IL POTERE DIRETTIVO
Fondamento normativo: artt. 2086, 2094, 2104 c.c. Previsto da art. 2086 c.c.
E’ lo spettro più ampio del potere organizzativo del lavoro, e a sua volta si articola in una serie di ulteriori poteri e il
legislatore è intervenuto per limitare il potere direttivo. Sotto il profilo del contenuto, il potere direttivo si articola
come segue:
1. Potere di conformazione
2. “jus variandi”
3. Potere di vigilanza e controllo
4. Potere disciplinare
1) POTERE DI CONFORMAZIONE
Il potere di conformazione è il potere di specificare l'oggetto della prestazione di lavoro dedotta in contratto, è il
potere di conformare la prestazione lavorativa, individuando le prestazioni concrete/mansioni ossia i compiti
cui il lavoratore è adibito e di cui il datore può esigere lo svolgimento
Determinazione del COME, del DOVE e del QUANDO della prestazione di lavoro
“Jus variandi” indica il potere di modificare unilateralmente le mansioni convenute al momento dell'assunzione
Art. 2103/ art 13 St. Lav - «il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle
corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle
ultime effettivamente svolte […]»
Il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto , le mansioni sono raggrupabili in categorie
contrattuali che oggi rappresentano l’ambito massimo di conformazione della prestazione. Ma il rapporto di lavoro è
un rapporto dinamico, non c’è fissità nello svolgimento attività. Dunque vi è la possibilità che il lavoratore, nel corso
del rapporto, venga adibito a mansioni diverse da quelle inizialmente convenute
Fin dal 1970 sono stati posti dei limiti a tale potere. L’art 13 (nuovo art 2013) pone dei limiti allo Jus variandi
· Il divieto di demansionamento
Divieto di demansionamento/ adibizione a mansioni inferiori: la sanzione è la nullità dei patti contrari. Nulle
non solo se la decisione è unilaterale ma anche di comune accordo con lavoratore
Conseguenze : il lavoratore può rifiutare legittimamente di svolgere mansioni inferiori perché la ratio della
norma è tutela della professionalità
Art. 2103 c.c. «Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle
corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle
ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della retribuzione»
IL CONCETTO DI EQUIVALENZA
Riguardo agli indici per stabilire l’equivalenza delle mansioni vi sono state varie interpretazioni da parte della
giurisprudenza
Statico: Equivalenza intesa come stesso livello di inquadramento. L'inquadramento nel medesimo livello
retributivo costituiva un mero “indice” di equivalenza, ma di per sé non era un criterio risolutivo viene
superato
in senso dinamico: L’equivalenza tra mansioni dev’essere intesa in senso «dinamico», non riferito al
semplice inquadramento
(cfr Cass. sent.n. 931/1993) Si deve fare riferimento alle potenzialità professionalità del lavoratore. Il
lavoratore non poteva essere adibito a mansioni che seppur “equivalenti” pregiudicavano ogni
ulteriore sviluppo della sua professionalità, ledendo anche a sua dignità. Non può essere bloccato in
mansioni che seppur dello stesso inquadramento bloccano la sua carriera, non valorizzando le sue
capacità e competenza
Art. 2103 c.c. «Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle
corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle
ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della retribuzione»
Per mobilità verticale si intende l’assegnazione del datore al lavoratore a mansioni superiori.
Effetti
immediato: maggiorazione retributiva
differito: dopo 3 mesi l'assegnazione è definitiva, si conserva il livello superiore
Eccezione: sostituzione di lavoratori assenti con diritto alla conservazione del posto (malattia,
infortunio, gravidanza… No ferie). In questo caso viene punita la disorganizzazione del datore
Le modifiche apportate nel 2015 dal job’s act: Il nuovo articolo 2103 c.c.
Entrambe le ipotesi di cui sopra sono state modificate dal job’s act, modificando l’art 2103, favorendo maggiore
flessibilità per le imprese.
