TORNITURA
FRESATURA
'ì Tì
Nella piallatura, invece, è il
pezzo, tipicamente di
notevoli dimensioni, a
muoversi contro l’utensile
montato su un portale.
Utensile monotagliente:
L’azione di un utensile
monotagliente può essere
sostanzialmente schematizzata
pensando ad un cuneo che si sposta
con una assegnata velocità rispetto al
pezzo in lavorazione e che, proprio a
causa della sua velocità e
dell’esistenza di uno spigolo
tagliente, determina un meccanismo
di frattura nel materiale e quindi
costringe il truciolo a scorrere sulla
superficie del petto.
GEOMETRIA DEGLI UTENSILI
Utensile monotagliente:
Due piani fondamentali: il petto, sul
quale scorre il truciolo, ed il fianco,
piano affacciato sulla superficie del
pezzo dalla quale è già stato asportato il
truciolo.
Definizione geometria mediante 2
parametri:
angolo di spoglia superiore y, (che
definisce l’inclinazione del petto)
angolo di spoglia inferiore a (che
fornisce l’inclinazione del fianco)
Q Durezza
Q Tenacità
□Mantenimento della durezza ad alte temperature
il lavoro dissipato per provocare la deformazione del truciolo (nella
zona di scorrimento) e quello generato per attrito a causa dello
strisciamento del truciolo sul petto dell'utensile degradano quasi
integralmente in calore
AISI M2
(acciaio rapido contenente C 0.83%; Cr 4%; W 6%; Mo 5%; V 2%)
AISI M35
(acciaio super-rapido contenente C 0.80%; Cr 4%; W 6%; Mo 5%; V 2% Co 5%)
AISI M42
(acciaio super-rapido contenente C 1.1%; Cr 3.75%; W 1.5%; Mo 9.5%; V 1.15%; Co 8%).
Acciai
•Acciai rapidi e Acciai super - rapidi
durezza non solo all’esecuzione della tempra martensitica, ma anche al cosiddetto fenomeno
della durezza secondaria conseguente ad una tempra di soluzione:
Questi acciai vengono temprati riscaldandoli sino ad una temperatura piuttosto elevata
(intorno ai 1250-1300°C) in modo da portare completamente in soluzione i numerosi elementi
in lega presenti.
Successivo brusco raffreddamento (in olio od anche in aria) determina la formazione di una
struttura martensitica ed inoltre cristallizza, fissa gli elementi in lega in soluzione;
Successivo rinvenimento (condotto alla temperatura di circa 600°C), gli elementi in lega si
combinano con il carbonio, e danno luogo alla formazione di precipitati che si dispongono sui
bordi di grano e conferiscono nuova durezza al materiale. Questo fenomeno viene appunto
indicato con il termine di durezza secondaria (conseguente ad una tempra di soluzione) per
distinguerla dalla tempra martensitica.
Circa il 40-50% dei materiali utilizzati per la fabbricazione degli utensili è costituita
ancor oggi da acciai rapidi o super-rapidi: si tratta, in particolare, del settore delle frese
di forma, di creatori, punte elicoidali, allargatori, alesatori, brocce, maschi e filiere
Metalli duri
I metalli duri (detti anche carburi metallici sinterizzati) sono
materiali da taglio costituiti da particelle dure cementate da un
legante.
Le particelle dure sono tipicamente carburi metallici:
• carburo di tungsteno (WC)
• carburo di titanio (TiC)
• carburo di tantalio (TaC)
• carburo di niobio (NbC)
Legante è principalmente cobalto (Co).
I metalli duri sono ottenuti mediante processi di metallurgia delle polveri,
partendo da polveri di carburo e di cobalto con dimensioni comprese tra 1 e
10^m; in genere la percentuale delle polveri di carburo è compresa tra il 60 ed il
95%.
Metalli duri
1. materia prima: concentrato di minerale di tungsteno, dal quale si
ricava il triossido di tungsteno (od ossido tungstico WO3), da
quest’ultimo si ottiene la polvere di tungsteno mediante riduzione
in idrogeno.
2. miscelamento della polvere di tungsteno e di nerofumo e
caricamento del miscuglio così ottenuto in forno alla temperatura
di 1700°C; in questo modo il tungsteno si combina con il
carbonio, formando il carburo di tungsteno (WC)
3. la polvere di WC è successivamente mescolata, ancora una volta
con un attento dosaggio, con la polvere di cobalto e con eventuali
altri carburi
4. prima pressatura a freddo del miscuglio per ridurre la porosità
5. il compatto è quindi sottoposto al processo di sinterizzazione
Metalli duri
5.processo di sinterizzazione:
S preriscaldamento per eliminare l’umidità presente ed eventuali altre sostanze
volatili
S riscaldamento sino a temperature prossime a quelle di fusione del componente
con temperatura di fusione più bassa (di norma per le miscele cobalto-carburo di
tungsteno le temperature utilizzate sono comprese tra i 1400 ed i 1500°C)
S raffreddamento
In questo modo si ottiene una sostanziale eliminazione della porosità e la fusione
del legante metallico permette di sciogliere in esso una quantità non trascurabile di
carburi.
