Moti Unidimensionali
1 ADIMENSIONALIZZAZIONE
Il processo di adimensionalizzazione di una generica grandezza G viene effettuato ponendo la grandezza nella
forma:
ove un valore di riferimento, ovvero rappresenta l'unit di misura della grandezza (dimensionale), e G*
rappresenta la misura della grandezza stessa (adimensionale). Nel seguito, si supporr di scegliere
opportunamente la quantit in maniera tale che sia G* = O(1) e cio in maniera tale che la misura risulti di
ordine di grandezza unitario.
L'equazione di conservazione della massa la seguente:
poich le unit di misura sono costanti e le sole misure variabili, si ha:
Il raggruppamento adimensionale che moltiplica il termine instazionario prende il nome di numero di Strouhal:
Esso rappresenta l'importanza relativa del termine instazionario rispetto al termine convettivo nell'equazione
di conservazione della massa. Se l'integrale di superficie esteso a un dominio semplicemente connesso da
cui entra o esce massa (una sola superficie permeabile), poich entrambi i termini che contengono le
grandezze asteriscate sono di O(1), anche il numero di Strouhal di ordine di grandezza unitario e non pu
essere altrimenti perch l'equazione consta di due termini uguali e di segno opposto. In tal caso, si deve
tener conto di tutti e due i termini dellequazione. Se la scelta delle grandezze di riferimento stata corretta,
il fatto che Sr =O(1) permette, ad esempio, la stima del tempo caratteristico del fenomeno in esame. Se
invece l'integrale di superficie esteso a due diversi domini permeabili, dei quali in uno entra massa e
dall'altro ne esce, e se il numero di Strouhal sufficientemente basso, il termine instazionario potr essere
trascurato rispetto agli altri due termini.
2 MOTI QUASI STAZIONARI
Si consideri ora il sistema costituito da un serbatoio, in cui contenuto un gas inizialmente alla pressione
,
collegato ad un ugello convergente:
2 Gasdinamica
in seguito allapertura di questultimo il gas sar scaricato nellambiente
, si vedr che, sempre nelle ipotesi di adiabaticit e reversibilit, la velocit del fluido
all'uscita dell'ugello (cio la velocit di riferimento) quella sonica che risulta pari a:
Scegliendo anche le altre grandezze di riferimento per il processo di adimensionalizzazione, si ottiene:
Cio lequazione della conservazione della massa applicata a tutto il serbatoio, in formato adimensionale,
inoltre si sottolinea che lunica grandezza di riferimento non nota a priori il tempo di riferimento
. Ma
visto che lo Strouhal di ordine di grandezza 1, ci ci permette di definire il tempo di riferimento come:
Che rappresenta una stima del tempo di svuotamento del serbatoio.
Con riferimento allo stesso caso, se si va ora a considerare come volume di controllo quello relativo al solo
ugello, qui indicato con V
u
, la scelta delle grandezze di riferimento sar la stessa, ma per avere una misura di
ordine di grandezza unitario per il volume dellugello dovr essere
. Applicando nuovamente
lequazione della conservazione della massa, che ora sar composta da tre termini
e utilizzando, nel calcolo del numero Sr, il tempo di riferimento appena stimato:
Se il volume dell'ugello molto piccolo rispetto a quello del serbatoio, sar: Sr << 1, per cui si pu trascurare
il termine instazionario:
quindi possibile in questo ultimo caso (e non nel precedente che includeva nel volume di controllo anche
quello del serbatoio) trascurare il termine instazionario, in quanto il coefficiente moltiplicativo del termine
variabile nel tempo (che di ordine di grandezza unitario) risulta trascurabile rispetto all'unit. In questo
3 Gasdinamica
esempio, pur essendo lo svuotamento del serbatoio un fenomeno tipicamente instazionario (il fluido che esce
uguale a quello che manca nel serbatoio), il moto nel solo ugello pu essere considerato, istante per istante,
come stazionario. Si parler dunque di moto quasi stazionario all'interno dell'ugello. In questo caso, occorrer,
beninteso, tenere conto della variabilit delle diverse grandezze termofluidodinamiche nel tempo. In un moto
stazionario propriamente detto, invece, tutte le grandezze termofluidodinamiche resteranno assolutamente
costanti nel tempo.
3 MOTI QUASI UNIDIMENSIONALI
Nei moti quasi unidimensionali si ipotizza la costanza del valore di tutte legrandezze termofluidodinamiche su
ciascuna superficie permeabile appartenente alla superficie esterna che delimita il volume di controllo.
In generale, nei moti esaminati nel seguito, non si terr conto delle forze di massa (in particolare di quelle
dovute alla gravit) e, di conseguenza, dell'energia potenziale gravitazionale. Ci possibile se il numero di
Froude abbastanza elevato:
Ci dovuto al fatto che, a parit di differenza di pressione, le velocit che si raggiungono nel moto dei gas
sono maggiori di quelle raggiungibili nel moto di un liquido, a causa della loro minore densit.
In generale, per caratterizzare in un punto le condizioni termofluidodinamiche di un fluido a tre gradi
estensivi di libert sono necessari tre parametri, di cui due termodinamici (scalari) ed uno cinetico
(vettoriale). Si vedr che, se il moto unidimensionale, il parametro cinetico diventa anch'esso uno scalare.
Occorre, peraltro, osservare che la scelta dei tre parametri, purch indipendenti tra loro (il che comporta che
almeno uno abbia un contenuto cinetico), non univoca potendosi scegliere tra: la densit, la pressione, la
temperatura, l'energia interna, l'entalpia, il flusso di massa, l'entropia, la velocit, l'energia cinetica specifica
del fluido, il numero di Mach etc.. Poich la descrizione di tipo specifico (per unit di massa, o di volume, e
quindi con due gradi specifici di libert termodinamici), e poich si vuole caratterizzare lo stato in un punto,
od in una sezione, tutti i suddetti parametri saranno necessariamente o intensivi, o specifici.
4 DESCRIZIONE INTEGRALE E DIFFERENZIALE
Lo studio del campo di moto di un fluido si pu fare con due diversi approcci:
il differenziale che utilizza le equazioni del bilancio scritte nel volume di controllo elementare (ad es.,
l'intorno infinitesimo di un punto);
lintegrale che, invece, utilizza le stesse equazioni per un volume finito.
Beninteso, a differenza di quanto accade nella teoria cinetica, entrambe queste descrizioni sono di tipo
macroscopico e cio sviluppate nell'ambito dell'ipotesi del continuo.
La principale differenza tra le due descrizioni consiste nel fatto che, mentre l'approccio differenziale tende a
descrivere il comportamento del fluido punto per punto del campo di moto, quello integrale porta
essenzialmente in conto sia quanto viene scambiato sulla superficie di controllo del sistema studiato che, in
maniera globale, quanto accade nel volume di controllo. Poich trascura il dettaglio del campo di moto, la
descrizione integrale senz'altro pi semplice e immediata. Peraltro, occorre osservare che, non analizzando
quanto avviene all'interno del volume di controllo, l'approccio integrale conduce solo a informazioni di tipo
globale. Inoltre, la sua applicazione pu dipendere da dati gi noti.
4 Gasdinamica
E importante osservare che l'approccio integrale pu condurre a risposte abbastanza accurate nel caso in cui il
moto all'interno di un condotto pu essere considerato quasi unidimensionale.
5 IPOTESI E MOTI QUASI UNIDIMENSIONALI STAZIONARI
Affinch le ipotesi di quasi unidimensionalit siano rispettate, deve aversi:
La prima condizione garantisce che la zona in prossimit della parete, dove la velocit si deve necessariamente
annullare per lipotesi del continuo, sia di estensione trascurabile rispetto a tutta la sezione del condotto.
La seconda condizione garantisce una variazione dell'area della sezione molto graduale e, quindi, il poter
considerare il vettore velocit praticamente costante anche vettorialmente in ciascuna sezione retta del
condotto.
La terza condizione invece, ricordando lequilibrio della particella in direzione radiale, condizione la quale
soddisfa la condizione che la variazione della pressione statica nella generica sezione del condotto sia
trascurabile rispetto al valore della pressione dinamica nella sezione stessa.
Nel seguito, non si parler pi di moto quasi unidimensionale e quasi stazionario ma, pi semplicemente, di
moto unidimensionale e stazionario. Riassumendo, lapplicazione del modello di moto unidimensional e e
staziionario in un condotto prevede che sia soddisfatta la seguente ipotesi:
Trascurabilit del termine instazionario, cio quello che relativo alla variazione nel tempo della
generica grandezza estensiva G nel volume di controllo V;
Costanza del valore di tutte le grandezze termofluidodinamiche (tutti i parametri) su ciascuna
superficie permeabile normale all'asse del condotto appartenente alla superficie esterna che
delimita il volume di controllo (mentre queste stesse grandezze possono, generalmente, variare da
una sezione ad unaltra sezione permeabile).
Dunque applicando le ultime due considerazioni si ha:
5 Gasdinamica
Ricordando che il termine instazionario tende ad annullarsi (trascurabilit del termine instazionario);
indicando con e indicando con A
i
(i = 1,2, .., m) l'area di ciascuna superficie permeabile di D (considerata piana
per semplicit) sulla quale si verifica la costanza dei parametri, con ni il versore della normale da essa uscente e
l'equazione di
conservazione della massa diventa:
Se, in particolare, il sistema di controllo una porzione di condotto e su ciascuna delle due uniche superfici
permeabili della superficie di controllo del sistema (e necessariamente solo su ciascuna di esse) ipotizzabile
sia la costanza (vettoriale) della velocit che della densit, la formula precedente diventa:
E se ciascuna superficie ortogonale al corrispondente vettore velocit, si ha:
E, cio, la cosiddetta portata di massa, risulta costante.
Va fatto esplicitamente notare che nel moto stazionario di un fluido in un condotto comunque sempre
verificata la costanza della portata attraverso ciascuna sezione permeabile del condotto di area A. Per,
leguaglianza precedente esprimibile solo su quelle superfici per ciascuna delle quali si ipotizza la costanza sia
di che di (moto unidimensionale). Se detta relazione applicabile ad una qualunque sezione retta del
condotto (di area A) si pu ovviamente scrivere, sezione per sezione:
relazione che pu essere anche espressa nella forma:
E differenziando si ottiene:
che rappresenta l'equazione della conservazione della massa in forma differenziale per un condotto nel quale
un moto stazionario pu essere considerato unidimensionale in qualunque sezione retta dello stesso.
6 Gasdinamica
6 BILANCIO DELLA QUANTITA DI MOTO PER MOTI UNIDIMENSIONALI
STAZIONARI
Partendo dalla relazione classica del bilancio della quantit di moto:
Avendo tenuto presente che:
1. Il termine instazionario si annulla, per il modello di moto preso in esame;
2. La quantit rappresenta lintegrale di tutti gli sforzi superficiali (
, o macroscopica)
e diffusiva ( o microscopica) reversibile (non dissipativa). Pi propriamente, limpulso specifico I il modulo
della componente vettoriale del flusso di quantit di moto (nelle sue due parti dette) cheattraversa la
superficie di normale avente la stessa direzione (ma nonnecessariamente lo stesso verso) di .
7 Gasdinamica
Si consideri, ora, il tratto elementare di condotto rappresentato nella figura a
lato, delimitato da due sezioni permeabili normali all'asse x e di lunghezza
infinitesima dx, per cui il tratto stesso pu essere praticamente considerato
diritto. Applicando la:
E proiettandola lungo la direzione dellasse del condotto x, si ottiene:
La spinta elementare
(fratto perimetro
efficace) si ha:
che rappresenta l'equazione del bilancio della quantit di moto in forma differenziale per un condotto nel
quale il moto, oltre che stazionario, pu essere considerato unidimensionale su ciascuna sezione retta. Nel
caso in cui
sia trascurabile, cio durante il moto non viscoso con Re->, leqauzione precedente diventa la
cosiddetta equazione di Bernouli in forma differenziale:
Che, integrata, da luogo allequazione di Bernoulli per moti stazionari, non viscosi, compressibili:
8 Gasdinamica
Per un moto in cui siano trascurabili le variazioni di densit, e cio per un moto incompressibile si
ha :
Che rappresenta lequazione di Bernoulli per moti stazionari, non viscosi, incompressibili.
7 CONSERVAZIONE DELLENERGIA PER MOTI UNIDIMENSIONALI STAZIONARI
Con procedimento analogo agli altri due casi precedenti:
Questa equazione valida se, e solo se, il moto stazionario rispetto ad un sistema di riferimento inerziale ed
unidimensionale su ciascuna delle superfici permeabili del sistema; l'integrale relativo al flusso di energia
nel modo calore deve essere esteso a tutte le superfici del sistema, permeabili e non, in quanto, pur essendo
la temperatura costante su ciascuna superficie permeabile, sono consentiti gradienti di temperatura (e quindi
flussi di calore) in direzione normale alla superficie. Essi saranno comunque deboli, e quindi trascurabili, per la
debole variazione di area. Poich la normale n orientata verso l'ambiente, l'integrando risulta positivo se
anch'esso diretto verso l'ambiente (flusso termico uscente). Il secondo integrale diverso da zero, a
condizione che la velocit della superficie di controllo sia diversa da zero (potenza delica). Ponendo:
E se il volume di controllo un condotto con due sole superfici permeabili, si ottiene infine:
Che rappresenta lequazione di conservazione dellenergia per moti unidimensionali, stazionari, in condotti.
Nel caso si avesse un moto omoenergetico cio un moto adiabatico (
=0) e anergodico (
=0):
Sarebbe pi corretto definirlo omoentalpico totale (dove l'entalpia totale rappresenta la quantit in parentesi),
ma poich nei sistemi aperti l'entalpia totale prende il posto dell'energia totale consuetudine usare ancora
l'aggettivo omoenergetico. In condizioni di omoenergeticit, se il moto unidimensionale su ciascuna
superficie permeabile, si ha quindi:
9 Gasdinamica
In termini differenziali considerando :
Data la definizione di entalpia, ricordando che , si ha:
Se poi in particolare sono nulle le forze di attrito e comunque le altre cause di produzione di entropia, sar
anche
. In uno scambiatore di calore, nel quale non vi siano scambi di energia nel modo lavoro con
l'ambiente esterno si ha
. La quantit
. Infatti se costante lungo la periferia della sezione del condotto, per un tratto
elementare di condotto di lunghezza dx si ha la relazione
) che di ( ), d luogo
allequazione differenziale di conservazione dellenergia per moti anergodici, unidimensionali e stazionari:
8 CONDIZIONI DI RISTAGNO DI UN FLUIDO
La condizione di ristagno (detta anche condizione totale) di una particella di fluido in moto definita come la
condizione TERMODINAMICA che la particella raggiungerebbe qualora venisse rallentata fino a velocit nulla
con una trasformazione adiabatica, anergodica e isoentropica (omoenergetica e isoentropica). La condizione
di ristagno non quindi associata n alla condizione di moto quasi unidimensionale, n a quella di moto
quasi stazionario. Le condizioni di ristagno non rappresentano condizioni che debbono essere
necessariamente presenti nel campo di moto oggetto di studio. Ad ogni stato termofluidodinamico del fluido
associato uno stato di ristagno. Ovviamente non vero il contrario. Lo stato di ristagno di un sistema
semplice uno stato termodinamico caratterizzato da due parametri termodinamici indipendenti tra loro
(manca il cinetico). Lo stato termofluidodinamico, invece, caratterizzato da tre parametri (due termodinamici
pi uno cinetico).
Dalla definizione di condizione di ristagno, applicando lequazione di conservazione dellenergia e trascurando i
termini gravitazionali e considerando il moto omoenergetico:
, per un fluido avente velocit V e livello entalpico h, quando si rallenta il fluido
sino a velocit nulla si raggiunge l'entalpia totale, o di ristagno:
(1)
La quantit h chiamata entalpia specifica sensibile, o statica. La quantit H
chiamata entalpia specifica totale, o di ristagno. Si possono definire, in generale, condizioni statiche di una
corrente quelle misurate con uno strumento che si muove alla velocit del fluido, cio con uno strumento
rispetto al quale il fluido fermo.
In particolare la (1) esprime il seguente concetto: Se una corrente avente un'entalpia specifica he una velocit
V (punto A) viene rallentata finoa velocit nulla mediante una trasformazioneadiabatica e anergodica (punto
o), la suaentalpia specifica aumenta della sua energia cinetica specifica (per unit di massa) V
2
/2. Occorre
notare che, nel rallentamento del fluido, la trasformazione espressa da
:
12 Gasdinamica
Le considerazioni gi fatte per l'entalpia totale (per bassi e alti numeri di Mach) possono essere identicamente
riproposte per la temperatura di ristagno (o totale) To. La temperatura T detta temperatura statica, o
sensibile, della corrente. Quest'ultima pu essere anche definita come la temperatura misurata da un
termometro che viaggia alla stessa velocit della corrente. Dalla relazione fondamentale entropica per un gas
pi che perfetto:
per una trasformazione isoentropica:
E ricordando che
, si ricava:
(2)
Per cui sostituendo nella formula precdente il valore di
, sostituendo si ottiene:
In cui
rappresenta la velocit del suono laplaciana in condizioni di ristagno, per cui lequazione:
E ricordando che diventa lequazione di unellisse in forma canonica:
Si ritrova ovviamente che:
Per
Per
interessante notare come allaumentare della velocit V, la velocit del suono a diminuisca e viceversa.
Nella figura anche indicata la bisettrice del quadrante, di equazione V = a, che corrisponde alle condizioni
soniche per le quali si ha M = 1. Per , la veloci del fluido
pari a:
Le condizioni termofluidodinamiche corrispondenti a M = 1 sono generalmente indicate con l'apice (*) e sono
dette condizioni critiche. Poich
per aria in
condizioni normali, dellordine di 10
-7
m e che laria costituita per
4/5 da azoto.
La traccia abbastanza spessa vista nello shadograph dovuta a
fenomeni di diffrazione della luce. In effetti lo spessore dellonda
molto sottile.
3 ONDA DURTO NORMALE STAZIONARIA IN UN
GAS PIU CHE PERFETTO
Si prenda in considerazione unonda durto che sar il nostro volume di controllo, in particolare si sceglie
unarea di controllo sulla suddetta onda. Come detto in precedenza ci sar un salto di grandezze
termodinamiche e una certa differenza di velocit prima e dopo londa.
In questo caso lequazione del bilancio della quantit di moto :
inoltre supponendo che larea di controllo presa in considerazione molto
maggiore del cammino libero medio molecolare
, e
perch
, si ottiene:
(1)
Infine essendo
le componenti lungo
si ha che:
22 Gasdinamica
Dunque non c nessuna deviazione della corrente. Ora, sostituendo
nellequazione (1), poich , e proiettando normalmente allonda, si ottiene:
Per quanto concerne lequazione della conservazione della massa:
poich
e si ha che :
Mentre per lequazione della conservazione dellenergia , tenendo conto che
, si
ha:
Quindi londa durto una trasformazione termofluidodinamica che avviene, in pratica, attraverso una
superficie (volume sottilissimo), mediante la quale ciascuna delle grandezze G, I e H resta costante.
Lequazione di bilancio della quantit di moto pu essere espressa anche in questa forma:
E dividendo per , si ottiene:
Ricordando che , si perviene a:
(2)
Lequazione di bilancio dellenergia in condizioni omoenergetiche pu essere anche scritta nella forma:
Che sostituita nella relazione (2):
23 Gasdinamica
E tenendo conto di:
Svolgendo i calcoli:
Da luogo alla relazione di Prandtl per londa durto normale:
Questa relazione afferma che la velocit critica del suono la media geometrica tra quella a monte e quella
a valle dellonda durto.
Introducendo un numero di Mach riferito alla velocit critica
, a
quello a monte
dellonda:
24 Gasdinamica
Poich per la stabilit termodinamica , ad ogni valore di
, corrisponde un valore di
e ,
quasi, viceversa. Vediamo alcuni casi notevoli:
1. Il caso
conduce a
, i valore limite di
risulta essere:
che per il caso particolare di
3. Per
Il quasi deriva dal fatto che, per i valori subsonici di
inferiori a
:
Essendo londa durto omoenergetica si ha:
Il rapporto tra le pressioni di ristagno pu essere scritto come:
(4)
E sapendo che :
Reinserendo il tutto nella (4) e sostituendo
, conduce sempre a:
25 Gasdinamica
Per tutti i valori possibili di (vale a dire che la pressione di ristagno a valle diminuisce. Si ricordi che
lentropia data da:
Ed in termini delle grandezze di ristagno, che hanno la stessa entropia, si pu
scrivere
:
Sfruttando lequazione (5) si ottiene la variazione di entropia attraverso londa
durto:
Relazione il cui diagramma mostra quali sono i soli urti possibili
perch, essendo la trasformazione adiabatica, .
Espandendo in serie di Taylor, nellintorno
, la relazione precedentemente
ottenuta diventa:
e risulta nulla insieme alle sue derivate prima e seconda rispetto a
(per
)
2. diminuisce continuamente il rapporto tra le pressioni
di ristagno (aumenta lentropia);
3. aumenta continuamente il rapporto tra le pressioni
statiche;
4. aumenta il rapporto tra le densit statiche sino ad un
valore asintotico;
5. aumenta continuamente il rapporto tra le
temperature statiche (quelle di ristagno non variano);
6. aumenta il rapporto
In una corrente (con = 1.4) ad elevatissimo numero di Mach (ipersonica), la densit a valle di una onda
d'urto normale pari a sei volte quella a monte e la velocit della corrente diventa un sesto di quella a monte.
In questo caso resta comunque da controllare se ancora valida l'ipotesi di gas pi che perfetto a causa
dell'elevato aumento di temperatura della corrente che pu provocare fenomeni di dissociazione.
28 Gasdinamica
Il diagramma dimostra anche che, per bassi valori del numero di Mach, si ha
:
Sul piano h-s (o T-s) i due punti (1) e (2) , rispettivamente a monte e a valle dell'onda d'urto, devono apparire
cos come rappresentato nella figura. Si ricordi che attraverso l'onda d'urto:
H = h + V
2
/2 = cost ed s aumenta.
Per un gas perfetto, una volta stabilita sul piano h-s (ovvero T-s) la retta
orizzontale H = cost (risp. T
o
= cost) relativa al livello energetico totale H
della corrente, ciascunaltra retta orizzontale al di sotto di questa
rappresenta il luogo dei punti per il quale le quantit h, T, V
2
/2 (e quindi
V), a e M sono costanti. Man mano che questa retta si abbassa, il numero
di Mach ad essa relativo tende ad aumentare perch la velocit del fluido
V aumenta e la velocit del suono (la T) diminuisce.
E possibile quindi dividere il piano h-s, al di sotto della retta H = cost, in due
zone mediante la retta orizzontale corrispondente a M = 1 (retta
tratteggiata): la superiore caratterizzata da M < 1 e la inferiore caratterizzata
da M > 1. Poich lo stato (1) a monte dell'onda d'urto quello
corrispondente ad una corrente supersonica, il punto che lo rappresenta
deve trovarsi nella zona inferiore (M > 1) cos come riportato in figura.
Viceversa, il punto che rappresenta lo stato a valle (2) si deve trovare nella
zona superiore (M < 1) ed a destra del punto (1) in quanto s > 0
(ovviamente
6 ONDA DURTO NORMALE NON STAZIONARIA
Nella Fig. (a) mostrata un'onda d'urto normale che, in un sistema di riferimento inerziale , viaggia a
velocit costante V
o
in un fluido con velocit V
x
a monte (prima del passaggio dell'onda) e V
y
a valle (dopo
l'onda). Si suppone poi che londa che viaggi verso destra e che sia: V
o
> V
x
. Per rendere l'onda stazionaria,
bisogna osservarla in un sistema di riferimento ' (sempre inerziale) che si muova rispetto ad con una
velocit pari alla V
o
e quindi occorre sottrarre la V
o
a tutte le velocit di figura. Conviene, allora invertire i versi
delle velocit, cos come fatto in Fig (b).
Occorre poi osservare che, in entrambe le figure, le condizioni statiche della corrente (poich sempre misurate
con uno strumento che comunque si muove alla velocit del fluido, cio solidale alle particelle di fluido) sono
le stesse qualunque sia il sistema di riferimento. Valgono, quindi, le relazioni:
Tenendo conto delle relazioni precedenti, i due numeri di Mach nel sistema di riferimento con londa d'urto in
movimento, risultano:
Tenendo conto delle relazioni precedenti, i due numeri di Mach nel sistema di riferimento con londa d'urto in
movimento, risultano:
E, nel sistema con londa d'urto stazionaria:
30 Gasdinamica
Nel sistema di riferimento con londa d'urto stazionaria possibile, ora, applicare le formule gi trovate in
precedenza.
Per quanto riguarda le grandezze di ristagno (temperatura e pressione), per londa durto in movimento si ha:
Mentre per londa durto stazionaria:
Si noti che T
ox
, in generale, diversa da T
oy
mentre, nellonda stazionaria: T
o1
=T
o2
.
Pertanto, la soluzione del problema di unonda durto in moto, di cui si conoscono le velcit di propagazione
, del suono
e del fluido
:
Sostituendo in questa formula:
E ponendo
si ha:
Che risolta secondo
.
Questo caso si pu derivare da quello dellonda durto normale stazionaria, cambiando il sistema di
riferimento inerziale rispetto al quale si scrivono le equazioni del bilancio.
33 Gasdinamica
Si consideri nuovamente il volume di controllo dellonda durto normale, se, ora, un nuovo sistema di
riferimento si muove rispetto a quella inerziale di Fig.(a) dall'alto verso il basso (parallelamente all'onda d'urto)
con velocit
costante, anche questo sistema sar inerziale. Per l'osservatore solidale a questo nuovo
sistema, sia il fluido a monte che quello a valle dell'onda appariranno dotati, oltre che delle preesistenti
rispettive velocit V
1
e V
2
, normali all'onda, anche di una velocit parallela all'onda che la stessa per
entrambi i fluidi ed pari a:
Quindi, intuitivamente, possibile trattare londa durto obliqua con le stesse relazioni dellonda durto
normale purch si considerino solamente le componenti normali V
n1
e V
n2
delle velocit a monte e a valle.