Comma 1 : Il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti
all’inquadramento superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni riconducibili allo stesso livello
di inquadramento delle ultime effettivamente svolte
Viene eliminato il concetto di «equivalenza» come presupposto di legittimità della modifica delle mansioni,
sostituito dal rinvio al livello di inquadramento (spetta a contratt. Coll). Ciò che conta è la riconduzione a
mansioni dello stesso livello di inquadramento delle precedenti
L’inquadramento costituisce oggi l’unico punto di riferimento per la mobilità orizzontale
Ripensando alla vecchia formulazione e alla mobilità «discendente oggi il divieto del «demansionamento» non
costituisce più la regola generale
Ripensando alla vecchia formulazione e alla mobilità verticale ascendent. In assenza di previsioni della contrattazione
l’assegnazione a mansioni superi diviene definitiva non più dopo 3, ma dopo 6 mesi (comma 7)
3. POTERE DI VIGILANZA E CONTROLLO
Il potere di controllo è il potere del datore di lavoro di verificare il corretto svolgimento della prestazione
lavorativa/l’esatto adempimento obblighi contrattuali
Le principali tipologie di controlli sull’attività lavorativa e i relativi limiti sono disciplinate dallo Statuto dei
Lavoratori. Alcune previsioni risultano anacronistiche ( guardie giurate) altre hanno dimostrato capacità di
evoluzione tecnologica ( impianti audiovisivi):
Controlli sull’idoneità psico-fisica del lavoratore allo svolgimento delle mansioni (art. 5 St. L.«Accertamenti
sanitari»)
Controlli sull'esatto adempimento della prestazione di lavoro (Art. 3 «Personale di vigilanza»)
Controlli funzionali ad assicurare l'integrità del patrimonio aziendale (Art. 2 - «Guardie giurate» , art. 4
«Impianti audiovisivi», Art. 6 «Visite personali di controllo» )
Ratio delle previsioni : Bilanciamento tra l’ interesse del datore di lavoro e la tutela della dignità della persona
L’esercizio del potere di controllo al di fuori dai limiti individuati dalla legge rende il controllo illegittimo. La
conseguenza è che vi è l’impossibilità di utilizzare il fatto imputato al lavoratore ai fini disciplinari a prescindere
dalla sussistenza o meno del fatto illegittimamente accertato. Se il controllo avviene fuori dalle norme esso diventa
illegittimo e non risulta utilizzabile ai fini delle sanzioni disciplinari.
I limiti
le guardie non possono contestare ai lavoratori azioni o fatti diversi da quelli che attengono alla tutela del
patrimonio aziendale
Divieto di avvalersi delle guardie per vigilare sull'andamento dell'attività di lavoro. Le guardie giurate non
possono svolgere attività di vigilanza sull’attività lavorativa
Non possono accedere nei luoghi dove si svolge tale attività, durante lo svolgimento della stesso se non
eccezionalmente per motivate esigenze legate alla tutela del patrimonio aziendale
I lavoratori che all’interno dei luoghi di lavoro sono addetti al controllo della prestazione lavorativa, devono
essere preventivamente indicati dal datore di lavoro. Obbligo per il datore di rendere noti sia i nominativi
che le mansioni del personale di vigilanza.
Devono limitare la loro vigilanza all’attività lavorativa
Ratio: I limiti mirano Impedire controlli occulti, lesivi della dignità dei lavoratori
I controlli sanitari (art 5)
Sono vietati gli accertamenti sanitari da parte del datore di lavoro sulla idoneita' e sulla infermita' per
malattia o infortunio del lavoratore dipendente.
