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Capitolo

1.1

OBBIETTIVI
DELLINCONTRO

1.2

RICHIAMI DI
TERMODINAMICA

1.2.1 UNITA DI MISURA

Gli obiettivi di questo incontro consistono nel dare alcune informazioni di carattere tecnico e pratico sufficienti per capire i fenomeni su cui si basa la climatizzazione ed essere in grado di scegliere, almeno nei casi pi comuni, la macchina
giusta per soddisfare le aspettative del cliente.

Tutti noi abbiamo esempi quotidiani e conosciamo in modo intuitivo i fenomeni pi


evidenti legati al calore ed alle sue applicazioni, tuttavia converr rivedere in
modo pi approfondito i concetti che sono alla base di tale fenomeno e le unit di
misura che si usano in questo campo della tecnica.

IL CALORE E TEMPERATURA
Si pu anzitutto dire che il calore una forma di energia e che esso tanto pi
NOBILE, ovvero tanto pi sfruttabile, quanto pi alta la sua temperatura.
La TEMPERATURA possiamo definirla come una specie di indice della attitudine di questa energia ad essere sfruttata, tanto pi alto lindice tanto meglio si
riesce a sfruttarla.
Volendo fare una similitudine si potrebbe paragonare la temperatura alla altezza,
rispetto a terra, a cui si trova un peso, magari collegato con una carrucola; allora
intuitivo osservare che il peso cadendo pu compiere del lavoro, e che tanto pi
in alto parte tanto maggiore sar il lavoro che riuscir a compiere prima di arrivare a terra; un peso posto a 10 metri di altezza far sicuramente pi lavoro di uno
posto a 10 millimetri.
Per la altezza a cui il peso , non dice quanto lavoro potr essere fatto, infatti un conto che si abbia un peso di un quintale, un altro che si abbia il peso di
un grammo.
Si osservi poi che il CALORE passa spontaneamente dai corpi pi caldi a quelli
pi freddi, ossia dai corpi a temperatura pi elevata a quelli con temperatura
meno elevata; questo fenomeno estremamente importante perch alla base
del funzionamento delle macchine e degli impianti oggetto di queste considerazioni.
La unit di misura delle temperature il Grado Centigrado C e la differenza tra
due temperature si chiama normalmente (DELTA T) T
LA QUANTITA DI CALORE
La energia termica, si indica in genere con Q, che contenuta in un oggetto, pu
essere quindi sfruttata o trasferita (almeno in parte), e ci dipende da vari fattori:
- La massa del corpo; tanto pi grande il corpo tanto maggiore sar lenergia in
esso contenuta.
- La sostanza di cui il corpo costituito; ad esempio laria, a parit di massa
capace di immagazzinare meno calore della identica quantit di acqua; si parla
cio del calore specifico.

- La unit di misura del calore il KW, ma ancora molto usata la Kcal;


1000W = 1KW = 860 Kcal

Fig.1

1 Kcal = Calore necessario per innalzare di un grado Centigrado la temperatura


di 1 Kg di acqua
E ancora usato frequentemente nel condizionamento domestico il BTU (British
Thermal Unit - unit di misura Inglese)
4 BTU = 1 Kcal
1 BTU = 0.29 W
Es.
Potenza Macchina BTU
Kcal
KW

6000
1500
1.75

9000
2250
2.6

12000
3000
3.5

1.2.2 LA TRASMISSIONE Lesperienza quotidiana suggerisce che mettendo a contatto due corpi, uno caldo
ed uno freddo, dopo un poco di tempo quello pi caldo si raffreddato e quello
DEL CALORE
pi freddo si riscaldato e che questo fenomeno procede con il procedere del
tempo fino a quanto si raggiunto lequilibrio, ossia i due corpi sono alla stessa
temperatura.
Fig.2

Il calore allora fluisce spontaneamente dal corpo pi caldo a quello pi freddo, ma


con quali modalit ?
Osservando i fenomeni che avvengono spontaneamente si nota che:
A) Si mettano a contatto due corpi, per esempio due cubi identici di ferro, uno
poco pi caldo dellaltro, (per es. uno a 10C e laltro a 20C) e si osservi quali
sono stati i cambiamenti, dopo per es. un minuto:
si trover che il pi freddo si riscaldato seppure di poco (es. 14C) e quello
caldo si raffreddato (es. 16C)
Si ripeta ora la prova usando gli stessi due corpi, ma uno molto pi caldo dellaltro (per es. 10C e 100C); dopo un minuto quello pi freddo si riscaldato sensibilmente (es. 40C) e parimenti quello pi caldo si raffreddato
(es.70C)
Da questa osservazione si pu ricavare che:
-

La quantit di calore che passa nella unit di tempo dal corpo pi caldo a
quello pi freddo, tanto pi grande quanto pi grande la differenza di temperatura tra i due corpi T

B) Si ripeta la prova fatta prima interponendo tra i due corpi dei fogli di diversi
materiali, prima uno di legno e poi uno di metallo, alla fine del minuto si potr
osservare, nel primo caso, un aumento molto modesto di temperatura di quello pi freddo ed una pari diminuzione di quello pi caldo; un aumento sensibile nel secondo caso.
Da questa osservazione si pu ricavare che:
- La quantit di calore che passa nella unit di tempo tanto pi grande quanto
maggiore la conducibilit termica della parete che separa i due corpi stessi,
ossia tanto minore la resistenza che detta parete oppone al passaggio del
calore.
- La unit di misura della Conducibilit Termica di una parete si indica generalmente con il simbolo K (W/m2.h.C)
C) Si ripeta la prova fatta in A) accostando i due corpi in modo che si tocchino una
volta solo per una piccola parte, e successivamente accostandoli in modo che
si tocchino su tutta la superficie. Si osservi cosa successo dopo un minuto
in un caso e nellaltro; nel caso di contatto con piccola superficie il corpo pi
freddo si riscaldato molto meno che nel caso in cui i corpi si toccano completamente.
da questa osservazione si pu ricavare che:
- La quantit di calore tanto pi grande quanto maggiore la superficie attraverso cui avviene il passaggio.
- La unit di misura della superficie si indica generalmente con S (m2) Metri quadri.
Riassumendo le osservazioni fatte si pu affermare che la quantit di calore Q
che passa da un corpo caldo ad uno pi freddo nella unit di tempo :
1- tanto pi grande quanto maggiore la differenza di temperatura tra i due corpi
2- tanto pi grande quanto maggiore la conducibilit della parete che sta tra i
due corpi
3- tanto maggiore quanto pi grande la superficie di contatto; tutto ci espresso in forma matematica dalla seguente relazione:

Q = K S T
dove i simboli hanno il significato appena descritto.
3

Fig.3

T
Q

1.2.3 IL CALORE
LATENTE

Parliamo ora del CALORE LATENTE perch questo concetto indispensabile


alla comprensione dei fenomeni che sono alla base del ciclo frigorifero e della climatizzazione.
Per comprendere questo fenomeno si deve tornare ai concetti base della fisica
dei corpi ed in particolare allo stato dei corpi, ed al fatto che questi possono esistere in quattro stati:
-

solido
liquido
gassoso
plasma

Soltanto di due di essi e cio quello liquido e quello gassoso saranno qui presi in
considerazione, ma ci che verr detto vale concettualmente anche per gli altri.
Una sostanza, per esempio lacqua, costituita da molecole che sono legate tra
di loro con dei legami fisici che ne determinano lo stato.
Intuitivamente facile vedere che tanto maggiore la forza ed il numero di questi legami, tanto minore sar la libert di movimento di una molecola rispetto alle
vicine, e quindi che lo stato solido sar caratterizzato dai legami forti, stabili e difficilmente modificabili, il corpo possiede una sua forma ben definita. Lo stato liquido caratterizzato da legami meno forti e numerosi, tali che possibile un relativo movimento delle molecole le une rispetto alle altre, il corpo non possiede una
sua forma definita ma assume la forma del recipiente che lo contiene. Lo stato
gassoso caratterizzato da legami pressoch nulli, infatti se immesso in un recipiente occupa tutto il volume disponibile.
Fig.4

Da questo si vede facilmente che passare da uno stato, per esempio liquido, ad
uno gassoso, equivale a dover rompere un certo tipo e numero di legami fra le
molecole e quindi fatalmente a spendere della energia.
Questo fenomeno chiamato comunemente Evaporazione o Ebollizione e tutti
sanno per esperienza diretta che per far bollire una pentola di acqua necessario somministrare energia sotto forma di calore.
Infatti si osserva che, messa la pentola sul fuoco, ad una somministrazione di
energia sotto forma di calore, prima corrisponde un innalzamento di temperatura,
e poi la crescita della temperatura si arresta ed inizia la ebollizione, cio proprio
la trasformazione di stato da liquido a gassoso.
Si pu anche osservare che spegnendo la fiamma la ebollizione si arresta immediatamente, dunque vi la prova che, raggiunta una certa temperatura, lenergia
che viene data con la fiamma serve solo alla trasformazione liquido-vapore.
Fig.5

