
considera sconsigliabile, forse meglio affermare semplicemente il fatto che i
miracoli vengono usati raramente.
La Grazia Divina pu manifestarsi in vari modi in un grande Santo o in un
Maestro, ma questo differente. Non implica atti evidenti o deliberati. Per
esempio, i devoti di Bhagavan Ramana Maharshi, il supremo saggio dei tempi
moderni, fanno notare che appena le preghiere gli venivano rivolte ottenevano
risposta, le malattie venivano curate, i pericoli evitati, sebbene egli non
eseguisse apertamente nessun miracolo.
Quando gli fu chiesta una spiegazione di questo egli disse: "E'sufficiente che i
pensieri di un jnani vengano rivolti in una direzione qualunque, e l'attivit
divina automaticamente comincia."
Tutta la sua attivit era discreta e poco evidente, per quanto possibile. Ma non
fu cos con Sai Baba. I suoi miracoli erano appariscenti. Nulla era automatico.
Due storie serviranno ad illustrare la differenza:
Una donna mor a Tiruvannamalai. Il marito non pot portare il cadavere al luogo
di cremazione, poich per tutto il giorno cadde una pioggia torrenziale e, a
causa del clima indiano, davvero poco saggio, oltre che illegale, tenere un
cadavere per pi di ventiquattr'ore senza dargli sepoltura o provvedere alla
cremazione.
Vecchie monete
"Sai Baba occasionalmente eseguiva strani riti tra l'una e le due del
pomeriggio, nella moschea, quand'era solo, tenendo davanti a se un panno che lo
schermava.
"Tirava fuori da un borsellino dieci o quindici vecchie monete di vario tipo, da
un quarto di anna ad una rupia e le strofinava gentilmente tra le dita.
"Non so se nel frattempo ripetesse qualche mantra. La loro superficie era
consumata dallo strofinio. Qualche volta mentre lo faceva diceva: "Questa di
Nana, questa di Babu, questa di Taka e cos via. Ma se qualcuno si
avvicinava, le raccoglieva immediatamente e le rimetteva nel borsellino
nascondendole."
Ovviamente, le monete simbolizzavano i devoti sui quali egli stava lavorando
spiritualmente, trasmettendo loro la Grazia, elevandoli e sostenendoli. Ogni
maestro lo fa, ma Sai Baba usava dei simboli, mentre un altro poteva non
mostrare segni esteriori.
Un devoto musulmano, che era un attendente personale di Sai Baba, ha descritto
un altro strano rito: "Baba era solito sedere dietro una colonna nella quale era
nascosta una lampada che continuava ad ardere. Da dove egli era seduto la
lampada non era visibile. Non lo vidi mai guardare direttamente la lampada.
"Aveva l'abitudine di riempire dei recipienti di terracotta con dell'acqua e
porli vicino a se. Stava seduto con due di essi al fianco e continuava a versare
l'acqua in varie direzioni. Non posso dire perch lo facesse o se pronunciasse
qualche mantra nel frattempo."
Anche in questo caso, deve essersi trattato di un simbolo del fluire della
Grazia...
Inoltre, non c'era peculiarit maggiore del suo modo di dormire. Per gran parte
della sua vita egli dormi su un'asse lunga centocinquanta centimetri e larga
meno di quaranta, attaccata al soffitto per mezzo di strisce di vecchia stoffa
quasi inesistenti.
Era sollevata da terra di centottanta centimetri circa e numerose lampade erano
poste sotto di essa.
Dev'essere stato necessario far uso della levitazione non solo per salirvi, ma
anche per adagiarvisi senza spezzare i supporti. Non pu essersi trattato di
sonno normale.
Una volta, quando Das Ganu e alcuni altri si misero ad osservare l'asse, in un
impeto d'ira Sai Baba l'afferr e la fece a pezzi.
Una spiegazione di questo strano modo di dormire l'ha offerta, con un commento
degno di nota, una signora Parsi:
"Mi colp una differenza notevole che notai tra Sai Baba e altri santi famosi ai
quali ho fatto visita e che ho visto in uno stato di samadhi, completamente
dimentichi del loro
corpo.
"Ho potuto anche vederli riprendere coscienza dell'esterno, consci del contenuto
dei nostri cuori e rispondere alle nostre domande.
"Ma con Sai Baba c'era questa peculiare differenza: non aveva bisogno di entrare
in samadhi per raggiungere qualcosa o conseguire uno stato superiore di
coscienza.
"In ogni istante era in uno stato di duplice coscienza: uno che utilizzava
attivamente l'ego chiamato Sri Sai Baba e che giocava con gli altri ego in
faccende temporali o spirituali e l'altro che trascendeva ogni ego e dimorava
nello stato del Se Universale.
"Egli manifestava i poteri e le caratteristiche proprie di entrambi gli stati di
coscienza. Altri santi avrebbero dimenticato il loro corpo e l'ambiente
circostante per poi ritornarvi, ma Sai Baba era costantemente all'interno e
all'esterno del mondo materiale.
"Alcuni dimostrano di fare uno sforzo per leggere il contenuto della mente
altrui e per raccontare gli avvenimenti
passati, ma per Sai Baba non era necessario alcuno sforzo. Egli era sempre nello
stato onnisciente."
Un uomo realizzato pu, come afferma la donna parsi e come io stesso constatai
nel caso di Bhagavan Ramana Maharshi, essere in uno stato di samadhi permanente
o Conoscenza Divina, e in tale caso non soltanto non necessario il tipo di
samadhi che sembra trance, ma superfluo anche il normale stato di sonno.
Non l'oblio comunemente conosciuto come sonno quello che egli sperimenta, ma
la luminosit del samadhi. Ci significa che Sai Baba di notte non era nello
stato di sonno, ma in uno di levitazione e samadhi, prendendosi cura dei suoi
devoti ed inviando loro la sua Grazia.
Perch egli lo dovesse mostrare in una maniera che sembrava esibizionista e
tuttavia si arrabbiasse se veniva visto, un'altra questione.
Il ladro di gioielli
La profondit di Sai Baba e la sua stranezza, il simbolismo del suo linguaggio e
la rudezza della sue maniere sono evidenti in uno scontro che egli ebbe con le
autorit.
Un ladro fu arrestato con dei gioielli rubati e portato di fronte al tribunale
della vicina citt di Dhulia. Sarebbe stato un caso semplice, se egli non avesse
avanzato l'imbarazzante pretesa che Sai Baba gli aveva dato i gioielli.
Tutti conoscevano la ricchezza che ogni giorno veniva elargita a Sai Baba o
distribuita da lui; comunque, in
questo caso era certo che i gioielli erano rubati. La sola cosa da farsi era
mandare un invito a Sai Baba affinch si recasse in tribunale a testimoniare.
"Baba, c' una convocazione per voi", balbett timidamente il poliziotto.
"Prendi quello straccio di carta e gettalo nel fuoco!" Rugg Baba.
Naturalmente, un tale disprezzo per l'autorit non poteva essere ignorato e
venne emesso un mandato d'arresto. Il poliziotto avanz nervosamente con esso.
"Questa volta hanno emesso un mandato d'arresto, Baba. Verresti per favore con
me a Dhulia?"
Con un torrente di imprecazioni Baba gli ordin di gettare il mandato nella
latrina.
Alcuni dei devoti pi influenti si riunirono per discutere sul da farsi.
Firmarono una petizione nella quale affermavano che un uomo adorato da un cos
vasto seguito non avrebbe dovuto essere convocato e suggerirono che venisse
inviato un commissario a Shirdi per ottenere la sua testimonianza. La loro
richiesta venne accolta e un certo Joshi, un magistrato di prima classe, fu
incaricato del caso.
"Qual il vostro nome?" Egli cominci.
"Mi chiamano Sai Baba."
"Il nome di vostro padre?"
"Sai Baba."
"Il nome del vostro Guru?"
"Venkusa."
"Credo o religione?"
"Kabir."
"Casta o comunit?"
"Parvardigar."
"Et?"
"Centinaia di migliaia di anni."
L'indagine era stata avviata con delle domande di rito; solo che le risposte
erano ben diverse dalla consuetudine. Infatti erano tutte simboliche.
Sai Baba non un nome, ma un epiteto, come gi stato spiegato. Dando il suo
stesso nome in risposta alla domanda su quale fosse il nome di suo padre, egli
sottintendeva che non era pi condizionato da parentele umane.
Kabir fu un grande santo che visse a cavallo del XV e del XVI secolo e che aveva
seguaci sia ind che musulmani; fornendo il suo nome Sai Baba suggeriva che
anch'egli si era elevato al di sopra delle religioni dei suoi seguaci.
"Parvardigar" un nome divino; si ritiene che colui che ha conseguito la
realizzazione del Se sia al di sopra delle quattro caste, in uno stato divino,
questa era l'implicazione. Per quanto concerne la sua et, la risposta implica
che egli era al di l delle limitazioni del tempo, stabilito nell'eterno
presente della consapevolezza spirituale.
La successiva domanda di rito fu: "Giuri di dire tutta la verit, nient'altro
che la verit?"
"La verit", egli afferm brevemente.
"Conosci l'accusato?"
"S, lo conosco". Questo almeno suon soddisfacente, ma solo fino a quando Sai
Baba aggiunse: "Io conosco tutti."
"Egli afferma di essere tuo devoto e di essere stato con te. E'cos?"
"S. Tutti sono con me. Tutti sono miei".
Si trattava di un'affermazione dell'universalit dell'Uomo Divino, ma non era di
grande peso legale.
"Gli hai dato dei gioielli, come lui ha affermato?"
"S. Glieli ho dati." Ma una volta ancora, un'affermazione chiara fu resa vana
dalla metafisica: "Chi d che cosa? Bachi?"
"Se gli hai dato i gioielli, come li hai avuti?"
"Ogni cosa mia."
A quel punto il magistrato perse la pazienza. Tutto questo poteva essere una
buona disquisizione metafisica, ma era una pessima testimonianza.
"Baba!" Egli scoppi, "questa una seria accusa di furto. L'uomo dice che tu
gli hai dato i gioielli."
Anche Baba perse la pazienza. "Che cos' tutto questo? Che diavolo ho a che fare
io con ci?" E se ne and.
Successivamente la questione della testimonianza fu lasciata cadere, perch si
pot provare che l'accusato non era a Shirdi al momento del furto.
E'interessante notare che a Sai Baba non fu chiesto di firmare la sua
deposizione. Egli non firm mai nessun documento. Non aveva un nome con cui
firmare.
Fu verso il 1900 che la fama di Sai Baba cominci a spargersi. Nell'ultimo
decennio della sua vita, Shirdi fu costantemente affollata da visitatori.
"Dada chiese dove avrebbe dovuto prenderla. Sai Baba ne aveva sempre con se, e
forse Dada sperava di ottenerne una toccata da lui. Invece gli fu indicata mia
suocera e gli fu detto: "Fattela dare da lei".
Ci che degno di nota che non mai entrato nella mente dei devoti, nemmeno
per un attimo, il dubbio che una cura cos bizzarra potesse funzionare se era
Sai Baba a prescriverla.
All'arrivo di un devoto, Sai Baba poteva raccontare ai presenti una storia su
ci che gli era accaduto, a volte usando la prima persona, identificandosi con
il devoto, a volte in modo impersonale, senza citare a chi fosse accaduta.
Poteva trattarsi di una storia lunga e dettagliata, o di un semplice e breve
accenno.
Un giorno, a casa di Adam Dalali, un seguace musulmano, arriv un povero marwari
a chiedere del cibo e gli furono date quattro anna (del tutto sufficienti per un
pasto a quel tempo). Quindi fu indirizzato ad un ristorante marwari.
