DIMENSIONE PSICHICA
cioè la capacità di costruire,
elaborare e articolare il
pensiero in modo coerente
DIMENSIONE EMOTIVA
cioè la capacità di gestire
con equilibrio le emozioni
DIMENSIONE RELAZIONALE
la capacità di interagire con gli
altri individui
DIMENSIONE SPIRITUALE
connessa al sistema di valori che
caratterizza il modo di concepire
l’esistenza
DIMENSIONE SOCIALE importante e
fortemente condizionante perché non
si può ritenere e mantenere sano un
individuo in un contesto sociale in cui
sono presenti problemi sanitari,
economici, politici, culturali, ambientali,
etnici ecc.
Per poter prevenire in modo adeguato ed efficace è
necessario conoscere la storia naturale della malattia
1) FASE INIZIALE
L’esordio di una malattia può essere sintomatico o
asintomatico
Esempi di sintomo:
•febbre
•esantema (macchie, rossore, pustole sulla pelle)
•tosse
•ecc.
2) DECORSO
Dopo una fase iniziale la malattia evolve e si manifesta
con le sue caratteristiche tipiche in modo acuto, cioè
immediato, veloce come ad esempio l’influenza o la
salmonellosi, oppure in modo cronico cioè lentamente,
subdolamente es. Epatite B, AIDS, BSE.
3) ESITO FINALE
La conclusione della malattia può essere:
AMBIENTE OSPITE
CHE COSA SI INTENDE PER:
AMBIENTE Dove l’agente e l’ospite
interagiscono
fonti mobili
autoveicoli e mezzi in movimento.
Le conseguenze, oltre ai problemi respiratori, sono
la formazione di piogge acide e l’ inquinamento del
suolo e delle acque.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
Per ciò che riguarda l’aria i
parametri da conoscere sono:
- la temperatura
- l’umidità
- la pressione
- la velocità dell’aria
• La temperatura normalmente diminuisce con
l’altezza (1 grado Centigrado ogni 100 metri di altezza).
La trasmissione
può avvenire
Direttamente
cioè senza
intermediari
Es. baci, rapporti
sessuali
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Indirettamente
mediante veicoli
(componenti inanimate)
mediante vettori
(componenti animate).
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
L’infezione rappresenta
il risultato della
penetrazione
nell’organismo di un
agente patogeno. Le
conseguenze della
“lotta” tra l’agente
infettivo e le difese
dell’organismo ospite
possono essere molto
variabili.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Nella maggior parte dei casi non si ha
sviluppo di malattia.
Questa continua e
costante variabilità è
dovuta principalmente
alla diversa rispondenza
che ogni singolo
individuo ha verso un
attacco di un agente
esterno.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Nella trasmissione delle malattie infettive le
variabili che vengono considerate sono:
condizioni ambientali
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La trasmissione di un agente infettivo
implica il riconoscimento di un punto di
partenza della catena degli eventi che
portano all’insorgere della malattia infettiva.
SORGENTE DI INFEZIONE
L’uomo o l’animale che
ospitano il germe e che
possono eliminarlo all’esterno.
Molto spesso, sorgente e
serbatoio coincidono.
L’eliminazione all’esterno di un
germe patogeno da parte di un
ospite infetto è indispensabile
per la trasmissione della
malattia
VIE DI ELIMINAZIONE
• VIA RESPIRATORIA
i microrganismi vengono eliminati sotto forma di goccioline
attraverso la respirazione, la tosse , gli starnuti, ecc.
(influenza, raffreddore, pertosse, TB polmonare, meningite,
ecc.)
• VIA INTESTINALE
Con le feci vengono eliminati germi patogeni (vibrione del
colera, virus della poliomielite, virus dell’epatite A, ecc.)
• VIA GENITO-URINARIA
l’eliminazione di agenti patogeni attraverso le urine non
rappresenta un evento molto frequente (es. TB renale).
Le secrezioni degli organi genitali possono dar luogo a
malattie a trasmissione sessuale (es. sifilide, AIDS, Epatite
C, ecc.)
VIE DI ELIMINAZIONE
• VIA CUTANEA
i germi vengono eliminati attraverso le lesioni
cutanee presenti durante le malattie
esantematiche (es. varicella), micosi cutanee o da
lesioni profonde che fistolizzano all’esterno (es.
pus)
• VIA PLACENTARE
Attraverso questa via di eliminazione la madre
affetta da una malattia infettiva la trasmette
all’embrione (es. rosolia, toxoplasmosi, ecc.)
