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(4) Ad esempio l’“Agenzia delle entrate-riscossione”, ente pubblico economico ed altresì ente
strumentale dell'Agenzia delle entrate, è stato istituito con l’art. 1, comma 3, D.L. 22 ottobre 2016, n.
193, conv. L. 1 dicembre 2016, n. 225.
rASSeGnA AVVOcAtUrA DeLLO StAtO 3
(5) Sui quali ex plurimis: V. OttAViAnO, voce Ente pubblico, cit., pp. 965-966; A.M. SAnDULLi,
Manuale di diritto amministrativo, vol. i, XV edizione, Jovene, 1989, pp. 194-195; M.S. GiAnnini, Di-
ritto amministrativo, vol. i, ii edizione, Giuffré, 1988, p. 182; M. cLArich, Manuale di diritto ammini-
strativo, iii edizione, il Mulino, 2017, pp. 344-345; e. cASettA, Manuale di diritto amministrativo, cit.,
p. 84.
4 rASSeGnA AVVOcAtUrA DeLLO StAtO
“Il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Consiglio dei Ministri ed i singoli
Ministri, prima di procedere, secondo le rispettive competenze, a nomine, pro-
poste o designazioni di presidenti e vicepresidenti di istituti e di enti pubblici,
anche economici, devono richiedere il parere parlamentare previsto dalla pre-
sente legge” (art. 1). Per gli enti pubblici regionali è previsto, all’art. 10 della
L. n. 14/1978, che per le nomine, le proposte o le designazioni dei presidenti
e dei vicepresidenti degli enti ed istituti pubblici, anche economici, di compe-
tenza del presidente della regione, della giunta regionale o dei singoli assessori,
le regioni provvedono ad emanare norme legislative nei limiti dei principi fon-
damentali risultanti dalla presente legge entro il termine di cui al secondo
comma dell'articolo 10 della legge 10 febbraio 1953, n. 62;
g) potere di indirizzo, controllo e vigilanza - da parte dell’ente di riferi-
mento - sulla attività mediante l’approvazione degli atti più rilevanti (bilanci
preventivi, rendiconti consuntivi, pianta organica, scioglimento degli organi
di amministrazione, ecc.).
Per gli enti del parastato gli artt. 29 e 30 L. n. 70/1975 prevedono l'ap-
provazione da parte dei Ministeri vigilanti delle delibere con cui gli enti adot-
tano o modificano il regolamento organico, definiscono o modificano la
consistenza organica di ciascuna qualifica, il numero dei dirigenti degli uffici
e degli addetti agli uffici stessi, provvedono ad aumentare o modificare gli
stanziamenti relativi a spese generali e di personale; ed inoltre, dei bilanci di
previsione (con allegata la pianta organica vigente comprendente la consi-
stenza numerica del personale di ciascuna qualifica) e dei conti consuntivi
degli enti;
h) controllo di legittimità affidato alla corte dei conti.
All’uopo l’art. 3, comma 4, L. 14 gennaio 1994, n. 20 dispone: “La Corte
dei conti svolge, anche in corso di esercizio, il controllo successivo sulla ge-
stione del bilancio e del patrimonio delle amministrazioni pubbliche, nonché
sulle gestioni fuori bilancio e sui fondi di provenienza comunitaria, verificando
la legittimità e la regolarità delle gestioni, nonché il funzionamento dei controlli
interni a ciascuna amministrazione”. Per gli enti del parastato l’art. 30, ultimo
comma, L. n. 70/1975 dispone che questi sono sottoposti al controllo della
corte dei conti, secondo le norme contenute nella legge 21 marzo 1958, n. 259;
l) ammissione dell’ente ad avvalersi dei servizi propri dello Stato o della
regione. Ad esempio: la difesa in giudizio e l’attività consultiva dell’Avvo-
catura dello Stato (artt.1 e 43 r.D. 30 ottobre 1933, n. 1611; art. 107, comma
3, D.P.r. 24 luglio 1977, n. 616); l’utilizzo di uffici tecnici e corpi consultivi
(art. 107, commi 1 e 2, D.P.r. n. 616/1977).