Quando Dalali si rec a Shirdi, Sai Baba appena lo vide disse: "Sono andato a
casa di quest'uomo ed egli mi ha mandato in un ristorante marwari."
Guarigioni
Era nel guarire le malattie che i poteri di Sai Baba si manifestavano pi
generosamente. All'inizio prescriveva varie erbe; poi un giorno disse
all'attendente che le dispensava di non preoccuparsi pi delle erbe, ma di dare
a tutti la stessa
medicina.
Per un certo periodo diede a tutti un sublimato di allume e gli interessati
venivano guariti. Dopo qualche tempo, comunque, cominci a essere usata l'udhi,
o cenere sacra, del fuoco di Sai Baba.
Sai Baba stesso curava spesso a distanza i suoi devoti senza alcun supporto
fisico. Essi usavano con efficacia la udhi e ancora oggi lo fanno.
Registrare tutte le cure miracolose sarebbe un compito impossibile. Quasi ogni
devoto ne ha fatto l'esperienza e, a parte quelle che avvennero con dei
testimoni a Shirdi, ci sono quelle che furono effettuate a distanza, e che
avvengono ancora, tramite la preghiera a lui rivolta. Qui ne verranno descritte
soltanto alcune particolari.
Joseph, un ufficiale di Polizia cattolico, racconta: "Non sono mai andato a
Shirdi, ma ho sentito parlare di Sai Baba da amici e porto il suo ritratto con
me. Non adoro i ritratti, ma lo considero come un santo. Ha grande potere.
"Nel 1917, Norvekar si ammal. Suo figlio prese 500 rupie e le diede a Baba. Nel
riceverle Baba cominci a tremare febbricitante. Quando gli furono chieste delle
spiegazioni egli disse: 'Quando facciamo qualcosa per gli altri dobbiamo
assumercene il fardello e la responsabilit.'Ben presto Norvekar si riebbe dalla
febbre."
Nella sua spiegazione Joseph aggiunge che il suo santo protettore era San
Francesco Xavier, ma egli pregava anche Sai Baba e le sue preghiere ottennero
risposta.
L'accettazione di denaro da parte di Sai Baba in un caso del genere un'altra
caratteristica peculiare. Normalmente un uomo che esegue delle cure spirituali
rifiuta ogni ricompensa. In alcuni casi il potere pu abbandonarlo se egli non
si conforma a questa tacita regola.
In effetti, nel caso di Sai Baba non si trattava di una "ricompensa", poich
egli non ha mai tenuto del denaro; tuttavia il suo modo di rapportarsi con esso
era insolito e ne parleremo pi avanti.
Deshpande, il cui zio aveva mancato di fede, aveva un nonno cieco. nel 1916 lo
port a Shirdi e lo condusse per mano da Sai Baba.
Il vecchio si inchin davanti a lui e disse semplicemente: "Baba, non vedo."
"Vedrai," rispose Baba. "Dammi quattro rupie."
Ancora una richiesta di denaro, sebbene si trattasse di una somma ridicola.
Deshpande and a cambiare una banconota e quando torn con le quattro rupie Sai
Baba pose la mano sulla testa
Tuttavia, prese il bambino in grembo e preg Sai Baba di aiutarlo. Nel giro di
cinque minuti la crisi cess e il bambino cominci a riaversi.
Benedizioni
L'aiuto di Sai Baba si manifest frequentemente anche nel dare prole a coloro
che non ne avevano. Come con la maggior parte delle cose, il metodo usato era
simbolico. Generalmente dava una noce di cocco in segno di fertilit; qualche
volta altri frutti. In una occasione ci fu la rottura di una noce di cocco ed
egli si dimostr riluttante, mettendola da parte parecchie volte fino a che un
devoto lo persuase a concedere la sua benedizione.
D. S. Rasane, non avendo figli, si spos una seconda volta, ma anche questo
matrimonio risult vano. E'necessario spiegare che, persino prima che la legge
proibisse la poligamia, l'enorme maggioranza degli ind era monogama, ma si
faceva un'eccezione se un uomo non aveva almeno un figlio che potesse eseguire
per lui i riti funerari. In questo caso, poteva prendere una seconda moglie, con
il consenso della prima.
Un giorno, subito dopo l'arrivo di Rasane a Shirdi, Sai Baba gli diede quattro
manghi e rivolgendosi a lui con il diminutivo del suo primo nome, gli disse:
"Damia, prendi questi manghi, mangiali e muori."
Simbolico come al solito. Rasane ne rest sconcertato, finch gli fu spiegato da
altri devoti che dar nascita a un figlio equivaleva a morire e a venire
rimpiazzati da qualcun altro.
Immergersi nella vita del mondo morire, mentre rimanere calmi e distaccati
vivere.
Baba continu: "Non mangiarli tu; dalli a tua moglie. "
"Quale moglie?" Egli chiese.
"La seconda. Che ella li mangi e avr due figli. Il primo deve essere chiamato
Daulat Shah e il secondo Thana Shah."
Pi tardi Sai Baba gli disse che in tutto avrebbe avuto otto figli, il che si
dimostr vero. Alla nascita del suo primo figlio egli si rec da Sai Baba e gli
chiese quale nome dare al bambino.
Nonostante tutte le persone che aveva incontrato e tutto ci che era accaduto
nel frattempo, Sai Baba istantaneamente rispose:
"Hai dimenticato ci che ti ho detto? L'hai scritto a pagina tre del tuo
taccuino. Non ti avevo detto che doveva
essere chiamato Daulat Shah?"
Con un certo Sapatnekar prese il via un caso complicato che dur parecchi anni.
Un Maestro spirituale ha enorme pazienza. Non c' utilit nel cercare di
raccogliere frutti acerbi ed egli attender pazientemente degli anni affinch
maturino.
Sai Baba fu presentato a Sapatnekar quando questi era ancora un giovane
impegnato nei suoi esami di legge.
Un giorno egli si rivolse ad un amico che era famoso per essere poco ferrato
negli studi e, poco gentilmente, gli chiese come potesse aspettarsi di superare
gli esami.
L'amico rispose completamente sicuro di se che sarebbe stato promosso, perch ne
aveva ottenuto l'assicurazione da Sai Baba. Sapatnekar si prese gioco sia del
suo amico che di Sai Baba e predisse il peggio.
Comunque, l'amico super gli esami. Tuttavia Sapatnekar non ne fu convinto; la
consider una fortunata coincidenza. Egli poi super a sua volta gli esami,
divent avvocato, si spos ed ebbe un figlio.
Dieci anni pi tardi suo figlio mor ed egli non ne aveva altri. Ricord il modo
in cui aveva parlato di Sai Baba e cominci a preoccuparsene, chiedendosi se la
morte di suo figlio fosse stata causata da questo. Quindi decise di andare a
trovarlo per scusarsi. Sai Baba, comunque, non appena lo vide gli grid contro e
lo scacci via. Egli poi ritorn di nuovo, si inchin, ed ancora fu cacciato.
Circa un anno dopo, Sai Baba apparve in sogno a sua moglie e li invit entrambi
ad andare da lui. Questa volta Sapatnekar fu ricevuto gentilmente e pot
scusarsi della sua passata derisione. Sai Baba poi si rivolse a qualcuno vicino
Dinieghi
Qualche volta, nell'eseguire un miracolo, Sai Baba diceva: "Lo far." Pi
spesso, comunque, la sua risposta era:
"Allah achcha karega" (Dio lo metter a posto) o "Allah Malik hai " (Dio il
Sovrano).
Era una sua abitudine peculiare fare riferimento a Dio come 'Il Fachiro', e
quando rifiutava una richiesta, spesso diceva: "Il Fachiro non me lo lascer
fare." Oppure: "Posso fare soltanto ci che il Fachiro mi ordina."
Egli rifiut spesso di intervenire. Qualche volta spiegava che prolungare la
vita di una persona ammalata avrebbe causato soltanto una sofferenza prolungata.
A volte prometteva una nuova nascita. In altre occasioni invece, quando gli
veniva chiesta la benedizione per la prole, diceva che nel destino di quella
persona non c'erano figli (non che questo ostacolasse Sai Baba, poich almeno in
una occasione egli concesse un figlio, pur dichiarando apertamente che nel
destino dell'interessato il figlio non era affatto previsto).
Qualche volta non dava alcuna spiegazione, ma rifiutava semplicemente dicendo:
"Allah Malik hai. " Oppure: "il Fachiro non me lo permetter."
B.A. Patel era un proprietario terriero e un ufficiale governativo. Il suo
anziano padre ebbe un infarto. Egli si rec da Sai Baba a chiedergli l'udhi per
lui, ma Sai Baba disse: "Non ti dar l'udhi, Allah Malik hai. "
Tre giorni pi tardi il padre mor.
Questo Patel era molto orgoglioso della sua forza fisica. Nel 1913, quando Sai
Baba era gi vecchio e fragile, Patel gli massaggiava spesso le gambe
sollevandolo e portandolo vicino al fuoco.
Un giorno, poco dopo la morte di suo padre, egli cerc di fare questo, ma fu
completamente incapace di muoverlo. Baba lo derise e Patel ricorda:
"Mi insegn due cose, a non essere fiero della mia forza e a non angosciarmi per
mio padre."
Sai Baba gli disse: "Perch dovresti angosciarti? Nel giro di cinque mesi
ritorner." Dopo cinque mesi a Patel nacque un figlio. Era chiaro che questa era
la rinascita di suo padre; oppure, pi profondamente, significava che la forza
vitale che aveva assunto una forma alla quale egli era attaccato la stava
ricreando, poich aveva fallito nel distruggere l'attaccamento alle radici.
Il figlio di una giovane donna fu morso da un cobra ed ella and a piangere e a
mendicare l'udhi da Sai Baba. Egli si rifiut di dargliela e il figlio mor.
H.S. Dixit, uno dei devoti pi anziani, lo implor:
"Baba, il suo pianto spezza il cuore. Per amore mio, fai tornare in vita suo
figlio."
Anche qui, come nell'occasione in cui erano stati curati gli occhi di un bambino
con della cipolla, sorprendente osservare che non c'era il minimo dubbio che
egli potesse farlo.
Sai Baba rispose: "Non immischiarti in questo. Ci che accaduto per il
meglio. Egli entrato in un altro corpo in cui potr svolgere un lavoro
particolarmente buono che non poteva fare con quello perduto.
"Se lo facessi ritornare in questo corpo, allora quello
nuovo in cui egli gi entrato dovrebbe morire. Potrei farlo per amor tuo, ma
hai considerato le conseguenze? Hai una pur vaga idea della responsabilit cui
potresti andare incontro, e sei preparato ad assumertela?"
La morte di una forma si risolve sempre con la nascita di un'altra forma, tranne
nel caso del jnani, il saggio pienamente illuminato o realizzato, il quale passa
al di l delle forme dell'infinito Informale, di cui si parla come moksha o
Nirvana.
S.B. Mobile aveva una figlia col labbro leporino e la port da Sai Baba sperando
che egli la curasse. Non appena egli arriv Sai Baba disse:
"So per che cosa sei venuto, ma sarebbe inutile. La ragazza di natura divina e
la sua vita sulla Terra sar di breve durata. Alla prossima Nagha Shudda
Chathuri ella morir. Se quel giorno andrai in ufficio, non la rivedrai pi."
E cos avvenne. Ella mor quel giorno, mentre suo padre, che aveva ignorato
l'avvertimento di Sai Baba, era nel suo ufficio.