Compattatura
Essiccazione isostatica a
sotto vuoto freddo Sagomatura meccanica Pezzi sottoposti
Carbonizzazione
WC, MexCy
Miscelazione
in soluzione
>
< i__)
Metallo di ssiccazione
Tungsteno, spray,
ossidi di metallo granulizzazione
Legante Co, Ni
Miscelazione
con cera
^ I primi carburi metallici sinterizzati furono prodotti dalla azienda tedesca Krupp verso la
fine degli anni ’20 ed erano costituiti esclusivamente da carburo di tungsteno (in
percentuale fino al 94%) e cobalto. La durezza e la resistenza all’usura di questi materiali,
paragonabile a quella del diamante, indussero i costruttori a chiamare il nuovo materiale
Widia (dal tedesco wie diamant, come il diamante).
^Le successive applicazioni al taglio degli acciai, però, dimostrò notevoli problemi di usura
sul petto dell’utensile connessi alla modesta stabilità chimica del carburo di tungsteno
(l’affinità tra carbonio ed austenite alle alte temperature caratteristiche dei processi di
taglio degli acciai, provocava infatti il trasferimento di atomi di carbonio dall’utensile al
truciolo mentre quest’ultimo scorreva sul petto dell’utensile, dando luogo alla formazione
di un cratere sul petto medesimo)
^Furono aggiunti i carburi di titanio e di tantalio (TiC e TaC), più stabili del carburo di
tungsteno e quindi in grado di contrastare gli effetti provocati dall’acciaio ad elevata
temperatura. In particolare la resistenza alla craterizzazione è soprattutto conferita dal
carburo di tantalio, il quale tuttavia induce una maggiore fragilità all’utensile; a tale
problema si ovvia aggiungendo il carburo di niobio (NbC), che compensa in parte la
maggiore fragilità e conferisce durezza a caldo e resistenza all’usura.
S Gli utensili in metallo duro sono usualmente costruiti sotto forma di placchette
prismatiche di elevatissima durezza, che, assicurate meccanicamente ad uno stelo di
normale acciaio al carbonio, sono in grado di fornire utensili di caratteristiche nettamente
• • ■ • • • * 1 *
S Gli angoli di taglio e l’arrotondamento della punta vengono ottenuti direttamente in fase
di sinterizzazione; talora però la placchetta ha forma prismatica retta (a sezione quadrata,
triangolare, a losanga, etc.) e gli angoli di spoglia superiore ed inferiore, uguali tra loro (di
norma a=6°, y=-6°) sono determinati dalla posizione che la placchetta viene ad assumere
sullo stelo
^La fragilità delle placchette in carburo sinterizzato dipende soprattutto dalle percentuali
di carburo e di cobalto; all’aumentare della percentuale di cobalto diminuisce la fragilità
del materiale prodotto, ma contemporaneamente diminuisce anche la durezza e la
resistenza all’usura
Metalli duri: classificazione ISO
categoria P
• comprendente i metalli duri adatti per la lavorazione di materiali che producono durante il taglio un
truciolo lungo e continuo (acciai al carbonio, acciai inossidabili, ghise malleabili);
• ricadono in questa categoria i metalli duri nei quali sono presenti, oltre che il cobalto ed il carburo di
tungsteno, anche i carburi di titanio, tantalio e niobio (TiC, TaC, NbC);
categoria K
• comprendente i metalli duri adatti per la lavorazione di materiali che producono durante il taglio un
truciolo corto e discontinuo (ghisa e gli acciai temprati, ma anche materiali teneri (leghe di alluminio) ed
in generale non ferrosi (bronzo, plastica, legno);
• ricadono in questa categoria i metalli duri costituiti esclusivamente da carburo di tungsteno in una
matrice di cobalto;
categoria M
comprendente i metalli duri adatti per la lavorazione dei materiali più difficili (acciaio inossidabile
austenitico, materiali resistenti alle alte temperature (leghe di nichel), acciai al manganese);
per conferire una maggiore resistenza all’usura, questi metalli duri sono di solito caratterizzati dalla
presenza di carburo di titanio (TiC).
L’utilizzo di uno o più strati di rivestimento appare una soluzione assai vantaggiosa:
compromesso tra una struttura interna maggiormente tenace e quindi in grado di
sopportare sollecitazioni impulsive ed una pelle esterna dura e particolarmente
resistente all’abrasione.
Superato il tradizionale punto debole dei metalli duri, rappresentato dal contrasto tra
durezza e resistenza all’usura da una parte e tenacità dall’altra. Queste considerazioni
giustificano l’imponente sforzo di ricerca in questo settore e la constatazione industriale
per cui oggigiorno circa il 75% delle operazioni di tornitura ed il 40% delle operazioni
di fresatura è eseguita utilizzando metalli duri rivestiti.
Metalli duri rivestiti
Il materiale principalmente utilizzato per i rivestimenti è il
nitruro di titanio (TiN)
•questo tipo di riporto riduce il coefficiente di attrito all’interfaccia truciolo-utensile (e
conseguentemente l’energia dissipata per attrito, le forze e la potenza di taglio) ed
aumenta la durezza superficiale (fino a 2200HV).