l controllo delle assenze per infermita' puo' essere effettuato soltanto attraverso i servizi ispettivi degli istituti
previdenziali competenti
Il datore di lavoro ha facolta' di far controllare la idoneita' fisica del lavoratore da parte di enti pubblici ed
istituti specializzati di diritto pubblico
Ratio : Garantire l’ imparzialità del controllo sullo stato di salute attraverso strumenti e soggetti a ciò adeguati
il regime si estende ai soli lavoratori assunti? Sulla possibilità delle c.d. « visite di preassunzione»
L’ infezione da HIV
Nessuno può essere sottoposto, senza il suo consenso, ad analisi tendenti ad accertare la sua infezione da
HIV[…].L’accertata infezione da HIV non può costituire motivo di discriminazione, in particolare [..] per l’accesso
o il mantenimento di posti di lavoro” (Legge n. 135/1990 art. 5)
Corte Cost. n. 218/1994 «[…]Illegittimità costituzionale dell’art. 5 nella parte in cui esclude accertamenti per ogni
tipologia di attività. Gli accertamenti sull’assenza di sieropositività sono legittimi quando l’attività da svolgere
comporti rischi per la salute di terzi
Le visite personali di controllo (art 6)
«Le visite personali di controllo sul lavoratore sono vietate fuorche' nei casi in cui siano indispensabili ai fini della
tutela del patrimonio aziendale[…]»
Il datore ha il potere di controllare e perquisire in modo casuale e non discriminatorio solo se vi è la necessità di
tutela del patrimonio aziendale
Condizioni di svolgimento
Le visite personali concordate dal datore con le rappresentanze aziendali, o in mancanza con la commissione interna
possono essere eseguite a condizione che:
Garanzia procedurale:
«È fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di
effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore nonché su
tutti i fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’ attitudine professionale[…]»
Lo scopo della norma «Spersonalizzare» il rapporto di lavoro attraverso l’irrilevanza di fatti e comportamenti
personali estranei allo svolgimento corretto delle prestazioni dedotte nel rapporto. Al datore di lavoro non deve cioè
interessare ciò che il lavoratore pensa.
Pret. Milano, 16 gennaio 1996 «[…] illegittima l’ organizzazione di corsi, ma anche di test attitudinali, tendenti ad
indagare aspetti del carattere e della personalità dei lavoratori ai fini dichiaratamente diversi dalla valutazione delle
loro attitudini professinali»
I test devono trattarsi di domande inerenti allo svolgimento dell’attività lavorativa, devono valutare le attitudini
professionali e non invece su questioni personali o tesi a indagare aspetti del carattere e della personalità.
Tutela delle informazioni legittimamente raccolte ed elaborate dal datore di lavoro e la disicplina della privacy
(Siamo al di fuori del campo delle indagini da parte del datori di lavoro)
In assenza di un disciplina settoriale che tuteli la riservatezza del lavoratore si applica disciplina generale di tutela
della privacy/riseratezza
D. Lgs. n.196/2003
disposizioni generali (parte I)
Disposizioni settoriali: lavoro e previdenza sociale (parte II titolo VIII)
Si tratta di tutele procedimentali fondate sul sistema del consenso del lavoratore e delle autorizzazioni del
Garante al trattamento dei dati
La disciplina sulla privacy si aggiunge a quella statutaria
Le organizzazioni di tendenza
“è ammissibile un’indagine volta ad accertare l’adesione del lavoratore alla tendenza di cui è portatrice
l’organizzazione
In queste ipotesi, infatti, l’adesione è considerata “fatto rilevante” ai fini della valutazione dell’attitudine
professionale dei lavoratori […]»
Se il datore di lavoro è un’organizzazione di tendenza, deroga anche al sistema del consenso al trattamento dei
dati personali (d.lgs.196/2003) del lavoratore connessi alla tendenza
Cass. sent. N. 5382/1994: «il licenziamento ideologico è lecito e nelle sole ipotesi in cui l'adesione ideologica
costituisca requisito della prestazione.