All’evidenza il primo indice sopraindicato è autosufficiente e replica
quanto previsto dall’art. 4 L. n. 70/1975. tutti gli altri non sono autosufficienti,
vanno combinati tra loro, onde pervenire - considerati nel loro complesso -
alla individuazione dell’ente pubblico.
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(9) Ex plurimis: A.M. SAnDULLi, Manuale di diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 196; V. cerULLi
ireLLi, Lineamenti del diritto amministrativo, cit., p. 169. All’uopo si rileva che “non è affatto detto
che tutti gli enti che pur debbono dirsi pubblici, siano dotati di simili poteri pubblicistici. Il che equivale
a dire che la mancata attribuzione ad un ente di poteri del genere, il conseguente riconoscimento solo
della sua capacità di diritto privato, non esclude affatto che, ciò nonostante, esso debba essere qualifi-
cato pubblico. Perché quel che è essenziale per la sua pubblicità, è la sua funzionalizzazione nei sensi
accennati. E, questa, non deve investire necessariamente poteri pubblicistici, la loro attribuzione e il
loro esercizio. Può incidere anche nell’esplicazione di capacità che sono solo privatistiche e di diritto
comune: di qui, la possibilità che siano pubblici anche enti dotati solo di esse; e nel compimento di at-
tività di mero fatto, in particolare nella prestazione di servizi: di qui la possibilità che siano pubblici
anche enti il cui ruolo sia circoscritto solo a queste altre”: così: L. MAzzArOLLi, G. PericU, A. rOMAnO,
F.A. rOVerSi MOnAcO, F.G. ScOcA (a cura di), Diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 155.
(10) i diversi ambiti dell’autonomia possono anche afferire agli uffici e organi di un ente pubblico.
in questa evenienza un organo o un ufficio può avere maggiore indipendenza o maggiori poteri rispetto
ad altri organi o uffici dello stesso ente; su tali aspetti: M.S. GiAnnini, Diritto amministrativo, vol. i,
cit., pp. 240-241.
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(11) Ex plurimis: A.M. SAnDULLi, Manuale di diritto amministrativo, vol. i, cit., pp. 196-197.
(12) L’art. 21 ter del L. n. 241/1990 dispone: “1. Nei casi e con le modalità stabiliti dalla legge,
le pubbliche amministrazioni possono imporre coattivamente l'adempimento degli obblighi nei loro con-
fronti. Il provvedimento costitutivo di obblighi indica il termine e le modalità dell'esecuzione da parte
del soggetto obbligato. Qualora l'interessato non ottemperi, le pubbliche amministrazioni, previa diffida,
possono provvedere all'esecuzione coattiva nelle ipotesi e secondo le modalità previste dalla legge. 2.
Ai fini dell'esecuzione delle obbligazioni aventi ad oggetto somme di denaro si applicano le disposizioni
per l'esecuzione coattiva dei crediti dello Stato”. All’evidenza, in virtù del comma 2, le disposizioni
per l'esecuzione coattiva dei crediti dello Stato contenute nel r.D. n. 639/1910 si applicano alle pubbliche
amministrazioni (cui al primo comma), ossia agli enti pubblici.
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(17) Sulla piramide gerarchica: L. MAzzArOLLi, G. PericU, A. rOMAnO, F.A. rOVerSi MOnAcO,
F.G. ScOcA (a cura di), Diritto amministrativo, vol. i, cit., pp. 355-356.
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tra gli organi politici e la dirigenza - “Il Ministro non può revocare, riformare,
riservare o avocare a sé o altrimenti adottare provvedimenti o atti di compe-
tenza dei dirigenti. In caso di inerzia o ritardo il Ministro può fissare un ter-
mine perentorio entro il quale il dirigente deve adottare gli atti o i
provvedimenti. Qualora l'inerzia permanga, o in caso di grave inosservanza
delle direttive generali da parte del dirigente competente, che determinino
pregiudizio per l'interesse pubblico, il Ministro può nominare, salvi i casi di
urgenza previa contestazione, un commissario ad acta, dando comunicazione
al Presidente del Consiglio dei ministri del relativo provvedimento” (art. 14,
comma 3, D.L.vo 30 marzo 2001, n. 165).
