Sei sulla pagina 1di 30

Profilassi e prevenzione

1. Principi e livelli di prevenzione


Prevenzione: si intende l’insieme delle misure volte a impedire l’insorgenza
e la progressione di una malattia attraverso specifici interventi sulla
popolazione e sull’ambiente di vita e di lavoro.

Non tutte le patologie sono prevenibili e solo una parte della prevenzione si
basa su interventi propriamente medico-sanitari, o medicina preventiva.

Occuparsi di prevenzione è
complicato ed è fondamentale:
•conoscere la causa o i fattori di
rischio della malattia;
•conoscere il decorso della malattia;
•conoscere l’impatto della malattia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito tre livelli di prevenzione:
•prevenzione primaria, volta a ridurre la comparsa di nuovi casi di malattia
nella popolazione;
•prevenzione secondaria, volta a ridurre la progressione della malattia;
•prevenzione terziaria, volta a ridurre la gravità e le complicazioni di
malattie che non possono essere guarite.
Per le malattie infettive si può intervenire quasi unicamente con misure di
prevenzione primaria (tranne alcune malattie infettive a decorso cronico, per
esempio l’AIDS e la tubercolosi).
Per molte patologie non infettive, in particolare quelle cronico-
degenerative, è possibile intervenire con strumenti di prevenzione
secondaria, sebbene quella primaria sia sempre da prediligere.
2. La prevenzione primaria
Obiettivo della prevenzione primaria: impedire o ridurre
l’insorgenza (e quindi l’incidenza) di nuovi casi di malattia.

Gli interventi di prevenzione primaria sono rivolti alle persone sane


per eliminare o ridurre la possibilità di esposizione a cause e/o fattori
di rischio.
Un intervento di prevenzione primaria porterà a un azzeramento o a
una diminuzione dell’incidenza della malattia con tempi che
dipendono dal periodo di incubazione o di latenza.

Metodi d’intervento della prevenzione primaria:


•counseling genetico o consulenza genetica;
•potenziamento delle capacità di difesa dell’organismo;
•rimozione di comportamenti nocivi;
•induzione di comportamenti positivi;
•interventi sull’ambiente di vita e di lavoro.
• https://aulascienze.scuola.zanichelli.it/come-
te-lo-spiego/2020/05/12/la-chimica-dei-
disinfettanti-a-mali-estremi/

• https://aulascienze.scuola.zanichelli.it/come-
te-lo-spiego/2020/06/01/la-fisica-della-
mascherina/
3. La prevenzione secondaria
Obiettivo della prevenzione secondaria: impedire la progressione
verso la malattia conclamata mediante l’identificazione precoce del
malato. Non ha alcun effetto sulla riduzione dell’incidenza della
malattia.

Utilizza interventi rivolti a soggetti apparentemente sani, che si


trovano in una fase clinicamente silente.
Un buon intervento di prevenzione secondaria determina una
riduzione della mortalità. Questo può produrre:
• riduzione della prevalenza: per malattie a rapida guarigione se
trattate precocemente;
• aumento della prevalenza: se l’intervento non comporta una
completa guarigione ma un allungamento della vita.

Metodi d’intervento: test di screening


4. La prevenzione terziaria

Obiettivo della prevenzione terziaria: ridurre, in soggetti già


malati, il rischio di complicanze e/o migliorarne la qualità
della vita.

Gli interventi di prevenzione terziaria mirano a ridurre


l’impatto negativo di una patologia avviata e sono rivolti a
soggetti già malati e quindi sconfina spesso nella terapia e
nella riabilitazione.
5. Effetti degli interventi preventivi:
prevalenza, incidenza e mortalità
• La prevenzione primaria agisce chiudendo la “valvola dell’incidenza”: così si
abbassa anche il livello del “serbatoio della prevalenza”.
• La prevenzione secondaria può agire sulla “pompa della guarigione” o, in
alternativa, può chiudere la “valvola della letalità”: in questo caso, diminuirà
la mortalità, ma si alzerà il livello del serbatoio della prevalenza.
• La prevenzione terziaria può agire soltanto sulla “valvola della letalità”.
Le prevenzione delle malattie
infettive
1. Gli obiettivi e la metodologia
Obiettivo della prevenzione delle malattie infettive è impedirne l’insorgenza e
la diffusione nella popolazione. Si realizza principalmente mediante strategie
di prevenzione primaria.

