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-Le parti.
Le parti del contratto individuale di lavoro sono:
Il datore di lavoro, cioè la figura del capo dell’impresa da cui dipendono gerar-
chicamente i suoi collaboratori. L’applicazione della disciplina sul lavoro su-
bordinato è estesa ai rapporti non inerenti all’esercizio di un’impresa, in quanto
compatibile con la specialità del lavoro.
Il lavoratore, importante è la sua capacità giuridica. Con la maggiore età si ot-
tiene la normale capacità di agire, fatte salve le leggi speciali che stabiliscono
un’età inferiore in materia di capacità a prestare lavoro. L’età minima per lavo-
rare è sottoposta al duplice requisito: compimento dell’età minima prevista (16
anni) e l’assolvimento dell’obbligo di istruzione (per almeno 10 anni).
-Patto di prova.
Il patto di prova consiste nella previsione di un periodo iniziale in cui le parti pos-
sono recedere senza obbligo di preavviso. È un elemento accidentale previsto dal
contratto di lavoro, da considerare come una condizione risolutiva del contratto,
dato che la sua prosecuzione viene preclusa dall’esito negativo della prova.
Tale patto deve risultare da atto scritto, la cui mancanza determina una nullità solo
parziale del contratto. Deve contenere la specifica indicazione delle mansioni da
espletare, senza la quale non è possibile un’effettiva valutazione di capacità e pro-
fessionalità. La durata della prova è stabilita dai contratti collettivi e non può ec-
cedere i 6 mesi. Occorre che si consenta un effettivo svolgimento della prova.
In caso contrario, il lavoratore può impugnare il licenziamento se determinato da
motivi illeciti, e se vi è interruzione del periodo prima dei 6 mesi il lavoratore può
chiedere di proseguirla fino alla scadenza del periodo pattuito, o vedersi risarcito
il danno, quantificato con riguardo alle retribuzioni dovute durante la prova.
-La parasubordinazione.
L’art. 409 c.p.c. estendeva le regole del processo sul lavoro anche a prestazioni
lavorative coordinate e continuative senza vincolo di subordinazione (co.co.co)
che aprono la strada della parasubordinazione.
Requisiti per l’applicazione dell’art. 409 sono:
Continuità, ricorre quando la prestazione non è occasionale;
Coordinazione, cioè la connessione funzionale derivante da un inserimento
nell’organizzazione aziendale;
Personalità, si ha nel caso di prevalenza del lavoro personale del contraente
sull’opera svolta da collaboratori.
I co.co.co. hanno il vantaggio di non avere rigidità legislativa e di essere meno
costosi, perché non vi è applicazione delle aliquote degli oneri previdenziali.
Tra gli anni 70/80 cresce l’impiego di contratti di lavoro autonomo, insieme all’af-
fermazione di nuove professionalità che utilizzano forme contrattuali diverse dal
lavoro subordinato (contratti a termine, part-time).
Nel 2003 la riforma Biagi introduce le collaborazioni coordinate a progetto
(co.co.pro) che si affiancano alle co.co.co.
Per la stipulazione del contratto per i co.co.pro occorre la forma scritta, e il lavoro
a progetto deve essere riconducibile a 1 o + progetti specifici determinati dal com-
mittente e gestiti dal collaboratore. Vengono previste alcune precauzioni per evi-
tare l’abuso dei co.co.pro.: il progetto deve essere legato ad un determinato risul-
tato e non può comportare lo svolgimento di compiti esecutivi e ripetitivi, oltre ad
avere una durata predeterminata o determinabile.
Il Jobs act ha abrogato i co.co.pro e diviso i co.co.co in:
Liberamente stipulabili anche a tempo indeterminato da tutti i datori di lavoro
privati, purché abbiano determinate caratteristiche da distinguerli dalla presta-
zione di lavoro subordinato;
Che si concretizzano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, conti-
nuative e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente;
Individuati da specifiche discipline sul trattamento economico, contenute in ac-
cordi collettivi stipulati dai sindacati o perché riguardanti esercizio di profes-
sioni intellettuali, prestazioni svolte in ambito di organismi collegiali, presta-
zioni a fini istituzionali in favore di associazioni ed enti che svolgono attività
sportiva.
-Lavoro occasionale.
Si può fare ricorso al lavoro occasionale se lo svolgimento della prestazione dà
luogo a compensi di importo non superiore a 5000€, e per ciascun lavoratore o per
le prestazioni rese da ogni lavoratore in favore del medesimo utilizzatore che diano
luogo a compensi di importo non superiore a 2500€.
A tale lavoro possono ricorrere sia le persone fisiche che non esercitino attività
d’impresa/professionale, che società sportive mediante il libretto famiglia, acqui-
stabile mediante la piattaforma INPS per il pagamento di prestazioni occasionali
rese per lavori domestici, assistenza domiciliare, insegnamento privato ecc.