A = a •p = l • s
p
G=I = 2
Pz = Pz (V, a, p, Y, y ,A ,G )
FORZE DI TAGLIO
Pressione specifica di taglio
Dipendenza da a e p
P = Cz •azi •pz 2
z i < z 2
Nel caso di tornitura di pezzi in acciaio con medio tenore di carbonio, z2 assume valori prossimi
all’unità.
Profondità di passata gioca un ruolo più rilevante rispetto all’avanzamento per giro.
La costante Cz e gli esponenti zx e z2 sono ottenuti mediante tecniche statistiche di regressione,
basate sulla elaborazione dei dati ottenuti su di un piano degli esperimenti costruito in modo
opportuno
FORZE DI TAGLIO
Il fenomeno scompare per velocità superiori ai 50 m/min: il materiale depositato è infatti portato via
dal truciolo che scorre sul petto dell’utensile. In realtà anche a velocità superiori permane un
sottilissimo film di materiale “spalmato” sul petto dell’utensile, che non determina alcun effetto
negativo sulle forze di taglio anzi favorisce lo scorrimento in quanto riduce le resistenze di attrito
Al crescere della velocità di taglio la
componente principale della forza di
taglio continua a decrescere: si assiste
ad una progressiva crescita della
temperatura del pezzo in lavorazione e
quindi alla riduzione delle sue
caratteristiche meccaniche, il materiale
diventa progressivamente meno
resistente al taglio e quindi le forze
necessarie per l’asportazione del
truciolo hanno un andamento
monotonamente decrescente
In linea del tutto generale è possibile ammettere che nel range di velocità industrialmente
più utilizzate (da 100 a 300 m/min), la dipendenza della componente principale della forza
di taglio è di tipo esponenziale con esponente negativo, pari a 0.1-0.2.
Dipendenza da y
al variare di y la snellezza del truciolo subisce una notevole variazione ed in particolare la
snellezza G cresce al crescere di y
s = a •c o s y
l = p/cosy
Pz = Cz •s2' • lz
z2 a z1 p z 2
zi zi p z2>z1: al crescere dell’angolo y (e
P = cz a cosy z2
= cz z 2 - zi di G) la componente principale
co s y co s y della forza di taglio cresce
Dipendenza da A e da G
z2
Pz = Cz •szi •l
A = s •l G = l/s l = v A •G s = VA / G
i i —z 2 —z 2
—z — z —( z i+z 2) —( z 2—z i)
Pz = cz ^ 2 G 2 ^ 2 G2 = cz ^ 2 G2
L’usura del tagliente è il prodotto della combinazione delle sollecitazioni che agiscono sul
tagliente, sollecitazioni di tipo meccanico e termico, nonché derivanti da interazioni di tipo
chimico ed infine legate a fenomeni abrasivi:
□ fenomeni di diffusione e di ossidazione: le elevate temperature e le notevoli pressioni al
contatto pezzo in lavorazione-utensile e truciolo-utensile determinano, nelle zone di contatto,
condizioni favorevoli per i fenomeni di diffusione chimica
□ usura adesiva: a causa delle elevate temperature e pressioni di contatto, possano formarsi
delle micro-saldature localizzate tra il materiale del truciolo e del petto dell’utensile (fenomeni
di sticking); lo scorrimento del truciolo sul petto determina il successivo strappamento di questi
micro-giunti saldati, con la conseguente asportazione di materiale dal petto dell’utensile
□ usura abrasiva: nella maggior parte dei materiali sottoposti a processi per asportazione di
truciolo, sono presenti particelle molto dure e fortemente abrasive, la cui durezza è spesso
comparabile con quella del materiale dell’utensile. Quando, nel corso del processo, il truciolo
scorre sul petto dell’utensile, tali particelle producono un rilevante effetto abrasivo sulla
superficie dell’utensile. Il meccanismo di usura abrasiva si manifesta anche in corrispondenza
della zona dello spigolo tagliente e del fianco dell’utensile immediatamente a contatto con il
pezzo in lavorazione. Peraltro, sia la superficie del truciolo che scorre sul petto dell’utensile,
sia la superficie lavorata del pezzo sono di solito fortemente incrudite, proprio a causa dei
fenomeni di deformazione e taglio subiti: tale circostanza conferisce durezza e capacità
abrasiva alle superfici che strisciano contro l’utensile
USURA DEGLI UTENSILI
Si osserva infatti un primo periodo di assestamento, in cui lo spigolo tagliente perde la sua
iniziale nettezza e si “assesta” rispetto al pezzo in lavorazione, un secondo tratto in cui
l’usura presenta un andamento regolare e lineare ed infine un terzo ed ultimo tratto in cui
l’usura cresce in modo esponenziale ed incontrollato: è la zona della usura catastrofica,
nella quale si dovrà accuratamente evitare di lavorare per evitare la frattura dell’utensile
ed i danni conseguenti
il passaggio dall’usura catastrofica si presenta dopo un
tempo di taglio inferiore ed anche per un valore del labbro
di usura più basso
B 12 II
V -Tnampx = cost
0.4 < m < 0.6 X « 0.2
In T
Legge di Taylor
(prove su utensili in acciaio super-rapido e misura di valori della vita utile associati ad una vasta gamma di
velocità di taglio)
n=0.125 per utensili in acciaio super-rapido, n=0.25 per utensili in carburo di tungsteno, n=0.5 per
utensili in materiale ceramico.
