Uno scopo è stabilire una correlazione tra le proprietà macroscopiche della materia e il comportamento delle particelle (atomi, ioni,
molecole) che la costituiscono.
Prima classificazione della materia: 3 stati di aggregazione
→ Liquido: particelle a contatto, moto incessante, piccole distanze;
→ Aeriforme (gas o vapore): particelle in moto incessante, veloce e disordinato.
Grandi distanze tra di esse e deboli interazioni;
→ Solido: particelle a contatto, oscillazioni attorno a posizioni medie con distanze fisse.
Lo stato della materia indica anche la descrizione di un campione materiale in funzione di:
queste 4 proprietà non sono indipendenti. Una equazione di stato correla una delle 4 con le altre 3.
→ Pressione: forza per unità di superficie (Pa);
→ Volume: spazio occupato (m ,cm );
3 3
Temperatura, T
La temperatura è la grandezza fisica che esprime lo stato termico di un sistema e che descrive la sua attitudine a scambiare calore con
l’ambiente o con altri corpi.
Equilibrio termico: quando la temperatura di due corpi posti a contatto è uguale, non ha più luogo alcun flusso risultato di calore.
Dal punto di vista microscopico, la temperatura di un solido o di un fluido è legata all’energia cinetica traslazionale media delle molecole
che lo costituiscono.
Il concetto di temperatura è associato all’idea di fornire una misura relativa di quanto i corpi risultino freddi o caldi al tatto.
I termini “temperatura” e “calore” sono quindi correlati ma si riferiscono a concetti diversi:
la temperatura è una proprietà di un corpo, il calore è una forma di energia che fluisce da un corpo a un altro per colmare una
differenza di temperatura. Per ottenere misure di temperatura si sfruttano metodi indiretti basati sugli effetti di processi di riscaldamento
o raffreddamento; il metodo più usato consiste nella misurazione della dilatazione termica subita dai corpi:
→ termometro a mercurio: misura la variazione di volume del mercurio posto in un capillare di vetro, quando viene messo in contatto
termico con il corpo di temperatura ignora. L’allungamento della colonna di mercurio è proporzionale alla temperatura del corpo;
→ termometro a gas: se si cede calore a un gas ideale contenuto in un recipiente a volume fisso, l’aumento di temperatura si può
calcolare misurando la variazione di pressione nel recipiente (legge di Gay-Lussac);
Altri strumenti importanti per la misurazione della temperatura sono: termocoppia, termistore (resistore il cui valore di resistenza varia
in maniera significativa con la temperatura), pirometro.
Unità di misura della temperatura: nel Sistema Internazionale è il kelvin (K). Un kelvin (1 K) viene formalmente definito come la
frazione 1/273,16 della temperatura del punto triplo dell‘acqua (il punto in cui acqua, ghiaccio e vapore acqueo coesistono in equilibrio).
Altre scale comunemente usate:
▪ Scala Celsius (scala centigrada) nella quale si assume il valore di 0 °C corrisponde al punto di fusione del ghiaccio e il valore di 100 °C
corrisponde al punto di ebollizione dell’acqua a livello del mare.
La seguente equazione converte la temperatura espressa in gradi Celsius in quella espressa in Kelvin: 𝑇(𝐾) = 𝑇(°𝐶) + 273,15
▪ Scala Fahrenheit (usata soprattutto nei paesi anglosassoni) su questa scala il punto di congelamento dell’acqua corrisponde a 32 °F e
5
quello di ebollizione a 212 °F. La seguente equazione converte i gradi Fahrenheit in gradi Celsius: 𝑇(°𝐶) = [ 𝑇(°𝐹) − 32]
9
Quantità di sostanza, n
Numero di particelle (atomi, ioni o molecole) che costituiscono un campione.
23 12
Si misura in moli (mol) – 1 mol = 6.0221415 10 particelle = numero di atomi presenti in 12g esatti di C
𝑛 = 𝑁/𝑁𝐴 con 𝑁𝐴 (𝑁𝑢𝑚𝑒𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝐴𝑣𝑜𝑔𝑎𝑑𝑟𝑜) = 6.0221415 1023 𝑚𝑜𝑙 −1
~1~
→ Una legge si basa sull’esperienza, un principio si basa su un modello (gas come insieme di molecole)
→ Condizioni di temperatura e pressione standard = 273,15 K e 101.325 kPa
Legge di Boyle: a temperatura costante, il volume di un gas è inversamente proporzionale alla pressione;
𝑉 ∝ 1/𝑝 𝑐𝑜𝑛 (𝑛, 𝑇 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖) → legge limite per p→0
Nella realtà non esiste nessun gas di questo tipo, ma gli aeriformi reali possono approssimare bene questo modello in determinate
condizioni. Se il gas è sufficientemente rarefatto allora le distanze tra le particelle sono così grandi che le forze di attrazione e repulsione
tra le molecole sono pressoché inesistenti.
→ I gas reali, se molto compressi, possono però diventare liquidi, mentre per un gas perfetto non succede. Esiste però una temperatura,
detta temperatura critica del gas, al di sopra della quale questo non può liquefare mai, nemmeno se compresso moltissimo. Quindi,
sebbene i gas reali non seguano perfettamente le leggi del gas ideale, queste sono delle buone approssimazioni anche per le situazioni
naturali.
Legge di Dalton: la pressione esercitata da una miscela di gas perfetti, è la somma delle pressioni che eserciterebbero i singoli gas
costituenti se occupassero singolarmente il volume dato.
Il contributo di ciascun gas prende il nome di pressione parziale.
𝑛𝐴 𝑅𝑇 𝑛𝐵 𝑅𝑇 𝑝 𝑅𝑇 𝑝𝐴 𝑛𝐴 𝑝
𝑝𝐴 = 𝑝𝐵 = → 𝑝 = 𝑝𝐴 + 𝑝𝐵 → = = → 𝑝𝐴 = = 𝜒𝐴 𝑝 con 𝜒𝐴 = frazione molare
𝑉 𝑉 𝑛𝑇𝑂𝑇 𝑉 𝑛𝐴 𝑛𝑇𝑂𝑇
~2~
La teoria cinetica stabilisce un collegamento tra il comportamento macroscopico di un gas e il suo comportamento microscopico.
Le grandezze macroscopiche (pressione e temperatura) sono strettamente dipendenti dalle grandezze microscopiche (numero delle
molecole e velocità delle molecole).
𝐹 𝐹 𝑚𝑣𝑥2 𝑚𝑣𝑥2
Che determina la pressione: 𝑃𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 = = = =
A 𝐿2 𝐿3 𝑉
La formula precedente fa riferimento ad una sola molecola. Per la pressione totale dovremo tener conto del contributo di tutte le
molecole che però hanno velocità diverse e in generale variabili nel tempo.
Tuttavia la distribuzione delle velocità rimane costante e, quindi, anche la velocità media rimane costante, pertanto invece della velocità
̅̅̅̅
𝑚(𝑣 2
𝑥)
v , faremo riferimento alla velocità media: 𝑃 =
x
𝑉
̅̅̅̅
𝑚(𝑣 2
𝑥) 𝑁
E tenendo conto di tutte le molecole: 𝑃 = 𝑁 ̅̅̅
= 𝑚(𝑣 2
𝑥)
𝑉 𝑉
Siccome vx è una delle tre componenti della velocita v: 𝑣⃗ = 𝑣⃗𝑥 + 𝑣⃗𝑦 + 𝑣⃗𝑧
e le tre componenti vx, vy, vz sono mediamente equivalenti, cioè, ogni direzione è ugualmente probabile:
~3~
̅̅̅̅
𝑚(𝑣 2
1 𝑥) 1𝑁
𝑣̅ 2 = 𝑣̅𝑥2 + 𝑣̅𝑦2 + 𝑣̅𝑧2 = 3𝑣̅𝑥2 (teorema di Pitagora) → 𝑣̅𝑥2 = 𝑣̅𝑦2 = 𝑣̅𝑧2 = 𝑣̅ 2 → 𝑃 = 𝑁 = ̅̅̅2 )
𝑚(𝑣
3 𝑉 3𝑉
dove 𝑣̅ 2 è il valore medio del quadrato della velocita.
