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VETRI

Sono sistemi che esibiscono comportamenti tipici dei solidi ma che sono assimilabili a liquidi. Fanno parte di
questa categoria i vetri inorganici, polimeri composti organici di vario tipo che però nella loro totalità
vengono definiti scientificamente come vetri. Sono sistemi metastabili perché da un punto di vista
termodinamico non dovrebbero esistere se non come fasi di passaggio tra due sistemi stabili. In realtà la loro
conversione nei rispettivi sistemi stabili è cosi lenta che si ha di fatto una vera e propria “stabilizzazione”. (nei
vetri dopo milioni di anni si vede cristallizzazione, opachi). Dal punto di vista fenomenologico la loro
esistenza si giustifica , considerandoli come liquidi sotto raffreddati, la cui enorme viscosità ha impedito la
trasformazione nei solidi corrispondenti.

SISTEMI VETROSI
La formazione di un vetro è favorita da due condizioni:
-elevata velocità di raffreddamento: il sistema non ha avuto tempo di cristallizzarsi
-elevata viscosità: gli atomi non riescono a cristallizzarsi e rimangono bloccati nel loro movimento
Da un punto di vista chimico strutturale i metalli e i composti ionici, avendo legame non direzionale, non sono
predisposti a dare luogo a sistemi vetrosi. Al contrario i sistemi ossidici, ionici, ma caratterizzati da forte
covalenza, a causa della direzionalità dei legami, tendono con maggiore facilità a dar luogo a vetri. Questo è
particolarmente vero, quando vi è una notevole differenza fra il raggio del catione (elevata densità di carica)
e quello dell’ossigeno. Il composto meglio predisposto è SiO 2. Insieme a pochi altri ossidi, quali B2O3, P2O5,
ed altri in misura minore (es. Al2O3), costituisce la classe dei formatori di reticoli vetrosi. Ossidi tipicamente
ionici, incapaci di formare reticoli vetrosi, ma capaci di conferire proprietà particolari ai sistemi vetrosi,
costituiscono la classe dei modificatori di reticoli vetrosi. Fra questi: Na 2O, CaO, K2O, PbO2, CoO, BaO

PROCESSO DI PRODUZIONE

La produzione del vetro ha inizio quando una miscela di materie prime opportunamente macinate viene
caricata a un’estremità del forno. La carica comincia a fondere ed attiva a un T>T fusione, in modo da
eliminare il gas e rendere il fluido omogeneo. La fusione può essere effettuata in forni continui (produzione
massiva) o in forni discontinui (produzioni limitate ma maggiore controllo).
In seguito alla fusione si effettua un lieve raffreddamento fino ad arrivare a T> temperatura transizione
vetrosa in modo tale da poter foggiare quindi modellare il vetro. La foggiatura può essere effetuata per
pressatura, soffiaggio o vetro piano. Successivamente si procede alla tempra che prevede un
raffreddamento fino a t ambiente. Il vetro èra è molto fragile a causa delle tensioni interne che si sono create
in seguito al raffreddamento lento e disuguale. Pe rovviare a questa fragilità si effettua una ricottura in forni
continui che elimina tutte le tensioni interne

IMPIANTO PRODUZIONE VETRO PIANO


La tecnica di produzione attualmente utilizzata per la fabbricazione di vetro piano è stata messa a punto
negli anni 60 e consiste nel far galleggiare il vetro fuso di provenienza dal forno fusorio su di un bagno di
stagno liquido . cosi realizzato il vetro non ha bisogno di levigatura superficiale e di un’ulteriore ricottura.

VETROCERAMICHE
SONO MATERIALI IN QUALCHE MODO INTERMEDI TRA i vetri e le ceramiche convenzionali, perché da una
parte traggono vantaggio nella loro produzione dalla tecnologia vetraria, dall’altro non sono dei materiali
amorfi e in questo di avvicinano ai materiali ceramici comuni, pur avendo proprietà che i ceramici comuni
non hanno. Quando accoppio un vetro e un ceramico ottengo un materiale che non ha proprietà
intermedie, ma superiori. Si ha un’azione sinergica. Le vetroceramiche si ottengono attraverso un processi di
transizione della maggior parte del vetro(liquido) in un solido cristallino. Non si tratta di una vera transizione
pur corrispondendo ad una trasformazione di un liquido in un solido. Non gode infatti della proprietà di
avvenire in condizioni di equilibrio e non avviene pertanto in condizioni di invarianza della temperatura. Il
vetro trovandosi in condizioni di sottoraffreddamento nella quali dovrebbe essere stabile il solido, tende a
trasformarsi spontaneamente in tale fase. Il processo viene favorito da un innesco (corpo estraneo, difetto
macroscopico, bolle d’aria), attorno al quale si verificano le condizioni per rendere il processo più spedito.
In genere però avere delle conversioni osservabili solo in superficie occorre passino migliaia di anni. Se però
la temperatura cresce, fino ad avvicinarsi alla Tg, e sono presenti nel manufatto agenti nucleanti, il processo
può diventare molto rapido, nell’ordine dei minuti. Il meccanismo è in questo caso simile alla transizione
liquido solido.
PROCESSO DI PRODUZIONE

Durante la prima fase si ha il prelavorato. Successivamente si abbassa la temperatura rendendo il materiale


meno fluido. Dopo la foggiatura si ha un busco raffreddamento. Dopodiché per ottenere la vetroceramica
devo di nuovo aumentare la temperatura cosi si ha il processo di nucleazione. Se si procedesse a t ambiente
la cristallizzazione avverrebbe dopo millenni.

Ad una bassa velocità di nucleazione corrisponde un’alta velocità di accrescimento.

Il processo può avvenire in due modi:


in uno stadio dove si formano piccoli nuclei che subito tendono a crescere, ottenendo cristalli di grandi
dimensioni, oppure in due stati in cui si creano moltissimi nuclei di ridotti dimensioni ottenendo moltissimi
grani cristallini di piccole dimensioni.
La seconda microstruttura ha proprietà notevolmente migliori della prima. La prima infatti conserva la
proprietà negative dei vetri, quella della fragilità (l’onda d’urto attraversa il manufatto quasi come se fosse
fatto di vetro), la seconda acquisisce invece una buona resistenza all’urto perché l’onda penetrando nel
manufatto, interagendo con i grani cristallini subisce una continua variazione di percoso cosi di fatto
perdendo energia si dissolve.

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