E'registrato almeno un caso in cui Sai Baba lott invano per salvare una vita:
Ci fu un'epidemia di peste bubbonica nel villaggio Nigoj e la moglie del Patil,
il capo del villaggio, era ammalata. Sai Baba, di passaggio, trascorreva la
notte al chavadi, la locale locanda, con Mahalsapathy al suo seguito.
"Non dormire questa notte", gli disse Sai Baba. "Rimani vigile per me tutta la
notte, perch devo pregare Dio.
"Quella ruffiana (la peste) vuole uccidere la donna, cos prego Allah."
Mahalsapathy stette sveglio tutta la notte per impedire qualunque disturbo, ma
poco prima che albeggiasse, arriv un ufficiale con molti servitori. Fecero
molto rumore e gridarono che volevano il darshan (un incontro) con Sai Baba.
Mahalsapathy cerc di tranquillizzarli dando loro dell'udhi, ma invano.
Sai Baba usc dalla stanza come una furia. Gridando e insultando Mahalsapathy,
disse: "Sei un padre di famiglia? Non sai che cosa sta accadendo a Nigoj? Perch
fai entrare le persone in un momento come questo?" Poi improvvisamente si calm.
"Cos sia. Quello che accaduto giusto."
E quel mattino la moglie del Patil mor.
Rimproveri e lezioni
A dispetto dei molti favori che concedeva, Sai Baba poteva essere un duro
maestro. C'erano pochi che sfuggivano ai suoi colpi o ai suoi insulti. E non era
necessario che un pensiero egoista si cristallizzasse in parola o in un'azione
perch fosse punito. Il pensiero stesso era sufficiente.
Un devoto ha raccontato di come egli fosse seduto l quando qualcuno port come
regalo delle banane rosa, una variet dal sapore prelibato che cresce soltanto a
una certa altitudine, in collina.
Vedendo Sai Baba che le sbucciava e le distribuiva, prov un'involontaria paura
che le banane finissero prima che venisse il suo turno. Sai Baba immediatamente
ne sbucci un'altra, la diede a qualcun altro e a lui gett la buccia,
ordinandogli di mangiarla.
Egli lo fece, accettandola umilmente come punizione per la sua avidit. Allora
Sai Baba fu compiaciuto per questo, sbucci un'altra banana, e la divise con
lui.
Una donna musulmana che teneva il velo sul viso, si inchin ai piedi di Sai Baba
scoprendosi il volto. Un devoto seduto al suo fianco osserv quanto fosse bella
e sper che ella mostrasse nuovamente il suo volto. Senza una parola, Sai Baba
si gir e gli diede un colpo con il suo bastone.
Un lebbroso si arrampic lentamente sugli scalini della moschea. Era sporco e
quasi nudo, coperto di piaghe e puzzava di carne putrefatta. I suoi piedi erano
martoriati dalla malattia cos gli ci volle quello che sembr un secolo per
avvicinarsi a Sai Baba e prostrarsi di fronte a lui.
Quindi si gir per andarsene e quando finalmente fu sceso dagli scalini
l'elegante direttrice tir un sospiro di sollievo. Allora Sai Baba mand un
devoto a richiamarlo. Ancora il lento arrampicarsi su per gli scalini, ed eccolo
avvicinarsi con il suo fetido odore.
Questa volta, mentre si prostrava, Sai Baba raccolse uno sporco fagotto di
stoffa che egli aveva con se e lo apr.
"Dolci al latte! Bene!" Ne prese uno e, scrutando tra i presenti, ne diede uno
alla direttrice. Ma la sua devozione era tale che ella lo mangi senza esitare.
Una prova di fede avveniva quando ai devoti non veniva permesso di lasciare
Shirdi nella data che avevano pianificato. Era consuetudine, come con qualunque
altro Guru, chiedere il permesso per congedarsi, ma egli non sempre lo
concedeva.
Se il permesso di lavoro del devoto stava per terminare o se aveva qualche altro
affare o appuntamento, il rifiuto poteva creare dei problemi seri. Ma nessuno ne
ebbe mai a soffrire. In qualche modo le cose si sistemavano in modo tale che non
ne veniva alcun danno. Tuttavia era necessaria una grande fede per crederci a
priori.
N. V. Sathe ha raccontato una storia che prova questo. Egli prestava servizio
come esattore presso una Commissione Erariale della quale abbiamo gi parlato.
Egli aveva un appuntamento a Manmad e doveva partire di l per un giro di
ispezione. Il giorno prima di partire Sathe mand suo suocero da Sai Baba a
chiedere il permesso di congedarsi. Ma Sai Baba rifiut.
Sathe disse a suo suocero che egli non poteva non far fronte ai suoi impegni di
lavoro, altrimenti avrebbe potuto essere licenziato. L'anziano and ancora una
volta a chiedere il permesso e ancora Sai Baba rifiut, ordinandogli persino di
rinchiudere Sathe nella sua stanza se avesse cercato di andarsene.
Ci vollero tre giorni prima di ottenere permesso di partire per Manmad.
Arrivando l, Sathe scopr che gli altri membri del Comitato avevano cambiato il
programma originale posdatando l'incontro.
Seguendo il programma originale egli aveva ordinato che la sua tenda e il suo
equipaggiamento fossero inviati a Manmad, ma per una strana coincidenza questo
non era stato fatto. "Cos, restando a Shirdi, non avevo perso assolutamente
nulla, eccetto la mia pace di mente, e mi furono risparmiati molti fastidi
inutili.
"Inoltre potei trascorrere pi tempo con la mia famiglia e con Sai Baba.
Naturalmente, Sai Baba sapeva tutto questo, ma nella mia ignoranza mi ero
trovato molto a disagio nel dover restare a Shirdi. Questi esempi rafforzano la
propria fede in Sai Baba e la fiducia in lui."
Si pu aggiungere ancora che se la sua fede fosse stata pi forte non avrebbe
perso la sua pace di mente.
Era del tutto sicuro il rimanere a Shirdi quando Sai Baba lo ordinava; era
andandosene senza permesso che un uomo
richiamava su di se i vari problemi e il caso di Abdur Rahim Sham Suddin
Rangari, un devoto Musulmano, ci illustra questo aspetto:
"Nel 1913 c'era la peste a Thana, dove vivevo, e penso che ci fosse anche a
Shirdi. Mia moglie aveva sofferto per un mese di una malattia. La gola e le
guance erano gonfie e non poteva mangiare nulla. Prendeva delle medicine, ma
senza trarne beneficio. Un vicino ind, R. G. Gupta, un avvocato, mi consigli
di portarla da Sai Baba, a Shirdi, che avrebbe potuto curarla.
"Quando partimmo, ella era incapace di ingoiare qualunque cosa. Ma a Ligatputi
pot prendere del t e a Nasik pot mangiare qualcosa. Questo fu un buon
presagio. Stava rapidamente migliorando.
"Nell'arrivare a Shirdi andai alla moschea e mi inchinai di fronte a Sai Baba.
Egli mi chiese in hindi da dove venivo e il perch e mi disse di portare mia
moglie alla moschea.
"La portai su per gli scalini ed ella si inchin di fronte a lui, il quale le
pose la mano sul capo dicendo: 'Khuda achcha karega.'(Iddio metter tutto a
posto).
"Gli diedi una rupia e quattro anna senza che mi fossero state chieste ed egli
accett la piccola somma dandomi dell'udhi. Restai l per due ore. Il gonfiore
di mia moglie stava diminuendo rapidamente, cos partimmo subito, senza prendere
congedo da Sai Baba.
"Egli mi aveva detto di restare, ma poich la guarigione era avvenuta, pensai
che potevamo anche partire. Non mi piaceva stare in un luogo strano pi del
necessario, specialmente con mia moglie e il mio bambino di due anni.
"Il tonga (calesse) con cui eravamo venuti era ancora nel villaggio, cos
l'affittammo di nuovo e ripartimmo per
Kopergaon, a circa sei miglia. Avevamo percorso met della distanza, quando
l'assale del tanga si ruppe e rimanemmo bloccati sulla strada. Erano le dieci di
sera e non passava nessuno.
"Non potevamo andare n avanti n indietro per una tale distanza di notte. Era
una strada solitaria e la nostra situazione non era invidiabile, esposti al
freddo notturno e al pericolo dei banditi che infestavano le strade. Cos ci
pentimmo di non aver ascoltato le parole di Sai Baba.
"In questo modo passarono due ore, poi udimmo il rumore di un calesse che si
avvicinava e una voce che chiamava: 'Dov' il tizio di Thana?'Un tonga venne
fino a noi e il nostro guidatore disse all'uomo che gridava che io ero di Thana.
Gli chiese come avesse saputo della nostra situazione e come aveva potuto
arrivare l ad un'ora cos insolita. Ed egli rispose che lo aveva mandato Sai
Baba.
"Gli chiesi: 'Perch?'
"Ed egli rispose: 'A raccogliervi.'
"Cos salimmo sul tonga e ritornammo a Shirdi. Quando arrivammo erano quasi le
due del mattino. Baba ci stava aspettando alla moschea e disse: 'Ve ne siete
andati senza permesso; questo il motivo per cui avete avuto dei problemi.'Io
lo ammisi, chiesi il suo perdono ed egli ci fece stare vicino alla moschea per
il resto della notte; poi entr a praticare la sua solita meditazione.
"Al mattino usc a mendicare e ritorn con del pane e delle verdure, di cui
prese una parte per se, lasciandoci il resto Cos mia moglie riusc a mangiare
del cibo solido. Poi ci diede il suo congedo... Questa fu la mia sola visita a
Shirdi, ma mi diede una ferma fede in Sai Baba."
Tutti questi segni e queste meraviglie attraevano le persone, ma i devoti
permanenti cercavano il beneficio
spirituale. Non era necessario che andassero sempre a Shirdi. Sai Baba diceva
loro:
"Io non sono confinato a Shirdi o in questo corpo. Sono ovunque. Sono con voi
ogniqualvolta pensate a me." Fisicamente, egli non lasci mai Shirdi.
Un devoto disse che, al tempo in cui egli doveva sposarsi, suo padre implor Sai
Baba di partecipare alla cerimonia. Egli rispose: "Non temere; sar con te.
Ovunque sarai, io sar con te, se penserai a me." E quando venne esercitata
un'ulteriore pressione, Sai Baba disse: "Senza il permesso di Dio non posso fare
nulla."
Il suo vero dono era quello di accelerare il progresso spirituale. Rao Sahib Y.
J. Galwankar, che gi stato citato in precedenza, dice: "Quando Sai Baba pose
la mano sopra la mia testa, questo ebbe uno straordinario effetto su di me.
"Dimenticai me stesso e l'ambiente che mi circondava ed entrai in una condizione
estatica... Dopo questa estasi cominciai a prestare pi attenzione all'aspetto
spirituale della vita. Poi nel 1932 arriv il secondo stadio (cio quattordici
anni dopo la morte di Sai Baba), quando Baba mi apparve in sogno e mi chiese
cosa volevo.
"Io risposi che volevo Prema (Amore Divino) e soltanto questo. Baba mi benedisse
con Prema e scomparve. Sin da allora ho provato delle ondate di Prema che
irrompono dentro di me quando sono in meditazione o quando sto leggendo o
facendo qualcos'altro."
Per controbilanciare l'impressione lasciata dalle meraviglie esteriori e dalle
maniere eccentriche, lasciamo che questo capitolo termini com' cominciato, con
l'impressione di un devoto su Sai Baba. Questa volta si tratta di Rao Bahadur
S.B. Dhumal, un avvocato bramino.