2𝑁 1 ̅̅̅2 ) = 2 𝑁 ̅̅̅ 2 1 ̅̅̅
2 ) = 2 𝑁𝐸
𝑃= ( 𝑚𝑣 𝐸𝑐 → (portando al primo membro il volume V) 𝑃𝑉 = 𝑁 ( 𝑚𝑣 ̅̅̅𝑐
3𝑉 2 3𝑉 3 2 3
In un gas ideale, la pressione è direttamente proporzionale al numero delle molecole, inversamente proporzionale al volume e
direttamente proporzionale all’energia cinetica media delle sue molecole.
2 3 3 𝑅
̅̅̅𝑐 = 𝑁𝑘𝑇 da cui: ̅̅̅
𝑁𝐸 𝐸𝑐 = 𝑘𝑇 = 𝑇
3 2 2 𝑁𝐴𝑉
La temperatura assoluta è, direttamente proporzionale alla sola energia cinetica media molecolare.
Scaldando un gas aumentiamo la velocità media delle sue molecole, raffreddandolo diminuiamo la
velocità media delle molecole. Acquista un significato chiaro la nozione di temperatura assoluta!
3 3 3
Energia di una mole: 𝐸𝑚𝑜𝑙 = 𝑘𝑁𝐴𝑉 𝑇 = 𝑅𝑇 Enegia totale gas: 𝐸𝑡𝑜𝑡 𝑔𝑎𝑠 = 𝑛𝑅𝑇
2 2 2
Diffusione ed Effusione:
▪ Diffusione: Processo in virtù del quale le molecole di sostanze differenti si mescolano
(tra solidi è lentissimo, solido nel liquido ha bisogno di agitazione e tra gas è veloce).
▪ Effusione: Fuga di molecole attraverso un foro sottile (si usa per separare gli isotopi dell’uranio).
→ Legge dell’effusione di Graham: a pressione e temperatura date la velocità di effusione di un gas risulta inversamente proporzionale
𝑐𝑒𝑓𝑓,1 √𝑀2
alla radice quadrata della sua massa molare. =
𝑐𝑒𝑓𝑓,2 √𝑀1
~4~
I gas reali non sempre si comportano idealmente, specialmente a basse temperature e alte pressioni. I motivi di questa deviazione
dall’idealità vanno ricercati in due fatti:
▪ Gli atomi e le molecole hanno un volume finito, anche allo zero assoluto;
▪ Le molecole interagiscono fra loro.
Una manifestazione di ciò è il fenomeno del cambiamento di fase.
Ad alte Pressioni, le molecole sono abbastanza vicine da risentire dell’interazione.
A basse Temperature, le molecole si muovono lentamente e possono risentire anche di deboli interazioni.
Valori Critici
L’isoterma critica, per T = Tc ha un ruolo speciale: per T > Tc non è possibile liquefare il sistema, indipendentemente dalla pressione. I
valori di pressione e volume, corrispondenti alla temperatura critica, vengono indicati con pc e Vc. Tc, pc e Vc si chiamano parametri
critici.
Equazione di Van der Waals: equazione di stato approssimata che descriva i gas reali
Partiamo dall’equazione dei gas ideali 𝑝𝑉 = 𝑛𝑅𝑇
Le molecole a corta distanza si respingono, quindi il volume accessibile al gas non è V ma 𝑉 − 𝑛𝑏
La pressione dipende dalla frequenza di collizione con il recipiente, e dalla forza con cui avvengono gli urti.
Ambedue questi fattori vengono attenuati dalla presenza di forze attrattive, proporzionalmente al numero di molecole, per un fattore
𝑎 𝑛𝑅𝑇 𝑛 2
pari a 𝑛 2
→ 𝑝= – 𝑎 ( ) con a e b costanti dipendenti dal gas, ricavate da un fit dei dati sperimentali.
( ) 𝑉−𝑛𝑏 𝑉
𝑉
𝑛 2
→ a in relazione alla misura delle forze attrattive e b tiene conto del volume proprio delle molecole. (𝑝 + 𝑎 ( ) ) (𝑉 − 𝑛𝑏) = 𝑛𝑅𝑇
𝑉
Sebbene non possiamo aspettarci che questa semplice equazione descriva accuratamente tutti i gas reali, questa cattura alcune
caratteristiche essenziali.
𝑎 8𝑎 𝑝𝑐 𝑉𝑐 3
Valori dei parametri Critici 𝑉𝑐 = 3𝑏 𝑝𝑐 = 𝑇𝑐 = 𝑍𝑐 = = = 0.375
27𝑏 2 27𝑅𝑏 𝑅𝑇𝑐 8
~5~
La Termodinamica studia le trasformazioni dell’energia e, in particolare, la trasformazione del calore in lavoro e viceversa. La
Termodinamica Chimica si occupa del rendimento energetico delle reazioni chimiche, delle proprietà delle reazioni all’equilibrio, della
produzione di elettricità nelle celle elettrochimiche e biologiche.
→ L’energia è la capacità di compiere lavoro.
Conservazione dell’energia: l’energia non si crea e non si distrugge. Le reazioni chimiche assorbono o liberano energia, ovvero la
convertono. Il sistema è un punto di interesse, può essere aperto (scambio di materia e energia), chiuso (scambia energia ma non
materia), isolato (non scambia né materia, né energia), adiabatico (sistema isolato termodinamicamente). L’ambiente è un punto di
osservazione.
Principio Zero della termodinamica: se due sistemi sono ciascuno in equilibrio termico con un terzo sistema,
essi sono anche in equilibrio termico fra loro.
Primo Principio della termodinamica: l’energia può essere convertita da una forma in un’altra, ma non può essere né creata, né distrutta,
ovvero: il contenuto di energia dell’universo (sistema isolato) è costante.
Indichiamo con U l’energia interna di un sistema nella quale si sommano tutte le varie forme di energia legate al suo stato: energia
cinetica, energia nucleare, energia di legame.. 𝑈 = 𝐸𝐶 + 𝐸𝐿 + 𝐸𝑁 + 𝐸𝑋 + ⋯
Per un dato sistema termodinamico, il valore assoluto dell’energia interna non è noto:
la termodinamica prende in considerazione la variazione di energia interna del sistema durante un processo.
Per un sistema che non sia termodinamicamente isolato ogni scambio di energia fra il sistema e l’esterno avviene o per trasferimento di
calore, o per scambio di lavoro.
→ Esiste equivalenza fra calore e lavoro: la caloria è la quantità di calore necessaria per portare 1g di acqua distillata da 14,5 °C a 15,5
°C; 1 caloria = 4,184 joule e 1 joule = 10(^7)erg
▪ La quantità di calore acquistata dal sistema è considerata per convenzione 𝑄1 > 0
La quantità di calore perduta dal sistema è considerata per convenzione 𝑄2 < 0
Bilancio termico del processo per un dato sistema che acquista 𝑄1 e cede successivamente 𝑄2 : 𝑄 = 𝑄1 + 𝑄2
▪ E’ considerato positivo il lavoro compiuto dall’esterno sul sistema 𝐿1 > 0
E’ considerato positivo il lavoro che il sistema compie sull’esterno 𝐿2 < 0
Bilancio energetico del processo è: 𝐿 = 𝐿1 + 𝐿2
▪ Un dato sistema chiuso con una certa energia interna 𝑈𝐴 in seguito ad un processo termodinamico passa in uno stato con energia
interna 𝑈𝐵 . Indico con ∆𝑈 = 𝑈𝐵 − 𝑈𝐴 la variazione di energia interna del sistema.
▪ La variazione di energia interna di un sistema è pari alla differenza fra le quantità di calore e di lavoro scambiate con l’ambiente
(tenendo conto delle convenzioni sui segni di calore e lavoro). ∆𝑈 = 𝑄 − 𝐿
Il passaggio del sistema dallo stato A allo stato B può avvenire in diversi modi ma il valore ∆U = UB − UA è costante,
indipendentemente dal cammino percorso, per passare da A a B.
Conseguenza: l’energia interna è una funzione di stato; mentre calore e lavoro non lo sono.
