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CAPITOLO 4
TRATTAMENTI TERMICI
4.1 Introduzione
Fare un trattamento termico su un materiale significa far affrontare al materiale un ciclo termico, cioè
prendendo un diagramma temperatura-tempo significa graficamente partire da una temperatura
ambiente, riscaldare il materiale fino ad una certa temperatura (temperatura critica), dopo di che
mantenere la temperatura per un certo periodo di tempo e quindi raffreddarlo con diverse velocità di
raffreddamento. Si tratta quindi di un riscaldamento del materiale (NON significa portarlo a fusione),
ovvero effettuare sul materiale di partenza un ciclo termico. Questa operazione viene effettuata perché
l’aumento della temperatura e quindi di conseguenza, alla velocità di raffreddamento consente una
modifica delle caratteristiche meccaniche del materiale (per caratteristiche meccaniche indichiamo la
resistenza del materiale al carico, come varia la durezza del materiale e la resilienza). I trattamenti termici
che normalmente vengono effettuati sui materiali sono l’asportazione di truciolo o le lavorazioni per
deformazioni plastiche. In particolare, vedremo come le velocità di raffreddamento in relazione ai
diagrammi di stato e di come varia la risposta del materiale in condizione di equilibrio.
Vediamo un esempio semplice: la solidificazione di un metallo puro.
Esso è importante perché i metalli si trovano allo stato naturale detti
minerali, questi devono affrontare un processo di fusione per poter
estrarre i materiali puri (estratti allo stato liquido, il metallo viene raccolto
in appositi contenitori detti “lingottiere” per poi essere solidificati). Questa
solidificazione in condizioni reali, non in condizioni di laboratorio, possiamo
vederla graficamente:
rispetto a quello visto nel Capitolo 3, c’è una modifica nella zona che
precede la temperatura di fusione. Possiamo osservare in questo
diagramma la solidificazione di un metallo puro, su di un diagramma
temperatura-tempo; avremo un intervallo di tempo (BC) in cui la
temperatura resta costante pari a Tf, in più, troviamo una differenza di
temperatura ∆ T , che prende il nome di sotto-raffreddamento ovvero rappresenta la temperatura che in
realtà continua a scendere e poi risalire fino ad arrivare ad un valore costante la motivazione di questo
andamento reale è determinata dalla velocità di raffreddamento. Infatti, questo sotto-raffreddamento
dipende dall’aumentare della velocità di raffreddamento (aumenta), inoltre, la differente velocità di
raffreddamento va ad influenzare quelle che sono le caratteristiche del materiale. Se considerassimo una
grande quantità di materiale liquido all’interno di un contenitore,
lingottiera (di materiale refrattario), e andassimo ad esaminare al
microscopio il materiale, noteremo che esso presenta una forma e
delle dimensioni che vanno a variare a seconda del punto
all’interno della lingottiera in cui ci troviamo: questo è spiegabile
attraverso i meccanismi di scambio termico che avvengono tra il
materiale e il mondo esterno.
- Nella parte in prossimità delle pareti del contenitore, il
materiale presenta dei grani più piccoli e tondeggianti;
questo processo di solidificazione avviene lungo le pareti
che sono a temperatura ambiente (differenza di
temperatura molto elevata), a velocità di raffreddamento
molto elevata.
- La parte che si trova all’interno della lingottiera presenta
dei grani più grossi e tondeggianti; il cuore della
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lingottiera solidifica con velocità di raffreddamento più lenta perché si trova circondata da
materiale che è ancora liquido.
- I materiali compresi tra il centro e la zona “periferica”, vanno a solidificarsi con dei grani allungati
perché si formano nella direzione della solidificazione (come si smaltisce il calore, dall’interno verso
l’esterno, in maniera radiale).
In una lingottiera avremo 3 tipologie di grani che si vanno a formare, questa differente disposizione non
è ottima per il materiale, poiché a seconda di come è fatto questo grano andrà ad influenzare le
caratteristiche meccaniche del materiale stesso, per cui in alcuni casi si preferisce riscaldare la
lingottiera in modo da avere una temperatura più costante e quindi una dimensione dei grani più
equilibrata.
Quindi a questa temperatura, prossima alla temperatura di fusione non accade nulla.
Proviamo ad abbassare la temperatura:
1. La temperatura è ora più bassa, la mobilità degli atomi è più ridotta;
2. Si formano degli embrioni (nei germi) che non hanno la possibilità di accrescersi (la temperatura è
sempre elevata);
3. Se però un embrione raggiunge le dimensioni critiche (non si dissolve nonostante gli urti), si
trasforma in un nucleo; esso ha la possibilità di accrescersi rapidamente.