"Mi trovo in grande difficolt quando mi viene chiesto quali siano le mie
esperienze con Sai Baba. Ci dovuto al fatto che ho l'esperienza di lui in
tutte le ore del giorno e della notte. Non c' episodio della mia vita che non
sia collegato a lui, per quanto banale esso possa sembrare.
"Credo fermamente che ogni cosa nella mia vita sia guidata da Sai Baba. Quindi,
cosa si pu raccontare quale esempio della mia esperienza con lui?
"Naturalmente, il mondo esterno non sar preparato a dar credito alle mie
parole, ma ci non ha importanza per me. In effetti, l'incredulit stessa della
gente sembra una valida ragione per rifiutare di dischiudere le proprie
esperienze. Ogni devoto sente che le sue esperienze sono sue e che gli vengono
date per il suo beneficio spirituale e temporale, non per sbandierarle al grande
pubblico...
3. Induismo ed Islam
Sai Baba a volte parlava di se stesso come di una reincarnazione di Kabir, il
poeta santo della fine del XV secolo, che ebbe discepoli sia ind che musulmani
e che insegn a ciascuno secondo la sua religione. Questo quello che fece
anche Sai Baba.
Nel suo comportamento non si uniform mai pienamente a nessuna delle due
religioni. Prese dimora nella moschea di Shirdi, si riferiva a Dio con il nome
islamico e se veniva udito ripetere dei mantra o delle frasi sacre, erano sempre
islamiche, non ind.
Raramente pronunciava le quotidiane preghiere Islamiche(namaz). Alcuni devoti
non lo videro mai impegnato in queste ripetizioni; mentre altri riferirono che
occasionalmente lo faceva di sabato o in particolari occasioni.
Perch lo facesse di sabato, comunque, rimane uno degli enigmi su Sai Baba,
poich il giorno stabilito per la preghiera di gruppo per i musulmani il
venerd.
Era vegetariano, come i suoi seguaci ind, che lo adoravano alla maniera degli
ind. Sai Baba faceva anche frequenti riferimenti al suo Guru ind, oltre che
alle scritture e alle divinit dell'induismo.
Tuttavia, egli non incoraggiava una fusione dei due sentieri tra i suoi seguaci.
Piuttosto, si aspettava da essi buona volont e tolleranza; e questo era tutto.
Sebbene egli non ripetesse il namaz (preghiere giornaliere), si aspettava che i
devoti musulmani lo facessero. Inoltre, essendo valide entrambe le religioni,
egli non approvava la conversione da una all'altra, ma si aspettava che ogni
persona si cimentasse in quella in seno alla quale era cresciuta.
Una volta, un ind che si era convertito all'Islam, arriv alla moschea. Sai
Baba lo schiaffeggi esclamando: "E cos ti sei preso un nuovo Padre!"
Come segno di buona volont, egli apprezzava che i suoi devoti ind e musulmani
si rallegrassero nelle festivit degli altri culti (com' da tempo in uso in
India), anche se, naturalmente, non partecipavano effettivamente all'adorazione
rituale dell'altra religione.
A questo proposito, un devoto racconta che, dopo la processione per
l'anniversario della nascita di Sri Rama, gli ind cantavano dei canti sacri
intervallati dalla lettura del Corano da parte dei musulmani.
Qualche volta anche i musulmani portavano in processione davanti a loro i
sandali di Sai Baba su un cuscino (in modo da evitare antropomorfismo o
adorazione rappresentativa) e gli ind li accompagnavano.
A parte ogni specifico insegnamento, il semplice influsso della presenza di Sai
Baba, conduceva alla buona volont e alla tolleranza. La seguente storia di un
musulmano chiamato Abdullah illustra questo aspetto.
"Lasciai la mia citt natale di Tarbella, quando ero
ancora un ragazzo. Non avevo nessuno che si occupasse di me. Volevo andare
all'estero a vedere la Mecca ed altri luoghi sacri, cos viaggiai verso sud fino
a Man Mad. L qualcuno si interess a me e mi disse che avrei potuto facilmente
arrivare a Bombay, dove era possibile trovare un passaggio verso la Mecca.
"Qualcun altro, comunque, mi disse che a Shirdi c'era un grande uomo chiamato
Sai Baba che elargiva denaro ai fachiri e che se avessi voluto, mi avrebbe fatto
arrivare alla Mecca. Cos andai a Shirdi.
"Come entrai nel cancello della moschea, trovai Sai Baba in piedi davanti a me.
I nostri occhi si incontrarono e sentii immediatamente che egli era il mio Guru.
Intolleranza
Apprezzando questo, gli ind adorano l'Essere come Dio. Mentre, aderendo
letteralmente alla legge, la maggior parte dei musulmani condanna questa
adorazione come idolatria. E in effetti non lo ; non si tratta di adorare
qualcos'altro al di fuori di Dio, ma, al contrario, un riconoscere che
l'adorato ha distrutto l'illusione della separazione da Dio
che ancora vela l'adoratore.
Tutto questo viene compreso dai Sufi, che sono gli eletti spirituali dell'Islam
e tra i quali si annoverano i grandi santi islamici. Essi insegnano in segreto
ci che gli ind insegnano apertamente.
Ma i musulmani essoterici non comprendono. Per essi c' un insormontabile
baratro tra i due punti di vista e ritengono gli ind panteisti o idolatri.
Un poeta Sufi, Al Hallaj, era solito proclamare, in estasi: "An al haq ", "Io
sono la verit". "La Verit" un Nome Divino ed egli fu giustiziato come
blasfemo, secondo la legge islamica, sebbene i Sufi l'abbiano compreso e abbiano
continuato a riverirlo. Un altro, Sufi Abu Said, infranse la legge dichiarando
negativamente: "Non c' nulla sotto a questa veste al di fuori di Allah." Una
frase Sufi usata comunemente ancora oggi dice: "Cerco il perdono di Dio per
tutto ci che (in me) non Dio."
L'adorazione ind di Sai Baba inizi molto semplicemente nel 1908 con l'omaggio
che gli fece un bambino. Una signora ind racconta la storia:
"Mio fratello Babu Rao, che allora aveva quattro anni, soleva mettere un fiore
sulla testa di Sai Baba ogni mattino, in segno di adorazione. Questo fu l'inizio
della regolare adorazione di Baba, dato che, fimo a quel momento, egli non aveva
mai permesso ad altri di farlo."
Il bambino semplicemente adorava Sai Baba come vedeva onorare gli idoli nel
corso dell'adorazione nel tempio e da quel momento la pratica si svilupp in una
completa adorazione ritualistica come per un idolo.
Un ind intelligente non crede che un idolo sia Dio, non pi di quanto un
cattolico intelligente creda che un'immagine sacra o la statua di un santo sia
Dio.
Poche persone sono capaci di concepire l'Assoluto Informale e l'ind ordinario
rende l'adorazione pi facile concentrandosi sulla manifestazione di Dio in una
certa forma od aspetto, caratterizzata da un'immagine o da una statua. A tempo
debito, questo pu condurre alla realizzazione del Senza Forma, in questa vita o
pi avanti.
E'detto nella Bhagavad Gita: "Qualunque forma un uomo adori, egli in realt
adora Me."
Poich l'adorazione ritualistica per un idolo viene fatta con fiori e pasta di
sandalo, cos viene fatta anche per chi considerato pi di un santo, uno che
ha realizzato la sua identit con l'Essere Supremo ed perci una
manifestazione conscia di Dio. Ma non tutti i musulmani a Shirdi potevano
apprezzarlo, soprattutto considerando il fatto che l'adorazione veniva praticata
in una moschea.
Il risultato fu che i seguaci musulmani vennero ad essere soverchiati dal numero
di quelli ind e occasionalmente ci furono anche delle proteste.
Un musulmano rohilla che stava sempre con Sai Baba e che leggeva il Corano ai
suoi piedi di notte, protest contro l'adorazione di mezzogiorno degli ind,
accompagnata da musica, che avveniva nella moschea.
Baba sorrise soltanto e disse: "Tutto questo Allah." Turbato com'era, al
pover'uomo sembr che Sai Baba stesse tradendo l'Islam e decise che avrebbe
dovuto pagare per questo e un giorno, mentre Sai Baba era fuori a passeggiare,
gli si avvicin alle spalle con una mazza, con l'intenzione di ucciderlo.
Sai Baba si gir proprio in quel momento, gli tocc il polso sinistro e lo
guard. Sotto la forza di quello sguardo egli cadde a terra senza nemmeno
l'energia necessaria per sollevare la mazza o per rialzarsi.
Poi qualcuno arriv ad aiutarlo e alcuni giorni dopo and a prendere congedo da
Sai Baba; con la sua benedizione, lasci Shirdi per sempre.
In un'altra occasione un devoto musulmano, Mir Jaman, arriv di notte
all'improvviso e, sfoderando la sua spada, dichiar che gli ind stavano
corrompendo Sai Baba con la loro adorazione rituale e chiese il permesso di
tagliare loro la gola. Sai Baba lo calm dicendo: "Sono io il pazzo responsabile
della loro adorazione, cos, se vuoi tagliare qualche gola, devi cominciare con
la mia."
Gli ind sono molto pi inclini alla tolleranza. La loro religione stessa
riconosce molte dottrine e diversi modi per avvicinarsi a Dio, non in conflitto
tra loro, come accade nel caso delle sette musulmane e cristiane, ma ognuna
disposta a riconoscere le altre come legittime e idonee, secondo i vari
temperamenti e i vari livelli di comprensione.
Per loro quindi pi facile riconoscere i sentieri di altre religioni. I devoti
ind adoravano l'Uomo Divino in Sai Baba, e se i musulmani non si uniformavano a
questo, non se ne preoccupavano
Naturalmente, c'erano i bigotti anche tra gli ind, ma il loro bigottismo
assumeva una forma pi leggera; danneggiava solo loro stessi, in quanto si
esprimeva come un rifiuto di adorare un Guru musulmano.
Alcuni casi di pregiudizio sono gi stati esposti e anche il modo in cui vennero
superati. La seguente storia, come quella del musulmano Abdullah, dimostra
l'efficacia dell'influenza silenziosa.
L'esattore H. V. Sathe incontr un bramino devoto, ma dalla mente semplice, di
nome Megha, al quale si interess. Lo istru nella ripetizione dei mantra e lo
indirizz a Broach ad adorare Shiva. Dopo qualche tempo, Sathe gli
disse che Sai Baba era Shiva incarnato e lo mand a Shirdi ad adorarlo. Megha
per, alla stazione ferroviaria sent dire che Baba era musulmano e, inorridito
all'idea di prostrarsi davanti a un musulmano, preg di essere esonerato
dall'andare in quel luogo. Ma Sathe insist, cos Megha fece il viaggio, anche
se era riluttante.
Quando Megha fu a Shirdi, prima ancora che raggiungesse la moschea, Sai Baba
grid irosamente: "Gettate fuori quel mascalzone!" E lo fece mettere alla porta.
La moschea restaurata
Gli ind predominavano sempre pi. Persino il restauro della moschea fu fatto da
loro.
Quando Sai Baba ne fece la sua dimora, era una struttura cadente di fango, con
dei muri alti soltanto due metri e mezzo e lunghi circa quattro, su tre lati,
mentre la parte orientale restava esposta al vento e alla pioggia. Il tetto si
era incurvato per met e il resto era fragile e cadente.