Calore e Lavoro: l’energia di un sistema chiuso si può trasferire sotto forma di calore o di lavoro.
Lavoro (come innalzamento di un grave) → causa o utilizza il moto uniforme nell’ambiente;
Calore (come fusione del ghiaccio) → causa o utilizza il moto caotico nell’ambiente
Trasformazioni reversibili: la trasformazione si dice reversibile se si può eseguire una trasformazione che riporti il sistema allo stato
iniziale, passano per la stessa successione di stadi intermedi, semplicemente invertendo il segno di calore e lavoro scambiati; un esempio
~6~
di trasformazione reversibile è il passaggio di stato.
Trasformazioni irreversibili: non è possibile tornare allo stato iniziale invertendo il segno del calore e del lavoro.
Ad ogni istante della espansione isoterma occorre ridurre 𝑝𝑒𝑥 per adeguarla alla pressione del gas.
Capacità termica:
è la costante di proporzionalità tra la quantità di calore fornita al sistema e l’incremento di temperatura registrato
𝐶𝑑𝑇 = 𝑞 C si misura in 𝐽 𝐾 −1 (Se C è grande si ha un lieve incremento di temperatura)
I gas possono assorbire calore in due condizioni: a volume costante ( 𝐶𝑉,𝑠 ) e a pressione costante (𝐶𝑝,𝑠 ).
Nel secondo caso una parte del calore fornito serve per compiere del lavoro meccanico, sollevando il pistone e quindi non contribuisce
ad aumentare la temperatura (e l'energia interna) del gas.
𝑞
Capacità termica specifica o calore specifico (𝐽𝐾 −1 𝑔−1 ): 𝐶𝑠 = 𝑑𝑇∙𝑚
𝑞
Capacità termica molare (𝐽𝐾 −1 𝑚𝑜𝑙 −1 ): 𝐶𝑚 = 𝑑𝑇∙𝑛
Per un gas ideale: 𝐶𝑝 = 𝐶𝑣 + 𝑛𝑅 → 𝐶𝑝 > 𝐶𝑣 parte del calore viene utilizzato durante l’espansione
L’esperimento di Joule:
Poiché la pressione interna di un gas ideale è zero, la sua derivata rispetto a T (derivata seconda mista) è zero e quindi uguale alla
derivata di Cv rispetto a V. Quindi, dalla uguaglianza delle derivate seconde miste, dU è un differenziale esatto.
∆𝑈 = 𝑞 + 𝑤 , ma poiché il gas si espande nel vuoto 𝑤 = 0 .
𝜕𝑈
Joule non riscontrò un aumento di temperatura per cui 𝑞 = 0 quindi ( ) = 0 → 𝑈 = 𝑈(𝑇)
𝜕𝑉 𝑟
~7~
𝑈 𝑉
𝑑𝑈 = 𝑑𝑞 − 𝑝𝑑𝑉 → 𝑞𝑝 = ∫𝑈 𝑓 𝑑𝑈 + ∫𝑉 𝑓 𝑝𝑑𝑉 = (𝑈𝑓 − 𝑈𝑖 ) + (𝑝𝑉𝑓 − 𝑝𝑉𝑖 )
𝑖 𝑖
L’entalpia:
Molte reazioni chimiche si svolgono a pressione costante (quella atmosferica). L’aumento di energia interna non sarà uguale al calore fornito
perché una parte del calore compie il lavoro di espansione.
▪ Si definisce pertanto l’entalpia, una proprietà che uguaglia il calore fornito a pressione costante (dal greco “entalpo”, riscaldo).
L’entalpia di una sostanza aumenta elevandone la temperatura.
𝐻 = 𝑈 + 𝑝𝑉 → 𝑑𝐻 = 𝑑𝑈 + 𝑑(𝑝𝑉) = 𝑑𝑞 − 𝑝𝑑𝑉 + (𝑝𝑑𝑉 + 𝑉𝑑𝑝)
Per solidi e liquidi il termine “d(pV)” è trascurabile.
→ a pressione costante ∫ 𝑑𝐻 = ∫ 𝑑𝑞 → ∆𝐻 = 𝑞𝑝 e ∫ 𝑑𝐻 = ∫ 𝐶𝑝 𝑑𝑇 → ∆𝐻 = 𝐶𝑝 ∆𝑇
Reazione endotermica ∆𝐻 > 0 e reazione esotermica ∆𝐻 < 0
~8~
(𝑘𝐽 𝑚𝑜𝑙 −1 ). Il potere calorifico si esprime come entalpia specifica (= ∆𝑐𝐻°/𝑀), calore per unità di massa (𝑘𝐽 𝑔−1 ). 𝐻2 (carburante per
razzi) ha un alto potere calorifico (= 142 𝑘𝐽 𝑔−1 ).
Variazione dell’entalpia con la temperatura: ∆H dipende dalla temperatura alla quale viene eseguita la reazione.
Nota ∆H° a una certa temperatura si può calcolare ∆H°’ a qualsiasi temperatura. A p costante:
𝑇 298
∆𝐻1 = ∆𝐻2 + ∆𝐻3 + ∆𝐻4 → ∆𝐻3 = ∆𝐻1 − ∫298 ∑𝑟𝑒𝑎𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖 𝐶𝑝 (𝑟𝑒𝑎𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖)𝑑𝑇 − ∫𝑇 ∑𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖 𝐶𝑝 (𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖)𝑑𝑇
𝑇 𝑇
∆𝐻3 = ∆𝐻1 + ∫298[∑𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖 𝐶𝑝 (𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖) − ∑𝑟𝑒𝑎𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖 𝐶𝑝 (𝑟𝑒𝑎𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖)] 𝑑𝑇 = ∆𝐻1 + ∫298 ∆𝐶𝑝 𝑑𝑇
𝑇
Legge di Kirchhoff: in generale ∆𝐻°(𝑇𝑓 ) = ∆𝐻°(𝑇𝑖 ) + ∫𝑇 𝑓 ∆𝐶𝑝 𝑑𝑇
𝑖
Reversibilità e irreversibilità:
Si dice reversibile un processo in cui sia il sistema che l’ambiente ritornano nello stato di equilibrio preesistente all’inizio del processo.
Un processo reversibile è costituito da una successione di stati di equilibrio e al cambiare del verso della trasformazione, gli scambi
energetici che avvengono fra sistema ed ambiente cambiano in segno, ma non in valore assoluto. Nella pratica mentre un sistema, a
seguito di un processo ciclico, può essere riportato nel suo stato iniziale, l’ambiente non ritorna mai nel suo stato di partenza. La
realizzazione di una trasformazione reversibile è dunque una eventualità puramente teorica ma possiamo con buona approssimazione
considerare reversibili le trasformazioni in cui le coordinate termodinamiche del sistema cambiano molto lentamente nel tempo e in cui
sono stati ridotti al massimo effetti dissipativi (quali ad esempio quelli causati da viscosità, anelasticità, attriti, resistenze elettriche).
Al contrario chiameremo irreversibili le trasformazioni che avvengono in un tempo finito e/o nelle quali sono presenti effetti dissipativi.
Una trasformazione irreversibile non è caratterizzata tanto dal fatto che il sistema non possa essere ricondotto nello stato iniziale (cosa
invece quasi sempre realizzabile), ma dal fatto che ciò non possa avvenire senza che nell'ambiente circostante ne rimanga traccia.
Il secondo principio: enunciato di Clausius: “Non è possibile alcun processo il cui unico risultato consista in un passaggio di calore da
una sorgente ad una data temperatura ad un’altra a temperatura più alta”.
Il secondo principio: enunciato di Kelvin: “Non è possibile alcun processo il cui unico risultato consista nell’assorbire calore da una
sorgente e nel convertirlo completamente in lavoro”.
Attenzione alle parole "unico risultato". Se infatti consideriamo l'espansione isoterma di un gas perfetto,
si ha che tutto il calore prelevato dalla sorgente calda si trasforma in lavoro
~9~
( ∆𝑈 = 0 → 𝑄 = −𝑊 , per il primo principio). Tuttavia questo non è l'unico risultato dal momento che il gas ha cambiato volume,
quindi il postulato di Kelvin è salvo.