Gli utilizzatori privati che non possono usare il libretto, fanno ricorso al contratto
di prestazione occasionale, l’utilizzatore deve dichiarare all’INPS: i dati anagrafici
e identificativi del prestatore, il luogo di svolgimento della prestazione, la data e
l’ora d’inizio e di termine ecc.
È vietato ricorrere al lavoro occasionale per: -gli utilizzatori che hanno alle proprie
dipendenze + di 5 lavoratori subordinati; -le imprese del settore agricolo; -le im-
prese dell’edilizia; -nell’ambito dell’esecuzione di appalti di opere/servizi.
Le amministrazioni pubbliche possono adottare questa forma di lavoro in caso di
ipotesi temporanee o eccezionali (es. lavori di emergenza a seguito di calamità
naturali, attività di solidarietà ecc).
Sono riconosciute tutele come l’assicurazione per l’invalidità, la vecchiaia, contro
gli infortuni sul lavoro o malattie, diritto al riposo giornaliero e pause e riposi set-
timanali.
Sono sanzionati pecuniariamente violazioni del divieto di utilizzare il lavoro occa-
sionale o ricorrere al contratto di prestazione occasionale senza comunicare
all’INPS i dati.
-Lavoro autonomo.
Sono garantite al lavoratore autonomo tutele come:
Considerare abusivo il rifiuto del committente di stipulare il contratto per
iscritto;
Considerare inefficaci le clausole contrattuali che attribuiscono unilateralmente
il potere di modificare il contratto o di recedere senza congruo preavviso nei
contratti di durata, o prevedere termini di pagamento superiori ai 60 giorni dal
ricevimento della fattura;
Applicare l’abuso della dipendenza economica, che sanziona con nullità con-
dizioni contrattuali ingiustamente gravose o discriminatorie;
Estendere le protezioni legate alla sicurezza sul lavoro, maternità, malattia ecc.
Nel 2019 sono state introdotte garanzie per i riders autonomi, che sono definiti
“lavoratori autonomi che svolgono attività di consegna di beni per conto altrui, in
ambito urbano e con l’ausilio di velocipedi a motore… attraverso anche piatta-
forme digitali. La legge impone:
Un contratto stipulato per iscritto;
Criteri per la determinazione di un compenso complessivo fissato da contratti
collettivi o il diritto ad un compenso minimo orario pari ai minimi tabellari pre-
visti dai contratti collettivi nazionali di settori affini;
Indennità per lavoro notturno, festivo o con cattivo tempo;
Divieti di discriminazione, protezione dei dati personali e coperture assicurative
contro infortuni sul lavoro.
-L’ambito soggettivo.
La libertà sindacale è riferita alle esperienze tutela del lavoro subordinato e quindi
soltanto all’aggregazione dei lavoratori, mentre l’associazione datoriale è da ricon-
durre agli art. 18 e 41 della Cost.
Lo statuto dei lavoratori vieta a datori e alle loro associazioni di costituire o soste-
nere associazioni sindacali dei lavoratori, allo scopo di evitare ogni distorsione
della dialettica datori-sindacali. I lavoratori della polizia e delle forze armate hanno
diritto di aderire a organizzazioni sindacali solo se costituite e rappresentate da
appartenenti alla loro categoria, col divieto di affiliarsi e confederazioni esterne, è
vietato anche l’esercizio del diritto di sciopero.
-Obbligo di fedeltà.
L’obbligo di fedeltà impone un divieto di fare, a garanzia di specifici valori azien-
dali, come la capacita competitiva. Il lavoratore non deve trattare affari, per conto
proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti
all’organizzazione e ai metodi di produzione, o farne uso per arrecare pregiudizio
all’impresa. Vi sono:
Divieto di concorrenza, vieta qualsiasi condotta del lavoratore pregiudizievole
per l’imprenditore e che si traduca in un vantaggio competitivo a favore di
un’altra impresa. Ciò mira a proteggere il datore della concorrenza differenziale.
Divieto di divulgazione delle notizie relative all’impresa, inibisce la diffusione
di tutte le informazioni aziendali che possano pregiudicare l’impresa, ad ecce-
zione delle informazioni entrate nel patrimonio del lavoratore, che non sussiste
quando le informazioni riguardino segreti aziendali.
L’obbligo di fedeltà vincola il lavoratore per tutta la durata del rapporto, mentre al
momento della cessazione si ritiene che debba essere rispettato solo il patto di non
concorrenza, che non può essere prorogato per oltre 3 anni (5 per i dirigenti) dalla
cessazione. Per quanto riguarda le informazioni del segreto professionale si ritiene
che il divieto continui anche dopo la cessazione del rapporto.
-Prestazione professionale.
Il contenuto del contratto di lavoro si definisce riguardo alla prestazione, oggetto
dell’obbligazione del lavoratore, che viene individuata attraverso la categoria e la
qualifica assegnati al lavoratore in relazione alle mansioni per cui è assunto.
