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Le relazioni sindacali – Bruno Caruso

Parte I – Storia e concetti del diritto sindacale


– Il diritto sindacale: cosa è?
Art 1 costituzione. Pertinenze. Coalizioni di individui. Proiezione collettiva.

– Il diritto sindacale: come si evolve. Una breve ricognizione


storica dell’esperienza italiana.
– 800: vietate e sanzionate. 900: nascono in risposta alla riv. Industriale.
Associazionismo degli imprenditori. Determinare prezzo del lavoro.
– Concordati di tariffa. Magistratura probi virale. Periodo fascista: diritto pubblico,
funzioni di concerto, contratti collettivi corporativi. No libertà, repressione
penale.
– 1948: costituzione. Art 39: libertà sindacale. Art 40: diritto allo sciopero.
Programmatiche. Art 36: precettivo (retribuzione sufficiente).
– Autunno caldo sindacale (68-72). Statuto dei lavoratori (legge 300/70):
effettività garanzie, associazionismo sindacale, rapporti formalizzati e
prevedibili, meno conflitto. Negoziazione.
– Luglio 93: protocollo Ciampi-Giugni: accordo interconfederale (adesione
volontaria, x rispettare parametri monetari del trattato di Maastricht). Fase di
concertazione sociale. Tavolo di concertazione.
– Tangentopoli. Riforme Bassanini. Riforma del rapporto di lavoro pubblico.
Contrattualizzato. Rafforza regolando: 1) efficacia contratti collettivi (erga
omnes) 2) struttura contrattuale (vari livelli) 3) agente negoziale sindacale
nazionale, agente negoziale decentrato unitario, rappresentante negoziale unico
e necessario(aran), procedimento negoziale.
– Ddl Gasperoni. Proponeva: misurazione rappresentatività, erga omnes, regolare
elezioni con legge… non attuata: dubbi, opposizione (forza ai sindacati),
omicidio D’Antona.
– Anni 70: settori privati, 3 confederazioni maggiori. Cambiano: protagonisti,
tipologia, finalità, organizzatori, destinazione. Terziarizzazione. Legge n. 146/90.
Commissione di garanzia.
– Modo di vivere. 2003. Libro bianco. Flessibilità. Dialogo sociale.

Il sistema sindacale italiano. Tre preliminari concetti chiave:


pluralismo, autonomia, ordinamento
– Il pluralismo sindacale
Non regolato dallo stato. Diverse motivazioni.
– In Italia: aspetto ideologico e aspetto organizzativo e professionale
– Pluralismo ideologico. Dopoguerra: tre partiti -> tre grandi sindacati
– Dissenso su concrete scelte politiche. Vocazione verso l’unità.
– Pluralismo organizzativo e professionale. Rappresentanza di interessi. Di
specifiche categorie professionali.
– Il concetto di autonomia (privata) collettiva
Regolare rapporti giuridici. Natura privata dell’autonomia collettiva (diritto
privato, codice civile). Impossibile attuare 2°parte dell’art 39 cost. in negativo
(indipendenza organizzativa), in positivo (autoregolazione sindacale,
bilanciamento potere)
– Ordinamento intersindacale
Autonoma produzione norme extralegislative. Soggetti collettivi si legittimano
reciprocamente. Meccanismi di interpretazione delle regole e di risoluzione delle
controversie. Scopi generali (ordinamento legittimo).