Dal momento che nella definizione termodinamica di entropia compare 𝑞𝑟𝑒𝑣 , per calcolare ∆𝑆𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 tra due stati qualunque di un
sistema occorre trovare un percorso reversibile e integrare il calore fornito ad ogni istante diviso per la temperatura:
𝑓 𝑑𝑞𝑟𝑒𝑣 𝑞𝑟𝑒𝑣
∆𝑆𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 = ∫𝑖 e se T è costante allora: ∆𝑆𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 =
𝑇 𝑇
Per un processo irreversibile, ∆𝑆𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 è uguale a quella di una trasformazione reversibile tra gli stessi stati iniziale e finale (perché S è
funzione di stato), ma il calore scambiato è 𝑑𝑞𝑖𝑟𝑟 ≠ 𝑞𝑟𝑒𝑣
Dalla definizione termodinamica di entropia si può ricavare 𝑑𝑆𝑎𝑚𝑏𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 per un trasferimento di una quantità infinitesima di calore,
𝑑𝑞𝑎𝑚𝑏,𝑟𝑒𝑣
𝑑𝑞𝑎𝑚𝑏 : 𝑑𝑆𝑎𝑚𝑏𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 = . L’ambiente è assimilabile a una riserva di calore di volume costante, sicché il calore fornitogli si può
𝑇
identificare con la variazione della sua energia interna (=funzione di stato, differenziale esatto). 𝑑𝑞𝑎𝑚𝑏 = 𝑑𝑈𝑎𝑚𝑏 (𝑎 𝑉 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒)
In alternativa, l’ambiente può essere considerato a pressione costante ed in questo caso: 𝑑𝑞𝑎𝑚𝑏 = 𝑑𝐻𝑎𝑚𝑏 (𝑎 𝑃 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒)
L’ambiente è talmente esteso che rimane a pressione costante indipendentemente dagli eventi che si svolgono nel sistema, così
𝑑𝑞𝑎𝑚𝑏,𝑟𝑒𝑣 = ∆𝐻𝑎𝑚𝑏 cioè 𝑑𝑞𝑎𝑚𝑏 è un differenziale esatto ed è indipendente dalla reversibilità o irreversibilità del processo:
𝑓 𝑑𝑞𝑎𝑚𝑏
𝑑𝑞𝑎𝑚𝑏 = 𝑑𝑞𝑎𝑚𝑏,𝑟𝑒𝑣 da cui: ∆𝑆𝑎𝑚𝑏𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 = ∫𝑖 ma 𝑇𝑎𝑚𝑏 è sempre costante qualsiasi sia la trasformazione in oggetto, per una
𝑇𝑎𝑚𝑏
𝑞𝑎𝑚𝑏
variazione misurabile sarà allora: ∆𝑆𝑎𝑚𝑏 =
𝑇𝑎𝑚𝑏
Tale equazione è formulata in funzione dell’energia fornita all’ambiente come calore, 𝑞𝑎𝑚𝑏 . In genere noi conosciamo l’energia
acquistata o ceduta dal sistema come calore 𝑞.
Le due quantità sono legate dalla relazione: 𝑞𝑎𝑚𝑏 = −𝑞
𝑞
Pertanto si potrà scrivere: ∆𝑆 = −
𝑇
Questa espressione è così formulata in funzione delle proprietà del sistema e vale anche se il processo che coinvolge il sistema non è
reversibile. Per un processo a pressione costante si potrà scrivere: ∆𝑆 = −∆𝐻/𝑇
Per una espansione isoterma irreversibile nel vuoto (𝑑𝑈 = 0, 𝑑𝑤 = 0, 𝑑𝑞 = 0) → 𝑑𝑆_𝑎𝑚𝑏 = 0 𝑑𝑆 > 0
|𝑑𝑞| |𝑑𝑞| 1 1
Per un raffreddamento spontaneo 𝑑𝑆 = − = |𝑑𝑞| ( − )>0
𝑇𝑐 𝑇ℎ 𝑇𝑐 𝑇ℎ
𝑉
Processo reversibile o irreversibile (essendo S una funzione di stato) ∆𝑆 = 𝑛𝑅𝑙𝑛 ( 𝑉𝑓) .
𝑖
La variazione totale dell’entropia dipende da come si effettua l’espansione, per qualsiasi processo l’energia sottratta al sistema in forma
di calore viene acquisita dall’ambiente, sicché 𝑞𝑎𝑚𝑏 = −𝑑𝑞.
𝑝
𝑉 𝑒𝑥(𝑉𝑓 −𝑉𝑖 )
Processo reversibile ∆𝑆𝑡𝑜𝑡 = 0 ∆𝑆𝑎𝑚𝑏 = −𝑛𝑅𝑙𝑛 ( 𝑉𝑓) e Processo irreversibile 𝑝𝑒𝑥 < 𝑝 ∆𝑆𝑡𝑜𝑡 > 0 ∆𝑆𝑎𝑚𝑏 = − 𝑇
𝑖
𝑇𝑓 𝑇𝑓 𝑝𝑓 𝑇𝑓 𝑇𝑓
∆𝑆 = 𝑆(𝑇𝑓 ) − 𝑆(𝑇𝑖 ) = 𝐶𝑣 ln + 𝑅 ln − 𝑅 ln da cui: 𝐶𝑝 ln → ∆𝑆 = 𝐶𝑝 ln a p costante (isobara)
𝑇𝑖 𝑇𝑖 𝑝𝑖 𝑇𝑖 𝑇𝑖
La misura dell’entropia:
L’entropia di un sistema alla temperatura 𝑇 si correla con quella a 𝑇 = 0 misurando 𝐶𝑝 a varie temperature, aggiungendo eventuali
entropie di transizione di fase, per transizione che avvengono tra 𝑇 = 0 e la temperatura in esame, e calcolando gli integrali.
Se per esempio, la sostanza fonde a 𝑇𝑓 e bolle a 𝑇𝑏 , la sua entropia al di sopra della temperatura di ebollizione sarà data da:
𝑇 𝐶𝑝 (𝑠) ∆𝐻𝑓𝑢𝑠 𝑇 𝐶𝑝 (𝑙) ∆𝐻𝑣𝑎𝑝 𝑇 𝐶𝑝 (𝑔)
𝑆 = 𝑆(0) + ∫𝑜 𝑓 𝑑𝑇 + + ∫𝑇 𝑏 𝑑𝑇 + + ∫𝑇 𝑑𝑇
𝑇 𝑇𝑓 𝑓 𝑇 𝑇𝑏 𝑏 𝑇
Si ha difficoltà nel misurare la capacità termica in prossimità di 𝑇 = 0, ma vi sono ottime ragione teoriche per ritenere che a valori bassi
di T la capacità termica sia (a basse temperature) 𝐶𝑝 ∝ 𝑇 3 → Estrapolazione di Debye
L’entropia assoluta:
In un intervallo ristretto di temperatura 𝐶𝑝 si può ritenere costante. Se però si deve tener conto della variazione di 𝐶𝑝 con la
𝑐
temperatura, un’ espressione empirica conveniente è: 𝐶𝑝,𝑚 = 𝑎 + 𝑏𝑇 +
𝑇2
I coefficienti empirici a,b e c sono tabulati per n=1.