Sono le mansioni ad individuare i compiti del lavoratore. La definizione delle man-
sioni comporta l’assegnazione al lavoratore della qualifica oggettiva (che riguarda
i compiti svolti in un’organizzazione), che si distingue dalla qualifica soggettiva
(definita in relazione alla qualificazione personale del lavoratore.
L’insieme delle qualifiche dà vita al sistema di inquadramento dei lavoratori.
Le qualifiche devono essere ricondotte alle categorie legali dei prestatori di lavoro
che sono: dirigenti, quadri, impiegati e operai.
Le mansioni determinano il contenuto del contratto di lavoro al momento della
stipulazione (profilo statico), mentre il resto della disciplina professionale assolve
ad altre funzioni (es. retribuzione, definire i parametri per misurare la diligenza del
lavoratore, ecc.) che assolvono ad un profilo dinamico della prestazione personale.
-Categorie legali.
I lavoratori sono distinti in 4 categorie legali, riflettendo un’organizzazione azien-
dale basata su gerarchie sociali nelle quali gli operai sono separati dagli altri di-
pendenti. L’impiegato è colui che svolge attività professionale al servizio
dell’azienda, con funzioni di collaborazione.
Il dirigente è considerato un alter ego dell’imprenditore, colui che è preposto alla
direzione dell’organizzazione aziendale, investito di poteri che gli consentano di
orientare il governo dell’azienda o di una sua parte, nell’osservanza di quanto de-
ciso dall’imprenditore.
Con i contratti collettivi è stato utilizzato l’inquadramento unico, per cui oggi la
scala classificatoria è unica e alcuni livelli di inquadramento raggruppano qualifi-
che operaie e impiegatizie. A questo tipo di classificazione reagirono i quadri por-
tando al riconoscimento legale della categoria di quadri intermedi, e si impose alle
imprese di riconoscere le specifiche qualifiche di quadro.
L’individuazione dei requisiti di appartenenza e delle differenziazioni nei tratta-
menti economico-normativi viene rimessa alla contrattazione nazionale o azien-
dale. Una caratteristica delle mansioni del quadro è l’elevata responsabilità riguar-
danti la direzione, coordinamento e controllo di altri lavoratori. Tali compiti non
possono condizionare la vita dell’impresa o di un suo ramo, che resta prerogativa
del dirigente.
-Modifiche pattizie.
L’art. 2103 contiene una sanzione di nullità dei patti contrari, in passato applicata
anche in caso di declassamento pattuito con il lavoratore allo scopo di evitare il
licenziamento. In seguito si sono sottratte alla nullità alcune modifiche pattizie
all’inquadramento dei lavoratori. Patti derogatori ai limiti legali sono ammessi se:
Il declassamento è previsto da contratti collettivi;
Le modifiche avvengono con accordi individuali aventi ad oggetto mansioni,
categoria legale, livelli di inquadramento, retribuzione, a condizione che:
-Siano stipulati nelle sedi di conciliazione o davanti alle Commissioni di certi-
ficazione;
-Siano stipulati nell’interesse del lavoratore alla conservazione dell’occupa-
zione, all’acquisizione di una diversa professionalità o al miglioramento delle
condizioni di vita.
-Testo unico.
La principale finalità del Testo unico è garantire l’uniformità della tutela dei lavo-
ratori. Il lavoratore è definito la persona che svolge un’attività lavorativa nell’am-
bito dell’organizzazione di un datore di lavoro, con o senza retribuzione, anche
con il solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione.
Datore di lavoro è soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore, o il
soggetto che ne ha la responsabilità in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa.
Gli obblighi di igiene e sicurezza sono a carico anche di dirigenti e preposti, è
dirigente la persona che attua le direttive del datore, organizzando l’attività lavo-
rativa e vigilando su essa; Preposto è la persona che sovrintende all’attività lavo-
rativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta
esecuzione da parte dei lavoratori.
Il datore è tenuto a dotarsi di uno staff tecnico e medico che lo supporti nella rea-
lizzazione del sistema di prevenzione in azienda. Lo staff consiste in:
Un servizio di prevenzione e protezione;
Un medico competente.
Il datore è tenuto ad effettuare valutazioni dei rischi per la sicurezza e la salute dei
lavoratori e a redigere un documento di valutazione dei rischi, ha l’obbligo di for-
nire a ciascun lavoratore adeguata informazione, formazione e addestramento.
I lavoratori devono collaborare all’applicazione della normativa, utilizzando cor-
rettamente attrezzature, materiali ecc, e partecipando ai programmi di formazione
e addestramento e sottoponendosi ai controlli sanitari.