VIE DI PENETRAZIONE
• VIA CUTANEA
La cute se integra costituisce un naturale e valida barriera
all’ingresso dei microrganismi.
L’ingresso può avvenire attraverso le lesioni, le punture
degli insetti, il morso o il graffio di animale
• VIA MUCOSA
Le mucose delle vie respiratorie, apparato digerente,
apparato genito-urinario, congiuntiva, ecc. costituiscono la
principale porta d’ingresso per germi patogeni poiché sono
particolarmente vulnerabili, anche se dotate di alcuni fattori
di difesa.
• VIA PLACENTARE
Dall’organismo materno a quello fetale attraverso la
placenta
PERIODO DI INCUBAZIONE
E’ l’intervallo di tempo che intercorre tra il
contatto con un agente infettivo e la comparsa
del primo segno o sintomo di malattia infettiva
Corrisponde al tempo
necessario perché il
germe penetri,
attecchisca e si
moltiplichi fino al
momento in cui il suo
numero è sufficiente a
produrre segni o sintomi
PERIODO DI INCUBAZIONE
SECREZIONI
alcuni organi producono sostanze in
grado di ostacolare la penetrazione
dei germi (es. lisozima presente
nelle lacrime, acido cloridrico
presente nei succhi gastrici)
DIFESE ASPECIFICHE
ANTAGONISMO BIOLOGICO
Meccanismo di difesa messo in atto dalla flora
batterica presente in molti organi (es. cute,
rinofaringe, genitali, intestino) che in uno stato di
equilibrio si oppone alla presenza di germi patogeni.
RISPOSTA INFIAMMATORIA
In caso di piccole ferite con punte o taglienti, o
escoriazioni della cute, l’organismo mette in atto
delle difese locali. L’aumento della temperatura
locale o la presenza di gonfiore della parte
dimostrano la presenza di una attività di difesa da
parte dell’ospite nei confronti di microrganismi
invasori
DIFESE SPECIFICHE
Il meccanismo di difesa
specifico si basa su un
sistema di
riconoscimento del
germe da parte del
sistema immunitario
dell’ospite.
Il sistema immunitario
riconosce parti del
germe ANTIGENI e
produce nei loro
confronti degli
ANTICORPI
Questo tipo di difesa può essere:
ATTIVA l’ospite produce da sé gli anticorpi
attraverso il sistema immunitario
A sua volta questa difesa attiva può essere
NATURALE l’ospite si ammala e forma anticorpi
specifici contro il microrganismo responsabile di quella
malattia
ARTIFICIALE (VACCINI)
non si verifica la malattia ma si induce l’organismo dell’ospite a
formare anticorpi
specifici introducendo parti
del microrganismo o esso
stesso ucciso o attenuato.
Solo per le malattie per cui è
disponibile il vaccino.
Questo tipo di difesa può essere:
PASSIVA l’ospite assume
anticorpi già formati
A sua volta questa difesa passiva può essere
8) I disinfettanti, in particolare se in
soluzione acquosa, devono essere utilizzati
entro 7-10 giorni dall’apertura del flacone.
USO DEI DISINFETTANTI
9) L’operatore durante l’uso dei disinfettanti,
deve evitare che l’apertura del flacone venga
a contatto diretto con le mani o con qualsiasi
materiale (cotone, garze, cute o mucose del
paziente)
10) Se vi fosse una fuoriuscita di un certa
quantità di soluzione che cola lungo il flacone
è necessario asciugarlo immediatamente.
11) La conservazione dei disinfettanti deve
avvenire lontano da fonti di calore e dalla
luce.
FATTORI CHE CONDIZIONANO
L’ATTIVITA’ DEL
DISINFETTANTE/ANTISETTICO
LA CONCENTRAZIONE D’USO
(il prodotto deve essere usato con le concentrazioni che il ,produttore
indica poiché soluzioni diverse possono essere inefficaci o addirittura
dannose)
IL TEMPO DI CONTATTO
( occorre che il disinfettante abbia il tempo di agire. A seconda del
prodotto i tempi possono variare da 30 secondi ad alcune ore)
LA CARICA MICROBICA
(l’efficacia dell’azione del disinfettante è inversamente proporzionale alla
quantità di germi presenti)
LA SPECIE MICROBICA
(alcune specie batteriche sono più resistenti delle altre all’azione del
disinfettante es. TBC, spore di Clostridium Difficile, ecc.)