Al crescere di n, la retta che correla i punti sperimentali diventa meno inclinata, ciò che determina una
minore dipendenza della vita utile del tagliente dalle variazioni della velocità di taglio
se n fosse eguale all’unità, il volume di truciolo tagliato dall’utensile durante la sua vita utile sarebbe
costante e non dipenderebbe dalla velocità di taglio
Legge di Taylor generalizzata V *Tnamp)x = cost
0.4 < m < 0.6> x « 0.2
la vita utile dell’utensile è maggiormente influenzata dall’avanzamento per giro che dalla profondità
di passata: tale conclusione è evidentemente opposta a quella a suo tempo stabilita per le forze di
taglio
1
C~n C 5 la vita utile del tagliente è
principalmente determinata dalla
1T —
= T = T^5 2 velocità di taglio e dal valore
1 m x V a p dell’avanzamento per giro
Vna n p n
Dipendenza dell’usura dalla geometria del
truciolo (A e G) e dell’utensile (y)
V . T ns ml x = c o s t 1 —V a g S —V a Tg
ì
1( x +m ) 1( x - m )
VTn A2 G2 = C Cn
iT —
—
i
1 (x+ m) 1 (x- m)
VnA1 2 G2
incremento della snellezza della sezione del truciolo tagliato determina un incremento della vita utile
del tagliente
...per cui...
a valori più elevati dell’angolo di inclinazione del tagliente principale y corrisponde una maggiore
durata del tagliente ma tale circostanza si accompagna ad una crescita delle forze di taglio e quindi
della potenza impegnata.
Si tratta di aspetti contrastanti che costituiscono le considerazioni su cui basare la scelta ottima
dell’angolo in questione in un processo di tornitura.
OTTIMIZZAZIONE DI UN
PROCESSO DI
TORNITURA
1.Riduzione costi
2.Riduzione tempi
OTTIMIZZAZIONE:
obiettivi
1.Riduzione costi:
incrementare la propria
competitività e/o
accrescere i margini
derivanti dalle vendite.
OTTIMIZZAZIONE:
obiettivi
2.Riduzione tempi:
time to market
massimizzazione della
produzione per unità di
tempo.
’parametri di taglio in
grado di minimizzare i costi
o i tempi di lavorazione.
•espressioni analitiche che
leghino i costi di
lavorazione (e i tempi di
lavorazione) ai parametri di
taglio.
•Parametri di taglio:
a, p, v
•Geometria utensili
•Vincoli (potenza, finitura,
tolleranze dimensionali) : a
posteriori
Ci = F (V ;a; p )
tl = F (V ; a ; p )
•p fissata (sgrossatura o
finitura)
Cilindratura
IPOTESI
•macchina utensile impiegata sia sempre
utilizzata per l'operazione di cilindratura
considerata nell'arco dei giorni produttivi annui
•l’azienda sia mono-prodotto.
diametro D [mm]
lunghezza l [mm]
velocità di taglio V [m/min]
avanzamento a [mm/giro]
Cilindratura
voci di costo:
lavorazione
Scosti indiretti
^utensile utilizzato
^ tempi passivi.
Costi di lavorazione e costi indiretti
Costo lavorazione=
manodopera+macchina utensile
(disponibilità)
Manodopera: Co [UM/min]
Manodopera: Co [UM/min]=
=costo unitario al minuto del tecnico=
COSTO AZIENDALE=
NETTO+ONERI PREVIDENZIALI
E ASSISTENZIALI E TFR
Quota Costi indiretti:
proporzionali al Co
X =[1.8-2]
C‘o=(1+X)Co [UM/min]
Disponibilità macchina:
Ammortamento
(1 + i ) •i
A = C-±----- L-----
(1 + i ) - 1
C=costo storico
n=vita utile macchina
i=tasso di sostituzione
Disponibilità macchina:
Costo di lavorazione:
C=Mt [UM]
Ccu =m t cu [UM]
Costo tempi passivi:
Tp
Cp =M Tp [UM]
Costo totale
M • TC C
C , = M • t + ---- ^ + - ^ + M • T p
1 P P
[UM/pezzo]
P =numero di pezzi realizzabili con un tagliente
Costo totale
M • Tc C
C = M • t + --- c “ + — + M •T
p
UM/pezzo] P P
C,l = M •t + M •— + M • Tp
p p
nD l T
t — P —
[min] 1000Va [pezzi] t
T n _ C
m
da Taylor
V ■a
1
n
C
T 1 m
V na n
Costo totale
Vita utile del tagliente
Tempo per effettuare la lavorazione
[UM/pezzo]
Costo totale
M •T.
Ottimizzazione in assenza di
vincoli
i
ÒC, , , nDl 1 1^ i - 2 m- 1 "
= M ------- - V ~2a - + RC~nr — =0
Q
ÒV 1000 _ in ) _
\ 1 m
RC n
- 1 V na n 1
n )
>
V—a—+RC n Vn a n +MT.p
J
V
òC, nDl
1/ m\L_1 1 m . —
,
— 2
—M • - V _1a 2 + RC n
“ ~ 1V a
------------------------------------- n n
—
0
òa 1000 \n J _
—
n
m
1
( m ^ Vm
R 1
_ Vn )_
E un minimo assoluto?