Delega
normalmente l’ente cura in modo diretto gli interessi dei quali è attribu-
tario. in determinati casi previsti dalla legge - attese le previsioni di cui all’art.
97, commi 2 e 3, cost. - e salve le relazioni di sopraordinazione sub specie di
gerarchia, la cura dei detti interessi può essere affidata ad un altro ente. Lo
strumento con il quale vi è l’affidamento è la delega (20). La delega oltrecché
intersoggettiva, può essere anche interorganica (delegante e delegato sono or-
gani dello stesso ente).
Si ricorre alla delega allorché l’ente titolare delle funzioni non è in grado
di svolgerle in maniera adeguata oppure allorché un dato ente, o altro organo
dello stesso ente, ha una specifica professionalità in un dato settore sicché può
essere opportuno affidargli un dato compito.
con la delega la titolarità della funzione resta in capo al delegante, l’eser-
cizio viene affidato al delegato. La natura dell’atto di delega può essere o di-
rettamente la legge oppure un provvedimento amministrativo, nei casi previsti
dalla legge. Viene, comunque, in rilievo un atto unilaterale rispetto al quale
non è richiesto un atto di adesione del delegato.
i caratteri essenziali della delega sono stati così individuati: è un atto di-
spositivo di un soggetto o di un organo di un soggetto con cui questo, fondan-
dosi sulla propria competenza a provvedere su un determinato oggetto
attribuisce ad altro soggetto o organo i poteri e le facoltà che reputa necessari
affinché questi possa, in modo altrettanto legittimo ed efficace che il primo,
provvedere in ordine all’oggetto stesso, entro i limiti e secondo i criteri stabiliti
nell’atto di delegazione (vi è una estensione della competenza dal delegante
al delegato) (21).
(20) Sulla delega: G. cOLzi, voce Delegazione amministrativa, in Novissimo Digesto, vol. V,
Utet, 1960, pp. 351-355; G. MieLe, voce Delega (diritto amministrativo), in Enc. del Diritto, vol. Xi,
Giuffré, 1962, pp. 905-918; M.S. GiAnnini, Diritto amministrativo, vol. i, cit.; A.M. SAnDULLi, Manuale
di diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 232; e. cASettA, Manuale di diritto amministrativo, cit., pp.
164-165.
(21) così G. MieLe, voce Delega (diritto amministrativo), cit., p. 909.
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(22) così: G. MieLe, voce Delega (diritto amministrativo), cit., pp. 911-912. contrario M.S. GiAn-
nini, Diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 318 secondo cui “il delegante, pur avendo conferito ad altri
l’esercizio del potere di cui è titolare, in linea di principio può ancora esercitarlo: l’atto di delega non
ha effetto privativo; è eccezionale il caso in cui ha invece tale effetto, onde il delegante abbisogna di un
atto di avocazione per riprendere l’esercizio del proprio potere”; egualmente contrario A.M. SAnDULLi,
Manuale di diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 622.
(23) Per tali aspetti: G. MieLe, voce Delega (diritto amministrativo), cit., pp. 914-915.
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(24) Arg. ex art. 18, comma 3, D.P.r. 10 gennaio 1957, n. 3 secondo cui: “L'impiegato, invece, è
responsabile se ha agito per delega del superiore”. La circostanza è pacifica in dottrina e giurisprudenza:
ex plurimis A.M. SAnDULLi, Manuale di diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 622; e. cASettA, Manuale
di diritto amministrativo, cit., p. 164.
(25) Ex plurimis: L. MAzzArOLLi, G. PericU, A. rOMAnO, F.A. rOVerSi MOnAcO, F.G. ScOcA (a
cura di), Diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 400.
(26) in tal senso G. MieLe, voce Delega (diritto amministrativo), cit., p. 917.