Questa energia usata per trasformare una sostanza da uno stato fisico ad unaltro si chiama CALORE LATENTE; di evaporazione, di condensazione, di solidificazione, di liquefazione a seconda della trasformazione a cui legato.
Siccome in natura nulla si crea e nulla si distrugge ovvio che la energia impiegata per far passare un liquido allo stato gassoso non distrutta, ma rimane
immagazzinata nel gas (in modo per cos dire nascosto, di qui il nome Latente)
e viene restituita integralmente nel processo inverso.
Infatti avendo una sostanza allo stato gassoso e sottraendole calore (ossia raffreddandola, cio riscaldando un corpo pi freddo con cui si mette a contatto),
essa rimane alla stessa temperatura (che la stessa alla quale era avvenuta la
evaporazione),ed il gas torna liquido. Dunque la energia che era stata spesa allinizio viene tutta restituita e, sia in un caso che nellaltro, sotto forma di calore.
Praticamente come si pu dare calore ad un corpo? semplice ricordando quanto detto prima; mettendolo a contatto con uno pi caldo; e per toglierli calore, cio
raffreddarlo? baster metterlo a contatto con uno pi freddo.
Si pu allora definire come Calore Sensibile lenergia impiegata per cambiare la sola temperatura di un corpo, ma non il suo stato fisico, e che questo processo comporta cedere o ricevere delle quantit di calore, il che
avviene mediante i fenomeni di trasmissione del calore prima esaminati.

Analogamente si potr affermare che il Calore Latente di una sostanza la


quantit di energia necessaria a farle cambiare stato fisico senza alterare la
sua temperatura.
5

Il CALORE LATENTE un qualcosa che caratteristico della sostanza ed


anche intuitivamente si potr affermare che le quantit di calore in gioco saranno
tanto pi grandi quanto maggiore sar la quantit di materia che cambia stato.
Meno intuitivo ricordare che la temperatura a cui avviene il cambiamento di
stato varia al variare della pressione.
Chi ha provato a cucinare gli spaghetti in rifugio ad alta quota capir perfettamente, infatti avr notato che necessario un tempo di cottura insolitamente
lungo, in quanto la temperatura dellacqua in ebollizione scesa di parecchi gradi
rispetto alla pianura. La pressione atmosferica infatti tanto pi bassa quanto pi
si sale in montagna (per es. a quota 5.000 mt la pressione praticamente la
met di quella al livello del mare).
Questa influenza della pressione sulla temperatura a cui avviene il fenomeno del
cambiamento di stato estremamente utile nel momento in cui si deve realizzare il circuito frigorifero.
Naturalmente ciascuna sostanza caratterizzata da una sua temperatura di cambiamento di stato alla pressione atmosferica e da una diversa entit della variazione di questa temperatura al variare della pressione.

1.2.4 LUMIDITA
NELLARIA

Si deve ora parlare dellaria perch lelemento principale su cui si interviene per
ottenere le condizioni di benessere (vedi pi oltre)
Delle molte caratteristiche dellaria opportuno fissare lattenzione su due di queste, che sono poi quelle principali:
- la temperatura
- la umidit relativa
La temperatura non ha bisogno di molte descrizioni e pu essere variata facendo
passare laria a contatto con un corpo pi freddo o pi caldo.

Per la umidit relativa il discorso non cos semplice.


Nellaria, in determinate condizioni di temperatura e pressione (trascurando la
pressione e ritenendola costante, per cui non sar pi nominata) c posto solo
per una determinata quantit di acqua sotto forma gassosa di vapore. Si pensi,
per fare un esempio, ad una sala cinematografica in cui possono essere accolte
un certo numero di persone, una per ogni poltrona.
Allora a seconda di quanti sono i posti occupati rispetto alla capienza massima si
pu affermare che la sala riempita per il 30-40-80 %, indicando con ci il rapporto tra posti occupati e posti disponibili espresso in forma percentuale.
Trasportando lesempio al caso dellaria, si pu paragonare un certo volume di
aria alla sala in questione, essa avr quindi una capienza ben precisa e che potr
essere saturata tutta o in parte. Se i posti disponibili per le molecole di vapore
dacqua sono tutti riempiti si dir che laria satura, se ci sono dei posti vuoti si
dir che il riempimento al 30- 40- 70 %; si usa allora affermare che laria ha,
in quelle condizioni, il 30- 40- 70 % di umidit relativa, cio tale il rapporto posti
occupati/posti disponibili. Il motivo della parola relativa consiste nel fatto che si fa
riferimento alla quantit massima di molecole di vapore immagazzinabile in quelle specifiche condizioni di temperatura e pressione.
Una caratteristica tipica dellaria quella di variare notevolmente la propria capa6

cit di contenere le molecole di vapore dacqua a seconda della propria temperatura; come se, tornando allesempio della sala cinematografica, si potessero
aumentare o diminuire le poltrone riscaldando o raffreddando la sala. ATTENZIONE! ogni 11 C (circa) in pi si raddoppia la capacit di contenimento di vapore
dacqua (al contrario si dimezza la capacit di contenimento diminuendo di pari
quantit la sua temperatura).
Es.
Temperatura Aria
Capacit di contenimento gr/mc

0C
4.85

11C
10.07

22C
19.61

Dunque la stessa quantit di vapore dacqua che satura laria a 11 C (cio 100%
di umidit relativa), riempie solo al 50% a 22 C (cio 50% di umidit relativa) gli
spazi disponibili, in quanto questi sono raddoppiati rispetto alla condizione precedente. Il calore scambiato Calore Sensibile poich non vi sono stati cambiamenti di stato nelle molecole.
Fig.6

70%

Satura 100%

Satura +
deumidificazione

Si esamini ora il caso in cui si opera un raffreddamento dellaria, il fenomeno sar


quello di una diminuzione dei posti disponibili tanto maggiore, quanto pi elevata
la diminuzione della temperatura.
Si arriver ad un punto in cui sono occupati tutti i posti disponibili, si cio in condizioni di saturazione, e la temperatura a cui avviene questo fenomeno prende
appunto il nome di Temperatura di Saturazione o di Rugiada.
Diminuendo la temperatura al di sotto del punto di saturazione, il numero di posti
disponibili per le molecole di vapore diviene inferiore a quello delle molecole presenti; necessario allora eliminare le molecole che hanno perso il loro posto trasformandole in acqua. La trasformazione in questione pu per avvenire solo a
condizione che sia possibile cedere ad un mezzo esterno di raffreddamento il
calore latente di condensazione.
A ben vedere dunque, dal momento in cui si raggiungono le condizioni di saturazione, sono in gioco due tipi di calore: il Calore Sensibile, per diminuire la temperatura, il Calore Latente per condensare tutte le molecole di vapore che non
trovano pi posto.
Questo fenomeno molto comune, specialmente in inverno, sulle parti esposte al
freddo di un ambiente caldo ed umido; per esempio sui vetri della cucina si forma
un velo di minuscole goccioline dacqua. E successo che il velo di aria vicino al
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vetro viene raffreddato fino al punto in cui si inizia la condensazione del vapore
dacqua contenuto nellaria, e parimenti, dalla parte esterna del vetro un velo di
aria verr riscaldato creandosi cos quel trasferimento di calore necessario e sufficiente a raffreddare laria e condensare il vapore di acqua.
Allora chiaro che ogni volta che si effettua un raffrescamento dell aria ci saranno in gioco tutti e due questi tipi di calore e, solo occasionalmente, potrebbe capitare che il secondo sia uguale a zero o talmente piccolo da essere trascurabile.
Quando si riscalda laria, come sopra osservato, aumentando la temperatura
aumenta la capacit di ricezione dellaria, quindi non ci sono fenomeni di cambiamento di stato ma solo variazioni in diminuendo della umidit relativa.
Tutta questa lunga discussione sul calore latente serve per poter capire cosa
succede quando si mette in funzione il condizionatore in un ambiente, e si osserva quello che accade.
Fig.7

Quando laria calda, e solitamente umida, della stanza passa attraverso la cos
detta batteria fredda accade che la temperatura dellaria scende fino al limite in
cui c saturazione, poi comincia a formarsi la condensa sulle pareti della batteria, in quantit tanto maggiore quanto pi bassa la temperatura, fino alluscita
dello scambiatore.
A questo punto laria avr ceduto alla batteria fredda il CALORE SENSIBILE pi
il CALORE LATENTE necessario alla condensazione della quantit di acqua raccolta. Laria in uscita sar dunque fredda e satura di umidit, per la quantit di
vapore dacqua in essa contenuto sar minore di quello che aveva in ingresso; a
contatto con lambiente questa aria si riscalda assorbendo calore dal locale.
Come si visto in precedenza riscaldare dellaria significa portarla verso temperature pi elevate, ma anche diminuire la sua umidit relativa in quanto, essendo
diminuito in numero di Posti occupati nel processo di raffreddamento ed eliminazione della condensa, diminuisce il rapporto posti occupati/posti disponibili.
Sono immediate a questo punto alcune osservazioni:
-

Per abbassare la temperatura di un ambiente in modo non trascurabile si


devono compiere due lavori: calore sensibile e calore latente
Nel processo di raffreddamento avviene che:
- minore la temperatura raggiunta nel raffrescamento
- minore la quantit di vapore contenuta nellaria
- minore sar la umidit relativa dellambiente una volta che laria sar
stata riscaldata di nuovo.