Sai Baba non pot essere persuaso a vivere in nessun altro posto, sebbene i suoi
devoti avrebbero felicemente costruito per lui una casa o un tempio. Cos
decisero di ricostruire la moschea. Chiesero parecchie volte il permesso, ma
egli rifiut. Alla fine uno di loro, G. R. Gundu, un ispettore delle tasse che
aveva avuto un figlio con la benedizione di Sai Baba, port dei carretti pieni
di pietre e li scaric davanti alla moschea, dichiarando che avrebbe iniziato i
lavori. Baba gli disse di portar via le pietre e di usarle per ristrutturare i
templi ind, ma egli non lo fece.
Alla fine Baba si lasci persuadere e il lavoro cominci. Continu, comunque, ad
interferire e spesso demol quello che era stato costruito. Fu soltanto di notte
che un lavoro continuo e ininterrotto poteva essere svolto, e nemmeno ogni
notte. Egli soleva dormire alternativamente una notte nella moschea e una notte
alla locanda ed era in quest'ultimo caso che era possibile lavorare.
Baba insist per dare alla struttura un'adeguata architettura islamica, con dei
minareti e un nimbar, un recesso nel muro occidentale (cio il muro che
fronteggia la Mecca), e dei pilastri per sostenere le lampade.
Comunque, egli volle anche un dhuni, uno spazio per il fuoco che veniva
perpetuamente tenuto acceso e l vicino fu preparato un seggio con una piccola
balaustra.
La moschea, a questo punto, era un misto di ortodossia e innovazione. Baba si
riferiva ad essa come la "moschea bramina", sebbene con questo non intendesse
necessariamente "ind", dato che usava la parola bramino nel senso corretto di
"eletto spirituale".
Al centro del cortile, fuori dalla moschea, fece costruire un Tulsi Brindhaban,
cio un blocco in muratura, alto
circa due metri, che delimitava una pianta di tulsi, sacra agli ind, attorno
alla quale, secondo la tradizione, essi girano compiendo la pradakshina
(circoambulazione propiziatoria).
All'interno della moschea c'erano delle pietre per macinare i cereali e Sai Baba
soleva trascorrere molto tempo a macinare il grano. Questa era una delle sue
occupazioni simboliche, anche se poi cucinava davvero la farina nel forno
esterno, preparando una specie di dolce che distribuiva gratuitamente.
Nella moschea, o appena fuori, teneva anche dei recipienti di terracotta dai
quali era solito versare l'acqua, come abbiamo descritto in precedenza, o nei
quali metteva il cibo che mendicava. Questi ultimi erano tenuti fuori dalla
moschea e la donna addetta alle pulizie (appartenente alla pi bassa delle
caste) aveva il permesso di prendere da esse quel che voleva, prima che egli
mangiasse; e questo era consentito anche a cani, corvi o a chiunque volesse.
4. Simboli e poteri
Parabole
Strani viaggi
Ecco ora due esempi dei viaggi di sai baba. Una devota raccont la storia che
segue e mentre parlava era cos sopraffatta dall'emozione da non poter
trattenere le lacrime:
" La gentilezza di Baba nei miei confronti era molto
grande. Mio marito non and mai a trovarlo, ma Baba mostr gentilezza persino
nei suoi riguardi.
"Mio marito era ingegnere e nel 1909 stava lavorando ad un ponte a Pandharpur.
Mentre egli viveva l per lavoro, io andai a stare con Baba a Shirdi e lo
servii. Ma un giorno Baba mi disse che avrei fatto meglio a tornare a
Pandharpur.
"Mi disse di partire immediatamente, poi aggiunse che sarebbe venuto con me e
che non avrebbe avuto alcuna difficolt per il viaggio. Cos partii. Non sapevo
cosa fosse accaduto a Pandharpur e al mio attivo, scoprii che mio marito non
c'era. Era stato licenziato e se n'era andato a Bombay. Questa per me era una
cosa insolita ed ero molto scossa. Avevo con me due compagne e solo poche rupie.
Ne avevo abbastanza solo per tornare a Kurdwadi, cos andammo l. Ero veramente
preoccupata per la situazione, quando improvvisamente un fachiro apparve di
fronte a me e mi chiese di cosa mi stessi preoccupando, ma io non risposi.
"Mi disse che mio marito era a Dhond e che avrei dovuto andare l immediatamente
con le mie due compagne. Allora gli chiesi dove avrei potuto trovare i soldi per
il treno ed egli immediatamente mi consegn tre biglietti per Dhond e se ne
and. Cos salii sul treno e partii.
"Nel frattempo mio marito slava bevendo il suo t a Dhond ed era immerso in una
specie di sogno ad occhi aperti, quando un fachiro apparve davanti a lui e gli
disse: 'Come mai stai trascurando mia madre? Ella sta arrivando col prossimo
treno, nella carrozza numero 54.'
"Egli balz in piedi sbalordito ed esclam: 'Chi sei tu per rimproverarmi?'Ma
ormai il fachiro era scomparso. E quando scesi dal treno, mio marito era l ad
aspettarmi sulla pensilina, mi venne incontro e mi port nella nostra nuova
casa. Poi mi parl dell'apparizione del fachiro e mi chiese
di mostrargli un ritratto di Sai Baba. Quando lo vide, immediatamente riconobbe
il fachiro."
Un'altra storia del genere fu raccontata da S. B. Nachne: "Nel 1909 avvenne
qualcosa che a quel tempo non sembrava avere nulla a che fare con Sai Baba.
"Mio fratello maggiore veniva sottoposto ad un intervento al Bajekar's Hospital
di Bombay e tutti noi eravamo in pensiero per lui. A quell'epoca io vivevo a
Dahanu.
"Quel giorno arriv un sadhu che mi chiese un pezzo di pane. Lo invitammo in
casa e gli offrimmo un pasto completo. Mia cognata gli servi tutte le portate,
tranne un piatto di verdure che ella non considerava gustose a sufficienza per
essere offerte ad un santo ed onorato ospite. Comunque, il sadhu stesso chiese
di assaggiare la pietanza e cos gli fu servita. Prima di partire ci benedisse
tutti e disse che l'intervento aveva avuto successo.
"Quello stesso giorno, il mio amico H. M. Panse mi disse che per la grazia di
Sai Baba, sperava che l'intervento avrebbe avuto un buon esito. Quella fu la
prima volta che sentii parlare di Sai Baba e pi tardi, quella sera, mio padre
torn dall'ospedale e venimmo a sapere da lui che l'intervento era pienamente
riuscito e che non c'erano state complicazioni. Dopo l'intervento, seppi che
all'ospedale era apparso un sodhu che, avvicinandosi al paziente, aveva passato
le mani sulla parte operata e su tutto il corpo, dicendo che andava tutto bene.
Poi mio fratello si riebbe completamente e non subi alcuna ricaduta.
"Fu nel 1912 che andai a Shirdi per la prima volta. Durante il mio soggiorno Sai
Baba mostr di provare grande interesse per me e per la mia famiglia. Alla
presenza di Dixit, Jog e Dabolkar (tre dei pi anziani devoti), egli disse
indicandomi: 'sono andato a casa di quell'uomo ed egli non mi
ha dato quella pietanza.'La mia mente immediatamente torn al sadhu che aveva
pranzato con noi, all'epoca dell'intervento subito da mio fratello e mi sentii
sicuro che Baba era interessato al nostro benessere e che ci stava aiutando sin
dal 1909, senza che l'avessimo saputo. Poi raccontai l'episodio ai devoti. Quel
sadhu aveva un aspetto assai diverso da Sai Baba. L'avevo visto nei dintorni per
due o tre giorni dopo l'intervento ed ebbi l'opportunit di osservarlo da
vicino. Dopo di che lasci Dahan e non lo vidi pi. "
Come interpretare questi episodi? Sai Baba si materializz effettivamente nella
forma di strani fachiri e sadhu o semplicemente li influenzava da lontano ad
agire secondo la sua volont?
E'degno di nota il fatto che, alle persone che l'avevano gi visto, egli
solitamente appariva in forma strana, mentre a coloro che non l'avevano gi
incontrato, appariva con le sue reali sembianze, come se in quest'ultimo caso
egli non considerasse necessario il travestimento. Tuttavia, c'erano anche
esempi di sue apparizioni con le vere sembianze anche a coloro che lo
conoscevano.
Ma se assumeva la forma di strani fachiri, aveva forse assunto anche la forma
del cane che era stato allontanato dal cibo? Non necessario affermarlo. Poteva
anche darsi che egli sapesse quel che stava accadendo e che avesse detto:
"Quello che fai anche a un cane randagio, lo fai a me."
Il gatto e il bramino
Comunque, c' un'altra storia riguardante un animale che non si pu spiegare
cos facilmente. Un devoto bramino si lament per la sua dispepsia e Sai Baba
gli viet di mangiare lo yogurt. Ma il devoto fu incapace di rinunciarvi,
continu a mangiare lo yogurt e la dispepsia continu ad affliggerlo. Un giorno
un gatto randagio mangi lo yogurt del bramino e il giorno dopo fece ritorno.
Sebbene fosse stato scacciato prima che ne avesse mangiato troppo, il bramino lo
consider impuro e dovette gettarlo via. Poi cominci a conservare lo yogurt in
L'aumento insperato
"In un'occasione, dopo avermi preso tutto il denaro che avevo, Baba mi chiese
altre cinquanta rupie.
"Quando gli dissi che non avevo pi denaro, egli mi ordin di andare a chiederlo
a qualcuno. Lo feci, ma questa persona rifiut di darmelo. Allora lo riferii a
Baba ed egli mi mand da Rao Bahadur Sathe, che si rallegr molto per la
richiesta.
"A quel tempo non conoscevo il significato di tutto ci, ma scoprii pi tardi
che egli aveva fatto richiesta di una pensione e che c'era qualche dubbio se
quest'ultima sarebbe stata basata sul salario che aveva ricevuto per il suo
ultimo impiego, o se sarebbe stata di cinquanta rupie pi alta, in base a un
incarico pro tempore che aveva svolto.
"Fu soddisfatta la richiesta di una somma superiore e l'ordine esecutivo fu
avviato il giorno in cui Baba gli aveva chiesto, tramite me, le cinquanta rupie.
Egli immediatamente intu che cosa stava accadendo e consider l'episodio come
una richiesta sui primi frutti della nuova pensione. Questo fu il motivo per cui
era cos compiaciuto."
Sai Baba non di rado prendeva tutto ci che una persona aveva e poi la mandava
via a farsi prestare dell'altro denaro. Certamente sapeva bene cosa faceva
quando agiva cos; non si trattava di supposizioni. Una volta, per esempio, un
visitatore arriv con venti rupie delle quali ne aveva dato diciotto ad un
amico, in modo che se gli fosse stato chiesto del denaro, avrebbe dato le due
rupie rimanenti e avrebbe potuto mentire dicendo che non ne aveva pi.
Sai Baba innanzitutto gli chiese le due rupie, poi le altre diciotto e,
anticipando la sua risposta, indic l'amico dicendo: "Puoi fartele dare da lui."
Il pagamento dei primi frutti era una condizione frequente per le sue richieste.
Questa una pratica comune, non soltanto in India. Una consacrazione simbolica
delle nuove risorse di un uomo.
Una volta arrivarono due nuovi visitatori bramini e Sai Baba disse al suo devoto
Deshpande di farsi dare quindici rupie da uno di essi. L'altro, senza che gli
fosse richiesto, ne offr trentacinque, ma furono rifiutate.
Quando Deshpande chiese perch, Baba spieg: "Io non faccio nulla. Io non ricevo
nulla. Dio ha richiesto ci che era suo. Queste quindici rupie erano un debito,
cos sono state richieste, ma le trentacinque non erano nostre, cos sono state
restituite."