Per le malattie infettive si usa il termine profilassi, mentre per le malattie


cronico-degenerative rimane in uso prevenzione. Si parla di:
• profilassi di massa;
• profilassi individuale.

La prevenzione primaria delle malattie


infettive può essere condotta con interventi
indirizzati a:
1) sorgente o serbatoio d’infezione;
2) vie di trasmissione;
3) soggetti suscettibili alle infezioni.
1) Gli interventi sulla sorgente o sul serbatoio d’infezione prevedono
attività di contenimento della diffusione di agenti patogeni. Tra
queste:
• la notifica e l’isolamento dei casi;
• la diagnosi di laboratorio;
• il trattamento terapeutico;
• gli interventi sui serbatoi animali.

2) L’interruzione delle vie di trasmissione è attuata mediante:


• l’inattivazione/eliminazione dei microrganismi patogeni;
nell’ambiente;
• la bonifica ambientale;
• l’educazione sanitaria.

3) L’aumento delle difese del soggetto suscettibile si ottiene


mediante:
• le vaccinazioni;
• sieri immuni e/o immunoglobuline.
2. La profilassi delle malattie infettive
Serbatoio: habitat naturale del microrganismo.
Sorgente: ospite umano o animale in grado di diffondere l’infezione
(malato o portatore); spesso serbatoio e sorgente coincidono.
Primo passaggio di contenimento: individuazione e inattivazione delle
sorgenti e dei serbatoi.
La segnalazione della malattia
È effettuata mediante notifica obbligatoria. Il medico è tenuto a segnalare
ogni caso di malattia infettiva all’ASL in cui si è verificato il caso seguendo una
rigida tempistica.

La notifica di uno o più casi dà l’avvio anche all’inchiesta epidemiologica.


Sui dati di notifica raccolti si basa il sistema di sorveglianza delle malattie
infettive.

L’isolamento e la contumacia
Isolamento: consiste nella separazione dell’individuo infetto da tutte le altre
persone.
Può essere attuato in ospedale (isolamento ospedaliero) o a domicilio
(isolamento domiciliare).
Contumacia: obbligo di permanere in un determinato luogo (ambiente
ospedaliero o propria abitazione) se venuti a contatto con il malato i giorni
precedenti l’insorgenza della malattia.
La diagnosi di laboratorio
L’accertamento diagnostico permette di confermare la diagnosi clinica di
sospetta patologia infettiva e attuare una terapia adeguata, di attivare
adeguate misure di controllo dell’infezione e di realizzare indagini
epidemiologiche per verificare la reale diffusione di un patogeno.
Si distingue in diretto e indiretto.

Il trattamento terapeutico
Il trattamento tempestivo e adeguato con antibiotici o chemioterapici è efficace
sia per curare l’individuo malato sia per proteggere le persone a contatto
(chemioprofilassi). Un tale trattamento può trovare impiego anche nei
confronti dei portatori asintomatici.

L’interruzione delle vie di trasmissione


L’interruzione delle vie di trasmissione può essere ottenuta in vari modi:
•riduzione/eliminazione della carica microbica nell’ambiente;
•bonifica ambientale;
•educazione sanitaria.
La riduzione/eliminazione della carica microbica
nell’ambiente
• Disinfezione: eliminazione di microrganismi patogeni, escluse le spore, con
l’obiettivo di impedire la trasmissione ad altre persone suscettibili.
I microrganismi possono essere: molto sensibili ai “disinfettanti naturali”; in
grado di sopravvivere nell’ambiente esterno (necessaria la disinfezione,
attuata con mezzi fisici o chimici).

• Sterilizzazione: distruzione di tutte le forme di vita, patogene e non,


comprese le spore. Gli obiettivi sono rivolti sia al campo medico-chirurgico
sia ad altri campi come quello alimentare.
Può essere raggiunta mediante metodi fisici, chimici e meccanici.

• Disinfestazione: inattivazione dei vettori di trasmissione e dei serbatoi


animali di agenti patogeni.
Può essere attuata mediante mezzi chimici, fisici, meccanici e biologici.
Bonifica dell’ambiente
Sono interventi che comprendono una serie di misure igienico-
sanitarie indirizzate al risanamento e al miglioramento degli ambienti di
vita e di lavoro.
Essi sconfinano in un ambito più vasto (politico, sociale e culturale) e
richiedono un elevato grado di coscienza sanitaria della popolazione.