R ' l - i am
Kn j
VTt'am=C
Í
1
R 1
Tr
\n
VT"am=C
Sostituendo a*
n C
VT n
=C
rm '
R ----- 1 V
n ;
Tv * = R Z® 0
Vn J
(
m ^
Ta * = R
1
V J
Ottimizzazione in funzione Idi V (velocità economica
di taghoV" )
(l'influenza della velocità sulla vita utile dell'utensile
è maggiore di quella dell'avanzamento)
ti
1 1 m
7lDl
tl = + TCu nDl C n V n a n + T =
1GGGVa 1GGGVa p
i \
nDl 1 1 1 m 1
V~la -1 + TCuC nV n a n + Tp
1GGG
J
[min]
Ottimizzazione rispetto al tempo
Derivando rispetto a V...
c
f/ * * _
n
r ( i ^ m
T
1 Cu - 11 a
_ ^ n )_
R - - 1 am
r (1 vi
T
1 C
u
11 am
vn J _ vn J_
R = T cu +
Cu
M
Se sul tornio è possibile variare
con continuità la velocità di
rotazione del mandrino
N [giri/min]
Si sceglie una V
compresa tra
V e V"
Intervallo di massima efficienza
V*<V<V**
V* V* * V
Ottimizzazione vincolata:
vincoli di natura tecnologica
^rugosità superficiale
^potenza disponibile
Scampi di velocità o di avanzamento
problema di ottimizzazione
soggetto a vincoli:
determinare la velocità
economica di taglio nel
rispetto dei vincoli tecnologici
Vincoli tecnologici:
• • •
espressioni monomie
a
l a
P
l
Y
l
l
Funzione costo
e
Relazioni dei vincoli
NON LINEARI
OTTIMIZZAZIONE
VINCOLATA NON LINEARE
SUL PIANO InV; ina
Modello lineare
tangenza con
le curve
isocosto
--------------------►
lna
(a) Straight turning (b) Taper turning (c) Profiling
i
XT
“O
Tool
T ]t
(g) Form tool (h) Boring and internal grooving
\y \y x n j
if -
Ü
SCELTA DELLA GEOMETRIA DEGLI UTENSILI PER TORNITURA
Utensile descrive un elica rispetto al pezzo: l’angolo di spoglia inferiore deve essere sempre maggiore
dell’angolo di inclinazione dell’elica (evitare strisciamento):
a
a > arctg----
nD
inclinazione dell’elica ben difficilmente supera i 2°, mentre i valori dell’angolo di spoglia inferiore
tipicamente utilizzati sono compresi tra i 4° ed i 6°. La condizione è di solito automaticamente
verificata
Angolo a relativamente “grande”, avrebbe l’effetto di aumentare la vita utile del tagliente a
parità del valore di soglia del labbro di usura VB*. Infatti, il volume di materiale
dell’utensile che deve essere abraso prima che venga raggiunto il valore di soglia del labbro
di usura è significativamente maggiore.
D ’altra parte un valore di a relativamente “grande” tende, naturalmente insieme al valore
assegnato all’angolo y, a rendere l’utensile meno resistente in quanto tende a far ridurre la
sezione resistente dell’utensile stesso.
Compromesso tra tali condizioni: a =6°
SCELTA DELLA GEOMETRIA DEGLI UTENSILI PER TORNITURA
Hi
Al crescere di y: diminuisce la distorsione che il truciolo subisce nell’attraversare il
piano di scorrimento e si riduce la zona di contatto tra truciolo e superficie del
petto dell’utensile (riduzione dei meccanismi di strisciamento sul petto; delle forze
di taglio e delle temperature)
Limite relativo alla sezione resistente.
L/J
Al crescere di / aumenta la snellezza del truciolo e quindi crescono le forze di
taglio, ma anche la vita utile del tagliente.
Valori tra 20° e 70°, dipendentemente dalle condizioni nelle quali ci si trova a
dover lavorare:
❖materiali particolarmente resistenti, per i quali cioè sono necessarie elevate forze
di taglio e potrebbero destarsi problemi in merito alla potenza disponibile sulla
macchina utensile od anche relativi ad eventuali inflessioni del pezzo in
lavorazione, potrà essere conveniente utilizzare un valore di / più contenuto (ad
esempio intorno ai 30°),
❖materiali non particolarmente resistenti, ma molto duri e quindi in grado di
provocare per abrasione una rapida usura del tagliente, sarà invece conveniente
spostarsi verso valori “elevati” di / , anche pari a 60°-70°.
In ogni caso l’angolo di inclinazione del tagliente principale non supera mai il valore prima
indicato di 70°: si avrebbe, altrimenti, una sezione del truciolo tagliato molto allungata, con
un bassissimo valore dello spessore del truciolo. Tale circostanza potrebbe indurre il
cosiddetto fenomeno del “rifiuto del taglio”
INFLUENZA SU RUGOSITÀ’
2
a
R t =
8r
Frese a taglienti
riportati
Frese in HSS
V<100m/min, taglio
discontinuo,
lavorazione di
forma
Lavorazioni realizzabili su fresatrici CN (costruzione di stampi)
Fresatura ad alta velocità (High Speed Milling, HSM) si riferisce alla lavorazione con frese
a candela ad elevata velocità di rotazione del mandrino ed elevati avanzamenti per
asportare rapidamente notevoli volumi di materiale su componenti caratterizzati da elevata
durezza superficiale, quali, ad esempio, gli acciai temprati. Con questa tecnologia è
possibile realizzare stampi anche piuttosto complessi, attraverso una adeguata definizione
della traiettoria percorsa dall’utensile nel moto relativo rispetto al pezzo e l’utilizzo di frese
a candela a testa tonda per profilatura (in finitura si arriva a velocità di taglio dell’ordine di
200-250 m/min).