Sostituendo allora V
n1
e V
n2
rispettivamente al posto di V
1
e V
2
nell'equazione di conservazione della massa, per
un'onda d'urto obliqua si ottiene:
(eq. continuit)
Lequazione del bilancio della quantit di moto d luogo a:
che ovviamente rappresenta la proiezione, in direzione normale all'onda d'urto, dell'equazione vettoriale:
L'altra proiezione, nella direzione tangenziale all'onda d'urto, d luogo invece alla:
che, per lequazione di continuit, mostra costanza della componente tangenziale:
La costanza della componente tangenziale della velocit, associata alla riduzione della componente normale,
genera la deviazione della corrente di un angolo (detto angolo di deviazione della corrente). La sostituzione
di V
n1
e V
n2
rispettivamente al posto di V
1
e V
2
nella:
34 Gasdinamica
conduce a una forma strana dell'equazione di conservazione dell'energia (lenergia cinetica non ha
componenti!) e in particolare considerando che
:
Un'onda d'urto obliqua quindi riconducibile ad un'onda d'urto normale purch si considerino le sole
componenti normali della velocit V
n1
e V
n2
.
Per poter calcolare unonda durto obliqua, si introduce quindi la componente normale del numero di Mach a
monte dell'onda d'urto definita come:
L'introduzione di M
n1
, che ovviamente deve essere maggiore o uguale ad 1, risulta particolarmente utile per
questo motivo: I parametri termofluidodinamici (statici) a valle dellonda d'urto obliqua (inclinata rispetto alla
corrente con un angolo ) risultano identici a quelli a valle di un'onda d'urto normale ( = 90) per la quale il
numero di Mach a monte sia proprio uguale a M
n1
.
Ovviamente, anche il numero di Mach a valle andr riguardato come componente normale del numero di
Mach a valle dell'onda d'urto obliqua:
Ne consegue che tutte le relazioni viste per le onde durto normali stazionarie sono ancora valide, purch M
1
e M
2
siano rispettivamente sostituiti con le quantit
.
Occorre qui osservare esplicitamente che non formalmente corretto ricavare il rapporto delle pressioni di
ristagno, dalla relazione relativa alle onde durto normali poich questa non tiene conto della componente
tangenziale della velocit. Tuttavia, se sul piano h-s si individuano i due stati di ristagno normali (in rosso), essi
risulteranno allineati in orizzontale, cos come lo saranno i due stati totali (in verde) i quali si ottengono
aggiungendo ai primi lo stesso contributo entalpico relativo alluguale componente tangenziale della velocit.
Gli stati totali avranno, ovviamente, lo stesso salto entropico di quelli normali.
Allora la relazione:
35 Gasdinamica
giustificata dalla:
Per un gas pi che perfetto si ha: stesso salto entropico, stesso rapporto delle pressioni di ristagno.
Si nota che, per dati M
1
e p
1
, l'aumento di pressione attraverso l'onda d'urto dipende dall'angolo che l'onda
forma con la direzione della corrente a monte. In particolare, l'onda d'urto normale d luogo al massimo
aumento di pressione attraverso l'urto (
). Al diminuire di , la quantit
diminuisce anch'essa,
e quindi il rapporto p
2
/p
1
diminuisce.
Il valore limite (inferiore) dellangolo durto:
d luogo a p
2
/p
1
= 1, che corrisponde al caso di un'onda di Mach (M
n1
= 1) che non produce alcun aumento di
pressione della corrente. Valori di non sono possibili perch la componente normale del numero di
Mach a monte dell'onda risulterebbe inferiore all'unit.
Si ricordi a tal proposito la relazione gi vista:
Resta ora da determinare lespressione che lega
. Si ha:
Da cui sviluppando e semplificando si ottiene, infine, langolo di deviazione :
36 Gasdinamica
Da questa relazione, interessante notare che la deviazione della corrente nulla sia nel caso per il quale:
Corrispondente allonda durto normale, cos come nel caso in cui:
relativo a quella che stata gi definita onda di Mach, la cui inclinazione (nel seguito sempre indicata con il
simbolo ) risulta come gi scritto pari a:
L'onda di Mach, dunque, quella per la quale il numero di Mach normale pari ad 1 per cui essa non
comporta alcuna variazione finita delle propriet termofluidodinamiche del fluido.
Vediamo ora graficamente la dipendenza di da e M
1
.
Per un dato numero di Mach e per crescente si hanno tre possibilit:
due soluzioni con valori distinti dell'angolo di inclinazione dell'onda d'urto ;
una sola soluzione (all'apice della curva del dato numero di Mach);
nessuna soluzione.
Nel caso delle due soluzioni, la prima (valore di pi basso) detta soluzione debole mentre l'altra soluzione
forte. Infatti, per un dato numero di Mach a monte dell'onda d'urto, valori maggiori di corrispondono ad un
pi elevato numero di Mach normale e di conseguenza ad una pi alta intensit di urto. La soluzione unica
corrisponde al caso di massima deviazione possibile della corrente
.
Man mano che ci si allontana dalla parete (o dal piano di mezzeria) l'onda d'urto diventa progressivamente
meno verticale ( diminuisce), e quindi meno forte, ed il numero di Mach, a valle di essa, tende ad aumentare
sino a poter diventare supersonico.
Le linee tratteggiate rappresentano le linee soniche (sulle quali M = 1).
Va poi fatto osservare che un corpo definito tozzo (non affilato), in una corrente supersonica, anche nel caso in
cui l'angolo di inclinazione delle sue pareti a valle del bordo di attacco risulti minore dellangolo di deviazione
massimo, comporter senz'altro la presenza di un'onda d'urto staccata dal corpo in quanto l'angolo di
deviazione sull'asse risulta maggiore di
, le
due soluzioni per i campi di moto superiore ed inferiore sono indipendenti una dall'altra, cio, a differenza di
quanto accade in moto subsonico, i due moti non si influenzano. Nel caso in cui, invece, la deviazione fosse pi
elevata (ad es. se per risultasse maggiore dell'angolo
, si ottiene:
E ricordando che
si ha:
41 Gasdinamica
Tenendo presente che la quantt in parentesi pari ad e
della:
Si ha infine la relazione di Prandtl per unonda durto obliqua:
(1)
Questa relazione, per V
t
= 0, coincide con quella gi trovata per londa durto normale. Nella figura accanto
sono state indicate le due velocit a monte ed a valle dell'onda d'urto obliqua e le loro componenti normali e
tangenziale. Infatti, per la V
2
sono state indicate le due componenti u, in direzione della V
1
, e v normale ad essa.
Il piano (u-v) si chiama piano odografo.
Con riferimento alla figura si ottiene che:
E sostituendo nella relazione di Prandtl (1)
Ed effettuando le sostituzioni cos come poste in evidenza si ottiene il
risultato:
Che risolto secondo conduce a:
42 Gasdinamica
Per ogni valore di
e di
, la precedente espressione
rappresenta, sul piano odografo (u-v), il luogo dei punti a valle dell'onda
d'urto obliqua. La formula precedente d due valori di , uno positivo
laltro negativo, corrispondenti alla deviazione verso lalto o verso il
basso. Il luogo di punti, sul piano odografo (u-v), a valle dell'onda
d'urto obliqua, chiamato curva strofoide, o polare d'urto. Questo
luogo di punti riportato nella a lato.
Come gi discusso , per ogni angolo minore di
, ci sono due
soluzioni per la
:
la soluzione debole OC che d luogo all'onda inclinata rispetto
alla corrente dell'angolo
;
la soluzione forte OD che d luogo all'onda inclinata rispetto
alla corrente dell'angolo
>
.
Nel caso in cui = 0, le due soluzioni si riducono:
all'onda di Mach OA
all'onda d'urto normale OB.
Nella figura stata anche indicata l'unica soluzione OE esistente per
.
10 RIFLESSIONE DI ONDE DURTO PIANE (SU UNA SUPERFICIE O UN PIANO DI SIMMETRIA)
Poich, attraverso l'onda d'urto obliqua, la componente tangenziale della velocit non cambia mentre quella
normale diminuisce, la conseguenza macroscopica di tutto ci che il vettore velocit a valle dell'onda devia
rispetto alla sua direzione iniziale e, in particolare, tende a ruotare verso l'onda d'urto stessa; la corrente cio
tende ad adagiarsi sull'onda. Tutto questo comporta che un'onda d'urto obliqua incidente su una superficie
piana (ovvero su un piano di simmetria del campo di moto) deve necessariamente riflettersi.
Si consideri ad esempio il caso rappresentato nella figura:
nella quale mostrata l'onda d'urto obliqua i che incide con un angolo
,
bens
dovr essere tale che l'onda riflessa abbia una intensit che consenta alla corrente di raddrizzarsi.
I due angoli
sono uguali solo se l'onda d'urto un'onda di Mach. Infatti, quanto prima detto vale
anche per un'onda di Mach con la differenza che l'angolo di deviazione infinitesimo e quindi:
corrispondente al valore di M
2
(si ricordi che
necessario
dopo londa. Si vedr, che angoli maggiori di debbono generare un ventaglio di espansione alla Prandtl e
Meyer.
Un altro caso interessante di riflessione di onde d'urto oblique (deboli) quello rappresentato in figura:
45 Gasdinamica
per il quale una corrente a M
1
> 1 fluisce in un canale in cui, ad un certo punto, una delle pareti forma una
concavit caratterizzata da un angolo . Al fine di avere una corrente che si mantenga a lungo supersonica, si
supponga che langolo sia di valore relativamente piccolo e che, viceversa, M
1
sia sufficientemente alto.
La prima onda d'urto (tra le regioni 1 e 2) parte dallo spigolo A, devia la corrente di , rendendola parallela
alla parete inferiore. Questonda va a impingere nel punto B (parete superiore) ove si riflette in un'altra onda
che devia la corrente di , riportandola orizzontale. L'onda riflessa che parte da B, si riflette a sua volta nel
punto C della parete inferiore) con un'onda (la CD) che devia ancora la corrente di un angolo . . E chiaro che
questo comportamento continua fino a che il numero di Mach (che per i successiviurti, sia pure obliqui, va
progressivamente diminuendo) tale che il relativo valore di
) e controllare se
le due pressioni risultano uguali tra di loro. Variando detta direzione, e cio le due deviazioni
, la
soluzione cercata si ottiene quando si verifica p
4
p
5
.
La linea che separa le regioni 4 e 5 , ovviamente, una linea di slip in quanto, attraverso essa, sono in generale
discontinui sia il modulo del vettore velocit, che la temperatura e la densit (cio, con valori diversi per le due
correnti).
Per avere una intersezione regolare, necessario innanzitutto che le due onde intersecantisi siano di tipo
debole (per avere numero di Mach a valle di esse supersonico) e, inoltre, che i numeri di Mach a valle siano tali
da consentire poi una deflessione del vettore velocit pari a
), occorre
procedere per tentativi tenendo presente che dovr essere
.
Attenzione: Come si vedr in seguito, in dipendenza dei valori dei parametri termofluidodinamici delle due
correnti che lambiscono il diedro e dell'angolo , una delle due onde d'urto oblique potrebbe anche essere
sostituita da un ventaglio di espansione che verr sviluppato nella trattazione successiva.
12 ONDE DURTO CONICHE
In precedenza sono state analizzate in dettaglio le onde durto oblique ed stato supposto che la
fenomenologia fisica fosse bidimensionale piana. Spesso, questa ipotesi non applicabile. Infatti, in molte
applicazioni pratiche, esiste, ad es., simmetria assiale, come nella parte prodiera di un aereo, o di un missile,
supersonici, o nelle prese daria supersoniche con spina conica.
Conviene, pertanto, studiare, sia pure dal solo punto di vista dei risultati, il moto stazionario di una corrente
supersonica che investe un cono ad angolo dattacco nullo. Questultima ipotesi, peraltro restrittiva,
necessaria poich la presenza di un angolo dincidenza non nullo provoca la perdita della simmetria assiale,
cio della bidimensionalit assialsimmetrica, comportando una notevole complicazione della trattazione.
48 Gasdinamica
Per studiare il campo di moto generato da una corrente supersonica che investe un cono indefinito ad angolo
dattacco nullo, si devono risolvere le equazioni del bilancio locali sfruttando le semplificazioni che derivano
dallipotesi di assialsimmetria.
In questa trattazione, si ignoreranno le sottigliezze analitiche discutendo in dettaglio solo le ipotesi ed i risultati
dellanalisi.
Le ipotesi che sifanno per le onde coniche semplici sono queste:
Il campo di moto simmetrico rispetto allasse del cono. Questipotesi comporta due risultati
fondamentali:
o il primo che la proiezione del campo di moto su un piano che comprende lasse del cono
non influenzata dalla scelta del piano stesso e cio, in un sistema di riferimento di tipo
cilindrico, indipendente dalla coordinata azimutale;
o il secondo che, se si applicasse il bilancio del momento della quantit di moto prima e dopo
l'onda d'urto, la componente normale a questo piano del vettore velocit risulterebbe
identicamente nulla.
Oltre ad essere omoenergetico, il moto omoentropico (ad entropia costante) sia prima che dopo
londa durto pur essendo diversa l'entropia prima e dopo l'urto. Ovviamente, affinch sia verificata
questipotesi, necessario che londa durto sia conica e attaccata al vertice del cono, altrimenti
langolo varia.
Essendo stato supposto il cono indefinito, poich non esiste alcuna lunghezza caratteristica rispetto
alla quale adimensionalizzare, le restanti due variabili spaziali delle coordinate cilindriche (si veda la
prima ipotesi) possono comparire solo come rapporto fra le stesse. Questipotesi equivalente a dire
che, se si considera un sistema di riferimento di tipo sferico, come quello mostrato in figura, tutte le
grandezze termofluidodinamiche devono essere funzione della sola variabile . Ci rinforza lipotesi
che, nel caso che si sta analizzando, londa durto debba essere conica e attaccata al vertice del cono.
49 Gasdinamica
In effetti, per onde d'urto attaccate al vertice di un cono a angolo dattacco nullo e alti numeri di
Reynolds locali, queste tre ipotesi sono abbastanza verificate sperimentalmente (si ricordi londa
durto sulla presa daria).
In definitiva, le tre ipotesi formulate consentono di studiare il fenomeno ritenendo che le variabili
termofluidodinamiche siano funzione solo della coordinata angolare e, quindi, possibile studiare il campo
di moto su un qualunque piano che comprenda lasse del cono. Ci mostrato nella figura seguente:
in cui anche tracciato il reale andamento delle linee di corrente nel caso particolare di =1.4, per M
1
=1.3 e
per semiangolo del cono = 20.6. L'angolo d'urto nella fattispecie, risulta pari a 60.
Nel caso di un diedro, dopo londa durto, le linee di corrente sono dritte e parallele alla superficie del diedro.
Invece, come mostrato dalla figura:
dopo londa durto, per il cono le linee di corrente sono curve e convergenti
tra loro. Il fatto che le linee di corrente convergano, e che di conseguenza la
deviazione a valle dell'onda d'urto debba essere minore di , pu essere
spiegato dimostrando che esse non possono n essere parallele tra loro, n
divergere.
Per dimostrare che le linee di corrente non possono essere parallele tra loro,
si consideri il volume di controllo rappresentato nella figura:
nel quale il fluido entri dalla sezione di area dA
1
e ne esca da quella di area dA
2
(avente la stessa altezza). Si
supponga poi, per assurdo, che il fluido stesso si muova parallelamente alla generatrice del cono.
50 Gasdinamica
Come si vede chiaramente nella vista laterale, l'area dA
2
maggiore della dA
1
. Se ora si fa riferimento a questo
tubo di flusso elementare facile convincersi che M crescerebbe allaumentare dello spazio percorso a partire
dallonda il che risulterebbe in contrasto con la terza ipotesi,
perch comporterebbe, un continuo aumento del numero di
Mach sulla superficie del cono.
A maggior ragione le linee di corrente non possono divergere
tra loro, altrimenti anche l'altezza del tubo di flusso
aumenterebbe comportando un conseguente maggior
aumento di area. Dunque le linee di corrente devono per forza
essere convergenti per mantenere sulla superficie del cono le
stesse condizioni di pressione e di numero di Mach.
Se ora si fa riferimento a questo tubo di flusso elementare
facile convincersi che M crescerebbe allaumentare dello
spazio percorso a partire dallonda il che risulterebbe in
contrasto con la terza ipotesi, perch comporterebbe, un
continuo aumento del numero di Mach sulla superficie del
cono. A maggior ragione le linee di corrente non possono
divergere tra loro, altrimenti anche l'altezza del tubo di flusso
aumenterebbe comportando un conseguente maggior
aumento di area. Dunque le linee di corrente devono per forza
essere convergenti per mantenere sulla superficie del cono le
stesse condizioni di pressione e di numero di Mach.
Il convergere delle linee di corrente a valle dell'onda d'urto
provoca una variazione delle variabili termofluidodinamiche
che, per le ipotesi fatte, devono seguire una trasformazione isoentropica. In particolare, nellevoluzione che
porta il fluido dalle condizioni immediatamente dopo londa durto a quelle sul cono, la pendenza delle linee
di corrente cresce (finch queste non diventano, relativamente molto a valle, parallele alla superficie del cono),
il numero di Mach diminuisce e la pressione aumenta.
Lulteriore deviazione della corrente e la compressione che avvengono nella regione a valle dell'onda fanno s
che, a parit di angolo di deviazione e di Mach della corrente a monte, l'onda d'urto sia meno intensa.
Ovvero, a parit di angolo durto e numero di Mach M
1
, langolo finale di deviazione della corrente
dell'onda conica risulta maggiore di quello corrispondente alla deviazione dovuta all'onda d'urto piana.
Essendo langolo durto costante, per il teorema di Crocco, lipotesi di omoentropicit implica lirrotazionalit
del campo di moto a valle dell'onda. Esplicitando questa condizione ed il bilancio di massa locale in coordinate
sferiche, si giunge ad unequazione differenziale ordinaria del secondo ordine che prende il nome di equazione
di Taylor-Maccoll.
I risultati dellintegrazione numerica dellequazione di Taylor-Maccoll sono presentati di seguito sotto forma di
diagrammi, per il caso particolare di = 1.4. In queste figure stato diagrammato il semiangolo del cono
(angolo di deviazione finale della corrente) in funzione dellangolo d'inclinazione dellonda durto per
diversi valori del numero di Mach a monte dellonda M
1
. Questi diagrammi sono equivalenti a quelli per le onde
durto oblique piane e tutti i commenti gi fatti per le onde bidimensionali piane valgono, evidentemente,
anche per le onde durto coniche.
Langolo rappresenta il semiangolo del cono. Ciascuna curva a tratto intero del diagramma si riferisce ad un
ben determinato valore del numero di Mach. Anche in questo caso il valore di pu variare tra langolo di
Mach e 90.
Per un dato numero di Mach, al crescere del valore di , si hanno tre possibilit:
51 Gasdinamica
1. due soluzioni con valori distinti dell'angolo di inclinazione dell'onda d'urto ;
2. una sola soluzione (all'apice della curva corrispondente al particolare numero di Mach);
3. nessuna soluzione.
Si noti che, con leccezione di M
2
= 1 (curva tratteggiata a tratto lungo), nella figura precedente non sono state
diagrammate le curve a M
2
costante (cio il numero di Mach subito a valle dellonda durto), bens quelle a M
c
(numero di Mach sulla superficie del cono) costante (curve tratteggiate a tratto breve). Infatti, essendo il moto
a valle dellonda durto isoentropico, noto M
c
e le condizioni a valle dell'onda d'urto, tramite le tabelle del
flusso isoentropico, si possono determinare tutte le grandezze termofluidodinamiche sulla superficie del cono
che sono quelle che interessano.
52 Gasdinamica
Nella figura a lato, pi dettagliatamente
diagrammato M
c
in funzione di per diversi valori
di M
1
. Nel diagramma i numeri di Mach a monte
dell'onda d'urto sono identificabili con le
intercette delle relative curve per =0 e M
c
1.
interessante notare che, qualunque sia il
numero di Mach M
1
, esistono sempre coppie di
valori , tali che il moto a valle dellonda
possa passare da un regime supersonico ad uno
subsonico senza ulteriori onde durto. Questo
fenomeno accade per tutti i punti appartenenti
alla regione delimitata superiormente dalla
retta orizzontale di equazione M
c
= 1 e
inferiormente dalla curva M
2
= 1.
Nella due figure in basso sono diagrammati
rispettivamente
ed
in funzione di M
1
per i due casi donda conica e bidimensionale
piana.
Come gi detto precedentemente, a causa del
convergere delle linee di corrente, la deviazione
imposta dallonda conica minore o, in altri
termini, essendo londa meno intensa, il disturbo
prodotto dal corpo sulla corrente a monte pi
piccolo. Ne consegue che langolo di deviazione
massimo maggiore nel caso del cono rispetto
al caso piano.
Attenzione: Il fatto che per M
1
1.2 langolo durto massimo per il cono sia maggiore di quello per il diedro non
contraddice quanto gi affermato sulla minore inclinazione dellonda conica rispetto a quella piana, giacch ci
valido solo a parit di . Infine occorre qui esplicitamente osservare che, in modo del tutto analogo a quanto
accade nel caso di una corrente supersonica che investe un diedro piano, se langolo di semiapertura del cono
maggiore di
).
Poich in questa situazione la soluzione pi realistica quella debole, si pu
concludere che la deviazione infinitesima prodotta da un'onda di Mach.
L'onda di Mach non produce alcuna compressione finita della corrente.
Infatti, per
Ricordando che d infinitesimo (quindi sin ) si ha:
per cui, trascurando infinitesimi di ordine superiore, si ricava:
ed infine, tenendo conto della relazione in alto, si ottiene:
La relazione precedente rappresenta l'equazione differenziale che governa il moto cosiddetto alla Prandtl e
Meyer. Essa mostra che, per angoli positivi (parete concava del tipo indicato in figura), la corrente subisce
una diminuzione (infinitesima) della sua velocit (dV < 0) e quindi del suo numero di Mach. In proposito, si
veda la:
Viceversa, per angoli d negativi (parete convessa), la corrente supersonica accelera
(dV > 0) e il suo numero di Mach aumenta. Nel primo caso (decelerazione):
la corrente soggetta ad una compressione (infinitesima), mentre nel secondo caso
(accelerazione) ad un'espansione.
Attraverso unonda di Mach la trasformazione , infatti, reversibile.
Invero, ricordando che la trasformazione isoentropica, vale lespressione:
che, differenziata logaritmicamente, d luogo a:
La relazione precedente mostra che i segni di dp e di dM sono tra loro opposti e, avendo dM e dV lo stesso
segno, ad una decelerazione corrisponde una compressione e viceversa.
Allo stesso risultato si pu giungere pi facilmente mediante la:
55 Gasdinamica
nella quale stato trascurato il termine gravitazionale gdz, ovviamente ignorato in questa trattazione.
Quanto ricavato valido anche nel caso in cui il modello di gas non sia quello pi che perfetto.
Si consideri ora una parete concava con curvatura continua che dia luogo ad una deviazione finita (Fig.A):
La curvatura continua si pu approssimare con un numero n molto grande di piccoli tratti rettilinei, ciascuno
inclinato rispetto al precedente di un piccolo angolo , per cui l'effetto sulla corrente quello che, da ciascun
punto angoloso, partir un'onda di Mach di compressione, Fig. (b). Ovviamente si ha: .
facile convincersi che, in questo caso, le onde di Mach di compressione tendono a coalescere (a unirsi):
sia perch la parete ruota verso il fluido, che si deve muovere parallelamente ad essa;
sia perch l'angolo che esse formano localmente con la parete stessa tende ad aumentare a causa
della progressiva diminuzione del numero di Mach della corrente (
).
Infatti, la compressione fa diminuire il numero di Mach (aumenta e, dopo ogni rotazione, si misura rispetto
alla nuova direzione della corrente.
In effetti, per la concavit con curvatura continua (raccordata), ad ogni rotazione infinitesima d della parete
corrisponde un'onda di Mach e, poich sono necessarie infinite rotazioni infinitesime per dare luogo ad una
deviazione finita , le onde di Mach che si generano sono anch'esse infinite. Ad una certa distanza dalla parete,
come rappresentato schematicamente in figura (b), la coalescenza delle onde di Mach d luogo ad un'onda
d'urto. Ovviamente nel caso in cui la parete risulti concava per un solo punto angoloso, le onde di Mach non
saranno pi presenti e la configurazione sar piuttosto quella gi descritta in precedenza, con la sola onda
durto obliqua.
E importante notare che il fluido, che attraversa le (infinite) onde di Mach (ciascuna delle quali devia la
corrente di un angolo infinitesimo d), soggetto ad una trasformazione isoentropica (perch ciascuna onda
di Mach isoentropica). Ci non vero per il fluido che attraversa l'onda d'urto nella quale vi produzione di
entropia.
La superficie di contatto, curva tratteggiata in figura, indica la superficie di separazione tra questi due flussi,
che, ovviamente, avranno diverse caratteristiche tra loro.
56 Gasdinamica
Se ora, viceversa, si considera una parete convessa avente una curvatura continua, la rappresentazione
approssimata della parete con le onde di Mach che si generano, cos come fatto in precedenza, si modifica in
quella rappresentata in figura n .
Le onde di Mach sono ora onde di espansione poich i piccoli angoli di deviazione sono negativi (la
corrente si allontana dallonda).
Quindi, in base alla relazione di Prandtl e Meyer ed allequazione del bilancio della quantit di moto:
la corrente, oltre a diminuire la sua pressione, tende ad accelerare.
E facile convincersi che, in questo caso, le onde di Mach di espansione sono divergenti tra loro:
sia perch la parete ruota allontanandosi dal fluido,
sia perch l'angolo che esse formano localmente con la parete stessa
tende a diminuire a causa del progressivo aumento del numero di Mach
conseguente all'espansione.
L'insieme delle onde di espansione, che per una deviazione finita || sono
ovviamente infinite (in quanto ogni onda di Mach d luogo ad una
deviazione infinitesima d) si chiama ventaglio di espansione. La relativa
trasformazione del fluido, isoentropica perch ciascuna onda di Mach
isoentropica, viene denominata espansione alla Prandtl e Meyer.
Nel caso rappresentato in figura in cui la parete convessa per la presenza di un solo punto angoloso, le
infinite onde di espansione hanno tutte origine in detto punto angoloso. Inoltre, nel caso in cui sia M
1
= 1, la
prima onda di Mach che incontra la corrente deve necessariamente essere ortogonale alla corrente stessa, ci
perch il numero di Mach normale a questa prima onda deve essere unitario.
