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ESTRATTO DA
Nuova Antologia - n. 2179
Luglio-Settembre 1991
LE MONNIER - FIRENZE
qlO
Gobetti
E POLITICA
Il rapporto tra morale e politica uno dei tanti aspetti della questione
morale , oggi pi viva che mai. Un problema che si sta allargando via via
che l'azione umana entra in campi sinora riservati al meccanismo della
natura, moralmente indifferente. Tra le questioni morali quella dei rap-
porti tra morale e politica una delle pi tradizionali accanto a quella del
rapporto tra morale e vita privata , con un rilievo particolare al campo del-
la vita sessuale, o tra morale e diritto, tra morale e arte . Oggi sono apparsi
sulla scena del dibattito filosofico il problema del rapporto tra morale e
scienza sia che si tratti di scienza fisica o di scienza biologica, tra morale e
sviluppo tecnico , tra morale ed economia (o, come si dice , il mondo degli
affari) .
Il problema sempre lo stesso. Nasce dalla constatazione che esiste
un contrasto tra le azioni umane in tutti questi campi e alcune regole fon-
damentali e generalissime della condotta che vengono chiamate morali ,
senza le quali la convivenza sarebbe non soltanto impossibile ma anche
sommamente infelice. Sommariamente e provvisoriamente , possiamo ac-
contentarci di dire che il fine delle regole morali di rendere possibile
una buona convivenza, dove per 'buona' intendo una convivenza in cui
siano diminuite il pi possibile le sofferenze, che sono parte ineliminabile
del mondo dei rapporti umani , come sono del resto ineliminabili dal
mondo animale dove domina spietata la lotta per la sopravvivenza. La
questione morale nasce quando dato osservare che esiste un contrasto
tra singole azioni o gruppi di azione in ambiti particolari e le regole uni-
versali , o che pretendono di valere universalmente e quindi in ogni caso,
della morale.
Il modo pi semplice, per anche meno convincente, di risolvere il
problema di sostenere l'autonomia delle varie sfere di azione rispetto a
quella regolata dalle prescrizioni morali.
Autonomia dell'arte: l'arte ha un suo criterio di giudizio, che il bello
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A questo punto, dopo aver constatato che una divergenza tra le regole
della morale e quelle della politica sempre esistita ed esiste tuttora di fat-
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tarsi la moralit, la natura dello Stato e i suoi rapporti con il punto di vi-
sta morale.
Nonostante la ricorrente aspirazione a ricondurre la politica alla mo-
rale, il contrasto continua ad esistere di fatto. Si capisce che abbia provo-
cato e continui a provocare tentativi di spiegazione. Questi tentativi sono
innumerevoli. Mi limito ad indicarne tre:
1. il divario fra morale e politica nasce dal fatto che la condotta politi-
ca dominata dalla massima che il fine giustifica i mezzi e il fine della po-
litica - la conservazione dello Stato, il bene pubblico , il bene comune o
collettivo, come lo si voglia chiamare - tanto superiore al bene dei sin-
goli individui da giustificare la violazione di regole morali fondamentali
che valgono per gli individui e nei rapporti fra loro. Tradizionale la
massima: Salus rei publicae suprema lex (<<Legge suprema la salvezza
dello Stato).
Sarebbe troppo lungo mettere in rilievo tutti gli aspetti deboli di que-
sta massima. La critica morale si appunta anzitutto sul valore del fine.
Non tutti i fini sono tanto alti da giustificare l'uso di qualsiasi mezzo: di
qui la necessit del governo delle leggi contrapposto al governo degli uo-
mini, di un governo cio in cui i governanti agiscano in conformit di leg-
gi stabilite, siano controllati dal consenso popolare e siano responsabili
delle decisioni che prendono .
Nello stesso passo in cui Machiavelli enuncia e fa suo il principio
della salvezza della patria come bene supremo, dice anche riferendosi al
re di Francia: Il re non pu patir vergogna qualunque sua deliberazio-
ne, o in buona o cattiva fortuna, perch se perde, se vince, tutti dicono
cosa da re. Una simile affermazione sarebbe inaccettabile in uno stato
di diritto.
La critica morale si appunta anche sulla liceit dei mezzi. Tutti i
mezzi sono leciti? Basti pensare alle norme che sono state via via stabilite
per il cosiddetto diritto di guerra, norme che hanno per scopo essenzial-
mente la limitazione nell'uso della forza. Che questi limiti non siano ri-
spettati, non vuoi dire che la loro violazione non sia sentita come un'of-
fesa morale della coscienza civile. Anche sotto questo aspetto una diffe-
renza c' tra lo Stato democratico e lo Stato non democratico, sia per
quel che riguarda l'uso di mezzi pi o meno violenti da parte delle forze
di polizia , sia per quel che riguarda, caso esemplare , l'abolizione della
pena di morte.
2. La seconda giustificazione quella che stata data prevalentemen-
te dalle teorie della ragione di stato , che hanno sostenuto che la politica
deve essere subordinata alla morale, ma vi possono essere situazioni ecce-
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Norberto Bobbio