Nelle macchine a cui ci si riferisce in questa trattazione, non vi la possibilit


di impostare un conveniente temperatura dellaria in condizioni di fine raffreddamento, ma si pu giungere ad un analogo risultato semplicemente variando
la quantit di aria che viene fatta passare nella batteria di raffreddamento. A
parit di quantit di calore scambiato, minore la quantit di aria trattata, maggiore il salto termico che essa subisce, e dunque minore la sua temperatura.

Di fatto nella totalit delle macchine Split vi la possibilit di variare la velocit


del ventilatore della unit interna, di quella cio che raffredda laria dellambiente.
Questo vuol dire variare la quantit di aria che passa attraverso la macchina e
quindi variare, in modo indiretto ma non controllabile con precisione, la sua temperatura di uscita e quindi il suo contenuto di vapore. Minore la quantit di aria
che passa attraverso la macchina, cio minore la velocit del ventilatore, pi
bassa la temperatura raggiunta, maggiore leffetto di deumidificazione ottenuto.
Lo studio teorico di questi fenomeni e la realizzazione pratica del primo impianto
di condizionamento in cui venivano controllate sia umidit relativa che temperatura lo dobbiamo a Willis Carrier.
Si narra che questo giovane ingegnere, attorno al 1902, fosse chiamato a risolvere un serio problema di stampa1 che affliggeva una tipografia a Brooklin, limpianto ebbe ovviamente successo e nacque lazienda che ancora oggi porta il suo
nome. Qualche anno pi tardi Willis Carrier pubblic lanalisi teorica del comportamento dellaria umida e dett le equazioni fondamentali, dando origine al diagramma psicrometrico o di Carrier.

1.3

CONDIZIONI DI
BENESSERE

Il fine per cui viene costruito un impianto di climatizzazione di creare delle condizioni di benessere per gli occupanti di un certo spazio. La sensazione di benessere un fatto assolutamente personale e cambia da persona a persona, non
solo, ma per la stessa persona a seconda di condizioni oggettive come i vestiti
(leggeri o pesanti) il tipo di attivit (lavoro sedentario o pesante) le condizioni psicofisiche (agitato e furibondo o sonnacchioso).
Come possibile allora dare una risposta a cos tante e diverse esigenze?
Si deciso di fare un approccio di tipo statistico, ossia definire come condizioni
di benessere le condizioni in cui la maggioranza delle persone coinvolte dichiara
di sentirsi a proprio agio. Sono state fatte moltissime prove utilizzando una moltitudine di persone di diverso sesso, e registrando le loro dichiarazioni in diverse
condizioni; emerso che la maggior parte di esse afferma di sentirsi a proprio
agio, anche a seconda dei vestiti indossati (leggeri o pesanti), nel seguente intervallo:

1 La carta un materiale molto igroscopico e varia sensibilmente le sue dimensioni al variare della
umidit relativa dellaria in cui mantenuta, ovvio che mettendo a registro una macchina da stampa per determinate dimensioni, se queste variano, varia la posizione della stampa sul foglio. Nella
stampa a colori in quadricomia si stampano in passate successive, sullo stesso foglio, le immagini
nei quattro colori di base; se vi stata una variazione di dimensione la stampa verr irrimediabilmente sfocata e sbavata.

Temperatura: 21-26 C
Umidit relativa: 40-60 %
Velocit aria: < 15 cm\sec.
(solo direzione frontale)

Il fatto che queste condizioni siano definite statisticamente di benessere e come


tali sancite dalle pi importanti Normative internazionali, non deve far dimenticare che il loro valore e resta solo statistico.
Questo vuole dire che, in un ambiente tenuto allinterno delle condizioni menzionate:
- circa l80% delle persone si dichiarer soddisfatto
- circa il 15% solo parzialmente soddisfatto
- circa il 5% assolutamente insoddisfatto

Deve far riflettere il fatto che comunque esiste sempre un 5% di insoddisfatti e


che, qualche volta, sar proprio questa esigua minoranza a giudicare la validit e
la bont dellimpianto installato; solo un colloquio ed una attenta analisi dei bisogni del Cliente porta al successo.
Dal punto di vista pratico si deve fare attenzione a che limpianto che sar installato soddisfi almeno le condizioni di benessere come sopra espresse.
Non si parlato, nelle condizioni di benessere sopra descritte, del rumore, anche
se questo un elemento sempre pi considerato dagli utenti degli impianti di climatizzazione.
Il rumore creato allinterno del locale, stante lo stato dellarte delle macchine, non
costituisce quasi mai un problema per lutente, possono tuttavia sorgere dei problemi per le unit esterne (vedi par.3.1)
Ulteriore elemento di rilevante importanza nelle condizioni di benessere, la qualit dellaria che costituisce, da qualche tempo, oggetto di attenzioni sempre pi
forti da parte del pubblico.
Specialmente nelle citt, laria fortemente inquinata da gas e polveri di varia
provenienza: ma anche negli ambienti esistono fonti di inquinamento come il
fumo di sigarette, la formaldeide ed il cloruro di metilene presenti negli adesivi,
nelle vernici, negli spray, lanidride carbonica prodotta nella respirazione, i cos
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detti Bioeffluenti cio le sostanze odorose emesse dal corpo umano. Tutto questo costituisce elemento di discomfort e, talvolta, di rischio per la salute.
Da questi elementi nasce la esigenza di migliorare lo stato dellaria degli ambienti con una opportuna filtrazione; la filtrazione con filtri elettrostatici contribuisce a
trattenere le particelle di impurit come i pollini e gli acari, la filtrazione a carboni attivi assorbe i cattivi odori e le sostanze organiche volatili come quelle citate.
Fig.9

A chiusura di questi brevissimi cenni sulle condizioni di benessere importante


ricordare che al di la delle condizioni formali sancite dalle norme, un impianto di
climatizzazione viene acquistato dal Cliente per incrementare il proprio
benessere, e quindi tutto ci che si far dovr essere finalizzato al benessere di
quel particolare Cliente; fondamentale quindi capire e scoprire quali siano le
sue esigenze ed aspettative ed esaudirle.

1.4

VALUTAZIONE DEI
CARICHI TERMICI

Si consideri ora un locale, una stanza per esempio, con alcune pareti verso lesterno, delle finestre, degli occupanti ed un normale arredamento. Mantenere
delle condizioni di fresco in questo locale vuole dire che si deve ottenere un equilibrio tra la quantit di calore che entra, quella generata allinterno, e quella che il
nostro climatizzatore deve smaltire.
Ricordando quanto detto a proposito della trasmissioni del calore facile intuire
come, nella stagione estiva, essendo la parete esterna pi calda di quella interna,
si stabilisca un flusso di calore che entra nel locale attraverso le pareti esterne.
Ricordando la relazione fondamentale della trasmissione del calore di cui si gi
discusso in precedenza:

