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Marco Mocella - L'organizzazione sindacale dei lavoratori e dei datori di

lavoro. La libertà sindacale


Marco Mocella - L'organizzazione sindacale dei lavoratori e dei datori di
lavoro. La libertà sindacale

Indice

1 LA NASCITA DEL SINDACATO IN ITALIA ......................................................................................... 3


2 IL SINDACATO POST COSTITUZIONALE .......................................................................................... 4
3 LA LIBERTÀ SINDACALE ................................................................................................................. 5
4 L’ASSOCIAZIONISMO DATORIALE ................................................................................................. 7
5 LA MANCATA ATTUAZIONE DELL’ART. 39 COST. ........................................................................... 8
BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................................................ 9
Marco Mocella - L'organizzazione sindacale dei lavoratori e dei datori di
lavoro. La libertà sindacale

1 La nascita del sindacato in Italia

La diffusione della produzione industriale di massa tra la fine del XIX e gli inizi del

XX secolo, con la conseguente necessità di porre rimedio alla condizione di debolezza

socio- economica e contrattuale dei lavoratori al fine di opporsi all’imposizione di

condizioni salariali inique sono alle origini del fenomeno sindacale.

Antecedentemente il fenomeno era limitato ad aggregazioni di lavoratori che

esercitano la stessa attività professionale o mestiere (cd. sindacato di mestiere). Si

tratta di un modello oggi residuale, proprio di alcuni settori del sindacalismo autonomo

(nella scuola, nelle ferrovie, nel trasporto aereo) o di lavoratori di professionalità medio-

alta, come ad es. i dirigenti privati e pubblici, i quadri intermedi, i giornalisti.

Lo sviluppo della produzione di massa con sistemi meccanizzati fa sì che la forza

lavoro sia costituita, in maggioranza, da operai generici, senza alcuna specializzazione,

per cui i lavoratori hanno ritenuto maggiormente utile riunirsi in aggregazioni più

complesse che riunivano tutti coloro che lavoravano nel medesimo settore produttivo

(cd. sindacato per ramo d’industria).

Inoltre, fra il 1926 ed il 1943, una esperienza autoritaria con il regime corporativo

nel quale il sindacato diviene strumento per l’affermazione degli scopi dello stesso

regime. L’ordinamento corporativo era basato sul concetto di categoria professionale,

lavoratori e datori di lavoro operanti nel medesimo settore produttivo. Per ogni

categoria professionale l’ordinamento corporativo ammette del resto una sola

associazione sindacale per i lavoratori ed una sola per i datori di lavoro, con la facoltà

di stipulare contratti collettivi efficaci erga omnes.


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2 Il sindacato post costituzionale

Dopo la caduta del regime corporativo, nel 1943, soppressi i sindacati

corporativi, in ossequio all’art. 39 Cost. nascono una pluralità di strutture liberamente

organizzate anche sulla base di grandi confederazioni, composte da più sindacati di

categoria, accentuandosi per molti aspetti pure il ruolo politico del sindacato.

Alla confederazione aderiscono i sindacati operanti nei vari settori

merceologici, con proprie ramificazioni su base regionale, provinciale o

comprensoriale. A tali organizzazioni settoriali si affiancano altri sindacati alternatici alle

maggiori confederazioni riconducibili al sindacalismo cd. autonomo, talora in aperto

conflitto da queste.

Se da un lato le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro agiscono per

la tutela degli interessi dei rispettivi associati, esse possono anche far riferimento ad una

tutela più generale, riconducibile ad un interesse collettivo comune a più lavoratori.

In tale prospettiva, il sindacato non costituisce più la somma delle volontà dei

singoli soggetti che ne fanno parte ma tiene conto degli interessi dell’intera collettività

dei lavoratori. Per questo motivo, per descrivere il fenomeno sindacale si utilizza la

nozione di rappresentatività, più che quella di rappresentanza, intesa come la

capacità dell’organizzazione di unificare i comportamenti dei lavoratori in modo che

gli stessi operino non secondo scelte egoistiche, ma come gruppo.


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3 La libertà sindacale

Come detto, l’art. 39, comma 1, della Costituzione afferma che

«l’organizzazione sindacale è libera» in antitesi alla concezione corporativa del

sindacato inteso come strumento per il perseguimento di interessi pubblici. I moderni

sindacati sono organizzazioni private che perseguono fini meritevoli di tutela. L’art 39 si

affianca, rafforzandolo, alla libertà di associazione comunque tutelata nell’art. 18

Cost., garantendo il fenomeno aggregativo sindacale, con una portata è più ampia:

da un lato ne costituisce una specificazione, ma garantisce non solo le associazioni ma

anche le forme aggregative spontanee non associative.