Si venne poi a scoprire che il visitatore che aveva dato le quindici rupie e che
allora guadagnava un ottimo stipendio di settecento rupie al mese, aveva
iniziato a lavorare con uno stipendio di sole quindici rupie e aveva fatto il
voto di donare la sua prima paga, ma non aveva mai tenuto fede a quella
Il tassametro
Nel caso che viene ora descritto, il visitatore era giunto dalla stazione
ferroviaria con un tonga ed era ansioso di ottenere in fretta la sua esperienza,
in modo da poter riprendere lo stesso carretto senza dover pagare al guidatore
il supplemento per l'attesa. Aveva in tasca 250 rupie, ma sperava di poterle
tenere al sicuro.
Sai Baba lo accolse con ironico entusiasmo: "Oh S,
non preoccuparti. Ti mostrer Dio rapidamente e chiaramente. Non possiamo
perdere tempo. Le persone come te che cercano l'illuminazione non si trovano
facilmente.
"Per lo pi, la gente che viene qui, desidera prosperit e salute, oppure vuole
liberarsi da qualche problema; altri cercano un buon posto di lavoro, un favore
o qualche altro conseguimento mondano. Nessuno vuole Dio.
"Quanto bramo coloro che aspirano a vedere Dio! Si dovrebbe realizzare Brahman
prima di morire, se no ci sar un perenne ripetersi di nascite e morti. Un Guru
pu dare la realizzazione, e solo un Guru pu farlo."
Le tre versioni
Sai Baba chiese ripetutamente la dakshina ad un visitatore finch lo lasci
senza una sola rupia. Poi gli chiese altro denaro e lo mand da Deshpande a
farselo prestare. Allora Deshpande gli spieg: "Non sono le tue rupie che Baba
desidera, ma la tua mente ed il tuo cuore, il tuo tempo e la devozione della tua
anima."
Quando Sai Baba seppe della spiegazione che Deshpande aveva fornito al
visitatore, sorrise con approvazione, ma questa volta lo mand da Dixit.
Questi allora spieg che la richiesta era semplicemente un attacco alla stima
che egli aveva di se stesso, per vedere se si sentiva umiliato per essere stato
lasciato completamente al verde, e per giunta costretto a mendicare.
Sai Baba approv anche questa versione, ma lo mand via una terza volta, da Nana
Sahib Chandorkar.
Nana Sahib, che era il pi pratico dei tre, spieg che di solito portava con se
solo cento rupie quando andava a Shirdi e che ne lasciava altre cento in
deposito nella vicina citt di Kopergaon, in modo da poterne usufruire in caso
di bisogno, evitando cos il disagio e l'umiliazione di essere lasciato senza
soldi.
Questa dottrina del fare affidamento solo sulle proprie risorse non piacque
affatto a Sai Baba ed egli diede immediatamente una lezione a Nana.
Lo mand a chiamare e gli chiese quaranta rupie. Ma appena Nana se ne fu andato,
gliene mand a chiedere altre quaranta. Nana immediatamente mand qualcuno a
prelevare tutte le sue riserve, ma prima che il denaro potesse arrivare, Baba
gli chiese ancora la dakshina, facendogli confessare di essere senza soldi.
In molti altri casi, comunque, il simbolismo era chiaro. Una volta egli chiese
ripetutamente a un devoto due rupie e quando quest'ultimo finalmente gliene
chiese la ragione egli rispose: "Non sono queste due rupie di metallo che
voglio, ma fede e pazienza."
In un'altra occasione, chiese quattro rupie, ma nel riceverle, afferm di averne
ottenuta solo una.
"Ma te ne ho date quattro!" Protest il devoto.
"Non lo nego; me ne hai date quattro, ma ne ho ricevuto soltanto una."
Il devoto allora confess di non capire, ma Sai Baba lo rassicur dicendogli che
avrebbe compreso in seguito.
Qualche tempo dopo, quello stesso uomo stava viaggiando in treno, quando un
giovane fachiro entr nello scompartimento e gli chiese l'elemosina.
Il devoto gli diede un quarto di anna, ma il fachiro ne chiese quattro. Allora
l'uomo gli diede una moneta da quattro anna, ma il fachiro afferm che ne aveva
ricevuto soltanto una.
Pi tardi il devoto incontr un vecchio sadhu che gli chiese l'elemosina. Ancora
si ripet la stessa scena: gli diede una moneta, ma il sadhu ne chiese quattro.
In quel caso, Sai Baba stava chiedendo l'abbandono
dei quattro aspetti della coscienza: manas (mente), buddhi (intelletto), chitta
(consapevolezza), eahamkara (ego), ma ne riceveva soltanto uno: l'anima ogiva.
In un'altra occasione Sai Baba chiese sei rupie ad una signora ed ella, non
avendo denaro con se, si rivolse a suo marito commentando quanto fosse
imbarazzante non poter pagare quando veniva chiesto del danaro.
"Non ti preoccupare," egli rispose, "non il denaro ci che Baba vuole; sono i
sei mezzi che devono essere abbandonati." Sorridendo con approvazione alla
spiegazione, Sai Baba le chiese ancora se fosse disposta a dargli le sei rupie.
Ella rispose che l'aveva gi fatto. "Allora cerca di non andare fuori strada."
La avvis.
Simbolismo di questo tipo, pagamento dei primi frutti, realizzazione di un voto
dimenticato, queste erano le tre ragioni pi frequenti della richiesta di denaro
da parte di Sai Baba. Ma una cosa era certa: non era il denaro ci che egli
voleva, rispetto al quale nessuno avrebbe potuto essere pi indifferente di lui.
Tuttavia, negli ultimi anni della sua vita, a Shirdi ci fu un flusso
straordinario di denaro.
Si diceva che le sue entrate eguagliassero quelle del Governatore della
Provincia. In effetti, le autorit volevano tassarlo, ma poich Sai Baba non
aveva mai nulla alla fine della giornata, questo si prov impossibile.
Tuttavia le autorit riuscirono a tassare parecchi dei suoi pensionati, poveri e
vecchi seguaci, ai quali egli elargiva quasi regolarmente una piccola somma di
denaro.
6. Upadesa (insegnamenti)
L'upadesa negata
"Una signora, di nome Radnabai Deshmukhin, serviva Sai Baba a Shirdi e voleva
l'upadesa. Sai Baba non l'accontent ed ella inizi satyagraha, cio smise
completamente di mangiare e decise di non prendere cibo finch Sai Baba non le
avesse dato upadesa.
Il quarto giorno del suo digiuno, Deshpande, impietosito, and a parlarne a Sai
Baba e lo implor di darle un Nome di Dio che ella potesse ripetere come japa
(ripetizione di un mantra). Sai Baba allora la fece chiamare e le disse che non
era sua consuetudine dare upadesa, poich egli seguiva il suo Guru, che era
molto potente e i cui metodi
non comprendevano il dare upadesa.
La signora Parsi ci conferma questa attitudine: "I metodi di Sai Baba per dare
aiuto spirituale non erano comuni. Egli non dava mantra o upadesa. Non parlava
di yoga, pranayama o kundalini; ma quando c'era qualcosa che non andava in
qualcuno che seguiva questi sentieri, venendo da Sai Baba otteneva dell'aiuto."
Tuttavia, egli chiari ai suoi devoti che non c'era bisogno che essi andassero da
nessun'altra parte in cerca di upadesa. Pochi si degnavano persino di
considerare la questione. Il suo sostegno spirituale era troppo potente ed
evidente. H. V. Sathe disse:
"Baba non diede mai upadesa o iniziazione a nessuno, cos io non gliela chiesi.
In parecchie occasioni avrei potuto ottenere upadesa da qualcun altro; in quei
frangenti riferii la faccenda a Sai Baba ed egli diede una risposta negativa."
Questo ricorda molto Bhagavan Ramana Maharshi. Anch'egli non dava iniziazione o
upadesa, come viene intesa generalmente. Tuttavia, quando gli fu chiesto da un
devoto se fosse necessario cercare da qualche altra parte, egli rispose che non
lo era.
L'estrema importanza di questa faccenda diventa chiara se si ricorda che
nell'induismo e nell'Islam esoterico, come in altre religioni, si considera che
lo sviluppo spirituale durante la vita sulla Terra possibile (eccetto casi
rari) soltanto attraverso l'iniziazione e l'upadesa, impartita da chi ha gi
conseguito la meta.
Si pu considerare come la trasmissione della corrente o come la nascita da un
genitore spirituale. Per chi ha afferrato la possibilit del conseguimento
spirituale, la vita non ha altra meta. Nessuno scopo umano pu essere paragonato
a quello che trascende lo stato umano.
Da ci risulta l'importanza vitale di riconoscere un vero Guru e di essere
accettati da lui. Non tutti gli uomini spirituali sono Guru qualificati. Tranne
nel caso di un Maharshi, colui che d origine a un sentiero, l'autorizzazione
deve essergli stata trasmessa in una catena ininterrotta da Guru a Guru, come
nell'ordine di un sacerdozio esoterico.
Colui che non un Guru pu portare beneficio all'umanit con la sua mera
esistenza, emettendo la sua influenza; ci sono anche altre possibilit; ma egli
non prender certamente su di se la responsabilit di guidare dei discepoli o di
tenerli lontani da altri che potrebbero fungere da guide.
Upadesa invisibile
Se uno come Sai Baba o Ramana Maharshi si assumeva questa responsabilit, ci
significava che era in corso un tipo di upadesa invisibile, che i discepoli ne
fossero consapevoli o meno.
Sai Baba asser in termini chiari che si assumeva la completa responsabilit dei
suoi devoti, offrendo loro la sua protezione e l'assoluta certezza che potevano
contare su di lui. Baba disse:
"Non permetter mai che nessuno dei miei discepoli scappi da me"; e Ramana
Maharshi disse: "Proprio come la preda caduta nelle fauci di una tigre non potr
fuggire, cos colui che ha vinto la Grazia del Guru non sar mai abbandonato."
Sai Baba disse: "Dovete solo stare tranquilli, e io
far il resto." Il Maharshi us le stesse parole, usando l'impersonale
'Bhagavan'invece di 'io'.
Sai Baba disse: "Dovunque voi siate, pensate a me ed io sar con voi." Ancora
una volta abbiamo la stessa rassicurante promessa espressa con parole diverse.
Non c' alcun dubbio che Sai Baba esercitasse un'influenza tremendamente potente
sui suoi devoti.
Molti hanno testimoniato il risveglio e il progresso della vita spirituale in se
stessi. Certamente egli si dava da fare per loro e praticava l'imposizione delle
mani.
"Baba aveva un modo di toccare la testa di chi si recava da lui... Il suo tocco
convogliava certi impulsi, delle forze, delle idee. Qualche volta faceva
pressione pesantemente con la mano sulla testa, come se stesse schiacciando
fuori alcuni degli impulsi inferiori del devoto. Altre volte batteva sul capo o
passava la mano. Ogni azione aveva un effetto specifico e causava un
rimarchevole cambiamento nelle sensazioni o sentimenti dei devoti."
Sai Baba in effetti addestrava i suoi devoti a cercare Dio attraverso la
devozione al Guru. Si ricorder che questo era il metodo che egli stesso aveva
seguito ed era questo che egli incoraggiava nei suoi seguaci.
Che questa fosse la sua upadesa lo si pu intuire anche dalla sua esposizione di
un verso della Bhagavad Gita, a proposito del quale disse che il completo
abbandono di corpo, mente, anima e possessi il mezzo necessario per conseguire
la Realizzazione.