Q = K S T
si nota che la quantit di calore che viene trasmessa attraverso una parete il
prodotto di tre elementi:
1- una differenza di temperatura T
2- una superficie di scambio S
3- un coefficiente di conducibilit termica K
Esaminiamo ora questa relazione dal punto di vista pratico di chi la deve utilizzare.
K Conducibilit termica della parete
Tanto maggiore la conducibilit termica della parete, tanto maggiore la quantit di calore trasmessa; dunque importante determinare la questa grandezza.
Certamente non possibile demolire il muro di una casa per accertare come
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stato realizzato e di conseguenza calcolare il K con lausilio di un computer o di


apposite tabelle, si ricorre allora a metodi di valutazione approssimata utilizzando le considerazioni che seguono:
- se ledificio recente (dopo gli anni 70 per intenderci) e lo spessore della parete attorno ai 30 centimetri, ci troviamo sicuramente in presenza di un isolamento sufficiente, ed questa la condizione normale a cui vengono riferite le
tabelle normalmente utilizzate
- se ledificio degli anni 50 60 o antecedente e lo spessore non superiore
ai 20 centimetri, ci troviamo in presenza di una parete che conduce molto bene
il calore, quindi fredda dinverno e calda destate; sar opportuno aumentare
ragionevolmente (20-25%) il dato normale
- se ledificio del tipo industriale con pannelli prefabbricati isolati, ci si pu
considerare in condizioni simili a quelle normali
Considerando poi che le finestre sono a tutti gli effetti delle pareti, che per
lasciano passare il calore molto pi facilmente, si dovr considerare a parte il
contributo che esse trasmettono; un metro quadro di finestra di finestra vale
quanto 3 - 6 metri quadri di parete normale a seconda che si tratti di una finestra con vetro-camera o normale.
Non si deve poi dimenticare che, se le pareti vetrate sono esposte ai raggi diretti del sole, entra anche la energia radiante diretta del sole, e questo un ulteriore ed importante contributo, vale attorno ai 700 W/m2 (600Kcal/h).
E importante determinare quale sia la esposizione delle finestre per poter valutare quando e quanto sia lapporto dei raggi solari, anche in considerazione della
esistenza o meno di tende interne od esterne.
Nelle tabelle si fa riferimento, di solito, a finestre con vetro-camera e tende chiare allinterno.
S Superficie di scambio
Per quello che concerne questo elemento non vi molto da dire, coincide con le
pareti ( anche il soffitto ed il pavimento sono pareti) del locale e le relative misurazioni sono facili da compiere e con una eccellente precisione.
T Differenza di temperatura
La differenza di temperatura che determina la trasmissione del calore quella tra
la faccia interna ed esterna della parete in questione, e non coincide, a meno di
casi particolari, con la differenza tra la temperatura dellaria interna e quella dellaria esterna.
Mentre allinterno di un locale la temperatura della faccia interna e dellaria sono
molto vicine, non cos allesterno, dove i raggi del sole colpiscono la parete
direttamente e ne aumentano la temperatura in modo considerevole.
E esperienza comune che un oggetto esposto al sole si scalda, e si scalda tanto
di pi quanto pi scuro il suo colore; esponendo al sole due pareti identiche,
una perfettamente bianca ed una perfettamente nera, si osserva che la quantit
di calore che passa attraverso quella nera circa il doppio di quella che attraversa quella bianca.
La conseguenza di queste osservazioni che si dovr porre attenzione a rilevare quale sia il colore dellintonaco esterno del palazzo di cui ci si sta occupando,
perch esso ha una influenza non trascurabile sulla quantit di calore che entra
attraverso le pareti. E ancora necessario osservare la esposizione delle pareti in
questione per valutare quando e come e quanto le singole pareti siano esposte.
Si potrebbe obiettare che vi sono pressoch infinite sfumature di colore negli
intonaci delle costruzioni e non vi una tabella che consenta di legare un certo
particolare colore ad una differenza di temperatura; si ricorre sempre ad una valutazione semplificata del colore dividendo tutti i colori possibili in tre gruppi: Chiaro
- Medio - Scuro, ed attribuendo a ciascuno un suo coefficiente.
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Fig.10

Dalle considerazioni che precedono emerge chiaramente che si sono introdotte


nel calcolo delle valutazioni approssimate, di conseguenza il risultato del calcolo
sar affetto da una approssimazione che risulter tanto pi grossolana quanto pi
grossolana stata la valutazione dei vari fattori, in specie il K ed il T.

1.4.1 CALORE
GENERATO
ALLINTERNO
DI UN LOCALE

Allinterno di un locale stazionano delle persone, che magari sono proprio quelle
del cui benessere ci stiamo occupando; ciascuna persona, essendo la temperatura corporea normale di 37C, emette calore ed inoltre emette aria calda ed
umida con la respirazione. La somma di questi due contributi vale normalmente
circa 150 W, ma non si deve dimenticare che questo dato riferito ad una persona che compie una attivit fisica molto ridotta (lavoro sedentario); nel caso di
attivit pi intense come il lavoro meccanico o la ginnastica in palestra, quel dato
di base si pu raddoppiare o addirittura triplicare.
Vi sono poi i sistemi di illuminazione, i computer, i televisori e simili, che immettono nellambiente tanta energia termica quanta la energia elettrica che assorbono dalla rete di alimentazione (leggere la etichetta che riporta gli assorbimenti
elettrici e che si trova apposta nel retro di ciascuna macchina o dispositivo elettrico); si dovranno quindi sommare i contributi di ciascuna fonte di illuminazione
o altro dispositivo elettrico per avere il contributo totale dovuto a questi elementi;
si pensi per es. agli asciugacapelli e caschi di un parrucchiere.
Si deve valutare infine se vi ricambio daria nellambiente ed eventualmente
quantificarlo, per poter calcolare quale sia, in termini di carico termico, il contributo che viene dal dover portare laria dalle condizioni esterne estive a quelle
interne. Per es. 34C e 75% UR esterne con 26C e 50% UR interne, vuol dire
che occorrono circa 12 W per ciascun m3 di aria ricambiata.
Alla fine si deve fare la somma di tutti i contributi che interessano il locale in questione e cio:
1- Calore che attraversa le pareti che delimitano il locale
2- Calore generato allinterno dalle persone che in esso risiedono
3- Calore generato dalla illuminazione ed altri fonti
4- Calore introdotto immettendo una certa quantit di aria esterna calda ed umida
Perch nel locale vi siano condizioni di equilibrio termico, cio la temperatura
rimanga costante, il climatizzatore deve poter smaltire la somma di tutti gli elementi sopra citati, ci vuol dire che la sua potenza di raffreddamento deve essere maggiore o, al limite, uguale alla somma citata.

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Fig.11

Il numero che si calcola si chiama stima dei carichi termici, cio gi nella sua definizione insito il concetto che una valutazione approssimata di quelli che sono
i fenomeni e le grandezze fisiche reali. Si deve poi tenere conto della variabilit
delle situazioni, per cui la potenzialit del climatizzatore dovr essere scelta con
un certo margine di abbondanza che tenga conto delle approssimazioni e degli
errori di valutazione che sono stati compiuti.
Lesperienza buona e preziosa consigliera in quanto, per ragioni di tempo e di
economia, non pensabile di ricorrere a calcoli pi precisi commissionati a professionisti del settore che si avvalgono di metodi e strumenti sofisticati; invece
opportuno ricorrere a loro quando la delicatezza e/o la dimensione economica del
lavoro iniziano ad essere consistenti.
Detto ci si pu fare riferimento alla tabella n.1 per una valutazione rapida e sufficientemente approssimata dei carichi termici di un locale, in essa sono riportati
dei coefficienti assolutamente arbitrari, ma ricavati dallesperienza di chi scrive,
per tenere conto di elementi come la tipologia edilizia e simili.

14

1.4.2 TABELLA 1

STIMA RAPIDA DEI CARICHI TERMICI2


Persone presenti (lavoro sedentario)
numero n.
Finestre o vetrine
Esposte a Nord
Esposte a Sud sole
Esposte a Sud ombra
Esposte a Est sole
Esposte a Est ombra
Esposte a Ovest sole
Esposte a Ovest ombra

x150= Watt

superficie
superficie
superficie
superficie
superficie
superficie
superficie

mq.
mq.
mq.
mq.
mq.
mq.
mq.

x29=
x140=
x58=
x100=
x29=
x210=
x70=

Watt
Watt
Watt
Watt
Watt
Watt
Watt

superficie
superficie
superficie
superficie
superficie

mq.
mq.
mq.
mq.
mq.

x12=
x29=
x17=
x35=
x17=

Watt
Watt
Watt
Watt
Watt

x9=

Watt

mq.
mq.
mq.
mq.

x9=
x29=
x41=
x93=

Watt
Watt
Watt
Watt

superficie mq.

x12=

Watt

Pareti esterne
(detratta la sup. delle finestre o vetrine)

Esposte
Esposte
Esposte
Esposte
Esposte

a
a
a
a
a

Nord o Est
Sud sole
Sud ombra
Ovest sole
Ovest ombra

Pareti interne (solo quelle verso locali non condizionati)


superficie mq.
Soffitti
(solo quando il locale sup.non condizionato)

Sotto locale abitato


Sotto solaio
Sotto tetto o terrazza ben isolata
Sotto tetto o terrazza scarso isolamento

superficie
superficie
superficie
superficie

Pavimenti
(solo quando il locale sott. non condizionato*)

Carico elettrico Watt


(lampade, macchine elettriche da ufficio ecc.)