In particolare, con riferimento a scuole gestite da enti ecclesiastici […]l'esigenza di tutela della tendenza
confessionale della scuola si pone solo in relazione a quegli insegnamenti che caratterizzano tale tendenza; non
può pertanto ritenersi legittimo il licenziamento intimato da un istituto di istruzione religioso di confessione
cattolica ad un proprio insegnante laico di educazione fisica per avere questi contratto matrimonio col rito civile
e non con quello religioso, in quanto la materia insegnata prescinde completamente dall'orientamento
ideologico del docente ed è indifferente rispetto alla tendenza della scuola»
Impianti audiovisivi (art 4 St Lav)
La vecchia formulazione della norma : «E' vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di
controllo a distanza dell'attività dei lavoratori. Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze
organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza
dell'attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali[…]. In
difetto di accordo su istanza del datore di lavoro provvede l’Ispettorato del lavoro […]»
Divieto di utilizzo di strumenti esclusivamente finalizzati al controllo a distanza dell'attività dei lavoratori
Controllo pretenzionale: Ma Possibilità di utilizzo di strumenti che comportino anche il controllo ambientale
del luogo di lavoro che comportano anche il controllo sull'attività di lavoro
A condizione che:
sussistano le esigenze «tipizzate» dalla norma (esigenze organizzative o produttive o sicurezza del
lavoro)
viene attuata la c.d. procedura condeterminativa/di garanzia (coinvolgimento dei sindacati o
dell’Ispettorato del lavoro). Cioè solo previo accordo con RSA e RSU, se questi non sono d’accordo
ispettorato del lavoro può autorizzare
Rilievi problematici
1) L’informatizzazione del sistema produttivo ha comportato una crescita, in termini quantitativi, degli strumenti il
cui utilizzo da parte del lavoratore implica «naturalmente» anche il controllo sull’attività di lavoro ( es. Computer e
Telefono aaziendale). Se applicassimo alla lettera la formulazione della norma, occorrerebbe anche per il legittimo
utilizzo di questi strumenti il ricorso alla procedura codetermnativa. Riflettendo: E’ immaginabile oggi una realtà
aziendale in cui per l’utilizzo di un semplice tablet da parte del lavoratore debba essere prima raggiunto un accordo
sindacale?
2) Che fine fanno le informazioni sul lavoratore raccolte attraverso quegli strumenti? Posto che il controllo a
distanza dell’attività dei lavoratori è oggetto di un divieto. Qualsiasi informazione raccolta, anche se di fatto rilevante
ai fini della valutazione dello svolgimento della prestazione lavorativa, non dovrebbe essere utilizzata
Cioè giustificato dall’interesse del datore di lavoro a difendersi dalla commissione di illeciti da parte del
lavoratore il controllo sull’accertamento dell’illecito del lavoratore (diverso dall’inadempimento
lavorativo, es. classico i furti) non si configura come controllo sulla prestazione lavorativa
Ai controlli difensivi non si applica l’art. 4 Stat. Lav e le relative garanzie, quindi
Assenza procedura codeterminata
Completo utilizzo delle informazioni ottenute attraverso i controlli
Le conseguenze dei controlli difensivi
Cass. 10955/2015 «E’ lecita la condotta del datore di lavoro che, per accertare la commissione di un presunto
comportamento illecito ha creato, tramite il responsabile del personale, un falso profilo femminile su Facebook,
contattato il dipendente e indotto il medesimo al una conversazione virtuale in orario e luogo di lavoro, da cui è poi
scaturito il licenziameno»
se le condotte illecite sono poste in essere durante il lavoro, allora i controlli su queste ultime sono
inevitabilmente controlli sulla prestazione
dunque Il rischio è che, attraverso i controlli difensivi, si svuoti il contenuto garantista della norma
Il legislatore con il Jobs Act «tenta» di risolvere le questioni problematiche che la norma aveva sollevato nel tempo e
riscrive l’art. 4 Stat. Lav.