Utilizzo di frese costruite in metallo duro e rivestite con riporti in carbonitruro di titanio
(TiCN) o nitruro di titanio-alluminio (TiAlN);
Vantaggi
Nel settore della realizzazione di stampi si evita il ciclo di lavorazione tradizionale degli
stessi, che usualmente comprende le seguenti fasi:
1. sgrossatura e semifinitura del componente ancora allo stato ricotto;
2. trattamento termico per ottenere la durezza finale richiesta;
3. elettroerosione di specifici particolari dello stampo (può trattarsi, adesempio, di zone
caratterizzate da piccoli raggi di curvatura o di cavità profonde, nelle quali è difficile poter
accedere con gli utensili tradizionali);
4. finitura e superfinitura (lucidatura) delle superfìci, sia mediante processi direttifica,
che ricorrendo alla lucidatura manuale.
Si tratta evidentemente di un ciclo di lavorazione che determina costi di produzione molto
elevati e tempi di consegna molto lunghi, considerando in particolare la fase di lucidatura
manuale, spesso necessaria, ma inevitabilmente lunga e costosa.
?
Lavorazioni realizzabili
su fresatrici CN
(Spianatura di superfici)
—
FRESATURA PERIFERICA
il moto di avanzamento è conferito alla tavola porta-pezzo, attraverso un cambio di velocità,
da un motore elettrico di norma distinto dal motore elettrico che conferisce il moto di taglio
alla fresa. Il moto di taglio e quello di avanzamento sono quindi del tutto indipendenti nelle
fresatrici.
In fresatura si parlerà quindi di una velocità di avanzamento (espressa in m/min) e non di
un avanzamento per giro, come avveniva in tornitura.
Il verso della velocità di avanzamento può essere discorde o concorde rispetto al verso della
velocità di taglio periferica della fresa
“TRUCIOLO A VIRGOLA”
I Fresatura in opposizion
nDn
V=
1000
F r c o r d a n z
FRESATURA PERIFERICA
l’azione delle componenti verticali può essere efficacemente controllata mediante il sistema
di bloccaggio del pezzo sulla tavola.
FRESATURA PERIFERICA
Fresatura in concordanza
Forza orizzontale concorde con l’avanzamento del pezzo nel momento in cui il dente entra
in presa potrebbe determinare un effetto di trascinamento in avanti del pezzo e della tavola
porta-pezzo, se il cinematismo che comanda il moto di avanzamento della tavola non è
dotato di un sistema di recupero automatico dei giochi.
Di norma tale cinematismo è del tipo vite di comando - madrevite: l’azione impulsiva della
componente orizzontale potrebbe causare periodicamente una sorta di scatto in avanti della
tavola, scatto consentito proprio dai giochi esistenti tra i fianchi dei filetti di vite e
madrevite, a meno che sulla macchina non sia disponibile un dispositivo a recupero
automatico di gioco (moderne fresatrici).
Nel momento in cui il dente entra in presa (dopo urto iniziale) esso inizia a tagliare uno
spessore di truciolo consistente
Fresatura in opposizione
0 az 0'
•N la velocità di rotazione
Va v a n z a m e n t o espressa in [giri/min]
a„ = •Z il numero di denti della
NZ
fresa
Nell’ipotesi di aver contemporaneamente in presa uno ed un solo dente, l’avanzamento per dente, az,
rappresenta l’entità dell’avanzamento subito dal pezzo nel tempo in cui il tagliente percorre l’arco ó ax i1 (flv V
durante il quale taglia. In altri termini, in una fresatura in opposizione, l’avanzamento per dente
esprime l’entità della penetrazione del tagliente nel pezzo durante l’arco di taglio, per effetto del moto
di avanzamento.
Calcolo della sezione di truciolo tagliato nella fresatura periferica
in opposizione con frese cilindriche a denti diritti
0 az 0'
D/2
ó m ax è abitualmente limitato a pochi ogradi
r ~
zT m ax
Qà
W = F -V = K h a ó -----------
s 60 -1000
Forze di taglio avranno quindi, nel caso di frese a denti diritti, un andamento a dente di sega,
andamento certamente non soddisfacente dal punto di vista delle sollecitazioni sulla macchina
utensile, ( vibrazioni) e quindi, della qualità delle superfici lavorate.