Abbassando rapidamente la temperatura, potremmo vedere che:
1. Il sotto-raffreddamento è abbastanza elevato (temperatura rispetto alla temperatura di fusione è
elevato);
2. Per la formazione dei germi occorre un tempo maggiore, poiché essendo la temperatura più bassa
la mobilità è ridotta;
3. Le dimensioni dei nuclei sono minori (dimensioni correlate alle temperature);
4. Si formano un numero maggiore di nuclei avendo però una velocità di accrescimento minore (ci
vuole più tempo per accrescersi, poiché le temperature sono più basse), questo però non fa urtare
le particelle per la scarsa mobilità, consentendo la creazione di più nuclei.
Se abbassassimo ancora la temperatura:
1. Il sotto-raffreddamento è elevato;
2. La velocità degli atomi è molto bassa, essendo bassa la temperatura;
3. La dimensione critica dei nuclei diminuisce;
4. Si forma un numero elevato di nuclei;
5. L’accrescimento dei nuclei è lento (la velocità e la mobilità è molto bassa).
Tutte queste cose possiamo raggrupparle in un diagramma:
EFFETTO DEL SOTTORAFFREDDAMENTO SULLA VELOCITA’ DI NUCLEAZIONE E DI ACCRESCIMENTO.
SOLIDIFICAZIONE ISOTERMA DI UN METALLO PURO
Questo “effetto del sotto-raffreddamento” sta ad indicare l’effetto della temperatura alla quale stiamo
effettuando questa solidificazione: come questa temperatura influenza la temperatura di nucleazione
(quanto tempo ci vuole per avere un nucleo e per accrescersi = solidificazione completa). Per fare ciò,
perdiamo un metallo che avrà una sua temperatura di fusione,
partendo dallo stato liquido per portarlo rapidamente
(isotermicamente) ad una temperatura più bassa di quella della
temperatura di solidificazione.
Prendiamo un diagramma tempo-temperatura:
1. Dalla temperatura superiore a quella di fusione, ci
fermiamo ad una temperatura inferiore a quella
di fusione: il sotto-raffreddamento è piccolo
poiché la differenza alla quale siamo arrivati
rispetto alla temperatura di fusione è piccola (gli
atomi si muovono in maniera vorticosa, per
trasformarsi da germi a nuclei il tempo per
formarsi è grande, per accrescersi invece, resta
contenuto). Il pallino si muove a temperatura
costante, essendo una trasformazione
isoterma, inizialmente è tutto liquido (bianco),
dopo un certo periodo di tempo inizia a
variare, quindi inizia il processo di nucleazione
(diventa mezzo verde), proseguendo finchè il
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pallino non completa la solidificazione (diventa tutto verde). Questo è ciò che accade con
un basso raffreddamento.
2. Il ∆ T è maggiore, rispetto al precedente: il tempo necessario alla formazione dei nuclei
critici è minore (puntino nero prima del precedente), tempo di accrescimento aumenta,
completando la solidificazione.
3. Continuando, il sotto-raffreddamento è ancora più grande (devono formarsi nuclei più
piccoli), il tempo di nucleazione è più breve, mentre aumenta sempre il tempo di
accrescimento (bassa diffusione). Il fenomeno di bassa diffusione è quando gli atomi,
muovendosi in maniera più lenta, si spostano con una minor velocità consentendo tempo
di nucleazione breva ma tempo di accrescimento più alto.
4. Il sotto-raffreddamento è elevato, la dimensione dei nuclei critici è piccola, ma la bassa
diffusione fa aumentare il tempo di nucleazione.
5. Il sotto-raffreddamento è molto elevato ed il tempo necessario per la formazione dei nuclei
aumenta ancora. Il tempo di accrescimento è lungo.
6. Possiamo individuare due curve, che rappresentano i
tempi di inizio e di fine nucleazione in funzione del
sotto-raffreddamento imposto. Avremo la zona a
sinistra della curva dove ci sarà il materiale ancora
allo stato liquido, nonostante siamo al di sotto della
temperatura di fusione; a destra ci sarà la presenza
di liquido + solido; a destra ci sarà la completa
solidificazione tutto a temperatura costante. Questo
è la motivazione per cui questa solidificazione
isoterma si presenta sotto questa veste.
del componente all’interno del forno ad una determinata temperatura, definito tempo di trattamento -che
dipende dall’operatore- (per vari motivi, tipo per portare tutto l’elemento ad una certa temperatura), dopo
di che avviene il raffreddamento (curva discendente), definito raffreddamento critico poiché la curva con la
quale scende la temperatura viene decisa dall’operatore (si possono prevedere diverse modalità di
raffreddamento). Dobbiamo ricordarci che abbiamo una differente curva per la parte esterna e la parte
interna.