Infine, occorre osservare che dalla:
si visto che un'onda di Mach di espansione (dV > 0) d luogo ad un dnegativo per cui la corrente tende (sia
pure con una rotazione infinitesima) ad allontanarsi dall'onda. Viceversa, per un'onda di Mach di
compressione (dV < 0), il d positivo e la corrente tende ad adagiarsi sull'onda cos come avviene nel caso
pi generale di un'onda d'urto obliqua. immediato verificare praticamente che l'allontanamento della
corrente a valle di un'onda di Mach di espansione giustifica l'asserzione gi fatta in precedenza, cio che le
onde di Mach di espansione si riflettono su una superficie piana come tali. La corrente, che si allontana dalla
parete in seguito alla prima onda, deve allontanarsi dalla seconda onda per ritornare parallela alla parete e,
quindi, anche la seconda onda deve essere di espansione.
57 Gasdinamica
2 ESPANSIONE ALLA PRANDTL E MEYER IN UN GAS PIU CHE PERFETTO
Per un gas pi che perfetto si pu scrivere la relazione:
che differenziata logaritmicamente d luogo a:
Differenziando logaritmicamente la:
(1)
anche essa valida per una trasformazione omoenergetica di un gas pi
che perfetto, si ottiene:
per cui sostituendo si ha, infine, per un moto omoenergetico:
relazione pi volte anticipata in precedenza. La formula (1) precedente
rappresenta (per un moto ad H = cost) il legame tra il dM ed il dV nel
caso di un gas pi che perfetto. Si noti che dM e dV hanno lo stesso
segno per cui ad un aumento del numero di Mach corrisponde un aumento della velocit e viceversa. Questo
stato gi visto anche con riferimento alle onde durto, quando sono stati rappresentati i punti a monte ed a
valle di un'onda d'urto sul piano h-s (o, T-s).
Dalla relazione in alto si rileva anche che, per M 0, la quantit dM/M sempre maggiore di dV/V.
La relazione precedente (1) sostituita nella:
conduce allequazione differenziale del moto alla Prandtl e Meyer per un gas pi che perfetto nelle due sole
variabili e M (sparisce la V ):
(2)
58 Gasdinamica
Posto:
(perch per la stabilit termodinamica ), lintegrale indefinito della (2) il seguente:
il seguente:
(3)
in cui la costante di integrazione pu essere ricavata assegnando un valore di per un ben determinato valore
di M. Occorre ora osservare che, in una corrente, le onde di Mach sono presenti solo in condizioni non
subsoniche e cio per M 1. Infatti, solo in tal caso, pu accadere che la componente del numero di Mach,
normale all'onda, sia pari ad 1. Oltretutto, la precedente relazione, per valori di M < 1, non d luogo a
soluzioni nel campo dei numeri reali cosicch essa valida solo per M 1. Risulta allora conveniente porre = 0
per M = 1 da cui si ottiene che la cost = 0.
Con tale posizione, l'espansione in serie arrestata al II termine della (3) per
conduce a:
E cio a valori negativi di (in qianto k maggiore dellunit). Inoltre per
si ottiene:
Anchesso valore negativo (per si ha
:
Per come stato ricavato (= 0 per M = 1), l'angolo di Prandtl e Meyer ha il seguente significato fisico, che
anche rappresentato di seguito.
Si supponga di avere una corrente sonica che fluisca parallelamente ad una parete AB.
L'angolo quello di cui bisogna ruotare la parete (formando una convessit) perch la corrente passi dal
numero di Mach sonico (M = 1), che ha sulla parete AB, al numero di Mach supersonico (M > 1) sulla parete
BC.
Alternativamente, se una corrente sonica fluisce su una parete e questa parete ruota (formando una
convessit) di un angolo
si ha M e di conseguenza p 0. La
corrente non pu, quindi, espandere ulteriormente al di l di
(per = 1.4 si ha
,
con un primo ventaglio di espansione.
Per poi arrivare a M
2
, necessario un secondo ventaglio di espansione che porta la corrente a M
2
, cui
corrisponde un angolo di Prandtl e Meyer pari a
.
E chiaro che a M
2
si pu arrivare anche con ununica deviazione pari a
:
61 Gasdinamica
Allora, partendo da M = 1, si pu arrivare a M
2
sia con l'unica espansione per una rotazione della parete pari a
.
Nel caso in cui l'onda che separa le regioni 1 e 2 non sia un'onda d'urto ma un'onda di Mach di compressione
(onda d'urto isoentropica), chiaro che essa si riflette come una sola onda di Mach di espansione. Nel caso
precedente invece l'onda d'urto si rifletteva come una infinit di onde di Mach di espansione cio come un
ventaglio di espansione. In questo caso, le due deviazioni
, si chiama angolo di attacco del profilo rispetto alla corrente, che, nel caso mostrato in
figura, risulta per convenzione positivo (bordo dattacco pi alto di quello di uscita). La superficie superiore del
profilo da A a B si chiama dorso, mentre quella inferiore ventre del profilo. anche convenzione scomporre la
forza F che la corrente esercita sul profilo nelle sue due componenti R, la resistenza nella direzione di V
, e P,
la portanza in direzione normale a V
:
65 Gasdinamica
Si supponga inoltre che sia minore del
corrispondente a M
dipendono solo da e
oltre che da . Invece, come gi detto in precedenza, e come si
66 Gasdinamica
pu notare dalle due relazioni che li esprimono, risulta che C
p
e C
r
risultano indipendenti dalla corda c e dalla
pressione ambiente p
.
Di seguito si considera il caso di un profilo alare a sezione quadrilatera posto ad un determinato angolo di
attacco in una corrente supersonica (caratterizzata da e
) e con
:
Gli angoli sono considerati positivi nei versi mostrati in figura. L'onda d'urto in alto a sinistra e quella in basso
a destra potrebbero essere, in alcuni casi, sostituite da un ventaglio di espansione (caso della lastra piana).
Il teorema dei seni, applicato ai due triangoli in cui possibile scomporre il quadrilatero diviso dalla corda,
conduce a:
La configurazione fluidodinamica per
, si ottiene:
67 Gasdinamica
Ovviamente, nel caso in cui langolo di attacco del profilo sia
, viene rimpiazzata da una convessit come nel caso gi visto della lastra
piana. Come gi detto, ci vale anche per l'onda d'urto obliqua che parte dal bordo di attacco B verso il basso,
nel modo gi visto per la lastra piana.
68 Gasdinamica
Ugelli
1 INTRODUZIONE
Si intende per ugello un condotto ad area variabile, non molto lungo rispetto al suo diametro medio,
convergente e/o divergente, avente una generica distribuzione dell'area della sua sezione del tipo
diagrammato in figura:
Ciascun tratto di questo condotto nel quale la pressione diminuisce (la velocit aumenta) chiamato effusore;
viceversa, il tratto in cui la pressione aumenta (la velocit diminuisce) viene detto diffusore.
Ad esempio, per quanto detto in precedenza, il tratto convergente di un ugello si comporter come effusore,
se attraversato da un flusso subsonico, e come diffusore, se attraversato da un flusso supersonico. Il moto del
fluido negli ugelli abbastanza ben descritto con le ipotesi di moto quasi-unidimensionale, quasi-stazionario,
omoenergetico e isoentropico, purch essi non siano molto lunghi rispetto al loro diametro medio e la
variazione di sezione sia abbastanza graduale.
Sulla base di queste ipotesi sono quindi valide le equazioni di bilancio:
che, come gi visto, per un gas pi che perfetto conducono alle stesse relazioni relative alle condizioni di
ristagno (che, ovviamente, sono costanti):
69 Gasdinamica
Sono altres valide tutte le considerazioni derivate sulla scorta di dette ipotesi ed in particolare la formula
(anche essa valida per gas pi che perfetto) sul legame tra il rapporto delle aree e il numero di Mach:
70 Gasdinamica
Tranne che per M = 1, per ogni A/A*, esistono due valori del numero di Mach, uno in regime subsonico e
l'altro in supersonico. Il numero di Mach critico, gi definito dalla:
Rappresenta anche
dalla:
72 Gasdinamica
Si ricava
Espandendo in serie ( ) il termine in evidenza e arrestandosi al secondo
termine la quantit elevata a potenza allinterno della parentesi quadra della formula:
si ricava la formula della velocit in regime incompressibile:
nella quale la p
a
(pressione ambiente) ha sostituito la p perch, come si vedr, per lipotesi fatta sempre
valida la condizione di Kutta (pressione nella sezione di uscita dellugello eguale alla pressione ambiente).
La differenza di pressione tra serbatoio e ambiente pu essere valutata come
, dove
sono, rispettivamente la densit e il dislivello del liquido manometrico in un manometro differenziale a liquido
e g il modulo dellaccelerazione di gravit.
Allora, invece di usare la formula di de Saint Venant e Wantzel, risulta molto pi conveniente ricavare la
velocit all'uscita di un ugello (anche per motivi di migliore approssimazione numerica) attraverso la
formulazione incompressibile del teorema di Bernoulli:
nella quale cui si trascuri il termine gravitazionale e applicata tra il serbatoio e la sezione di uscita dell'ugello
(dove p = p
a
) che conduce alla relazione gi anticipata in precedenza:
In questa relazione la densit , a causa della piccola differenza tra le due pressioni pa e po , pu essere
calcolata sia alla pressione di ristagno p
o
, che alla pressione ambiente p
a
, che, Meglio ancora, si pu calcolare
alla pressione media tra le due (p
o
+ p
a
)/2. Comunque, essa deve essere sempre calcolata alla temperatura di
ristagno (nel serbatoio) in quanto la temperatura dell'ambiente in cui scarica l'ugello non influenza in alcun
modo la densit stessa.
L'ultimo modo (e cio il calcolo della densit alla pressione media tra quella nel serbatoio e quella ambiente)
consente di estendere, con una buona approssimazione (migliore del 3%), la validit della precedente relazione
sino a valori di ( p
o
- p) / p
o
0.5, cio praticamente fino a M 1. In tal caso lequazione precedente diventa:
Va fatto, poi, rilevare che, ponendo p
a
= p, le precedenti relazioni possono essere applicate ad una qualunque
sezione del condotto nella quale la pressione sia pari a p, purch ivi sia valida la condizione M<< 1.
73 Gasdinamica
Ovviamente, anche la formula di de Saint Venant e Wantzel pu essere applicata ad una qualunque sezione del
condotto nella quale la pressione sia pari alla p che in essa compare.
5 PORTATA IN UN UGELLO
La portata di massa attraverso un ugello convergente, o convergente divergente, in cui il moto sia quasi-
unidimensionale e quasi-stazionario, pu essere calcolata in una qualunque sezione del condotto mediante la
formula:
Nel caso di gas pi che perfetto e di trasformazione isoentropica, quale quella che si sta studiando, si ha:
per cui, sostituendo nella precedente relazione questa espressione e la formula di de Saint Venant e Wantzel :
si ottiene infine:
Si ricorda che la pressione p quella che si realizza nella sezione di area A. conveniente, allora, introdurre il
fattore di efflusso definito come:
(1)
che consente di scrivere la portata nella forma:
Il fattore di efflusso stato riportato nel diagramma a lato per
quattro diversi valori di . Il fattore di efflusso nullo per p/p
o
= 0, in
quanto si annulla la quantit (
anche
Queste condizioni si intendono generalmente verificate per M < 0.2.
6 UGELLO CONVERGENTE COLLEGATO AD UN SERBATOIO
Si supponga ora di avere un ugello convergente (del quale per semplicit stata disegnata solo la met
superiore della sua sezione longitudinale):
76 Gasdinamica
che sia collegato ad un serbatoio nel quale noto lo stato termodinamico del gas. Nel serbatoio, per
definizione, la velocit del fluido nulla per cui, ipotizzando attraverso l'ugello un moto quasi-stazionario,
omoenergetico ed isoentropico. le condizioni nel serbatoio (ad esempio p
o
e T
o
) coincidono con le condizioni di
ristagno del gas lungo tutto l'ugello. Si ricordino le curve soluzione per un moto quasi unidimensionale,
quasistazionario, omoenergetico e isoentropico in condotti ad area variabile:
Per un ugello semplicemente convergente ovviamente non esistono i tratti a destra del punto Q. Delle curve e
ed f si gi detto. Infine, poich l'ugello attaccato ad un serbatoio nel quale la velocit nulla, si devono
escludere anche le curve soluzioni del tipo a, b, e c, che prevedono un ingresso supersonico nell'ugello. Infatti,
per avere un ingresso supersonico (partendo da velocit nulla nel serbatoio) necessario che il fluido passi
attraverso condizioni soniche (M = 1) prima dellingresso, e quindi per una gola (dA = 0), che certo non esiste.
Le curve soluzione che restano sono pertanto (sui piani M - x/L e p/p
o
- x/L) del tipo di quelle rappresentate in
figura (per un ugello che, nella fattispecie, ha un'area di ingresso pari a 1.8 volte quella di uscita - di gola - ed
attraversato da un gas avente = 1.4). Lugello si comporter quindi sempre come un effusore.
Di seguito, si vuole determinare il funzionamento dell'ugello al variare o delle condizioni termodinamiche nel
serbatoio (la pressione di ristagno p
o
), ovvero della pressione ambiente p
a
.
Sia fissata dora in poi, la pressione di ristagno
.
Per semplicit, si pu supporre che il serbatoio contenga un gas ad una pressione costante p
o
= 1ata e che
l'ugello scarichi in un ambiente (in una camera a vuoto) in cui sia possibile regolare la pressione p
a
da 1ata in
gi. Poich p
o
= 1ata, i valori del rapporto adimensionale p/p
o
rappresentano, quindi, direttamente la pressione
del fluido espressa in ata.
Ad es., le curve tracciate nel grafico:
77 Gasdinamica
corrispondono a quelle per cui la pressione nella sezione di uscita dell'ugello p
u
vale (dall'alto verso il basso) 1,
0.9, 0.8, 0.7, 0.6, e 0.53ata, cio rispettivamente le curve a, b, c, d, e ed f di figura. La curva f corrisponde al
raggiungimento delle condizioni soniche nella sezione di uscita dell'ugello (p*/p
o
= 0.5283 per = 1.4) Inoltre,
anche alla luce di ci che verr detto in seguito, verosimile che la curva a, corrispondente a p
u
= p
o
= 1ata, sia
relativa al caso per il quale si ha p = p
o
lungo tutto l'ugello perch la velocit (e, quindi, il numero di Mach M)
sono ovunque nulli. In questo caso la portata di massa attraverso lugello anchessa nulla.
Si vuole ora mostrare che, qualunque sia il valore della pressione ambiente p
a
compreso tra p* = 0.5283ata ed
1ata, la pressione del fluido all'uscita dell'ugello p
u
deve necessariamente essere uguale a p
a
, cio deve
rispettare la cosidetta condizione di Kutta (pressione ambiente = pressione alluscita).
Si immagini, ad esempio, che l'ugello stia funzionando lungo la curva d corrispondente a p
u
= 0.7ata e che sia
p
u
= p
a
. La pressione ambiente p
a
diventi poi 0.6ata (ovvero a 0.8ata). Nella sezione di uscita dell'ugello
dovrebbero essere, quindi, presenti o un salto di pressione verso l'alto (compressione), ovvero un salto di
pressione verso il basso (espansione).
Il brusco salto di pressione verso l'alto si pu spiegare solo con un'onda d'urto instazionaria (perch il moto
nella sezione di uscita subsonico). Questa, muovendosi verso il serbatoio (poich ha velocit maggiore di
quella del suono e la corrente che esce dall'ugello subsonica), fa rallentare la corrente per il fatto che
sovrappone alla velocit verso valle una velocit verso monte.
L'onda d'urto tende quindi a far rallentare il gas e quindi a farlo fluire secondo la curva di funzionamento c.
Viceversa, il brusco salto di pressione verso il basso pu avvenire attraverso un treno di onde di Mach di
espansione (anche esse instazionarie). Queste risalgono l'ugello, viaggiando alla velocit del suono, e poich
accelerano il fluido verso valle, lo portano a fluire secondo la curva e sino a che la differenza di pressione non si
annulla. In definitiva, si pu concludere che, per p*/p
o
p
a
/p
o
1, deve essere p
u
= p
a
. Il calcolo del numero di
Mach nella sezione di uscita dell'ugello pu quindi essere eseguito, in questo caso, ponendo p = p
a
nella:
78 Gasdinamica
Ben diverso il caso di p*/p
o
p
a
/p
o
. Infatti, qualunque sia il valore di p
a
< p*, l'ugello continuer a
funzionare secondo la curva f poich, essendo questa relativa al caso di una corrente sonica all'uscita
dell'ugello, il treno di onde di espansione (che viaggiano verso monte alla velocit del suono), non pu risalire
la corrente.
Le onde pertanto resteranno ferme nella sezione di uscita dell'ugello. Quindi, in questo caso, la pressione del
fluido nella sezione di uscita sar sempre uguale alla pressione critica. Il numero di Mach nella sezione di
uscita sar sempre pari a 1 e l'ugello si dir strozzato, o sottoespanso, perch la corrente non riesce a
completare nellugello stesso la sua espansione fino alla pi bassa pressione ambiente.
Infatti, qualunque sia il valore di p
a
< p*, l'ugello continuer a funzionare secondo la curva f poich, essendo
questa relativa al caso di una corrente sonica all'uscita dell'ugello, il treno di onde di espansione (che viaggiano
verso monte alla velocit del suono), non pu risalire la corrente. Le onde pertanto resteranno ferme nella
sezione di uscita dell'ugello. Quindi, in questo caso, la pressione del fluido nella sezione di uscita sar sempre
uguale alla pressione critica. Il numero di Mach nella sezione di uscita sar sempre pari a 1 e l'ugello si dir
strozzato, o sottoespanso, perch la corrente non riesce a completare nellugello stesso la sua espansione
fino alla pi bassa pressione ambiente.
I risultati descritti in precedenza per p
a
variabile sono del tutto generali (in quanto legati ai valori dei rapporti
p/p
o
) e possono essere facilmente estrapolati ad altri casi. Essi sono pertanto applicabili, mutatis mutandis, al
caso di un ugello convergente che scarichi in un ambiente a pressione costante p
a
e per il quale cambi la
pressione nel serbatoio p
o
. Se la p
a
costante e la p
o
aumenta il rapporto p
a
/p
o
diminuisce. Ovviamente si
intende sempre che sia p
o
p
a
.
Il diagramma riportato in basso sintetizza l'andamento della pressione nella sezione di uscita dell'ugello in
funzione della pressione ambiente.
Le pressioni sono state adimensionalizzate rispetto alla pressione di ristagno. Per p*/p
o
p
a
/p
o
, si ha p
u
= p
a
, e
cio rispettata la condizione di Kutta; invece, per p*/p
o
> p
a
/p
o
, la p
u
resta costantemente uguale al valore p*.
79 Gasdinamica
7 PORTATA ATTRAVERSO UGELLO CONVERGENTE COLLEGATO AD UN
SERBATOIO
Per poter applicare la:
ad un ugello convergente, conviene scegliere per A la sezione di uscita dell'ugello di area A
u
per cui si ha:
dove la
.
Questo fatto giustifica il tratto orizzontale del diagramma a sinistra del punto A (fino al punto C) nel quale la
portata di massa resta costante e giustifica altres il motivo per cui, quando nella sezione di uscita dell'ugello si
raggiungono le condizioni critiche (M = 1), l'ugello stesso si dice strozzato. Si ricordi che il diagramma relativo
ad assegnati valori di , p
o
, a
o
e A
u
.
Il fatto che, per valori della pressione ambiente al di sotto di p*, la portata di massa resta costante deve essere,
ad esempio, tenuto in conto nella progettazione degli impianti a vuoto. inutile usare pompe che diano,
80 Gasdinamica
allinizio, una depressione sempre pi spinta per aumentare la portata poich, per p
a
< p*, questa non
cambia.
Ricordando la:
si vede che, in questi casi, preferibile soprattutto aumentare la A* e cio l'area della sezione minima tra il
serbatoio in cui si vuol fare il vuoto e la pompa.
Per lo stesso ugello convergente gi considerato, si vuole ora vedere l'andamento della portata in funzione
della pressione di ristagno (nel serbatoio) p
o
per un fissato valore della pressione p
a
dell'ambiente in cui scarica
l'ugello.
Oltre al valore di pa si suppongono assegnati i valori di , a
0
e A
u
. Il diagramma che rappresenta la portata in
funzione di po del tipo rappresentato in figura.
Infatti, a partire dal valore p
o
= p
a
relativo al caso di portata nulla (punto E), man mano che la p
o
aumenta,
nella:
cresce anche il valore di
(perch p
u
= p
a
e p
u
/p
o
diminuisce) e quindi la portata cresce. Quindi, l'aumento in
questa zona si ha perch nella relazione precedente aumentano sia
, che p
o
.
Quando la
diventa pari a
).
Nella Fig. 1 anche rappresentata con linea tratteggiata la curva che si ottiene dall'intersezione della superficie
conica con un piano parallelo al piano
(p
a
= cost), che corrisponde al diagramma della Fig. 3.
Il segmento OD (p
o
= p
a
), che d luogo ad una portata nulla, appartiene, ovviamente, alla bisettrice del piano p
o
- p
a
.
82 Gasdinamica
Quanto detto in questo contesto si applica ovviamente a moti:
adiabatici e isoentropici,
quasi-unidimensionali
quasi-stazionari.
Per la prima ipotesi necessario che lugello non sia molto lungo rispetto al suo diametro medio in modo tale
che si possano trascurare gli effetti associati allo scambio termico e alla viscosit del fluido. Dall'altro lato, la
seconda ipotesi (quasi-unidimensionalit), che prevede una variazione graduale dell'area della sezione
dell'ugello, richiede che l'ugello non sia molto corto. Va comunque osservato che per ugelli molto corti, al
limite fori in una parete (caso limite di ugello convergente), gli aspetti salienti della trattazione restano validi
salvo che necessario introdurre dei coefficienti correttivi in particolare per la portata.
8 CONDIZIONI DI EFFLUSSO DA UN UGELLO CONVERGENTE SOTTOESPANSO
interessante ora esaminare, nel caso in cui p
u
> p
a
, quanto
avviene a valle della sezione di uscita AB di un ugello piano,
convergente, sottoespanso, schematicamente rappresentata a
sinistra della figura in basso. Per fare ci si deve abbandonare
l'ipotesi di moto quasi-unidimensionale e trattare il problema dal
punto di vista bidimensionale.
Il fluido, che esce dalla sezione di uscita
dellugello AB con una pressione maggiore di
quella ambiente (indicata dal segno +) e con M = 1. Nel seguito il segno + indicher una pressione maggiore
della p
a
, il segno = una pressione uguale e il segno una pressione inferiore alla p
a
. La corrente deve espandere
sino alla p
a
. Ci pu avvenire soltanto mediante un ventaglio di espansione, che ha origine in A, del quale
sono rappresentate solo 5 onde (in effetti, sono infinite), di cui la prima la AB stessa che ha luogo per M = 1 e
quindi deve essere ortogonale alla direzione della corrente, e l'ultima la AL. Attenzione: Poich a valle trova
una convessit, la corrente sonica che esce dalla sezione AB, seguendo l'espansione di Prandtl e Meyer,
dovrebbe ruotare di 90 verso l'alto.
In effetti, questa corrente ruoter solo dell'angolo corrispondente al numero di Mach supersonico per il
quale la pressione della corrente stessa sar uguale a quella ambiente. Poich sul piano di simmetria BL la
corrente deve continuare dritta, ogni onda di espansione (ad esempio, la AC) si riflette come onda di
83 Gasdinamica
espansione (la CD). Quando l'onda riflessa CD incontra la terza onda di espansione AD, poich quest'ultima fa
aumentare il numero di Mach, la sua inclinazione deve aumentare rispetto alla verticale per mantenere il
Mach normale pari ad uno.
Le onde del tipo AB, AC, AD ed AF (che sono diritte) si chiamano onde semplici, mentre non semplici sono le
onde che intersecandosi con altre onde cambiano continuamente la loro pendenza.
In realt, poich le onde di Mach sono infinite, la figura riportata solo una schematizzazione del fenomeno.
Infatti, la riflessione delle onde dovrebbe iniziare immediatamente a valle del punto B. Anche l'onda DE deve
cambiare la sua pendenza rispetto alla AD perch il fluido, oltre alla espansione attraverso l'onda AC, ha subito
anche quella attraverso la CD ed ha quindi aumentato il suo numero di Mach.
L'espansione della corrente, dalla p
u
alla p
a
, completata dall'onda AF per cui, nell'ambito della
schematizzazione, nella regione triangolare AFH esiste una corrente supersonica il cui numero di Mach
calcolabile mediante la:
con p = p
a
; infatti, l'espansione del fluido attraverso il ventaglio AB-AF quasi-stazionaria omoenergetica ed
isoentropica. La direzione della corrente in questa regione parallela al segmento AH (che rappresenta il
confine del getto) ed ovviamente inclinata rispetto all'asse dell'ugello dell'angolo di Prandtl e Meyer che
corrisponde al numero di Mach nella regione AFH. Si ricordi che la corrente nella sezione AB ha M = 1 ed
diretta lungo l'asse dell'ugello BL.
Le onde di Mach di espansione riflesse del tipo CH, EJ ed LK (che, nell'ambito di questa schematizzazione, nei
loro tratti FH, GI ed LN sono onde semplici), quando raggiungono il confine del getto (superficie libera) si
riflettono ivi come onde di Mach di compressione con una continua deviazione della corrente ai confini del
getto HJK verso il basso. Le onde di Mach di compressione riflesse saranno, invece, convergenti (anche perch
il numero di Mach si va progressivamente abbassando) e si pu schematizzare che esse si incontrino in un
punto indicato nella figura con O dando luogo, per la loro coalescenza, ad un'onda d'urto obliqua OP.
La regione quadrangolare LNOP, in cui esiste fluido che attraversa i due ventagli di espansione (quello che
parte dal punto A e quello riflesso) che la precedono, una regione in cui il numero di Mach massimo, la
pressione minima e la direzione della corrente ritorna parallela all'asse dell'ugello BP.
facile convincersi che il numero di Mach nella regione LNOP quello per il quale l'angolo di Prandtl e Meyer
vale poich la corrente ha subito una ulteriore deviazione (convessa), anch'essa pari a , che la ha
raddrizzata.
Una volta noto il numero di Mach supersonico nella LNOP, possibile anche calcolare la pressione in questa
regione utilizzando sempre la:
84 Gasdinamica
perch, si ricorda, che il moto attraverso i due ventagli di espansione omoenergetico ed isoentropico .