La libertà di organizzazione sindacale può essere intesa come libertà nei

confronti dello stato di costituire un sindacato, ma anche come una «libertà politica»,

intesa come diritto a partecipare attivamente alla organizzazione dello stato ed opera

non soltanto nei confronti del potere pubblico, ma anche e soprattutto nell’ambito dei

rap- porti giuridici privati, tra lavoratori e datori di lavoro.

Invero, qualunque gruppo di lavoratori può aggregarsi per la tutela dei propri

interessi scegliendone la forma più opportuna

La libertà sindacale va intesa anche come libertà di aderire o di non aderire ad

un sindacato, cd. libertà negativa, ovvero di non aderire ad alcun sindacato.

Corollario di questo principio è il divieto di qualsiasi tipo di di- scriminazione del

lavoratore basata sulla sua adesione o non ade- sione ad un sindacato

Inoltre, la libertà sindacale va intesa come libertà di svolgere attività sindacale,

che consiste nella promozione degli interessi dei lavoratori che si esplicita anche
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attraverso la stipulazione dei contratti collettivi. Essa è inoltre tutelata all’interno dei

luoghi di la- voro, come previsto dall’art. 14 della legge 20 maggio 1970, n. 300, che ha

rafforzato il principio dell’efficacia delle tutele costituzio- nali dei lavoratori nei rapporti

giuridici privati.

La discriminazione sindacale può avvenire anche mediante un procedimento

inverso, ovvero tramite la concessione di trattamenti di maggior favore a taluni

lavoratori piuttosto che ad altri: l’art. 16, l. n. 300/1970, «è vietata la concessione di

trattamenti economici di maggior favore aventi carattere discriminatorio a mente

dell’art. 15».

L’art. 17, l. n. 300/1970, vieta inoltre la costituzione di sindacati di comodo, con

la proibizione al datore di lavoro e alle sue associazioni di «costituire o sostenere, con

mezzi finanziari o altrimenti, associazioni sindacali di lavoratori».


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4 L’associazionismo datoriale

Parallelamente ai lavoratori, anche i datori di lavoro possono costituire

organizzazioni sindacali ai quali è dibattuto se si applichi la tutela dell’art. 39 o quella

più limitata dell’art. 18 Cost, con la conseguenza si applicherebbe anche l’art. 41 Cost.,

ed il limite del rispetto dell’utile sociale.

La libertà di organizzazione sindacale è stata pacificamente riferita a vaste categorie

di lavoratori autonomi e parasubordinati, laddove la titolarità del diritto di libertà e di

organizzazione sindacale dei liberi professionisti è stata invece posta in dubbio sulla

base dell’esistenza degli ordini e dei collegi professionali.

La libertà sindacale è garantita dall’art. 39 Cost. anche ai pubblici dipendenti,

cui si applicano, con talune peculiarità, le principali norme a salvaguardia delle libertà

sindacali. Permangono tuttavia alcune limitazioni sogget-tive alla libertà sindacale nei

riguardi dei Militari e degli apparte- nenti alla Polizia di stato, in ragione delle loro

particolari funzioni connesse allo svolgimento della loro attività, i militari di carriera, e

così via.
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5 La mancata attuazione dell’art. 39 Cost.

La mancata attuazione dell’art. 39 della Costituzione, nei commi successivi al primo, ha

impedito che i sindacati acquisissero una particolare personalità giuridica di diritto privato, al fine

di stipulare contratti collettivi efficaci nei confronti di tutti i lavoratori appartenenti alla categoria

cui il contratto si riferiva, anche se non iscritti al sindacato stipulante. Tale meccanismo, come già

ricordato a proposito dei contratti collettivi, non è stato mai attuato per una precisa scelta del

legislatore e degli stessi sindacati: la concreta attuazione della norma costituzionale infatti avrebbe

permesso forme di controllo da parte dell’amministrazione deputata a concedere l’iscrizione sul

funzionamento e sulla organizzazione dei sindacati a detrimento della loro libertà.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da
copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e
per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).

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Bibliografia

 Santoni Francesco, Lezioni di diritto del lavoro, i, le fonti - il sindacato - lo

sciopero, Napoli, ESI, 2020

 M. Rusciano, Contratto collettivo e autonomia sindacale, Torino, 2003,

 L. Galantino, Diritto del lavoro, Torino, 2014.

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