~ 11 ~
𝑥 𝑛+1 𝑇 𝑐 1 1 1
∫ 𝑥 𝑛 𝑑𝑥 = + 𝑐𝑜𝑠𝑡(𝑛 ≠ 1) ∆𝐻 = ∫𝑇 𝑓 (𝑎 + 𝑏𝑇 + ) 𝑑𝑇 = 𝑎(𝑇𝑓 − 𝑇𝑖 ) + 𝑏 (𝑇𝑓2 − 𝑇𝑖2 ) − 𝑐 ( − )
𝑛+1 𝑖 𝑇2 2 𝑇𝑓 𝑇𝑖
𝑇 𝑎 𝑐 𝑇𝑓 1 1 1
∆𝑆 = ∫𝑇 𝑓 ( + 𝑏 + ) 𝑑𝑇 = 𝑎 ln + 𝑏(𝑇𝑓 − 𝑇𝑖 ) − 𝑐 ( − )
𝑖 𝑇 𝑇3 𝑇𝑖 2 𝑇𝑓2 𝑇𝑖2
𝑇 2 1 1
𝑇 𝑎′ 𝑇 3 𝑇 𝑑𝑇= 𝑎′ 𝑇 3 = 𝐶𝑝,𝑚 (𝑇)
Inoltre per 𝑇 → 0, 𝐶𝑝,𝑚 = 𝑎′ 𝑇 3 → 𝑆𝑚(𝑇) − 𝑆𝑚(0) = ∫0 𝑑𝑇 = 𝑎′ ∫0 3 3
𝑇
Il terzo principio:
Teorema di Nerst: La variazione di entropia che accompagna qualsiasi trasformazione fisica o chimica tende a zero al tendere a zero
della temperatura assoluta, posto che tutte le sostanze interessate siano perfettamente ordinate. Si attribuisce perciò il valore zero
all’entropia degli elementi considerati nella propria forma cristallina perfetta a 𝑇 = 0 , per cui i ∆S di tutte le sostanze perfettamente
cristalline a 𝑇 = 0 è zero. A 𝑇 = 0 ogni energia di agitazione termica si estingue e, in un cristallo perfetto, gli atomi o gli ioni sono
organizzati secondo una disposizione regolare e uniforme (→ non vi è disordine termico né spaziale).
Per l’interpretazione molecolare dell’entropia, ciò significa che 𝑆 = 𝑘 ln 𝑊 = 0 (perché esiste un’unica maniera di disporre le particelle,
ovvero quella di porre tutte le molecole nel medesimo stato più bassi possibile → 𝑊 = 1).
Esempio: Lo zolfo solido è stabile al di sotto di 369 K nella forma rombica, α. La fase monoclina, β,
stabile a temperature superiori, può comunque essere raffreddata rapidamente al di sotto della temperatura di transizione e studiata
come fase metastabile fino alle basse temperature.
∆𝐻𝑡𝑟𝑠 402𝐽𝑚𝑜𝑙−1 369 𝐶𝑝
∆𝑆𝑡𝑟𝑠 = 𝑆𝑚 (𝛼) − 𝑆𝑚 (𝛽) = =− = −1.09𝐽𝐾 −1 𝑚𝑜𝑙 −1 𝑆𝑚 (𝛼) = 𝑆𝑚 (𝛼, 0) + ∫0 𝑑𝑡𝑇 = 𝑆𝑚 (𝛼, 0) + 37𝐽𝐾 1 𝑚𝑜𝑙 −1
𝑇𝑡𝑟𝑠 369𝐾 𝑇
369 𝐶𝑝
𝑆𝑚 (𝛽) = 𝑆𝑚 (𝛽, 0) + ∫0 𝑑𝑡𝑇 = 𝑆𝑚 (𝛽, 0) + 38𝐽𝐾 −1 𝑚𝑜𝑙 −1
𝑇
Boltzmann trovò una relazione tra l’entropia e la probabilità termodinamica che un certo stato si verificasse.
In pratica la natura tende sempre al suo stato termodinamico più probabile e questo si traduce nella direzione, irreversibile, in cui si
svolgono i fenomeni. In un ambiente pieno d’aria, gli urti casuali tra le molecole dei gas che compongono l’aria, tenderanno a distribuire
uniformemente l’aria nell’ambiente perché questa è la distribuzione più probabile fra le infinite (o quasi) possibili. Gli urti casuali
potrebbero tuttavia fare in modo che ad un determinato istante tutte le molecole d’aria si trovino concentrate in un piccolo volume. Pure
questa è una distribuzione termodinamica che però ha una probabilità di verificarsi praticamente nulla.
L’interpretazione di Clausius dell’entropia afferma che se abbiamo un contenitore diviso in due parti di cui una contenente del gas e
l’altra vuota ma comunicante con quella col gas, se mettiamo in comunicazione le due parti il gas si diffonderà spontaneamente in
entrambe le parti del contenitore mentre sarà impossibile che, sempre spontaneamente, questo ritorni solo in una delle due parti.
L’interpretazione di Boltzmann invece afferma che fra tutte le distribuzioni delle molecole del gas, la più probabile sarà quella in cui il
gas si diffonde in entrambe le parti del contenitore, mentre la meno probabile quella in cui il gas ritornerà spontaneamente in una delle
due parti. Solo se le condizioni dinamiche di tutte le molecole del gas si ritrovano nelle condizioni iniziali, allora il gas si sistemerà tutto
in una delle due parti. Questa situazione è probabilisticamente nulla.
Quindi la funzione entropia ha una sua interpretazione puramente probabilistica secondo l’espressione, scolpita anche sulla tomba di
Boltzmann: 𝑆 = 𝑘 log 𝑊
dove W è la probabilità statistica che una certa distribuzione si presenti e k è la costante di Boltzmann.
Interpretando in termini statistici la termodinamica, l’entropia fornisce la probabilità che una certa configurazione del sistema avvenga.
Collegando la termodinamica con la meccanica, di cui appunto la teoria cinetica dei gas è uno strumento interpretativo, abbiamo che i
fenomeni meccanici sono tutti reversibili mentre i fenomeni termodinamici sono tutti irreversibili.
I fenomeni termodinamici hanno per così dire una freccia di direzione come il tempo.
~ 12 ~
L’entropia basata sul terzo principio:
I valori di entropia basati sull’assunto che 𝑆(0) = 0 si dicono entropie basate sul terzo principio (o assolute).
Le entropie molari standard 𝑆𝑚 ° si riferiscono a una mole di sostanza nel suo stato standard (sostanza pura alla pressione di 1 bar). E Le
𝑆𝑚 ° sono tutte positive. Le entropie standard di reazione standard ∆𝑟 𝑆° si ricavano dai valori di entropia delle singole sostanze che
intervengono nella reazione, ovvero la differenza tra l’entropia molare dei prodotti puri separati e l’entropia molare dei reagenti puri e
separati, con tutte le sostanze nel proprio stato standard alla temperatura specificata. L’entropia di reazione standard sarà probabilmente
positiva se nella reazione si ha una produzione netta di gas, mentre sarà negativa se ci sarà consumo netto di gas:
∆𝑟 𝑆° = ∑𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖 𝑛𝑆𝑚 °(𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑖) − ∑𝑟𝑒𝑎𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑆𝑚 °(𝑟𝑒𝑎𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖)
n coincide con i coefficienti stechiometrici. A 𝑇 > 0 le entropie assolute di tutti gli elementi sono > 0
Il ciclo di Carnot:
Il ciclo di Carnot è costituito da quattro fasi consecutive:
(AB) espansione isoterma: il sistema si trova all'inizio nello stato A, alla temperatura 𝑇ℎ . A questo punto si mette a contatto con una
sorgente di calore alla temperatura 𝑇ℎ . Il gas assorbe il calore 𝑞ℎ , compie lavoro espandendosi, mentre diminuisce la pressione esercitata
dal pistone sul gas.
(BC) espansione adiabatica: giunto allo stato B, il gas viene isolato adiabaticamente, continua a
espandersi (facendo ancora lavoro utile) mentre diminuisce la pressione. Viene percorsa
l'espansione adiabatica BC, al termine della quale il sistema si porta alla temperatura 𝑇𝑐 minore di
𝑇ℎ .
(CD) compressione isoterma: partendo dallo stato C si aumenta la pressione (facendo dall'esterno
lavoro sul sistema) mentre il gas è in contatto con una sorgente di calore alla temperatura 𝑇𝑐 . Si
tratta della compressione isoterma CD nel corso della quale il gas cede il calore 𝑞𝑐 alla sorgente.
(DA) compressione adiabatica: per concludere il ciclo è necessario ritornare allo stato A. Si isola
termicamente il gas e si diminuisce la pressione (ancora lavoro negativo). Si tratta della
compressione adiabatica DA, che riporta il sistema nelle condizioni iniziali.
