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Rodolfo Alcioni 3° E

Relazione sulle esperienze in laboratorio riguardo la termologia


Nella prima parte del laboratorio si doveva tarare un termometro a mercurio grazie alle misurazioni
della temperatura dell’acqua durante i passaggi di stato. Per fare ciò abbiamo avuto bisogno di:
 termometro a mercurio tarato
 termometro a mercurio non tarato
 sorgente di calore (fornello a induzione)
 acqua
 ghiaccio
 due becher

Procedimento:
Innanzitutto abbiamo riempito metà del primo becher con acqua e vi abbiamo immerso il
termometro non tarato, facendo attenzione a non metterlo a diretto contatto con il fondo del becher
grazie all’ausilio di un supporto. Abbiamo poi acceso il fornello a induzione, ovvero la nostra
sorgente di calore, ponendone al di sopra il suddetto becher. Una volta raggiunta la temperatura di
ebollizione (100 °C), abbiamo aspettato che si stabilizzasse (non rischiando di superare la
temperatura, dato che i passaggi di stato richiedono molto più tempo perché devono spezzare i
legami tra le molecole) e segnato sul termometro dove era arrivato il mercurio, riportando la
temperatura di 100 °C.
Fatto ciò, abbiamo eseguito lo stesso procedimento ma con la temperatura di solidificazione;
abbiamo preso il secondo becher riempiendolo per metà d’acqua, aggiungendo il ghiaccio e
ponendo all’interno il termometro non tarato. Dopo aver visto che la temperatura non scendeva
ulteriormente, abbiamo segnato 0° nel punto in cui era arrivato il mercurio.
Finito questo lavoro, possiamo considerare tarato il nostro termometro. Per verificare la precisione
del nostro operato, facciamo delle prove con il termometro già precedentemente tarato. Prendiamo
l’acqua calda e quella fredda dei due becher e la mischiamo ponendoci i due termometri. Una volta
che la temperatura si è stabilizzata controlliamo quanto segna il termometro tarato: 32 °C; mentre
sul termometro che abbiamo tarato noi facciamo un segno. A questo punto eseguiamo una
proporzione in base ai dati che ricaviamo dal nostro termometro: 8,4 : x = 23,4 : 100 dove 23,4
rappresenta la distanza in centimetri da 0 °C a 100 °C sul termometro che abbiamo tarato, 8,1 la
distanza tra 0 °C e i nostri 32 °C e x un numero che si avvicini il più possibile a 32. Risolvendo la
suddetta proporzione ne risulta un valore della x pari a circa 34,6, piuttosto soddisfacente in quanto
abbiamo tarato con un margine di errore minore del 3%; va considerato anche che per tarare a 0 °C
abbiamo utilizzato acqua mischiata con ghiaccio, che ha una temperatura leggermente maggiore
rispetto a quella di fusione.

Considerazioni:
Con questo esperimento abbiamo notato le particolarità dei passaggi di stato: durante essi infatti una
sostanza come l’acqua è interessata da una sosta termica in cui è presente un calore latente, ovvero
un calore che non cambia la temperatura ma che contribuisce al passaggio di stato. Ci siamo inoltre
accorti che un termometro impiega più tempo a stabilizzarsi a temperature basse che a temperature
più alte.
Nella seconda parte del laboratorio abbiamo osservato diversi esperimenti per capire e studiare la
dilatazione dei metalli sottoposti a calore.
Nel primo esperimento ci è stato mostrato come una sfera di ottone passasse senza problemi
attraverso un apposito anello; dopodiché la stessa sfera è stata brevemente riscaldata con una
fiamma e si è tentato di reinserirla nell’anello, ma senza successo. Ciò significa che la sfera è
aumentata di volume a causa del suo riscaldamento; un’ulteriore prova l’abbiamo avuta con il
raffreddamento della sfera: sottratta la fonte di calore, abbiamo appoggiato la sfera all'anello e,
dopo qualche tempo, il volume della sfera è ritornato al valore iniziale e la sfera è riuscita
nuovamente a passare attraverso l'anello.
Sempre relativo a questo argomento abbiamo osservato una particolare macchina che studia la
dilatazione lineare dei corpi metallici: abbiamo riscaldato per un minuto circa tre aste di metalli
differenti (nello specifico rame, ottone e ferro) collegate ad un ago, in modo tale che, allungandosi,
avrebbero provocato la rotazione dell'ago. Si è potuto notare come a seconda del materiale che
riscaldavamo, l’ago ruotava in maniera differente; questo è dovuto appunto al diverso tipo di
materiale e, quindi, al diverso calore specifico che lo interessa.
Infine l’ultima dimostrazione è stata quella dei fiammiferi: vi era una base riscaldata da una fiamma
collegata a tre bracci di ferro, su ognuno dei quali era posto un fiammifero, che si sarebbe dovuto
riscaldare per conduzione; ogni fiammifero aveva la capocchia di materiale differente. I fiammiferi
non si sono accesi contemporaneamente, ma seguendo un ordine; ordine dovuto al diverso calore
specifico dei materiali contenuti nella capocchia.

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