Se il numero di Mach a valle lo consente, l'onda d'urto obliqua OP si riflette regolarmente sull'asse dell'ugello
(piano di simmetria) nell'altra onda d'urto obliqua PQ portando la pressione, che (prima dellonda) lungo il
confine del getto KQ era uguale a pa, ad un valore maggiore di quello ambiente.
chiaro che a questo punto, nella sezione QR, ci si ritrover in condizioni analoghe (salvo che per il diverso
numero di Mach) a quelle della sezione AB. D'altronde, l'onda d'urto obliqua PQ si deve riflettere sulla
superficie libera come ventaglio di espansione. Quindi l'evoluzione del getto si pu ciclicamente ripetere fino a
che il numero di Mach resta sufficientemente elevato da consentire onde di Mach (di espansione e
compressione) e onde d'urto. Certamente gli effetti viscosi (il mescolamento) e le diminuzioni della pressione
di ristagno associate alle onde d'urto porteranno, prima o poi, ad un abbassamento della velocit del getto, e
conseguentemente del suo numero di Mach, a valori subsonici. Il campo di onde, il cui tratto iniziale, riportato
in figura, rappresenta un'evoluzione della corrente per cos dire a salsicciotto, chiaramente visibile nella fase
di decollo (soprattutto al tramonto, o di notte) a valle dei turbogetti dei velivoli da caccia supersonici, o a valle
di motori a razzo.
In condizioni di sottoespansione, un comportamento analogo esiste anche quando alluscita dellugello si
hanno condizioni di moto supersonico, con la differenza che langolo della prima onda AB non 90 ma .
9 UGELLO CONVERGENTE DIVERGENTE COLLEGATO AD UN SERBATOIO
Se paragonati a quelli di un ugello semplicemente convergente, i diversi comportamenti di un ugello
convergente divergente collegato ad un serbatoio risultano molto pi articolati. Anche in questo caso conviene
partire dalle curve soluzione per un moto quasi-unidimensionale, quasi-stazionario, omoenergetico e
isoentropico in un condotto ad area variabile riportate in figura, nelle quali occorre escludere le curve del tipo
a, b, c, e, f, g ed h per gli stessi motivi esposti nel caso di un ugello convergente.
85 Gasdinamica
Le curve restanti sono rappresentate in figura, sempre per il caso di
distribuzione cosinusoidale dell'area ed aree di ingresso e di uscita
doppie rispetto a quella di gola) insieme ad altre di cui si dir in
seguito e che, come si vedr, non corrispondono ad un moto
completamente isoentropico nell'ugello, perch prevedono la
presenza di onde durto. Sull'asse delle ordinate a destra del grafico
p/po, sono indicati tre particolari valori del rapporto di pressione
p
a
/p
o
contrassegnati con r
1
, r
2
ed r
3
e di solito denominati primo,
secondo e terzo rapporto critico di pressione rispettivamente.
Come si vedr, essi delimitano particolari campi di funzionamento dell'ugello. Questi tre rapporti sono funzione
del rapporto tra i calori specifici e del rapporto tra l'area di uscita dell'ugello e quella di gola. I tre rapporti
sono relativi a funzionamenti dell'ugello per il quale si ha M = 1 nella sezione di gola. In particolare, il rapporto
r
1
relativo a condizioni di uscita subsoniche mentre r
3
a condizioni di uscita supersoniche. Il rapporto r
2
si
ottiene moltiplicando il rapporto r
3
per il rapporto tra le pressioni statiche a valle e a monte di un'onda d'urto
normale stazionaria che si ha al numero di Mach corrispondente al punto G, cio posta nella sezione di uscita
dell'ugello. I tre punti C, H e G si chiamano punti caratteristici perch, come si vedr in seguito, delimitano
diversi campi di funzionamento dell'ugello.
Con riferimento alla figura riportata i due rapporti r
1
ed r
3
si leggono sull'asse delle ordinate entrando dapprima
nella figura con il rapporto assegnato tra l'area di gola e quella di uscita dell'ugello, A
g
/A
u
che, per l'ipotesi di
funzionamento dell'ugello con M = 1 nella sezione di gola, risulta pari ad A*/A
u
.
Questo valore del rapporto corrisponder a due valori del numero di Mach, uno in regime subsonico ed uno in
regime supersonico.
In corrispondenza di questi due valori del numero di Mach, si potranno leggere nella stessa figura i valori di r
1
e
r
3
. Attenzione: r
1
risulta sempre maggiore di p*/p
o
ed r
3
minore.
86 Gasdinamica
Non deve meravigliare il fatto che r
2
risulti minore di 0.5283
anche se il numero di Mach a valle dell'onda d'urto circa 0.55, cio minore di uno. Infatti, il diagramma di
figura adimensionalizza la pressione rispetto a quella nel serbatoio e non rispetto alla p
o2
, riportando quindi la
quantit:
E poich:
anche, per M
2
< 1, il prodotto pu risultare minore di 0.5283.
Di seguito si esamineranno i diversi comportamenti dell'ugello al variare del rapporto tra la pressione ambiente
e quella di ristagno nel serbatoio. Come nel caso dell'ugello convergente, si suppone che il serbatoio contenga
un gas ad una pressione costante p
o
= 1ata e che l'ugello scarichi in un ambiente in cui sia possibile far variare
la pressione p
a
da 1ata in gi.
Le possibili generalizzazioni, cio il caso di pressione di ristagno diversa, o pressione ambiente costante e
pressione di ristagno variabile sono simili a quelle gi discusse per l'ugello solamente convergente.
La curva a, corrispondente al caso p
u
= p
a
= p
o
= 1ata, sempre relativa alla condizione per la quale la pressione p
uguale a p
o
lungo tutto l'ugello nel quale, perci, la velocit del fluido identicamente nulla.
87 Gasdinamica
Al diminuire della pressione ambiente, l'ugello funziona secondo curve del tipo b e c e la pressione del fluido
della sezione di uscita dell'ugello , per quanto gi detto per l'ugello convergente, deve rispettare la condizione
di Kutta. Il moto del gas subsonico lungo tutto l'ugello con un valore minimo della pressione (valore massimo
del numero di Mach) nella sezione di gola.
Per p
a
/p
o
= r
1
, il fluido raggiunge per la prima volta condizioni critiche (M = 1, punto B di figura) nella sezione di
gola, seguendo le curve d ed e.
Come si vedr, in queste condizioni l'ugello si strozza. Ulteriori diminuzioni della pressione ambiente non
cambiano lo stato B del gas nella gola e, quindi, per pressione nel serbatoio costante, non cambia la portata.
Se ora, a partire da p
a
/p
o
= r
1
la pressione ambiente viene ulteriormente diminuita (ad es. punto F di figura), le
onde di espansione (che si generano per la depressione esistente nella sezione di uscita dell'ugello e viaggiano
alla velocit del suono) riescono a risalire la corrente subsonica presente nel divergente facendo accelerare il
fluido verso valle.
come se l'ugello tendesse a funzionare seguendo il ramo superiore della curva g o h di Fig.1, cosa che,
peraltro, non pu accadere perch queste curve prevedono M = 1
in una sezione diversa da quella di gola.
In Fig.2 , invece, rappresentato cosa accade, sia pure dal punto di
vista unidimensionale, per tutte le condizioni r
2
< p
a
/p
o
< r
1
( curve
f, g ed h).
Si supponga, ad esempio, che il rapporto di pressione p
a
/p
o
sia
quello corrispondente al punto F del diagramma. La corrente, che
nel convergente segue la curva d (accelerando e
contemporaneamente espandendosi), sino a M = 1 (punto B)
imbocca il divergente continuando ad accelerare (tratto BD)
raggiungendo in D un numero di Mach supersonico.
Nella sezione corrispondente al punto D si ha un'onda d'urto normale che porta lo stato del fluido a quello
subsonico rappresentato dal punto E. A valle di questa sezione si ha una graduale ricompressione
(decelerazione isentropica) del fluido sino alle condizioni F, poich il fluido si trova a M < 1 ed il condotto a
valle divergente.
88 Gasdinamica
Attenzione: L'onda d'urto fa cambiare la pressione di ristagno e quindi l'area critica. Per la:
Si ha il numero di Mach nella sezione di uscita si dovr calcolare mediante la:
Sostituendovi il rapporto . Ovviamente, della A/A* occorre considerare la sola
soluzione subsonica, osservando che nella sua espressione stato assunto:
Al progressivo diminuire del rapporto di pressione dal valore r
1
a quello r
2
, l'onda d'urto normale si muove
lungo il divergente dalla sezione corrispondente al punto B (onda di Mach normale ad effetto nullo) a quella
del punto G (onda d'urto normale posta nella sezione di uscita dell'ugello) che porta ad H.
Per questi valori di p
a
/p
o
, il moto nell'ugello non sempre isoentropico per la presenza dell'onda d'urto, anche
se ancora valida la condizione di Kutta perch il fluido nella sezione di uscita dell'ugello sempre subsonico.
Quindi, il rapporto r
2
corrisponde ad un valore del rapporto p
a
/p
o
per il quale si ha un'onda d'urto normale nella
sezione di uscita dell'ugello che porta le condizioni del fluido da G ad H.
Ovviamente si intende per p
o
la quantit:
Per ulteriori diminuzioni del rapporto di pressione pa/po, da r
2
a r
3
(ad es. punti I, J e K), l'onda d'urto normale
darebbe una ricompressione troppo forte. Quindi nella sezione di uscita dell'ugello (in particolare, alla sua
89 Gasdinamica
periferia direttamente a contatto con la pressione ambiente) deve esistere un'onda d'urto obliqua che dia
luogo alla sola ricompressione necessaria.
Al diminuire del rapporto p
a
/p
o
, l'angolo di inclinazione dell'onda d'urto rispetto alla corrente diminuisce
(perch necessaria una ricompressione sempre minore) dal valore di 90 (corrispondente al secondo
rapporto critico di pressione r
2
) al valore = arcsin1/M (corrispondente al terzo rapporto critico di pressione
r
3
), che cio relativo ad un'onda di Mach.
L'onda d'urto obliqua parte dalla periferia della sezione di uscita dell'ugello e, poich come si vedr essa si
sviluppa al di fuori di quest'ultima, il flusso nella sezione di uscita dell'ugello sempre supersonico con numero
di Mach corrispondente al punto G; cio, nell'ugello, il fluido segue sempre la curva ABG.
Quindi non pi rispettata la condizione di Kutta e l'ugello, in questa situazione, viene detto sovraespanso. La
condizione per la quale il rapporto proprio quello corrispondente al punto G anche detta condizione di
progetto dell'ugello convergente divergente e l'espansione del gas nell'ugello detta espansione corretta.
Essa conduce nella sezione di uscita dell'ugello ad un flusso supersonico con una pressione uguale a quella
ambiente. Per questo solo valore del rapporto di pressione viene recuperata la condizione di Kutta.
Come nellugello convergente per valori di p
a
/p
o
< p*/p
o
, nel caso di un ugello convergente divergente, quando
si ha p
a
/p
o
< r
3
, si genera un ventaglio di espansione a valle della sezione di uscita dell'ugello che parte dalla
periferia della sezione di uscita ma, nell'ugello, il fluido continua a seguire la curva ABG.
In questa situazione l'ugello viene detto sottoespanso perch p
u
> p
a
. A differenza di quanto avviene nell'ugello
convergente, nel quale la prima onda del ventaglio di espansione ortogonale alla corrente poich il numero di
Mach di uscita pari ad 1, per un ugello convergente divergente la prima onda di Mach del ventaglio
inclinata rispetto alla corrente di un angolo pari a z = arcsin(1/MG).
90 Gasdinamica
Si pu quindi concludere che, per valori di p
a
/p
o
inferiori al primo rapporto critico di pressione r
1
, si ha sempre
M = 1 nella sezione di gola.
Invece, per valori di p
a
/p
o
inferiore al secondo rapporto critico di pressione r
2
, all'interno dell'ugello non vi
alcun effetto della diminuzione della pressione ambiente sia sulla distribuzione del numero di Mach, che sulla
distribuzione di pressione.
Ladattamento della corrente alla pressione ambiente avviene al di fuori dellugello e non interessa il moto
allinterno dellugello stesso. Per valori di p
a
/p
o
inferiore al secondo rapporto critico di pressione r
2
, tranne
che per p
a
/p
o
= r
3
, non vale la condizione di Kutta.
In conclusione, il comportamento dell'ugello convergente divergente si pu riassumere nei seguenti quattro
regimi di funzionamento:
Il regime alla Venturi , ad esempio, utilizzato nei carburatori dei motori alternativi ad accensione comandata.
In questo caso, la pressione di ristagno del comburente (aria aspirata dallambiente) , ovviamente, la
pressione atmosferica. La depressione che si crea nella gola del Venturi, per laccelerazione del fluido, serve a
richiamare il combustibile (benzina). Questo, miscelandosi al comburente, d luogo alla miscela pronta a
"scoppiare" in camera di combustione con l'ausilio della scintilla prodotta dalla candela di accensione.
Lo stesso regime anche utilizzato negli spruzzaprofumi che hanno una pompetta a aria.
91 Gasdinamica
A meno che non si sfrutti la presenza del minimo di pressione in gola, non conveniente utilizzare un ugello
convergente divergente che funzioni con regime alla Venturi perch i possibili fenomeni di separazione della
corrente possono essere indesiderati. In questultimo caso, invece, preferibile utilizzare un ugello
semplicemente convergente. Nel caso di propulsione a razzo, sempre preferibile un funzionamento con
espansione corretta dellugello.
I punti C, H e G del grafico delle pressioni, rappresentativi dei tre rapporti critici di pressione, proprio perch
suddividono i diversi regimi di funzionamento dell'ugello, sono anche detti punti caratteristici dell'ugello,
terminologia che viene adottata anche in altri modelli di moto. Le relative curve di funzionamento che li
interessano sono anche chiamate curve caratteristiche dell'ugello. Nel caso di un ugello solamente
convergente si ha: C H G ed r1 r2 r3.
Il diagramma in basso sintetizza gli andamenti della pressione nella sezione di uscita dell'ugello e della
pressione nella gola dell'ugello in funzione della pressione ambiente. Entrambe queste pressioni sono
adimensionalizzate rispetto alla pressione di ristagno.
Si nota che, al diminuire della pressione ambiente, la p
g
/p
o
resta fissata al valore p*/p
o
per p
a
/p
o
r
1
cio per un
valore di p
a
/p
o
maggiore di p*/p
o
.
Invece il rapporto p
u
/p
o
rispetta la condizione di Kutta per p
a
/p
o
> r
2
, dopo di ch resta costantemente
bloccato al valore r
3.
Si ricorda che, per quanto detto, r
2
pu essere maggiore, minore, o uguale, a p*/p
o
.
92 Gasdinamica
10 PORTATA DI UN UGELLO CONVERGENTE DIVERGENTE COLLEGATO A
SERBATOIO
Una buona parte dei risultati gi ottenuti per un ugello
convergente, sono validi anche nel caso di un ugello
convergente divergente collegato ad un serbatoio. La
differenza fondamentale tra questo caso e quello di un
ugello solo convergente che, mentre per quest'ultimo
la relazione:
applicabile solo per valori di p
a
/p
o
p*/p
o
, poich un
ugello convergente divergente raggiunge le condizioni di
strozzamento per p
a
/p
o
= r
1
> p*/p
o
, questa relazione
applicabile per tutti i valori p
a
/p
o
< r
1
.
Ne consegue che i diagrammi gi visti in precedenza, sia
a pressione di ristagno costante che a pressione
ambiente costante, devono essere corrispondentemente
modificati.
Il diagramma di Fig.1 si modifica cos come rappresentato in Fig.2:
In particolare, il punto A di Fig. 1 viene ad essere spostato verso destra (poich r
1
p
o
> p*) e, quindi, il campo dei
valori di p
a
, per il quale la portata di massa resta costante (0 p
a
r
1
p
o
), risulta pi esteso rispetto al caso di
un ugello semplicemente convergente. Lestensione dipende dalla geometria dellugello ed, in particolare,
dal rapporto tra la sezione di uscita e quella di gola.
Per quanto riguarda invece il diagramma di Fig.1, nel caso di un ugello convergente divergente, esso viene ad
essere modificato cos come mostrato nella Fig.2.
Il punto B di Fig.1 si sposta verso sinistra [poich p
a
/r
1
< p
a
(p
o
/p*)] e la zona per la quale la portata di
massa non dipende linearmente dalla pressione di ristagno si riduce conseguentemente.
La riduzione dipende dalla geometria dellugello ed, in particolare, dal rapporto tra la sezione di uscita e
quella di gola.
93 Gasdinamica
In definitiva, con riferimento al problema riguardante la portata di massa, l'ugello convergente divergente,
poich strozza ad un rapporto di pressione maggiore di quello dell'ugello semplicemente convergente,
presenta un campo della pressione ambiente per il quale la portata resta costante (per p
o
= cost), ovvero un
campo della pressione di ristagno per il quale la portata dipende linearmente dalla pressione di ristagno stessa
(per p
a
= cost), entrambi pi estesi di quelli relativi all'ugello convergente.
Corrispondentemente, il solido della portata di figura:
valido per un ugello convergente, si modificher presentando, in questo caso, la superficie triangolare OCA pi
estesa in quanto la semiretta determinata dal segmento OA ruoter di una certa quantit (determinata da r
1
)
verso il piano
.
Per r
2
< p
a
/p
o
< r
1
, si ha un'onda d'urto nel divergente e nella sezione di uscita dell'ugello valida la condizione
di Kutta . Tale situazione schematicamente rappresentata in figura nella quale il segno = sta proprio a
significare una pressione nella sezione di uscita dell'ugello, e nel getto fuoriuscente da esso, uguale a quella
dell'ambiente in cui l'ugello scarica.
In effetti, in questo caso, quanto dettato dalla teoria di moto quasiunidimensionale isoentropico non
completamente vero. Infatti, quando in una corrente il gradiente di pressione in direzione assiale favorevole
(dp/dx < 0), lo strato limite alle pareti dell'ugello molto sottile per cui i risultati di moto non viscoso sono
applicabili dal punto di vista ingegneristico.
Viceversa, un gradiente di pressione sfavorevole (dp/dx > 0) come quello presente nel divergente a valle
dell'onda d'urto pu indurre separazione della corrente dalla parete con la formazione di onde d'urto oblique
94 Gasdinamica
all'interno del divergente ed una zona di ricircolo. Questo comportamento schematicamente mostrato nella
figura.
Tale comportamento si pu mantenere sino a che londa durto non si porta nella sezione di uscita dellugello.
Tale separazione tanto pi possibile quanto maggiore risulta il dp/dx e quindi quanto maggiore l'angolo di
divergenza. Pertanto, questa fenomenologia tipica degli ugelli propulsivi nei quali motivi di peso e di
ingombro richiedono divergenti relativamente corti e quindi ad elevato angolo di divergenza.
Green ha trovato sperimentalmente che per ugelli conici con angolo di semiapertura /2 pari a 15, il punto di
separazione si ha all'incirca nella sezione in cui la pressione statica p
s
data dalla curva a tratto intero del
diagramma. Si trova pure che ugelli con elevato rapporto di espansione p
o
/p
a
separano non appena la
pressione p
s
(nella sezione in cui il flusso separa) scende al di sotto della pressione ambiente di circa l'1% della
pressione di ristagno. Una regola pi generale, anche se pi grossolana, fissa il punto di separazione nella
sezione in cui p
s
circa pari a 0.4 p
a
, curva tratteggiata, perch in tal caso (p
a
- p
s
= 0.6 p
a
):
Per p
a
/p
o
= r
2
, l'onda d'urto si porta esattamente nella sezione di uscita dell'ugello. Il segno indica una
pressione inferiore a quella ambiente.
Attenzione: in entrambe le due precedenti condizioni, come nelle successive riportate in questo paragrafo,
sono stati trascurati gli effetti viscosi che si accompagnano al mescolamento del getto con il gas presente
nell'ambiente e, in questo caso, stato possibile rappresentare il confine del getto uscente dall'ugello con una
linea parallela all'asse di quest'ultimo.
Se il rapporto di pressione diminuisce a partire da r
2
, l'onda d'urto
normale, gi presente all'uscita dell'ugello per p
a
/p
o
= r
2
, darebbe luogo
ad una ricompressione della corrente effluente dall'ugello troppo forte.
Ne consegue che, almeno alla periferia della sezione di uscita
(direttamente a contatto con la pressione ambiente), deve esistere
un'onda d'urto obliqua.
Per il relativamente alto rapporto di pressione tra valle e monte
dell'onda d'urto, quest'onda d'urto obliqua deve corrispondere ad una
95 Gasdinamica
soluzione forte (che comporta un pi elevato valore di ) per cui il numero di Mach a valle di essa senz'altro
subsonico e quindi l'onda d'urto non pu riflettersi.
Inoltre, l'onda d'urto obliqua provoca una deviazione della corrente verso il basso, per cui, affinch il getto
possa comunque effluire nell'ambiente, la linea di corrente periferica del getto a valle dell'onda deve avere una
curvatura del tipo rappresentato in figura:
Il campo di moto a valle di tale onda d'urto ovviamente tutto subsonico e non uniforme. Questo evento,
unitamente al fatto che sull'asse dell'ugello la corrente deve continuare diritta per motivi di simmetria, fa s che
l'angolo d'inclinazione rispetto alla corrente dell'onda d'urto, che parte obliqua alla periferia dell'ugello, vada
man mano aumentando sino a divenire pari a 90 sull'asse dell'ugello (dando ivi luogo ad una deviazione nulla).
La curvatura delle linee di corrente del getto dopo l'onda d'urto causata proprio dal gradiente di pressione
esistente tra asse e periferia del getto, generato dalla inclinazione variabile dell'onda. L'uguaglianza della
pressione della corrente con quella ambiente rispettata solo alla periferia del getto.
Man mano che il rapporto di pressione pa/po continua a diminuire, il numero di Mach a valle dell'onda d'urto
aumenta progressivamente diventando infine supersonico. A questo punto per, l'angolo di deviazione della
corrente dovuto all'onda d'urto obliqua ha un valore molto elevato ed il numero di Mach a valle della stessa
solo debolmente supersonico.
Quindi, la corrente non pu essere raddrizzata, in direzione dell'asse dell'ugello, dall'onda riflessa in quanto
risulta (||
). Si ha allora unonda a Si verifica poi, una riflessione dell'onda d'urto al confine del
getto (superficie libera) mediante un ventaglio di espansione. La linea tratteggiata di figura rappresenta ancora
una linea di slip per la quale vale quanto gi detto.
In effetti, trattandosi di un ugello completo, si avr una intersezione alla Mach, o a doppio cos come
mostrata nella foto.
96 Gasdinamica
Per ulteriori diminuzioni del rapporto p
a
/p
o
, il numero di Mach a valle dell'onda d'urto obliqua continua ad
aumentare e contemporaneamente la deviazione della corrente indotta dall'onda tende a diminuire. allora
possibile una riflessione regolare dell'onda d'urto.
Dopo l'onda d'urto riflessa, la pressione della corrente maggiore di quella ambiente, ancorch con un numero
di Mach in generale maggiore di uno.
Quindi, la prima onda di Mach del ventaglio di espansione non ortogonale alla corrente (che qu parallela
all'asse dell'ugello) bens inclinata di un angolo = arcsin1/M . Comunque, a valle di questa zona, il getto
evolve in modo simile a quanto visto per un ugello convergente sottoespanso.
97 Gasdinamica
Per p
a
/p
o
= r
3
la pressione della corrente supersonica presente nella sezione di uscita dell'ugello esattamente
uguale a quella ambiente e quindi teoricamente non sono presenti onde nel getto effluente dall'ugello stesso.
In effetti, se si osserva un getto in tali condizioni (ad esempio mediante la tecnica schlieren), si pu notare che
esso attraversato da una serie di onde di Mach, praticamente parallele tra di loro, dovute alle piccole
irregolarit sempre presenti sulle pareti dell'ugello e/o all'impossibilit di mantenere sperimentalmente il
rapporto di pressione p
a
/p
o
precisamente uguale a r
3
. L'angolo di inclinazione di queste onde di Mach rispetto
alla corrente consente, tra l'altro, di valutare il numero di Mach all'uscita dell'ugello mediante la relazione M =
1/sin , qualora quest'ultimo sia incognito.
Infine per p
a
/p
o
< r
3
, a valle della sezione di uscita dell'ugello presente un ventaglio di espansione:
Anche in questo caso la prima onda del ventaglio di espansione non ortogonale alla corrente bens inclinata
di un angolo di = arcsin1/ M.
11 RICERCA DELLA POSIZIONE DELLONDA DURTO NORMALE NEL DIVERGENTE
Ci si riferisce, qui di seguito, a situazioni del tipo rappresentato in figura:
98 Gasdinamica
cio a rapporti di pressione tali che r
2
< p
a
/p
o
< r
1
. Si possono ritrovare i seguenti casi:
Nel caso in cui la posizione dell'onda d'urto normale nel divergente nota, la determinazione delle
condizioni all'uscita dell'ugello immediata. Occorre, infatti, procedere come gi indicato in
precedenza, ovvero attraverso la determinazione di A
2
*/A
1
* causata dallonda durto e, quindi, la
determinazione del numero di Mach M nella sezione di uscita dellugello mediante la relazione:
nella quale deve essere posto
.
Se, invece, si conosce il numero di Mach all'uscita e si vuole conoscere la posizione dell'urto, occorre
osservare che, la costanza, sia della portata di massa nell'ugello che della temperatura di ristagno della
corrente, impongono:
dove con A* e p
o
sono state indicate l'area critica e la pressione di ristagno a monte dell'onda d'urto.
Poich la A
u
/ A* un dato del problema ed il rapporto A
u
/ A
F
* deducibile dalla conoscenza di M
u
, si
pu ricavare il rapporto tra le due pressioni di ristagno, noto il quale si conosce anche il numero di
Mach a monte dell'onda d'urto e di conseguenza la posizione di quest'ultima.
Infine, nel caso in cui sia nota la pressione nella sezione di uscita, dalla costanza della portata di massa
si ha:
ovvero, nel caso di gas pi che perfetto:
e semplificando:
dove con A* e p
o
sono state indicate l'area critica e la pressione di ristagno a monte dell'onda d'urto.
Per l'ipotesi fatta di p
u
nota, il secondo, o il terzo membro, della precedente relazione anch'esso noto
per cui possibile porlo uguale alla costante B. Quadrando e risolvendo, tenendo conto della:
per la cui validit solo necessario che il moto sia omoenergetico e non isoentropico, si ottengono le
due radici:
di cui necessario scartare quella con il segno negativo che condurrebbe a valori complessi del numero
di Mach all'uscita dell'ugello. A questo punto, possibile applicare la:
e quindi ricavare il rapporto tra le pressioni di ristagno a monte ed a valle dell'urto, il numero di Mach a
monte di esso ed infine la posizione dell'onda d'urto nel divergente.