FATTORI CHE CONDIZIONANO
L’ATTIVITA’ DEL
DISINFETTANTE/ANTISETTICO
LA TEMPERATURA D’USO
(seguire le istruzioni sull’etichetta; normalmente la temperatura di
utilizzo è quella ambientale. In alcuni casi vi sono specifiche indicazioni
su quando e come utilizzare con altre temperature)
LA NATURA DEL MATERIALE DA TRATTARE
( certamente una superficie liscia è più facilmente disinfettante rispetto
alla presenza di anfratti, rientranze o nicchie)
LA PRESENZA DI SOSTANZE INATTIVANTI
(oltre ai germi, la soluzione disinfettante può venire alterata e quindi
resa meno efficace dalla presenza di saponi o dalla durezza dell’acqua)
QUALE DISINFEZIONE PER QUALI
MATERIALI
Decidere che tipo di disinfezione effettuare e
quali sostanze usare dipende dalla criticità
del materiale che deve essere trattato.
Per criticità si intende la potenzialità di un
materiale, se non correttamente trattato, di
favorire la diffusione di microrganismi.
Tale potenzialità può essere maggiore o
minore in relazione all’uso a cui è destinato il
materiale
IL LAVAGGIO DELLE MANI
Per igiene delle mani si
intende un insieme di
azioni che hanno
l’obiettivo di rimuovere,
ridurre o distruggere i
microrganismi presenti
sulla cute delle mani.
Comprende il lavaggio
sociale, con antisettico,
l’antisepsi alcolica
(frizione) e il lavaggio
chirurgico.
CATEGORIE DI EVIDENZA
Nella dispensa in alcuni casi è riportato il livello di evidenza
scientifica delle raccomandazioni, secondo la classificazione
proposta dai CDC (1998)
CATEGORIE INDICAZIONI
IA Misure fortemente raccomandate per tutti gli ospedali e
sostenute da studi sperimentali ed epidemiologici ben
disegnati
IB Misure fortemente raccomandate per tutti gli ospedali e
considerate efficaci da esperti nel settore e dall’Hospital
Infection Control Practices Advisory Committee (HICPAC)
IC Misure richieste da leggi
ATTENZIONE: nel vuota vasi l’antisettico deve essere utilizzato in caso di contaminazioni da materiale
biologico, NON per il lavaggio mani prima di pratiche asettiche.
ANTISEPSI ALCOLICA
Perché Distrugge rapidamente la flora transitoria e riduce la carica della flora residente
[Staphilococco aureo, Bacilli gram negativi, lieviti (molti operatori sanitari sono
portatori)]
Evita che le mani degli operatori rappresentino un veicolo d’infezione
Cosa Soluzione idroalcolica
Come Prelevare una dose di antisettico (3-5 ml)
Distribuire il prodotto prelevato su entrambe le mani
Frizionare dita, spazi interdigitali, palmo della mano e polsi fino a completa
evaporazione del prodotto
Quando Non deve essere utilizzata in caso di mani visibilmente sporche o contaminate
Prima di eseguire procedure invasive o comunque manovre che richiedono una
procedura asettica (es: medicazione chirurgica o CVC, prelievi per esami culturali,
prelievo di urocoltura da catetere vescicale, prelievi per emocolture, ecc.)
Se si opera in unità operative ad alto rischio (terapia intensiva, sala operatoria)
Dopo il contatto con oggetti contaminati
Durante l’assistenza a pazienti in isolamento
Tra un paziente e l’altro
Prima di indossare e dopo la rimozione di guanti sterili
Dove Flacone 500 ml sui carrelli (medicazione, prelievi, ecc), banchi di lavoro
Flacone 50 o 100 ml individuale
Criticità Ridotta attività residua
Odore non sempre gradito agli operatori
Il volume ideale può variare a seconda delle formulazioni.
LAVAGGIO PRE-OPERATORIO
CORROSIVO
MOLTO TOSSICO
ESPLOSIVO NOCIVO
LE FRASI DI RISCHIO (FRASI R)
Le frasi di rischio
descrivono in forma
sintetica i rischi
potenziali associati
all’impiego della
sostanza. Le frasi di
rischio sono
identificabili con la
lettera R
ESEMPI DI FRASI DI RISCHIO
• R1 Esplosivo allo stato secco.