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Sostituzione
in molti casi la normazione prevede in capo ad un ente nei confronti di
un altro ente (in genere si tratta di enti sottoposti alla vigilanza del primo) il
potere di sostituirsi ad esso nel compimento di determinate operazioni o nel-
l’adozione di determinati atti che siano obbligatori per legge, nella evenienza
di inerzie o di conflitti di interesse o per far fronte ad esigenze straordinarie e
d’urgenza (27). La sostituzione può essere anche interorganica (sostituto e so-
stituito sono organi dello stesso ente). La giurisprudenza sottolinea che il le-
gittimo esercizio del potere di sostituzione, salvi i casi d’urgenza, richiede la
previa diffida (28).
tale potere sussiste in via generale - a prescindere da una puntuale dispo-
sizione - nell’ambito delle relazioni di sopraordinazione sub specie di gerar-
chia; può sussistere, ove previsto, nelle attività di controllo; mentre non
sussiste in via generale - attesa la inderogabilità dell’ordine legale delle com-
petenze - nell’ambito delle relazioni di equiordinazione, e di sopraordinazione
sub specie di direttiva, con l’eccezione del potere sostitutivo nei casi di inerzia
e salvi i casi di espressa previsione normativa.
ciò per il principio di continuità delle funzioni amministrative.
nella costituzione un simile potere è previsto nell’art. 120, comma 2,
a termini del quale “Il Governo può sostituirsi a organi delle regioni, delle
Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato ri-
spetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria op-
pure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero
quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e
in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i
diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali.
La legge definisce le procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano
esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale
collaborazione”.
nell’illustrare sopra l’avocazione già si è fatto cenno alla disciplina con-
tenuta nell’art. 14, comma 3, D.L.vo n. 165/2001 dei poteri sostitutivi attivabili
dal Ministro a fronte di inerzie della dirigenza.
il potere sostitutivo in caso di inerzia può essere esercitato direttamente
da un organo dell’ente sostituto ovvero da un commissario nominato dall’ente
sostituto.
Quando si esercitano i poteri sostitutivi il sostituto imputa al sostituto, ol-
trecché il risultato dell’attività anche l’atto; in tale ruolo il sostituto agisce quale
organo straordinario del sostituto. Gli organi ordinari dell’ente possono conti-
(27) caso da ricondurre a questa fattispecie è quello della Giunta municipale che si sostituisce in
simili casi al consiglio comunale nelle variazioni di bilancio: art. 42, comma 4, D.L.vo n. 267/2000.
(28) Su tale figura e. cASettA, Manuale di diritto amministrativo, cit., pp. 102-103.
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(29) Su tale figura A.M. SAnDULLi, Manuale di diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 238; V. ce-
rULLi ireLLi, Lineamenti del diritto amministrativo, cit., pp. 97-98; e. cASettA, Manuale di diritto am-
ministrativo, cit., pp. 101-102.
(30) così: L. MAzzArOLLi, G. PericU, A. rOMAnO, F.A. rOVerSi MOnAcO, F.G. ScOcA (a cura
di), Diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 400 e F.G. ScOcA (a cura di), Diritto amministrativo, cit., p.
125.
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cità delle cose umane. Lo Stato italiano è nato in epoca relativamente recente;
vi sono comuni vecchi di mille anni rispetto allo Stato, trovando le proprie
origini nell’Alto medioevo.
Istituzione dell’Ente pubblico
La maggior parte degli enti pubblici, basta ricordare il caso dei comuni,
sono stati creati nei secoli passati, sicché la loro esistenza costituisce un dato
di cui ricognitivamente prende atto, in varie occasioni (31), il sistema norma-
tivo. Gli enti locali esistenti alla data di entrata in vigore della costituzione
sono riconosciuti ex art. 5 cost. dalla repubblica e non creati ex nihilo. La crea-
zione di nuove regioni avviene mediante legge costituzionale ex art. 132,
comma 1, cost. L’istituzione di nuove Province è stabilita con legge dello Stato
(art. 133, comma 1, cost.), mentre la nascita di un nuovo comune esige invece
sempre l’intervento di una legge della regione ex art. 133, comma 2, cost.
L’ente esistente viene qualificato pubblico, quando possiede i requisiti
sopraindicati: normale plurisoggettività, scopo di tutela di un interesse pub-
blico, patrimonio (substrato materiale), ricognizione da parte degli interpreti
o dal sistema normativo (substrato formale).
L’istituzione di nuovi enti deve avvenire in conformità all’art. 4 L. n.
