L’aUi (pronunciato “a-OO-ee”) è una lingua artificiale e probabilmente è il più bizzarro linguaggio
“universale” artificiale degli ultimi tempi. aUi significa “spazio-spirito-suono” o “linguaggio spaziale” e fu
creato e diffuso negli anni ’60 dal filologo e psicoanalista austriaco John Weilgart.
● Motivi e scopi
(Il Cristianesimo) - QUESTIONE ADAMITICA: Dio crea il Mondo, Adamo in piena simbiosi con lui essendo a
sua immagine e somiglianza lo “nomina”, dà cioè alle cose il loro nome reale, perfetto, vero. Attraverso la
prima bugia sussurrata dal Serpente a Eva e la cacciata dall’Eden non si perse soltanto la Grazia, ma anche
la Verità della lingua.
QUESTIONE BABELICA: la superbia degli uomini li portò a voler costruire una torre che raggiungesse Dio,
che li punì con la varietà delle lingue, affinché non potessero più comprendersi. Analizzando le due
questioni dedusse che l’uomo dovesse ricercare una lingua universale e vera, che possa cioè avvicinarsi alla
lingua perfetta di Adamo.
Egli desiderava creare un linguaggio in cui la confusione di parole omofobe e polisemiche con sinonimi,
come appunto nel fatale potere degli slogan nazisti, non fosse possibile; in cui la comunicazione comprende
gli elementi semantici di base comuni a tutte le culture. Lo scopo perciò era di unire:
PERSONE: così come la propaganda nazista è riuscita attraverso la lingua naturale a plasmare la mente della
gente, affinchè diventasse addirittura violenta, questa lingua artificiale propone attraverso l’universalità la:
“Peace through understanding” tra persone e culture. Lingua come strumento di comprensione che
interrompe i circuiti di tensione che si innescano tra le diverse culture.
CONSCIO E SUBCONSCIO: introducendo una relazione tra suono, simbolo e significato, così che parole con
un suono simile abbiano anche una relazione semantica, a differenza delle lingue convenzionali che hanno
diviso questi aspetti.
● Struttura
Forse stimolato dal suo intenso studio del giapponese, fu proprio durante il periodo in cuì presto servizio
come linguista nella guerra di Corea che Weilgart iniziò a tracciare note esplorative per la forma
rudimentale degli elementi. inviò persino un riassunto di una pagina della lingua dalla base in Giappone a
una base di san Francisco datata 3 maggio 1952. Il dr. Weilgart creò il linguaggio dello spazio dai 31
elementi di significato (Semantic Primes) che sosteneva fossero le categorie più basilari e universali di tutte
le lingue. Scoprì che tali elementi non sono definiti in termini più semplici nei dizionari e possono quindi
rappresentare i primitivi semantici linguistici definitivi. Insieme formerebbero la “tavola periodica” degli
elementi semantici di tutto il pensiero e espressione umana. A ognuno di loro è stato attribuito un
semplice simbolo ideografico. I sottoinsiemi linguistici - fonologico, morfologico e semantico - sono quindi
significativamente correlati nel linguaggio dello spazio, soddisfacendo il concetto di “coerenza isomorfica”
ed il senso di armonia di un bambino tra suono, simbolo e significato. Ogni fonema è anche un morfema e
ogni morfema è anche un semema. Poichè l’aUi è pervaso da un simbolismo fonetico, potrebbe anche
essere considerato un linguaggio “fisiognomico”.
● Grammatica
La lingua aUi si serve di 42 fonemi (incluse variazioni nasalizzate delle vocali utilizzate per i numei). Nella
formazione delle parole, i simboli si combinano tra loro, proprio come le formule chimiche, per definire
(non semplicemente denotare o connotare) il significato essenziale di qualsiasi parola o idea. Ogni parola
diventa una mini-definizione che è formulata per includere solo gli elementi assolutamente necessari e
sufficienti. Attraverso una logica semplice e intuitiva, è possibile creare nuove definizioni e parole standard
personalizzate per il contesto. Ad esempio: (foto dei simboli).
E’ evidente che le parole che hanno un aspetto e un suono simili hanno anche una somiglianza nel
significato. Ad una prima impressione potrebbe sembrare che le parole aUi non sono sufficientemente
complesse per differenziare le sfumature più sottili di significato. In realtà il vocabolario aUi conta oltre
3000 parole. Con lo studio della lingua diventa evidente che possono essere fatte delle sottili distinzioni. Ad
esempio “bru” è la parola base per “amico”, mentre “tevbu” (che deriva da “incontrare”) potrebbe essere
“conoscente”; altre combinazioni potrebbero fornirci diverse parole rese per esempio in inglese con
“buddy, partner, mate, ecc.”. Ognuno di questi vocaboli potrebbe a sua volta essere ulteriormente
combinato per adattarsi al contesto aggiungendo o eliminando un simbolo o due. Il potenziale di
combinazione è vasto, limitato soltanto dalla pronunciabilità delle parole: l’ordine degli elementi viene
infatti talvolta aggiustato per facilitarne la pronuncia. Inoltre una parola, dall’uso frequente, può essere
abbreviata, creando così una sorta di linguaggio informale, uno slang.
In aUi non esiste una grammatica formale; la regola generale è formare frasi semplici e chiare. Le
terminazioni grammaticali sono ridotte a un minimo significativo e rimangono coerenti. Le parti principali
del discorso sono specificate dagli stessi elementi significativi: gli aggettivi, ad esempio terminano in -m
mentre i verbi terminano in -v, gli imperativi in -rv. I participi e altri tempi verbali sono realizzati con altri
suffissi. Preposizioni e congiunzioni sono rese tramite i cosiddetti topovettori, simboli che indicano
posizione. (foto).
● Conclusioni
Per concludere, l’aUi è una lingua inventata per creare armonia intrapsichica, intrapersonale e
interculturale. Il suo valore risiede nella sua intrinseca semplicità. il parlante di questa lingua è forzato ad
esprimere pensieri e sentimenti in modo semplice e diretto. Proprio perchè si basa su 31 Semantic Primes,
comuni a quasi tutte le lingue convenzionali, può essere definita una lingua a carattere quasi universale. Ed
infine Weilgart, concepì l’aUi non come una lingua in sostituzione delle lingue naturali, ma come una lingua
ausiliaria, un veicolo tramite il quale l’individuo può superare non solo i confini dello spazio nazionale, ma
forse anche i confini dello spazio universale.
È evidente che le parole che hanno un aspetto e un suono simili hanno anche una somiglianza nel
significato.