Watt

Watt

TOTALE

Watt

* N.B. Nel caso in cui il locale sottostante sia una cantina od un garage o pavimento su terra considerare nullo il contributo che viene dal pavimento in questione

2 Le condizioni di riferimento sono: Temp. Interna 26C UR50%, le condizioni esterne 34C UR60%

15

1.5

ESEMPI PRATICI

1.5.1 ESEMPI DI LOCALI


AD USO
RESIDENZIALE
ESEMPIO N.1 STANZA DA LETTO
Si prenda come esempio la stanza da letto media dell'appartamento tipico in condominio italiano, questa stanza ha la seguente configurazione:

Dati:
Dalla pianta si ricavano i dati seguenti:

ESEMPIO 1.A
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Nord
3x3=9
Pareti interne
11x3
Pavimento
4x3
Soffitto
4x3
Finestra Nord
1x1.5
Illuminazione
Lamp.100W
Persone presenti
2
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


9-1.5=7.5
7.5x10
75
33
33x9
297
12
12x12
144
12
12x9
108
1.5
1.5x29
43
100
100
140
280
1047 W

Supponiamo ora che la stanza in questione sia all'ultimo piano, quindi abbia di
sopra un solaio sottotetto e non un'altro appartamento, in questo caso la tabella
precedente si modifica come segue:

16

ESEMPIO 1.B
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Nord
3x3=9
Pareti interne
11x3
Pavimento
4x3
Soffitto sotto tetto
4x3
Finestra Nord
1x1.5
Illuminazione
Lamp.100W
Persone presenti
2
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


9-1.5=7.5
7.5x10
75
33
33x9
297
12
12x12
144
12
12x29
348
1.5
1.5x29
43
100
100
140
280
1287 W

E' evidente che solo questa condizione ha portato ad un incremento del 25% dei
carichi termici, se poi la stanza in questione fosse sotto il terrazzo del tipo non isolato, e magari con il manto bituminoso nero, si avrebbe la seguente situazione:

ESEMPIO 1.C
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Nord
3x3=9
Pareti interne
11x3
Pavimento
4x3
Soffitto sotto terrazzo 4x3
Finestra Nord
1x1.5
Illuminazione
Lamp.100W
Persone presenti
2
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


9-1.5=7.5
7.5x10
75
33
33x9
297
12
12x12
144
12
12x93
1116
1.5
1.5x29
43
100
100
140
280
2055 W

L'incremento questa volta di ben il 96% rispetto al caso iniziale, praticamente si


raddoppiato il carico termico.
Volendo valutare i carichi termici rapportandoli al volume del locale (12x3=36mc)
si avrebbe nei tre casi:
1A=29 W\mc
1B=35.75 W\mc
1C=57.1 W\mc
Si sente spesso dare la indicazione di 35 W/mc (30 Kcal/mc) come carico termico di un locale, da quanto sopra si vede che questa valutazione pu rappresentare un valore medio di un locale per uso residenziale, ma risulta decisamente sottovalutato in situazioni non "Standard" .
L'uso indiscriminato di questo criterio di valutazione porta spesso a macroscopici
errori ed quindi da sconsigliare vivamente.
17

Si tenga conto delle approssimazioni fatte nella valutazione dei carichi termici, e
pi precisamente:
- valutazione del K delle pareti
- valutazione del coefficente di esposizione e di colore
- valutazione del carico termico introdotto dalle persone, sia come livello di attivit fisica che come numero
- valutazione delle condizioni esterne
Si deve inoltre considerare che le potenze nominali delle macchine sono riferite
a condizioni standard e che temperature esterne particolarmente elevate causano una perdita di resa non trascurabile, fino al 10% o pi.
Condizioni esterne particolarmente severe si possono facilmente trovare su di un
tetto o di un terrazzo non particolarmente ventilato ed esposto al sole, come
spesso accade; in queste condizioni non affatto raro misurare temperature
attorno ai 40 C dell'aria effettivamente aspirata dal condensatore.
Alla luce delle considerazioni sopra esposte opportuno scegliere una macchina
che possa erogare una potenza frigorifera nominale superiore del 15-20% al valore calcolato.

18

ESEMPIO 2 SOGGIORNO
Si prenda come esempio il soggiorno medio dell'appartamento tipico in condominio italiano, questa stanza ha la seguente configurazione:

Dati:
Dalla pianta si ricavano i dati seguenti:

ESEMPIO 2.A
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Nord
5x3=15
Parete Est
6x3
Pareti interne
11x3
Pavimento
6x5
Soffitto
6x5
Finestra Nord
1x1.5
Porta-finestra Est
2.5x1
Illuminazione
Lamp.200W
Persone presenti
6
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


15-1.5=13.5
13.5x12
162
18-2.5=15.5
15.5x12
186
33
33x9
297
30
30x12
360
30
30x9
270
1.5
1.5x29
43
2.5
2.5x100
250
200
140
840
2608 W

Supponiamo ora che la stanza in questione sia all'ultimo piano, quindi abbia di
sopra un solaio sottotetto e non un'altro appartamento, in questo caso la tabella
precedente si modifica come segue:

19

ESEMPIO 2.B
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Nord
5x3=15
Parete Est
6x3
Pareti interne
11x3
Pavimento
6x5
Soffitto
6x5
Finestra Nord
1x1.5
Porta-finestra Est
2.5x1
Illuminazione
Lamp.200W
Persone presenti
6
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


15-1.5=13.5
13.5x12
162
18-2.5=15.5
15.5x12
186
33
33x9
297
30
30x12
360
30
30x29
870
1.5
1.5x29
43
2.5
2.5x100
250
200
140
840
3208 W

E' evidente che solo questa condizione ha portato ad un incremento del 23% dei
carichi termici, se poi la stanza in questione fosse sotto il terrazzo del tipo non isolato, e magari con il manto bituminoso nero, si avrebbe la seguente situazione:

ESEMPIO 2.C
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Nord
5x3=15
Parete Est
6x3
Pareti interne
11x3
Pavimento
6x5
Soffitto
6x5
Finestra Nord
1x1.5
Porta-finestra Est
2.5x1
Illuminazione
Lamp.200W
Persone presenti
6
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


15-1.5=13.5
13.5x12
162
18-2.5=15.5
15.5x12
186
33
33x9
297
30
30x12
360
30
30x93
2790
1.5
1.5x29
43
2.5
2.5x100
250
200
140
840
5128 W

L'incremento questa volta di ben il 97% rispetto al caso iniziale, praticamente si


raddoppiato il carico termico.
Supponiamo ora che sia diversa la orientazione della parete con la porta finestra,
che sia orientata ad Ovest, in questo caso si ha:

20

ESEMPIO 2.D
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Nord
5x3=15
Parete Ovest
6x3
Pareti interne
11x3
Pavimento
6x5
Soffitto
6x5
Finestra Nord
1x1.5
Porta-finestra Ovest 2.5x1
Illuminazione
Lamp.200W
Persone presenti
6
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


15-1.5=13.5
13.5x12
162
18-2.5=15.5
15.5x35
542
33
33x9
297
30
30x12
300
30
30x9
270
1.5
1.5x29
43
2.5
2.5x210
525
200
140
840
3179 W

L'incremento in questa condizione pari al 22% rispetto al caso iniziale.

Volendo valutare i carichi termici rapportandoli al volume del locale (30x3=90mc)


si avrebbe nei tre casi:
2A=28.9 W\mc
2B=35.6 W\mc
2C=60 W\mc
2D=35.3 W\mc
Da quanto esposto si pu concludere che per i locali adibiti ad uso residenziale,
in costruzioni tipo medio condominio, la valutazione dei carichi termici si pu fare
prendendo come base di valutazione il volume a patto che i locali in questione non
siano quelli dell'ultimo piano e non abbiano pareti vetrate, in particolare esposte
ad ovest; in caso di dubbio sempre meglio verificare i carichi utilizzando la tabella apposita.

1.5.2 ESEMPI DI LOCALI


AD USO UFFICIO

ESEMPIO 3

Si consideri l'ufficio di cui alla pianta riportata, le caratteristiche salienti di un locale di questo tipo, dal punto di vista termico naturalmente, sono le seguenti:
A) carichi termici dovuti alla tipologia costruttiva dell'edificio
B) carichi termici dovuti all'uso dell'edificio
A)
La tipologia edilizia degli edifici usati come ufficio estremamente varia, ad es:
1- palazzi per uffici con superfici esterne tutte vetrate
2- palazzi per uffici con superfici esterne vetro e cemento
3- vecchi corpi fabbrica adibiti ad ufficio
4- uffici interni alla fabbrica
5- locali tipo appartamento adibiti a studio professionale od ufficio
B)
Vi sono essenzialmente tre tipologie principali di utilizzo:
1- ufficio classico
2- zone di ricevimento del pubblico o comunque di affollamento tipo sale riunione
3- zone in cui vi sono forti carichi termici dovuti alla presenza di macchine, sale
CED, sale copia e simili.
C)
Si possono assumere come dato "normale" i seguenti carichi termici interni, dove
non diversamente specificato:
1- illuminazione
10 W\mq
21

2- posto di lavoro
500 W\cad
Questi dati sono dati ricavati dall'esperienza e valgono nei seguenti casi: illuminazione di buona qualit realizzata con plafoniere che utilizzano tubi fluorescenti, posto di lavoro comprendente una persona (150 W), un computer con monitor
e stampante ad aghi o getto di inchiostro (250 W), la quota parte di utilizzo di una
fotocopiatrice o strumento simile come emissione termica (per es una grossa
stampante laser, 100 W).