L’educazione sanitaria
L’educazione sanitaria ha come scopo quello di fornire chiare
informazioni sulle modalità di trasmissione degli agenti patogeni e sui
mezzi idonei a evitare l’infezione. L’obiettivo è quello di scoraggiare
comportamenti individuali che possono esporre a rischio di infezione.

L’OMS ha evidenziato l’importanza della promozione dei


comportamenti sessuali sicuri per combattere le malattie
sessualmente trasmissibili tra gli adolescenti.
L’aumento della resistenza alle infezioni
nel soggetto ricettivo
L’immunità nei confronti di un’infezione viene raggiunta attraverso specifiche
misure di profilassi immunitaria.

•Immunoprofilassi passiva: somministrazione di anticorpi di origine umana o di


sieri iperimmuni ottenuti da specie animali diverse.
Lo scopo è fornire una difesa immediata per risolvere situazioni contingenti. Lo
svantaggio è la breve durata della protezione a causa del rapido tempo di
dimezzamento delle immunoglobuline. L’uso di sieri iperimmuni si è
progressivamente ridotto, soprattutto per il rischio delle reazioni collaterali (shock
anafilattico).
•Immunoprofilassi attiva: somministrazione di vaccini che attivano una
specifica risposta immunitaria nel soggetto ricevente. Richiede più tempo ma,
una volta acquisita, tale immunità perdura anche per tutta la vita. La siero-
vaccino-profilassi (somministrazione simultanea di immunoglobuline e vaccino)
conferisce una protezione immunitaria immediata e duratura.
3. I vaccini

I vaccini inducono uno stato di immunità attiva nei confronti di


determinati agenti patogeni.

Si tratta di preparati biologici contenenti microrganismi (o parte


di essi) opportunamente trattati che devono possedere due
caratteristiche fondamentali:
• non produrre gli effetti patogeni del materiale di origine
(innocuità);
• stimolare nell’organismo umano una risposta immunitaria
simile a quella prodotta dall’infezione da cui ci si intende
difendere.
Una classificazione dei vaccini
Sulla base della loro costituzione, possiamo distinguerli in:
• vaccini costituiti da virus o batteri vivi attenuati
• vaccini costituiti da virus o batteri uccisi
• vaccini costituiti da anatossine
• vaccini ad antigeni purificati
• vaccini di nuova generazione
Il ruolo degli adiuvanti
I vaccini sviluppati grazie alle nuove tecnologie risultano spesso
meno immunogeni e per farli funzionare è necessario un “aiuto”,
il cosiddetto adiuvante.
Gli adiuvanti sono composti che si aggiungono nella
composizione vaccinale in grado di potenziare la risposta
immunitaria; trasmettono un segnale d’allarme alle cellule
sentinella tramite il legame con specifici recettori.

Gli adiuvanti consentono anche di ridurre le quantità di principio


attivo del vaccino (le quantità di antigene) permettendo così di
produrre più dosi di vaccino.
4. Le vaccinazioni: obiettivi e strategie
Le vaccinazioni proteggono sia l’individuo (protezione individuale) che la
popolazione (protezione collettiva) dalle malattie infettive.

La vaccinazione rimuove una delle cause necessarie allo sviluppo delle malattie
infettive: lo stato di suscettibilità dell’ospite.
Inoltre, se effettuata su larga scala (immunità di gregge), riduce la circolazione
dell’agente patogeno agendo anche sull’altra causa necessaria per lo sviluppo
della malattia infettiva: l’esposizione all’agente patogeno.

Gli obiettivi dei programmi vaccinali sono tre:


• contenimento
• eliminazione
• eradicazione
L’eliminazione e la successiva eradicazione, rappresentano gli
obiettivi a lungo termine di molti programmi vaccinali.
Sono malattie eradicabili quelle che si trasmettono da persona
a persona; non esistono dei serbatoi animali e l’agente
eziologico si mantiene stabile nel tempo.

Da un punto di vista strategico, bisogna


1)individuare la popolazione bersaglio, cioè la popolazione a
elevata incidenza di infezione e che beneficia maggiormente
dell’intervento di vaccinazione;
2)conoscere il tasso di copertura vaccinale che deve essere
raggiunto. Questo parametro è particolarmente influenzato dal
grado di trasmissibilità dell’agente infettivo.
Eradicare le malattie infettive:
successi e sfide

L’eradicazione delle malattie infettive rappresenta un traguardo


straordinario, poiché queste non conoscono confini geografici o
politici ed è necessario un approccio globale per la loro
prevenzione.