Parte II – I soggetti del sistema sindacale


Libertà sindacale, diritti sindacali
– La plurisemanticità del principio di libertà sindacale
– Profilo negativo: libertà da Stato (questione democrazia) e datori (immunità). Lo
Stato non può stabilire l’ambito territoriale (eccezione: pubblico impiego) e la
forma giuridica (2 eccezioni: 2 parte art 39 forma giuridica associativa. Pubblico
impiego: rappresentatività su indici di adesione associativa)
– Profilo positivo: libertà di: avere terminali organizzativi (RSA), iniziativa,
prerogative per dirigenti RSA, limiti al trasferimento, proselitismo e raccogliere
contributi
– Limitazione del costo: quantitative e contemperamento, + di 15 dipendenti,
rappresentatività. Prima due criteri selezione RSA: maggiore rappresentatività
confederale, rappresentatività effettiva -> (stabili relazioni negoziali)
– Libertà sindacale del singolo. Atti discriminatori. Art 18: obbligo di reintegra.
Rimedio forte contro il licenziamento nullo inefficace o annullato.
– Art 28 legge n.300/70. Azione collettiva del sindacato per interesse sindacale.
Può agire un organismo locale o un sindacato nazionale. Azione rapida e
concentrata (decreto in 2 giorni, cessazione e rimozione effetti). Plurioffensivi.
Valutazione oggettiva, sanzioni penali severe per l’inottemperanza, opposizione
davanti allo stesso giudice del lavoro.
– Perché libertà di organizzazione sindacale e non
semplicemente di associazione
– Particolare immunità e tutela. Sufficiente coalizzarsi.

I soggetti del diritto sindacale. Organizzazioni sindacali e


associazionismo degli imprenditori.
– Il sindacato dei lavoratori come soggetto sociale: la struttura
organizzativa del sindacato
Sindacalismo di mestiere e di industria. Organizzazione verticale (base della
categoria, rinnovare contratti, problemi locali) e orizzontale (base territoriale,
questioni dell’insieme dei lavoratori). Nuove strutture lavoratori atipici,
precarietà.
– Il sindacato come soggetto giuridico: inquadramento nello
schema dell’associazione non riconosciuta
Soggetto giuridico: risorse finanziarie, relazione interna, erogazione servizi. Non
riconosciuta (altrimenti controllo dello stato). Autonomia patrimoniale: fondo
comune sono i contributi degli associati. Nozione di “maggiormente
rappresentativo”. Democrazia interna: provvedimenti d’urgenza.
– Il sindacato nella sua proiezione esterna. Rappresentanza e
rappresentatività sindacale
Diritto costituzionale e privato. Connotato quantitativo e qualitativo.
– Funzione qualificatoria (definizione). Strumento di selezione (per contrattazione,
organi, diritti, mero fatto).
– Misurabilità: criteri non specificati. Spiegazioni: opportunismo (rinvia al giudice),
mani libere (maggiore flessibilità, bastano soltanto alcuni).
– Settore pubblico: reali indici di rappresentatività (per ammettere al tavolo delle
trattative, per attribuire diritti sindacali). Criterio associativo + criterio elettorale
(soglia minima 5%, verifica ogni 3 anni). Dato certo, controllabile e trasparente;
possibili logiche diverse.
– Gli organismi di rappresentanza del sindacato e dei lavoratori
nei luoghi di lavoro
Strutture periferiche: RSA (terminali. Non rappresentanza). RSU: rappresentanza
diretta della comunità dei lavoratori (eletti direttamente). Regolati da: protocollo
Ciampi + accordo interconfederale con CONFINDUSTRIA e intersind -> un terzo
dei delegati dalle tre confederazioni. O una sola RSU oppure ogni sindacato ha
la sua RSA.
– Organismi di rappresentanza per tutela di salute e sicurezza (626/94): diritti di
informazione e formazione. Riunioni, osservazioni.
– Comitati aziendali europei: per diritto all’informazione. Evitare dumping sociale.
Uniformità. Imprese con 1000 lavoratori negli stati membri; almeno 150 per
stato in almeno 2 stati. Accordo interconfederale con CONFINDUSTRIA e
assicredito.
– L’associazionismo datoriale
– Rivoluzione industriale -> CONFINDUSTRIA. Assemblea, giunta, consiglio
direttivo (presidente + 9 vicepresidenti elettivi e 2 di diritto, 10 membri eletti
dalla giunta, 4 proposti dal presidente), comitato di presidenza. Tre organi: per
la piccola industria, per il mezzogiorno, dei giovani imprenditori dell’industria.
Associazioni datoriali distinte -> confederazioni di settore. Pubblico impiego:
ARAN. Associazioni europee: UNICE, CEEP.