Il professor Narke diceva: "Obbedire, servire e amare Dio, sono le
caratteristiche principali del bhakti marga. La caratteristica peculiare
enfatizzata dall'esempio e dalle parole di Sai Baba sta nella grande importanza
dello sviluppare questa devozione sulla base della devozione al proprio Guru.
Consiste nel vedere Dio nel Guru, attraverso il Guru e come il Guru,
identificando il Guru come Dio."
Questo un metodo legittimo e tradizionalmente riconosciuto. Qui ancora si pu
ricordare il Maharshi che disse: "Dio, il Guru e il Se non sono realmente
differenti; sono la stessa cosa." Comunque, egli spieg che il Guru esterno
serve soltanto a risvegliare il Guru interiore nel cuore del devoto. E'possibile
cos verificare che il "Guru interiore" equivale alla concezione cristiana del
"Cristo in voi".
Guru interiore
Sai Baba parl poco a questo proposito, come del resto accadde anche per altri
temi, ma esiste una registrazione nella quale anch'egli enfatizzava il Guru
interiore dicendo, in apparente contraddizione con il suo stesso insegnamento:
"Non necessario avere un Guru: ogni cosa all'interno di noi. Ci che si
semina si raccoglie. Ci che si d si ottiene."
Il significato effettivo sta nella relativa scarsa importanza che ha il Guru
esterno una volta che il Guru interiore pu essere riconosciuto e udito. Egli
continu ancora pi esplicitamente: "E'tutto dentro di voi. Cercate di ascoltare
internamente e seguite le indicazioni che ottenete."
E'importante notare, comunque, che egli non lo diceva a tutti; questa infatti
una pratica molto pericolosa, a meno che il devoto non sia sufficientemente
purificato ed evoluto da seguire il Guru interiore, perch ogni sorta di
spinta egoistica pu scivolare nel flusso della coscienza e proporsi come guida
spirituale interiore. Questo il motivo per cui un Guru esterno rimane
necessario.
Normalmente, l'insegnamento di Sai Baba consisteva semplicemente nella devozione
al Guru e nel completo abbandono a lui; un metodo molto potente, ma che pu
essere usato con sicurezza soltanto dal Guru perfetto, che ha distrutto ogni sua
traccia d'ego; altrimenti pu diventare un tremendo pericolo. Sai Baba teorizz
poco a questo proposito, perch in generale teorizzava poco. La seguente storia
illustra il tutto in maniera soddisfacente:
Un devoto si era stabilito nella casa di Ayi, una devota residente a Shirdi
dalla quale Sai Baba spesso mandava dei visitatori. Egli disse: "Eravamo
d'accordo sul fatto che il japa era la cosa migliore per noi. La questione
importante era quale nome avremmo dovuto usare. Ella disse che molti usavano
Vittal o Ram, ma per quanto riguardava lei, Sai era il suo Dio e quel nome le
era sufficiente.
"Io dissi che quello che andava bene per lei andava bene anche per me e che
avrei ripetuto anch'io il nome di Sai. Cos sedemmo uno di fronte all'altra
ripetendo il nome per circa un'ora. Pi tardi, quello stesso giorno, Sai Baba mi
mand a chiamare e mi chiese cosa avevo fatto quella mattina.
'Japa,'risposi.
'Di quale nome?'Egli chiese.
Abbandono
Questo tipo di sadhana, sentiero spirituale, attraverso la completa fede nel
Guru stata ben puntualizzata dal professor Narke: "Secondo la tradizione di
Sai Baba, il discepolo o il devoto che giunge ai piedi di un Guru con un
completo abbandono, senza dubbio dov'essere puro, casto e retto, ma non ha
bisogno di continuare nessuna pratica attiva, come il japa o la meditazione.
"Al contrario, qualunque pratica di questo tipo o qualunque processo
intellettuale che comporti l'idea: 'Io sto facendo questo', un ostacolo. Ogni
senso di ahamkara, ego, nel devoto dov'essere spazzato via, cancellato dalla
memoria e dalla mente, poich sarebbe un impedimento rispetto al compito del
Guru.
"Il Guru non insegna, egli irradia la sua influenza.
L'influenza viene riversata e viene assorbita con grande beneficio dall'anima
che si abbandonata completamente, ripulendo il Se, ma ostacolata
dall'attivit mentale, dal confidare nei propri sforzi e da ogni sorta di auto
consapevolezza e auto affermazione.
"Questa grande verit dov'essere stata afferrata da tutti i visitatori
praticanti. Egli stesso a volte diceva ai devoti: 'Resta con me e stai
tranquillo. Io far il resto.'Cio segretamente e internamente...
"Cos il dovere di un aspirante devoto innanzitutto quello di mantenersi
casto, puro, semplice e retto, in modo da essere idoneo a ricevere la grazia del
Guru . Secondariamente egli deve avere una stabile fede nell'amato Maestro,
affinch egli l'aiuti a conseguire esperienze sempre pi elevanti, per giungere
infine alla meta. 'Un passo sufficiente', la giusta attitudine che ora deve
avere.
"L'aspirante non ha bisogno di crearsi dei problemi cercando di risolvere
complicati enigmi metafisici e filosofici sulla realt ultima. Egli ancora
impreparato per questi concetti. Il Guru lo elever, conferendogli poteri
superiori, una conoscenza pi vasta e una sempre pi crescente realizzazione
della Verit. E il fine sicuro, nelle mani del Guru.
"Tutto questo non fu esposto da Sai Baba in una sola volta, n a me n ad altri,
per quanto posso aver sentito raccontare, ma le varie indicazioni che trassi dal
modo in cui trattava le persone e dalle sue parole occasionali su questi
argomenti, avvalorano questa esposizione, confermata anche dal comune buon
senso."
Questo un eccellente riassunto dell'upadesa di Sai baba ed forse naturale
che il suo devoto cerchi di conferirle un che di universale, come se si potesse
applicare a tutti i casi. Naturalmente non cos.
La meditazione non comporta necessariamente l'affermazione: "Io sto facendo
questo." In particolare, l'indagine: "Chi sono io?" insegnata da Ramana
Maharshi, non la comporta affatto, in quanto s'indaga su chi sta indagando.
Inoltre, non viene sollevato nessun complicato problema metafisico o filosofico
nell'immaginare la meta ultima, che semplice Advaita, Unit con l'Assoluto, e
Ramana Maharshi, per esempio, si aspettava che i suoi devoti non la perdessero
di vista fin dall'inizio.
Tre Mahatma
Negli ultimi tempi, in India ci sono stati tre grandi Maestri. Essi sono: Sri
Ramakrishna Paramahansa, Sai Baba e Bhagavan Ramana Maharshi.
Sri Ramakrishna insegn a Belur, alla periferia di Calcutta, poco prima che Sai
Baba si stabilisse a Shirdi; e quando Sai Baba mor, dei discepoli erano gi
stati attratti da Ramana Maharshi, sulla collina di Arunachala, a
Tiruvannamalai, nel sud dell'India.
Non potrebbe esserci esempio migliore della marcata differenza di temperamento e
attitudine di quella che c'era tra questi Maestri: tutti e tre potenti e
dominanti e, allo stesso tempo, estremamente passivi alla Volont Divina.
Abbiamo attirato l'attenzione gi diverse volte sulle similitudini esistenti tra
il sentiero di Ramana Maharshi e quello di Sai Baba. Ma ci sono affinit anche
con Ramakrishna e, considerando le differenze di temperamento citate poco fa,
questo pu essere interpretato solo alla luce del fatto che certi metodi vengono
riconosciuti idonei dai Maestri secondo i tempi in cui essi vivono. Perci
della massima importanza rendersi conto di cosa si tratta.
In primo luogo, tutti e tre sostengono l'eguale validit di tutte le religioni.
Nelle epoche precedenti, quando ogni religione era pi o meno confinata nei
ristretti confini della propria 'parrocchia', questa era una questione dalla
scarsa importanza pratica.
Il cristiano medio non aveva sentito parlare molto del Buddismo, e il buddista
medio non conosceva gran che della Cristianit.
Ma con il sorgere della moderna civilizzazione, i materialisti e i razionalisti
cominciarono a mostrare le differenze tra le religioni come pretesto per
considerarle tutte errate e create dall'uomo. E dato che, in generale, la razza
umana venne a conoscere qualcosa delle varie religioni, questo era un tema
pericoloso.
Delle citazioni superficiali di una religione che ne denunciava altre, venivano
usate dai distruttori, il cui punto di forza era che ogni religione affermava
una verit differente e in conflitto con le altre. Stava a chi aveva una visione
reale sostenere che la Verit Una e che quelli che variano sono solo i modi di
esprimerla.
Dopo aver conseguito la realizzazione nell'ambito dell'induismo, Sri Ramakrishna
percorse ancora il sentiero, innanzitutto attraverso l'Islam e quindi attraverso
la Cristianit, proclamando che tutte le Vie l'avevano condotto alla stessa
identica meta.
Sai Baba, come abbiamo visto, aveva percorso sia il sentiero dell'Islam che
dell'induismo, guidando i discepoli a seguire la tradizione in cui erano nati e
costringendoli a riconoscere la validit di entrambe le vie.
Ramana Maharshi era al di sopra di tutte le religioni, era sulla cima cui esse
ascendono, era nel centro da cui esse
irradiano. Tra i suoi devoti c'erano cristiani, musulmani, ebrei, buddisti,
parsi e ind, ed egli non si aspett mai che nessuno passasse da una religione
ad un'altra.
Forse la considerazione pi importante che un sentiero idoneo per i nostri
tempi dov'essere invisibile, non appesantito dai rituali, atto ad essere seguito
nell'ambito della vita moderna, in un ufficio, in una fabbrica o anche in un
eremitaggio.
Ci sono molti sinceri aspiranti che devono condurre la loro vita professionale o
seguire la loro carriera senza avere la possibilit di adempiere ad osservanze
rituali; essi devono seguire il loro sentiero tra i colleghi, conformandosi alle
condizioni sociali moderne.
Oppure, si potrebbe pensare ai seguaci di Ramakrishna come a swami con vesti
color ocra, ma bisogna ricordare che la Ramakrishna Mission, alla quale
appartengono questi swami, fu fondata dopo la sua dipartita.
Quand'era in vita, egli spesso rifiutava ai devoti il permesso di rinunciare al
mondo, come nel caso di Durgacharan Nag, la cui biografia stata pubblicata dal
Ramakrishna Math di Madras, e che considerato come un santo anche se non era
diventato monaco.
Abbiamo visto in quest'opera come Sai Baba incoraggiasse la vita di famiglia.
Tra i suoi seguaci c'erano fachiri e sadhu, ma coloro che quando lo incontrarono
per la prima volta erano capi famiglia, rimasero tali.
Anche Ramana Maharshi rifiut coerentemente ai suoi devoti di rinunciare al
mondo per diventare dei sadhu.
Non si tratta semplicemente di conservare il ruolo di capo famiglia, bisogna
considerare anche la semplicit e l'effettiva invisibilit del sentiero seguito.
Il metodo dell'indagine sul Se, insegnato da Ramana Maharshi, non richiede
osservanze esteriori, ma pu essere tranquillamente seguito internamente in ogni
circostanza.
Sai Baba, come gi stato spiegato, non prescriveva rituali o mastra. Anche
Ramakrishna non insegn rituali elaborati. In tutti e tre i casi, l'enfasi viene
posta soprattutto sulla devozione al Guru e per la maggior parte dei devoti di
questi Maestri, ci mette in ombra ogni altra cosa.