• R2 Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o
altre sorgenti d'ignizione.
• R3 Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento,
fuoco o altre sorgenti d'ignizione.
• R4 Forma composti metallici esplosivi molto sensibili.
• R5 Pericolo di esplosione per riscaldamento.
• R6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria.
• R7 Può provocare un incendio.
• R8 Può provocare l'accensione di materie combustibili.
• R9 Esplosivo in miscela con materie combustibili.
• R10 Infiammabile.
• R11 Facilmente infiammabile.
I CONSIGLI DI PRUDENZA
(FRASI S)
I consigli di prudenza
descrivono le comuni
norme di sicurezza da
adottare per rendere
minimi i rischi I consigli
di prudenza sono
identificabili con la
lettera S
ESEMPI DI CONSIGLI DI
PRUDENZA
• S 1 Conservare sotto chiave.
• S 2 Conservare fuori della portata dei bambini.
• S 3 Conservare in luogo fresco.
• S 4 Conservare lontano da locali di abitazione.
• S 5 Conservare sotto (liquido appropriato da
indicarsi da parte del fabbricante).
• S 6 Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da
parte del fabbricante).
• S 7 Conservare il recipiente ben chiuso.
• S 8 Conservare al riparo dall'umidità.
• S 9 Conservare il recipiente in luogo ben
ventilato.
IL RISCHIO FISICO
E’ costituito essenzialmente dal
rischio da radiazioni ionizzanti
In ospedale le radiazioni
possono:
• Essere prodotte mediante
apposite apparecchiature che
generano raggi X usate in
Radiologia (radiografie, TAC,
ecc.), in Chirurgia e/o Ambulatori
(scopie, intensificatori di
brillanza, ecc.) o in Radioterapia.
• essere emesse dal decadimento
di sostanze radioattive (Cobalto,
Cesio, Iodio, ecc.)
Apparecchi generatori di radiazione:
costituiscono un rischio solo durante il loro
effettivo funzionamento in quanto ad
apparecchio spento non vi è emissione di
radiazioni.
Il rischio principale è dato dal fascio primario
emesso dall’apparecchio in una precisa
direzione. Durante il funzionamento sono
presenti altri tipi di rischio:
La radiazione diffusa che si origina negli
oggetti, nei corpi e nelle pareti investite dal
fascio primario.
La radiazione di fuga emessa
dall’apparecchio stesso in direzioni diverse
da quelle del fascio primario
PROTEZIONE DALLE RADIAZIONI
Obblighi dei lavoratori:
• Indossare il dosimetro personale
• Sottoporsi agli accertamenti preventivi
• Seguire le norme interne di sicurezza e
protezione
• Usare i DPI (indumenti protettivi
piombati)
• Il personale femminile ha l’obbligo di
segnalare il proprio stato di gravidanza
appena ne venga a conoscenza
USO DEI DPI
Secondo quanto previsto dall’art. 40 del DLG
626/94, si intende per dispositivo di protezione
individuale (DPI) “qualsiasi attrezzatura destinata
ad essere indossata dal lavoratore allo scopo di
proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di
minacciarne la sicurezza o la salute durante il
lavoro, nonché ogni complemento o accessorio
destinato a tale scopo”.
Tali dispositivi dovranno, in ogni caso, essere
conformi alle norme di cui al DLG 4 Dicembre 1992
n. 475.
L’uso dei DPI è obbligatorio quando è prevedibile un
rischio correlato all’attività che si sta per svolgere.
GLI
INDUMENTI
DI LAVORO
ORDINARI
NON SONO
CONSIDERATI
DPI
Secondo quanto previsto dall’art. 44 del DLG
626/94 il lavoratore ha l’obbligo di:
• Utilizzare i DPI a sua disposizione
conformemente all’informazione e formazione
ricevute relativamente ai protocolli di utilizzo del
dispositivi stessi
• Avere cura dei DPI messi a sua disposizione
• Non apportare nessuna modifica di propria
iniziativa
• Segnalare immediatamente al Dirigente o al
Preposto qualsiasi difetto o inconveniente da egli
rilevato nei DPI messi a sua disposizione.
TIPOLOGIE
GUANTI
CAMICI
MASCHERE FACCIALI
FILTRANTI
MASCHERINA CHIRURGICA
Nate per proteggere il paziente,
oggi, per le caratteristiche che
presentano, costituiscono un
efficace sistema di barriera
anche per l’operatore sanitario.