Parte III – Azione e attività dei soggetti del diritto sindacale


Il contratto collettivo come fonte di regolazione
– Introduzione. Contrattazione e contratto collettivo
Funzione Keynesiana. Social dumping. Diversi livelli, formalizzata da norme
statali, contratto collettivo. Effetti su terzi

– Il contratto collettivo: nozione, tipologia, funzione


Composizione di interessi contrapposti tra datori di lavoro e lavoratori. Rifare il
punto. Competizione globale (motivare). Gestione di interessi condivisi o di
ripartizione di sacrifici. Livelli diversi. Varie funzioni.
– Problema dell’efficacia giuridica del contratto collettivo
Dimensioni: orizzontale o soggettiva, verticale o oggettiva. A chi si rivolge +
meccanismo giuridico.
– Diversità di ambito di applicazione dei contratti collettivi
Generale o limitata agli iscritti? Diversi livelli: accordo interconfederale,
contratto nazionale di categoria, accordo aziendale o decentrato, contratto
territoriale.
– Efficacia erga omnes ed efficacia soggettiva limitata. Un breve
excursus
Anche verso chi non aderisce a nessuna organizzazione.
– Periodo corporativo: equiparato alla legge (riferito a categorie). Decreto
n.369/44: abrogare il sistema ma salvarne transitoriamente gli atti
– Legislatore costituente: dare libertà e autonomia. Art 39: contratti collettivi erga
omnes. Condizioni: registrarsi (pers. Giuridica) + statuto democratico +
rappresentatività -> mai emanate. Temevano controllo statale. Si afferma
sistema alternativo basato sul contratto collettivo di diritto comune.
– Legge delega 741/59 Vigorelli. Governo delegato ad emanare decreti per
recepire contratti collettivi privatistici (decreto di ricezione, erga omnes).
Illegittima la legge proroga. Contratto di diritto comune: efficacia formalmente
limitata agli iscritti.
– Il contratto collettivo di diritto comune: le diverse soluzioni per
la sua efficacia soggettiva ultra vires
Logiche di efficienza economica e gestionale.
– Legittimo rifiuto del datore: estensione coattiva
– Anni 70: sufficiente iscrizione del solo datore, mancata eccezione,
comportamento concludente.
– Art 36 cost (retribuzione proporzionale e sufficiente) +2099 cc (giudice decide
su basi equitative). Art 36 immediatamente precettiva; il giudice può adeguare
in via equitativa il contratto individuale -> individua parametro nelle clausole
retributive dei contratti collettivi (presunzione di corrispondenza con la
retribuzione sufficiente). Non risolve: equità giudiziale del caso singolo. Art 36:
ai dipendenti condizioni non inferiori ai contratti collettivi (diventa onere). Legge
n.30/2003: rispetto di accordi e contratti collettivi nazionali.
– L’efficacia soggettiva dei contratti collettivi aziendali. In
particolare, i contratti di concessione e gestionali: posizione
del problema
Contratti collettivi aziendali: integrazione dei trattamenti standard o minimi.
Tipologie: dispensatori di sacrifici, gestionali (procedimentalizzano il potere
esercitabile unilateralmente dal datore; il lavoratore chiede l’estensione della
clausola collettiva + favorevole). Ricordi giudiziari: lavoratori che rifiutano la
clausola del diritto collettivo.
– Efficacia soggettiva: interessi indivisibili. Natura dell’agente negoziale. 1990,
Corte di Cassazione: rinvio esplicito della legge (legislativamente tipizzate).
Contratti sui criteri di scelta: solo verso imprenditori stipulanti. Contratti su
minimi di servizio: la successiva ricezione in un regolamento li rende efficaci
verso tutti gli addetti al servizio.