99 Gasdinamica
Applicazione Ugelli
1 SVUOTAMENTO DI UN SERBATOIO MEDIANTE UN UGELLO CONVERGENTE
Si consideri il problema gi posto in precedenza di un serbatoio, schematicamente rappresentato in figura, in
cui sia contenuto un gas avente inizialmente una pressione p
oi
. Questo serbatoio sia collegato ad un ugello
semplicemente convergente che scarica in un ambiente alla pressione p
a
:
100 Gasdinamica
Se il volume dell'ugello molto minore di quello del serbatoio, durante lo svuotamento di quest'ultimo, il
moto nell'ugello si pu considerare quasistazionario, seppure con una pressione di ristagno p
o
variabile nel
tempo.
Ritenendo valida anche l'ipotesi di moto quasi unidimensionale nell'ugello e poich il volume del serbatoio
costante, l'applicazione dellequazione di conservazione della massa al sistema costituito da serbatoio pi
ugello conduce alla relazione:
Si supponga dapprima valida la relazione
o e a
o
sono, di solito, variabili nel tempo. Esse, comunque, non sono indipendenti tra loro sia
perch per un gas pi che perfetto si ha:
101 Gasdinamica
sia perch necessario fare unipotesi sul tipo di trasformazione termodinamica che il gas contenuto nel
serbatoio subisce durante lo svuotamento.
Infatti, se il gas, in partenza, ha la stessa temperatura delle pareti del serbatoio, la sua trasformazione
termodinamica sar inizialmente adiabatica, poich il gas non in grado di scambiare calore con il serbatoio
stesso. Per, la progressiva diminuzione della pressione nel serbatoio provocher una corrispondente
diminuzione della temperatura che, dando luogo ad uno scambio termico tra il serbatoio ed il gas, tender
successivamente a mantenere quest'ultimo isotermo, sia pure ad una temperatura inferiore a quella iniziale.
Questa condizione sar raggiunta tanto prima, e con una differenza di temperatura tanto minore, quanto pi
elevati sono il rapporto superficie/volume del serbatoio ed il rapporto tra la capacit termica del serbatoio e
quella del gas.
Si pensi, ad esempio, al caso in cui il serbatoio sia costituito da una tubazione relativamente lunga, caso per il
quale la trasformazione diventer rapidamente isoterma.
Si pu quindi concludere che i due casi limite per la trasformazione termodinamica del gas all'interno del
serbatoio sono la trasformazione isoterma e la adiabatica reversibile.
Per quanto riguarda in particolare la trasformazione isoterma, la:
si trasforma in una semplice equazione differenziale del primo ordine alle derivate ordinarie, a variabili
immediatamente separabili. Infatti si ha
:
o in altra forma:
per cui, separando le variabili p
o
e t :
E, integrando la condizione iniziale
, si ottiene lespressione:
E la formula riquadrata rappresenta la soluzione cercata. Tenendo conto che
si possono ricavare
anche i rapporti:
102 Gasdinamica
Dove la massa contenuta nel serbatoio al tempo t e
e cio a volte
l'analoga pendenza per il caso isotermo.
Ci evidente anche dalla figura nella quale, per i due tipi di
trasformazione, sono stati rappresentati gli andamenti di p
o
/p
oi
in funzione del rapporto adimensionale
per , d luogo a:
Esplicitando il rapporto in funzione di :
Ottenendo infine:
Si pu ricavare facilmente che il tempo necessario per il quale la pressione nel serbatoio diventi uguale a
quella atmosferica ( ) dato da:
Nella figura riportato l'andamento del rapporto
in
funzione del tempo adimensionale
per il caso
particolare di:
Nella stessa figura anche riportato lo stesso andamento
nellipotesi di espansione adiabatica (e non isoterma) all'interno del serbatoio e valutando la portata effluente
dall'ugellomediante la formula esatta:
106 Gasdinamica
Per questa seconda condizione, il tempo di riferimento stato calcolato alla T
oi
poich la temperatura di
ristagno (nel serbatoio), sia pure debolmente, varia a causa dell'espansione adiabatica. Anche in questo caso,
come nel precedente, l'espansione adiabatica conduce ad uno svuotamento pi rapido del serbatoio.
2 STABILIT DI UNONDA DURTO IN UN CONDOTTO AD AREA VARIABILE
In precedenza, analizzando il funzionamento degli ugelli convergenti divergenti, si osservato che, per
opportuni valori del rapporto p
a
/p
0
, possibile avere un funzionamento con unonda durto normale nel tratto
divergente dellugello. In quel caso stato implicitamente supposto che londa si trovasse in equilibrio stabile.
Per equilibrio stabile si intende che, se a partire da una posizione di equilibrio londa accidentalmente si sposta,
essa tende a ritornare nella sua primitiva posizione di equilibrio.
Sarebbe invece sbagliato pensare che un'onda d'urto normale sia stabile anche in un condotto convergente.
In questo contesto si analizzer brevemente la stabilit di unonda durto in un condotto avente sezione ad
area variabile sia in diminuzione (convergente), che in aumento (divergente). Le ipotesi su cui si basa la
trattazione sono sempre quelle di moto quasi unidimensionale, quasi stazionario e di moto isoentropico,
tranne che attraverso l'onda d'urto stessa.
Per verificare che unonda durto si trova in equilibrio stabile in un
condotto divergente, si supponga che, come mostrato in figura, londa si
trovi inizialmente in una situazione di equilibrio nella sezione e.
Il moto inizialmente supersonico e l'onda d'urto normale AB genera la
compressione p
B
/p
A
che lo rende subsonico. La successiva ricompressione
nella restante parte del divergente porta il fluido alla pressione p
u
, uguale
alla pressione ambiente p
a
esistente all'uscita del condotto, che verr
supposta costante.
Si supponga ora che l'onda, per qualche motivo, si sposti leggermente a
valle nella sezione a (in avanti).
107 Gasdinamica
Si vede che, per questa posizione dell'onda (sezione a), la pressione
p"
u
all'uscita del condotto divergente minore della pressione
ambiente p
a
(cio p
u
). In condizioni stazionarie, tuttavia, la pressione
all'uscita deve essere uguale a p
a
(cio p
u
) e non pu essere
influenzata dalla posizione dell'onda. Infatti, poich il moto all'uscita
dell'ugello subsonico, la pressione deve soddisfare, ivi la condizione
di Kutta e la relativa curva di funzionamento deve essere sempre
quella che passa per p
u
.
In questa condizione, il moto nel
divergente necessariamente
instazionario poich il rapporto di
pressione (p
C
"/p
A
") che l'onda, nella
sezione a, deve garantire per poter
arrivare alla p
u
, maggiore di quello
che si avrebbe se l'onda fosse in
condizioni stazionarie (p
B
"/p
A
").
Infatti, per garantire questo
maggiore rapporto di pressione, il
numero di Mach effettivo a monte
dell'onda (quello relativo ad un
sistema di riferimento che si muove
con l'onda) deve essere senzaltro
maggiore.
Quindi, l'onda deve muoversi verso monte e cio tornare indietro.
La necessit di un aumento del Mach effettivo della corrente provoca,
quindi, un moto dell'onda che la riporta verso monte Londa tende perci
a ritornare verso la posizione e di equilibrio che essa aveva inizialmente.
Ne risulta che per un condotto divergente, l'onda intrinsecamente
stabile per tutti i piccoli spostamenti verso valle.
108 Gasdinamica
Il caso opposto, piccolo spostamento dell'onda verso monte, indietro (dalla
sezione e alla sezione i) risulta essenzialmente analogo, potendosi fare
considerazioni del tutto simili al caso precedente.
Un eventuale spostamento dell'onda d'urto dalla sezione e a quella avanti
(a valle), sempre indicata con a, provocherebbe un innalzamento della
pressione p"
u
all'uscita del condotto rispetto a quella ambiente, cosa che
per la condizione di Kutta non pu verificarsi.
Quindi, in questo caso, il salto di pressione che l'onda dovrebbe garantire
nella sezione a (p
C
"/pA") deve essere minore di quello che si ha se l'onda
si trova in condizioni stazionarie (p
B
"/p
A
"). L'onda d'urto dovrebbe, di
conseguenza, continuare a muoversi verso valle per poter ridurre il
numero di Mach effettivo della corrente e la compressione.
Essa verrebbe quindi ingoiata a valle.
Viceversa, uno spostamento dell'onda d'urto verso monte, indietro,
provocherebbe una pressione p'u all'uscita del condotto minore rispetto a
quella ambiente, cosa che non possibile.
109 Gasdinamica
Invece, il rapporto di pressione che l'onda, nella sezione i, dovrebbe
garantire (p
C
'/p
A
') maggiore di quello che si avrebbe se l'onda fosse in
condizioni stazionarie (p
B
'/p
A
').
L'onda d'urto dovrebbe quindi continuare a muoversi verso monte
aumentando cos il numero di Mach effettivo della corrente che la
attraversa e la conseguente compressione. Essa verrebbe, quindi, espulsa
a monte del condotto.
Quanto detto mostra che, in un condotto convergente, l'onda d'urto instabile per piccoli spostamenti sia in
avanti che indietro e che quindi tende rispettivamente, o ad essere ingoiata a valle, ovvero ad essere espulsa a
monte.
Lanalisi della stabilit di un'onda durto in condotti a sezione variabile pu essere eseguita, partendo dai
diagrammi delle due figure, anche in altro modo ipotizzando che, dopo l'onda, il
moto continui a seguire la distribuzione di pressione nel condotto
corrispondente ad essa per il moto stazionario.
Nel caso di un condotto divergente si visto che lo spostamento dellonda nella
sezione a provoca la diminuzione della pressione p u alluscita del
condotto.
Se ci avvenisse, nella sezione di uscita si avrebbe la presenza di un'ulteriore
onda durto che si propagherebbe verso monte perch il moto subsonico.
Questa onda farebbe accelerare il fluido nella direzione di propagazione, quindi
rallentandolo e causando, cos, anche il ritorno dellonda durto nella posizione
di equilibrio.
Di converso, lo spostamento verso monte dellonda causerebbe un aumento
della pressione duscita rispetto allambiente e, quindi, la formazione di un treno
di onde despansione che propagandosi verso monte alla velocit del suono,
accelererebbe il fluido verso valle.
Per un condotto convergente il discorso del tutto simile. Per uno spostamento
dellonda durto in avanti (sezione a), laumento della pressione
alluscita del
condotto provocherebbe la formazione di un ventaglio despansione. Questo
ventaglio, propagandosi verso monte e facendo accelerare il fluido nella
direzione opposta a quella della sua propagazione, causerebbe anche lulteriore
allontanarsi dellonda durto dalla posizione dequilibrio. Viceversa, il
contrario accadrebbe nel caso di una perturbazione dellonda durto che la
110 Gasdinamica
spostasse verso monte.
3 GALLERIE DEL VENTO SUPERSONICHE
Esistono vari tipi di gallerie del vento supersoniche (dette anche, nella letteratura anglosassone, supersonic
wind tunnels). Esse si possono dividere in due categorie principali:
stazionarie (o quasi stazionarie) con durate almeno dellordine di s,
non stazionarie (del tipo shock tunnels) con durate dellordine dei ms.
Per la loro importanza, in questo contesto saranno considerate solo le gallerie supersoniche stazionarie.
Questa tipologia di tunnel generalmente utilizzata quando i tempi di sperimentazione (di prova) devono
essere relativamente alti.
Il loro impiego di solito, a meno che non siano di tipo blow-down con un basso tempo di prova, richiede
generalmente una potenza installata molto maggiore di quella relativa ad una galleria non stazionaria.
Da tutto ci deriva l'esigenza di studiare queste gallerie in maniera relativamente accurata, soprattutto al fine
di contenerne i consumi di energia.
Un tunnel supersonico stazionario pu essere in generale schematizzato, come mostrato in figura:
con un serbatoio di alimentazione ad alta pressione, una valvola, un ugello convergente divergente che serve
ad accelerare il flusso, una camera di prova ed un serbatoio a bassa pressione. Nella camera di prova, in
inglese test section, (a sezione costante per non far variare ivi il numero di Mach), viene posto il modello da
provare cosi ch, in questa zona, il flusso deve essere necessariamente supersonico. A partire da questo tipo di
schematizzazione si possono individuare diverse possibili configurazioni di gallerie supersoniche.
Nello studio di tutte queste configurazioni si supporr che il moto possa essere considerato quasi stazionario,
unidimensionale, omoenergetico. Eventuali perdite di pressione sono associate soltanto alle onde durto
normali presenti nella galleria, e non alle onde d'urto (prevalentemente oblique) dovute alla presenza del
modello nella camera di prova, n agli effetti viscosi lungo la galleria.
Si analizzer dapprima il caso in cui il serbatoio a bassa pressione sia costituito dallambiente esterno e cio che,
di fatto, esso non esista e il tunnel scarichi direttamente nell'atmosfera.
La valvola che collega il serbatoio allugello inizialmente chiusa ed il fluido quindi ovunque fermo.
Allapertura della valvola, la differenza di pressione tra il serbatoio e l'ambiente fa accelerare il fluido nell'ugello
e, finch il rapporto tra la pressione ambiente e quella di ristagno (allinterno del serbatoio) minore del
rapporto r
2
dell'ugello, nella camera di prova il moto supersonico.
111 Gasdinamica
Infatti, per il modello proposto, il funzionamento della galleria identico a quello dell'ugello convergente
divergente attaccato ad un serbatoio, con la sola differenza che l'uscita di quest'ultimo seguita da un tratto a
sezione costante che costituisce la camera di prova, nella quale il numero di Mach non varia. La condizione
limite di funzionamento nella camera di prova , quindi, quella per la quale l'onda d'urto obliqua presente
nella sezione di uscita della test section diventa normale.
La durata di una prova calcolabile con le formule relative allo svuotamento di un serbatoio, avendo cura di
considerare come limite inferiore per la pressione di ristagno quello derivante dal rapporto r
2
. In particolare,
ipotizzando uno svuotamento isotermo del serbatoio di alimentazione, si pu valutare il tempo massimo di
prova:
Questo limite puramente teorico perch la presenza del modello nella camera di prova provoca certamente
la formazione di onde durto e la diminuzione della pressione di ristagno f diminuire il tempo massimo di
prova. Inoltre, come si vedr, anche le perdite di natura viscosa alle pareti causano una ulteriore diminuzione
della pressione di ristagno.
Per aumentare il tempo massimo di prova in una galleria di questo tipo possibile, come mostrato in figura,
aggiungere un tratto divergente alluscita della camera di prova che agisca da diffusore.
Infatti, la presenza del divergente d luogo ad una successiva ricompressione del fluido a valle di quella gi
prodotta dallonda durto facendo, quindi, aumentare il tempo di prova.
Nei due casi discussi in precedenza, a parte il tempo, pi o meno breve, necessario per laccelerazione iniziale
del fluido (cio, per avviare la galleria), il moto del fluido attraverso il tunnel supersonico pu essere
considerato, in prima approssimazione, quasi stazionario.
Purtuttavia, mentre il numero di Mach (che risulta essere fissato dal rapporto delle aree dellugello) rimane
praticamente costante durantetutto il periodo di prova, il numero di Reynolds relativo al modello potrebbe
variare in modo significativo.
Anche se la temperatura nel serbatoio rimane costante, ci pu accadere qualora la pressione (cio la densit
del fluido) nel serbatoio, e di conseguenza nella camera di prova, fossero soggette ad una forte variazione in
diminuzione.
Si ricordi che nel numero di Reynolds appare la densit al numeratore.
112 Gasdinamica
Per ovviare a questo inconveniente risulta decisamente opportuno introdurre a monte del convergente una
valvola di laminazione che, mantenendo costante la pressione di ristagno, mantiene costante anche la
pressione nella camera di prova.
Unaltra possibile configurazione, rappresentata in figura, quella per la quale il serbatoio ad alta pressione
sia costituito dall'ambiente esterno. In questo caso il moto viene generato dalla bassa pressione nel serbatoio,
posto a valle della camera di prova, nel quale viene fatto il vuoto.
Al contrario di quanto succede nei due casi precedenti, con questa configurazione la pressione di ristagno
rimane costante, essendo uguale a quella ambiente, mentre la pressione nella sezione di uscita della camera di
prova (cio quella nel serbatoio a bassa pressione) aumenta con l'andare del tempo. Anche per questa
configurazione, il moto supersonico in camera di prova finch (in assenza del modello) il rapporto tra la
pressione nel serbatoio di vuoto e quella ambiente minore o uguale del rapporto r
2
, (
) relativo
all'ugello.
La temperatura di ristagno del fluido allingresso dellugello sar durante la prova sempre uguale a quella
ambiente. Infatti, trascurando gli scambi di energia nel modo calore (sia per le piccole differenze tra la
temperatura di parete adiabatica e quella ambiente che per la relativamente bassa lunghezza del condotto), la
temperatura di ristagno non varia lungo il condotto quando il fluido attraversa lugello.
La improvvisa decelerazione del fluido nel serbatoio non isoentropica, anche se omoenergetica, e provoca
la conversione dellenergia cinetica ordinata in energia disordinata per cui la temperatura raggiunta dal fluido
nel serbatoio risulta in pratica nuovamente uguale a quella dellambiente.
La non isoentropicit della decelerazione del fluido nel serbatoio non consente quindi alcun recupero di
pressione per cui la pressione limite nel serbatoio risulta, praticamente, quella statica alluscita della camera di
prova.
Anche in questo caso, peraltro, l'aggiunta di un tratto divergente, che colleghi la sezione di uscita della
camera di prova con il serbatoio a bassa pressione, aumenta il tempo massimo di prova. Fino a che il moto
risulta strozzato nella gola dell'ugello, l'invariabilit della pressione e della temperatura di ristagno, a monte
dellugello (nell'ambiente), implica la costanza delle condizioni termofluidodinamiche in camera di prova ed,
in particolare, della portata e dei diversi raggruppamenti adimensionali.
La massima pressione allinterno del serbatoio per la quale il moto resta supersonico in camera di prova si pu
sempre calcolare dal rapporto r
2
e, conoscendo la portata di massa attraverso il tunnel (che, per quanto detto,
resta costante) e il volume del serbatoio, si pu ancora calcolare il tempo massimo di funzionamento.
La pi complessa configurazione possibile quella in cui sono presenti entrambi i serbatoi, cos come
presentato inizialmente. In questo caso, durante il funzionamento, la pressione nel primo serbatoio diminuisce
mentre quella nel secondo aumenta. Lanalisi di questo tipo di galleria risulta solo leggermente pi complessa
dei due casi precedenti, perch entrano in gioco le pressioni allinterno di entrambi i serbatoi, oltre che il
rapporto tra i loro volumi e larea della sezione di gola dellugello, ma non di particolare difficolt.
Risulta ora interessante analizzare il caso in cui la differenza di pressione fra i due serbatoi, dovuta alla
presenza dellonda durto, sia generata in modo continuo, ad esempio da un compressore inserito in un circuito
di ritorno. In questo caso si ha a che fare con un tunnel supersonico a ciclo continuo e, cos come mostrato in
figura:
113 Gasdinamica
serbatoi sono, di fatto, sostituiti da un condotto di raccordo che collega la zona a monte con quella a valle della
camera di prova. In questo caso, la presenza di un secondo convergente divergente dopo la camera di prova
sar giustificata successivamente.
Lo scambiatore di calore, mostrato in figura, si rende indispensabile per raffreddare il fluido la cui temperatura
di ristagno aumenta, a causa del lavoro che gli fornisce il compressore.
Per semplicit, di seguito, si considerer la sola zona del tunnel in verde che presenta variazioni di area e che
include la camera di prova.
La situazione esaminata schematicamente rappresentata nella figura, dalla quale si pu notare che la
seconda gola stata rappresentata con area maggiore di quella della prima per quanto verr detto in seguito.
Il primo ugello denominato semplicemente ugello della galleria (sarebbe pi corretto chiamarlo effusore
perch deve accelerare il fluido), mentre il secondo viene denominato diffusore perch ha lo scopo di
decelerare il fluido e recuperare, per quanto possibile, pressione al fluido evolvente.
Inoltre, i vari diagrammi saranno tracciati per il caso particolare nel quale il numero di Mach nella sezione di
prova sia pari a 2 e = 1.4.
Per semplificare la trattazione, si supporr che (come d'altronde si realizza in pratica) larea della sezione retta
del condotto di raccordo (aree delle sezioni 1 e 7) risulti molto maggiore di quella della sezione di gola a
monte della camera di prova. In tale ipotesi, anche se nella gola si raggiungesse M = 1, il numero di Mach nel
condotto sar molto basso e sar quindi possibile assumere, nel condotto stesso, una pressione di ristagno del
fluido uguale a quella statica.
114 Gasdinamica
Allinizio, la velocit nulla in qualsiasi sezione della galleria e, di conseguenza, la pressione statica coincide con
la pressione di ristagno cos come rappresentato dalle curve a (il rapporto p/p
o
risulta ovunque unitario). Per le
ipotesi fatte, nel momento in cui si avvia il compressore, la corrente inizia a muoversi e, in regime subsonico,
avendo trascurato qualsiasi tipo di effetto dissipativo, qualora si spegnesse il compressore essa
continuerebbe teoricamente in un suo moto perpetuo.
Unaltra curva di funzionamento quella del tipo indicato con la lettera b e, sempre nelle ipotesi fatte, il
numero di Mach e il rapporto p/p
o
sono uguali all'ingresso e all'uscita perch corrispondenti ad aree uguali.
In realt, gli effetti viscosi daranno una diminuzione della pressione di ristagno (in questo regime, praticamente
proporzionale al quadrato della velocit), che deve essere fornita dal compressore, ma non sono qu
considerati.
Sia nellugello, che nel diffusore, il fluido inizialmente accelera, raggiungendo la massima velocit nella gola, e
poi decelera; con un funzionamento simile a quello gi visto per gli ugelli convergenti divergenti nel regime alla
Venturi.
Nella camera di prova, poich non ci sono variazioni di area della sezione retta, il fluido conserva la stessa
velocit, cio la stessa pressione.
Il funzionamento rappresentato dalle curve c, per cui si raggiunge M = 1 nella gola dell'ugello, si pu ottenere
solo se larea di gola dellugello minore, o al pi uguale, a quella del diffusore.
Se non si soddisfa questa condizione, il flusso strozza prima nella gola del diffusore rendendo impossibile un
ulteriore aumento del numero di Mach in qualunque altra sezione a monte del condotto. Nel caso della curva c,
la pressione alluscita del diffusore individuata dal punto C che, come si vede dalla figura, di fatto coincide con
la pressione di ristagno (risulta infatti: p
C
= 0.98 p
o
, valore identico a quello della sezione 1).
Aumentando il regime di rotazione del compressore, (che fino a questo punto serviva solo a contrastare gli
effetti viscosi), la pressione all'uscita del diffusore, e quindi all'uscita dell'ugello, tende a diminuire.
115 Gasdinamica
Si forma allora unonda durto normale nella parte divergente dellugello ed il funzionamento quello
rappresentato ad esempio dalle curve d di figura. Come gi detto, anche la pressione alluscita del diffusore
(indicata dal punto D) coincide praticamente con la pressione di ristagno in quella sezione. A causa della
diminuzione causata dall'onda d'urto, essa sostanzialmente minore di quella allingresso che resta, peraltro,
uguale a quella del punto C.
Il compressore deve quindi fornire al fluido il salto di pressione p
C
p
D
pi le eventuali perdite viscose lungo il
tratto rappresentato in figura, attraverso il condotto di raccordo e lo scambiatore di calore.
Nel caso in cui sia presente anche il modello in camera di prova, il compressore deve altres fornire le perdite
dovute alla resistenza aerodinamica (in questo caso subsonica) del modello stesso. A partire da questa
condizione, un aumento (risp. una diminuzione) del regime di rotazione del compressore sposta in avanti (risp.
indietro) londa d'urto diminuendo (risp. aumentando) la pressione (di ristagno) alluscita del diffusore.
Chiaramente, la formazione dell'onda d'urto, provocando una diminuzione della pressione di ristagno, fa
aumentare larea critica a valle dellonda come si pu dedurre dalla:
dove la temperatura di ristagno (e quindi la a
o
) non varia attraverso l'onda durto e * costante.
Infatti, dalla costanza della portata attraverso la galleria si ha:
116 Gasdinamica
Larea di gola del diffusore deve, dunque, essere in generale maggiore di quella dellugello. Essa dovr
aumentare man mano che l'onda d'urto si muove verso la camera di prova, cio man mano che il numero di
Mach a monte dellonda aumenta e la pressione di ristagno a valle (praticamente coincidente con quella
all'uscita del diffusore) diminuisce.
Per determinare la minima area di gola che permetta allonda durto di essere ingoiata nel diffusore,
sufficiente determinare la massima diminuzione di pressione di ristagno. La massima diminuzione di
pressione di ristagno si ha quando il numero di Mach a monte dellurto massimo.
Per un tunnel supersonico, questa condizione si verifica quando londa d'urto si trova immediatamente a
monte della camera di prova, cio quando si segue la curva e relativa al valore massimo del numero di Mach
prima dell'urto.
Questo M ovviamente quello che si deve realizzare in camera di prova. In queste condizioni, la pressione
alluscita del diffusore quella indicata dal punto E e (pC pE) il salto di pressione che deve fornire il
compressore. Queste condizioni stabiliscono anche larea che deve avere la seconda gola.
Per le condizioni di figura (M = 2, = 1.4), il rapporto tra le pressioni di ristagno a valle ed a monte dell'onda
d'urto nella sezione 3 pari a p
E
/p
C
p
oE
/p
oC
= 0.721 per cui l'area della gola del diffusore, per quanto visto,
deve essere (almeno) 1/0.721 = 1.387 volte quella dell'ugello. La perdita di pressione di ristagno risulta pari a
circa il 28% di quella iniziale. Nell'ambito delle ipotesi fatte,
quando il compressore produce un salto di pressione pari a
(p
C
- p
E
), londa durto si pu trovare in una qualsiasi
sezione della camera di prova (perch ivi non cambia il
numero di Mach). Se va nella sezione 4, pu essere ingoiata
e finire nel divergente del diffusore.