COMMA 1
«Gli impianti audiovisivi e gli altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei
lavoratori possono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del
lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale e possono essere installati previo accordo collettivo stipulato dalla
rappresentanza sindacale unitaria o dalle rappresentanze sindacali aziendali»
Può ritenersi risolta una parte della «seconda» questione problematica, cioè quella connessa al pericolo che i
controlli difensivi sfuggono ai limiti garantisti imposti dalla norma. Infatti poiché i controlli difensivi rispondo alla
«nuova» esigenza tipizzata della «tutela del patrimonio aziendale» prevista dalla norma allora vi è la necessità anche
per questi controlli del rispetto della procedura codeterminativa
COMMA 2
Può ritenersi risolta la prima questione problematica della norma infatti l’uso da parte del lavoratori di strumenti
per rendere la prestazione dai quali derivi «naturalmente» anche un controllo sulla prestazione non è più
«appesantito» dalla procedura codeteminativa
Dunque a contrario se l’impresa dà in dotazione uno strumento tecnologico il cui utilizzo non sia strettamente
collegato allo svolgimento delle mansioni sarà necessaria la procedura codeterminativa per l’uso legittimo dello
stesso da parte del lavoratore
COMMA 3
«le informazioni raccolte ai sensi del primo e del secondo comma sono utilizzabili a tutti i fini connessi al rapporto
di lavoro a condizione che sia data al lavoratore adeguata informazione delle modalità d’uso degli strumenti e di
effettuazione dei controlli e nel rispetto di quanto disposto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196»
L’assenza di una delle condizione rende l’informazione inutilizzabile per qualunque fine
Può ritenersi risolta l’altra parte della «seconda» questione problematica della vecchia norma, cioè l’incertezza sul
se e sul come utilizzare le informazioni raccolte per mezzo dei controlli
4. POTERE DISCIPLINARE
Art 2106 – Sanzioni discplinari L'inosservanza delle disposizioni contenute nei due articoli precedenti può dar luogo
all'applicazione di sanzioni disciplinari , secondo la gravità dell'infrazione
sussistenza del fatto addebitato, cioè dell’inadempimento contrattuale (in violazione art 2104 e 2105)
art. 2104 «Diligenza lavoratore» eseguire correttamente la prestazione. Non è sufficiente la diligenza
del buon padre di famiglia, è richiesta la diligenza dalla natura della prestazione dovuta (es diligenza
pilota vs commesso)
art. 2105. «Obbligo di fedeltà”
Il datore non deve porsi in concorrenza con datore di lavoro
Non può divulgare notizie attinenti organizz/produz o farne uso che possa recare pregiudizio
….fino alla cessazione rapporto. Ma si possono concludere dei patti di non concorrenza (art 2125)
che limitano concorrenza successivamente a cessazione rapporto. (è necesssario atto scritto +
corrispettivo al lavoratore + vincolo contenuto in determinati vincolo di oggetto tempo e luogo)
rispetto del principio di proporzionalità tra sanzione infrazione/fatto commesso , ossia la violazione degli art.
2104 e 2015 (simile dir penale) (ad es. di fronte a un ritardo non è proporzionale un licenziamento)
Normalmente il contratto collettivo stabilisce le sanzioni per determinati comportamenti (in senso
generale). Il principio di proporzionalità viene riempito di contenuto dalla contrattazione collettiva ma Cass.
sent. n. 1604/1998 «[…] il giudice può valutare in concreto la sussistenza del requisito della
proporzionalità, nonostante le previsioni nei contratti collettivi di specifiche ipotesi di infrazioni e delle
relative sanzioni»
Questione: in caso di assenza del requisito della proporzionalità cosa succede alla sanzione irrogata?
Annullabilità sanzione
2) Limiti procedurali (art. 7 Stat. lav.). La violazione procedura comporta l’annullabilità della sanzione disciplinare
2. La contestazione dell’addebito
Previa affissione del codice datore provvederà alla contestazione dell’infrazione al lavoratore
La difesa è possibile grazie alla previsione dei 5 giorni dalla contestazione prima dell’applicazione sanazione
«[…] In ogni caso, i provvedimenti disciplinari più gravi del rimprovero verbale non possono essere applicati
prima che siano trascorsi cinque giorni dalla contestazione per iscritto del fatto che vi ha dato causa»
Ratio : Consentire le difese del lavoratore prima che la sanzione sia applicata
Il lavoratore può farsi assistere da un rappresentante sindacale , sia esso iscritto o meno al sindacato
4. Applicazione sanzione
Limiti temporali termine dilatorio 5 giorni (salvo richiami verbali), dilatorio in senso che può essere modificato
dalla contrattazione collettiva
termine perentorio definito dai contratti collettivi
Ricevute le giustificazione del lavoratore a propria difesa prima della decorrenza del termine di 5 giorni, il datore di lavoro può
irrogare la sanzione? No, datore temporeggia, bisogna rispettare procedura.