Quindi, andando a valutare la velocità di raffreddamento, come già detto essa varia nel corso del
raffreddamento ed è diversa da interno ed esterno. Volendola valutare su di un diagramma temperatura-
tempo partendo dalla temperatura di trattamento, possiamo
dare due definizioni:
- Una velocità di raffreddamento istantanea vr data
dalla pendenza della curva (si calcola tracciando la
tangente alla curva per un determinato valore di
temperatura);
- Una velocità di raffreddamento media vr (segnato)
indica quando varia la temperatura rispetto a due
temperature prefissate e di conseguenza di quanto
varia il tempo. La curva, ovviamente, la possiamo
rilevare dalla strumentazione (come varia la velocità
nel corso del raffreddamento).
2. Trattamenti che portano le leghe verso condizioni di non equilibrio, il trattamento tipico di questa
classe è la tempra di soluzione:
- Tempra: trattamento che allontana dalle condizioni di equilibrio; la velocità di raffreddamento, per
andare verso le condizioni di equilibrio, sarà molto elevata (repentina), per questo tipo di
lavorazione, si utilizzano nella pratica industriale dei fluidi refrigeranti (non viene utilizzata l’acqua,
perché essa, evaporando, il vapore che si crea porterà ad un rallentamento del raffreddamento del
pezzo).
- Rinvenimento: velocità di raffreddamento elevata, comporta tutti quei fenomeni di nucleazione e
accrescimento dei grani; per questo è preferibile fare, successivamente alla tempra, un trattamento
di parziale eliminazione degli effetti della tempra chiamato rinvenimento;
- Bonifica: l’insieme dei due trattamenti di tempra e rinvenimento.
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trova in uno stato austenitico; mentre A1 è una temperatura che per tutti gli acciai vale 723 C
(temperatura eutettoidico) al di sotto
della quale non è più presente la fase
austenite. Per gli acciai avremo che la
temperatura A3 varia, mentre quella A1
resta costante; alla composizione 0,8%
di carbonio avremo che A3 coincide con
A1. Sono importanti queste
temperature perché abbiamo necessità
di riscaldare, a partire dalla fase
austenite. Quando operiamo un
trattamento termico, abbiamo detto
che andremo a raffreddare con una
velocità di raffreddamento non nulla,
quindi otterremo strutture diverse da
quelle previste dal diagramma di stato.
dell’austenite. Andando ad una velocità di raffreddamento più elevata vediamo ancora che, le
temperature si abbassano entrambe, riducendo ancora una volta il ∆ T tra le due temperature, con
risultato ottenuto ferrite + perlite. Se continuiamo ad aumentare la velocità di raffreddamento,
accadrà che A3 e A1 coincideranno, presentando struttura eutettoidica. La struttura ottenuta, si
allontanerà dalle condizioni di equilibrio del diagramma di stato, comportando il cambiamento delle
caratteristiche/proprietà meccaniche. Aumentando ancora le velocità di raffreddamento, accadrà che
oltre a quella che era la perlite, c’è la presenza di martesite, infatti ci saranno diversi valori di
temperatura: una prima, in cui l’austenite instabile, si trasforma in perlite (avviene la trasformazione
non completa in perlite, c’è dell’austenite residua; l’austenite residua, alla seconda temperatura inizia
la sua trasformazione in martensite, terminando la trasformazione alla terza temperatura. Questa
velocità dove si forma questa piccola quantità di martensite viene denominata velocità critica inferiore
di tempra. Se, si continuasse ad aumentare la velocità di raffreddamento, avremo la trasformazione
dell’acciaio sempre in perlite, con l’aumento della struttura martensitica, la temperatura di inizio
trasformazione in perlite diminuirà (trasformazione che non si completa), mentre le altre temperature
resteranno invariate. Infine, arriveremo ad una velocità di raffreddamento in cui saranno indicate
solamente due temperature: la trasformazione in perlite non avverrà proprio, ma ci sarà solo la
trasformazione completa in martensite, terminando la sua trasformazione alla temperatura più bassa.
Unendo tutti i punti di inizio trasformazione dell’austenite, troviamo una curva (blu) indicata come A r3 e
contemporaneamente collegassimo quella di fine
trasformazione dell’austenite Ar1 (verde). Queste
curve quando arriviamo alla temperatura tale che
l’acciaio ipoeutettoidico si comporta come un
eutettoidico, coincideranno per poi unirsi con gli
ulteriori punti di trasformazione dell’austenite.
Infine, avremo altre due linee a due temperature
costanti, Mf ed Ms, che indicano rispettivamente la
temperatura di trasformazione finale del residuo
dell’austenite in martensite e della trasformazione
iniziale del residuo di austenite in martensite (non
dipendono dalle velocità di raffreddamento, ma solo dalla composizione chimica dell’acciaio).
La velocità minima di raffreddamento che porta alla formazione di una piccola quantità di martensite si
chiama velocità critica inferiore di tempra; la velocità di raffreddamento che trasforma tutta l’austenite
in martensite si chiama velocità critica superiore di tempra. La temperatura di inizio e fine
trasformazione della martensite dipendono dalla composizione chimica dell’acciaio.