Infatti, ovunque sia situata londa, anche nella parte
117 Gasdinamica
divergente del diffusore, il compressore fornisce lo stesso salto di pressione. Quindi, il numero di Mach a
monte dellonda d'urto nel divergente del diffusore deve essere uguale a quello in camera di prova e cio
l'onda deve, per forza, stabilirsi nella sezione 6 che ha la stessa area della test section (curva f).
La procedura descritta, necessaria per portare londa durto nel divergente del diffusore e ottenere certamente
un numero di Mach supersonico in camera di prova, chiamata fase davviamento della galleria. Essa fa s che
il compressore deve fornire almeno il salto di pressione (p
C
p
E
).
Una volta avviata la galleria, possibile ridurre il regime di rotazione del compressore e portare londa in una
sezione prossima a quella di gola, cos come rappresentato dalle curve tratteggiate g di figura. Cos facendo si
riduce il numero di Mach a monte dellonda d'urto e, quindi, la diminuzione di pressione di ristagno da essa
provocata, che in questo caso diventa pari a pC - pG.
Si tratta comunque di un funzionamento limite poich non possibile avere londa durto esattamente nella
gola del diffusore perch, ivi, londa sarebbe stabile per perturbazioni verso destra ma instabile verso sinistra,
essendo espulsa dal diffusore e rendendo necessaria una nuova fase davviamento.
Una volta avviato il tunnel, per diminuire ulteriormente il salto di pressione che deve essere fornito dal
compressore, si potrebbe far avvenire l'onda d'urto, presente nel diffusore, ad un numero di Mach ancora pi
basso. Ci comporta l'utilizzo di un diffusore a geometria variabile nel quale, una volta avviato il tunnel, sia
possibile far diminuire l'area della sezione di gola del diffusore (al meno, teoricamente, sino al valore A
2
).
Ad esempio, una spina conica mobile, avanzando verso la gola, ne riduce l'area abbassando conseguentemente
il numero di Mach nella gola stessa.
Un ulteriore accorgimento per facilitare la fase di avviamento consiste nell'introdurre il modello in camera di
prova dopo aver avviato la galleria. Ci evita la perdita di pressione di ristagno, associata alle onde d'urto
generate dalla presenza del modello in camera di prova, e facilita la fase di avviamento.
118 Gasdinamica
Attenzione: Occorre osservare che un diffusore di tipo convergente divergente
pu essere anche applicato ai tunnel di tipo discontinuo (con serbatoi ad alta
e/o a bassa pressione) precedentemente esaminati, per aumentarne il tempo di
funzionamento.
Ritornando al tunnel di tipo continuo, per quanto detto in precedenza si pu
concludere che il compressore necessario per ripristinare la pressione di
ristagno allingresso dellugello. Ricordando la formulazione del bilancio di
energia per sistemi aperti, facile comprendere che il compressore, per, fa
aumentare, oltre che la pressione di ristagno, anche la temperatura di ristagno.
Infatti, dalla:
.
Come si vede dalla figura, una presa daria subsonica costituita solo da un condotto divergente che, in
condizioni di crociera, deve far rallentare laria. Inizialmente (al punto fisso) laeroplano, e cio l'aria esterna,
non si muovono. Con il motore spento, la portata e la velocit sono, chiaramente, nulle. Anche la pressione
123 Gasdinamica
nella presa non varia, ovunque uguale alla pressione ambiente (coincidente
con quella di ristagno), come indicato dalla curva o. La curva di
non funzionamento si protrae ovviamente fino allinfinito a monte.
Con aeroplano sempre al punto fisso, allaccensione del motore, il
compressore inizia a girare riducendo la pressione al suo ingresso
rispetto a quella ambiente e fissandola, per esempio, al punto A.
Se il moto nella presa isoentropico, unidimensionale e
stazionario, la curva di funzionamento A- A, indicata con a,
fissata dalla geometria del diffusore.
Poich anche la pressione ambiente fissata, laria in prossimit
della presa deve accelerare, diminuendo cos la sua pressione statica allesterno della presa in modo da portarsi
nelle condizioni del punto A' imposte dalla curva a. Questaccelerazione avviene, come mostrato in figura, con
un convergente fittizio che si sviluppa allesterno della presa daria e convoglia in essa aria proveniente da
tutte le direzioni. Anche per questo motivo, la presa daria, come mostrato in figura, deve avere un bordo
dattacco arrotondato per evitare fenomeni di separazione. Occorre, poi, osservare che, poich le linee di
corrente convergono da tutte le direzioni, la parte sinistra della curva a (relativa allesterno della presa d'aria)
rappresenta il profilo di pressione solo
sullasse della presa stessa. Ad una certa
distanza dalla presa, dove la velocit (il
numero di Mach) molto bassa, si recupera
la pressione di ristagno coincidente con
quella ambiente.
Allaumentare della velocit di rotazione del
compressore, la pressione nella sezione di uscita della presa (ingresso al compressore) pu diminuire al punto B,
mentre la portata aumenta e la curva di funzionamento diventa la b. Se si facesse diminuire la pressione
alluscita della presa daria fino al valore definito dal rapporto r
1
, si raggiungerebbero il valore massimo della
portata e la condizione sonica nella sezione dingresso della presa (bocca della presa), punto di funzionamento
C'.
Unulteriore diminuzione della pressione provocherebbe la formazione di unonda durto nel divergente della
presa daria ma non un aumento di portata.
Attenzione: Come sar pi chiaro in seguito,
in altre condizioni di funzionamento,
allesterno della presa daria, si pu avere sia
unespansione che una compressione.
Come mostrato in figura, se ora laereo si
muove alla velocit subsonica V
, anche se la
pressione ambiente non varia, il rapporto p
a
/p
o
(che uguale a
/p
o
) diminuisce perch la pressione di
ristagno aumenta. Variando la pressione del compressore, si hanno tre modi di funzionamento. Quello
descritto dalla curva c simile a quanto prima analizzato. La pressione imposta dal compressore tale che nel
punto C' la pressione risulta minore di quella ambiente ed quindi necessario avere unespansione allesterno
della presa con un convergente esterno. Solo ad una certa distanza dalla presa, l dove i filetti fluidi risultano
praticamente paralleli tra di loro, si recupera la pressione ambiente.
utile, a questo punto, introdurre il concetto di area di cattura che definita come larea della sezione retta,
posta allinfinito a monte (in pratica, dove i filetti fluidi risultano paralleli tra loro), da cui proviene laria che
passa attraverso la presa.
124 Gasdinamica
Per come definita, larea di cattura (che pu essere maggiore o
minore dellarea della bocca) si pu calcolare, dallequazione di
conservazione della massa, mediante la:
Nel caso della curva c, larea di cattura maggiore dellarea della
bocca e le linee di corrente, fuori della presa, sono convergenti per
avere un'espansione.
Al punto fisso, poich la V
= 1).
Quando si supera la velocit del suono si ha, come mostrato dalla curva d, la formazione di unonda durto a
monte della presa daria, praticamente normale nella zona di interesse (zona dell'area di cattura).
Il diffusore si comporta, infatti, quasi come un corpo tozzo ed quindi necessario avere unonda durto
staccata che informi la corrente della presenza della presa. Il diagramma di pressione indicato dalla curva d
mostra che, a valle dellurto, necessario che si formi un divergente
esterno per comprimere ulteriormente il fluido. Quindi, anche in
queste condizioni larea di cattura minore dellarea della bocca
della presa daria.
Per semplicit di rappresentazione, questa compressione esterna
descritta ancora dalla parte della curva c a valle dell'onda d'urto.
Aumentando ancora il numero di Mach, londa tende ad avvicinarsi
alla presa daria e il diagramma di pressione diventa quello indicato,
ad esempio, dalla curva e.
Lavvicinarsi dellonda durto alla presa daria allaumentare del
126 Gasdinamica
numero di Mach si pu spiegare considerando che il Mach a valle di unonda durto una funzione
decrescente di quello a monte. Poich per bassi valori supersonici di M
), ci
si avvicina alle condizioni del punto B' ed quindi necessaria una compressione esterna minore. Ne consegue
che, allaumentare del numero di Mach, l'onda d'urto si avvicina alla bocca della presa d'aria.
Quando M tale che il numero di Mach dopo londa d'urto uguale a quello corrispondente al punto B',
londa si porta esattamente sulla bocca della presa daria e si ha il cosiddetto funzionamento corretto (curva f)
della presa daria. Ci potr avvenire purch il numero di Mach del punto B non sia inferiore a quello dettato
dal punto B stesso (dipendente da B e dal rapporto tra le aree).
In queste condizioni la parete esterna della presa daria provoca la formazione di onde d'urto oblique e, per
ridurne la resistenza aerodinamica, essa normalmente costruita con uno spigolo per quanto possibile vivo e
con un angolo di deviazione relativamente basso, cos come
mostrato in figura. Va comunque osservato che una tale
geometria pu causare separazione della corrente, in particolare
al punto fisso.
Un ulteriore aumento del numero di Mach di volo provoca
lingresso dellonda d'urto allinterno della presa daria con un
aumento del numero di Mach a monte dellonda e, di
conseguenza, una maggiore caduta di pressione di ristagno. La
curva di funzionamento quella indicata con la lettera g e, per le ipotesi fatte, a valle dellonda si segue la
restante porzione della curva B'-B. Pi esattamente, nell'ambito di una trattazione bidimensionale, sulla bocca
della presa esisterebbe un ventaglio di espansione per la presenza di una convessit che, dopo la riflessione
sull'asse di simmetria, riflettendosi sulla superficie concava del divergente, genererebbe l'onda d'urto interna.
Per completare lanalisi, opportuno discutere come si modificano le curve di funzionamento allaumentare, o
al diminuire, della pressione imposta dal compressore (cio immediatamente prima di esso) rispetto a quella
relativa al funzionamento corretto (curva b), per un
fissato valore del numero di Mach.
Nel caso di aumento della pressione (curva a),
londa si allontana dalla bocca della presa perch il
numero di Mach allingresso deve diminuire ed
quindi necessaria una compressione esterna; lo
spillamento dovuto alla compressione esterna
provoca una diminuzione della portata di massa.
Nel caso in cui si ha una diminuzione della pressione
in ingresso al compressore (curva c), londa d'urto si
porta all'interno del divergente ma la portata rimane costante
perch le condizioni sulla bocca non variano.
127 Gasdinamica
Per quanto detto, una presa daria formata da un semplice condotto divergente si pu utilizzare solo se la
caduta di pressione di ristagno, associata allonda durto, abbastanza piccola, cio per Mach di crociera
relativamente bassi.
Un limite ragionevole si ha per M
c
minore di circa 1.6. Infatti, in queste condizioni, la caduta di pressione di
ristagno risulta inferiore al 10%. In tal caso, necessario utilizzare una presa daria convergente divergente. La
curva di funzionamento ideale per quest'ultimo tipo di presa daria sarebbe una curva simile a quella indicata
dalle lettere c-l nella figura a lato, con un numero di Mach all'ingresso del diffusore uguale a quello di crociera.
Per numeri di Mach maggiori, la caduta di pressione di ristagno diventa rapidamente troppo grande (ad es., gi
per M
c
= 1.8, la pressione di ristagno, a valle dell'urto, diminuisce di quasi il 20%).
La fase iniziale di avviamento analoga a quella gi descritta per le prese daria subsoniche semplicemente
divergenti; lunica differenza che la pressione diminuisce nel convergente e poi aumenta nel divergente della
presa. Se il compressore impone una pressione (all'uscita della presa) pari a quella del punto B, la curva di
funzionamento allinterno della presa daria fissata al punto B' ed necessario avere un convergente esterno.
Anche in questo caso, larea di cattura infinita e le linee di corrente convergono da tutte le direzioni, per cui
la parte di curva all'esterno della presa rappresenta il
profilo di pressione solo sull'asse della presa stessa.
La presa si strozza (con portata massima) quando il
rapporto tra la pressione a monte del compressore e
quella di ristagno (al punto fisso, uguale allambiente)
uguale ad r
1
.
Per analizzare la fase successiva, si supponga che il
compressore mantenga costante il rapporto p/p
o
,
alluscita della presa daria, che ad esempio
ipotizzato pari a r
1
. Una particolare condizione di
funzionamento, in regime subsonico, quella
mostrata nella curva b, che ha area di cattura uguale a quella
della bocca. Un aumento (o una diminuzione) di M
provoca gli
stessi effetti gi discussi nel caso di una presa daria
semplicemente divergente (curve c e a rispettivamente). La
curva d corrisponde al funzionamento in condizioni soniche della
corrente esterna.
Anche le curve e o f, per cui si ha unonda durto, sono simili al
caso di prima. In particolare, il numero di Mach a valle dellonda
d'urto risulta maggiore di quello relativo al punto B' e si ha
unonda durto staccata, con la compressione esterna e un
conseguente spillamento.
Aumentando il numero di Mach di volo fino al valore relativo al punto
C', l'onda d'urto ancora esterna alla presa d'aria e occorre,
come si vedr in seguito, un'ulteriore accelerazione per portarla
sulla bocca. Londa durto, infatti, si porta allingresso
dellugello (curva g) solo se, e quando, il numero di Mach a
valle dellonda uguale a quello relativo al punto B'.
Per poter calcolare ci, risulta, allora, utile introdurre il
diagramma riportato nella figura in basso. Il diagamma riporta,
in funzione del numero di Mach di volo M:
128 Gasdinamica
il numero di Mach a valle dell'onda durto normale My,
il numero di Mach subsonico isoentropico Mi relativo allo
stesso rapporto A/A* corrispondente a M.
Il diagramma di My altro non che il grafico del numero di Mach a
valle M2 in funzione di quello a monte M1 = M gi presentato per
le onde durto normali.
Il calcolo del valore di Mi molto semplice: partendo da M > 1 se ne calcola il suo valore
e, da
questultimo, si calcola il corrispondente valore subsonico.
Si supponga che il velivolo debba volare al numero di Mach di
crociera supersonico M
c
e che esso acceleri da velocit subsoniche
sino a raggiungere M
c
. Si supponga, poi, che il rapporto tra l'area
di ingresso e quella di gola della presa d'aria sia quello critico
relativo a M
c
, il che, di fatto, determina il corrispondente valore
subsonico M
B
' (cio M
i
) sulla bocca della presa.
Non appena
> 1, si forma un'onda d'urto davanti alla presa che, in accordo con quanto gi detto,
all'aumentare del numero di Mach sino al valore M
c
, avanza verso la bocca.
Non appena M
> 1, si forma un'onda d'urto davanti alla presa che, in accordo con quanto gi detto,
all'aumentare del numero di Mach sino al valore M
c
, avanza verso la bocca.
Per portare londa sulla bocca del convergente, e quindi inghiottirla in presa, si deve aumentare M
fino a
raggiungere il valore indicato con M
o
(curva n) di figura. Risulta dunque necessario operare un overspeeding
(da cui il pedice o) e solo successivamente ci si pu riportare a M
c
.
Se M
= M
o
, la curva di funzionamento la g. Londa, attaccata alla bocca del diffusore, risulta instabile. Una
perturbazione pu far entrare londa nel convergente della presa daria che la inghiotte. Come per le gallerie
supersoniche, londa si sposta in una sezione del diffusore che ha la stessa area della bocca della presa (curva
h). Una volta avviata la presa daria, si pu diminuire il numero di Mach fino al valore di crociera, avvicinando
londa alla gola del diffusore (diminuendo quindi il numero di Mach a monte fino a quello di crociera)
riducendo cos la caduta di pressione di ristagno.
129 Gasdinamica
Si vuole, quindi, far funzionare la presa secondo la curva C'OB. Chiaramente non conviene portare londa
proprio nella sezione di gola, perch, essendo instabile agli spostamenti verso monte, pu essere espulsa
rendendo necessaria una nuova procedura davviamento.
Per semplificare la progettazione delle prese daria, il diagramma di sinistra alternativamente espresso con il
diagramma di destra, in termini del rapporto A*/A che proprio il rapporto tra larea di gola (nella quale si
verifica M = 1) e quella dingresso. La superficie del diagramma pu suddividersi in tre zone:
la zona sotto la curva isoentropica, che rappresenta il dominio in cui londa si trova senz'altro a monte
del diffusore;
la zona sopra la curva relativa alle onde durto normali, che rappresenta il dominio in cui londa si
trova senz'altro nel divergente della presa daria;
la zona intermedia fra le due curve, che rappresenta una zona disteresi.
Se si arriva nella zona centrale da sinistra, londa si trova allesterno della presa daria mentre, arrivando da
destra, londa allinterno del divergente. Esaminando i diagrammi si pu notare come, per una presa daria a
geometria fissa, anche per moderati valori di Mc, il valore di Mo sia nettamente maggiore. Inoltre, la curva
superiore presenta un valore asintotico, per cui non sempre possibile inghiottire londa durto.
Comunque, anche qualora fosse possibile arrivare al numero di Mach di overspeeding, la resistenza
aerodinamica aumenterebbe notevolmente rendendo necessario sovradimensionare sia il motore che le
strutture del velivolo.
Perci, una presa daria convergente divergente
normalmente realizzata a geometria variabile, come
schematicamente rappresentato in basso. Il movimento verso
sinistra (o, destra) della cerniera di destra fa diminuire
(rispettivamente, aumentare) l'area di gola della presa stessa.
130 Gasdinamica
In questo caso possibile seguire la curva s del diagramma, ingoiare londa ad un rapporto A*/A pi elevato
(al Mach di crociera) e poi diminuire il rapporto delle aree per ridurre la caduta di pressione di ristagno.
Se si pu variare in modo significativo il rapporto delle aree, risulta ancora pi conveniente seguire la curva q,
e cio ingoiare subito londa con elevata area di gola e poi accelerare al Mach di crociera variando
contemporaneamente il rapporto delle aree.
Ci consente di far funzionare meglio il motore grazie alla
minore caduta di pressione di ristagno della corrente durante
lavviamento.
6 PROPULSIONE A GETTO
Per propulsione si dovrebbe intendere l'operazione con la quale, comunque, si d ad un corpo mobile la
spinta necessaria a vincere le resistenze che si oppongono al suo moto ed, eventualmente, ad accelerarlo.
Tuttavia, il termine propulsione , spesso, riservato a quelle situazioni per le quali la spinta si ottiene
accelerando un fluido, o meglio, aumentandone la portata di quantit di moto.
Tali sono i casi, ad esempio, del volo degli uccelli e della propulsione ad elica, o a getto, di navi e aeroplani e
anche, in taluni casi, di auto.
In questi casi, laumento della quantit di moto del fluido per unit di tempo produce una spinta che, quasi
sempre, agisce allincirca nella stessa direzione del moto del corpo. L'elica di un aeroplano aumenta la portata
di quantit di moto dell'aria che attraversa il cerchio che spazza e ci genera la spinta. L'aumento della portata
di quantit di moto uguale alla forza di trazione esercitata dall'elica.
La propulsione a getto considerata generalmente diversa da quella ad elica poich, accelera un fluido ad alta,
o relativamente alta, pressione, attraverso un condotto (di qui la diversit) dando luogo a una corrente
confinata ad alta velocit (getto) con conseguente generazione della spinta. Va, comunque, precisato che,
anche a valle di un'elica, presente un getto di aria ad alta velocit, ma non confinato.
In linea di principio, non vi alcuna limitazione sul tipo di fluido da utilizzare nella propulsione a getto anche se
dal punto di vista pratico sono pi facilmente realizzabili tre tipi diversi di condizioni e quindi di propulsori.
131 Gasdinamica
Il fluido acqua, o aria, che, captato dall'ambiente, si muove in un condotto in cui si trova un'elica
mossa da un motore esterno che ne aumenta la pressione consentendo quindi di accelerare
successivamente il fluido in un ugello ed, in definitiva, facendone aumentare la portata di quantit di
moto (elica intubata)
Il fluido aria che, dopo essere stata prelevata dall'atmosfera, viene inizialmente compressa,
successivamente riscaldata (bruciando in essa del combustibile) ed infine accelerata ad una velocit
maggiore di quella in ingresso per aumentarne la portata di quantit di moto (ramjet, o turbojet). Nel
caso del ramjet (in italiano: statoreattore), la compressione avviene esclusivamente nella presa d'aria
(supersonica), senza lausilio di organi mobili. Viceversa nel caso del turbogetto (turbojet), la
compressione pur avvenendo parzialmente nella presa d'aria, essa prevalentemente realizzata
mediante un compressore. In questo ultimo caso, come gi visto, il compressore azionato da una
turbina che sfrutta parte del salto entalpico disponibile. La restante parte potendo essere utilizzata per
accelerare il fluido.
Il terzo tipo di propulsore a getto utilizza come fluido ad alta pressione i prodotti gassosi di una
reazione chimica (combustione) tra un combustibile e un comburente, entrambi portati a bordo del
motore (motore a razzo, o endoreattore, in lingua inglese rocket engine o pi semplicemente rocket).
Non avendo bisogno di respirare fluidi, il motore a razzo pu funzionare anche nello spazio, dove non
esistono comburenti nell'ambiente circostante, ed , quindi, un motore non respirante. In pratica, i
primi due tipi di propulsori hanno in comune il fatto che il fluido entra ed esce dal propulsore stesso
(respirano) mentre nel terzo esiste solo luscita di fluido. Attenzione: per motivi di rendimento termico,
nel caso del turbogetto, si pu anche utilizzare una parte del salto entalpico rimanente nei gas
combusti per muovere un'elica intubata, generalmente posta all'esterno del turbogetto, che accelera
una quantit di aria che non passa attraverso la camera di combustione. Si parla in questo caso di
turbofan, che , tipicamente, il propulsore dei moderni aerei di linea.
7 MOTORE A RAZZO
Il motore a razzo, detto anche endoreattore, quasi sempre composto da:
uno, o due, serbatoi nei quali sono presenti sia il combustibile che il comburente (reagenti, in generale separati
tra loro se almeno uno dei due fluido, ovvero mescolati tra loro se entrambi in fase solida);
una camera di combustione, nella quale avviene la reazione chimica;
un ugello, che ha lo scopo di accelerare i gas combusti.
Nella camera di combustione, i gas combusti realizzano unelevata temperatura e unelevata pressione,
mentre la velocit (o meglio, il numero di Mach) generalmente bassa per cui le condizioni dei gas combusti
nella camera di combustione possono essere praticamente assunte pari a quelle di ristagno.
Attraverso l'ugello, generalmente del tipo convergente divergente, i gas combusti sono di solito accelerati a
velocit supersonica V
u
che dipende:
dalla natura dei reagenti,
dalla loro velocit di reazione,
dalle aree di gola A* e della sezione di uscita A
u
dell'ugello.
132 Gasdinamica
Come facile comprendere, una analoga dipendenza esiste per la pressione nella sezione di uscita p
u
.
Nell'ipotesi di moto quasi unidimensionale e quasi stazionario nella sezione di uscita, l'applicazione
dell'equazione del bilancio della quantit di moto al volume di controllo tratteggiato in figura conduce alla
determinazione della spinta totale sulla superficie interna del razzo:
Nella
quale rappresenta la portata di massa dei prodotti della combustione scaricati dall'ugello. Non
considerando la forza peso della massa contenuta nel razzo e supponendo, verosimilmente, i vettori Vu e n
paralleli tra loro, si pu scrivere:
Attenzione: Questa spinta quella che il fluido esercita sulla superficie interna delle pareti del razzo.
La positivit della quantit in parentesi mostra che la direzione e il verso della spinta, cos come rappresentati
in figura, sono corretti e sono quelli di . Il modulo della spinta generata dal razzo risulta quindi pari a:
Nell'ipotesi di razzo fermo rispetto all'atmosfera (al banco, o al cosiddetto punto fisso) e considerando, invece,
come volume di controllo quello indicato in figura, delimitato dalla superficie esterna delle pareti del razzo, su
questa superficie agir anche una spinta addizionale, dovuta alla pressione atmosferica. Il calcolo di questa
spinta semplice.
Considerando il razzo non funzionante e quindi circondato dalla pressione atmosferica, sulla sua superficie
esterna deve agire una forza risultante nulla (a meno della trascurabile spinta di Archimede sul volume di
controllo, comunque diretta secondo la verticale).
Pertanto, la spinta risultante sulle pareti solide esterne (che in pratica non cambia se il razzo funziona) deve
essere uguale ed opposta a quella che la pressione atmosferica esercita sulla superficie di scarico dell'ugello e
quindi:
Questa spinta addizionale va a sommarsi vettorialmente a quella data dalla:
Ne consegue che la spinta netta sulle pareti del razzo (inclusa cio quella derivante dalla pressione
atmosferica) risulta uguale a:
133 Gasdinamica
La quantit
detta spinta dovuta al getto (jet thrust) mentre la restante parte chiamata spinta dovuta
alla pressione (pressure thrust). Risulta interessante trovare le condizioni per le quali, ad un assegnato valore
della portata dei gas di scarico, ed al variare dell'area della sezione di uscita dell'ugello, corrisponde il valore
massimo della spinta netta. Differenziando la precedente equazione si ottiene:
Ritenendo valida (nelle ipotesi di moto omoenergetico ed isentropico e cio in assenza di onde d'urto interne
all'ugello) l'equazione di Bernoulli:
E trascurando il termine gravitazionale e ricordando che
si ottiene infine:
Questa relazione mostra che il valore massimo della spinta si ha per p
u
= p
a
e cio quando la spinta dovuta alla
pressione nulla. Ne consegue che la A
u
deve essere tale da condurre all'espansione corretta della corrente.
In tale ipotesi, la massima spinta del razzo data dalla sola jet thrust:
La quantit:
definita impulso specifico ((diversa da quella gi definita in precedenza). LI
sp
, per razzi ben proporzionati,
risulta funzione essenzialmente della natura della coppia combustibile-comburente. E d'uso introdurre anche
il coefficiente di spinta, parametro adimensionale, definito come:
Sostituendo le:
Si ottiene:
dove con r stato indicato il rapporto di espansione, sia rispetto alla pressione di uscita che a quella ambiente.
Per un dato gas ed in assenza di onde d'urto, il rapporto di espansione r
u
funzione di e del rapporto tra le
aree A
u
/ A* attraverso le:
134 Gasdinamica
Ne consegue che il coefficiente di spinta risulta essere funzione del rapporto tra le aree A
u
/A*, oltre che di r
a
e
.