Sono indicate per contenere e
filtrare le goccioline provenienti
dal cavo rino-oro-faringeo.
Per essere valida la mascherina
deve trattenere tutto quanto è
presente nell’espirato; pertanto
la mascherina deve essere
indossata in maniera idonea
che possa coprire sia il naso che
la bocca.
MASCHERINA CHIRURGICA
Viene utilizzata in:
• Sala operatoria
• Sala medicazione
• Camere d’isolamento
• Sul paziente in isolamento respiratorio
(paziente con malattie a trasmissione aerea)
MASCHERE FACCIALI FILTRANTI
Sono dispositivi che si
adottano per proteggere
le vie aeree
dell’operatore sanitario
dalle goccioline presenti
in sospensione o dai
microrganismi presenti
nell’aria e che per le
dimensioni talmente
piccole potrebbero
raggiungere gli alveoli.
MASCHERE FACCIALI
FILTRANTI
Il campo di applicazione
riguarda:
• Assistenza al paziente
con TBC o altra malattia a
trasmissione aerea
• Durante l’esecuzione di
broncoscopie
Classificazione delle maschere
facciali filtranti
• Classe FFP1S adatta per manovre a medio-basso
rischio (filtrazione 80%)
• Classe FFP2S adatto per manovre di assistenza al
paziente con TBC o altra patologia a trasmissione
aerea (filtrazione 94%)
• Classe FFP3D (testate con polvere di dolomite)
adatto a manovre atte a far espettorare, tossire e
nelle manovre di broncoscopia su paziente con
certa o sospetta TBC o patologie aerotrasmesse
(filtrazione 98%)
CAMICI PROTETTIVI
Si tratta di camici
protettivi che devono
essere indossati durante
l’esecuzione di manovre
assistenziali a rischio,
poiché il loro scopo è
quello di proteggere
l’operatore da possibili
spandimenti di materiale
organico su divisa e/o
sulla cute scoperta.
CAMICI PROTETTIVI
Possono essere:
• sterili o non sterili
(TNT o cotone)
• Monouso (TNT) o
autoclavabili (cotone).
Caratteristiche tecniche:
• Idrorepellenza;
• Impermeabilità;
• Traspirabilità.
CAMICI PROTETTIVI
Tale tipo di DPI andrà indossato nelle
seguenti situazioni:
•Esecuzione di procedure assistenziali
che possano produrre l’emissione di
sangue o di altri liquidi biologici;
•Esecuzione di interventi chirurgici
•Esecuzione di pratiche
assistenziali in stanze
d’isolamento
OCCHIALI, VISIERE, SCHERMI
PROTETTIVI.
OCCHIALI, VISIERE, SCHERMI
PROTETTIVI.
Tali DPI devono essere
utilizzati dagli operatori
sanitari per proteggere
congiuntive e altre
mucose del viso da
eventuali
contaminazioni da
schizzi di sangue o di
altro materiale biologico.
CARATTERISTICHE OSSERVAZIONI
ATTENZIONE:
non introdurre assolutamente nei sacchi neri:
· parti anatomiche riconoscibili o non riconoscibili;
· rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo
· rifiuti assimilati agli urbani oggetto di raccolta differenziata (es:
carta, vetro, ecc)
· rifiuti liquidi
CONFEZIONAMENTO:
il sacco nero deve essere:
- chiuso a cura del personale di reparto,
- non deve superare il peso di 10 kg.
- per i reparti con elevata produzione di pannoloni
utilizzare doppio sacco nero per lo smaltimento
ESCLUSA:
carta tipo medical grade ( crespata verde),
pellicole in plastica,
carta carbone,
carta cerata,
carta per E.C.G., E.E.G.,
fax su carta chimica.
CONFEZIONAMENTO:
in apposito contenitore per la raccolta della carta privo di sacco,
localizzato presso gli appositi locali di maggior produzione (uffici).
BATTERIE E PILE ESAUSTE
DEFINIZIONE: comprende le pile e gli accumulatori utilizzati per il
funzionamento delle diverse apparecchiature sanitarie e non sanitarie,
pile e accumulatori utilizzati dai pazienti.