Limiti: Non possono essere disposte sanzioni disciplinari che comportino mutamenti definitivi del rapporto di
lavoro”(art. 7 c. 4 Stat. Lav). Anche in caso di licenziamenti disciplinari va applicata la procedura di cui sopra
Tipologie
rimprovero verbale: è la sanzione più lieve e non occorre rispettare per l’inflizione il decorso di 5 giorni dalla
contestazione
ammonizione scritta:Il datore concede a lavoratore di giustificarsi.
multa: sanzione economica al lavoratore (massimo 4 ore della retribuzione base) Datore non può procedere a
sospensione dal servizio e dalla retribuzione (massimo 10 giorni) irrogazione sanzione prima
che siano decorsi 5 giorni da
il licenziamento
contestazione scritta.
Il LICENZIAMENTO DISCIPLINARE
Il licenziamento per giusta causa e per giustificato motivo soggettivo, come le sanzioni disciplinari, è connesso ad un
inadempimento del lavoratore
Questione: si applica la procedura ex art. 7 Stat. Lav? Corte Cost. n. 204/1982 «[…] illegittimità dell'art. 7 nella parte
in cui non prevede che i commi 1,2, 3 si applichino al licenziamento disciplinare»
Violazione procedura: Qual è la conseguenza della mancata o della inesatta applicazione della procedura ai
licenziamenti disciplinari?
Al licenziamento per motivi disciplinari in violazione della procedura era prevista la reintegrazione
Dopo la riforma Fornero (l. 92/2012) art. 18 c. 6 Stat. Lav. Al licenziamento disciplinare viziato si applica la
tutela indennitaria c.d. «debole» . Lavoratore ha diritto a:
indennità risarcitoria onnicomprensiva
determinata in relazione alla gravità della violazione formale o procedurale
tra un minimo di 6 ed un massimo di 12 mensilità dell’ ultima retribuzione globale di fatto
Dopo il Jobs Act - d.lgs. 23/2015 art. 6 Applicazione della tutela indennitaria c.d. «debole»
indennità non assoggettata a contribuzione previdenziale
di importo pari a una mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di
fine rapporto per ogni anno di servizio,
in misura comunque non inferiore a 2 e non superiore a 12 mensilità […]»
La tutela del lavoratore viene così monetizzata e nel momento in cui il datore intende liberarsi del lavoratore non
incontrerà molte difficoltà, potendo ad origine porre tra i costi l’eventualità di un licenziamento illegittimo
GLI OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
0) OBBLIGO RETRIBUTIVO: Secondo l’art 36 Cost. la retribuzione deve essere sufficiente al ad assicurare a sé e
famiglia un’esistenza dignitosa e proporzionata alla quantità e qualità del lavoro. E’ prevista dai contratti collettivi
1) L’OBBLIGO DI SICUREZZA
L’obbligo di sicurezza è l’obbligo di adottare tutte le misure possibili necessarie a garantire l’integrità fisica e la
personalità morale dei prestatori di lavoro.