70/1975 per cui “nessun nuovo ente pubblico può essere istituito o riconosciuto
se non per legge”. Attesa la riserva di legge relativa, purché esistente il substrato
materiale, l’ente può essere istituito con atto legislativo o con atto amministra-
tivo, in conformità ad una disposizione legislativa fissante le linee generali della
disciplina di uno specifico ente attributario di un interesse pubblico.
L’atto istitutivo indica, quale contenuto minimo, la denominazione del-
l’ente, l’interesse pubblico in attribuzione, il patrimonio, la sede, l’individua-
zione degli organi ed il loro funzionamento.
Diversa dalla istituzione è la costituzione dell’ente.
La costituzione consiste nella concreta organizzazione dell’ente funzio-
nale all’inizio dello svolgimento dei suoi compiti, come l’attivazione della
sede (con l’acquisto della qualità di patrimonio indisponibile degli edifici de-
stinati a sede di pubblici uffici ex art. 826, comma 3, c.c.), il reperimento e la
disponibilità delle risorse umane. Spesso passa un notevole lasso di tempo tra
l’istituzione e la costituzione dell’ente.
Modificazione dell’Ente pubblico
Durante il suo funzionamento l’ente può mutare i suoi elementi costitu-
tivi. La modificazione avviene, per il principio di simmetria, con una atto
avente la stessa forma dell’atto istitutivo.
(31) Ad esempio in occasioni delle periodiche leggi di bilancio, della definizione di pubblica am-
ministrazione (art. 1, comma 2, D.L.vo n. 165/2001) ai fini della disciplina dei rapporti di lavoro pub-
blico.
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(32) Sulla materia: G. ViGnOcchi, voce Successione tra enti pubblici, in Novissimo Digesto, vol.
XViii, Utet, 1971, pp. 615-634.
(33) V. OttAViAnO, voce Ente pubblico, cit., p. 973.
(34) V. OttAViAnO, voce Ente pubblico, cit., p. 973; A.M. SAnDULLi, Manuale di diritto ammini-
strativo, vol. i, cit., p. 211.
(35) V. OttAViAnO, voce Ente pubblico, cit., p. 973.
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(36) il momento del trasferimento è rilevante, ad esempio, per accertare la soggettività passiva di
un'obbligazione risarcitoria (caso esaminato in cass. civ. 18 agosto 1997, n. 7655 nel caso della succes-
sione degli iAcP nelle situazioni attive e passive e nei rapporti processuali inerenti agli immobili già
appartenenti all'ises-istituto sviluppo edilizia sociale).
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(37) conf., con riguardo alla liquidazione di enti di diritto pubblico e di altri enti soggetti a vigi-
lanza dello Stato: art. 14, comma 1, L. n. 1404/1956, secondo cui “Gli avanzi finali delle liquidazioni
degli enti per i quali siano adottati i provvedimenti previsti dalla presente legge, sono devoluti, salvo
diversa specifica destinazione stabilita dalle norme istitutive degli enti medesimi o da norme speciali,
allo Stato”.
(38) così: A.M. SAnDULLi, Manuale di diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 213.
(39) Si evidenzia in dottrina che “non sempre è agevole sulla base della legge stabilire se in caso
di soppressione totale o parziale, di persone giuridiche si abbia successione a titolo particolare o a
titolo universale”: G. MOnteLeOne, Diritto processuale civile, i, Viii edizione, ceDAM, p. 238.
(40) Si rileva in dottrina che le norme civilistiche in tema di estinzione e liquidazione di persone
giuridiche (art. 27 e ss. c.c.) e di società (libro V c.c.) non possono, per loro natura, non avere carattere
generale, salve le norme integrative dettate, volta per volta, da leggi speciali (così G. ViGnOcchi, voce
Successione tra enti pubblici, cit., pp. 625-626, nota 3).
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(41) Un esempio di soppressione senza liquidazione può essere rinvenuto nell’art. 4 della L.r.
campania 23 dicembre 2015, n. 20 disponente: “1. L'Agenzia regionale sanitaria (ArSAN) […] è sop-
pressa e le relative funzioni, comprese quelle di supporto all'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo
del Settore sanitario sono svolte dalle competenti strutture amministrative della regione Campania.