ATTENZIONE:
Il mercurio non deve essere abbandonato nell’ambiente
ospedaliero né collocato in contenitori per altri tipi di rifiuto
DOCUMENTAZIONE ICONOGRAFICA – LASTRE RADIOLOGICHE
DEFINIZIONE:
comprende qualsiasi radiogramma prodotto dalla S.C./Radiologia
In riferimento al D.M. 14/02/1997 art. 4 comma 3
La disponibilità dei radiogrammi deve essere mantenuta per un
periodo non inferiore a 10 anni. I referti vanno conservati a tempo
indeterminato.
CONFEZIONAMENTO:
buste di carta e contenitori in cartone (cartoni da riciclare che
abbiano contenuto materiale es. farmaci, cancelleria ecc.)
DEFINIZIONE:
comprende il materiale da rottamare (arredi, apparecchiature
elettromedicali) per quanto riguarda il materiale informatico
(computer, stampanti, scanner).
Le modalità sono molto diverse a seconda dell’Azienda per cui
attenersi alle disposizioni interne
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI NON A RISCHIO INFETTIVO
( RSP-nonI )
DEFINIZIONE:
Sono considerati rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo i
rifiuti in cui il rischio prevalente è quello chimico e sono costituiti
da:
• bagni esausti di fissaggio della Radiologia
• bagni esausti di sviluppo della Radiologia
• liquidi di scarto del Laboratorio Analisi
• liquidi di scarto del Centro Immunotrasfusionale
• liquidi di scarto dell’Anatomia Patologica
• liquidi di scarto delle UU.OO., (quali la glutaraldeide, ecc)
CONTENITORI DA UTILIZZARE:
Taniche e bidoni in materiale rigido forniti dalla ditta autorizzata
contrassegnati dalla lettera “R” (di colore nero su sfondo giallo)
CONFEZIONAMENTO:
Nel caso in cui non sia presente un collegamento idraulico diretto
con le vasche di raccolta i rifiuti sanitari pericolosi non a rischio
infettivo devono essere immessi esclusivamente nei contenitori
forniti dalla ditta appaltatrice e nell’effettuare il travaso è
obbligatorio l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI)
I contenitori devono essere:
- Ermeticamente chiusi per impedire fuoriuscita del contenuto
- Conservati chiusi e lontano da fonti di calore
-Raccolti separatamente per tipologia di rifiuto prodotto dalle
diverse apparecchiature
-Provvisti di etichette riportante la lettera R di colore nero su
sfondo giallo
DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA:
I bidoni vengono movimentati dal personale della ditta appaltata
in un apposito locale di deposito temporaneo sito nel cortile del
P.O.
Periodicamente la ditta appaltatrice provvede al loro ritiro
I bidoni non devono essere assolutamente abbandonati presso
corridoi o sotterranei.
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO (RSP-I)
DPR 15/7/2003 N° 254
Si definiscono rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo:
- assorbenti igienici, pannolini pediatrici e pannoloni
- bastoncini cotonati per colposcopia e pap-test; cuvette monouso
per prelievo bioptico endometriale;
- bastoncini oculari non sterili,bastoncini oftalmici di TNT;
- cannule e drenaggi;
- cateteri( vescicali, venosi, arteriosi per drenaggi pleurici….);
raccordi; sonde; circuiti per respiratori automatici;
- circuiti per circolazione extracorporea;
- piastre, terreni di culture;
- deflussori
- fleboclisi contaminate
- filtri di dialisi;
- filtri esausti provenienti da cappe ( in assenza di rischio chimico);
- guanti monouso;
- materiale monouso contaminato da materiale biologico:pipette;
provette; indumenti protettivi; mascherine; occhiali; telini; lenzuola;
calzari; soprascarpe; copricapo; camici.
- materiale per medicazioni: garze, tamponi, bende, cerotti,
lunghette, maglie tubolari;
- rifiuti provenienti da reparti di malattie infettive;
- sacche vuote per trasfusioni, urina, stomia, nutrizione
parenterale;
- set di infusione;
- sonde rettali e gastriche;
- sondini ( nasografici per broncoaspirazione, per
ossigenoterapia,…);
- spazzole; cateteri per prelievo citologico;
- materiale per prelievo citologico;
- speculum auricolare monouso; speculum vaginale;
- suturatrici automatiche monouso;
- gessi e bendaggi;
- denti, tessuti, organi e parti anatomiche non riconoscibili;
- rifiuti di gabinetti dentistici con esclusione di amalgama;
- rifiuti ristorazione
- spazzatura
- contenitori vuoti di vaccini ad antigene vivo
pPer quanto riguarda i rifiuti sopra elencati, questi andranno smaltiti
secondo le modalità dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo nelle
seguenti condizioni:
- liquido seminale
- secrezioni vaginali
- liquido cerebro-spinale
- liquido sinoviale
- liquido pleurico
- liquido peritoneale
- liquido pericardico
- liquido amniotico
B. in caso siano contaminati da feci e urine, solo quando sia dichiarata dal
curante sulla cartella clinica, una patologia trasmissibile attraverso tali
secreti.