Le fonti dell’obbligo
Art. 32 Cost «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della
collettività (es. vaccini)»
Art. 41 Cost «[…] L'iniziativa economica privata è libera, non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o
in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana[…]»
….principi che richiedono un implementazione
Art. 2087 Cod Civ (del 42, prima della Cost.): Norma di riferimento per la protezione del lavoratore
nell’ambiente lavorativo
Vincola il datore di lavoro ad un obbligo di sicurezza nei confronti del lavoratore, imponendogli di adottare
tutte le misure possibili che, “secondo le particolarità del lavoro, l’ esperienza e la tecnica sono necessarie a
tutela dell’ integrità fisica e personalità morale dei prestatori di lavoro”
E’ stata utilizzata anche per sanzionare il mobbing: condotta del datore di lavoro protratta nel tempo,
tenuta nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che si risolve in sistematici e ripetuti
comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica,
che pregiudicano la personalità morale e possono causare l’emarginazione del dipendente
La sopravvivenza e attualità della norma è fondata sull’indicazione di “tutte le misure possibili”. Il codice
civile già pensava al futuro (non c’erano tecnologie,..). E’ una norma aperta, riempita di contenuto dalle
modificazioni/evoluzioni della realtà.
Qual è il contenuto di «tutte le misure possibili»? Per garantire l’effettività del diritto
Art. 9 Stat. Lav. – Tutela alla salute e integrità fisica - «I lavoratori, mediante loro rappresentanze,
hanno diritto di controllare l'applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie
professionali e di promuovere la ricerca, l'elaborazione e l'attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la
loro salute e la loro integrità fisica» (ruolo simbolico)
In passato le organizzazioni sindacali avevano scambiato la tutela della salute e sicurezza con una
maggiorazione retributiva, se si lavorava in luoghi insalubri. Nel conflitto tra tutela occupazionale e salute
prevaleva la prima.
Il Testo Unico sulla sicurezza dei luoghi di lavoro
I contenuti degli obblighi a carico del datore di lavoro sono stati specificati in maniera significativa dal d.lgs.
n.626/1994 in attuazione della disciplina comunitaria Dir. n. 89/389/CE
Oggi all’esito del lungo percorso disponiamo del Testo Unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2001) con cui la sicurezza del lavoro appare al centro del nostro ordinamento
giuridico. Ha portato una «rivoluzione» nella concezione di sicurezza nei luoghi di lavoro fondata su:
1. il principio della prevenzione dei rischi
2. il modello partecipato della sicurezza
Con questo passaggio l’obbligo della sicurezza non è più quello di garantire un ambiente confortevole ma anche
coinvolgere il lavoratore nella sua stessa tutela e l’asse della sicurezza si sposta verso la prevenzione
Eliminazione o riduzione al minimo dei rischi mediante un’attività di programmazione degli interventi . Il rischio
non va rincorso successivamente ma va previsto e anticipato, mediante la programmazione degli interventi.
il DVR documento per la valutazione dei rischi connessi allo svolgimento della prestazione lavorativa finalizzato
all’ individuazione delle fonti di pericolo e all’ entità del danno che ne può derivare. Dimostra anche che l’impresa
rispetta tutti i parametri normativi, garantisce che attività lavorative siano svolte in regime di sicurezza
Una pluralità di soggetti chiamati a dare attuazione al principio di prevenzione. Si coinvolgono tutti i lavoratori ma
anche soggetti esterni
datore di lavoro
dirigenti
preposti
ASL
Direzione del Lavoro- Servizi Ispettivi
i lavoratori anche i lavoratori hanno specifici obblighi che, se non rispettati comportano una
corresponsabilità degli stessi, quale concausa dell’infortunio (es. indossare il casco) o rendono più partecipe
il lavoratore all’evento infortunistico liberando il datore dalla responsabilità, ma solo sul piano risarcitorio
(es. cartello con procedura su mascchinario)
il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (richiama art 9)
2) L’OBBLIGO DI INFORMAZIONE
Già la Carta di Nizza all’ art. 27 delinea il diritto dei lavoratori all'informazione e alla consultazione nell'ambito
dell'impresa
«Ai lavoratori o ai loro rappresentanti devono essere garantite, ai livelli appropriati, l'informazione e la
consultazione in tempo utile nei casi e alle condizioni previsti dal diritto comunitario e dalle legislazioni e prassi
nazionali»
Nel diritto derivato dell’Unione Europea vi è la Dir. n. 2002/14/CE: Direttiva sull’informazione e consultazione
dei lavoratori