In figura stato diagrammato il valore del coefficiente di
spinta in funzione di A
u
/A* per diversi valori di r
a
e per =
1.2. Questo valore medio, = 1.2, risulta abbastanza
vicino al vero nel caso dei gas combusti, quando si ha una
combustione stechiometrica, o quasi. Come gi visto in
precedenza, possibile notare che il coefficiente di spinta
massimo per p
u
= p
a
, cio quando la spinta dovuta alla
pressione nulla. Poich peraltro le curve per un dato r
a
sono abbastanza piatte in prossimit del massimo, nella
pratica si preferisce progettare l'ugello con un valore del
rapporto A
u
/A* leggermente minore di quello ottimale.
Ci, soprattutto al fine di contenere il peso e le dimensioni
del razzo.
Per quanto detto in precedenza, il funzionamento
dell'ugello per valori di r
u
< 0.4 r
a
d luogo a una
separazione della corrente all'interno dell'ugello. Per
questo motivo, il relativo tratto delle curve non risulta pi
valido e, per questo stesso motivo, stato rappresentato
con una curva tratteggiata.
8 MOTORI RESPIRANTI
Per completezza, nel seguito si deriver anche la spinta su un motore respirante applicando semplicemente
l'equazione del bilancio della quantit di moto nella quale non verr considerata la forza peso. Con riferimento
alla figura si supponga il moto quasi unidimensionale nelle sezioni di ingresso ed uscita del motore.
Applicando il bilancio della quantit di moto al volume di controllo si pu calcolare il modulo della spinta
agente sulle sue pareti interne, dato dalla:
nella quale il segno positivo indica una spinta orientata in verso opposto a quello della x e si suppone
trascurabile il contributo dovuto a
.
135 Gasdinamica
Per un'elica intubata:
Mentre per un ramjet, o turbogetto, si ha:
Dove
rappresenta la portata di carburante, generalmente piccola rispetto alla portata di massa totale. Per
un turbogetto che utilizzi un idrocarburo, la
.
136 Gasdinamica
In questa formulazione la spinta pu essere espressa mediante la:
per cui la resistenza aggiuntiva data da:
E la spinta netta avr la forma:
nella quale si possono individuare:
Se l'area di cattura coincide con quella di ingresso al motore si ha:
Tale anche il caso di un fluido che investe il motore a velocit supersonica senza alcuna onda d'urto a monte
della presa d'aria. Anche in condizioni di fuori progetto, la resistenza aggiuntiva una piccola frazione della
spinta cos come lo generalmente la spinta di pressione. Per condizioni di progetto si intendono quelle di p
u
=
p
), varia a causa delle variazioni di temperatura
lungo il condotto (normalmente, per i gas, la variazione della viscosit con la pressione debole). Per questo
motivo, di seguito, si supporr sempre che f indichi il valore medio del coefficiente dattrito nel condotto.
2 LA CURVA DI FANNO
Per meglio comprendere le diverse peculiarit del moto alla Fanno, utile rappresentare la curva che ne
riproduce i diversi stati termodinamici del fluido sul piano di Gibbs T - s. Come si vedr questa curva d anche
gli stati fluidodinamici del gas. Questultima, per quanto gi detto, rappresenta il luogo dei punti per due
prefissati valori di G e H ed denominata curva di Fanno.
La curva di Fanno pu essere agevolmente diagrammata sul piano di Gibbs a partire dallespressione della sua
tangente locale T/s. In particolare, per il modello di gas pi che perfetto, dalle:
e:
si ha in particolare:
142 Gasdinamica
Che si pu anche scrivere nella forma:
(1)
Tenendo conte delle:
La formula (1) diventa:
Lequazione di Gibbs per i gas pi che perfetti si pu scrivere nella forma:
per cui, sostituendo la precedente equazione si ottengono le relazioni:
Per la positivit della quantit ds queste relazioni legano le variazioni della densit e della velocit al numero
di Mach. Ad esempio, per M < 1, si ottiene dV / V > 0 e
tra le :
si ricava, infine, la pendenza della curva che descrive il moto alla Fanno sul piano T - s (curva di Fanno):
Questa relazione rappresenta unequazione differenziale nella funzione incognita T = T(s) ed risolvibile una
volta espresso il numero di Mach in funzione della temperatura statica T mediante la:
La soluzione di questequazione, per il caso di = 1.4, riportata sul piano T-s nel diagramma indicato di
seguito, il quale mostra landamento della curva di Fanno. Dunque:
per moto iposonico (M 0), la tangente orizzontale e la curva tende, quindi, allisoterma che
rappresenta la temperatura di ristagno;
per moto subsonico (M < 1), la pendenza della curva risulta sempre negativa;
per , si ha
, fa si che la
curva di Fanno tende ad uan isocora .
In effetti per M la curva tende al valore asintotico
costituito dallasse delle s.
Occorre notare che, per un determinato valore di ,
utilizzando le coordinate adimensionali di figura e la
posizione s* = 0, la curva di Fanno unica.
In coordinate dimensionali, invece, ad ogni coppia di valori
G e H corrisponde una particolare curva di Fanno.
Ad esempio, chiaro che, fissare lentalpia totale H,
significa fissare un determinato valore di To e, cio, il livello
dellasintoto T = To. Il moto alla Fanno adiabatico.
Le variazioni dentropia possono quindi essere causate solo
da produzioni interne al fluido (quindi, positive), in
particolare, da quelle associate alla presenza degli sforzi
viscosi alla parete.
Sono, quindi, possibili, come mostrato dalle frecce di figura,
solo spostamenti lungo la curva di Fanno verso entropie
crescenti.
Il fluido va verso destra, sia per moto subsonico (ramo
superiore della curva), che supersonico (ramo inferiore della
curva).
Occorre poi osservare che, nel diagramma, esiste anche un
asse delle ordinate posto a destra ed orientato verso il basso.
Questo asse indica lenergia cinetica posseduta dal fluido
V
2
/2c
p
T
o
adimensionalizzata rispetto allentalpia di ristagno
che, si ricorda, resta costante durante il moto.
Questa quantit V
2
/2c
p
T
o
rappresenta una misura dellenergia
cinetica della corrente. Essa risulta direttamente funzione del
numero di Mach in quanto si pu ricavare:
Questa relazione, in particolare,, per M , d luogo alla
velocit limite V = V
l
e, per M = 1, recupera il valore della
velocit critica V*. Nel diagramma a destra stato riportato, in
funzione del livello entropico, landamento del numero di
Mach M = M( s). Questo andamento stato posto in
144 Gasdinamica
corrispondenza del diagramma della curva di Fanno, rappresentato in alto.
Tale andamento mostra come sia per moto subsonico, che supersonico, il fluido muove sempre verso M = 1
perch lentropia del fluido pu solo aumentare. Il ramo in alto della curva di Fanno T = T(s) corrisponde a
quello in basso della curva M=M(s) e, viceversa.
Per condizioni dingresso subsoniche, lungo il condotto si realizza sia un aumento del numero di Mach e della
velocit, che una diminuzione della temperatura, della pressione e della densit. Lazione degli sforzi viscosi
provoca, quindi, unaccelerazione del fluido e, a prima vista, questo comportamento pu sembrare
quantomeno anomalo. Occorre peraltro osservare che la:
Riscritta tenendo conto della:
Diventa:
ove le quantit dp e dV hanno sempre segni opposti. La diminuzione dellimpulso si pu associare ad una
prevalente diminuzione della pressione, ovvero ad una prevalente diminuzione della velocit. In regime
subsonico il fenomeno , invero, governato dalla forte diminuzione della pressione e il conseguente
abbassamento della densit del fluido, provoca un aumento della velocit.Dunque, leffetto causato dalla
diminuzione di pressione prevale su quello dovuto allaumento della velocit.
Sempre in regime subsonico poich lentropia generata dagli sforzi dattrito alla parete, essa deve
aumentare al crescere della lunghezza del condotto. Ci vero anche in supersonico. Ovviamente, in un
condotto sufficientemente lungo, si pu raggiungere il punto di massima entropia (T/s ), cio la
condizione sonica.
In tal caso, il moto si strozza perch non si pu pi produrre entropia e, quindi, percorrere ulteriori tratti di
condotto. La situazione relativamente simile a quella che si realizza in un ugello convergente per pressione
ambiente pi bassa di quella critica. Come si vedr in seguito, un ulteriore allungamento del condotto d
luogo ad una diminuzione di G, cio della portata di massa che lo attraversa.
Per un moto alla Fanno, le condizioni soniche (M = 1) possono essere, quindi, considerate come condizioni
limiti del moto e, pertanto, sono anchesse denominate condizioni critiche. Per quanto detto, in un condotto
nel quale si realizza un moto alla Fanno, poich le condizioni soniche corrispondono alla massima produzione di
entropia possibile, se il numero di Mach allingresso del condotto
subsonico, esso non potr mai diventare supersonico ma, al pi,
sonico, e solo allo sbocco del condotto.
Per moto supersonico, il comportamento del fluido esattamente
opposto a quello in moto subsonico. Infatti, lungo il condotto si ha
sia diminuzione del numero di Mach e della velocit, che aumento
della temperatura, della pressione e della densit. Si ricordi
lequazione del bilancio della quantit di moto:
145 Gasdinamica
Nel moto supersonico, leffetto dovuto alla diminuzione di
velocit prevale, quindi, su quello dovuto allaumento di
pressione. Anche in questo caso si possono raggiungere le
condizioni soniche solo alluscita del condotto, in altre
parole il moto rimane supersonico lungo tutto il condotto
diventando, al meno, sonico nella sezione di uscita. E
importante osservare che quanto detto accade purch,
come si vedr poi, non sia presente unonda durto
allinterno del condotto stesso. Oltre che da considerazioni
grafiche sulla figura, il fatto che la pressione di ristagno
deve sempre diminuire si pu dedurre anche dalla:
scritta per le condizioni di ristagno e ricordando che le
condizioni statiche hanno la stessa entropia di quelle di
ristagno. Dalla relazione precedente risulta chiaro che,
essendo, in ogni caso, ds > 0 deve necessariamente
verificarsi dp
o
< 0, in quanto sia la densit che la
temperatura sono positive.
Mantenendo costante lentalpia totale H e variando il flusso di massa G, si ottiene uninfinit di curve di Fanno,
tre delle quali sono mostrate in figura, da considerare, di fatto, tutte asintotiche alla stessa temperatura di
ristagno.
Esistono vari modi per dimostrare che, pi interna la
curva (vale a dire pi spostata verso sinistra), pi elevato
il flusso di massa G. Poich la temperatura di ristagno (la
a
o
) la stessa per le tre curve, dalla:
si ha che, in condizioni critiche, il flusso di massa funzione
della sola pressione di ristagno. Confrontando la pressione
di ristagno del punto A con quelle dei punti B e C (tutti
caratterizzati da M = 1), si verifica rapidamente che il flusso
di massa relativo alla curva a maggiore di quello
relativo alla curva b, che a sua volta maggiore di quello
della c.
Nella dimostrazione precedente, stata implicitamente fissata
una temperatura di riferimento pari a quella critica (cui
corrisponde M = 1). Evidentemente, lo stesso ragionamento si pu
fare per una qualunque diversa temperatura di riferimento (cio,
anche per M 1).
Infatti, ricordando che tre punti aventi la stessa temperatura (cio
allineati in orizzontale), per la:
146 Gasdinamica
hanno anche la stessa velocit (si veda lordinata a destra). Muovendosi sul piano T-s verso destra, le isocore
identificano valori della densit che sono man mano decrescenti, quindi il flusso di massa deve anchesso
decrescere.
Un ragionamento analogo pu anche essere fatto con riferimento ad una fissata entropia (ad esempio, s/c
p
=
0) e individuando cos i sei punti intersezione con le tre diverse curve di Fanno (A', B' e C' in regime subsonico e
A", B" e C" in quello supersonico). In questo caso i sei punti sono tutti relativi alla stessa pressione di ristagno
ma a sei diversi numeri di Mach e, per la costanza di s e H, possono essere assunti a rappresentare le
condizioni termofluidodinamiche del fluido in un ugello convergente divergente con espansione corretta. In
regime subsonico (risp. supersonico) al punto pi in basso A' (ovvero pi in alto A") corrisponde unarea della
sezione minore e, quindi, un flusso di massa maggiore.
Attraverso le onde durto normali adiabatiche, le tre grandezze G, I e H
restano costanti. Per la curva di Fanno G e H sono costanti. Se un
qualunque punto del suo ramo supersonico rappresenta le condizioni a
monte di unonda durto normale, il punto che da le condizioni dopo
londa durto deve trovarsi sul ramo subsonico della stessa curva di
Fanno, ad un livello entropico maggiore. Nel diagramma in basso di
figura sono mostrati sul piano di Gibbs i due punti a monte X, e a valle Y,
di un onda durto normale, che appartengono alla stessa curva di Fanno.
Nella parte superiore della figura sono rappresentate le due curve che
mostrano landamento dellimpulso specifico I, una relativa al ramo
subsonico e laltra a quello supersonico, in corrispondenza del
diagramma in basso.
Per la:
le due curve devono decrescere, oltre che coincidere nel punto critico (M = 1). Per la:
i punti X e Y devono anche avere lo stesso valore dellimpulso specifico I in quanto rappresentativi delle
condizioni a monte e a valle dellonda durto. Quindi, la curva che descrive landamento di I per il moto
subsonico deve trovarsi tutta al di sopra di quella relativa al moto supersonico.
Man mano che il numero di Mach a monte dellonda durto si avvicina al valore unitario (cio verso il valore
massimo dellentropia dove le due curve di I/I* risultano tangenti), londa stessa tende a risultare isoentropica
e per la:
la pressione di ristagno attraverso londa stessa non varia.
147 Gasdinamica
3 RAPPORTI CARATTERISTICI PER IL MOTO ALLA FANNO
Proseguendo nello studio del moto alla Fanno opportuno, a questo punto, ricercare le relazioni che
permettono di valutare, per il modello di gas pi che perfetto, i rapporti caratteristici di tutte le diverse
grandezze termofluidodinamiche in funzione del numero di Mach della corrente fluida.
Particolare importanza riveste la quantit 4fL/D
e
perch, come si vede dalla:
a questo raggruppamento legata la variazione delle condizioni del fluido lungo il condotto e quindi, come
stato gi accennato in precedenza, questa quantit rappresenta la cosiddetta forza spingente. Dal bilancio
della quantit di moto:
si ricava:
Dalla
ricordando che
, si ricava:
Sostituendo questa relazione insieme alla:
148 Gasdinamica
Questa unequazione differenziale che, integrata fra due diverse sezioni del condotto 1 e 2, fornisce la
lunghezza adimensionale 4fL
12
/D
e
che il fluido deve percorrere per portarsi da M
1
a M
2
, dove L
12
la distanza
tra le due sezioni. Un approccio del genere non molto pratico, perch sarebbe necessario integrare la
precedente equazione tra tutte le coppie di stati possibili M
1
ed M
2
, purch essi siano entrambi subsonici, o
entrambi supersonici.
Un approccio pi conveniente consiste nel far coincidere uno dei due stati, in particolare lo stato 2, con quello
critico (M = 1). Ci comporta che la quantit L
12
= L* va intesa come la lunghezza del condotto necessaria a
raggiungere le condizioni soniche (lunghezza critica) a partire da un particolare numero di Mach M, subsonico
o supersonico.
Infatti, per ogni curva di Fanno (in pratica, per ogni coppia di valori G e H), il punto critico univocamente
determinato. Integrando, quindi, lequazione ricavata in precedenza:
fra il generico valore di M e quello critico (M = 1), si ottiene la relazione che d il valore del rapporto
adimensionale 4fL*/D
e
in funzione del numero di Mach:
Come mostrato in figura, nel caso pi generale, per il quale L
12
L*, la grandezza L
12
pu essere facilmente
determinata dalla:
nella quale le lunghezze L
1
* e L
2
* rappresentano le lunghezze critiche apartire dai numeri di Mach M
1
ed M2,
rispettivamente.
Attenzione: Nella relazione precedente anche se
lasterisco stato apposto al solo simbolo L, esso deve
intendersi riferito a tutto il rapporto 4fL/D
e
in cui esso
149 Gasdinamica
appare, rapporto che viene talvolta indicato come numero di Fanno.
Lo stesso ragionamento effettuato per la lunghezza adimensionale pu essere applicato anche a tutti gli altri
rapporti caratteristici. Pertanto, conveniente esprimere tutte le grandezze termofluidodinamiche
adimensionalizzandole rispetto ai corrispondenti valori nella condizione critica (M = 1), i quali sono, al solito,
indicati con lapice asterisco. In particolare, dalla:
e tenendo conto della:
si ha il rapporto caratteristico tra le temperature statiche:
Dallequazione di conservazione della massa si ottiene invece:
che, per la costanza di G ed utilizzando la relazione appena ottenuta, d luogo al rapporto caratteristico tra le
pressioni statiche:
Dallequazione di stato dei gas e dalle relazioni appena ottenute si ottengono i rapporti caratteristici per le
velocit e le densit:
Ricordando la:
si ottiene il rapporto tra le pressioni di ristagno:
150 Gasdinamica
Ricordando che il moto omoenergetico e, quindi, T
o
/T
o
* = 1, la sostituzione di questa relazione nella:
fa calcolare la variazione di entropia rispetto alle condizioni critiche s = s-s*:
In ogni caso, sostituendo in questa relazione lespressione per il numero di Mach M ricavata dalla:
si ottiene la relazione che descrive la curva di Fanno sul piano di Gibbs (con la condizione s*= 0):
la quale mostra come, nelle variabili s/c
p
e T/T
o
, la curva di Fanno risulta essere unica per ciascun valore di .
Infine, per limpulso specifico definito come:
tenendo sempre conto della:
Si ottiene:
Cos come stato fatto per gli altri moti esaminati in precedenza, i diversi rapporti caratteristici ricavati in
precedenza per il moto alla Fanno sono stati diagrammati nella figura che
segue, per il caso del valore particolare di = 1.4, fermo restando che per
gli altri valori di gli andamenti sono analoghi.
Dallesame della figura si nota che la quantit 4fL*/De tende ad infinito
al tendere del numero Mach a zero, mentre, per M , raggiunge il
valore limite:
Le perdite dimpulso sono allincirca proporzionali al quadrato della
velocit e sono, quindi, molto elevate in regime supersonico. Per questo
motivo, nelle applicazioni pratiche, sempre sconsigliabile avere un
moto supersonico in presenza di sforzi tangenziali alla parete in condotti
151 Gasdinamica
a sezione costante. A meno che ci non sia strettamente necessario, come ad esempio nella sezione di prova di
gallerie supersoniche.
I rapporti p/p*, /* = V*/V e T/T* sono tutti funzioni decrescenti
del numero di Mach M
a
, per M 0, mentre i primi due sono
illimitati, il rapporto T/T* tende a ( +1)/2 (si ricordi che la curva di
Fanno tende ad unisoterma).
Al tendere di Mach allinfinito, sia p/p* che T/T* tendono a zero,
mentre /* tende a
.
Il rapporto tra le pressioni di ristagno p
o
/p
o
* ha, invece, un
comportamento diverso presentando un minimo assoluto per M = 1,
mentre tende allinfinito sia per M 0, che per M . Ricordando
che la portata pari a:
dove stato indicato con il pedice 1 lo stato nella generica sezione.
Evidentemente la A* larea della sezione retta del condotto,
mentre si pu valutare A
1
* utilizzando la:
si ha quindi:
Come la pressione di ristagno, limpulso specifico ha un minimo assoluto per M = 1 ed illimitato per M 0.
Esso tende, invece, ad un limite finito per M raggiungendo il valore:
Due punti del diagramma di * allineati in orizzontale rappresentano i valori del numero di Mach a monte
M
1
ed a valle M
2
di unonda durto normale. Dal diagramma si pu notare anche che, per M
1
, il numero di
Mach a valle dellonda durto tende al valore limite
/*, p
o1
/p
o
* e il numero di Mach M
1
(cio, M
C
)
nella sezione dingresso del condotto.
Una volta noto il valore di M
1
, si possono utilizzare le relazioni del
moto isoentropico (nellugello) per la determinazione delle condizioni termofluidodinamiche nella sezione 1, a
partire da quelle note di ristagno. Da queste condizioni e dai rapporti ricavati in precedenza si possono poi
facilmente calcolare le condizioni critiche (nel punto N); ad esempio:
Se il moto non strozzato alluscita (sezione 2) del condotto (ad es. punto R), si nelle condizioni della figura in
basso con M
2
< 1 e si procede per iterazioni. Si assegna inizialmente un numero di Mach M
2
< 1 (MR) alluscita
del condotto e con questo si entra nelle tabelle di Fanno ricavando i rapporti 4fL
2
*/D
e
e p
2
/p*.
Poich 4fL
12
/D
e
noto, il valore di 4fL
1
*/De si ricava utilizzando la:
A partire da questo rapporto, si possono determinare i rapporti caratteristici del moto alla Fanno allinizio del
condotto, cio p
1
/p* e il numero di Mach M
1
(M
D
).
Utilizzando, poi, le tabelle del moto isoentropico e con una catena di rapporti si ottiene:
Il confronto tra la pressione alluscita p
2
, cos calcolata, con quella effettivamente esistente nellambiente
permette, qualora necessario, di scegliere un nuovo valore di tentativo per M
2
e di iterare il procedimento.
158 Gasdinamica
Se la pressione alluscita maggiore di quella ambiente, bisogna aumentare il numero di Mach M
2
e, viceversa.
5 CONDOTTO CON ATTRITO COLLEGATO A UN SERBATOIO MEDIANTE UN
UGELLO CONVERGENTE-DIVERGENTE
Consideriamo ora il sistema costituito da un ugello convergente divergente collegato ad un condotto
adiabatico a sezione costante, in presenza dattrito, cos come rappresentato in figura.
Occorre osservare che, per le condizioni 4fL/D
e
= 0, il sistema viene a coincidere con quello costituito dal solo
ugello convergente divergente, gi esaminato in precedenza. Come nel caso illustrato nel paragrafo precedente,
per semplicit di ragionamento si pu continuare a supporre che il serbatoio contenga un gas ad una pressione
costante p
o
= 1ata e che il condotto scarichi in un ambiente in cui sia possibile far variare la pressione p
a
da
1ata in gi.
Per le figure riportate di seguito, occorre notare che, per motivi grafici e come gi detto, le dimensioni
dellugello e quelle del condotto non sono state rappresentate nelle stesse scale.
In figura sono mostrate alcune curve caratteristiche relative al sistema ugello-condotto alla Fanno supponendo
ancora, inizialmente, che la pressione ambiente sia nulla.
Nei due diagrammi sono indicate alcune possibili modalit di funzionamento nei piani M-4fL/D
e
e p/p
o
-4fL/D
e
.
In particolare, questi diagrammi, nella loro parte riguardante il solo ugello, sono, chiaramente, del tutto simili
a quelli gi rappresentati per le condizioni di funzionamento degli ugelli convergenti divergenti.
159 Gasdinamica
Le curve caratteristiche di tipo a sono relative a un regime interamente subsonico tranne che allo sbocco del
condotto dove si raggiunge M = 1 (punto R). Esse si riscontrano per bassi valori della pressione ambiente ed
elevati valori del rapporto 4fL/De, che richiedono bassi valori del numero di Mach nella sezione dingresso del
condotto. Quindi, queste curve presentano le stesse condizioni di funzionamento descritte nel caso di ugello
solo convergente.
Si ricordi che un ugello convergente divergente con regime alla Venturi, si comporta come un ugello solo
convergente con la stessa area duscita.
Ad esempio, per 4fL/D
e
= 8 e p
R
/p
o
< p
a
/p
o
< 1, al diminuire della pressione p
a
alluscita del condotto, il flusso
di massa aumenta (perch aumenta il numero di Mach subsonico nella gola dellugello) e, al limite, si
raggiungono le condizioni soniche nella sezione duscita del condotto (punto R). Per successive diminuzioni
della pressione alluscita, non si riscontra alcuna variazione del flusso di massa, n della pressione lungo il
sistema, che risulta, pertanto, strozzato con un ventaglio despansione alluscita del condotto.
Il comportamento complessivo del sistema , quindi, del tutto simile al caso in cui a monte del condotto esiste
un ugello semplicemente convergente.
Diminuendo la lunghezza del condotto, si pu verificare la situazione per cui, per bassi valori della pressione
ambiente, si raggiunge per la prima volta M = 1 anche nella gola dellugello (curve b che passano per il punto
sonico B e per il punto caratteristico C corrispondente al rapporto r
1
), oltre che, beninteso, alluscita del
condotto (punto Q).
Due delle rimanenti curve caratteristiche diagrammate in figura riguardano gli altri due punti caratteristici di
funzionamento dellugello. Esse sono le curve d, relative al funzionamento con onda durto nella sezione
duscita dellugello (punto Y corrispondente a r
2
), e le curve g, relative al funzionamento corretto dellugello
(punto X corrispondente a r
3
).
Le altre curve caratteristiche mostrate in figura sono quelle:
di tipo c, riguardano il funzionamento con unonda durto normale nel divergente,
di tipo e, riguardano il funzionamento con unonda durto normale nel condotto a sezione costante in cui si ha il
moto alla Fanno.
Si possono identificare tre valori peculiari della lunghezza critica del condotto (in effetti, tre valori del
rapporto 4fL*/D
e
) corrispondenti ai punti Q, A e O, che derivano da funzionamenti con rapporti nella sezione
duscita dellugello pari nellordine a r
1
, r
2
e r
3
e M = 1 allo sbocco del condotto.
Questi tre valori sono nel seguito rispettivamente indicati con L
1
*, L
2
* e L
3
*.
160 Gasdinamica
E interessante notare che per pressione di ristagno costante e valori del rapporto di pressione nella sezione
duscita dellugello inferiori, o uguali, al rapporto r
1
, la portata, cio il flusso di massa G, alluscita dellugello
costante, perch il fluido passa sempre per lo stato sonico indicate dal punto B.
Poich anche lentalpia totale H costante, tutti i possibili punti di funzionamento compresi fra i punti C e X (e
quelli che seguono a valle sulle curve che da essi si dipartono) si devono trovare sulla stessa curva di Fanno.
Anche la pressione che si raggiunge per M = 1 (critica, relativa ai punti O, L, A, P, e Q) deve restare la stessa.
Per meglio comprendere questa situazione, conviene utilizzare il piano T-s. Come appena detto, in particolare i
punti C, Y, X, rispettivamente coincidenti con i rapporti caratteristici r
1
, r
2
, r
3
, si trovano tutti sulla stessa curva
di Fanno e, pi specificamente, i punti C e Y sono entrambi sul ramo subsonico, mentre il punto X si trova su
quello supersonico.