DEFINIZIONE:
si tratta di residui anatomici di una certa consistenza che
possono essere identificate come “parti anatomiche” e non
dispersi nel materiale proveniente dalle sale operatorie.
PULIZIA GIORNALIERA
Per raggiungere tale
obiettivo, occorre
procedere rispettando
una corretta successione
delle azioni
1) Asportare la polvere
dalle superfici sopra il
livello del pavimento e
dalle superfici con
l’ausilio di garze o panni
monouso umidificati.
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
2) Asportare la polvere ed i
residui deal pavimento con il
“metodo a umido”, utilizzando
la scopa a trapezio e panni
monouso umidificati, oppure
la scopa a frange avvolta da
garza umidificata. Tutti i tipi
di scope utilizzati per
l’asportazione della polvere
vanno utilizzati strisciandoli
rasoterra e mai sollevandole
dall’area da trattare
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
3) Lavaggio pavimenti con sistema MOP
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO
RISCHIO
PULIZIA A FONDO
dei pavimenti: si ottiene con
macchine lavapavimenti, capaci
di asportare anche lo sporco
profondo e può essere eseguita
ogni tre mesi se si procede alla
metallizzazione degli stessi con
apposite cere metallizzate
antisdrucciolevoli; in caso
contrario deve essere eseguita
almeno una volta alla settimana
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
pareti: devono essere lavate ogni tre o
quattro mesi utilizzando la scopa a
trapezio e le garze o i panni umidificati
con soluzione detergente, risciacquate
con acqua e asciugate accuratamente.
I vetri devono essere puliti con la
stessa metodologia una volta al mese
dei termosifoni: devono essere puliti
due o tre volte al mese
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
Pulizia dei sanitari
Lavabi: pulire almeno
una volta al giorno con
polveri o creme
leggermente abrasive,
risciacquare e
disinfettare con idoneo
disinfettante
Water: pulire con polveri
o creme leggermente
abrasive, risciacquare
abbondantemente e
disinfettare con idoneo
disinfettante almeno due
volte al giorno
PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
La pulizia dei pavimenti delle stanze di degenza, degli
ambulatori, ecc. e delle superfici al di sopra di essi deve essere
eseguita almeno due volte al giorno come segue:
a) Rimuovere lo sporco dai pavimenti con metodo ad umido
convogliando lo sporco in un punto della stanza raccoglierlo e
versarlo nell’apposito sacco dei rifiuti.
b) lavare con acqua e detergente utilizzando il sistema MOP; le
frange, le garze, i panni e la soluzione detergente devono
essere sostituiti dopo la pulizia di ogni stanza
c) asportare la polvere dalle superfici
utilizzando garze o panni monouso
umidificati da sostituire ad ogni stanza.
Cucina : i pavimenti
devono essere puliti
almeno quattro volte
al giorno e le superfici
al di sopra di essi
deterse e sanitizzate
prima e dopo ogni
pasto e comunque non
meno di quattro volte
al giorno
PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Ascensori e scale : gli
ascensori che comunicano
direttamente con il servizio,
vanno puliti e sanitizzati
almeno tre volte al giorno,
per gli altri è sufficiente
due volte. Le scale e i loro
corrimano, che comunicano
con il servizio vanno
sanitizzati almeno due volte
al giorno.
PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO
RISCHIO
Servizi igienici : devono essere puliti e
sanitizzati almeno quattro volte al
giorno ed una particolare intenzione
deve essere rivolta ai sanitari.
E’ consigliabile far usare
ai pazienti dei copri-water
monouso di carta allo
scopo di ridurre al minimo
il rischio di contagio
Il materiale per le
pulizie non monouso
dev’essere
accuratamente
lavato, disinfettato
ed asciugato per
ridurre al minimo la
moltiplicazione
batterica
Il personale addetto alle pulizie deve
avere un abbigliamento idoneo, in
grado di fornire una reale protezione.
