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I Coronavirus sono una grande famiglia di virus respiratori a filamento singolo di RNA a senso
positivo. Il nome “coronavirus” deriva dal loro aspetto al microscopio elettronico, dove le proteine a
forma bulbosa poste sulla loro superficie esterna creano una immagine di corona. Queste proteine
sono proprio quelle che permettono al virus di attaccarsi alla membrana cellulare delle cellule che
poi infetteranno le proteine dell’involucro e quindi il virus intero che poi uscirà dalla cellula per
infettare altre cellule e così via.
Oggi conosciamo 7 Coronavirus umani. I primi 4 dell’elenco seguente sono molto comuni (sono detti
anche “virus del raffreddore”) e sono stati identificati negli anni ’60, mentre gli ultimi 3 sono stati
identificati in questi ultimissimi anni:
-SARS-CoV
-MERS-CoV
-Wuhan-nCoV
I sintomi più comuni nell’uomo sono rappresentati da: malessere, astenia, dolori muscolari,
raffreddore, cefalea, febbre, faringite, tosse e dispnea. Nei casi più gravi l’infezione può causare
polmonite, insufficienza renale e raramente la morte.
I sintomi più pericolosi interessano ovviamente le persone immunologicamente molto deboli come
quelle che hanno già una patologia cronica importante, specie se polmonare o cardiocircolatoria o
metabolica oppure oncologica avanzata, specie se interessa età estreme (neonati o anziani).
Le autorità sanitarie cinesi hanno isolato il virus in laboratorio (lo hanno cioè separato dai tessuti o
dai fluidi dell’organismo infettato), hanno sequenziato il suo genoma e condiviso la sequenza con la
comunità scientifica internazionale. Il virus è stato isolato anche da altri gruppi di ricerca, tra cui uno
italiano. Avere campioni del virus è fondamentale per poterlo studiare a fondo, e per sperimentare
farmaci e vaccini.
Per una diagnosi certa si usano dei test che permettono d’individuare la presenza di materiale
genetico virale nei campioni prelevati dai malati attraverso un tampone faringeo. A metà febbraio la
Cina ha modificato i suoi criteri di diagnosi: non considera più come confermati solo i casi rivelati dal
test del dna, ma anche quelli accertati attraverso le radiografie ai polmoni e la sintomatologia.
Al momento non ci sono farmaci specifici contro l’infezione, solo trattamenti sintomatici o antivirali
di solito usati per altre infezioni. Non esiste neanche un vaccino, ma gli scienziati hanno identificato il
virus rapidamente e messo a punto un test diagnostico in meno di un mese. I progressi della
tecnologia potrebbero consentire di testare un vaccino contro il Covid-19 entro tre mesi. Tuttavia
passare dai test a una produzione di massa può richiedere anni.
•Evitare contatti diretti o ravvicinati (meno di 1-2 metri) con persone malate o con sintomi
respiratori come quelli suddetti o anche semplicemente con le persone a rischio di malattia (le
persone a rischio sono quelle che negli ultimi quindici giorni si sono recate nelle zone coinvolte
dall’epidemia o che sono state in contatto con persone malate).
•Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi o con soluzioni antisettiche.
•Evitare di toccarsi gli occhi, il naso o la bocca con mani non lavate (ovviamente se le mani hanno
toccato persone od oggetti contaminati).
•Proteggere i propri naso e bocca con una mascherina chirurgica o comunque con qualcosa che
possa essere una barriera meccanica all’entrata del virus nel proprio corpo,solo nel caso di una reale
epidemia o andando a contatto con persone ammalate di patologie respiratorie o sospette per
esserlo.
•Integrare l’alimentazione con alcuni nutrienti essenziali per il nostro organismo e/o con alcuni
nutraceutici indicati dal proprio medico di famiglia.
Alessia De Nicolò 1N
•Restare in casa.
•Starnutire o tossire in un fazzoletto o sul gomito a braccio flesso (in modo da non contaminare né
l’ambiente e meno che si può le proprie mani).
•Utilizzare una mascherina chirurgica e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino che deve essere
chiuso immediatamente dopo l’uso.
•Lavare ed eventualmente disinfettare (ove possibile) oggetti e superfici che possono essere stati
contaminati.
Coronavirus a parte, rinforzare il sistema immunitario dovrebbe essere un obiettivo per tutti in modo
da avere un organismo forte e in grado di fronteggiare eventuali malattie. La vitamina C e la D, oltre
che i sali minerali come zinco, magnesio e selenio possono dare una mano al sistema immunitario
ma non possono certo farci evitare un’infezione virale tipo Coronavirus quindi l’uso indiscriminato
non è giustificato dal punto di vista scientifico né come prevenzione né come terapia nei confronti
del virus. Anzi un eccesso di vitamina D o di altri micro-elementi può essere nocivo e tossico, per
questo meglio no al fai da te ma meglio rivolgersi al medico che conosce il dosaggio giusto.