È prevista l’istituzione in tutte le aziende dei rappresentanti dei lavoratori per la
sicurezza, nei cui confronti si applicano le stesse tutele previste per i rappresentanti
sindacali. Sono eletti tra i lavoratori, nelle grandi aziende in cui vi sono rappresen-
tanze sindacali la scelta avviene tramite elezione o designazione nell’ambito delle
rappresentanze esistenti.
La vigilanza sull’applicazioni delle normative è svolta in prevalenza dall’azienda
sanitaria locale competente per territorio e la mancata osservazione può integrare
gli estremi di reati.
-Retribuzione e produttività.
La parte variabile della retribuzione è detta salario accessorio, è la possibilità di
variare la retribuzione complessiva in considerazione dei risultati realizzati. Nel
2007 per promuovere la contrattazione sul salario variabile, furono introdotti
sgravi contributivi e nel 2008 si aggiunse anche un regime fiscale agevolato basato
sulla detassazione di una quota del salario in quanto corrisposto come retribuzione
di produttività. Con l’accordo del 2012 venne introdotta la regola dello sdoppia-
mento funzionale degli aumenti salariali, questi derivanti dai rinnovi dei CCNL
sono in parte rimessi alla contrattazione periferica (una parte degli aumenti è pre-
vista dai contratti collettivi nazionali, l’altra dai contratti decentrati.
Tale regola è stata criticata: se gli aumenti salariali rappresentano una garanzia per
tutti i lavoratori, non possono essere distinti in quota fissa e quota variabile da
collegarsi ad incrementi di produttività e redditività. La quota di salario da poter
collegare alla produttività/redditività dell’impresa è solo quella residua dopo aver
garantito la tutela del salario reale.
-Retribuzione differita.
Il TFR è disciplinato dall’art. 2120 c.c. e assume la natura giuridica di retribuzione
differita, poiché è un elemento del trattamento retributivo che viene corrisposto in
un momento diverso rispetto a quello della sua maturazione.
Nel 1982 l’indennità di anzianità si trasformava in TFR, è consentita la riscossione
anticipata di un importo non superiore al 70% del trattamento maturato al momento
della richiesta. Il TFR:
Si calcola mediante addizione, di tutte le retribuzioni dovute per ciascun anno
di servizio divise per 13,5 e, per evitare effetti dell’inflazione, si prevede che
l’accantonamento annuo sia incrementato al 31/12 di ogni anno con l’applica-
zione di un tasso costituito dal 1,5% in misura fissa e dal 75% dell’aumento
dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati calcolato
dall’ISTAT;
La base di calcolo del TFR è costituita da tutte le somme annualmente corrispo-
ste in dipendenza del rapporto di lavoro a titolo non occasionale e con esclu-
sione di quanto corrisposto come rimborso spese.
Dal 2005 si è previsto che il TFR venga destinato al finanziamento di fondi di
previdenza complementare (salvo che il lavoratore non manifesti, entro 6 mesi
dall’assunzione, la volontà di mantenere il TFR presso il datore di lavoro). Il TFR
rimane presso il datore solo se questi ha meno di 50 dipendenti, negli altri casi
viene accantonato in un fondo gestito dall’INPS. Così il TFR diviene una fonte di
finanziamento del sistema previdenziale pubblico.
-Orario di lavoro.
L’orario di lavoro nel 1923 era fissato in 48 ore settimanali, ridotte a 40 nel 1997.
È orario di lavoro qualsiasi periodo in cui il lavoratore sia al lavoro, a disposizione
del datore e nell’esercizio della sua attività o delle sue funzioni.
La legge fissa l’orario di lavoro nel limite delle 40 ore settimanali, con la possibi-
lità per i contratti collettivi di stabilire una durata minore e di riferire l’orario nor-
male alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore
all’anno. La contrattazione collettiva può stabilire che la media vada collocata ssu
un periodo di 6 mesi, di modo che in un mese l’orario può eccedere le 40 ore set-
timanali, purché tale eccedenza sia poi compensata da una riduzione nel mese suc-
cessivo. È stabilita la durata massima settimanale dell’orario, che include l’even-
tuale lavoro straordinario. La legge fissa il valore medio a 48 ore a settimana. Per
quanto riguarda l’orario giornaliero, viene fissato in 13 ore, derogabile dalla con-
trattazione collettiva.
La legge con riferimento alla variazione dell’orario di lavoro propende per la ne-
cessità del consenso delle parti contrattuali. Si ritiene che la collocazione della
prestazione rientri nel potere del datore.
La regolamentazione del lavoro notturno prevede in alcuni casi un divieto e in altri
un non obbligo, per il lavoratore al lavoro notturno.
-Ferie.
L’art. 36 garantisce il diritto irrinunciabile alle ferie annuali retribuite, il cui fine è
assicurare il necessario riposo e di consentire al lavoratore di svolgere attività ex-
tra-lavorative meritevoli di tutela. La legge stabilisce che il lavoratore ha diritto a
un periodo minimo annuale inderogabile di ferie retribuite non inferiore a 4 setti-
mane. Anche il lavoratore che abbia meno di un anno continuativo di servizio.