Poich lentropia del punto Y maggiore di quella relativa al punto C, lo spazio percorribile, partendo da Y fino
a raggiungere le condizioni critiche, inferiore rispetto a quello percorribile a partire dal punto C stesso.
161 Gasdinamica
Infatti, seguendo una curva tutta subsonica partendo dal punto C, dopo
aver percorso un tratto di condotto, il fluido passa per lo stato indicato dal
punto Y. Questo spiega la maggiore lunghezza del tratto L
1
* (punto Q)
rispetto a quello L
2
* (punto A).
Come gi detto in precedenza, in regime supersonico, ovvero a partire dal
punto X, la lunghezza che porta alle condizioni critiche ancora inferiore
in virt della maggiore rilevanza delle perdite di carico.
Questa circostanza , infatti, facilmente riscontrabile nella figura a lato,
dove i due punti corrispondenti a X e Y sono due punti che hanno lo stesso
impulso specifico e due diversi numeri di Mach, supersonico e subsonico
rispettivamente.
Dalla figura si nota che a parit dimpulso specifico, il punto relativo al
numero di Mach subsonico ha un valore di 4fL*/D
e
maggiore.
Il funzionamento con onda durto nel
divergente leggermente pi complesso
sul piano T-s. Il punto D a monte dellonda
si trova alla stessa entropia dei punti C e X,
ma a una pressione maggiore di quella del
punto X (in particolare, ad unarea della
sezione minore e ad un numero di Mach
minore).
Evidentemente per questo punto passa
una curva di Fanno relativa ad un flusso di
massa maggiore (la portata che attraversa il sistema la stessa, mentre larea della sezione in cui avviene
londa durto minore di quella della sezione duscita).
Su questa stessa curva deve trovarsi, oltre che il punto D, anche il punto E a valle dellonda.
La produzione di entropia dovuta a questonda, per il minore valore del numero di Mach a monte, minore di
quella dovuta allonda durto posizionata alluscita dellugello, cio lentropia del punto E deve essere minore di
quella del punto Y.
162 Gasdinamica
La trasformazione che segue nellugello isoentropica, e il punto F deve avere la stessa entropia del punto E a
una pressione pi elevata perch le condizioni del punto E sono subsoniche e, a valle, la sezione aumenta.
Anche il punto F deve trovarsi sulla curva di Fanno che passa per i punti C e X, poich sia la portata di massa che
lentalpia totale sono le stesse di quelle di C e X e la sezione di passaggio del fluido ancora quella alluscita
dellugello.
Lultima tipologia di curva, non ancora esaminata, prevede unonda durto nel condotto alla Fanno (curva e).
In questo caso la trasformazione del fluido segue un primo tratto sul ramo supersonico della curva di Fanno
sino al punto J e, successivamente, unonda durto ne provoca il passaggio al ramo subsonico (punto N).
Poich il punto N si trova ad unentropia maggiore di quella del punto Y, (M
J
< M
X
e quindi si ha M
N
> M
Y
), la
lunghezza che porta alle condizioni critiche sar inferiore rispetto a quella relativa al punto Y.
Per trovare i diversi punti caratteristici si usano le tabelle del moto alla Fanno.
Ad esempio, noto lo stato del punto C, si entra nelle tabelle con il numero di Mach M
C
e si individuano i
rapporti 4fL
C
*/D
e
, p
C
/p*, T
C
/T*,
* e p
oC
/p
o
* che permettono di determinare le propriet
termofluidodinamiche del punto critico, il quale, nel caso in esame, rappresentato dal punto Q.
Ugual procedimento si pu applicare per determinare i punti P, A e O, partendo dai valori di M
F
, M
Y
e M
X
rispettivamente, che hanno lo stesso stato di Q. Per questi punti, cambia la sola quantit 4fL*/D
e
.
Determinare i due punti J e N un po pi complesso e sar visto poi.
Si ipotizzi ora, che il condotto abbia una lunghezza minore di quella critica supersonica L
3
*, per cui il condotto
appare molto corto per quanto gi detto.
Poi si supponga che pa possa variare dal valore nullo fino a quello di ristagno. Per p
a
< p
T
, il fluido segue la curva
supersonica g fino al punto T e, allo sbocco, un ventaglio despansione fa adattare la pressione alluscita a
quella ambiente. Questo tipo di funzionamento (sottoespanso) si realizza fino a che la pressione ambiente non
raggiunge proprio quella relativa al punto T, cui corrisponde, invece, un funzionamento che si potrebbe definire,
in pratica, corretto in analogia a quanto affermato per un ugello convergente divergente.
Se la pressione ambiente compresa fra quella relativa al punto T e quella del punto S (punto corrispondente
alle condizioni a valle di unonda durto normale posta nella sezione duscita del condotto), si genera unonda
durto obliqua alluscita del condotto (funzionamento sovraespanso).
Ci, in analogia a quanto avviene alluscita di ugelli supersonici e con le modalit gi descritte dettagliatamente
a suo tempo. Quando la pressione ambiente coincide proprio con quella del punto S, londa durto nella sezione
163 Gasdinamica
duscita del condotto diventa normale e, per successivi aumenti di p
a
, entra nel condotto a sezione costante (ad
esempio curva e che passa per i punti X, J, N e U).
Se la pressione ambiente uguale a quella del punto V, londa si dispone allingresso del condotto (ovvero,
alluscita dellugello, curva XYV) e per pressioni ambiente ancora crescenti risale il tratto divergente dellugello
(ad esempio curva c che passa per i punti D, E, F e W). Quando, poi, la p
a
raggiunge il valore relativo al punto Z,
londa si porta nella sezione di gola dellugello dove degenera in unonda di Mach.
Successivi aumenti della pressione ambiente danno moto subsonico in tutto il sistema, e il comportamento
simile a quello descritto nel caso in cui il condotto a sezione costante collegato ad un ugello solo convergente
per il quale non mai raggiunta la condizione M = 1, n nellugello, n alluscita del condotto.
Per pressioni ambiente inferiori a quella del punto S, p
a
< p
S
, il moto alluscita del condotto supersonico, e
non si rispetta la condizione di Kutta (salvo che per p
a
= p
T
) mentre, per valori di p
a
> p
S
, il moto subsonico e si
rispetta la condizione di Kutta. Nel primo caso, determinare il funzionamento diretto.
Noto M
X
, si determinano i rapporti 4fL
X
*/D
e
, p
X
/p*, T
X
/T*,
/* e p
0X
/p
0
* e, conoscendo il rapporto 4fLXT/D
e
,
si calcola per differenza il valore di 4fLT */De. Saputo questo rapporto, dalle tabelle del moto alla Fanno, si
calcolano i rapporti caratteristici e il numero di Mach del punto T. Valutate le condizioni del punto T, poi facile
stabilire la tipologia delle eventuali onde (despansione, o durto oblique) alluscita del condotto.
Se la pressione ambiente compresa fra i punti S e V si deve determinare la posizione dellonda durto
allinterno del condotto procedendo per tentativi. Si assegna una posizione dellonda durto nel condotto di
Fanno (ad esempio quella indicata dalla curva XJNU. Dal valore del numero di Mach nella sezione X si
determinano i rapporti 4fL
X
*/D
e
, p
X
/p* e p
X
/p
o
.
Una volta valutata la quantit 4fL
XJ
/D
e
, si pu ricavare il nuovo rapporto 4fL
J
*/D
e
. Con questo valore, entrando
nelle tabelle del moto alla Fanno, si determina M
J
. Noto il numero di Mach prima dellonda e utilizzando le
tabelle dellonda durto, si determina M
N
e, quindi dalle tabelle del moto alla Fanno, p
N
/p* e 4fL
N
*/D
e
.
Si determina quindi il rapporto 4fL
U
*/D
e
, che permette di conoscere le condizioni del moto alluscita del
condotto ed, in particolare, il rapporto p
U
/p* = p'
a
/p*. Con una catena di rapporti si pu calcolare la pressione
alluscita:
che confrontata con la p
a
permette di scegliere un nuovo valore di tentativo per la posizione dellonda durto e
di iterare il procedimento. Se la pressione compresa fra quelle dei punti V e Z, si deve determinare prima la
pressione critica p* che, come gi affermato, non varia in questo intervallo (i punti alluscita del condotto
appartengono tutti alla stessa curva di Fanno) e che pu essere calcolata, ad es., a partire dal punto C.
Una volta noto il rapporto p
a
/p*, dalle tabelle del moto alla Fanno si ricavano il numero di Mach alluscita del
condotto ed il relativo rapporto 4fL*/D
e
. Quindi, il problema , di fatto, risolto perch si pu risalire mediante
la:
al numero di Mach alluscita dellugello e cos via.
164 Gasdinamica
Dal grafico a destra si identificano cinque diversi regimi di funzionamento:
Per p
Z
< p
a
< p
o
, il funzionamento del sistema tutto subsonico.
Per p
V
< p
a
< p
Z
, si verifica unonda durto normale nel divergente.
Per p
S
< p
a
< p
V
, si ha unonda durto normale nel condotto a sezione costante.
Per p
T
< p
a
< p
S
, si genera unonda durto obliqua allo sbocco del condotto.
Infine, per 0 < p
a
< p
T
, si ha un ventaglio despansione allo sbocco del condotto.
Si supponga un condotto con una lunghezza maggiore di quella critica supersonica e minore di quella critica
con onda durto alluscita dellugello (L
3
*< L < L
2
*).
Diversamente da quanto avveniva prima, in questo caso non si pu pi avere un efflusso supersonico nella
sezione duscita del condotto e, quindi, la presenza, ivi, di onde durto oblique.
Infatti, se la pressione ambiente inferiore a quella critica, il fluido segue la curva supersonica BDXJNL con
unonda durto nel condotto (da J a N) e il tratto subsonico che, partendo da N, conduce alle condizioni critiche
(punto L).
Infine, un ventaglio despansione adatta la pressione al di fuori del condotto.
Per pressione ambiente crescente, londa durto prima risale il condotto portandosi
165 Gasdinamica
fino alla sezione duscita dellugello (per p
a
= p
V
) e, in seguito, risale il divergente dellugello. Quando la p
a
uguale al valore della pressione nel punto Z, londa si porta nella gola dellugello dove degenera in unonda di
Mach. Un successivo aumento della pressione ambiente provoca, come nel caso precedente, un moto
subsonico in tutto il sistema.
Analogamente, se la lunghezza del condotto compresa fra quella critica con onda durto nella sezione duscita
dellugello e quella critica relativa a moto tutto subsonico ma strozzato nella gola dellugello (L
2
*< L < L
1
*),
rispetto al caso precedente, non si pu pi avere unonda durto nel condotto.
Infatti, se la pressione ambiente inferiore a quella critica, il moto si strozza anche alluscita del condotto e nel
funzionamento si genera unonda durto nel divergente dellugello (seguendo, ad esempio, la curva BDEFP).
Allaumentare della pressione ambiente, londa durto prima risale nel divergente dellugello sino alla gola e un
ulteriore aumento della pressione provoca moto subsonico in tutto il sistema.
Infine, se la lunghezza del condotto risulta maggiore di quella critica relativa a un moto tutto subsonico ma
strozzato nella gola dellugello (L > L
1
*), come gi detto in precedenza, il comportamento analogo a quello
che si ha nel sistema descritto nel caso di un condotto con attrito collegato ad un serbatoio mediante un ugello
semplicemente convergente.
Il fatto che lugello sia convergente divergente non ha alcuna influenza sul moto che si stabilisce a valle.
6 MOTO ISOTERMO
Quasi tutti i testi di gasdinamica introducono questo tipo di moto sostenendo che esso modella con buona
accuratezza il moto dei gas nei metanodotti. Essendo questi ultimi generalmente interrati, la temperatura
della loro parete quasi costante, il che permetterebbe di ipotizzare una temperatura del gas anchessa
costante.
Ci, di fatto, non risulta verosimile perch, come si vedr poi, la temperatura di riferimento negli scambi
termici, che potrebbero essere qui importanti, la temperatura di parete adiabatica del fluido e non quella
statica.
Infatti, il moto che meglio modella questa situazione quello alla Fanno.
Comunque, il moto isotermo governato dalle seguenti equazioni:
166 Gasdinamica
Le prime due coincidono con lequazione di conservazione della massa e del bilancio della quantit di moto del
moto alla Fanno, mentre la terza la nuova equazione di conservazione dellenergia che, per un gas almeno
perfetto, si pu scrivere come:
Le forme differenziali delle equazioni scritte in precedenza sono rispettivamente:
La prima conduce ancora alla relazione gi ricavata in precedenza per il moto di Fanno:
e, dallequazione di stato per un gas perfetto e dalle:
tenendo conto che il processo isotermo, si ottiene:
Lequazione del bilancio della quantit di moto:
pu essere ancora scritta nella stessa forma derivata per il moto alla Fanno:
per cui, sostituendo in essa la
si ricava:
167 Gasdinamica
la quale mostra che dp/dx tende allinfinito per:
e, quindi, quando la velocit del fluido raggiunge il valore:
cio quando il numero di Mach riferito alla velocit del suono newtoniana, e non alla laplaciana, assume
valore unitario. chiaro che, avendo ipotizzato il moto isotermo, la velocit newtoniana (calcolata a
temperatura costante) viene ad assumere un ruolo fondamentale in questo modello di moto.
Le condizioni indicate dalla precedente relazione sono quelle per le quali il moto si strozza (dp /dx ).
Quindi, nel moto isotermo il valore del numero di Mach
.
Anche questa relazione mostra che la condizione
e ancora:
Con questa notazione, la:
conduce a:
168 Gasdinamica
e, quindi, si pu pervenire ai due rapporti caratteristici tra le densit e le velocit:
Sostituendo in questa relazione lequazione di stato per gas perfetti e tenendo conto della costanza della
temperatura, si ottiene la medesima espressione per il rapporto tra le pressioni statiche:
Le ultime due relazioni ricavate sono, ovviamente, consistenti con il fatto che il moto isotermo cio, che la
temperatura statica non varia, T/T* = 1.
Tenendo conto delle:
il rapporto tra la generica pressione di ristagno e quella per
risulta pari a:
Lintegrazione della:
Tra
e M conduce a:
che si annulla per
,
la quantit dq /dx , cos come avviene per la quantit dp/dx. Poich la precedente relazione indica che
per
e viceversa, la:
impone che il moto si deve muovere, in ogni caso, verso
rappresenta la potenza scambiata tra il fluido ed il suo ambiente (energia per unit di tempo) nel
modo del calore. Si ricorda che, per convenzione, la quantit
comporta che, in questo regime, la curva di Rayleigh debba tendere ad una isobara;
per M < 1/
(0.8452 per = 1.4), al quale corrisponde la massima temperatura statica; M = 1, cui corrisponde la massima
entropia.
Poich nel moto alla Rayleigh stata trascurata la produzione di entropia, le variazioni di questultima sono
solo dovute agli scambi di energia nel modo calore Tds, che possono essere sia positivi, che negativi. Di
conseguenza, positive, o negative, risultano le variazioni di entropia.
Sono possibili quindi, spostamenti lungo la curva di Rayleigh, sia verso entropie crescenti, che decrescenti, risp.
Per calore ceduto dallambiente al fluido, ovvero dal fluido allambiente.
Landamento della curva nellintervallo 1/
< M < 1 tende a far apparire ivi il moto instabile perch, a una
adduzione di calore (Tds > 0), corrisponde una diminuzione di temperatura (dT < 0) e, a una sottrazione di
calore (Tds < 0), un aumento di temperatura (dT > 0).
In ogni modo, si vedr in seguito che, in effetti, il moto intrinsecamente stabile anche in questo campo di
valori del numero di Mach. Nel diagramma in basso, posto in corrispondenza di quello in alto, indicato
landamento del numero di Mach in funzione dellentropia. Esso mostra che la cessione di calore (s > 0) fa
sempre muovere il fluido verso M = 1, sia in subsonico che in supersonico, mentre la sottrazione di calore (s <
0) lo allontana sempre pi dalle condizioni soniche.
Ricordando che la velocit del suono laplaciana pari a:
la:
d luogo allespressione:
la quale mostra che le variazioni di pressione e quelle del numero di Mach sono sempre di segno opposto, sia
in regime subsonico che supersonico, sia in riscaldamento che in raffreddamento. Tenendo conto del
diagramma in basso, della:
e della forma differenziale della:
si pu concludere che, per flusso termico positivo e moto subsonico, oppure per flusso termico negativo e
moto supersonico, si ha sia un aumento del numero di Mach e della velocit del fluido, che una diminuzione
della sua pressione e della sua densit.
178 Gasdinamica
Per flusso termico negativo e moto subsonico, ovvero flusso termico positivo e moto supersonico, si ha un
comportamento opposto.
Ad es., se la condizione iniziale del moto rappresentata dal punto A (rispettivamente B), il moto evolver
raggiungendo il punto C (risp. D) a pressione minore (risp. maggiore) quando il flusso di energia nel modo
calore positivo, o verso il punto E (risp. F) a pressione maggiore (risp. minore) quando il flusso termico
negativo.
In particolare, sia per moto subsonico che supersonico, se il flusso termico positivo si possono raggiungere
le condizioni critiche che corrispondono alle condizioni soniche di M = 1. Queste condizioni possono essere
raggiunte solo alluscita del condotto che riscalda il fluido, cio, quando stata fornita al fluido tutta lenergia
(di fatto lentropia) che possibile fornire sotto forma di calore. In effetti, se si sta scaldando il fluido, anche
nel moto alla Rayleigh (come in quello alla Fanno) le condizioni corrispondenti a M = 1 rappresentano le
condizioni critiche che danno luogo allo strozzamento del moto. In realt, anche la sottrazione di calore
limitata potendosi, in linea di principio, sottrarre al pi lentalpia totale posseduta inizialmente dal fluido.
Questo fatto non sempre posto nel suo dovuto rilievo nei testi.
In linea del tutto teorica, sarebbe possibile accelerare un flusso subsonico fino a M > 1 (decelerare un flusso
supersonico fino a M < 1) prima riscaldando e poi raffreddando il fluido. In pratica, questa operazione non si
pu realizzare anche perch, com facile immaginare, si creerebbero condizioni di instabilit del moto.
La differenza sostanziale tra il moto alla Rayleigh e quello alla Fanno sta nel fatto che, mentre in questultimo
le condizioni soniche possono essere raggiunte solo nella sezione di uscita del condotto, nel moto alla Rayleigh
queste ultime si possono verificare anche allinizio del condotto, qualora lungo il condotto stesso si stia
raffreddando il fluido (Tds < 0).
In questo caso, il seguire il ramo supersonico, o quello subsonico, della curva di Rayleigh (o parte di entrambi)
dipende, come si vedr in seguito, dal valore della pressione all'uscita del condotto.
Mantenendo costante il flusso di massa G e variando limpulso specifico I, si ottiene uninfinit di curve di
Rayleigh, due delle quali sono mostrate nella figura che segue insieme con una curva di Fanno.
Fissando come entropia di riferimento quella relativa al punto
sonico della curva di Rayleigh pi esterna e come temperatura
di riferimento la temperatura di ristagno del suo punto A, cio
T
oA
(curva tratteggiata orizzontale di figura), si pu considerare
una espansione isoentropica (in particolare quella che origina
dalle condizioni di ristagno del punto A, cio A
o
) in un ugello
convergente divergente (curva tratteggiata verticale di figura),
e determinare, quindi, sul piano T-s, i tre punti caratteristici
alluscita dellugello corrispondenti ai tre rapporti critici di
pressione r
1
, r
2
e r
3
.
Questa ricerca risulta pi semplice utilizzando la curva di Fanno
tracciata nella figura, asintotica alla T
oA
, passante per il punto A
(curva ABC) e che ha lo stesso valore di G delle due curve di
Rayleigh.
Infatti, come gi visto, i tre punti cercati si trovano su questa stessa curva di Fanno dovendo avere tutti gli
stessi valori sia di H, che di G.
I punti A, B e C di figura corrispondono rispettiv. ai rapporti r
1
, r
2
e r
3
. Si nota che i punti B e C sono sulla curva
di Rayleigh pi interna (dovendo avere lo stesso valore sia di G che di I, oltre che di H, in quanto punti a valle e
179 Gasdinamica
a monte di unonda durto), mentre il punto A si trova su quella esterna avendo, in generale, un diverso valore
dellimpulso specifico.
In effetti, poich, sia in regime subsonico che supersonico, in un moto alla Fanno limpulso specifico una
funzione strettamente decrescente dellentropia, il punto B corrisponde ad un valore dellimpulso specifico I
minore di quello del punto A (I
B
< I
A
), quindi la curva di Rayleigh pi interna che passa per B relativa ad un
impulso specifico minore.
Come mostrato in figura, a questultima curva compete una pressione critica p* minore di quella relativa alla
curva di Rayleigh passante per A che, come affermato, ha lo stesso flusso di massa G, ma impulso specifico
maggiore.
In figura sono mostrati ancora i due punti a monte C
(supersonico) ed a valle B (subsonico ad entropia
maggiore) di unonda durto normale i quali, come visto
nella figura precedente, avendo in comune le quantit G
ed I, devono trovarsi su una stessa curva di Rayleigh, uno
sul tratto supersonico e laltro, avente entropia maggiore,
su quello subsonico.
Si ricordi che i punti C e B devono avere anche la stessa
entalpia totale H e, quindi, nel caso di gas perfetto, le
stesse temperature di ristagno, cos come mostrato dalle
due curve a tratto intero, entrambi al di sopra della curva
di Rayleigh.
Queste curve rappresentano gli andamenti della T
o
per i
due rami, quello subsonico (curva della T
o
in basso) e
quello supersonico (curva della T
o
in alto). E facile
riconoscere la curva relativa al ramo subsonico della T
o
perch questa curva, per M 0, deve risultare asintotica
al corrispondente ramo della curva di Rayleigh che, si ricorda, diagramma la temperatura statica.
Il fatto che la curva della T
o
relativa al ramo supersonico giace tutta sopra di quella del ramo subsonico,
ricavabile anche grazie ad unaltra considerazione. Sul piano T-s, lintegrale di Tds in accordo con la:
rappresenta il calore scambiato dallunit di massa di fluido q. Partendo da M = 1 (dove le due curve devono
avere un punto in comune) e sottraendo calore, chiaro che, per raggiungere la stessa entropia procedendo in
regime subsonico, si deve sottrarre pi calore, poich il ramo subsonico della curva di Rayleigh sottende
unarea maggiore. I due punti C e B, avendo gli stessi G e H, devono trovarsi anche sulla stessa curva di Fanno. I
punti intersezione di una curva di Fanno con una curva di Rayleigh rappresentano gli stati a monte ed a valle
di unonda durto.
Le due curve devono riferirsi allo stesso flusso di massa G, uguale per i due stati.
Per il solo ramo subsonico, stato rappresentato anche landamento della temperatura di parete adiabatica
(curva tratteggiata) di cui si gi discusso per il moto alla Fanno. In particolare, si ricorda qui, che la
temperatura di parete adiabatica governa, tra laltro, il verso nel quale fluisce il calore in base alla:
180 Gasdinamica
dove T
p
la temperatura di parete e T
pa
la temperatura di parete adiabatica. Questultima stata
diagrammata tenendo conto della:
e supponendo un coefficiente di recupero r = 0.9 (ad esempio, per aria a temperatura ambiente si ha: Pr = 0.71).
Se erroneamente si supponesse che la T
pa
debba coincidere con la temperatura sensibile T, effettivamente il
moto alla Rayleigh avrebbe un comportamento termofluidodinamico instabile per
< M < 1.
4 I RAPPORTI CARATTERISTICI PER UN MOTO ALLA RAYLEIGH
opportuno, a questo punto, ricavare per il caso di un gas pi che perfetto tutte le relazioni che permettono di
valutare i rapporti caratteristici, adimensionali, tra le diverse grandezze termofluidodinamiche in funzione del
numero di Mach della corrente fluida.
Poich nel paragrafo precedente si visto che le condizioni per M = 1 risultano essere critiche, anche per il
moto alla Rayleigh conveniente adimensionalizzare ciascuna grandezza con il valore da essa assunto per M =
1, valore che sar ancora indicato con lapice asterisco. Applicando la:
tra lo stato generico, in cui numero di Mach sia M, e quello sonico (M = 1) si ottiene il rapporto tra le due
pressioni statiche:
Dalla definizione del numero di Mach, tenendo conto dellequazione di stato dei gas, della definizione di
velocit del suono laplaciana e della costanza del flusso di massa si ottiene la relazione:
Applicandola tra lo stato generico M e quello per M = 1 e ricordando che G = cost, si ottiene:
per cui, sostituendo in questa relazione la:
si ha il rapporto tra le temperature statiche:
181 Gasdinamica
Leguaglianza espressa dalla relazione precedente ovviamente rispettata anche per il moto alla Fanno [perch
ricavata dalla costanza del flusso di massa, valida per entrambi i tipi di moto] com anche possibile verificare
dalla:
La costanza del flusso di massa e lequazione di stato dei gas, tenendo conto delle:
(1)
conducono ai rapporti per le velocit e le densit:
Dalle equazioni (1) si ottiene lespressione del rapporto tra le pressioni di ristagno:
La grandezza, che nel moto alla Rayleigh direttamente connessa alla forza spingente, la temperatura di
ristagno che, ovviamente, varia in conseguenza dello scambio termico alla parete del condotto. Dalle relazioni:
si ottiene il rapporto tra le temperature di ristagno:
Nel moto alla Rayleigh, questo rapporto riveste un ruolo senzaltro confrontabile con quello della quantit
adimensionale 4fL*/D
e
utilizzata nel caso di moto alla Fanno.
Infine, la sostituzione delle: nella
consente di calcolare la variazione di entropia rispetto alle condizioni
critiche, s = s - s*:
182 Gasdinamica
Sostituendo in questa relazione il M ricavato dallespresione di T/T* si ha lequazione della curva di Rayleigh
sul piano T-s.
In figura sono stati diagrammati, in funzione del
numero di Mach M, i rapporti caratteristici per il moto
alla Rayleigh espressi dalle relazioni appena ricavate,
per il caso di = 1.4.
Nel riquadro in alto della figura, riportato un
ingrandimento dei soli andamenti della temperatura
statica e di quella di ristagno per metterne in risalto il
particolare comportamento in prossimit di M = 1.
Dallesame della figura si rileva che il rapporto T
0
/T
0
* ha,
ovviamente, un massimo per M = 1, tende a zero per
numero di Mach tendente a zero, mentre raggiunge il
valore limite