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Non tutte le patologie sono prevenibili e solo una parte della prevenzione si
basa su interventi propriamente medico-sanitari, o medicina preventiva.
Occuparsi di prevenzione è
complicato ed è fondamentale:
•conoscere la causa o i fattori di
rischio della malattia;
•conoscere il decorso della malattia;
•conoscere l’impatto della malattia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito tre livelli di prevenzione:
•prevenzione primaria, volta a ridurre la comparsa di nuovi casi di malattia
nella popolazione;
•prevenzione secondaria, volta a ridurre la progressione della malattia;
•prevenzione terziaria, volta a ridurre la gravità e le complicazioni di
malattie che non possono essere guarite.
Per le malattie infettive si può intervenire quasi unicamente con misure di
prevenzione primaria (tranne alcune malattie infettive a decorso cronico, per
esempio l’AIDS e la tubercolosi).
Per molte patologie non infettive, in particolare quelle cronico-
degenerative, è possibile intervenire con strumenti di prevenzione
secondaria, sebbene quella primaria sia sempre da prediligere.
2. La prevenzione primaria
Obiettivo della prevenzione primaria: impedire o ridurre
l’insorgenza (e quindi l’incidenza) di nuovi casi di malattia.
• https://aulascienze.scuola.zanichelli.it/come-
te-lo-spiego/2020/06/01/la-fisica-della-
mascherina/
3. La prevenzione secondaria
Obiettivo della prevenzione secondaria: impedire la progressione
verso la malattia conclamata mediante l’identificazione precoce del
malato. Non ha alcun effetto sulla riduzione dell’incidenza della
malattia.
L’isolamento e la contumacia
Isolamento: consiste nella separazione dell’individuo infetto da tutte le altre
persone.
Può essere attuato in ospedale (isolamento ospedaliero) o a domicilio
(isolamento domiciliare).
Contumacia: obbligo di permanere in un determinato luogo (ambiente
ospedaliero o propria abitazione) se venuti a contatto con il malato i giorni
precedenti l’insorgenza della malattia.
La diagnosi di laboratorio
L’accertamento diagnostico permette di confermare la diagnosi clinica di
sospetta patologia infettiva e attuare una terapia adeguata, di attivare
adeguate misure di controllo dell’infezione e di realizzare indagini
epidemiologiche per verificare la reale diffusione di un patogeno.
Si distingue in diretto e indiretto.
Il trattamento terapeutico
Il trattamento tempestivo e adeguato con antibiotici o chemioterapici è efficace
sia per curare l’individuo malato sia per proteggere le persone a contatto
(chemioprofilassi). Un tale trattamento può trovare impiego anche nei
confronti dei portatori asintomatici.
L’educazione sanitaria
L’educazione sanitaria ha come scopo quello di fornire chiare
informazioni sulle modalità di trasmissione degli agenti patogeni e sui
mezzi idonei a evitare l’infezione. L’obiettivo è quello di scoraggiare
comportamenti individuali che possono esporre a rischio di infezione.
La vaccinazione rimuove una delle cause necessarie allo sviluppo delle malattie
infettive: lo stato di suscettibilità dell’ospite.
Inoltre, se effettuata su larga scala (immunità di gregge), riduce la circolazione
dell’agente patogeno agendo anche sull’altra causa necessaria per lo sviluppo
della malattia infettiva: l’esposizione all’agente patogeno.
Negli ultimi anni sono nate preoccupazioni circa il fatto che alcune
sostanze aggiunte ai vaccini, in particolare i conservanti a base di
mercurio, potessero essere responsabili a lungo termine di effetti
dannosi sul sistema nervoso e su altri organi e apparati.
Indagini retrospettive non hanno rilevato alcuna evidenza a
sostegno di un maggiore rischio di alterazioni neurologiche nei
bambini vaccinati.