Si potrebbe pensare alla possibilità di avere un maggior numero di denti contemporaneamente in
presa (sezione di truciolo tagliato sarebbe costituita dalla somma di una componente costante e
di una componente variabile). Tuttavia, stanti le dimensioni delle frese (ed in particolare il
diametro) ed i valori di profondità di passata normalmente utilizzati, l’angolo é ax supera
i t i tlv V
raramente i 15-20° ed è quindi molto difficile che il numero di denti in presa nella fresatura
periferica sia sufficientemente elevato per soddisfare la condizione suddetta
Calcolo della sezione di truciolo tagliato nella fresatura periferica
in opposizione con frese cilindriche a denti elicoidali
Q = b (è ) •s(è )
i punti del dente in presa non tagliano tutti lo stesso spessore di truciolo: mentre infatti il punto A1,
avendo percorso in presa l’intero angolo ó considerato, taglia uno spessore di truciolo pari ad azó, il
punto CI sta entrando in presa in questo istante e quindi lo spessore di truciolo tagliato è teoricamente
pari a zero. La sezione di truciolo complessiva deve quindi essere calcolata associando ad ogni punto
del dente in presa lo spessore di truciolo corrispondente.
1 1D . 1 1
Q = —A'C' - F 'H = ——/ ^ — a z/c o s e = —a ZD / 2 cotgè
2 2 2 sin s 4
Area del
triangolo
AIFICI
Nel momento in cui la rotazione della fresa raggiunge il valore ^max, il segmento rappresentativo del
dente raggiungerà la posizione AIIBI1.
A questo punto l’estremità del dente che per prima è entrata in presa (punto A, ora nella posizione A11)
ha completato il suo arco di taglio e sta per uscire dalla presa.
Linea di traguardo finale dista D/2^max da LTI in quanto rappresenta la conclusione del processo di
taglio da parte del punto considerato.
In questo istante la porzione della larghezza del dente in presa è rappresentata dal segmento AnCn ed
il valore della sezione di truciolo raggiunge il valore massimo, evidentemente pari a:
Q+
Andamento parabolico
imax
W
max 4 B
1 2
Qn,a, = ~ a -D ^ n a , gS
Q+ Andamento costante
'max i
max *B *
AIICI1 =CIIIEI11
Area AIIFIICII =
Area CIIIFIIIEIII
costante
posizione
AIIICIII=porz ione che ha ''già
tagliato ed è uscita dalla presa;
CIIIEIII=porzione di dente
attualmente in presa;
EIIIBIII=porz ione di dente che
non è ancor entrato in presa.
posizione AIV
Entra in a l’ultimo punto de
A partire d a quest’ultimo istante a
rotazione di lla fresa corrisponde una
progressiva riduzione della larghezza
della porzionie di dente in presa
1 2
F =Ks • —
4
a z D '/ max
cot g s
1 pv
W = F - V = K, —a:D / L c o tg e * "
4 z 60-1000
FRESATURA
FRONTALE
Nei processi di fresatura a taglio
frontale, l’asse di rotazione della
fresa è perpendicolare rispetto
alla superficie lavorata. Il moto di
avanzamento, come di consueto, è
posseduto dal pezzo, fissato sulla
tavola porta-pezzo, che avanza
contro l’utensile
FRESATURA
FRONTALE
Fresa avente un diametro maggiore della
larghezza del pezzo da lavorare (ove
possibile si fa in modo che il diametro della
fresa sia maggiore del 30-70% rispetto alla
larghezza del pezzo).
u: i
FRESATURA FRONTALE
Estensione dell’arco di ingresso è maggiore di quella dell’arco in uscita e vengono realizzate
le seguenti due condizioni favorevoli:
>in primo luogo nel tratto in cui ciascun tagliente si trova in presa, esso si trova a lavorare
quasi integralmente in condizioni di opposizione rispetto al moto di avanzamento del pezzo,
e tali condizioni sono in particolare verificate in corrispondenza all’ingresso in presa del
tagliente. Si è visto in precedenza che tale circostanza risulta vantaggiosa soprattutto
quando la fresatrice non è dotata di un dispositivo di recupero automatico dei giochi;
>inoltre, nel momento in cui il tagliente entra in presa, il truciolo tagliato presenta uno
spessore consistente, ciò che consente di evitare pericoli di rifiuto del taglio; tali pericoli
avrebbero potuto invece manifestarsi se la fresa fosse stata tangente al pezzo in lavorazione
dalla parte in cui i taglienti entrano in presa.
FRESATURA
FRONTALE
Nella pratica, inoltre, l’asse della fresa viene leggermente
inclinato (l’angolo di inclinazione è di norma inferiore ad
1°) al fine di evitare che i taglienti ripassino sulla
superficie lavorata.
La fresatura frontale presenta, rispetto a quella
periferica, il fondamentale vantaggio di avere un maggior
numero di taglienti in presa, con conseguenti minori
problemi connessi alle variazioni delle forze di taglio.
Essa inoltre permette una maggiore produttività, anche
in virtù dell’impiego di taglienti riportati in carburo
sinterizzato che consentono l’utilizzo di velocità di taglio
più elevate.
registrazione
limentazione
Processo di rettifica in tondo
mola
pezzo
Processo di rettifica centerless
caratteristiche:
•tipo di abrasivo
•grana
•tipo di agglomerante
•durezza
•porosità
Abrasivi
naturali od artificiali (o sintetici).
NATURALI:
❖quarzo,
❖corindone naturale (contenente circa l’80% di sesquiossido di alluminio, Al2O3)
❖diamante.