In particolare dev’essere composto
da:
• Guanti di gomma
• Scarpe impermeabili
• Copricapo
• Mascherina (per i servizi igienici)
RACCOMANDAZIONI
• Una buona pulizia e’ migliore di una
cattiva disinfezione
• La disinfezione, se necessaria, è inutile
se non è preceduta da una adeguata
pulizia
• Si devono eliminare le spugne per
qualsiasi uso
• Usare sempre stracci puliti rinnovandoli
spesso
• Si devono eliminare i cestini aperti
usando cestini chiusi e comunque non
vuotare il sacchetto, ma sostituirlo.
RACCOMANDAZIONI
GUANTI COME
OCCHIALI SCHERMI FACCIALI PRECAUZIONI
CAMICE PROTETTIVO STANDARD
PROTEZIONE RESPIRATORIA
UTILIZZO DPI
GUANTI COME
OCCHIALI, SCHERMI FACCIALI PRECAUZIONI
STANDARD
CAMICE PROTETTIVO
PROTEZIONE RESPIRATORIA
- Indossare la mascherina chirurgica per procedure
effettuate a meno di 1 metro dal p.te
- Indossare filtranti facciali durante le manovre a
rischio di schizzi o spruzzi di materiale organico o uso
di broncoscopi, gastroscopi, etc.
PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
MASCHERINA COME
GUANTI PRECAUZIONI
OCCHIALI, STANDARD
SCHERMI FACCIALI
- DECONTAMINAZIONE
- DETERSIONE
- RISCIACQUO
- ASCIUGATURA
- CONTROLLO E MANUTENZIONE
- CONFEZIONAMENTO
- IDENTIFICAZIONE DELLE CONFEZIONI
DECONTAMINAZIONE
La normativa vigente (DPR 28/11/1990)
prescrive che i presidi riutilizzabili debbono,
dopo l’uso, essere immediatamente immersi
in una soluzione disinfettante, di sicura
efficacia contro il virus dell’HIV, per almeno
20 minuti. Questo serve come protezione del
lavoratore prima che effettui del operazioni
sul materiale (pulizia).
Questa procedura è detta decontaminazione
DETERSIONE
La detersione è un requisito
essenziale per la sterilizzazione
Le procedure per il
lavaggio dello strumentario
sono due:
- lavaggio manuale
- lavaggio automatico
LAVAGGIO MANUALE
Il personale addetto a tale operazione deve
essere addestrato ed idoneo alla mansione e
deve:
• indossare robusti guanti di protezione
• fare molta attenzione agli strumenti appuntiti e
taglienti
• rispettare il tempo di immersione della
decontaminazione
• spazzolare il meno possibile
•Sciacquare
• asciugare bene tutto il materiale
• verificare l’efficienza dello strumento
•Lubrificare se necessario con apposito prodotto
LAVAGGIO AUTOMATICO
Le macchine lavatrici automatiche e gli
apparecchi ad ultrasuoni garantiscono una
adeguata pulizia del materiale, senza che il
personale venga a contatto con i presidi da
pulire. Le macchine lavatrici provvedono
automaticamente a tutte le fasi del
programma impostato.
Le macchine ad ultrasuoni
provvedono alla pulizia in
zone difficili oppure in
strumenti piccoli e delicati
Il lavaggio automatico
è da preferire al
lavaggio manuale
poiché oltre alla
maggiore pulizia
effettuata dalla
macchina (ciclo a
caldo, appositi
prodotti, ecc.) vi è un
minor rischio per il
personale addetto alla
procedura.
CONFEZIONAMENTO
Ha lo scopo:
• Conservare la sterilità
• Permettere la penetrazione ed il
contatto con gli strumenti dell’agente
sterilizzante
• Ridurre il rischio di contaminazione al
momento dell’apertura
CONFEZIONAMENTO
Il confezionamento deve essere adeguato a:
•TIPO DI MATERIALE
l’articolo che sarà sottoposto al trattamento deve
essere resistente all’agente sterilizzante(calore,
radiazioni, gas, ecc.)
• TIPO DI STERILIZZAZIONE
la confezione deve permettere la penetrazione
dell’agente sterilizzante e nello stesso tempo essere
impermeabile all’aria.
• UTILIZZO
L’estrazione del presidio dalla confezione deve
essere comoda, sicura e non permettere la
contaminazione del contenuto
CONFEZIONAMENTO