In realtà, a volte dovremmo lasciar fare al nostro organismo: assumere integratori non serve perché
nessuno ha ancora trovato un metodo realmente efficace per stimolare il sistema immunitario.
L’unico sistema è dato dalla risposta immunitaria spontanea che si verifica quando veniamo a
contatto con il virus stesso che ci attacca: è allora che l’organismo tira fuori le sue armi per reagire. Il
problema è che con gli anni il nostro sistema immunitario diventa più fragile e infatti si parla di
immuno-senescenza ed è in questi casi che potrebbe essere utile ricorrere a degli integratori ma
sempre dietro consiglio di un medico. Per dare una mano al nostro organismo nella lotta contro i
virus in generale è più corretto parlare di stile di vita che include la nostra dieta mediterranea ma
anche l’attività fisica. Vanno evitati, invece, gli sbalzi termici e lo stress in generale perché le difese
immunitarie tendono ad essere meno efficienti in queste condizioni. Infine, anche che le vaccinazioni
sono importanti per proteggerci in generale e farci trovare protetti verso altre malattie.
Alessia De Nicolò 1N
I numeri del contagio in Italia salgono ancora: in tutto, dall’inizio dell’epidemia 35.713 persone
hanno contratto il virus Sars-CoV-2 e le vittime sono 2.978, 475 in più rispetto al giorno prima. E il
premier Conte anticipa la proroga del blocco totale e della chiusura delle scuole. Intanto, il governo
valuta di vietare lo sport all’aperto e ridurre l’orario di apertura dei negozi. Sul fronte internazionale,
per la prima volta dall’epidemia Cina non ha registrato alcun caso di contagio «domestico» e a
Wuhan viene allentata la quarantena.
La pandemia di coronavirus ha superato due nuove soglie psicologiche: 200.000 contagi e 8.000
vittime in tutto il mondo, con più decessi in Europa che in Asia per la prima volta. "Una minaccia
senza precedenti" che secondo l'Onu può bruciare 25 milioni di posti di lavoro a livello globale. E può
portare a conseguenze catastrofiche nelle zone più fragili del pianeta, come l'Africa, a cui l'Oms ha
chiesto di "svegliarsi". Al momento è l'Europa è il grande malato.
Il Belgio è l'ultimo paese, dopo Italia, Francia e Spagna, ad avere chiuso quasi tutto per limitare i
contatti.
In Spagna l'epidemia galoppa, 13.700 casi e oltre 550 morti, ma "il peggio deve ancora arrivare", ha
avvertito il premier Pedro Sanchez.
In Germania la situazione è così grave che Angela Merkel ha deciso di rivolgersi direttamente alla
nazione in tv per la prima volta. Per la cancelliera la battaglia contro il coronavirus "è una sfida
storica" e conterà anche "quanto ciascuno seguirà con disciplina le regole".
Nel Regno Unito, dove sono stati superati i cento morti, da venerdì tutte le scuole chiuderanno fino a
nuovo ordine. Boris Johnson ha definitivamente abbandonato le cautele iniziali promettendo "tutto
ciò che serve" per sostenere i lavoratori costretti a casa ed il sistema sanitario.
Anche la mappa del contagio in Africa desta allarme, perché i Paesi colpiti sono oltre 30 su 54 (si
registra anche la prima vittima in Africa sub-sahariana, in Burkina Faso) ed i sistemi sanitari non sono
all'altezza della pandemia. L'Africa "deve prepararsi al peggio", è il monito del capo dell'Oms: "Il mio
continente deve svegliarsi" e, tra le altre cose, cancellare gli assembramenti di massa.
Anche il Sud America si scopre vulnerabile. Il Cile ha dichiarato lo stato d'emergenza, in Perù è
scattato il coprifuoco. In Brasile uno studio prevede fino a cinquemila contagi entro la prossima
settimana. Anche se il presidente Jair Bolsonaro sembra preoccuparsi più dell'Italia, dove - ha detto -
ci sono "tanti morti perché è piena di vecchietti...".
Il Covid-19 ha un impatto devastante non solo per la salute. L'Unesco ha rilevato che la metà degli
studenti di tutto il mondo in questo momento non ha una scuola in cui andare, mentre per un'altra
agenzia Onu, l'Ilo, 25 milioni di posti di lavoro potrebbero scomparire.
Alessia De Nicolò 1N