La collocazione del periodo feriale spetta al datore, che deve tener conto degli in-
teressi del lavoratore. Nel caso in cui non possono essere consumate a causa della
risoluzione del rapporto di lavoro, le ferie possono essere sostituite da un’inden-
nità. La malattia sopravvenuta durante il periodo feriale, se è tale da impedire la
fruizione delle ferie o se comporti almeno 3 giorni di prognosi, ne sospende il de-
corso in modo che il lavoratore possa recuperare i giorni persi.
-Part-time.
Il lavoro part-time ha una forma scritta ai fini della prova dell’orario ridotto e nel
contratto di lavoro deve essere indicata la durata e la collocazione temporale della
prestazione lavorativa con riguardo a giorno, settimana, mese o anno.
Si può avere un part-time orizzontale (quindi una riduzione dell’orario giorna-
liero), o uno verticale (e quindi l’attività lavorativa sia svolta a tempo pieno, ma
solo in determinati periodi), o un part-time misto, cioè un mix.
Può accadere che vi sia una trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno
a part-time, è richiesto un accordo risultante da atto scritto. È previsto un diritto
nella trasformazione per i lavoratori affetti da patologie oncologiche o cronico-
degenerative gravi. Sussiste una priorità alla trasformazione del rapporto da full a
part-time per i lavoratori che hanno coniugi, figli o genitori affetti da patologie
oncologiche o cronico-degenerative gravi, o con figli convivente di età <13 o por-
tatore di handicap, o che assiste una persona convivente con totale inabilità lavo-
rativa grave e con necessità di sostegno continuo.
La trasformazione da part a full-time può avvenire in qualunque momento previo
accordo, sussiste un diritto di precedenza per i lavoratori part-time in caso di as-
sunzione di personale a tempo pieno.
Il rifiuto del lavoratore alla trasformazione del rapporto di lavoro, non costituisce
giustificato motivo di licenziamento. Nei rapporti part-time può essere effettuato
il lavoro supplementare, però entro i limiti del tempo pieno e segue le stesse regole
previste per il lavoro straordinario, richiede il consenso del lavoratore che può ri-
fiutarlo solo per giustificato motivo.
Possono essere previste clausole elastiche che consentono al datore di modificare
la collocazione temporale della prestazione lavorativa o l’aumento della sua durata
entro i limiti del tempo pieno, queste sono clausole accessorie che richiedono il
consenso del lavoratore una sola volta.
Se in presenza della contrattazione collettiva, il lavoratore ha diritto ad un preav-
viso di 2 giorni, mentre in mancanza possono essere pattuite solo davanti alla com-
missione di certificazione e prevedere le condizioni con le quali il datore può mo-
dificare la collocazione temporale della prestazione ecc con preavviso di 2 giorni
lavorativi.
È previsto il principio di non discriminazione fra lavoratori part-time e full-time,
la disciplina italiana dispone che il lavoratore part-time non deve ricevere un trat-
tamento meno favorevole rispetto al lavoratore full-time di pari inquadramento, ed
ha gli stessi diritti di un lavoratore full-time comparabile. Nel trattamento econo-
mico si applica il criterio del riproporzionament, che comporta la riduzione dei
trattamenti in proporzione al minor orario svolto.
-Lavoro intermittente.
Il lavoro intermittente è il contratto mediante il quale un lavoratore si pone a di-
sposizione di un datore che può utilizzare la prestazione lavorativa in modo inter-
mittente secondo le esigenze individuate dai contratti collettivi.
Questo contratto può essere stipulato anche in mancanza di una fonte collettiva,
ma solo nei casi previsti da un decreto del ministro del lavoro.
In mancanza di entrambi solo quando si tratta di soggetti con meno di 24 anni e
con più di 55 anni di età in quanto va loro assicurata l’occupazione anche mediante
fattispecie meno garantite. Per evitare abusi la legge introduce il limite temporale
di utilizzo di 400 giornate di effettivo lavoro nell’arco di 3 anni, ad eccezione dei
settori del turismo, pubblici esercizi e spettacolo. Si vieta il ricorso al lavoro inter-
mittente:
Per la sostituzione di lavoratori che esercitano il diritto di sciopero;
Presso unità produttive in cui nei 6 mesi precedenti si è proceduto a licenzia-
menti collettivi;
Presso unità produttive in cui sono operanti il regime di cassa integrazione o
sospensione del lavoro;
Ai datori che non hanno effettuato la valutazione dei rischi previsti dalla nor-
mativa sulla salute e sicurezza.