𝑇 𝑐 𝑉𝑖 𝐶𝑣 𝐶𝑣,𝑚
ln ( 𝑓) = ln → 𝑉𝑓 𝑇𝑓𝑐 = 𝑉𝑖 𝑇𝑖𝑐 con 𝑐 = =
𝑇𝑖 𝑉𝑓 𝑛𝑅 𝑅
1/𝑐
𝑉
Lavoro effettuato 𝑤𝑎𝑑 = 𝐶𝑣 ∆𝑇 = 𝐶𝑣 (𝑇𝑓 − 𝑇𝑖 ) = 𝐶𝑣 𝑇𝑖 [( 𝑖 ) − 1]
𝑉𝑓
Nell’adiabatica (𝛾 > 1) la pressione declina più rapidamente dell’isoterma perché non vi è scambio di
calore che mantenga costante la temperatura durante l’espansione.
𝐶𝑝,𝑚 𝐶𝑣,𝑚 +𝑅 𝑅 1 1 𝑇𝑖 𝑉 𝛾−1
𝛾= = =1+ = 1+ con =𝛾−1 → = ( 𝑓) →
𝐶𝑣,𝑚 𝐶𝑣,𝑚 𝐶𝑣,𝑚 𝑐 𝑐 𝑇𝑓 𝑉𝑖
𝛾 𝛾
→ 𝑝𝑖 𝑉𝑖 = 𝑝𝑓 𝑉𝑓 → 𝑝𝑉 𝛾 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒
Serve perciò provare che l’integrale di 𝑑𝑆 = 𝑑𝑞𝑟𝑒𝑣 /𝑇 lungo un ciclo arbitrario è zero, perché ciò garantisce che negli stati iniziale e
finale del sistema l’entropia è la stessa, qualunque sa il percorso compiuto dall’uno all’altro.
. 𝑞 𝑞
Si considera la variazione di entropia lungo un ciclo di Carnot, ciclo ideale per gas perfetto, è: ∫𝐶𝑎𝑟𝑛𝑜𝑡 𝑑𝑆 = ℎ + 0 + 𝑐 + 0
𝑇 𝑇 ℎ 𝑐
~ 13 ~
𝑉𝐵 𝑉𝐷
Per l’espansione isoterma di un gas perfetto: 𝑞ℎ = 𝑛𝑅𝑇ℎ ln 𝑞𝑐 = 𝑛𝑅𝑇𝑐 ln
𝑉𝐴 𝑉𝐶
𝑉
𝑉𝐴 𝑉𝐷 𝑞ℎ 𝑛𝑅𝑇ℎ ln 𝐵 𝑇ℎ . 𝑞 𝑞 𝑞 𝑞
𝑉𝐴
→ = → = 𝑉 =− → ∫𝐶𝑎𝑟𝑛𝑜𝑡 𝑑𝑆 = ℎ + 𝑐 = ℎ − ℎ = 0
𝑉𝐵 𝑉𝐶 𝑞𝑐 −𝑛𝑅𝑇𝑐 ln 𝐵 𝑇𝑐 𝑇 𝑇 𝑇 ℎ𝑇 𝑐 ℎ ℎ
𝑉𝐴
Teorema di Carnot: l’uguaglianza vale solo per macchine ideali che operano reversibilmente.
- Un ciclo generico reversibile è suddivisibile in una serie di cicli di Carnot;
- L’integrale ciclico lungo un percorso arbitrario coincide con la somma degli integrali lungo ciascun ciclo;
- La coincidenza è esatta al limite di cicli infinitesimali;
- La variazione di entropia associata a ogni ciclo è zero, per cui la somma delle variazioni entropiche relative all’intero insieme di cicli è
anch’essa nulla. Si elidono tutte le variazioni entropiche eccetto quelle lungo il perimetro del ciclo complessivo :
𝑞𝑟𝑒𝑣 𝑞𝑟𝑒𝑣
∑𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 = ∑𝑝𝑒𝑟𝑖𝑚𝑒𝑡𝑟𝑜 = 0 . Al limite dei cicli infinitesimali i lati che non si elidono dei cicli di Carnot coincidono esattamente
𝑇 𝑇
𝑑𝑞𝑟𝑒𝑣
con il ciclo complessivo, e la somma diventa un integrale. ∫ 𝑑𝑆 = ∫ 𝑇
= 0 (𝑝𝑒𝑟 𝑢𝑛 𝑐𝑖𝑐𝑙𝑜 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜 𝑟𝑒𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒)
Temperatura termodinamica:
Supponiamo di avere una macchina che operi reversibilmente tra una sorgente calda da temperatura Th e un refrigerante a temperatura
|𝑤|
T; sappiamo allora che: 𝑇 = (1 − 𝜀)𝑇ℎ = (1 − ) 𝑇ℎ 𝑇 = 0 per 𝜀 = 1
𝑞ℎ
Cicli termodinamici:
▪ Ciclo di una macchina frigorifera (pompa di calore):
Le macchine frigorifere sono dispositivi che trasferiscono il calore da una sorgente a bassa temperatura (scomparti del frigorifero) ad una
sorgente a temperatura più alta (l'ambiente esterno) mediante l'impiego di un lavoro esterno (fornito dall'energia elettrica).
Dal punto di vista termodinamico, ciò viene ottenuto mediante una trasformazione ciclica percorsa in senso antiorario (𝐿 < 0), cioè
l'opposto di quanto avviene nelle macchine termiche.
Un gas compresso adiabaticamente dal compressore cede calore a pressione costante ad un liquido refrigerante che attraversa passando
in una serpentina. Poi si riespande adiabaticamente, raffreddandosi.
A questo punto lo si fa passare nell'ambiente che si vuole raffreddare: si riscalda di nuovo a pressione costante asportando calore e
tornando così nelle condizioni in cui era inizialmente ed il ciclo ricomincia.
Il funzionamento di un frigorifero si basa sul fenomeno di un fluido che nell’attraversare una strozzatura si raffredda (espansione Joule-
Thomson). Il dispositivo delegato a questo scopo è la valvola di espansione. Il fluido operatore viene detto anche refrigerante.
Il compressore B comprime il vapore fino a farlo liquefare nel condensatore, che è all'esterno del frigorifero. Durante questo processo
(passaggio dallo stato di vapore allo stato liquido) si sviluppa calore, che si riversa nell'ambiente esterno. Successivamente il liquido
(attraverso la valvola d'espansione, C) passa nell'evaporatore all'interno del frigorifero A, dove assorbe calore e ritorna allo stato gassoso,
raffreddando così l'interno del frigorifero. Il fluido usato nel frigorifero deve essere tale da richiedere a temperatura ordinaria pressioni
relativamente basse per passare dallo stato di vapore allo stato liquido: il freon (dicloro-difluorometano), per esempio, liquefa a 20°C se
compresso a 5.6 atmosfere.
Il lavoro massimo:
La variazione della funzione di Helmholtz è uguale al lavoro massimo associato a un processo a temperatura costante.
Il sistema tende a muoversi verso valori di A minori e a conseguire stati di maggiore entropia complessiva
𝑑𝑈
(sistema + ambiente) e non di minore energia interna. 𝑑𝐴 = 𝑑𝑈 − 𝑇𝑑𝑆 < 0 → 𝑑𝑆 − ≥ 0 (𝑑𝑆𝑎𝑚𝑏 𝑎 𝑉𝑐𝑜𝑠𝑡)
𝑇
Criterio di equilibrio: non tende a svolgersi più né il processo diretto né quello inverso 𝑑𝐴 = 𝑑𝑈 − 𝑇𝑑𝑆 = 0
A viene anche detta funzione lavoro massimo perché la sua variazione è uguale al lavoro massimo associato
ad un processo (dal tedesco “arbeit”=lavoro): 𝑑𝐴 = 𝑑𝑤𝑚𝑎𝑥
𝑇𝑑𝑆 ≥ 𝑑𝑞 (𝐷𝑖𝑠𝑢𝑔𝑢𝑎𝑔𝑙𝑖𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝐶𝑙𝑎𝑢𝑠𝑖𝑢𝑠)
→ 𝑑𝑈 ≤ 𝑇𝑑𝑆 + 𝑑𝑤 → 𝑑𝑤 ≥ 𝑑𝑈 − 𝑇𝑑𝑆 e
𝑑𝑈 = 𝑑𝑞 + 𝑑𝑤 (𝑃𝑟𝑖𝑚𝑜 𝑝𝑟𝑖𝑛𝑐𝑖𝑝𝑖𝑜)
→ L’uguaglianza vale per un percorso reversibile e 𝑑𝑤𝑚𝑎𝑥 = 𝑑𝑈 − 𝑇𝑑𝑆 = 𝑑𝐴 < 0
Il valore più negativo di dw corrisponde alla massima energia ottenibile dal sistema sotto forma di lavoro (T=costante). Per una
trasformazione isoterma macroscopica: 𝑤𝑚𝑎𝑥 = ∆𝑈 − 𝑇∆𝑆 = ∆𝐴 𝑆𝑒 ∆𝑆 < 0 |𝑤𝑚𝑎𝑥 | < |∆𝑈| ; 𝑆𝑒 ∆𝑆 > 0 |𝑤𝑚𝑎𝑥 | > |∆𝑈|
Se ∆𝑆𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 < 0, affinché una trasformazione sia spontanea, il sistema deve cedere calore all’ambiente per accrescerne l’entropia. Se
∆𝑆𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 > 0, il sistema può ricevere calore (in quantità < 𝑇∆𝑆) dall’ambiente la cui entropia diminuisce Interpretazione molecolare:
U è diminuita di un contributo che si accumula in modo disordinato (TS) che non è utilizzabile per trarne nell’ambiente moto uniforme.