[…]. 2. Per effetto della soppressione dell'ArSAN, alla data di entrata in vigore della presente legge,
cessano gli incarichi di direzione e di dirigenza ed i rapporti di collaborazione di durata temporanea
o occasionale o coordinata e continuativa o di lavoro subordinato o autonomo relativi alla soppressa
Agenzia. Entro il 31 dicembre 2015, la Giunta regionale procede alla ricognizione delle risorse umane
esclusivamente già in comando presso gli uffici dell'ArSAN e all'analisi delle relative professionalità
per verificare la possibilità di assegnare ai competenti uffici delle strutture amministrative regionali al-
cune delle suddette risorse umane in comando nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente
in materia. 3. Salvo quanto previsto al comma 2, la regione Campania succede in tutti i rapporti giu-
ridici attivi e passivi facenti capo all'ArSAN. 4. Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della
presente legge la Giunta regionale effettua una ricognizione dei progetti già proposti dalla soppressa
ArSAN per l'ammissione a finanziamento sui fondi UE al fine di disciplinarne l'attuazione in via diretta
a mezzo delle strutture regionali, ovvero con assegnazione delle funzioni ad altro soggetto attuatore.
[…].
(42) conf. G. ViGnOcchi, voce Successione tra enti pubblici, cit., p. 623, il quale rileva che non
vi è incompatibilità tra il principio della successione universale e l’applicazione in concreto del mede-
simo, in ordine a complessi particolari dotati di una loro propria organicità perché, anche in tali casi, il
subingresso da parte del nuovo ente, si verifica non in singoli ed isolati rapporti, ma nella universalità
delle situazioni e relazioni che ai complessi in parola si ricollegano con recezione anche dell’ordinamento
giuridico che istituzionalmente vi inseriva.
(43) A.M. SAnDULLi, Manuale di diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 213; M.S. GiAnnini, Diritto
amministrativo, vol. i, cit., pp. 354-355. conf. corte di cassazione, 15 giugno 1979, n. 3372; cons.
Stato, 16 marzo 1987, n. 141.
(44) nel caso della soppressione dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (AVcP) e il
subentro nelle competenze dell'ente soppresso da parte dell'Autorità nazionale Anticorruzione, con rias-
setto di apparati organizzativi, si è ritenuto che si è verificata non una successione a titolo universale,
ma una "successione nel munus": fenomeno di natura pubblicistica, concretizzato nel passaggio di at-
tribuzioni fra amministrazioni pubbliche, con trasferimento della titolarità sia delle strutture burocratiche
sia dei rapporti amministrativi pendenti, contraddistinta da una stretta linea di continuità tra l'ente che
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si estingue e l'ente che subentra senza, quindi, maturazione dei presupposti per aversi evento interruttivo
nel caso i cui sia pendente un giudizio (t.A.r. Lazio roma, sent. 28 ottobre 2014, n. 10779).
(45) “1. A norma degli articoli 117 e 133 della Costituzione, le regioni possono modificare le cir-
coscrizioni territoriali dei comuni sentite le popolazioni interessate, nelle forme previste dalla legge re-
gionale. Salvo i casi di fusione tra più comuni, non possono essere istituiti nuovi comuni con popolazione
inferiore ai 10.000 abitanti o la cui costituzione comporti, come conseguenza, che altri comuni scendano
sotto tale limite. 2. I comuni che hanno dato avvio al procedimento di fusione ai sensi delle rispettive
leggi regionali possono, anche prima dell'istituzione del nuovo ente, mediante approvazione di testo
conforme da parte di tutti i consigli comunali, definire lo statuto che entrerà in vigore con l'istituzione
del nuovo comune e rimarrà vigente fino alle modifiche dello stesso da parte degli organi del nuovo
comune istituito. Lo statuto del nuovo comune dovrà prevedere che alle comunità dei comuni oggetto
della fusione siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi. 3. Al
fine di favorire la fusione dei comuni, oltre ai contributi della regione, lo Stato eroga, per i dieci anni
decorrenti dalla fusione stessa, appositi contributi straordinari commisurati ad una quota dei trasferi-
menti spettanti ai singoli comuni che si fondono. 4. La denominazione delle borgate e frazioni è attribuita
ai comuni ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione”.
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(46) così G. ViGnOcchi, voce Successione tra enti pubblici, cit., pp. 623-624.