Vi sono 2 tipi di lavoro intermittente:
Uno caratterizzato dalla stipula di un contratto con cui il lavoratore di impegna
a mettersi a disposizione e a rispondere alla chiamata del datore, in cambio di
un’indennità di disponibilità, di cui il rifiuto ingiustificato può costituire motivo
di licenziamento e comporta la restituzione della quota di indennità di disponi-
bilità riferita al periodo successivo al rifiuto;
L’altro caratterizzato dal fatto che con il contratto il lavoratore non si obbliga a
rispondere alla chiamata del datore.
-Licenziamenti collettivi.
I licenziamenti collettivi per riduzione di personale ricorrono quando:
I lavoratori da licenziare sono almeno 5 in un lasso temporale di 120 giorni;
Il licenziamento sia conseguenza di una riduzione o trasformazione di attività o
di lavoro o della cassazione dell’attività.
È previsto un doppio controllo sulla decisione datoriale, prima ad opera dei sinda-
cati e poi, se non si raggiunge un accordo, ad opera di organismi amministrativi.
Al primo controllo vi è l’obbligo dell’impresa di comunicare per iscritto ai soggetti
aziendali una serie di informazioni per consentire una verifica sulle motivazioni
dei licenziamenti, quantità e qualità dei lavoratori coinvolti, sui tempi della ridu-
zione di personale ecc. Fino al 1/1/2017 l’avvio della procedura costava al datore
una somma, da versare all’INPS, pari a 6 volte il trattamento mensile di mobilità
dovuto per ciascun lavoratore. Dopo si è previsto il ticket di licenziamento pari al
41% del massimale mensile di NASPI per ogni anno di anzianità aziendale, fino
ad un massimo di 3.
Le rappresentanze sindacali entro 7 giorni dalla data di ricevimento della comuni-
cazione del datore, possono chiedere l’esame congiunto durante il quale può rag-
giungersi un accordo (che deve intervenire entro 45 giorni). L’esame e l’accordo
devono riguardare tutte le misure utilizzabili per evitare o contenere i licenzia-
menti.
Se l’accordo non si raggiunge, ha luogo il controllo da parte degli organi ammini-
strativi. Le parti vengono convocate dal direttore della direzione provinciale del
lavoro per un tentativo di raggiungere un accordo.
Al termine di questa procedura il datore ha facoltà di licenziare, dandone comuni-
cazione nel rispetto dei termini di preavviso. In caso di accordo si parla di licen-
ziamento collettivo acausale, in quanto il controllo giudiziale circa l’esistenza dei
presupposti sostanziali del licenziamento è escluso.
Al contrario non è escluso il controllo giudiziale, il singolo lavoratore può impu-
gnare il singolo licenziamento contestandone la fondatezza oggettiva.
Quanto ai criteri di scelta dei lavoratori da licenziare possono essere previsti
dall’accordo sindacale, se non vi è l’accordo il datore dovrà ispirarsi a 3 criteri
legali sussidiari, licenziando prioritariamente i lavoratori: con maggiori carichi di
famiglia; meno anziani; più toccati dalle esigenze tecnico-produttive che inducono
alla riduzione di personale.
-Discipline speciali.
Sono previste discipline speciali per determinati lavoratori. Per i contratti di lavoro
a tempo determinato riguardanti i dirigenti ed i lavoratori della pubblica ammini-
strazione è previsto che:
Quanto ai contratti a termine con i dirigenti, non possono avere durata superiore
a 5 anni, salvo il diritto del dirigente di recedere trascorsi i 3 anni;
Le P.A. possono ricorrere a contratti a termine per rispondere ad esigenze tem-
poranee o eccezionali;
I contratti illegittimi sono nulli, non è prevista la sanzione della trasformazione
legale, però sussiste la sanzione del risarcimento del danno da parte dei dirigenti
per i lavoratori illegittimamente assenti.
-L’evoluzione.
Il progresso ha fatto si che ci si concentri all’esterno dell’azienda in attività di
lavoro contraddistinte dal ricorso a strumenti digitali e telematici.
Si parla di telelavoro che si distingue dal lavoro agile, che si caratterizza per essere
una modalità di esecuzione del lavoro mediante accordo tra le parti.
Il telelavoro è la prestazione di lavoro eseguita in qualsiasi luogo ritenuto idoneo,
collocato al di fuori della sede di lavoro, dove la prestazione sia possibile, con il
prevalente supporto di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che
consentano il collegamento con l’amministrazione cui la prestazione stesa inerisce.
-Assegno di ricollocazione.
È stato introdotto l’assegno di ricollocazione, destinato ai percettori della NASPI
e consente agli interessati di registrarsi presso il portale unico dei servizi per l’im-
piego. Dopo la registrazione i servizi per l’impiego si attivano con un patto di ser-
vizio personalizzato, con cui si delinea il profilo di occupabilità e si definiscono le
azioni da porre in essere per trovare lavoro. A questi lavoratori è destinato un as-
segno individuale di ricollocazione se la disoccupazione eccede i 4 mesi, spendi-
bile presso i soggetti accreditati a svolgere funzioni in materia di politiche attive
del lavoro. Il pagamento avviene solo se l’interessato riesce ad ottenere un con-
tratto a tempo indeterminato, determinato, d’apprendistato o part-time.