~ 15 ~
Dire che un sistema tende a portarsi verso un più basso valore di G equivale a dire che il sistema e l’ambiente si portano unitamente
verso un più alto valore di S.
L’equazione fondamentale:
Abbiamo visto che il primo principio della termodinamica si può esprimere nella forma 𝑑𝑈 = 𝑞 + 𝑑𝑤 .
Per una trasformazione reversibile in un sistema chiuso di composizione costante (la somma di 𝑑𝑤 + 𝑑𝑞 rimane costante) e in assenza
di lavoro extra (non espansivo), possiamo fissare 𝑑𝑤𝑟𝑒𝑣 = −𝑝𝑑𝑉 e (dalla definizione di entropia) 𝑑𝑞𝑟𝑒𝑣 = 𝑇𝑑𝑆, dove p è la pressione
del sistema e T la sua temperatura. Pertanto 𝑑𝑈 = 𝑇𝑑𝑆 − 𝑝𝑑𝑉 (𝐸𝑞𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑓𝑜𝑛𝑑𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙𝑒)
Essendo dU un differenziale esatto, il suo valore non dipende dal percorso, per cui, si effettui la trasformazione in modo reversibile o
irreversibile, si otterrà sempre il medesimo valore di dU ; per cui, l’equazione vale per qualunque cambiamento reversibile o
irreversibile di un sistema chiuso che non effettui lavoro extra (non espansivo).
Solo nel caso di una trasformazione reversibile è lecito identificare 𝑇𝑑𝑆 = 𝑑𝑞 e – 𝑝𝑑𝑉 = 𝑑𝑤 .
Quando invece la trasformazione ha carattere irreversibile, 𝑇𝑑𝑆 > 𝑑𝑞 (disuguaglianza di Clausius) e – 𝑝𝑑𝑉 > 𝑑𝑤.
Posto che la composizione sia costante 𝑑𝑤 + 𝑑𝑞 = 𝑇𝑑𝑆 + (−𝑝𝑑𝑉).
L’equazione fondamentale mostra che, considerando l’energia interna una funzione di stato: 𝑑𝑈 ∝ 𝑑𝑆 e 𝑑𝑈 ∝ 𝑑𝑉
Si può esprimere U come funzione di S e V, ovvero U(S,V) la conseguenza matematica è che possiamo esprimere il cambiamento
𝜕𝑈 𝜕𝑈
infinitesimale di dU , in funzione delle variabili dS e dV, mediante: 𝑑𝑈 = ( ) 𝑑𝑆 + ( ) 𝑑𝑉
𝜕𝑆 𝑉 𝜕𝑉 𝑆
𝜕𝑈 𝜕𝑈
da cui, confrontando con l’equazione fondamentale, vediamo che per i sistemi a composizione costante: ( ) = 𝑇 e ( ) = −𝑝
𝜕𝑆 𝑉 𝜕𝑉 𝑆
Le relazioni di Maxwell:
Supponiamo di poter formulare un cambiamento infinitesimale della funzione 𝑓 nella forma: 𝑑𝑓 = 𝑔𝑑𝑥 + ℎ𝑑𝑦 con g e h funzioni di x
e di y. Il criterio matematico per stabilire che 𝑑𝑓 costituisce un differenziale esatto (nel senso che il suo integrale è indipendente dal
𝜕𝑔 𝜕ℎ
percorso compiuto) è che: ( ) = ( ) .
𝜕𝑦 𝑥 𝜕𝑥 𝑦
𝜕𝑇 𝜕𝑝
Dall’equazione fondamentale (un differenziale esatto) (𝑑𝑈 = 𝑇𝑑𝑆 − 𝑝𝑑𝑉): ( ) = − ( ) (𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑒𝑞𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑀𝑎𝑥𝑤𝑒𝑙𝑙(𝑈)
𝜕𝑉 𝑆 𝜕𝑆 𝑉
~ 16 ~
Analogamente:
𝜕𝑇 𝜕𝑉
→ (𝑑𝐻 = 𝑑𝑈 + 𝑑𝑝𝑉 = 𝑇𝑑𝑆 − 𝑝𝑑𝑉 + 𝑝𝑑𝑉 + 𝑉𝑑𝑝 = 𝑇𝑑𝑆 + 𝑉𝑑𝑝) ( ) = ( ) (𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑎 𝑒𝑞𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑀𝑎𝑥𝑤𝑒𝑙𝑙(𝐻)
𝜕𝑝 𝑆 𝜕𝑆 𝑝
𝜕𝑈 𝜕𝑈
A questo punto introduciamo le due relazioni ( ) = 𝑇 e ( ) = −𝑝 e la definizione di 𝜋 𝑇 , ottenendo:
𝜕𝑆 𝑉 𝜕𝑉 𝑆
𝜕𝑈 𝜕𝑝
𝜋 𝑇 = ( ) = 𝑇 ( ) − 𝑝 nota come Equazione di stato termodinamica: con 𝜋 𝑇 = pressione interna;
𝜕𝑉 𝑇 𝜕𝑇 𝑉
𝑛𝑅𝑇
𝑛𝑅𝑇 𝜕𝑝 𝜕( 𝑉 ) 𝑛𝑅 𝑛𝑅𝑇
▪ per un gas perfetto: 𝑝 = → ( ) =( ) = → 𝜋𝑇 = −𝑝 =0;
𝑉 𝜕𝑇 𝑉 𝜕𝑇 𝑉 𝑉
1 𝜕𝐺 𝐺 𝐻 1 𝜕𝐺 𝐺 1 𝜕𝐺 𝐺 1 𝜕𝐺 𝑑(1⁄𝑇 ) 𝜕(𝐺 ⁄𝑇 )
{( ) − } = − ma {( ) − } = ( ) − = ( ) +𝐺 =( )
𝑇 𝜕𝑇 𝑝 𝑇 𝑇2 𝑇 𝜕𝑇 𝑝 𝑇 𝑇 𝜕𝑇 𝑝 𝑇2 𝑇 𝜕𝑇 𝑝 𝑑𝑇 𝜕𝑇 𝑝
𝜕(𝐺 ⁄𝑇 ) 𝐻
da cui ( ) =− 𝐸𝑞𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝐺𝑖𝑏𝑏𝑠 − 𝐻𝑒𝑙𝑚ℎ𝑜𝑙𝑡𝑧
𝜕𝑇 𝑝 𝑇2
Nota la variazione di entalpia di una trasformazione, si può conoscere la variazione dell’energia di Gibbs con la temperatura e quindi la
composizione di equilibrio di un sistema a qualsiasi temperatura.