(47) M.S. GiAnnini, Diritto amministrativo, vol. i, cit., p. 354. conf. cass. civ., sent. 27 ottobre
2015, n. 21797 che così enuncia: “In tema di soppressione di enti pubblici, la successione si attua in
modo diverso a seconda che la legge o l'atto amministrativo che hanno disposto la soppressione abbiano
considerato il permanere delle finalità dell'ente soppresso ed il loro trasferimento ad altro ente, unita-
mente al passaggio, sia pure parziale delle strutture e del complesso delle posizioni giuridiche già
facenti capo al primo ente, ovvero abbiano disposto la soppressione "previa liquidazione"; nel primo
caso deve ritenersi che la successione si attui in "universum ius", con la conseguenza che tutti i rapporti
giuridici che facevano capo all'ente soppresso passano all'ente subentrante, mentre, nel secondo caso,
difettando la contemplazione del permanere degli scopi dell'ente soppresso, non avrebbe senso una suc-
cessione a titolo universale nelle strutture organizzative che fosse attuata ai soli fini del loro sciogli-
mento, e deve, pertanto, ritenersi che la successione avvenga a titolo particolare, limitata ai soli beni
che residuino alla procedura di liquidazione, con la conseguenza che l'ente liquidatore non solo non si
sostituisce nella titolarità della sfera giuridica originaria, ma non assume neppure alcuna diretta re-
sponsabilità patrimoniale per le obbligazioni contratte dall'ente estinto che già risultassero all'atto
della liquidazione (Cass., 18 gennaio 2002, n. 535)”.
(48) nel caso di soppressione e messa in liquidazione di enti di diritto pubblico e di altri enti sog-
getti a vigilanza dello Stato, l’art. 12, comma 1, L. n. 1404/1956 dispone che il rapporto di impiego tra
gli enti posti in liquidazione ed il personale risultante in servizio alla data di entrata in vigore del prov-
vedimento di messa in liquidazione cessa con la fine del mese successivo a quello dell'entrata in vigore
del provvedimento stesso.
(49) così anche G. MOnteLeOne, Diritto processuale civile, cit., p. 238.
(50) A.M. SAnDULLi, Manuale di diritto amministrativo, vol. i, cit., pp. 211-212.
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(56) L. tOrchiA (a cura di), Il sistema amministrativo italiano, il Mulino, 2009, p. 24.
(57) Per autorevole dottrina “Volendo provare a sintetizzare i tratti caratterizzanti delle pubbliche
amministrazioni, ricavandoli induttivamente dagli elenchi e dai criteri posti dalle principali normative
speciali, si può anzitutto dire, in negativo, che esse si collocano al di fuori del mercato, nel senso che
esse non producono beni e servizi resi sulla base di prezzi che consentano di realizzare i ricavi atti a
coprire i costi (e a produrre utili). In positivo, la caratteristica propria delle pubbliche amministrazioni
è quella di produrre beni pubblici materiali o immateriali, quelli che cioè il mercato non è in grado di
28 rASSeGnA AVVOcAtUrA DeLLO StAtO
sioni sono usate - tranne che nei casi innanzi esemplificati nei quali vi è la de-
scrizione dell’ambito - come sinonimi. conforta la detta conclusione, quindi,
l’argomento della costanza terminologica.
garantire in modo adeguato (ordine pubblico, sicurezza, difesa, giustizia, pubblica istruzione, salute,
ecc.) con finalità anche redistributive. Il finanziamento di tali attività è posto in ultima analisi in pre-
valenza a carico della collettività attraverso il ricorso alla tassazione. Tali attività possono consistere,
a seconda delle funzioni attribuite alla singola amministrazione, sia (e in alcuni casi soltanto) nell’ema-
nazione di atti o provvedimenti amministrativi, sia in attività materiali (prestazioni sanitarie o assisten-
ziali, istruzione scolastica, ecc.), sia in erogazione di danaro (trattamenti pensionistici, contributi
finanziari alle imprese, ecc.)”: così M. cLArich, Manuale di diritto amministrativo, cit., pp. 325-326.
La definizione offerta esclude, all’evidenza, gli enti pubblici economici, quale ad esempio l’Agenzia
del Demanio.