– Efficacia oggettiva del contratto collettivo di diritto comune


Il contratto individuale non può contenere clausole peggiorative. Inderogabilità
o efficacia obbligatoria/reale. Obbligatoria: prevalenza contratto collettivo,
responsabilità contrattuale (risarcimento danno o responsabilità disciplinare
delle associazioni). Reale: le clausole del contratto collettivo si sostituiscono
automaticamente a quelle difformi
– Italia. Regolato dal codice civile. Favor nei confronti del lavoratore. Deroghe
migliorative.
Ipotesi: contratto normativo (i soggetti non sono gli stessi), contratto tipo
(unilaterale). Rappresentanza volontaria, mandato inderogabile -> riserva a
favore dei sindacati (interesse proprio ed esclusivo). Più credibile: combinato
disposto art 1374 (integrazione del contratto) e 2113 (rinunzie e transazioni);
efficacia oggettiva: principio dell’indisponibilità -> annullabilità clausole
difformi: inderogabilità obbligatoria. Efficacia reale: art 2077 (contratto
collettivo corporativo): scopi pratici.
– La struttura interna del contratto collettivo: parte obbligatoria
e parte normativa
Parte obbligatori: obblighi reciproci. Parte normativa: regola il rapporto
individuale. Clausole obbligatorie strumentali (di tregua o pace sindacale,
istituzionali, si amministrazione del contratto collettivo) e clausole obbligatorie
pure (interessi delle associazioni sindacali). Violazione clausole obbligatorie: art
28 statuto.
– Contrattazione collettiva ed efficacia del contratto nel settore
pubblico
Contrattualizzazione. Riforme 93-01. Differente.
– Soggetti: aran + sindacati rappresentativi
Procedimento: aran affiancata da comitati di settori: indirizzo dei comitati, aran
informa comitati e governo, ipotesi d’accordo (parere), controllo e parere corte
dei conti (15 giorni). Certificazione entro 40 giorni.
– Condizione di validità: 51% media tra dato associativo ed elettorale o 60% dato
elettorale. Obbligo di applicare i contratti. Parità, trattamenti non inferiori
Infondata la QLC degli artt 2,4,45,49 (dovere PA di conformarsi agli impegni
assunti); forza cogente -> parità di trattamento; rinvio alla disciplina collettiva
nel contratto individuale
– Fonte extra-ordinem. Regole legali di interpretazione dei contratti. Prevalenza
della legge. Inderogabilità unilaterale (bilaterale, derogabilità in pejus
legalmente autorizzata). Integrazione funzionale.
Il sistema di contrattazione collettiva
– La contrattazione collettiva e la sua struttura
Vari livelli, soggetti, diverse materie e contenuti, rapporti. Accentramento
decentramento.
– Anni 50: accordi interconfederali; 60: contratto nazionale di categoria. Protocollo
intersind asap del ’62: raccordo tra i due principali livelli di contrattazione.
Clausole di rinvio, clausole di tregua. Anni 70: autunno caldo. Contrattazione
aziendale. Anni 80: metodo della concertazione (triangolari).
– Protocollo Ciampi: accordo, natura contrattuale. 2 livelli: nazionale di categoria
e aziendale. Competenze e funzioni: specializzazione. Regolate procedure
negoziali: omogeneità tra i soggetti contrattuali. Periodi di vigenza: nazionale (4
anni parte normativa, 2 parte economica), decentrati (4 anni).
– Le conseguenze della riforma della struttura e del sistema di
contrattazione collettiva. Il problema del concorso-conflitto tra
livelli contrattuali
– Prima del 93: criteri non uniformi. Riforma del 93: due livelli, principio di
specializzazione.
Norma contrattuale deroga ad un’altra in violazione dei principi: annullabilità;
settore pubblico: invalidità ex lege (nullità)
– La partecipazione sindacale e la concertazione sociale
– Partecipazione: condivisione interessi. Collaborazione. Istituzionalizzazione.
Partecipazione del sindacato nell’impresa: mai attuata.
Enti bilaterali: previdenza e assistenza. 276/03: intermediazione
– Trilaterale. Macroconcertazione (livello nazionale. Si impegnano a seguire gli
impegni presi attraverso uno scambio politico. Leggi negoziate? Volontà politica
autonoma e libera) e micro concertazione (locale-territoriale): programmazione
negoziata. Valorizzazione dei territori.