22

Si tratta di un ufficio in un edificio con pareti esterne tutte vetrate e con utilizzo
come ufficio classico

ESEMPIO 3.1.1
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Vetrata Nord6x3=18
Parete Vetrata Ovest 10x3
Pareti interne
16x3
Pavimento
6x10
Soffitto
6x10
Illuminazione
6x10
Posti di lavoro
8
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


18
18x29
522
30
30x210
6300
48
48x9
432
60
60x12
720
60
60x9
540
60
60x10
600
8x500
4000
13114 W

Lo stesso edificio del punto 3.1.1 ma con pareti esterne in vetro e cemento

ESEMPIO 3.2.1
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Vetrata Nord6x1.5=9
Parete Vetrata Ovest10x1.5
Pareti interne
16x3
Pavimento
6x10
Soffitto
6x10
Illuminazione
6x10
Posti di lavoro
8
Parete Nord
6x1.5
Parete Ovest
10x1.5
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


9
9x29
261
15
15x210
3150
48
48x9
432
60
60x12
720
60
60x9
540
60
60x10
600
8x500
4000
9
9x12
108
15
15x35
525
10336 W

Lo stesso edificio del punto 3.2.1 ma con pareti non isolate secondo la 373 e con
vetri semplici bianchi.
ESEMPIO 3.3.1
DESCRIZIONE DIMENSIONI
SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.
Parete Vetrata Nord6x1.5=9
9
9x29 x2
522
Parete Vetrata Ovest10x1.5
15
15x210 x2
6300
Pareti interne
16x3
48
48x9
432
Pavimento
6x10
60
60x12
720
Soffitto
6x10
60
60x9
540
Illuminazione
6x10
60
60x10
600
Posti di lavoro
8
8x500
4000
Parete Nord
6x1.5
9
9x12 x1.5
162
Parete Ovest
10x1.5
15
15x35 x1.5
787
TOTALE
14063 W
Lo stesso edificio del punto 3.1.1 ma con pareti tutte interne al corpo fabbrica.

ESEMPIO 3.4.1
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Parete Vetrata Nord6x1.5=9
Parete Vetrata Ovest10x1.5
Pareti interne
16x3
Pavimento
6x10
Soffitto
6x10
Illuminazione
6x10
Posti di lavoro
8
Parete Nord
6x1.5
Parete Ovest
10x1.5
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


9
9x29
261
15
15x29
435
48
48x9
432
60
60x12
720
60
60x9
540
60
60x10
600
8x500
4000
9
9x12
108
15
15x12
180
7276
23

Lo stesso edificio del punto 3.1.1 ma in edificio tipo appartamento

ESEMPIO 3.5.1
DESCRIZIONE DIMENSIONI
Finestre Nord
1x1.5x2=3
Finestre Ovest 1x1.5x3=4.5
Pareti interne
16x3
Pavimento
6x10
Soffitto
6x10
Illuminazione
6x10
Posti di lavoro
8
Parete Nord
6x3=18-3
Parete Ovest
10x3=30-4.5
TOTALE

SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.


3
3x29
87
4.5
4.5x210
945
48
48x9
432
60
60x12
720
60
60x9
540
60
60x10
600
8x500
4000
15
15x12
180
25.5
25.5x35
892
8396 W

Lo stesso edificio del punto 3.1.1 ma con pareti esterne in vetro e cemento ed uso
come sala riunione
ESEMPIO 3.2.2
DESCRIZIONE DIMENSIONI
SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.
Parete Vetrata Nord6x1.5=9
9
9x29
261
Parete Vetrata Ovest10x1.5
15
15x210
3150
Pareti interne
16x3
48
48x9
432
Pavimento
6x10
60
60x12
720
Soffitto
6x10
60
60x9
540
Illuminazione
6x10
60
60x10
600
Persone presenti
30
30x140
4200
Parete Nord
6x1.5
9
9x12
108
Parete Ovest
10x1.5
15
15x35
525
Proiettore
1
1x500
500
TOTALE
11036 W
Lo stesso edificio del punto 3.1.1 ma con pareti esterne in vetro e cemento ed uso
come sala CED o copie.
ESEMPIO 3.2.3
DESCRIZIONE DIMENSIONI
SUPERFICE CARICO UNIT. CARICO TOT.
Parete Vetrata Nord6x1.5=9
9
9x29
261
Parete Vetrata Ovest10x1.5
15
15x210
3150
Pareti interne
16x3
48
48x9
432
Pavimento
6x10
60
60x12
720
Soffitto
6x10
60
60x9
540
Illuminazione
6x10
60
60x10
600
Persone presenti
3
3x140
420
Parete Nord
6x1.5
9
9x12
108
Parete Ovest
10x1.5
15
15x35
525
Macchine
6x10
60
60x100
6000
TOTALE
12756 W
Naturalmente sono possibili le pi diverse combinazioni, ma una cosa appare evidente, la grande differenza che possono assumere i carichi termici nelle varie
situazioni costruttive e di utilizzo.
Non stato fatto cenno fino ad ora del carico termico dovuto al ricambio dell'aria;
ormai, specialmente in un locale dove si lavora, realizzare il ricambio d'aria divenuta una necessit per il benessere di chi lavora prima ancora di un obbligo di
Legge (Legge 10).
Ipotizzando di poter realizzare un ricambio proporzionato alle persone presenti, e
prendendo come misura i 30 mc\h, si ha che in un clima come quello Italiano
24

medio il carico termico corrispondente di circa 10 W\mc.


Questo vuole dire che per ciascuna persona presente si ha un ulteriore carico termico di circa 300 W\h (258 Kcal\h).
Volendo aggiungere questo carico nei casi precedentemente esaminati si ha
rispettivamente:
ESEMPIO
3.1.1.R
3.2.1.R
3.3.1.R
3.4.1.R
3.5.1.R
3.2.2.R
3.2.3.R

ESEMPIO PREC. CARICO PREC. CARICO DI RIC.


3.1.1
13114
2400
3.2.1
10336
2400
3.3.1
14063
2400
3.4.1
7276
2400
3.5.1
8396
2400
3.2.2
11036
9000
3.2.3
12756
900

CARICO TOT.
15514 W
12736 W
16463 W
9676 W
10796 W
20036 W
13656 W

E' evidente che il carico termico totale da considerare per un impianto di climatizzazione cambia moltissimo a seconda della conformazione e dell'uso del locale e
che quindi la valutazione del carico termico effettuata a partire dal volume non
affidabile.

25

Capitolo
2.1

CLIMATIZZATORI
DAMBIENTE

Il crescente sviluppo degli impianti di climatizzazione di potenzialit contenuta


determinato da un lato dalla richiesta di un sempre maggior livello di benessere
ambientale e, dallaltro, dalla disponibilit di apparecchiature costruite per soddisfare la crescente domanda dei medi e piccoli ambienti da climatizzare.
La fascia di macchine che viene commercialmente definita come climatizzatori
dambiente ha delle caratteristiche ben precise:
Sono macchine le cui unit interne servono ciascuna il locale in cui installata,
hanno una potenza frigorifera massima attorno ai 30 KW (25.000 Kcal\h ovvero
100.000 BTU\h), hanno una unica unit esterna.
Dal punto di vista commerciale si dividono generalmente in due categorie:
RESIDENZIALE e COMMERCIALE
Questa divisione viene fatta in base alle potenze rese, si considera infatti come
categoria residenziale quella che comprende le macchine fino a 3.5 KW (3.000
Frig\h ovvero 12.000 BTU\h), e come categoria commerciale tutte le macchine
delle potenze superiori.
Naturalmente questa una divisione del tutto arbitraria con una zona di confine
assai incerta, ma utile per fissare le idee.
Da un punto di vista invece della tipologia costruttiva queste macchine possono
essere divise in vari tipi
ben definiti con una variet di caratteristiche e particolarit allinterno di ciascuna
tipologia:
A) PORTATILE E PORTATILE SPLIT
B) FINESTRA
C) SPLIT MONO
D) SPLIT MULTI
E) SPLIT CANALIZZABILE
Nelle righe seguenti viene riportato un breve schema delle caratteristiche salienti di ciascuna tipologia.