Il programma esteso di immunizzazione (EPI) fu istituito


dall’OMS nel 1974 con lo scopo di garantire a tutti l’accesso alle
vaccinazioni “salva-vita”.
Tuttavia, tali sforzi si scontrano con molti ostacoli, primo fra tutti il
rifiuto delle vaccinazioni che si diffonde tanto più quanto
l’incidenza della malattia si riduce.
L’eradicazione della poliomielite - la poliomielite è una malattia infettiva
causata dai poliovirus tipo 1, 2 e 3. L’infezione si trasmette per via fecale-
orale e può essere causa di una grave e irreversibile forma di paralisi
flaccida e di decessi. Esistono due tipi di vaccino:
• quello inattivato di Salk (IPV), da somministrare con iniezione
intramuscolo (obbligatoria in Italia);
• quello vivo attenuato di Sabin (OPV), da somministrare per via orale.

L’eradicazione del morbillo - il morbillo ha come unico serbatoio l’uomo.


Il vaccino del morbillo assicura un’efficacia del 99% con due dosi, ma la sua
eliminazione pone diverse sfide, prima fra tutte la sua estrema contagiosità.
Oggi nei Paesi industrializzati il morbillo viene percepito come una malattia
di scarsa gravità, ma il diffondersi del rifiuto vaccinale rischia di inficiare la
sua eradicazione.
Vaccinarsi è bene?
Le vaccinazioni sono uno strumento
dalla comprovata efficacia, costo-
efficacia e sicurezza. Nonostante ciò, da
alcuni anni si registra un’allarmante
riduzione delle coperture vaccinali
causata da campagne di disinformazione.
Le vaccinazioni presentano sia un
beneficio diretto sia uno indiretto
(immunità di gregge).
La valutazione del rapporto
rischi/benefici di un intervento preventivo
non è facile e gli elementi che possono
aiutare sono:
•l’evidenza scientifica;
•i dati epidemiologici.
Può fare da supporto anche il dato storico.
Dato l’elevato valore medico-scientifico e sociale delle
vaccinazioni, esse risulterebbero, per così dire, “moralmente
doverose” per la realizzazione del bene salute per sé e per
la collettività.

Tutto ciò richiede grandi sforzi e la messa in atto di alcuni


interventi:
• l’informazione;
• la formazione del personale sanitario;
• l’eliminazione di barriere economiche;
• la responsabilità di chi si occupa del bene comune.
 La sicurezza dei vaccini
I vaccini sono sottoposti, prima di ricevere l’autorizzazione all’uso
umano, a una lunga serie di sperimentazioni e di controlli per
verificarne non solo l’efficacia, ma anche la sicurezza e
l’innocuità.
Nonostante i notevoli progressi, come per qualsiasi altro prodotto
farmacologico, anche la somministrazione di vaccini non può
essere considerata del tutto esente da rischi.

I vaccini possono causare effetti collaterali che, nella maggior


parte dei casi, sono di lieve entità e transitori, e consistono per lo
più in febbre e reazioni infiammatorie nel punto d’inoculazione.
Vaccini ed eventi avversi: la relazione
causa-effetto

Negli ultimi anni sono nate preoccupazioni circa il fatto che alcune
sostanze aggiunte ai vaccini, in particolare i conservanti a base di
mercurio, potessero essere responsabili a lungo termine di effetti
dannosi sul sistema nervoso e su altri organi e apparati.
Indagini retrospettive non hanno rilevato alcuna evidenza a
sostegno di un maggiore rischio di alterazioni neurologiche nei
bambini vaccinati.

Un reale rapporto causa-effetto tra lesioni invalidanti e


vaccinazioni è stato dimostrato soltanto nel caso
dell’associazione tra vaccinazione antipoliomielitica orale e
polioparalitica associata a vaccino; tale rischio, però, è molto
minore del rischio di ammalarsi per l’infezione da virus.
Il calendario delle vaccinazioni obbligatorie e
raccomandate
In molti Paesi le vaccinazioni si effettuano su base volontaria e vengono
rese obbligatorie solo in specifiche situazioni di allarme; in Italia, ci sono
vaccinazioni obbligatorie e vaccinazioni raccomandate.

Potrebbero piacerti anche