Il conflitto collettivo
– Sciopero e conflitto
Conflitti sociali: interrompono erogazione pubblici servizi. Posizioni distanti.
Legge n. 146/90: regolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali.
Anni ’60 e ’70: anomalo = a singhiozzo, a scacchiera
– Il diritto di sciopero nella costituzione, nella dottrina e nella
giurisprudenza
Art 40 cost. Prima vietato da leggi penali, poi mera libertà (inadempimento
contrattuale, responsabilità). Sciopero come diritto: trattenibile solo la
retribuzione per il periodo di astensione.
Art 502 cp: incostituzionale (vietava lo sciopero a fini contrattuali). Idem per
l’art 503: in vita solo la parte che punisce lo sciopero diretto a sovvertire
l’ordinamento costituzionale e ad ostacolare i diritti della sovranità popolare. Art
504(coazione alla pubblica autorità con serrata o sciopero): in vita solo dove
punisce lo sciopero che ha scopo di sovvertire ordine costituzionale o ostacolare
il funzionamento delle istituzioni. Art 505: sciopero di solidarietà (non
perseguibile se a scopo di solidarietà e sussiste comunanza di interessi)-> non
condivisibile.
– Soggetto titolare del diritto di sciopero è il singolo lavoratore. Diritto ad esercizio
collettivo.
– Immunità da responsabilità civile per inadempimento. Trattenuta. Per anni
limitato: definendolo in modo restrittivo (lasciando fuori le forme + incisive),
teoria del danno ingiusto e della corrispettività dei sacrifici. 1980: lo sciopero
non può avere questi limiti. Non può incidere sulla produttività dell’impresa
(lede art.41). Legge 146/90: limiti esterni.
– La regolamentazione dell’esercizio di sciopero nei servizi
pubblici essenziali: quadro generale
– Terziarizzazione. Limitazione per diritti di superiore o pari rango costituzionale;
solo limitazione, non compressione totale. Individuare servizi minimi da
garantire.
– Legge 146/90+83/2000: diritti della persona. Servizi essenziali. Prestazioni
minime indispensabili di servizi. Idoneità degli accordi (commissione di
garanzia). Doveri legali: preavviso e comunicazione durata, comunicazione agli
utenti. Vietato effetto annuncio.
Accordi di regolamentazione: raffreddamento e conciliazione, intervalli minimi
(rarefazione oggettiva), periodi di franchigia, associazioni degli utenti e dei
consumatori.
– Commissione di garanzia (9 x 3 anni): valutare gli accordi sui minimi. Esprimere
proprio giudizio, lodi arbitrali, invitare a differire, a riformulare, segnalare
pericolo. Delibera sanzioni.
Apparato sanzionatorio: sanzioni disciplinari per violazione di obblighi. Sanzioni:
collettive, individuali, a carico dei dirigenti e dei legali rappresentanti
(amministrative pecuniarie)
– Ordinanza di precettazione: adottabile dal presidente del consiglio o da ministro
delegato. Comprime eccezionalmente il diritto. Gravità danno o pericolo.
Invitare parti a desistere -> misure necessarie a prevenire pregiudizio
(differimento, riduzione). Non può vietare lo sciopero. Ricordo al tar entro 7
giorni. Inadempimento: sanzioni pecuniarie.
– Il conflitto dei lavoratori autonomi, professionisti e piccoli
imprenditori: l’astensione dalle prestazioni nei servizi pubblici
essenziali
Controparti: autorità pubbliche o categorie organizzate. Non diritto ma mera
libertà di astenersi. Effetti civili e penali. Incostituzionale art 2 legge 146 dove
non prevede preavviso, durata…
Codici di autoregolazione: indicano prestazioni minime. Sanzioni adattate:
pecuniarie.
– Il conflitto degli imprenditori: la serrata
Mettere in discussione patti onerosi, rispondere a rivendicazioni eccessive.
Risposta: serrata di ritorsione. Chiusura fabbrica. Non reato ma da luogo a mora
del creditore: tranne in caso di rifiuto legittimo -> prestazione così breve da
essere inutile o a scacchiera ( se non soddisfa l’unità tecnino temporale minima
o l’utilità economica minima).

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