2.1.1 A) PORTATILE E
PORTATILE SPLIT

26

VANTAGGI
Non necessita di installazione
E facilmente trasferibile
Ingombro ridotto

SVANTAGGI
Battenti della finestra accostati o foro
Rumorosit pi elevata in confronto
delle altre tipologie (il compressore
allinterno)
Potenzialit frigorifere limitate

Fig.12

2.1.2 B) FINESTRA O
MONOBLOCCO

VANTAGGI
- Facilit di installazione
- Possibilit di un piccolo rinnovo
aria
- Ingombro ridotto

SVANTAGGI
Modifica del serramento o foratura
della parete
Rumorosit elevata in confronto
alle altre tipologie
Potenzialit frigorifere limitate
Estetica
Scuri aperti o tapparella parzial-

Fig.13

2.1.3 TIPOLOGIA SPLIT

Gli Split sono macchine divise in due sezioni: una esterna in cui viene posto il
compressore frigorifero ed
il condensatore, una interna che effettua il trattamento dellaria.
Si sono sviluppate in questi ultimi anni una molteplicit di soluzioni e varianti che
consentono una scelta particolarmente ricca ed articolata, tale da consentire a
ciascuno di trovare la soluzione che meglio risolve le sue particolari esigenze.

27

Fig.14

Caratteristiche Generali:
VANTAGGI
- Silenziosit
- Massimo comfort
- Gamma di potenze
- Gamma di forme e tipi
- Eccellente rapporto prezzo/prestazioni
- Disponibile versione in pompa di calore

2.1.3.1 TIPOLOGIA DI
INSTALLAZIONE
DELLE UNITA
INTERNE

SVANTAGGI
Acquisto da programmare
Unit esterna che necessita di un
balcone o di staffe di sostegno per
il suo posizionamento
Collegamenti frigoriferi ed elettrici
interno/esterno
Scarico condensa

Dal punto di vista della tipologia di installazione della unita interna le macchine
Split si possono dividere nelle seguenti categorie:
1) A pavimento

2) A parete

3) A soffitto

4) In controsoffitto

1) A PAVIMENTO
Questo tipo aspira laria dal basso e la proietta verso lalto con un angolo variabile a seconda della inclinazione delle alette.

28

VANTAGGI
nel funzionamento invernale elimina le stratificazioni di aria fredda
ha buone caratteristiche di miscelazione dellaria in tutte le stagioni
pu sostituire lo spazio occupato
da un radiatore ed anche la sua
funzione con lapposito accessorio
(batteria ad acqua calda)

SVANTAGGI
occupa spazio sulle pareti ed in
pianta

2) A PARETE
Di questo tipo di macchina esistono molte versioni, con mandata dellaria dal
basso, dallalto, con posizionamento in basso, in alto, a met parete, con elettroniche di controllo pi o meno sofisticate; davvero per tutte le esigenze.

VANTAGGI
eccezionale versatilit di impiego
gamma estesa per modelli e potenze
silenziosit

SVANTAGGI
non ha buone caratteristiche di
miscelazione dellaria in ciclo di
riscaldamento invernale a pompa di
calore

3) A SOFFITTO
Queste unit sono disponibili solamente in potenze relativamente elevate.

VANTAGGI
prestazioni ottime

SVANTAGGI
non ha buone caratteristiche di miscelazione dellaria in ciclo invernale
da impiegare solo in ambienti di
tipo commerciale

4) IN CONTROSOFFITTO

VANTAGGI
prestazioni ottime
estetica
dotata della pompa di smaltimento condensa incorporata

SVANTAGGI
- non ha buone caratteristiche di
miscelazione dellaria in ciclo invernale
- da impiegare solo in ambienti di
tipo commerciale
- necessita di un controsoffitto

5) CANALIZZABILI

VANTAGGI
possibilit di collegare una piccola
rete di canali di distribuzione dellaria
filtrazione pi efficiente rispetto agli
altri tipi
estetica

* Eventuale apposito sistema di controllo accessorio

30

SVANTAGGI
necessita di un controsoffitto
necessita di una rete di distribuzione aria realizzata con canali e bocchette
non possibile effettuare la modulazione della quantit di aria inviata
al singolo ambiente*

2.1.4 A) SPLIT MONO

E la macchina da scegliere quando:


- si ha un solo locale da climatizzare
- si hanno pi locali da climatizzare ma situati lontani tra di loro o con percorsi
difficili per i collegamenti frigoriferi

2.1.4 B) SPLIT MULTI

Di questa tipologia esistono molte versioni e varianti, ma in generale:

1) Multisplit con un solo compressore che alimenta pi unit interne

VANTAGGI
Semplice ed economico

SVANTAGGI
Lenergia consumata nel funzionamento non proporzionata al
numero delle unit interne in funzione

UTILIZZO TIPICO
- studi professionali, ambulatori o simili i cui locali possiedono la caratteristica
di essere utilizzati nelle stesse fasce orarie

2) Multisplit con pi compressori che alimentano pi unit interne

VANTAGGI
Flessibilit di utilizzo

SVANTAGGI
Limitato numero di compressori e di
unit interne

UTILIZZO TIPICO
- Abitazioni, studi professionali, ambulatori o simili i cui locali possiedono la
caratteristica di NON essere utilizzati nelle stesse fasce orarie

31

3) Multisplit con compressore a velocit variabile (Inverter) che alimenta pi


unit interne

VANTAGGI
Flessibilit di utilizzo e consumi
ridotti
Elevato numero di unit interne
(Modelli VRF)
Elevata distanza tra la unit esterna e quelle interne (Modelli VRF)

SVANTAGGI
Investimento relativamente pi elevato

UTILIZZO TIPICO
- Uffici, studi professionali, ambulatori o simili i cui locali possiedono la caratteristica di avere dei carichi termici molto variabili tra di loro e nel tempo, ovvero di NON essere utilizzati nelle stesse fasce orarie.
ALPINE 40GKX
DISTRIBUTORE
GFD

ARAN 40JX
VAIL 42VKX
SIERRA 42HWS

ALPINE 40GKX
DISTRIBUTORE
GFD

ARAN 40JX
VAIL 42VKX

38VVH25

2.2

SIERRA 42HWS

LA DISTRIBUZIONE
DELLARIA

2.2.1 DISTRIBUZIONE
DELLARIA

Il problema di una corretta distribuzione dellaria forse il pi difficile e delicato


tra quelli che un buon installatore deve affrontare, infatti tra le condizioni di benessere citata la velocit dellaria al livello degli occupanti, tutti sanno quanto siano
fastidiose le correnti di aria fredda che cadono da bocchette mal disposte e quanti dolori e nevralgie possono causare.
Si dovr allora porre molta attenzione a risolvere correttamente questo tipo di problemi.
I fenomeni che si devono prendere in considerazione riguardano il modo con cui
il getto di aria fuoriesce dalla macchina e si distribuisce nel locale e sono i
seguenti:
-

un getto di aria calda tende a salire verso il soffitto


un getto di aria fredda tende a cadere verso il pavimento
la gittata dellaria tanto pi lunga quanto pi grande la velocit con cui esce
dalla bocchetta

La scelta della tipologia di macchina e la posizione in cui verr installata nel locale dovranno essere fatte ponendo attenzione al percorso del getto daria in situazione estiva (ma anche in quella invernale nel caso di pompa di calore)
Si deve evitare che il getto daria vada a cadere nel punto in cui presumibilmente una persona risiede abitualmente, cio il letto, la scrivania, il tavolo da pranzo,
32

la poltrona del salotto e simili; accettabile invece che nelle zone in cui la persona di passaggio vi sia un certo movimento daria.

Fig.19

2.2.2 CRITERI E
SUGGERIMENTI
PER LA SCELTA

Una volta che sia stata stabilita la potenzialit occorrente per un certo impianto si
dovr scegliere la macchina pi adatta al caso specifico; nella realt ogni caso fa
storia a se, ma si possono dare suggerimenti di carattere generale:
-

una parete di fronte al flusso daria, se pi vicina di tre metri circa, provoca un
effetto simile al rimbalzo, controllare quindi dove va a finire laria dopo aver
urtato la parete

se si deve utilizzare il sistema anche in riscaldamento, o si sceglie un macchina a pavimento, oppure si deve fare attenzione al fatto che, nelle macchine a parete, in ciclo invernale, si deve indirizzare il getto verticalmente verso
il basso alla massima velocit, e questo potrebbe causare dei fastidi a chi in
quella ristretta zona

Fig.20

33

Fig.21

2.2.3 SETTORE
RESIDENZIALE

controllare che il percorso della condensa sia agevole e con pendenza sufficiente per permettere il libero deflusso dellacqua
ci deve essere spazio sufficiente per una eventuale manutenzione (rispettare
le aree minime riportate sui manuali di installazione)

STANZA DA LETTO
In generale porre attenzione ai seguenti elementi:
-

Fig.22

34

il getto dellaria deve cadere fuori dalla zona del letto, possibilmente nella zona
di transito ai piedi del letto stesso
Fig.23

non vi devono essere tendaggi ad ostruire il flusso dellaria

utilizzare la parete prospiciente il terrazzo o balcone, o almeno un angolo


verso di esse in modo da non avere problemi con le tubazioni di collegamento e lo scarico della condensa da collegare alla unit posta allesterno.