"Sii tranquillo, ed io far il resto..."
Il tremendo potere del Guru al lavoro e tutto ci che il discepolo deve fare
astenersi dall'ostruirlo.
7. Morte e sopravvivenza
Nel 1886 ci fu una 'prova generale'della morte di Sai Baba. Mahalsapathy era un
devoto di cui abbiamo gi parlato e che viveva a Shirdi, dormendo accanto a Baba
nella moschea. Un giorno Sai Baba gli disse:
"Sto andando da Allah. abbi cura di questo corpo per tre giorni. Se far
ritorno, in seguito me ne curer io stesso, altrimenti dovrai seppellirlo laggi
in quello spiazzo, interrando due pali per delimitare il luogo."
Poi il suo respiro e la circolazione si arrestarono. Il cuore cess di battere e
le autorit aprirono un'inchiesta.
Lo dichiararono deceduto e ordinarono a Mahalsapathy di seppellire o cremare il
corpo, in base alla legge che proibiva di conservare un cadavere per pi di
ventiquattr'ore dopo il decesso.
Mahasamadhi
Baba era stato ammalato per alcuni giorni, ma quelli che gli erano attorno non
realizzarono che era la malattia finale. Al mattino stava male.
Verso mezzogiorno si alz e innanzitutto diede cinque rupie e poi altre quattro
al bramino che era solito ricevere ogni giorno quattro rupie per cucinare il suo
cibo (poich il cibo che egli mendicava era spesso non cotto e veniva quindi
cucinato pi tardi nella moschea).
Poi mand fuori coloro che erano con lui a prendere il loro pasto. Rimasero
nella moschea soltanto due bramini. Uno di loro racconta:
"Baba mi diede le sue ultime istruzioni il giorno in cui se ne and. Dopo aver
mandato via Dixit, mi diede alcune istruzioni e mi disse di tenerle per me,
affermando che se le avessi rivelate a qualcuno sarei morto.
"Quindi disse: 'Me ne sto andando. Portami al Rada. Vicino a me ci saranno
soltanto i bramini.'
"Con queste parole egli esal il suo ultimo respiro. Dopo che queste parole
furono pronunciate, Nana Nimonkar vers dell'acqua in bocca, ma l'acqua gli usc
dalla bocca. Io tenni la mia mano sotto il suo mento per afferrare I 'acqua e
Baba mor appoggiato contro di me."
Sai Baba in quel giorno stava usando la parola 'bramino'nel suo vero
significato, intendendo 'persona spiritualmente incline', come fece per esempio
quando disse: "Questa una moschea bramina."
Con la parola wada si riferiva all'edificio in cui doveva essere sepolto, una
grande casa di pietra costruita da Bapu Saheb Buty.
Qualche anno prima Sai Baba era apparso in sogno sia a lui che a Deshpande, la
stessa notte, esprimendo il desiderio che egli costruisse una grande casa di
pietra. Quando Buty chiese il suo permesso per iniziare i lavori, egli non
Reliquie
Sai Baba amava fumare tabacco in pipe di terracotta che si rompevano facilmente
e centinaia di esse erano sparse per la moschea e nel cortile quando egli mor.
Molte furono portate via come reliquie e le rimanenti furono raccolte e
cementate in unico blocco che attualmente viene conservato nella moschea con il
recipiente per l'acqua e il guscio di noce di cocco che egli usava per
attingere.
Il chavadi, la pensione dove per gran parte della sua vita Sai Baba era solito
dormire a notti alterne, era una struttura di fango cadente, come la moschea
originale, ma gran parte di essa croll nel 1916 e fu ricostruita in mattoni. In
questo edificio ora c' un grande ritratto di Sai Baba.
Ci si pu chiedere perch i seguaci ind di Sai Baba abbiano sepolto e non
cremato il corpo. In effetti tradizione che il corpo di un uomo realizzato
venga sepolto.
Egli ha gi attraversato il fuoco e non c' bisogno di farlo simbolicamente dopo
la morte. C' qualcosa di illusorio a riguardo della sua morte e della sua
sepoltura, perch tutti sapevano che Sai Baba non era morto.
Egli stava preparando la sua sopravvivenza allo stesso tempo della sua
sepoltura. Circa due settimane prima, quando nessuno ancora sospettava che la
morte di Baba si stava avvicinando, egli ordin a R.B. Purandhare e H. S. Dixit
di partire per Bombay, dicendo loro:
"Io andr avanti e voi mi potrete seguire. La mia tomba parler. La mia argilla
vi dar delle risposte." Questo avrebbe dovuto essere un avvertimento
sufficientemente chiaro, ma si deve ricordare che i devoti di Sai Baba erano
abituati a udire strane cose da lui.
Una volta una signora disse a Sai Baba che dipendeva completamente da lui per
protezione e guida e che senza di lui sarebbe stata completamente senza
speranza; cos gli chiese che cosa avrebbe dovuto fare quando egli se ne sarebbe
andato ed egli rispose categoricamente: "Dovunque sarai e ogniqualvolta penserai
a me, io sar con te."
Una volta ancora c' un parallelo con Bhagavan Ramana Maharshi. Quando la sua
morte si stava avvicinando alcuni devoti fecero appello a lui nello stesso modo
ed egli rispose: "Voi date troppa importanza al corpo."
L'implicazione ovviamente era la stessa.
Non c'era un cambiamento nella guida dei devoti da parte di Sai Baba, nella sua
risposta alle preghiere e nella protezione che egli forniva in tempi difficili.
In effetti, la sua influenza cos continua che nell'udire o leggere i racconti
dei suoi devoti e delle loro esperienze, non si trova nessuna linea di divisione
dal 1918 in poi, infatti gli stessi episodi sono avvenuti sia prima che dopo.
Naturalmente, con la maggior parte dei devoti, ancor oggi si riscontrano tutti i
casi di intervento anche dopo quella
Aiuto immediato
Un altro devoto racconta come suo figlio fosse ammalato di polmonite nel 1934,
inoltre il piccolo aveva un ascesso aperto sul torace. "Il dottore aveva paura
di operare l'ascesso a causa della debolezza di mio figlio. Era una ferita ampia
e aperta. Il dottore non mi aiutava, cos feci affidamento sul mio dottore
personale, Sai Baba, e misi un po'della sua udhi (cenere sacra) sulla ferita.
"Il signor V. R. M. Jadhav, mi chiese se credevo che
sarebbe avvenuta una guarigione e in quanto tempo pensavo sarebbe guarita la
ferita. Allora risposi: 'Nel giro di ventiquattro ore.'Ma durante la notte Sai
Baba mi apparve in sogno e mi rimprover dicendo: 'Avresti dovuto dire
immediatamente.'
"Mi scusai nel sogno e quando mi svegliai il mattino successivo la ferita era
guarita. Jadhav fu cos sorpreso che chiese un po'della udhi di Sai Baba per suo
figlio di quattro anni, anch'egli malato di polmonite. Era gi il sesto giorno
che aveva la febbre quando gli diede la udhi e il giorno successivo la
temperatura si abbass, sebbene il dottore gli avesse detto che ci sarebbero
voluti altri tre giorni."
Lo stesso bambino che era stato curato dell'ascesso era gi stato salvato da Sai
Baba quando aveva solo due anni. Era caduto dalle scale. C'era un mucchio di
detriti sul fondo delle scale e suo padre corse da lui allarmato. Con sua
sorpresa trov il bambino del tutto incolume. "Va tutto bene", disse il piccolo,
"Baba mi ha sostenuto."
Queste sono vecchie storie. Quelle che si odono oggi sono per lo pi di devoti
che sono nati dopo il 1918, ma non sono meno vivide e l'aiuto dato non meno
potente.
Nessuno potrebbe essere pi categorico su questo di Sai Baba:
"Rimarr attivo e rigoroso persino dopo avere lasciato questo corpo terreno."
"La mia tomba benedir i miei devoti e realizzer le loro necessit."
"Le mie reliquie parleranno dalla tomba."
"Sono sempre vivo per aiutare coloro che vengono a me e si abbandonano a me
cercando in me rifugio."
"Se mi affidate il vostro fardello, io lo porter."
"Se cercate il mio aiuto e la mia guida, immediatamente
ve li dar."
Egli disse: "Non mancher nulla nella casa del mio devoto." E'a causa del fatto
che il suo soccorso si rivelato cos pronto e potente che egli ha un cos gran
numero di devoti, ora come durante la sua vita terrena, ma bene ricordare
anche l'altro suo detto: "Io do alle persone ci che vogliono nella speranza che
cominceranno a desiderare ci che io voglio dare loro veramente."
8. Continua presenza
Durante il nostro soggiorno di quattro anni a Calcutta, verso il 1960,
l'appartamento vicino era occupato da un'anziana donna, la signorina Dutton, che
era molto pia. Quando arrivammo a conoscerla meglio ella mi disse che era stata
suora e che aveva passato la miglior parte della sua vita in un convento.
Essendo piuttosto impulsiva, cosa comune alle teste rosse, ella trov la
disciplina sempre pi difficile e ci fu causa di conflitti e di spiacevoli
episodi.
In breve non andava affatto d'accordo con le altre suore. Verso la fine sent
che non poteva pi sopportarlo e con la cooperazione delle suore incaricate,
ella chiese al Papa l'assoluzione dai suoi voti che le fu concessa senza molto
ritardo.
Mentre la sua richiesta era ancora al vaglio, ella era troppo preoccupata per i
suoi conflitti per darsi molto pensiero sul suo futuro, ma quando fu ora di
lasciare il convento le sovvenne quanto fosse senza speranze il suo futuro.
Aveva passato la mezza et, senza una professione e non aveva quasi nessun
parente, dato che quello pi prossimo
era un nipote che abitava nella lontana Calcutta.
Un giorno, mentre era seduta nella sua cella, immersa nella pi profonda
depressione, improvvisamente un alto fachiro le apparve di fronte. Come fosse
entrato ella non pot dirlo, poich era praticamente impossibile per un fachiro
musulmano entrare nella cella di una suora.
Egli la guard con compassione e le disse: "Non ti preoccupare troppo, ogni cosa
andr bene per te quando andrai a Calcutta."
Poi le chiese la dakshina. Ella disse che non aveva denaro. "Oh si, hai
trentacinque rupie in una scatola nell'armadio," egli replic. "E sapete," ella
mi disse: "Me ne ero completamente dimenticata". Cos and all'armadio e trov
la somma, ma quando si volse con il suo dono il fachiro era scomparso. Era
semplicemente scomparso nello stesso modo in cui era entrato, ed ella si sent
in pace.
A Calcutta suo nipote la ricevette molto gentilmente e si cur di lei con amore,
cosa che si estese persino ai suoi animali. La signorina Dutton era piena di
lodi per lui ed era cos grata che soleva alzarsi ogni giorno prima dell'alba
per andare in chiesa e partecipare alla messa o per ringraziare Dio. Le sembrava
di gioire questa disciplina.
"Ti mostrer un'immagine del tuo fachiro", le dissi, convinto che non avrebbe
potuto essere altri che l'incredibile Sai Baba di Shirdi. Fortunatamente, trovai
un'immagine di Sai Baba nel nostro appartamento e la mostrai all'anziana donna.
Nel momento in cui la vide, ella esclam con sorpresa: "Questo il mio fachiro.
Aveva persino lo stesso fazzoletto bianco sul capo." La signorina Dutton non
aveva mai sentito parlare di Sai Baba in precedenza...
Glossario
Fine testo.