ARTIFICIALI:
> il corindone pregiato (od alundum) prodotto a partire da bauxite e carbone,
disponibile sul mercato in diverse tipologie in base alla purezza (e
conseguentemente della percentuale di Al2O3) ed agli additivi contenuti; il
corindone bianco ed il corindone rosa, particolarmente adatto per la rettifica di
acciai trattati termicamente, arrivano ad una percentuale di sesquiossido di
alluminio pari al 99,5%;
> il carburo di silicio (o carborundum), prodotto nei forni elettrici a resistenza
mediante la reazione tra quarzo puro (da 97 a 99,5% di SiO2) e carbone; mentre
l’alundum è principalmente utilizzato per lavorare materiali duri (acciai temprati,
nitrurati, ghise bianche), il carborundum si è mostrato particolarmente adatto alla
lavorazione di materiali più teneri con bassa resistenza a trazione (ghise grigie,
bronzi, ottoni);
> il nitruro cubico di boro, il cui utilizzo è praticamente limitato alla rettifica di
• • * i * * i *
La superficie di una mola può essere considerata come una moltitudine di piccoli
taglienti granuliformi, distribuiti statisticamente sulla superficie; quando essa si
muove sul pezzo, determina su di esso una struttura superficiale che può essere
approssimativamente assimilata alla riproduzione cinematica della rugosità della
mola.
Capacità di autoravvivarsi
una mola più porosa favorisce lo scarico dei trucioli per effetto della forza centrifuga negli attimi
immediatamente successivi all’asportazione.
Scelta della porosità della mola dipende in larga misura dal materiale del pezzo lavorato: se esso
è piuttosto tenero, potrebbe dar luogo alla formazione di trucioli relativamente grandi, che, nel
caso di bassa porosità e quindi di pori della mola di piccole dimensioni, rimarrebbero costipati
nei pori e non verrebbero espulsi per effetto della forma centrifuga.
Si dice, in questo caso, che la mola si impasta, e lavora molto male, dal momento che l’azione dei
grani di abrasivo diventa più difficoltosa ed il distacco dei grani usurati è notevolmente
ostacolato. La lavorazione di materiali più teneri richiede quindi mole caratterizzate da
maggiore porosità.
Le mole porose sono inoltre utilizzate in tutte le lavorazioni in cui la superficie di contatto mola-
pezzo è molto ampia (come, ad esempio, nel caso della rettifica in piano); una maggiore porosità
permette infatti una significativa riduzione della superficie di contatto e quindi delle resistenze
dovute all’attrito
Procedimenti di forma
Ruote dentate
•modulo, m
•numero di denti, Z
•angolo di pressione, 6
•ruote a denti elicoidali: angolo di inclinazione dell’elica, a
•diametro della circonferenza primitiva: Dp=mZ;
•passo: p=nm;
•diametro della circonferenza esterna (disco pieno) De=Dp+2m=m(Z+2);
•altezza del dente:
7 13
h = addendum + dedendum = m + —m = — m
6 6
Moto di taglio e di
generazione
Moto di
generazione
zz 2 4
Cmematisrni
i h giri deiia ruota devono corrispondere a ì giro dei creatore come
p e r la ruota a denti dritti
ed inoltre
! — 2 2 — — 5 = p_
Z 5 40
Z5 ti 00
'z s Pa
FORATURA
cicli di foratura
fori calibrati', caratterizzati cioè da una precisione
dimensionale richiesta abbastanza elevata.
angolo di inclinazione tra i taglienti n: (compreso tra 118° e 140°): determina la snellezza
della sezione di truciolo tagliata ad ogni giro. A parità di avanzamento per giro, il truciolo sarà
tanto più snello quanto più basso è il valore dell’angolo. Un truciolo più snello determina un
aumento delle forze di taglio, ma anche un incremento della vita utile del tagliente, pertanto:
valori più bassi per la foratura di materiali non particolarmente resistenti, ma molto abrasivi ed
usuranti; valori più alti per la foratura di materiali molto resistenti che determinano elevate
forze e coppie necessarie per il taglio.
PUNTE ELICOIDALI: forze
componente perpendicolare
all’asse della punta (Fn)
La somma delle Fa
costituisce evidentemente la
resistenza opposta dal
materiale del pezzo
all’avanzamento della punta
PUNTE ELICOIDALI: angolo n
Caratteristiche delle macchine
utensili tradizionali
funzionamento delle macchine ed i risultati ottenuti
dipendono in larga misura dall’operatore e dalle su capacità
professionali
MACCHINA
Cambio utensile
Cambio pezzo
M.M. -It r n -1-Q
Controlli operativi
Gestione programmi
1]
x
5 ^ M .Z .
TR A SD .Z
Controllo assi
Controllo mandrino
Altre funzioni
Programmazione
Tornio a CN UNITA' DI GOVERNO
Centro di lavoro a CN (4 assi)
Magazzino Unita'di
utensili governo
Carrozzeria
inlamiera
Pallet
Mandrino
W ORKPIECE
INDEXING
Transfer
TABLE
Lines
PALLET
Sistemi di movimentazione
Pallet mobili
Guida lineare
per pallet
Attrezzature
per cambio
pallet
Unità operatrice a
CN
U nità
operative
AGV Pallet