-Reddito di cittadinanza.
Il reddito di cittadinanza presenta le tipologie di intervento proprie di una politica
di contrasto alla povertà, garantendo un sostegno economico a integrazione dei
redditi familiari, finalizzato al reinserimento lavorativo e sociale.
Il reddito si compone di una parte economica composta da:
Una componente ad integrazione del reddito familiare, fino alla soglia di 6000€
annui moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza;
Una componente ad integrazione del reddito nei nuclei familiari residenti in
abitazione in locazione, pari all’ammontare del canone annuo previsto nel con-
tratto di locazione fino ad un max di 3360€ annui.
A seguito della procedura richiesta della prestazione e accertata la sussistenza dei
requisiti, il beneficio economico è erogato attraverso la Carta RdC, utilizzabile per
prelievi, acquisti di beni essenziali e pagamento del canone di locazione.
Alla parte economica si accompagna il diritto-dovere di essere coinvolto nei per-
corsi di inserimento professionale. L’erogazione del beneficio è condizionata alla
dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, nonché all’adesione ad un per-
corso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e d’inclu-
sione sociale che prevede attività al servizio della comunità, di completamento de-
gli studi ecc. I nuclei familiari in cui sia presente almeno un componente uscito da
poco dal mercato del lavoro, sono convocati dai centri per l’impiego, i restanti dai
servizi sociali, al fine di effettuare una valutazione in grado di identificare i bisogni
del nucleo. Sono tenuti a tali obblighi tutti i componenti del nucleo familiare che
siano maggiorenni, mentre ne sono esclusi i beneficiari di pensione di cittadinanza,
o i beneficiari del RdC titolari di pensione dirette, o di età superiore a 65, nonché
con componenti disabili.
Il richiedente e i componenti del nucleo beneficiari sono tenuti a rendere una di-
chiarazione di immediata disponibilità al lavoro entro 30 giorni dal riconoscimento
del beneficio, sono individuati e resi noti ai centri per l’impiego tramite la piatta-
forma digitale affinché siano convocati entro 30 g. dal riconoscimento del benefi-
cio, se in possesso di 1 o + dei requisiti:
Assenza di occupazione da non + di 2 anni;
Essere beneficiario della NASPI o di altro ammortizzatore sociale per la disoc-
cupazione o averne terminato la fruizione da non + di 1 anno;
Aver sottoscritto un progetto personalizzato.
Sono resi noti ai centri per l’impiego i beneficiari del RdC maggiorenni e di età
minore o pari a 29, affinché siano convocati entro 30 g. dal riconoscimento del
beneficio. Tali beneficiari stipulano presso i centri per l’impiego un patto per il
lavoro, che equivale al patto di servizio personalizzato.
I beneficiari sono tenuti a:
Collaborare alla definizione del patto di lavoro;
Accettare gli obblighi e rispettare gli impegni previsti dal patto: registrarsi sulla
piattaforma, consultarla verificando la presenza di offerte di lavoro, accettare di
essere avviato alle attività individuate nel patto, sostenere colloqui psicoattitu-
dinali e prove di selezione, accettare almeno 1 delle 3 offerte di lavoro congue.
In caso di rinnovo del beneficio deve essere accettata, a pena di decadenza del
beneficio, la prima offerta di lavoro congrua.
La congruità dell’offerta di lavoro è definita anche con riferimento alla durata di
fruizione del beneficio e al numero di offerte rifiutate:
a. Primi 12 mesi di fruizione, è congrua l’offerta entro 100km di distanza dalla
residenza del beneficiario o raggiungibile entro un max di 100 minuti, se prima
offerta;
b. Dopo i 12 mesi, entro 250 km dalla residenza del beneficiario;
c. In caso di rinnovo del beneficio, è congrua ovunque sia collocata nel territorio
italiano anche nel caso di prima offerta.
Nel caso i cui nel nucleo sono presenti componenti con disabilità l’offerta è con-
grua se non eccede la distanza di 100 km dalla residenza del beneficiario.
Se nel nucleo sono presenti figli minori l’offerta è congrua se non eccede la di-
stanza di 250 km dalla residenza del beneficiario, questa previsione opera solo nei
primi 24 mesi dall’inizio della fruizione del beneficio.
Nel patto per l’inclusione sociale sono inclusi: interventi per l’accompagnamento
all’inserimento lavorativo, e interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà,
che si ritengono riferiti al RdC.
Il beneficiario è tenuto ad offrire, nell’ambito del patto per il lavoro e del patto per
l’inclusione sociale, la propria disponibilità per la partecipazione a progetti a tito-
larità dei comuni, utili alla collettività, da svolgere nel comune di residenza.