SOGGIORNO
In generale porre attenzione ai seguenti elementi tenendo conto che le macchine
utilizzate hanno una potenzialit maggiore rispetto a quelle utilizzate nelle stanze
da letto:
-

il getto dellaria deve cadere esclusivamente sulle zone di transito

Fig.24

nel caso di climatizzatori a pavimento si possono mettere dietro a divani o poltrone, ma solo se il flusso dellaria non interferisce con la posizione della testa di
chi vi seduto

Fig.25

35

2.2.4 SETTORE
COMMERCIALE

Spesso i climatizzatori del settore commerciale devono anche provvedere al


riscaldamento, quindi i problemi relativi alla stratificazione dellaria vanno valutati con molta attenzione, tenendo conto della aggravante che la porta di ingresso
d direttamente allesterno e quindi ad ogni apertura lascia entrare una certa
quantit di aria esterna.
Al contrario le sorgenti di calore interno sono molte e molto consistenti, generalmente poste a soffitto e quindi tali da esaltare il fenomeno della stratificazione termica e, se le potenzialit richieste in ciclo invernale sono modeste, sono invece
molto pesanti nel bilancio di raffrescamento estivo. Verificare dunque attentamente la macchina scelta sia in ciclo estivo che invernale.
E molto importante, spesso condizionando le scelte tecniche in modo pesante,
laspetto estetico e di inserimento nellarredamento, non sacrificare le prestazioni rispettando al contempo le esigenze degli arredatori, difficile, a volte costoso, ma possibile.
E opportuno controllare che il getto dellaria vada a cadere in zone di traffico e
non di stazionamento sia del personale che dei clienti. Porre particolare attenzione alle richieste del personale poich saranno loro gli utenti che giudicheranno la
bont della installazione sia in termini di benessere che di estetica.
I sistemi commerciali pi difficili, per le loro caratteristiche e costi, bene che
siano scelti, valutati ed installati solo da coloro che hanno acquisito una specifica
esperienza, o possano almeno contare su una consulenza appropriata.

3.1

CENNI SULLA
MINIMIZZAZIONE
DEL RUMORE

POTENZA SONORA E PRESSIONE SONORA


E bene dare una definizione, almeno grossolana, di questi due importantissimi
concetti
Si premette che il suono la conseguenza, sul nostro orecchio, di unonda d
pressione che arriva affraverso laria.

Fig.26

Si chiama POTENZA SONORA indicata in genere con Lw


Lenergia emessa da una sorgente di rumore sotto forma di onde di pressione nellaria. Queste onde si espandono dalla sorgente in ogni direzione dello spazio; si
immagini una sfera che ha origine dalla sorgente ed il cui raggio aumenta mano
a mano che ci si allontana da essa.

36

Si chiama PRESSIONE SONORA indicata in genere con Lp


Londa di pressione generata dalla sorgente in questione e che arriva al nostro
orecchio. E intuitivo pensare che tanto pi lontani si dalia sorgente sonora,
tanto minore lampiezza dellonda che arriva al nostro orecchio. Come dire che
lenergia emessa dalla sorgente si distribuisce sulla superficie della sfera di propagazione, allora tanto maggiore il raggio della sfera, cio tanto pi siamo lontani, tanto maggiore la superficie della sfera. Lenergia emessa una quantit
definita, essa si distribuisce sulla superficie della sfera di propagazione, quindi
tanto pi grande la sfera e tanto minore lenergia per unit di superficie della
sfera stessa, tanto pi debole leffetto che londa di pressione ha sul nostro orecchio.
Lunit di misura di entrambe le grandezze di cui sopra il Decibel indicato comunemente con dB. Nella misura della pressione sonora si utilizza comunemente il
dBa che niente altro che il livello di pressione sonora misurato da un apposito
apparecchio ma i cui valori, frequenza per frequenza, sono corretti in modo da
simulare ci che realmente percepisce lorecchio umano1.
I concetti sopra espressi consentono di capire perch il suono emesso da una sorgente ci appare sempre pi debole mano a mano che aumenta la distanza da
essa.
Nella realt non ci si trova mai su di un piano di estensione indefinita su cui la
sfera di propagazione del rumore si pu espandere indisturbata (caso A), spesso
vi sono delle pareti che, per la natura dei materiali di cui sono composte, riflettono come uno specchio londa sonora che arriva. In un caso come quello sopra
accennato, un osservatore posto di fronte alla parete e con la sorgente di rumore
tra se e la parete stessa (caso B), viene raggiunto da due onde acustiche:
- la prima che arriva direttamente dalla sorgente
- la seconda che quella generata dalla parete
Fig.27

B +3dB

C +6dB

Ci che losservatore percepisce allora un rumore superiore a quello del caso in


cui non vi siano ostacoli riflettenti, poich la somma di due onde acustiche
Nel caso in cui vi siano 3 pareti la somma sar ancora superiore e cos via.
Da una serie di calcoli matematici che non qui il caso di esporre, derivano queste due semplici regole pratiche:

1 Lorecchio umano non percepisce ugualmente bene i suoni bassi piuttosto che acuti, alcuni poi non
li percepisce affatto, per es. gli ultrasuoni che sono invece ben percepiti dai cani e da altri animali.

37

Se si hanno due sorgenti di rumore uguali, poste una vicina allaltra, il rumore
risultante non la somma aritmetica, ma quello della prima aumentato di 3 dB.

La somma in generale di due o pi sorgenti sonore, vicine tra di loro, almeno in


relazione alla distanza con losservatore, si calcola nel modo seguente utilizzando la tabella Rb
Tabella Rb
Differenza tra i due livelli sonori dB
Valore da aggiungere al
livello sonoro pi alto dei due

9 10

3 2,6 2,1 1,8 1,5 1,2 1 0,8 0,6 0,5 0,4

Esempio:
Si supponga di avere due macchine, poste una accanto allaltra, con i seguenti
livelli sonori: la prima 65 dB e la seconda 58 dB.
1) Calcolare la differenza tra i due livelli sonori 65 - 58 = 7
2) Dalla tabella RI si ricava il valore 0,8
3) Aggiungere il valore ricavato al livello della macchina pi rumorosa
65 +0,8=65,8 dB
Il rumore avvertito pari a quello di una unica sorgente che emana 65,8 dB
Nel caso di pi sorgenti sonore si applica lo stesso procedimento applicandolo a
passi successivi, cio si ottiene prima la somma delle prime due macchine, poi,
considerando la somma ottenuta come se fosse una macchina unica, s somma
con la successiva e cos via.
Esempio:
Si supponga di avere tre macchine, poste una accanto allaltra, con i seguenti
livelli sonori: la prima 70 dB e la seconda 65 dB la terza 68 dB
I) Calcolare la differenza tra i due livelli sonori della prima e della seconda
70 - 65 = 5
2) Dalla tabella R1 si ricava il valore 1,2
3) Aggiungere il valore ricavato al livello della macchina pi rumorosa
70 + 1,2 = 71,2 dB
4) Calcolare ora la differenza tra la somma delle prime due e la terza
71,2-68 = 3,2
5) Dalla tabella R1 si ricava il valore 1,8
6) Aggiungere questo valore alla somma delle prime due 71,2+ 1,8=73
Il rumore avvertito pari a quello di ununica sorgente che emana 73 dB.
Se ci si allontana dalla sorgente di rumore il valore misurato diminuisce secondo
la tabella seguente:

Tabella R2

Attenuazione dB

38

5
7,0

10
10,0

15
11,8

20
13,0

25
14,0

30
14,8

35
15,4

40
16,0

Il problema riguarda la unit motocondensante esterna, in particolare il disturbo


che tale macchina pu eventualmente arrecare ai vicini.
La tipica unit esterna emette una certa parte di rumore in tutte le direzioni, con
un modesto incremento di intensit in corrispondenza del ventilatore; allora
intuitivo pensare di indirizzare questo cono di rumore non verso la finestra del
vicino ma possibilmente in altra direzione.
Il rumore viene normalmente riflesso da una parete in muratura, quindi porre una
macchina in un cavedio significa avere un rumore amplificato e riflesso cento
volte sulle finestre dei malcapitati che danno su quello spazio; al contrario cespugli, alberi e simili sono degli attenuatori di rumore e quindi possono essere utilmente sfruttati a tal fine.
Fig.28

39

40

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