𝑓 𝑝 𝑍−1
Per un gas reale: 𝐺(𝑝𝑓 ) = 𝐺(𝑝𝑖 ) + 𝑛𝑅𝑇 ln con 𝑓(𝑓𝑢𝑔𝑎𝑐𝑖𝑡à) = 𝜙𝑝 (ln 𝜙 = ∫0 𝑑𝑝)
𝑝° 𝑝
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Il criterio termodinamico dell’equilibrio:
Nei sistemi aperti vi è scambio di materia, quindi conviene definire grandezze molari parziali, che denotano la variazione di proprietà
estensive (V,H,U,S) con la quantità di sostanza n.
In un sistema binario: 𝐺 = 𝑓(𝑇, 𝑃, 𝑛1, 𝑛2)
𝜕𝐺 𝜕𝐺 𝜕𝐺 𝜕𝐺
𝑑𝐺 = ( ) 𝑑𝑇 + ( ) 𝑑𝑝 + ( ) 𝑑𝑛1 + ( ) 𝑑𝑛2 (𝑎 𝑇 𝑒 𝑝 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖)
𝜕𝑇 𝑝,𝑛1,𝑛2 𝜕𝑝 𝑇,𝑛1,𝑛2 𝜕𝑛1 𝑇,𝑝,𝑛2 𝜕𝑛2 𝑇,𝑝,𝑛1
𝜕𝐺 𝜕𝐺
𝜇=( ) 𝑑𝑛1 + ( ) 𝑑𝑛2
𝜕𝑛1 𝑇,𝑝,𝑛2 𝜕𝑛2 𝑇,𝑝,𝑛1
Potenziale chimico µ: quando due o più fasi si trovano in equilibrio, il potenziale chimico (= l’energia di Gibbs molare) di una sostanza
(o di un componente se trattasi di miscele) risulta uguale in tutte le fasi.
𝜕𝜇
Alla temperatura di transizione il potenziale chimico delle due fasi è lo stesso: ( ) = −𝑆𝑚
𝜕𝑇 𝑝
𝑉𝑚 > 0 sempre (m aumenta con p) ma per H2O il liquido è più denso del solido
𝜕𝜇
(𝑉𝑚 (𝑙𝑖𝑞) < 𝑉𝑚 (𝑠𝑜𝑙)) → ( ) = 𝑉𝑚
𝜕𝑝 𝑇
Equazione di Clapeyron:
𝑑𝐺𝛼 + 𝑑𝐺𝛽 = 𝜇𝛼 𝑑𝑛𝛼 + 𝜇𝛽 𝑑𝑛𝛽 = (𝜇𝛽 − 𝜇𝛼 )𝑑𝑛𝛽 = 0 → 𝜇𝛼 = 𝜇𝛽 All’equilibrio a T e p
costanti
L’ubicazione dei limiti di fase (coesistenza di due fasi, α e β) si stabilisce risolvendo la
seguente equazione per p in funzione di T:
𝜇𝛼 (𝑝, 𝑇) = 𝜇𝛽 (𝑝, 𝑇) 𝐶𝑟𝑖𝑡𝑒𝑟𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑢𝑔𝑢𝑎𝑔𝑙𝑖𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑚𝑖𝑐𝑖
Analizziamo la pendenza delle curve limite: 𝑑𝑝/𝑑𝑇 → 𝜇 = 𝑉𝑚 𝑑𝑝 − 𝑆𝑚 𝑑𝑇
µ𝛼 = 𝑉𝛼,𝑚 𝑑𝑝 − 𝑆𝛼,𝑚 𝑑𝑇 = 𝑉𝛽,𝑚 𝑑𝑝 − 𝑆𝛽,𝑚 𝑑𝑇 = 𝜇𝛽 →
(𝑉𝛽,𝑚 − 𝑉𝛼,𝑚 )𝑑𝑝 = (𝑆𝛽,𝑚 − 𝑆𝛼,𝑚 )𝑑𝑇
𝑑𝑝 ∆𝑡𝑟𝑠 𝑆 ∆𝑡𝑟𝑠 𝐻
𝑬𝒒𝒖𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝑪𝒍𝒂𝒑𝒆𝒚𝒓𝒐𝒏 = =
𝑑𝑇 ∆𝑡𝑟𝑠 𝑉 𝑇𝑡𝑟𝑠 ∆𝑡𝑟𝑠 𝑉
𝜕𝑝 𝜕𝑆
dalla terza equazione di Maxwell (( ) = ( ) )
𝜕𝑇 𝑉 𝜕𝑉 𝑇
𝑝
Per un gas perfetto: 𝐺(𝑝) = 𝐺° + 𝑛𝑅𝑇 ln e applicando la definizione di potenziale chimico:
𝑝°
𝑝
𝜇 = 𝐺𝑚 = 𝜇° + 𝑅𝑇 ln con µ°=potenziale chimico standard (gas puro, p°=1 bar)
𝑝°
𝑝𝐵
∆𝑟 𝐺 = 𝜇𝐵 − 𝜇𝐴 = (𝜇𝐵 ° + 𝑅𝑇 ln 𝑝𝐵 ) − (𝜇𝐴 ° + 𝑅𝑇 ln 𝑝𝐴 ) = ∆𝑟 𝐺° + 𝑅𝑇 ln = ∆𝑟 𝐺° + 𝑅𝑇 ln 𝑄
𝑝𝐴
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L’attività, a, è una sorta di frazione molare “effettiva”.
𝑎𝐴 = 𝛾𝐴 𝑥𝐴 , 𝛾𝐴 → 1 𝑝𝑒𝑟 𝑥𝐴 → 0 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙 𝑠𝑜𝑙𝑣𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎𝐵 = 𝛾𝐵 [𝐵], 𝛾𝐵 → 1 𝑝𝑒𝑟 [𝐵] → 0 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑜
𝑣 𝑣
∆𝑟 𝐺 = ∑𝐽 𝑣𝐽 𝜇𝐽 ° + 𝑅𝑇 ∑𝐽 𝑣𝐽 ln 𝑎𝐽 = ∆𝑟 𝐺° + 𝑅𝑇 ln ∏𝐽 𝑎𝐽 𝑓 = ∆𝑟 𝐺° + 𝑅𝑇 ln 𝑄 con 𝐾 = (∏𝐽 𝑎𝐽 𝐽 )
𝑒𝑞𝑢𝑖𝑙𝑖𝑏𝑟𝑖𝑜
Il numero delle particelle Ni, presenti in un campione di N particelle, che si trovano in uno stato caratterizzato dalla energia Ei, facendo
parte di un sistema in equilibrio termico alla temperatura T è espresso dalla distribuzione di Boltzmann. Sistema composto da reagenti e
prodotti:
- Nelle reazioni gli atomi possono scambiarsi i propri partner → tra gli stati accessibili al sistema troviamo disposizioni (con un insieme
caratteristico di livelli energetici) in cui gli atomi figurano come reagenti o prodotti;
- La distribuzione di Boltzmann fa distinzione solo tra le energie → atomi distribuiti tra due insiemi di livelli.
Esempio: reazione endotermica A → B.
I livelli di B presentano maggiore energia ma anche maggiore densità (→ entropia) 𝐾 = 𝑒 −∆𝑟 𝐻°/𝑅𝑇 𝑒 ∆𝑟 𝑆°/𝑅
Ciò non implica che la composizione all’equilibrio rimane invariata. Quando un sistema all’equilibrio è sottoposto ad un aumento di
pressione, la composizione di equilibrio della fase gassosa muta in modo da ridurre il numero di molecole presenti allo stato gassoso
(caso particolare del principio di Le Chatelier).
1 1/𝑇 −∆𝑟𝐻° 1 1
Integrando: ln 𝐾2 − ln 𝐾1 = − ∫1/𝑇 2 ∆𝑟 𝐻°𝑑(1⁄𝑇 ) = ( − )
𝑅 1 𝑅 𝑇2 𝑇1
𝑑 ln 𝐾 𝑑𝐾 ∆𝑟 𝐺 ∆𝑟 𝐻
Per reazioni esotermiche (∆𝑟 𝐻° < 0) → <0→ < 0 ∆𝑟 𝐺 = ∆𝑟 𝐻 − 𝑇∆𝑟 𝑆 ⇒ − =− + ∆𝑟 𝑆
𝑑𝑡 𝑑𝑇 𝑇 𝑇
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