Dovrà mettere a disposizione un numero di ore compatibile con altre attività del
beneficiario, non inferiori alle 8 ore settimanali, aumentabili fino al max di 16 ore
settimanali con il consenso di entrambe le parti.
Il legislatore ha introdotto fattispecie sanzionatorie: -comportanti la perdita o re-
voca del beneficio, come nel caso in cui non si effettui la dichiarazione di imme-
diata disponibilità al lavoro; -rilevanti sul piano penale, come la produzione di do-
cumenti falsi al fine di ottenere indebitamente il beneficio.
-Incentivi dell’occupazione.
Il nostro ordinamento prevede degli incentivi all’assunzione riconosciuti ai datori
che assumono determinati soggetti. Per assicurare la trasparenza di tali incentivi,
presso l’Anpal è istituito il repertorio nazionale degli incentivi occupazionali e del
lavoro. Al datore di lavoro privato che comunichi alla piattaforma digitale dedicata
al RdC, presso l’ANPAL, le disponibilità dei posti vacanti e che su tali posti as-
suma a tempo pieno e indeterminato soggetti beneficiari RdC, è riconosciuto l’eso-
nero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, nel limite dell’im-
porto mensile del RdC percepito dal lavoratore all’atto di assunzione e per un pe-
riodo pari alla differenza tra 18 mensilità e le mensilità già godute dal beneficiario
stesso e per un importo non superiore a 780€ mensili e per un periodo non inferiore
a 5 mensilità.
-La decadenza.
Altro istituto di carattere generale è la decadenza, che deve essere indicata dalla
legge o dall’autonomia privata. L’esercizio del diritto si sottopone ad un termine
più breve e perentorio, trascorso il quale sarà precluso.
Il termine di decadenza può anche essere introdotto dall’autonomia privata, con la
regola che è nullo il patto in cui si stabiliscono termini di decadenza che rendono
difficile l’esercizio del diritto ad una delle parti.
-Certificazione.
La certificazione dei contratti è un istituto con cui le parti ottengono una qualifi-
cazione giuridica ufficiale dei contratti che hanno ad oggetto una prestazione la-
vorativa. Può essere chiesta sia in materia di qualificazione giuridica del contratto
sia per accettare la genuinità di clausole interne al contratto.
Ha la finalità di individuare la coerenza formale tra la volontà espressa dalle parti
stipulanti e le clausole contenute nel contratto da certificare.
Gli organi abilitati alla certificazione dei contratti di lavoro sono 5 commissioni,
che possono essere costruite presso: gli ispettorati del lavoro, il ministero del la-
voro, le università, gli enti bilaterali, i consigli provinciali dei consulenti del la-
voro. Viene chiesta in forma scritta ed è una procedura che ha carattere volontario.
Durante la procedura le parti devono presentarsi dinanzi alla commissione e deve
concludersi entro 30 g. dal ricevimento dell’istanza, con l’atto di certificazione che
ha natura amministrativa e motivato. Se la certificazione viene negata le parti pos-
sono presentare una nuova istanza fondata però su presupposti e motivi nuovi.
-Conciliazione.
La conciliazione è un istituto che consente di risolvere in modo consensuale le
controversie che possono sorgere durante il rapporto di lavoro.
Può essere:
Giudiziale, avviene nel corso del processo e il giudice è tenuto a tentarla sin
dalla prima udienza. Se la proposta di conciliazione viene rifiutata senza un giu-
stificato motivo, il giudice valuta questo comportamento ai fini del giudizio. Se
la proposta va a buon fine, il relativo verbale ha efficacia di titolo esecutivo;
Stragiudiziale, può avvenire solo in sede amministrativa dinanzi alla commis-
sione di conciliazione costituita presso l’ispettorato del lavoro. Può aversi in
sede sindacale, secondo le modalità previste dai contratti collettivi. Si redige un
verbale che il giudice dichiara esecutivo con decreto.
-L’arbitrato.
L’altra via per risolvere in modo consensuale una controversia di lavoro è l’arbi-
trato. Con esso le parti conferiscono ad un terzo soggetto il potere di decidere la
lite. Distingue in:
Rituale, il lodo pronunciato dall’arbitrato ed omologato dal giudice, produce gli
stessi effetti della sentenza;
Irrituale, il lodo rimane sul piano negoziale.
Può ricorrersi all’arbitrato:
Per la risoluzione di una controversia già insorta, stipulando il contratto di com-
promesso;
Attraverso la clausola compromissoria, ossia obbligandosi a far decidere all’ar-
bitro le eventuali controversie che possono sorgere dopo la conclusione del con-
tratto.
In materia di lavoro l’arbitrato è possibile solo se è previsto dalla legge o dai con-
tratti collettivi.